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Centro Diocesano Vocazioni Patti (Me) Ho visto il Signore Gv 20,18 Riflessioni sul Vangelo del giorno per il Tempo di Pasqua (Anno B) 1

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Centro Diocesano Vocazioni

Patti (Me)

Ho visto il Signore

Gv 20,18

Riflessioni sul Vangelo del giorno

per il Tempo di Pasqua (Anno B)

Il volumetto è stato curato da don Dino Lanza e dall’equipe del Centro Diocesano Vocazioni.

I testi delle riflessioni sono stati preparati da Don Enzo Smriglio, parroco della Cattedrale di Patti.

I testi dei brani patristici sono stati scelti da Don Pippo Gaglio, rettore e parroco del Santuario di Tindari.

© 2015 - Centro Diocesano Vocazioni

Seminario Vescovile di Patti

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È possibile scaricare i file Word e PDF dal sito www.qumran2.net inserendo il titolo del sussidio

Presentazione del Vescovo

Ho visto il Signore!” è la parola che, mutuata dal Vangelo di Giovanni, fa da titolo al sussidio per la personale meditazione che il Centro Diocesano Vocazioni di Patti mette a disposizione di quanti, avendo maturato la convinzione che l’uomo non vive di solo pane, cercano l’altro ‘pane’ e cioè quello che consiste nella Verità e quello che nutre per la vita eterna, l’Eucaristia.

“Ho visto il Signore!”: letta nel Vangelo, sembra parola ovvia; si direbbe un’affermazione senza storia.

Eppure “vedere il volto di Dio significa morire” (Es 33,20), e “la pelle del viso di Mosé era diventata raggiante, poiché aveva conversato con il Signore” (Es 35,29). Eppure, “Elia si coprì il volto col mantello quando Dio si avvicinò” (1Re 19,13). Eppure, “noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2).

Dato che la nostra epoca vive in maniera massiccia del vedere e della immagine, rischia di banalizzare il vedere, rischia perfino di vedere senza… vedere e si impone la esigenza di educarci a vedere.

“Mosè, Mosè!”, disse il Signore dal roveto, “non avvicinarti, togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale stai è una terra santa!”. Mosè si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio (cf Es 3,4-7).

Con i piedi calzati, approfondisce san Gregorio di Nissa, non è possibile correre verso l’altezza dove la luce della verità risplende, ma è necessario spogliare i piedi dell’anima del rivestimento delle pelli morte, dalle quali la nostra natura è stata rivestita all’origine. Quando avremo denudato i piedi, la conoscenza della verità si manifesterà da sola.

Le pelli morte sono la nostra grossolanità, l’incapacità di intendere la vita come dono assolutamente gratuito di Dio da vivere come risposta di amore all’Amore, la nostra chiusura alla speranza, la nostra incapacità di intendere che c’è più gioia nel dare che nel ricevere (At 20,35). Infatti “gli innocenti, quelli dal cuore puro, sono la generazione che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe” (Sal 23,6).

“Di te ha detto il mio cuore: ‘Cercate il suo volto’, il tuo volto, Signore, io cerco” (Sal 27,8). Non è un cercare semplice e facile esiste infatti il mistero del male e anche “mio padre e mia madre mi hanno abbandonato”. Ma se pure sferragliasse contro di me un esercito intero, il mio cuore non teme perché il Signore è per me luce, forza, difesa, salvezza e io ho da chiedergli solo di abitare con lui, gustare la sua dolcezza, saziare i miei occhi di lui (ivi).

Gemma preziosa, dono incommensurabile questo cuore che sa di cercare il Signore, di essere fatto strutturalmente per lui, di essere condannato, ci direbbe sant’Agostino, all’inquietudine finché non perviene a lui, come cerva alla sorgente, come foglia al sole, come affamato al pane, come amante all’Amato.

“Pietro e i suoi compagni […], tuttavia restarono svegli e videro la gloria di Gesù” (Lc 9,12).

Ci ottenessero Pietro e i suoi compagni di perseverare nella veglia e di vedere la gloria del Signore!

Ci ottenessero di aprirci alla visione misteriosa della vita futura e del Regno della Gioia e all’abbozzo del mistero della croce! A desiderarla! La nostra sordità sarebbe squarciata e allontanata resterebbe la nostra cecità alla Musica vera alla Luce senza tenebre.

Forse mi sono lasciato prendere la mano; la ‘colpa’ però è di chi ha scelto di fare ruotare il sussidio messo a disposizione per il tempo pasquale, attorno al ‘vedere’ il Signore che non è un titolo intrigante magari e suggestivo, ma la meta del nostro pellegrinare qui sulla terra, l’altra parola con la quale indichiamo la vita eterna, il paradiso.

A questo punto dovrei ringraziare i curatori don Lanza – don Gaglio e don Smriglio – del volumetto che presento molto volentieri; me ne astengo perché voglio fare mio il ringraziamento che verrà da chi, leggendo queste pagine, meditando e pregando a partire da esse e purificando l’occhio con il collirio della grazia del Santo Spirito, amministrata dalla Chiesa, otterrà il dono di essere ammesso a gustare la festa che il Padre generosamente dà per quelli che lo ‘vedono’.

Con la mia benedizione.

Patti, 2 aprile 2015 – Giovedì Santo

† Ignazio, vescovo

Tempo di Pasqua

Triduo Pasquale

Giovedì Santo, 2 aprile 2015

San Francesco di Paola, eremita

1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioni

- Cena del Signore -

Giornata Sacerdotale

Liturgia della Parola

Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

La Parola del Signore

…è ascoltata

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi». Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi».

…è meditata

“Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi”

Ricordiamoci sempre che siamo discepoli di un Maestro che ha assunto fino alle estreme conseguenze la logica del servizio. Lui vero Dio non ha disdegnato di farsi servo obbediente (cf Fil 2,7). La reale disponibilità al servizio appare allora l’unica “tessera” capace di accreditare nel mondo gli autentici discepoli di Gesù. È il segno di-stintivo del cristiano, il quale sull’esempio del suo Signore sa che solo chi serve, “serve” davvero! Solo chi ha il coraggio di prendere le distanze da qualsiasi logica di “potere” e di “dominio” può dire di seguire il Signore, non a parole, ma con la vita. Nella Comunità di Gesù lo stile del servizio è l’ideale più sublime e l’impegno più concreto. Servire, come ha fatto Gesù, lui che ci ha dato l’esempio “per primo” perché lo seguiamo nella concretezza della nostra vita. E tu cosa vuoi fare della tua vita? Vuoi specializzarti a servire o ti piace, invece, essere servito? Nel primo caso avrai la gioia assicurata; nel secondo, invece, sarà la logica perversa di questo mondo e non il comandamento dell’amore ad ispirarti e caratterizzarti.

…risuona nel cuore dei padri

Se, dunque io, il Signore e il maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi a vicenda. Vi ho dato, infatti, un esempio, affinché anche voi facciate come ho fatto io. Dobbiamo forse dire che anche il fratello può purificare il fratello dal con-tagio del peccato? Certamente; questo sublime gesto del Signore costituisce per noi un grande impegno: quello di confessarci a vicenda le nostre colpe e di pregare gli uni per gli altri, così come Cristo per tutti noi intercede. Ascoltiamo l’apostolo Gia-como, che ci indica questo impegno con molta chiarezza: Confessatevi gli uni gli altri i peccati e pregate gli uni per gli altri. È questo l’esempio che ci ha dato il Signore. Ora, se colui che non ha, che non ha avuto e non avrà mai alcun peccato, pre-ga per i nostri peccati, non dobbiamo tanto più noi pregare gli uni per gli altri? E se ci rimette i peccati colui che non ha nien-te da farsi perdonare da noi, non dovremmo a maggior ragione rimetterci a vicenda i nostri peccati, noi che non riu-scia-mo a vivere quaggiù senza peccato? [...] Perdoniamoci a vicenda i nostri torti, e preghiamo a vicenda per le nostre colpe, e co-sì, in qualche modo, ci laveremo i piedi a vicenda.

(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni,Omelia 58,5)

ProVocazione

Gesù depone le vesti e si inginocchia a lavare i piedi degli apostoli. Tu cosa devi “deporre” per far sì che la tua vita sia un’espressione sincera di servizio sull’esempio di Gesù “Maestro e Signore”?

…è pregata

Signore Gesù, mentre cenavi con i tuoi discepoli, ti sei inginocchiato e hai lavato loro i piedi. Insegnami a contemplare questo tuo gesto e a riesprimerlo nella mia vita di ogni giorno. Insegnami a capire cosa vuoi tu da me e aiutami a farlo, perché solo nell’obbedienza alla tua volontà c’è il segreto della vera gioia. Amen.

Venerdì Santo, 3 aprile 2015

San Sisto I, papa

digiuno e astinenza

Passione del Signore

Giornata Mondiale per la Terra Santa

Liturgia della Parola

Is 52,13-53,12; Sal 30; Eb 4,14-16;5,7-9; Gv 18,1-19,42

La Parola del Signore

…è ascoltata

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò…

…è meditata

“Tutto è compiuto”

Gesù dimostra la sua piena obbedienza alla volontà salvifica del Padre sino alla morte. E proprio attraverso la sua morte porta a compimento il progetto del Padre che vuole che tutti gli uomini siano salvi. Lui non si risparmia per nulla. Si consegna volontariamente alla morte proprio perché sa che attraverso la sua morte tutti avremmo riottenuto la vita. Attraverso la sua morte abbiamo avuto accesso alla piena comunione con Dio. La contemplazione del grigiore del Venerdì San-to non ci allontani dalla prospettiva del mattino radioso di Pasqua. Non ci sarebbe Domenica di Pasqua senza Venerdì Santo, ma non avrebbe senso lo stesso Venerdì Santo se non si proiettasse verso l’alba luminosa della Domenica senza tramonto. Ci illumini intanto la consapevolezza di fede che l’ultimo respiro di Gesù corrisponde al primo respiro della sua Comunità. L’espressione riportata dal Vangelo, “emise lo spirito” (Lc 23,46) non intende registrare semplicemente l’ultimo istante della vita terrena di Gesù, ma vuole rinviare soprat-tut-to alla contemplazione del dono del Consolatore, lo Spi-ri-to Santo, “che è Signore e dà la vi-ta”.

…risuona nel cuore dei padri

Quando Gesù ebbe preso l’aceto disse: Tutto è compiu-to! Che cosa era compiuto, se non ciò che la profezia tanto tempo prima aveva predetto? E siccome non rimaneva nulla che ancora si dovesse compiere prima che egli morisse, siccome aveva il potere di dare la sua vita e di riprenderla di nuovo, essendosi compiu-to tutto ciò che aspettava si compisse, chinato il capo, rese lo spirito. Chi può addormentarsi quando vuole, così come Gesù è morto quando ha voluto? Chi può deporre la sua ve-ste, così come egli ha deposto la carne quando ha voluto? Chi può andarsene quando vuole, così come egli è morto quando ha voluto? Quanta speranza, e insieme quanto timore, deve infonderci la potenza di colui che verrà per giudi-carci, se tanto po-tente si è manifestato nella sua morte!

(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovnni, Omelia 119,6)

ProVocazione

Perché Signore? Perché proprio a me? Spesso sono queste le domande che invadono il cuore quando si è visitati da una qualsiasi prova. Ti è capitato di “protestare” con il Signore per qualche motivo? O ti sei abbandonato alla sua volontà, sull’esempio di Gesù?

…è pregata

Signore Gesù, dall’alto della croce hai consegnato alla Madre il discepolo Giovanni e in lui hai affidato alle sue cure materne ciascuno di noi. Che io mi senta incoraggiato nei momenti della prova dalla certezza della presenza premurosa della Vergine Madre così da affrontare, con la tua grazia, tutte le prove della vita, ben sapendo che dopo il grigiore di ogni Venerdì Santo si leva sempre la luce sfolgorante del sole di Pasqua. Amen.

Sabato Santo, 4 aprile 2015

San Benedetto da San Fratello, religioso

Il sabato santo, la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua Passione e Morte, astenendosi dal celebrare il sacrificio della Messa fino alla solenne Veglia o attesa notturna della Risurrezione. L’attesa allora lascia il posto alla gioia pasquale, che nella sua pienezza si protrae per cinquanta giorni.

Veglia Pasquale

Lc 24,1-12

La parola del Signore

…è ascoltata

Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.

…è meditata

“È risorto, come aveva detto”

Forse ci siamo fin troppo “abituati” alla Risurrezione di Gesù e proprio per questo rischiamo talvolta di non avvertire più l’inaudita portata di tale annuncio. Non è tra i morti colui che è morto davvero per noi. È vivo! È risorto come aveva predetto ai suoi discepoli. Gesù mantiene sempre la parola. Facciamoci comunicatori instancabili di questa straordinaria “notizia”; inondiamo i nostri ambienti della gioia che scaturisce dal Mistero Pasquale. Ci scopriremo così come dei “debitori” verso il mondo dello splendido messaggio pasquale. Il Signore vuole che anch’io, in forza del battesimo, diventi sempre più messaggero di speranza, della speranza pasquale. Che lo stupore della Pasqua pervada intimamente i nostri cuori e li abiliti alla “testimonianza”!

…risuona nel cuore dei padri

O meraviglia! L’inferno ha divorato Gesù Cristo nostro Maestro, ma non lo ha assimilato. Il leone ha divorato l’agnello ed una nausea lo ha tormentato. La morte ha divorato la vita e, presa da nausea, ha vomitato il suo cibo. [...]. Un solo seme è stato seminato e tutto il mondo se ne è nutrito. Come un uomo è stato immolato; come un Dio è stato reso alla vita e dona la vita alla terra. [...]. Come una candela sul candeliere si è spento sulla croce e come un sole si è levato sulla tomba. Abbiamo visto compiersi due prodigi: il giorno si è oscurato, quando il Cristo è stato crocifisso e alla sua risurrezione la notte ha brillato come il giorno. [...]. O notte, più chiara del giorno! O notte, più luminosa del sole! O notte, più bianca della neve, più splendente delle nostre torce, più dolce del paradiso! O notte che non conosci tenebre, tu scacci ogni sonno e ci fai vegliare con gli angeli! O notte, spavento dei demoni, notte pasquale, attesa per un anno intero! Notte nuziale della Chiesa, che fai nascere i nuovi battezzati e spogli il demonio deluso! Notte in cui l’erede introduce gli eredi nell’eternità!

(Asterio di Amasea, Omelia 19 sul salmo 5)

ProVocazione

Illuminato dalla gioia pasquale provo a chiedermi: Il Risorto “in concreto” cosa vuole da me? E se mi chiedesse di consacrarmi per sempre e completamente all’annuncio di questo splendido messaggio?

…è pregata

Signore Gesù, la tua risurrezione è il segno della definitiva vittoria della vita sulla morte, del bene sul male. Aiutami a fare di tutta la mia vita una fedele proclamazione del tuo mistero pasquale, vivendo in pienezza il mio battesimo che mi ha inserito nel tuo mistero di morte e di risurrezione. Che la tua Pasqua sia oggi e sempre la mia Pasqua, cioè il passag-gio dal peccato alla grazia. Amen.

Risurrezione del Signore

Domenica di Risurrezione, 5 aprile 2015

San Vincenzo Ferrer, sacerdote

Solennità

Messa del giorno

Liturgia della Parola

At 10,34.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; Lc 24,13-35

La Parola del Signore

…è ascoltata

Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

…è meditata

“Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme”

Quando ci si lascia incontrare dal Risorto gli stati d’animo si capovolgono, i timori scompaiono e l’entusiasmo riappare. Così è stato per i due discepoli di Emmaus, così può essere per ciascuno di noi. Si tratta solo di fare in modo che il Risorto non abbia difficoltà ad “accostarsi” a noi, e a “camminare” con noi. Anche a noi è data la passibilità di riconoscere il Risorto dallo spezzare il pane (l’Eucaristia). Lo riconosceremo davvero solo quando sentiremo dentro di noi l’insopprimibile desiderio di farlo conoscere anche agli altri senza “indugi” e temporeggiamenti. La nostra vita può essere segnata per sempre dall’incontro con Gesù Risorto. Un segno concreto è senz’altro quello che spinge a fare della propria esistenza un dono accolto con gratitudine e ridonato con gratuità.

…risuona nel cuore dei padri

Giorno della risurrezione: un fausto inizio! Accendiamo la nostra luce in questo giorno di festa. Abbracciamoci l’un l’altro. Rivolgiamoci, o fratelli, anche a coloro che ci odiano, non soltanto a chi, per amore, abbia compiuto o sofferto qualcosa per noi. Rimettiamo tutto alla risurrezione e perdoniamoci l’un l’altro.[...]. Ieri ero crocifisso con Cristo, oggi sono glorificato assieme a lui; ieri morivo con lui, oggi veniamo entrambi vivificati; ieri ero seppellito insieme con Cristo, og-gi io e lui risorgiamo. Rechiamo, dunque, offerte a colui che ha patito ed è risorto per noi. Voi pensate, forse, che io in-tenda dire oro o argento o tessuti o pietre lucenti e preziose. [...]. Io dico, invece, che dobbiamo offrire a Dio tutti noi stes-si: questa è l’offerta a lui più gradita e conveniente. [...]. Ciascuno, dunque, doni tutto, offra in sacrificio tutto a colui che diede in cambio se stesso per la nostra redenzione. Il dono più grande che potremo fare, d’altronde, sarà proprio quello di donare tutti noi stessi, dopo aver compreso il significato di un tale mistero ed esserci resi conto del fatto che egli ha compiuto ogni cosa per noi.

(Gregorio di Nazianzo, Sulla santa Pasqua, 1,4-5)

ProVocazione

In ogni Eucaristia viviamo sacramentalmente l’esperienza dei due discepoli di Emmaus. Al termine della Messa scopri di avere il cuore che ti arde nel petto per la gioia di aver incontrato il Signore, o semplicemente pensi di avere la coscienza “a posto” perché ancora per un’altra domenica hai assolto un “dovere”?

…è pregata

Signore Gesù, in questo santo giorno ti prego di accostarti a me per camminare con me. Apri il mio cuore all’intelligenza delle scritture e fa’ che ti riconosca sempre come il Signore della mia vita nel momento in cui tu ti rendi continua-men-te presente, per la potenza del tuo santo Spirito, in ogni assemblea eucaristica. Amen.

Lunedì dell’Angelo, 6 aprile 2015

Beata Pierina Morosini, vergine e martire

Ottava di Pasqua

Liturgia della Parola

At 2,14.22b32; Sal 15; Mt 28,8-15

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno». Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: «Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia». Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.

…è meditata

“… gli strinsero i piedi e lo adorarono”

Sin dall’inizio lo stile di quanti si avvicinano al Mistero Pasquale è stato caratterizzato da un autentico “dinamismo”. Infatti, chi è raggiunto da una bella notizia non ha altro desiderio se non quello di comunicarla, condividerla. “Le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli” – dice il Vangelo. In questa corsa è lo stesso Gesù ad andare loro incontro. Lasciamoci raggiungere da Gesù nell’ambito della nostra vita e stringiamoci anche noi ai piedi del Risorto per adorarlo nell’intimo del nostro cuore. La gioia che il Risorto travaserà nei nostri cuori saremo portati a condividerla con naturalezza insieme a tutti i nostri “compagni di viaggio”. Imprimeremo così alla nostra vita lo stile della “condivisione” di una gioia che ci sovrasta perché partecipa della stessa gioia eterna di Dio.

…risuona nel cuore dei padri

Ma subito il Signore va incontro alle donne, incorag-giate dall’angelo, e le saluta, perchè, dovendo annunciare la risurrezione ai discepoli che attende-vano, esse ricevevano ciò che avrebbero detto dalla bocca di Cristo piuttosto che da quella dell’angelo. Il fatto poi che sono delle semplici donne che lo vedono per prime, lo salutano, si prostrano alle sue ginocchia, sono invitate a portare la notizia agli apostoli, indica il rovesciamento in senso contrario della responsabilità originale. Nel senso che, come la morte era scaturita dal loro sesso, così questo riceveva per primo la gloria, la visione, il frutto e l’annuncio della risurrezione. Alle guardie, che avevano visto tutte queste cose, viene comprato con una somma di denaro il silenzio sulla risurrezione e la dichiarazione falsa di un furto. La gloria, cioè, viene rinnegata dall’onore e dalla cupidigia del mondo, che ripone tutto il suo prestigio nel danaro.

(S. Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo, XXXIII, 9)

ProVocazione

Quando ci si è incontrati con il Signore non c’è più tempo da perdere! La tua esperienza di fede pensi che sia caratterizzata dal forte “dinamismo” pasquale (le donne corsero a dare l’annuncio…), oppure è segnata da una sorta di “sedentarietà” che ti porta, di fatto, al disimpegno nella testimonianza di Gesù Risorto?

…è pregata

Signore Gesù, vieni incontro anche a me e rassicurami con la tua presenza. Che io cada in ginocchio per adorarti e mi rialzi solo per andare ad annunziare ai miei fratelli che sei Risorto e che solo in te, e in nessun’altro, c’è salvezza. Amen.

Martedì, 7 aprile 2015

San Giovanni Battista de la Salle, sacerdote

Ottava di Pasqua

Liturgia della Parola

At 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.

…è meditata

“Donna perché piangi? Chi cerchi?”

Di solito siamo noi a rivolgere delle domande a Dio e spesso le nostre domande hanno il tono di una protesta per qualcosa che non sempre riusciamo a capire bene. Oggi la pagina del Vangelo ci presenta, invece, Gesù che interroga una donna. Il Risorto si avvicina a Maria di Magdala, dimostra la sua premurosa prossimità verso lo stato d’animo della donna e la chiama per nome; in quello stesso istante Maria riconosce il suo Maestro e subito, senza tentennamenti o inutili rinvii, va ad annunciare ai discepoli di aver visto il Signore. Nell’incontro del Risorto con Maria di Magdala abbiamo il paradigma di ogni esperienza successiva. Anche noi siamo “chiamati per nome”. Come Maria dobbiamo narrare con la vita l’esperienza del no-stro incontro con Gesù Risorto.

…risuona nel cuore dei padri

Maria, in lacrime, si chinò per guardare nel sepol-cro. Senza alcun dubbio lo aveva visto ormai vuoto e aveva già detto che il Signore era stato portato via: perché dunque si china di nuovo e desidera vedere ancora? Si sa che per chi ama non è sufficiente guardare soltanto una volta, perché l’intensità dell’amore rende tenace l’impegno nella ricerca. Cercò dunque una prima volta e non trovò; perseverò nella ricerca e le fu concesso di trovare. Avvenne che il desiderio, nell’attesa, si facesse più intenso, e così fosse possibile avere in pieno ciò che era stato ritrovato. [...]. I santi desideri, come abbiamo detto, si fanno più intensi nell’attesa; se invece vengono meno significa che non erano autentici. Arse di questo amore chiunque riuscì a raggiungere la verità.[...]. La mente dell’uomo che non cerca l’incontro con il suo Creatore rimane in una triste insensibilità e rigida nel suo intimo. Se però incomincia ad ardere per il desiderio di seguire Colui che ama, corre a Lui come annientata dalla fiamma d’amore. [...]; e l’animo, avvolto in fiamme - come si usa con l’oro perchè ha perduto con l’uso lo splendore -, brilla in questo incendio.

(S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, II,XXV,2)

ProVocazione

La scena dell’incontro di Gesù con la Maddalena può ripetersi. Gesù continua a chiedere: “chi cerchi?”. Che è come dire: cosa stai cercando nella vita? Cosa ti sta più a cuore?

…è pregata

Signore Gesù, concedimi la prontezza d’animo per saperti dire: te solo io cerco, Signore. Donami di conoscere prontamente la tua santa ed ineffabile volontà e di attuarla generosamente con tutta la mente e il cuore, ogni giorno della mia vita. Amen.

Mercoledì, 8 aprile 2015

San Dionigi, vescovo

Ottava di Pasqua

Liturgia della Parola

At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

La Parola del Signore

…è ascoltata

Nello stesso primo giorno della settimana due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

…è meditata

“Quando fu a tavola con loro, prese il pane,

disse la benedizione,lo spezzò e lo diede loro”

Gesù continua a sedersi a tavola con i suoi discepoli. In ogni Eucaristia siamo da Lui stesso “convocati” per celebrare il Memoriale della sua Pasqua. Il Risorto continua a donarci il Pane della sua Parola e il Pane di Vita. La condivisione dell’Eucaristia è necessaria per alimentare la nostra fede. Alla scuola di Gesù, Pane di Vita, riusciamo a comprendere la nostra vita come una risposta ad una soavissima chiamata da parte di Dio. “Convocati” da Gesù siamo “provocati” da Lui a fare di tutta quanta la nostra vita una esperienza di “gratitudine” nei confronti di Colui nel quale “viviamo, ci muoviamo, ed esistiamo” (At 17,28) e di “gratuità” verso il nostro prossimo.

…risuona nel cuore dei padri

Avete sentito, carissimi fratelli, che il Signore apparve lungo il cammino a due discepoli non ancora giunti alla fede ma impegnati in un discorso su di Lui, senza però mostrare un aspetto per cui fosse loro possibile riconoscerlo. Il Signore agì, dunque, esteriormente quanto agli occhi del corpo, secondo quanto avveniva in loro nell’intimo riguardo agli occhi dell’anima. Essi infatti, nel profondo del loro spirito, amavano e dubitavano: il Signore era infatti esternamente presente, per loro, ma non svelava la sua identità. Stava con loro che parlavano di Lui, ma essendo essi nel dubbio tenne nascosta l’immagine per cui potessero riconoscerlo. [...]. Dovevano essere messi alla prova per vedere se, non ancora pronti ad amarlo come Dio, erano almeno in grado di aver cura di Lui come pellegrino. Impossibilitati a sottrarsi all’amore, dato che a loro si era affiancata la Verità, gli offrono infatti accoglienza come a un pellegrino. Perchè parliamo di ospitalità offerta, se il passo evangelico dice: Lo costrinsero? Perchè si tratta di una situazione da cui risulta che i pellegrini vanno non solo invitati ma attirati all’ospita-lità. Preparano la mensa, offrono i cibi, e ricono-scono - nello spezzare il pane - il Signore di cui non si erano accorti mentre venivano spiegate le Scritture.

(S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, II,XXIII,1)

ProVocazione

“Due di loro erano in cammino…”. Così abbiamo letto all’inizio del brano di vangelo. Chi è in cammino ha sempre una meta da raggiungere. La tua qual è?

…è pregata

Signore Gesù, rendimi disponibile ogni giorno all’ascolto della tua parola e fa’ che io metta l’Eucaristia al centro della mia vita. In questo modo sentirò dentro il mio cuore l’insopprimibile esigenza di annunciarti “senza indugio” a quanti tu stesso, ogni giorno, poni sul mio cammino e eviterò così di inventarmi una meta che non sia quella che tu stesso, Signore, mi proponi. Amen.

Giovedì, 9 aprile 2015

Santa Casilda di Toledo, vergine

Ottava di Pasqua

Liturgia della Parola

At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

…è meditata

“Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?”

A Gesù stiamo a cuore. Lui si accosta a noi e ci dimostra sempre la sua premurosa sollecitudine. Non passa inosservato nulla di ciò che alberga nel nostro cuore. Con ineguagliabile finezza Gesù scorge i nostri turbamenti, snida i dubbi più segreti del nostro cuore e continua ad aprire la nostra mente all’intelligenza delle Scritture. Il Risorto “in persona” continua a rendersi presente nella vita della sua Comunità, ad augurare quella pace che solo Lui può concedere ai nostri cuori, ad in-viarci come suoi testimoni nel mondo. Non perdiamo tempo a scoprire la presenza del Risorto nella nostra vita, accogliamo il dono della sua pace, comprenderemo così il timbro da dare alla nostra personale testimonianza.

…risuona nel cuore dei padri

Come avete sentito, il Signore dopo la sua risurre-zione apparve ai suoi discepoli e li salutò dicendo: La pace sia con voi. Ecco, la pace è il saluto della salvezza, poiché lo stesso termine “salute” prende il nome dalla salvezza. Che c’è dunque di meglio del fatto che la stessa Salvezza saluti l’uomo? La nostra salvezza infatti è Cristo. Proprio lui è la nostra salvezza, lui che fu per noi coperto di ferite, inchiodato sul legno della croce e poi, deposto dal legno, fu posto nel sepolcro. Dal sepolcro però risorse con le ferite risanate, ma conservando le cicatrici. Giudicò infatti fosse utile per i suoi discepoli che fossero conservate le sue cicatrici, perchè venissero guarite con esse le ferite del loro cuore. Quali ferite? Le ferite dell’incredulità.

(S. Agostino, Discorsi, 116,1)

ProVocazione

Sei turbato? Se sì, perché? E ancora: cosa fai di solito per diradare eventuali dubbi di fede?

…è pregata

Signore Gesù, aiutami a comprendere che ogni realtà trova il suo senso profondo solo alla luce del tuo mistero pasquale. Liberami dalla insidiosissima tendenza a ripiegarmi sul presente senza alcun riferimento né al passato, né al futuro. Renditi presente a me con la forza del tuo santo Spirito e comunicami la tua pace. Amen.

Venerdì, 10 aprile 2015

Santa Maddalena di Canossa, vergine

Ottava di Pasqua

Liturgia della Parola

At 4,1-12; Sal 117; Gv 21,1-14

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È’ il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso or ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

…è meditata

“Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”

È nell’obbedienza a Gesù il segreto della nostra riuscita. Non ci sono altre vie e alternative possibili… Quante energie tal-volta vengono sprecate inutilmente. Perché? Perché non sempre sono innestate nella volontà di Dio. La tendenza ad as-sumere uno stile di vita caratterizzato da una forma di “autogestione e autonomia assoluta” nei confronti di Dio è molto diffusa e sembra farsi strada nel cuore di tanti giovani cristiani. Gesù oggi ci esorta a “gettare le reti” dalla parte che Lui stesso ci indica. Ma prima ancora, sulla sua Parola, dobbiamo “prendere il largo”: non possiamo, cioè, starcene a “bighellonare” a riva. Un simile atteggiamento sarebbe l’amara premessa della nostra “deriva”. Se vogliamo trovare ciò che il nostro cuore ardentemente desidera, e cioè il vero senso della nostra vita, dovremo prestare una obbedienziale attenzione alle indicazioni di Gesù. Col salmista potremo allora pregare: “corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore” (Sal 118,32).

…risuona nel cuore dei padri

Possiamo anche chiederci come mai il Signore, dopo la risurrezione, si fermò sulla spiaggia, mentre i discepoli si affaticavano in mare; Egli che, prima della risurrezione, camminò tra i flutti di fronte a loro. Il motivo è presto conosciuto, se si pensa alla situazione che si era creata. Cosa indica il mare, se non il mondo in cui siamo, travolto da tumultuose vicende e dai flutti di una vita destinata a finire? La stabilità del lido, cosa rappresenta se non la dimensione infinita della pace eterna? Essendo i discepoli ancora immersi nel flutti della vita mortale, si affaticavano in mare. Il nostro Redentore, avendo ormai trionfato sulla corruzione della carne, dopo la risurrezione stava sulla spiaggia, ed era come se annunciasse nella realtà dei fatti il mistero della sua risurrezione, commentandolo così: Non mi presento più, a voi, in mare, perché non sono più con voi tra i flutti e nel tur-bine.

(S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, II,XXIV,2)

ProVocazione

“Io vado a pescare”. Quando si vuole fare di testa propria i risultati sono sempre segnati da profonda delusione: “in quella notte non presero nulla”. Nel modo di impostare la vita pensi di fare “di testa tua”, o ritieni che sia più “conveniente” affidarsi alle indicazioni di Gesù?

…è pregata

Rafforza, Signore, il mio povero cuore perché ponga o riponga al suo centro solo te, come Signore e Salvatore. Dilata il mio cuore perché possa “gettare le reti” non dove o come voglio io, ma come e dove vuole Dio. Amen.

Sabato, 11 aprile 2015

San Stanislao, vescovo e martire

Ottava di Pasqua

Liturgia della Parola

At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15

La Parola del Signore

…è ascoltata

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura».

…è meditata

“Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”

Andare, predicare. Due verbi che caratterizzano la vita della comunità del Risorto sin dall’inizio. Due verbi che rimandano alla sovrana iniziativa di Gesù che sceglie i suoi discepoli perché stiano con lui e, poi, per mandarli a predicare il suo vangelo (cfr Mc 3,13-15). In questi due verbi è racchiusa l’intera vicenda della comunità ecclesiale di tutti i tempi e di ogni luogo. E in essa di ciascun battezzato. Anche oggi, però, ci sono quelli che non vogliono credere. E questi non sono necessariamente gli altri, i cosiddetti “lontani”. Siamo anche noi, i cosiddetti “vicini”. Il Risorto rimprovera la nostra incredulità e la durezza del nostro cuore. Ma ciononostante continua a contare su di noi e a dirci: “Andate… Predicate”. Accogliamo tale invito così impegnativo e attrezziamoci per comprendere sempre più e meglio in che modo il Signore ci invita a tradurlo concretamente nella nostra vita.

…risuona nel cuore dei padri

I discepoli tardarono a credere nella risurrezione del Signore, e ciò va visto non come segno del loro vacillare ma come sostegno alla fede a cui noi saremmo stati in futuro chiamati. A loro, ancora in preda ai dubbi, l’evento della risurrezione fu mostrato con molti argomenti: ne leggiamo nelle testimonianze scritte, e non ci sentiamo forse confermati nella fede dai loro stessi dubbi? Mi dà infatti minor aiuto Maria, giunta subito alla fede, di Tommaso, che dubitò a lungo. Questi, con la sua incertezza, toccò le cicatrici delle ferite e allon-tanò dal nostro cuore la ferita dell’incredulità. [...]. Marco ricorda anche che il Signore, prima di salire al cielo, rimproverò i discepoli per la durezza del loro cuore e per l’incredulità. In tutto ciò, cosa occorre mettere in risalto se non che il Signore rimproverò i discepoli nell’atto di congedar-si con la sua presenza fisica da loro, perchè le parole da Lui pronunciate nel lasciarli restassero più saldamente impresse nel loro cuore mentre le udivano? Ascoltiamo cosa dice come esortazione dopo il rimprovero per la durezza del loro cuore: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.

(S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, II,XXIX,1)

ProVocazione

“Andate”. È questo l’imperativo che Gesù consegna alla comunità nascente. Non si tratta di un semplice con-si-glio, ma di un esplicito comando. Tu, di solito, le parole di Gesù le accogli come un semplice consiglio facoltati-vo o piuttosto riconosci loro un valore normativo per tutta la tua vita?

…è pregata

Signore Gesù, concedimi l’entusiasmo e la forza necessari per comprendere che anch’io devo andare per il mondo ad annunciare il tuo vangelo. La missione non è una prerogativa solo di alcuni nella chiesa, ma piuttosto un inderogabile dovere di tutti i battezzati. Che io ti accolga ogni giorno di più come l’unico mio Signore e al tempo stesso mi scopra chia-mato e mandato a narrare con le opere della vita le meraviglie del tuo amore. Amen.

II Settimana di Pasqua

II Domenica di Pasqua, 12 aprile 2015

San Giulio I, papa

DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA

Liturgia della Parola

At 4,32-35; SaI 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31

La Parola del Signore

...è ascoltata

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani I segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

…è meditata

“Mio Signore e mio Dio”

Anche se la Chiesa, con immutabile ardore, continua ad annunciare in ogni angolo della terra e ad ogni creatura il gioioso annuncio: “Abbiamo visto il Signore!”, tuttavia questo stesso messaggio ogni giorno deve fare i conti col mistero della libertà umana, che solo lentamente giunge a dichiarare il suo atto di fede: “Mio Signore e mio Dio!”. Si tratta della professione di fede più alta, che può maturare nel cuore di una persona umana. È verso questa luminosità della fede che dob-biamo cam-minare ogni giorno in mezzo a tutte le possibili umane fatiche del credere. Riconoscere in Gesù il Signore e il Dio-con-noi non è tanto il frutto spontaneo della nostra intelligenza, ma piuttosto e soprattutto l’esito finale dell’intima azione dello Spirito Santo che è stato riversato nei nostri cuori (cfr Rm 5,5).

…risuona nel cuore dei padri

Ma il Signore riappare e placa il tormento ed elimina il dubbio del suo discepolo. Più che il dubbio, soddisfa il suo desiderio. Entra a porte chiuse. Questa apparizione incredibile conferma la sua risurrezione incredibile. Opera un secondo miracolo per convincere Tommaso. “Metti il tuo dito nella ferita dei chiodi, gli dice. Tu mi cercavi quando non c’ero; approfittane ora. Io conosco il tuo desiderio anche se non me lo manifesti. Prima che tu me lo dica, conosco il tuo pensiero. Ho ascoltato le tue parole e, benché invisibile, ero vicino a te, ai tuoi dubbi. Ritardando a mostrarmi alla tua incredulità, ho concesso tempo per aumentare la tua brama di vedermi. Metti il tuo dito nella ferita dei chiodi, metti la tua mano nel mio costato, non essere incre-dulo ma credente”. Allora Tommaso lo palpa, fa cadere la sua diffidenza e, ricolmo di una fede sincera e di tutto l’amore che si deve al proprio Dio, grida: “Signore mio e Dio mio”. Il Signore gli risponde: “Perchè mi hai veduto, hai creduto. Beati quelli che credono senza avere visto”. Trascina tutta la gente a credere non ai loro occhi, ma alla tua parola. Percorri popoli, città barbare. Insegna loro a portare sulle spalle la croce, al posto delle armi. Annunciami: crederanno e mi adoreranno senza esigere un’altra apparizione. Dì loro che sono chiamati dalla grazia, contempla la loro fede: beati - in verità - quelli che hanno creduto senza aver visto.

(Basilio di Seleucia, Omelia sulla Pasqua,4)

ProVocazione

“Beati quelli che pur non avendo visto crederanno”. Nella categoria di quelli che non hanno visto il tuo nome c’è sicuramente. E in quella dei credenti?

…è pregata

Signore Gesù, oggi desidero fare mio il grido di fede di Tommaso. Lo voglio ripetere sommessamente: “Mio Signore e mio Dio!”, Aiutami a fare in modo che questa professione di fede sia confermata dalla vita e concedimi la forza del tuo santo Spirito, perché sia disposto ogni giorno a fare ciò che vuoi tu, obbedendo a te e aderendo con gioia alla mia personale vocazione. Amen.

Lunedì, 13 aprile 2015

San Martino I, papa e martire

Liturgia della Parola

At 4,23-31; Sal 2; Gv 3,1-8

La Parola del Signore

...è ascoltata

C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».

…è meditata

“Il vento soffia dove vuole”

Ci può capitare talvolta di essere tentati di voler apportare qualche correzione allo stesso operato di Dio o almeno di rinchiuderlo all’interno di certi nostri determinati “schemi”. In questi casi sarà bene ricordarci che Dio è il “totalmente Altro” e il suo agire va “totalmente oltre” ogni nostra umana immaginazione e previsione. Nel suo dialogo notturno con Nicodemo Gesù fa ricorso all’immagine del vento per indicare l’assoluta libertà dello Spirito. Tutte le volte che smarriamo la portata di questa “immagine”, rischiamo di accostarci alla vita spirituale con la tendenza a classificare tutto e prevedere ogni cosa, a vivere di pregiudizi e soprattutto a non provare più quel provvidenziale senso di stupore nei confronti delle imprevedibili novità dello Spirito. Guardiamoci bene dal rischio di volere “recintare” – più o meno consapevolmente – l’insindacabile azione dello Spirito Santo. Una prova concreta di questo rischio evita-to sarà il superamento di quei “pregiudizi”, che non sempre ci consentono di ac-corgerci delle meraviglie di grazia che lo Spirito Santo è capace di far fiorire in mez-zo al deserto di tante nostre esistenze.

…risuona nel cuore dei padri

Nicodemo, che si era recato da Gesù di notte, era incapace di gustare questo spirito e questa vita. Gesù gli aveva detto: Nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo. E quello, incapace di elevarsi al di sopra della sapienza della sua carne e la cui bocca non aveva ancora gustato il sapore della carne di Cristo, gli dice: Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può, forse, entrare una seconda volta nel seno di sua madre e rinascere? Non conosceva altro modo di nascere, se non quello da Adamo ed Eva; ancora non sapeva che si poteva nascere da Dio e dalla Chiesa. Conosceva solo quei genitori che generano per la morte, non ancora quelli che generano per la vita; conosceva solo quei genitori che generano degli eredi, non ancora quelli che, essendo immortali, generano figli che per sempre rimarranno. Vi sono, insomma, due nascite: Nicodemo ne conosceva una sola. Una nascita è dalla terra, l’altra dal cielo; una è dalla carne, l’altra dallo Spirito; una da ciò che è mortale, l’altra da ciò che è eterno; una dall’uomo e dalla donna, l’altra da Dio e dalla Chiesa. E tutte e due sono uniche, e perciò irripetibili. Nicodemo aveva compreso bene la nascita secondo la carne: tu cerca di capire la nascita spirituale come egli capì quella secondo la carne.

(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 11,6)

ProVocazione

Per passare dalla fede debole a quella adulta Nicodemo deve imparare prima a essere umile davanti al mistero, a farsi piccolo davanti all’unico Maestro che è Gesù. Puoi dire che questo passaggio tu lo stai favorendo? Se sì, in che modo? Se no, perché?

…è pregata

Signore Gesù, allarga la mia mente e il mio cuore agli spazi sconfinati dell’assoluta libertà del tuo santo Spirito. Libera-mi, ti prego, da ogni forma di pregiudizio che potrebbe impedirmi di non discernere le meraviglie di grazia che lo Spirito Santo realizza nel cuore di chi, secondo i nostri angusti parametri valutativi, è ritenuto lontano e incapace di gesti significativi. Perdonami, Signore, se qualche volta non ho saputo cogliere l’azione della tua grazia al di là dei soliti “recinti” ec-cle-siali. Amen.

Martedì, 14 aprile 2015

San Lamberto di Lione, vescovo

Liturgia della Parola

At 4,32-37; Sal 92; Gv 3,7-15

La Parola del Signore

...è ascoltata

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «In verità ti dico:dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

.…è meditata

“Chiunque crede in Gesù ha la vita eterna”

La semplice conoscenza delle Scritture non basta. Per comprendere il mistero della “rinascita” di cui parla Gesù con il suo interlocutore notturno di nome Nicodemo è necessario credere. E credere in Gesù innalzato sul legno ignominioso della Croce. Chiunque crede in Lui ha assicurata la vita eterna. Il mondo attende ancora oggi questo annuncio di vita. Mentre ci si dibatte in tante attività di morte, c’è un estremo bisogno di chi si consacra completamente al servizio del Van-gelo, intramontabile ed ineguagliabile messaggio di vita. Lo sguardo rivolto alla vita eterna viene a “relativizzare” e “ridimensionare” ogni attività umana, proiettando in questo modo una luce speciale verso tutto ciò che è, e va ritenuto, essenziale. Da questo punto di vi-sta è quanto mai necessario imparare a “gerarchizzare” le varie realtà che costituiscono la trama della vita di ciascuno di noi. Riusciremo ad evitare così di far occupare i primi posti nelle nostre “graduatorie personali” a quelle cose che, al contrario, non dovrebbero nep-pu-re essere prese in considerazione. Gesù direbbe: “chi ha orecchi per intendere, intenda!” (Mc 4,9).

…risuona nel cuore dei padri

Rispose Gesù: Tu sei maestro d’Israele e ignori queste cose? Si direbbe, o fratelli, che il Signore abbia voluto smontare quel maestro dei Giudei. Il Signore sapeva quello che voleva: voleva che Nicodemo nascesse dallo Spirito. Non si può nascere dallo Spirito, se non si è umili, perchè è l’umiltà che ci fa nascere dallo Spirito: il Signore è vicino ai contriti di cuore. Quello, essendo un maestro, era troppo sicuro di sè, e stava sulla sua per il fatto che era dottore dei Giudei. Il Signore lo aiuta a liberarsi dalla superbia per poter nascere dallo Spirito; lo umilia come un principiante; non certo con l’intenzione di mostrarsi superiore a lui. Che cosa ha da guadagnare Dio nei confronti dell’uomo, la verità nei confronti della menzogna? È necessario dire o pensare che Cristo è superiore a Nicodemo? È già superfluo ricordare che Cristo è superiore agli angeli. Colui per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte, è incomparabilmente superiore ad ogni creatura. Ma Cristo si propone di mettere in crisi la superbia dell’uomo: Tu sei maestro d’Israele e ignori queste cose? Come a dire: Vedi, capo superbo, che non sai niente; hai bisogno di nascere dallo Spirito; se nascerai dallo Spirito potrai percorrere le vie di Dio, seguendo l’umiltà di Cristo.

(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 12,6)

ProVocazione

A proposito di “gerarchia” delle varie realtà che costituiscono la trama della vita, “chi” e “che cosa” occupano i primi posti? Non in teoria – s’intende – ma nella vita di tutti i giorni!

…è pregata

Signore Gesù, donami di poter credere a quanto tu m’insegni a proposito delle realtà del cielo. Aiutami a saper discernere ciò che è essenziale nella vita da ciò che, invece, non lo è. Io credo in te, Signore, ma tu accresci la mia fede. Amen.

Mercoledì, 15 aprile 2015

San Damiano de Veuster, sacerdote

Liturgia della Parola

At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21

La Parola del Signore

...è ascoltata

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

…è meditata

“Gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce”

Da duemila anni attorno alla persona di Gesù di Nazaret gli uomini hanno assunto due possibili atteggiamenti: l’accoglienza o il rifiuto. Non si può, cioè, rimanere indifferenti dinanzi a Lui. Bisogna decidersi. E spesso è capitato che gli uomini abbiano preferito le tenebre alla luce. Lo attesta l’evangelista Giovanni, lo conferma la storia. Gesù è venuto a rivelare l’amore del Padre per gli uomini di ogni latitudine e longitudine. Di fronte a questa mirabile luce s’impone una scelta decisiva. Anche noi siamo chiamati a fare la nostra scelta. Non possiamo accontentarci di una semplice scelta fatta per “tradizione” del tipo anche i miei nonni e i miei genitori sono cristiani. Occorre personalizzare il nostro atto di fede traducendolo in una adesione che non si riduca a delle semplici belle parole. Il Signore ci interpella, vuole da noi una risposta. Desidera vedere sino a che punto siamo disposti a preferirLo, nella concretezza della nostra vicenda esistenziale, rispetto a tutte quelle forme di diffuso indifferentismo religioso o di religiosità indistinta e variamente sincretistica (cf New Age).

…risuona nel cuore dei padri

È questa la ragione del giudizio: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie? Che significa? Chi aveva al proprio attivo delle opere buone? Non sei forse venuto, o Signore, per giustificare gli empi? Se non che tu dici: Hanno amato più le tenebre che la luce. È questo che ha voluto far risaltare. Molti hanno amato i loro peccati, e molti hanno confessato i loro peccati. Chi riconosce i propri peccati e li condanna, è già d’accordo con Dio. Dio condanna i tuoi peccati; e se anche tu li condanni, ti unisci a Dio. L’uomo e il peccatore sono due cose distinte: l’uomo è opera di Dio, il peccatore è opera tua, o uomo. Distruggi ciò che tu hai fatto, affinché Dio salvi ciò che egli ha fatto. È necessario che tu detesti in te l’opera tua e ami in te l’opera di Dio. Quando comincia a dispiacerti ciò che hai fatto, allora cominciano le tue opere buone, perché condanni le tue opere cattive. Le opere buone cominciano col riconoscimento delle opere cattive. Operi la verità, e così vieni alla luce. Cosa intendo dire dicendo: operi la verità? Intendo dire che non inganni te stesso, non ti blandisci, non ti lusinghi; non dici che sei giusto mentre sei colpevole. Allora cominci a operare la verità, allora vieni alla luce, affinché sia manifesto che le tue opere sono state fatte in Dio.

(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 12,13)

ProVocazione

Gesù oggi viene a chiederti: Vuoi deciderti per Me? Oppure preferisci la mediocrità?

…è pregata

O Padre, che con la Pasqua del tuo Figlio hai ristabilito l’uomo nella dignità perduta e gli hai dato la speranza della risurrezione, fa’ che accogliamo e viviamo nell’amore il mistero celebrato ogni anno nella fede. Amen.

Giovedì, 16 aprile 2015

San Benedetto Giuseppe Labre, pellegrino

Liturgia della Parola

At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36

La Parola del Signore

...è ascoltata

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Colui che viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio incombe su di lui».

…è meditata

“Chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita”

L’accoglienza di Gesù nella nostra vita è la condizione necessaria per partecipare alla stessa vita divina. Chi accoglie la Parola di Gesù si scopre destinatario del dono dello Spirito Santo e ha la certezza di avere l’accesso alla vita eterna. Nell’obbedire a quan-to Gesù ci propone troviamo la garanzia della vera vita. Obbedire. Un verbo che sten-ta a trovare pronta accoglienza, specie di questi tempi. Eppure proprio nell’obbedienza alla parola di Gesù noi abbiamo la certezza di non rimanere delusi. L’esasperata autonomia (non-obbedienza) nei confronti di Dio, invece, crea solitudine e risulta premessa di autentici fallimenti. Gesù è “al di sopra di tutti”. Ma per essere concreti ci domandiamo: Gesù è davvero al di sopra di tutto nella nostra storia personale? Dalla risposta a questa domanda dipende la nostra capacità di effettiva crescita nell’obbedienza “a Colui che viene dall’alto”, quella obbedienza capace di infondere pienezza di senso alla nostra vita.

…risuona nel cuore dei padri

Chi ragiona ancora secondo la carne, non può compren-dere ciò che dico. In attesa di poter comprendere, cominci a credere, ascoltando quanto segue: Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi si rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma la collera di Dio rimane su di lui. Non dice l’ira di Dio viene su di lui, ma l’ira di Dio rimane su di lui. Quanti nascono mortali portano con sé l’ira di Dio. Quale ira di Dio? Quella che colpì il primo Adamo. Allorché il primo uomo peccò e si sentì dire: Sarai colpito dalla morte, diventò mortale, e noi pure si cominciò a nascere mortali sotto il peso dell’ira di Dio. È venuto poi il Figlio senza peccato, e si è rivestito di carne, si è rivestito di mortalità. Se egli ha voluto partecipare con noi dell’ira di Dio, esiteremo noi a partecipare con lui della grazia di Dio? Ecco perché su colui che non crede nel Figlio rimane l’ira di Dio. Quale ira di Dio? Quella di cui parla l’Apo-stolo: Eravamo anche noi, per natura, figli dell’ira come gli altri. Tutti figli dell’ira, perché discen-diamo dalla maledizione della morte. Credi in Cristo, che per te si è fatto mortale, affinché tu possa raggiungere lui immortale; quando infatti avrai raggiunto la sua immortalità, cesserai anche tu di essere mortale. Egli viveva e tu eri morto; è morto affinché tu possa vivere. Ci ha recato la grazia di Dio, ci ha liberati dall’ira di Dio. Dio ha vinto la morte affinché la morte non vincesse l’uomo.

(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 14,13)

ProVocazione

Continua a meditare: Gesù, nella mia vita, è davvero al di sopra di tutto e di tutti? Mi raccomando: non lasciarti insidiare dalla fretta!

…è pregata

Signore Gesù, insegnami la via dell’obbedienza alla tua Parola; non permettere che sia sedotto dalle parole umane. So be-ne che solo chi crede in te avrà la vita vera, quella cioè che non passa, perché è eterna. Guariscimi da ogni possibile for-ma di autonomia rispetto alla tua volontà e concedimi la gioia di non avere altro desiderio al di fuori della costante ri-cer-ca e obbediente accoglienza della tua santa volontà. Amen.

Venerdì, 17 aprile 2015

Santa Caterina Tekakwitha, vergine

Liturgia della Parola

At 5,34-42; Sal 26; Gv 6,1-15

La Parola del Signore

...è ascoltata

In quel tempo, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù sali sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, i distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

…è meditata

“Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”

Con Gesù gli sprechi sono vietati. Al termine della moltiplicazione dei pani Gesù ordina perentoriamente ai suoi discepoli che “nulla vada perduto”. Il Risorto nutre continuamente il popolo da lui “convocato” dalla sua Parola con il suo Pane. A noi è dato ogni giorno di ricevere la nostra porzione di Parola. Non possiamo essere superficiali nell’ac-coglierla; non possiamo rischiare che vada perduta. Dobbiamo acquisire sempre di più la capacità di saper “dimorare” nella Parola. In questo modo ci terremo lontani dal rischio di farne cadere invano neppure una “briciola”. La Parola accolta nei nostri cuori sarà per noi una vera e propria “provocazione” a fare della nostra vita una generosa risposta a Colui che continua ad allargare il suo sguardo e a vedere la “folla” che viene verso di Lui. Gesù continua a cercare collaboratori e, come un giorno ha fatto con Filippo, oggi si rivolge a noi con le parole di sempre: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Beati noi se riusciremo a mettere la nostra stessa vita a disposizione di Colui che può sfamarci e dissetarci per sempre.

…risuona nel cuore dei padri

“Raccogliete i frammenti avanzati, affinché non si perdano”. Li raccolsero, dunque, e riempirono dodici ceste... Qualcuno potrebbe pensare che Cristo abbia comandato ai suoi discepoli di raccogliere i frammen-ti avanzati per volere, in qualche modo, risparmiare. Ma penso che si capirà facilmente che Cristo non fosse così gretto; e perché dico Cristo? Neppure uno di noi. Che cosa, infatti, si poteva aspettare che rimanesse da cinque pani d’orzo? Ma ciò, invece, è detto con uno scopo, e produce nell’animo dei lettori una manifesta meraviglia. Infatti l’efficacia della divina potenza, in questa occasione, è stata tanto grande che non solo ha sfamato una così grande folla con cinque pani d’orzo e due pesci, ma addirittura ne sono rimaste anche dodici ceste di frammenti. [...]. Ma la cosa più importante e degna d’essere considera-ta, e di grande giovamento per noi, è questa. Osser-va, infatti, come Cristo, attraverso il miracolo, ci solleciti ad essere più pronti a voler essere ospita-li, dimostrando coi fatti che Dio non avrebbe abban-donato chi partecipa le sue cose agli altri, e si compiace d’essere generoso, e si sforza di osservare ciò che è scritto: “Spezza il tuo pane all’affamato”. Sappiamo che i discepoli, all’inizio, dimostrarono un comportamento piuttosto lento riguardo a questo modo di agire, ma poiché erano fatti così, il Salvatore diede loro un’abbondante raccolta di ciò che era rimasto. Ciò ci fa capire che, se abbiamo dato un po’ del nostro tempo per la gloria di Dio, riceveremo, come scambio, una grazia ancora più feconda, secondo quanto aveva detto Cristo: “Una misura buona, pigia-ta, scossa, traboccante vi sarà versata nel seno”.

(S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, III,4)

ProVocazione

“Gesù vide che una grande folla veniva da lui…”. Oggi sembra, al contrario, che la folla si allontani “da lui”. Cosa pensi di fare per destare l’attenzione sulla persona di Gesù da parte tua e di chi ti vive accanto? Pensi che questo sia un affare solo dei preti e delle suore?

…è pregata

Signore Gesù, ti ringrazio per la porzione giornaliera della tua Parola che viene ad alimentare la mia fede in te, unico Signore della mia vita. Ti chiedo perdono se tante volte mi è capitato di aver sprecato molte briciole del tuo Vangelo. Insegnami a custodire ogni tua Parola nella profondità del mio cuore e concedimi la gioia di orientare tutta quanta la mia vita in piena sintonia con i tuoi insegnamenti. Oggi e sempre. Amen.

Sabato, 18 aprile 2015

San Perfetto di Cordova, martire

Liturgia della Parola

At 6,1-7; Sal 32; Gv 6,16-21

La Parola del Signore

...è ascoltata

Venuta intanto la sera, i discepoli Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

…è meditata

“Sono io non temete”

Nel Vangelo si trovano spesso delle espressioni che cercano di togliere da una situazione di vero e proprio timore. Sulle labbra di Gesù troviamo diverse volte l’espressione “Non temere”, “Non temete”. La scena descrittaci dal Vangelo è davvero di una chiarezza straordinaria. Al calar della luce i discepoli salgono in barca per fare ritorno a Cafarnao. Il mare, però, è agitato a causa di un forte vento. A ciò si aggiunge anche la grande paura avvertita dai discepoli al vedere qualcuno camminare sulle acque. Gesù ritiene a questo punto necessario dire una espressione che dia loro sicurezza e infonda speranza: “Sono io non temete”. Non si tratta di una semplice espressione di consolazione, ma è piuttosto l’assicurazione di una presenza promessa e assicurata per sempre. Un particolare ci potrebbe aiutare a riflettere molto. L’evangelista Giovanni scrive: “Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti”. Facciamo salire anche noi Gesù sulla barca della nostra vita e faremo pure noi l’esperienza della traversata rapida. Avremo mag-gio-re consapevolezza circa la “riva” verso la quale siamo diretti e soprattutto non perderemo tempo a tracciare “rotte” inutili.

…risuona nel cuore dei padri

Aumentano in questo mondo le tribolazioni, aumentano i mali, aumentano i crolli, si arriva al colmo: Gesù avanza, calcando i flutti. E sono tali le tribolazioni, che anche quelli che hanno creduto in Gesù, che si sforzano di perseverare sino alla fine, si spaventano e temono di venir meno. Cristo viene calcando i flutti, calpestando le ambizioni e le alterigie del mondo, e il cristiano si spaventa. [...]. È compren-sibile che i discepoli, vedendo Gesù camminare sui flutti, abbiano avuto paura; così come i cristiani, nonostante la loro speranza nel secolo futuro, quando vedono umiliata la grandezza di questo mondo, sono col-ti da turbamento per il crollo delle cose umane. Se aprono il Vangelo, se aprono le Scritture, vedono che tutto ciò è stato pre-detto: che, cioè, il Signore si comporta così. Egli abbassa l’alterigia del mondo per essere glorificato dagli umili. [...]. Perché temete, o cristiani? Cristo vi dice: Sono io, non temete. Di che cosa vi spaventate, di che avete paura? Sono io che vi ho predetto tutto questo, sono io che lo compio, ed è necessario che avvenga così: Sono io, non temete! Volevano allora prenderlo nella barca; lo avevano riconosciuto, erano felici e ormai rassicurati. E subito la barca raggiunse la terra verso la quale erano diretti. Raggiunta finalmente la riva, dall’acqua passano alla terra ferma, dal mare agitato al porto sicuro, dal cam-mino alla meta.

(S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 25,6-7)

ProVocazione

“Il mare era agitato…”. Anche la nostra vita non di rado risulta sballottata da forti raffiche di vento. Che fare in questi casi? Arrendersi alla paura e all’angoscia? O affrettarsi a far salire Gesù sulla navicella della nostra esistenza? Cosa aspetti ancora a far salire Gesù sulla “barca” della tua vita?

…è pregata

Signore Gesù, con te non ci sono problemi senza soluzione. Alla tua luce vediamo la luce; con la tua grazia ogni possibile burrasca è destinata a placarsi. Solo alla tua presenza possiamo toccare “la riva”; senza di te, invece, rimaniamo in alto mare preda del forte vento e vittime della paura. Sali, Signore, sulla barca della mia vita e aiutami a tracciare con fermezza la rotta verso il Paradiso. Amen.

III Settimana di Pasqua

III Domenica di Pasqua, 19 aprile 2015

San Leone IX, papa

GIORNATA PER L’UNIVERSITà CATTOLICA DEL SACRO CUORE

Liturgia della Parola

At 3,13-15.17-19; Sal 4; 1Gv 2,1-5a; Lc 24,35-48

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, di ritorno da Emmaus, i due discepoli riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

…è meditata

“Perché siete turbati,

e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?”

Gesù parla sempre con chiarezza e con estrema fermezza; non risparmia pertanto qualche rimprovero quando sa che può ritornare utile per i suoi discepoli. Così è stato per Clèopa e per il suo amico, nel tragitto verso Emmaus dove si recavano delusi, e così è stato per i discepoli radunati nella speranza, ma ancora increduli. Gesù si accosta a loro, cammina con loro, s’interessa di loro e ancora appare loro; ma per il loro bene, se ritiene che un rimprovero li possa aiutare ad aprire gli occhi, non glielo lesina affatto. Difatti si rivolge loro bollandoli come “stolti e tardi di cuore nel credere”. Se affiniamo la nostra sensibilità dovremo anche noi convenire che non mancano certo le occasioni in cui il Signore può rimproverarci per la nostra durezza di cuore e la nostra fatica a percepire ed accogliere la sua divina volontà anche di fronte ad una evidenza. Esaminiamoci, dunque, con più coraggio: chissà che un provvidenziale rimprovero da parte del Signore, accolto con estrema umiltà, non ci aiuti davvero a fare “sul serio” con la nostra fede e con le esigenze che ne conseguono per la nostra vita.

…risuona nel cuore della chiesa

Il mistero pasquale è Cristo al vertice della rivelazione dell’inscrutabile mistero di Dio. Proprio allora si adempiono sino in fondo le parole pronunciate nel cenacolo: «Chi ha visto me, ha visto il Padre». Infatti Cristo, che il Padre «non ha risparmiato» in favore dell’uomo e che nella sua passione e nel supplizio della croce non ha trovato misericordia umana, nella sua risurrezione ha rivelato la pienezza di quell’amore che il Padre nutre verso di lui e, in lui, verso tutti gli uomini. «Non è un Dio dei morti, ma dei viventi». Nella sua risurrezione Cristo ha rivelato il Dio dell’amore misericordioso, proprio perché ha accettato la croce come via alla risurrezione. Ed è per questo che quando ricordiamo la croce di Cristo, la sua passione e morte la nostra fede e la nostra speranza s’incentrano sul Risorto: su quel Cristo che «la sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato... si fermò in mezzo a loro» nel cenacolo «dove si trovavano i discepoli,...alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Ecco il Figlio di Dio, che nella sua risurrezione ha sperimentato in modo radicale su di sé la misericordia, cioè l’amore del Padre che è più potente della morte. Ed è anche lo stesso Cristo, Figlio di Dio, che al termine e in certo senso già oltre il termine della sua missione messianica, rivela se stesso come fonte inesauribile della misericordia, del medesimo amore che, nella prospettiva ulteriore della storia della salvezza nella Chiesa, deve perennemente confermarsi più potente del peccato. Il Cristo pasquale è l’incarnazione definitiva della misericordia, il suo segno vivente: storico salvifico ed insieme escatologico. Nel medesimo spirito, la liturgia del tempo pasquale pone sulle nostre labbra le parole del Salmo: Canterò in eterno le misericordie del Signore.

(S. Giovanni Paolo II, Dives in Misericordia, 8)

ProVocazione

Nelle tue scelte ti lasci condizionare da ciò che fanno o pensano gli altri, oppure ti lasci conquistare da ciò che il Signore vuole da te?

…è pregata

Signore Gesù, senza di te non possiamo fare nulla. Me ne accorgo continuamente. Eppure spesso mi ostino a continuare a fare di testa mia. Perdona tutte le forme di facile conformismo alla mentalità di questo mondo e concedimi il co-rag-gio e la determinazione necessari per decidere sempre e solo quello che tu vuoi e che, con la soavità di sem-pre, non ti stan-chi mai di proporre alla mia libertà. Amen.

Lunedì, 20 aprile 2015

Sant’Aniceto, papa

Liturgia della Parola

At 6,8-15; Sal 118; Gv 6,22-29

La Parola del Signore

...è ascoltata

Il quel tempo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

…è meditata

“Questa è l’opera di Dio: credere in colui

che egli ha mandato”

Dopo la moltiplicazione dei pani come si può facilmente intuire, Gesù è “ricercato”. E Lui è pienamente consapevole del fatto che viene cercato perché fa mangiare “gratis”. Per questo a quanti lo cercano, Gesù suggerisce di procurarsi “non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna”. Questo modo di parlare di Gesù porta i suoi interlocutori a formulare una domanda molto concreta: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Ci aspetteremmo delle indicazioni su alcune cose da fare. E, invece, Gesù sottolinea solennemente che “l’opera di Dio” consiste essenzialmente nel “credere in colui che egli ha mandato”. In un clima dove il pragmatismo fa spesso da padrone è una grande lezione sentire direttame