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Numero 135 Luglio 2014 Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - NE/PD - Contiene I.R. - Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione Associazione Madonna di Fatima Quid est veritas?

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Numero 135 Luglio 2014

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“L’inedito sui Vangeli”

La collezione “L’inedito sui Vangeli” è una pubblicazione della Libreria Editrice Vaticana

Richieste via internet: www.salvamiregina.it per email: [email protected]

Oppure per fax: 041 560 8828I volumi sono in formato 157x230mm stampati a colori in carta patinata lucida

C omposta di sette volumi, quest’ originale opera di Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP, ha il merito di mettere la teologia alla portata di tutti, per mezzo di commenti ai Vangeli delle domeniche e solennità dell’an-

no. Pubblicata in quattro lingue – portoghese, italiano, spagnolo e inglese – per un totale di 200mila volumi venduti, la collezione ha avuto un ottimo riscontro per la sua notevole utilità esegetica e pastorale.

Collezione

Anno AVolume I: Domeniche di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua – Solennità del Signore che capitano nel Tempo Ordinario (464 pagine) Volume II: Domeniche del Tempo Ordinario (495 pagine)

Volume VII: Solennità – Feste che possono cadere di domenica – Mercoledì delle Ceneri – Triduo Pasquale – Altre feste e Memorie (431 pagine)

Anno CVolume V: Domeniche di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua – Solennità del Signore che capitano nel Tempo Ordinario (446 pagine)Volume VI: Domeniche del Tempo Ordinario (495 pagine)

Anno BVolume III: Domeniche di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua – Solennità del Signore che capitano nel Tempo Ordinario (Previsto per giugno 2014) Volume IV: Domeniche del Tempo Ordinario (Previsto per agosto 2014)

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In grazia concepita

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .36

La parola dei Pastori – Ricorriamo con fiducia alla Santissima Vergine

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .38

È accaduto nella Chiesa e nel mondo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .40

Storia per bambini... – Un muro di neve

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .46

I Santi di ogni giorno

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48

Sogno o realtà?

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50

San Camillo de Lellis – Il valente soldato che si arrese a Dio

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .32

Araldi nel mondo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26

In cerca della Verità...

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18

Vero Dio e vero Uomo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .22

Commento al Vangelo – La gioia degli umili

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8

La voce del Papa – Con i Vescovi dell’Etiopia e dell’Eritrea

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6

Passione insaziabile... (Editoriale) . . . . . . . . . 5

Scrivono i lettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

SommariO

Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella

della Nuova Evangelizzazione

Anno XVI, numero 135, Luglio 2014

Direttore responsabile: Zuccato Alberto

Consiglio di redazione: Guy Gabriel de Ridder, Juliane

Vasconcelos A. Campos, EP, Luis Alberto Blanco Cortés, Suor Mariana Morazzani Arráiz, EP, Severiano Antonio

de Oliveira

Traduzione: Antonietta Tessaro

Amministrazione: Via San Marco, 2A

30034 Mira (VE) CCP 13805353

Aut. Trib. Venezia 11 del 31/3/12

Poste italiane, s.p.a – Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.

353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, NE PD

Contiene I.R.

www.araldi.org www.salvamiregina.it

Con la collaborazione dell’Associazione Privata Internazionale di Fedeli

di Diritto Pontificio

ArAldi del VAngelo

Viale Vaticano, 84 Sc. A, int. 5 00165 Roma

Tel. sede operativa a Mira (VE): 041 560 08 91

Montaggio: Equipe di arti grafiche

degli Araldi del Vangelo

Stampa e rilegatura: TIPOLITOGRAFIA CRIVELLARO

VIA CARON 13 35020 - Sant’Angelo di Piove di Sacco (PD)

Gli articoli di questa rivista potranno essere riprodotti, basta che si indichi la fonte e si invii copia alla Redazione. Il contenuto degli articoli firmati è di responsabilità dei rispettivi autori.

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4      Araldi del Vangelo · Luglio 2014

Scrivono i lettori

DesiDero ricevere seconDo volume e la rivista

Possiedo già il Volume I de L’Ine-dito sui Vangeli, commenti omileti-ci delle Domeniche dell’Anno A dei Tempi speciali, ossia dell’Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua. Quel-lo che desidero, per poter così com-pletare la collezione di queste ome-lie di Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP, è il Volume II, Anno A – Domeniche del Tempo Ordinario, e cominciare a ricevere la rivista Aral-di del Vangelo.

Vorrei complimentarmi con voi per i vostri lavori e per le ottime pubblicazioni, con eccellenti illu-strazioni e buon materiale. Chiedo a Dio che continui a benedirvi.

Don Luca A. Seminario Maggiore di Filosof ia San

Giovanni Maria Vianney Apucarana – Brasile

aiuto nella conoscenza Di cristo e Di nostra maDre

La Rivista è francamente straor-dinaria nel suo contenuto e struttu-ra. Credo che aiuti moltissimo nella conoscenza di Cristo e di nostra Ma-dre, la Vergine Maria, guida e mo-dello di perfezione e virtù, che tutti dobbiamo imitare. Essa ci insegna a seguire la sua luce, e il suo faro ci in-dica il porto sicuro della salvezza e il modo per arrivarci.

Francesco M. Q. Madrid – Spagna

eviDenzio le parole Di monsignore

Non saprei evidenziare l’argo-mento che più mi piace nella Rivista,

poiché so che tutti i temi sono scel-ti alla luce dello Spirito Santo. Tut-tavia, evidenzio le parole di Mons. João, che ci illumina su un Vangelo domenicale ogni mese.

Nella mia città, sono coordina-trice dell’Apostolato della Preghie-ra, nella Cattedrale di San Giovanni Battista, e ho sempre una parola ap-presa nella lettura mensile di questa ricchezza, che è la rivista Araldi del Vangelo. Credo che la vita dei San-ti debba sempre essere pubblicata, poiché, solamente con esempi veri davanti ai nostri occhi potremo, an-che noi, camminare verso la santità.

Maria I. L. M. Nova Friburgo – Brasile

granDe santo opposto alla meDiocrità

Leggo la Rivista Araldi del Van-gelo da tre anni ed ho provato me-raviglia, leggendo il numero del me-se di aprile scorso, a proposito di San Vincenzo Ferrer, la cui vita è stata straordinaria! Qualche tempo fa ho saputo qualcosa a suo riguar-do, ma vagamente, e ha richiamato la mia attenzione, perché conoscevo le opere di carità dell’altro San Vin-cenzo – quello di Paola.

Mi ha interessato e, questa vol-ta, ho potuto comprendere la voca-zione e la missione di questo grande Santo spagnolo opposto alla medio-crità! Un esempio di vita lampan-te per noi che affrontiamo questo mondo così materialista. Spero che questa pubblicazione continui a fa-re il bene a molte anime e ci aiu-ti ad amare la Santa Chiesa Catto-lica trionfante nella gloria dei San-ti. Prego affinché Dio vi ispiri nel vo-stro lavoro.

Sandro L. Lages – Brasile

Bellezza, preghiera e pace

La Rivista è il miglior regalo che può arrivare alle famiglie. È bellez-za, preghiera e pace. I temi e tutto il suo contenuto sono degni di atten-zione – come tutto quello che viene da questa bella comunità degli Aral-di del Vangelo – che ci aiutano a di-fendere la nostra Religione e la no-stra Chiesa.

Maria del C. C. Bogotà – Colombia

contenuto focalizzato sulla crescita personale

Non ricevo ancora la Rivista mensilmente, tuttavia, ho già avu-to occasione di esaminare molti nu-meri e, via internet, ho potuto legge-re alcuni articoli. Credo che essa sia molto ben costruita, col suo conte-nuto sempre focalizzato sulla nostra crescita personale.

Patricia Q. M. Acapulco – Messico

eccellente preparazione alla pasqua

Conosco gli Araldi da tre anni, e la Rivista che pubblicate è molto ac-cattivante. Mi è piaciuto molto il nu-mero dello scorso aprile, poiché il commento di Mons. João Scognami-glio Clá Dias sulla Resurrezione di Nostro Signore, mi ha dato un’eccel-lente preparazione alla Pasqua. Ge-sù veramente è risorto e ancor oggi c’è chi non crede. E’ sempre molto importante leggere quello che scri-ve Monsignore, poiché, come sacer-dote molto esperto in teologia, ci fa comprendere meglio la parola di Nostro Signore e ci aiuta a metter-la in pratica.

Noemí V. G. Guayaquil – Ecuador

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Numero 135

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Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      5

Editoriale

Passione insaziabile...

gni bambino fa domande. In quantità. A ogni proposito, su tutto.Noi stessi, da bambini, riempivamo di domande i nostri genitori.

Questi, a loro volta, facevano lo stesso ai nonni. Oggi è il turno dei no-stri figli. E anche negli occhioni dei bebè già si intravvede una mente interro-gativa, che annuncia l’arrivo di una nuova generazione di curiosi.

Ora, dietro a queste domande possiamo discernere l’istinto umano della ricerca della verità. È quello che l’uomo fa di più; quasi si direbbe che que-sta sia la sua principale occupazione. Pensiamo allo studente, che interroga li-bri e professori, allo scienziato, che si concentra su piccole porzioni di materia, l’uomo vive cercando di svelare i segreti dell’universo. Del resto, l’opera del-la scienza non è che un costante interrogarsi sulla verità nascosta nelle cose.

Paradossalmente, l’uomo, tante volte dubbioso e bugiardo, si ritiene in di-ritto di esigere dagli altri risposte rette e veritiere. Per questo, quando viene a conoscenza di una notizia, una scoperta, un’affermazione, subito si chiede: “Sarà vero?”...

Ora, egli non vivrebbe così tormentato a rincorrere la verità se non intuis-se l’esistenza di una Verità assoluta. Da quando comincia a pensare, l’essere umano solleva interrogativi a suo riguardo, ma, anche intuendone l’esistenza, non riesce a definirla. E, come Pilato chiese al Divino Maestro: “Che cos’è la verità?” (Gv 18, 38), oggi molti si chiedono: “Esiste proprio la verità?”. Le scuole filosofiche rispondono ognuna alla propria maniera: ci sono quelle che si autoproclamano in possesso della verità, e altre che addirittura negano la possibilità di conoscerla, e altre ancora che, all’estremo opposto, affermano la sua inesistenza.

Se il mondo odierno sembra procedere senza direzione, non sarà proprio perché ha perduto la bussola che lo orienta verso la verità? O anche alla stes-sa nozione dell’essenza di questa Verità? Sempre più persone cominciano, co-sì, a vivere scollate dalla realtà. Infatti la verità non è cosa, né idea, né scuola di pensiero... È una Persona!

Qualcuno che, incarnandoSi, ha voluto rivelarSi a noi e portarci la Verità, che è Lui stesso, secondo la sua affermazione: “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14, 6). Sì, Gesù Cristo è la Verità, che ha abitato con gli Apostoli, è morto in Croce, ma permane in tutti quanti custodiscono le sue parole, cioè, praticano i suoi Comandamenti (cfr. Gv 14, 15; 14, 23).

Vita, Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo, vero Uomo e ve-ro Dio. Questa è la Verità. Verità che è venuta per la sua gente, ma è stata da questa rifiutata (cfr. Gv 1, 11). Rifiuto che il mondo riserva anche a tutti colo-ro che sono, veramente e sinceramente, insaziabili appassionati della Verità... perché essa è infinita! ²

Gesù davanti a Pi-lato - Cattedrale di San Giuliano, Le Mans (Francia)

Foto: Francisco Lecaros

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Con i Vescovi dell’Etiopia e dell’Eritrea

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6      Araldi del Vangelo · Luglio 2014

La voce deL PaPa

La Chiesa ha bisogno di un rinnovato spirito missionario per annunciare il messaggio salvifico della nuova vita in Cristo all’intera società.

a fede, presente nelle vo-stre terre sin dai primor-di della Chiesa (cfr. At 8, 26-40), è stata alimentata

e rinnovata nel corso degli anni da missionari devoti che, spinti dal loro amore per Cristo, hanno proclamato il Vangelo perché “quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro” (II Cor 5, 15).

Oggi abbiamo di nuovo bisogno di questo spirito missionario per an-nunciare il messaggio salvifico della nuova vita in Cristo all’intera società, non solo a quanti non lo conoscono, ma anche ai fedeli, affinché possano sentire ancora una volta la freschez-za del Vangelo ed essere incoraggia-ti a trovare modi sempre nuovi e cre-ativi di vivere e celebrare la loro fede (cfr. Evangelii gaudium, n.11).

Siate padri buoni e generosi per i vostri sacerdoti

Questo grande compito di evan-gelizzazione, a voi affidato come suc-cessori degli Apostoli, lo potete svol-gere soprattutto in comunione con i vostri sacerdoti. Mi unisco a voi nel-la gratitudine per i sacerdoti che

servono le vostre Chiese locali, sia quelli cresciuti nelle vostre comuni-tà, sia quelli venuti come missionari.

Attraverso il loro ministero sa-cramentale e la loro predicazione, come anche attraverso le loro ope-re caritative, questi sacerdoti ren-dono visibile la presenza di Cristo e manifestano il suo amore per l’u-manità. Se devono essere annuncia-tori santi ed efficaci del Vangelo, è però essenziale che essi stessi venga-no costantemente evangelizzati. Ciò dovrebbe avvenire in primo luogo in seminario, attraverso una formazio-ne umana, spirituale, intellettuale e pastorale integrale. Questa forma-zione aiuterà a instillare nei sacer-doti per tutta la vita l’amore per la preghiera, l’apprendimento e il sa-crificio di sé. Ma essi hanno bisogno anche del vostro interesse attivo per la loro vita e il loro ministero.

Vi esorto a essere padri buoni e generosi per i vostri sacerdoti, pre-senti e attenti ai loro bisogni uma-ni e spirituali, e alla loro formazione permanente nel sacerdozio. Inoltre, è importante che venga favorita una fraternità autentica tra i sacerdo-ti, affinché possano accompagnarsi

reciprocamente nel loro ministero e portare i fardelli gli uni degli altri. In tal modo, potranno rispondere in modo più generoso alla grazia di Dio nella loro vita e dare testimonianza della gioia del discepolato cristiano.

Azione di grazie per il servizio dei religiosi e religiose

La missione della Chiesa in Etio-pia e in Eritrea è stata portata avan-ti con il sostegno di tanti religiosi e religiose che, per molte generazio-ni, hanno generosamente cooperato nell’edificare le vostre comunità lo-cali. Molti hanno lasciato la propria terra e la famiglia per venire nel cor-no d’Africa e unirsi ai religiosi loca-li nell’insegnare ai giovani, assistere i malati e rispondere alle situazioni pastorali delle vostre comunità. Co-sì facendo, hanno rispecchiato il vol-to misericordioso di Cristo e aiutato le vostre Chiese a vivere il Vangelo.

Mi unisco a voi nel ringraziare Dio Onnipotente per questi religio-si e religiose, passati e presenti, per i loro sacrifici e il loro indispensabile servizio. Come parte del vostro mi-nistero episcopale, vi chiedo di in-coraggiare e sostenere i loro sforzi

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Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      7

Tutti i diritti sui documenti pontifici sono riservati alla Libreria Editrice Vaticana. La versione integrale di questi documenti può essere trovata in www.vatican.va

costanti per servire i bisogni spiri-tuali e materiali attuali del popolo dell’Etiopia e dell’Eritrea.

L’opera di evangelizzazione non è riservata al clero o ai religiosi

Come ha indicato chiaramente il Concilio Vaticano II, l’opera di evan-gelizzazione non è riservata al clero o ai religiosi, ma compete a tutti i fede-li cristiani, che sono chiamati a pro-clamare l’amore salvifico che hanno sperimentato nel Signore Gesù (cfr. Apostolicam actuositatem, n.6). Ap-prezzo gli sforzi che avete compiu-to per creare nuove opportunità per la formazione catechetica dei fede-li e per andare incontro ai giovani, che si trovano in quel momento deci-sivo della loro vita in cui sono sfidati ad approfondire il loro rapporto con Cristo e la sua Chiesa e in cui cerca-no di costruirsi una propria famiglia.

Dinanzi a tante sfide nella società contemporanea, tra le quali una cul-tura sempre più secolarizzata e sem-pre meno opportunità di un lavoro dignitoso, è fondamentale che uo-mini e donne laici saggi e impegna-ti guidino i giovani nel discernere la

direzione da dare alla loro vita e ga-rantirsi un futuro.

Per un approccio catechetico più efficace è importante anche continua-re a individuare e a preparare leader laici qualificati, al fine di aiutare a for-mare i fedeli e in tal modo rendere presente “la fragranza della presenza vicina di Gesù ed il suo sguardo perso-nale” (Evangelii gaudium, n.169).

Generosi programmi sociali ispirati dal Vangelo

Cari fratelli Vescovi, insieme con i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli laici delle vostre Chiese lo-cali, siete chiamati a diffondere que-sta fragranza di Cristo in Etiopia e in Eritrea (cfr. II Cor 2, 14).

Molti anni di conflitto e di tensio-ni costanti, oltre a una diffusa pover-tà e condizioni di siccità, hanno re-cato tanta sofferenza alla gente. Vi ringrazio per i generosi programmi sociali che, ispirati dal Vangelo, of-frite in collaborazione con i diversi enti religiosi, caritativi e governativi, tesi ad alleviare tale sofferenza.

Penso in particolare ai tanti bam-bini che servite, i quali soffrono la fa-

me e sono rimasti orfani a causa della violenza e della povertà. Penso anche ai giovani che, come molti loro ami-ci e familiari, altrimenti vorrebbe-ro fuggire dal loro Paese alla ricerca di maggiori opportunità e rischiano di perdere la vita in pericolosi viag-gi. E naturalmente dobbiamo sem-pre ricordare i numerosi anziani che, in mezzo a tante difficoltà, potrebbe-ro essere così facilmente dimentica-ti. I vostri sforzi nei loro riguardi, che danno una testimonianza così poten-te dell’amore di Dio tra voi, sono una grazia straordinaria per la gente.

Nella vostra amorevole preoccu-pazione per i poveri e gli oppressi, possiate continuare a cercare nuo-ve opportunità per cooperare con le autorità civili nel promuovere il be-ne comune.

Consapevole delle difficoltà che dovete affrontare e delle benedizio-ni che avete ricevuto, mi unisco a tutti voi nel pregare per una nuova effusione di grazia sull’amata Chiesa in Etiopia e in Eritrea.

Estratto del discorso ai Vescovi dell’Etiopia e dell’Eritrea, 9/5/2014

Francesco riceve in udienza i Vescovi della Conferenza Episcopale dell’Etiopia e dell’Eritrea nella Biblioteca Privata del Palazzo Apostolico

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8      Araldi del Vangelo · Luglio 2014

“In quel tempo Gesù disse: 25 ‘Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, per-ché hai tenuto nascoste queste cose ai sa-pienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciu-to a te.27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nes-suno conosce il Figlio se non il Padre, e nes-

suno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dol-ce e il mio carico leggero’” (Mt 11, 25-30).

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Predicazione di Gesù - Carmelo della Madonna del Carmine e San Giuseppe, Nuova York

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La gioia degli umili

Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      9

Commento al Vangelo – XIV DomenICa Del tempo orDInarIo

Come godere della pace e della gioia su questa Terra, per quanto è possibile, e possederle pienamente nell’eternità? Entriamo nella scuola di Gesù!

I – Gesù è stato umIle per darcI la sua GIoIa

La chiave di lettura della Liturgia della 14a Domenica del Tempo Ordinario ci è suggeri-ta subito all’apertura della Celebrazione, dal-la Preghiera del Giorno: “O Dio, che con l’u-miliazione di tuo Figlio hai rialzato il mondo decaduto, riempi i tuoi figli e figlie di san-ta gioia, e da’ a quelli che hai liberato dal-la schiavitù del peccato il piacere delle gio-ie eterne”.1

A partire dall’uscita di Adamo ed Eva dal Paradiso, l’umanità è andata precipitando ne-gli abissi del peccato. Vediamo, nei suoi primor-di, Caino uccidere suo fratello Abele (cfr. Gn 4, 8) e, più tardi, gli uomini corrompersi sulla Ter-ra, al punto che Dio si è pentito di averli crea-ti (cfr. Gn 6, 5-7.11-12). In seguito, pieni di ar-roganza, hanno tentato di sfidare l’Onnipotente con le loro azioni (cfr. Gn 11, 4) e, infine, sono caduti nell’idolatria vergognosa, adorando di-vinità di metallo, pietra e legno (cfr. Dt 28, 36; Dn 5, 4; Rm 1, 21-25; Gal 4, 8).

Ma Dio, provando compassione per tanta mi-seria, scende dal Cielo e assume la nostra car-ne per relazionarSi con noi. Nostro Signore Gesù Cristo, Unigenito del Padre, Si umilia e assume su di Sé le nostre iniquità, al fine di redimerci e far-ci Suoi consorti nella felicità eterna, la stessa che Egli gode presso il Padre e lo Spirito Santo. Egli desidera, però, che tale felicità – la cui pienezza ci sarà soltanto nella beatitudine eterna – già co-minci a realizzarsi ora, come chiede la menziona-ta Preghiera del Giorno. Come raggiungerla già a questo mondo, per quanto è possibile?

Un Re che Si umilia e Si fa povero

L’insieme delle letture di oggi ci offre una pi-sta, costituendo un punto fermo per il Vangelo. Nella prima (Zc 9, 9-10), tratta dalla profezia di Zaccaria, leggiamo: “Così dice il Signore: Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Geru-salemme. Ecco, a te viene il tuo re” (9, 9a). Si trat-ta, infatti, di un Re, venuto a stabilire un impero autentico, ma impalpabile, perché è, soprattutto, interiore: il regno della grazia, della partecipazio-ne alla vita divina, il quale si diffonde per mezzo

Avendo compassione per tanta miseria, Dio scende dal Cielo e assume la nostra carne per relazionarSi con noi

Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP

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della Chiesa visibile, fondata da Lui, e ci prepara alla gloria perenne nel Regno sempiterno.“Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un pu-ledro figlio d’asina” (Zc 9, 9b). Contrariamente ai sovrani dell’Antichità, detentori di immensi poteri e ricchezze, questo Monarca appare povero. Con acume profetico Zaccaria prevede l’episodio della Domenica delle Palme, in cui il Re dei re, Creato-re e Redentore dell’universo, il Figlio di Dio uni-to alla natura umana, sarebbe entrato a Gerusa-lemme montato su una giumenta, acclamato dalla moltitudine. Egli, che merita infinite lodi, si mo-stra tuttavia accondiscendente con questa piccola dimostrazione di simpatia, perché – data la con-cezione orgogliosa di un Messia temporale, che avrebbe risolto tutti i problemi politici e finanzia-ri della nazione – se Egli avesse accettato omaggi pieni di grandezza e pompa avrebbe fatto loro del male, confermandoli in quella distorta credenza.

Non era giunta l’ora di rivestirSi di forza e splendore, come sarà nella sua seconda venuta quando scenderà dal Cielo per giudicare i vivi e i morti, ma il momento di fare un invito al cam-biamento di vita, attraverso l’esempio del di-stacco dalle cose materiali.

A Dio appartengono tutte le ricchezze

Non pensiamo, tuttavia, secondo una certa men-talità sbagliata, che le nostre manifestazioni riguar-

do Dio e il suo culto debbano essere contraddistin-te dalla nota della povertà e dell’umiliazione, che le chiese debbano essere spogliate di qualsiasi orna-mento, fatte di fango, come una capanna, e i taber-nacoli per il Santissimo Sacramento debbano esse-re fatti di argilla, più miseri di un nido di passero.

Al contrario, noi abbiamo l’obbligo di dare a Dio quello che Gli appartiene, secondo il manda-to di Nostro Signore: “a Dio quello che è di Dio” (Mt 22, 21). Che cosa spetta, allora, a Dio? Che cosa Gli dobbiamo restituire? Tutto l’oro del-la Terra, tutte le ricchezze, poiché Egli ha detto: “L’argento è mio e mio è l’oro” (Ag 2, 8).

La chiesa è la casa di Dio e, pertanto, essa è di tutti, tanto del ricco quanto del povero, tanto dell’asiatico quanto dell’occidentale, appartie-ne tanto a quelli di una razza quanto a quelli di un’altra. Essa è anche il lusso del povero, eretta per dar gioia a coloro che non si attaccano ai be-ni di questo mondo, agli autentici poveri, cioè, a quelli di spirito (cfr. Mt 5, 3).

Per tali motivi la Liturgia deve essere maestosa e le chiese ricche come lo è il Cielo Empireo che Dio ha preparato per noi, per il quale non esisto-no termini di paragone né linguaggio umano ca-pace di esprimere quello che in esso esiste. San Paolo, che fu rapito al terzo Cielo (cfr. II Cor 12, 2), San Giovanni Bosco,2 che fu nell’anticamera del Cielo, e tanti altri, non trovarono parole per

descrivere le meraviglie lì contemplate.

La pace della buona coscienza

Continua la profezia: Egli “annuncerà la pace alle nazioni” (Zc 9, 10). Sì, questo Re è giusto e ricompenserà ognuno in base al-le sue opere, ma il suo principale intento è quello di salvare e di concedere la pace. Qual è questa pace? Sarà forse la pace dei tratta-ti che i dirigenti dei Paesi firmano, riuniti in-torno a un tavolo? No! Egli porta la pace ve-ra, quella della buona coscienza di chi pratica la virtù e volge le spalle al peccato. Noi, però, di indole terribilmente fragile e incline al ma-le, come potremmo ottenere tale pace? Per mezzo di Lui che, essendo la Bontà stessa e la Misericordia, ci abbraccia con tenerezza e pazienza malgrado le nostre miserie, che ci protegge e rigenera, comunicandoci le forze per salire alle vette della perfezione.

È questo l’aspetto che il Salmo Re-sponsoriale cerca di evidenziare, quando dice: “Paziente e misericordioso è il Si-

Si tratta, infatti, di un Re, venuto a stabilire un impero autentico, ma impalpabile, perché è, soprattutto, interiore

Entrata di Gesù a Gerusalemme, di Lippo Memmi - Collegiata di Santa Maria Assunta, San Giminiano

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Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      11

gnore, lento all’ira e ricco di grazia. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature. [...] Fedele è il Signore in tutte le sue parole e buono in tutte le sue ope-re.” (Sal 145, 8-9.13cd-14).

La prospettiva finale ci dà pace e santa gioia

Nella seconda lettura (Rm 8, 9.11-13), San Pa-olo – come apostolo della Resurrezione – espone la caratteristica essenziale di questa pace, ponen-doci di fronte alla prospettiva della nostra re-surrezione, apice della felicità cui siamo invitati: “Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, co-lui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vi-ta anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm 8, 9.11).

Se viviamo nella speranza della resurrezio-ne finale ed evitiamo il peccato per non mo-rire eternamente, conquisteremo la pace e la santa gioia, già in questa valle di lacrime. Ab-bandoniamoci dunque alla misericordia, pietà, amore, pazienza, compassione e tenerezza del Signore, fiduciosi che nell’ultimo giorno, se sa-remo morti nella grazia di Dio, le nostre anime

scenderanno dal Cielo allo squillo della tromba (cfr. Mt 24, 30-31) per unirsi ai corpi, che assu-meranno lo stato glorioso.

Tuttavia, la chiave svelata dalle letture si co-glie solo avendo ben chiaro l’insegnamento di Nostro Signore espresso nel Vangelo.

II – la vera essenza dell’umIltà

“In quel tempo Gesù disse: 25 ‘Ti bene-dico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te’”.

Al giorno d’oggi c’è chi, incaricato della mis-sione di predicare, afferma che il Divino Reden-tore è venuto esclusivamente per i miserabili e poveri, dando una interpretazione sociale – per non dire socialista – a diversi passi del Vange-lo, e in concreto a questo brano così profondo e magnifico, in particolar modo relativamente al termine piccoli.

I piccoli nel concetto di Gesù

Piccoli, nel linguaggio del Divino Maestro, so-no coloro che dubitano delle proprie forze, sa-

Non pen-siamo, però, che le nostre manifestazio-ni riguardo Dio e il suo culto debbano essere con-traddistinte dalla nota della povertà e dell’umi-liazione

Basilica di Notre-Dame, Montreal (Canada)

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pendo che con la loro semplice energia e im-pegno non potranno mai penetrare nel piano so-prannaturale della grazia. La nostra filiazione divi-na non procede dai nostri meriti, affinché nessuno si insuperbisca (cfr. Ef 2, 8-9), ma si opera attraver-so il Battesimo, col qua-le ci è infusa una parteci-pazione creata nella vita increata di Dio: la gra-zia santificante. Più tardi questa relazione con Dio si intensifica per mezzo degli altri Sacramenti e con gli esercizi di pietà, dai quali assorbiamo co-raggio e vigore per prati-care stabilmente la virtù. Ecco l’essenza del Regno di Dio che Nostro Signo-re è venuto ad annunciare. Pertanto, è necessa-rio tenere sempre presente nello spirito quanto tutto questo ci viene da una rivelazione fatta dal Padre, come sostiene San Giacomo: “ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e di-scende dal Padre della luce” (1, 17).

Già era così nel Paradiso Terrestre, dove l’uo-mo, creato in grazia, sebbene nello stato di pro-va, e ornato con una panoplia di doni naturali, preternaturali e soprannaturali, doveva ricono-scere questa distanza infinita esistente tra lui e il suo Artefice, confessandosi mera creatura e restituendo a Dio quello che Gli è dovuto. L’u-miltà dell’essere umano consisteva nel conside-rare questa verità e, per tale convinzione, Ada-mo ed Eva erano piccoli. Piccoli, sì, e allo stesso tempo grandi, poiché la loro anima era taberna-colo della Santissima Trinità, dono insuperabile, il cui massimo sviluppo sarebbe sbocciato nella gloria della visione beatifica. Dio non avrebbe potuto concedere di più!

Maria Santissima: grande e piccola davanti a Dio

Ora, se i nostri progenitori sono usciti dalle mani di Dio in grazia, noi, loro discendenti, sia-mo stati tutti concepiti in peccato, a eccezione di una che non ha mai commesso una mancan-

za né è stata toccata dalla macchia originale: nostra Madre, Maria Santissi-ma, scelta dal Padre per generare suo Figlio unico nel tempo. Anche Lei era piccola, come ha manife-stato nella visita a sua cu-gina Santa Elisabetta, di-cendo: “Magnificat anima mea Dominum, [...] quia respexit humilitatem an-cillæ suæ – L’anima mia magnifica il Signore, [...]perché ha guardato l’u-miltà della sua serva” (Lc 1, 46.48). Ecco il mo-do di essere piccoli: testi-moniare che tutto quel-lo che di buono c’è in noi viene da Dio.

La Madonna è l’umi-le per eccellenza, e non c’è stato chi attestasse

così eccellentemente la sua piccolezza quan-to Lei. Ma, in forma analoga, non c’è stato mai chi avesse una nozione così lucida della gran-dezza posta da Dio in Sé, come Lei. Per questo ha aggiunto: “quia fecit mihi magna, qui potens est – Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente” (Lc 1, 49). Infatti, Le sono stati concessi favori incomparabili, al punto che, in Lei, Dio ha co-me esaurito la sua capacità di dare. “‘Basta di-re questo, per la tua gloria: hai avuto per Figlio Gesù’. Si può immaginare gloria più eccelsa? È, infatti, una dignità così mirabile che Dio stesso, malgrado la sua onnipotenza, non avrebbe po-tuto crearne una di più sublime. Affinché potes-se esserci una madre più grande e più perfetta di Maria, sarebbe stato necessario un figlio più grande e più perfetto di Gesù”.3

Secondo l’insegnamento di Gesù, la condi-zione perché il Padre Si riveli è questa consta-tazione della nostra indegnità, a imitazione di Maria, poiché chi non procede così, finisce per incontrare un Dio che gli nasconde “queste co-se”. Come comprendere questo modo di agire del Padre?

I saggi secondo il mondo

“Saggi”, nel concetto corrente, sono coloro che hanno acquisito esperienza nel corso della

La Madonna è l’umile per eccellenza, ma non c’è stato mai chi aves-se una nozio-ne così lucida della gran-dezza posta da Dio in Sé, come Lei

Visitazione, di Giovanni Francesco da Rimini - Museo del Louvre, Parigi

Cristo con i Dodici Apostoli – Portico della Basilica di Montserrat (Spagna)

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vita; e “intenditori” quelli che si sono dedicati a studi approfonditi. Tuttavia, riferendoSi a loro, il Signore Gesù non condanna la saggezza in sé – e né sarebbe da aspettarsi che lo facesse, visto che Lui è la Saggezza Eterna e Incarnata –, quanto coloro che si appoggiano alla loro cultura umana per raggiungere il piano soprannaturale.

Ci sono quelli che studiano senza tregua, ar-rivando a ritenersi colossi illuminati solo perché ostentano le loro conoscenze con maggior rapi-dità dello schermo di un computer, e finiscono per allontanarsi da Dio nell’appropriarsi della scienza che non gli appartiene! Questo orgoglio dell’intelligenza è dei peggiori. Ora, dice il Qo-elet: “Vanità delle vanità! Tutto è vanità” (1, 2). Quanto più uno sa, più percepirà quanto poco sa, poiché la saggezza secondo il mondo è insi-gnificante. Ecco il vuoto di coloro che si vanta-no della loro erudizione.

Padri ed esegeti4 sono d’accordo nell’affer-mare che in questo passo del Vangelo Gesù al-lude chiaramente ai farisei, ai legisti e ai mem-bri del Sinedrio in generale, i quali esaminavano la Legge nelle sue minuzie ed erano ritenuti dei dotti. Commenta, per esempio, San Giovan-ni Crisostomo: “Non parla il Signore della vera saggezza, che merita ogni lode, tranne di quel-la che essi immaginavano di possedere per la lo-ro abilità personale. [...] Se scribi e farisei, che si reputavano saggi, avevano perduto quella gra-zia, lo dovevano al proprio orgoglio”.5 L’atteg-giamento dei superbi causa ripulsa a Dio che,

di conseguenza, li castiga, nascondendo loro le meraviglie soprannaturali, mentre le svela ai piccoli.

La Buona Novella ai piccoli

Per tale ragione il Divino Maestro non scel-se quelli che erano nel Tempio, formati nelle di-verse scuole di fama, e rivelò la Buona Novel-la che Egli portava a pescatori, a un esattore di imposte, a gente semplice, in apparenza senza importanza... Non immaginiamo, però, che i pe-scatori fossero in quell’epoca una classe secon-daria. La pesca era una professione di un certo livello, lungi dall’essere valutata come disprez-zabile nella società, ma quelli che la esercitava-no non ricevevano un’accurata istruzione.6

Su questo aspetto particolare, merita di es-sere sottolineata l’opinione di padre Bessières: “Ignoranti? Sì, essi lo sono agli occhi dei dot-tori che regnano a Gerusalemme. Reclutati in questo ‘popolo maledetto che ignora la legge’, essi sono incapaci di analizzare un vecchio te-sto per trarre conclusioni tanto inutili quanto ir-ragionevoli; né professori, né casisti, né filolo-gi. [...] Gli Apostoli erano ‘illetterati’? No. [...] I Dodici appartengono a questa classe media la cui istruzione, in quel tempo, non aveva nulla da invidiarci. [...] Poveri? Sì, nello stesso senso in cui lo erano e lo sono nove decimi dei morta-li, che vivono del loro lavoro quotidiano, in eco-nomia e sobrietà. Ci sono due gruppi tra i Dodi-ci. Uno è quello dei pescatori del Lago: Pietro e

Il Divino Maestro non scelse quel-li che erano nel Tempio e rivelò la Buona Novella che Egli portava a gente sem-plice, in appa-renza senza importanza…

Cristo con i Dodici Apostoli – Portico della Basilica di Montserrat (Spagna)

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Andrea, Giacomo e Giovanni, Tommaso e Na-tanaele; essi formano, a quanto pare, una pic-cola società di pesca, come esistono nelle nostre coste, mettendo in comune il loro lavoro, con i loro frutti e rischi. Essi possiedono le loro ca-se, le loro barche, le loro reti, e impiegano ‘mer-cenari’. Più ancora del primo gruppo, quelli del secondo: Matteo, l’esattore di imposte, Filippo, Giuda Taddeo, Giuda, appartengono alla clas-se media e hanno ricevuto la loro cultura. Cul-tura sviluppata a contatto col mondo romano, al quale i loro negozi e dopo il loro apostolato li mescolano”.7

A questa istruzione media dei primi discepo-li si somma il fatto che alcuni di loro erano stati preparati da San Giovanni Battista e altri, forse per fede e devozione, si dedicavano all’appren-dimento della dottrina.

Gesù, Mediatore necessario dei piccoli27 “Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Pa-dre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”.

Dicendo queste parole, Nostro Signore di-chiara che Lui è il Pontefice massimo, il Me-diatore necessario, il Signore della Rivelazione inedita, che solo Lui può trasmettere. È in Lui,

pertanto, fonte e punto di riferimento, che dob-biamo dissetare per conoscere lo splendore del rapporto con Dio, adorandoLo, con umiltà, nel-la preferenza del Padre per Lui rispetto al resto del genere umano, e nella liberalità nell’averGli dato tutto. La gioia che emana dalla Liturgia di questa domenica si concentra in un nome: Ge-sù Cristo.

Comunque, il Salvatore è generoso e prodi-go nell’elargire i suoi doni, fino all’estremo di consegnare la propria Madre come Mediatrice presso di noi. Gli fa piacere che la nostra rela-zione con Lui e con il Padre si effettui attraver-so Maria, e Si manifesta ancor più generoso e accessibile alle nostre suppliche, quando queste Gli sono da Lei presentate.

Cristo invita tutti...28a “Venite a me, voi tutti...”

Bellissima frase, di una ricchezza piena, per-ché pronunciata da un Essere Supremo e Asso-luto, in una effusiva dimostrazione di tenerezza verso di noi! È un invito universale. Avendo visto l’avversione che l’orgoglio produce in Dio, si di-rebbe che subito saremmo schiacciati da una sua parola. Ma no... Il Signore stesso, che detesta i presuntuosi e che apparentemente chiamerebbe soltanto gli umili, non fa nessuna preferenza di persone e a tutti desidera portar gioia e speranza.

“Venite a Me tutti”. Solo Lui può dire que-sto, poiché, se fosse una mera creatura con i suoi limiti non riuscirebbe a ricevere tutti, anche se aiutato dalla grazia. Quan-te volte, presi dall’aumento delle attività, diventa impossibile ascoltare tutti coloro che si avvicinano a noi! Cristo, invece, nel-la sua divinità, è l’unico capace di accoglie-re tutti quelli che esistono, sono esistiti ed esisteranno, e persino quelli che avrebbero potuto esistere e non sono esistiti. Chiun-que sia, basterà che si avvicini a Lui e chie-da, lasciandoGli intera libertà di azione, perché Lui risponda, esaudisca, faccia tra-boccare.

Si stancava Nostro Signore?28b “...che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”.

A questo punto il Signore Gesù fa una dichiarazione piena di affetto a coloro che sono stanchi. Si stancava Lui?

Il Salvatore è generoso e prodigo nell’elargire i suoi doni, fino all’estremo di consegnare la sua stessa Madre come Mediatrice presso di noi

Crocifissione – Cattedrale di Notre-Dame, Parigi

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Volgiamo i nostri occhi a Gesù nella bar-ca di Pietro. Scomoda barca di un pescatore di quei tempi, sprovvista dei confort e delle meraviglie della tecnica che oggigiorno han-no i transatlantici, e con una scossa da provo-care nausea ai più sensibili. In un pomeriggio di mare increspato, Nostro Signore è addor-mentato a poppa della dura imbarcazione, in mezzo alla tempesta, reclinato su un cuscino (cfr. Mc 4, 35-38). Gli Apostoli, spaventati dal vento e dalle onde, certamente desideravano che quei sobbalzi svegliassero il Maestro, per salvarsi dall’imminente pericolo. Egli, invece, dormiva di un sonno così profondo che niente poteva interrompere...

Ci troviamo di fronte a una realtà incom-prensibile: Nostro Signore Gesù Cristo, Uomo perfettissimo e senza macchia, era stanco... La dottrina cattolica ci insegna che, incarnando-Si, il Verbo ha voluto assumere un corpo sof-ferente, soggetto a certe carenze fisiche deri-vanti dal peccato, come la fame, il sonno, la fatica, la morte.8 Ma la stanchezza sperimen-tata da Lui era puramente fisica e Gli bastava dormire un po’ per sentirSi riposato. La Sua Anima era nella gloria della visione beatifi-ca e, mentre Lui chiudeva gli occhi del Corpo, non Si spegneva la sua contemplazione divina, poiché continuava a vedere Dio faccia a faccia, senza interruzione.

La fatica dell’anima

Anche noi, quando ci affatichiamo, abbiamo bisogno di alimentarci bene e di riposare per re-cuperare le energie del corpo. La nostra anima, però, non si trova nella beatitudine e, concepi-ta nel peccato originale, con frequenza risente di una terribile fatica che nessun sonno può vin-cere. Ed è questo tedio interiore che menzio-na Nostro Signore. Egli parla a coloro che sono curvi sotto il peso della lotta contro le sollecita-zioni verso il male, contro le proprie miserie e inclinazioni, che è necessario reprimere e, per questo, hanno per così dire le spalle che sangui-nano da tanto sforzo e combattimento nella vita spirituale. Senza una fede robusta e incrollabile non è facile condurre la barca della vocazione, perché i sobbalzi e le instabilità sono tremen-di, e subito siamo assaltati dalla tentazione che hanno avuto gli Apostoli in mezzo alla tempe-sta: la mancanza di fiducia.

Gesù è disposto ad alleviare la nostra batta-glia e ci offre sollievo, portando Egli stesso sulle sue spalle i fardelli di tutti, e questo lo promet-te non solo in quanto Uomo – la voce e le lab-bra sono umane –, ma in quanto Seconda Per-sona della Santissima Trinità, una volta che la rivelazione fatta nella precedente frase riguar-da la sua divinità. E la sua parola è esatta per-ché Egli è la Verità e compie tutto quello che la sua bocca proferisce.

Las Sua Anima era nella gloria della visione beatifica e, mentre Lui chiudeva gli occhi del Corpo, non si spegneva la sua con-templazio-ne divina

Gesù dorme nella barca – Certosa di Pesio

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Una scuola di umiltà29 “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”.

Invitandoci a imparare da Lui, Gesù Cristo ha voluto dire, secondo i costumi e usi linguisti-ci dell’epoca: “Entra nella mia scuola”.9 Egli sta fondando una nuova via di umiltà e mansuetu-dine, e ci attira a seguire i suoi passi.

L’orgoglioso, tuttavia, non riesce a esser mansueto, perché ospita nel suo cuore un dina-mismo che lo porta a replicare, a optare per la violenza, per la rivolta e per la vendetta. L’or-goglio e la ribellione si oppongono proprio alla

mansuetudine e all’umiltà, e sono, questo sì, la maggior fonte delle agitazioni, delle depressio-ni, delle euforie intemperanti e, pertanto, del-la perdita dell’equilibrio e dell’oggettività. Non dimentichiamoci che, come indica il Prof. Plinio Corrêa de Oliveira, il processo rivoluzionario che da cinque secoli mira a distruggere la Civil-tà Cristiana ha una molla propulsiva nell’orgo-glio.10

Questo vizio, così radicato nella nostra natu-ra decaduta, si basa su due istinti di per sé le-gittimi: il primo è la stima di sé, e il secondo, l’appetito della stima degli altri. Impulsi che provengono, a loro volta, dal sentimento della propria dignità. Ognuno deve stimarsi in modo equanime in modo da esser portatore dei doni concessi dalla Provvidenza, ma anche deve sa-perli valorizzare per amore a Dio, ammettendo la gratuità con la quale gli sono stati dati, sen-za merito alcuno da parte sua. L’errore consiste, dunque, nell’amarsi in eccesso e cercare, sem-pre in eccesso, l’apprezzamento degli altri. Ec-co l’essenza dell’orgoglio. Ora, è impossibile sradicare entrambe le tendenze dell’anima. Co-me, allora, voler bene a se stessi in giusta misu-ra, conformemente alla retta ragione, e, lecita-mente, cercare la considerazione altrui?

Archetipo sublime è Nostro Signore Gesù Cristo! In Lui si armonizzavano l’elevato sen-so dell’onore, il perfetto amore a Se stesso e il desiderio ordinato dell’affetto degli uomini, con completa mansuetudine nell’accettare le umi-liazioni della Passione, per compiere docilmen-te la volontà del Padre. Anche i Santi, nel cor-so della Storia, sono modelli che la Chiesa ci propone. Tutti loro hanno adottato la scuola di Gesù e hanno appreso da Lui, riconoscendo le virtù che la Provvidenza aveva loro affidato – perché l’umiltà non mira ad annichilire la per-sonalità, né a disprezzare le qualità –, senza mai attaccarsi a queste ricchezze, né utilizzarle co-me uno strumento per eguagliarsi a Dio. Sem-

In Gesù si armonizza-vano l’elevato senso dell’o-nore, il per-fetto amore a Se stesso e il deside-rio ordinato dell’affeto degli uomini, con completa mansuetudine nell’accettare le umilia-zioni della Passione, per compiere docilmente la volontà del Padre

Plinio Corrêa de Oliveira all’inizio degli anni ‘90

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1 14a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO. Preghiera del Giorno. In: MESSALE ROMA-NO. Trad. Portoghese della 2a. edizione per il Brasile realizzata e pubblicata dalla CNBB con ag-giunte approvate dalla Sede Apo-stolica. 9.ed. São Paulo: Paulus, 2004, p.358.

2 Cfr. SAN GIOVANNI BOSCO. Vestibolo del Cielo. In: Biografía y escritos. Madrid: BAC, 1955, p.654-663.

3 ROSCHINI, OSM, Gabriel. La Madre de Dios según la fe y la te-ología. 2.ed. Madrid: Apostolado de la Prensa, 1958, vol.I, p.349.

4 Cfr. SAN GIROLAMO. Commen-to a Matteo. L.II (11,2-16,12), c.11, n.30. In: Obras Completas. Comentario a Mateo y otros escri-tos. Madrid: BAC, 2002, v.II, p.139; TUYA, OP, Manuel de. Bi-blia Comentada. Evangelios. Ma-drid: BAC, 1964, vol.V, p.272.

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Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      17

Chi si consegna per intero ed entra nel discepolato di Cristo, abbracciando il suo giogo, subito sente quanto questo è soave e lieve

Sacro Cuore di Gesù - Chiesa della Concezione, Sabará (Brasile)

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easpre restitutori, hanno fatto rendere cento volte

il talento che avevano ricevuto.“La prima delle virtù” – diceva San Giovan-

ni Maria Vianney – “è l’umiltà, la seconda, l’u-miltà, la terza, l’umiltà. Oh! Bella virtù! I Santi si ritenevano nulla, ma Dio li stimava e conce-deva loro tutto quello che chiedevano. [...] Tut-to quello che abbiamo appartiene a Dio. È Dio che ce lo ha dato; di nostro, non abbiamo che il peccato!”.11

III – entrIamo In questa scuola!

Bisogna, dunque, stare attenti a non costi-tuire come nostri falsi dèi la tecnica, la salute, il denaro, gli studi o le capacità personali. Nes-suna idolatria né orgoglio! Chi stabilisce divini-tà per sé, dimenticandosi del Dio unico, diventa cieco di Dio. Questo male è peggio della perdita della vista, poiché chi ne soffre finisce per non intendere le verità che il Padre rivela soltanto ai piccoli. A che giova a uno partecipare a una cor-sa, essendosi preparato a raggiungere la massi-ma velocità, se, quando l’arbitro suona il fischio di partenza, avanza con tutta rapidità fuori pi-sta e nella direzione sbagliata? Così accade allo sventurato che si presenta al Supremo Giudice – piuttosto andasse a mani vuote! – con le mani sozze di orgoglio e idolatria.

Il ragazzo ricco, per esempio, fu un apparen-te piccolo, che finì per gettarsi nel precipizio dell’idolatria. Meno erudito degli Apostoli, poi-ché non faceva parte dei seguaci di Gesù, dove-va, pertanto, mostrarsi più piccolo di loro. In-vece, il suo straordinario apprezzamento per i beni che possedeva lo portò a non dar ascolto alla promessa del Signore: “Avrai un tesoro in Cielo” (Mt 19, 21). Fu invitato e rifiutò perché non volle esser piccolo...

Al contrario, chi si consegna per intero ed entra nel discepolato di Cristo, abbracciando il suo giogo, sente subito quanto questo è soave e

leggero. Le leggi che Egli stipula offrono l’ane-lato riposo, perfezionano l’intelligenza, fortifi-cano la volontà, temperano e raffinano la sensi-bilità. Esse ci danno, soprattutto, l’opportunità di ottenere la felicità alla quale siamo chiama-ti: la santità!

Siamo umili come il Signore Gesù è l’Umiltà, mansueti come Egli è la Mansuetudine, cercan-do in tutte le cose di esser santi come Lui è la Santità. Nella pratica di queste virtù, sull’esem-pio del Divino Maestro, troveremo la pace e la santa gioia per le nostre anime. ²

5 SAN GIOVANNI CRISOSTOMO. Omelia XXXVIII, n.1. In: Obras. Homilías sobre el Evangelio de San Mateo (1-45). 2.ed. Madrid: BAC, 2007, vol.I, p.755-756.

6 Cfr. WILLAM, Franz Michel. A vi-da de Jesus no país e no povo de

Israel. Petrópolis: Vozes, 1939, p.146.

7 BESSIÈRES, SJ, Albert. Jésus for-mateur de chefs. Paris: Spes, 1936, p.70-71; 73.

8 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUI-NO. Somma Teologica. III, q.14, a.1, ad 2; a.4.

9 TUYA, op. cit., p.276.10 Cfr. CORRÊA DE OLIVEIRA,

Plinio. Revolução e Contra-Revo-lução. 5.ed. São Paulo: Retorna-rei, 2002, p.14.

11 FOURREY, René (Org.). Ce que prêchait le Curé d’Ars. Dijon: L’échelle de Jacob, 2009, p.267-268.

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In cerca della Verità...

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18      Araldi del Vangelo · Luglio 2014

Anche se è una semplice curiosità storica, la leggenda della Bocca della Verità mette in rilievo uno degli aneliti più radicati nel cuore dell’uomo: quello di conoscere la verità.

leggenda medievale ha attribuito a questa scultura di pietra il mirabile potere di punire i bugiardi: avrebbe le sue dita amputate chi ponesse la mano nella bocca di questa masche-ra di marmo dicendo una bugia.

Una delle ragioni del successo di questa favola, che perdura ancora ai giorni nostri, si deve senz’altro al fatto che la Bocca della Verità non ha mai messo in pratica il suo pro-digioso potere di punire. Possiamo giustamente chiederci: Perché? For-se perché considera vere tutte le pa-role proferite dagli uomini... La sua inoperatività, però, può avere una ragione più profonda: influenzata dal relativismo della società contem-poranea, avrebbe perduto la capaci-tà di distinguere il vero dal falso...

L’uomo anela a conoscere la verità

Pur essendo una mera curiosità storica, la leggenda della Bocca della Verità mette in rilievo uno degli ane-liti più radicati nel cuore dell’uomo. Infatti, è insito nell’essere umano il desiderio di conoscere la verità, an-che se questo si manifesta attraverso mezzi tanto diversi quanto inusitati.

Una favola plurisecolare

Turisti provenienti da diverse parti del mondo varcano tutti i gior-ni il portico di questo storico recinto sacro. Molti, tuttavia, non sono at-tratti dai suoi begli affreschi, né dai melodiosi inni della Liturgia orien-tale che vi si intonano. La lunga fi-la di turisti si assiepa già nell’atrio della Chiesa, di fronte a una gran-de pietra circolare protetta da un ca-pitello. E se un passante poco infor-mato di queste “curiosità romane”, chiedesse a uno dei presenti ciò che lo ha portato a visitare il bell’edifi-cio, potrebbe sicuramente sentire la seguente risposta: “Sono venuto qui a conoscere la Bocca della Verità”...

Col suo metro e 75cm di diame-tro e un peso di circa una tonnella-ta, la Bocca della Verità è un gran-de disco di marmo nel quale si trova scolpita una grottesca faccia con la bocca aperta. Per alcuni, essa rap-presenta una qualche divinità fluvia-le di cui la Storia non ha conserva-to il nome; per altri, il frontespizio di una grandiosa fonte. Molti, pe-rò, ritengono si tratti del tombino di un vecchio canale romano. E una

oma è una città piena di storia e di incanto. Pro-babilmente, in nessun altro luogo del mondo

i monumenti dell’Antichità classica si trovano in così perfetta armonia con le meraviglie provenienti dalla Civil-tà Cristiana.

Camminando lungo la riva sini-stra del Tevere, che taglia il centro storico della Città Eterna, è possi-bile contemplare da lontano lo snel-lo campanile della Basilica di Santa Maria in Cosmedin. Edificata intor-no al VI secolo, sulle rovine di un antico tempio, è oggi una delle chie-se più visitate di Roma.

Era denominata inizialmente San-ta Maria in Schola Græca, a causa di una prospera colonia ellenica situa-ta nelle sue vicinanze. Intorno all’an-no 780, fu affidata a una comunità di monaci bizantini, i quali la adorna-rono con maestose colonne e ricchi mosaici. Sempre a causa della bel-lezza dei suoi dipinti e sontuosità del suo pavimento cosmatesco, ricevette il meritato titolo che conserva ancor oggi: Santa Maria in Cosmedin (dal greco, Cosmidion, “ben ornata”).

Diac. Inácio de Araújo Almeida, EP

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Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      19

San Tommaso d’Aquino parte da questo presupposto nella sua opera L’Unità dell’Intelletto: “Omnes homi-nes naturaliter scire desiderant verita-tem – Per natura, tutti gli uomini desi-derano conoscere la verità”.1 Sempre secondo questo Santo Dottore, l’uo-mo, per la sua natura spirituale, de-sidera conoscere la verità delle cose, così come, per la sua natura corpora-le, brama i piaceri propri del corpo.2

Tale aspirazione di conosce-re la verità si manifesta nell’intimo dell’essere umano sotto la forma di interrogativi sul fondamento ulti-mo della sua esistenza, come pure sulla natura degli esseri circostan-ti. A questo proposito, San Giovan-ni Paolo II ha affermato: “L’uomo è l’unico essere in tutto il creato visi-bile che non solo è capace di sape-re, ma sa anche di sapere, e per que-sto si interessa alla verità reale di ciò che gli appare. Nessuno può essere sinceramente indifferente alla verità del suo sapere. Se scopre che è falso, lo rigetta; se può, invece, accertarne la verità, si sente appagato”.3

“Perché la verità genera l’odio?”

Proprio per questa intrinseca se-te di verità, che spontaneamente

affiora nella mente umana, si po-trebbe a ragione immaginare che la verità sia stata sempre compresa e amata da tutti. Tuttavia, Sant’Ago-stino ci offre un’opinione differen-te: “La verità è dolce e amara. Dol-ce quando perdona; amara quando vuole guarire”.4

Ora, non sempre gli uomini so-no disposti ad accettare l’amaro sapore della verità quando que-sta si manifesta sotto forma di una censura o rimprovero. Tale atteg-giamento di mancanza di confor-mità portò il Vescovo di Ippona a formulare la seguente doman-da: “Perché la verità genera l’o-dio?”. La risposta: “È tale l’amore della verità, che coloro che ama-no qualcosa di diverso pretendo-no che l’oggetto del loro amore sia la verità e siccome non ammettono di essere ingannati, non vogliono convincersi del loro errore. Dall’a-more verso quello che suppongo-no essere la verità, proviene il lo-ro odio della verità. Amano il suo splendore e odiano la sua censu-ra. A loro piace ingannare e dete-stano di essere ingannati, per que-sto la amano quando si rivela e la odiano quando li accusa”.5

Sotto il segno della “dittatura del relativismo”

C’è, tuttavia, un terzo atteggia-mento rispetto alla verità: essa non esiste e, se esistesse, sarebbe impos-sibile conoscerla. “Tutto è relativo; ecco l’unico principio assoluto”,6 ha affermato Augusto Comte all’inizio del XIX secolo.

Circa due secoli dopo l’allora Cardinal Joseph Ratzinger, denun-ciava la “dittatura del relativismo” come uno dei più gravi problemi del momento attuale: “Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chie-sa, molte volte è classificato come fondamentalismo. Mentre il relati-vismo – cioé, lasciarsi condurre ‘qui e là da qualunque vento di dottrina’ – appare come l’unico atteggiamen-to all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relati-vismo che nulla riconosce come de-finitivo e che lascia come ultima mi-sura soltanto il proprio io e le sue volontà”.7

Tre anni più tardi, risponden-do alle domande dei Vescovi nor-damericani, Papa Benedetto XVI chiariva: “In ultima analisi, la ‘dit-tatura del relativismo’ non è nulla più che una minaccia alla libertà

Interno della Chiesa di Santa Maria in Cosmedin, Roma. Nella pagina precedente, particolare della Bocca della Verità

Chi cerca la verità, coscientemente o incoscientemente, cerca Dio

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umana, la quale matura nella generosità e nella fedeltà alla verità”.8

Questo problema era già stato sollevato con grande profondità da San Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et Ratio, dove si mostra la con-traddittoria situazione per la quale passa la ragione filoso-fica ai nostri giorni: “Più re-centemente, hanno acquista-to rilievo diverse dottrine che tendono a svalorizzare per-sino quelle verità che l’uomo era certo di aver raggiunto. La legittima pluralità di posi-zioni ha ceduto il passo a un pluralismo indefinito, fonda-to sul presupposto che tutte le posizioni sono equivalen-ti: si tratta di uno dei sinto-mi più diffusi, nel contesto at-tuale, di sfiducia nella verità. E questa riserva vale anche per certe concezioni di vita originarie dell’Oriente: nega-no alla verità il suo carattere esclu-sivo, partendo dal presupposto che essa si manifesta in modo uguale in dottrine diverse o anche contrad-dittorie tra loro. In questo orizzon-te, tutto diventa ridotto a semplice opinione”.9

E conclude osservando che, se-condo certe correnti del pensiero detto post-moderno, “il tempo del-le certezze sarebbe irrimediabil-mente passato, l’uomo dovrebbe fi-nalmente apprendere a vivere in un orizzonte di assenza totale di sen-

so, sotto il segno del provvisorio e dell’effimero”.10

Una domanda vigente da due millenni

Così, l’uomo contemporaneo sembra riprendere la scettica do-manda fatta da Pilato al Signore Gesù: “Quid est veritas? – Cos’è la verità?” (Gv 18, 38). E lui la fa sem-brando di temere non tanto la ve-rità in se stessa ma le conseguen-ze che derivano dall’obbedienza ai suoi precetti.

Gesù davanti a Pilato, di Duccio di Buoninsegna - Museo dell’Opera del Duomo, Firenze

Nel Cristianesimo, la verità non è un mero concetto teorico ma una

Persona il cui nome è Gesù

A questa domanda, formu-lata quasi duemila anni fa, po-tremmo rispondere col per-fetto anagramma ricordato da Papa Paolo VI in una delle sue udienze. Usando le stesse let-tere della domanda di Pilato possiamo affermare che la ve-rità “est vir qui adest – è l’uo-mo che è qui”.11 Poiché nel Cristianesimo la “Verità” non è un “che”, ma un “chi”. Essa non è un mero concetto teori-co, ma una Persona il cui no-me è Gesù, Figlio di Dio e del-la Vergine Maria.

“Chi cerca la verità, co-scientemente o incosciente-mente, cerca Dio”,12 scrisse Santa Teresa Benedetta della Croce, ricordando il tempo in cui percorreva le vie del-la filosofia. Per questo, caro lettore, se una volta ha l’op-portunità di fare un pellegri-naggio alla Città Eterna, non dimentichi di visitare la Ba-

silica di Santa Maria in Cosme-din, per contemplare le sue me-raviglie. Tuttavia, non si fermi nel suo atrio, alla ricerca della verità. Entri, si diriga all’altare e si fermi ben vicino al tabernacolo. Lì sarà ad aspettarlo, non la leggendaria Bocca della Verità, ma la Verità autentica, Gesù Cristo, nostro Si-gnore. Egli avrà di sicuro qualco-sa di straordinario da dirle, poiché “la bocca verace resta ferma per sempre, la lingua bugiarda per un istante solo” (Pr 12, 19). ²

1 SAN TOMMASO D’AQUI-NO. De unitate intellectus. Proœmium.

2 Cfr. SAN TOMMASO D’A-QUINO. Somma Teologica. II-II, q.166, a.2.

3 SAN GIOVANNI PAOLO II. Fides et Ratio, n.25.

4 SANT’AGOSTINO. Epistola CCXLVII, n.1: ML 33, 1062.

5 SANT’AGOSTINO. Confes-sionum. L.X, c.23, n.34: ML 32, 794.

6 COMTE, Auguste. Appendi-ce général. Préface spéciale. In: Système de politique po-sitive. Paris: Carilian-Goeu-ry et Vor Dalmont, 1854, to-mo IV, p. II.

7 RATZINGER, Joseph. Ome-lia nella Messa “Pro Eligen-do Romano Pontifice”, del 18/4/2005.

8 BENEDETTO XVI. Rispo-ste alle domande dei Ve-scovi americani, n.1, del 16/4/2008.

9 SAN GIOVANNI PAOLO II, op. cit., n.5.

10 Idem, n.91.11 PAOLO VI. Udienza generale,

del 20/5/1970.12 SANTA TERESA BENE-

DETTA DELLA CROCE, apud SAN GIOVANNI PA-OLO II. Omelia nella ce-rimonia di canonizzazione, n.5, del 11/10/1998.

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IPassione per la verità

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l mondo è pieno di fi-losofi e scrittori, ma c’è solo una cosa che

giustifica l’esistenza degli uni e degli altri: la passio-ne della verità. Senza que-sta passione, libri e filosofie non sono nient’altro che va-nità, pericolosissime vanità che accendono il fuoco sul-la Terra e attizzano le fiam-me dell’inferno.

Essa non è mai stata molto apprezzata dagli uomini

Chi ha la passione della ve-rità è disposto a spogliarsi di se stesso, senza la minima re-strizione. Sacrificherà le più seducenti idee, i più ingegnosi sistemi, le più profonde e luminose elucubrazioni, le più care intuizioni, le soddisfazioni più elevate dell’intelligenza, e infine le formulazioni più accattivanti e le immagini più esteticamen-te felici, per cercare austeramente e mani-festare la verità, solo la verità, che è sempre dura per la nostra condizione umana, a cau-sa della sua essenziale trascendenza.

E non è solo questo. La verità non è mai stata molto apprezzata dagli uomini, es-sendo positivamente disprezzata ai nostri giorni. La verità è una e immutabile, ma gli uomini amano lo spettacolo variegato delle apparenze che si succedono; la verità è eterna, ma gli uomini seguono le mode; la verità è seria e gli uomini sono frivoli; la verità indica al dovere, mentre gli uomini vogliono i piaceri; insomma, la verità è du-ra e gli uomini non hanno fibra.

Non è solo una questione epistemologica o metafisica

Pertanto, chi ha la passio-ne della verità si espone, ne-cessariamente, all’antipatia degli uomini, ma preferirà la verità ai beni temporali, alla carriera, alla fama e al-la propria reputazione. Sa-rà perseguitato e accusato da quelli che prostituiscono la verità facendo di essa un semplice strumento della lo-ro infatuazione e cupidigia.

Ma non è ancora tutto. La passione della verità può portarlo a tacere per anni, mentre gli altri si esaltano di

fronte all’opinione e alla critica, con la lo-ro produzione di opere letterarie e filoso-fiche. Lui, nel frattempo, rimarrà in silen-zio, fino a che sorga l’unico motivo che lo indurrà a manifestarsi: dare testimonian-za della verità.

Di fronte a quanto ho appena detto, lei potrà ribattere che io, invece di indica-re la via della filosofia, ho indicato quel-la della santità. È vero. Voglio solo sotto-lineare che, per chi ha la vocazione degli studi filosofici, la perfezione spirituale si chiama passione della verità. Per noi, cat-tolici, la verità non è solo una questione epistemologica o metafisica, è la Seconda Persona della Santissima Trinità, il Ver-bo di Dio che si è incarnato per salvarci.

Estratto da CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conselhos sobre vida intelectual. In: Circulares aos

sócios e militantes da TFP. Decade 1960.

Dr. Plinio Corrêa de Oliveira nel 1966

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Vero Dio e vero Uomo

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Il IV ConCIlIo eCumenICo Della StorIa Della ChIeSa

Il Concilio di Calcedonia è un bell’esempio di una costante nella Storia della Chiesa: “Dopo ogni prova, Essa emerge particolarmente armata contro il male che ha cercato di prostrarLa”.

l mare, questa meraviglio-sa creatura di Dio, pre-senta nei suoi svariati sta-ti – ora piacevole, sereno

e persino gioviale, ora maesto-so o terribile nelle sue tempeste – una somiglianza con la Storia del-la Chiesa. Dalle sue origini, essa passa per periodi di calma e di tor-mente, quest’ultime più numero-se...

Con frequenza la Nave di Pie-tro ha affrontato l’urto di terri-bili burrasche che inducevano a temere un naufragio. Tuttavia, re-almente al suo comando si trova-va il Signore Gesù stesso, grazie al quale essa non solo ha superato tutti questi furiosi assalti, ma an-che ne è uscita più gloriosa, pura e santa.

L’episodio sul quale ci soffer-meremo in questo articolo ritrae una di queste grandi tormente. Un’eresia che si gonfiava giorno dopo giorno, minacciando l’unità e poneva in pericolo la salvezza di molte anime.

Una questione dottrinale che appassionava il popolo

Calcedonia, l’odierna Kadiköy, è situata in Turchia, di fronte a Bi-sanzio. Nell’anno 451 si riunirono in quella che allora era una piccola cit-tà dell’Impero Bizantino 600 Vesco-vi, legati pontifici, teologi e religiosi, per un importantissimo avvenimen-to: il IV Concilio Ecumenico della Storia della Chiesa.

L’ambiente della città era efferve-scente. Si verificava a quei tempi in

Oriente un fenomeno molto specia-le: le questioni religiose – soprattut-to le dispute tra le due grandi scuole teologiche di Antiochia e di Ales-sandria – appassionavano il popo-lo, suscitando discussioni e polemi-che; si formavano partiti a sostegno dell’una o dell’altra corrente e a vol-te le dispute dottrinali degenerava-no in violenza...

Ora, dal Concilio di Efeso, re-alizzato nel 431, si ingaggiava una polemica su un rilevante tema teo-logico: le due nature di Gesù Cri-sto. La corrente eretica difende-va la tesi che la natura umana di Cristo era stata assunta dalla na-tura divina, come assorbita o an-nichilita da questa; secondo alcuni dei suoi seguaci, il fenomeno di as-sorbimento di una natura da parte dell’altra dava luogo a una nuova e speciale natura, quella divina-umana; secondo altri, la divinità era entrata in composizione con il corpo di Cristo. Di qui il nome di questa eresia: monofisismo (mono physis: una natura).

Don Juan Carlos Casté, EP

L’ambiente della città era effervescente. Si verificava a quei tempi in Oriente un fenomeno molto speciale

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Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      23

Il suo principale rappresentan-te fu Eutichio, archimandrita di un grande monastero di Costanti-nopoli, che aveva interpretato ma-le gli insegnamenti di San Cirillo di Alessandria, specialmente que-ste parole: “una natura del Ver-bo di Dio incarnata”. A quei tem-pi, siccome il linguaggio teologico non era ancora totalmente messo a punto, questa formulazione po-teva dar margine a confusioni. Eu-tichio sosteneva con radicalità che “l’umanità e la divinità formavano in Cristo una sola natura, quella di-vina. Una metafora abituale tra i monofisiti mostra fino a che punto, nella cristologia eutichiana, scom-parisse la natura umana di Cristo: in Cristo, l’umanità si dissolve nel-la divinità come una goccia d’acqua dolce nell’oceano salato”.1

I propugnatori dell’ortodossia, al contrario, riaffermavano la dottrina dell’esistenza di due nature in No-stro Signore, la divina e l’umana.

Un uomo provvidenziale: San Leone Magno

La corrente eterodossa si diffuse rapidamente, soprattutto in Egitto, dove prese l’aspetto di una religione nazionale. Eutichio ottenne subito l’appoggio di Dioscoro, Patriarca di Alessandria, e ad essi si unì l’eunuco Crisafio, il quale esercitava un’enor-me influenza sull’imperatore Teodo-sio e sull’imperatrice Eudossia. Con tale appoggio, il movimento mono-fisita acquistò grande forza nell’Im-pero.2

Ma, Nostro Signore Gesù Cri-sto veglia sempre per l’unità e san-tità della sua Chiesa. Ed è una co-stante nelle “abitudini” di Dio – se così si può dire – che nei momenti di crisi della Chiesa, Egli susciti ani-me provvidenziali, con carismi e gra-zie speciali, per assistere il popolo fedele.

Così, si alzarono contro il mo-nofisismo insigni uomini per di-

fendere il gregge di Cristo. In Oriente si distinsero Teodoreto di Ciro, Eusebio di Dorilea e Fla-viano, Patriarca di Costantinopo-li, noto per la sua santità, fedeltà all’ortodossia e conoscenze teolo-giche. Soprattutto, governava al-lora la Chiesa un Papa dall’ani-mo infuocato, San Leone Magno (440 –461).

Questo Papa si caratterizzò per aver difeso le prerogative della Chiesa. Lottò contro molti disor-dini ed eresie nella Chiesa d’Occi-dente. Si distinse anche per la sua omiletica sapienziale. Particolar-mente memorabile, tuttavia, fu il suo incontro con Attila, durante il quale lo dissuase questo capo bar-baro dall’invadere Roma. In quali-tà di Vicario di Cristo e Successo-re di Pietro, si presentò davanti al terribile capo degli unni, che fino a quel momento niente era riusci-to a fermare, e con la sua sempli-ce presenza lo intimorì a tal punto che questi fece dietrofront e scel-se altre regioni per continuare le sue scorrerie.

Anche nella questione dei mono-fisiti San Leone intervenne con de-cisione e saggezza, soprattutto per mezzo della sua famosa Lettera a Flaviano, una rilevante opera teolo-gica che stabilì le basi del dogma cri-stologico.

In questo notevole documen-to il santo Pontefice svela tut-ta una teologia dell’Incarnazione. Afferma l’integrità delle due na-ture – divina e umana – unite in una sola Persona: Gesù, nel qua-le la maestà ha accolto l’umiltà, la fiacchezza è stata ricevuta dalla forza, il deperibile ha trovato rifu-gio nell’imperituro. Per riscattare il genere umano perduto, a causa del peccato, la natura impassibile si è unita alla natura sofferente. In sintesi, Cristo possiede una natu-ra umana uguale alla nostra e una divina identica a quella del Padre.

Contro il monofi-sismo si alzarono insigni uomini, tra i quali il Papa dall’animo infuo-cato che governava allora la Chiesa: San Leone Magno

San Leone Magno – Chiesa di Sant’Anna, Detroit (Stati Uniti)

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Il Ladrocinio di Efeso e il Concilio di Calcedonia

Eutichio e Dioscuro non accetta-rono gli insegnamenti del Papa e con-vinsero l’imperatore a convocare un sinodo generale a Efeso, con cui spe-ravano di ottenere il trionfo dell’ere-sia e l’esilio dei difensori di Roma. Il suddetto sinodo si realizzò nel 449, in un ambiente di grandi tensioni e con scene di violenza da parte di Eutichio e dei suoi monaci, aiutati da soldati imperiali. In un vero atto di forza che oggi si potrebbe denominare “colpo di Stato”, i soci di Eutichio approva-rono la dottrina secondo cui Cristo aveva solo la natura divina.

Con una reazione immediata, Papa Leone Magno qualificò l’as-semblea di Efeso come “ladrocinio” (latrocinium) e con questo nome passò alla Storia. La realizzazio-ne di questo “sinodo di banditi” e l’appoggio dell’imperatore all’eresia portarono a un punto critico la ten-sione tra l’Impero e la Santa Sede.

Tuttavia, i monofisiti non pote-vano prevedere l’intervento di Dio.

Una serie di cambiamenti prodotti nell’Impero ribaltarono la situazione a favore della Chiesa: l’eunuco Cri-safio perse il suo potere e la sua in-fluenza, l’imperatore morì inaspet-tatamente in una caduta da cavallo, l’imperatrice Eudossia si ritirò da corte. Ereditò allora il trono la sorel-la dell’imperatore, Pulcheria, la qua-le aveva fatto voto di verginità e ave-va sempre dato un’intera adesione all’ortodossia. E siccome una donna nubile non poteva essere imperatri-ce, propose il matrimonio al genera-le Marciano, a condizione che questi rispettasse il suo voto. Egli accettò, si sposò con lei e assunse l’Impero.

Questo cambiamento di situa-zione indusse il Sommo Pontefi-ce a stimolare il nuovo imperato-re a convocare un Concilio. Questo fu realizzato a Calcedonia, nell’an-no 451. La convocazione fatta dal sovrano suscitò un enorme interes-se tanto nel blocco degli uomini fe-deli al Romano Pontefice quanto nei padroni di casa monofisiti. Prova di questo è il gran numero di parteci-

panti: più di 600. Entrambe le par-ti capivano che la bilancia si era in-clinata dalla parte della fedeltà e dell’ortodossia cattolica.

“Pietro ha parlato per bocca di Leone!”

Dioscoro, accompagnato da di-ciassette Vescovi, comprese che la partita era perduta e tentò un assur-do colpo di audacia: propose la con-danna di Papa San Leone Magno. Com’era inevitabile, tale proposta ebbe come risultato un clamoroso insuccesso. Eusebio di Dorileia fece un’accusa formale al monofisismo. Dioscoro e Eutichio furono deposti dalle loro cariche e condannati, in-sieme a tutti i loro seguaci.

Dopo la chiusura della prima e agitata sessione, il Concilio inco-minciò il lavoro dottrinale e analizzò con devozione la Lettera a Flavia-no – l’“Epistola Dogmatica” di Papa Leone –, che suscitò nei Padri Con-ciliari un entusiasmo tale che tutti, messisi in piedi, esclamarono: “Que-sta è la fede degli Apostoli. Così lo

L’ “Epistola Dogmatica” di Papa Leone suscitò nei Padri Conciliari un entusiasmo tale che tutti, messisi in piedi, esclama-rono: “Questa è la fede degli Apostoli. Pietro ha parlato per bocca di Leone!”.

Il Concilio Ecumenico di Calcedonia, di Vasily Surikov - Museo Russo, San Pietroburgo

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crediamo tutti. Pietro ha parlato per bocca di Leone!”.3

Nella sua quinta sessione, il Con-cilio di Calcedonia definì il dog-ma dell’unione ipostatica di Cristo: “In linea coi santi Padri, insegniamo unanimemente a confessare un so-lo e medesimo Figlio, Nostro Signo-re Gesù Cristo, ugualmente perfet-to in divinità e in umanità, lo stesso veramente Dio e veramente uomo, composto da un’anima razionale e da un corpo, consustanziale al Padre secondo la divinità, consustanziale a noi secondo l’umanità, ‘simile a noi in tutto, a eccezione del peccato’; generato dal Padre prima di tutti i secoli secondo la divinità, e in questi ultimi giorni, per noi e per la nostra salvezza, nato dalla Vergine Maria, Madre di Dio, secondo l’umanità. Un solo e stesso Cristo, Signore, Figlio Unico, che dobbiamo riconoscere nel-le due nature, senza confusione, sen-za cambiamenti, senza divisione, sen-za separazione”.4

Una nuvola nell’orizzonte della Chiesa

Era, così, condannata la dottri-na monofisita. Dioscoro perse tutti i suoi diritti ecclesiastici. I suoi segua-ci furono accettati nuovamente nella Chiesa, mediante previo riconosci-mento dell’Epistola Dogmatica.

Si rivestì di speciale solennità la sesta sessione, presieduta dalla cop-pia imperiale, Pulcheria e Marcia-no. Dopo la lettura del Simbolo del-la Fede, l’imperatore rivolse ai Padri Conciliari un eloquente discorso, nel quale manifestava il suo deside-rio di pace per l’Impero.

Una nuvola, però, venne a oscu-rare l’orizzonte. Quando i legati pontifici erano ormai partiti da Cal-cedonia, il Concilio approvò il cano-ne 28, che equiparava la Sede Epi-scopale di Costantinopoli a quella di Roma. Il Papa respinse questo cano-ne. Preannuncio di tristi avvenimen-ti futuri...

La luce della verità brillò con maggior splendore

L’ortodossia e l’autorità di Roma trionfarono in questo grande Conci-lio calcedonense. Eutichio e Diosco-ro furono esiliati.

“È necessario infatti che sorgano fazioni tra voi” (I Cor 11, 19), ci in-segna il grande San Paolo. Di sicuro, Dio non desidera l’errore, ma, nei suoi insondabili disegni, lo permet-te con frequenza. E interviene allora negli avvenimenti – per mezzo di uo-mini provvidenziali, come San Leo-ne Magno – in modo da far sì che, nello scontro con le dottrine ereti-che, brilli con maggior splendore la luce della verità.

Precisamente questo è accadu-to nella questione monofisita: in un determinato momento, la Chiesa d’Oriente correva il rischio del con-tagio dell’eresia; tutto pareva favo-rire l’azione del Maligno. Siccome, però, Cristo non abbandona mai la sua Chiesa, questa è uscita vittorio-sa dalla crisi e, inoltre, ha arricchito il suo fondo dottrinale con la procla-mazione chiara e infallibile del dog-ma dell’unione ipostatica di Nostro Signore Gesù Cristo, che avrebbe forgiato la Fede dei fedeli lungo i se-coli successivi.

Il Concilio di Calcedonia è un bell’esempio di una costante della storia della Sposa di Cristo: “Dopo ogni prova, la Chiesa emerge parti-colarmente armata contro il male che ha cercato di prostrarLa”.5 ²

1 SÁNCHEZ HERRERO, José. Histo-ria de la Iglesia. Edad Media. Madrid: BAC, 2005, vol.II, p.20.

2 Cfr. LLORCA, SJ, Bernardino. Histo-ria de la Iglesia Católica. Edad Anti-gua. 2.ed. Madrid: BAC, 1955, tomo I, p.572.

3 Idem, p.581.4 CCE 467. Italico nostro.5 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Re-

volução e Contra-Revolução. 5.ed. São Paulo: Retornarei, 2002, p.98.

“Un solo e stes-so Cristo, Signore, Figlio Unico, che dobbiamo ricono-scere in due nature, senza confusione, senza cambiamen-ti, senza divisione, senza separazione”

Beau Dieu - Portico della Cattedrale di Amiens (Francia)

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Commemorazioni a Roma

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26      Araldi del Vangelo · Luglio 2014

Tenerezza di Madre – La Statua Pellegrina

è stata ricevuta nella cappella dell’Istituto San

Giuseppe al Trionfale (foto 1) e ha percorso le sale dei più piccoli

(foto 2); gli anziani della Residenza Sanitaria

Assistenziale San Giuseppe si sono persino commossi nel ricevere la

Statua (foto 3) e i fedeli hanno voluto venerare

da vicino la Statua nella Basilica (foto 4).

Per quattro giorni, la Parrocchia di San Giuseppe al Trionfale ha commemorato, con Messe e missioni, il 97º anniversario dalle apparizioni della Madonna a Fatima.

ituata a poca distanza da Piazza San Pietro, la Basilica di San Giuseppe al

Trionfale è stata costruita per iniziativa di San Luigi Guanella e riunisce intorno a sé diverse istituzioni assistenziali.

Quattro giorni di Messe solenniÈ in questo splendido tempio, sede della

parrocchia omonima, che si sono state ce-lebrate le solenni Messe in commemora-zione del 97º anniversario delle apparizio-ni a Fatima. Esse sono state presiedute da Mons. Guido Pozzo, Segretario della Pon-tificia Commissione “Ecclesia Dei”; Mons. Giovanni D’Ercole, FDP, Vescovo di Ascoli Piceno; Mons. Piero Marini, Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucari-stici Internazionali e dal Cardinale Giovan-ni Battista Re, Prefetto Emerito della Con-gregazione per i Vescovi.

Nelle sue omelie, in giornate successive, Mons. Guido ha ricordato come Maria sia il mezzo sicuro per arrivare a Gesù; Mons. Giovanni D’Ercole ha spiegato il segreto per avere una vigorosa spiritualità mariana; e Mons. Piero Marini ha ricordato i suoi viaggi con Papa Giovanni Paolo II a Fati-ma. Già il giorno 13, il Cardinale Giovanni Battista Re ha sottolineato: “Nonostante si tratti di una giornata lavorativa, i fedeli so-

no venuti in gran numero. È una dimostra-zione di come la Madre di Dio attragga”.

Felicitazioni del parrocoIn questi quattro giorni la Statua Pel-

legrina ha visitato i bambini dell’Istituto San Giuseppe al Trionfale e gli anziani della Residenza Sanitaria Assistenzia-le San Giuseppe. Anche numerosi par-rocchiani sono stati beneficiati dalla sua materna presenza.

I frutti spirituali di questa missio-ne sono stati messi in evidenza da Don Wladimiro Bogoni, parroco di San Giu-seppe al Trionfale, in una lettera di rin-graziamento, nella quale afferma: “Gli Araldi hanno concluso le giornate di Missione Mariana nella Parrocchia di San Giuseppe al Trionfale a Roma con grande presenza del popolo e benefi-cio spirituale per le centinaia e centina-ia di persone che ad esse hanno parte-cipato. I bambini della scuola e i malati della vicina Residenza per anziani han-no potuto sentire la tenerezza di Maria non solamente per la presenza della sta-tua della Vergine di Fatima, ma anche grazie all’attenzione per la Liturgia e la devozione espressa dalla testimonianza degli Araldi”.

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Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      27

Messe commemorative – Nei giorni 10, 11, 12 e 13 maggio, la Basilica di San Giuseppe al Trionfale si è riempita di fedeli che hanno partecipato alle Solenni Eucaristie presiedute da Mons. Guido Pozzo (foto 1), Mons. Giovanni D’Ercole (foto 2), Mons. Piero Marini (foto 3) e dal Cardinale Giovanni Battista Re (foto 4). Specialmente partecipata è stata la Messa di Chiusura della Missione (foto 5).

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Omaggi a Maria in Brasile e nel mondo

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Recife Fortaleza

Ponta GrossaCampos dos Goytacazes

Juiz de ForaCuritibaCampo Grande

rascorsi 97 anni dalla prima Apparizione della Madon-na a Fatima, pochi eventi mariani attirano tanti fede-

li quanto le commemorazioni del giorno 13 Maggio, come possiamo constatare nelle fotografie presentate in queste pagine. Le Messe Solenni organizzate dagli Araldi a Curi-tiba e Juiz de Fora sono state presiedute dai rispettivi Arci-vescovi, Mons. Moacyr Vitti e Mons. Gil Antônio Morei-ra. Ci sono state anche affollate commemorazioni a Campo Grande, Campos dos Goytacazes, Ponta Grossa, Fortaleza e Recife, tra altre città del Brasile.

Hanno visto una grande partecipazione anche le cele-brazioni a Houston (USA) e Maputo, presiedute da sacer-

doti araldi. In Colombia, 4 mila persone hanno partecipa-to alla Messa celebrata nella cattedrale di Bogotá da Mons. Héctor Cubillos Peña, Vescovo di Zipaquirá e a Medel-lín, nuovi terziari hanno ricevuto le rispettive cappe. Mons. Oscar Fernández Guillén, Vescovo di Puntarenas, ha pre-sieduto la Celebrazione a San José de Costa Rica, mentre a San Salvador e Santo Domingo sono stati i rispettivi Nunzi Apostolici, Mons. Léon Kalenga Badikebele e Mons. Jude Thaddeus Okolo che lo hanno fatto. A Lima, 1800 perso-ne hanno partecipato all’Eucaristia nella Chiesa dell’Incar-nazione e a Montevideo la cerimonia è stata presieduta da Mons. Milton Tróccoli, Vescovo Ausiliare.

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Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      29

UruguayPerùSanto Domingo

San Salvador

Medellín (Colombia)

Maputo

San José de Costa Rica

Bogotá

Houston (USA)

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Guatemala – Dopo esser stata ricevuta con molta devozione dai funzionari dell’ospedale, la Statua Pellegrina del Cuore Immacolato di Maria è stata condotta per i piani dell’Istituto Guatemalteco di Previdenza Sociale, invitando gli

infermi a ricorrere alla Madre di Dio per sollevarli dalle loro sofferenze (foto a destra).

Paraguay – Al fine di raccogliere fondi per l’ampliamento del loro centro di formazione a Ypacaraí, gli Araldi hanno organizzato il giorno 25 aprile un concerto musicale, nell’auditorio della Banca Centrale. All’inizio, Don Rafael

Ibarguren, EP, ha spiegato il progetto che include un centro di spiritualità con annessa cappella per 400 persone.

Perù – Un Ritiro Spirituale per cooperatori è stato realizzato nella casa degli Araldi, a Lima, durante il mese di aprile (foto a sinistra). E il giorno 22 maggio, la Statua Pellegrina ha visitato la Seconda Divisione

dell’Esercito del Perù (foto a destra), dove è stata ricevuta dal Generale di Divisione Carlos Enrique Vergara Ciapciak. Circa 800 militari hanno assistito alla Messa.

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Argentina: missione nelle periferie

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ituata vicino al delta del fiume Paranà, nella peri-feria di Buenos Aires, la città di Zárate ha accol-

to con fervore la visita della Statua Pellegrina del Cuo-re Immacolato di Maria nella seconda settimana di maggio. Sempre accompagnati da Don Luca Martínez, parroco della Madonna di Fatima, missionari araldi hanno percorso istituzioni educative (foto 1 e 2), la Ca-sa delle Missionarie della Carità (foto 3), ospizi di an-

ziani (foto 4) e numerose residenze (foto 5). Nel Co-mando Navale è stata celebrata una Santa Messa, dopo la quale i militari si sono avvicinati per venerare la sta-tua (foto 6). C’è stata anche una affollata processione per commemorare il giorno 13 Maggio (foto 7). In tut-ti i luoghi in cui la Statua è passata, le attività si inter-rompevano per un momento affinché la Madre di Dio fosse venerata (foto 8).

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Il valente soldato che si arrese a Dio

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San CamIllo De lellIS

Impulsivo e avventuriero, questo militare si arrese all’amore infinito di Gesù Crocifisso e formò una compagnia di eroi della carità, che si dedicano a servire gli infermi come una tenera madre.

volte siamo tentati di pensare che è veramente Santo solo chi non ha mai commesso la minima col-

pa né possiede il minimo difetto, con-servando candida e intatta la sua veste battesimale nel corso della vita. Ma come ignorare, tra i numerosi beati, la santità indiscutibile di San Paolo Apo-stolo, di Sant’Agostino o di colei che è invocata come la prima tra le vergi-ni nella Litania di Tutti i Santi, Santa Maria Maddalena?

Sono tre folgoranti casi di anime che si sono convertite in età adulta, dopo aver commesso gravi peccati. Dio – che è Misericordia e Bontà – li ha riscattati per mezzo di gra-zie sovrabbondanti e li ha chiama-ti per mirabili missioni a servizio della Santa Chiesa. Per la fedeltà a queste grazie, essi hanno ottenu-to l’onore degli altari e hanno la-sciato, con l’esempio della loro vita, una scia luminosa nel firmamento dei Santi.

Tale è la vita di San Camillo de Lellis.

Un soldato dissolutoNato a Bucchianico, in provincia

di Chieti, la domenica di Penteco-ste del 1550, ebbe l’infanzia segnata dalla pia formazione di sua madre, Camilla Compellis. Abituata a ge-stire la casa, a causa delle prolunga-te assenze del marito, Giovanni de Lellis, grande militare mercenario, lei sapeva armonizzare la disciplina e la bontà nell’educazione del figlio.

Dotato di un carattere impulsivo e forte, il bambino si sentì attratto fin da piccolo dallo stile avventurie-ro della vita del padre, capitano fa-moso per aver servito in vari regni d’Europa. A 17 anni, Camillo si di-resse a Venezia per arruolarsi nel-la lotta contro i corsari turchi. Non molto tempo dopo, incontrava il pa-dre ad Ancona, poiché anche co-stui aveva deciso di prestare la sua opera per Venezia. Ma, ormai vec-chio, Giovanni de Lellis fu colpito da una grave malattia e morì tra le braccia del figlio, a metà strada, pri-ma di poter essere riportato a Buc-chianico.

Sentendosi solo – la madre era morta alcuni anni prima –, Camillo si lasciò trascinare dai vizi del gio-co e dell’alcool, così comuni nei ru-di ambienti soldateschi di quel tem-po. Divenne un vagabondo e si mise a vivere col denaro che vinceva nelle osterie. Confessò, più tardi, che era giunto a scommettere la sua stessa camicia perché non possedeva più nulla, senza, peraltro, aver mai ce-duto alla tentazione del furto. E af-fermava, con gratitudine, che Dio lo aveva preservato dal cadere nel pec-cato dell’impurità.

Cominciò, in quell’epoca, a sen-tire un acuto dolore alla gamba, sulla quale era comparsa una pia-ga misteriosa che lo accompagnò durante tutta la vita e che diventò un fattore decisivo per la sua con-versione. Andò a curarla nel noto ospedale San Giacomo degli In-curabili, a Roma. Senza mezzi per pagare le spese, offrì i propri ser-vizi come servo e lì ebbe il primo contatto col mondo degli infermi. Tuttavia, finì per essere cacciato

Suor Mary Teresa MacIsaac, EP

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alcuni mesi dopo, a causa del suo difficile temperamento.

Parzialmente guarito, tornò ad arruolarsi come soldato e parte-cipò ancora a combattimenti in Tunisia. Al ritorno verso le ter-re italiane, una violenta tempesta sorprese la sua imbarcazione vi-cino a Napoli. Di fronte all’immi-nente rischio di morte, fece il voto di vestire l’abito di San Francesco d’Assisi nel caso si fosse salvato. Passato il pericolo, si dimenticò della promessa, ricadde nei suoi inveterati vizi e continuò a vaga-bondare per l’Italia.

Arreso all’amore infinito di Gesù

Sperperò al gioco tutti i suoi beni e si ridusse a chiedere l’ele-mosina alle porte della cattedra-le di Manfredonia. Vedendo quel giovane muscoloso e robusto in tale miserabile situazione, un cari-tatevole anziano, di nome Antonio Di Nicastro, ebbe pietà di lui e gli offrì un lavoro da operaio nel con-vento dei cappuccini, dove si rea-lizzavano alcuni lavori. L’ambien-te di raccoglimento e il trattamento gentile ricevuto addolcirono a po-co a poco le sue impetuose passio-ni, rendendogli possibile ordinare un po’ la sua vita.

Aveva 25 anni quando lo invia-rono in un convento vicino a ritira-re una certa quantità di provvigioni ricevute in elemosina. Era il gior-no della Madonna della Candelora, 2 febbraio 1575. Camminava a fian-co della mula del convento e que-sta si bloccò all’improvviso. Dopo aver esaurito, invano, tutti i mezzi per farle riprendere la marcia, si mi-se a gridare contro la povera bestia, caricandola di insulti, come se aves-se potuto intendere qualcosa. Tutto inutilmente...

Piacque a Dio concedergli, in questo momento, la grazia di ve-dersi ritratto nel comportamento di

quell’animale irrazionale. Compre-se di aver agito in quello stesso mo-do nel corso della sua vita: a nulla gli erano valsi gli insegnamenti re-ligiosi ricevuti dalla sua amorevo-le madre, lo scossone nella coscien-za in mezzo alla tempesta o la bontà del frate guardiano, i suoi reiterati sforzi per fargli capire che la nostra anima è un campo di battaglia, do-ve vince solo chi ha l’autentica for-za di consegnarsi nelle mani di No-stro Signore Gesù Cristo. Come la mula si ostinava a restare immobi-le, lui rifiutava ostinatamente di cor-reggersi!

Cadde in ginocchio in mezzo al-la strada polverosa e, con mano tre-mante, tolse dalla tasca un Crocefis-so che gli aveva dato uno zio tanto tempo prima... Alzandolo all’altez-za del viso, contemplò la “figura del suo Dio crocifisso, sospeso e in-chiodato in Croce per amore a lui, per pagare l’orrendo e terribile ca-stigo meritato per i suoi innumere-voli peccati”.1 Con lacrime di penti-mento e pieno di speranza, si arrese

all’amore infinito di Gesù e, co-me il guerriero che avanza nella battaglia, decise di cambiare vita. “Camillo de Lellis seppe inaspet-tatamente e senza aver dubbi che era, dopotutto, un soldato vera-mente valente”!2

Aveva trovato la sua vocazione!

Ritornato al convento, tra-sformato, chiese l’ammissione all’Ordine e diventò novizio cap-puccino col nome di fra Cristofo-ro. I suoi fratelli d’abito lo chia-mavano “frate Umile”,3 per il suo impegno nel disputare l’ultimo posto, essere il servo di tutti e oc-cuparsi dei servizi più penosi e ri-pugnanti. Nel frattempo, la pia-ga della sua gamba si aggravava a contatto con il grezzo tessuto dell’abito, e si vide costretto a ri-tornare in ospedale. Apparente-mente recuperato, ritornò al con-

vento cappuccino e riprese la vita comunitaria, ma l’ulcera riapparve con più impeto, obbligandolo a to-gliersi dall’Ordine.

Per la terza volta fu internato nell’ospedale San Giacomo, alla fine del 1579. Adesso era un altro uomo, desideroso di consegnarsi interamente al servizio dei mala-ti. E, da allora, fino al giorno del-la sua morte – 35 anni dopo –, “tut-ta la sua esistenza trascorrerà negli ospedali senza altro affanno e al-tro desiderio che quello di esercita-re la sua ardente carità verso i po-veri infermi”.4 Gli amministratori, edificati dalla sua dedizione e con-siderando la sua notevole abilità, lo nominarono Maestro della Casa, carica equivalente a quella di so-vrintendente esecutivo.

Un prodigio venne a confermare la correttezza di questa scelta. San Camillo aveva trascorso lunghe ore a incoraggiare un poveruomo, cui sarebbe stata amputata una gam-ba il giorno dopo. Quando lo la-sciò, egli era così ben disposto che

Quel giorno, Camillo seppe “che era un soldato veramente valente”

San Camillo de Lellis - Museo Pietro d’Osma, Lima

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si addormentò tranquillo. All’ora fissata per l’amputazione, i chirur-ghi constatarono che la gamba in-spiegabilmente “era guarita in mo-do inatteso”.5

Così spuntò nella sua anima l’ar-dente desiderio di radunare uomini disposti a dare assistenza corporale e spirituale ai malati, per puro amor di Dio, coscienti che servirli non era altro che servire il Divino Salvato-re: fui “malato e Mi avete visitato” (Mt 25, 36). Aveva trovato la sua vo-cazione!

Una compagnia di eroi della carità

Camillo cominciò tentando di re-clutare alcuni elementi tra i funzio-nari dell’ospedale, ma questi si mo-strarono molto scioccati all’idea di una vita di tanta abnegazione, senza lucro o pagamento. Grazie alla for-za del suo buon esempio e alla cre-scente fama delle sue virtù, tuttavia, riuscì a dar inizio a una pia associa-zione con l’obiettivo di presta-re assistenza ai malati. Religiosi e novizi di vari ordini religiosi, so-prattutto della Compagnia di Ge-sù, venivano spesso a esercitarsi con lui in queste opere di carità. I padri gesuiti gli indirizzavano giovani nei quali discernevano la vocazione per questo servizio. Il Santo li accoglieva a braccia aper-te e li stimolava: “Fratelli, consi-derate che gli infermi sono la pu-pilla e il cuore di Dio e quello che fate per questi poveretti è fatto per Dio stesso”.6

Senza dubbio, Camillo aspi-rava a molto di più: formare una compagnia di eroi della carità, che si dedicassero a servire gli infermi come una tenera madre. Passava notti intere in preghiera e si mor-tificava, implorando al Cielo aiu-to per tale opera. Riuscì a riunire cinque uomini d’eccezione, i qua-li promisero di seguirlo “nella vi-ta e nella morte, nella prosperità e nelle difficoltà”.7 Improvvisarono

in una stanza dell’ospedale un ora-torio, dove si riunivano per mante-nere accesa la fiamma dell’ideale. Il santo Fondatore “pareva un Serafi-no per le ardenti esortazioni che fa-ceva loro”.8

“Quest’opera è mia, e non tua!”

Ciò nonostante, agli uomini chia-mati alle opere di Dio non manca-vano tribolazioni. Un giorno, dando credito a calunnie invidiose, l’am-ministrazione dell’ospedale proi-bì quelle riunioni e fece smontare l’oratorio. Quella stessa notte, pie-no di afflizione, Camillo trascor-se lungo tempo a pregare davanti al suo Crocefisso. Chiedeva un’ispira-zione, una luce... Immerso in que-ste riflessioni, si addormentò e vi-de l’immagine del Divino Crocifisso muovere dolcemente il capo, dicen-dogli: “Non temere, o pusillanime. Va avanti, che Io ti aiuterò e sarò al tuo fianco!”.9

Si svegliò con l’anima inondata di gioia! Riferì la visione ai com-pagni e decisero di continuare a riunirsi, in segreto, nella cappel-la dell’ospedale. Sorsero, tutta-via, nuove e maggiori difficoltà. Lo assalì il dubbio sulla realtà di quella visione notturna e, di con-seguenza, della divina approvazio-ne dell’istituto nascente. Pieno di dolore, si prostrò di nuovo davan-ti al venerando Crocefisso. Ed ec-co che il Salvatore staccò le brac-cia dalla Croce, le tese verso di lui e ripeté con ineffabile dolcezza: “Perché ti affliggi, o pusillanime? Continua l’impresa, che Io ti aiu-terò, poiché questa opera è mia e non tua!”.10

Rafforzato da queste parole, Ca-millo – che desiderava esser sacer-dote per esercitare con maggior ef-ficacia il suo apostolato – entrò nel Collegio Romano, dove venne ordi-nato qualche tempo dopo, a 34 anni.

Radunò, allora, il suo piccolo grup-po e costituirono una comunità.

Il loro modo di vita fu appro-vato da Sisto V, nel 1586, che die-de alla nuova istituzione il nome di Congregazione dei Ministri de-gli Infermi. Questa assunse come abito una mantello nero ornato con una croce rossa, portata sopra la veste clericale. Cinque anni più tardi, Gregorio XIV la elevò alla categoria di ordine religioso, col nome di Ordine di Chierici Rego-lari Ministri degli Infermi. Ma non ci volle molto che diventò nota co-me l’Ordine dei Camilliani, in rife-rimento al suo fondatore e primo superiore generale.

Dedizione illimitata agli infermi

Con inesauribile zelo, San Camillo e i suoi religiosi eser-citavano le loro attività soprat-tutto nell’Ospedale dello Spiri-to Santo, vicino al Vaticano. Le strutture sanitarie dell’epoca la-sciavano molto a desiderare in

Visione di San Camillo – Santuario di San Camillo de Lellis, Bucchianico (Chieti)

“Perché ti affliggi, o pusillanime? Continua l’impresa, che Io ti aiuterò”

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Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      35

materia di igiene, servizi e profes-sionisti qualificati.

Si può immaginare la sofferen-za dei malati consegnati alle cure di impiegati mal remunerati e, mol-to spesso, grossolani. Inoltre, erano molte volte alloggiati in stanze do-ve l’insufficiente ventilazione favo-riva la proliferazione dei virus e il cattivo odore impregnava l’aria. Era in quest’ambiente ripugnante per la natura umana, dal quale tutti cerca-vano di fuggire, che i camilliani pas-savano il giorno intero, soccorrendo con amore e gioia quegli infelici.

Il Santo Fondatore estese il suo benefico operato anche presso i carcerati e i moribondi. Per quan-to affaticato fosse, il suo ardore non diminuiva mai e la sua costan-za era il maggior incentivo a che gli altri dessero più di sé. Il valore di questi eroi della carità brillò ancor più in occasione della peste e del-le epidemie che devastavano quel-le regioni. “Senza vacillare un mo-mento, vedendo la morte decimare le sue fila, si dedicavano in este-nuanti giornate a prendersi cura di quelli colpiti dalla peste”.11

Senza preoccuparsi dell’ulcera della gamba sempre aperta né di al-tre malattie che gli causavano un ve-ro supplizio, “passava lunghe ore in ospedale, occupandosi degli infer-mi, quasi senza dormire, con un re-gime alimentare appena sufficiente per, letteralmente, non morire di fa-me”.12

Un’ opera che oggi opera in 35 paesi

La promettente espansione dei camilliani in tutta la Penisola Italia-

na aprì al fondatore un altro fron-te di combattimento: una dura lotta per consolidare e mantenere intatto il carisma dell’istituzione. Con umil-tà e incrollabile fermezza, fece va-lere il suo carisma di fondatore non solo contro obiettori esterni, ma an-che davanti a religiosi ribelli dello stesso Ordine. Ottenuta la vittoria in questa battaglia, era compiuta la sua missione in questo mondo e poteva partire per ricevere la ricompensa molto grande (cfr. Gen 15, 1).

E Dio non tardò a chiamarlo. Al-la metà del 1614, a 64 anni di età, si vide obbligato a letto per ristabili-

re un po’ la sua salute minata da de-cenni di intense attività. Tuttavia, avendo nostalgia dei suoi cari ma-lati dell’ospedale dello Spirito San-to, e presentendo che sarebbe pre-sto morto, desiderava vederli ancora una volta. Quando il medico gli per-mise di uscire dalla stanza da letto per respirare aria fresca, si fece por-tare dai suoi figli spirituali in ospe-dale, dove, emozionato, percorse le numerose file di barelle e letti, acco-miatandosi da ciascuno di loro. Tut-ti piangevano nel sentire il suo affet-to e paternità.

La Divina Provvidenza ancora gli chiese di soffrire una lunga e dolo-rosa agonia. La notte del 14 luglio, quando il sacerdote recitava: “Mitis, atque festivus, Christi Iesu tibi aspec-tus appareat – Che il soave e gioio-so volto di Gesù Cristo ti appaia”,13 sorrise ed esalò l’ultimo sospiro.

Si sparse per la Città Eterna la notizia della sua morte e si for-mò davanti al convento una molti-tudine, desiderosa di prestargli un ultimo omaggio, di chiedere una

grazia, una guarigione, una conver-sione. Tale fu il subbuglio che l’au-torità pubblica dovette intervenire per organizzare le code e mantene-re l’ordine.

Questo soldato di Cristo arric-chì la Santa Chiesa con una magni-fica opera che oggi, 400 anni dopo, opera in 35 Paesi dei cinque conti-nenti, facendo brillare presso i ma-lati e bisognosi la luce della sua eroi-ca e valente carità. Benedetto XIV lo canonizzò nel 1746, e Leone XIII, nel 1886, lo dichiarò Patrono degli Infermi e degli Ospedali, insieme a San Giovanni di Dio. ²

Senza preoccuparsi dell’ulcera alla gamba né di altre malattie “trascorreva lunghe ore all’ospedale, prendendosi

cura degli infermi”

San Camillo de Lellis – Chiesa di San Martino, Beuvry-la-Forêt (Francia)

1 PEEK, Susan. La rendición de un soldado. La conversión de San Camilo de Lellis. Ma-drid: Palabra, 2012, p.164.

2 Idem, p.165.3 VANTI, MI, Mario. S. Camillo

de Lellis. Apostolo di carità

infermiera. Torino: S. E. In-ternazionale, 1929, p.47.

4 ECHEVERRÍA, Lamberto de. San Camilo de Lelis. In: ECHEVERRÍA, Lamber-to de; LLORCA, SJ, Ber-nardino; REPETTO BE-TES, José Luis (Org.). Año

Cristiano. Madrid: BAC, 2005, vol.VII, p.363.

5 VANTI, op. cit., p.70.6 Idem, p.73.7 Idem, p.75.8 Idem, ibidem.

9 Idem, p.78.10 Idem, ibidem.11 ECHEVERRÍA, op. cit.,

p.365.12 Idem, p.367.13 Idem, p.367-368.

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In grazia concepita

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immune da ogni macchia del pec-cato originale”1 per una singola-re grazia e privilegio di Dio. Pro-clamava così, nel giubilo dell’orbe cristiano, che la dottrina dell’Im-macolata Concezione “è stata rive-lata da Dio, per questo tutti i fedeli devono credervi fermamente e in-violabilmente”.2

Sublime prerogativa, quella di esser preservata da ogni macchia! Tuttavia, con un’analisi più attenta, vedremo che in queste parole si rac-chiude non solo l’aspetto negativo del dogma – l’essere Lei stata con-cepita senza peccato – ma anche, necessariamente, l’aspetto positivo di questa stessa realtà: Maria è sta-ta concepita in grazia e, come affer-ma il Concilio Vaticano II, è stata

“arricchita, dal primo istante del suo Concepimento, con gli splendori di una santità singolare”.3

Lo Spirito Santo ha abitato in Lei dall’inizio della sua esistenza, ricol-mandoLa coi suoi doni, virtù e cari-smi con tanta abbondanza che, co-me insegna il Beato Pio IX: “Ella possiede una tale pienezza di inno-cenza e di santità che, dopo quella di Dio, non si può concepirne un’altra di più grande”.4

Dal primo istante della sua Immacolata Concezione

È a questa pienezza di grazie cui fa riferimento l’Arcangelo Gabriele nel suo saluto: “Ave, piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1, 28).

Si sbaglierebbe chi obiettasse che il fatto che Maria Santissima sia pie-na di grazie non significa che lo fos-se già prima dell’annuncio dell’An-gelo. Pertanto che La immaginasse come una brava ragazza, con le sue mancanze e difetti, repentinamen-te assunta dallo Spirito Santo al mo-mento dell’apparizione di San Ga-briele.

Questa ipotesi, comunque, ripu-gna il nostro senso cattolico e con-traddice i principi della Mariologia, poiché, come spiega un famoso te-ologo del XX secolo, la dottrina se-condo cui la grazia iniziale di Maria Santissima sarebbe superiore a quel-

Fin dal primo istante del suo concepimento, Maria Santissima è stata arricchita con una pienezza di grazie superiore a quella di tutti gli Angeli e Santi riuniti.

uce tenue, chiesa pratica-mente vuota, leggero bru-sio. È un tardo pomerig-gio nella città di Granada.

In un confessionale, un sacerdote pre-ga il suo breviario, mentre rimane a disposizione di qualsiasi fedele desi-deroso di purificare la sua anima. Un giovinetto si avvicina e si inginocchia di fronte al ministro di Dio, come ac-cade normalmente a questo popolo categorico. Senza alcun dubbio, egli vuole confessarsi.

– Ave Maria purissima! – dice il prete, secondo la bella abitudine del luogo.

– Senza peccato concepita! – ri-sponde senza esitazione il penitente, come faceva fin dalla sua infanzia.

Invece, il confessore lo corregge, con la caratteristica enfasi iberica:

– No! Devi rispondermi: “In gra-zia concepita!”.

Questo piccolo episodio rive-la un’importante verità teologica, e la frase del sacerdote racchiude una bella lode alla Madre di Dio.

La più grande pienezza concepibile al di sotto di Dio

Volgiamo la nostra attenzione a un secolo e mezzo fa, all’8 dicem-bre del 1854. Fu in quel giorno che il Beato Pio IX, parlando ex cathe-dra, dichiarava che la Beata Ver-gine Maria era stata “preservata

Diac. Felipe García López-Ria, EP

È proprio questa prossimità a Cristo, per la sua prede-stinazione come Madre di Dio, che spiega la pienezza di grazie di Maria

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Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      37

la di tutti gli Angeli e Santi riuniti è “completamente accertata in Te-ologia”.5

Per spiegare questa affermazio-ne, un altro teologo contempora-neo adduce diversi argomenti, tra i quali il seguente: “Siccome l’es-ser preservata da peccato non è nient’altro che possedere la gra-zia santificante dall’inizio dell’e-sistenza, e siccome Maria è stata preservata in modo singolarissimo dal peccato originale, risulta chia-ramente che fin dall’inizio era pie-na di grazia”.6

Particolarmente chiarificatrice è la spiegazione di San Tommaso. Egli argomenta che “quanto più prossimo uno sta al principio, di qualsiasi genere esso sia, più par-tecipa al suo effetto”.7 Ossia, co-me chi si colloca più vicino al fuo-co più si scalda, così più un’anima si approssima a Dio tanto più par-tecipa ai suoi doni. E conclude: “Ora, la Beata Vergine Maria è colei che è stata più vicina a Cri-sto secondo l’umanità, poiché è da Lei che Cristo ha ricevuto la natu-ra umana. Ecco perché doveva ot-tenere da Cristo una pienezza di grazia maggiore rispetto a tutte le altre persone”.8

È proprio questa prossimità a Cristo, per la sua predestinazio-ne come Madre di Dio, che spiega la pienezza di grazie di Maria San-tissima dal primo istante della sua Concezione.

Triplice pienezza di grazia

Evidentemente, la pienezza di grazia in Maria non è identica a quel-la di suo Figlio. In Cristo, Autore del-

la grazia, essa è assoluta; pertanto, senza possibilità di aumentare. Nel-la Madonna, invece, è relativa e su-scettibile di crescita, nella misura in cui aumenta la capacità della sua ani-ma, in qualche modo unita all’ordi-ne ipostatico. Secondo alcuni teolo-

gi, Maria cresceva in grazia persino durante il sonno, poiché Ella pos-sedeva la scienza infusa, che conti-nua ad agire anche quando la per-sona si addormenta.9

In realtà, sulla base del Dottor Angelico,10 non dovremmo par-lare della pienezza di grazia di Maria, quanto invece di una tri-plice pienezza vincolata al privi-legio della maternità divina: la di-spositiva, concessa nell’istante del suo concepimento, al fine di ren-derLa idonea a essere la Madre di Cristo; la perfettiva, al momen-to dell’Incarnazione del Verbo, quando Ella ha ricevuto un’im-mensa aggiunta di grazia santifi-cante; e la finale o consumativa, ossia, quella che l’anima possiede nella gloria celeste.

La dimora che Dio ha preparato per Sé

Diceva il Dottor Mellifluo che De Maria nunquam satis – Di Ma-ria non si dirà mai abbastanza. In-fatti Dio ha depositato nella Ver-gine Maria tutte le perfezioni che sono possibili in una mera creatu-ra. Ella trascende tutti i Santi, co-me il Cielo trascende la Terra. El-la è la montagna preferita da Dio, da abitare nel tempo e nell’eter-nità. In Sua lode, canta il Salmi-sta: “Perché invidiate, o monti dal-le alte cime, il monte che Dio ha

scelto a sua dimora? Il Signore lo abiterà per sempre” (Sal 67, 17).

Quanto bella, santa e perfetta è la dimora che Cristo Signore ha pre-parato per Sé! Quanto sublime e magnifica la Madre che Egli ha da-to per noi! ²

Immacolata Concezione, di Bartolomé Esteban Murillo – Museo del Prado, Madrid

1 PIO IX. Ineffabilis Deus.2 Idem, ibidem.3 CONCILIO VATICANO II.

Lumen gentium, n.56.4 PIO IX. Ineffabilis Deus.

5 ROYO MARÍN, OP, Antonio. Jesucristo y la vida Cristiana. Madrid: BAC, 1959, p.224.

6 ALASTRUEY, Gregorio. Tra-tado de la Virgen Santísima.

3.ed. Madrid: BAC, 1952, p.261.

7 SAN TOMMASO D’AQUI-NO. Somma Teologica. III, q.27, a.5.

8 Idem, ibidem.9 Cfr. ALASTRUEY, op. cit.,

p.272-275.10 Cfr. SAN TOMMASO D’A-

QUINO, op. cit., ad 2.

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Ricorriamo con fiducia alla

Santissima Vergine

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La paroLa dei pastori

È questo il grande invito rivolto dalla Madonna a ognuno di noi, a conclusione di questa Missione: “Fate quello che Gesù vi dirà”.

e apparizioni della Ma-donna a Fatima nell’an-no 1917, come tutte le al-tre Sue apparizioni lungo

i secoli, sono una manifestazione della sua sollecitudine materna verso di noi. Sono un segno della prossimità del-la Beata Vergine Maria ai nostri pro-blemi, alle nostre difficoltà, alle nostre angosce, e anche un’espressione del suo desiderio di venirci in aiuto.

Il messaggio di Fatima può es-ser riassunto in tre inviti: invito al-la preghiera; invito alla conversione, al cambiamento di vita, a uscire dal fango, a prendere la strada giusta e percorrerla; invito anche alla peni-tenza, in riparazione dei peccati.

Fatima e il XX secolo

Papa Giovanni Paolo II ha sem-pre visto il messaggio di Fatima al centro dei drammi e delle trage-die che hanno caratterizzato il seco-lo scorso. Un secolo segnato da due ideologie che hanno prodotto tanto male, tanto dolore, tanta sofferen-

za: il nazismo, per 12 anni, e il mar-xismo sovietico, il comunismo sovie-tico, protrattosi per 70 anni.

Inoltre, ci sono state due guer-re mondiali, che hanno causato tan-ta distruzione e tanto dolore. A Fa-tima, la Madonna si è riferita alla Prima Guerra Mondiale, dicendo che presto sarebbe terminata, ma ha fatto menzione anche a un’altra che non avrebbe tardato a venire: la Se-conda Guerra Mondiale.

E ora, dopo che è diventata pub-blica la terza parte del Segreto di Fa-tima, sappiamo che la lotta contro Dio, la lotta del male contro il be-ne, è arrivata persino a progettare e tentare di assassinare lo stesso San-to Padre. È, dunque, un messaggio – questo, di Fatima – che ci tocca da vicino.

Vicina a Dio e vicina a noi

Da un lato, questo messaggio ci fa comprendere la prossimità della Vergine Maria in relazione ai nostri problemi. Una prossimità materna,

poiché Lei ci è stata data come Ma-dre. In cima al Calvario, tra gli atro-ci, terribili dolori della crocifissione – la più barbara maniera di giustizia-re una persona –, Gesù ha voluto of-frirci l’immenso dono dell’Eucari-stia, realizzato la sera prima, e darci la Santissima Vergine come Madre.

Se consideriamo quella bella pa-gina del Vangelo, vediamo che Gesù era preoccupato di non lasciare sen-za protezione la Vergine Maria, do-po la sua morte. Il Suo primo pensie-ro, tuttavia, è stato per noi, perché prima di affidarLa all’Apostolo Gio-vanni, perché ci fosse chi La assistes-se nel tempo di vita che ancora Le restava, affidò Giovanni a Lei. Infat-ti, Le disse: “Ecco tuo figlio” (Gv 19, 26). Consegnò Giovanni, lì presente sul Calvario, a sua Madre, e poi La consegnò a Giovanni.

Così, la Madonna è Madre e, al-lo stesso tempo, occupa un posto importantissimo, poiché è la crea-tura più vicina a Dio. Al di sotto di Cristo, Ella occupa in Cielo il posto

Cardinale Giovanni Battista RePrefetto emerito della Congregazione per i Vescovi

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più alto. Ed è simultaneamente vici-na a noi, ai nostri problemi, alle no-stre difficoltà. Delle nostre afflizio-ni, nulla Le passa inosservato.

Mentre era sulla Terra, Lei pote-va star vicina soltanto ad alcune per-sone. TrovandoSi ora in Cielo, può star vicina a tutti allo stesso modo. Pertanto, essendo vicina a noi e vi-cina a Dio, ha questo grande potere di intercedere a nostro favore.

Ricorriamo sempre a Maria

Grande potere è il suo! Dante, il maggior poeta italiano, usa un’e-spressione molto incisiva quando, ri-volgendosi alla Vergine Maria, dice: “Donna, se’ tanto grande e tanto va-li, che qual vuol grazia e a te non ri-corre, sua disïanza vuol volar sanz’a-

li”.1 Infatti, aver bisogno di grazie, mancare di protezione e non ricorre-re alla Madonna è come voler vola-re senza ali. E siamo qui questa sera chiedendo la protezione della nostra Madre celeste. Qui cerchiamo in Lei rifugio, a conclusione della Missione Mariana da poco vissuta.

Ricorriamo a Lei con grande fi-ducia. Fiducia nella sua capacità di comprenderci. Alla fine di que-sta Missione Mariana, anche a noi la Madonna ripete le parole dette ai servi nelle Nozze di Cana, ossia, le ultime parole pronunciate da Lei, re-gistrate nel Vangelo. Dopo questo, la Beata Vergine appare ancora nei racconti evangelici, ma è silenziosa.

La troviamo ai piedi della Cro-ce e con gli Apostoli nel Cenacolo,

Momenti della cerimonia di chiusura della Missione Mariana nella Parrocchia di San Giuseppe al Trionfale: ingresso (foto 1) e incoronazione (foto 2) della Statua Pellegrina del Cuore Immacolato di Maria,

Messa presieduta dal Cardinale Giovanni Battista Re (foto 3) e veduta generale dei partecipanti (foto 4)

1 2

3 4

ma sempre in silenzio. Pertanto, le sue ultime parole sono: “Fate quello che vi dirà” (cfr. Gv 2, 5). È questo il grande invito che la Madonna rivol-ge anche a ciascuno di noi, a conclu-sione di questa Missione: “Fate quel-lo che Gesù vi dirà”. Da qui l’invito a cercare la volontà di Dio e il deside-rio che nella Sua volontà ciascuno di noi possa trovare anche la sua pace, la sua gioia, la sua felicità. ²

Omelia nella Messa di chiusura della Missione Mariana nella

Parrocchia di San Giuseppe al Trionfale, Roma, 13/5/2014

1 DANTE ALIGHIERI. Divina Commedia, Paradiso. C.XXXIII, vv.13-15.

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Più di 20 mila catecumeni sono stati battezzati in Cina

Secondo dati divulgati dal Ca-tholic Faith Institute for Cultural Stu-dies, sono stati battezzati nella Cina continentale nell’ultima domenica di Pasqua 20.004 catecumeni. Il set-tanta per cento di loro erano adulti, e insieme al Battesimo, hanno rice-vuto anche i Sacramenti dell’Eucari-stia e della Confermazione.

La maggior parte dei neobattezza-ti hanno ricevuto il Sacramento nel-la provincia di Hebei, dove si con-centra il maggior numero di cattolici della Cina, principalmente nelle città di Handan e Xingtai. Nella diocesi di Yongjia Wenzhou sono stati battez-zati 641 catecumeni, e 237 nella re-gione di Guizhou, 100 in più rispetto all’anno scorso. Oltre alla domenica di Pasqua, in Cina è anche costume amministrare il Battesimo nelle prin-cipali feste dell’anno, come Natale e nelle celebrazioni dedicate alla San-tissima Vergine.

L’università iraniana fa traduzione del Catechismo in persiano

L’agenzia Asia News ha annuncia-to alla fine di maggio la conclusione della traduzione del Catechismo del-la Chiesa Cattolica in persiano, lingua maggioritaria dell’Iran, fatta da un gruppo di specialisti della University of Religions and Denominations (URD), di Qom. Dopo esser stato controllato da rappresentanti della Chiesa Catto-lica, il lavoro è in fase di pubblicazione in forma di libro con una prefazione

del Cardinale Jean-Louis Tauran, pre-sidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

La URD, che conta su quasi 2 mi-la alunni, ha già creato versioni in persiano di oltre 50 volumi di fonti cristiane come parte dei suoi lavo-ri accademici. Nel caso del Catechi-smo, i traduttori sono partiti dalla versione inglese e hanno comparato il risultato con la versione araba per garantire la fedeltà della traduzione. Infine, il libro è stato fatto visionare da un cattolico italiano che ha com-parato il testo finale in persiano con l’originale latino. Solo quest’ultimo passo è durato nove mesi. Infine è stata chiesta alla Nunziatu-ra l’autorizzazione a pub-blicare il libro.

prezzati anche pregevoli manoscritti dei secoli VIII e IX ornati con minia-ture e altri pezzi dell’epoca.

L’esposizione rimarrà nel mona-stero fino al 2 novembre. Dopo pas-serà alla vicina Abbazia di Monte Maria, situata a Mals, Provincia di Bolzano.

Premi Gabriel riconoscono il lavoro della EWTN

La televisione cattolica americana EWTN, fondata da Madre Angelica, ha ricevuto il premio come Televisione religiosa dell’anno ed è stata anche pre-miata per il reportage sull’Accademia San Girolamo di Hyattsville trasmes-so nel programma Nightly News. Que-sti riconoscimenti fanno parte dei pre-mi Gabriel, concessi dall’Accademia Cattolica di Professionisti della Comu-nicazione, che sono stati consegnati il giorno 19 giugno nella città di Charlot-te, Carolina del Nord.

Doug Keck, direttore di operazioni e presidente della EWTN ha dichiara-to che il riconoscimento “tiene conto degli anni di duro lavoro dei profes-sionisti cattolici della comunicazione, i quali hanno il loro ruolo nella nuo-va evangelizzazione”. Da parte sua, il presidente della Giunta Direttiva del-la EWTN, Michael Warsaw ha affer-mato che l’emittente si è sentita mol-to onorata per i premi e ha aggiunto: “Speriamo di continuare per altri 33 anni a contribuire a portare il mondo a Cristo e alla sua Chiesa”.

Con i suoi 33 anni di esistenza, la EWTN raggiunge 230 milioni di ca-se in 140 Paesi.

Seimila fedeli della Baviera rinnovano la consacrazione a Maria

Le diocesi della Baviera hanno or-ganizzato il giorno 17 maggio un pel-legrinaggio fino al santuario di Maria im Grünen Tal (Madonna della Ver-de Valle), a Retzbach, in Germania. Bambini, giovani, adulti e anziani si sono recati in questo santuario come

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Esposizione in Svizzera per commemorare l’anniversario della morte di Carlo Magno

Il convento benedettino di San Giovanni, a Müstair, situato nel sud della Svizzera, molto vicino alla fron-tiera con l’Italia, ha inaugurato il giorno 25 maggio l’esposizione Opus Sacrum, per commemorare i 1.200 anni dalla morte dell’imperatore Carlo Magno, la cui statua di dimen-sioni naturali si trova nella Chiesa.

Fondato dall’imperatore stes-so intorno all’anno 775, il monaste-ro possiede una collezione di affre-schi dell’epoca che include storie del Nuovo e dell’Antico Testamento. Es-si compongono, secondo la descri-zione dell’Unesco, “l’insieme di pit-ture murali più importanti di tutta la Svizzera, eseguite intorno all’800”. Nell’esposizione potranno essere ap-

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Il Re del Bahrein aiuta nella costruzione di una cattedrale a Manama

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preparazione per l’anniversario del-la nomina ufficiale della Madonna a patrona di questo Stato tedesco, che ha avuto luogo nel 1917.

Più di 6 mila persone si sono riu-nite nel tempio per partecipare alla Messa Pontificale presieduta dall’Ar-civescovo di Monaco, Cardinale Reinhard Marx e concelebrata da 15 Vescovi, dopo la quale è stata rinno-vata la consacrazione dello Stato al-la Madonna. Numerosi fedeli hanno percorso a piedi gli ultimi 25 km fino al santuario e circa 500 sono arriva-ti in barca attraverso il fiume Meno.

L’invocazione Patrona Bavariæ (Patrona della Baviera) esiste dai tempi antichi, ma è solo nel 1917, do-po la richiesta di re Luigi III della Ba-viera, che la festa è stata ufficialmen-te istituita da Papa Benedetto XV.

Esposizione sulla Madonna di Guadalupe

Domenica 18 maggio, il Museo della Basilica di Guadalupe, in Mes-

sico, ha inaugurato l’esposizione Dal Cielo in una bella mattina; statue guadalupane, secoli dal XVII al XXI, che resterà aperta al pubblico per tre mesi. In essa sono esposti pezzi di arte popolare e decorativa in rela-zione alla Vergine Morena, come la Madonna di Guadalupe è affettuo-samente chiamata in Messico.

Carlo Ivan Arcila Berzunza, cura-tore del museo, spiega che la mostra vuole illustrare lo sviluppo religioso del Messico e dell’America nel suo insieme a partire dalla data delle ap-parizioni. L’obiettivo è in consonan-za con la finalità del museo, che con-siste nel “mettere in rilievo i valori spirituali, attraverso la sua prezio-sissima collezione di arte religiosa e sacra, senza dimenticare la sua im-portanza come parte del patrimonio culturale del popolo messicano”.

Programmando le date dell’espo-sizione, gli organizzatori hanno pre-so in considerazione il grande afflus-so di pellegrini al santuario durante

i mesi dell’estate boreale. La Basi-lica di Guadalupe, con quasi 25 mi-lioni di visitatori per anno, è uno dei santuari più visitati del mondo.

lla fine della sua udienza col Santo Padre il giorno 19 maggio, il re del Bahrein, Hamad

bin Isa al-Khalifa, ha consegnato a Papa Francesco un plastico della Cattedrale in fase di costruzione a Manama per il Vicariato Apostolico dell’Arabia del Nord che, dall’estate del 2012, ha la sua sede in que-sta città. Dedicato alla Madonna dell’Africa, il tem-pio è costruito su un ampio terreno donato dal re e deve diventare uno dei più grandi della regione.

Nei 30 minuti di durata dell’udienza, al-Khalifa ha sottolineato il contributo delle minoranze cristia-ne per lo sviluppo della regione e il Papa lo ha ringra-ziato per l’interesse manifestato per le necessità del-la comunità cattolica locale, presieduta dal Vicario Apostolico, Mons. Camillo Ballin. Il numero di cat-tolici nell’isola-stato è di 2 milioni, la maggior parte dei quali immigranti e lavoratori stranieri, provenien-ti dalle Filippine, India, Bangladesh, e Sri Lanka.

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Il Re del Bahrein mostra a Papa Francesco il plastico della nuova cattedrale

Fondato convento contemplativo in Cina

Il mese di maggio ha portato un vero “giardino” spirituale per le ter-re cinesi, poiché, per la prima volta dall’inizio della Rivoluzione Cultura-le, nel 1949, è stato eretto un mona-stero contemplativo nel Paese. L’in-formazione è della Cultural Exchange with China (CEC), una ONG britan-nica di cui fanno parte membri di isti-tuzioni cattoliche come i Padri Co-lombani, i Missionari Saveriani, le Suore della Carità o i Vicentini.

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Lourdes accoglie il 56ª Pellegrinaggio Militare

Internazionale

42      Araldi del Vangelo · Luglio 2014

ei giorni 16, 17 e 18 maggio si è realizzato nel Santuario di Lourdes il 56° Pellegrinaggio Militare Internazionale, al quale hanno parte-

cipato più di 14 mila appartenenti alle forze armate di 40 Paesi accompa-gnati dalle famiglie. Tra loro erano inclusi 90 militari feriti, che sono stati accolti a Lourdes dalla Hospitalité Notre-Dame des armées.

Al denso programma, presieduto da Mons. Luc Ravel, Vescovo Ca-strense di Francia, hanno partecipato i membri delle diverse delega-zioni rivestiti delle rispettive uniformi. Tra queste non mancavano rap-presentanti della Guardia Svizzera. Esso ha visto la preghiera della Via Crucis presso il Santuario; la processione eucaristica e la benedizione dei malati nella Basilica San Pio X; una grande Celebrazione Eucaristi-ca nel piazzale per il gruppo di delegazioni; Messa nella grotta seguita da tempo a disposizione per l’adorazione eucaristica in privato; Messa per battezzandi e confermandi; un festival di musiche militari con sfila-ta per le vie della città di Lourdes; una cerimonia militare al Monumen-to ai caduti in guerra, in Place Peyramale. La sera del sabato, giorno 17, è stata realizzata la tradizionale processione delle fiaccole, e la domeni-ca, giorno 18 il pellegrinaggio si è concluso con una solenne Messa In-ternazionale e la toccante cerimonia di saluto.

Celebrato dal 1958, il Pellegrinaggio Militare Internazionale è un evento unico al mondo, che conta sulla partecipazione di militari dei cinque continenti.

Situato a Lintou, nella provincia di Shanxi, il “Giardino di Sant’Ago-stino” è stato inaugurato il 1º di que-sto mese dal Vescovo di Taiyuan, Mons. Paul Meng Qinglu, che era accompagnato dal Vescovo di Yun-cheng Mons. Wu Junwei. Insieme a loro, una cinquantina di sacerdo-ti hanno concelebrato un’Eucaristia nel cortile del convento cui hanno partecipato oltre 1700 fedeli.

La costruzione dell’edificio è stata diretta dalla superiora del-la comunità, suor Mary Niu, che non nascondeva la sua gioia: “Sono estremamente grata per tutto l’aiu-to ricevuto tanto in Cina quanto a livello internazionale”. È proprio mentre lei riceveva una formazione religiosa in un convento agostinia-no in Inghilterra, che è nato il pro-getto.

Il monastero, che segue la rego-la di Sant’Agostino e servirà come centro di spiritualità per la regione, possiede una casa annessa per l’assi-stenza di anziani e malati.

L’università di Georgetown rivela il profilo dei neopresbiteri

Il Center for Applied Research in the Apostolate (CARA) dell’Univer-sità di Georgetown ha presentato a maggio una relazione con i risultati del sondaggio realizzato tra i candi-dati al sacerdozio che devono esser ordinati nel corso dell’anno 2014 ne-gli Stati Uniti d’America.

Essa conferma la crescita del numero di candidati al sacerdo-zio di origine latino-americana, il 15% del totale, e mostra che qua-si un terzo dei neopresbiteri è na-to fuori degli Stati Uniti, in misu-ra preponderante in Messico, in Vietnam, in Colombia, in Polonia e nelle Filippine.

Il rapporto rivela anche l’im-portante ruolo delle istituzioni di insegnamento nella scoperta della vocazione religiosa: infatti quasi la metà degli intervistati proviene

Sopra: Via Crucis e processione eucaristica; sotto: due momenti delle celebrazioni nella Basilica San Pio X

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D500 anni della diocesi di Funchal

Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      43

da una scuola cattolica, e il 45% di quelli che hanno fatto studi supe-riori hanno frequentato un’Uni-versità cattolica; una percentuale superiore al 7% della popolazione generale.

Hanno risposto al sondaggio can-didati al sacerdozio di 114 dioce-si del Paese e di 31 ordini religiosi. Il più giovane ha 25 anni di età e il più vecchio 70, essendo la media di 32 anni.

A proposito dei dati presenta-ti nella relazione, Mons. Michael F. Burbidge, Presidente del Segre-tariato del Clero, Vita Consacra-ta e Vocazioni della Conferenza di Vescovi Cattolici degli Stati Uni-ti, ha commentato che il numero di sacerdoti rimane stabile nel Pa-ese, e la loro formazione è di ot-tima qualità. Mons. Burbidge ha spiegato anche che la Chiesa negli Stati Uniti, al momento presente, necessita soprattutto di un incre-

mento nel numero di sacerdoti per rispondere ai bisogni della comu-nità ispanica.

Alla solenne cerimonia ha par-tecipato una delegazione della dio-cesi di Loikaw, dove è avvenuto il martirio, guidata dall’amministra-tore apostolico, Mons. Stephen Tjephe e dal Vescovo emerito, Mons. Sotero Phamo. Hanno par-tecipato anche altri otto Vescovi e varie centinaia di sacerdoti. Mol-ti dei fedeli presenti hanno dovu-to seguire la cerimonia dall’ester-no della cattedrale, per mezzo di schermi giganti.

Alla fine della cerimonia, Mons. Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa, ha evidenziato la rela-zione spirituale tra il lontano Pae-se asiatico e la diocesi dove è nato il Beato Mario Vergara, “missio-nario generoso che ha portato a questa terra straniera le virtù più belle della nostra gente: la Fe-de Cattolica, la laboriosità, l’en-tusiasmo missionario, la bontà e quell’atteggiamento di rispetto e

all’8 al 15 giugno, ha avuto luogo una settima-na giubilare per commemorare i 500 anni dall’e-

rezione della diocesi di Funchal, avvenuta il giorno 12 giugno 1514 da Papa Leone X nella bolla Pro excellen-ti præeminentia.

La settimana è iniziata con una solenne Eucaristia durante la quale il Vescovo Diocesano, Mons. Antonio José Cavaco Carrilho, ha amministrato il Sacramento della Confermazione. Il giorno 11, il Vescovo di Angra, delle Azzorre, ha presieduto la Messa a Machico, luogo in cui è stata celebrata la prima Messa nell’Isola di Ma-deira. Il 12 giugno il Patriarca di Lisbona, Mons. Ma-nuel do Nascimento Clemente, ha celebrato una Messa di Azione di Grazie nella Sede di Funchal.

L’evento ha avuto come inviato speciale del San-to Padre il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto del-la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popo-li, che ha presieduto la Messa di chiusura nello Stadio dos Barreiros. Di fronte a migliaia di persone, egli ha ricordato il ruolo della famiglia nell’evangelizzazione,

aggiungendo: “Dove la comunità cristiana è feconda, lì il Signore sceglie vocazioni per una missione specia-le: vita di servizio ai fratelli e di consacrazione a Dio”.

Avendo come sede la capitale dell’arcipelago portoghese di Madeira, Funchal fu nel XVI secolo la più grande provincia ecclesiastica del mondo, in-globando le Isole Azzorre, il Brasile, l’Africa e Goa.

Veduta della Messa di Chiusura presieduta dal Cardinale Fernando Filoni nello

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Missionario italiano e catechista birmano sono beatificati

Il giorno 24 maggio, il Cardinale Angelo Amato, SDB, Prefetto del-la Congregazione per la Causa dei Santi, ha presieduto nella cattedra-le di Aversa, la cerimonia di beati-ficazione di Padre Mario Vergara, del Pontificio Istituto per le Mis-sioni Estere e del catechista birma-no Ngei Ko Lat, martirizzati il 25 maggio 1950.

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fraternità che tanto hanno meravi-gliato gli abitanti del luogo”.

Padre Vergara ha avuto una grande influenza nel Beato Ngei Ko Lat. Figlio di contadini, bat-tezzato alcuni giorni dopo essere nato il 7 settembre 1918, più avan-ti entrò nel seminario minore di Santa Teresa a Taungoo. Fu il col-laboratore più prossimo di Padre Vergara a partire dal 1946. Il mar-tirio del missionario e del catechi-sta – primo fedele oriundo di que-sto paese a ottenere l’onore degli altari – ha avuto, secondo il Car-dinale, “un prodigioso effetto mis-sionario” facendo “fiorire il catto-licesimo a Myanmar”.

Primo Congresso americano della IAM

Infanzia e Adolescenza Missiona-ria (IAM), organismo appartenen-te alle Pontificie Opere Missionarie, ha realizzato il suo primo Congres-so Americano che ha avuto come te-ma IAM dell’America a servizio della missione. Esso è stato realizzato tra i giorni 23 e 25 maggio ad Apareci-da e ha visto la partecipazione di 700 rappresentanti, animatori, assesso-ri e segretari nazionali dello IAM, la maggior parte dei quali provenivano

dall’Argentina, Perù, Paraguay, Bra-sile, Colombia, Ecuador, Bolivia, Ve-nezuela, Messico, Honduras e Cile.

L’incontro è avvenuto sotto la benedizione dell’Arcivescovo di Aparecida e presidente della Con-ferenza Episcopale del Brasile, Car-dinale Raymundo Damasceno Assis, il quale ha messo a disposizione gli ambienti del Santuario. I lavori sono stati divisi in cinque aree tematiche: bambini, adolescenti, giovani, fami-glie e scuole.

Durante l’inaugurazione dell’e-vento, il Cardinale Juan Luis Cipria-ni Thorne, Arcivescovo Metropoli-tano e Primate del Perù, ha spiegato che “una fiera del libro consiste nel di-re a tutti che la profondità necessaria perché un’idea possa fissarsi, richiede un libro. Nella misura in cui la cultura odierna prescinde dai libri, noi ci im-poveriamo a velocità incredibile”.

Da parte sua, Don Carlo Rosell, Rettore del Seminario e della Fa-coltà, ha aggiunto che è importante “diffondere tutto il materiale che si scrive all’interno della Chiesa Catto-lica affinché i fedeli possano impre-gnarsi della dottrina della Chiesa e possano anche avere una solida for-mazione spirituale e dottrinale”.

I domenicani portano la gioia del Vangelo nelle strade di Washington

Rivestiti dei loro caratteristici abi-ti bianchi, un gruppo di domenicani ha percorso le vie centrali della capitale degli Stati Uniti il giorno 17 maggio in-tonando canti religiosi per annunciare il Vangelo. “La musica è una così bella espressione della gioia del Vangelo che semplicemente attira le persone”, ha spiegato Fra Gregory Pine, OP.

Mentre intonavano canti mariani e inni di Pasqua, i frati distribuivano fo-

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Diventi, anche lei, un coorDinatore Dell’apostolato Dell’icona!

ApostolAto dell’IconA MArIA, regInA deI cuorI

uesto apostolato consiste nella cir-colazione di casa in casa di un’ico-

na con l’immagine del Cuore Immacola-to di Maria, come apparve a Fatima, che sarà accolta, ogni mese in un giorno sta-bilito da ciascuna famiglia partecipante.

Ogni gruppo di 30 famiglie che deside-rino ospitare l’icona una volta al mese, richiede l’esistenza di un coordinatore (trice), che riceve dal parroco un manda-to durante la cerimonia di consegna uffi-ciale dell’icona in chiesa.

Viale Vaticano 84 sc. a int. 5 - 00165 Roma

tel: 0639030517 - e-mail: [email protected]

Q

La prima Fiera del Libro Cattolico è realizzata a Lima

La facoltà di Teologia Pontificia e Civile di Lima ha organizzato a mag-gio, nel Seminario Santo Turibio di Mogrovejo, la Prima Fiera del Libro Cattolico. Essa ha avuto per motto Cerca leggendo e troverai meditando e ha contato sulla partecipazione di più di 20 case editrici e librerie cattoliche.

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V

Organo centenario è restaurato a Buenos Aires

Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      45

glietti e rosari ai passanti, che si sono mostrati ricettivi e grati dell’iniziativa. Conversazioni sul ruolo della Madon-na nella redenzione accompagnavano la consegna dei rosari.

Il Cardinale Filoni presiede commemorazione in Camerun

Il 29 maggio il Cardinale Filo-ni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha presieduto a Bamenda, nella Re-pubblica del Camerun, una solenne Celebrazione Eucaristica per com-memorare il centenario dell’evan-gelizzazione di questa Arcidiocesi. Nove presbiteri e sette diaconi sono stati ordinati durante la cerimonia.

Il Cardinale ha iniziato la sua vi-sita nell’arcidiocesi il giorno 27 con una conferenza a circa 120 alunni del Seminario Maggiore di Nkolbis-son-Yaoundé, esortandoli a non ac-contentarsi della mediocrità, “ma a cercare esempi di vita sacerdo-tale, la cui santità, amore a Cristo a al prossimo, siano impeccabili ed esemplari”.

I primi missionari a giungere nel Paese, nel 1914, sono stati i tede-schi. Ma essi hanno dovuto abban-donare la regione durante la Prima Guerra Mondiale, lasciando il Pa-ese senza sacerdoti fino all’arrivo di missionari inglesi nel 1922. Oggi circa il 26% della popolazione del

Camerun, di 21 milioni di abitanti, è cattolico.

La Chiesa locale conta su una re-te di opere sociali tra le quali biso-gna evidenziare 145 scuole elemen-tari, nelle quali studiano circa 26 mila alunni, ed anche istituti di istru-zione secondaria con capacità fino a 8 mila giovani. A queste si sommano alcuni istituti per la formazione pro-fessionale e tecnica e un istituto di insegnamento superiore: l’Universi-tà Cattolica dell’Africa Centrale, a Yaoundé, che ha iniziato il suo pri-mo anno accademico nel 1991 con 111 alunni. Anche due ospedali e 17 centri di salute sono amministrati dalla Chiesa.

enerdì 30 maggio, la parrocchia Madonna di Guadalupe, a Buenos Aires, ha comme-

morato con un concerto la nuova inaugurazio-ne dell’organo della Basilica dello Spirito San-to, situato nel tradizionale Bairro de Palermo. Lo strumento, più che centenario, consta di 2.600 tubi che sono passati per un delicato processo di restauro e ammodernamento durato due anni.

Sono state anche ufficialmente concluse le ope-re di restauro e pulizia degli affreschi e della cu-pola della Chiesa.

La Basilica dello Spirito Santo fu consacrata nell’anno 1907, su ispirazione di Sant’Arnaldo Jans-sen, fondatore della Congregazione dei Missiona-ri del Verbo Divino, in un luogo dove c’era soltanto una cappella in onore della Madonna di Guadalu-

pe. Nel 1894, la cappella fu offerta dall’Arcivescovo ai Padri del Ver-bo Divino che immediatamente diedero inizio alla costruzione di un tempio più grande, affidando il progetto a un sacerdote architet-to e membro dello stesso ordine, Don Juan Beckert. Il risultato è stato un grandioso tempio di stile romanico, a forma di croce latina e tre navate. Le dimensioni danno mostra degli orizzonti del fonda-tore: la Chiesa ha 53 metri di lun-ghezza, 20 metri di larghezza con 43 nella crociera.

A destra, facciata della Basilica; sopra, l’organo appena restaurato

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Un muro di neve

B

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StorIa per bambInI... o aDultI pIenI DI feDe?

rando essere in pace con Dio, chie-devano la Confessione.

La guerra andò aggravandosi. Le notizie non erano affatto favorevoli. Il popolo seppe che la città era stata designata come rotta delle mobilita-zioni militari e vedeva che, senza un intervento del Cielo, molti disastri sarebbero potuti accadere al passag-gio della fanteria nemica... Di fronte a una così preoccupante prospettiva, la pietà di tutti non si affievoliva ma, al contrario, cresceva sempre di più! E, nonostante il freddo pungente, i parrocchiani non rinunciavano a fre-quentare la chiesa.

Come agire per evitare la catastro-fe imminente? Soprattutto, come ga-rantire che, nell’affanno della guer-ra, l’edificio sacro non fosse distrutto

Le truppe si avvicinavano alla chiesa matrice e già si udivano le grida dei soldati. Ma, all’improvviso, un forte vento fece cambiare il corso degli eventi...

sì grandi catastrofi; altri, però, si in-fervoravano e imploravano l’aiuto di Dio.

Tra questi c’erano Martino e mol-ti abitanti di quella cittadina, nel centro dell’Europa: non appena sen-tirono la guerra avvicinarsi, anda-rono a supplicare grazie speciali di protezione e rifugio nella chiesa ma-trice dedicata al Sacro Cuore di Ge-sù. Ogni giorno accorreva sempre più gente alla Santa Messa, per ado-rare Gesù Eucaristico. Il parroco, Don Luigi, ne aveva approfittato per stimolare i fedeli a non scoraggiar-si di fronte alle difficoltà e a non al-lontanarsi dalla Chiesa e dai Sacra-menti, per quanto pessime fossero le circostanze a venire. Le sue parole erano così sante, che molti, deside-

uuummm!!! Pam!!! Pam!!! Pam!!! Buuummm!!!...

– Mio Dio! Che sia la fi-ne del mondo?!

Martino si alzò spaventato e cor-se al balcone della sua camera, per verificare da dove venisse un tale scoppio, a quell’ora mattutina. Ar-rivato, comprese di non essere sta-to l’unico a sentirlo, poiché l’intero vicinato aveva fatto lo stesso... Cosa era accaduto?! Erano stati sveglia-ti da una forte scarica di artiglieria che, all’alba, annunciava una terri-bile battaglia. La guerra si approssi-mava all’abitato!

Nelle regioni vicine l’afflizione era generale. In ogni angolo c’erano distruzione, morti e calamità. Non pochi si abbattevano di fronte a co-

Maria Tereza dos Santos Lubián, EP

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Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      47

da una bomba o fossero profanati il Santissimo o la maestosa statua del Sacro Cuore di Gesù?

La domenica, don Luigi chiese un segno a Dio per sapere come agire. Quale non fu la sua sorpresa quan-do, aprendo il Breviario a caso, les-se: “Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia. [...]Egli mi offre un luogo di rifugio nel gior-no della sventura. Mi nasconde nel segreto della sua dimora, mi solle-va sulla rupe” (Sal 26, 3.5). Preso da consolazione, scorse la volontà divina e, alla fine del sermone del-la Messa mattutina, comunicò all’as-semblea l’ispirazione che aveva avu-to: che tutti si rifugiassero nella chiesa matrice.

Sebbene l’arrivo dell’esercito in-vasore fosse atteso per il giorno suc-cessivo, le parole del parroco porta-rono molta fiducia e gioia. Martino e alcuni fedeli più ferventi decisero di passare la notte in chiesa, in ve-glia. Gli altri vi si diressero ai pri-mi raggi dell’aurora. La chiesa era talmente piena che le porte furono

chiuse con molta difficoltà... Che co-sa li aspettava? Nessuno lo sapeva!

Le ore passavano e il silenzio inondava l’ambiente. Fu interrotto solo dal piccolo Giovanni, il più pic-colo dei chierichetti, figlio di Marti-no:

– Don Luigi, perché non faccia-mo le Quaranta Ore di Adorazione a Gesù Eucaristico? Abbiamo impa-rato al catechismo che tutte le inten-zioni riposte in questa devozione, per quanto impossibili sembrino, so-no esaudite!

Nessuno dubitò che il bambino fosse un ulteriore strumento dell’i-spirazione celeste. Senza esitare, il sacerdote iniziò, con tutta solennità, la veglia delle Quaranta Ore, secon-do il cerimoniale prescritto per l’oc-casione. L’entusiasmo era generale. Uniti in preghiera, ai piedi del Cuo-re Eucaristico di Gesù, chiedevano un miracolo: la preservazione della matrice e della città.

Dopo alcune ore, si udì da lon-tano la truppa dei soldati avanza-re. Immediatamente don Luigi ap-prestò un piano di azione, affinché nulla li cogliesse impreparati. Divi-

se le persone in gruppi: gli uomini avrebbero dovuto difendere le por-te; le donne avrebbero dovuto occu-parsi della statua del Sacro Cuore; i più vecchi sarebbero rimasti ai pro-pri posti a pregare; mentre anche lui sarebbe rimasto vicino al Santis-simo, per proteggerLo. Tutti i bam-bini decisero di riunirsi intorno al sacerdote, per dare le loro vite per difendere Gesù-Ostia, nel caso fos-se necessario.

Il rumore delle truppe si appros-simava e già si udivano le grida dei militari. Tutti pregavano il Rosario con maggior fervore e alcuni si pre-paravano a morire... All’improvviso, cominciò un forte vento e si udì un clamore generale tra i soldati, che si disperdevano impauriti. Il ven-to soffiò con violenza per un bel po’ di tempo, fino a che regnò il silenzio intorno alla chiesa e la città sembra-va deserta...

I più coraggiosi andarono fino alla porta principale del tempio e l’apriro-no. Oh, meraviglia! Un immenso mu-ro di neve proteggeva la chiesa matri-ce e ostruiva l’accesso alla città. I più giovani salirono in cima al campani-

le e videro la sua estensio-ne: era enorme! Compre-sero, allora, che Dio aveva inviato una tempesta di ne-ve talmente forte che ave-va sollevato quell’insolita barriera, impedendo l’a-vanzata dei nemici! Tra canti di lode al Santissi-mo Sacramento, ringrazia-rono Dio per il suo aiuto. Don Luigi prese la parola e li esortò a non dubitare mai del soccorso divino, e a crescere nella devozione a Gesù Sacramentato e al Santo Rosario!

Così, finirono le Qua-ranta Ore di Adorazione e, per concluderle, fu cele-brata una Messa solenne, in azione di grazie. ²

Senza esitare, il sacerdote iniziò, con tutta la solennità, la veglia delle Quaranta Ore

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I SantI dI ognI gIorno ___________________________ LugLIo1. Santi Giustino Orona Madrigal e

Attilano Cruz Alvarado, presbite-ri e martiri (†1928). Fucilati nel-le prossimità di Guadalajara in Messico, durante la persecuzio-ne religiosa.

2. Beata Eugenia Joubert, vergine (†1904). Religiosa della Congre-gazione della Sacra Famiglia del Sacro Cuore, insegnò la dottrina cattolica ai bambini e morì di tu-bercolosi a Liegi, in Belgio.

3. San Tommaso, apostolo.San Leone II, papa (†683).

Buon conoscitore delle lingue gre-ca e latina, amico della povertà e dei poveri, confermò i decreti del III Concilio di Costantinopoli.

4. Santa Elisabetta del Portogallo, regina (†1336 Estremoz - Porto-gallo).

San Cesidio Giacomanto-nio, presbitero e martire (†1900). Francescano lapidato e bruciato nella città di Hengyang, in Cina, mentre proteggeva il Santissimo Sacramento.

5. Sant’Antonio Maria Zaccaria, presbitero (†1539 Cremona).

Sant’Atanasio l’Atonita, mo-naco (†c. 1004). Istituì un picco-lo monastero sul Monte Athos, in Grecia, iniziando la vita cenobiti-ca in questo luogo.

6. XIV Domenica del Tempo Ordi-nario.

Santa Maria Goretti, vergine e martire (†1902 Nettuno - Roma).

Beata Susanna Agata de Lo-ye, vergine e martire (†1794). Be-nedettina dell’abbazia di Cade-rousse, imprigionata e ghigliotti-nata a Orange, in Francia insie-me ad altre 32 religiose.

7. Sant’Oddone di Urgel, vescovo (†1122). Eletto vescovo di Urgel,

in Spagna, per acclamazione del popolo quando ancora era laico.

8. San Giovanni Wu Wenyin, marti-re (†1900). Catechista martirizza-to a Yongnian, in Cina, nella per-secuzione mossa dai yijetuan.

9. Santa Paolina del Cuore Agoniz-zante di Gesù, vergine (†1942 San Paolo).

San Nicola Pieck, presbitero, e compagni, martiri (†1572). Sa-cerdote francescano torturato e impiccato dai calvinisti insieme a dieci religiosi del suo ordine e ot-to sacerdoti secolari a Brielle, in Olanda, per aver difeso il Prima-to del Papa e la Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia.

10. Sant’Agostino Zhao Rong, pre-sbitero, e compagni, martiri (†1648-1930 Cina).

Sant’Amalberga, vergine (†sec. VIII). Ricevette dalle ma-ni di San Villibrordo il velo delle

vergini consacrate e passò gli ul-timi anni della sua vita a Temse, nell’attuale Belgio.

11. San Benedetto, abate (†547 Monte Cassino).

Santa Olga di Kiev (†969). Nonna di San Vladimiro, fu la prima sovrana della Russia a ri-cevere il Battesimo. Morì a Kiev, nell’attuale Ucraina.

12. Beato Davide Gunston, marti-re (†1541). Cavaliere dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme sospeso al patibolo di Southwark, Londra, per aver negato l’autori-tà di Enrico VIII in questioni spi-rituali.

13. XV Domenica del Tempo Ordi-nario.

Sant’Enrico II, imperatore (†1024 Grone - Germania).

San Manuele Lê Van Phung, martire (†1859). Padre di fami-glia, sebbene imprigionato, con-tinuò a esortare i suoi figli e fa-miliari alla carità verso i suoi per-secutori. Morì decapitato a Chau Doc, in Vietnam.

14. San Camillo de Lellis, presbite-ro (†1614 Roma).

Santa Toscana, vedova (†1343/1344). Dopo la morte del suo sposo, diede i suoi beni ai po-veri e si dedicò agli infermi nell’o-spedale dell’Ordine di San Gio-vanni di Gerusalemme a Verona.

15. San Bonaventura, vescovo e dot-tore della Chiesa (†1274 Lione - Francia).

San Davide, vescovo (†c. 1082). Religioso cluniacense di origine inglese, inviato come missionario per evangelizzare gli svedesi. Morì anziano a Västeras, in Svezia.

16. Beata vergine Maria del Mon-te Carmelo

Santa Olga di Kiev, di Fedor Solntsev

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Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      49

I SantI dI ognI gIorno ___________________________ LugLIoSanta Maria Maddalena Po-

stel, vergine (†1846). Duran-te la Rivoluzione Francese, usò i suoi beni per aiutare gli infermi e i fedeli. Stabilita la pace, fon-dò a Saint-Sauver-le-Vicomte, in Francia, la Congregazione delle Figlie della Misericordia.

17. Santa Marcellina, vergine (†sec. IV). Sorella di Sant’Ambrogio, ricevette il velo delle vergini nel-la Basilica di San Pietro dalle ma-ni di Papa Liberio.

18. San Federico, vescovo (†838). Vescovo di Utrecht, in Olanda, ed esimio conoscitore delle Sacre Scritture, si consacrò all’evange-lizzazione dei Frigi.

19. Beato Pietro Crisci, penitente (†c. 1323). Dopo aver distribui-to i suoi beni ai poveri, si mise al servizio della cattedrale di Foli-gno, andando a vivere nella torre del campanile.

20. XVI Domenica del Tempo Ordi-nario.

Sant’Apollinare, vescovo e martire (†c. sec. II Ravenna).

Sant’Elia Tesbita. Profeta du-rante i regni di Acab e Acazias in Israele, li censurò per la loro ido-latria. È modello e padre spiri-tuale dell’Ordine Carmelitano.

21. San Lorenzo da Brindisi, pre-sbitero e dottore della Chiesa (†1619 Lisbona - Portogallo).

San Giuseppe Wang Yumei, martire (†1900). Martirizzato sul-la via di Daining, in Cina, perché professava la Fede cattolica.

22. Santa Maria Maddalena.Beata Maria Ines Teresa del

Santissimo Sacramento, vergi-ne (†1981). Fondò a Cuernavaca, in Messico, le Missionarie Claris-se del Santissimo Sacramento e i

Missionari di Cristo per la Chiesa Universale.

23. Santa Brigida, religiosa (†1373 Roma).

Beato Cristino Gondek, pre-sbitero e martire (†1942). Fran-cescano polacco inviato al campo di concentramento di Dachau, in Germania, dove morì a causa dei tormenti subiti.

24. San Charbel Makhluf, presbite-ro (†1898 Anaia - Libano).

Santa Eufrasia, vergine (†sec. V). Proveniente da una nobile fa-miglia senatoriale, si ritirò a con-durre vita eremitica nel deserto di Tebaide, in Egitto.

25. San Giacomo il Maggiore, apo-stolo.

Beato Giovanni Soreth, pre-sbitero (†1471). Priore Generale dei carmelitani, ottenne da papa Nicola V l’erezione canonica de-gli Ordini II e III.

26. San Gioacchino e Sant’Anna, genitori di Maria Santissima.

San Giorgio Preca, presbitero (†1962). Si dedicò alla formazio-ne catechetica dei giovani e fon-dò la Società della Dottrina Cri-stiana a La Valletta, Malta.

27. XVII Domenica del Tempo Or-dinario.

Beata Lucia Bufalari, vergine (†c. 1350). Religiosa delle Obla-te dell’Ordine di Sant’Agostino, ad Amelia, in Umbria, si distin-se per il suo spirito di penitenza e zelo per le anime.

28. San Melchiorre Garcia Sanpe-dro, vescovo e martire (†1858). Vescovo domenicano, cattura-to e fatto a pezzi a Nam Dinh, in Vietnam, per ordine dell’impera-tore Tu Ðuc.

29. Santa Marta, sorella di Lazza-ro e Maria.

San Guglielmo Pinchon, ve-scovo (†1234). Vescovo di Saint-Brieuc, in Francia, brillò per la sua bontà e semplicità e per di-fendere i diritti della Chiesa e del suo gregge.

30. San Pietro Crisologo, vescovo e dottore della Chiesa (†c. 450 Imola).

Beato Mannes Guzman, presbi-tero (†c. 1235). Fratello di San Do-menico e suo collaboratore nell’e-spansione dell’Ordine dei Predica-tori. Morì a Caleruega, in Spagna.

31. Sant’Ignazio di Loyola, presbite-ro (†1556 Roma).

Beato Francesco Stryjas, martire (†1944). Padre di famiglia catturato e ucciso a Kalisz, in Polonia, dopo aver subito numerosi supplizi.

Sant’Apollinare - Abside della Basilica di Sant’Apollinare

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Sogno o realtà? L’

50      Araldi del Vangelo · Luglio 2014

Neuschwanstein può esser considerato il trionfo del meraviglioso sul funzionale, dello spirito sulla materia, del sogno sulla realtà.

Suor Carmela Werner Ferreira, EP

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L’

Luglio 2014 · Araldi del Vangelo      51

aristocratica Baviera ostenta tra i suoi teso-ri un castello ammira-to nel mondo intero,

riconosciuto come simbolo non solo della regione in cui fu costruito, ma anche della Germania stessa: Neu-schwanstein.

Si erge su una roccia incastonata in una posizione privilegiata tra al-te montagne dalle cime punteggia-te di neve, laghi incontaminati e una foresta lussureggiante, formando un quadro perfetto per il più audace dei monumenti che re Ludwi II ha volu-to lasciare in eredità ai posteri. Seb-bene il “nuovo cigno di pietra” – ta-le è il significato del suo nome – sia stato eretto nel XIX secolo e le sue caratteristiche architettoniche siano di ispirazione gotica, esso trascende questo o qualunque altro stile pre-sente per definirsi come un’opera

singolare, estranea a una scuola ar-tistica specifica. Più che l’entusiasti-ca ammirazione per la civiltà medie-vale di chi lo concepì, la costruzione cerca di esprimere una profonda aspirazione dell’anima mai espres-sa prima con tanto successo: il trion-fo del meraviglioso sul funzionale, dello spirito sulla materia, del sogno sulla realtà.

Sorprendendo per l’elegante bel-lezza delle sue forme, coniuga con armonia qualità apparentemente contrarie, come la leggerezza e la forza, la dolcezza e la maestosità. Soave e accogliente come il palazzo di una principessa, esso, però, “do-mina in modo sovrano tutto quel-lo che si trova sotto di lui, come chi ghermisce la natura in nome della maestà dei monti che lo precedono. [....] È una vera grinfia che soggio-ga la montagna, è un autentico eroe

che guarda dall’alto i panorami, sen-tendosi superiore a tutto lo scenario che considera”.1

Successive generazioni si arren-dono al suo incanto e accorrono da tutto il mondo per confermare quel-lo che si dice rispetto a questo ca-stello da favola. Tutto questo fa di Neuschwanstein l’edificio più visita-to e fotografato del paese, forse per-ché ha sufficiente forza simbolica per persuaderci che il mondo mate-riale offre il meglio di sé solo quan-do tocca il sublime.

Neuschwanstein, insomma, ci ri-corda che i sogni possono diventare meravigliose realtà... ²

1 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. So-nhando com a Idade Média. In: Dr. Pli-nio. São Paulo. Anno III. N.23 (Feb., 2000); p.29.

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I

Madonna del Carmine - Chiesa della Casa Monte Carmelo, Caieiras (Brasile)

miei occhi e la mia anima si volgono oggi a Te, Madonna del Carmine: Tu

che sei stata l’ispiratrice di una grande scia di profeti, da Elia al carisma profetico della Santa Chiesa nel Nuovo Testamento; Tu che hai insegnato prima ancora di esistere, e sei stata il modello di quelli che avevano creduto nel Salvatore promesso dalle Scritture; Tu che hai rappresentato l’apogeo della Speranza di questi uomini di Dio,

poiché sei stata la nuvola da cui è piovuto il Redentore – Tu sei oggi l’Arca dell’Alleanza da cui deve venire la vittoria per il mondo, come hai annunciato a Fatima: “Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà!”. Inonda la mia anima, o Madre, della certezza di questo trionfo, e del coraggio di restare in piedi nella sconfitta, nell’avversità, in attesa del giorno della tua gloria. Così sia.

Plinio Corrêa de Oliveira Lívi

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