Questo sì che è rock -...

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n. 31 Questo sì che è rock Gianmarco Tamberi (qui ritratto ai Mondiali di Pechino 2015) è salito sul tetto del mondo con un balzo a 2.38. Nuovo record italiano e miglior prestazione mondiale stagionale Foto Colombo/Fidal

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n. 31

Questo sìche è rock

Gianmarco Tamberi (qui ritrattoai Mondiali di Pechino 2015) èsalito sul tetto del mondo conun balzo a 2.38. Nuovo recorditaliano e miglior prestazione

mondiale stagionale

Foto Colombo/Fidal

Un’altra serata incredibile per i“moschettieri” del salto in alto az-zurro. Ad Hustopece (RepubblicaCeca, sabato 13 febbraio) Gian-marco Tamberi conquista la terzavittoria consecutiva in tre gare fa-cendo volare il record italiano as-soluto a 2,38.Nessuno nella storia dell'atletica azzurra era mai arri-vato così in alto, nemmeno all'aperto dove fino ad oggila miglior misura di sempre era proprio il 2,37 che Tam-beri aveva saltato il 2 agosto del 2015 ad Eberstadt inGermania. Il risultato dell'ancora 23enne marchigianodelle Fiamme Gialle – che lo scorso 4 febbraio a BanskaBystrica insieme a Marco Fassinotti aveva già incremen-tato il primato nazionale indoor a 2,35 – lo riporta al nu-mero uno del ranking mondiale stagionale, duecentimetri sopra il 2,36 centrato poche ore prima daMutaz Barshim a Malmo. Tamberi ad Hustopece haavuto la meglio sul sorprendente britannico Baker arri-vato a quota 2,36 davanti al cipriota Kyriakos Ioanou(2,32). L'ascesa di “mister half-shave” (per la sua ormaipopolare caratteristica di rasarsi il viso solo a metà) èstata perfetta: 2,20, 2,25, 2,30, 2,34 e anche 2,38 tuttialla prima. Applausi e pubblico in delirio. Lo show è cosìcontinuato a 2,40: tre tentativi senza fortuna per unamisura che il finanziere anconetano allenato da papàMarco sembra poter guardare ormai sempre più da vi-cino. Intanto da quel fantastico sabato all'undicesimoposto delle liste mondiali alltime c'è anche il nome di unatleta italiano, a 5 centimetri dal record del mondo in-door di Javier Sotomayor (2,43 nel 1989 a Budapest).

È UN ALTRO GRADINO VERSO RIO«L'avevo scritto su Facebook prima della gara che, dopoil 2,36 di Barshim a Malmo, volevo riconquistare subitola leadership mondiale stagionale. E quella bandierinadell'Italia lassù in cima ci sta proprio bene. Che dire dioggi? È stato tutto un crescendo: non ho sprecato saltied energie e visto com'è venuto il 2,38, altissimo, posso

dire che 2,40 èl'obiettivo cheormai ho intesta. Peccatonon essere riu-scito ad arrivarcistasera perchéc'erano tutte lecondizioni, dallapedana all'atmo-sfera». Una garain cui Tamberisente di avermaturato ancheun'altra consa-pevolezza:«Quando Bakerha fatto 2,36 ècome se miavesse dato lascossa. A 2,38 misono giocatotutto e ho avutoragione io. Que-sto tour di garechiuso con trevittorie mi fa ca-pire come sonocambiato anchenella gestione dime stesso, nellacapacità di rea-gire e non per-dere laconcentrazione».L'azzurro pensagià alla prossimasfida: «Gli Asso-luti di Ancona(5-6 marzo,ndr): con Sil-vano (Chesani)e Marco (Fassi-

notti) di sicuro potrà essere un vero spettacolo. E poiscusate, fino ad oggi io sono l'unico dei tre che non hamai fatto il record italiano sulla pedana del palaindoor diAncona, ovvero l'impianto di casa mia dove mi allenotutti i giorni!». L'obiettivo però è uno solo: «Tutto quelloche sto facendo è come una scaletta, un percorso di co-struzione verso il sogno e l'appuntamento più impor-tante dell'anno: i Giochi Olimpici di Rio!».

BENTORNATO CHESANINel fragore dell'high jump day azzurro non passa inos-

servato nemmeno il2,30 del vicecampioneeuropeo indoor Sil-vano Chesani (FiammeOro), recentementerientrato alle competi-zioni dopo un inter-vento al tendine emesi di stop per recu-

perare. Il trentino migliora così di 5 centimetri il frescoprimato stagionale, uno in più rispetto al 2,29 dellostandard indicato nei criteri di partecipazione per iGiochi Olimpici di Rio. «Che potevo saltare una misuracosì l'avevo già capito una settimana fa a Trinec su unapedana che non era certamente elastica come quella distasera. Le prime due gare mi sono servite per aggiu-stare un po’ di cose e stasera ero fiducioso di valere2,30 anche se nei giorni scorsi ho avuto un virus inte-stinale che mi ha un po’ debilitato. Sono super con-tento, le sensazioni stanno tornando tutte quelle diuna volta. Adesso vedremo agli Assoluti: con Gimbosuperstar ci sarà davvero da divertirsi!».Out a 2,25 Marco Fassinotti (Aeronautica) che, dopo ilsecondo assalto mancato a 2,30, ha preferito non pro-seguire la gara a causa di un colpo avvertito al piedein fase di stacco. «Nulla di grave – le parole del tori-nese – è solo una precauzione. Ho preferito non an-dare oltre per non correre inutili rischi».

Alessio Giovannini/Fidal

Gianmarco Tamberi, record italiano a 2.38

L’Ital ia che vola

L’Alessia che ti aspetti: 1.90 alla prima uscita stagionaleEsordio stagionale a quota 1,90 per Alessia Trost (Fiamme Gialle),con il successo nel meeting di Gent in Belgio (sabato 13 febbraio).La vicecampionessa europea indoor dell'alto supera la quota vin-cente al primo tentativo, poi compie tre nulli a 1,93 dopo aver ri-solto 1,84 e 1,87 alla seconda prova. Seconda con la stessa misura,ma con due errori in più rispetto alla pordenonese, è la belga Na-fissatou Thiam. «Sinceramente non sono soddisfatta di questo ri-sultato – il commento a fine gara della saltatrice azzurra – Sonouscita dalla pedana arrabbiatissima perché non penso di valeresolo 1,90 in que-sto momento.1,93 potevo e do-vevo farlo per-ché negli altrisalti sentivo diessere alta e leg-gera. Ho capitoche devo siste-mare qualcosaanche perché,dopo tutto questotempo, essere ingara mi spingea metterci quelqualcosa ditroppo che miscombina un po’la rincorsa. Ci vediamo il 20 febbraio a Glasgow». La Trost non ga-reggiava dal 17 luglio del 2015 quando a Montecarlo chiuse a 1,91per poi dover alzare bandiera bianca prima dei Mondiali di Pe-chino per una lesione al tendine d'Achille destro.

Gianmarco Tamberie (in basso adestra) AlessiaTrost.Foto Colombo/Fidal

Gennaio, per antonomasia, è il mesedel cross. Una disciplina che si pre-sume propedeutica e allenante dellacorsa (su tutte le distanze di media elunga durata), senza dimenticarel’elemento posturale della corsa cam-pestre con i suoi percorsi estrema-mente vari: sterrati, ondulati,fangosi... Una disciplina, insomma,che oltre a preparare la stagioneestiva aiuta i più giovani a crescere ead abituarsi alla fatica. Non lo di-

ciamo noi, ma fior di tecnici di tuttele epoche e di tutti continenti. Pur-troppo da qualche anno a questaparte il meglio del mezzofondo italico(non tutti naturalmente) sembraaver tradito questa filosofia. La provaè data dalla scarsa e quasi nulla par-

tecipazione di “big” azzurri a dueprove cardini della corsa campestre:il Cross della Vallagarina (24 gen-naio) e la 5 Mulini (31 gennaio), in-serita nel circuito Iaaf. Quello chedovrebbe esserela crema degli ap-puntamenti invernali all’aria aperta.All’appuntamento trentino non si èpresentato praticamente nessun ita-liano di rilievo, mentre alle porte diMilano idem. Che dire? E che dice laFederazione? Se c’è batta un colpo.

Questione di programmazione?Certo, ma si lascia agli atleti e ai ma-nager la libertà assoluta di sceglieredove, come e cosa competere? È unascelta legittima anche questa. Ma secosì fosse ditelo chiaramente e nonlamentiamoci più se l’attività langue.

Cross: Vallagarina e 5 Mulini keniane

Prati disertati

Una splendida immaginedel Cross dellaVallagarina, dove sicorre nelle vigne.Qui vediamo il kenianoRodgers Mayio (primo),seguito dal connazionaleGeofry Kipkirui Korir(secondo). FotoMontigiani.Sopra Alemitu HawiHamara (etiopia) altraguardo. Foto Elio Panciera.

San Vittore Olona, 31 gennaio. Asinistra la keniana FaithChepngetich Kipyegon mentretaglia il traguardo. Sotto: Silvia LaBarbera, quinta e prima italiana.Sotto a sinistra: Jarus Birech(Kenia) e Awere Ayalew (Barein),rispettivamente primo e secondo.In basso: Lorenzo Dini, quinto aprimo degli italiani.Foto Elio Panciera.

Nel numero scorso su questa pubblicazione abbiamoindicato i nomi dei probabili candidati alla presidenzadella Fidal, sia nazionale che regionale. Urge ora unaggiornamento. Oltre all’attuale presidente in caricaAlfio Giomi, da tempo si sa del secondo tentativo diMassimo Di Giorgio (il primo nel 2004). A questi do-vrebbe affiancarsi Stefano Mei, mentre qualche beninformato suggerisce anche il nome di Sara Simeoni.Tre atleti e un dirigente di lungo corso. Staremo a ve-dere. Per le elezioni regionali (Lombardia) oltre aGrazia Vanni abbiamo citato Gianni Mauri, poi qual-cuno mi ha suggerito che intende candidarsi ancheGaetano Erba, ex siepista della Pro Patria. GianniMauri contrariamente a molti altri dirigenti, nostri let-tori, ci ha scritto una mail che pubblichiamo integral-mente arrivata il 13 gennaio:

Caro Walter,ti leggevo e ti leggo ed ho visto con interesseanche il numero di gennaio di Trekkenfild allaboa del 30° numero (bravo! sempre sul pezzo econ argomenti interessanti). Con te ho condi-viso in gran parte il percorso ben fatto de LACorsa che penso sia un qualcosa di molto validoe che manca (e molto secondo me) nel pano-rama cartaceo odierno.Circa la mia possibile candidatura ti posso direche diverse società e persone mi hanno chiestose sono disponibile... ho loro premesso (ed èquello che penso) che se ciò avverrà la mia nonsarà una candidatura "contro" qualcuno mauna candidatura per dare una mano. E siccomeuna rondine non fa primavera ho subito pre-messo a chi mi ha interpellato che non serve uncandidato presidente (non è la panacea pertutti i mali) ma serve una squadra di lavoro perl'atletica e un programma realizzabile e condi-viso da chi l'atletica la vive e la fa veramente.Ad oggi ho solo ascoltato un po’ di queste personesenza chiedere e ti dico anche che non ho contatovoti (ad oggi non so nemmeno il peso specifico diogni società) e quindi penso di essere lontano daquel 35% indicato nel testo. Ho solo rispetto perchi vive questo nostro sport di cui entrambi sianoinnamorati (e traditi!) e nei prossimi mesi deci-derò se raccogliere l'invito che mi è stato fatto. Intal caso sappi che gradirei molto il tuo contributodi idee, di suggerimenti e di criticheBuone cose Walter

Gianni

Questa la risposta:Eccomi, ti ringrazio per la risposta che verrà pubbli-cata sul numero nuovo di Trekkenfild, che con il tra-scorrere del tempo sta diventando una sorta diCharlie Hebdo (speriamo non ci sparino). Altre per-sone mi hanno telefonato e non scritto e dopo le re-primende rifilatemi hanno rifiutato di mettere nerosu bianco. Vengo al dunque. In primis non ho scrittoio il pezzo su Trekkenfild, ma il mio amico Daniele(noi siamo d'accordo su tutto). La tua candidaturache consideri even-tuale, mi era stata an-nunciata lo scorsosettembre/ottobre dauno del tuo "giro" dispeaker, al quale io nonvolevo credere.Avremmo potuto scri-verlo subito, ma non laritenevo una notizia diimportanza capitale.Con il trascorrere deltempo altre persone melo hanno confermato. Ein Lombardia, l’ho ap-purato al Campaccio,c’è già in giro un’aria di ele-zioni, che manco le prima-rie degli Usa hanno cosi importanza. Le percentuali,non le abbiamo fatte noi, non siamo in grado e nonne abbiamo ne voglia e neppure interesse, bensìqualcuno che conosce bene il CRL che è venuto adirmelo. Sono d'accordo con te che il presidente nonè la panacea di tutti i mali, che ci vuole un lavoro disquadra e via dicendo. Lo sento dire da oltre 20/30anni. Ho più volte scritto che l’atletica dovrebbe es-sere una sorta di partito unico con un solo scopo, mache vuoi io sono un sognatore! L’ho visto in parecchieoccasioni quando si è andati al voto in elezioni presi-denziali: Damilano/Gola, Giomi/Morini, tanto per ri-cordare due avvenimenti. Ho visto come siaffrontano i “contendenti” con il coltello tra i denti e,se non sbaglio, a Milano, l’ultima volta il coltellol’avevi sfoderato pure tu. Visto poi com’è andata a fi-nire. Tutto qui. Che in Lombardia vinca Grazia Vanni,Gianni Mauri o altre persone, ce ne sono e so pure inomi, ma non li dico, a me fa lo stesso. L’importanteche l’atletica vinca in Lombardia. Mi basta questo. Apresto. Ciao.

Walter

Chi sarà il più bello del reame?

Gaetano Erba, negli anni‘80, quando gareggiavacon la maglia della ProPatria.

Quello che più mi fa sorridere èche quando i master, allora si chia-mavano solo amatori, iniziavano aorganizzare delle gare e cercare dicoinvolgere anche i cosiddetti “tes-serati Fidal”, dalla stanza dei bot-toni, arrivavano sorrisi dicompatimento. Ve lo posso garan-tire. Ricordo benissimo i problemiavuti come organizzatore con gliamici del Road Runners Club neglianni Settanta/Ottanta. Poi il ventoè cambiato e, non sta al sotto-scritto giudicare se inmeglio o in peggio (iopropendo per la se-conda soluzione, matant’è…). Ora gli ama-tori hanno preso il so-pravvento, le maratonee le corse su strada ingenere sono loro terri-torio, dove pascolano efanno pascolare allagrande gli organizza-tori. Da qualche tempohanno i loro campionatiin pista, partendo daiprovinciali, regionali enazionali di ogni singolacategoria e sono suddi-visi per età. Quello cheho scritto finora è una premessa,magari lunga, per arrivare a dire lamia sulla presenza del Signor Otta-viani (un master) al festival di San-remo. Allora torniamo indietro diqualche giorno, e sediamoci tra lepoltrone del Teatro Ariston. Laprima serata non era iniziata damolto quando Carlo Conti presentaquesto splendido signore quasicentenario (100 a maggio) essendonato nel 1916. In gran forma conun eloquio sicuro, con scarpe dajogging, ci ha raccontato che sitiene in forma con gare sui 100

metri, con il salto triplo, dove de-tiene dei primati e qui partono i fil-mati, dove si vede il quasicentenario in azione….Chi non ha provato invidia nei con-fronti di questa persona? Penso inparecchi. Il Signor Ottaviani ci haraccontato che tre giorni la setti-mana si allena (con la moglie),cosa mangia (insalata) e altri pic-coli e simpatici aneddoti. Finito?No. Poteva finire qui. Era uno spotper il benessere, l’attività fisica, il

movimento, che per la terza età èun toccasana (anche per la se-conda e per la prima…). Alla fineperò lo spot per l’atletica c’è stato:si dovevano lanciare i CampionatiEuropei Master di Ancona di finemarzo. Ok d’accordo, i master, mail signor Ottaviani con l’atletica,quella vera, ha poco a che vedere.L’atletica, a parer mio, poteva es-sere rappresentata benissimo daGianmarco Tamberi che si arram-pica a misure che più o meno sonoil soffitto di casa nostra, oppureYema Crippa che, adottato da una

famiglia milanese, dopo aver con-dotto al pascolo le mucche in unpiccolo paese dell’Etiopia, oracorre i 1500 in 3’43” e ha 19 anni,ancora da qualche nugolo di ragaz-zini che corrono una campestre. Sì,d’accordo, non avrebbero avutospazio in una serata importantecome quelle del Festival con unoshare di quasi il 50%. Voglio prose-guire su questa linea. Qualora nellastessa manifestazione canora sifosse parlato di un’altra disciplina

sportiva avrebbero pre-sentato un centenario?No, impossibile. Permille ragioni, non ul-tima perché non cisono persone di quellaetà che giocano a cal-cio, o vanno in bici-cletta o giocano abasket. Qualora il cicli-smo presentasse unagara simile all’atletica(master) rispolvere-rebbe Francesco Moser,il calcio Luis Suarez,Josè Altafini e via di-cendo. Vado avanti conquest’opinione che mifarà arrivare tra capo e

collo dei giudizi negativi, che seespressi in maniera corretta ed ele-gante saranno sempre bene accolti.Per ultimo, mi piacerebbe averel’opinione di qualche medico, daquelli generici, a quelli sportivi perfinire con quelli geriatrici. Fa benea una persona uno sport anaero-bico (velocità) a una determinataeta? Oppure dedicarsi al salto tri-plo? Come rispondono le articola-zioni a certe età? Se qualchemedico vuole rispondermi ne sareifelice.

Walter Brambilla

L’opportunità sprecata

personale di 32'25”76, nonchéquell'1h10'56” nel campionato mon-diale di mezza maratona corso a Co-penaghen che la pone all'11° postonella graduatoria nazionale all-timee che la dice lunga su quali po-tranno essere le sue possibilità suun futuro in maratona. La ragazza,che fa atletica dal 2002, che dal2010 indossa la maglia dell'Esercitoe che è iscritta alla Facoltà di Giuri-sprudenza dell'Università telema-tica Unicusano (con sede a Roma),non delude le attese. È terza in 34minuti tondi tondi. La precedono,non di molto, l'ugandese Chelangate la keniana Cheruto. Anche i ro-mani restano affascinati dal suo sor-riso.E viene il nuovo anno, il 2016, e nelsesto giorno del nuovo anno viene ilCampaccio, il cinquantanovesimo. Eper Veronica viene un gran bel set-timo posto, ancora leader fra le ita-liane. I primi sei posti, neanche adirlo, parlano africano. A fine gara,nel vasto Pala Bertelli, Veronica in-contra il cronista che pensando a leiera riandato al Mediterraneo, al Ri-nascimento, a Rosso, a Modigliani. Eadesso che la rivede, ancora rag-giante con quel sorriso, il cronista lechiede se ha mai partecipato a “MissSorriso” e, sentito che non vi ha maipartecipato, la invita a proporsi.Anche questa volta, ormai lontanodai prati del Campaccio, il cronistapensa che quella ragazza gli ricordaun po' Minnie, la “piccola Minnie”di Topolino. Ma poi ci ripensa e s'ac-corge che Veronica – 1.60x40 kg - la“ piccola Veronica” del campioneitaliano 2013 dei 400 hs, l'italo alba-nese Eusebio Haliti – suo compagnoda otto anni - gli ricorda piuttosto laHaudrey Hepburn di Vacanze ro-mane e di Colazione da Tiffany.Stesso sorriso, stesso fascino, stessasolarità, stessa spontaneità, stessasimpatia. Probabilmente Veronica non saràsempre prima sul podio dell'atletica,ma di sicuro potrebbe essere sem-pre prima sul podio del sorriso.

Ennio Buongiovanni

Là, sui prati transalpini diHyeres, quel giorno, 13 di-cembre 2015, dove frapoco avrebbe preso il via ilventiduesimo campionato

europeo di cross, era raggiante. Vero-nica Inglese era una ragazza feliceperché dopo un anno e mezzo costel-lato da seri problemi fisici – tre infor-tuni di natura diversa uno dopol'altro, il primo subito dopo aver vintoil titolo italiano dei 10.000 a Ferrara(17 maggio 2014) – finalmente tor-nava a indossare, ed era la quartavolta, la maglia azzurra. Se l'era gua-dagnata a novembre nelle due provedi selezione di Valsugana (5ª) e diSgonigo (6ª). Era serena, fiduciosaperché stava bene e perché sentivache la condizione stava crescendo.Anche per questo era determinata,decisa a dare tutto per la squadra eper confermare a se stessa che il peg-gio era passato e che da quel giorno,se tutto andava come prevedeva, sipoteva ricominciare. Proprio comecantava Adriano Pappalardo sul finiredegli anni '70.diciannovesima assoluta e prima delleitaliane. In zona mista Veronica spriz-zava contentezza e gioia. E fu lì, inquei momenti, che il suo viso, quelsuo visino lentigginoso, s'accese diuna luce abbagliante, una luce medi-terranea. Non per niente era di Bar-letta, dove era nata venticinque anniprima. Quella luce le illuminaval'ovale rendendolo di una bellezzaparticolare. La fonte di tanta luce na-sceva da labbra che, sorridendo, met-tevano in mostra una chiostra didenti bianchissimi. I suoi grandi occhi

neri, vivaci e penetranti, messi ancorpiù in risalto da un filo di trucco, bril-lavano e i suoi lunghi capelli, an-ch'essi neri e sinuosi tanto daricordare quelli delle giovani donnedel popolo al tempo del Rinasci-mento, appena sciolti dal nodo fattoper la corsa, presero a farle da sen-suale cornice. Quel sorriso era fanta-stico. Era coinvolgente, seducente,

spontaneo, gioioso. Sì, i giornalistiavanzavano qualche domanda di ritoma erano come intrigati da quel sor-riso. A un cronista più tardi venneroin mente le straordinarie sculturedelle Grande rieuse (Donna che

ride) di Medardo Rosso. Ma Veronicaesprimeva un sorriso diverso, più so-lare, più giovanile, più fresco, piùdolce, fatto di una gioia, di un soffiodi primavera tale che certamente leragazze di Medardo, pur bellissime,non riuscivano ad eguagliare. Riandòanche ai visi delle giovani candidemodelle ritratte da Amedeo Modi-gliani. Ecco forse per trovare tantaluce e tanta purezza in un volto didonna bisognava rifarsi al livornese.L'anno è sul finire. È il 31 dicembre,San Silvestro, c'è la 10 km dellaquinta We Run Rome e Veronicavuole concludere l'annata con qual-che bollicina, se non proprio colbotto perché ci sono le africane equando ci sono loro... Non è stato, ilsuo, un grande anno, troppi guai. Selo confronta con gli anni 2013-2014!Nel 2013 il suo primo titolo italianoassoluto nei 10 km su strada; un si-

gnificativo terzo posto nell'impor-tante cross belga di Roeselare e unbrillante Europeo di cross a Bel-grado dove si classifica ottava; nel2014 altri due titoli italiani: quellinel cross e nei 10.000 in pista col

Il podiodel sorriso

Coppa Campioni – Due parole due sulla corsa campestre. All’inizio di feb-braio è consuetudine allestire in Europa la Coppa dei Campioni di cross.Quest’anno fissata per domenica 7 febbraio, in Turchia. La manifestazionec’è stata ma di squadre italiane manco l’ombra. Avrebbero dovuto esserepresenti le Fiamme Gialle (uomini) e l’Esercito (donne). Ricordare le im-prese delle squadre italiane negli anni Ottanta ci pare pleonastico, se nonaddirittura fuori tempo, visto come stanno andando le cose in questo pe-riodo da noi, dove vige solo una legge per i mezzofondisti e fondisti (uo-mini o donne che siano): la corsa su strada. Le Fiamme Gialle hannorisposto adducendo che il loro miglior specialista era infortunato. Si trattadi Andrea Lalli (operato ancora una volta ai tendini): viva la maratona, ap-punto. Il problema è che la corazzata dell’atletica si è inceppata, solo cheun piccolo sforzo lo avrebbe potuto fare schierando magari De Nard, Nasti,Floriani, Bouih, tanto per fare qualche nome. Non avrebbero vinto, ma ilvessillo tricolore lo avrebbero tenuto alto. Tra l’altro pare che non rispon-dano all’appello neppure per la Coppa Campioni in pista, programmata peril 28 maggio. Lo stesso discorso va esteso anche all’Esercito sia ben chiaro.

Schwazeriade – Altra puntura di spillo. Anzi usiamo uno spillone. Il tema èquello che qualche amico ha chiamato la Schwazeriade. Termine quantomai appropriato. In questo caso rispondo a chi mi ha detto, senza mezzitermini che la storia di A. S. dovrebbe essere il più possibile trattata sottosilenzio. A questa persona rammento che il sottoscritto ha visto in televi-sione sul canale Rai, nella rubrica Dribbling, ribadita poi sul canale di Rai-sport 57 una sera dopo un paio di giorni, un lungo servizio sul nostropersonaggio, firmato Andrea Fusco, dove s’intervistava il tecnico dell’ex az-zurro e questi dichiarava apertamente che il suo “assistito” avrebbe presoparte alla Coppa del Mondo di Marcia a Roma e via dicendo, come se fosseil fatto più naturale del mondo. Allora l’estensore di queste noterelle catti-vissime si è preso la briga di telefonare al C. T. della nazionale Massimo Ma-gnani chiedendo se per caso lo avesse già convocato. Massimo Magnani miha risposto spiegando che sino a fine febbraio, in altre parole due mesiprima della scadenza dei termini della squalifica del marciatore, non puòneppure rivolgergli la parola, in base agli attuali regolamenti. E lui a questiregolamenti si attiene. Poiché non mi risulta che ciò non l’abbia scritto nes-suno, lo scrive Trekkenfild, un foglio nato per gioco ma che ha una plateadi persone che seguono il caso e non si accontentano di stare in silenzio.

Roma olimpica – La grande offensiva continua, tutti alleati per portare acasa i Giochi olimpici del 2024. Anche un referendum sembra confer-mare il “sì” dei romani. Però nessuno confessa che le domande poste agliintervistati fossero piuttosto fuorvianti. Non è stato chiesto, infatti, seerano favorevoli o noi ai Giochi, ma semplicemente se approvavano l’or-ganizzazione di un grande evento sportivo. La “grande truffa” continuaanche sui giornali. Pare che Montezemolo o alcuni suoi inviati siano giàstati sguinzagliati per favorire contatti (leggi contratti pubblicitari) con levarie proprietà editoriali. Ecco spiegata la “benevolenza” con cui le di-verse testate accolgano e diano ampio spazio a questo enorme spreco didenaro pubblico. Non ci resta che sperare in una vittoria dei 5 Stelle aRoma. Gli unici fortemente contrari.

Tutti zitti: parla il Mago!