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Centro Diocesano Vocazioni Patti (Me) Alzati e va! La tua fede ti ha salvato (Lc 17,19)

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Centro Diocesano VocazioniPatti (Me)

Alzati e va!La tua fede ti ha salvato

(Lc 17,19)

Riflessioni sul Vangelo del giorno per il Tempo Ordinario

Settimane VII - XXI (Anno C)

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Il volumetto è stato curato da don Dino Lanza e dall’equipe del CENTRO DIOCESANO VOCAZIONI.I testi delle riflessioni, preghiere e impegni sono stati preparati da:- Settimane VII – XI da don Calogero Tascone, parroco delle parrocchie Ss.

Filippo e Giacomo, e Maria SS. della Catena in Naso (Me);- Settimane XII – XVI da Marina Aiello, della comunità parrocchiale S.

Giorgio martire, in S. Giorgio di Gioiosa Marea (Me);- Settimane XVII – XXI da Donatella Sauta, della comunità parrocchiale S.

Lucia in S. Agata Militello (Me).

Foto di copertina di Claudio Masetta Milone, capo Scout AGESCI del gruppo Sant’Agata Militello I

© 2013 - Centro Diocesano VocazioniSeminario Vescovile di Patti

Piazza Cattedrale - 98066 Patti (ME)Tel. 0941.21047

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Per chi desidera inviare una offertaCCP 11119989 – OVS

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Presentazione del VescovoEcco a voi, cari amici, lo strumento che, a servizio della Parola di

Dio, vuole accompagnarvi, subito dopo il Tempo Pasquale, nella incipiente estate.

Ai carissimi don Calogero Tascone, Marina Aiello da S. Giorgio, Donatella Sauta da Sant’Agata individuati e coordinati da don Dino Lanza il mio ringraziamento.

A quanti avrete in mano queste pagine il mio augurio.

Qual è l’augurio?

Mutuate dal vangelo di Luca, copertina e frontespizio, queste pagine recano ALZATI E VA! LA TUA FEDE TI HA SALVATO’ (17,19).

Non poteva esserci titolo più pertinente in questo cinquantesimo anno dall’inizio della celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II che Benedetto XVI ha voluto che la Chiesa intera dedicasse alla Fede.

Da qui il mio augurio.La fede è dono, regalo di Dio che, solo può suscitarla nei cuori.Essa attende d’essere professata con gratitudine e

consapevolezza, celebrata con eguale serietà coi sacramenti, praticata nell’ascolto operativo della Parola e supportata dalla preghiera umile, fiduciosa e costante.

Fede di questo tipo fa miracoli. Alza, fa camminare e salva i singoli e la famiglia umana.

Così è stato sempre dai primi passi che la chiesa ha mosso là, sulle rive del Genesaret, fino ad oggi.

Così continui, pure con la nostra collaborazione, da ora all’approdo alla Patria definitiva.

Con la mia benedizione.

† Ignazio, vescovo

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Tempo Ordinario(Anno C)

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Settimane VII – XIIDon Calogero Tascone, giovane sacerdote della diocesi di Patti, ordinato il 9 ottobre 2004, attualmente parroco delle parrocchie Ss. Filippo e Giacomo a Naso e Maria SS. della Catena nella frazione Bazia. Impegnato nella Pastorale Giovanile e insegnante di religione.

VII Settimana del Tempo OrdinarioLunedì, 20 maggio 2013San Bernardino da Siena, sacerdote

Liturgia della ParolaSir 1,1-10; Sal 92; Mc 9,14-29

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù, sceso dal monte e giunto presso i discepoli, vide attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni

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non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera». …È MEDITATA

A noi non tocca fare analisi cliniche per stabilire quale malattia, sconosciuta al tempo di Gesù, si possa identificare con i sintomi e le caratteristiche enunciate in questo brano. È doveroso, piuttosto, soffermarsi sull’esclamazione del padre del fanciullo che, ad alta voce, risponde a Gesù: «Credo; aiuta la mia incredulità!».In questo anno, in modo particolare, ognuno di noi è chiamato a riscoprire, dentro se stesso e nella propria comunità, il dono della fede. Ciò può avvenire solo se prendiamo coscienza di essere fragili e, dunque, “bisognosi” di Dio. Il padre del ragazzo comprende di essere impotente di fronte alla malattia del figlio; sa che solo Gesù, con tutta la sua potenza messianica, può porvi rimedio e, infatti, a Lui si rivolge. Anche noi, dinanzi alle difficoltà della vita, abbiamo una sola soluzione: Gesù Signore. Accostiamoci a Lui! Chiediamo prima di tutto il dono della fede! Imploriamo il suo aiuto! Ed Egli non ci deluderà!

«ProVocazione»Gli uomini si dividono in credenti e non credenti. I primi pensano a Dio; i secondi sono pensati da Dio.

…È PREGATACredo Signore, ma Tu aumenta la mia fede!Quando mi sento solo e scoraggiato, Signore, aumenta la mia fede!Quando il modo di pensare degli altri mi confonde, Signore, aumenta la mia fede!Quando il dubbio mi assale, Signore, aumenta la mia fede! Quando non vedo la tua presenza e ti cerco solo perché ho bisogno, Signore, aumenta la mia fede! Quando sono apatico e insensibile dinanzi ai segni del Tuo amore, Signore, aumenta la mia fede!

…MI IMPEGNAOggi farò in modo di trovare un po’ di tempo per adorare Gesù nel silenzio della mia stanza. Reciterò con calma e consapevolezza il “Credo” e ripeterò più volte durante la giornata l’esclamazione: “Signore, aumenta la mia fede!”.

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Martedì, 21 maggio 2013SANTA MARIA ODIGITRIA

Festa in SiciliaLiturgia della ParolaSir 2,1-13; Sal 36; Mc 9,30-37

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

…È MEDITATAEd essi tacevano... è una scena molto imbarazzante quella che ci presenta l’evangelista. I discepoli provano vergogna per i discorsi “poco cristiani” che avevano animato il loro cammino. La tentazione dell’orgoglio, del prevalere sugli altri, dell’altezzosità investe ogni persona. Forse noi no! Sono sempre gli altri i cattivi, i superbi, gli arroganti, i facinorosi, gli orgogliosi. Noi no. Noi siamo umili, buoni, disponibili, servizievoli…. Noi, vittime, anzi martiri, di un mondo di persone ingiuste… ma se ci pensiamo un po’ su, se meditiamo bene e preghiamo un tantino, ci accorgiamo che non è proprio cosi. Anche a noi non ci resta che tacere. Restare in silenzio è la scelta migliore perché anche noi “siamo sulla stessa barca” dei discepoli. Nessuno di noi preferisce l’ultimo posto. Gesù, invece, ci ha insegnato con la sua vita la straordinaria bellezza dell’umiltà, del servizio, del prendersi cura dell’altro. Egli lo ha insegnato non con le parole ma con l’asciugatoio cinto ai fianchi. Imitiamolo!

«ProVocazione»Perché Dio sceglie l’ultimo posto? Per avere tutti i suoi figli

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davanti ai suoi occhi!…È PREGATA

Vergine Maria, tante volte i nostri passi, segnati dalla mentalità corrente del “così fan tutti”, battono strade “poco cristiane”, strade tracciate dall’egoismo, dall’orgoglio, dalla cattiveria e dalla falsità. Donaci la tua fede e il tuo coraggio affinché, mediante una seria “inversione di marcia” possiamo fare ritorno sulla vera strada dell’Amore, li dove possiamo trovare te e il tuo figlio Gesù nel fratello da amare, accompagnare e servire. Amen.

…MI IMPEGNAOggi farò strada verso Gesù. Adorerò il SS. Sacramento nella mia parrocchia o andrò a fare una visita ad una persona sola o ammalata.

Mercoledì, 22 maggio 2013Santa Rita da Cascia, religiosa

Liturgia della ParolaSir 4,12-22; Sal 118; Mc 9,38-40

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».

…È MEDITATACapita spesso che “noi di Chiesa” ci sentiamo autorizzati a sentirci padroni della fede e di Cristo stesso. Siamo bravi a dare giudizi su persone che noi amiamo definire “lontani” a cui non vale la pena rivolgere la nostra attenzione pastorale perché: “tanto a loro non interessa nulla”. E invece, l’esperienza insegna che lì dove sembra esserci deserto e steppa, la Grazia di Dio riesce a far sorgere fiumi rigogliosi. È il miracolo della fede. Può raggiungere chiunque: vicino e lontano, praticante e non. Non impediamo a Dio di raggiungere tutti i suoi figli; facilitiamogli, anzi, il compito! Cerchiamo chi, anche se in maniera semplice e nascosta, ha un profondo desiderio di Dio. Andiamo alla ricerca di coloro che, pur non essendo dei nostri, vorrebbero ascoltare una

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parola di speranza. Coinvolgiamo nelle nostre attività coloro che stanno ai margini della comunità cristiana. Tutti hanno diritto ad amare Gesù! Tutti!

«ProVocazione»Chi non è contro Gesù e per lui. Chi, invece, è contro… avrà Gesù con Lui.

…È PREGATASignore Gesù, buon pastore, Tu che lasci le 99 pecore nell’ovile e vai alla ricerca di quella perduta, facci comprendere la necessità e l’urgenza di andare verso i lontani. Suscita in noi lo zelo apostolico. Insegnaci a chiamare tutti, a coinvolgere tutti perché nessuno venga escluso per colpa nostra dalla conoscenza del tuo amore. Amen.

…MI IMPEGNAOggi mi chiedo: quante persone giudico “lontane” dalla Chiesa? Cosa ho fatto io per coinvolgerle? È possibile rendere partecipe qualcuno nelle attività e nelle iniziative della nostra comunità parrocchiale?

Giovedì, 23 maggio 2013Santi Lucio, Montano e compagni, martiri

Liturgia della ParolaSir 5,1-8; Sal 1; Mc 9,41-50

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore?

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Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».…È MEDITATA

Quale membro del nostro corpo resterebbe se mettessimo in pratica alla lettera l’insegnamento di Gesù? Eppure le parole forti di Gesù scuotono la nostra anima! La vita di ogni giorno è una continua lotta contro le tentazioni di ogni genere. Tante realtà sono per noi motivo di scandalo. Tante cose, cioè, ci fanno inciampare nel nostro già claudicante cammino di santità. Freni, distrazioni, delusioni, abbagli, lusinghe. Ma noi siamo figli di Dio! Abbiamo la sua grazia, la sua forza, il suo amore, il suo perdono… che ci manca? Basta decidersi per Dio stesso. Scegliere sempre Lui e continuare a camminare con Lui. La radicalità chiesta a noi da Gesù è possibile! Occorre, tuttavia, impegnarsi nella quotidianità della vita. Tagliare la lingua o cavare un occhio non è necessario. Impegnarsi a dire parole buone, a parlare bene degli altri, ad evitare calunnie e ingiurie, a guardare con occhio gentile e amorevole… questo si! È opportuno, anzi, è moralmente doveroso. Se impareremo ad essere in pace con tutti, porteremo quel pizzico di “sapore” ad una comunità cristiana e ad una società talvolta insipide.

«ProVocazione»Il sale non deve essere né tanto né poco. Il giusto non guasta il gusto.

…È PREGATASignore Gesù, donaci i Tuoi occhi… per guardare con amorevolezza e bontà coloro che ci poni accanto.Donaci le Tue mani… per servire con sollecitudine i nostri fratelli.Donaci i Tuoi piedi… per diventare compagni di viaggio di coloro che sono stanchi e sfiduciati.Donaci il Tuo cuore… per usare misericordia a coloro che ci offendono.Donaci te stesso… per essere santi nel nostro mondo che ha bisogno di Te.

…MI IMPEGNAOggi cercherò di guardare dentro la mia vita per scorgere i difetti. Se lo ritengo utile, farò un elenco di ciò che è

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necessario correggere al fine di migliorare la mia vita.

Venerdì, 24 maggio 2013Maria Ausiliatrice

Liturgia della ParolaSir 6,5-17; Sal 118; Mc 10,1-12

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo Gesù, partito da Cafarnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

…È MEDITATAÈ facile impostare una disputa in merito ad un argomento così importante e sempre attuale nel corso dei secoli. Il libro della Genesi regola il diritto familiare in base alla volontà di Dio creatore. Mosè, più di tremila anni fa’, “per la durezza del cuore degli israeliti”, legifera in merito dando peso alla volontà umana, Gesù, infine, consegna alla comunità il suo orientamento definitivo e universale sulla tematica del matrimonio. Il divin legislatore, dunque, non si sofferma sul “patto umano” che, in quanto tale, potrebbe risultare imperfetto. Egli vuole condurre i cuori umani all’origine dell’unione uomo-donna, al progetto iniziale di Dio in cui amore, rispetto, sollecitudine, complementarietà, misericordia, bontà, mitezza ecc. rappresentano gli elementi costitutivi del matrimonio. Sarebbe bello se le coppie, specialmente quelle in crisi, riuscissero a riscoprire e a vivere reciprocamente quei valori positivi per superare insieme

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quegli inevitabili difetti che talvolta dividono! Non stanchiamoci mai di pregare per questo!

«ProVocazione»Matrimonio significa compito della madre. Patrimonio significa compito del padre. Santità significa… compito di entrambi.

…È PREGATADio Onnipotente ed eterno, Tu che hai dato alla famiglia la dolce legge dell’amore, guarda con benevolenza tutti coloro che hai chiamato alla grazia del matrimonio. Dona loro il coraggio di affrontare ogni giorno le difficoltà umane con le sante virtù per continuare a donarsi reciproco amore e rispetto nelle gioie e nei dolori, per essere nel mondo segno del Tuo immenso amore per l’umanità. Amen.

…MI IMPEGNAOggi dedicherò una decina del santo rosario per le coppie di sposi in difficoltà.

Sabato, 25 maggio 2013San Gregorio VII, papa

Liturgia della ParolaSir 17,1-15; Sal 102; Mc 10,13-16

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

…È MEDITATAQuando si ha in mente un’idea personale del Signore Gesù costruita nel tempo attraverso letture, studi, impressioni e opinioni, difficilmente si riesce ad entrare nella vera novità che Egli stesso ci offre. I discepoli allontanavano i bambini perché li ritenevano “inutili”, portatori di confusione e d’intralcio. Pensavano di fare cosa gradita al Maestro e, invece,vengono rimproverati proprio per la loro eccessiva

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solerzia. Gesù ama stare con i più semplici, i poveri, i peccatori, i lontani, i bambini poiché in essi trova il seme del Vangelo e il segno della presenza di Dio.Anche noi, a volte, rimaniamo intrappolati nei nostri schemi mentali complicati e fuorvianti e non ci accorgiamo che il Signore ci vuole semplici, gioiosi, capaci di stupore e meraviglia. Dalla semplicità nasce la letizia che ci rende figli amati da Dio e accarezzati dalla sua tenerezza.

«ProVocazione»I bambini fanno mille domande perché non sanno molte cose. I grandi danno mille risposte perché vogliono far credere di sapere molte cose.

…È PREGATASignore, donaci un cuore semplice, capace di meravigliarsi dinanzi ai segni della Tua presenza in mezzo a noi. Rendici docili, innocenti, inclini al bene. Non permettere mai che la nostra mente si perda in ragionamenti inutili complicati ma infondici una fede forte, capace di trovare l’essenziale: Te. Amen.

…MI IMPEGNAOggi pregherò perché il Signore doni a tutti i battezzati semplicità e gioia.

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VIII Settimana del Tempo OrdinarioVIII Domenica, 26 maggio 2013

SANTISSIMA TRINITÀSolennità

Liturgia della ParolaPr 8,22-31; Sal 8; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

…È MEDITATALa Parola di Dio, per la vita del credente, è la lampada che illumina il cammino di fede. Nella Sacra scrittura, scrigno prezioso della Rivelazione di Dio, l’uomo può trovare l’essenza di ogni cosa, il progetto di ogni essere vivente e la sua realizzazione. Dal brano del Vangelo di oggi, tuttavia, si evince la necessità di rileggere, mediante l’azione dello Spirito Santo, le parole e i gesti di Gesù alla luce dell’esperienza di crescita dell’umanità. È facile, dunque, scorgere nella storia bimillenaria della Chiesa la presenza dello Spirito che costantemente guida il popolo di Dio alla verità. Nel magistero della Chiesa, nell’insegnamento del Papa e dei Vescovi, nella testimonianza di vita e di fede dell’intera Chiesa, dunque, troviamo la realizzazione della promessa di Gesù. Parola di Dio e Magistero rappresentano il binario su cui si muove la vita del credente e della Chiesa e la garanzia dell’autenticità della vera fede. Non è possibile scindere le due realtà. Non è possibile dire “Gesù sì, Chiesa no”. Gesù ha parlato e ha agito; nell’oggi della storia continua a farlo mediante la chiesa viva dei battezzati. Lasciamo spazio allo Spirito Santo! Egli ha bisogno di guidarci a tutta la verità!

«ProVocazione»La rivelazione è come un bimbo che cresce. Ha bisogno di

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tempo per diventare vecchio.…È PREGATA

O Dio Padre, che hai mandato nel mondo il Tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore per rivelare agli uomini il mistero della Tua vita, fa’ che nella professione della vera fede riconosciamo la gloria della Trinità e adoriamo l’unico Dio in tre persone. Amen.

…MI IMPEGNAOggi troverò il tempo per iniziare la lettura di un testo del Magistero della Chiesa. (Enciclica del Papa, documento del Concilio ecc.)

Lunedì, 27 maggio 2013Sant’Agostino da Canterbury, vescovo

Liturgia della ParolaSir 17,24-29; Sal 31; Mc 10,17-27

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

…È MEDITATAÈ uno dei momenti più drammatici della vita pubblica di Gesù. Un tale si avvicina per chiedere il dono più grande e

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impegnativo che si possa desiderare: la vita eterna. Non è una richiesta facile. I discepoli mai avevano presentato al Maestro questa aspirazione. Quel tale invece sì. Pur conoscendo e rispettando fin dalla giovinezza tutti comandamenti, sentendo dentro di sé ancora un vuoto esistenziale, vuole trovare quella strada veloce che, probabilmente da sempre, cerca. E la trova in Gesù, colui che, con dolcezza e determinazione, lo fissa e lo ama con tutto se stesso. La richiesta di Gesù è forte, radicale e degna della richiesta di quel tale: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Che tristezza! Quell’uomo non riesce a fare il salto di qualità che desiderava; non è riuscito a “volare ad alta quota”. Troppa zavorra aveva con sé; troppe ricchezze lo tenevano legato a questo mondo; troppe comodità, troppo lusso; troppo per essere libero. Era ad un passo dal cielo… ma con volto scuro e cuore triste capitombola sulla terra. I discepoli capiscono il dramma che si è consumato. «E chi può essere salvato?» esclamano. Essi sanno che tutti siamo ricchi di qualcosa; tutti trasciniamo pesanti fardelli che ci rendono schiavi: legami affettivi, desideri, passioni, progetti, idee. Ma chi segue con tutto il cuore Gesù, chi si lascia affascinare dal suo sguardo d’amore, è capace di tutto… anche di volare in alto.

«ProVocazione»Tutti desiderano la vera felicità. Molti trovano i mezzi per ottenerla. Pochi riescono a conquistarla.

…È PREGATASignore Gesù, ho bisogno di incrociare il Tuo sguardo d’amore. Ho bisogno di sentirmi amato e sostenuto dalla Tua tenerezza infinita. Ho bisogno di essere guidato e incoraggiato. Ho bisogno di essere liberato. Ho bisogno di Te.

…MI IMPEGNARifletterò sulle zavorre che mi appesantisco e mi allontanano dal Signore. Se mi è possibile cercherò di eliminarne qualcuna.

Martedì, 28 maggio 2013San Germano di Parigi, vescovo

Liturgia della ParolaSir 35,1-12; Sal 49; Mc 10,28-31

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LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

…È MEDITATAI discepoli di Gesù hanno lasciato tutto per seguire il loro Maestro; dai racconti evangelici si evince che al posto di case, famiglie, barche, reti, campi, denaro, potere ecc. hanno preferito la sequela di Gesù e una vita del tutto nuova. Colui che segue il Signore e accoglie la sua proposta d’amore, chi decide di accettare la sua Parola e la sua volontà nella propria vita, sa benissimo che dovrà rinunciare a qualcosa nel momento in cui arriva di fronte ad una scelta radicale. Ma ne vale davvero la pena? Dall’esperienza di tantissimi santi si direbbe proprio di sì. Gli Apostoli e i santi, cosi come tanti ferventi credenti, hanno sperimentato la “ricchezza nella povertà”. Essi si sono spogliati di tutto (non hanno attaccato il cuore alle realtà terrene) e, vivendo nella semplicità, hanno ricevuto il dono della vera gioia, della serenità d’animo e della beatitudine interiore. Ciò che fa riflettere, tuttavia, e l’espressione “insieme a persecuzioni”. Il credente sa che la propria esperienza di fede non è del tutto facile. Essere santi non è semplice, essere testimoni è difficile …ma è bello!

«ProVocazione»Più lasci, più trovi! Più tieni, più perdi! Lasci uno, trovi cento! Tieni uno, perdi tutto!!!

…È PREGATAO Dio nostro Padre, donaci il Tuo Santo Spirito che accenda in noi il desiderio della santità. Rendici capaci di manifestare con le parole e le opere la Tua immagine e somiglianza presente in noi. Te lo chiediamo per Gesù nostro Signore e Maestro che amiamo e desideriamo seguire. Amen.

…MI IMPEGNACosa sono disposto a lasciare, buttare via o a donare per

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significare il mio attaccamento a Gesù?

Mercoledì, 29 maggio 2013San Massimo di Verona, vescovo

Liturgia della ParolaSir 36,1.4-5a.10-17; Sal 78; Mc 10,32-45

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

…È MEDITATAGesù non sceglie la via della forza, della lotta e della contestazione violenta per affermare nel mondo la sua presenza e i suoi valori. Egli sceglie la via dell’umiltà, della sofferenza, del servizio per insegnare all’uomo che solo l’amore è lo strumento della salvezza. I discepoli, però, pensano a tutt’altro. La loro logica è ancora fortemente umana, fragile, totalmente lontana dalle prospettive del

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Maestro. Giacomo e Giovanni vogliono bene a Gesù e pensano che sia loro diritto chiedere il posto d’onore che spetta agli amici del Re. “Ma chi si credono di essere?” avranno pensato gli altri. Eppure, questo incidente diplomatico offre a Gesù l’occasione per impartire uno tra gli insegnamenti fondamentali nella vita del cristianesimo. L’espressione di Gesù è una pietra miliare nella morale cristiana; non ha bisogno di nessun commento poiché va interpretata e vissuta così come è stata pronunciata: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»

«ProVocazione»Dio si è fatto “schiavo” degli uomini. Fin dalla creazione non è riuscito a liberarsi dalle catene dell’Amore!

…È PREGATAPietà di noi, Signore. Pietà di noi! Siamo molto lontani dalle Tue parole. Il cuore le comprende ma non riesce a farle diventare realtà. Perdonaci per la mancanza di coraggio e infondi forza alla volontà perché possiamo scegliere la via dell’umiltà e del servizio. Amen.

…MI IMPEGNATroverò un servizio umile da svolgere in casa o presso la parrocchia.

Giovedì, 30 maggio 2013Santa Giovanna d’Arco, vergine

Liturgia della ParolaSir 42,15-25; Sal 32; Mc 10,46-52

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte:

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«Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

…È MEDITATAIl povero Bartimeo, cieco, siede ai margini della strada di Gerico. Solo con se stesso, solo con il suo dolore, solo con la sua fragilità. Solo e cieco ma con il desiderio di essere ascoltato. Ma mentre desidera di essere ascoltato, ascolta. Egli, cieco, ascolta. Sente e grida perché sa che sta passando Gesù. Non vede ma percepisce con il cuore che Gesù è lì vicino, quasi accanto a lui. Chiama, grida e grida ancora più forte: Gesù di Nazareth, abbi pietà di me. Lo rimproverano ed egli grida sempre di più finché il suo grido non viene ascoltato da Gesù stesso. Bartimeo ha la possibilità di incontrare di presenza il Maestro, lui che lo aveva già incontrato interiormente. Già vedeva con gli occhi del cuore, ma ora vede anche con gli occhi del corpo. Adesso è pronto a seguire Gesù lungo la strada. Prima era ai margini, dopo l’incontro con Gesù è al centro. Egli crede, ascolta, grida, chiede, incontra, vede, segue. Ciò che dovrebbe fare ogni persona desiderosa di un incontro vero con Gesù. Credere nella sua persona, ascoltare la sua voce riconoscendola tra tante, gridare a lui la propria richiesta di aiuto, chiedere la luce della fede, incontrare il suo sguardo amorevole, vedere la strada che egli traccia e seguire in tutto e per tutto la sua persona.

«ProVocazione»I deboli hanno una forza: la voce. Ma non sempre la usano.

…È PREGATASignore Gesù, spesso siamo ai margini della strada e non abbiamo forza e voglia di invocarti. Non vediamo prospettiva di luce sul nostro cammino. Siamo accecati dal peccato e dallo scoraggiamento. Avvicinati a noi e fa’ risuonare in noi la frase: “coraggio, alzati!” soltanto così potremo amarti e seguirti. Amen.

…MI IMPEGNA

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Oggi troverò il modo per sostare un po’ di tempo dinanzi a Gesù Eucaristia.

Venerdì, 31 maggio 2013VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

FestaLiturgia della Parola

Sof 3,14-18 opp. Rm 12,9-16b; Sal Is 12,2-6; Lc 1,39-56LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

…È MEDITATAFra due giorni la Chiesa celebrerà la Solennità del Corpus Domini e in moltissime parrocchie è usanza organizzare la processione con Gesù Eucaristia. Egli attraversa le strade dei nostri paesi, fermandosi presso gli altarini adeguatamente addobbati, mentre i fedeli acclamano e fanno festa con inni di lode e di gioia. Possiamo dire che si ripete, a distanza di duemila anni, ciò che la Vergine fece subito dopo aver ricevuto l’annuncio dell’angelo Gabriele. L’evangelista Luca ci dice che Maria si alzò e si mise in fretta sulla strada verso la Giudea per andare a donare il suo servizio alla cugina

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Elisabetta, anziana e incinta. Maria non è sola in questo suo cammino; ella porta nel suo grembo l’autore della vita, il Figlio di Dio fatto uomo. Ella è “tabernacolo” del Dio altissimo e “ostensorio” del corpo di Gesù e, fin da questi primi momenti, si delinea la missione terrena del Messia: camminare e servire in un clima di umiltà e di gioia. Significativi risultano, in tal senso, il saluto esultante del piccolo Giovanni nel grembo della madre e la benedizione di Elisabetta nei confronti della cugina. Il canto del magnificat, infine, facendo sintesi di ciò che stava accadendo, lascia trasparire la straordinaria novità che Dio ha inaugurato.Questo evento, tuttavia, non può essere slegato dal contesto attuale della vita della Chiesa; anzi, diventa il modello e il programma di ogni azione di fede. Maria rappresenta la Chiesa che deve essere tabernacolo e ostensorio, ossia chiamata a custodire il Cristo, mostrandolo al mondo, in un continuo cammino verso gli altri per amare, servire e suscitare gioia ed esultanza. Senza molte pretese, anche la processione del Corpus Domini, dovrebbe avere queste caratteristiche: non una delle tante, ma il paradigma del cammino dell’intera comunità ecclesiale.

«ProVocazione»Chi cammina con passo agile ed esultante, fa crescere i fiori sulle sue orme.

…È PREGATADio onnipotente ed eterno, che hai ispirato la Vergine Maria affinché visitasse la cugina Elisabetta, concedici di essere docili all’azione dello Spirito per magnificare con Maria il tuo nome. Per Cristo nostro Signore. Amen.

…MI IMPEGNAOggi mi recherò a fare visita ad un ammalato, cercando di portare un po’ di gioiosa consolazione.

GIUGNO

Sabato, 1 giugno 2013San Giustino, martire

Liturgia della ParolaSir 51,12-20; Sal 18; Mc 11,27-33

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LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

…È MEDITATAAl di la dello straordinario atteggiamento di Gesù che, con disinvoltura, elude la domanda degli scribi e farisei, resta la fondamentale ricerca di ogni uomo nel conoscere la verità in merito a Gesù. Chi ha idee diverse da noi in merito alla fede non riesce a comprendere l’autorità divina di Gesù; molti, invece, ne apprezzano quella umana. Tante persone, anche non credenti, rimangono affascinati sia dal messaggio “rivoluzionario” di Gesù, sia dal suo modo di essere, di vivere, di parlare e di servire. La Pace, la concordia, l’amorevolezza, la misericordia, il servizio ecc. sono valori apprezzati e condivisi; non ci si stacca, tuttavia, dalla sfera umana. L’autorità di Gesù, però, non viene dal gradimento degli uomini, da un sondaggio popolare o da libere e democratiche votazioni ma da Dio stesso. Questo deve essere compreso soprattutto da noi credenti che, molto spesso, riduciamo il messaggio salvifico del divin Maestro a pura azione di impegno umanitario e sociale. Gesù è venuto ad inaugurare un regno che non è di questo mondo, un regno che ha come fine ultimo la beatitudine eterna in Paradiso. L’impegno in questa vita terrena deve avere come scopo, dunque, la preparazione dell’eternità. A volte, purtroppo, abbiamo paura di parlare del “dopo morte” e riduciamo la speranza cristiana a piccoli desideri umani. Gesù ci invita ad andare oltre, ad alzare lo sguardo verso il cielo, a pensare in grande. La nostra vita inizia qui su questa terra ma non avrà mai più fine.

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«ProVocazione»Chi prova a tessere tele per ingannare, resta impigliato nelle proprie maglie.

…È PREGATASignore Gesù, concedi a tutti i credenti il dono della sapienza del cuore perché si possa continuare a parlare della Speranza cristiana. Il mondo ha bisogno di quest’annuncio e noi non possiamo tenerlo nascosto. Sia su di noi la Tua grazia affinché possiamo rendere partecipi dell’abbondanza dei Tuoi doni coloro che ci poni accanto. Amen.

…MI IMPEGNATroverò un po’ di tempo per leggere un brano dell’antico testamento.

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IX Settimana del Tempo OrdinarioIX Domenica, 2 giugno 2013

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTOSolennità

Liturgia della ParolaGn 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-25; Lc 9,11b-17

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

…È MEDITATANella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, la liturgia mette in evidenza la tematica del dono. L’evangelista Luca afferma che la folla si trova in una zona deserta. Questa precisazione sembra identificare non solo il luogo geografico, ma anche il cuore dei discepoli ancora incapace di entrare nella sconvolgente logica di Gesù. Egli ha in mente di dare un segno della sua compassione nei confronti della gente che “si era cibata” della sua parola, anticipando, così, ciò che farà durante l’ultima cena. Siamo di fronte alla prima presentazione del mistero eucaristico ma è necessaria la partecipazione attiva dei discepoli: «voi stessi date loro da mangiare». Gesù è pronto a benedire, moltiplicare, donare… ma ha bisogno del contributo degli uomini stessi. Ciò avviene, in maniera mirabile, nell’Eucaristia. Gesù è presente nell’ostia consacrata; si incarna in quel pezzo di pane in cui è presente l’agricoltore che ha preparato il terreno e ha seminato il grano, l’acqua che ha irrigato e fatto germogliare, il sole che

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ha indorato le spighe, gli operai che hanno raccolto, il mugnaio che ha macinato, il fornaio che ha impastato. Quanto sudore in un pezzo di pane! Il Signore si unisce al cibo degli uomini diventando cibo spirituale per gli uomini. Il pane eucaristico è, dunque, “frutto della terra e del lavoro dell’uomo” che, per grazia di Dio e opera della Chiesa, diventa corpo di Cristo e cibo di vita eterna. Se impareremo ad essere dono gli uni degli altri, entreremo in questa dinamica d’amore e saremo parte dell’immenso miracolo eucaristico a cui ogni giorno assistiamo.

«ProVocazione»La povertà di ognuno, se condivisa, diventa ricchezza di tutti.

…È PREGATAGesù credo in te, ti amo e spero in te. Tu sei vero Dio e vero uomo. Sei il Salvatore e il Redentore. Nel Tuo nome rinuncio al peccato. Purificami da ogni male. Amen.

…MI IMPEGNASe partecipo alla processione eucaristica, adorerò il Signore presente nell’ostensorio ricordandomi delle persone che compongono la “catena di lavoro” del pane.

Lunedì, 3 giugno 2013Madonna della LetteraVenerata a Messina

Liturgia della ParolaTb 1,3;2,1a-8; Sal 111; Mc 12,1-12

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù si mise a parlare ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani con parabole: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà

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nostra!”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?». E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.

…È MEDITATAQualche volta si sente dire questa espressione: “nella mia vita ho fatto sempre del bene e ho avuto in cambio solo male”. Certo, sarebbe interessante indagare su quel “sempre”. Chi può giudicare la bontà di tutte le nostre azioni? Andando oltre, però, di fronte al triste epilogo di questa parabola sorge la domanda: perché il male? Perché dopo aver ricevuto tanto bene? Il padrone “mette in campo” tutte le proprie energie fisiche e finanziare per rendere bella e fruttuosa la sua vigna. La affida a dei vignaioli e, come logica vuole, si aspetta di ricevere il prodotto della terra. E invece? Riceve rifiuto e violenza. È facile scorgere la vicenda storica di Gesù nel rapporto con i suoi fratelli ebrei. Per più di 20 secoli, Dio aveva suscitato, custodito ed amato questo suo popolo come un agricoltore la sua vigna. Aveva inviato il suo unico Figlio come Messia e Salvatore ma, aveva ricevuto opposizione, distruzione e morte. I “contadini ebrei” avevano rifiutato il padrone della vigna… Tutto ricomincia con i cristiani, il nuovo popolo dei battezzati, con noi ma… possiamo dire di essere o essere stati dei bravi lavoratori nella vigna del Signore? Forse anche noi, talvolta, rifiutiamo a parole o nei fatti il nostro Maestro. Forse anche noi viviamo come se Egli non esistesse per nulla, come se non incidesse nella nostra vita quotidiana. E anche nella Chiesa, purtroppo, si agisce come se fossimo i padroni, dimenticando di essere semplici e umili lavoratori.

«ProVocazione»Chi si appropria indebitamente delle cose altrui, prima o poi dovrà lasciare tutto… e in malo modo.

…È PREGATASignore Gesù, sono davanti a te con tutte le mie miserie. So che non mi respingerai perché Tu mi ami così come sono. Mi pento dei miei peccati e perdono coloro che mi hanno offeso.

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Rinuncio a Satana e a tutte le sue seduzioni, ti dono tutto il mio essere, ora e sempre. Amen.

…MI IMPEGNATroverò un po’ di tempo da dedicare all’Adorazione eucaristica in Chiesa oppure spiritualmente in casa.

Martedì, 4 giugno 2013San Filippo Smaldone, sacerdote

Liturgia della ParolaTb 2,9-14; Sal 111; Mc 12,13-17

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

…È MEDITATASpesso, nelle campagne anticristiane e laiciste si utilizza e si strumentalizza questo brano evangelico per affermare la convinzione di uno Stato libero e di una Chiesa libera, capaci di camminare parallelamente, senza che l’uno interagisca con l’altra. È necessario, però, capire la motivazione del brano in questione. I farisei ed erodiani vogliono cogliere in fallo Gesù, tentando di screditarlo dinanzi all’opinione pubblica e all’impero. Se Gesù, infatti, avesse detto “non è lecito”, i rappresentanti del governo romano lo avrebbero denunciato per opposizione. Se, al contrario, avesse detto “è lecito”, la gente, stanca dell’occupazione romana, lo avrebbe accusato di connubio con il potere, alla stregua dei pubblicani. Gesù, invece, trova la formula per uscire dal tranello e afferma l’assoluta differenza tra il regno di Dio e quello umano. Con ciò, tuttavia, non significa che la religione non debba esprimere la propria opinione di fronte alle tematiche che toccano la vita della società. Prova ne è il fatto che le prime

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comunità cristiane cominciarono ad opporsi alla schiavitù, ai giochi dei gladiatori negli stadi, al culto dell’imperatore. Lo Stato può fare a meno del pensiero religioso solo se tutti i suoi appartenenti non professano nessun credo. Ma proprio in virtù della libertà dello Stato, ogni persona e ogni organizzazione può esprimere la propria opinione. Non stanchiamoci, dunque, di far sentire la nostra voce di cristiani. Non vergogniamoci di portare avanti i nostri ideali e i nostri valori. Soltanto così ci sarà uno Stato libero, cioè capace di ascoltare e garantire la libertà di parola a tutti i cittadini.

«ProVocazione»Stato e Chiesa sono liberi. Liberi di scontrarsi, di confrontarsi, di incontrarsi.

…È PREGATASignore Gesù, accostati a me e condividi la mia vita, ti accetto come Maestro e Salvatore: guariscimi, trasformami e rafforzami. Donami la libertà di amarti, di servirti e di annunciarti con forza, determinazione e credibilità. Amen.

…MI IMPEGNATroverò un po’ di tempo da dedicare all’Adorazione eucaristica in Chiesa oppure spiritualmente in casa.

Mercoledì, 5 giugno 2013San Bonifacio, vescovo e martire

Liturgia della ParolaTb 3,1-11a.16-17a; Sal 24; Mc 12,18-27

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai

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morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

…È MEDITATAFacciamo tanti sacrifici per migliorare la qualità della nostra vita. Grazie alle moderne tecniche mediche, è stato possibile allungare l’età media degli abitanti dei paesi più sviluppati; molte malattie sono state debellate; molti disagi sono stati superati. Possiamo affermare che l’intelligenza umana galoppa così velocemente che, con difficoltà, ci accorgiamo di una nuova scoperta o invenzione; il tempo di rendercene conto ed è subito superata. Non succede la stessa cosa, purtroppo, per la vita spirituale. Capita, infatti, di non usare la stessa cura e attenzione nel pensare alla vita oltre la morte. Il brano del Vangelo di oggi, ci offre l’opportunità di riflettere su chi siamo veramente. Dio non ci ha creati per questo mondo e questa vita terrena. Egli non ci ha pensato e progettato per assistere alla distruzione delle nostre cellule nel dopo morte. Egli ci ha voluti perché potessimo godere in eterno della sua bontà e misericordia. Ci ha creati per contemplare il suo sconfinato amore in un’armonia di voci, di colori, di bellezze. Ci ha fatto per il Paradiso. Tutto ciò che viviamo sulla terra, dunque, è una semplice preparazione della vita che verrà. È la gestazione della nascita al cielo e in, questa logica, nell’eternità saremo ciò che qui costruiamo. Non dimentichiamo mai questa realtà. Non temiamo di parlare del Paradiso, di gustare l’attesa della vita eterna. Se impareremo a pensare con libertà e naturalezza all’aldilà, vivremo meglio l’aldiquà.

«ProVocazione»La terra è terra. Il cielo è cielo. L’uomo è cielo e terra.

…È PREGATAVieni, Signore Gesù, immergimi nel Tuo preziosissimo Sangue e riempimi del Tuo Santo Spirito. Aiutami a non voltarmi indietro, a non desiderare nient’altro che te. Fammi sentire il tepore del Tuo amore e la potenza del Tuo santo Corpo. Amen.

…MI IMPEGNA

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Reciterò con consapevolezza il “credo” e pregherò per i defunti.

Giovedì, 6 giugno 2013San Norberto, vescovo

1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioniLiturgia della Parola

Tb 6,10-11; 7,1.9-17; 8,4-9a; Sal 127; Mc 12,28b-34LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

…È MEDITATAQuando si pronuncia la parola “comandamento”, subito la mente intercetta le due tavole in cui trovano spazio i dieci dettami che Dio aveva consegnato a Mosè sul monte Sinai. Lo scriba che parla con Gesù, invece, conosce e ricorda i 613 (365 al negativo e 248 al positivo) precetti presenti nella Legge mosaica. Il Maestro, quello vero che conosce il cuore e la mente di Dio, non sceglie un comandamento specifico da mettere al primo posto, ma definisce l’atteggiamento essenziale che sottostà ad ogni comandamento: Ascoltare ed Amare. Nel nostro dialetto siciliano, il verbo “ascoltare” non indica solo l’azione dell’udito, ma contiene in sé il significato di ubbidire. Dio è nostro Padre e a lui dobbiamo obbedienza filiale. Ascoltare Dio significa, prima di tutto, conoscerlo, imparare il suo linguaggio, recepire la sua volontà e i suoi desideri, mettere in pratica le sue indicazioni consapevoli che i suoi progetti sono orientati al nostro bene. Se Dio è Amore,

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l’obbedienza dei figli si gioca tutta sull’amore poiché ogni genitore desidera che i propri figli siano come lui e ne seguano le orme. Se ci sentiamo figli di Dio, dunque, dobbiamo necessariamente amare con tutte le nostre dimensioni umane: cuore, anima, mente e forza. Non è possibile dare “qualcosa” a Dio! Egli ci ha dato tutto e tutto desidera da noi. Da questo amore totale e totalizzante, infine, scaturisce l’impegno ad una vita di comunione e di servizio anche con il nostro prossimo. Sembrano belle parole che rischiano di restare tali se non passano attraverso il sacrificio e la rinuncia al proprio egoismo. È diffide amare ma è la misura del nostro essere cristiani.

«ProVocazione»L’amore non si accontenta né del poco né del molto… vuole tutto.

…È PREGATAGesù Eucaristia, Pane vivo e vero, che non disdegni di venire dentro di me, rendimi consapevole della grandezza del Tuo dono d’amore. Insegnami ad amare e a diventare come te, dono d’amore per gli altri, pane buono e spezzato che nutre e dà forza. Amen.

…MI IMPEGNATroverò un po’ di tempo da dedicare all’Adorazione eucaristica in Chiesa oppure spiritualmente in casa.

Venerdì, 7 giugno 2013SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ

SolennitàGIORNATA MONDIALE DI SANTIFICAZIONE SACERDOTALE

Liturgia della ParolaEz 34,11-16; Sal 22; Rm 5,5b-11; Lc 15,3-7

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si

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converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

…È MEDITATAMolto spesso, leggendo questo brano biblico, si medita sulla solerzia e sul coraggio del pastore che, lasciando le novantanove pecore nel deserto o nel recinto, sfida il buio e i pericoli per andare alla ricerca di quella povera pecora, da molti considerata una piantagrane per il pastore stesso. Se entriamo all’interno del racconto, però, possiamo proporre un’altra riflessione che, per certi versi, risulterebbe favorevole alla pecorella in oggetto. Si sa che le pecore, per natura, tendono a seguire le proprie “compagne” che precedono manifestando molta docilità alle indicazioni del pastore. Ma all’interno del gregge ce n’è una che si perde dopo essersi allontanata. Ma perché ha lasciato il gruppo? Possiamo ipotizzare che si sia fermata indietro, che sia rimasta impigliata in un cespuglio, che sia scivolata in un burrone oppure… che abbia semplicemente e liberamente scelto di cambiare strada. Certo, forse è un’interpretazione un po’ azzardata ma potrebbe aiutarci a comprendere meglio l’atteggiamento degli uomini e di Gesù Buon Pastore. Esistono persone capaci di autenticità, di docilità, di fedeltà e intransigenza morale; persone pronte ad accogliere le indicazioni date e portare tutto a compimento. Esistono altre persone, invece, che, per vari motivi, smarriscono la strada, rimangono indietro, restano impigliati in situazioni complicate o, semplicemente, decidono di intraprendere con libertà altre strade. Questo vale nella vita quotidiana come nelle scelte di fede. Ma Gesù è sempre vigile, sempre attento, sempre in ricerca. Egli legge il cuore degli uomini e sa di essere il solo in grado di soddisfare i loro desideri. Solo nel suo gregge c’è salvezza, solo nel suo recinto c’è la vera gioia, solo con lui siamo al sicuro.

«ProVocazione»La pecorella intraprendente può girare quanto vuole… sempre all’ovile dovrà tornare.

…È PREGATAO Dio, pastore buono, che manifesti la Tua onnipotenza nel perdono e nella compassione, raduna i popoli dispersi nella notte che avvolge il mondo, e ristorali al torrente della grazia

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che sgorga dal Cuore del Tuo Figlio, perché sia festa grande nell’assemblea dei santi sulla terra e nel cielo. Per Cristo nostro Signore. Amen. dalla Liturgia

…MI IMPEGNATroverò un po’ di tempo da dedicare all’Adorazione eucaristica in Chiesa oppure spiritualmente in casa.

Sabato, 8 giugno 2013Cuore Immacolato di Maria

Liturgia della ParolaIs 61,9-11; Sal 1Sam 21.4-8; Lc 2,41-51

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

I genitori di Gesù, si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che lo udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

…È MEDITATALa liturgia della Chiesa, nel giorno seguente alla solennità del Sacro Cuore di Gesù, ci immette nella contemplazione di un altro cuore: quello di Maria. Più volte i Vangeli citano l’atteggiamento docile della Madre che, meditando con amore e devozione, serba nel suo cuore ogni avvenimento in cui il suo Figlio è coinvolto direttamente. Il brano di questa giornata apre a noi cristiani una nuova prospettiva di fede per comprendere, attraverso il cuore della Vergine, il messaggio

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d’amore di Gesù stesso. L’iniziale smarrimento interiore e l’inevitabile angoscia, causati dalla perdita del proprio figlioletto, vengono presto superati con la consapevolezza di fede: quel bambino non appartiene pienamente ai suoi genitori ma a Dio e, per tali motivi, ha una missione grande da compiere. Noi possiamo solo immaginare il dolore di Maria nel sentirsi dire: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?»Ma l’evangelista aggiunge: «Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore». Anche noi a volte pensiamo di essere familiari con Gesù; lo consideriamo nella nostra carovana e, invece, dobbiamo riconoscere che egli sfugge alle nostre pretese umane per insegnarci la via vera di Dio. Pensiamo di conoscere tutto di lui, di avere in pugno la sua dottrina e, purtroppo, dimentichiamo che è nostro dovere accostarci a lui con un cuore tale e quale a quello di Maria: immacolato, puro, amorevole, capace di serbare e meditare gioie e dolori.

«ProVocazione»Un cuore che ama vale molto di più di una testa che crede di pensare.

…È PREGATAMaria, Madre di Gesù, dammi il tuo cuore, così bello, così puro, così immacolato, così pieno d’amore e di umiltà: rendimi capace di ricevere Gesù nel pane di vita e amarlo così come lo hai amato tu. Amen.

…MI IMPEGNAReciterò il Santo Rosario chiedendo per me e i miei amici la purezza del cuore

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X Settimana del Tempo OrdinarioX Domenica, 9 giugno 2013San Massimiano, vescovo

Liturgia della Parola1Re 17,17-24; Sal 29; Gal 1,11-19; Lc 7,11-17

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

…È MEDITATASicuramente oggi una domanda affiora alla nostra mente: perché gli evangelisti raccontano la compassione di Gesù per il dolore di questa vedova mentre nella vita quotidiana sembra che succeda l’opposto? Se ci è capitato di assistere alla morte di una persona giovane, forse ci saremo chiesti: Perché? Perché non lo hai aiutato? Perché non hai ascoltato le nostre preghiere? Non è facile rispondere a tali domande né, credo sia facile riuscire ad accettare il fatto che i miracoli di Gesù sono dei segni piuttosto che la normalità. Anche la guarigione del fanciullo di Nain è un segno. In quel giovinetto c’è la vita spirituale di ciascuno di noi, fortemente bersagliata da tante occasioni che rischiano di annientarla. Tante persone calpestano la propria fede e rifiutano le proprie radici cristiane e la Chiesa, come una madre, piange quei suoi figli, partoriti alla vita eterna nel fonte battesimale, che incedono come “morti”. Forse anche noi, spesso, facciamo morire la nostra fede. Ma Gesù è il vivente, il salvatore e redentore. Egli ha la forza di risollevare, di ridare luce e speranza a tutti coloro che hanno perso la ragione di credere. Dio visita il suo popolo e lo rialza o gli permette di parlare e annunciare.

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«ProVocazione»La vita ha vinto sulla morte. La luce ha vinto sulle tenebre. La fede deve ancora vincere sull’incredulità.

…È PREGATASignore, sei speranza che consola, sei forza che dà vita, sei sole che riscalda, sei acqua che disseti, sei dolcezza che appassiona. Riaccendi in noi il desiderio di te. Amen.

…MI IMPEGNASe mi è possibile mi recherò al cimitero e mi soffermerò a pregare in particolare sulla tomba di qualche persona dimenticata, altrimenti reciterò un eterno riposo per le anime più abbandonate.

Lunedì, 10 giugno 2013San Maurino di Colonia, abate

Liturgia della Parola2Cor 1,7; Sal 33; Mt 5,1-12

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

…È MEDITATANon sempre il mondo di oggi si identifica con queste parole di Gesù. È un dato di fatto oggettivo e sperimentabile. Oggi vengono visti con ammirazione coloro che hanno denaro, successo, forza. Oggi viene elogiato chi si crea una posizione sociale, chi ha il coraggio di alzare la voce, chi riesce a svicolare con furbizia le leggi dello stato. I nostri modelli,

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probabilmente, sono lontani dalle beatitudini. Ma non possiamo mettere nel dimenticatoio questo meraviglioso e sublime discorso di Gesù. La posizione geografica da cui esso viene pronunciato, richiama la grande levatura del suo significato. È come se Gesù in persone volesse trascinare i suoi discepoli verso i valori più alti, verso una beatitudine che inizia già su questa terra e trova pienezza e compimento nell’eternità. È una strada in salita, impervia, faticosa ma che porta alle alte vette della santità. Certo, le beatitudini sono dei doni che alcuni posseggono e vivono, ma anche una conquista impegnativa. Sicuramente conosciamo delle persone che, per carattere o predisposizione naturale, sono miti, povere, misericordiose, pure di cuore, giuste, capaci di vivere nella letizia interiore. In questo caso parliamo di dono. Viceversa, quando cerchiamo di vincere il nostro egoismo, la nostra rabbia, il rancore, la furbizia maligna, quando, in altri termini riusciamo a vincere i vizi per fare spazio alle virtù, in quel caso conquistiamo la beatitudine. Ricordiamoci sempre: il Signore non ci chiede mai sforzi superiori alle nostre capacità.

«ProVocazione»Il cuore umano, per sua natura, non si accontenta di una felicità passeggera; esso è sempre alla ricerca della beatitudine che dura per sempre.

…È PREGATAMi basta la Tua grazia, Signore!Quando sono sfiduciato, mi basta la Tua grazia, Signore!Quando sono oppresso dal dolore, mi basta la Tua grazia, Signore!Quando la mia vita diventa inutile, mi basta la Tua grazia, Signore!

…MI IMPEGNAOggi leggerò più volte il brano delle beatitudini, gustando le parole pronunciate da Gesù e meditando di farle diventare proposito per la mia vita.

Martedì, 11 giugno 2013San Barnaba, apostolo

Liturgia della ParolaAt 11,21b-26; 13,1-3; Sal 97; Mt 10,7-13

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LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

…È MEDITATA«Strada facendo…» con queste parole inizia il discorso di Gesù con il quale invia i suoi discepoli ad andare a predicare il regno di Dio. Il Vangelo, dunque, fa strada. La religiosità ebraica, nel corso dei secoli, aveva acquisito una certa staticità; il maestoso Tempio di Gerusalemme era il luogo sacro per eccellenza, il luogo del culto, dei sacrifici, della presenza di Dio in mezzo al popolo. Nelle altre città, le sinagoghe erano gli edifici adibiti all’ascolto e al commento della Parola di Jaweh. Gesù inaugura un modo nuovo di annunciare la “visita” di Dio all’umanità: facendo strada. Egli dà anche delle precise indicazioni: camminare, predicare, guarire, risuscitare, purificare, scacciare. Questi verbi dovrebbero risuonano ancora oggi nell’impegno missionario della Chiesa. Purtroppo, però, la comunità ecclesiale cede talvolta alla tentazione di “rintanarsi” negli edifici di culto e, rischiando di parlare solo ad alcuni, priva molti altri dell’annuncio della fede.Oggi, noi battezzati, siamo chiamati a camminare sulle strade del mondo per testimoniare con coraggio che Gesù è vicino ad ogni uomo. Ognuno di noi, nel nome del Signore Gesù ha la possibilità e il potere di condividere la sofferenza degli altri, di alleviare il dolore, di vincere la solitudine, di ridare vita e dignità a chi l’ha persa, di donare amore e solidarietà a coloro che vivono ai margini della società, di sconfiggere il male con il proprio piccolo contributo. E tutto ciò nell’assoluta consapevolezza di essere dono gli uni per gli altri. «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

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«ProVocazione»La parola gratis nasce dal cuore, cresce nella mente, passa dalle mani e, da qui spicca il volo.

…È PREGATAFammi camminare, Signore! Fammi incontrare amici da accompagnare, sfiduciati da incoraggiare, tristi da consolare, impauriti da rassicurare, affamati da sfamare, tribolati da sostenere, crocifissi da schiodare. Fammi camminare con loro e in ognuno di essi sappia riconoscere i Tuoi occhi da contemplare ed amare. Amen.

…MI IMPEGNAFarò un servizio gratuito a qualcuno che ne ha realmente bisogno.

Mercoledì, 12 giugno 2013Beata Antonia Maria Verna, religiosa

Liturgia della Parola2Cor 3,4-11; Sal 98; Mt 5,17-19

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

…È MEDITATACome è noto dalla lettura dei vangeli, più volte Gesù si mostra critico nei confronti della Legge di Mosè e spesso dà una lettura diversa e più autentica delle norme di Dio per il popolo, conoscendo egli stesso la volontà del Padre che le ha emanate. Nel brano di oggi, però, si mostra molto severo contro ogni banalizzazione della Parola di Dio. Essa non può essere oggetto di apprezzamenti più o meno positivi, di interpretazioni soggettive o di accoglienza parziale. La sacra Scrittura è il modo scelto da Dio per rivelare il suo nome, la sua persona e il suo progetto salvifico, ma solo Gesù è l’unico

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in grado di trovarne il giusto significato e la sua vera interpretazione. La liturgia della Chiesa, ponendosi nel solco dell’insegnamento di Gesù, legge l’antico Testamento alla luce del nuovo e apre il tesoro antico con la chiave nuova del Vangelo di Gesù. Noi abbiamo il dovere di conoscere le antiche leggi e, nonostante siano lontane da noi per tradizione e cultura, se lette alla luce del compimento portato dal Signore Gesù, schiuderanno la loro ricchezza e ci aiuteranno a comprendere il filo rosso che lega tutta la storia della salvezza.

«ProVocazione»Nelle piccole cose si nascondono realtà complesse; solo chi ha cuore grande e mente aperta riesce a coglierle.

…È PREGATAO Dio, sorgente di ogni bene, ispiraci propositi giusti e santi e donaci il Tuo aiuto, perché possiamo attuarli nella nostra vita con amorevolezza ed entusiasmo. Amen.

…MI IMPEGNASfoglierò con curiosità e attenzione i primi cinque libri della Bibbia.

Giovedì, 13 giugno 2013Sant’Antonio da Padova, sacerdote e dottore della Chiesa

Liturgia della Parola2Cor 3,15 – 4,1.3-6; Sal 84; Mt 5,20-26

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non

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uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!» …È MEDITATA

Il brano del vangelo di ieri si concludeva con l’affermazione che chiunque osserva la legge antica e la insegna agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Nella continuazione di oggi, invece, Gesù dà la misura dell’osservanza e dell’insegnamento. La legge antica ha una sua validità oggettiva ma, se applicata semplicemente alla lettera, rischia di essere riduttiva e poco attinente al desiderio di perfezione e santità voluto da Dio per tutti gli uomini. Il verbo uccidere, ad esempio, secondo una interpretazione letterale, indica un’azione violenta che causi la morte di un’altra persona; nel significato più largo e più attinente all’idea di Dio può indicare qualsiasi atteggiamento, parola, gesto o atto contrari al sommo rispetto e all’amore dovuti al prossimo. Non è retorica, dunque, affermare che, talvolta, la nostra mente o la lingua diventano come spade affilate che colpiscono i nostri fratelli, distruggendone la dignità. Il Signore ci chiede una coerenza radicale, un modo di vivere più autentico e più attinente al Vangelo. I nostri rapporti interpersonali vengono considerati dal Maestro più importanti di qualsiasi atto di culto. Le nostre preghiere, le nostre offerte e tutto ciò che rientra nelle manifestazioni rituali, sono subordinati al modo come amiamo e rispettiamo i nostri fratelli. «Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono». Se provassimo a metterlo in pratica… come sarebbero le messe domenicali?

«ProVocazione»Obbedire al proprio orgoglio è disubbidire a Dio. Ne vale la pena?

…È PREGATAPadre Santo e Misericordioso, Tu che hai ispirato Sant’Antonio di Padova affinché diventasse degno predicatore del Vangelo in semplicità e letizia, rendici capaci di attuare un nuovo stile di vita e poni sulle nostre labbra parole dolci, che rispecchiano il vero bene e attinenti alla tua santità. Amen.

…MI IMPEGNA

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Pregherò per tutti coloro che portano il nome di Antonio. Cercherò le parole cattive ed ingiuriose che fanno parte del mio linguaggio e mi impegnerò a non usarle più.

Venerdì, 14 giugno 2013San Marciano, vescovo e martire

Liturgia della Parola2Cor 4,7-15; Sal 115; Mt 5,27-32

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: «Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio». Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».

…È MEDITATACavare… Tagliare… Gettare… sono verbi impegnativi, dolorosi, mettono inquietudine e paura. Forse un esempio ci può essere d’aiuto. Un bravo agricoltore sa che, durante l’anno, arriva il periodo in cui bisogna necessariamente sfrondare i rami degli alberi, per consentire loro una crescita più adeguata alle esigenze del terreno. Certo, è triste vedere delle piante secolari quasi spoglie, ma è l’unico modo per ottenere da esse i necessari frutti. Allo stesso modo, nella nostra vita, alcune abitudini, tendenze o atteggiamenti sbagliati, causano degli appesantimenti e delle deviazioni, rischiando di indebolire e impoverire la spiritualità. Si rende necessario, dunque, un taglio netto e una potatura adeguata, capaci di uniformare nuovamente la condotta interiore e morale all’immagine divina che portiamo scritta nella nostra natura umana. Facile a dirsi… il problema sta nel fatto che la volontà si scontra con la debolezza della natura, con i limiti umani presenti in ogni persona. Eppure Gesù chiede a tutti un salto di qualità e di

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santità. “Cavare” significa sforzarsi di estirpare la malizia dai nostri occhi, orientare la scelta degli sguardi verso orizzonti belli ed edificanti, impegnarsi a vedere lo splendore dell’opera di Dio negli altri. “Tagliare” indica la volontà di rifiutare il male, di allontanare il vizio della sensualità. Il sesto comandamento ci ricorda che ogni persona è tempio dello Spirito Santo. Non permettiamo ai nostri sguardi o alle nostre mani di sporcare la meravigliosa bellezza di questo luogo santo.

«ProVocazione»Se si inciampa più volte nella stessa pietra, o si toglie la pietra o si cambia strada.

…È PREGATAAiutaci, Signore, a tagliare il superfluo, l’inutile, il dannoso. Aiutaci a snellire la nostra vita per essere pronti a portare frutti abbondanti di bene. Amen.

…MI IMPEGNAPenserò quali elementi della mia vita sia giusto tagliare per rendere più bella la mia esperienza spirituale.

Sabato, 15 giugno 2013San Vito, martire

Liturgia della Parola2Cor 5,14-21; Sal 102; Mt 5,33-37

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: «Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti». Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno».

…È MEDITATAComunemente si ritiene garanzia di autenticità della parola data il chiamare a testimone Dio con un giuramento. Espressioni come: te lo giuro su Dio… bedda matritta (te lo giuro sulla Bella Madre)… aviss’annurbari di tutti i du’ occhi (possa restare cieco se dico il falso)… per quanto bene voglio

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ai miei figli… nei nostri paesi se ne sentono spesso a proposito e a sproposito. Si ha paura, forse, di non essere abbastanza credibili con le proprie parole e, perciò, si ha la necessità di qualche appoggio superiore. Ma dobbiamo chiederci: perché siamo poco autorevoli e credibili? Perché ciò che affermiamo non viene considerato veritiero da coloro che ci ascoltano? Forse perché c’è una falsità di fondo? Probabilmente! Forse un po’ in tutti noi è presente il povero Pinocchio, sempre pronto a raggirare la verità per ottenere qualche piccolo beneficio. Quando, al contrario, il nostro modo di parlare e di agire è davvero autentico e le parole o le azioni che poniamo in essere sono generati da una ricerca di verità, allora i nostri occhi parlano da soli; dicono che siamo sinceri. La verità ci rende liberi, dice il Signore. Noi lo sappiamo… ma a volte preferiamo la libertà di rimanere schiavi della menzogna!

«ProVocazione»Tra la verità e la falsità c’è una sola differenza. La prima è stabile: rimane per sempre, la seconda è debole: prima o poi crolla.

…È PREGATAPadre nostro, rendi santa la nostra vita. Rendici aperti al dialogo con gli altri, fa’ che il nostro linguaggio sia impostato sulla massima sincerità. Mai una menzogna esca dalla nostra bocca, ma solo parole buone e veritiere. Amen.

…MI IMPEGNASe ho mentito a qualcuno, farò il possibile per rimediare al peccato.

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XI Settimana del Tempo OrdinarioXI Domenica, 16 giugno 2013San Mamiliano, vescovo e martire

Liturgia della Parola2Sam 12,7-10.13; Sal 31; Gal 2,16.19-21; Lc 7,36 – 8,3

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!». In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

…È MEDITATA«…quella donna è una peccatrice, e Gesù, facendosi toccare da lei, non dimostra di essere un profeta!» La sentenza di Simone tuona come un vero e proprio giudizio morale sul

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comportamento del Maestro e su quello della donna. Il fariseo, ancora schiacciato dal peso dei pregiudizi e dalle classificazioni sociali, fortemente e ipocritamente attento alla forma esteriore, non riesce a cogliere il profondo gesto d’amore e di pentimento che coinvolge l’animo di quella povera figlia di Dio. Gesù, invece, intercetta subito il cambiamento della peccatrice, riesce a cogliere la sua fede, il dolore per i suoi molti peccati, la richiesta di perdono e di riscatto. È facile sintetizzare questo momento: tre personaggi (il fariseo, la donna e Gesù) e tre atteggiamenti (giudizio, pentimento, amorevolezza). Come non ritrovare questa scena nella vita di tutti i giorni? Ogni qual volta puntiamo il dito contro i nostri fratelli, giudicando i loro comportamenti e classificandoli come peccatori, lontani, miscredenti, senza dio, cattivi, egoisti, farabutti, incarniamo in noi la stessa ipocrisia di Simone. Dall’altro lato, però, possiamo rivivere, personalmente o comunitariamente, l’atteggiamento della donna; tutte le volte in cui, con atteggiamento dimesso e umile, ci rendiamo conto dei nostri errori, ci presentiamo a Dio con le lacrime per il dolore dei peccati, con l’olio della nostra supplica e il profumo dei nostri propositi di bene, quando riconosciamo l’infinita misericordia del Signore e, con fiducia filiale, la invochiamo, manifestiamo la nostra fede nell’unico salvatore. Se, infine, siamo in grado di entrare nel dinamismo di amore e perdono di Gesù, se riusciamo a superare gli odi e i rancori nei confronti di chi ci ha offeso, allora possiamo dire di aver raggiunto un piccolo traguardo nella nostra ascesa spirituale.

«ProVocazione»Gli uomini guardano l’abito e mettono l’etichetta, Dio conosce la stoffa e questo gli basta.

…È PREGATAO Dio, che non ti stanchi mai di usarci misericordia, donaci un cuore penitente e fedele che sappia corrispondere al Tuo amore di Padre, perché diffondiamo lungo le strade del mondo il messaggio evangelico di riconciliazione e di pace. Amen.

dalla Liturgia…MI IMPEGNA

Ripenserò ai miei giudizi sulle persone e chiederò umilmente

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perdono al Signore per le mie mancanze.

Lunedì, 17 giugno 2013San Ranieri di Pisa, pellegrino

Liturgia della Parola2Cor 6,1-10; Sal 97; Mt 5,38-42

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle».

…È MEDITATACapita che qualcuno, utilizzando sarcasticamente e ignorantemente la Parola di Gesù, citi questo brano e, in particolare l’espressione “porgi l’altra guancia”, per negare ai cristiani il diritto di replica o la propria legittima difesa. Se, invece, leggiamo tutto il Vangelo, ci accorgiamo che Gesù stesso, schiaffeggiato dal soldato durante il processo di Caifa, risponde: «se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene perché mi percuoti?». Non troviamo, dunque frasi del tipo “mi hai picchiato il viso nella parte destra …adesso accomodati dall’altra…”L’atteggiamento di Gesù non lascia equivoci. Ad uno schiaffo egli risponde con una domanda; ad una violenza, egli risponde con il dialogo. È questo il vero cammino di riscatto dell’uomo! La vendetta porta solo disagio, odio, violenza; il dialogo invece porta amore, pace, perdono, mitezza, bontà, crescita. È un nuovo modo di vivere, un nuovo modo di concepire le relazioni umane, un nuovo modo di leggere la realtà sociale; la coesione piuttosto che lo scontro! Se proviamo a dialogare con convinzione e fermezza con i nostri avversari, se cercheremo l’accordo piuttosto che la rottura, probabilmente qualche buon frutto lo otterremo. Si eviteranno, così, famiglie divise, amicizie infrante, rapporti cordiali frantumati.

«ProVocazione»

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Lo stolto ripaga uno schiaffo con la stessa moneta; il saggio ripaga lo schiaffo con l’altra faccia della moneta: il dialogo.

…È PREGATAQuanto è difficile, Signore, accettare i soprusi altrui. L’istinto ci spinge a reagire, a ricambiare, a rincarare la dose. Nascono i litigi, gli odi, le guerre. Tu, invece, ci dici che è possibile seguire un’altra strada, quella della ragionevolezza, della forza di volontà, del dialogo. Nascono così gli abbracci, il confronto, la pace. Accompagnaci su quest’ultima strada perché senza la Tua guida ci perdiamo. Amen.

…MI IMPEGNACercherò di muovere il primo passo verso qualcuno con cui non ho buoni rapporti.

Martedì, 18 giugno 2013San Calogero, eremita

Liturgia della Parola2Cor 8,1-9; Sal 145; Mt 5,43-48

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

…È MEDITATAIl vangelo di questi giorni ci sta mettendo davvero “sotto torchio”! Insiste molto sull’amore ai nemici e noi, forse, insistiamo nel dire: è alquanto difficile. Oggi proviamo a chiederci: ma chi sono i malvagi? Chi sono i nemici, i persecutori o i cattivi? Chi gli ingiusti? Generalmente, quando poniamo tali domande, la nostra mente esce da noi stessi e comincia a fotografare volti più o meno noti che, secondo il nostro giudizio, si comportano male nei nostri confronti o verso gli altri. Oggettivamente la nostra analisi può ritagliare

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uno squarcio di verità, ma è doveroso chiederci, sono sempre gli altri? La cattiveria coinvolge solo ed esclusivamente gli altri? Se tutti la pensano allo stesso modo, dove sono i malvagi? Il primo dovere di ogni buon cristiano è analizzare la propria vita, le proprie scelte, i desideri, le azioni, le parole, gli atteggiamenti di fondo, cercando di orientarli sulla strada del vero, del giusto e del bene. Solo allora avrà il diritto di guardare gli altri e, di sicuro, lo farà con occhi nuovi, misericordiosi, amorevoli, giusti. Non dimentichiamolo mai: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»

«ProVocazione»Esistono persone buone e persone meno buone. I cattivi sono sempre gli altri.

…È PREGATAO Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il Tuo aiuto, soccorrici con la Tua grazia, perché fedeli ai Tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere. Per Cristo nostro Signore. Amen.

dalla Liturgia…MI IMPEGNA

Non ripagherò mai un torto subito con un altro male.

Mercoledì, 19 giugno 2013San Romualdo, abate

Liturgia della Parola2Cor 9,6-11; Sal 111; Mt 6,1-6.16-18

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che

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amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

…È MEDITATAEcco che crolla un intero castello. Quel meraviglioso e sontuoso castello costruito con le grosse pietre dell’orgoglio, dell’egoismo, della superbia, della falsa modestia e dell’ipocrisia! Ma come? Se faccio tutto nel segreto, nessuno si accorgerà di quanto sono bravo, buono, intelligente, generoso, disponibile, magnanimo… Che me ne faccio della riconoscenza di Dio? Sì, proprio così! Sembra assurdo, ma a volte ci accontentiamo degli elogi delle persone piuttosto che ricercare la ricompensa di Dio.Quando noi utilizziamo la parola segreto, non sempre diamo un significato positivo. Il “segreto” spesso viene visto come qualcosa di non perfettamente legale e giusto. Nel segreto si organizzano i tranelli, nel segreto si muove il ladro, nel segreto si nascondono i documenti più scottanti; segreto equivale a nascosto, non svelabile per vari motivi. Eppure, per sei volte in questo brano, ritorna la parola “segreto”. In questo caso, però, non indica solo il significato di nascosto. Il termine allarga la prospettiva facendoci comprendere la dimensione intima nel rapporto con Dio. Santa Caterina da Siena parlava di una “cella interiore” nella quale trovava la profonda comunione con Dio; una cella nella quale solo lei e il suo celeste Sposo potevano entrare. In tal senso, ogni opera buona deve essere compiuta in assoluta comunione e armonia con Dio. Lo sguardo deve essere rivolto con libertà al nostro Signore. A lui è dovuto il nostro impegno di fede. Con lui dobbiamo crescere nel dialogo amorevole e sincero del quale ogni azione diventa testimonianza. Gli altri, possibilmente, dovranno cogliere i significati interiori e umili di ogni azione, la gioia del servire Dio, la comunione intima che sottostà a

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qualsiasi atto di culto. Se ci sarà questo terreno fertile di amore per Dio e intimità con lui, qualsiasi opera buona (elemosina, digiuno, preghiera, servizio, attività in parrocchia ecc.) sarà opera di Dio per mezzo nostro.

«ProVocazione»Non ci sono segreti per Dio. Dio vede il cuore e ascolta le intenzioni.

…È PREGATASignore, Tu mi scruti e mi conosci, Tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie. Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; vedi se percorro una via di menzogna e guidami per una via di eternità.

dal Salmo 139…MI IMPEGNA

Farò una buona azione nell’assoluto segreto. Se non l’ho ancora fatto, cercherò di costruire la mia cella interiore in cui posso parlare con Dio cuore a cuore.

Giovedì, 20 giugno 2013San Ettore, martire

Liturgia della Parola2Cor 11,1-11; Sal 110; Mt 6,7-15

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

…È MEDITATANon sprecate parole! In effetti quante parole si sprecano ogni

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giorno… Si parla, si parla, si parla… purtroppo anche nella liturgia. Spesso, durante le cosiddette preghiere dei fedeli della S. Messa, si fanno discorsi così complicati che alla fine ci si chiede: ma per chi e che cosa abbiamo pregato? Capita di chiedersi anche, alla fine dell’omelia, cosa abbia detto o cosa volesse dire il sacerdote. La meravigliosa liturgia della S. Messa, di per sé sobria e lineare, viene appesantita da canti, gesti, parole e commenti eccessivamente inutili. Si assiste, in tal modo, ad una scollatura tra il mistero che viene celebrato e il modo in cui esso viene recepito dai fedeli. Occorre, dunque, ritrovare l’essenzialità. Nella liturgia comunitaria come nella preghiera personale. Il “Padre nostro”, propostoci oggi dal Vangelo, è l’essenziale. Esso non è una delle tante preghiere che affollano la nostra mente fin dai primi anni della nostra fanciullezza. Esso non è un bel componimento che recitiamo a memoria ogni qualvolta sentiamo il bisogno di “dire una preghiera”. Il Padre nostro e il modo di pregare Dio. Non una preghiera ma il modo di pregare. Quando pronunciamo quelle parole dobbiamo sentire dentro noi stessi l’atteggiamento di figli che si rivolgono al proprio papà elogiandolo, abbracciandolo, accarezzandolo. Dobbiamo percepire la sua presenza indispensabile in questo nostro mondo. Dobbiamo capire che la sua volontà su di noi è il nostro vero bene. Dobbiamo esprimere la nostra gratitudine per la sua provvidenziale cura e attenzione nei momenti più difficili. Ecco cosa ci ha insegnato Gesù: non una preghiera ma l’atteggiamento giusto di pregare.

«ProVocazione»Se tante persone chiamano “nostro” il Padre, significa che sono fratelli.

…È PREGATAPadre nostro che sei nei cieli, sia santificato il Tuo nome; venga il Tuo regno; sia fatta la Tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

…MI IMPEGNAPresterò sempre attenzione, d’ora in avanti, alle parole del Padre nostro e li gusterò nell’intimità della mia anima.

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Venerdì, 21 giugno 2013San Luigi Gonzaga, religioso

Liturgia della Parola2Cor 11,18.21b-30; Sal 33; Mt 6,19-23

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!»

…È MEDITATACosa terribile assistere a liti tra genitori e figli o tra fratelli, per problemi di eredità. Non dimenticherò mai il pianto di una persona molto anziana che facendo un bilancio della propria vita affermava: “ho lavorato un’intera vita, ho fatto enormi sacrifici, non esistevano feste, domeniche, gite. Tutto questo, per dare ai miei figli un titolo di studio, una posizione sociale e una casa, evitando loro gli stenti della mia giovinezza. Ed ora, mi ritrovo solo, abbandonato da loro e con l’ulteriore dolore di saperli divisi e in conflitto”. E scene di questo tipo se ne ritrovano spesso. Passano gli anni, i secoli, i millenni e le parole di Gesù rimangono inascoltate. Gesù ci sprona ad una vita più semplice, più umile, più libera; ci invita a non attaccare il cuore alle cose materiali, ai beni terreni poiché la nostra vita può durare molto o poco, ma nell’aldilà non porteremo nulla. In una delle prime apparizioni pubbliche, Papa Francesco citando un detto della sua nonna: “il sudario non ha tasche”, ribadì la necessità del cristiano di ricercare solo l’essenziale, il giusto, l’utile. Il nostro tesoro è il cielo. È nel sublime scrigno del cuore di Dio che dobbiamo accumulare i nostri tesori: le preghiere, le azioni buone, i servizi, le attenzioni agli altri, le virtù, le testimonianze di fede vissuta e di pace costruita. Ricerchiamo questi beni, accumuliamoli volentieri e saremo ricchi per l’eternità.

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«ProVocazione»L’attaccamento spasmodico ai troppi soldi riempie le tasche, ma svuota il cuore e la mente.

…È PREGATATu, Signore, sei il mio unico tesoro. Niente riesce a riempire il cuore come te. Tu, Signore, sei il mio unico tesoro. Niente è davvero indispensabile come te. Tu, Signore, sei il mio unico tesoro. Tutto è niente. Tu, Signore, sei il mio unico tesoro.

…MI IMPEGNADarò in beneficenza qualche piccolo risparmio come segno di comunione con i miei fratelli.

Sabato, 22 giugno 2013Santi Giovanni Fisher, vescovo e Tommaso Moro, martiri

Liturgia della Parola2Cor 12,1-10; Sal 33; Mt 6,24-34

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena».

…È MEDITATA

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Vi sono persone che lavorano dalla mattina alla sera, in una continua agitazione angosciosa, privandosi di qualsiasi svago o semplice relax familiare e togliendo tempo ad altre attività importanti. Alcuni, addirittura, causa il troppo lavoro, non sono presenti nei momenti più importanti dei propri figli. Escono presto al mattino e rientrano tardi alla sera. Con questo, lungi dall’indagare sugli stili di vita delle famiglie. Pensiamo, piuttosto, a tutti noi quando confidiamo troppo nelle nostre capacità, nella nostra indispensabilità e nella nostra bravura. Come farebbero senza di me? Come andrebbe avanti la mia famiglia se non ci fossi io? Come potrebbero vivere i miei figli se non lavorassi io? La storia umana, invece, ci insegna il contrario. Essa, che è maestra di vita, ci propone alcuni esempi di come nessun uomo è indispensabile. Tutto passa: il lavoro, la fatica, l’angoscia, i beni, i soldi, gli uomini. Solo Dio resta. Quanti sacrifici per un pezzo di terreno! Arriva la frana e se lo porta via. Quante rinunce per comprare un’automobile! Basta una disattenzione e tutto è vanificato. Quante battaglie burocratiche per aprire un’azienda! Cambia la situazione economica e si riparte da zero. Esempi concreti che attestano l’attualità delle parole di Gesù. Ma attenzione! Il Maestro non ci invita all’inerzia o alla pigrizia. Ci invita ad una vita più semplice, sgombra da ogni possibile angoscia e affanno. Egli ci sprona a credere nella Provvidenza di Dio che mai delude. Una cosa è certa. Dio provvede al necessario e non al superfluo.

«ProVocazione»La natura, pur non pregando è sostenuta dal creatore. L’uomo, pur essendo sostenuto dalla provvidenza, non prega mai abbastanza.

…È PREGATATi ringrazio, Santa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Nella Tua bontà ho confidato e mai sono stato deluso.

…MI IMPEGNAFarò un elenco dei doni di Dio e per ciascuno di essi lo ringrazierò con la preghiera di sopra.

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XII Settimana del Tempo OrdinarioXII Domenica, 23 giugno 2013Santa Agrippina, vergine e martire

Liturgia della ParolaZc 12,10-11; 13,1; Sal 62; Gal 3,26-29; Lc 9,18-24

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».

…È MEDITATAIn questo mese, a distanza di pochi giorni, siamo chiamati a meditare su questo episodio. Oggi ascoltiamo la versione dell’evangelista Luca, giorno29, nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, invece, la liturgia ci presenterà il racconto di Matteo. In quella occasione ci soffermeremo sulla professione di fede di Pietro; oggi, invece, cercheremo di comprendere le parole di Gesù immediatamente successive alla risposta di Pietro. Proclamare il Cristo significa conoscere pienamente la sua missione e il progetto che il Padre vuole realizzare in lui. Gesù non è un guerriero, un condottiero o un sobillatore. Non è venuto ad instaurare il suo regno seminando panico, distruzione, paura. Non utilizza strategie di battaglie o guerre per cacciare via gli invasori e rendere libera la sua nazione. Le sue armi sono l’amore, il servizio, la croce. Gesù è pronto a liberare l’uomo, ma da una schiavitù peggiore di quella degli stranieri: la schiavitù del peccato. Chi accetta Gesù, deve accettarne anche la logica e lo stile. L’umiltà del rifiuto, della sofferenza, del dolore, della croce, generalmente associata all’idea di perdita, in Gesù acquista la prospettiva di vittoria. Egli passa attraverso l’umana sconfitta della morte, per

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approdare al supremo trionfo della risurrezione. Chi vuol seguire questa strada, conosce la modalità.

«ProVocazione»Chi perde vince! È la strana logica di Dio… ma è la verità.

…È PREGATAFa’ di noi, o Padre, i fedeli discepoli di quella sapienza che ha il suo maestro e la sua cattedra nel Cristo innalzato sulla croce, perché impariamo a vincere le tentazioni e le paure che sorgono da noi e dal mondo, per camminare sulla via del calvario verso la vera vita. Per Cristo nostro Signore. Amen.

dalla Liturgia…MI IMPEGNA

Pregherò in modo particolare per quelle persone che portano pesanti croci sulle proprie spalle.

Lunedì, 24 giugno 2013NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

SolennitàLiturgia della Parola

Is 49, 1-6; Sal. 138; At 13, 22-26; Lc 1, 57-66. 80LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAPer Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

…È MEDITATA

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In nomen omen recita una locuzione latina. Nel nome vi è il destino. La sacra Scrittura è costellata di storie di nomi che racchiudono in sé il significato esistenziale della persona; un esempio per tutti: Mosè, salvato dalle acque o che salva attraverso le acque. Nel caso della solennità che oggi celebriamo, la vita di Giovanni il battista è segnata fin dalla sua nascita. Il significato del suo nome, il Signore ha usato misericordia, non è riferibile solamente alla sua nascita, a lungo implorata. È vero che il Signore si è degnato di ascoltare la preghiera di Zaccaria ed Elisabetta, ma ha usato misericordia anche verso il popolo. Giovanni sarà colui che preparerà il popolo ad accogliere il Messia; attraverso una vita austera, il battista inviterà tutti alla conversione affinché possano essere degni di accogliere la misericordia di Dio fatta uomo. Già dai primi istanti, dunque, il piccolo faceva presagire un futuro carico di profezia. L’inevitabile stupore dei presenti attesta, infine, che siamo di fronte ad una manifestazione della rivelazione di Dio. Oggi, dunque, siamo chiamati a riflettere sulle nostre persone. La nostra nascita non è un caso fortuito né un progetto dei nostri genitori. Ognuno di noi è stato pensato e voluto da Dio e, in quanto tale, ha una missione da realizzare. Cerchiamo di capire qual è la nostra! Impariamo a leggere i segni di Dio nella nostra vita e vi troveremo il disegno d’amore e di misericordia che il Signore intende realizzare anche con il nostro contributo.

«ProVocazione»Conosci bene il tuo nome e la tua storia… li troverai il desiderio di Dio su di te.

…È PREGATASignore, Tu mi hai chiamato per nome: io ti appartengo. Se dovrò attraversare le acque, Tu sarai con me, i fiumi non mi sommergeranno; se dovrò passare in mezzo al fuoco, non mi scotterò, la fiamma non mi potrà bruciare; perché Tu sei il Signore Dio, il Santo di Israele, il Salvatore… Perché io sono prezioso ai Tuoi occhi, perché sono degno di stima e Tu mi ami…

Dal libro del profeta Isaia 43,1-4…MI IMPEGNA

Oggi dedicherò un po’ di tempo per trovare i segni di Dio che

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accompagnano la mia vita fin dalla mia nascita. Per ciascuno di essi ringrazierò il Signore.

Martedì, 25 giugno 2013San Massimo di Torino, vescovo

Liturgia della ParolaGen 13,2.5-18; Sal 14; Mt 7,6.12-14

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!»

…È MEDITATANel brano di oggi, sono presenti tre realtà tematiche, accomunate dalla necessità di tenere alta la dimensione spirituale della nostra fede. Chi è degno di leggere o ascoltare la Parola di Dio? Non è essa una perla preziosa e di grande valore che, posta nelle nostre mani, rischia di essere poco valorizzata o, peggio ancora, sciupata e calpestata? Eppure il Signore ci rende partecipi della sua rivelazione e del suo amore. Non ha temuto di contaminarsi con la natura umana quando ha scelto di incarnarsi. Non ha paura di sporcarsi continuamente le mani con noi. Egli ci rende figli suoi nonostante la nostra indegnità. Allo stesso modo, se da un lato ci sentiamo grati per i meravigliosi doni che il Signore ci offre, dall’altro dobbiamo seguire lo stesso esempio con coloro che vivono accanto a noi. Riceviamo amore? Doniamolo! Veniamo perdonati? Cerchiamo di perdonare! Desideriamo la pace interiore? Costruiamola anche all’esterno! Non possiamo pretendere che siano sempre gli altri a fare il primo passo. Gesù ci ha detto: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro». È fuor di dubbio che sia difficile. Il bene è sempre difficile da ottenere. Il male invece no. Un esempio: quanta fatica per far crescere un fiore o una

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pianticella? L’erba cattiva, invece, non ha bisogno di nessuna cura. Il bene è una porta strettissima da attraversare, ma lo scenario di beatitudine dentro il quale essa immette è davvero straordinario e meraviglioso. Chi ha visitato l’Eremo delle carceri di Assisi, ha sicuramente attraversato la piccola scaletta e la porticina che porta al bosco e, di sicuro, pensando alle parole di Gesù, ne avrà avuto conferma.

«ProVocazione»Pochi esperti riconoscono il valore di una perla preziosa; Dio, però, ha messo tutti gli uomini nella possibilità di riconoscere il grandioso valore della sua Parola.

…È PREGATAO Signore nostro Dio,quanto è grande il Tuo nome su tutta la terra.Quando vedo i Tuoi cieli, opera delle Tue mani,la luna e le stelle che Tu hai fissato,che cos’è l’uomo perché Tu te ne dia pensiero?Eppure l’hai fatto poco meno degli angelie lo hai coronato di gloria e onore.Signore nostro Dio,quanto è grande il Tuo nome su tutta la terra!

dal Salmo 8…MI IMPEGNA

Contemplerò con sentimento di meraviglia e gratitudine le straordinarie opere di Dio e il tesoro che ha posto nelle mani degli uomini.

Mercoledì, 26 giugno 2013San Josemaria Escriva de Balaguer, sacerdote

Liturgia della ParolaGen 15,1-12.17-18; Sal 104; Mt 7,15-20

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni

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albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere».

…È MEDITATAChi è il falso profeta? Forse colui che predica bene, che parla con proprietà di linguaggio, che affascina con i propri modi cordiali e gentili cercando di catturare la simpatia di chi ascolta. Perché falso? Forse perché la profezia non è sempre facile da accogliere e “digerire”. Essa, infatti, deve scuotere le coscienze, deve interrogare gli animi, deve spingere verso delle scelte serie di bene. E il bene, come abbiamo detto, è difficile da costruire. Gesù dice che dai frutti si riconosce un albero. Noi ci chiediamo: quali sono i nostri frutti? Cosa produce l’albero della nostra vita? Frutti dolci o aspri? Saporiti al palato ma dannosi per lo stomaco, oppure poco gradevoli al gusto ma sostanziosi e nutrienti. Oggi, la Parola di Dio ci permette di fare un buon esame di coscienza a partire dal simpatico esempio dell’albero. Fermiamoci un po’ in silenzio. Dedichiamoci qualche istante di riflessione personale e, sicuramente, faremo una copiosa raccolta di frutti. Speriamo siano buoni!

«ProVocazione»Non puoi pretendere che un oleastro ti dia olive buone e sostanziose. Se fai un innesto, però, si!

…È PREGATAPer le volte che non stendo le mie radici nel terreno del Tuo amore. Perdonami, Signore. Per le volte in cui non mi nutro con la linfa della Tua Parola. Perdonami, Signore. Per le volte che non riesco a produrre frutti dolci e gustosi. Perdonami, Signore.

…MI IMPEGNAAbbandonerò ogni forma di cattiveria e malvagità che inasprisce i miei pensieri, le mie parole e le mie azioni.

Giovedì, 27 giugno 2013San Cirillo d’Alessandria, vescovo e martire

Liturgia della ParolaGen 16,1-12.15-16; Sal 105; Mt 7,21-29

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.

…È MEDITATANon v’è dubbio che l’aspirazione dei credenti è far parte del regno di Dio per l’eternità, ma la strada per arrivarci viene stabilita da Gesù. Secondo le sue direttive, non basta invocare il suo nome o saper pregare con le labbra per entrare nel regno di Dio; non basta dire di conoscere il Signore, di pretendere di essere in confidenza con lui, di essere in grado di fare conferenze sulla sua natura; non basta ricevere sacramenti a iosa né vestirsi con abiti sacri o debitamente ricamati. Essere parte del regno di Dio significa scegliere di fare la sua volontà ogni istante della nostra vita. Significa impostare il proprio modo di agire e di pensare sulla roccia che è Cristo. Su di lui, infatti, si fonda la vera fede; chi ascolta le sue parole e le mette in pratica è definito saggio e forte. Non bisogna essere dei muratori di professione per sapere quanta fatica, quanta forza e quante risorse finanziarie necessita lo scavo delle fondazioni di una casa su un terreno roccioso. È molto più facile, al contrario, costruire sulla sabbia. Ma qual è il risultato più duraturo?

«ProVocazione»Una cosa è sapere il nome del Signore; un’altra è conoscere lui di persona.

…È PREGATAO Dio eterno e misericordioso, che ci dai la grazia di crescere

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nella verità e nella pace, fa’ che ci rinnoviamo nella fede e nell’amore e cerchiamo sempre ciò che promuove l’unità e la concordia per la costruzione di una Chiesa salda e ancorata alla roccia di Cristo. Amen.

…MI IMPEGNADedicherò un po’ di tempo a rafforzare la mia fede con la lettura del Vangelo.

Venerdì, 28 giugno 2013Sant’Ireneo, vescovo e martire

Liturgia della ParolaGen 17,1.9-10; Sal 127; Mt 8,1-4

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù scese dal monte e molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

…È MEDITATASecondo la legge ebraica, la lebbra rappresentava una tra le malattie altamente discriminante. Il sacerdote incaricato di costatare la piaga, definiva il malato “immondo” e lo condannava a stare in luoghi deserti. “Il lebbroso colpito dalla lebbra porterà vesti strappate e il capo scoperto, si coprirà la barba e andrà gridando: Immondo! Immondo! Sarà immondo finché avrà la piaga; è immondo, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento” (Lev 13,45-46). In caso di guarigione, il lebbroso era tenuto a presentarsi dinanzi al sacerdote, l’unico capace di rilasciargli un documento che attestava il suo reinserimento nella società. Da ciò si evince come la lebbra rappresenta, in maniera generica, la malattia che allontana dagli altri, che discrimina, che isola generando nei “sani” la paura del diverso. Oggi, grazie ai notevoli passi avanti della medicina, in molti paesi questo problema è stato sconfitto. Ma se andiamo al di là della malattia fisica, possiamo affermare la stessa cosa per tutti gli altri casi di discriminazione? Possiamo dire di vivere in una società che ingloba il diverso? Purtroppo

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la vita quotidiana attesta il contrario; essa ci fa assistere a casi di “allontanamento” dai gruppi, dalle comunità, dalla cerchia di amicizia nell’assoluta normalità e tranquillità di molti. Quante persone mettiamo ai margini del nostro cuore senza rendercene conto! Spesso sentiamo dire o, peggio ancora, diciamo: “Accanto a quello non mi siedo…”, “quell’altro non mi deve venire davanti…” “Se c’è lui, io non vengo…” “Quello fa puzza…”, “Quello è stupido e ignorante…” “quello, quello…” anche il pronome dimostrativo indica la distanza che poniamo tra noi e gli altri. Gesù, sfidando la legge, vuole il bene di quell’uomo, si avvicina, ama, tocca, guarisce, include nella comunità, ridà vita e dignità. E noi?

«ProVocazione»Chi allontana gli altri, allontana se stesso da Dio.

…È PREGATAO Signore fa’ di me uno strumento della Tua pace. Dove è odio, io porti l’amore. Dove è discordia, io porti l’unione. Dove è dubbio, io porti verità. Dove è offesa io porti perdono. Dove è lebbra, io porti il tuo abbraccio di tenerezza. Amen.

…MI IMPEGNACorreggerò i miei pregiudizi sulle persone e mi impegnerò a pregare per esse.

Sabato, 29 giugno 2013SAN PIETRO E PAOLO, APOSTOLI

SolennitàMessa del giorno

Liturgia della ParolaAt 12,1-11; Sal 33; 2Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le

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porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

…È MEDITATASembra quasi che il Signore, a metà della sua esperienza pubblica, voglia fare un sondaggio su ciò che la gente pensa di lui. A quel tempo non esistevano le moderne tecniche di statistiche e Gesù si accontenta di chiedere ai suoi discepoli. Essi rispondono e riportano alcune notizie e interpretazioni apprese qua e là. Gesù, però, vuole ascoltare il cuore dei suoi amici; egli è interessato al pensiero di coloro che hanno condiviso un pezzo di cammino con lui. E in questo clima di comunione profonda, si leva la voce di Simon Pietro che, a none di tutti, professa la sua e la loro fede: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Per la prima volta un discepolo di Gesù, fuggendo ogni dubbio, afferma di aver compreso appieno il disegno di Dio e la sua attualizzazione. Per questo, Simon Pietro è chiamato beato. Egli si è fatto docile alla rivelazione di Dio, non ha messo al primo posto le sue doti intellettuali, ma ha saputo ascoltare la voce del Padre diventandone, così, strumento di diffusione. La Chiesa, cioè il popolo dei battezzati fondato sulla roccia di Pietro, oggi come allora, deve continuare ad avere questa consapevolezza. Ognuno di noi, in comunione con gli altri, deve professare con coraggio e determinazione la propria fede; deve ricercare la volontà di Dio, farsi docile alla sua voce e confidare nella sua misericordia piuttosto che nelle proprie capacità umane. Ogni battezzato ha il dovere di essere un “megafono” attraverso il quale Dio continua a parlare al mondo perché tutti possano ascoltare l’annuncio del primato di Cristo nella vita dell’uomo. I Santi Pietro e Paolo, colonne fondanti della nostra fede cristiana, siano per noi modelli di santità, di testimonianza e di forza.

«ProVocazione»La roccia di Pietro mai crollerà. La voce di Paolo sempre risuonerà.

…È PREGATADio Onnipotente ed eterno, Tu hai voluto unire in gioiosa fraternità i due santi apostoli: Pietro che per primo confessò la

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fede in Cristo, Paolo che illuminò le profondità del mistero; il pescatore di Galilea, che costruì la prima comunità con i giusti di Israele, il maestro e dottore che annunziò la salvezza a tutte le genti. Con diversità di doni hanno edificato l’unica Chiesa; donaci la loro santità, perché possiamo essere immersi nella edificazione di una comunità di credenti degna del nome cristiano. Amen. dal Prefazio

…MI IMPEGNAPregherò per il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti.

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Settimane XIII – XVICi hai fatti per Te, Signore

Quando mi è stato proposto di scrivere le meditazioni per questo tratto di Tempo Ordinario, ho pensato: “Ecco l’ennesimo dono che il Signore mi fa!”. Egli mi chiama e mi chiede di servirlo. Mi chiede di mettermi alla sua presenza, ascoltare la sua Parola e rispondergli amorosamente.E, a partire da questa occasione, ho ripensato a quanti doni ho ricevuto da Dio nella mia vita: persone che mi pone accanto, esperienze che vivo, realtà che mi fanno sentire la sua vicinanza. La lontananza da Dio – ogni uomo lo sperimenta – è fonte di sofferenza; il nostro cuore senza di Lui è terra deserta, arida, senz’acqua. È S. Agostino che scrive: “Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te” per dire il desiderio di Dio che c’è nel cuore di ogni uomo. Anch’io spesso prendo a prestito queste parole per rivolgermi a Lui ed esprimergli il mio assoluto bisogno della Sua presenza. Lui risponde sempre con un amore infinito ed è per questo che lo voglio ringraziare.

Marina Aiello di S. Giorgio di Gioiosa Marea,parrocchia S. Giorgio Martire.

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XIII Settimana del Tempo OrdinarioXIII Domenica, 30 giugno 2013Santi Protomartiri della Chiesa di Roma

Giornata della Carità del PapaLiturgia della Parola

1Re 19,16b.19-21; Sal 15; Gal 5,1.13-18; Lc 9,51-62LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAMentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

…È MEDITATANel Vangelo di Luca l’episodio descrive la svolta decisiva compiuta da Gesù: prende «la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme». Questa meta non è una fra le tante; Gesù nella città santa «deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (9,22). Egli non solo non cerca di eludere tutto questo, ma decide fermamente di andare a Gerusalemme («indurì il volto per andare a Gerusalemme»): la morte in Croce Gesù non l’ha subita! Non si tratta di una disgrazia che gli è capitata e che ha sopportato con pazienza. Gesù ha scelto di fare della sua vita un dono e questa scelta fa parte del disegno d’amore progettato dal Padre per la nostra salvezza. Ai discepoli di Emmaus, che

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senza più speranza si allontanano da Gerusalemme, Gesù spiega: «Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture, ciò che si riferiva a lui» (24,25-26).Gesù manda davanti a sé dei messaggeri i quali, davanti a chi non vuole accogliere il Maestro, pensano bene che la risposta adeguata sia la punizione. Gesù li rimprovera.Quante volte ho detto di sì a Gesù solo perché temevo una punizione? Gesù non punisce, chiede l’adesione del cuore.Quante volte ho pensato che Dio dovrebbe bruciare coloro che lo rinnegano? Davanti a chi non vuole accogliere Gesù, siamo chiamati ad avere i suoi stessi atteggiamenti: perdono e accoglienza; solo chi sperimenta l’amore può aderire a Dio, perché Dio è Amore e non ci sono altre vie per parlare di Lui.Lungo questo cammino di Gesù, alcuni - attratti forse dalla sua forte personalità o dai suoi insegnamenti - chiedono di poterlo seguire. Egli, però, mette subito in chiaro le cose: la strada che Lui percorre è quella che porta alla Croce e allora bisogna lasciare tutto: casa, famiglia, progetti…; chi vuole essere suo discepolo deve rinnegare se stesso, prendere la sua croce ogni giorno e seguirlo (9,23). Non c’è spazio per i ripensamenti.Gesù non rifiuta nessuno, se si presenta ai nostri occhi esigente è perché seguirlo vuol dire condividere con Lui tutto, conformarsi a Lui e fare della sua vita la nostra vita. Egli desidera che sia così perché non ci può essere felicità vera senza una piena comunione con Lui.Noi alla Croce preferiremmo i miracoli, i grandi gesti eclatanti; la Croce non la capiamo e allora reagiamo con rassegnazione o addirittura ci ribelliamo, ma è questa la via che Dio ha scelto per salvarci ed è su questa via che siamo chiamati a seguirlo. Da subito essa è stata considerata scandalo e stoltezza, ma per chi crede è «potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,24).

«ProVocazione»Al di fuori della Croce non vi è altra scala per salire al cielo.

Rosa da Lima…È PREGATA

Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a

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noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto della tua sola grazia, giungere a Te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni glorioso, Dio onnipotente, per tutti i secoli dei secoli. Amen. San Francesco d’Assisi

…MI IMPEGNAQuando incontrerò qualcuno che si mostra indifferente nei confronti di Gesù, testimonierò la grazia di aver incontrato il Signore.

LUGLIO

Lunedì, 1 luglio 2013Beato Antonio Rosmini, sacerdote

Liturgia della ParolaGen 18,16-33; Sal 102; Mt 8,18-22

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, vedendo Gesù una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti».

…È MEDITATADopo la guarigione del servo del centurione (pagano), della suocera di Pietro e di molti infermi, Matteo ci propone il tema della sequela di Gesù e la sua radicalità.Allo scriba che mostra il proposito di seguirlo ovunque, Gesù fa notare la propria povertà: mentre gli animali hanno un loro rifugio, Lui non ha neanche dove posare il capo. Seguirlo significa pertanto essere pronti ad un distacco totale dai beni materiali e da ogni comodità. Scegliere di seguirlo impone di dargli tutto così come Lui ha dato tutto Se stesso per noi.Al discepolo che chiede di poter andare prima a seppellire il padre, Gesù risponde con un invito perentorio: «Seguimi».

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Non c’è nulla di più importante da anteporre a Gesù e ad una vita condivisa con Lui, neanche i propri affetti: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me» (10,37). Qualsiasi realtà umana (anche “seppellire i morti”), per quanto importante, è sempre secondaria rispetto a Dio. Chi vuol seguire Gesù è Lui che deve mettere al primo posto, sempre.

«ProVocazione»Colui che è veramente innamorato lascia perdere tutto il resto per guadagnare colui che ama.

Giovanni della Croce…È PREGATA

Donami, Gesù, un cuore libero e capace di amarti sopra ogni altra cosa. So che solo Tu mi puoi condurre alla gioia, tutto il resto diventa importante se mi conduce a Te. Fa’ che io, ascoltando la Tua chiamata, possa dirti il mio sì convinto. Amen.

…MI IMPEGNARifletterò sul mio modo di considerare i beni materiali.

Martedì, 2 luglio 2013San Lidano da Sezze, abate

Liturgia della ParolaGen 19,15-29; Sal 25; Mt 8,23-27

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

…È MEDITATAAlla radicalità della sequela il Vangelo fa seguire una riflessione sull’identità di Gesù: chi bisogna seguire?Gesù placa la tempesta mentre con i suoi discepoli sta attraversando il lago di Tiberiade. Colpisce subito l’infuriare

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della tempesta e il panico dei discepoli da una parte e la calma di Gesù (dorme) dall’altra.Il mare, tradizionalmente ritenuto abitazione dei mostri marini, nell’AT, soprattutto nei Salmi, è placato da Javhè e i mostri (le potenze del male) che lo abitano sono vinti.Davanti alla barca quasi affondata, i discepoli hanno paura e si sentono perduti.Ma si può essere perduti quando c’è Gesù sulla barca con noi? Non è forse Egli più forte di qualsiasi male?Nell’episodio del servo del centurione, raccontato da Matteo poco prima, Gesù loda la fede del centurione che aveva dichiarato di fidarsi della sua parola perché la sapeva potente e capace di guarire anche da lontano. A differenza del centurione (8,5-13), i discepoli sono gente di poca fede: non sono stati capaci di affidarsi completamente a Gesù, hanno avuto paura e hanno disperato nonostante la sua presenza.Solo quando sono colti dallo stupore per la tempesta sedata, sono in grado di chiedersi: «chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?». L’itinerario di ricerca dell’identità di Gesù è solo all’inizio; i discepoli sperimentano ora la potenza del loro Maestro e troveranno la risposta alla loro domanda solo più avanti (v. 29 anticipata dai due indemoniati e 14,33: si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!»).

«ProVocazione»Diecimila difficoltà non fanno un solo dubbio.

John Henry Newman…È PREGATA

O Dio, luce vera ai nostri passi è la Tua Parola, gioia e pace ai nostri cuori; fa’ che illuminati dal tuo Spirito l’accogliamo con fede viva, per scorgere nel buio delle vicende umane i segni della Tua presenza. Amen.

dalla Liturgia…MI IMPEGNA

Ringrazierò Dio per la sua presenza nella mia vita e gli chiederò perdono per tutte quelle volte che l’ho messa in dubbio.

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Mercoledì, 3 luglio 2013SAN TOMMASO, apostolo

FestaLiturgia della Parola

Ef 2,19-22; Sal 116; Gv 20,24-29LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATATommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».

…È MEDITATAPer la festa di S. Tommaso apostolo, la liturgia ci propone il racconto dell’apparizione di Gesù ai discepoli «la sera di quel giorno» (la Risurrezione) e «otto giorni dopo».Tommaso è assente alla prima apparizione di Gesù e la sua reazione all’annuncio di quanto gli altri hanno visto è divenuta proverbiale per descrivere l’incredulità. In realtà, Tommaso è condotto dal Risorto alla bella professione di fede: «Mio Signore e mio Dio!».«Otto giorni dopo», infatti, nonostante accadano gli stessi avvenimenti del giorno di Pasqua (v. 19: venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!»), l’apostolo è invitato a toccare e vedere per «non essere incredulo, ma credente».La fede non è un salto nel buio; avere fede non significa credere in maniera istintiva, anzi la fede ci rende pienamente uomini.Tommaso segue il cammino che anche noi facciamo: crede in Gesù attraverso i segni della sua Passione.Il riferimento al tempo trascorso tra un’apparizione e l’altra non è un semplice riferimento cronologico. «Otto giorni dopo» («la sera di quello stesso giorno, il primo della settimana») è domenica, Pasqua settimanale! È il giorno in cui noi cristiani ci troviamo insieme e Gesù sta in mezzo a noi, presente nella

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sua Parola e nei segni del pane e del vino. Si tratta di un incontro che avviene nella fede, ma vero e reale!«Otto giorni dopo» Gesù si incontra veramente solo nella comunità cristiana; l’incontro che avviene nell’intimo del nostro cuore ha bisogno della comunione con la Chiesa. È nella Chiesa che conosciamo Gesù ed è nella Chiesa che ci viene donata la fede e cresciamo in essa.Tommaso non ha creduto ai testimoni, mentre sono «beati quelli che non hanno visto e hanno creduto», coloro cioè che si sono fidati.

«ProVocazione»Non una comunità di perfetti, ma una comunità che sa affiancarsi ad ogni fratello, soprattutto al più debole, perché riviva l’esperienza di Tommaso che “vedeva e toccava l’uomo, ma confessava la sua fede in Dio che non vedeva né toccava” (S. Agostino).

Mons. Francesco Cacucci…È PREGATA

Grazie, Gesù per il dono della fede e per il dono della comunità cristiana che sostiene e rafforza il mio cammino di fede. Da solo io non ce la farei mai. So che chiami anche me ad essere tuo testimone all’interno della Chiesa. Donami sempre il Tuo Santo Spirito perché possa vivere nella Chiesa da figlio e fratello. Amen.

…MI IMPEGNAA coloro che dicono “Cristo si, Chiesa no” mostrerò la bellezza di appartenere alla comunità dei discepoli di Gesù Risorto.

Giovedì, 4 luglio 2013Santa Elisabetta del Portogallo, regina

1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioniLiturgia della Parola

Gen 22,1-19; Sal 114; Mt 9,1-8LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Allora alcuni scribi cominciarono a pensare:

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«Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

…È MEDITATADopo la liberazione degli indemoniati di Gàdara e il rifiuto di Gesù (8,28-34), sull’altra riva è guarito un paralitico. Gesù compie il miracolo «vedendo la loro fede». I miracoli non sono, infatti, gesti magici e Gesù non può essere scambiato per una sorta di incantatore e nemmeno per colui che, in un colpo solo, risolve tutti i problemi. I miracoli, in quanto segni dell’amore di Dio per l’uomo, richiedono la fede!La prima guarigione che il paralitico ottiene non è quella del corpo, ma quella dell’anima: la remissione dei peccati, molto più importante della prima. Non è affatto vero che quando c’è la salute c’è tutto, come molto spesso diciamo o sentiamo dire. Se per un verso la malattia è fonte di grandi sofferenze, per l’altro la felicità si ha solo quando c’è Dio, altrimenti non ci sono salute, ricchezze o poteri che tengano, non ci sarà mai vera felicità.La remissione dei peccati ottenuta dal paralitico può essere solo dono di Dio oppure diventa bestemmia, cioè farsi Dio. È davvero triste l’atteggiamento di coloro che, di fronte alla manifestazione dell’amore di Dio, coltivano nel loro cuore pensieri malvagi! È importante riflettere sul nostro modo di accogliere Gesù, sul nostro modo di reagire di fronte a ciò che Egli compie per noi e per gli altri, sulla nostra capacità di estirpare dal nostro cuore tutti i sentimenti negativi che ci impediscono di amare Dio e i nostri fratelli.La reazione di fronte a ciò che Gesù opera nella vita deve essere il riconoscimento della sua grandezza e la glorificazione di Dio: «le folle furono prese da timore e resero gloria a Dio».

«ProVocazione»L’uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo – non soltanto secondo immediati, parziali, spesso

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superficiali, e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere – deve, con la sua inquietudine e incertezza e anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. Quale valore deve avere l’uomo davanti agli occhi del Creatore se ha meritato di avere un tanto nobile e grande Redentore, se Dio ha dato il suo Figlio, affinché egli, l’uomo, non muoia, ma abbia la vita eterna.

Giovanni Paolo II…È PREGATA

Ho sperato, ho sperato nel Signore,ed egli su di me si è chinato,ha dato ascolto al mio grido.Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,dal fango della palude;ha stabilito i miei piedi sulla roccia,ha reso sicuri i miei passi.Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,una lode al nostro Dio.Molti vedranno e avranno timoree confideranno nel Signore.Beato l’uomo che ha posto la sua fiducia nel Signoree non si volge verso chi segue gli idoliné verso chi segue la menzogna.Quante meraviglie hai fatto,tu, Signore, mio Dio,quanti progetti in nostro favore:nessuno a te si può paragonare!Se li voglio annunciare e proclamare,sono troppi per essere contati. dal Salmo 40

…MI IMPEGNAAiuterò i “paralitici” a raggiungere Gesù. E io stesso, “paralitico”, cercherò sempre il suo amore che guarisce.

Venerdì, 5 luglio 2013Santa Febronia, vergine e martirePatrona di Patti (ME)

Liturgia della ParolaGen 23,1-4.19; 24,1-8.62-67; Sal 105; Mt 9,9-13

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LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti, non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

…È MEDITATADopo il racconto della guarigione del paralitico, Matteo insiste sulla nostra necessità di essere guariti da Gesù. Presenta la sua vocazione e si descrive come un pubblicano (sinonimo di peccatore) chiamato da Gesù ad un cambiamento radicale di vita. Egli lascia il suo banco (il suo lavoro, la sua ricchezza, la sua vita di peccato) per seguire Colui che solo può farlo veramente ricco.Gesù non ha paura dei peccatori, né tanto meno li disprezza, tanto che siede a tavola con loro. Lo stare insieme seduti a tavola, dice familiarità, intimità (questo valeva ancora di più per gli ebrei che mangiavano tutti nello stesso piatto).Per i farisei Dio è un Giudice che punisce chi sbaglia e premia chi lo serve e allora non può stare con i peccatori! E se Gesù sta con i peccatori, non viene da Dio.Gesù ci insegna a conoscere il vero volto di Dio: non quello che noi uomini ci costruiamo sul modello nostro (la logica dei farisei non è altro che la logica umana), ma quello che Egli ci rivela, un Dio cioè che è Padre che, pur non sminuendo la realtà grave del peccato, distingue il peccato dal peccatore e a questi non indirizza il suo castigo, ma il suo amore!Dio non vuole dei servi, ma desidera dei figli! E, infatti, non ci chiede l’osservanza scrupolosa della Legge, ma di avere i suoi stessi sentimenti: misericordia!Pubblicani e peccatori, nonostante il loro peccato, si avvicinano a Gesù, mentre i farisei, con tutta la loro giustizia, lo accusano e rischiano di far diventare la loro malattia, che si ostinano a negare, morte.Dobbiamo imparare a considerare la nostra miseria perché

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solo riconoscendoci malati, bisognosi del Medico, saremo in grado di chiedere e ottenere la guarigione. Non dobbiamo avere paura di presentare a Gesù le nostre infermità perché Egli, come Buon Samaritano, è pronto a guarirle.

«ProVocazione»Per [i pii, coloro che con Dio sono in regola] Dio è soprattutto Legge; si vedono in rapporto giuridico con Dio e sotto questo aspetto sono alla pari con Lui. Ma Dio è più grande: devono convertirsi dal Dio-Legge al Dio più grande, al Dio dell’amore. Allora non abbandoneranno la loro obbedienza, ma essa verrà da fonti più profonde e perciò sarà ancora più grande, più sincera e pura, ma soprattutto anche più umile.

Joseph Ratzinger…È PREGATA

Signore Gesù, a volte è forte la tentazione di pensarmi autosufficiente, non bisognoso del Tuo perdono; così come è forte la tentazione di guardare i limiti degli altri. È una debolezza da cui desidero essere guarito. Passa anche nella mia vita, chiamami e fa’ che anch’io, come Matteo, possa mettere tutto nella Tue mani. Amen.

…MI IMPEGNAFarò tutte le sere l’esame di coscienza, per non sorvolare sui miei errori, e lasciare che Dio mi risani.

Sabato, 6 luglio 2013Santa Maria Goretti, vergine e martire

Liturgia della ParolaGen 27,1-5.15-29; Sal 134; Mt 9,14-17

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, si accostarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si

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versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

…È MEDITATACome seguito della nostra necessità di essere guariti da Gesù, Matteo propone la discussione sul digiuno, che ci spinge a considerare la centralità di Gesù nella nostra vita.Il digiuno è un atto di penitenza, col quale si esprime la tristezza per la mancanza di qualcosa, in vista di un bene più grande. Ma quando Gesù è in mezzo a noi quel Bene grande lo abbiamo già ricevuto e, per questo, è festa.Gesù definisce se stesso lo Sposo e, di conseguenza, la vita insieme a Lui un banchetto di nozze, immagini che indicano i tempi messianici che egli è venuto a portare.Gesù è dunque la Gioia e, pertanto, un cristiano triste è un controsenso perché la sua vita insieme al Signore è un continuo banchetto nuziale. Se il nostro rapporto con Lui è nuziale, deve essere caratterizzato da intimità, amore profondo. È il momento in cui manca Gesù («lo sposo sarà loro tolto» è un annuncio della sua morte) quello in cui bisogna esser tristi.Chi è unito a Cristo, come la sposa al suo sposo, non si limita a compiere pratiche esteriori, comandate, che non toccano il profondo, perché la sua unione col Signore lo rende una creatura nuova (2Cor 5,17), cioè rinnovata, ricreata, e gli chiede una vita anch’essa nuova che sia conseguenza di questa familiarità con Cristo.Compiere delle pratiche senza lasciarsi rinnovare da Cristo è come rattoppare un vestito consumato, col rischio che lo strappo diventi ancora più grande. Ciò che dobbiamo cercare è l’intimità con Gesù e perché essa si possa realizzare, siamo chiamati a lasciare che Egli ci spogli dell’uomo vecchio e ci faccia rivestire il nuovo (Col 3,10; Ef 4,22-24).

«ProVocazione»Ma chi può mettere in dubbio che l’amore precede l’osservanza? Chi, infatti, non ama è privo di motivazioni per osservare i comandamenti.

Agostino d’Ippona

…È PREGATASignore che governi tutto, Padre di Gesù Cristo, Principe

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eterno e Liberatore degli schiavi, fa che non esista più niente di vecchio in noi che siamo stati cambiati e ci siamo volti a Te nella verità; Tu che vuoi da noi un’anima pura e ci hai chiamati a una seconda nascita, nel Tuo grande amore, imprimi in noi l’immagine viva del Tuo unico Figlio. Rendi forte la nostra fede, perché niente possa separarci da Te; e siamo sempre uniti al Tuo Verbo, nel quale è gloria e potenza a Te e allo Spirito ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.

Tradizione Apostolica…MI IMPEGNA

Vivrò la celebrazione dell’Eucaristia come momento di intima comunione con il Signore che si dona a me.

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XIV Settimana del Tempo OrdinarioXIV Domenica, 7 luglio 2013San Felice di Nantes, vescovo

Liturgia della ParolaIs 66,10-14c; Sal 65; Gal 6,14-18; Lc 10,1-12.17-20

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: «È vicino a voi il regno di Dio». Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: «Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino». Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

…È MEDITATAGesù, presa la ferma decisione di andare a Gerusalemme (9,51-56) e indicate le esigenze della vocazione apostolica (9,57-62), designa, per inviarli davanti a sé, settantadue discepoli (numero tradizionale delle nazioni pagane), così come prima (9,1-6) aveva mandato in missione i dodici (numero delle tribù di Israele); l’annuncio del Regno di Dio è infatti destinato non solo agli ebrei, ma all’umanità intera.La prima cosa da notare è che Gesù invia i discepoli a due a

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due: non c’è autentico annuncio di Gesù se viene fatto in solitudine.A costoro la prima cosa che Gesù chiede non è l’azione, ma la preghiera perché la missione non può non avere a fondamento il rapporto con Dio. Il discepolo di Cristo non annuncia se stesso, né una semplice dottrina, per quanto affascinante, ma è chiamato a mostrare che Dio è prossimo agli uomini (v. 9 «…guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”») e questo non può che essere opera di Dio. L’uomo raccoglie solo i frutti.Gesù avverte che questa missione non sarà facile perché i discepoli non saranno da tutti accolti e nell’immagine degli agnelli in mezzo ai lupi si legge anzi la possibilità della persecuzione, ad imitazione del Signore che essi seguono lungo la strada verso Gerusalemme (9,51). A loro sostegno non avranno forze o certezze umane e materiali (né borsa, né sacca, né sandali), ma Gesù ha dato loro il potere di vincere il male. Luca riferisce, infatti, che i settantadue tornano pieni di gioia perché hanno sperimentato questa potenza e Gesù chiarisce il vero motivo per cui devono gioire: la vita eterna ricevuta in dono (Ap 20,12).

«ProVocazione»Il compito di annunziare Gesù presso tutti i popoli appare immenso e sproporzionato rispetto alle forze umane della Chiesa. Le difficoltà sembrano insormontabili e potrebbero scoraggiare, se si trattasse di un’opera soltanto umana. Ciò che conta è la fiducia che viene dalla fede, cioè dalla certezza che non siamo noi i protagonisti della missione ma Gesù Cristo e il suo Spirito.

Giovanni Paolo II…È PREGATA

Acclamate il Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza. Riconoscete che solo il Signore è Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi,suo popolo e gregge del suo pascolo.

dal Salmo 100…MI IMPEGNA

Pregherò Dio perché mandi operai nella sua messe.

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Lunedì, 8 luglio 2013Sant’Adriano III, papa

Liturgia della ParolaGen 28,10-22a; Sal 90; Mt 9,18-26

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà». Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli. Ed ecco una donna, che soffriva d’emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». Gesù, voltatosi, la vide e disse: «Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita». E in quell’istante la donna guarì. Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse: «Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme». Quelli si misero a deriderlo. Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E se ne sparse la fama in tutta quella regione.

…È MEDITATADopo aver affermato la necessità della vita nuova in Cristo, Matteo propone la guarigione dell’emorroissa e la risurrezione di una fanciulla, segni di questa vita nuova che Gesù ci dona.Il primo miracolo manifesta la salvezza donata per la fede; una fede così grande che diventa certezza di essere salvata anche solo toccando le frange del mantello del Signore e che Gesù riconosce, così come aveva riconosciuto e lodato la fede del centurione (8,10).Possiamo perciò riflettere sulla fiducia incondizionata che la donna ripone in Gesù e nella sua potenza e anche sull’atteggiamento di Gesù che si volta, la guarda, la incoraggia.Davanti alla sofferenza come ci accostiamo a Gesù? Sentiamo il suo sguardo su di noi? Mettiamo al primo posto la fede o cerchiamo miracoli?Il secondo miracolo mostra nello stesso tempo la fede di un capo della sinagoga che si prostra (cioè lo riconosce come Dio) e lo prega di andare dalla figlia già morta, fiducioso che se Gesù andrà, “ella vivrà”; ma anche la poca fede della folla che derideva Gesù. Anche qui possiamo fermarci a considerare quanta fiducia siamo disposti a dare a Gesù e

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quanto sappiamo coltivare la speranza anche nei momenti in cui tutto sembra finito, sappiamo riconoscere in Gesù il Figlio di Dio che ha vinto la morte e ci ha donato la salvezza?

«ProVocazione»Tutto è per noi Cristo. Se desideri medicare le tue ferite, egli è medico. Se bruci di febbre, egli è la sorgente ristoratrice. Se sei oppresso dalla colpa, egli è la giustizia. Se hai bisogno di aiuto, egli è la forza. Se temi la morte, egli è la vita. Se desideri il cielo, egli è la via. Se fuggi le tenebre, egli è la luce. Se cerchi il cibo, egli è il nutrimento. Gustate, dunque, e vedete quanto è buono il Signore; felice l’uomo che spera in lui.

Ambrogio da Milano…È PREGATA

Anche io, Gesù, vorrei avere la fede dell’emorroissa e del capo della sinagoga; anche io vorrei affidare a Te le mie sofferenze, i miei desideri. A volte, però, la mia speranza vacilla. Signore, accresci la mia fede! Amen.

…MI IMPEGNAAnche nei momenti più bui riconoscerò la presenza di Gesù che mi guarda e mi infonde coraggio.

Martedì, 9 luglio 2013San Pancrazio, vescovo e martire

Liturgia della ParolaGen 32,22-32; Sal 16; Mt 9,32-38

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!».

…È MEDITATAPer i prodigi che Gesù opera – guarigione dell’emorroissa e

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risurrezione della figlia del capo della Sinagoga (9,18-26); guarigione dei due ciechi (9,27-31) – la fama di Gesù si diffonde e gli viene presentato un indemoniato muto, una persona a cui satana ha tolto la capacità di interagire con gli altri e che, di conseguenza, rimane nella sua solitudine.Gesù lo libera da satana e gli restituisce la facoltà di parlare, di entrare in contatto con le persone che incontra. Gesù ci libera dalla solitudine e dall’incapacità di costruire relazioni autentiche.Matteo presenta una doppia reazione. Le folle sono prese da stupore (come i discepoli in occasione della tempeste sedata: «Chi è costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?» [8,27]) e riconoscono che ciò che vedono compiere a Gesù nessuno è stato mai capace di farlo («non si è mai vista una cosa simile in Israele!»); dall’altro lato, i farisei si rifiutano cioè di riconoscere Gesù come Figlio di Dio, grazie al quale giunge in mezzo agli uomini il Regno di Dio (12,22-24).Matteo ci presenta Gesù instancabile nel percorrere tutte le città e i villaggi, predicando la buona notizia della vicinanza di Dio ad ogni uomo e facendo sentire gli effetti di tale vicinanza.Di fronte alle folle, stanche e sfinite come pecore senza pastore, Gesù sente compassione. Non si tratta di pena o, peggio, di commiserazione, ma di partecipare alle sofferenze delle persone che incontra; si tratta cioè di com-patire, con-soffrire: di fare proprie le sofferenze che vede negli uomini. E per questo chiede agli apostoli di pregare, perché Dio mandi operai nella sua messe: un invito a rivolgersi a Dio Pastore del suo popolo e, nello stesso tempo, un invito alla responsabilità.

«ProVocazione»Gesù stesso è il regno; il regno non è una cosa, non è uno spazio di dominio come i regni del mondo. È persona, è Lui. Con il modo in cui parla di “Regno di Dio”, Egli conduce gli uomini all’enormità del fatto che in Lui è presente Dio stesso in mezzo agli uomini, che egli è la presenza di Dio.

Joseph Ratzinger…È PREGATA

Anche io, Signore, sono afflitto dall’incomunicabilità, dall’incapacità di entrare in comunione con i fratelli che mi

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poni accanto. Anche io ho bisogno che tu mi liberi dal male e mi faccia dono di un rapporto autentico con Te, Dio Amore, e con i miei fratelli. Amen.

…MI IMPEGNAMi farò vicino alle persone che mi stanno accanto, specie se sofferenti, conscio che sono dono di Dio.

Mercoledì, 10 luglio 2013Santa Vittoria, martire

Liturgia della ParolaGen 41,55-57; 42,5-7a.17-24a; Sal 32; Mt 10,1-7

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

…È MEDITATACon i vari racconti di miracoli, che testimoniano la presenza salvifica di Dio nel mondo, Matteo ha preparato il discorso missionario di Gesù, di cui oggi la liturgia ci propone la parte iniziale.Gesù sceglie dodici uomini, anticipazione del nuovo Israele (dodici erano le tribù di Israele) e li invia dando loro il potere di liberare dal male.Questi uomini sono chiamati per nome e di alcuni si dà anche la paternità; non si tratta cioè di individui anonimi, ma di persone che hanno un’identità precisa, una storia: un nome che Dio conosce e che si trova scritto nel suo cuore.Matteo nel fare il loro elenco li accoppia e alcuni sono anche fratelli; la missione, dunque, non è mai opera dei singoli ed è segnata dalla fraternità.Un’altra caratteristica di questo elenco è la citazione di Matteo «il pubblicano» (9,9), che aveva avuto cioè un passato di

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peccatore, e di Giuda l’Iscariota, «colui che poi lo tradì». Gesù non chiama solo persone che non sbagliano e la Chiesa non è la comunità dei perfetti.Gesù chiama tutti nonostante i limiti e porta comunque a compimento la sua opera di salvezza, perché Dio sa tracciare linee dritte anche attraverso le nostre linee storte. Egli conosce i nostri limiti e non li teme e ci invita a superarli dopo averne preso coscienza. La nostra umiltà si deve manifestare, non nel dire di no alla chiamata per paura di non essere all’altezza, ma nel riconoscere che senza di Lui non potremmo fare nulla.Gesù manda i dodici inizialmente al popolo di Israele, la cui elezione non si deve intendere come una sorta di esclusività che lo isola dagli altri popoli; Israele è infatti popolo eletto perché porti la luce ai popoli rimasti nelle tenebre.Tocca ora al nuovo popolo di Dio, i “prescelti” (Ef 1,4-5): sono chiamati a portare il nome di Gesù fino agli estremi confini della terra.

«ProVocazione»Gioia, perché la chiamata è il segno di un amore gratuito. Sarebbe angosciante un amore condizionato. Sappiamo invece di essere amati senza condizione, amati comunque. Da qui la gioia e la serenità. Ma anche il tormento. Come è possibile che Dio chiami qualcuno e non tutti? Non c’è che una risposta: chi è chiamato deve porsi al servizio di tutti. Non è pensabile una chiamata a vantaggio proprio. La prima radice della missionarietà è la consapevolezza della gratuità. Il merito blocca la missione, la gratuità la fonda.

dal Catechismo dei giovani/2, Venite e vedrete…È PREGATA

O Dio che hai stabilito la Tua Chiesa sacramento universale di salvezza per continuare l’opera del Cristo sino alla fine dei secoli, risveglia il cuore dei fedeli, perché avvertano l’urgenza della chiamata missionaria e da tutti i popoli della terra si formi una sola famiglia e sorga un’umanità nuova in Cristo nostro Signore.

dalla Liturgia…MI IMPEGNA

Risponderò con generosità alla chiamata del Signore e dirò

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“Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10).

Giovedì, 11 luglio 2013SAN BENEDETTO, abatePatrono d’Europa

FestaLiturgia della ParolaPr 2,1-9; Sal 33; Mt 19,27-29

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Pietro rispose a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

…È MEDITATAOggi, festa di S. Benedetto abate, la liturgia ci propone la domanda di Pietro a Gesù su cosa riceverà colui che per il Signore avrà lasciato tutto. Essa non riguarda solo i sacerdoti o i consacrati, ma ogni cristiano, perché ogni battezzato è chiamato a seguire Gesù. La domanda di Pietro è preceduta dall’episodio del giovane ricco e dalla riflessione di Gesù sul pericolo delle ricchezze (19,16-26). Il giovane che non riesce ad accogliere l’invito di Gesù a seguirlo, perché non sa abbandonare le sue ricchezze, se ne va triste: ha tenuto quello che possiede, ma non ha accolto “un tesoro nel cielo”. Con l’immagine molto suggestiva del cammello (nodo usato dai marinai) che non potrà mai passare per la cruna di un ago, Gesù fa comprendere quanto sia difficile entrare nel Regno dei cieli per coloro che non riescono a liberarsi di tutto ciò che ingombra il cuore e prende il posto di Dio. Il segreto della riuscita sta nel mettere tutto nelle mani di Dio e fidarsi, non delle proprie ricchezze, certezze, precomprensioni, ma solo di Lui. Qui arriva la domanda di Pietro. E la risposta di Gesù supera di gran lunga le aspettative di chiunque! Chi lo avrà seguito, non solo riceverà cento volte tanto tutto quello che avrà lasciato, ma avrà in eredità la vita eterna. Se a noi

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questa promessa di Gesù non stupisce poi così tanto è perché forse non ci siamo mai fermati a riflettere su cosa Gesù ci offre.La vita eterna non è la semplice immortalità e nemmeno andare in un luogo dove finalmente possiamo riposarci dopo una vita di fatiche. La vita eterna è essere con Cristo in profonda intimità, è comunione di vita con Lui, vivere alla sua presenza e partecipare della sua gioia. La vita eterna è felicità piena, vita in pienezza. Se qualche volta ci siamo chiesti se vale la pena seguire Gesù, la riposta che il Vangelo ci dona è chiara e non può che infondere certezza.

«ProVocazione» “Eterno” suscita in noi l’idea dell’interminabile, e questo ci fa paura; “vita” ci fa pensare alla vita da noi conosciuta. Possiamo soltanto cercare di uscire col nostro pensiero dalla temporalità della quale siamo prigionieri e in qualche modo presagire che l’eternità non sia un continuo susseguirsi di giorni del calendario, ma qualcosa come il momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità. Sarebbe il momento dell’immergersi nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo – il prima e il dopo - non esiste più. Questo momento è la vita in senso pieno, un sempre nuovo immergersi nella vastità dell’essere, mentre siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia.

Benedetto XVI…È PREGATA

Mi indicherai il sentiero della vita gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.

dal Salmo 15…MI IMPEGNA

Rifletterò su quanto è grande la speranza a cui siamo chiamati e loderò il Signore, mia salvezza.

Venerdì, 12 luglio 2013San Lucio di Cavargna, martire

Liturgia della ParolaGen 46,1-7.28-30; Sal 36; Mt 10,16-23

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LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».

…È MEDITATAIl seguito del discorso missionario di Gesù ci fa conoscere l’anima e il vero protagonista della missione: lo Spirito Santo.Il Signore non dice che la missione sarà facile («vi mando come pecore in mezzo ai lupi») e, infatti, sollecita a saper riconoscere il male presente nel mondo per poterlo evitare e combattere. I discepoli dovranno seguire Gesù fino in fondo, fino alla persecuzione, e questa sarà la loro più grande testimonianza, l’aver sofferto «per causa mia». E non dovranno preoccuparsi di cosa dire e di come dirlo perché riceveranno lo Spirito Santo e sarà Lui a parlare.È lo Spirito Santo che fa conoscere veramente Gesù, perché fa diventare suoi intimi, immerge nel suo Mistero e fa diventare suoi contemporanei. Entriamo nel cuore di Dio e solo così possiamo dire a tutti quale Amore contiene quel cuore.Se cerchiamo in noi stessi, nelle nostre semplici forze umane, la capacità di annunciare il Vangelo, ci orientiamo all’insuccesso.Lo Spirito Santo ci fa comprendere il vero senso delle parole e delle azioni di Gesù e ci dona il coraggio di annunciarlo anche lì dove sembra trovare rifiuto.Il motivo per cui il Vangelo non viene accolto è che la sua accoglienza richiede conversione, che cioè si inverta il modo di vedere, di sentire, di vivere. E chiede anche a chi lo annuncia di fare tutto questo ancor prima di proporlo agli altri,

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perché solo così la testimonianza sarà credibile. Lo Spirito Santo parlerà in noi, se ci faremo cambiare da Lui.

«ProVocazione»Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione, la missione una propaganda. Ma in Lui, Gesù Cristo Signore Risorto è presente; il Vangelo è potenza di vita; la Chiesa è segno della comunione trinitaria; l’autorità è servizio liberatore; la missione è una Pentecoste.

Ignatios Hazim, metropolita di Lattaquiè…È PREGATA

Donaci, Gesù, il Tuo Santo Spirito perché possiamo ascoltare la Tua voce ed entrare in comunione con Te; perché Egli possa parlare in noi e possiamo così testimoniarti nella quotidianità della nostra vita. Amen.

…MI IMPEGNAChiederò allo Spirito Santo la forza che ha dato agli apostoli il giorno di Pentecoste.

Sabato, 13 luglio 2013Sant’Enrico II, Imperatore

Liturgia della ParolaGen 49,29-32; 50,15-26a; Sal 104; Mt 10,24-33

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari! Non li temete dunque, poiché non v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti

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passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

…È MEDITATADopo aver messo in guardia i discepoli del possibile odio a cui andranno incontro a motivo della testimonianza a Lui resa, Gesù li sprona a non avere paura e a parlare a tutti apertamente. Dopo la sua morte, risurrezione e il dono dello Spirito Santo, non c’è più niente che non possa essere compreso e i discepoli devono, perciò, gridare a tutti la salvezza realizzata, perché possa raggiungere ogni uomo. Di una sola cosa bisogna aver paura: di colui che può far morire l’anima. Se anche gli uomini possono perseguitare e uccidere, non possono però togliere la vita, perché essa sarà ritrovata in abbondanza in Dio. Infatti, saremo beati quando ci insulteranno e perseguiteranno a causa di Gesù e potremo rallegrarci ed esultare (5,11-12).Bisogna invece temere chi ci separa da Dio, perché in questo consiste la morte vera. L’uomo non deve avere paura perché la sua vita è nelle mani di Dio che custodisce ogni cosa. E se custodisce anche due passeri che si vendono per un soldo, non custodirà forse l’uomo che ha creato a sua immagine e somiglianza? Dio non ha creato il mondo per poi lasciarlo in balìa dal caso, ma continua a prendersene cura come un Padre. Egli è Provvidenza e l’uomo può perciò fidarsi totalmente e sentirsi sicuro, sapendo che anche i capelli del suo capo sono contati.Gesù, infine, rassicura i discepoli, perché la loro testimonianza davanti agli uomini farà sì che essi, al momento del giudizio finale, saranno riconosciuti davanti al Padre.

«ProVocazione»Là nessuno ci sarà nemico, là non perderemo nessun amico.

Agostino d’Ippona…È PREGATA

So, Gesù, che se il mondo ha odiato Te, odierà anche me quando, con la Tua grazia, saprò esserti fedele. Donami, Gesù, la grazia di saperti imitare e testimoniare. Amen.

…MI IMPEGNA

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Sarò discepolo di Gesù anche quando questo significherà essere respinto dagli altri.

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XV Settimana del Tempo OrdinarioXV Domenica, 14 luglio 2013San Camillo De Lellis, sacerdote

Liturgia della ParolaDt 30,10-14; Sal 68; Col 1,15-20; Lc 10,25-37

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno». Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

…È MEDITATAFra le esigenze della vocazione apostolica Luca presenta l’amore per il prossimo. Ma chi è il prossimo? Per gli ebrei era il connazionale e, al massimo, il proselite, chi cioè, facendosi circoncidere, abbracciava la fede nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Non certo lo straniero e il nemico.Gesù, come è nel suo stile, non fa un lungo discorso per spiegare cosa significhi prossimo, ma racconta la notissima parabola del buon samaritano.«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico…», era cioè stato con moltissima probabilità al Tempio e percorreva una strada frequentata spesso da briganti che, infatti, lo derubano

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e lo lasciano mezzo morto. Per la stessa strada passano poi anche un sacerdote e un levita - anch’essi sono stati al Tempio - e, visto l’uomo bisognoso di aiuto, passano oltre. Forse sono indifferenti alla sofferenza di quell’uomo, forse hanno paura e vogliono percorrere velocemente quella strada pericolosa o, forse non vogliono toccare quell’uomo, probabilmente morto, per non contaminarsi e dover così purificarsi prima di tornare a officiare il culto; in fondo, hanno rispettato la Legge…Ma il culto e la vita sono davvero così lontani e non c’è nessun legame tra di essi?Passa per la stessa strada un samaritano, considerato dai giudei straniero ed eretico (Gv 8,48; Lc 9,53) e prova per quell’uomo compassione, cioè quello stesso sentimento che spessissimo prova Gesù davanti alla sofferenza dell’umanità. Sente che il problema di quell’uomo è il suo problema, perché prova il medesimo dolore che prova l’altro, come fosse il suo, anzi, lo ha fatto suo. E infatti: gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, lo portò in un albergo, si prese cura di lui, tirò fuori il suo denaro e promise di ritornare a pagare ciò che eventualmente si sarebbe speso in più. A questo punto, come logica finale della parabola noi ci aspetteremmo di sentire da Gesù che prossimo è chiunque, anche il nemico. Ma Gesù va ben oltre! La domanda che pone al dottore della Legge lo invita a identificarsi non con il samaritano – come noi penseremmo – ma con l’uomo in fin di vita. Il prossimo non sei tu a sceglierlo, ma è ogni persona che ti ritrovi accanto e in ogni situazione della vita, anche in quelle in cui non ti vorresti mai trovare! Il prossimo è ogni uomo che Dio ti dona come compagno di viaggio e col quale sei chiamato a intessere relazioni di amore ricevuto e donato e i limiti di nazionalità, religione, cultura, diventano del tutto irrilevanti. Nel momento in cui la tua vita è appesa a un filo e dipende da qualcun altro, davvero penseresti che chi ti aiuta deve essere uguale a te? Certamente no e, allora, è facile capire che è vero anche il contrario. La domanda non deve essere “chi è il mio prossimo?”, ma “di chi devo farmi prossimo?”.Solo dopo aver fatto capire questo Gesù ritorna sul piano del fare e invita il suo interlocutore a immedesimarsi e, quindi, a imitare il buon samaritano.

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«ProVocazione»Se la tua coscienza ti dice d’essere indifferente con il fratello bisognoso, l’amore del Padre non abita in te. Ma se non abita in te l’amore del Padre, come potrai gloriarti d’esser cristiano? Ne porti il nome, ma non ne possiedi i fatti. Se invece al nome hanno tenuto dietro le opere, ti chiamino pure pagano; da parte tua, mostra di essere cristiano con i fatti.

Agostino d’Ippona…È PREGATA

Signore, quando ha fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo, quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare; quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro; quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; quando sono umiliato, fa’ che io abbia qualcuno da lodare; quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare; quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona. Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri e affamati. Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano, e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia.

Madre Teresa di Calcutta…MI IMPEGNA

Non aspetterò che sia il mio fratello a chiedermi aiuto, ma sarò io attento alle sue necessità.

Lunedì, 15 luglio 2013San Bonaventura, vescovo e dottore della Chiesa

Liturgia della ParolaEs 1,8-14.22; Sal 123; Mt 10,34-11,1

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo

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saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

…È MEDITATAA conclusione del suo discorso missionario, Gesù dice nuovamente cosa comporta seguirlo e annunciare il suo nome e ricorda la radicalità di tale scelta (8,18-22).Egli aveva già fatto sapere ai suoi che l’annuncio del Vangelo avrebbe provocato ostilità, divisioni e persecuzioni (10,17-24) e ora rivela che esse non mancheranno neanche tra i membri della famiglia. La storia di tanti martiri – possiamo pensare a S. Febronia uccisa dal padre – è un esempio eloquente.Gesù ricorda che seguirlo significa lasciare tutto e non preferire nessuno a Lui, non considerare niente più importante di Lui, neanche i propri genitori, sebbene amarli rimanga un comandamento da rispettare. Il vero discepolo è colui che sa imitare il Signore e che perciò è pronto a rinunciare a se stesso e a prendere la croce. Chi sarà disposto a perdere questa vita per seguire Gesù, riceverà in dono la vita vera che, invece, perderà chi non saprà abbandonarsi a Dio e dargli tutto se stesso. Può sembrare un paradosso il dover perdere la vita per trovare la vita, ma da esso deriva un salto di qualità davvero enorme. E, infine, Gesù, pur continuando a parlare con i dodici, sembra rivolgersi a coloro che dovranno accogliere i suoi inviati e spiega che accoglierli significa accogliere Lui stesso che è l’Inviato del Padre e, perciò, il Padre stesso. Il gesto che manifesta l’accoglienza è anche dare un bicchiere d’acqua fresca; può sembrare cosa di poco conto, ma esprime invece l’essenziale (ciò che veramente ha importanza) e la risposta al bisogno dell’altro, in una parola esprime l’amore.

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«ProVocazione»L’amore appassionato per Cristo, porta al coraggioso annuncio di Cristo; annuncio che, con il martirio, diventa offerta suprema di amore a Dio e ai fratelli.

Giovanni Paolo II…È PREGATA

Gesù, io desidero innamorarmi di Te e seguirti sempre e, nello stesso tempo, mi rendo conto che ciò significa mettere in gioco tutto e rinunciare a me stesso. Ho perciò bisogno che Tu, Signore, mi sostenga e mi dia la forza e la gioia di vivere per Te. Amen.

…MI IMPEGNACercherò di riconoscere ciò che nella mia vita mi impedisce di essere un vero discepolo di Gesù.

Martedì, 16 luglio 2013Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

Liturgia della ParolaEs 2,1-15a; Sal 68; Mt 11,20-24

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel temo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

…È MEDITATATerminato il discorso missionario, Gesù riprende la sua predicazione e si rivolge ora non più ai soli discepoli, ma alla gente.Dopo aver reso testimonianza a Giovanni Battista e aver attestato che la generazione presente non lo ha riconosciuto come il precursore del Messia inviato da Dio - secondo la profezia di Malachia (Ml 3,23) -, così come non ha riconosciuto Lui come il Messia (11,2-19), Gesù rimprovera le città nelle

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quali ha compiuto la maggior parte dei suoi prodigi perché non si sono convertite. I miracoli che Gesù compie, infatti, erano finalizzati a suscitare la fede e, di conseguenza, provocare la conversione. Sono segni che sollecitano a riconoscere la vera identità di Gesù e la sua missione salvifica.Corazìn, Betsàida e Cafarnao non si sono convertite perché credevano di possedere già la verità; Gesù porta loro come esempio Tiro, Sidone e Sodoma – nell’AT città simbolo dell’empietà – che, se avessero ricevuto i doni a loro concessi, avrebbero già fatto penitenza e chiesto misericordia, mentre esse, come ciechi che non ammettono di non vedere (Mt 15,14; Gv 9,40-41), non si sono minimamente messe in discussione.L’incontro con Gesù non può lasciare nessuno uguale a prima, perché il Signore, se lo si accoglie nella propria vita, conquista ogni pensiero, sentimento, azione e stravolge tutto e l’uomo non può non interrogarsi e non sentire che tutto quello che è stato e ha fatto fino a quel momento è inadeguato.Questo invito non è rivolto solo a coloro che non hanno mai ascoltato il Vangelo, per cui potremmo essere tentati di pensare che non ci riguardi, ma è indirizzato forse soprattutto a coloro che, come noi, vivono talvolta un cristianesimo di tradizione, senza entusiasmo, tiepido, che si riduce all’osservanza di una serie di precetti e atti di culto senza il coinvolgimento di tutta la persona.Gesù richiama alle città di Corazìn, Betsàida e Cafarnao il giorno del giudizio e ci può essere il rischio da parte nostra di cadere nella tentazione di considerarlo come il giorno in cui riceveremo il castigo di Dio. In realtà, la nostra fede in Dio Padre ricco di misericordia ci deve far comprendere che Egli non è un giudice che punisce senza pietà chi sbaglia; è l’uomo che si autoesclude dalla salvezza non riconoscendo in Gesù il suo Salvatore.

«ProVocazione»Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un “uscire”, uscire. Uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio. Dio è uscito da se stesso per

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venire in mezzo a noi, ha posto la sua tenda tra noi per portarci la sua misericordia che salva e dona speranza.

Papa Francesco…È PREGATA

Signore Dio mio, insegna al mio cuore dove e come cercarti, dove e come trovarti. Signore, se Tu non sei qui, dove cercherò te assente? Se poi sei dappertutto, perché mai non ti vedo presente? Ma Tu certo abiti in una luce inaccessibile. E dov’è la luce inaccessibile, o come mi accosterò a essa? Chi mi condurrà, chi mi guiderà a essa sì che in essa io possa vederti? Inoltre con quali segni, con quale volto ti cercherò? O Signore Dio mio, mai io ti vidi, non conosco il Tuo volto. Che cosa farà, o altissimo Signore, questo esule, che è così distante da Te, ma che a Te appartiene? Che cosa farà il Tuo servo tormentato dall’amore per Te e gettato lontano dal Tuo volto? Anela a vederti e il Tuo volto gli è troppo discosto. Desidera avvicinarti e la Tua abitazione è inaccessibile. Brama trovarti e non conosce la Tua dimora. Si impegna a cercarti e non conosce il Tuo volto. Signore, Tu sei il mio Dio, Tu sei il mio Signore e io non ti ho mai visto. Tu mi hai creato e ricreato, mi hai donato tutti i miei beni, e io ancora non ti conosco. Io sono stato creato per vederti e ancora non ho fatto ciò per cui sono stato creato.

Sant’Anselmo d’Aosta…MI IMPEGNA

Il mio cristianesimo è fatto di abitudine? “Finisce il cristianesimo dell’abitudine e incomincia il cristianesimo dell’innamoramento” (E. Tonini).

Mercoledì, 17 luglio 2013Sant’Alessio, mendicante

Liturgia della ParolaEs 3,1-6.9-12; Sal 102; Mt 11,25-27

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».

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…È MEDITATALa predicazione del Regno non trova comprensione e Gesù, dopo aver rimproverato le città che maggiormente avevano sperimentato i segni della salvezza vicina (Mt 11,1-24), loda il Padre perché ha rivelato il suo mistero ai piccoli e, attraverso la sua preghiera, ci indica quale è l’atteggiamento giusto per accoglierlo.Conoscere Dio non è questione di bravura, intelligenza, livello culturale («il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio» [1Cor 1,21]), ma è innanzitutto necessario che Dio stesso si riveli e per l’uomo, nell’accogliere la sua rivelazione, non entra in gioco solo la mente ma tutta la persona, che si protende verso Dio per riceverlo in dono. La buona notizia che Dio è venuto a salvare il mondo, può essere compresa solo dai poveri in spirito (Mt 5,3) che, come i bambini con i genitori, si mettono nelle mani di Dio riconoscendo di avere assolutamente bisogno di Lui. I piccoli sono coloro che non contano sulle loro forze ma unicamente in Dio, perché sanno che la salvezza viene da Lui.Chi conosce profondamente Dio è Gesù perché Gesù e il Padre sono una cosa sola ed Egli è nel seno del Padre, in totale intimità con Lui; e l’uomo che diventa discepolo di Cristo può essere immerso in questa comunione d’amore.

«ProVocazione»Sono troppo piccola per coltivare vanità spirituali, o per tessere delle frasi intorno all’umiltà, facendomi credere umile. Preferisco dire che Dio ha fatto cose grandi nella mia anima, e la più grande è di aver dimostrato la mia piccolezza, in potenza e insieme l’onnipotenza del suo Amore.

Teresa di Lisieux…È PREGATA

Al crepuscolo di questa vita, comparirò davanti a Te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere.

Santa Teresa di Lisieux…MI IMPEGNA

Mi metto davanti a Dio in atteggiamento di ascolto, obbedienza, fiducia, abbandono.

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Giovedì, 18 luglio 2013Sant’Elio di Capodistria, diacono

Liturgia della ParolaEs 3,13-20; Sal 104; Mt 11,28-30

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo Gesù disse: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

…È MEDITATAÈ Gesù Colui che conosce veramente il Padre e ci può introdurre nella comunione divina. Egli invita coloro che hanno il desiderio di Dio e lo cercano, ma sono oppressi dalle regole da osservare, ad andare a Lui per ottenere ristoro e prendere il suo giogo.Questo invito suona alle nostre orecchie strano, perché pensiamo al giogo come a qualcosa che opprime e allora non capiamo il significato delle parole di Gesù che, non solo non ci chiede sottomissione, ma ci rende liberi! Il giogo di cui Gesù parla è l’imitare Lui, mite e umile di cuore, è amare. L’uomo non deve obbedire a dei precetti a lui esterni, perché Dio non è un padrone che impone, ma deve ascoltare e seguire quella legge che Dio ha inciso nel suo cuore per la sua libertà e felicità.Gesù ci libera da quel tipo di religiosità che si traduce nel rispetto di norme che non coinvolgono la persona nella sua totalità, così come ci libera da quelle false promesse di una libertà effimera, quella del “fare ciò che voglio, ciò che mi sento, ciò che mi piace” in nome di un’autenticità che mai si può raggiungere senza Dio; l’uomo che rifiuta Dio per essere più uomo, in realtà non fa altro che svilire la sua umanità. Non ubbidire alla legge dell’amore significa assoggettarsi a tutte le altre leggi imposte dall’egoismo umano; Gesù, invece, donandoci il comandamento dell’amore e Se stesso come sublime esempio, ci ha liberati dall’egoismo che produce schiavitù e dipendenza.

«ProVocazione»Il “giogo” di Cristo è la legge dell’amore, è il suo

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comandamento, che ha lasciato ai suoi discepoli. Il vero rimedio alle ferite dell’umanità, sia quelle materiali, come la fame e le ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere, è una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente nell’amore di Dio.

Benedetto XVI…È PREGATA

Quante volte anche io mi sento affaticato e oppresso! Affaticato perché inseguo mille obiettivi senza mai raggiungerne uno. Oppresso da mille pensieri, preoccupazioni, sofferenze. Tu, Signore, mi liberi dalla fatica perché mi indichi l’unica vera realtà su cui fissare lo sguardo. Mi liberi dall’oppressione perché in Te e con Te ogni sofferenza assume un altro peso. Sei Tu, Signore, la mia gioia. Amen.

…MI IMPEGNAPenserò a Dio come a Colui che solo può dare senso al mio essere e vivere e ai suoi comandamenti come a un dono Suo per me suo figlio.

Venerdì, 19 luglio 2013Sant’Atanasio, vescovo

Liturgia della ParolaEs 11,10 – 12,14; Sal 115; Mt 12,1-8

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano. Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato». Ed egli rispose: «Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui c’è qualcosa più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

…È MEDITATA

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Dopo aver indicato Gesù e il suo esempio come unica via per entrare in comunione con Dio, Matteo, con l’episodio delle spighe strappate e la discussione che ne segue, ribadisce ancora che l’applicazione minuziosa dei comandamenti è inutile – o perfino dannosa – se manca l’amore. I farisei richiamano Gesù facendogli notare che i suoi discepoli, passando fra i campi di grano, raccolgono e mangiano spighe (permesso dalla Legge: Dt 23,26) di sabato, giorno in cui, per la legge mosaica, non era consentito svolgere nessun lavoro (Es 34,21: «per sei giorni lavorerai ma nel settimo riposerai; dovrai riposare anche nel tempo dell’aratura e della mietitura»).Chi ascolta Gesù non ha davanti a sé un segno della presenza divina, come il Tempio, i sacrifici, la Legge, ma Dio stesso che si è incarnato! Non è l’uomo che con il suo impegno e i suoi sforzi deve raggiungere Dio. Non ce la farebbe mai! È Dio che ha raggiunto l’uomo e questi deve solo accogliere il suo invito a stringere alleanza con Lui.Gesù fa comprendere il vero significato del riposo che la Legge di Mosè comanda il giorno di sabato: mettere Dio al primo posto; il riposo deve infatti “essere riempito di Dio”. Per essere graditi a Dio non bisogna donarli gesti vuoti, rinunce inutili, ma il cuore, la vita, tutto se stessi! Non si possono riempire la bocca e le mani di offerte per il Signore e lasciare il cuore vuoto. Gesù ricorda ai farisei – che conoscevano bene i Profeti – le parole di Osea (6,6: «voglio l’amore e non il sacrificio»), per il quale il solo sacrificio valido è la conversione sincera.

«ProVocazione»Grazie, dunque, al Signore Dio nostro che fece un’opera ove egli potesse trovare riposo. Fece il cielo, ma non leggo che ivi abbia riposato; fece le stelle, la luna, il sole, e neppure qui leggo che abbia in essi riposato. Leggo invece che fece l’uomo e che allora si riposò, avendo in lui uno al quale poteva perdonare i peccati.

Ambrogio da Milano…È PREGATA

Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome.

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Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe,guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia, sazia di beni la tua vecchiaia, si rinnova come aquila la tua giovinezza.Il Signore compie cose giuste, difende i diritti di tutti gli oppressi. Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie, le sue opere ai figli d’Israele. Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore.

dal Salmo 103…MI IMPEGNA

La carità è il distintivo del cristiano: esprimerò questa verità con un gesto visibile.

Sabato, 20 luglio 2013Sant’Apollinare, vescovo e martire

Liturgia della ParolaEs 12,37-42; Sal 135; Mt 12,14-21

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni».

…È MEDITATAConseguenza di quanto Gesù fa e dice – come sembra essere preannunciato con il rimprovero alle città incredule (11,20-24) – è il suo rifiuto da parte dei farisei, che assume i tratti caratteristici dell’odio: «tennero consiglio per farlo morire». A chi invece lo segue e riceve i suoi benefici Gesù impone il

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silenzio; non vuole infatti che i suoi miracoli vengano male interpretati e che si abbia una visione sbagliata della sua messianicità.Matteo vede in tutto ciò il compimento della profezia di Isaia che, con i Carmi del Servo Sofferente (Is 42,1-9; 49,1-6; 50,4-10; 52,13-53,12), aveva descritto il Messia atteso appunto come il Servo Sofferente scelto da Dio per portare la salvezza all’umanità intera. Gesù è l’Unto (3,16) che ha ricevuto dal Padre la missione di annunciare e realizzare la salvezza.I farisei non hanno accettato Gesù come Messia, perché essi attendevano un re che, con la spada, avrebbe sconfitto i nemici e gli oppressori di Israele. Come può Gesù, mite ed umile di cuore, essere l’Atteso? In effetti, Gesù è il Re che ha sconfitto il nemico e l’oppressore, ma la sua regalità si manifesta nel servizio. Il trono da cui Gesù regna è la Croce! La sua morte, lungi dall’essere una sconfitta, è vittoria e motivo di speranza per tutte le genti.

«ProVocazione»La croce è diventata glorificazione di Dio, manifestazione della gloria di Dio nell’amore del Figlio. Questa gloria è vita. Dalla croce viene incontro agli uomini una vita nuova. Sulla croce, Gesù diventa fonte di vita per sé e per tutti.

Joseph Ratzinger…È PREGATA

Aiutami, Gesù, a comprendere il senso della sofferenza perché essa non diventi ostacolo per la mia fede; aiutami a comprendere che il vero amore è servizio e così potrò riconoscere la mia vita come un dono ricevuto da restituire ai fratelli. Amen.

…MI IMPEGNAMi farò “servo” di chi è nel bisogno, ricordandomi che sto “regnando” insieme a Gesù.

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XVI Settimana del Tempo OrdinarioXVI Domenica, 21 luglio 2013San Lorenzo da Brindisi, sacerdote e dottore della Chiesa

Liturgia della ParolaGen 18,1-10a; Sal 14; Col 1,24-28; Lc 10,38-42

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

…È MEDITATAL’amore per il prossimo che Gesù ci ha insegnato con la parabola del buon samaritano (10,25-37), non è possibile senza un rapporto profondo con il Signore. Fra le esigenze della vocazione apostolica, dunque, c’è anche l’ascolto attento della Parola di Dio.Gesù è ospite di due sorelle, Marta e Maria, che lo accolgono in maniera diversa: una è occupata in molte cose da fare, per dimostrare così il suo interesse per Gesù, e l’altra lo ascolta seduta ai suoi piedi, con l’atteggiamento del discepolo.Marta non capisce che non sono i tanti servizi che ci avvicinano a Gesù e che, anzi, questi ci possono allontanare da Lui se con Lui stesso manca alla radice un dialogo intimo. Così Gesù le fa capire che non bisogna affannarsi e agitarsi con cose, magari importanti, che però rubano tempo all’ascolto della sua Parola. C’è bisogno di una sola cosa perché da questa poi scaturisce tutto il resto, mentre non è possibile il contrario.Come compiere la volontà di Dio se non è Lui a rivelarla? Come amare l’uomo senza amare Dio?Madre Teresa ogni giorno, prima di uscire per le strade di Calcutta a cercare e guarire gli ultimi del mondo, restava due ore in adorazione del SS. Sacramento. Non era affatto tempo tolto agli ammalati; al contrario, anche quello era tempo

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dedicato a loro perché poi Madre Teresa riusciva ad amarli con lo stesso amore di Dio.L’atteggiamento di Marta, più che essere sbagliato (è giusto e doveroso servire Dio e i fratelli!), manca della parte migliore che Maria si è scelta. Un albero secca presto se gli manca l’acqua e così è del nostro rapporto con Dio: si inaridisce se non lo abbeveriamo alla sorgente dell’Amore. Anche il nostro servizio a favore dei fratelli non si ridurrà a semplice filantropia, ma potrà essere, sull’esempio di Gesù, dono di noi stessi.

«ProVocazione»Impara a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio.

Gregorio Magno…È PREGATA

Quanto amo la tua legge! La medito tutto il giorno. Il tuo comando mi fa più saggio dei miei nemici, perché esso è sempre con me. Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti. Ho più intelligenza degli anziani, perché custodisco i tuoi precetti. Tengo lontani i miei piedi da ogni cattivo sentiero, per osservare la tua parola. Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu a istruirmi. Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, più del miele per la mia bocca.

dal Salmo 118…MI IMPEGNA

Farò silenzio, interiore ed esteriore, per entrare in dialogo con Dio.

Lunedì, 22 luglio 2013Santa Maria Maddalena

Liturgia della ParolaCt 3,1-4a opp. 2Cor 5,14-17; Sal 62; Gv 20,1-2.11-18

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro

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di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: «Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro»». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

…È MEDITATANella festa di S. Maria Maddalena la liturgia ci propone il brano dell’apparizione di Gesù Risorto proprio a Maria di Màgdala. Il suo stato d’animo è simile a quello di chi perde la persona amata, la cerca e non la trova. Quando vede Gesù i suoi occhi però non sono ancora capaci di riconoscerlo. Gesù le fa la stessa domanda che all’inizio del Vangelo aveva fatto ai primi due discepoli che lo hanno poi seguito: «chi cerchi?» (1,38: «che cosa cercate?»; le prime parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni); e dimostra di saper appagare il cuore dell’uomo molto di più di quanto l’uomo stesso possa sperare. Maria cerca il corpo del suo Maestro morto e trova il Vivente!Maria è la prima persona a cui Gesù appare e a lei affida la missione di andare dai suoi fratelli per rivelare loro che Egli sale al Padre. La rivelazione della sua glorificazione Gesù la affida a una donna (nella società ebraica la testimonianza delle donne non aveva valore!) che era stata una peccatrice. Gesù non si rivela a coloro che per la loro condizione sociale o per la loro bravura o irreprensibilità possono vantare particolari meriti, ma a chi lo cerca con cuore sincero. E chi incontra il Signore, si sente da Lui chiamato per nome e fa esperienza della sua presenza nella propria vita, non può non

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correre ad annunciare con gioia incontenibile: «ho visto il Signore!».

«ProVocazione»Patisce e muore e, come Risorto, vuole arrivare all’umanità soltanto attraverso la fede dei suoi ai quali si manifesta. Di continuo Egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di “vedere”.

Joseph Ratzinger…È PREGATA

Signore mio Dio, unica mia speranza, fa’ che stanco non smetta di cercarti, ma cerchi il Tuo volto sempre con ardore. Dammi la forza di cercare, Tu che ti sei fatto incontrare, e mi hai dato la speranza di sempre più incontrarti. Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto, accoglimi al mio entrare; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di Te, che intenda Te, che ami Te. Amen.

Sant’Agostino d’Ippona…MI IMPEGNA

Sarò testimone di speranza in ogni ambiente.

Martedì, 23 luglio 2013SANTA BRIGIDA, religiosaPatrona d’Europa Festa

Liturgia della ParolaGal 2,19-20; Sal 33; Gv 15,1-8

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo

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raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

…È MEDITATAPer la festa di S. Brigida la liturgia propone una parte del discorso di Gesù che l’evangelista pone dopo la lavanda dei piedi. Giovanni, con l’immagine della vite e i tralci, descrive il rapporto del discepolo con il Signore, che deve essere di unione intima.Così come i tralci che non condividono la linfa che passa nella vite seccano e, quindi, non portano frutto e il vignaiolo li taglia, così accade per quei discepoli che non rimangono uniti a Gesù: dall’essere innestati in Lui dipende la fecondità della nostra esistenza. Il non portare frutto è segno di una mancata comunione con Gesù; senza di Lui non si può realizzare nessun bene autentico. Abbiamo assoluta necessità della sua grazia.Anche i tralci che portano frutto vengono potati perché portino più frutto: il discepolo ha sempre bisogno di purificazione per eliminare dalla sua vita ciò che non gli permette di avere un legame profondo con Gesù e vivere in “simbiosi” con Lui e deve pertanto lasciare che il Signore agisca nella sua vita per rinnovarla ogni giorno.Questo rapporto con Gesù deve essere intimo e anche costante: bisogna rimanere in Lui. Gesù in questi otto versetti utilizza ben sette volte il verbo rimanere! La fede non è un sentimento passeggero, un fuoco di paglia che arde violentemente all’inizio e scema subito dopo, ma un fuoco d’amore per Dio che dobbiamo sempre alimentare perché non si spenga.

«ProVocazione»Se c’è una cosa che non lascia dubbi nel Vangelo è proprio questa: Gesù Cristo desidera essere nostro amico!

Robert Hugh Benson…È PREGATA

Signore, attirami tutto al Tuo amore. Il mio cuore è davanti a Te, o Signore, si sforza, ma da solo non può: ti prego, fa’ Tu quello che egli non può. Introducimi nella cella del Tuo amore: te lo chiedo, te ne supplico, busso alla porta del Tuo cuore.

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Sant’Anselmo d’Aosta…MI IMPEGNA

Alimenterò la mia amicizia con Gesù con la preghiera.

Mercoledì, 24 luglio 2013Santa Cristina, vergine e martire

Liturgia della ParolaEs 16,1-5.9-15; Sal 77; Mt 13,1-9

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

…È MEDITATAGesù, dopo che la sua predicazione è stata rifiutata dai farisei e accolta dai piccoli, comincia il suo discorso in parabole e ci presenta innanzitutto la figura del seminatore. Ciò che subito colpisce è la “generosità” con cui avviene la semina, che si potrebbe anche scambiare con scarsa abilità e poca conoscenza, con inesperienza. Quale contadino semina lungo la strada, sul terreno sassoso o tra i rovi? Il seminatore della parabola invece semina ovunque e ha fiducia in qualsiasi tipo di terreno. Anche Gesù nell’annunciare la lieta notizia del regno di Dio non ha mai escluso nessuno e ha riposto la sua fiducia in ogni uomo, per quanto peccatore. Un’altra “stranezza” della parabola è nella quantità di frutto ottenuto dalla semina nel terreno buono: il cento, il sessanta e il trenta per uno non si ottengono mai in agricoltura! Il seminatore è smisuratamente generoso e fiducioso e, in più, riesce a ottenere dal terreno buono molto di più di quello che si può prevedere. Quando l’uomo rende il suo cuore terreno accogliente, Dio fa cose veramente grandi.

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«ProVocazione»La misura dell’amore è amare senza misura.

Agostino d’Ippona…È PREGATA

Signore, Tuo è il giorno, Tua è la notte, al Tuo cenno vola il tempo. Concedimi un po’ di questo tempo per le mie meditazioni sui misteri della Tua Parola, non voler chiudere la porta a chi bussa… Che io ascolti la voce della Tua lode, a te mi disseti e contempli le meraviglie della Tua Parola, dal principio quando creasti il cielo e la terra, fino al momento in cui regneremo con te in eterno nella città santa.

Sant’Agostino d’Ippona…MI IMPEGNA

Non lascerò che le difficoltà e i fallimenti mi impediscano di annunciare il Vangelo.

Giovedì, 25 luglio 2013SAN GIACOMO, apostolo

FestaLiturgia della Parola

2Cor 4,7-15; Sal 125; Mt 20,20-28LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

…È MEDITATAPer la festa di S. Giacomo apostolo, la Liturgia propone il brano evangelico che presenta la richiesta della madre dei figli

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di Zebedeo (Giacomo e Giovanni) a Gesù.La domanda che gli viene rivolta è un’occasione per Gesù per far comprendere ai suoi il vero significato del potere, che è messo in luce, non attraverso discorsi o ragionamenti astratti, ma con la sua stessa vita. Gesù dovrà bere il calice, dovrà cioè essere «consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà» (20,18-19). I figli di Zebedeo non sanno cosa chiedono, perché essi pensano a Gesù come a un re vittorioso, ma non hanno capito che il suo «regno non è di questo mondo» (Gv 18,36). Gli altri dieci si indignano perché neanche loro hanno capito come Gesù sarà glorificato dal Padre – nonostante che fosse stato loro annunziato da Gesù ben tre volte (16,21; 17,22-23; 20,17-19) – e forse, avrebbero voluto anche loro presentare la stessa richiesta… Gesù allora «li chiama a sé» e li aiuta a capire che, per i suoi discepoli, potere deve essere sinonimo di servizio perché essi non si devono assimilare ai potenti della terra. Per comprendere questo “paradosso” bisogna guardare a Lui che si è fatto servo e obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2,7-8).I discepoli berranno il calice che Gesù dovrà bere, lo seguiranno nel dare la vita per Lui, ma hanno ancora della strada da fare: dovranno crescere nella fede per prepararsi a ricevere il martirio, quale dono di Dio.

«ProVocazione»Anche Cristo fu disprezzato. È venuto ad esser disprezzato per te, e ti ha redento proprio perché disprezzato. Tu non saresti salvato, se egli non fosse stato disprezzato. Disprezzato in che senso? Perché ha preso la veste di servo, la tua stessa forma. Altro era infatti quel che si nascondeva, altro quel che si vedeva. Si nascondeva Dio, si vedeva l’uomo. Così l’uomo fu disprezzato, ma da Dio fu glorificato.

Agostino d’Ippona…È PREGATA

Cristo Gesù pur essendo nella condizione di Dio,

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non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nomeche è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore! a gloria di Dio Padre»

San Paolo apostolo ai Filippesi (2, 6-11)…MI IMPEGNA

Considererò il mio modo di rapportarmi agli altri nelle occasioni e negli ambienti (famiglia, lavoro, parrocchia, ecc…) in cui posso e devo fare da guida.

Venerdì, 26 luglio 2013Santi Gioacchino e Anna, genitori della Beata Vergine Maria

Liturgia della ParolaEs 20,1-17; Sal 18; Mt 13,18-23

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque intendete la parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l’uomo che ascolta la parola e subito l’accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l’inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto. Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta».

…È MEDITATAGesù, dopo aver raccontato la parabola del seminatore e aver spiegato che la sua predicazione non può essere compresa se non è accolta nella fede (13,10-18), offre ai discepoli la

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spiegazione della parabola.Il seme che Dio getta è l’annuncio del Regno e il terreno è il cuore dell’uomo. Perché la Parola porti frutto è necessario che il terreno sia fertile, che cioè ci sia la collaborazione dell’uomo, che non deve recepire passivamente, ma «conservare nel suo cuore» (Lc 2,19.51) ciò che Dio ha seminato. La bontà della Parola di Dio non può essere messa in discussione perché essa è intrinsecamente efficace e se non porta frutto è perché il terreno non è capace di accoglierla.Gesù ci invita a riflettere su quali difficoltà possiamo incontrare e su come dobbiamo lavorare su noi stessi perché possiamo diventare terreno accogliente. Il terreno che non produce frutto è un cuore indurito e non disposto a convertirsi; un cuore che non ha la forza della perseveranza; un cuore soffocato da tutto ciò a cui si dà la preminenza che spetta solo a Dio. Non basta ascoltare la Parola, ma bisogna anche comprenderla, assimilarla, far sì che diventi parte fondamentale, sorgente e anima di ciò che si pensa, si dice, si vive.

«ProVocazione»Il frutto della Sacra Scrittura non è uno qualsiasi, ma addirittura la pienezza della felicità eterna.

Bonaventura da Bagnoregio…È PREGATA

La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti, più preziosi dell’oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo stillante. Anche il tuo servo ne è illuminato, per chi li osserva è grande il profitto.

dal Salmo 18…MI IMPEGNA

Mi preparerò all’ascolto della Parola di Dio con la preghiera e il silenzio.

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Sabato, 27 luglio 2013Beato Arcangelo da Calatafimi, sacerdote

Liturgia della ParolaEs 24,3-8; Sal 49; Mt 13,24-30

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».

…È MEDITATADopo aver spiegato la parabola del seminatore e aver fatto comprendere la necessità di preparare il terreno che riceve il seme perché questo porti frutto, Gesù, riprendendo l’immagine della semina, racconta la parabola della zizzania.Più avanti, spiegando la parabola ai soli discepoli (13,36-43), Gesù chiarirà che il padrone del campo che semina il grano è Lui stesso, il campo è il mondo e il nemico che semina la zizzania è il Maligno.Comprendere il significato di questa parabola aiuta l’uomo a considerare in maniera giusta l’origine del bene e del male. La domanda sul perché è presente il male nel mondo coinvolge ogni uomo dal più sapiente al meno colto, perché è un interrogativo esistenziale e, quindi, fondamentale per ognuno. Accade a volte che, per quanto di negativo esiste nell’esistenza umana, venga accusato Dio così che la presenza del male diventa una delle cause del suo rifiuto. Gesù ci aiuta a capire che il male non ha origine da Dio che è il Sommo Bene e da cui, perciò, può venire solo bene!Il male, non solo non viene da Dio, ma è assenza di Dio.

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L’uomo deve piuttosto vigilare (24,37-44) per far sì che il Maligno non approfitti del suo “sonno” per operare.La parabola infonde una profonda fiducia in Gesù e rafforza anche la speranza e l’impegno dell’uomo nella lotta contro il male perché ci insegna che esso non è eterno.

«ProVocazione»Qualunque sia l’esperienza, il quadro che abbiamo davanti agli occhi, delle condizioni morali del nostro tempo, della società, degli esempi che ci si offrono, giammai dobbiamo perdere il senso del bene e del male; né devono esistere confusioni nella nostra anima; il nostro giudizio sia sempre preciso, nettissimo: sì, si; no, no. Il bene è una cosa, il male è un’altra. Non si possono mescolare; anche se la realtà li mostra come in convivenza, frammisti l’uno all’altro. Il giudizio morale, per un cristiano, ha da essere severo, rettilineo, costante, limpido e, in un certo senso, intransigente. Bisogna dare alle cose il loro proprio nome: questo si chiama bene, quello si chiama male. E cioè: la coscienza non dev’essere mai indebolita e alterata, o resa indifferente, impassibile, poiché non è lecito applicare indistintamente i criteri del bene e del male alla realtà sociale che ci circonda.

Paolo VI…È PREGATA

Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la pazienza del tuo amore; fruttifichi in noi la tua parola, seme e lievito della Chiesa, perché si ravvivi la speranza di veder crescere l’umanità nuova, che il Signore al suo ritorno farà splendere come il sole nel tuo regno.

dalla Liturgia…MI IMPEGNA

Esaminerò il mio cuore per scoprire e sradicare la zizzania.

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Settimane XVII – XXIFarsi dono…

Credo che non sia facile per nessuno presentare se stessi e, pertanto, è comprensibile il mio naturale imbarazzo nello scrivere cose che riguardano la mia persona. Sorvolando sulle generalità anagrafiche, dico soltanto che mi chiamo Donatella Angela (in pochi conoscono il secondo nome). Voglio soffermarmi su questi due nomi perché racchiudono la storia della mia vita. Il primo, che etimologicamente significa “regalata da Dio”, esprime la gratitudine dei miei alla mia nascita, il secondo, letteralmente “annunciatrice”, potrebbe indicare le aspettative di Dio su di me. In entrambi i nomi, ovviamente, è implicita la lettura di fede che faccio del mio percorso umano. Posso attestare, infatti, che, fin dalla mia fanciullezza, la fede in Dio è stata il mio nutrimento; non penso di esagerare se affermo di averla bevuta nel latte materno. In effetti, nel campo religioso, molto devo a mia madre. La sua formazione all’interno della vita parrocchiale e dell’Azione Cattolica, il suo particolare amore per la preghiera e la meditazione quotidiana della Sacra Scrittura, il suo stile mite, umile, dialogico e accogliente, hanno accompagnato la mia crescita fin dai primi passi. Certo, l’adolescenza ha scosso le basi su cui poggiava la mia religiosità, ha messo alla prova il mio modo di pensare Dio, il mio modo di credere, le mie devozioni. Ero stata donata da Dio ai miei genitori, essi mi avevano custodito, mi avevano testimoniato la fede ma, ora, toccava a me cominciare a percepire il “dono” di Dio dentro di me. Ogni giorno era un passo verso qualcosa da decifrare. Con il passare del tempo cominciavo a percepire che quel qualcosa era “Qualcuno” che mi attendeva e… finalmente arrivò Parigi. Parigi 1997, la mia prima Giornata Mondiale della Gioventù dal tema: Maestro dove abiti? Venite e Vedrete. Proprio in quell’occasione - con l’aiuto dell’amato Giovanni Paolo II - ho compreso il vero significato di una Fede accolta, pensata, condivisa e

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donata. Lì conobbi veramente Gesù - un Gesù che mi amava e mi aspettava - e da lì cominciò il mio cammino di formazione con alcune tappe e percorsi fondamentali: la Cresima, il mio servizio come educatrice scout, la morte di papà, i miei studi filosofici e teologici, la sofferenza, l’accompagnamento di un Padre spirituale, il mio impegno nella pastorale parrocchiale e diocesana, il sogno realizzato della missione in Africa, il servizio agli ammalati mediante il ministero della Comunione. Punti di partenza di una vita da donare. Sì, Dio mi ha voluta perché fossi “dono” per gli altri. Tra alti e bassi ho cercato e cerco di impegnarmi e di dare il meglio di me, ma non so quanto sia riuscita e riesca a realizzare questo desiderio di Dio. Ogni giorno, comunque, nel mio piccolo, cerco di essere testimone dell’incontro con Gesù. Un incontro che mi ha cambiato la vita. Un incontro che non mi preserva dalle cadute, dalle difficoltà, dagli smarrimenti, ma li purifica, li sostiene, li guarisce. Un incontro che dona pace e speranza, che riempie il cuore, la vita. So e sento di essere niente di fronte a Dio, ma ne percepisco l’immenso amore misericordioso e provvidenziale, un amore che sperimento nella Chiesa, nei miei fratelli nel Battesimo con i quali ho la possibilità di diventare “dono” e “testimone” dell’annuncio della fede nel Signore Risorto.

Donatella Sauta Comunità parrocchiale Santa Lucia in S. Agata Militello

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XVII Settimana del Tempo OrdinarioXVII Domenica, 28 luglio 2013Santi Nazario e Celso, martiri

28ª GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ(23 – 28 luglio)

Liturgia della ParolaGen 18,20-32; Sal 137; Col 2,12-14; Lc 11,1-13

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: «Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli», e se quello dall’interno gli risponde: «Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani», vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

…È MEDITATAQuesta Parola del Signore è così insolita! Sembra quasi che Dio – che sa quali sono le nostre necessità – ci provi gusto a farsi “pregare”, a farsi domandare con insistenza ciò che ci sta a cuore. «Almeno per la sua insistenza si alzerà»… Ma Dio non ha bisogno che noi gli diciamo che cosa vogliamo, perché Lui lo sa già. Egli vuole che noi prendiamo coscienza dei nostri reali bisogni, che entriamo in noi stessi per comprendere ciò che il nostro cuore desidera. Perché chiedere con insistenza significa prendere in considerazione ciò che più ci sta a cuore. E quando ci sta a cuore qualcosa e la chiediamo al nostro

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“papà”, come può Lui indurire il suo cuore? Ogni genitore sa che di fronte alla richiesta “buona” di un figlio non si può dire di no. Insegnandoci a pregare, dunque, Gesù ci mette nel cuore e sulle labbra le parole necessarie, quelle che il Padre non potrà non ascoltare. Dio è nostro Padre e ad un “papà” si può domandare qualunque cosa: dalla soddisfazione del bisogno più semplice e quotidiano eppure essenziale come il nutrimento, alla forza per riuscire a perdonare i nostri fratelli… Ma prima di tutto, prima di chiedere, dobbiamo riconoscere la grandezza di Dio che tutto può decidere di donarci. Occorre, quindi, “santificare” il Suo nome, rendergli lode, proprio perché è Dio e da Lui scaturiscono la nostra vita ed ogni nostro bene. Non si può, infatti, essere “opportunisti” con Dio: chiedere senza dare. E ciò che un padre vuole in cambio da un figlio, cos’è, se non l’amore?

«ProVocazione»Domandiamo che il nome di Dio sia santificato in noi dalla nostra vita. Infatti, se viviamo con rettitudine, il nome di Dio è benedetto; ma se viviamo nella disonestà, il nome di Dio è bestemmiato, secondo quanto dice l’apostolo: “Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani” (Rm 2,24). Noi, dunque, preghiamo per meritare di essere santi come è santo il nome del nostro Dio.

Pietro Crisologo …È PREGATA

Signore Gesù, Tu che sei il sommo Bene, aiutami a scoprire i desideri di bene che hai messo nel mio cuore e sostieni la mia volontà nel domandarti sempre ciò che è secondo il Tuo volere. Amen.

…MI IMPEGNAOggi mi sforzerò di comprendere se la mia preghiera è solo di “richiesta” o anche di “lode” e se quello che domando al Signore è “realmente” per il bene mio e dei fratelli.

Lunedì, 29 luglio 2013Santa Marta

Liturgia della Parola1Gv 4,7-16; Sal 33; Gv 11,19-27

LA PAROLA DEL SIGNORE

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…È ASCOLTATAIn quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

…È MEDITATAIl brano di oggi ci presenta una scena così familiare, così normale… Una scena di morte. In casa degli amici di Gesù viene a mancare Lazzaro e «molti Giudei» - come accade solitamente nelle nostre case e nelle nostre famiglie nel caso di un lutto – si recano a visitare i parenti del defunto per portare loro un po’ di consolazione e manifestare affetto e vicinanza. Ma la consolazione umana non basta alle due sorelle amiche di Gesù, così come spesso non basta a noi. Marta e Maria cercano risposta e ristoro nel Signore, seppure in modo diverso l’una dall’altra. Quante volte anche noi pretendiamo da Dio la risposta alle domande più problematiche ed alle situazioni più dolorose della vita! Quante volte noi reagiamo di fronte alla sofferenza nei modi più diversi: a volte ribellandoci, altre rassegnandoci. Ciò che conta, però, è confidare nel Signore, sempre. Questa è la fede. Donne di fede grande Marta e Maria! Quest’ultima, come al solito, si dimostra la più contemplativa: lei è quella che in passato aveva unto il Signore con profumo e gli aveva asciugato i piedi con i capelli; lei è quella che stava seduta ai piedi di Gesù per ascoltare la Sua parola mentre Marta – la più attiva - era assorbita dalle innumerevoli faccende domestiche. Entrambe le sorelle dimostrano di possedere una fede incrollabile: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Credere in Gesù non ci tiene al riparo dalla sofferenza, ma ci dona grande consolazione e speranza certa, perché chi crede nel Signore sa che, «anche se muore, vivrà».

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«ProVocazione»Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. C’è anche per te una pietà sovrumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua... Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.

Don Tonino Bello…È PREGATA

Signore Gesù, Tu mi inviti a non affannarmi di quello che mangerò o berrò, e neanche per il mio corpo, di quello che indosserò, perché la vita che mi hai donato vale molto più del cibo e il corpo più del vestito. Fammi la grazia di sapermi abbandonare alla Tua Provvidenza così come fanno gli uccelli del cielo, i quali non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre celeste provvede ad ogni loro bisogno. Amen.

…MI IMPEGNAOggi cercherò di fidarmi un poco di più di Dio e di affidargli le gioie, le ansie, i problemi e le aspettative della mia giornata, con la consapevolezza che Egli sa ciò di cui ho bisogno.

Martedì, 30 luglio 2013San Pietro Crisologo, vescovo e dottore della Chiesa

Liturgia della ParolaEs 33,7-11; 34,5b-9.28; Sal 102; Mt 13,36-43

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno

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come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!» …È MEDITATA

La Parola che il Signore ci dona oggi è così chiara da lasciare spiazzati e al contempo tremanti di timore! Gesù ci parla in parabole perché possiamo comprendere cose altrimenti difficili da capire, ma come se questo non bastasse, si mette a “perdere tempo” con noi spiegandocene il significato così da renderle ancora più semplici ed inequivocabili. È il caso del brano odierno, in cui vediamo Gesù che spiega ai Suoi discepoli il significato della parabola della zizzania raccontata appena poco tempo prima alla folla accorsa da Lui per ascoltarlo. Gesù è il “seminatore” che dona al mondo i Suoi figli e li dona in abbondanza. Nel mondo, però, vi sono anche i “figli del maligno”. Il mondo è pieno di gente che segue il Signore, ma pure di molti alla sequela del diavolo. Questa divisione tra bene e male la sperimentiamo anche noi dentro noi stessi. Quante volte, pur consapevoli che seguire Dio è la cosa più giusta e che porta al nostro bene, ci lasciamo tentare e abbracciamo ciò che è male! Ciascuno vive in sé questa divisione, ma Dio ci ha messo in cuore un’arma potente per fronteggiarla: la coscienza, pronta a discernere tra il bene ed il male. Avverrà allora “alla fine del mondo” che Dio ricompenserà i giusti per ciò che hanno desiderato, vissuto e meritato, ossia il bene: essi vivranno per sempre in comunione con Dio. Gli stolti, invece, cioè coloro che hanno scelto e perseguito insistentemente il male, avranno meritato la dannazione, cioè la lontananza eterna da Dio. Anche a noi la scelta. Questa Parola è dura, perché seguire Gesù può apparire un’impresa impossibile, ma se Lui ci propone la via da intraprendere per riuscire nell’impresa, ossia la sequela di Se stesso - Via, Verità e Vita – evidentemente ci garantisce il Suo sostegno, che è pegno di riuscita.

«ProVocazione»Non bisogna mescolare il Vangelo della salvezza con le ricette di felicità che il mondo esalta.

Madeleine Delbrêl…È PREGATA

Signore, rafforza la mia convinzione che a Te tutto è possibile, così che possa affidarmi sempre e completamente a Te.

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Amen.…MI IMPEGNA

Cercherò di combattere le piccole tentazioni quotidiane che possono distogliermi da Dio ed allontanarmi da Lui. Perché “chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto” (Lc 16,10).

Mercoledì, 31 luglio 2013Sant’Ignazio di Loyola, sacerdote

Liturgia della ParolaEs 34,29-35; Sal 98; Mt 13,44-46

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

…È MEDITATADio è Amore. Quante volte ci siamo sentiti ripetere questa grande verità! Ma in che cosa si rivela l’Amore di Dio, che è nostro Padre, se non nel dono totale di Sé? Tutto ciò che Dio è, tutto ciò che Dio ha ce lo dona, perché noi possiamo diventare come Lui e godere dei Suoi beni. Ecco perché Gesù, per farci comprendere la grandiosità dell’Amore di Dio verso di noi, usa le parabole; in questo caso le immagini sono quelle di un “tesoro” e di una “perla”, valori preziosissimi soprattutto per la gente alla quale Lui si rivolge. Quale stolto, potendo possedere un tesoro inestimabile, non fa di tutto per averlo e, una volta che ce l’ha in suo possesso, non fa di tutto per custodirlo?E per noi, il regno dei cieli, che è Gesù con le Sue parole ed i Suoi insegnamenti, vale a tal punto da investire ogni nostra risorsa – tempo ed attitudini, anima e corpo – per averlo sempre con noi?

«ProVocazione»A che serve tanta scienza se non sai più perché vivi?

Anonimo…È PREGATA

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O Signore, tutto è subordinato a Te. Fammi vivere per il Regno. Amen.

…MI IMPEGNARifletterò sul valore effettivo di ciò che mi circonda, dando ad ogni cosa l’importanza che merita.

AGOSTO

Giovedì, 1 agosto 2013Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della Chiesa

1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioniLiturgia della Parola

Es 40,16-21.34-38; Sal 83; Mt 13,47-53LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

…È MEDITATALa generosità di Gesù non ha limiti e si offre a ciascuno di noi in abbondanza. Essa è come la “rete” di cui parla la parabola del Vangelo odierno: è pronta a raccogliere ogni genere di pesci. Tocca noi scegliere di stare nel mucchio dei pesci buoni o in quello dei pesci cattivi. Siamo noi - con i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni o le nostre omissioni di bene - che ci schieriamo con gli uni o con gli altri pesci. La Parola del Signore è, a tal proposito, ancora una volta chiarissima ed inequivocabile: siamo noi i responsabili della nostra eternità. Se ci professiamo cristiani, occorre che ci schieriamo a favore di Cristo e che Lo seguiamo imitandolo; non bastano solo le buone intenzioni, queste devono concretizzarsi nelle azioni. Pensare ed agire bene oppure pensare ed agire male. Non ci può essere via di mezzo tra il bene e il male. Perché Gesù non è stato “nel mezzo”, ma ha dato la Sua vita per noi,

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schierandosi dalla nostra parte. E ci ha salvati per sempre. Schierarsi con Gesù è garanzia di gioia senza fine, perché la Sua Parola è vera, unica ed eterna.

«ProVocazione»Devo essere fedele al mio proposito ad ogni costo: voglio essere buono, sempre buono, con tutti buono.

Giovanni XXIII…È PREGATA

Ti prego, o Signore, fa’ che il mio posto sia sempre tra i pesci buoni! Amen.

…MI IMPEGNAOggi pregherò per la salvezza di tutti gli uomini.

Venerdì, 2 agosto 2013San Pietro Giuliano Eymard, sacerdote

Liturgia della ParolaLv 23,1.4-1115-16.27.34b-37; Sal 80; Mt 13,54-58

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?». E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.

…È MEDITATADi fronte a Dio non si resta indifferenti, lo sappiamo. Egli ha un’incredibile fantasia e ci sorprende ogni volta che agisce, perché il Suo modo di fare è imprevedibile e sempre nuovo ed originale. Chi mai avrebbe pensato, infatti, che il Messia sarebbe stato proprio il figlio di Giuseppe il carpentiere e di Maria, una giovanissima e forse “anonima” donna tra le tante donne di Nazareth? Eppure Dio sceglie sempre gli ultimi, i peggiori, gli impensabili, i fragili in ogni senso. Se non accettiamo – e solo con la fede si può fare – quest’ottica di Dio, che è diversa dalla nostra ma proprio per questo fedele e

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vera, non potremo riconoscere in Gesù il nostro Salvatore. Se desideriamo che il Signore sia con noi, sia nella nostra vita, dobbiamo lasciarlo entrare, dobbiamo credere in Lui, aprirgli il cuore e la mente, accogliere il dono della fede. Perché la nostra incredulità rischia di limitare i “miracoli” del Signore Gesù nella nostra vita e noi corriamo il pericolo di essere cristiani “insipidi”. Se non sapremo riconoscere l’agire di Dio in ogni istante della nostra vita, saremo per i nostri fratelli dispensatori di disillusione piuttosto che di speranza.

«ProVocazione»Non vediamo il bene che Dio fa perché non smette mai di farcene. Niente colpisce meno la coscienza di un bene continuamente offerto.

Gustave Thibon…È PREGATA

Che non mi accada mai, o Signore, di non riconoscerti! Amen.…MI IMPEGNA

Cercherò di guardare gli altri senza pregiudizio, per vederli con gli occhi di Dio.

Sabato, 3 agosto 2012Beata Vergine Maria «Scala del Paradiso»

Liturgia della ParolaLv 25,1.8-17; Sal 66; Mt 14,1-12

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui». Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla!». Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta. Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. Ed essa, istigata dalla madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed

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ella la portò a sua madre. I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.

…È MEDITATATroppe volte il male sembra vincere sul bene… Lo vediamo ogni giorno: basta un telegiornale o qualche episodio di ingiustizia o divisione che ci tocchi da vicino, per constatare con amarezza e spesso rassegnazione e senso di impotenza, che il Vangelo – pur bellissimo – si scontra con il male inspiegabilmente presente nel mondo. È così da sempre e così sarà sempre, perché l’uomo è stato creato libero di scegliere, libero di agire bene o male, libero di condizionare positivamente o negativamente la vita dei propri fratelli. Ma la presenza del male, da cui scaturiscono dolore e sofferenza, non deve scoraggiarci né arrestare il nostro cammino spirituale. La speranza cristiana, infatti, è certezza perché ha il volto di Dio, il quale ha dimostrato in tanti modi nel corso della storia e della nostra stessa vita che il bene vince su tutto ed è l’unico valore che conta e che rimane. Fare il bene rende migliori e genera altro bene. Lo dimostra il martirio di Giovanni Battista, definito da Gesù come “il più grande tra i nati di nonna” (cfr. Lc 7,28). Lo spargimento del suo sangue ha preceduto la Salvezza, la forza del suo annuncio ha introdotto l’Eterno, che è venuto nel mondo per amore nostro e per il nostro bene dimostrando, con la Sua risurrezione, che l’ultima parola sul male e sulla morte è la Risurrezione!

«ProVocazione»Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere, ma vivacchiare.

Pier Giorgio Frassati …È PREGATA

Per la testimonianza dei martiri ti ringrazio, o Signore!…MI IMPEGNA

Ponendomi controcorrente rispetto alla logica del mondo, guarderò ai santi ed ai martiri come ai veri modelli da imitare.

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XVIII Settimana del Tempo OrdinarioXVIII Domenica, 4 agosto 2013San Giovanni Maria Vianney, sacerdote

Liturgia della ParolaQo 1,2; 2,21-23; Sal 89; Col 3,1-5.9-11; Lc 12,13-21

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: «Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!». Ma Dio gli disse: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?». Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

…È MEDITATA«Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». I troppi beni abbagliano l’uomo, ma se egli rientra in se stesso constata l’inconsistenza delle cose materiali e la caducità della vita. Possono forse le ricchezze preservarci dalla malattia o dalla morte? Possono tutti i beni del mondo assicurarci la felicità duratura? No! Lo sappiamo bene, perché tante volte abbiamo sperimentato che la nostra vita si divide tra la fragilità della nostra natura e la gioia che scaturisce dall’unione con il Signore. La nostra felicità, dunque, non dipende dal possesso. Esso spesso ci allontana da Dio, quando non condividiamo i nostri beni con chi si trova nel bisogno. Non si tratta soltanto di beni materiali, ma dell’avarizia del cuore, che vuol dire non condividere, non mettersi a servizio degli altri, non dispensare pace e armonia. Nessuno conosce l’ora della propria morte. Essa sorprende perché giunge spesso improvvisa e indesiderata. Eppure arriva, non fa sconti a nessuno. Tanto vale disporre di ciò che si possiede in maniera giusta, facendone parte a chi non ha.

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Perché «quello che hai preparato, di chi sarà?». Le cose materiali, pur necessarie alla sussistenza, passano. L’Amore resta. Se ci affidiamo alla Provvidenza, stiamo certi che il Padre non ci farà mai mancare il necessario per vivere o i fratelli per prendersi cura di noi nel bisogno. Accontentiamoci, dunque, del “giusto”, perché accumulare tesori di fronte agli uomini significa perderne di fronte a Dio.

«ProVocazione»Che risponderai a Dio, tu che vesti i muri e non vesti il tuo simile? Tu che ami il tuo cavallo e non hai uno sguardo per il fratello in miseria? Tu che lasci marcire il tuo grano e non nutri chi ha fame?

Basilio Magno…È PREGATA

Gran parte della miseria che affligge il mondo è conseguenza della nostra avidità. Signore, sostieni il mio desiderio e la mia volontà di mettere in comune i miei beni per aiutare chi è nel bisogno. Amen.

…MI IMPEGNAQualcuno che conosco si trova nel bisogno? Mi chiederò – o gli chiederò – quale sia la sua necessità e cercherò di colmarla.

Lunedì, 5 agosto 2013Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore

Liturgia della ParolaNm 11,4b-15; Sal 80; Mt 14,22-36

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma,

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vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

…È MEDITATALa fede nel Signore Gesù può fare cose grandi! Una fede che, però, deve essere abbandono in Dio come quello di un “bimbo svezzato in braccio a sua madre” (cfr. Sal 130). Non si tratta di una fiducia cieca e staccata dalla ragione; no, non è questa la fede cristiana. Si tratta, piuttosto, di una fede che ragionevolmente trova fondamento in Colui che è roccia sicura: il Signore Gesù. È la certezza di un bimbo che sa che la madre non potrà mai fargli del male. Come Pietro di fronte al forte vento, noi adulti siamo spesso increduli, crediamo “fino ad un certo punto”, per via della paura di fronte a ciò che è ignoto e non ancora sperimentato. Di fronte alle “tempeste” della nostra vita - situazioni difficili, scelte tormentate, problematici rapporti con gli altri, dubbi di fede, problemi di salute o lavorativi - il Signore è pronto a ripeterci incessantemente: Coraggio, sono io, non avere paura! E ci tende la mano per afferrarci ed impedirci di cadere nello sconforto o, peggio, nella disperazione.

«ProVocazione»Nell’atto di fede c’è sempre un momento in cui bisogna chiudere gli occhi e buttarsi in acqua con cuore intrepido e senza garanzia apparente.

Paul Claudel…È PREGATA

Signore Gesù, troppe cose sorpassano la mia ragione… Vinci le mie paure e fa’ che io Ti lasci libero di provvedere a me. Amen.

…MI IMPEGNAGuarderò qualche situazione dolorosa della vita con lo sguardo nuovo e lungimirante della speranza.

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Martedì, 6 agosto 2013TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

FestaLiturgia della Parola

Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2Pt 1,16-19; Lc 9,28b-36LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

…È MEDITATAAnche nel brano evangelico odierno Gesù si allontana dalla folla e sale sul monte a pregare. Sul monte che è luogo dell’Altissimo, luogo di silenzio, di discernimento, di comunione con Dio, della Sua presenza. Gesù si allontana dal frastuono e dalla frenesia, si mette in dialogo col Padre ed in questo dialogo – nella preghiera, che è comunicare con Dio cuore a cuore – accade l’esperienza della trasfigurazione. Il Signore Gesù, come nel Battesimo al fiume Giordano, viene “glorificato” dal Padre. In Gesù trova compimento tutto l’Antico Testamento (indicato da Mosè ed Elia che rappresentano la Legge e i Profeti). In Cristo si compie in maniera totale e definitiva il disegno d’amore di Dio per noi. Di fronte a questo progetto d’amore così grande da non poter essere compreso mai fino in fondo, si rimane tramortiti, impauriti, spiazzati. L’agire di Dio trascende la nostra capacità di comprenderlo eppure si rende presente in Gesù, Dio e Uomo, l’Emmanuele venuto a camminare con noi per manifestarci la presenza e la prossimità di Dio nella nostra

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vita.

«ProVocazione»Avendo un Figlio unico, Dio l’ha fatto figlio dell’uomo, e così viceversa ha reso il figlio dell’uomo figlio di Dio. Cerca il merito, la causa, la giustizia di questo, e vedi se trovi mai altro che grazia.

Agostino d’Ippona…È PREGATA

Non ho desiderio più grande se non quello di salire sul Monte, luogo della Tua presenza, o Signore, e parlarti di me! Amen.

…MI IMPEGNACercherò di fare della mia preghiera un dialogo d’amore con il Signore.

Mercoledì, 7 agosto 2013Sant’Alberto da Trapani, sacerdote

Liturgia della ParolaNm 13,1-2.25 – 14,1.26-29; Sal 105; Mt 15,21-28

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, partito da Genesaret, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». «É vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

…È MEDITATAQuesta Parola del Signore è strana, perché mostra un Gesù che non siamo abituati a vedere, un Gesù che apparentemente emargina la donna Cananèa rifiutandole il Suo aiuto e dicendo ai Suoi discepoli di essere stato inviato da Dio solo alle «pecore perdute della casa di Israele». Basta un

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attimo, però, per accorgersi che Gesù agisce in tal modo per suscitare la fede della donna, la quale, pur di fronte ad una prima negazione del Signore, insiste nella sua preghiera, dimostrando di possedere davvero una fede tenace, umile e sincera. La fede della donna è “davvero grande”, pronta ad accontentarsi delle “briciole”, perché le briciole di Dio sono il nostro infinito. La grande fede della donna e la sua perseverante preghiera penetrano nel cuore di Gesù, sempre attento ai nostri bisogni e docile nell’esaudire i nostri desideri più buoni.

«ProVocazione»Il si a Dio è una questione di fiducia. Solo questo si fiducioso può dare all’uomo certezza e sicurezze definitive.

Hans Kung…È PREGATA

Signore, fa’ che mi fidi di Te anche quando non percepisco la Tua presenza. Amen.

…MI IMPEGNAAnche quando le situazioni buie della vita sembrano insolubili, mi fiderò completamente di Dio Padre.

Giovedì, 8 agosto 2013San Domenico, sacerdote

Liturgia della ParolaNm 20,1-13; Sal 94; Mt 16,13-23

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era

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il Cristo. Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

…È MEDITATA«Voi chi dite che io sia?». Gesù chiede a ciascuno di noi: per te Io chi sono? Questa non è, forse, una domanda che ognuno sente rivolta a se stesso frequentemente, ma è una domanda di fondamentale importanza, perché in base alla risposta che diamo, cambia il nostro rapporto col Signore e si misura la nostra fede. Stiamo vivendo l’Anno della Fede, indetto dal Santo Padre Emerito Benedetto XVI e più volte i nostri pastori ci hanno proposto di riflettere sul Credo, sulla Fede della Chiesa, che è – dovrebbe - essere la nostra. E allora - è il caso di chiedersi – ci crediamo che Gesù Cristo è veramente il Figlio di Dio ed Egli stesso Dio come il Padre e lo Spirito Santo? Ci crediamo che ha sofferto, è morto ed è risorto per salvare ciascuno di noi dal peccato e dalla morte? Ci crediamo che saremo giudicati sulla conformità della nostra vita alla Sua? Spesso può succedere di “credere a modo nostro”, cioè di passare al setaccio il Vangelo e l’insegnamento della Chiesa, facendovi filtrare solo ciò che ci piace di più. Quante volte sentiamo dire: “Cristo si, Chiesa no”, oppure “anche se sono cristiano, non condivido e non osservo ciò che la Chiesa afferma su certe questioni (ad esempio la tutela della vita umana in ogni suo stadio o la sessualità ecc.)”. Il rischio che possiamo correre è quello di elaborare un “credo” a nostra immagine e somiglianza, a nostro uso e consumo o quello di adeguarci in maniera acritica al “così fan tutti”, cioè ad un modo di vivere mondano, lontano dall’insegnamento del Signore. Seguire Cristo non è semplice – lo sappiamo - perché comporta seguirlo fin sul Calvario. Ma quando la nostra fede ci impone rinunce o sacrifici, cerchiamo di non abbatterci e pensiamo che vale la pena mettere un po’ da parte noi stessi per fare un po’ più di posto a Dio, perché Lui conosce ed opera ancor più di noi il nostro bene, anche quando noi non lo comprendiamo fino in fondo.

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«ProVocazione»Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo, ma non parliamo di Croce. Questo non c’entra. Ti seguo con altre possibilità, senza la Croce. Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.

Papa Francesco…È PREGATA

O Signore, come Pietro io Ti confesso: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente! Amen.

…MI IMPEGNAChiederò a Dio di aumentare la mia fede.

Venerdì, 9 agosto 2013SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE, vergine e martirePatrona d’Europa Festa

Liturgia della ParolaOs 2,16b.17b.21-22; Sal 44; Mt 25,1-13

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: «Ecco lo sposo! Andategli incontro!». Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: «Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono». Le sagge risposero: «No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene». Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: «Signore, signore, aprici!». Ma egli rispose: «In verità io vi dico: non vi conosco». Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

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…È MEDITATA«Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». Gesù - che in questo brano evangelico sembra cinico e duro - ci invita a “vegliare”, cioè ad essere attenti e vigili, sempre pronti ad ascoltare Dio e sempre pronti a prenderci cura dei fratelli con spirito di servizio, così da essere “sale della terra”, “luce del mondo”, “sentinelle del mattino”. Noi cristiani non possiamo essere anonimi o tiepidi, la nostra presenza deve sentirsi, vedersi! Per questo siamo cristiani: per rendere presente Cristo nel mondo. Vegliare, dunque, significa prepararsi costantemente all’incontro con il Signore e attendere con gioia l’incontro con Lui. Per questo siamo nati. E allora capiamo che la “vigilanza” richiestaci dallo Sposo non deve farci vivere nella paura o nell’ansia, ma orientare il nostro sguardo al Cielo, che è ciò per cui siamo stati posti in Terra.

Cari amici, vedo in voi le “sentinelle del mattino” in quest’alba del terzo millennio. Voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti.

Giovanni Paolo II…È PREGATA

Rendimi, o Gesù, una sentinella che sappia vigilare vivendo nell’oggi con lo sguardo all’eternità. Amen.

…MI IMPEGNAA conclusione della giornata, esaminerò me stesso chiedendomi: sono stato edificante per i miei fratelli?

Sabato, 10 agosto 2013San Lorenzo, diacono e martire

Festa Liturgia della Parola

2Cor 9,6-10; Sal 111; Gv 12,24-26

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LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.».

…È MEDITATASe le parole del Signore Gesù si fermassero alla “morte” del chicco di grano, la nostra vita non avrebbe senso, il nostro esistere sarebbe solo un affannarsi, un avanzare in maniera cieca e passiva verso la fine dei nostri giorni. Noi non vivremmo, ma ci lasceremmo solo vivere. Ed è spesso facile - a causa della sofferenza presente nel mondo e delle nostre più o meno grandi situazioni di dolore sperimentate nel corso della vita - lasciarsi andare al pessimismo, non vedere via d’uscita ai momenti più bui. Ma noi uomini siamo stati creati da Dio per essere felici, non per soffrire; per vivere, non per morire. Questa – che è la certezza della speranza e della fede cristiana – deve essere anche la nostra forza di fronte al dolore. Tutto passa, è la legge della vita, legge d’Amore impressa in ogni cosa: il giorno lascia il posto alla notte, una pianta appassisce ed un’altra germoglia, un uomo muore ed un altro nasce. La vita non muore mai, ma si trasforma e si rinnova. Perché Gesù, con la Sua risurrezione, ha fatto e continua a fare nuove tutte le cose, nonostante le apparenze di morte e di dolore. Guardiamo oltre la morte del chicco di grano, oltre la morte che ciascuno di noi sperimenta in sé e attorno a sé e guardiamo a Gesù che solo con la morte ha prodotto “molto frutto”.

«ProVocazione»L’Amore è la sorgente più piena della risposta all’interrogativo sul senso della sofferenza. Questa risposta è stata data da Dio all’uomo nella Croce di Gesù Cristo.

Giovanni Paolo II…È PREGATA

Ti ringrazio, o Signore, perché con la sofferenza mi rendi partecipe della Tua Croce.

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…MI IMPEGNAAccoglierò il dolore come una disposizione della Divina Provvidenza.

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XIX Settimana del Tempo OrdinarioXIX Domenica, 11 agosto 2013Santa Chiara, vergine

Liturgia della ParolaSap 18,6-9; Sal 32; Eb 11,1-2.8-19; Lc 12,32-48

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: «Il mio padrone tarda a venire» e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

…È MEDITATASe proviamo a considerare questa Parola del Signore da un punto di vista insolito, e cioè dal punto di vista di Dio, ci rendiamo conto che siamo proprio noi il “tesoro” di Dio, perché per noi è il Suo cuore. Tutta la Storia della Salvezza,

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infatti, non è che la dimostrazione del perenne Amore di Dio riversato sull’uomo. Dio che trepida, soffre, gioisce per noi… Dio che non si dà pace finché ciascuno dei Suoi figli non torna a Lui e che come Padre misericordioso da lontano riconosce il figlio perché instancabilmente ne ha aspettato il ritorno sull’uscio di casa… Dio che non si dimentica mai di noi… Dio che ha lasciato che il Figlio amatissimo fosse straziato e sacrificato per noi, per salvarci; noi che da sempre siamo il suo compiacimento. «Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore», dice il Signore Gesù. Il cuore di Dio è con noi perché noi siamo il Suo tesoro. Solo chi ama può forse intuire l’amore di Dio per noi, perché è l’amore di chi ha il cuore coinvolto e proteso verso l’amato: per lui dal primo all’ultimo pensiero della giornata, per lui vale la pena vivere, lui riempie la vita. Noi siamo il tesoro di Dio. Qual è il nostro tesoro?

«ProVocazione»Più tutto mi mancherà quaggiù, più troverò l’Unico necessario.

Charles De Foucauld…È PREGATA

Sii Tu, o Signore, l’unico tesoro del mio cuore! Amen.…MI IMPEGNA

Eviterò di attaccarmi ai tesori di questo mondo.

Lunedì, 12 agosto 2013Santa Giovanna Francesca de Chantal, religiosa

Liturgia della ParolaDt 10,12-22; Sal 147; Mt 17,22-27

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi?

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Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

…È MEDITATAQuesto brano del Vangelo ci presenta la signoria di Gesù su tutto il creato, basta una Sua parola e le creature gli obbedisco. Questa è la volta di un pesce che paga per Lui con “una moneta d’argento”. Lui, Signore di tutte le cose, che pure ha “pagato” ben più di una tassa - perché ha pagato con la Sua vita il nostro riscatto - dimostra l’importanza di osservare l’ordine costituito. Le Istituzioni, infatti, esistono per organizzare ed orientare le relazioni sociali e garantire l’attuazione e la conservazione di quelle norme che regolamentano il vivere in società. Per il bene personale e collettivo, dunque, le Istituzioni vanno rispettate. È quello che fa Gesù integrandosi pienamente nella nostra umanità eppure insegnandoci che rispettare le cose “di Cesare” non esclude l’osservanza delle cose “di Dio”.

«ProVocazione»Il cristiano deve essere seriamente impegnato nelle sue responsabilità sociali. È solo con questa fedeltà al suo lavoro e alle potenzialità di sviluppo dei suoi doni interiori, umani e religiosi, che egli prepara l’avvento del Regno di giustizia e di verità.

Gianfranco Ravasi…È PREGATA

I potenti del Mondo, o Signore, lascino che la Tua luce illumini le loro menti e che il Tuo amore riscaldi il loro cuore, così da impegnarsi per la promozione e per il rispetto dei diritti di tutti gli uomini, soprattutto degli “ultimi”. Amen.

…MI IMPEGNASostituirò il consueto giudizio negativo sui Governanti con una preghiera in loro favore.

Martedì, 13 agosto 2013Santi Ponziano, papa e Ippolito, sacerdote, martiri

Liturgia della Parola

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Dt 31,1-8; Sal Dt 32,3-4a.7-9.12; Mt 18,1-5.10.12-14LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

…È MEDITATACapacità di meravigliarsi, abbandono ai genitori, semplicità e gioia, sono le caratteristiche che forse più immediatamente ci colpiscono ed attraggano dei bambini. Noi cristiani siamo chiamati ad essere come bambini nei riguardi di Dio che è insieme nostro Padre e nostra Madre, anzi ben più di questo. Ma la Parola del Signore è ancora più esplicita ed esigente: ci invita ad essere “accoglienti” verso coloro che sono i “piccoli”; non solo quindi i bambini, compagni privilegiati degli angeli, ma tutti quelli che vivono la condizione della piccolezza: coloro che sono fragili, soli, poveri, ammalati, emarginati, semplici… Sono queste persone ad essere le più care al cuore di Dio, così come ha dimostrato Gesù lungo le strade della Palestina. Egli si è preso cura dei poveri nel corpo e nell’anima, dei “piccoli” in ogni senso, dei sofferenti. Gesù è stato l’Emmanuele, il Dio con noi: con Lui «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella» (Lc 7,22). Gesù chiama pure noi ad essere Emmanuele l’uno per l’altro. Questo significa essere cristiani autentici, vivere il Vangelo.

«ProVocazione»Colui che non è capace di provare né stupore né sorpresa

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è per così dire morto: i suoi occhi sono spenti. Albert Einstein

…È PREGATANel Tuo amore, o Gesù, c’è tutto ciò di cui ho bisogno!

…MI IMPEGNACercherò di riconoscere e servire il Signore nelle persone invisibili agli occhi del mondo ma preziose agli occhi di Dio.

Mercoledì, 14 agosto 2013San Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire

Liturgia della ParolaDt 34,1-12; Sal 65; Mt 18,15-20

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

…È MEDITATAQuesto passo evangelico è assai indicativo dell’importanza che la Comunità ha per noi cristiani. Ciascuno di noi non è un “credente solitario”, ma una parte del Corpo di Cristo, che è la Chiesa. Al momento del Battesimo, infatti, diventiamo figli di Dio, ma non figli “unici”, in quanto inseriti in una Famiglia che conta una sterminata quantità di fratelli. Essere in comunione significa non soltanto poter contare sulla presenza materiale e spirituale degli altri, ma anche condividere lo stesso Credo. Questo garantisce la veridicità della nostra fede. Ma questo comporta anche una grande responsabilità da parte di ciascun cristiano, perché sia il bene sia il male compiuto ricade sugli altri, a vantaggio o viceversa a svantaggio dei nostri fratelli. Spesso non pensiamo agli effetti che posso scaturire dalle

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nostre azioni, soprattutto da quelle sbagliate! Nella “comunione dei santi”, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché – come nel corpo umano – quando un membro soffre, tutte le membra ne risentono. Ogni nostra buona azione ha ripercussioni benefiche sui nostri fratelli, in virtù di una misteriosa ma reale solidarietà tra tutti gli uomini. Lo stesso accade con i peccati che lacerano questa comunione. Quale forza, allora, scaturisce dalla preghiera fatta nella comunione dei cuori!

«ProVocazione»Due mani giunte ottengono molto di più di due pugni chiusi.

Henri Camara …È PREGATA

Sii con noi Signore, per renderci tutti uno in te e idonei, per Tua virtù, a trasmettere al mondo la Tua pace e la Tua salvezza. Amen.

Paolo VI…MI IMPEGNA

Se pregare con gli altri mi risulta difficile, mi sforzerò di trovare un momento di comunione con un amico o un famigliare per pregare con lui.

Giovedì, 15 agosto 2013ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

SolennitàLiturgia della Parola

Ap 11,19; 12,1-6.10; Sal 44; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-56LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta

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in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

…È MEDITATAAvrebbe potuto sedersi comodamente sopra un trono di superbia Maria… Del resto Le era stato appena annunciato che sarebbe diventata la Madre del Figlio di Dio! E invece cosa fa Maria? Si mette in cammino verso la cugina Elisabetta. Maria esce da se stessa e va incontro ai bisogni degli altri. La Madre di Dio si fa serva… e dimostra con la Sua vita l’essenza del vero Amore, che è servizio, dono di sé, accoglienza dell’altro con il suo essere, con la sua diversità, i suoi limiti e le sue necessità, con la sua alterità che spesso ci disturba e ci mette in discussione. Di fronte all’annuncio più inaspettato e sconcertante della storia, Maria rimane turbata, inconsapevole forse… ma disponibile a lasciarsi plasmare da Dio, a lasciarsi chiamare da Lui a cambiare vita, a diventare una vita non più solo per sé, ma per gli altri. Maria è l’esempio più alto di fede in Dio, è l’immagine più vera della preghiera, è l’icona più concreta dell’umiltà, è la Bellezza fatta persona. Lei, nostro modello di santità, anticipatrice della nostra vita futura, nostra madre, Lei ci insegna come pensare, come agire, come pregare. Lei ci invita a fare della nostra vita un Magnificat.

«ProVocazione»L’Assunzione è la celebrazione del recupero totale in Dio dell’essere umano. Maria è il segno e l’anticipazione del nostro destino di gloria. La speranza della nostra assunzione deve accompagnare l’oscuro cammino nel deserto dell’esistenza quotidiana e nell’agonia ultima della morte.

Gianfranco Ravasi …È PREGATA

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L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore!

…MI IMPEGNAGuardando alla Vergine Santissima, mi impegnerò ad essere più umile.

Venerdì, 16 agosto 2013Sant Rocco, pellegrino e taumaturgo

Liturgia della ParolaGs 24,1-13; Sal 135; Mt 19,3-12

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, si avvicinarono alcuni farisei per mettere alla prova Gesù e gli chiesero: «É lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi». Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?». Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio». Gli dissero i discepoli: «Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

…È MEDITATACreandoci a Sua immagine e somiglianza, Dio ci ha chiamati all’esistenza per amore e ci ha chiamati nello stesso tempo all’amore. L’Amore è la sostanziale ed innata vocazione di ogni persona e riguarda tutto l’uomo che è anima e corpo. Il patto nuziale tra l’uomo e la donna - elevato da Gesù alla dignità di sacramento - non è che il riflesso di quella comunione d’amore tra Dio e gli uomini che tutta la Storia della Salvezza esprime. Come emerge già dalla creazione, gli sposi sono vincolati l’uno all’altra nella maniera più

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profondamente indissolubile. La loro reciproca appartenenza è la rappresentazione reale, espressa mediante il sacramento, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa e gli sposi non fanno altro che ricordare alla Chiesa ciò che Gesù ha fatto sulla Croce. Il progetto originario di Dio sulla famiglia, però, è deturpato dal peccato: per questo Mosè acconsente ad abbassare la Legge al livello del popolo di Israele, che assoggettato al peccato non è più in grado di aderire al progetto originario di Dio. Il Signore Gesù, venuto a ripristinare la creazione nella purezza delle sue origini, insiste sull’intenzione originaria del Creatore, che voleva un matrimonio indissolubile e schierandosi fermamente contro l’adulterio - peccato grave che esprime l’idolatria nei riguardi di Dio - abolisce le tolleranze introdotte a poco a poco nella Legge antica.

«ProVocazione»Amare la famiglia significa saperne stimare i valori e le possibilità, promuovendoli sempre. Amare la famiglia significa individuare i pericoli ed i mali che la minacciano, per poterli superare. Amare la famiglia significa adoperarsi per crearle un ambiente che favorisca il suo sviluppo. E, ancora, è forma eminente di amore ridare alla famiglia cristiana di oggi, spesso tentata dallo sconforto e angosciata per le accresciute difficoltà, ragioni di fiducia in se stessa, nelle proprie ricchezze di natura e di grazia, nella missione che Dio le ha affidato.

Giovanni Paolo II…È PREGATA

Dio Padre, fa’ che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell’amore. Giovanni Paolo II

…MI IMPEGNADa buon cristiano voglio impegnarmi a difendere l’unità e l’indissolubilità del matrimonio.

Sabato, 17 agosto 2013San Nicolò Politi, eremita

Liturgia della ParolaGs 24,14-29; Sal 15; Mt 19,13-15

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LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.

…È MEDITATADiventare come i bambini in rapporto a Dio è la condizione per entrare nel Regno. Lo stesso Gesù si è fatto bambino, si è abbassato, si è fatto piccolo condividendo la nostra umanità e dimostrandoci che il Regno di Dio appartiene principalmente ai poveri e ai piccoli, cioè a coloro che lo accolgono con un cuore umile.

«ProVocazione»Consèrvati nella semplicità, nell’innocenza, e sarai come i bambini, i quali non conoscono il male che devasta la vita degli uomini.

Erma…È PREGATA

Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia.

Dal Salmo 130…MI IMPEGNA

Guarderò i piccoli con grande rispetto e mi impegnerò a tutelarne la dignità e la sacralità.

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XX Settimana del Tempo OrdinarioXX Domenica, 18 agosto 2013Sant’Elena, regina

Liturgia della ParolaGer 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

…È MEDITATAQuesto brano, come altre volte accade nel Vangelo, sembra contraddittorio, perché Gesù parla di “divisione” che Egli è venuto a portare sulla terra al posto della pace. Ma come, il Signore Gesù, che tanta pace ha predicato e vissuto, ora dice il contrario! La “pace” di cui parla Gesù non è assenza di problemi, ma è il frutto del coraggio che scaturisce dal rapporto con Lui e che dà la forza di donare la propria vita per il Vangelo. Il Signore non viene a sottrarci alle tensioni, alle ansie, alle lotte, anzi: queste spesso derivano proprio dall’adesione piena al Vangelo che di frequente si scontra con una mentalità “mondana” in contrasto col volere di Dio. Gesù, invece, purifica le tensioni, le ansie e le lotte dalle paure e dall’egoismo, veri nemici della pace interiore, affinché Il Vangelo - molesto, fastidioso e scomodo per quanti non si vogliono lasciare infiammare il cuore e la vita dalla “rivoluzione” portata da Lui – possa emergere e vivificare anche nel deserto.

«ProVocazione»Non accontentatevi delle piccole cose. Dio le vuole grandi. Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia.

Caterina da Siena

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…È PREGATACon le parole di un santo Pastore, don Tonino Bello, mi piace pregarti Signore Gesù: Tu, che sei venuto a portare il fuoco sulla terra, dacci la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e concedici di inventarci una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Tu, che bambino hai dormito sulla paglia toglici il sonno e facci sentire il guanciale del nostro letto duro come un macigno, finché non avremo dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio. Dio che sei diventato uomo facci sentire dei vermi ogni volta che la nostra carriera diventa idolo della nostra vita, il sorpasso, il progetto dei nostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle nostre scalate.

…MI IMPEGNACercherò di combattere le mie cattive passioni per acquistare una fisionomia sempre più gradita al Signore.

Lunedì, 19 agosto 2013San Giovanni Eudes, sacerdote

Liturgia della ParolaGdc 2,11-19; Sal 105; Mt 19,16-22

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.

…È MEDITATAIl “tale” presentatoci dal Vangelo di oggi è carico di tante buone intenzioni, il suo desiderio è orientato alla “vita eterna”, egli vuole sapere cosa deve fare per essere “santo”. Di fronte a questa domanda, Gesù offre un vademecum di Comandamenti, utili per vivere secondo Dio. I Comandamenti dell’Antica Alleanza donati da Dio a Mosè sono seguiti e

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portati a compimento dal Comandamento dell’Amore introdotto da Gesù: «ama il prossimo tuo come te stesso». Non possiamo limitarci a fare il bene ed evitare il male, questo non basta. Occorre mettere Dio al primo posto. Andare, vendere, dare sono verbi “esigenti”, perché richiedono un mettere se stessi - si, anche se stessi - al di sotto di Dio. Andare: mettersi in movimento, in cammino verso Dio, ma anche verso il prossimo. Uscire fuori da se stessi, perché ciascuno di noi non è un isola, ma dà valore alla propria esistenza solo se la dona agli altri. Vendere i propri beni: liberarsi dalle ricchezze non solo materiali, ma più spesso da persone e situazioni che non ci permettono di abbandonare l’egoismo per andare incontro ai fratelli. Vendere è considerare i beni poca cosa di fronte al bene assoluto che è Dio, il vero tesoro. Liberarsi da se stessi significa anche essere pronti a donare se stessi: il proprio tempo, i propri beni, il proprio essere. Svuotati di se stessi ci si può riempire del Signore, si può far posto a ciò che solo può colmare il nostro vuoto interiore che è desiderio, nostalgia, assenza di Dio. Anche a noi, ogni giorno, in ogni evento quotidiano, così come nelle importanti scelte esistenziali, Gesù dice: «Vieni e seguimi». La nostra risposta qual è?

La felicità dell’uomo non sta nel possedere qualcosa, ma nel cedere se stesso a chi è più grande di lui.

Rabindranath Tagore…È PREGATA

Signore Gesù, aiutami a non appartenere più a me stesso e fa’ che io consegni i miei diritti nella Tua mano per avere Te solo in ricompensa. Amen.

…MI IMPEGNAEsaminerò gli ostacoli che mi impediscono di mettermi interamente alla sequela di Gesù.

Martedì, 20 agosto 2013San Bernardo, abate e dottore della Chiesa

Liturgia della ParolaGdc 6,11.24a; Sal 84; Mt 19,23-30

LA PAROLA DEL SIGNORE

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…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?». E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi».

…È MEDITATAChi è “ricco”? Non è solo colui che possiede molte ricchezze materiali, come i soldi o i beni. Ricco è colui che ostenta un cuore avaro di fronte a Dio e ai fratelli. Avaro nel condividere se stesso con gli altri; avaro di gioia per le gioie altrui e di pena per le sofferenze altrui. Avaro di giorni da “spendere” nell’edificazione del Regno di Dio, perché troppo attaccato al proprio benessere, perché troppo dedito al piacere e affatto disponibile al sacrificio. Ma questa avarizia, che è insita nel cuore di ciascuno di noi a causa del peccato originale, può essere combattuta e vinta grazie alla fiducia in Dio, alla mitezza ed alla disponibilità alla correzione e al cambiamento. Ciò che è impossibile agli uomini “per natura”, è possibile a Dio, il Quale agisce in noi “per grazia”. Progredire, migliorare è sempre possibile, si tratta di un itinerario che dura quanto dura la vita. Non si finisce mai di camminare sulla via della santità, che va costruita ogni giorno a poco a poco, ma con la volontà e la fiducia di chi sa che l’Amore di Dio ci permette di avanzare verso di Lui. Dio ci tira a Sé, basta che noi lo desideriamo. La nostra salvezza è sempre puro dono del Signore, che tuttavia a noi chiede collaborazione. Nessuno si salva da sé e noi non siamo migliori di altri. Solo Gesù poteva salvarci perché solo Lui ha meritato al posto nostro la nostra salvezza. E l’ha meritata da un “trono” di scandalo e di dolore: la Croce. Mediante la Sua passione, morte e risurrezione, Gesù ha dimostrato che quanto appare “ultimo” agli occhi degli

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uomini, è “primo” agli occhi di Dio.

«ProVocazione»C’è una tentazione che da sempre insidia ogni cammino spirituale e la stessa azione pastorale: quella di pensare che i risultati dipendano dalla nostra capacità di fare e di programmare. Certo, Iddio ci chiede una reale collaborazione alla sua grazia, e dunque ci invita ad investire, nel nostro servizio alla causa del Regno, tutte le nostre risorse d’intelligenza e di operatività. Ma guai a dimenticare che “senza Cristo non possiamo far nulla”.

Giovanni Paolo II…È PREGATA

Rendimi povero, o Gesù, ma di quella povertà che ci fa ricchi di Te. Amen.

…MI IMPEGNAOggi rifletterò sull’essenzialità delle cose per abituarmi a scrollare da me ciò che è inutile per il mio vero bene.

Mercoledì, 21 agosto 2013San Pio X, papa

Liturgia della ParolaGdc 9,6-15; Sal 20; Mt 20,1-16a

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un

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denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

…È MEDITATAGiustizia è dare a ciascuno il suo. Noi spesso facciamo paragoni con gli altri, facciamo i conti in tasca alla loro anima; ma chi siamo noi per giudicare gli altri e Dio? Chi siamo noi – creature – per “mormorare” contro il Creatore? Noi pretendiamo di conoscere la “giusta” retribuzione spettante ai nostri fratelli, mentre invece è solo Dio che conosce il loro cuore. Il bene, la gioia, il successo altrui di che cosa ci privano? Dio ci toglie forse qualcosa per darlo ad altri? No, Dio non ci fa un torto. Dio non è forse il “padrone” della vita e di ogni nostro bene? Eppure ragioniamo come se Dio avesse un limite di ricompensa da distribuire tra tutti e desse a chi troppo e a chi niente. Dio, invece, è potenza e generosità infinita, e ci ama tutti come figli unici. Quante volte ci comportiamo come il figlio maggiore della parabola del Padre misericordioso e non riusciamo a gioire della salvezza dei nostri fratelli, ai quali è dato solo ciò che gli spetta e nulla di quanto spetta a noi? Spesso siamo “invidiosi” della bontà di Dio, perché non comprendiamo la Sua logica: una logica di giustizia come misericordia piuttosto che come retribuzione.

«ProVocazione»Con la tua misericordia mitighi la giustizia; per misericordia ci hai lavati nel Sangue; per misericordia volesti conversare con le tue creature. O pazzo d’amore!

Caterina da Siena…È PREGATA

Dal tarlo dell’invidia liberami, o Signore! Amen.…MI IMPEGNA

Oggi sarò pronto a gioire del bene degli altri, anche se ciò che avvantaggia loro può scomodare me.

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Giovedì, 22 agosto 2013Beata Maria Vergine Regina

Liturgia della ParolaGdc 11,29-39a; Sal 39; Mt 22,1-14

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

…È MEDITATANon basterebbe una vita intera per ringraziare Dio del dono della fede e dell’elezione a Suoi figli, ricevuta mediante il Battesimo. Eppure tante volte ci comportiamo come quel commensale trovato «ai crocicchi delle strade» che si presentò al banchetto organizzato dal re senza indossare l’abito nuziale. Questo risuona come un insulto, come un rifiuto dell’invito. La veste nuziale, infatti, rappresenta la conversione, la fede, la vita nuova: condizioni richieste da Gesù a chi vuole seguirlo, dunque a noi cristiani. Dio ci ama così come siamo, non occorre essere tra gli invitati “nobili”, ma occorre aprire il cuore al Signore. Non ci si può limitare ad essere “indifferenti” nei confronti di Gesù: bisogna credere e seguirlo. Spesso molti cristiani sono “tiepidi”: concentrati su altre cose, pur non opponendosi apertamente a Dio, non Lo ricevono nel proprio cuore. Questo atteggiamento, oltre ad

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essere sbagliato e negativo, è soprattutto pericoloso, perché subdolo. Fa sentire “a posto” con la propria coscienza quanti vivono come se Dio non esistesse, sol perché non fanno del male. Essere cristiani, però, non è e non può essere solo non nuocere agli altri: in ogni uomo, infatti, c’è la bontà naturale che scaturisce dalla coscienza; essere cristiani implica qualcosa di più, un salto di qualità, un passo in avanti, un guardare in alto: significa prenderci cura dei nostri fratelli e voler lasciare questo mondo migliore di come lo abbiamo trovato.

«ProVocazione»Dio ti ha creato senza interpellarti, ma non ti salva se non c’è il tuo consenso.

Agostino d’Ippona…È PREGATA

O Gesù, come potrò mai apprezzare lo splendore, la bellezza del mio abito nuziale? Ti prego, che io non lo perda mai! Amen.

…MI IMPEGNAOggi pregherò perché a tutti gli uomini sia concessa la grazia di partecipare al banchetto di nozze.

Venerdì, 23 agosto 2013Santa Rosa da Lima, vergine

Liturgia della ParolaRt 1,1.3-6.14b-16.22; Sal 145; Mt 22,34-40

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

…È MEDITATA«Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e amerai il tuo prossimo

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come te stesso». Non c’è comando più importante di questo. E Gesù non ha dimostrato nulla di più grande se non questo: amore per Dio e amore per noi. Che ci crediamo o no, che ci piaccia o no… saremo giudicati sull’Amore. E dal Giudizio dipenderà la nostra vita futura: realtà ben più importante della condizione che viviamo nella nostra vita, la quale può essere più o meno lunga, più o meno felice, ma resta comunque un passaggio temporale ed una condizione di transizione rispetto alla vita eterna che Dio Trinità ha pensato per ciascuno di noi. L’amore di cui parla Gesù, com’è evidente, non è semplice sentimentalismo, non è idea astratta, non è prorogabile; l’amore per Dio non è separabile da quello per i fratelli, in quanto chi “non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1 Gv 4,20). Comprendiamo bene, dunque, che si tratta di un amore concreto, operativo, fecondo. E noi, con quale tipo di amore amiamo Dio e i fratelli?

«ProVocazione»Non si ama Dio: ecco perché si è infelici!

Curato D’Ars…È PREGATA

Signore Gesù, apri il mio cuore al Tuo amore e fa’ che mi lasci amare da Te, per potere imparare ad amarti. Amen.

…MI IMPEGNAOggi farò un gesto d’amore a vantaggio di qualcuno, vedendo in lui il Signore Gesù.

Sabato, 24 agosto 2013SAN BARTOLOMEO, apostolo

FestaLiturgia della Parola

Ap 21,9b-14; Sal 144; Gv 1,45-51LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele gli domandò:

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«Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

…È MEDITATAQuale grande gioia devono aver provato i discepoli nel trovare Gesù per correre ad annunciarlo agli amici! E noi comunichiamo la gioia dell’incontro con il Signore? Se non lo facciamo… forse è arrivato il momento di chiederci se davvero abbiamo noi per primi incontrato Gesù. È un cattivo sintomo del nostro stato spirituale se il sapere ciò che Cristo ha fatto per noi, non ci spinge a comunicare ad altri la gioia che noi stessi abbiamo provata. L’annuncio del Vangelo non spetta solo ai ministri, ma riguarda tutti noi. Quante persone amerebbero il Signore se ogni cristiano parlasse ai suoi amici e parenti facendo loro conoscere il bene che ha trovato! Noi abbiamo visto cose più grandi di quelle viste dagli Apostoli, che pure se in dodici soltanto hanno infiammato il mondo facendo in modo che il Vangelo arrivasse fino a noi. Come cristiani abbiamo una grande responsabilità: compiere lo stesso miracolo compiuto dagli Apostoli e continuare la trasmissione gioiosa del Vangelo per farla giungere alla fine dei tempi.

«ProVocazione»Il bene non si spegnerà mai sulla terra da quando la Parola di Cristo ha seminato nel mondo l’amore, seme che non inaridisce, ma germoglia, cresce e diventa albero maestoso.

François Mauriac…È PREGATA

Fa’, o Signore, che io come Filippo ti annunci con gioia a chi ancora non ti conosce o non crede in Te. Amen.

…MI IMPEGNAOggi non trascurerò occasione per annunciare, con le parole e le azioni, il Vangelo.

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XXI Settimana del Tempo OrdinarioXXI Domenica, 25 agosto 2013San Giuseppe Calasanzio, sacerdote

Liturgia della ParolaIs 66,18-21; Sal 116; Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: «Signore, aprici!». Ma egli vi risponderà: «Non so di dove siete». Allora comincerete a dire: «Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze». Ma egli vi dichiarerà: «Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!». Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

…È MEDITATA«Vi sono ultimi che saranno i primi, e vi sono primi che saranno ultimi», ci dice il Signore. Con tali parole Egli sembra dirci che la “salvezza” è una conquista continua e che non possiamo considerarci degli “arrivati”. “Mangiare” e “bere” alla presenza del Signore non ci esime dallo sforzo continuo della conversione e non ci assicura la vita eterna. Non basterà l’insegnamento di Gesù nella “piazza” del nostro cuore a farci vivere per sempre con Lui, ma sarà la nostra “imitazione” di Cristo. La “porta” attraverso la quale è necessario passare è, infatti, proprio Gesù che ci chiede di diventare “santi” come Lui è santo. Certo, la porta è “stretta”: essere cristiani autentici non è semplice, non è comodo, perché comporta uno stile di vita controcorrente e spesso impopolare. Ma ciascuno di noi non ha forse sperimentato almeno una volta nella vita che c’è più gioia nelle cose conquistate con fatica piuttosto che in quelle ottenute a poco prezzo?

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«ProVocazione»Il dolore è l’unica cosa nostra. È sui segni dei chiodi, che non sono pochi nella nostra vita, su cui si fermerà l’attenzione del Padre celeste, il quale darà pace a questa sofferenza che s’acquieta soltanto nel gran porto della misericordia di Dio!

Primo Mazzolari…È PREGATA

O Gesù, fammi vivere con gioia i sacrifici richiesti dal compimento della Tua volontà. Amen.

…MI IMPEGNAOggi accoglierò volentieri le difficoltà che mi si presenteranno offrendole per la conversione dei peccatori.

Lunedì, 26 agosto 2013Beati Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini, sposi

Liturgia della Parola1Ts 1,1-5.8b-10; Sal 149; Mt 23,13-22

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».

…È MEDITATALa Parola del Signore di oggi si rivolge non solo ma particolarmente ai Pastori e per questo è ancora più carica di responsabilità. Quanti, infatti, hanno come mandato divino la guida e la cura delle anime hanno più di qualunque cristiano

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la grave responsabilità dell’esempio. “Chiudere” il regno dei cieli alla gente - abbandonandosi al lassismo ed alla superficialità, mancando di carità, rifiutando la correzione considerandosi perfetti perché radicati sul proprio ruolo - significa lasciarsi sfuggire la propria salvezza e precludere quella degli altri. Anche noi laici, però, possedendo il “sacerdozio comune” in virtù del Battesimo, siamo chiamati ad essere testimoni di una vita santa e a vivere la carità. Nessuno può e deve sentirsi escluso! Cerchiamo di pensare, allora, anche alla “nostra” personale responsabilità nell’edificazione del Regno di Dio, soprattutto quando siamo tentati di giudicare i nostri Pastori come gli unici responsabili della mancata diffusione del Vangelo.

«ProVocazione»L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni.

Paolo VI…È PREGATA

Sei Tu, o Signore, l’unico vero Maestro. Liberami dalla presunzione di assumere atteggiamenti cattedratici con i miei fratelli. Possa invece annunciarti umilmente con la testimonianza di vita. Amen.

…MI IMPEGNAVoglio cogliere, senza falsa modestia, l’insegnamento che mi viene dall’esempio positivo degli altri.

Martedì, 27 agosto 2013Santa Monica, madre di Sant’Agostino

Liturgia della Parola1Ts 2,1-8; Sal 138; Mt 23,23-26

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del

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bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».

…È MEDITATAAnche oggi il Signore ci mette in guardia dall’ipocrisia e dal giudizio che ci rendono “ciechi”. E come può un cieco guidare qualcuno? Quando l’avidità e l’intemperanza che abitano in noi sono così grandi da invaderci ci rendono ciechi, non ci rendiamo neppure conto che non bastano tutti i riti del mondo a purificarci, se essi – cose esterne – restano solo formalità, da compiere con superficialità o per apparenza, e non ci cambiano internamente. Spesso i nostri peccati sono così grandi che non riusciamo a vederli, ma siamo pronti a vedere e giudicare quelli degli altri. Sforziamoci di “pulire” prima l’interno di noi stessi e di usare misericordia verso i nostri fratelli, perché col medesimo metro della misericordia saremo giudicati noi dal Signore.

«ProVocazione»Nessuno può aumentare la propria statura. I tacchi posticci delle nostre superbie ingannano soltanto gli uomini. A Dio arriveremo con i piedi scalzi.

Anonimo …È PREGATA

Convertimi nell’intimo, o Divino Spirito, venga da Te ogni mia azione! Amen.

…MI IMPEGNANon esprimerò pareri sul mio prossimo senza prima avere esaminato me stesso.

Mercoledì, 28 agosto 2013Sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa

Liturgia della Parola1Ts 2,9-13; Sal 138; Mt 23,27-32

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro

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siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

…È MEDITATAIl “guai” rivolto da Gesù agli scribi e ai farisei non può lasciarci indifferenti e non interpellarci personalmente. Quante volte anche noi non ci lasciamo prendere dall’ipocrisia? Quante volte, per egoismo e per superbia, non andiamo in cerca dell’apparenza soffermandoci solo all’esteriorità della pratica del Cristianesimo? Culto, devozioni, rapporti col prossimo quanto ci coinvolgono nell’intimo del cuore? È necessario andare all’essenza del nostro comportamento, scavare dentro di noi mettendoci davanti a Gesù con sincera umiltà, riconoscendo le colpe e i limiti, facendoci penetrare dalla Sua parola per poter essere trasformati nell’intimo. Allora ciò che faremo sarà veramente il riflesso del nostro rapporto con Lui che edificherà anche gli altri.

«ProVocazione»Se un tempo bastavano cinque prove per l’esistenza di Dio, oggi l’uomo le ritiene insufficienti e ne vuole una sesta, la più completa, la più autorevole: la vita di coloro che credono in Dio.

Jacques Maritain …È PREGATA

Fa’, o Signore, che in ogni azione io non cerchi il mio tornaconto ma cerchi solo di compiere il Tuo volere. Amen.

…MI IMPEGNAOggi, incurante del giudizio degli altri, agirò come se Dio solo mi stia guardando.

Giovedì, 29 agosto 2013Martirio di San Giovanni Battista

Liturgia della ParolaGer 1,17-19; Sal 70; Mc 6,17-29

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

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In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni, infatti, diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

…È MEDITATALo sciagurato Erode, pur avendo ammirazione per Giovanni Battista e non volendolo uccidere, per vergogna e timore di essere deriso, non ha il coraggio di venir meno all’impegno preso con Salomè. Sicuramente questa è una storia che ci sconcerta e ce lo rende odioso. Eppure anche oggi, e forse fra quelli ritenuti i più “vicini”, si è disposti a barattare la propria fede pur di non “sfigurare” nella società ed il rispetto umano la fa da padrone. E invece Gesù ci chiede di annunciare Lui con franchezza, costi quel che costi. Non ci sarà richiesto, come al Battista, il sacrificio cruento della vita, ma di affrontare critiche, giudizi, scontri, calunnie ecc. per amore del Vangelo, questo sì e lo dobbiamo fare, con lealtà e coraggio; sarà il caricarsi di un pezzo di quella “croce” che Gesù c’invita a portare ogni giorno, ma sappiamo bene che senza sacrificio non si servono ideali e per il nostro ne vale proprio la pena.

«ProVocazione»

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Ho capito che non era sufficiente denunciare l’ingiustizia, bisognava dare la vita per combatterla!

Albert Camus…È PREGATA

O Signore, fa’ che io sappia annunciare con franchezza la Tua parola. Amen.

…MI IMPEGNAMi impegnerò ad affrontare serenamente ma con fermezza il dialogo con chi fosse contrario al Vangelo.

Venerdì, 30 agosto 2013Santa Gaudenzia, vergine e martire

Liturgia della Parola1Ts 4,1-8; Sal 96; Mt 25,1-13

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

…È MEDITATAIn questa parabola Gesù ci dice chiaramente che per entrare alla festa di nozze (il Regno di Dio) ciascuno deve avere accesa la propria lampada per essere riconosciuto dallo sposo. Questa lampada è la fede. Ma la lampada non può rimanere accesa se manca l’olio della preghiera che l’alimenta; e con la preghiera la vigilanza: lo stare attenti a questo Sposo che arriva all’improvviso, perché - come alle vergini stolte -

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potrebbe capitarci che Egli arrivi e ci trovi impreparati. Nella vigilanza dobbiamo vedere rappresentato il vivere quotidiano secondo il Vangelo, perché la fede va vissuta con le opere e sarà sulla carità il giudizio finale. Carità di cui non possiamo assolutamente rimandare l’esercizio nell’attesa dello Sposo. Fede, Speranza e Carità sono i tre pilastri su cui si deve giocare ogni momento della nostra vita per entrare alla festa di nozze. Da soli non ce la faremo mai, ma se lo vogliamo il Signore è con noi e con Lui tutto è possibile.

«ProVocazione»Non cercate Gesù molto lontano. Lui non è laggiù, è in voi. Alimentate la lampada e lo vedrete.

Madre Teresa di Calcutta …È PREGATA

O Gesù, fa’ che io non dimentichi di essere, su questa terra, un pellegrino in cammino verso la Casa del Padre. Amen.

…MI IMPEGNAQuali sono gli ostacoli che mi impediscono di camminare speditamente verso Dio?

Sabato, 31 agosto 2013San Raimondo Nonnato, religioso

Liturgia della Parola1Ts 4,9-11; Sal 97; Mt 25,14-30

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del

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tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».

…È MEDITATAQuello di Gesù, oggi, potrebbe sembrare il parlare di un “avaro”; e invece no: Egli, in fondo, ci chiede di sapere sfruttare i doni che Lui ci ha fatto per vivere in pienezza la santità. A volte ci sentiamo inutili e non sappiamo cogliere in noi i tanti semi di bene che portiamo dentro. A volte ci scoraggiamo perché ci sembra che il bene che dovremmo fare superi le nostre forze e capacità, ma non è così: il Signore non ci chiede mai ciò che ci supera e non importa che abbiamo dei grandi o dei piccoli “talenti”, che siano molti o pochi. Egli ci vuole così come siamo, ma ci vuole interamente. È la disponibilità del cuore quella che conta. Affidiamoci a Lui pienamente ed allora saremo capaci di rendere belle e grandi anche le piccole cose di ogni giorno.

«ProVocazione»In paradiso si porta solo quel che si dona.

François Ozanam…È PREGATA

O Gesù, sostieni la mia debolezza e fa’ che sappia riconoscere la grandezza dei Tuoi doni e ringraziarti per questo. Amen.

…MI IMPEGNACercherò di scoprire e valorizzare i doni che il Signore mi ha fatto e che finora non ho messo a frutto.