Nazaret · 2020. 1. 10. · NAZARET 5 persona, ciascuna ha “incarnato” la consegna ricevuta dal...

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Anno CXLIX - N. 1 - Gennaio/Giugno 2019 Semestrale delle Suore della S. Famiglia di Spoleto Nazaret Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3, Aut. n. AC/RM/23/2011 - TAXE PERÇUE ROME ITALY

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  • Anno CXLIX - N. 1 - Gennaio/Giugno 2019Semestrale delle Suore della S. Famiglia di Spoleto

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  • NAZARET 3

    Nessuna opera di caritàsarà esclusa dall’Istituto:

    RIFLESSIONE SULLA DISABILITÀNELL’OTTICA DEL MESSAGGIO DEL BONILLI

    di Francesco Carlini

    NAZARETAnno CXLIX - N. 1

    Gennaio/Giugno 2019

    Semestrale delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto

    C/C n. 15183064Istituto Suore Sacra Famiglia

    Con approvazione ecclesiastica

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    06049 Spoleto (PG) - Tel. 0743 44444

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    Nazaret

    nilli accolgono donne diversa-mente abili. E il 7 giugno2019 a Spoleto, presso la Sa-la della Resurrezione del Cen-tro di Pastorale giovanile, c’èstata un’interessante tavola ro-tonda sul tema “Dignità e qua-lità di vita dei disabili” orga-nizzata dalla casa “Villa donPietro Bonilli” di Montepincioin occasione della tradizionale

    S fogliando le pagine di questo numero di Nazaret ci si rendeconto che il filo rosso che unisce i vari articoli è costituito dal-la famiglia e dalla fratellanza universale. I due capisaldi,possiamo dire, che don Pietro Bonilli ha posto a fondamento delsuo sacerdozio a Cannaiola prima e nella Cattedrale di Spoletopoi, della sua sensibilità verso gli ultimi, che lo ha portato a dar vi-ta nel 1888 alle Suore della Sacra Famiglia. Riflettendo su famiglia e fratellanza il nostro pensiero non può nonandare, in modo particolare, a tre case delle Suore dove questidue sostantivi femminili vengono declinati ogni giorno: a PozzuoloUmbro, a Trevi e a Montepincio di Spoleto. Qui le “figlie” del Bo-

    3EditorialeNESSUNA OPERA DI CARITÀSARÀ ESCLUSA DALL’ISTITUTO: riflessione sulla disabilitànell’ottica del messaggio del Bonilli

    15Approfondimento CarismaticoSACRA FAMIGLIA DICE:CIVILTÀ, PROGRESSO,FRATELLANZA UNIVERSALE

    18Missioni ieri e oggi: BrasileLUNGO I FIUMI NELLA FORESTA AMAZZONICA ACCANTO AI PIÙ POVERI DEI POVERI

    28Impronte Nazarene“L’ANGELO BIANCO”:SUOR CECILIA BASAROCCO Racalmuto (AG) 7 Novembre 1914 - Niscemi (CL) 20 Ottobre 1986

    6Vita dell’Istituto:Festa del Beato Pietro Bonilli a CannaiolaHA SAPUTO RICONOSCERE IL SIGNORENEI POVERI DEL SUO TEMPO

    FEDELI ANCHE DA BENEVENTO, NORMA E ROTONDA

    2ª EDIZIONE DEL TORNEO DIPALLAVOLO FEMMINILE“SULLE ORME DEL BONILLI”

    26Decessi e ingressiIn questi mesi sono tornate alla Casa del Padre ….

    12Approfondimento Biblico/SpiritualeFAMILIARI DI DIO

    EDITORIALE

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    persona, ciascuna ha “incarnato” la consegna ricevuta dal Bonilli:fare famiglia con i poveri, in questo caso i disabili. Le tante Suoreche hanno abitato queste case, e naturalmente quelle che ci vivonooggi, hanno mostrato e mostrano, facendo famiglia, il volto fami-liare e materno della Chiesa. Grazie sorelle per questo servizio avolte nascosto e forse pesante, ma per questo ancora più preziosoagli occhi del Signore. Il ricordo sicuramente sarà andato anche aquelle donne disabili che in questi anni sono tornate alla Casa delPadre e che nella famiglia bonilliana hanno trovato il calore e l’af-fetto di un focolare domestico. Nel corso del convegno è stato ricordato che oggi sono cambiatele disabilità fisiche, ma sono in costante aumento quelle mentali. Èopportuno allora mettersi costantemente in gioco, avere il coraggiodi osare come fece il Bonilli, perché a volte la disabilità si affrontaanche sperimentando nuovi percorsi non previsti dalla legislazio-ne. E le Suore sono pronte. «Siamo consapevoli – ha detto suorDanila Santucci – dell’importanza del tema della disabilità e pron-te come sempre a metterci in gioco in prima persona nel dono dinoi stesse, coscienti che i poveri, qualunque sia la loro connotazio-ne, qualunque sia il colore o la religione, sono stati e rimangono il

    sentava la Superiora generale madre Paola Sisti, accolse un ra-gazzo orfano, Luigi Plini, il più povero e ributtante che si aggirasseper la campagna trevana.«Da quella prima accoglienza il Parroco di Cannaiola – ha dettosuor Danila – attento ai bisogni del suo tempo e del territorio si ac-corse che le bambine, orfane, cieche e sordomute, erano quelleche si trovavano in situazione più disagiata e così fu a loro chevolse la sua opera caritativa». Un’opera caritativa che prosegueportando frutti abbondanti di affetto e benevolenza, che ha dellericadute sociali importanti riconosciute anche dalla pubblica auto-rità. «Vorrei ringraziare le Suore – ha detto il sindaco di SpoletoUmberto de Augustinis – che sono una delle realtà positive dellacittà. Il loro dare amore, futuro e inclusione a queste persone disa-bili è un valore aggiunto prezioso per la società spoletina». E l’ar-civescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha parlato delservizio delle Suore accanto ai disabili come prezioso: «volendobene a queste persone le aiutano ad essere ancora più belle». E si-curamente il pensiero dei tanti spoletini e delle Suore presenti è an-dato a tutte quelle religiose della Sacra Famiglia che negli anni sisono alternate a Montepincio, a Trevi, a Pozzuolo: al di là della

    Festa Insieme. L’obiettivo lo haben espresso la moderatriceAssunta Pierotti, psicologa: «lepersone disabili esistono, han-no una vita, una famiglia». Equesto per una società chetende alla perfezione, doveogni anomalia deve essere ri-mossa è un messaggio duroda recepire. Ma le Suore dellaSacra Famiglia, eredi dellapassione e dell’originalità delBonilli, accogliendo questedonne disabili ricordano a tuttiche la diversità non è una mi-naccia ma un’opportunità dicrescita. Ed è ciò che aveva in-tuito il Bonilli quando nel1884, come ha ricordato suorDanila Santucci che rappre-

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    centro di attenzione e di pre-mure di noi Suore della SacraFamiglia, alle quali il Bonillidiceva, la vita non è bella senon si spende nella carità, enelle prime Regole alle sueSuore scriveva: “Nessuna ope-ra di carità sarà esclusa dall’I-stituto”. Questo comando devespingere ancora oggi, ogniComunità dell’Istituto a faretutto ciò che si può per difen-dere i diritti delle persone piùdeboli e indifese, far nascereluoghi di accoglienza, di spe-ranza e di amore, per testimo-niare a tutti che Dio è Fami-glia, una famiglia per tutti e ditutti».

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    Come tradizione, durante lacelebrazione è stato benedettol’olio che terrà accesa la lam-pada nella cappella ove ripo-sano le spoglie mortali delBeato. Quest’anno è stato of-ferto dal Comune di Spoleto. Ilsindaco di Spoleto, Umbertode Augustinis, che non ha po-tuto presenziare alla celebra-zione per sopraggiunti impe-gni istituzionali, si è recatol’indomani nel Santuario e quiha sostato del tempo in pre-ghiera.La festa è poi proseguita neisaloni adiacenti il Santuario,dove si è consumata una ce-na in fraternità, cui hannocontribuito con il loro prezio-so servizio numerosi parroc-chiani.Un vivo compiacimento per labella festa e per la straordina-ria e orante partecipazione al-la Messa ha espresso il parro-co di Cannaiola nonché retto-re del Santuario del beato Pie-tro Bonilli, don Sem Fioretti, adimostrazione, ha detto, di co-me «il Bonilli abbia ancoramolto da dare in termini diesempio e testimonianza aquella che è stata la sua comu-nità e alla Chiesa diocesanache lo ha generato».

    VITA DELL’ISTITUTO: FESTA DEL BEATO PIETRO BONILLI A CANNAIOLA

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    dola «sulla memoria e sull’esempio di chi ci ha preceduto», la qualediviene «il filo che ci lega gli uni agli altri». Il Presule ha poi eviden-ziato l’occasione di grazia che il Signore ci ha donato nel farci cele-brare la memoria del beato Pietro nella settimana che immediata-mente succede la Pasqua. Ancora nello spirito della solennità dellaRisurrezione di nostro Signore, l’Arcivescovo si è soffermato sull’im-portanza che ricopre nel Vangelo il verbo riconoscere: «capita an-che a noi di non riconoscere il Signore che ci cammina accanto»ma, ha proseguito, due sono i luoghi privilegiati dove il cristiano puòincontrare Gesù: il primo è «quando celebriamo l’Eucaristia, quandocondividiamo il pane e facciamo l’esperienza della comunione e del-la fraternità». Il secondo è «in chi ci sta accanto, fatto a immagine esomiglianza di Dio, specialmente chi porta il peso della sofferenzadella vita. Il beato Pietro ha fatto proprio questo: ha saputo ricono-scere il Signore che era presente nei poveri del suo tempo». Da quil’esortazione ad una vita condita di carità, specialmente verso colorocon cui condividiamo la quotidianità.

    G rande festa per il San-tuario del beato PietroBonilli e per la parroc-chia di Cannaiola di Trevi, inoccasione del trentunesimo an-niversario della beatificazionedi don Pietro Bonilli. Il pome-riggio di mercoledì 24 aprile2019 numerose persone sonoaccorse per rendere lode al Si-gnore e venerare il Beato. La Santa Messa, celebrata damons. Renato Boccardo arci-vescovo di Spoleto-Norcia, havisto anche la partecipazionedi numerosi sacerdoti dell’Ar-chidiocesi che, come tutti glianni, hanno rinnovato la loropartecipazione alla celebra-zione in onore del Bonilli. Numerosa anche la presenzadelle suore della Sacra Famigliadi Spoleto, accorse nel Santua-rio per far memoria e festeggia-re la beatificazione del Padrefondatore. Tra di esse la madregenerale suor Paola Sisti, cheper la prima volta presenzia al-la festa nel nuovo ruolo cui èstata eletta l’11 luglio 2018. Nell’omelia mons. Boccardo haesordito parlando della cele-brazione come di «una festa difamiglia, in cui ci si ritrova in-torno ad una persona cara», di«un’occasione unica che fa cre-scere la comunità», rifondan-

    Ha saputo riconoscere il Signore nei poveri del suo tempodi Luca Gentili

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    delle suore. Pranzo al sacco,come previsto dal program-ma, ma arricchito da unbuon piatto di pasta fumantepreparata dagli “Amici delSantuario” di Cannaiola. Di-menticavo di dire che apranzo con noi c’erano an-che le ragazze che nel pa-lazzetto dello sport di Trevi sistavano affrontando nel 2°torneo di pallavolo femminile“Sulle orme del Bonilli”. An-che loro erano scese al San-tuario per un bel gesto: unomaggio al beato Bonilli eassaporare, seppure breve-mente, la gioia di essere tuttiinsieme festosamente.

    Dopo un breve momentodi preghiera nel Santuarioguidato dal parroco donSem Fioretti e dai semina-risti Luca, Salvatore e Gia-como, in cui è stato possi-bile anche ricevere il Sa-cramento della Confessio-ne, è stata messa in scenauna sintesi del recital “L’A-postolo della S. Famiglia”,già più volte rappresentatoin teatro nella sua versioneoriginale. A mezzogiornoc’è stata la Messa moltopartecipata e animata di-gnitosamente dal coro“Sacra Famiglia” di BorgoTrevi. Poi tutti insieme apranzo nel grande salone

    rale Giovanile della nostraarchidiocesi di Spoleto-Norcia, che li hanno intrat-tenuti con dei balli di grup-po, tanta energia e vogliadi fare festa.Gli amici arrivati al Santua-rio del Bonilli hanno ancheavuta l’opportunità di visita-re e conoscere meglio i luo-ghi dove don Pietro visse du-rante i suoi 34 anni di per-manenza a Cannaiola e do-ve ebbe inizio l’Istituto delleSuore della Sacra Famigliadi Spoleto, da lui fondate. Aguidarli nella visita con af-fetto e competenza hannoprovveduto don Luis Vielmane suor Monica Cesaretti.

    T ra i giorni in cui a Can-naiola si è celebrata lamemoria del beato PietroBonilli, il 25 aprile 2019 èstato quello che, più degli al-tri, ha reso evidente quell’i-deale del fare famiglia tantocaro al Beato. Al Santuariosono infatti convenuti non sol-tanto le famiglie e i fedeli del-la nostra zona, ma un foltogruppo di “amici” del Bonilliarrivati con i pullman da Be-nevento, Norma e Rotonda,dove le sue suore sono pre-senti con il loro apostolato at-tivo e tanto prezioso.Ad accogliere questi gruppifestosi nonostante la stan-chezza del viaggio, ci hannopensato i ragazzi della Pasto-

    VITA DELL’ISTITUTO: FESTA DEL BEATO PIETRO BONILLI A CANNAIOLA

    Fedeli anche da Benevento, Norma e Rotondadi Alvaro Paggi

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    “Sava Energia Trevi” opposta al“Centro di Qualificazione regio-nale Laziale” dove le Under18trevane sono riuscite a prevalereper due a zero. La pausa pranzoè stata gentilmente offerta dalleSuore della Sacra Famiglia e daiparrocchiani a Cannaiola, dove lesquadre hanno fatto visita al San-tuario e, guidate da suor MonicaCesaretti, hanno riflettuto sull’im-portanza di vincere soprattuttonella vita; la benedizione dellesquadre da parte di don Sem Fio-retti e l’omaggio floreale fatto daparte delle squadre hanno chiusoquesto speciale momento. Tornatial palazzetto, si è ripreso il torneoper giocare le finali. In quella ter-zo/quarto posto sono state le ra-gazze del “Centro Regionale um-bro” a vincere per due a zerocontro le pari grado del Lazio.Nell’altra finale, quella tra primoe secondo posto, sono le marchi-giane ad avere la meglio al tiebreak sulla “Sava Energia Trevi”.Dopo le premiazioni effettuate al-la presenza delle autorità comu-nali, nella persona del SindacoBernardino Sperandio, delle suoredella comunità di Cannaiola, didon Luis Vielman e del Presidentedella Fipav Umbria, Giuseppe Lo-murno, un momento convivialecon ottimo cibo ha fatto da sipa-rio ad una giornata davvero bel-lissima. Con un ringraziamentodavvero speciale a tutte le squa-dre partecipanti e agli organizza-tori e con la speranza che tutto siripeta anche il prossimo anno.

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    L e premesse c’erano tutte. Ilsole, il caldo molto più cheprimaverile, una giornata difesta come il 25 aprile 2019 a fa-re da cornice a tutto. E così è sta-to. La seconda edizione del trofeo“Sulle Orme Del Bonilli”, svoltasial Palazzetto dello sport di Trevi, èstata un successo su tutta la linea.Una giornata intera partita nellamattinata in cui le compagini del-la “Sava Energia Trevi U18”, la“Pallavolo Filottrano”, anch’essadella medesima categoria, e lecomponenti regionali dell’Umbriae del Lazio hanno iniziato a darevita ad una Manifestazione fattadi sport, amicizia e allegria. Nelprimo match in programma, quel-lo tra “Filottrano” ed il “Centro re-gionale dell’Umbria” sono le pri-me ad avere la meglio al terzo setdopo un incontro combattutissimo.A seguire è stato il turno della

    2ª edizione del torneo di pallavolo femminile “Sulle orme del Bonilli”

    VITA DELL’ISTITUTO: FESTA DEL BEATO PIETRO BONILLI A CANNAIOLA

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    volontà del Padre. Proprio per-ché vergine, cioè veramente di-sponibile a Dio, ha potuto ge-nerare Dio. In altro modoavrebbe generato un uomo co-me tutti gli altri. Maria è madre per grazia ed èmadre perché ha ascoltato, haaccolto la grazia e quelli che so-no diventati gli amici di Gesùnon sono suoi fratelli, ma lo so-no diventati per grazia, perchéhanno dichiarato e realizzato ladisponibilità ad ascoltare la pa-rola di Dio e sono diventati figliper grazia. Sono diventati figli –lo erano già, tutti gli uomini e ledonne sono figli – ma incontran-do Gesù si può diventare figli diDio e diventare tali vuol dire ac-cogliere quella possibilità delloSpirito di vivere le relazioni au-tentiche, di vivere quell’alleanzache è eterna, che è piena, che èdono totale di sè che è la gene-razione della vita e l’accoglien-za della vita, che è la fraternità.La Chiesa nell’amore di Cristodiventa una realtà fraterna, di-venta una famiglia allargata. Possiamo notare che all’iniziodegli Atti degli Apostoli c’è l’e-lenco degli apostoli, ma l’ordi-ne dei nomi cambia. Nei Van-geli sono elencati – almeno iprimi che conosciamo meglio –a coppie di fratelli: Pietro e An-drea, Giacomo e Giovanni.All’inizio degli Atti invece lecoppie sono nuove: Pietro eGiovanni, Andrea e Giacomo.C’è un sovvertimento della fra-ternità. Pietro non va’ a predi-

    APPROFONDIMENTO BIBLICO/SPIRITUALE

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    O gni volta che ci acco-stiamo al testo biblico,non andiamo a cercaredegli insegnamenti astratti odelle regole da applicare nellanostra vita, quanto piuttosto en-triamo in una realtà letterariache è una storia di fede ed è lastoria della nostra famiglia: so-no le nostre radici e andiamo aricercare nella Bibbia le imma-gini che ci aiutano a ricono-scerci, a capire chi siamo, avalorizzare il bello che ci è sta-to dato e scopriamo così chepossiamo vivere grazie a Dio. La Bibbia è tutta una storia difamiglia: in tanti modi diversi,in essa noi troviamo sempre iltema e la realtà della famiglia.

    Familiari di Diodi Don Gianni Carozza

    Quando parliamo di famiglia, non dobbiamo fermarci solo alla di-mensione sponsale di marito e moglie, che è certamente la primarealtà, e indica una relazione di amore fra due persone. Profonda-mente radicata nella famiglia è anche la dimensione della genera-zione, attraverso la quale si determina un doppio rapporto: quellodel genitore e quello del figlio. Si tratta di una realtà basilare per lanostra esperienza, che è quella davvero universale. In ultimo, vi è ladimensione della fraternità, di coloro cioè che all’interno della fami-glia sperimentano una relazione fraterna. Di tutte queste realtà quel-la fondamentale è la figliolanza.

    Tutti siamo figli Il fatto che ognuno di noi è figlio è il punto di base per cui gli altriaspetti vengono riscattati e valorizzati. Non tutti, infatti, sono mariti,non tutti sono genitori, non tutti sono fratelli, ma proprio tutti sono fi-gli e quindi l’elemento basilare è il fatto che siamo nati da una rela-zione coniugale. Ognuno di noi esiste perché proviene da una famiglia, che può es-sere bella, brutta, normale, irregolare, un ambiente buono o segna-

    to dal male. C’è di tutto, le esperienze sono infinite, però nessuno èvenuto al mondo fuori da una esperienza di famiglia. Perfino Gesù– che, esistendo da sempre, è nato da una madre vergine – vuoleavere un ambiente familiare; c’è anche Giuseppe che fa, da padre eha un ruolo importantissimo ed è quell’ambiente umano in cui il Lo-gos divino si è fatto carne: e l’ambiente della famiglia, e il Figlio.Prima di essere Figlio di Dio, Gesù viene conosciuto come figlio diGiuseppe. Quell’uomo – che ha vissuto quell’esperienza nella casadi Nazaret, ha ricevuto una educazione umana, una formazione re-ligiosa e culturale nel contesto della famiglia – una volta adulto sipresenta come Figlio di Dio, presenta la propria persona come figlioe rivela che Dio e Padre. Gesù usa perfino un linguaggio di famiglia, usa il linguaggio comu-ne di tutti a prescindere da un discorso religioso, fa una predicazio-ne basata sull’esperienza umana, rivela la paternità di Dio e la fi-gliolanza di Dio. Ci è facile dire che Dio è Padre, ma dobbiamo ri-cordare che Dio è Figlio. Se Dio è colui che dà la vita, Dio è anchecolui che riceve la vita; il Figlio è Dio come il Padre ed è divino ge-nerare ed è divino essere generati, dare e ricevere. Gesù è la rivela-zione di questa doppia relazione: Dio è amore, non solo perché dà,ma anche perché riceve e sa accogliere.

    È partendo da questa esperienza fondamentale di Gesù, figlioche rivela il Padre, che noi possiamo parlare del vangelo dellafamiglia, cioè della buona notizia che il Signore Gesù porta,non semplicemente perché precisa delle regole o da delle nuoveindicazioni, ma perché offre la possibilità di vivere in modonuovo, di vivere come a Dio piace, come va bene all’uomo, per-ché ciò che piace a Dio è il nostro bene, la nostra realizzazione.

    Gesù va oltre la famiglia tradizionale Ci è data la possibilità di realizzare delle relazioni buone, sponsali,genitoriali, filiali, fraterne e Gesù va al di là della famiglia in sensostretto, perché l’ha valorizzata, ma l’ha anche superata. Ricordiamo bene l’episodio in cui la madre e i parenti vanno a cer-carlo ed egli fa finta di niente e domanda alla gente che lo staascoltando: “Ma chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?”. Poi fasegno proprio a loro che sono seduti li intorno a lui e dice: “Quelliche ascoltano la parola di Dio, quelli che fanno la sua volontà sonoper me fratello, sorella e madre” (cf. Mt 12,49-50). È un supera-mento dei vincoli naturali.Maria è madre di Gesù non per una via naturale, ma per una via digrazia; è madre di Dio perché ha ascoltato la parola e ha fatto la

  • Con la teoria di CharlesDarwin sull’origine dellespecie (1859) si riaffer-ma il concetto di progresso in-teso come un processo di per-fezionamento della società e ilconseguente aumento della fe-licità. Tutti i processi e gli adat-tamenti che comportano il pro-gresso si assestano e si realiz-zano nella civiltà; questa, co-me espressione del progresso,coinvolge tutte le facoltà del-l’uomo e tutti gli uomini che sisentono corresponsabili diquesti processi sono invitati apensare, progettare e lavorareinsieme; artefici e allo stessotempo destinatari. Tra le fa-coltà dell’uomo si trovano an-che la fede e il desiderio disantità, cioè il desiderio diraggiungere una pienezza divita nella quale l’uomo ognigiorno sia più umano, più pro-teso verso Dio, che incontral’altro e gli dona la grazia ri-conducendolo alle sue originidi santità. È stata questa l’ispi-razione del beato Pietro Bonilli

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    care con suo fratello Andrea,va’ a predicare con Giovanniche è diventato suo fratello inun altro modo; c’è una famigliaallargata che è la Chiesa e chediventa il segno della graziache ha trasformato l’umanità ein questo senso la Chiesa di-venta sacramento di salvezza,segno e strumento. Anzitutto se-gno di persone trasformate dal-la grazia che diventano stru-mento per Dio di salvare altri.

    Il “mistero grande” Quando al capitolo 5 della Let-tera agli Efesini leggiamo il testosplendido del “mistero grande”,Paolo non sta parlando sempli-cemente di un matrimonio, maquel “grande mistero” e il pro-getto di Dio di portare tutto all’u-nità: “Lo dico di Cristo e dellaChiesa”, è il progetto di unireDio all’umanità. È necessario – proprio comepersone convinte della grazia diDio – valorizzare questo proget-to di Dio nella nostra esperien-za, nelle nostre realtà, là dove cisono le difficoltà, dove ci sonostate, dove sembra che tutto siafinito. Noi crediamo veramenteche si realizzeranno la risurre-zione della carne, il perdono deipeccati e la comunione dei san-ti, crediamo che la potenza diDio può realizzare quel progettodi unione, di affetto, di dono ele nostre esperienze sebbene ne-gative, almeno in parte, noncontraddicono il progetto. Cer-tamente nella fase finale il pro-getto sarà realizzato e a noi è

    data la possibilità di realizzarlo. È dunque molto importante imparare un linguaggio positivo, sereno,di speranza, di annuncio di una potenza di Dio che può realizzareciò che umanamente non è possibile. Questo è, in sintesi, il vangelo,la bella notizia che la promessa di Dio sulla famiglia si realizza,rendendo noi familiari di Dio. Questo è ciò che conta, siamo diven-tati la sua famiglia e lo siamo veramente; questa è una bella notizia,godiamola e comunichiamola.

    APPROFONDIMENTO CARISMATICO

    Sacra Famiglia dice:civiltà, progresso,fratellanza universaledi Don Luis Coronado Vielman

    Cannaiola di Trevi: statua del beato Pietro Bonilli

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    tiche dell’avidità del guadagnosmodato e dell’indifferenza,basate sulla legge della forza enon sulla forza della legge”. Laforza della legge, la forza deivalori e la forza della fede cicondurranno verso una civiltàche adotta la “…cultura deldialogo come via, la collabora-zione comune come condotta,la conoscenza reciproca comemetodo e criterio” (documentoAbu Dhabi).Il beato Pietro Bonilli, attento aisegni del suo tempo, intuì ilgrande beneficio del progres-so, ma anche i pericoli soggia-centi; se non si procede concautela, se non si cammina ver-so la civiltà, se i nostri impegninon sono indirizzati verso lapienezza di vita dell’uomo, sul-la scia del messaggio di GesùCristo: “Io sono venuto perchéabbiano la vita e l’abbiano inabbondanza” (Gv 10,10), sicorre il rischio dell’alienazione,della disumanizzazione. PapaFrancesco consiglia di non re-stare ai meschini propositi,giacché “…abbiamo troppimezzi per scarsi e rachitici fini”(“Laudato si’”, 203). Sta a noied è una grave responsabilitàevangelizzare il progresso,proporre una sana civiltà fon-data sull’amore e camminarepasso passo, gomito a gomito,passi semplici ma sicuri, con laprudenza del bambino, la for-za del giovane, l’audacia del-l’adulto e la saggezza dell’an-ziano.

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    quando scriveva “…per meSacra Famiglia dice: civiltà,progresso, fratellanza univer-sale…”, termini forse che arri-vano dalla riflessione socio-fi-losofica, ma che devono esse-re riletti alla luce del Vangelo,se non vogliamo che il pro-gresso sminuisca la qualità deirapporti umani.

    Progresso materiale e moraleCon l’approdo dell’industrializ-zazione e della tecnologia si èverificata una crescita strepitosadei mezzi che facilitano il lavo-ro quotidiano e i processi pro-duttivi, ma allo stesso tempo, ein modo inversamente propor-zionale, assistiamo a un crollo,o almeno ad una diminuzione,dell’aspetto morale. La tecnolo-gia, che indubbiamente aiuta efacilita il lavoro quotidiano eorienta il mondo verso uno svi-luppo economico, sta favorendoallo stesso tempo un decadi-mento morale. Il progresso e losviluppo tecnologico, infatti,possono “condizionare” il no-stro stile di vita, inducendocitante volte ad assumere atteg-giamenti individualisti, con trattidi autosufficienza che allontanail contatto con l’altro. La SantaFamiglia e la famiglia cristiana,nell’intuizione del Bonilli, sonoquella realtà comunitaria nellaquale ogni membro collaboraallo sviluppo integrale, in unasana co-dipendenza che per-mette ad ogni singola personache costituisce la comunità di

    apportare un elemento decisivo che riesca a mantenere un giustoequilibrio tra il progresso materiale e quello morale.Nella Lettera Enciclica “Laudato si’” papa Francesco ci invita ad ac-quisire la capacità di auto trascendersi, in modo tale da superare at-teggiamenti individualisti e autoreferenziali, prendendo in considera-zione l’impatto e le conseguenze di ogni azione e decisione perso-nale e di gruppo. Così facendo potremo proporre uno stile di vita al-ternativo, rilevante per la società e capace di riaffermare l’umanitàanziché l’alienazione.

    Fratellanza universaleLa suddetta co-dipendenza, poi, il Bonilli l’aveva intuita come Fratel-lanza universale, e papa Francesco la ripropone ancora nella “Lau-

    dato si’” come Fraternità Universale (n. 228); nella sua visita ad AbuDhabi, il 4 febbraio 2019, poi il Papa, insieme al Grande ImamAhamad al-Tayyib, ha firmato il Documento sulla Fratellanza Umanaper la Pace Mondiale e la convivenza comune. In ambedue i docu-menti il Pontefice ricorda che abbiamo Dio come nostro Padre comu-ne e che questo ci rende fratelli; possiamo parlare di fraternità uni-versale, perché l’amore è gratuito, non è un compenso in base aimeriti degli altri e che davanti a una coscienza umana anestetizzataè assolutamente necessario risvegliarsi, tornare e “…restare ancoratiai valori della pace; a sostenere i valori della reciproca conoscenza,della fratellanza umana e della convivenza comune […], risvegliareil senso della religiosità tra i giovani, per difendere le nuove genera-zioni dal dominio del pensiero materialistico, dal pericolo delle poli-

    Cannaiola di Trevi: casa di fondazione delle Suore della Sacra Famiglia

  • Mentre in Cile si celebraval’invio e la partenza, in Brasileinvece, nella gioia, nella spe-ranza e nell’attesa si prepara-va l’accoglienza “das Irmàsda Sagrada Familia”. Si per-cepiva fortemente tra di noiche lo Spirito spingeva versoaltre periferie: e in effetti laRondonia è una realtà di peri-feria. La Sacra Famiglia ci ac-compagnava e ci precedeva. Arrivò così quell’aspettato gior-no per spiccare volo: il 24 mar-zo 1994 alle ore 20.00 c’era-no tutti all’aeroporto per l’ulti-mo saluto e l’augurio per lanuova missione. Piene di emo-

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    cadde su due cilene (una di voti perpetui e una junior) e un’italia-na: suor Raquele Concha, suor Isabel Contreras e suor Rosalia Lo-refice, quest’ultima con il servizio di Superiora. Si fissò come datadi partenza il 25 marzo del 1994, festa dell’Annunciazione. Nonpoteva scegliersi per noi una data migliore: il giorno dell’Incarna-zione del Verbo di Dio nel seno di Maria di Nazareth diventava laforza per lasciare una terra ed incarnarci in un’altra. E tutto nelnome di Gesù, Giuseppe e Maria! Iniziarono i preparativi. In Bra-sile si parla il portoghese e pertanto le Sorelle scelte frequentaronoun corso di primo livello della lingua per imparare le basilari no-zioni. Circa una settimana prima della partenza si celebrò una solenneMessa di ringraziamento al Signore e d’invio delle sorelle presie-duta dal Vicario episcopale della Zona Oriente di Santiago mons.Ignacio Muñoz, altri sacerdoti, parenti, amici e tutta la comunitàdella parrocchia “Jesùs el Se or”. Fu questo un momento forte pertutti i presenti: gioia, emozione e un po’ di sofferenza per la par-tenza delle Suore missionarie.

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    MISSIONI IERI E OGGI: BRASILE

    Tempo di preparazionealla nuova missione epartenza per Porto Velho Erano gli anni 1990-1993quando la Delegazione del Ci-le faceva discernimento sull’a-pertura di una nuova Missionein Brasile. L’origine di tale di-scernimento proveniva da unarichiesta specifica di don Fran-co Albanesi (prete della Chie-sa di Spoleto-Norcia, missio-nario in Brasile dal 1973, de-ceduto) alla Superiora genera-le del tempo madre OttavinaBressanin di inviare nella“sua” Parrocchia “NossaSenhora do Amparo” in PortoVelho (Rondonia) una comu-nità di Suore della Sacra Fa-miglia di Spoleto per una mis-sione pastorale e socio-carita-tiva. Il discernimento fatto sia dalConsiglio generale che dallaDelegazione sfociò nella posi-tiva decisione di aprire la nuo-va Missione a carico della De-legazione cilena, cioè metten-do essa a disposizione le reli-giose per costituire la nuovacomunità. La Superiora dele-gata era suor Bernarda Sisti. La scelta delle tre “fortunate”Sorelle da inviare per iniziaree vivere questa nuova espe-rienza nazareno-bonilliana

    Lungo i fiumi nella foresta Amazzonica accanto ai più poveri dei poveridi Suor Rosalia Lorefice, suor Adriana Garrubbo e suor Paulina Pavez

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    Chiesa locale perché vissuta inmezzo alla gente e con essa, incollaborazione e comunionecon il parroco, gli altri sacerdo-ti, con gli agenti di pastoralediocesana e anche con i movi-menti esistenti in parrocchia. Certamente, con l’avanzar deltempo, si è verificato qualchecambio di Sorelle secondo lenecessità e le situazioni delmomento.L’apertura di una comunitàmissionaria in una “NuovaTerra” ha lasciato in ciascunadi noi un’indelebile e positivaesperienza, grazie al buonDio che ci ha permesso di vi-vere tale avventura, sfida e im-pegno missionario in nomedell’Istituto, sotto il soffio delloSpirito Santo, nel quotidianostile di vita nazarena e la be-nedizione del Fondatore.

    perché si possa innescare quel necessario processo d’incultu-razione e d’incarnazione. Per conoscere e imparare andavamo per le strade, nelle case. Era-vamo da tutti accolte con simpatia e ci aiutavano così nell’inseri-mento. Rispettavamo i nostri impegni comunitari, di riposo e dipreghiera. Si partecipava anche agli incontri della C.R.B. diocesa-na (USMI) con entusiasmo e generosa collaborazione fino al puntoche suor Rosalia fu eletta “Presidente” dell’equipe locale per la vitareligiosa in Porto Velho, fino al suo ritorno in Cile. Insomma, dovesi passava, si tracciava il cammino. Tuttavia, a volte subentrava loscoraggiamento …Il Vescovo emerito della Diocesi, mons. Joao Costa, era contentodella nostra presenza e apprezzava il coraggio di aver lasciatotutto e tutti (Paese, gente, famiglia, Chiesa e la missione stessa do-ve eravamo inserite) per piantare una tenda missionaria nazarenain terra brasileira nel nome di Gesù, Maria e Giuseppe come vole-va il nostro Padre Fondatore. Pertanto un giorno ci ha tranquilliz-zate e incoraggiate, dicendoci che la nostra sola presenza già erauna testimonianza necessaria per la gente. E così ci inoltrammoserenamente nella conoscenza della realtà della Chiesa locale,della realtà sociopolitica del Paese e in particolare della Rondonia,dei poveri e delle povertà che ci circondavano: le famiglie, bambi-ni, giovani ecc. È così che mettemmo mani all’opera. Si viveva una vita fraterna, apostolica, missionaria, incarnata nella

    20 NAZARET

    Intanto, un altro gruppo di persone ci aspettava in casa per unalieta accoglienza, con rinfresco e condivisione. Tutti esprimevano ilproprio pensiero ricco di gioia e di emozione; anche noi volevamodire una parola, ma…! Non capivamo tutto, né potevamo esprime-re il nostro sentimento di riconoscenza e di gioia perché non sape-vamo parlare. Il sogno ora era realtà!Domenica 26 marzo, durante la celebrazione eucaristica, donFranco ci presentò a tutta la comunità parrocchiale. Nella presen-tazione personale usammo una nuova lingua che non era né ca-stellano, né portoghese, né italiano. Tale lingua si definisce: “Portu-gnolo”, cioè, un vero miscuglio! L’accoglienza fu molto bella,espressa da tutti i “settori” che costituivano la parrocchia. Inizialmente, per circa tre mesi, siamo state ospiti nella casa par-rocchiale; dopo, la piccola comunità si è trasferita nella nuova ca-sa, costruita con il contributo economico dell’Istituto e di don Fran-co.I primi giorni trascorsero insieme alla Delegata suor Bernardae ci dedicammo a conoscere un po’ la parrocchia e i dintorni.Poi lei fece ritorno in Cile. Rimaste sole, ci guardammo in fac-cia. E ora? Arrivare lì, affrontare la nuova missione in terrabrasiliana: il suo clima tropicale, la nuova cultura, la nuovalingua, il popolo, la Chiesa e il servizio pastorale: non è statacosa semplice! Occorre fare spazio interiore per entrare nellanuova “Terra Promessa”, accogliere il nuovo di ogni giorno

    zione e sofferenza, spiccammoil volo verso la nuova meta. Fu per noi una grande sorpre-sa quando alle ore 24.00 at-terrammo a Porto Velho e ve-demmo all’aeroporto un nu-meroso gruppo di gente: musi-ca, canti, danze e fiori pernoi. Tra la gente c’erano il Ve-scovo, don Franco, padre Rui,collaboratore del Parroco, etanta gente che veniva ad ac-cogliere la Comunità “dasIrmàs da Sagrada Familia”.Eravamo davvero sorprese daquello che i nostri occhi vede-vano e scomparvero all’im-provviso sonno, stanchezza,nostalgia. A mezzanotte erapieno giorno! Arrivati poi allacasa Parrocchiale, all’ingressoci accolse un grande striscioneche diceva: Bem vindas Irmasda Sagrada Familia.

    MISSIONI IERI E OGGI: BRASILE

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    di vita cristiana. Vengono dadiversi luoghi: dalle città e dal-l’interno della foresta amazzo-nica; si tratta di più o meno 8 o9 quartieri che abbracciano tut-ta l’Area missionaria, forman-do circa 8.000 famiglie. Nontutte sono cattoliche, la grandemaggioranza sono protestanti.Esiste anche il grande proble-ma del traffico di droga e lesuore si dedicano all’accompa-gnamento umano e spirituale eall’evangelizzazione promo-vendo la persona in tutti sensi. Proprio da questa terra, dopo13 anni di grande servizio edonazione, e circa 17 prece-dentemente spesi in Cile, è sta-to raccolto un fiore, per unamissione ancora più grande:suor Paola Sisti eletta Superioragenerale nel Luglio 2018! Quila gente la ricorda e l’attende.

    zo del 2006 suor Adriana Garrubbo e suor Isabel Contreras la-sciarono Porto Velho per cominciare la nuova avventura missiona-ria, aspettando con ansia l’arrivo della terza sorella, suor Nellydel Rosario Belmar Charo. Non avendo una casa propria a disposizione, per due anni la co-munità ha vissuto in una area missionaria e lavorato in un’altra. Illavoro era soprattutto quello di formare comunità cristiane con unaformazione integrale. Non è stato facile: la gente arrivava da luo-ghi diversi e da una povertà estrema in tutti i sensi e la mancanzadi risorse economiche e progetti hanno reso ancor più sfidantequesta missione. Nel 2008, dal Cile, viene a rinforzare la comu-nità suor Paulina Pavéz Lagos. Finalmente nel dicembre del 2008 la comunità si è stabilita nella suanuova casa in mezzo a 12 comunità Cristiane con le loro rispettivechiese, che formano l’Aria Missionaria “Famiglia di Nazaret”. Il nostro servizio nel tempo è cambiato per cercare di accompa-gnare sempre i poveri più poveri, quelli che sono esclusi da tutti isistemi politici e che la Chiesa sempre accoglie. Attualmente, la comunità di Manaus, dopo serio discernimento halasciato il lavoro pastorale sistematico, senza abbandonare la for-mazione dei diversi gruppi dell’area missionaria “Famiglia di Naza-ret” per dedicarsi alla conoscenza di nuove realtà, attraverso le visi-te alle famiglie che vivono nei quartieri cercando un luogo dove abi-tare: sono famiglie estremamente povere economicamente e anche

    22 NAZARET

    la periferia. Ha voluto anche che conoscessimo la Curia arcivescovi-le. Siamo state accolte da tre Vescovi: l’Arcivescovo residente mons.Luiz Suarez Vieira e i due Vescovi ausiliari. Quando mons. Luiz hasentito “Suore della Sacra Famiglia” subito ha detto: “voi andrete alavorare nel settore Giovanni Paolo II, che è ancora solo un proget-to” e immediatamente ha preso nomi, indirizzo, ecc… Se dicessimoche il nostro cuore è rimasto freddo diremmo una grossa bugia. Alui abbiamo risposto che non stavamo cercando lavoro, il motivo delnostro viaggio era una vista a un amico sacerdote! Ritornate a PortoVelho ricevevamo continuamente telefonate dalla Curia di Manaus.Per conoscere meglio siamo andate altre volte con suor Elsa Agurtoe in seguito con suor Isabel Contreras, visitando la periferia non an-cora costruita e anche due città fuori della capitale.La comunità si è convinta che il Signore la voleva a Manaus, haelaborato una relazione delle visite, esprimendo tutti i sentimentiprovati: allegria, tanto dolore per le situazioni incontrate, ‘tantagente come pecore senza pastore’, soprattutto i bambini, gli adole-scenti e i giovani. Se da una parte si sarebbe voluto andare subito,dall’altra parte ci sentivamo piccole per rispondere a tanto; tuttaquesta esperienza scritta, accompagnata da alcune foto, è stata in-viata alla Superiora Generale madre Danila Santucci e al Consi-glio. La Madre ha chiesto alla Delegata, suor Annalisa Ciancagli-ni, di visitare Manaus: cosa che si è realizzata nel dicembre del2005. Finalmente è arrivata la risposta positiva e nel mese di mar-

    Il desiderio dell’Amazzonia:nuova casa a ManausFin dal primo momento dellanostra presenza in Brasile eranostro desiderio andare sempreoltre...nostro sogno era lo Statodell’Amazzonia. Questo sognoha cominciato a prendere for-ma nel 2005 con l’invito di unvecchio amico, padre Sadeke(salesiano), di andare a trovar-lo nella nuova destinazione.Dopo avere tanto pensato e ri-flettuto con la comunità, nel2005 suor Adriana Garrubboe suor Paola Sisti hanno presoil volo per andare a Manaus,capitale dell’Amazzonia: amo-re a prima vista! Padre Sadekeaspettava con entusiasmo. Conlui siamo andate nella sua co-munità per una settimana. Du-rante questo tempo abbiamoconosciuto la città, soprattutto

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    Paulina Pavez e Suor Elsa M. Espinozaprendendo visione di una parrocchiache lavorava in una pastorale urbana,rurale e indigena. In seguito, il provin-ciale dei Redentoristi, (attualmente Ve-scovo nella Prelatura di Borba) ha invia-to una lettera a suor Paulina, come pre-sidente della CRB di Manaus, chiedendouna comunità per la Prelatura di Coarì,in modo particolare: due Suore per lavo-rare nell’ evangelizzazione di 138 co-munità ribeirinhas situate lungo laghi efiumi; un’altra Sorella per dedicarsi a unCentro Sociale per adolescenti e giovani,carenti di risorse, in situazione di ri-schio sociale. Nel 2014, in occasione

    24 NAZARET

    Tra i fiumi e all’interno della foresta: nuo-va comunità a Coarì e fine della presen-za a Porto Velho Nel 2012 suor Elsa Magdalena EspinozaLobos è arrivata a Manaus e con questabella presenza è ricominciato a vivere ilsogno di piantare una nuova tenda naza-rena in questa grande Amazzonia, an-dando tra i fiumi e dentro la foresta. Cosìsiamo state invitate a visitare la Prelazia diBorba, precisamente la città Nuova Olin-da del Nord, per conoscere la realtà epossibilmente aprire una nuova comunità.La visita è stata realizzata in due tempi:prima con suor Adriana Garrubbo esuor Maria Paula Arza e dopo con suor

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    della visita fraterna della Superiora Generale madre GeneraleAgnese Grasso abbiamo celebrato i voti perpetui di suor MariaPaula Arza. Insieme a tanta gioia, abbiamo anche vissuto un tri-ste momento: per diversi motivi siamo arrivati alla conclusionedolorosa di lasciare Porto Velho, dopo 20 anni di presenza.Pertanto, una parte della comunità di Porto Velho è andata nellacomunità di Manaus. Alla presenza di madre Agnese e suorRaffaella Di Santo, economa generale, abbiamo fatto discerni-mento e si decise di aprire la nuova comunità a Coarì. Geogra-ficamente Coarì ha un’area di 57.912,914 km quadrati, distada Manaus 363 km via fiume, con una popolazione di 84.272abitanti. La Diocesi abbraccia sette Municipi, con dieci parroc-chie. La comunità è stata aperta con suor Nelly Belmar, Superio-ra della comunità, suor Paulina Pavez e suor Maria Paula Arza.L’ apertura ufficiale è avvenuta il 13 maggio 2014, giorno dellanostra fondazione alla presenza di tutti i parrocchiani e anchedi tutte noi Sorelle. Suor Paulina e suor Maria Paula hanno ab-bracciato la bellissima e sfidante missione rurale, mentre suorCharo quella del Centro giovanile. La nostra vita ha i suoi ritmi,tante volte dettate dalla piena del fiume, sulla quale ci si regola

    NAZARET 27

    per andare a far visita ai vari villaggi che si trovano lungo la ri-va. Nel tempo, la comunità ha visto diversi cambiamenti di So-relle e di impostazione del lavoro. Un grande dono che abbia-mo ricevuto ultimamente nella nostra Missione brasiliana è statala venuta della prima nostra suora africana: suor Simone Sanouche fa parte da comunità di Manaus. La nostra Chiesa Amazzonica sta vivendo tempi nuovi. Il tempo del Sinodo ci sta sfidando ad andare oltre, ad aprirenuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale, anda-re nelle periferie umane dove la vita sta gridando. É urgenteuna Chiesa dal volto amazzonico, una Chiesa profetica, incar-nata. Fa sempre bene ricordare l’Esodo: “levati i sandali daituoi piedi, perché il luogo dove stai è santo, questa è una terraSanta!”Di fronte a tutto questo, ci sentiamo piccole, ma nello stessotempo siamo convinte che Nazaret è possibile “piantarlo” dovesiamo! Siamo aperte e anche disponibili ad accogliere quelloche il Signore ci sta preparando. “Ecco che io faccio nuove tuttele cose, non ve ne accorgete?” Tutto quello che facciamo per lefamiglie, ancora è tropo poco.

  • 28 NAZARET

    desiderato recarsi a pregare presso la tomba del Fondatore donPietro Bonilli a Spoleto, conscia che sicuramente sarebbe stato l’ul-timo incontro terreno con lui. Consapevole del suo stato di salutesempre più grave, visse l’ultimo periodo nel sereno abbandono inDio, di cui si era sempre fidata, nella lucida attesa e vigilando at-tentamente per cogliere il Suo arrivo ed essere pronta al Suo bus-sare alla porta. Il 20 ottobre 1986 si spense rinnovando la sua do-nazione totale al Padre, ripetendo l’offerta della sua vita per laChiesa e per l’Istituto. Reclinò lievemente il capo mentre mormora-va: “Padre, sia fatta la tua Volontà”. Aveva 72 anni.Suor Cecilia è sepolta a Niscemi, tra la gente che ha amato e ser-vito, e l'Ospedale, in cui ha donato tutta la sua vita, già da anni, èa lei intitolato: "Ospedale Suor Cecilia Basarocco".

    tedeschi divennero mira dei lo-ro fucili mitragliatori. La giova-ne Suora, che non capiva dicerto il linguaggio inglese, eche di contro non poteva esse-re capita, si frappose con ilsuo corpo tra i fucili spianati ei giovani tedeschi condannati,esempio di pura fratellanzauniversale, di solidarietà cri-stiana ed evangelica. L’esecu-zione non ebbe luogo e gli an-glo-americani, avvertendo ditrovarsi di fronte ad unbaluardo morale, rinun-ziarono all’impresa. Perlei, schiva come sempre,quello non era affatto ungesto eroico, ma il sempli-ce dono quotidiano e or-dinario della sua vita con-sacrata a Cristo. Intantoanche per lei passavanogli anni ed ebbe la gioiadi celebrare le sue nozzed’oro. In quella circostan-za, al momento dell’offer-torio, in modo significantee suggestivo, offrì un vas-soio con i ferri chirurgici alei tanto famigliari. L’indo-mani mattina, proprio conquei ferri venne operata inquella stessa sala dove daanni aveva condiviso leangosce e le speranze diinfermi di ogni tipo. No-nostante l’intervento, lamalattia avanzava e ful’unica cosa in grado difiaccare fisicamente suorCecilia. Quasi presagadell’imminente fine, aveva

    F ra le varie testimonianze su suor Cecilia Ba-sarocco, ho trovato questa espressione:“L’Angelo bianco”. Mi ha particolarmentecolpito per la sua brevità, ma anche per la suaincisività. Bravi i ragazzi della 2C del LiceoScientifico “L. Da Vinci” di Niscemi che l’hannoconiata!Il termine “angelo” deriva dal greco γγελος (án-ghelos) che a sua volta traduce la parola ebraica(mal’akh) che significa “messaggero”, parola cheben si addice a tratteggiare la vita di suor Ceci-lia. Dunque suor Cecilia fu messaggera, messag-gera di chi? Messaggera di cosa? Sicuramentemessaggera di Dio e del Vangelo: religiosa dellaCongregazione delle Suore della S. Famiglia diSpoleto, trascorse quasi tutta la sua vita nell’O-spedale di Niscemi, dove espletò con esemplarecompetenza il servizio d’infermiera. Era l’Angelo vestito di bianco,fra le corsie piene di malati, che tante volte avrà dato la buona no-tizia della riacquistata salute, e altre, la notizia più difficile, che siaprivano le braccia del Padre Celeste per accogliere l’anima, nelpassaggio dalla vita terrena al cielo. Di suor Cecilia tutti testimo-niano che era una donna forte, battagliera, dinamica, mai stanca,amante della preghiera e del sacrificio. Giunse giovanissima, subi-to dopo la prima Professione, nel marzo del 1935, all’OspedaleCivico di Niscemi dove per oltre cinquant’anni fu presenza assiduae fedele, pronta sempre al lavoro e testimone discreta della fede. Lìvisse anche gli anni difficili della seconda guerra mondiale restan-do al suo posto di servizio, con eroico coraggio, anche quandotutti gli altri fuggivano verso luoghi più sicuri. Quando nel 1974 sicommemorò lo sbarco degli Americani in Sicilia, nell’aula Consiliaredi Gela, suor Cecilia fu convocata per ricevere una medaglia – ri-cordo a seguito del gesto compiuto in quelle tristi circostanze. A

    “L’Angelo bianco”:Suor Cecilia Basarocco Racalmuto (AG) 7 Novembre 1914 - Niscemi (CL) 20 Ottobre 1986

    di Suor Monica Cesaretti

    NAZARET 29

    IMPRONTE NAZARENE

    ringraziarla, erano presentianche i due uomini da lei sal-vati. Di quale gesto “eroico”l’Angelo bianco si era resaprotagonista? Occorre risalireal 1943 quando alcuni feritidella battaglia che ebbe cometeatro la piana niscemese arri-varono all’infermeria della cit-tadina. Suor Cecilia si prodigòfino all’inverosimile, nel mo-mento in cui tutti fuggivano dailoro posti di responsabilità,medicando e curando tutti, an-che i soldati tedeschi. Scopertidai soldati anglo-americani, i

  • Suor FIORENZA SCIALLI Era nata a Durazzano (BN) il 4 giugno 1922 ed era entrata nella nostra Famiglia religiosa il 28gennaio 1939. Suor Fiorenza ha speso ben 56 anni della sua vita consacrata come cuoca neiSeminari di Napoli e Benevento, contribuendo, soprattutto con la sua testimonianza di vita, alla curae alla formazione di tanti sacerdoti di queste due Diocesi. Dal 1996 al 2003 ha donato la suapresenza ed il suo servizio umile e prezioso nella comunità di Cannaiola (PG); dal 2003 si trovava aCasa S. Giuseppe, a riposo, ma finché ha potuto non ha risparmiato le sue cure alle consorelle. Èstata una Suora della S. Famiglia tanto semplice quanto grande nell’esperienza di fede e di vitaconsacrata; sempre sorridente, mite e serena, aveva la buona parola per tutti. Impregnata del verospirito religioso e nazareno-bonilliano, è stata il volto della bontà e un esempio luminoso di una vitarealmente nascosta in Dio e donata in nome di Gesù, Maria e Giuseppe. È deceduta a Spoleto, nellaCasa S. Giuseppe, il 28 gennaio 2019.

    Suor ADELAIDE COSTANTINO Era nata a Santa Croce Camerina (RG) il 29 settembre 1923 ed era venuta tra noi il 10 marzo 1948.Nella sua vita religiosa ha iniziato la sua missione come aiutante della maestra delle Aspiranti, poicome abile maestra di ricamo, infine, per ben 46 anni, ha donato tutta la sua vita tra le nostre ospitidisabili di Montepincio in Spoleto, educandole per generazioni e aiutandole a sviluppare il piùpossibile le loro potenzialità, soprattutto grazie alla musicoterapia e ad altre attività motorie.

    DECESSI E INGRESSI

    In questi mesi sono tornate alla Casa del Padre ….

    30 NAZARET NAZARET 31

    Suor Adelaide è stata una Suora della S. Famiglia semplice, generosa, molto entusiasta della vitaconsacrata, della fede, del Carisma. Chi la incontrava la vedeva sempre sorridente e generosa neldonarsi. Amava la missione, la liturgia e il canto e per questo non mancava mai di formarsi e diadoperarsi per mettere questi doni a servizio di Dio e delle Sue lodi. È decedute a Casa S. Giuseppe,in Spoleto, il 04 aprile 2019.

    Suor SALVATRICE RAVALLI Era nata a Niscemi (CL) il 15 dicembre 1923 ed era entrata nel nostro Istituto il 6 marzo 1947. Nellasua giovinezza, suor Salvatrice, è stata in diverse Comunità: S. Giacomo, Fano, Ispica, Benevento,Montepulciano, Agira, come raffinata maestra di ricamo e anche come guardarobiera. Nel 1976conseguì il diploma di infermiera ed esercitò questa professione presso il Sanatorio di Trapani e aCorigliano Calabro; oltre all’impegno ospedaliero, dedicava tempo anche all’apostolato tra la gente.Suor Salvatrice è stata una Suora della S. Famiglia entusiasta della fede, fine, gentile; ha lavoratocon molta passione e precisione, ricamando numerosi paramenti sacri per le chiese in cui si trovava,ma anche per le nostre Missioni e per altre nostre cappelle. Ha amato molto la sua famiglia diorigine e nutriva un grande senso di appartenenza alla Famiglia religiosa.Dal 1986 si trovava a Catania, in cui ha proseguito fino alla fine a donarsi e a servire. Negli ultimigiorni della sua vita, si è tanto aggravata che si è reso necessario trasferirla a Piazza Armerina (EN),dove è deceduta nella serenità e nella gioia il 29 aprile 2019.

    In questi mesi tante giovani africane e indianesi stanno preparando ai passaggi

    nelle varie tappe di Formazione, con nuovi ingressi in

    Postulandato, Noviziato e Juniorato.

    Preghiamo per loro, perchè compiano questi passi con entusiasmo,

    generosità e fede.

    “Venite, benedetti del Padre mio,ricevete in eredita( il regno preparato per voi

    (M t 25, 34)

  • VUOI DARCI UNA MANO?

    Un grazie vivissimo a chi sta già collaborando!Adozioni a distanza - Borse di studio - Microprogetti

    • Costruzione di casette per famiglie povere •• Centri educativi per bambini bisognosi •

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    • Atelier per la promozione della donna •• Ambulatori •

    • Scolarizzazione del bambino •

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    oppure:sul c.c.p. N. 13593066 intestato a:

    Istituto Suore S. FamigliaSede secondaria di Roma

    Salita Monte del Gallo, 19 - 00165 Roma

    32 NAZARET

    SOLIDARIETÀ

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