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Ascolta e Medita Marzo 2020 Questo numero è stato curato da una francescana secolare in cammino Arcidiocesi di Pisa Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi Ascolta e Medita può essere scaricato in formato PDF sul sito http://www.ascoltaemedita.it/ e può essere ricevuto quotidianamente sul proprio smartphone tramite il canale Telegram https://t.me/AscoltaEMedita

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  • Ascolta e MeditaMarzo 2020

    Questo numero è stato curato dauna francescana secolare in cammino

    Arcidiocesi di PisaCentro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

    Ascolta e Medita può essere scaricato in formato PDF sul sitohttp://www.ascoltaemedita.it/

    e può essere ricevuto quotidianamente sul proprio smartphonetramite il canale Telegram

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  • Udienza generale di papa FrancescoCatechesi sugli Atti degli Apostoli8. «Non vi accada di trovarvi addirittura

    a combattere contro Dio!» (At 5, 39).I criteri di discernimento proposti dal saggio Gamaliele

    Mercoledì 18 settembre 2019

    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

    Proseguiamo la catechesi sugli Atti degli Apostoli. Davanti al divieto dei Giudei diinsegnare nel nome di Cristo, Pietro e gli Apostoli rispondono con coraggio che nonpossono obbedire a chi vuole arrestare il viaggio del Vangelo nel mondo.

    I Dodici mostrano così di possedere quella «obbedienza della fede» che vorranno poisuscitare in tutti gli uomini (cfr. Rm 1, 5). A partire dalla Pentecoste, infatti, non sono piùuomini “soli”. Sperimentano quella speciale sinergia che li fa decentrare da sé e fa direloro: «noi e lo Spirito Santo» (At 5, 32) o «lo Spirito Santo e noi» (At 15, 28). Sentono chenon possono dire “io” solo, sono uomini decentrati da se stessi. Forti di questa alleanza,gli Apostoli non si lasciano intimorire da nessuno. Avevano un coraggio impressionante!Pensiamo che questi erano codardi: tutti sono scappati, sono fuggiti quando Gesù fuarrestato. Ma, da codardi sono diventati così coraggiosi. Perché? Perché era lo SpiritoSanto con loro. Lo stesso succede a noi: se noi abbiamo dentro lo Spirito Santo, avremo ilcoraggio di andare avanti, il coraggio di vincere tante lotte, non per noi ma per lo Spiritoche è con noi. Non retrocedono nella loro marcia di testimoni intrepidi di Gesù Risorto,come i martiri di tutti i tempi, compresi i nostri. I martiri danno la vita, non nascondonodi essere cristiani. Pensiamo, alcuni anni fa—anche oggi ce ne sono tanti—ma pensiamoquattro anni fa, quei copti ortodossi cristiani, veri lavoratori, sulla spiaggia della Libia:tutti sono stati sgozzati. Ma l’ultima parola che dicevano era “Gesù, Gesù”. Non avevanosvenduto la fede, perché c’era lo Spirito Santo con loro. Questi sono i martiri di oggi!Gli Apostoli sono i “megafoni” dello Spirito Santo, inviati dal Risorto a diffondere conprontezza e senza esitazioni la Parola che dà salvezza.

    E davvero, questa determinazione fa tremare il “sistema religioso” giudaico, che sisente minacciato e risponde con violenza e condanne a morte. La persecuzione deicristiani è sempre lo stesso: le persone che non vogliono il cristianesimo si sentonominacciate e così portano la morte ai cristiani. Ma, in mezzo al sinedrio, si leva la vocediversa di un fariseo che sceglie di arginare la reazione dei suoi: si chiamava Gamaliele,uomo prudente, «dottore della Legge, stimato da tutto il popolo». Alla sua scuola SanPaolo imparò a osservare “la Legge dei padri” (cfr. At 22, 3). Gamaliele prende la parola e

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  • mostra ai suoi fratelli come esercitare l’arte del discernimento dinanzi a situazioni chesuperano gli schemi consueti.

    Egli dimostra, citando alcuni personaggi che si erano spacciati per Messia, che ogniprogetto umano può riscuotere dapprima consensi e poi naufragare, mentre tutto ciò cheviene dall’alto e porta la “firma” di Dio è destinato a durare. I progetti umani fallisconosempre; hanno un tempo, come noi. Pensate a tanti progetti politici, e come cambianoda una parte all’altra, in tutti i Paesi. Pensate ai grandi imperi, pensate alle dittature delsecolo scorso: si sentivano potentissimi, pensavano di dominare il mondo. E poi sonocrollate tutte. Pensate anche oggi, agli imperi di oggi: crolleranno, se Dio non è conloro, perché la forza che gli uomini hanno in se stessi non è duratura. Soltanto la forzadi Dio dura. Pensiamo alla storia dei cristiani, anche alla storia della Chiesa, con tantipeccati, con tanti scandali, con tante cose brutte in questi due millenni. E perché non ècrollata? Perché Dio è lì. Noi siamo peccatori, e anche tante volte diamo scandalo. MaDio è con noi. E Dio salva prima noi, e poi loro; ma sempre salva, il Signore. La forza è“Dio con noi”. Gamaliele dimostra, citando alcuni personaggi che si erano spacciati perMessia, che ogni progetto umano può riscuotere dapprima consensi e poi naufragare.Perciò Gamaliele conclude che, se i discepoli di Gesù di Nazaret hanno creduto a unimpostore, sono destinati a sparire nel nulla; se invece seguono uno che viene da Dio, èmeglio rinunciare a combatterli; e ammonisce: «Non vi accada di trovarvi addirittura acombattere contro Dio!» (At 5, 39). Ci insegna a fare questo discernimento.

    Sono parole pacate e lungimiranti, che permettono di vedere l’evento cristiano conuna luce nuova e offrono criteri che “sanno di Vangelo”, perché invitano a riconoscerel’albero dai suoi frutti (cfr. Mt 7, 16). Esse toccano i cuori e ottengono l’effetto sperato: glialtri membri del Sinedrio seguono il suo parere e rinunciano ai propositi di morte, cioè diuccidere gli Apostoli.

    Chiediamo allo Spirito Santo di agire in noi perché, sia personalmente sia comunita-riamente, possiamo acquisire l’habitus del discernimento. Chiediamogli di saper vederesempre l’unità della storia della salvezza attraverso i segni del passaggio di Dio in questonostro tempo e sui volti di chi ci è accanto, perché impariamo che il tempo e i volti umanisono messaggeri del Dio vivente.

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  • Udienza generale di papa FrancescoCatechesi sugli Atti degli Apostoli

    9. Stefano «pieno di Spirito Santo» (At 7, 55)tra diakonia e martyriaMercoledì 25 settembre 2019

    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Attraverso il Libro degli Atti degli Apostoli, continuiamo a seguire un viaggio: il viaggio

    del Vangelo nel mondo. San Luca, con grande realismo, mostra sia la fecondità di questoviaggio sia l’insorgere di alcuni problemi in seno alla comunità cristiana. Fin dall’inizio cisono stati sempre problemi. Come armonizzare le differenze che coabitano al suo internosenza che accadano contrasti e spaccature?

    La comunità non accoglieva solo i giudei, ma anche i greci, cioè persone provenientidalla diaspora, non ebrei, con cultura e sensibilità proprie e con un’altra religione. Noi,oggi, diciamo “pagani”. E questi erano accolti. Questa compresenza determina equilibrifragili e precari; e dinanzi alle difficoltà spunta la “zizzania”, e quale è la peggiore zizzaniache distrugge una comunità? La zizzania della mormorazione, la zizzania del chiacchie-riccio: i greci mormorano per la disattenzione della comunità nei confronti delle lorovedove.

    Gli Apostoli avviano un processo di discernimento che consiste nel considerare benele difficoltà e cercare insieme delle soluzioni. Trovano una via di uscita nel suddividere ivari compiti per una serena crescita dell’intero corpo ecclesiale e per evitare di trascuraresia la “corsa” del Vangelo sia la cura dei membri più poveri.

    Gli Apostoli sono sempre più consapevoli che la loro vocazione principale è la pre-ghiera e la predicazione della Parola di Dio: pregare e annunciare il Vangelo; e risolvono laquestione istituendo un nucleo di «sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito edi sapienza» (At 6, 3), i quali, dopo aver ricevuto l’imposizione delle mani, si occuperannodel servizio delle mense. Si tratta dei diaconi che sono creati per questo, per il servizio. Ildiacono nella Chiesa non è un sacerdote in seconda, è un’altra cosa; non è per l’altare, maper il servizio. È il custode del servizio nella Chiesa. Quando a un diacono piace troppodi andare all’altare, sbaglia. Questa non è la sua strada. Questa armonia tra servizio allaParola e servizio alla carità rappresenta il lievito che fa crescere il corpo ecclesiale.

    E gli Apostoli creano sette diaconi, e tra i sette “diaconi” si distinguono in modoparticolare Stefano e Filippo. Stefano evangelizza con forza e parresia, ma la sua parolaincontra le resistenze più ostinate. Non trovando altro modo per farlo desistere, cosafanno i suoi avversari? Scelgono la soluzione più meschina per annientare un essereumano: cioè, la calunnia o falsa testimonianza. E noi sappiamo che la calunnia uccide

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  • sempre. Questo “cancro diabolico”, che nasce dalla volontà di distruggere la reputazionedi una persona, aggredisce anche il resto del corpo ecclesiale e lo danneggia gravementequando, per meschini interessi o per coprire le proprie inadempienze, ci si coalizza perinfangare qualcuno.

    Condotto nel Sinedrio e accusato da falsi testimoni—lo stesso avevano fatto con Gesù elo stesso faranno con tutti i martiri mediante falsi testimoni e calunnie—Stefano proclamauna rilettura della storia sacra centrata in Cristo, per difendersi. E la Pasqua di Gesù mortoe risorto è la chiave di tutta la storia dell’alleanza. Dinanzi a questa sovrabbondanza deldono divino, Stefano coraggiosamente denuncia l’ipocrisia con cui sono stati trattati iprofeti e Cristo stesso. E ricorda loro la storia dicendo: «Quale dei profeti i vostri padrinon hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto,del quale voi ora siete diventati traditori e uccisori» (At 7, 52). Non usa mezze parole, maparla chiaro, dice la verità.

    Questo provoca la reazione violenta degli uditori, e Stefano viene condannato a morte,condannato alla lapidazione. Egli però manifesta la vera “stoffa” del discepolo di Cristo.Non cerca scappatoie, non si appella a personalità che possano salvarlo ma rimette lasua vita nelle mani del Signore e la preghiera di Stefano è bellissima, in quel momento:«Signore Gesù, accogli il mio spirito» (At 7, 59)—e muore da figlio di Dio perdonando:«Signore, non imputare loro questo peccato» (At 7, 60).

    Queste parole di Stefano ci insegnano che non sono i bei discorsi a rivelare la nostraidentità di figli di Dio, ma solo l’abbandono della propria vita nelle mani del Padre e ilperdono per chi ci offende ci fanno vedere la qualità della nostra fede.

    Oggi ci sono più martiri che all’inizio della vita della Chiesa, e i martiri sono dapper-tutto. La Chiesa di oggi è ricca di martiri, è irrigata dal loro sangue che è «seme di nuovicristiani» (Tertulliano, Apologetico, 50, 13) e assicura crescita e fecondità al Popolo diDio. I martiri non sono “santini”, ma uomini e donne in carne e ossa che—come dicel’Apocalisse—«hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello» (7,14). Essi sono i veri vincitori.

    Chiediamo anche noi al Signore che, guardando ai martiri di ieri e di oggi, possiamoimparare a vivere una vita piena, accogliendo il martirio della fedeltà quotidiana al Vangeloe della conformazione a Cristo.

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  • Udienza generale di papa FrancescoCatechesi sugli Atti degli Apostoli

    10. «Annunciò a lui Gesù» (At 8, 35).Filippo e la “corsa” del Vangelo su nuove strade

    Mercoledì 2 ottobre 2019

    Cari fratelli e sorelle!Dopo il martirio di Stefano, la “corsa” della Parola di Dio sembra subire una battuta

    d’arresto, per lo scatenarsi di «una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalem-me» (At 8, 1). A seguito di ciò, gli Apostoli rimangono a Gerusalemme, mentre molticristiani si disperdono in altri luoghi della Giudea e in Samaria.

    Nel Libro degli Atti, la persecuzione appare come lo stato permanente della vitadei discepoli, in accordo con quanto detto da Gesù: «Se hanno perseguitato me, per-seguiteranno anche voi» (Gv 15, 20). Ma la persecuzione, invece di spegnere il fuocodell’evangelizzazione lo alimenta ancora di più.

    Abbiamo sentito cosa ha fatto il diacono Filippo che comincia ad evangelizzare le cittàdella Samaria, e numerosi sono i segni di liberazione e guarigione che accompagnanol’annuncio della Parola. A questo punto lo Spirito Santo segna una nuova tappa delviaggio del Vangelo: spinge Filippo ad andare incontro a uno straniero dal cuore apertoa Dio. Filippo si alza e parte con slancio e, su una strada deserta e pericolosa, incontraun alto funzionario della regina di Etiopia, amministratore dei suoi tesori. Quest’uomo,un eunuco, dopo essere stato a Gerusalemme per il culto, sta tornando al suo paese. Eraun proselito giudeo dell’Etiopia. Seduto in carrozza, legge il rotolo del profeta Isaia, inparticolare il quarto canto del “servo del Signore”.

    Filippo si accosta alla carrozza e gli chiede: «Capisci quello che stai leggendo?» (At 8,30). L’Etiope risponde: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?» (At 8, 31). Quell’uomopotente riconosce di avere bisogno di essere guidato per comprendere la Parola di Dio.Era il grande banchiere, era il ministro dell’economia, aveva tutto il potere dei soldi, masapeva che senza la spiegazione non poteva capire, era umile.

    E questo dialogo tra Filippo e l’Etiope fa riflettere anche sul fatto che non basta leggerela Scrittura, occorre comprenderne il senso, trovare il “succo” andando oltre la “scorza”,attingere lo Spirito che anima la lettera. Come disse Papa Benedetto all’inizio del Sinodosulla Parola di Dio, «l’esegesi, la vera lettura della Sacra Scrittura, non è solamente unfenomeno letterario, [. . . ]. È il movimento della mia esistenza» (Meditazione, 6 ottobre2008). Entrare nella Parola di Dio è essere disposti a uscire dai propri limiti per incontraree conformarsi a Cristo che è la Parola vivente del Padre.

    Chi è dunque il protagonista di questo che leggeva l’etiope? Filippo offre al suointerlocutore la chiave di lettura: quel mite servo sofferente, che non reagisce al male con

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  • il male e che, pur se considerato fallito e sterile e infine tolto di mezzo, libera il popolodall’iniquità e porta frutto per Dio, è proprio quel Cristo che Filippo e la Chiesa tuttaannunciano! Che con la Pasqua ci ha redenti tutti. Finalmente l’etiope riconosce Cristoe chiede il Battesimo e professa la fede nel Signore Gesù. È bello questo racconto machi ha spinto Filippo ad andare nel deserto per incontrare quest’uomo? Chi ha spintoFilippo ad accostarsi alla carrozza? È lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è il protagonistadell’evangelizzazione. “Padre, io vado a evangelizzare”—“Sì, cosa fai?”—“Ah, io annuncioil Vangelo e dico chi è Gesù, cerco di convincere la gente che Gesù è Dio”. Caro, questonon è evangelizzazione, se non c’è lo Spirito Santo non c’è evangelizzazione. Questopuò essere proselitismo, pubblicità. . . Ma l’evangelizzazione è farti guidare dallo SpiritoSanto, che sia Lui a spingerti all’annuncio, all’annuncio con la testimonianza, anche conil martirio, anche con la parola.

    Dopo aver fatto incontrare l’Etiope con il Risorto—l’etiope incontra Gesù risortoperché capisce quella profezia—Filippo scompare, lo Spirito lo prende e lo invia a fareun’altra cosa. Ho detto che il protagonista dell’evangelizzazione è lo Spirito Santo e qual èil segno che tu cristiana, cristiano, sei un evangelizzatore? La gioia. Anche nel martirio. EFilippo pieno di gioia andò da un’altra parte a predicare il Vangelo.

    Che lo Spirito faccia dei battezzati uomini e donne che annunciano il Vangelo perattirare gli altri non a sé ma a Cristo, che sanno fare spazio all’azione di Dio, che sannorendere gli altri liberi e responsabili dinanzi al Signore.

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  • Udienza generale di papa FrancescoCatechesi sugli Atti degli Apostoli

    11. «Lo strumento che ho scelto per me» (At 9, 15).Saulo, da persecutore ad evangelizzatore

    Mercoledì 9 ottobre 2019

    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!A partire dall’episodio della lapidazione di Stefano, compare una figura che, accanto a

    quella di Pietro, è la più presente ed incisiva negli Atti degli Apostoli: quella di «un giovane,chiamato Saulo» (At 7, 58). È descritto all’inizio come uno che approva la morte di Stefanoe vuole distruggere la Chiesa (cfr. At 8, 3); ma poi diventerà lo strumento scelto da Dio perannunciare il Vangelo alle genti (cfr. At 9, 15; 22, 21; 26, 17).

    Con l’autorizzazione del sommo sacerdote, Saulo dà la caccia ai cristiani e li cattura.Voi, che venite da alcuni popoli che sono stati perseguitati dalle dittature, voi capite benecosa significa dare la caccia alla gente e catturarla. Così faceva Saulo. E questo lo fapensando di servire la Legge del Signore. Dice Luca che Saulo “spirava” «minacce e stragicontro i discepoli del Signore» (At 9, 1): in lui c’è un soffio che sa di morte, non di vita.

    Il giovane Saulo è ritratto come un intransigente, cioè uno che manifesta intolleranzaverso chi la pensa diversamente da sé, assolutizza la propria identità politica o religiosae riduce l’altro a potenziale nemico da combattere. Un ideologo. In Saulo la religionesi era trasformata in ideologia: ideologia religiosa, ideologia sociale, ideologia politica.Solo dopo essere stato trasformato da Cristo, allora insegnerà che la vera battaglia «nonè contro la carne e il sangue, ma contro [. . . ] i dominatori di questo mondo tenebroso,contro gli spiriti del male» (Ef 6, 12). Insegnerà che non si devono combattere le persone,ma il male che ispira le loro azioni.

    La condizione rabbiosa—perché Saulo era rabbioso—e conflittuale di Saulo invitaciascuno a interrogarsi: come vivo la mia vita di fede? Vado incontro agli altri oppuresono contro gli altri? Appartengo alla Chiesa universale (buoni e cattivi, tutti) oppure houna ideologia selettiva? Adoro Dio o adoro le formulazioni dogmatiche? Com’è la miavita religiosa? La fede in Dio che professo mi rende amichevole oppure ostile verso chi èdiverso da me?

    Luca racconta che, mentre Saulo è tutto intento ad estirpare la comunità cristiana, ilSignore è sulle sue tracce per toccargli il cuore e convertirlo a sé. È il metodo del Signore:tocca il cuore. Il Risorto prende l’iniziativa e si manifesta a Saulo sulla via di Damasco,evento che viene narrato per ben tre volte nel Libro degli Atti (cfr. At 9, 3–19; 22, 3–21; 26,4–23). Attraverso il binomio «luce» e «voce», tipico delle teofanie, il Risorto appare a Sauloe gli chiede conto della sua furia fratricida: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9,

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  • 4). Qui il Risorto manifesta il suo essere una cosa sola con quanti credono in Lui: colpireun membro della Chiesa è colpire Cristo stesso! Anche coloro che sono ideologi perchévogliono la “purità”—tra virgolette—della Chiesa, colpiscono Cristo.

    La voce di Gesù dice a Saulo: «Alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devifare» (At 9, 6). Una volta in piedi, però, Saulo non vede più nulla, è diventato cieco, eda uomo forte, autorevole e indipendente diventa debole, bisognoso e dipendente daglialtri, perché non vede. La luce di Cristo lo ha abbagliato e reso cieco: «Appare così ancheesteriormente ciò che era la sua realtà interiore, la sua cecità nei confronti della verità,della luce che è Cristo» (Benedetto XVI, Udienza generale, 3 settembre 2008).

    Da questo “corpo a corpo” tra Saulo e il Risorto prende il via una trasformazione chemostra la “pasqua personale” di Saulo, il suo passaggio dalla morte alla vita: ciò che primaera gloria diventa «spazzatura» da rigettare per acquistare il vero guadagno che è Cristo ela vita in Lui (cfr. Fil 3, 7–8).

    Paolo riceve il Battesimo. Il Battesimo segna così per Saulo, come per ciascuno di noi,l’inizio di una vita nuova, ed è accompagnato da uno sguardo nuovo su Dio, su sé stesso esugli altri, che da nemici diventano ormai fratelli in Cristo.

    Chiediamo al Padre che faccia sperimentare anche a noi, come a Saulo, l’impatto conil suo amore che solo può fare di un cuore di pietra un cuore di carne (cfr. Ez 11, 15),capace di accogliere in sé «gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2, 5).

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  • Domenica1 marzo 2020

    Gn 2, 7–9;3, 1–7; Sal 50; Rm 5, 12–19

    Tempo di quaresimaSalterio: prima settimana

    Lo libererò perché a me si è legato,lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.

    Mi invocherà e io gli darò risposta;nell’angoscia io sarò con lui,

    lo libererò e lo renderò glorioso.Lo sazierò di lunghi giorni

    e gli farò vedere la mia salvezza.(Salmo 91)

    secondo Matteo (4, 1–11)

    AscoltaIn quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal

    diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Iltentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diven-tino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogniparola che esce dalla bocca di Dio”».

    Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e glidisse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini atuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi inuna pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il SignoreDio tuo”».

    Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni delmondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai mieipiedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “IlSignore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

    Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

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  • MeditaGesù, dopo il Battesimo nel Giordano, ha preso definitiva coscienza di essere “il Figlio

    di Dio, l’Amato”. Lo Spirito adesso lo attira nel deserto perché sia tentato come furonotentati i suoi avi durante l’Esodo. Il Signore ha circa trent’anni e attraverso la preghieracostante e il dialogo intimo con il Padre è stato preparato alla sua missione. Gesù, veroDio e vero Uomo, non si tira indietro e affronta le tentazioni affinché la vittoria lo apra aduna vita straordinaria come “Figlio Amato” e come Maestro.

    Le sue tre risposte alla tentazione sono per noi preziose: vivere della Parola di Diocome nutrimento quotidiano indispensabile per la vita; farsi figli del Padre con umiltàaffidandosi al Suo progetto per una vita felice e in pienezza; la libertà donataci dal Padrelo fa Signore unico della nostra vita e ci ridona un’identità.

    Senza una risposta alla sua fame di Verità, alla fame di Dio, l’uomo non può esseresalvato. Dunque l’uomo diventa fonte di amore se si mette a servizio, affidandosi a Dio,sentendo nel cuore di essere figlio di un Padre attento e amorevole.

    Perriflettere

    Il Signore Gesù ha vinto per noi le tentazioni che affrontia-mo quotidianamente; ecco che durante il trascorrere del giornopossiamo riconoscerle e, affidandoci a Lui, vincerle!

    Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza.Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo.

    La nostra battaglia infatti non è contro creature di sangue e di carne,ma contro i Principati e le Podestà,

    contro i dominatori di questo mondo di tenebra,contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.

    (Lettera agli Efesini 6, 10–12)

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  • Lunedì2 marzo 2020

    Lv 19, 1–2.11–18; Sal 18

    Convertici a te, o Padre nostra salvezza,formaci alla scuola della tua sapienzaperché l’impegno quaresimale lasci

    una traccia profonda nella nostra vita.

    secondo Matteo (25, 31–46)

    AscoltaIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella

    sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a luiverranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separale pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

    Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padremio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, per-ché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere,ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, eroin carcere e siete venuti a trovarmi”.

    Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e tiabbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti ab-biamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando maiti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro:“In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli piùpiccoli, l’avete fatto a me”.

    Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nelfuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e nonmi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero enon mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avetevisitato”.

    Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o as-setato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora eglirisponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo diquesti più piccoli, non l’avete fatto a me”.

    E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

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  • MeditaOggi Gesù parla del Giudizio Finale e con la sua parola rivolta ai discepoli ci mette

    veramente in crisi: quando siamo stati pecore e quando capri? Le pecorelle, cioè i giusti,sono coloro che guardano ai fratelli bisognosi con cuore caritatevole senza secondi fini.Solo per amore e nell’amore incontrano Gesù e il Signore li chiama benedetti. I capriinvece chi sono? Sono quelli che si sono comportati male, ma anche quelli che si sonocomportati bene, che hanno la coscienza in pace perché certi di aver praticato sempreciò che Dio chiede loro, ma non sono andati oltre. . . si sono accontentati di attenersi solonelle regole della Legge; sono i tiepidi che hanno omesso di fare il bene per amore e hannoperso l’occasione di incontrare il Signore nella carne del prossimo. Lui li chiama maledetti!Non è Gesù che giudica, ma sono le nostre opere che ci identificano. Dio ci invita ad unosguardo attento, orecchi per ascoltare, una bocca per rispondere e braccia per accoglierecoloro che, oggi più che mai, hanno bisogno di aiuto; ci chiede di usare la misericordiacome strumento di relazione, sempre! “Misericordia io voglio, e non sacrifici”!

    Perriflettere

    Converti Signore la nostra vita, togli il nostro cuore di pietra emetti in noi un cuore di carne!

    Mirare all’essenziale. Cosa significa?Mirare Gesù, guardare Gesù nell’affamato, nel carcerato, nel malato, nel nudo,

    in quello che non ha lavoro e deve portare avanti una famiglia.Guardare Gesù in questi fratelli e sorelle nostri;

    guardare Gesù in quello che è solo, triste,in quello che sbaglia e ha bisogno di consiglio,

    in quello che ha bisogno di fare strada con lui in silenzioperché si senta in compagnia.

    Queste sono le opere che Gesù chiede a noi!Guardare Gesù in loro, in questa gente. Perché?

    Perché così guarda me, guarda tutti noi.(Papa Francesco)

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  • Martedì3 marzo 2020

    Is 55, 10–11; Sal 33

    Gridano e il Signore li ascolta,li salva da tutte le loro angosce.

    Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce.Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,

    Egli salva gli spiriti affranti.(Salmo 33)

    secondo Matteo (6, 7–15)

    AscoltaIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i

    pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro,perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.Voi dunque pregate così:

    Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, siafatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano,e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e nonabbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.

    Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli per-donerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro per-donerà le vostre colpe».

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  • MeditaIsaia, nella prima lettura, ci dà la certezza che la parola di Dio non ritornerà a Lui senza

    effetto, senza aver operato ciò che Lui desidera e senza aver compiuto ciò per cui l’hamandata in mezzo a noi. Ecco perché la preghiera del Padre Nostro donata ai discepoli,se ascoltata e recitata con il cuore aperto, assaporando concetto dopo concetto, potràcambiare il nostro modo di vedere e pensare la vita che attraversiamo. Chiamarlo “PadreNostro” per sentirci suoi veramente, figli bisognosi di intimità e confidenza. Questo ci dàil desiderio di santificare il Suo nome già qui, nella nostra vita terrena. Seguendo la SuaSanta Volontà sicuramente saremo molto più felici che non seguendo la nostra. Allora ilSuo regno, che è tra i cieli, si farà presente ora, nel nostro qui e ora, trasformando il cuoredi ognuno. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” non è riferito solo a quello materiale,ma soprattutto al Suo amore, inteso come nutrimento dell’anima, quello che troviamonella Sua parola, nell’Eucarestia.

    Perdonare le colpe dei nostri fratelli e soprattutto dei nostri nemici è un preziosissimodono di Dio perché ci rende liberi e ci ricolma di una gioia consapevole: abbiamo per-donato perché riconosciamo in primis il perdono del Padre misericordioso per tutte lenostre mancanze. La richiesta finale di non abbandonarci nella tentazione ci libera effetti-vamente dal male che possiamo fare, o subire, ogni giorno, grazie alla Sua provvidenza. Ilfulcro della preghiera è riuscire a imparare a perdonare per riconoscere di essere stati giàperdonati da Lui, non come una condanna per chi non perdona, ma per raggiungere lapienezza della vita, della felicità, del progetto di Dio per noi.

    Perriflettere

    Provo a rileggere in modo personale la preghiera del Padre Nostrodonata da Gesù per vederla concretamente nella mia vita.

    Tu sei santo, Signore solo Dio, che compi meraviglie.Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo, Tu sei onnipotente,

    Tu, Padre santo, re del cielo e della terra.Tu sei trino e uno, Signore Dio degli dei,

    Tu sei il bene, ogni bene, sommo bene, Signore Dio vivo e vero.Tu sei Amore e carità, Tu sei sapienza, Tu sei umiltà, Tu sei pazienza,

    Tu sei bellezza, Tu sei sicurezza, Tu sei quiete.Tu sei gaudio e letizia, Tu sei la nostra speranza, Tu sei giustizia e temperanza,

    Tu sei tutto, ricchezza nostra a sufficienza.Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine. Tu sei protettore,Tu sei custode e difensore, Tu sei fortezza, Tu sei rifugio.

    Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede, Tu sei la nostra carità,Tu sei la nostra dolcezza, Tu sei la nostra vita eterna,

    sei grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.(San Francesco di Assisi)

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  • Mercoledì4 marzo 2020

    Gio 3, 1–10; Sal 50

    Crea in me, o Dio, un cuore puro,rinnova in me uno spirito saldo.

    Tu non gradisci il sacrificio;se offro olocausti tu non li accetti.

    Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;il cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

    (Salmo 50)

    secondo Luca (11, 29–32)

    AscoltaIn quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa gene-

    razione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcunsegno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive,così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.

    Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa gene-razione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascolta-re la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.

    Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazio-ne e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco,qui vi è uno più grande di Giona».

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  • MeditaGesù ha successo, attira a sé grandi folle che si accalcano intorno a Lui, ma sa che

    molti di loro sono lì per metterlo alla prova; hanno chiesto un segno grande, magari unmiracolo spettacolare. Sono uomini e donne superficiali, che non hanno compreso lanovità della sua parola e barattano la propria conversione: “Tu ci dai un segno e poi noicrederemo in te”. È una folla che vuole metterlo in difficoltà, come è successo ai profetiche sono venuti prima di Lui.

    Gesù non sta a questo gioco, inveisce contro di loro dicendo che hanno già avutoun segno ed è quello che è stato Giona per Ninive: Lui stesso sarà segno per quellafolla, per quella generazione! E la nostra generazione? Noi abbiamo già conosciutoil segno misericordioso di Gesù sulla croce! Eppure ancora oggi abbiamo bisogno disensazionalismo, di effetti spettacolaristici. Non ci accorgiamo che ogni giorno, nel piccolodel nostro quotidiano, ci sono tanti segni della presenza, dell’opera di Dio. Ognuno di noi,nella propria vita, se pur apparentemente monotona, può scorgere miracoli strepitosi cherendono visibile l’azione misericordiosa di Dio. “Beati piuttosto coloro che ascoltano laparola di Dio e la osservano” è ciò che il Signore ci chiede per poter partecipare alla storiadell’umanità; solo in questo modo la storia di Dio si intreccia alla storia dell’uomo.

    Perriflettere

    Quaresima, tempo di conversione: che immagine mi sono fatto diDio, su cosa si basa la mia fede? Sui segni o sulla parola di Dio?

    Crea in me, o Dio, un cuore puro,rinnova in me uno spirito saldo,

    non respingermi alla tua presenzae non privarmi del Tuo Santo Spirito.

    Rendimi la gioia di essere salvato,sostieni in me un animo generoso.

    Insegnerò agli erranti le tue viee i peccatori a te ritorneranno.

    (Salmo 50)

    17

  • Giovedì5 marzo 2020

    Est 4, 17n.p–r.aa–bb.gg–hh; Sal 137

    Dio di bontà e di misericordia,che ci chiedi di collaborare alla tua opera di salvezza,

    manda numerosi e santi operai per la tua vigna,perché alla tua Chiesa non manchino mai

    annunciatori coraggiosi del Vangelo,sacerdoti che ti offrano anche con la vita il sacrificio dell’Eucarestia

    e che quali segni splendenti di Cristo buon pastore,guidino il tuo popolo sulle strade della carità.

    Manda il tuo Spirito Santo a rinfrancare il cuore dei giovani,perché abbiano il coraggio di dirti Sì quando li chiami al servizio dei fratelli,

    la perseveranza nel seguire Gesù anche sulla via della crocee la gioia grande di essere nel mondo testimoni del tuo amore.

    O Maria, Madre dei sacerdoti, dona a tutti i membri della Chiesa pisanala tua stessa fedeltà per testimoniare a tuttila gioia che nasce dall’incontro con Cristoche vive e regna nei secoli in eterno. Amen.

    (Giovanni Paolo Benotto)

    secondo Matteo (7, 7–12)

    Ascolta Il commento di oggi è propostodal Centro Diocesano per le Vocazioni di PisaIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e tro-

    verete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e achi bussa sarà aperto.

    Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce,gli darà una serpe?

    Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più ilPadre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!

    Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questainfatti è la Legge e i Profeti».

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  • Medita“Chiedete e vi sarà dato” (7, 7). Pregare è riconoscere che Dio è l’alfa e l’omega della

    nostra vita, tutto viene da Lui e tutto si compie attraverso di Lui. Chi ha questa fede scoprela gioia di consegnare tutto nelle mani del Padre, anche e soprattutto i desideri, le ansie, lepreoccupazioni. Lo facciamo senza pretese e senza vantare diritti. A noi basta sapere cheDio ci ascolta e tutto orienta verso il bene. Gesù assicura che il Padre celeste risponderàma non dice che ci darà esattamente quello che abbiamo chiesto. Quando accade—espesso accade!—di non ottenere quello che abbiamo chiesto, non vuol dire che Dio nonascolta o non si prende cura di noi, vuol dire semplicemente che vuole darci altro e inaltro tempo. Pretendere di conoscere la volontà di Dio significa metterci al posto di Dio.La preghiera di domanda non sarebbe autentica se avesse qualche pretesa, anche minima.La fiducia è l’anima della preghiera, se non riceviamo quanto abbiamo chiesto, invece didare spazio all’amarezza e di chiuderci nello sconforto, rinnoviamo con gioia la nostrafede e chiediamogli la grazia di accogliere con amore la sua volontà, anche se facciamofatica a comprendere. Non possiamo misurare la bontà di Dio con le nostre attese! Anchese le nostre intenzioni sono sempre buone, non sempre chiediamo cose buone. Chi hapiù anni sulle spalle sa per esperienza che tante volte, sospinti dalla fretta di fare qualcosa,abbiamo compiuto scelte sbagliate. Il silenzio di Dio è un implicito invito a cercare ancorae a guardare più lontano.

    Perriflettere

    Dobbiamo pregare sempre, senza stancarci mai, nella consapevo-lezza che tutta la nostra vita può e deve diventare preghiera, siaquando sediamo nei banchi di chiesa, sia quando siamo inten-ti a svolgere le nostre diverse mansioni. Ma alla preghiera dellelabbra e del cuore deve far seguito quella del nostro operato nellavita di ogni giorno. Il primo motivo della nostra preghiera de-ve essere sempre quello che Gesù stesso ci ha suggerito nel PadreNostro, e cioè che si compia in noi la volontà di Dio.

    Offriamo in questa giornata la nostra preghierae le nostre azioni al Signore per le vocazioni in difficoltà.

    La tua misericordia e la nostra vicinanza possano essere di sostegnoalle sorelle e ai fratelli che nei diversi stati di vita

    —matrimonio, sacerdozio, consacrazione—stanno vivendo un tempo di ripensamento e di prova.

    Non si sentano giudicati, ma accompagnati e sostenutiin questo tempo di fragilità.

    Possano riscoprire il senso e il valore della propria vocazione,segno dell’amore di Dio Padre.

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  • Venerdì6 marzo 2020

    Ez 18, 21–28; Sal 129

    Così dice il Signore Dio: “Se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commessoe osserva tutte le mie leggi e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà.

    Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata,ma vivrà per la giustizia che ha praticato.

    Forse che io ho piacere della morte del malvagio—oracolo del Signore—o piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?

    (Ezechiele 18, 21–23)

    secondo Matteo (5, 20–26)

    AscoltaIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà

    quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere

    sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà es-sere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottopostoal sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

    Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qual-che cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti conil tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

    Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, per-ché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettatoin prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimospicciolo!».

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  • Medita“Va’ prima a riconciliarti con tuo fratello” vuol dire: metti pace tra te stesso e l’altro, fra-

    tello o nemico che sia, ed è allora che potrai partecipare alla novità del Vangelo, diventarenuova creatura. Gesù ammonisce i suoi perché possano aderire alla nuova Legge, e quel“Non uccidere” non si limita all’atto estremo, ma si allarga all’offesa e ai cattivi pensieriverso i fratelli. Papa Francesco sostiene che “non amare è il primo passo per uccidere enon uccidere è il primo passo per amare”. Un bravo sacerdote mi ha indicato il modo pernon uccidere: “pensare amando” sin dall’inizio del giorno, sempre! Se i nostri pensierisono nell’amore per gli altri e per il creato, riusciamo a vedere nel fratello le cose buone emettiamo in movimento la misericordia di Dio. La nostra esistenza così sarà ricolma digrazia e la pace si espanderà intorno a noi e contagerà le persone che viviamo. Riuscirea riconciliarsi con chi ha qualcosa contro di te è davvero estremo: fa sperimentare unagioia sublime!

    Perriflettere

    Beati quelli che perdonano per il Tuo Amore. (San Francescod’Assisi)

    La vita umana ha bisogno di amore.E qual è l’amore autentico?

    È quello che Cristo ci ha mostrato, cioè la misericordia.L’amore di cui non possiamo fare a meno è quello che perdona,

    che accoglie chi ci ha fatto del male.Nessuno di noi può sopravvivere senza misericordia,

    tutti abbiamo bisogno del perdono.Quindi, se uccidere significa distruggere, sopprimere, eliminare qualcuno,

    allora non uccidere vorrà dire curare, valorizzare, includere. E anche perdonare.(Papa Francesco)

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  • Sabato7 marzo 2020

    Dt 26, 16–19; Sal 118

    Santa Perpetua e Felicita

    Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore.Beato chi custodisce i suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore.Tu hai promulgato i tuoi precetti perché siano osservati interamente.

    Siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi decreti.Ti loderò con cuore sincero, non abbandonarmi mai.

    (Salmo 118)

    secondo Matteo (5, 43–48)

    AscoltaIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il

    tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregateper quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fasorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.

    Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno cosìanche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straor-dinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto ilPadre vostro celeste».

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  • MeditaGesù è sul monte tra le folle e dopo le Beatitudini prosegue a parlare loro e ai suoi

    discepoli. Egli esprime ciò che ha maturato nei suoi dialoghi con il Padre, concetti chevuole condividere. Il Signore trasmette contenuti, porta la sua esperienza, si mette aconfronto con la vita, perché si è fatto toccare dalla vita; per questo ha autorità il suoinsegnamento. “Amerai il prossimo tuo”, anche se è un nemico, Lui lo ha sperimentatoe lo sperimenta ogni giorno. Per l’ebreo amare il prossimo voleva dire amare solo quellidel suo popolo, ma pensare di amare il proprio nemico era contro ogni logica umana,uno scandalo! Nel paradosso dell’amore per i nemici Gesù vuol risolvere le relazionirotte dallo spirito di divisione per renderci capaci di recuperare il prossimo, che è statonemico, in una rinnovata relazione fraterna. Umanamente siamo portati a rispondere con“occhio per occhio”, facendo diventare moto perpetuo lo scontro e l’odio come forma didifesa. Ciò che ci offre Gesù è opporsi al male con l’amore. La compassione per l’altro facomprendere quello che lo ha reso nemico per guardarlo come un fratello che ha bisognodi cura e di essere amato. Amare i nemici, offrire l’altra guancia a chi mi percuote, rompeuna “logica umana” che stupisce, sconcerta il nemico, per una “logica divina” che lo puòtrasformare da nemico a fratello. Una dinamica che può trasformare pensiero e azioneper un mondo nuovo.

    Perriflettere

    Prego mai per i miei nemici? Domando a Dio di colmarli di bene,di benedizioni, augurando loro di diventare creature nuove?

    Dice il Signore: “Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odianoe pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano”.

    Infatti, veramente ama il suo nemicocolui che non si duole per l’ingiuria che quello gli fa,

    ma brucia nel suo intimo per l’amore di Dio,a monito del peccato dell’anima di lui.Egli dimostri con le opere il suo amore.

    (San Francesco di Assisi, Fonti Francescane—Ammonizione IX)

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  • Domenica8 marzo 2020

    Gn 12, 1–4a; Sal 32; 2Tm 1, 8b–10

    Salterio: seconda settimana

    Di Te dice il mio cuore: “Cercate il Suo Volto”.Il Tuo volto io cerco o Signore.Non nascondermi il Tuo volto.

    (Salmo 26)

    secondo Matteo (17, 1–9)

    AscoltaIn quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li con-

    dusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillòcome il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosèed Elia, che conversavano con lui.

    Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Sevuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancoraparlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dallanube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento.Ascoltatelo».

    All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timo-re. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi nonvidero nessuno, se non Gesù solo.

    Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questavisione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

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  • MeditaGesù aveva annunciato ai discepoli ciò che avrebbe dovuto soffrire giunto a Gerusa-

    lemme; adesso porta con sé, su un alto monte, Pietro, Giacomo e Giovanni. Il Signoresale con i suoi, sconvolti da quell’annuncio, per consolarli e pregare. Là, sul monte “ilSuo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Nella salitafaticosa, tutti insieme verso il punto più alto, i tre discepoli non sanno ciò che verrà lororivelato e dovranno custodire. “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio diGiacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri” (Is 2, 3).

    Ogni volta che Gesù prega, la sua preghiera è profonda, il dialogo con il Padre è intimoe il Signore si fa Luce. Ma adesso i suoi amici, e solo adesso, vedono la Luce che trasfigurail loro maestro perché sono pronti a ricevere questa divina visione. Si trovano immersi inciò che Gesù vive normalmente nella preghiera e riescono a vivere la Pace avvolti nella Sualuce. Egli è in comunione con il Padre ed il Padre manifesta la Sua parola agli apostoli. Lasua voce dal cielo invita loro ad ascoltare il Figlio amato, a fidarsi di Lui, ad abbandonarsia ciò che dovrà accadere perché possano scoprire chi è veramente Gesù e non abbiano piùpaura. C’è un invito anche a noi oggi: nella preghiera profonda, nel desiderio di intimitàcon il Signore anche noi saremo trasfigurati per riconoscere l’opera di Dio nella nostrastoria e, nell’abbandonarci con fede alla Sua volontà, per riuscire ad immergerci, senzapaura, nella concretezza della nostra vita.

    Perriflettere

    Sento il desiderio di ascolto nella preghiera? Vedo la Luce nellaparola di Dio, Luce che mi fa lampada?

    Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria,vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione

    per una più profonda conoscenza di Lui.Possa Egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente

    per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati,quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

    (Lettera agli Efesini 1, 17–18)

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  • Lunedì9 marzo 2020

    Dn 9, 4b–10; Sal 78

    Le tue parole Signore sono spirito e vita,tu solo hai parole di vita eterna.

    (Vangelo secondo Giovanni 6, 36–38)

    secondo Luca (6, 36–38)

    AscoltaIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre

    vostro è misericordioso.Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; per-

    donate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e tra-boccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, saràmisurato a voi in cambio».

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  • MeditaC’è una promessa nelle parole di Gesù: date e vi sarà dato! Voglio imparare ad amare?

    Devo essere misericordioso quanto è misericordioso Dio, quindi senza misura, senza limiti.E come può essere possibile? Gesù propone: se non vuoi essere giudicato, inizia a nongiudicare; se non vuoi essere condannato, smetti di condannare; se vuoi essere perdonato,sii il primo a perdonare. È la novità della buona novella. Se iniziamo a guardare nostrofratello trovando in lui cose buone, vuol dire che abbiamo iniziato a guardare con gli occhidell’amore, senza giudizio. Perdonare è ciò che è più difficile, ma Gesù ci promette chesolo perdonando la nostra vita sarà rigenerata nella più alta forma di libertà. Se doniamonoi stessi e il nostro tempo per gli altri, già ci stiamo mettendo nel disegno di Dio senzapaura. Ecco, se accettiamo e impariamo vivendo ciò che ci insegna il Signore riceveremomolto di più di quello che ci sembra di aver perso. Gesù non ci impone nulla, ma ci mettedi fronte ad una scelta: vuoi una vita piena? Vuoi essere felice? Abbiamo bisogno diuomini e donne assetati di felicità.

    Perriflettere

    Nel mio intimo sento il desiderio di vivere amando, guardo la vitae le persone con uno sguardo di misericordia?

    Proprio come nell’esercitarsi alla violenza si deve imparare l’arte di uccidere,così si deve imparare l’arte di morire nell’addestrarsi alla non-violenza.

    Tu ed io non siamo che una cosa sola.Non posso farti del male senza ferirmi.

    (Mahatma Gandhi)

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  • Martedì10 marzo 2020

    Is 1, 10.16–20; Sal 49

    Custodisci, o Padre, la tua chiesa con la tua continua benevolenzae poiché, a causa della debolezza umana

    non può sostenersi senza di Te,il tuo aiuto la liberi sempre da ogni pericolo

    e la guidi alla salvezza eterna.(dalla liturgia)

    secondo Matteo (23, 1–12)

    AscoltaIn quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra

    di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono,ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infattifardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi nonvogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammira-ti dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei postid’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, comeanche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

    Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi sietetutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è ilPadre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostraGuida, il Cristo.

    Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chisi umilierà sarà esaltato».

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  • MeditaGesù è duro perché conosce bene l’animo umano e quello che può generare di bene

    o di male. Dopo aver messo in crisi i farisei e gli scribi, si rivolge ai suoi e alla follache lo segue: “Fate e osservate quanto vi dicono. Ma non fate secondo le loro opereperché dicono e non fanno”. Cosa non fanno? Non agiscono nell’amore, ma esprimonoconcetti per essere ammirati, con parole che mascherano il desiderio di appagare soltantoil loro ego. Il Signore ci mette di fronte a queste incoerenze e a questa realtà non percondannarci ma, come fa un padre, per correggerci. “Voi non comportatevi così! Voitutti siete fratelli!”. Fratelli perché abbiamo un unico Padre e un solo Maestro, Gesù. IlSignore ci invita a costruire una vita solida ed essere noi stessi, facendo del bene nelnascondimento, senza farsi pubblicità. Ed infine la ricetta per essere vincenti nella vita: ilmaggiore sia il minore—“Chi tra voi è il più grande, sarà vostro servo; chi si umilierà saràesaltato”—questo è lo scandalo e la gloria della Croce. Gesù parla di sé stesso, Servitoreper la salvezza dell’umanità.

    Perriflettere

    Gesù mi pone di fronte ad uno specchio: desidero rivedere il miomodo di pensare e di essere per conformarmi alle Sue parole?

    Similmente tutti i frati non abbiano in questo alcun potere o dominio,soprattutto fra di loro, come dice infatti il Signore:

    “I principi delle nazioni le signoreggiano,e i grandi esercitano il potere su di esse (Mt 20, 25)”;

    non così sarà tra i frati; e chi tra loro vorrà essere maggiore,sia il ministro e servo (Mt 20, 26–27);

    e chi tra essi è maggiore, si faccia minore (Lc 22, 26).(Regola non bollata di San Francesco di Assisi)

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  • Mercoledì11 marzo 2020

    Ger 18, 18–20; Sal 30

    Sostieni sempre, o Padre, la tua famiglianell’impegno delle buone opere.

    Confortala con il tuo aiuto nel cammino di questa vitae guidala al possesso dei beni eterni.

    (dalla liturgia)

    secondo Matteo (20, 17–28)

    AscoltaIn quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici di-

    scepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figliodell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a mor-te e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzogiorno risorgerà».

    Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò perchiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi mieidue figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». RisposeGesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?».Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere allamia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padremio lo ha preparato».

    Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamòa sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi leopprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostroservitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uo-mo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscattoper molti».

    30

  • MeditaGesù camminando verso Gerusalemme annuncia, ancora una volta, ciò che dovrà

    accadere. La Sua morte drammatica e la Sua resurrezione saranno segno di Gloria, il verosenso della sua venuta. Eppure aveva già parlato della sofferenza e morte che dovevaattraversare, ma i suoi discepoli non avevano compreso. . . o forse avevano compreso,ma non potevano accettare. Accogliere una gloria che deve passare attraverso la morteè inconcepibile anche per noi, sembra stravolgere il senso della vita e della ragione. NelVangelo di Marco saranno direttamente i due fratelli a pretendere di sedere uno alla destrae l’altro alla sinistra nel regno di Dio; mentre in Matteo è la madre che intercede per i figli.Giacomo e Giovanni sono stati tra i primi ad essere scelti da Gesù e pretendono un postod’onore. Essi non accettano l’idea di dover passare attraverso la morte, tentano di fare unsalto e, quasi a non voler vedere quel passaggio, mirano al traguardo.

    Il Signore sa che i suoi amici non sono pronti, così come non siamo pronti noi. Perquesto ci accompagna durante il nostro viaggio di conversione, perché possiamo capireche non conta la gloria finale, ma il cammino che porta alla vera Gloria. C’è una sofferenzada accogliere per poter crescere, per poter rinascere: accettare di morire a noi stessi. Eccoperché ci consiglia di non seguire la mentalità del mondo, ma invita colui che è il piùgrande a farsi servitore, addirittura schiavo (dell’amore), proprio come ha fatto Lui. LaChiesa può essere vero esempio di “comunità ideale” per una società dove gli uni servonogli altri e chi ha autorità si fa servo per il bene comune.

    Perriflettere

    Accogliere, servire con umiltà mantenendosi piccoli: questo è ilprogramma di Gesù, e il mio?

    Chiamati insieme con tutti gli uomini di buona volontàa costruire un mondo più fraterno ed evangelico

    per la realizzazione del Regno di Dio,consapevoli che “chiunque segue Cristo, uomo perfetto, si fa lui pure più uomo”,

    esercitino con competenza le proprie responsabilitànello spirito cristiano di servizio.

    (Regola Ordine francescano secolare—Costituzioni—art. 14)

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  • Giovedì12 marzo 2020

    Ger 17, 5–10; Sal 1

    O Dio, che ami l’innocenza, e la ridoni a chi l’ha perduta,volgi verso di te i nostri cuori

    e donaci il fervore del Tuo spirito,perché possiamo essere saldi nella fede e operosi nella carità.

    (dalla liturgia)

    secondo Luca (16, 19–31)

    AscoltaIn quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di

    porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nomeLazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello checadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.

    Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì ancheil ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontanoAbramo, e Lazzaro accanto a lui.

    Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intin-gere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente inquesta fiamma”.

    Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, eLazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo aitormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di quivogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.

    E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre,perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essiin questo luogo di tormento”.

    Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No,padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”.

    Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanchese uno risorgesse dai morti”».

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  • MeditaLazzaro e il ricco epulone: l’uno ha un nome, un’identità e quindi una personalità;

    l’altro è semplicemente un uomo condizionato dal suo ego e schiavo delle sue ricchezze.Tra loro c’è un abisso, eppure vivono nello stesso luogo, si incontrano ogni giorno: unosta alla porta ad elemosinare, solo i cani hanno compassione di lui e gli leccano le ferite;l’altro sta dentro a far feste, indifferente ai bisogni del povero. Altra scena: i due sonomorti e di nuovo c’è un abisso tra di loro, ma mentre Lazzaro è nella pace accanto adAbramo, l’altro è negl’inferi tra i tormenti. Il ricco finalmente vede Lazzaro. I ruoli e lacondizione sono invertiti, l’abisso capovolge completamente la situazione: il ricco adessoha bisogno di Lazzaro, ma quello che è stato nella vita terrena non si può cambiare.

    Gesù desidera adesso una conversione del cuore dell’uomo. Solo la Parola di Dioaccolta può rigenerare l’animo umano ed è qui, nella vita terrena, che può essere possibileil riscatto per ogni uomo, affinché la giustizia di Dio trionfi in terra e in cielo. “Il Signorerimane fedele sempre, rende giustizia agli oppressi, da pane agli affamati” (Salmo 145).

    Quindi la ricchezza non è peccato, ma abbiamo la responsabilità di sentirci “ammini-stratori della provvidenza” per un mondo più giusto, perché se ci consideriamo privilegiatiabbiamo il dovere di far partecipare dei nostri beni anche coloro che non ne hanno,attraverso la compassione.

    Perriflettere

    Gesù si è fatto povero per noi, perché in Lui, fossimo ricchi graziealla sua povertà. (2Cor 8, 9)Come mi rivolgo allo straniero o al povero che incontro, riesco aguardarlo negli occhi, rivolgo qualche domanda per conoscerlo?Esco da me stesso per andare incontro all’altro? (Papa Francesco)

    Sforzatevi di essere la manifestazione di Dio all’interno della vostra comunità.A volte vediamo come la gioia ritorni nella vita dei più derelitti

    quando queste persone si accorgono che molte di noisi preoccupano per loro e li trattano con amore.

    Se sono malati migliora persino il loro stato di salute.Non dimentichiamo mai che nella solidarietà ai poveri

    abbiamo una magnifica opportunità di fare qualcosa di bello per Dio.Quando ci dedichiamo ai poveri con tutto il cuore

    vediamo infatti Cristo nei loro volti emaciati.Lui stesso ha detto: “Lo avete fatto a me”.

    (Santa Madre Teresa di Calcutta)

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  • Venerdì13 marzo 2020

    Gn 37, 3–4.12–13a.17b–28; Sal 104

    O Dio onnipotente e misericordioso,concedi ai tuoi fedeli di essere intimamente purificati

    dall’impegno penitenziale della quaresimaper giungere con spirito nuovo alle prossime feste di Pasqua.

    (dalla liturgia)

    secondo Matteo (21, 33–43.45–46)

    AscoltaIn quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate

    un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. Lacircondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diedein affitto a dei contadini e se ne andò lontano.

    Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini aritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro louccisero, un altro lo lapidarono.

    Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stessomodo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio fi-glio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamoloe avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.

    Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Glirisposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altricontadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

    E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttorihanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è unameraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà datoa un popolo che ne produca i frutti».

    Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di lo-ro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava unprofeta.

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  • MeditaLa vigna piantata su un terreno è la vigna ideale, circondata da una siepe, con una buca

    per il torchio e una torre. La vigna è amata e curata e mi fa pensare al creato, desiderato,progettato e realizzato da Dio e del quale l’uomo fa parte. Dio ce l’ha dato in usufrutto,non è di nostra proprietà: abbiamo il compito di curarlo, perché dia frutto.

    L’uomo invece cosa ha fatto? Ha pensato che la terra e il creato fossero sua proprietà einvece di rispettare, custodire e coltivare con amore, ha saccheggiato e distrutto senzarispettare il diritto di usufrutto che gli aveva donato Dio. Inoltre, non solo l’uomo si èdimenticato volutamente di Dio e del Figlio Suo, ma anche di sé stesso e della fine indegnache farà se continuerà a vivere rinnegando il suo ruolo di creatura. La vigna mi fa pensarealla vita di ogni uomo, desiderata, progettata e realizzata dal Signore per amore. In origineè perfetta, ma l’uomo ha la libertà di decidere, se viverla come un dono di Dio o come undiritto dove egoismo e sopraffazione diventano le caratteristiche predominanti.

    Eppure Gesù cita il salmo 118 per ricordarci che anche se Dio viene scartato, rifiutatodagli uomini, ucciso. . . Lui sarà sempre la pietra d’angolo, la pietra sulla quale si fondatutta la nostra storia e “sarà sempre una meraviglia ai nostri occhi”!

    “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare Suo Figlio unigenito perché chiunquecrede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondoper giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui” (Gv 3, 16–17).

    Perriflettere

    Abbiano inoltre rispetto per le altre creature, animate e inani-mate, che “dell’Altissimo portano significazione” e si sforzino dipassare dalla tentazione di sfruttamento al francescano concet-to di fratellanza universale. (San Francesco di Assisi, Regola—Laforma di vita, art. 18)

    Nell’attesa della vita eterna, ci uniamoper farci carico di questa casa che ci è stata affidata,

    sapendo che ciò che di buono vi è in essa verrà assunto nella festa del cielo.Insieme a tutte le creature, camminiamo su questa terra cercando Dio,

    perché “se il mondo ha un principio ed è stato creato,cerca chi ha creato, cerca chi gli ha dato inizio,

    colui che è il suo creatore”(Basilio Magno).Camminiamo cantando!

    Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianetanon ci tolgano la gioia della speranza.

    (Papa Francesco, Laudato si’ 244)

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  • Sabato14 marzo 2020

    Mic 7, 14–15.18–20; Sal 102

    Benedici il Signore anima mia, quanto è in me benedica il Tuo Santo nome.Benedici il Signore anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici.

    (Salmo 102)

    secondo Luca (15, 1–3.11–32)

    AscoltaIn quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e

    gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disseloro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre,dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze.

    Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontanoe là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, soprag-giunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andòa mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pa-scolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno glidava nulla.

    Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e ioqui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cieloe davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoisalariati”. Si alzò e tornò da suo padre.

    Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli sigettò al collo e lo baciò.

    Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di esserechiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglieloindossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo,mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perdutoed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

    Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e ledanze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuofratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”.Egli si indignò, e non voleva entrare.

    Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tantianni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per farfesta con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanzecon le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu seisempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questotuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

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  • MeditaIl Padre misericordioso—la Debolezza del Padre è la debolezza dell’amore. Il Padre

    non lascia trasparire il suo dispiacere per la decisione del figlio minore, rispetta la sualibertà e lo lascia partire con l’eredità anticipata. Tutta quella ricchezza, quel tesororicevuto viene portato fuori dalla casa paterna, per cercare la libertà e quindi la felicità.Ma l’eredità viene sperperata, buttata via senza la consapevolezza del valore profondodi quel tesoro. Questo figlio è stato viziato dall’amore e si sente in diritto di farsi dio dise stesso. Quando l’uomo rinnega il Padre e si fa dio di se stesso, vive una vita di inferno.“Allora tornò in sé”: fino a quel momento era fuori di sé, il suo sguardo era rivolto a desideriminimi. Ritornare in sé vuol dire convertire il proprio cuore, desiderare di ritornare a ciòche si è veramente. Questo figlio si guarda da fuori come ad uno specchio e non si piace,ma torna in sé per convenienza, perché non ha alternative: questa è l’unica soluzione pernon morire. Tornare a casa e ammettere di aver sbagliato per convenienza ci fa capireche la sua conversione non è ancora iniziata. Il Padre che lo aspetta da sempre, lo vededa lontano e gli corre incontro. . . questo padre mostra tutta la sua debolezza; sì, ha undebole per questo figlio che lo ha rinnegato. Gesù a casa di Levi risponde: “Non sono isani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto a chiamare i giusti, mai peccatori”. Ed è la debolezza d’amore del Padre che converte il figlio, è nell’abbracciodel Padre che il figlio, sicuramente spiazzato e sorpreso, inizia la sua trasformazione, ilsuo ritornare in sé. Guardandosi dentro riprende in mano la sua vita. Il figlio maggiorenon è migliore di questo: è rimasto a casa, si comporta molto umanamente, senza amore.In lui non c’è gioia e soprattutto non c’è la gioia per il ritorno del fratello perché non hacompreso la bellezza dell’amore di suo padre. E ancora questo padre non si preoccupadi mostrare la sua debolezza d’amore: esce ad implorare il figlio maggiore, lo supplicadi entrare a far festa con lui! Dio Padre ci invita ogni giorno al suo banchetto, ci vienea cercare, ci implora come figli ritrovati, rischiando anche di essere rifiutato. Un Padreche da tutto se stesso ai suoi figli. Quella debolezza è la misericordia e la misericordia èl’onnipotenza dell’Amore.

    Perriflettere

    Chi sono io? Quale fratello scopro di essere. . . forse tutti e due? Eil Padre? Comprendo tutto l’amore di quel Padre?

    Quali fratelli e sorelle della penitenza, in virtù della loro vocazione,sospinti dalla dinamica del Vangelo,

    conformino il loro modo di pensare e di agire a quello di Cristomediante un radicale mutamento interiore

    che lo stesso Vangelo designa con il nome di conversione,la quale, per la umana fragilità, deve essere attuata ogni giorno.

    In questo cammino di rinnovamento, il sacramento della riconciliazioneè segno privilegiato della misericordia del Padre e sorgente di grazia.

    (Regola dell’Ordine Francescano Secolare—Forma di Vita, art. 7)

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  • Domenica15 marzo 2020

    Es 17, 3–7; Sal 94; Rm 5, 1–2.5–8

    Salterio: terza settimana

    O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora io ti cerco,di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne,

    come terra deserta, arida, senz’acqua.(Salmo 62)

    secondo Giovanni (4, 5–42)

    Ascolta Riportiamo la forma breve del Vangelo di oggiIn quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che

    Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affa-ticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samari-tana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in cittàa fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chie-di da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con iSamaritani.

    Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”,tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai unsecchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grandedel nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».

    Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’ac-qua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui unasorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’ac-qua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu seiun profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemmeil luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questomonte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamociò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i ve-ri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli chelo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli risposela donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ognicosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

    Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando i Samaritani giunsero da lui, lopregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la suaparola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noistessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

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  • MeditaÈ mezzogiorno, Gesù affaticato dal viaggio si ferma al pozzo di Sicar, in Samaria, luogo

    di controversie e di eresie. Il Signore è al pozzo e aspetta. Là una donna va ad attingereacqua; è una donna delusa dalla vita, senza aspettative, ferita dagli errori vissuti. È Lui chesi rivolge a lei per primo, ha sete e le chiede dell’acqua. A una donna, una straniera. Iniziaun dialogo tra loro; lei non comprende le parole di Gesù, ma l’acqua viva che prometteil Signore seduce la donna, adesso è lei che ha sete! Ha sete di un’acqua che disseta ineterno: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tuavresti chiesto a lui e lui ti avrebbe dato acqua viva».

    Il pozzo di Sicar rappresenta il luogo di incontro con Lui, luogo di conversione. IlSignore ci aspetta lì, nel nostro deserto, desidera donarci il Suo Spirito nella parola viva:così si rivela e si fa riconoscere. L’acqua che disseta è la sua parola che può risolvere lanostra vita, che scava dentro e ci mette a nudo, che ci fa scoprire i nostri limiti, le nostreinfermità e poi ci libera. “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo delloSpirito che ci è stato dato” (Rm 5, 5) e diventerà in ognuno di noi una sorgente d’acquache zampilla per farci strumento di Dio, perché il Suo amore sia conosciuto da chi lo cerca.L’acqua viva è amore che guarisce, amore che nutre e che salva. . . è Gesù stesso. Ed èGesù che ci mette in comunione con il Padre in una filiale confidenza. Allora l’amore diLui e il nostro per Lui ci apre al desiderio di adorarlo in spirito di verità, cioè nella fiduciae nella confidenza.

    “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui eprenderemo dimora presso di Lui” (Gv 14, 23).

    Perriflettere

    Gesù si manifesta a questa donna come il Messia, il Cristo, e parlacon lei, come a dire: “ Non c’è più tempo per rimandare decisioni,questo è il tempo della Verità!”. Che cosa può riempire le mie man-canze, che cosa può colmare la mia sete? Quale invito fa a me ilSignore?

    “Se tu conoscessi il dono di Dio!” (Gv 4, 10).La meraviglia della preghiera si rivela proprio là,

    presso i pozzi dove andiamo a cercare la nostra acqua:là il Cristo viene ad incontrare ogni essere umano,

    egli ci cerca per primo ed è Lui che ci chiede da bere.Gesù ha sete. La sua domanda sale dalle profondità di Dio che ci desidera.

    Che lo sappiamo o no, la preghiera è l’incontro della sete di Dio con la nostra sete,Dio ha sete che noi abbiamo sete di Lui.

    (Catechismo della Chiesa Cattolica 2560)

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  • Lunedì16 marzo 2020

    2Re 5, 1–15a; Sal 41–42

    Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:

    quando verrò e vedrò il volto di Dio?Manda la tua luce e la tua verità: siano esse a guidarmi,mi conducano alla tua santa montagna, alla tua dimora.

    (Salmo 41–42)

    secondo Luca (4, 24–30)

    AscoltaIn quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico:

    nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano moltevedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e cifu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non auna vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profetaElisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

    All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono elo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale eracostruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise incammino.

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  • MeditaGesù è sapienza, Gesù è luce, Gesù è verità! Ma spesso la verità fa male e ciò che

    viene alla luce mette a nudo le nostre incoerenze, ci scruta in profondità e svela i segretidell’anima che non vogliamo far conoscere, neppure a noi stessi. Scribi e farisei nonsanno resistere alla parola del Signore, perché smaschera la loro falsità, la loro ipocrisiae grettezza. Per questo non possono replicare, né giustificarsi ed è il motivo per cui lovogliono eliminare. Eppure i doni di Dio ci vengono offerti come strumento di salvezza,se sappiamo accoglierli con fede. La Sua parola è potente, è una forza dinamica che puòtrasformare tutto ciò che tocca e penetra nelle parti più inaccessibili di noi stessi. È ingrado di trasformare il nostro spirito là dove si trovano le nostre convinzioni più profonde,eliminando ogni concetto sbagliato e sostituendo la menzogna con la verità. Il Signoreè presente in mezzo a noi, opera con la sua parola nella vita dell’uomo e distribuiscei suoi doni a chi mostra di avere un cuore sincero e disponibile alla conversione. Puòraggiungere le profondità del nostro essere per trasformare pensieri, atteggiamenti eabitudini. “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11,28).

    Perriflettere

    L’ascolto della parola di Dio mi interroga, sento il desiderio dilasciarmi svelare per convertire il mio cuore?

    La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio;essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito,

    delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore.Non v’è creatura che possa nascondersi davanti a Lui,

    ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a Lui dobbiamo rendere conto.(Lettera agli Ebrei 4, 12–13)

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  • Martedì17 marzo 2020

    Dn 3, 25.34–43; Sal 24

    Io ti invoco mio Dio: dammi risposta,volgi a me l’orecchio e ascolta la mia preghiera.

    Custodiscimi, o Signore, come pupilla degli occhi,proteggimi all’ombra delle tue ali.

    (dalla liturgia)

    secondo Matteo (18, 21–35)

    AscoltaIn quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello com-

    mette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesùgli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

    Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi.Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva die-cimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fossevenduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allorail servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituiròogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonòil debito.

    Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari.Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo com-pagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Maegli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

    Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono ariferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomoe gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pre-gato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietàdi te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restitui-to tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete dicuore, ciascuno al proprio fratello».

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  • MeditaNella parabola quel re, preso da compassione per il suo servo, gli condona un grosso

    debito. Ma quello stesso servo, non avendo compreso ciò che ha ricevuto, non si comportanello stesso modo con il fratello debitore. La misericordia di Dio è infinita, ma dobbiamoriconoscerla perché nasca in noi spontaneamente il desiderio di perdonare. Ed è nellarestituzione che si concretizza la misericordia di Dio, verso di noi e per coloro che abbiamoperdonato, per liberarci. Nella libertà sperimentiamo una gioia nuova che ci mette incomunione con coloro che abbiamo perdonato.

    Perdonare infinitamente? È tanto difficile perdonare una volta, come è possibilepoterlo fare senza misura, senza limiti! Se comprendiamo che siamo sempre debitoriverso il Signore che è morto per liberarci dal male, potremo accogliere con fiducia la suaproposta di vita.

    Come si fa a perdonare? Cercando di far sì che la Parola di Dio ci trasformi. Il salmo dioggi è la preghiera dell’uomo che anela a Dio, come figlio, e desidera imparare: “Fammiconoscere Signore le tue vie, insegnami i tuoi pensieri, guidami nella tua fedeltà e istrui-scimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza. Ricordati Signore della tua misericordia edel tuo amore, che è da sempre. Ricordati di me nella tua misericordia per la tua bontà,Signore. Buono e retto il Signore indica ai peccatori la via giusta, guida i poveri in spiritosecondo giustizia. Insegna ai poveri in spirito la sua via”.

    Se riusciremo a mantenere l’umiltà e la piccolezza, il Signore potrà lentamente, mainesorabilmente educarci ad accogliere la Sua parola, rispettando sempre i nostri tempi.

    Dio perdona per primo e senza misura, perché io, perdonato da Lui, possa perdonaremio fratello senza limiti.

    Perriflettere

    Il Signore, al momento della resa dei conti, non guarderà quan-to abbiamo pregato, fatto elemosina o a quante volte siamo sta-ti a Messa, ma a quanto abbiamo perdonato. Perché perdonareci apre alla realtà della vita eterna, già qui ed ora. Perdonarepuò sorprendere colui che è stato perdonato tanto da decidere dicambiare vita, di convertirsi. Lo abbiamo mai sperimentato?

    Quali portatori di pace e memori che essa va costruita continuamente,ricerchino le vie dell’unità e delle fraterne intese,

    attraverso il dialogo, fiduciosi nella presenza del germe divinoche è nell’uomo e nella potenza trasformatrice dell’amore e del perdono.

    Messaggeri di perfetta letizia in ogni circostanza,si sforzino di portare agli altri la gioia e la speranza.(Regola dell’Ordine Francescano Secolare, art. 19)

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  • Mercoledì18 marzo 2020

    Dt 4, 1.5–9; Sal 147

    La legge che Io vi do la osserverete e la metterete in pratica,perché quella è la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli.

    Quale grande nazione ha leggi e norme giustecome è tutta questa legislazione che Io oggi vi do?

    Ma bada a te e guardati bene dal dimenticarele cose che i tuoi occhi hanno visto,

    non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita.Le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli.

    (Deuteronomio 4)

    secondo Matteo (5, 17–19)

    AscoltaIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abo-

    lire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. Inverità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota oun solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.

    Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri afare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà eli insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

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  • MeditaIl capitolo quinto di Matteo ci fa vivere Gesù sulla montagna: le Beatitudini, conside-

    rate come il nuovo Decalogo, unite a quel “Voi siete il sale della terra e la luce del mondo”,convocano Israele e proclamano in maniera definitiva la volontà di Dio. Il Signore nonporta la novità di un comandamento nuovo, ma una chiave di lettura che esalta la leggedell’ Amore, senza stravolgere né annull