Quindicinale dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino · Damiano Bordasco Direttore editoriale Don...

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Quindicinale di informazione, attualità e cultura dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino il nuo ANNO I - N. 5 FOGGIA 7.12.2014 VOCI DI PALAZZO FOGGIA ESPLODE ANCORA BIOETICA DALLA STERILITÀ ALLA FECONDITÀ VITA DI DIOCESI SALUTO DI COMMIATO DI MONS. FRANCESCO PIO TAMBURRINO

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Quindicinale di informazione, attualità e cultura dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino

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ANNO I - N. 5FOGGIA 7.12.2014

VOCI DI PALAZZOFOGGIA ESPLODE ANCORA

BIOETICADALLA STERILITÀ ALLA FECONDITÀ

VITA DI DIOCESISALUTO DI COMMIATO DI MONS. FRANCESCO PIOTAMBURRINO

Page 2: Quindicinale dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino · Damiano Bordasco Direttore editoriale Don Antonio Menichella Hanno collaborato in questo numero: don Franco Calogrossi, don Stefano

[ don Antonio Menichella ]

Voce di PopoloQuindicinale di informazione,

attualità e culturadell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino

Aut. Trib. Foggia n. 1737/14Anno I - n. 5 del 7 dicembre 2014

Direttore responsabileDamiano Bordasco Direttore editoriale

Don Antonio Menichella Hanno collaborato in questo numero:

don Franco Calogrossi, don Stefano CaprAntonio Carella, Gloria Chiara Ciuffreda,

Antonio Daniele, Andrea Gerardi, Imma newMarcello Marino, Massimo Rosario Marin

Tina Petrillo, Vito Procaccini, Giustina RuggiLucio Salvatore, Antonella Trancredi,

Emilia Tegon, Luca Zizzari, Antonio Scopel

Editore: “Ass.ne Amici di Voce di Popolo

Direzione, redazione e amministrazioneVia Oberdan, 13 - 71121 - Foggia

Tel./Fax 0881.72.31.25e-mail: [email protected]

Progettazione grafi ca e stampa:Arti Grafi che Grilli srl

La collaborazione è volontaria e gratuitaArticoli e foto, anche se non pubblicati,

non verranno restituiti.

Foto di copertina: "Annunciazione" Beato Angelico

Chiuso in redazione il 3.12.2014

L’Avvento è la “porta” dell’anno liturgico. Con l’Avvento si vie-ne introdotti alla ce-

lebrazione annuale del miste-ro di Cristo. Questo tempo di preparazione al Natale esprime due dimen-

sioni teologiche fondamenta-li, che si spiegano sotto un co-mune denominatore: l’attesa. Come suggerisce lo stesso no-me latino, infatti, esso prepara all’adventus del fi glio di Dio, al-la sua venuta. Ma se Cristo è già venuto, per-ché dobbiamo attenderlo anco-ra? In realtà la Chiesa, nel tempo di Avvento, si prepara a celebrare due venute di Cristo: la prima, ossia l’incarnazione che, avve-nuta più di duemila anni fa, si celebra in “commemorazione”, ossia nel ricordo della nascita di Cristo, la seconda venuta, ossia il suo ritorno, di cui non sappiamo né il giorno né l’ora, quando “verrà a giudicare i vi-vi e i morti e il suo regno non avrà fi ne”. La Chiesa ha sempre vissuto questo tempo nell’atteggiamen-to della veglia, anche liturgica, in attesa che lo Sposo ritorni. Un vero allenamento spirituale per vivere l’attesa come tempo in cui prepararsi ad accogliere l’Emanuele. Un allenamento che non è fi ne a se stesso, ma che deve esse-re concretizzato nel quotidia-no attraverso l’amore e la ca-rità, che è il modo migliore per piacere a Dio. L’Avvento è anche il tempo ma-riano per eccellenza. In esso, infatti, si inizia a scorgere la fi -

Avvento: tempo di attesa e di speranza

Fiocco rosain redazioneè nata Maria Chiara

la primogenita

del nostro direttore

/12- Alle ore 18,00 presso la Basilica Cat-edrale presiede la Solenne Concelebrazione

Eucaristica per il saluto di commiato all’Ar-idiocesi.

/12- Alle ore 20,30 presso la Parrocchia dei S. Guglielmo e Pellegrino partecipa al Rosa-io comunitario e tiene la catechesi sul carat-ere del tempo di avvento.

/12- Alle ore 18,00 presso la Parrocchia Maria S. Assunta a Panni presiede la Celebrazione

Eucaristica con il sacramento dell’ordinazione iaconale di fr. Caris.

4/12 -Alle ore 9,30 presso la caserma dei Vigili el Fuoco a Foggia celebra la Santa Messa

n occassione della festa patronale di Santa Barbara. Alle ore 20,30 presso la Chiesa della

anta Maria Madre della Misericordia tiene

5/12 - Alle ore 18,30 presso la sede dell’UAL in Foggia presiede la Celebrazione Eucaristica con il saluto di commiato agli ospiti.

6/12 - Alle ore 18,00 presso la Basilica Catte-drale a Foggia presiede la Santa Messa con l’istituzione dei nuovi accoliti, lettori e ministri straordinari della Comunione e con il mandato ai catechisti e agli operatori della carità.

7/12 - Alle ore 11,00 presso il Centro Giovanile a Foggia presiede la Celebrazione Eucaristica per le comunità del Rinnovamento nello Spi-rito Santo. Alle ore 18,00 presso la Parrocchia di Gesù e Maria celebra la Santa Messa nel 60° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di P. Angelo Marracino.

8/12 - Alle ore 11,30 presso la Parrocchia del-la B.V.M. Immacolata celebra la Santa Messa

siede la Celebrazione Eucaristica in occasione del 25° del sacerdozio di don Rocco Giannetta.

9-10/12 - Attività in curia.

11/12 - Alle ore 20,30 presso la Chiesa della Santa Maria Madre della Misericordia tiene la Lectio divina per la terza Domenica di Av-vento.

12/12 - Alle ore 19,00 presso la Rettoria di San Giuseppe celebra la Santa Messa per la memo-ria della Madonna di Guadalupe.

13/12 - Alle ore 16,30 presiede la Liturgia dell’Ingresso di Mons. Vincenzo Pelvi, Arcive-scovo Metropolita di Foggia-Bovino e parteci-pa alla Celebrazione Eucaristica per l’inizio del ministero pastorale del nuovo Arcivescovo.

Agenda dell’Arcivescovo

Domenica 23 novemb2014 alle ore 04.11, in ugiorno di sole, è nata

piccola Maria Chiara, accolcon grande gioia ed emoziodalla mamma Monica e dal paDamiano. Al nostro direttore rsponsabile e alla nostra colleMonica Gigante gli auguri e l’abraccio affettuoso di tutti gli amci-collaboratori della redaziode “il nuovo Voce di Popolo”. Benvenuta piccola Maria Chiae un mondo di auguri ai neognitori!

gura di Maria che si prepara alla sua più grande missio-ne: la maternità divina, ce-lebrata in pienezza nel Na-tale e preparata dalla solen-nità dell’Immacolata Conce-zione. Maria donna dell’attesa, in-segna ad ogni credente che attendere non vuol dire per-dere tempo, ma vuol dire preparare l’accoglienza del Verbo che si fa uomo per re-dimere la sua storia.

L’Avvento, inoltre, deve essere un tempo intriso di speranza. Non si attende il Salvatore nella disperazio-ne. Ma, nella speranza che Egli viene a realizzare “cieli nuovi e terre nuove”. La cer-tezza che soltanto il fi glio di Dio può cambiare la sto-ria dell’umanità diventa per l’uomo di oggi, segnato da tante ferite e limiti, lo spro-ne per guardare al domani con fi ducia.

La Chiesa osa celebrare e riconoscere la grazia del suo Sposo che si è fatto car-ne della nostra carne, che sempre le fa visita nel cam-mino della vita e che un gior-no, glorioso, tornerà.

Questa è la forza che ali-menta ogni giorno la sua speranza, fi no alla fi ne dei tempi.

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Dopo ventisei anni il Papa torna a Stra-sburgo: Giovanni Pa-olo II vi si era recato

ottobre 1988, il suo succes-e Francesco è tornato a par-

al Parlamento europeo il novembre scorso. La visita papa polacco aveva segna-imbolicamente la fine del-ivisione storica della “guer-redda”, tanto che l’anno suc-sivo crollò il muro di Ber-; il primo papa non euro-sottolinea invece la nuo-

condizione dell’Europa nel ndo globalizzato, secondo ue stesse parole “un mondo complesso e fortemente in

vimento. Un mondo sempre interconnesso e globale e

ciò sempre meno “eurocen-o”. A un’Unione più estesa, influente, sembra però af-carsi l’immagine di un’Eu-a un po’ invecchiata e com-ssa, che tende a sentirsi me-protagonista in un conte-che la guarda spesso con acco, diffidenza e talvolta sospetto”. Papa Bergoglio

voluto rivolgere “un mes-gio di speranza e d’incorag-mento”, ma anche un chia-monito ai rappresentanti di quecento milioni di europei:

si può cedere alla cultura ista e indifferente alla di-à umana, che sta portando ropa intera a perdere i pro-valori. Il discorso del pon-ce, il più lungo nella storia n’istituzione politica, ha ri-

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sofiche, simboleggiate nel cele-bre affresco di Raffaello in Va-ticano della Scuola di Atene: “Al suo centro vi sono Platone e Aristotele. Il primo con il di-to che punta verso l’alto, ver-so il mondo delle idee, potrem-mo dire verso il cielo; il secon-do tende la mano in avanti, ver-so chi guarda, verso la terra, la realtà concreta. Mi pare un’im-magine che ben descrive l’Euro-pa e la sua storia, fatta del con-tinuo incontro tra cielo e terra, dove il cielo indica l’apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre contraddistinto l’uomo europeo, e la terra rappresen-ta la sua capacità pratica e con-creta di affrontare le situazioni e i problemi. Il futuro dell’Euro-pa dipende dalla riscoperta del nesso vitale e inseparabile fra questi due elementi. Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita è un’Europa che lenta-mente rischia di perdere la pro-pria anima e anche quello “spi-rito umanistico” che pure ama e difende”. L’Europa deve tornare ad “affermare la centralità del-la persona umana, altrimenti in balia delle mode e dei poteri del momento”, senza limitarsi a ri-trovare il proprio passato, ma riflettendo circa “il contributo che intende dare oggi e nel futu-ro alla sua crescita. Tale contri-buto non costituisce un perico-lo per la laicità degli Stati e per l’indipendenza delle istituzioni dell’Unione, bensì un arricchi-

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sidiarietà e la solidarietà reci-proca, un umanesimo incentra-to sul rispetto della dignità del-la persona”. Il Papa venuto “dai confini del mondo” richiama il grande valore della diversità e della capacità di integrazione tra i popoli e le culture, per cui “l’unità non significa uniformi-tà politica, economica, cultura-le, o di pensiero”. L’Europa deve essere una famiglia in cui tutti contribuiscono al bene di ogni persona: “le peculiarità di cia-scuno costituiscono un’autenti-

ca ricchezza nella misura in cui sono messe al servizio di tutti. Occorre ricordare sempre l’ar-chitettura propria dell’Unione Europea, basata sui principi di solidarietà e sussidiarietà, co-sì che prevalga l’aiuto vicende-vole e si possa camminare, ani-mati da reciproca fiducia”. I mo-tivi a cui il Papa richiama si det-tagliano nel concreto della poli-tica, in cui bisogna “mantenere viva la democrazia” evitando le tante “maniere globalizzanti di diluire la realtà: i purismi ange-

lici, i totalitarismi del relati fondamentalismi astoricieticismi senza bontà, gli inlettualismi senza sapienza”sfida della politica si estendla protezione della famigliaquale “unita, fertile e indislubile porta con sé gli elemfondamentali per dare sperza al futuro”, nell’impegno la scuola e l’università, la ptezione dell’ambiente e soptutto il lavoro, “ambito in fioriscono i talenti della pena umana”. Il papa ha rivoltoforte appello, ripreso da tuttorgani di informazione: “E’ tpo di favorire le politiche dicupazione, ma soprattutto ècessario ridare dignità al laro, garantendo anche adegucondizioni per il suo svolgimto”. Non meno pressante ichiamo ad “affrontare insiela questione migratoria. Nopuò tollerare che il Mar Mterraneo diventi un grandemitero!”. Il papa non europma dalle salde radici europha suonato la sveglia agli eupei, per “custodire e far crere l’identità europea, affinccittadini ritrovino fiducia nistituzioni dell’Unione e nel pgetto di pace e amicizia che il fondamento”.

[ don Stefano Cap

Papa Francesco a Strasburgol Pontefice: “È necessario ridare dignità al lavoro, garantendo anche adeguate condizioni per il suo svolgimento

LO SCORSO 25 NOVEMBRE IL SANTO PADRE È INTERVENUTO AL PARLAMENTO EUROPEO

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A CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA SI È SVOLTA LO SCORSO 1 DICEMBRE NELLA BASILICA CATTEDRAL

[

l saluto di commiato all’Arcidiocesi di Foggia di Sua Eccellenza Mons. Francesco Pio Tamburrino

“Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”

Sua Eccellenza mons. Francesco Pio Tambur-rino ha presieduto, lo scorso 1 dicembre, nel-

asilica Cattredrale di Fog-la solenne Concelebrazione aristica per il saluto di com-to all’Arcidiocesi.Il XIV Vescovo della no-Chiesa locale passa il te-

mone al nuovo Arcivescovo ns. Vincenzo Pelvi, dopo es-e stato il Pastore della no-

comunità diocesana per 11 i, dalla nomina dello scorso osto 2003. “Ringrazio tutti per la vo-presenza, è stato un cam-

o straordinario. Per noi è momento molto intenso, in la liturgia eucaristica assor-nche il mio ringraziamento ignore per gli undici anni di istero, di Pastore di questa esa locale”. Con queste parole Mons.

mburrino ha ringraziato i merosi fedeli presenti, pri-

di soffermarsi nell’Omelia passo del Vangelo di Matteo racconta il miracolo che il

nore ha compiuto in favore centurione romano. “Il miracolo della guarigio-del servo si concentra pro- sulla Fede nella Parola che

mette al Signore di agire in L F d è i t d ll C

mo mettere questo in assoluta evidenza: tutto ciò che abbia-mo nell’ordine della Fede e tut-to ciò che desideriamo nell’ordi-ne della Salvezza è tutto e sem-pre dono gratuito, apertura di cuore, accoglienza e volontà di non sciupare mai i doni che Dio ha posto nella nostra vita”.

L’Omelia è continuata con il saluto commosso alla comuni-tà diocesana:

“Consentitemi di darvi un mio saluto speciale mentre mi dispongo a passare il testimone della Diocesi di Foggia- Bovino al successore nominato da Pa-pa Francesco. È un passaggio che faccio con molta serenità e fiducia nel Signore, con una cer-ta allegrezza, senza rimpianti e con un certo senso di sollievo: questo è un dono che mi fa’ il Si-gnore. Questa fiducia nel Signo-re mi ha accompagnato sempre e questo ha guidato le nostre vi-te con amore generoso e con la sua grazia sempre proporziona-ta ai nostri bisogni.

“Riparti dalla grazia” dice il Signore a Paolo e lo dice an-che a me e a noi in questo mo-mento. Esprimo in questa circo-stanza un’immensa gratitudine al Signore che si è servito del-la mia debolezza per sostenere una comunità diocesana che ha una storia che doveva trasfor-marsi in storia di salvezza. In-sieme al ringraziamento a Dio c’è un forte senso di gratitudine ai sacerdoti, i diaconi, i religio-si e i consacrati, ai seminaristi, al popolo di Dio sparso sul ter-ritorio, nelle parrocchie e zone pastorali. La gratitudine va an-che a tutti gli amministratori che si sono succeduti in questo periodo perché ho trovato sem-pre il modo di dialogare con lo-ro e anche di concertare in cer-ta misura.

Ho trovato sempre nella Chiesa il mio appoggio, nei mo-menti forti della vita diocesana ho dato sempre dei messaggi incisivi.

E poi la visita pastorale che è durata tre anni, una settimana per parrocchia, mi ha dato modo di constatare quanti doni Di h i i ità

il presbitero la responsabilità delle parrocchie, della catechesi, della vita liturgica, nell’esercizio completo della carità verso i poveri.

Ho ringraziato il Signore perché questa è una Diocesi sensibile, attenta ai segni dei tempi e ai bisogni dei fratelli, re-sponsabile della Parola che vie-ne spezzata in tutte le comunità e diventa Parola di vita.

La ricchezza della Diocesi è l’esercito di tutti i volontari in ogni settore della vita dioce-sana e parrocchiale”.

“Nel cenacolo Gesù ha con-segnato l’Eucarestia, ha stabi-lito il ministero ordinario per amministrare i sacramenti e ha lasciato il suo comandamento che compendia tutta la Parola «questo è il mio comandamen-to che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi».

Le consegne del Vescovo non possono essere altre, coin-cidono con il dono dell’ultima

cena di Gesù. Secondo la tra-dizione della Chiesa antica, de-posito affidato da Dio ai Pasto-ri è la Fede dei fratelli, la Paro-la che converte i cuori e la stes-sa comunità dei fratelli.

Un altro dovere preciso nei confronti di tutti voi, sacerdo-ti e laici, è quello di chieder-vi il perdono cristiano per tut-te le mie inadempienze, le in-comprensioni, gli errori che ho potuto commettere in 11 anni di Episcopato tra voi. Fratel-li e sorelle il vostro perdono è per me garanzia di misericor-dia presso Dio!

A voi chiedo di ricordarvi di me nella preghiera, da parte mia vi prometto di ricordarvi tutti i giorni presso l’altare, nel Sacrificio Eucaristico. E ora vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia. Carissimi fratelli vi ho voluti bene e sempre ve ne vorrò perché voi siete e reste-rete la mia famiglia, i miei fra-telli e amici! Amen”.

Le parole dell'Amministore Apostolico sono statecolte dalla comunità diocescon un lungo e caloroso appso, espressione di gratitude stima che è stata manifeta anche alla fine della celezione dai tanti fedeli commche hanno voluto salutare ilstore ed esprimergli affetto cinanza. Prima della conclune della concelebrazione il daco Franco Landella ha corito a Monsignor Tamburrincittadinanza onoraria dellatà di Foggia.

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i è svolta lo scorso 22 novembre l’Ordinazione presbiterale del giovane Michele Caputo

DON FILIPPO TARDIO: “DON MICHELE, GIOVANE INNAMORATO DELLA PROPRIA VOCAZIONE, DI CRISTO E DELLA CHIESA”

La gioia del dono

La nostra Diocesi, lo scorso 22 novembre, ha vissuto un altro impor-tante evento di grazia

l’ordinazione presbiterale diacono Michele Caputo, un vane entusiasta e innamo-

rato della propria vocazione, di Cristo e della Chiesa. La solen-ne Celebrazione presieduta da Mons. Tamburrino si è svolta in Cattedrale alla presenza dei presbiteri e di numerosi fede-li. Don Filippo Tardio, Vicario

generale e parroco della par-rocchia S. Giuseppe Artigiano, ha presentato Michele Caputo, chiedendo a Mons. Tamburri-no di ordinarlo presbitero, at-testando che ne è degno, in ba-se alle informazioni raccolte presso il popolo di Dio, secon-do il giudizio di coloro che han-no curato la sua formazione, te-nendo presente il parere positi-vo espresso dalla Commissio-ne Diocesana per gli Ordini Sa-cri e in considerazione della co-noscenza decennale che ha del candidato. Il giovane diacono, infatti, ha concluso il suo cam-mino diaconale nella comunità parrocchiale di San Giuseppe Artigiano, di cui fa parte da cir-ca un anno. “La Parola si è com-piuta nella vita di don Michele, è diventata concretezza di vita ed esperienza incarnata-afferma don Filippo- Ora con trepida-zione aspetta di essere ordina-to presbitero e con gioia atten-de che il Signore possa portare a compimento l’opera da tempo iniziata nella sua vita. Un desi-derio colto sulle sue labbra e, tante volte, apertamente mani-festato”. In parrocchia il diaco-no si è fatto apprezzare da tutti per la sua semplicità, per la sua simpatia e per la sua incondizio-nata disponibilità: nota giova-nile di entusiasmo che sta con-tagiando il cuore di coloro che lo incontrano. “Il servizio ha ca-ratterizzato la vita di don Mi-chele in questo anno -continua don Filippo- un servizio all’alta-re vissuto con dignità, reso pre-sente nell’aiuto dato ai poveri con discrezione e nell’attenzio-ne prestata ai fratelli ammala-ti ai quali ha portato la comu-nione settimanale. Tra la gente si è posto come fratello tra fra-telli, ma anche con la equilibra-ta consapevolezza del ministe-ro che gli è stato affidato. Una donazione ai fratelli che poggia solidamente sulla convinzione profonda e sulla scelta gioio-sa del celibato per il Regno dei cieli. La presenza semplice fra i fratelli non gli ha fatto dimen-ticare la comunione con il Ve-scovo e il legame profondo con i presbiteri ed il corpo diaconale. L’adoperarsi è stato sempre co-niugato con la preghiera perso-nale e comunitaria”. Alla com-

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don Filippo è seguito il messag-gio di affetto di Mons. Tambur-rino espresso nell’omelia: “Mi-chele figlio carissimo, mi rivol-go a te come padre che ti è sta-to vicino dal tuo ingresso in se-minario”. Mons. Tamburrino ha invitato don Michele ad avere un grande ottimismo spiritua-le e a mettere in atto la grazia della Salvezza. Il primo tesoro che Dio affida al presbitero è la Parola del Vangelo, sottolinea Mons. Tamburrino; il secondo compito di grazia è il Ministe-ro dei Sacramenti: i presbite-ri sono strumenti vivi di Cristo Sacerdote, per mezzo dei qua-li lo Spirito Santo opera. Altro compito è evangelizzare, por-tare il Vangelo ai poveri che so-no il tesoro della Chiesa. “Non saremo mai soli, per questo ci è stata data la grazia e la forza dello Spirito Santo” ha conclu-so Mons. Tamburrino.

La liturgia dell’Ordinazio-ne è proseguita con le Litanie dei Santi cantate dall’eccellen-te coro: il Diacono si è prostrato a terra in segno di umiltà e con-segna totale della propria vita a

Dio. Una grande emozione, cdivisa da tutti i fedeli presti, che ha avuto il suo culmquando Mons. Tamburrinoimposto le mani su Michelesto ripetuto da tutti i presbipresenti. È seguita la pregra di ordinazione. Don Michha rivestito la stola al modocerdotale e la casula e si è inocchiato davanti a Mons. Tburrino che gli ha unto i padelle mani con il sacro Crise gli ha consegnato il pane spatena e il calice con il vinocaloroso applauso ha accomgnato gli abbracci e gli augfatti da tutti i presbiteri al sacerdote. Al termine donchele ha ringraziato il Signper tutti i presenti, ma anchassenti che per motivi di sanon hanno potuto partecipalla celebrazione, in particre i suoi nonni “perché indistamente in modo o nell’altrono stati collaboratori della gioia. Pregate per me -concldon Michele- perché possa laborare alla vostra gioia e gioia di quanti il Signore vodonarmi di incontrare”.

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“Una comunità sensibile e amorosa”[

o scorso 20 novembre Mons. Tamburrino ha salutato la Vicaria di San Marco in Lamis

LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA SI È SVOLTA NELLA CHIESA DELLA SS. ANNUNZIATA

Si è svolta nella Chiesa Madre di S. Marco in Lamis, la solenne con-celebrazione eucari-

a per il saluto di mons. Fran-co Pio Tamburrino alla cit-garganica. Dopo undici an-mons. Tamburrino lascia il erno della Diocesi, per rag-nti limiti di età, nelle mani

mons. Vincenzo Pelvi che fa-suo ingresso, il prossimo 13

embre. In questi undici an-mons. Tamburrino ha parti-armente curato la città di S.

Marco, intervenendo più volte e in più occasioni nella sua vi-ta sociale e religiosa: nel triste momento dell’alluvione ha volu-to essere presente in mezzo alle famiglie colpite e ha voluto ce-lebrare con loro la S. Messa do-menicale. Ha ordinato sacerdo-ti ben cinque giovani della cit-tà: Don Matteo Daniele, Don Mi-chele Radatti, Don Matteo Fer-ro, Don Antonio Tenace e Don Michele La Porta. Ha riaperto al culto la chiesa di S. Antonio Abate dopo i restauri e la messa

in sicurezza. Ha ordinato la vita pastorale delle parrocchie at-traverso l’istituzione di due co-munità pastorali ed ha voluto fortemente la presenza di alcu-ni sacerdoti giovani per un ri-lancio della pastorale giovani-le e vocazionale. Ha compiuto la visita pastorale alle comuni-tà parrocchiali della città, cu-rando in maniera particolare la visita alle persone sole e amma-late. Alla solenne concelebra-zione ha partecipato il Sinda-co della città On. Angelo Cera, accompagnato dalla giunta co-munale. Cera ha espresso ap-prezzamento per la sensibilità e la vicinanza che in questi anni mons. Tamburrino ha espresso alla città. Durante la celebrazio-ne l’Amministratore Apostolico ha affermato di sentire “un sen-timento molto vivo di gratitudi-ne per aver svolto undici anni di ministero in una comunità sen-sibile e amorosa”. Inoltre, ha de-fi nito la città di S. Marco in La-mis “un giardino della Diocesi” ed ha raccomandato ai sammar-chesi di non sciupare i doni della

L’Uffi cio per la Pasto-rale Familiare dell’Ar-cidiocesi di Foggia- Bovino insieme alla

nsulta Diocesana di Pasto-e Familiare ha attivato un corso di formazione per i re-nsabili e i componenti dei ppi famiglia e, in generale, tutte le famiglie della Dioce-he si articolerà in 4 incontri.Inoltre, in collaborazio-con la Caritas Diocesana, roposto il gemellaggio con famiglia greca in diffi coltà

nomiche. All’interno delle vità di coordinamento con iocesi di Creta (vacanze so-li, formazione della Caritas l ) t i i i ti l

zione greca, da cui ci arrivano notizie desolanti e che già Bene-detto XVI nell’Incontro Mondia-le delle Famiglie di Milano volle stigmatizzare, chiedendo aiuto alle comunità cristiane di tut-to il mondo.

Ogni gruppo famiglia, o co-munità parrocchiale, può ge-mellarsi con una famiglia gre-ca, sostenendola a distanza con la cifra di 40 al mese per il prossimo anno. Altra iniziativa concreta è l’attività che da alcu-ni anni la Caritas diocesana ha promosso con la vendita dei ro-sari prodotti in loco da famiglie foggiane che, in tal modo, si au-to-sostengono. Il costo di questi

i è di 3 (1 il t d l

famiglia greca). In questo modo riusciremmo a realizzare il no-stro sogno e a dimostrare la vi-cinanza delle Chiese.

In questo periodo di Avven-to ci sembra che possa trattarsi di un bel perc orso, di gruppo o di parrocchia, da iniziare e con-dividere con tutta la comunità diocesana.

Ricordiamo che la Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, sarà cele-brata, quest’anno, nella Parroc-chia dei SS. Guglielmo e Pelle-grino, sabato 27 dicembre al-le ore 18.30. Vi salutiamo nel Signore.

fede. In questi anni di ministero episcopale, ricorda mons. Tam-burrino, ha potuto conoscere sa-cerdoti di grande statura morale come don Angelo Lombardi, don Donato Coco, don Luigi Tardio e don Antonio Ianno che hanno servito la città attraverso il lo-ro ministero sacerdotale. Infi -ne, l’Amministratore Apostoli-co ha ricordato come nella cit-tà di S. Marco abbia notato una grande sinergia tra le associa-zioni, non solo cattoliche, che si

mettono gratuitamente al sezio dei più deboli. Un lungoplauso ha sancito l’affetto il pastore nel momento inha detto con voce carica d’ezione che il popolo di S. Masarà per sempre nel suo cue nella sua memoria. Al terne della celebrazione mons.igi Nardella, Vicario di zonarivolto un saluto di ringramento, rimarcando l’opermons. Tamburrino per la cdi S. Marco.

La famiglia al centro”ttivato un percorso di formazione di quattro incontri per le famiglie della Diocesi

GLI IMPEGNI E LE INIZIATIVE DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE DELL’ARCIDIOCESI

[ Equipe di Pastorale Familia

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LA PREGHIERA È STATA PROTAGONISTA DEGLI EVENTI DEL SEMINARIO DIOCESANO

Festa della Mater Purissima

Lo scorso 21 novembre, come ogni anno nel no-stro seminario dioce-sano “Sacro Cuore”, si

steggiata la solennità della er Purissima, nostra Madre

atrona.Abbiamo vissuto bene que-festa grazie alla preghie-

che non abbiamo trascura-La solennità, iniziata fin dal no prima, con la Vigilia del-

Mater Purissima, si è aperta i primi vespri cantati e il ro-o meditato.L’attenta preparazione dei pri, curati da noi seminari-con l’aiuto del nostro retto-on Francesco Gioia ha avu-ome risultato una liturgia liore, molto curata che ha citato il nostro entusiasmo.La preghiera è continua-on il Rosario, organizzato la partecipazione di alcu-

mici.Ogni mistero della luce è o meditato da testimoni di azioni diverse. Il primo è o presentato da Michele De gorio, marito e papà, espo-te del Rinnovamento nello rito.Il secondo è stato medita-due voci: due sposi, Massi-e Gina, i genitori del nostro ello seminarista Gerardo cardi di Deliceto. Al terzo tervenuta Suor Adelia, del-uore Oblate del Sacro Cuo-i Gesù, mentre il quarto lo

meditato Matteo Ianzano, minarista di quinto ginnasio.

concluso Don Michele Ra-ti, parroco della parrocchia . Francesco Saverio, che ha ato dell’istituzione dell’Eu-

estia.A fine giornata eravamo to emozionati perché du-te la notte ci saremmo do-

vuti alzare e vegliare in preghie-ra; alle 2:30 tutti eravamo pron-ti per scendere in Cappella per la veglia.

È stato bello condividere la preghiera con alcune suore Oblate e con altri ospiti e ami-ci del Seminario. La veglia si è svolta in quattro momenti di-versi, meditando sulla parola di Gesù: “Beati i puri di cuore”, di cui Maria Santissima è stata la migliore interprete.

La preghiera notturna si è conclusa intorno alle 4:00: an-che se eravamo tutti assonna-ti, come si può immaginare, ci è piaciuto molto pregare in un’ora

insolita, l’ora dei Monasteri! So-no rimasto stupito, in partico-lare, dall’espressione della Ma-ter Purissima nel quadro che la raffigura: anche se non era la prima che pregavo davanti alla Sua immagine, quella notte so-no rimasto incantato, affasci-nato nel vederLa e Le ho parla-to a lungo.

Il giorno dopo, la giorna-ta di festa è cominciata con le lodi mattutine, celebrate nella Cappella della Mater Purissi-ma; c’è stata poi la solenne ce-lebrazione eucaristica presie-duta da Mons. Francesco Pio Tamburrino, preceduta dal san-to rosario. A seguire il pranzo con amici e benefattori, la par-tita tra seminaristi e presbiteri e a conclusione la preghiera dei i secondi vespri.

Alla messa ho svolto il com-pito di cerimoniere in seconda per la prima volta e sono sta-to sollevato e felice per i com-plimenti che mi sono stati fat-ti da Mons. Tamburrino. Dopo il pranzo, siamo scesi in campo per l’attesa partita di calcetto con i presbiteri.

E’ t t b ll i

a testimonianza di un giovane seminarista del “Sacro Cuore”

titi. Dopo il match, i secondi ve-spri hanno concluso la solenni-tà, ma non la giornata. In serata siamo andati al Luna Park, que-sta è stata l’occasione per scari-care tutta la tensione della gior-nata. La festa è stata un’occa-

sione importante perché ciha resi un gruppo più affia-tato e ci ha aiutato a capireche, se uniamo le forze, ri-usciamo a fare tutto bene,ovviamente con l’aiuto e lagrazia di Dio.

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[

SSR “Giovanni Paolo II”: risorsa per il territorio

Lo scorso 27 novembre è stato inaugurato da Mons. Tamburrino l’an-no accademico 2014-15

’Istituto Superiore di Scien-eligiose “Giovanni Paolo II”

Foggia. Nel saluto iniziale ns. Tamburino, alla presen-ei professori e degli studen-

ha ringraziato innanzitutto Mary Melone, Rettore della tificia Università Antonia-

m- Roma, ospite d’eccezio-all’inaugurazione, il nuovo ttore dell’Istituto P. Lucia-

Lotti e il vice- direttore prof. isceglia. Mons. Tamburri-

ha espresso apprezzamento il lavoro svolto dall’Istituto

Chiesa ha bisogno di luoghi iflessione teologica e l’Isti-

o di Foggia ha come obiet-

tivo, non solo di formare pro-fessori di religione, ma di for-nire una preparazione in gra-do di poter affrontare un dia-logo con il mondo”. Mons. Tam-burrino ha manifestato soddi-sfazione per l’importanza che l’Istituto ha per il territorio e ha concluso augurando ai pre-senti un anno accademico frut-tuoso. È seguito l’intervento del direttore padre Luciano Lotti che dopo aver dato il benvenuto agli ospiti, tra cui il prof. Mar-cello Marino in rappresentan-za dell’Università di Foggia, ha colto l’occasione per salutare Mons. Tamburrino ed espri-mergli un sentito ringrazia-mento per la vicinanza che ha sempre manifestato all’Istitu-to e per la nuova sede più gran-

de ed idonea preparata presso il Seminario Diocesano. Racco-gliendo il frutto operoso di tan-te persone che lo hanno prece-duto, in particolare dei direttori don Michele Falcone e don Fau-sto Parisi, il nuovo direttore ha manifestato la volontà di pro-seguire nell’impegno per valo-rizzare una realtà ricca di sto-ria e potenzialità ed ha augura-to a tutti un buon anno accade-mico nel segno della collabora-zione, della ricerca e del servi-zio alla chiesa locale.

La prof.ssa Sr Mary Melone, ha relazionato sul tema “Invia-ti dallo Spirito Santo, una lettu-ra pneumatologia della Evange-lii Gaudium”. La sua relazione è stata incentrata su un appro-fondimento della riflessione te-

ologica sullo Spirito Santo pre-sente nell’esortazione di Papa Francesco. L’intervento è stato strutturato in tre parti: la mo-dalità con cui viene tratteggiata l’opera dello Spirito Santo nella Evangelii Gaudium; il rappor-to tra lo Spirito e l’evangelizza-zione, argomento centrale del testo; l’apporto che le parole del testo offrono alla teologia dello Spirito Santo. In tutta l’esorta-zione viene evocata l’azione del-la terza persona, alla cui opera è connessa l’evangelizzazione, lo Spirito agisce nella Chiesa quale luce e forza per sostene-re l’adesione a Cristo e l’annun-cio del Vangelo. “Lo Spirito San-to spinge all’annuncio e suscita forme sempre nuove per evan-gelizzare. Questo dinamismo, che sta particolarmente a cuore a Papa Francesco, trova nell’E-

vangelii Gaudium uno spazio ben definito, si tratta del dina-mismo della Chiesa in uscita”.

Questo ha un significato spale perché riguarda l’uscita le istituzioni, dalle parroccdalla cultura, per andare nperiferie, ma ha anche un sificato più profondo che rigda l’uscire da sé, dalla chiura dell’egoismo. “L’evangelizione- continua Sr Mary- nadall’incontro con l’amore Dio di Gesù Cristo che provl’uomo ad uscire da sé, a ristarsi dalla sua coscienza ista e dall’autorefenzialità(…lo Spirito che dà alla Chiesforza per uscire da sé, che limboccare strade sempre nve dove poter seminare la Pla di salvezza”.

Conclusa la relazioMons. Tamburrino ha inaurato ufficialmente l’anno acdemico, sottolineato da unloroso applauso e ha consegto le pergamene di laurea studenti dell’Istituto.

naugurato lo scorso 27 novembre l’anno accademico dell’Istituto di Scienze Religiose di Foggia

RELATRICE LA PROF. SR. MARY MELONE, RETTORE DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ ANTONIANUM- ROMA

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Testimonianza per San Giuseppe MoscatOSTENSIONE DELLE RELIQUIE DEL SANTO MEDICO A FOGGIA DAL 22 AL 24 OTTOBRE SCORSO

IMMA NEWIn ricordo di Savino Ruslo storico delle Confraternite foggia

Non è sofferenza se tutto offerto a Maria. Antonela e Federica tutto que

sto lo hanno vissuto insieme Savino, dallo scorso 8 dicembre 2013, con la consapevolezza di non essere sole ad affrontare una prova tanto grande. Lcomunità dell’Immacolata, nonché coloro che hanno conosciuto personalmente e non, Savno Russo, sono stati testimodi questo atto di fede e di amore offerto a Maria. Ci siamo unti al pianto di Fra’ Giovanni Deli Carri, che nelle parole conclusive del rito funebre ha detto: per me non era solo un cognato, ma un amico, un fratello, uconfessore, una guida ed un padre nei momenti più bui”. Chi sono i Santi? Chi sono i Beati? Nosono persone straordinarie, sono persone ordinarie.

Il Consiglio Direttivo delle Confraternite è l’organo di governo dell’associazione ed è composto da 5 membri: il

re, il primo e secondo Assi-te, e due Consiglieri. Eletti i ri delle 39 Confraternite, si

ma a livello diocesano la Con-a Diocesana che è l’organo di unione, di controllo e di aiu-

Di seguito pubblichiamo le ioni di alcune Confraternite i eletti. Lo scorso 15 novem-nella sede della Confraterni-ant’Eligio, presso la Chiesa ta Maria di Loreto in Foggia, enti il rettore Padre Fortuna-rottola ed il componente della sulta Diocesana Michele Trot-i è riunita l’assemblea elettiva i iscritti per procedere all’ele-e del Consiglio Direttivo per il

i 2015/2016 Al t i d l

Assistente Luigi Palumbo, secon-do Assistente Antonio Immaco-lato Nolfo, Consiglieri Giuseppe Coccia e Matteo Coccia. Lo stes-so giorno nella sede della Con-fraternita Santa Maria delle Gra-zie, presso la chiesa omonima in Foggia, presenti l’Assistente Spi-rituale Don Orazio De Pasquale ed il componente della Consul-ta Diocesana Michele Trotta, so-no risultati eletti: Priore Biagio Tricarico, primo Assistente Do-menico Campanile, secondo As-sistente Aldo D’Adduzio, Consi-glieri Gaetano Gesuete e Raffae-le La Torre. Lo scorso 16 novem-bre nella sede della Confraterni-ta San Giuseppe presso la chiesa omonima, presenti il Rettore Don Matteo Francavilla ed il compo-nente della Consulta Diocesana F C ll i lt

Russo, secondo Assistente An-tonio Maccheroncini, Consiglie-ri Alfredo Gentile, Armando Ro-tundi, Giancarlo Salvatore, Romo-lo Magistris. Lo stesso giorno nel-la sede della Reale Congregazione del Monte Calvario presso la Chie-sa del Monte Calvario, presenti il Rettore Padre Fortunato Grotto-la ed il componente della Consul-ta Diocesana Raffaele Bruno, so-no risultati eletti: Priore Nicola Zichella, primo Assistente Vin-cenzo Bruno, secondo Assisten-te Aldo Tamburi, Consiglieri Al-fonso D’Addato e Giuseppe Amo-reo. Lo scorso 22 novembre nel-la sede della Pia Unione Sant’An-na, presso la chiesa di Sant’Anna, presenti il Rettore Padre Fortuna-to Grottola ed il componente del-la Consulta Diocesana Raffaele B i lt ti l tti P i

do Assistente Francesco Cocco, Consiglieri Antonio Moscatelli, Francesco Paolo Rendine, Loren-zo Moffa, Pasquale Tonti. Lo scor-so 23 novembre nella sede della Confraternita San Luigi Gonzaga presso l’omonima chiesa, presen-ti l’Assistente Spirituale Don Mi-chele Genovese ed il componente della Consulta Diocesana Raffae-le Bruno, sono risultati eletti: Pri-ore Antonio Carella, primo Assi-stente Nicola Ficco, secondo Assi-stente Antonio Frisoli, Consiglieri Francesco Longo e Luigi Petroz-zi. In seguito ogni Confraternita si dovrà dotare di una Consulta, quest’ultima, scelta dall’Assisten-te Spirituale e composta da mini-mo 5 membri, ne cura la formazio-ne, vigila sulla condotta spiritua-le e morale dei Confratelli, indice l l i i

La storia della vita di San Giuseppe Moscati, medico

santo, il suo carisma, il suo “sublime” modo di curare

i malati, mi ha sempre affascinato.

parte agli indigenti.NELLA TRADIZIONE

DEI MEDICI SANTI

Tra storia e leggenda.

Dai Santi Medici, ca-paci, post-mortem, di un trapianto di ar-to inferiore.

A San Ciro, medico di Ales-sandria, martire e patrono dei Medici Cattolici, di cui faccio parte. Una pratica professio-nale simile: l’assoluta gratuità delle proprie prestazioni. Una sensibilità comune: l’attenzione per gli ultimi, per chi non aveva accesso alle cure per indispo-nibilità di reddito. Un impegno comune nella ricerca delle cau-se dei mali e degli opportuni ri-medi, già disponibili nella natu-ra. Una disponibilità senza ora-ri e senza distanze. Grazie, Si-gnore di averci donato la vita di questo Santo e fa che tutti i me-dici nel curare i propri malati, vedano nel loro volto il tuo volto santo, rendendo più lieve la loro sofferenza. Il giorno successivo le reliquie sono state traslate al-la Chiesa di San Giovanni di Dio (Ospedali Riuniti). Subito il gi-ro per i reparti, in modo che gli ammalati potessero usufruire della visita e della vicinanza del Santo Medico.

Poi la Concelebrazione, con il racconto di episodi ine-diti della vita del Santo.

L’ ultimo giorno, le reliqsono state esposte tutta la gnata. Davanti al Santo sino alternate preghiere e temonianze di medici, ammti e semplici fedeli. E per ccludere questa visita straonaria, lo scorso 24 ottobreSanta Messa, presieduta dalstro Arcivescovo, Mons. Frcesco Pio Tamburrino. E’ sle Messa di commiato sia pereliquie del Medico Santo,anche del nostro ArcivescoProbabilmente l’ultima da Avescovo nella Chiesa del noOspedale, perché al terminesuo mandato. Ospedale chevisto spesso come padre muroso a far visita ai proprdeli, ma anche come pazien

Nel clima di famiglia, almine della Celebrazione, cimo incontrati, medici cattolsemplici fedeli in sacrestia,salutare il nostro Pastore. Qsi senza parole, ci siamo pmessi a vicenda di rivederc

Uguale impegno con il dico Santo: restituire nellasede la visita che Lui, per prici ha fatto.

L’ACCOGLIENZA

L’accoglienza degli ul-timi al di là dei miti e dei limiti del proprio tempo. Il cielo coper-

qualche goccia di pioggia ed Opel Corsa, che entra dal

cello del Plesso Maternità. entro un bel gruppo dell’As-iazione Santa Giovanna An-in attesa per accogliere le

quie, arrivate lo scorso 22 obre. Una comunità acco-nte per gli ospiti e attenta ultimi: abbiamo sentito un

iare affettuoso, quasi il ri-oscimento di un familiare.

a fede che superava le rego-ella nostra liturgia. Un bre-it-stop in Cappella e subito reparti del Plesso Chirurgi-I malati, uno per uno sono i visitati da San Giuseppe

scati. L’ostensorio era por-dal nostro Assistente Spi-

ale, Padre Angelico Di Fe-La processione, man mano si snodava tra i reparti, au-

ntava nel numero dei fedeli. uel clima di devozione e di ghiera, nell’ascoltare, inol-le pregnanti parole di Padre ssandro Piazzesi, si è raffor-a in me la devozione verso

Giuseppe Moscati. Ho avu-a fortuna di seguire da vici-l padre che portava l’osten-o per pulire con una garzina

unto dove le labbra incontra-o il vetro a protezione delle te Reliquie. Più volte ho in-

crociato lo sguardo dei malati. Uno sguardo pieno di fede e di speranza nell’intercessione del Santo. E’ stato anche per me edificante. Pur essendo medi-co, mi sono incontrato più spes-so con la vita che con la morte. Io sono ginecologo e nel nostro reparto sono fondamentalmen-te più persone sane che malate. Sono giovani donne che vengo-no a partorire. Girando invece per i reparti, soprattutto i chi-rurgici, mi sono imbattuto in una realtà che ignoravo.

IL CONFRONTO

CON IL PROPRIO TEMPO

Giuseppe Moscati un medico di frontie-re. La frontiera della scienza (primo in Ita-

lia nell’uso sperimentale dell’in-sulina nella cura del diabete).

La frontiera delle strutture sanitarie (primario agli Incu-rabili, dei senza speranza). In-curabili, come sfida dei limiti della medicina contemporanea nell’allargamento dei diritti di cura. La frontiera della medici-na globale, in cui tutti hanno di-ritto all’assistenza, e tale dirit-to veniva assicurato, a chi non aveva le risorse, direttamente dal medico Santo. Nel suo stu-dio c’era un cesto “chi ha metta e chi ha bisogno prenda”. Fino alle estreme conseguenze, di vendere tutti i mobili e ridurre il proprio cibo per poterne fare

[ Antonio Carella ]

Le Confraternite dell’Arcidiocesi ENTRO IL MESE DI DICEMBRE SARANNO RINNOVATI I CONSIGLI DIRETTIVI

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Gioia, entusiasmo, col-laborazione, in altre parole, comunità. Sono stati questi gli

redienti che hanno accomu-o tutti nella parrocchia del go Incoronata lo scorso 23 embre in occasione della fe-di Cristo Re. La festa di Cri-Re, cui è dedicata la chiesa a borgata, è stata precedu-a un triduo di preghiera e di parazione. Sabato pomerig-la tradizionale processio-

con Gesù Sacramentato che tt t l i d l b

chia dove erano stati preparati dei piccoli altari, per consentire anche momenti di riflessione e di preghiera comune. Al termi-ne della processione, la Santa Messa solenne è stata concele-brata dal parroco e rettore del Santuario Incoronata, don Feli-ce Bruno e da don Salvatore Ca-ione, responsabile della chiesa di Cristo Re, e animata dal co-ro dei ragazzi della parrocchia.

La serata è continuata con un momento di condivisione fraterna, con una fagiolata pre-

t d l i i i d ll

ne dei giovani della borgata, i quali hanno anche organizzato giochi di gruppo e hanno cura-to l’animazione con un mix di musica e karaoke che ha coin-volto tutti i presenti, adulti e bambini. La domenica matti-na, prima e dopo la Santa Mes-sa, nel cortile dell’oratorio par-rocchiale è stata allestita una piccola ludoteca con gonfiabili e animatori per tutti i bambini. Inoltre, le signore della parroc-chia hanno organizzato un mer-catino per la vendita di dolci, il cui ricavato è stato inviato alle missioni orionine per l’adozio-ne a distanza di alcuni bambini, adozioni già promosse da anni.

La festa, continuata fino a sera, è stata caratterizzata dal-la partecipazione e gioiosa con-divisione di tutta la comunità parrocchiale.

Nello scorso mese di set-t b ll’ t i d ll hi

campetto da calcetto. È sta-ta realizzata un’adeguata re-cinzione ed è stata predispo-sta un’essenziale illuminazio-ne notturna. In occasione della festa di Cristo Re il campetto è stato inaugurato con un torneo di calcetto alla presenza di sostenitori convinti e festanti. Si sono svolti anche tornei di calciobalilla, ping pong e ca-rambola, che hanno visto la partecipazione di tutti i ragaz-zi del borgo. Don Felice e don Salvatore hanno attribuito a

questa festa un duplice sificato: “Guardare a Cristo regna dalla Croce, attravel’amore, il servizio. È questterapia per guarire i mali dnostra società e, perché anche della nostra borgatae nello stesso tempo – la fe“è stata anche l›occasione vivere un›esperienza fortecomunione: una grande festfamiglia, che ha voluto coingere tutti, dai bimbi agli adudagli anziani ai giovani in unica comunità.

Con i suoi 7500 abitanti, la parrocchia del SS. Salvatore abbraccia un’ampia fetta di ter-

rio, caratterizzato dalla pre-za di realtà ecclesiali quali il

minario minore, il Monaste-elle redentoriste, il Piccolo

minario. A questo si aggiun-o luoghi significativi per la à come gli Ospedali riuni-a nuova sede della Provin-la facoltà di Agraria. Una

te importante di Foggia che munque risente del dramma

a mancanza di lavoro, che portato tantissimi giovani nord dell’Italia e all’estero. te sono le famiglie che han-

no perso il lavoro e affrontano ogni giorno serie difficoltà per andare avanti. In questa situa-zione la comunità parrocchiale cerca di favorire atteggiamenti di solidarietà e di condivisione per portare “gli uni i pesi degli altri”. La festa di Cristo Re, che per noi è la festa patronale ci ha dato modo quest’anno di orien-tare la nostra attenzione sulla misericordia, che è il modo con cui Dio stesso manifesta la sua giustizia. Misericordia è il dono del Salvatore che si fa perdono, accoglienza, cura, responsabi-lità per chi ci è accanto. Anche la processione che ci ha porta-to nelle vie della nostra comu-

nità è stata vissuta come desi-derio di annuncio: il Salvatore cammina con noi, è dentro la nostra storia per rivelare e do-nare l’amore del Padre. Questo, vuole continuare a farlo attra-verso una comunità concreta che vuole crescere nella fede. Il nostro Vescovo, con la sua pre-senza e la sua parola ci ha con-fermato nel nostro cammino, invitandoci a sviluppare in mo-do particolare il seme della ca-rità e dell’attenzione a chi è in difficoltà.

Festa patronale al SS. Salvatore[ don Franco ColagroSolennità di Cristo Re

LO SCORSO 23 NOVEMBRE MONS. TAMBURRINO HA PRESIEDUTO LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

[ Emilia Teg

Intenso il programma dei festeggiamenti dello scorso 23 novembre al Borgo

La festa di Cristo Re all’IncoronataA SANTA MESSA È STATA CONCELEBRATA DA DON FELICE, RETTORE DEL SANTUARIO E DON SALVATORE CAION

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[ Antonella Tancr

«Tra le famiglie spi-rituali, suscita-te dallo Spirito Santo nella Chie-

quella Francescana riunisce i quei membri del Popolo di laici, religiosi e sacerdoti, si riconoscono chiamati al-

equela di Cristo, sulle orme . Francesco d’Assisi.In modi e forme diverse, ma omunione vitale reciproca, intendono rendere presen-carisma del comune Sera-Padre nella vita e nella mis-

ne della Chiesa.In seno a detta famiglia, ha sua specifica collocazione

dine Francescano Secolare. esto si configura come un’u-ne organica di tutte le frater-

cattoliche sparse nel mon-aperte ad ogni ceto di fede-

elle quali i fratelli e le sorel-pinti dallo Spirito a raggiun-e la perfezione della carità proprio stato secolare, con rofessione si impegnano a

vivere il Vangelo alla maniera di S. Francesco e mediante questa Regola autenticata dalla Chie-sa.» (dalla Regola e Costituzio-ni Generali dell’ordine France-scano Secolare)

In questa meravigliosa e va-riegata “famiglia” c’è anche la fraternità Ofs di Gesù e Maria. Ci chiamiamo “Pietre Vive” e come tali cerchiamo di vivere nella secolarità e nella quoti-dianità lo spirito cristiano let-to con gli occhi di San France-sco, l’Araldo del Gran Re. Noi siamo una famiglia abbastan-za “attempata” perché nascia-mo come fraternità agli inizi del secolo scorso ma siamo vivi e operanti nella nostra parroc-chia in vari ambienti e situazio-ni, dal catechismo alla cura del fratello povero.

La nostra patrona, Santa Elisabetta d’Ungheria, sposa, madre e principessa , volon-tariamente povera di beni, da sempre ispira sentimenti di ca-

rità e servizio verso i fratelli po-veri, bisognosi delle nostre ma-ni aperte e del nostro tempo. Ed è proprio in occasione della sua festa liturgica, il 17 novembre, che la nostra fraternità ha avu-to modo di testimoniare la sua presenza nella messa a lei dedi-cata. Durante la celebrazione eucaristica, animata anche dal-la gioiosa presenza dei ragaz-zi della Gioventù Francescana (Gi.Fra.), tutti i francescani se-colari hanno rinnovato la so-lenne professione di vita evan-gelica. La chiesa era gremita di fedeli. In tanti riscoprono, an-cora oggi, l’essenzialità e la spi-ritualità francescana entrando a far parte di una fraternità che è giunta a celebrare il 130° anni-versario della sua fondazione e quale modo migliore può essere se non gridare il proprio “si” da-vanti all’altare di Cristo?

Insieme ai professi, una gio-vane coppia di sposi, accompa-gnati dalla loro piccola di 2 an-ni e mezzo, ha deciso di sceglie-re la sua vocazione francesca-na per sempre, emettendo la professione della regola fran-cescana in ginocchio davanti al sacerdote.

Un momento davvero com-movente e significativo: non è facile vedere una giovane don-

na e suo marito abbracciare e decidere di camminare insie-me per poter dare testimonian-za innanzitutto nella loro fami-glia e poi negli ambienti che fre-quentano, di un Dio che non ab-bandona i suoi figli ma che li conduce per mano attraverso le vicissitudini di questo mon-do un pò “sballato”.

Per mano della sua ministra (così si chiamano i responsabi-li delle fraternità), la fraterni-tà ha anche avuto la gioia di ac-cettare la richiesta di ben 7 so-relle che intendono iniziare il loro cammino di formazione-noviziato. Le sorelle, portando sull’altare le rose di santa Elisa-betta, hanno posto nelle mani di Gesù la loro scelta pregata e me-ditata, per chiedere la capacità di non allontanarsi mai dalla lo-ro vocazione, ma anzi di render-la forte attraverso la preghiera, la carità e la vita fraterna.

Essere laici francescnon è semplice: ci si trova ogiorno a rimettere in giocpropria scelta che è per spre, e ad essere coerenti consa; però è entusiasmante prore a vivere il Vangelo “sine gsa” nel mondo, insieme ad afratelli e sorelle, per realire gioiosamente la nostra cazione di “curare le ferite

sciare le fratture, richiam

gli smarriti”.

L 17 NOVEMBRE SCORSO SI È CELEBRATA LA SOLENNITÀ LITURGICA DI SANTA ELISABETTA D’UNGHERIA

Pietre ViveLa fraternità dell Ordine francescano secolare della parrocchia Gesù e Maria

trano come un sogno, di lli che hai sempre tenuto

scosto nel cassetto, chiu-a doppia mandata, possa lizzarsi, materializzar-avanti ai tuoi occhi pri-che possa davvero ren-tene conto.

Così è stato per noi, ra-gazzi semplici cre-sciuti tra le mura del-la parrocchia, Gesù e

ria di Foggia, la nostra se-da casa, il rifugio nel quale iamo visto crescere le no-speranze e che oggi ci dà

sibilità di coltivare una pas-ne: il teatro e il suo magi-mondo. Così é nata la “ Mo-ght Animation”; tra una

acchiera e l’altra e qualche fè di troppo. Si, in un estivo

meriggio rovente, Giuseppe M tt Ci ff d A t

to che é riuscito a unirci tutti.Quello di creare una pic-

cola compagnia d’animazione dove dare spazio alla creativi-tà e alla propria energia posi-tiva; proprio nella nostra par-rocchia, con gli amici di sempre e con l’immancabile supporto e incoraggiamento del nostro parroco, Padre Gianni Gelato, che ha creduto in noi dal pri-mo momento, dandoci la sua fi-ducia e investendo sui giovani: una carta su cui, si sa, non tutti sono disposti a puntare.

Ed eccoci qui, con una stan-za tutta nostra, munita di costu-mi e di tutti quei piccoli oggetti che rendono eterna e impalpa-bile l’atmosfera del teatro e con un’equipe organizzatissima che punta a valorizzare i carismi di tutti e venti gli animatori.

Collaborazione ed entusia-t ti l f l i

miglia. Abbiamo sognato un te-atro a servizio della parrocchia, capace di far sorridere e riflet-tere gente di tutte le età, dai più piccoli, alle famiglie sino ad ar-rivare agli anziani...e ci siamo riusciti. Le serate di cabaret, in cui abbiamo riportato in sce-na i grandi classici della risata, dalla Smorfia di Troisi, ai più fa-mosi sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo, sono state un cre-scendo e si sono concluse con richieste di repliche e un frago-re di applausi infinito.

Il nome della nostra com-pagnia nasce proprio dal de-siderio di catapultare i nostri spettatori nell’ atmosfera di quelle magiche serate “al chia-ro di luna” che vorresti non fi-nissero mai. I nostri spettaco-li hanno luogo presso la “ sa-la San Francesco”, il nostro at-t ti i t t

sociazioni o in occasioni di eventi di beneficenza. Siamo ragazzi di quest’epoca ma al-la perdita dei valori cristiani, all’individualismo e all’aliena-zione, noi vogliamo risponde-re con la gioia di stare insieme, con un progetto positivo che ci possa aiutare a riscoprire il senso dei rapporti veri, lontani dallo schermo di un pc o di uno smartphone.

Siamo gli specialisti devertimento, gratuito, quindvolete passare una serata alsegna della spensieratezza,tete visitare la nostra pagFacebook: “ Moonlight Anition”, e tenervi così, sempreformati sul nostro esilaramondo e sui nostri spettacIntanto le nostre prossimerate saranno il 26 e in replic28 dicembre.

[ Gloria Chiara Ciuffre

Moonlight Animation: la creazione di un sognoLa compagnia giovanile di animazione della parrocchia Gesù e Maria

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Se qualcuno pensa di andare in giro per cer-care il loro laborato-rio d’arte sacra, perde

o tempo. Se qualcun altro è vinto di trovare progetti e nificazioni in uno studio, ha gliato indirizzo. A sentire i

meri delle loro realizzazioni, lcun altro penserebbe a un urato da azienda. Ma l’opera

Mariangela D’Amore e Nardi-Biunno è di realizzare casu-

arredi sacri per la liturgia o” per vocazione. Marian-

a ha frequentato un corso di nografia a Pulsano. Nardi-era brava con forbici e ago. casione è un pellegrinag-a Medjugorje. Ognuna si re-el santuario mariano in un

mento particolare della pro-vita. Ognuna dentro di sé

mette a disposizione del Si-re per la sua opera di evan-

gelizzazione e al servizio dei sacerdoti. La conoscenza delle due si-gnore avvie-ne attraver-so i sacerdoti dell’Oasi Re-gina della Pa-ce di Delice-to. Alla richie-sta di Marian-gela di trovare qualcuno che la aiutasse a cercare stoffe e a cucirle, ar-riva la rispo-sta di Nardina in cerca di qual-cuno che la aiutasse a rende-re belle le sue “stoffe”. Un con-nubio che si è cementato con la preghiera e la comune voca-zione di realizzare opere d’ar-

te sacra come risposta all’amo-re di Dio. Il tutto offerto gratui-tamente. In questi anni Marian-gela e Nardina hanno realizzato oltre 300 casule fatte e dipinte rigorosamente a mano, sparse

in ogni angolo del mondo. Opere rea-lizzate nei ritagli di tempo. Sì, perché Mariangela e Nar-dina hanno con-tinuato a svolge-re la loro vita: per Mariangela, oltre al lavoro, genito-ri anziani d’accu-dire. Nardina, ve-dova di Gerardo, catechista e ma-dre di tre figli. Un servizio svolto nel silenzio e nell’ac-compagnamento spirituale di tanti

sacerdoti e delle Suore Oblate di Foggia, che hanno chiesto alle due signore di rendere spe-ciale il giorno d’ordinazione sa-cerdotale di tanti giovani. Le lo-ro realizzazioni sono andate in

America latina, in Africa pemissione di Bigene in GuiBissau, in Europa, nella noItalia, in Asia e in Medio Orte. Una casula è stata realita e consegnata a mano a PFrancesco e altre, attravePadre Gianni Sgrea, sono sconsegnate al Patriarca di rusalemme. Un’altra casustata realizzata per S. GiovaPaolo II, ma per motivi legatla sua salute e alla sopraggta morte, è stata consegnatsuo segretario e attuale Avescovo di Cracovia StanisDziwisz. Il sogno di Marianla e Nardina? È vedere una lopera in ogni chiesa del mdo, non per orgoglio, ma sper partecipare alla preghdella Chiesa intera in ognigolo della terra.

Oltre 300 casule fatte e dipinte a mano, donate ai sacerdoti in ogni angolo del mond[ Antonio Dan

Maestre d’arte sacraL’OPERA DI MARIANGELA D’AMORE E NARDINA BIUNNO PER LA LITURGIA

La Comunità Educati-va Pastorale della Par-rocchia-Oratorio “Sa-cro Cuore” di Foggia,

ccasione dell’anniversario “Bicentenario della nascita on Bosco (1815-2015)”, San-ducatore riconosciuto dal-hiesa con il titolo di Padre aestro della Gioventù, desi-a presentare un program-di eventi cittadini finalizza-promuoverne la conoscen-il suo messaggio di educa-della gioventù: “buoni cri-

ni e onesti cittadini”. Le at-à, inerenti il sano protago-

mo giovanile, godono del pa-inio dell’Arcidiocesi di Fog-

Bovino, del Comune e della vincia di Foggia. Intenso il gramma delle iniziative: si te il 6 dicembre con il con-no dal tema “Oratorio og-

Prevenzione e Educazione!” sso la Sala del Tribunale di azzo Dogana. I relatori sa-

d St f M t li

Salesiana, l’Avv. Massimiliano Arena, direttore del sito dirit-

tominorile.it e il Dott. Lelio Pagliara, direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavo-ro dell’Arcidiocesi Foggia- Bo-vino. Il 7 dicembre alle 20:00 flash mob e veglia di preghie-ra in Cattedrale. Si prosegue l’8 dicembre, con la bicicletta-ta in città dopo la Celebrazione Eucaristica delle ore 10:00, per concludere con il Cerchio Ma-

riano, tradizione degli Orato-ri salesiani, presso la Villa co-munale; in serata concerto del-le corali della diocesi in Catte-drale. Gran finale, il 9 dicem-bre, con il musical “Don Bosco: save my soul” presso il teatro del fuoco. Uno spettacolo ca-pace di coinvolgere totalmente il pubblico, di indubbio interes-se e di forte carica emotiva, che fa riflettere, sperare e che invi-ta a ripartire da don Bosco, per imparare da lui a sognare cose

di l t it

sionisti, associati dal desiderio di costruire assieme un auten-tico progetto collettivo, nato per il piacere di stare insieme nello stile di don Bosco e per poter continuare a contribui-re, con il ricavato del proget-to, alla raccolta di fondi pro-oratorio.

Si parte quindi, con passio-ne ed entusiasmo, anzi si con-tinua, a rendere presente Don Bosco e il suo carisma educa-tivo a Foggia. Convinti che il regalo che possiamo e voglia-mo fare a Don Bosco - per il suo duecentesimo complean-no - sia quello di rinnovare il nostro proposito di vivere e la-vorare insieme, come comuni-tà del Sacro Cuore, con le fa-miglie, le istituzioni, le asso-ciazioni e la cittadinanza tut-ta, per essere sempre e di più “con i giovani e per i giovani!”. Un impegno che ci unisce tutti, religiosi e laici, nell’essere, qui d i D B i !

[ Massimo Rosario Mar

Apertura ufficiale a Foggia del Bicentenario della nascita di S. Giovanni Bosco

Don Bosco vivo!IL PROGRAMMA DELLE INIZIATIVE DELLA PARROCCHIA SACRO CUORE DI GESÙ AFFIDATA AI SALESIANI

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[ mons. Roberto Brun

del Messia, il Cristo atteso: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo”. La grandezza del Battista sta pro-prio nel non avere approfi ttato per sé dell’ammirazione di cui godeva, riconoscendo di esse-re soltanto l’umile battistrada di l lt tt i

erente e fedele si-no al martirio.

Deriva da qui il suo valore esem-plare. A differenza dei tanti che han-no arringato e ar-ringano le folle per il proprio tor-naconto, non im-porta se in termi-ni di prestigio, di potere o di danaro, Giovanni Battista si impegnò a bene-fi cio di un altro, ri-tirandosi nell’om-bra non appena re-alizzato il proprio compito. Servire

Cristo e non servirsene, sem-bra essere stato il suo motto. Un uomo che dedica totalmente la propria vita a un altro, che si consuma a guadagnare consen-si a un altro, porta in sé una mi-steriosa grandezza: di una mi-sura che, se non pareggia quel-la dell’altro, certo gli si avvici-na. Basti verifi carlo in uomini

l’ t l P l i

Domenica 7 Dicembre 2014

Il vangelo prevalente, nell’anno liturgico comin-ciato domenica scorsa, è quello secondo Marco, del

le si legge oggi la prima pa-a (capitolo 1,1-8). Dopo l’e-essione che può considerar-

titolo dello scritto (“Van-o di Gesù Cristo, Figlio di ”), l’evangelista presenta su-la fi gura di Giovanni Batti-“voce che grida nel deserto” proclamare imminente l’av-to del Messia, da secoli an-ciato e atteso. Domani ri-rerà la festa dell’Immacola-che richiamerà l’attenzione a Madre del Messia. E così, st’anno il calendario porta

accostare le due fi gure prin-ali tra quante hanno prepa-o la venuta del Messia, e che ciò la liturgia pone al centro ’Avvento.Da sempre la fede cristiana nosce gli stretti vincoli esi-

nti tra Giovanni e Maria, in porto al Cristo. Li esprimo-visivamente le numerose im-gini che presentano quest’ul-o in trono, affi ancato dai pri-due in atteggiamento ado-te; è uno schema iconogra-caro ai cristiani d’oriente,

ma con riscontri anche nell’arte occidentale. Nella cattedrale di Mantova, ad esempio, alto die-tro l’altare, nel catino dell’ab-side, campeggia l’affresco raf-fi gurante Gesù risorto con le altre due Persone del-la Trinità, cui si rivol-gono, in ginocchio, ap-punto la Madonna e il Battista. Per quell’atto di adorazione che com-pete all’intera umanità essi sono stati scelti a rappresentarla tutta, perché dell’umanità so-no i migliori esponen-ti: li qualifi ca la nobiltà della loro missione, in vista della quale Dio li ha esentati dal peccato originale. (Per quanto riguarda Maria, questo privilegio è noto: lo si celebra appunto doma-ni; circa Giovanni, è da sempre nella tradizione della Chiesa, che in tal senso interpreta alcuni passi della Scrittura e perciò di lui - unico tra i santi, a parte lo stesso Gesù e sua Madre - ce-lebra non solo la “nasci-

ta al cielo”, cioè il passaggio da questa all’altra vita, ma anche, il 24 giugno, la nascita terrena).

La missione di Maria e di Giovanni in rapporto alla ve-nuta del Messia non poteva es-

sere più grande: l’una lo ha fi si-camente generato, come ci si appresta a celebrare nell’immi-nente Natale; l’altro ne ha pre-parato dappresso la manifesta-zione al mondo e, giunto il mo-

mento, l’ha individuato e presentato. Egli ha co-sì dato compimento al-le profezie che da secoli annunciavano al popolo eletto la divina promes-sa di un Salvatore: profe-zie di cui è esempio quel-la di Isaia (40,1-11), pro-clamata nella prima let-tura di oggi. La secon-da lettura (2Pietro 3,8-14) ricorda poi che il cri-stiano è in attesa di una seconda venuta, alla fi ne dei tempi, quando que-sto mondo scomparirà e gli eletti vivranno con lui in “nuovi cieli e una terra nuova”. Dunque le tre letture di oggi richia-mano l’ingresso e l’opera di Gesù nel mondo, e in-sieme il fatto che essi so-no stati preceduti da una lunga preparazione e a sua volta precedono il defi nitivo instaurarsi del

Regno di Dio; in tal modo leture danno il senso dell’Avvto che si sta celebrando, ciocontemplazione ammiratagrandioso piano, predispoda Dio per il bene dell’uman

Ma come sempre la litunon si limita a contemplaresa è fatta apposta per coingere chi vi partecipa, perchlasci afferrare da Chi vuoletanto il bene. La seconda tura ricorda tra l’altro che “usa pazienza verso di voi, volendo che alcuno periscache tutti abbiano modo di ptirsi”; e già Isaia, pur ricorddo che “il Signore Dio viene potenza”, subito dopo lo preta nella tenera immagine destore premuroso, che “pogli agnellini sul seno e conce pian piano le pecore madNon si può non ricordare coquesta immagine si sia contizzata in Gesù, il quale si èfi nito nei termini in cui il prta aveva delineato la fi gura epera di Dio: “Sono io il buonstore. Chi segue me non camna nelle tenebre, ma avrà lace della vita”.

Due temi si possono cogliere nelle letture di oggi. Il primo è co-stituito dai tanti invi-

lla gioia: “Il Signore mi ha ndato a portare il lieto an-cio... Io gioisco pienamente Signore”, dice il profeta Isa-e il mio spirito esulta in Dio, salvatore” gli fa eco il can-di Maria, mentre dal can-

uo Paolo invita: “Siate sem-lieti”. Comune è il motivo di do: malgrado diffi coltà e tri-azioni, il cristiano vive nella a, perché sa di essere ama-a Dio. Il Natale ormai pros-o ne ricorda la dimostrazio-proprio per essere con noi, a nostra parte, il Figlio di si è fatto uno di noi.Il secondo tema (Vangelo ondo Giovanni 1,6-8.19-28) ato dalla fi gura di Giovan-

Battista, che torna e gigan-gia: tanto più grande quanto si percepisce la sua umiltà. l’attesa del Messia annun-o da secoli, la fervida attesa n liberatore che sollevasse

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tato con i tratti ispirati degli anti-chi profeti; la sua vita austera e la predicazione in-fi ammata gli ave-vano guadagna-to la stima gene-rale, sicché gli sa-rebbe stato facile far credere di es-sere lui l’atteso. E invece no; quan-do glielo chiese-ro egli dichiarò apertamente: “Io non sono il Cri-sto”. (E’ appena il caso di ricordare che il termine Cri-sto, derivato dal greco, corri-sponde esattamente all’ebrai-co Messia).

“Chi sei, dunque? Che cosa dici di te stesso?” fu la succes-siva logica domanda, cui egli ri-spose, citando il profeta Isaia: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore”. Giovanni si manifestò d il li l

Domenica 14 Dicembre 2014

annunciare instancabilmeCristo, nella facile previsiondovere per questo dare la vitcome San Giovanni Paolo IItato di carismi straordinarigli guadagnarono il prestigl’affetto del mondo intero,proteso sino all’ultimo nell’itare piuttosto a volgere l’atzione a Colui del quale eglisoltanto il portavoce (“Apriporte a Cristo”, fu il suo primcostante richiamo).

Ma citando questi due mini, collocati rispettivamte ai due estremi del percocristiano nei secoli, se ne deno comprendere innumerealtri, noti a Dio e talora ancnoi: uomini che spesso con sonale sacrifi cio hanno sato porre Lui, e non sé stessprimo posto. Penso ai martitanti zelanti pastori, ai misnari, alle vergini consacrattanti fedeli laici che hannogato prezzi altissimi per rere fedeli al vangelo. Davverosempio del Battista, riassubile nel motto “servire Cris

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DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) Mc 1,1-8

I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) Gv 1,6-8.19-28

[ mons. Roberto Brun

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[ Giustina Ruggie

25 anni della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Sono passati 25 anni dal 20 novembre 1989, data in cui l’Assemblea delle Nazioni Unite ha appro-

o e firmato la Convenzione Diritti dell’Infanzia e Ado-enza. La Convenzione fu il to di arrivo di un lungo pro-so cominciato nel 1923 con rima dichiarazione sui dirit-ei bambini, la “Dichiarazio-di Ginevra”, approvata dal-ocietà delle Nazioni (il vec-o nome dell’ONU) nel 1924, mera dichiarazione di prin- ma di notevole autorità eti-rivolta non ai singoli Stati all’umanità. Nel 1954 l’As-blea delle N.U. firmò un do-

mento in cui si sollecitavano Stati a istituire l’Universal ldren’s Day, individuato nel i novembre. Una nuova e più completa hiarazione fu approvata il novembre 1959 dalle Nazio-

ni Unite e infine, dopo 10 an-ni di studio e di discussione, fu redatto il testo definitivo della Convenzione del 1989, entrata in vigore nel 1990, ratificata dal-lo Stato Italiano nel1991.

La Convenzione del 1989 è una carta di diritti (politici, economici, civili, sanitari, so-ciali e culturali) che ripropone i principi della Dichiarazione di Ginevra, ma chiede agli Sta-ti, con la ratifica, l’impegno al-la loro applicazione e diffusio-ne sotto il controllo dell’auto-rità internazionale. Le Nazio-ni Unite hanno affidato all’U-NICEF il compito di garantir-ne e promuoverne l’effettiva ap-plicazione. A Foggia l’anniver-sario è stato celebrato con una Festa dei Diritti delle Bambi-

ne e dei Bambini e delle Fami-

glie, promossa dalle ACLI pro-vinciale, con il Forum Naziona-le delle associazioni Familiari,

La Polizia di Stato e l’Associa-zione Cultura e Ambiente.

Sabato 22 novembre la sede delle ACLI di via Rovelli ha ac-colto, in un auditorium stacol-mo, gli alunni delle elementari e prima media di Borgo Segezia, della V B della Gabelli, due terze della Da Feltre-Ordona Sud, la quinta dell’Istituto San Giusep-pe e alunni di prima media del-la Foscolo. Duecento bambini e ragazzi, accompagnati da inse-gnanti e genitori, che nelle set-timane precedenti hanno pre-parato domande, interventi e canti con l’aiuto degli animato-ri dell’Associazione Cultura e Ambiente; sono state preparate dai ragazzi anche petizioni, co-me quella della scuola di Sege-zia in cui non c’è la palestra, né i riscaldamenti e ci sono infil-trazioni di acqua quando piove.

Ad accogliere i bambini c’e-rano il presidente Acli Fabio Carbone, il vicepresidente del-la Provincia Saverio Cusmai e, sorpresa graditissima, il que-store Piernicola Silvis. Il que-store ha parlato in modo coin-volgente ai piccoli e agli adul-ti, sollecitandoli a conoscere le figure esemplari di Falcone e Borsellino, paladini del diritto e della legalità. Ha poi raccon-tato il suo mestiere di poliziot-to, “come quelli delle fiction”, e

dell’operazione che lo ha por-tato all’arresto del boss n. 2 di “Cosa nostra” Giuseppe Mado-nia (impresa raccontata per al-tro in “L’ultimo indizio”, roman-zo da lui scritto).

Una festa per la famiglia dunque come luogo primario di protezione, di formazione e di rivendicazione di diritti ne-gati, ma anche famiglia da so-stenere e da valorizzare. Parte integrante della famiglia i non-ni, che hanno raccontato del-la loro infanzia negata. È sta-to infatti proiettato il docu-mentario “Schegge di Memo-ria” della Fondazione BdM e della Wildratfilm, che raccon-ta i giorni terribili della guerra e dei bombardamenti di Foggia del 1943. Erano presenti alcu-ni nonni- testimoni e con loro i bambini e i ragazzi hanno ra-gionato della vita quotidiana di

70 anni fa così diversa da qla attuale: i cibi, i giochi, illore, la paura. Un progetto il Forum nazionale ass. Faglie sta portando avanti è pprio: “Donare Memoria”. Ilmeriggio, per la gioia dei coli, è stato dedicato all’artdella Convenzione: il dirittgioco. Gonfiabili, giochi, trchi artistici e spettacolo di coliere sputafuoco hanno to diventare il cortile dellade Acli una ludoteca all’apto. Dopo il Consiglio Comule dei Ragazzi dello scorsonovembre, di cui si attendgli sviluppi, Foggia avrà untro appuntamento da vivper festeggiare i 25 anni la Convenzione ONU: il faprocesso agli adulti all’Audrium Santa Chiara, rimandper il luttuoso crollo del 19vembre.

Si è svolta il 22 novembre scorso la Festa dei Diritti dei bambini e delle famiglie

NELLA SEDE DELLE ACLI IN VIA ROVELLI INCONTRO CON IL QUESTORE E CON I NONNI

L’U.A.L SELEZIONA N. 4 VOLONTARISERVIZIO CIVILE NAZIONALE - “GARANZIA GIOVANI”������������� ������������������������������������ ����������������������������������������������������������������� �� ������ ����!�"�#�$���%�&'��(�)*'+������������������������#�������,�����������������������������-�� ��*������./0�#�1..2.�$���������� ���������������������� ������� ���������� �������3*������������"�#��������4�����5"(�6������7��������������������������������������������������� ��*������./0�#�1..2.�$���������������������.��00�����#��8�./���� 9���"��������������������������������������:��������������������������������� �#����99����� �������������� ����������������������� ���������;�5��:������������:���99����;�������������6�����������������<�������������9���������9�����������===����� ��������������������������������7���.2� ��������� ��������� ������������>0����?�������#�������;��������������� 9����� �����@��@��������A��>>�B0��:�����;��������������������������������������� ���������������������������������������������������������@4�������������������������#����5C�������C����������.1>3200D6��$',��)����E>D�0BB.�F.F/0/

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Un albero contro il dissesto naturalLa festa degli alberi a S. Marco in Lam

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[ Luca Zizz

1° Step: Partiamo dal dolore dell’essere sterili

Dalla sterilità alla feconditàQ

uanto dolore provo-ca la sterilità in una coppia! È il dolore di tanti sposi, che par-

o con il sorriso di un “ Si “ o all’altare e poi si ritrova-

vuoti nel quotidiano vivere. orni passano e il figlio tan-esiderato non arriva. E dal-sta di nozze si passa a vive-

l lutto perenne di un figlio non hai mai avuto. Anco-iù il dramma ritorna come a campana a morto”, quan-

un’amica ha appena partori-si è saputo di una coppia di ci in attesa di un bambino. La sofferenza aumenta, poi, ono i suoceri di turno a fa-

pressioni emotive con do-nde torbide sul perché an-a non arriva l’erede di ca-o colui che dovrà portare

ognome, il nome del nonno ella nonna. Pressioni forti, rché che deve dire la gen-

”. Ecco il dramma! Nel frat-po, si affaccia qualcuno che pone l’adozione; ma questa

mbra un surrogato di mater-: e vabbè, ma poi non sarà

i mio figlio. Mica l’ho fat-

o! Poi, il problema continua ndo si consiglia di affidar-Dio per avere un figlio. E lì ia un’altra crisi imprevista: ché Dio non mi fa avere un

o? Perché mi ha punito?

ché a quelle donne che van-

ad abortire Dio ha conces-

n figlio e a me no? E anche ede - se c’è – viene messa al-rova. E ancora, negli ultimi enni, anche qui a Foggia, si nno affacciando tanti “pro-– consulenti” per uscire dal blema della sterilità con il uaggio veloce della scienza

ella tecnica, aprendo di fat-ltre complicazioni: il rispondere alla domanda: dei due non è fertile? Apren-un’altra ferita: chi è la cau-

sa di questo dolore. il ricorrere alle tecniche di fecondazione artificiale con l’incertezza del-la gravidanza, che non fa altro che aumentare false speranze e aumenta la frustrazione nella coppia, oltre che a mettere a ri-schio la stessa salute psicofisi-ca della donna.

l’elevato numero di aborti di embrioni che - seppur nell’i-gnoranza della coppia - lascia-no una ferita maggiore oltre a quella della sterilità: aver ucci-so la vita dal suo concepimento!

Tecniche che chiedono tem-pi lunghi, sia per la parte dia-gnostica che curativa. E il buio della notte aumenta per la cop-pia! Una notte che porta alla fi-ne anche del legame tra lui e lei, quando i legami affettivi non sono già stabili. Per questo, la Bioetica si pone all’orizzonte di questa notte, non per offrire una soluzione, ma una luce per riprendere il cammino, per cre-dere ancora che la sterilità non è la fine della fecondità.

Infatti, il primo passo è fa-re luce sulle varie tecniche ri-produttive che la scienza oggi attua per risolvere il problema. E lo facciamo con le parole del più grande esperto di Bioetica, San Giovanni Paolo II, attraver-so una citazione della sua lette-ra enciclica Evangelium Vitae: “Anche le varie tecniche di ri-produzione artificiale, che sem-brerebbero porsi a servizio del-la vita e che sono praticate non poche volte con questa inten-zione, in realtà aprono la por-ta a nuovi attentati contro la vita. Al di là del fatto che esse sono moralmente inaccettabili, dal momento che dissociano la procreazione dal contesto inte-gralmente umano dell’atto co-niugale, queste tecniche regi-strano alte percentuali di insuc-cesso: esso riguarda non tanto

la fecondazione, quanto il suc-cessivo sviluppo dell’embrione, esposto al rischio di morte en-tro tempi in genere brevissimi. Inoltre,vengono prodotti talvol-ta embrioni in numero superio-re a quello necessario per l’im-pianto nel grembo della don-na e questi cosiddetti « embrio-ni soprannumerari » vengono poi soppressi o utilizzati per ri-cerche che, con il pretesto del progresso scientifico o medico, in realtà riducono la vita uma-na a semplice materiale biolo-gico di cui poter liberamente disporre”.

Infatti, nell’Istruzione Do-

num Vitae viene ribadito e chiarito questo concetto del pa-pa: per definire lecito un proce-

dimento di procreazione non

è sufficiente l’intenzione legit-

tima degli sposi di avere un fi-

glio, ma occorre che i mezzi e

i modi siano leciti. La procre-azione deve avvenire solo nel contesto della loro unione. Per cui, l’inseminazione artificia-le ( omologa ) potrebbe rispet-tare la dignità della coppia so-lo se si trattasse di un << aiuto >> all’atto coniugale e non so-stitutivo. E la realtà ha dimo-strato che molti centri di cu-ra dell’infertilità si sostituisco-no. Per non parlare poi, dell’in-seminazione artificiale eterolo-ga, che non solo sostituisce la coppia nella procreazione, ma apre a nuovi problemi etici sul figlio “prodotto” col contributo di una terza persona alla cop-pia: chi è il padre? Chi la ma-dre? Una babele!

Il secondo passo è cercare

la giusta consulenza medicpsicologica, che curi la stetà rispettando la dignità di scuno: madre, padre e figliosiderato, scoperto come donon come “diritto da fabbrre”. Una consulenza che sap

Affrontare il problema la sterilità ( non solo guarddo le tecniche di fecondazi), aprendo la coppia alla ri-sperta della propria vocaziondonna e uomo; perché, la stetà è un fatto biologico, mentrfecondità (che è l’amore in tra due persone) è un fatto supera i limiti della natura.cui, affrontare il problema la sterilità vuol dire: c’è l’amtra noi anche se sterili? Posmo essere fecondi ancora? significa essere madre e pad

Aiutare la coppia a scopquali tecniche di fecondazisono moralmente illecite. compagnare la coppia nella gnosi per la cura della stericercando di rispettare il cori sentimenti, la persona.

Per cui, invitiamo a diffire di chi a buon mercato offsaldi di mezza stagione per re un figlio”, approfittando la debolezza psicologica di qste coppie.

Il terzo passo è avere ilraggio di aprirsi al Creatoretraverso un cammino spirile con un sacerdote preparperché, Dio è il primo, co

afferma la Bibbia, ad ascore l’urlo di dolore della steriÈ possibile inviare domaall’indirizzo bioetica.gpi

gmail.com.

A BIOETICA: UNA LUCE PER RIPRENDERE IL CAMMINO ATTRAVERSO LE PAROLE DI SAN GIOVANNI PAOLO

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Ci associamo al giubilo generale per la riaper-tura del “Giordano”, au-spicando che rappre-

ti il punto di svolta per lo svi-po dell’intero territorio. In at-

della “prima” di questa nuo-ra, rivolgiamo il nostro gra-ensiero al prof. Pellegrino e eatro del Fuoco che in que-

anni di chiusura del Giorda-a degnamente raccolto il te-

mone della tradizione teatra-ella città.Il cartellone di tutto rispet-allestito dal nostro Miche-lacido (direttore artistico ui siamo fieri) il 13 e 14 di-

mbre presenta Tato Russo una riduzione teatrale del anzo che Pirandello pub-ò nel 1904. Per Foggia è un dito ritorno, poiché 20 an-a fu portato in scena da Fla-Bucci,con la regia di Marco tolini.

Trama

Mattia Pascal, infelicemen-posato e con suocera insop-tabile, alla morte di madre e o, scappa da Miragno, il suo se. Tenta la fortuna alla rou-e di Montecarlo e vince mol-Nel viaggio di ritorno legge di

adavere ripescato: è ricono-to come il bibliotecario Mat-

Pascal. Perché non assecon-e il caso e cambiare identi-Ora è Adriano Meis e viag-molto, lieto per la riacquista-bertà. A Roma fitta una stan-n casa Paleari e si innamora driana. Il gioco di Meis fini-qui, perché non può sposar-

Decide di “suicidare” Meis e eincarnarsi in Mattia, pregu-ndo lo stupore per la sua riap-

i i L gli

Storia di un perdente

Il testo parte da Mattia Pa-scal, attraversa l’esperienza di Adriano Meis e torna a Mattia Pascal, nella “veste” di defunto. Analogamente la narrazione ini-zia a Miragno, luogo immagina-rio della Liguria, segue gli spo-stamenti di Adriano e si conclu-de nel paese di partenza. In nes-sun luogo è a suo agio, perché ovunque deve competere: a Mi-ragno contro l’amministratore disonesto; a Roma contro chi lo deruba, di nuovo nel suo paese contro il suo ex amico, che ha sposato sua moglie. È perdente ovunque per inettitudine. Quan-do si attiva in qualcosa nella vi-ta di paese rimane invischiato nel matrimonio sbagliato che se-gnerà la sua vita. Perciò dopo Montecarlo e la sorpresa di “es-sere morto”, rinuncia senza rim-pianti ad essere Mattia Pascal e pone grandi speranze nella nuo-va fittizia identità, scoprendo il gusto di una inattesa vitalità che gli fa gustare una libertà sen-za limiti.

Si avvede presto, però, che l’approdo a Adriano Meis, che gli era apparso come una pana-cea per i suoi mali, è mera illu-sione che si frange a contatto con la realtà. L’amore per Adria-na è il suo tentativo di reinseri-mento nel “sentimento del vive-re”, ma non può coltivare proget-ti di matrimonio perché è soltan-to un’ombra e non può lasciar-si attrarre nella rete dell’amore-vita. Gli manca una… carta d’i-dentità. Questa mancanza non gli consente neppure di accetta-

re una sfida a duello; subisce un furto, ma lui, per ovvie ragioni, non può nemmeno denunciarlo e deve anche fingere di aver ri-trovato il maltolto.

In conclusione, egli è “vivo per la morte e morto per la vita”. Adriano Meis non esiste, o me-glio può esistere, ma solo per sé. Si sente “forestiere della vi-ta”, solo, e la solitudine – come gli conferma un conoscente oc-casionale – è negativa, perché impedisce all’uomo di vivere “in piazza” con i suoi simili, ridu-cendolo a trincerarsi “in castel-lo”, in compagnia delle sue ango-sce. Ad Adriano, dopo “l’illusio-ne di una nuova vita”, non resta che svanire nel nulla; scompari-rà suicida e Mattia Pascal torne-rà a Miragno per riappropriarsi – così spera – della propria vi-ta. È l’ennesima fuga, ma sarà l’ennesima delusione, perché lo spazio che ha lasciato con la sua sparizione è stato riempito. Pur presente in carne e ossa, egli è soltanto il “fu Mattia Pascal”. Non gli resta che rinunciare al-la vita; ormai può solo vedersi vivere, ritornando alla bibliote-ca polverosa da cui era partito.

Una parabola discendente

Mattia Pascal è figlio del suo tempo. Pirandello avverte il pas-saggio dall’epoca romantica e poi decadente a quella dell’esi-stenzialismo. È crisi morale eu-ropea, che in Italia si connota in modo particolare sul piano sto-rico per il tramonto degli ideali risorgimentali, il vuoto morale dell’epoca umbertina, l’avven-

turismo imperiale di Crispi, cui segue la mediocrità del giolitti-smo, che coincide proprio con il tempo di stesura del romanzo.

Sul piano sociale è il tempo della borghesia malata di perbe-nismo; refrattaria a ogni apertu-ra verso il nuovo, non si avvede che l’epoca d’oro della belle épo-

que è al tramonto.Sul piano culturale si assi-

ste alla crisi del positivismo e al venir meno di certezze e fiducie indotte dalle “magnifiche sorti e progressive”.

Mattia (nella seconda pre-messa del romanzo) osser-va questa realtà che disorien-ta e provocatoriamente lancia il suo “Maledetto sia Copernico”. Sarebbe infatti “colpa” dell’a-stronomo polacco la perdita di quelle certezze che fino ad allo-ra avevano collocato la terra al

centro dell’universo e lo steuomo protagonista assolutosistema. È la crisi dell’antrocentrismo.

Più avanti è Anselmo Pari a ipotizzare quale sarela condizione dell’Oreste difocle se, nel momento in cuper vendicare la morte deldre Agamennone, gli venismancare la struttura consolta tra cielo e terra che assra valori che renderebbero sta l’uccisione degli assassingiustiziere Oreste diventerel’eroe del dubbio, come l’Amscespiriano.

Alla stessa stregua i penaggi della tragedia modehanno perso la sicurezza e lpeto del gesto tragico, persono disorientati dalle incerze del tempo odierno che ne no pagliuzze trascinate dal c

Pascal vive questa realle risposte non possono vre dalla filosofia del lanternproposta da Anselmo Paleconsistente nel “sentimentola vita” che ognuno di noi ponell’anima. Accendendo que“lanternino” si potrebbe petrare nei misteri dell’aldilà mite sedute spiritiche.

In queste condizioni Papassa da una fuga all’altra. ca di fuggire dalle regolesmettendo la “maschera” chsocietà gli impone, ma poi svede che sono proprio quellegole che connotano la sua idtità, assegnandogli un ruolomondo.

Non c’è scampo alla meità

[ Vito Procacc

Il fu Mattia PascalTato Russo inaugura con Pirandello la stagione di prosa al “Giordano”

PRIGIONIERI DELLE CONVENZIONI, NEPPURE LA MORTE SOCIALE CI RENDE LIBERI

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Seguo la produzione arti-stica dei Cheap Wine so-lo da qualche anno, in-curiosito da un’accatti-

te recensione confermata dall’ascolto diretto, inizial-

nte un po’ riottoso per via ’inglese, indigesto sin dai pi del liceo, che mi indispo-ieppiù quando fuoriesce da le genuinamente nostrane. tavia, giustifico i testi della d pesarese, in quanto il ger-talico poco si addice al rock blues di estrazione america-con ascendenze nel cantau-

ato (leggi Neil Young, Dylan pringsteen). Di questi cin-ragazzi marchigiani è usci-il mese scorso, l’ottavo al-

m registrato in studio dal ti-Beggar town, lavoro che li

ferma una delle più piace-ed autentiche espressioni

rock nazionale, come del re-era sembrato sin dagli esor-ella seconda metà degli an-0 dello scorso secolo. La ve-grafica del CD e le musiche e rsi delle canzoni incluse, ri-tate nel libretto con tradu-

ne letterale - merito non da o per i miei gusti -, fanno da nte e colonna sonora quan-

mai appropriate ai giorni che sciamo alle spalle. Un altro embre di memoria e crona-

di crolli, lutti e tanto fango, o e bruno al pari delle im-gini, vicine e lontane, di cie-umbei, acque e rovine che

s’affacciano dagli schermi agitando i sentimenti più di-versi. La pioggia cade men-

tre l’oscurità abbraccia il

mio cervello, il mio cuore,

/ i miei occhi, la mia men-

te. / Il modo in cui galleggio

sulla strada allagata, calpe-

stando speranze infangate, /

proietta un’ombra sbilenca

in una pozzanghera piena

di lacrime e odio. Questi ver-si li descrivono tutti: sgomen-to, dolore, rassegnazione, pie-tà, solidarietà, impotenza, indi-gnazione e via andare in un ro-sario che sappiamo non essere all’ultima recita. La melma che affligge mezzo nostro paese, quella che rilascia la furia dei torrenti o che precipita a val-le dalle colline liquefatte, quel-la che imbratta e disperde ogni cosa, genera tuttavia la speran-za, per quanto infangata, di ri-nascita. Dà da spalare, stan-chi e determinati, ma accomu-na, provoca miracoli di genero-sità, è condizione essa stessa del non limitarsi a galleggiare, come testimoniano tante fac-ce e storie rinvenute nelle pa-trie catastrofi. Il tuo momen-

to è adesso. / Vivilo alla gran-

de, in ogni modo… / Posso al-

zare lo sguardo al cielo. / Tro-

verai la luce, lungo la strada, /

troverai il sorriso è buona rap-presentazione del raggio di so-le, del fiume che si ritira, dell’i-nesausto ricominciare. È an-

che uno dei rari sprazzi di colore in un di-sco dalle tinte per forza fosche, giacché neanche gli artisti pos-sono inventarsi una realtà di-versa e i Cheap Wine, in parole e musiche, dipingono da par lo-ro e impietosamente la morsa dalla crisi, le famiglie che sten-tano la fine del mese, il dramma del lavoro difficile da trovare, la commedia delle fragili promes-se e delle tragiche smentite: le troppe città di mendicanti. Ma beggar è anche furfante. Riflet-to sull’inclemenza metereolo-gica altrove e rimugino un pen-siero sulla mia città: luogo – ma sarà ancora Italia? - baciato dal cielo, sporcato dagli uomini. Ri-andando alla fresca cronaca ed ai mille episodi di consolida-to abbrutimento considero che c’è un fango che non si annun-cia con i nuvoloni e le allerte della protezione civile, che non puoi spalare, che sporca con le bombe, il malaffare, l’incivil-tà nei rapporti, il dileggio del-

le norme unica norma, l’an-goscia per un’incolumità mi-nata fin dentro le case: città-minaccia, città-furfante. Mo-ta alla quale siamo avvezzi, invisibile perché è dentro di noi, anzi ne fuoriesce: sento

che, dentro di me, / il bian-

co e il nero camminano l’u-

no accanto all’altro. / Ci so-

no giorni in cui mi sembra

di essere un santo, / ma a

volte sono malvagio come

Jesse James. / Qualcosa den-

tro la mia anima, mi porta do-

ve non vorrei. È l’eco moderno della lettera paolina che nella canzone risuona più duro ed inclemente: dimmi , cos’è un

crimine? / A volte la giustizia

è solo un punto di vista. Devo dargli ragione. Cammino lun-go il marciapiede, a testa bas-sa per scansare inciampi e de-iezioni di incolpevoli quattro-zampe; ignoro una lite, inutile e volgare, per una precedenza non data. Il destino diventa un

compagno selvaggio, / quan-

do te ne vai in solitudine. / E

i tuoi pensieri (…) ti porta-

no a sbattere contro un muro.

No, non siamo fatti per questo e per capirlo basta sollevare lo sguardo, gesto semplice e cor-diale: il cielo è per volare, / per

abbandonare tutte le zavorre

/ che ci impediscono di esse-

re liberi nel profondo. Per ri-pulirsi dal fango occorre guar-darlo ma di più essere guarda-

ti da Quel Cielo, mendicarnsguardo: desiderabile città

mendicanti, ultimamentevibile. Così riemergo, indome grato, ripensando ai voltinati come compagnia e belza. “La bellezza salverà il mdo” vado ripetendomi, nutreun virgulto di speranza che tica, ostinatamente, crescelo scoramento e l’istintiva sficia. Come un fiore dallo steCome un teatro che riapre.me una nuova creatura e i amici, occhi lieti, gesti misti e attenti a non far male a ria Chiara. The fairy has y

wings: per loro - insospettle dedica - le parole, barbdi luce, di quest’ultima tradel CD: il cammino è iniz

to, la paura non prevarrà

il suono della tua voce con

ce al luogo / dove ogni sto

diventa fiaba. Sì, ci salverc’è ancora chi la riconoscla fata ha le sue ali e sta vol

do lontano.

[ Marcello Mar

“The fairy has your wings”E’ USCITO LO SCORSO OTTOBRE “BEGGAR TOWN”, L’OTTAVO ALBUM REGISTRATO IN STUDIO

La rock band marchigiana “Cheap Wine” esordita a metà degli anni ‘90

Tour7 febbraio 2015 PAVIA - Spazio Musica

6 febbraio 2015 IVREA - Zac

30 gennaio 2015 LIVIGNO (SO) - MarcoPub (two days show: second day)

29 gennaio 2015 LIVIGNO (SO) - MarcoPub (two days show: first day)

10 gennaio 2015 ZOAGLI (GE) - Il Banco (acoustic trio)

9 gennaio 2015 ASTI - Diavolo Rosso (acoustic trio)

8 gennaio 2015 MILANO - Nidaba Theatre (acoustic trio)

19 dicembre 2014 FROSINONE - CantinaMediterraneo

18 dicembre 2014 NAPOLI - Archivio Storico

13 dicembre 2014 PREDAZZO (TN) - PoldPub

12 dicembre 2014

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[ Tina Petr

“Solo il rispetto potrà salvarci”

“Diritto al cibo, nuovo model-lo di Sviluppo e Pace”, questo

tolo del convegno che si è uto lo scorso 21 novembre ’Aula Consiliare di Palaz-

Dogana, organizzato da So-unia, Medici cattolici e Con-iera di parità. Ospite d’ec-one è stato Francuccio Ge-ldi, uno degli allievi della ola Barbiana di don Loren-

Milani, che ne ha continuato era fondando il Centro Nuo-Modello di Sviluppo e, con x Zanotelli, la Rete Lilliput.Il Centro di documentazio-i occupa di squilibri socia-

ambientali a livello interna-nale ed ha l’obiettivo di indi-e iniziative concrete per op-si ai meccanismi di ingiusti-e mal sviluppo. “La fame, problema sociale” ato il tema della relazione di ncuccio Gesualdi: nel mon-si produce abbastanza cibo tutti il problema è la sua di-buzione e lo spreco.Gli affamati nel mondo so-quasi 1 miliardo, sono gli ssessati, i disoccupati e gli

uttati. Gli spossessati sono i coloro che sono privati dei zi per vivere: i disoccupati, nza terra e gli espropriati. gli affamati ci sono i lavo-

ori sfruttati come quelli dei si poveri del mondo sfruttati e multinazionali (1,2 miliar-avorano anche per noi”) e i tadini strangolati dai debi-onvertiti all’agricoltura in-triale che genera dipenden-alle multinazionali e gli as-getta al denaro e quindi al-

le incertezze dei meccanismi di mercato.

L’invito contro la fame ri-volto da Francuccio Gesualdi ai numerosi studenti presenti, tra cui quelli del liceo scientifi-co “Marconi” e del liceo “A. Vol-ta”, è stato quello di combattere la povertà e i soprusi, cambian-do gli stili di vita; di lottare per ripristinare accordi sui prezzi e per ridurre il peso della finanza. “Sosteniamo i diritti dei lavora-tori sfruttati e salari sufficien-ti a una giusta alimentazione e vita, degna per i lavoratori e i loro familiari- afferma Gesual-di- consumiamo meglio per non sprecare le risorse di tutti, il ci-bo misurato fa bene alla salute”.

In un anno in Europa fini-scono nella spazzatura 90 mi-lioni di tonnellate di cibo, 180 Kg per persona: il 5% dello spre-co avviene nella distribuzione, il 14% nella ristorazione, il 39% nella produzione e il 42% in ca-sa. L’economia solidale è un ten-tativo di risolvere questi proble-mi con la cooperazione. “Dob-biamo andare incontro ad una riconversione dell’organizza-zione dell’economia e della so-cietà- conclude Gesualdi- dob-biamo fare un processo di de-colonizzazione dell’immagina-rio, si può contrastare la logica del consumismo con altri stru-menti. La partecipazione poli-tica di tutti i cittadini è impor-tante per evitare che i poteri economici dettino le politiche”.

Dal convegno è emersa la necessità di impegnarsi per un “cibo giusto” in tutte le fasi: nel-la produzione, salvaguardando

i diritti dei braccianti, dei picco-li produttori, dei piccoli paesi e contrastando gli assurdi spre-chi alimentari e l’iniqua distri-buzione: ci sono 36 milioni di morti all’anno per denutrizione.

L’attuale modello di svilup-po che sta creando questo pro-blema, interroga ognuno di noi, i nostri stili di vita, di consumo e di risparmio.

L’impegno proposto dal convegno è quello di un nuovo modello di sviluppo, partendo da noi, dalla nostra Provincia, dalle associazioni di volonta-riato “locale” o “globale” e dal rispetto per tutti come suggeri-to da Francuccio Gesualdi.

I È TENUTO LO SCORSO 21 NOVEMBRE IL CONVEGNO “DIRITTO AL CIBO, NUOVO MODELLO DI SVILUPPO E PACE

Ospite d’eccezione Francuccio Gesualdi, allievo della scuola Barbiana di don Lorenzo Milani

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[ Lucio Salvato

NUOVI ATTENTATI DINAMITARDI IN VARIE PARTI DELLA CITTÀ

Foggia esplode ancora

Non si ferma l’escala-tion di attentati dina-mitardi nei confron-ti di commercianti

mprenditori. Tra gli ultimi, in pieno centro a Foggia,

cuore delle Istituzioni, a po-metri dal Comune e dalla fettura, un chiaro affronto Stato da parte di chi vuo-

mporre la propria legge an-tato con la strategia del ter-e. Questa volta a saltare in

è stata la serranda di un lo-e in piazza Siniscalco Ceci.Pronta ed immediata la ri-sta del primo cittadino, nco Landella, al termine ’incontro tenuto assieme apigruppo consiliari con il fetto di Foggia, Luisa Latel-Siamo in presenza di una si-zione allarmante, di una ve-

propria sfida lanciata dal-riminalità allo Stato. Ora ergenza non è più una per-one, ma uno stato di fatto richiede interventi stra-

inari ed immediati da par-el Governo centrale”. Inol-ha espresso forte preoccu-ione per questa serie di at-ati che hanno come obiet-“quello di diffondere paura

he come diretta conseguen-quella di allontanare gli in-timenti e strangolare la no-economia”. Landella ha poi

uto esprimere tutta la soli-ietà dell’Amministrazio-comunale all’ imprendito-

re e alla sua famiglia. “Voglio formulare - ha detto il sinda-co - il grazie della città per il la-voro svolto dal Prefetto di Fog-gia, Luisa Latella, dal Procu-ratore Capo Leonardo Leone De Castris e da tutti i magistra-ti della Procura della Repub-blica, dal Questore, Piernicola Silvis, dal Comandante provin-ciale dell’Arma dei Carabinieri, Antonio Basilicata, dal Coman-dante provinciale della Guardia di Finanza, Francesco Gazzani, e da tutte le Forze dell’Ordine, che proprio recentemente ha portato ad arresti importanti. Allo stesso modo ringrazio tut-te le realtà associative, dalla ne-onata associazione Antiracket “Giovanni Panunzio” all’asso-ciazione Antiracket ed Antiu-sura “Vivere Liberi” fino a “Libe-ra” e alla Fondazione Antiusura “Buon Samaritano”, per l’ope-ra di difesa della legalità com-piuta ogni giorno e per l’ope-ra di sensibilizzazione della co-munità, oltre che per il soste-gno fornito ai tanti imprendito-ri caduti nella morsa del racket delle estorsioni. La Foggia per-bene - ha proseguito - ha oggi più che mai il dovere di reagire e di far sentire la propria voce. La nostra città non soccombe-rà sotto le minacce della crimi-nalità, ma saprà alzare la testa e rispondere a questo attacco”. Il primo cittadino ha anche ri-marcato la necessità dell’unità

istituzionale. “Questo - ha spe-cificato - è il momento dell’unità istituzionale. Insieme possiamo e dobbiamo fare fronte comu-ne, isolando questa nuova fiam-mata di violenza e terrore arri-vata proprio dopo la visita del-la Commissione Parlamentare Antimafia.

Infine, ha auspicato una maggiore ed incisiva azione del Governo nazionale. “Più volte dal momento del mio insedia-mento ho sollecitato al Mini-stro dell’Interno, Angelino Al-fano, un potenziamento di uo-mini e mezzi per le nostre For-ze dell’Ordine. Purtroppo non abbiamo avuto riscontri posi-tivi. A questo proposito rinno-vo il mio appello soprattutto ai deputati e senatori della nostra città e della nostra regione af-finché portino rapidamente in Parlamento questa emergenza. Foggia non può attendere anco-ra. Foggia non può fronteggiare questo assalto allo Stato senza un aiuto straordinario da parte del Governo nell’azione di presi-dio e di controllo del territorio” ha concluso Landella.

Prima di piazza Siniscalco Ceci, un altro attentato dina-mitardo c’era stato nel pome-riggio del 17 novembre scorso. A saltare in aria era stata la ser-randa di un negozio di tessuti in Viale Michelangelo. Di fron-te a questo ennesimo attacco della criminalità organizzata

Un’altra tragedia si è consumata a Foggia lo scorso19 novem-bre. Un altro crollo di

azione nella zona del centro ico di Foggia, in via Ferran-

Aporti. Ha ceduto la parete na palazzina in ristruttura-

ne, lasciando sotto le mace-uno dei due operai che sta-o lavorando all’interno, Ro-o Buonpensiero di 54 anni. tili i soccorsi giunti imme-amente. Il sindaco Franco della, appresa la notizia, si è ato personalmente sul luogo

i i d i

va personalmente. “L’Ammini-strazione comunale e l’inte-ra città di Foggia - da detto - si stringono attorno alla famiglia di Rosario Buonpensiero. La sua morte ci addolora profon-damente e ci lascia senza paro-le. Proprio alla vigilia dell’anni-versario del crollo di via delle Frasche la nostra comunità vi-ve una nuova tragedia, un altro nostro concittadino perde la vi-ta sotto le macerie di un palaz-zo”. “Conoscevo personalmen-te Rosario Buonpensiero - ha proseguito il primo cittadino -,

l l i l t

cio personale ed istituzionale”. Landella ha anche ricorda-

to il crollo in via delle Frasche avvenuto dieci anni fa. “Og-gi per la nostra città - ha ag-giunto - è un giorno di dolore che come un drammatico filo rosso, sia pure in circostanze differenti, lega questa tragedia a quella che il 20 novembre 2004 provocò il crollo della palazzina in via delle Frasche, nel pieno cuore di un quartiere storico della nostra città, seminando di nuovo lutti e risvegliando i ricordi funesti del crollo di Vi l Gi tt Ott ti d

LO SCORSO 19 NOVEMBRE CROLLA PALAZZINA IN VIA FERRANTE APORTI, VITTIMA UN OPERAIO

Ennesimo sciagura alla vigilia dell’anniversario del crollo di via delle Frasche

Inaccettabile tragedia a Foggia

non è mancata la reazione del-le Istituzioni. Nel commentare l’atto intimidatorio, il sindaco Landella ha detto che questo è “l’ennesimo episodio allarman-te sul fronte dell’emergenza si-curezza. Gli inquirenti faranno luce sull’accaduto. Questa bom-ba, però, non può non farci pen-sare ad un nuovo rigurgito del racket delle estorsioni”. “Quel-lo che è accaduto ha contorni profondamente inquietanti. L’e-splosione di un ordigno in pieno giorno avrebbe potuto provo-care un bilancio ben più dram-matico”, ha dichiarato il primo cittadino.

“Oggi più che mai abbia-mo il dovere di cogliere il va-lore ed il senso della recente nascita dell’associazione an-tiracket “Giovanni Panunzio”, che il Comune di Foggia è in-tenzionato a sostenere ed ac-compagnare nella sua attività - ha aggiunto Landella -. Nel rin-graziare ancora una volta tut-te le Forze dell’Ordine per il la-

voro encomiabile che svono quotidianamente, non pso tuttavia esimermi dal cdere nuovamente al Miniro dell’Interno un’attenzimaggiore per l’emergenza srezza della nostra città”. “Istri ripetuti appelli avanzatquesti mesi al Ministro Angno Alfano non hanno proto purtroppo effetti concrÈ nostra ferma intenzio

rinnovarli in forma uffici

consapevoli della grav

della situazione che

troviamo a vivere, che no

possibile sottovalutare”concluso il sindaco di Fogg

Ultimo attentato, infinescorso 22 novembre. Quevolta la vittima è stata la sticceria del Carmine veccAncora una serranda divdall’esplosione di una bomb

Come sempre non è mcata la solidarietà dell’Amnistrazione comunale al tlare dell’esercizio commerced alla sua famiglia.

[ Lucio Salvato

tributo da pagare al fato ma for-se anche a situazioni abitative che non possono essere accet-tate nel terzo millennio”.

Intanto sul piano istituzio-nale, la conferenza dei capi-gruppo consiliari ha deciso di rinviare la seduta straordina-

ria del Consiglio comunalsegno di rispetto. La notiziacrollo di via Ferrante Aportifatti, è arrivata a Palazzo di tà proprio mentre il presidedel Consiglio, Luigi Miranera in riunione con i presiddei gruppi consiliari.

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La cittadinanza è invitata.

Basilica CattedraleSabato, 13 Dicembre 2014

INIZIO DEL MINISTERO PASTORALE DI MONS. VINCENZO PELVINELL’ ARCIDIOCESI DI FOGGIA-BOVINO

Sua Eccellenza ringrazia di cuore e chiede il dono della preghiera.

Alle ore 16.30 l’Arcivescovo sarà accoltodal Capitolo Metropolitano sul sagrato della Basilica Cattedrale.Porgeranno i saluti l’Amministratore Apostolico e il Sindaco della Città di Foggia.Seguirà la Celebrazione dell’Eucaristia.

ARCIDIOCESI DI FOGGIA-BOVINO

VINCENZO PELVI