QUESTIONARIO SEMI-STRUTTURATO OPERATORI INTERVISTA … · 29 persone hanno risposto...

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Elena Martinez Rodriguez, Maria Antonella Riolo (1) (1) SAMOT Onlus QUESTIONARIO SEMI-STRUTTURATO OPERATORI Solo 14 operatori rispondono al questionario: 7 medici, 6 infermieri, 1 fisioterapista. Considerano la figura dello psicologo importante nell’intervento in cure palliative Ma emerge una discrepanza tra lo psicologo considerato “imprescindibile” e le giustificazioni poco motivate del perché del suo inserimento, come se non fosse del tutto chiaro lo specifico dell’intervento psicologico. Rispetto al momento dell’inserimento, la maggior parte concorda che debba essere all’inizio dell’assistenza. Coerentemente con questo, tutti confermano di aver chiesto l’inserimento dello psicologo qualora non fosse già inserito. Motivazioni dell’inserimento: Domanda aperta: Attenzione a pazienti giovani, presenza di figli piccoli. Attenzione alla sofferenza psicologica del paziente e del caregiver Domanda a risposta chiusa (A cosa serve lo psicologo per il malato e i suoi congiunti?): Appare una chiara preferenza per le risposte che fanno riferimento allo sfogo del paziente e dei suoi cari. Tralasciando come meno importanti gli aspetti riferiti all’intervento sulle relazioni, alla gestione delle risorse, alla preparazione al lutto, alle tecniche di intervento sul rilassamento, Che invece attengono di più allo specifico del ruolo. In questi casi pensa che sia necessario che l’equipe si rivolga allo psicologo? Per i medici è più rilevante la figura dello psicologo in ambito di “sedazione terminale” Per l’infermiere lo psicologo è più utile quando si deve comunicare diagnosi e prognosi Le è capitato di chiedere aiuto alle psicologhe rispetto a necessità personali, relazionali o dell’equipe? Sono in pochi a chiedere aiuto per queste difficoltà, l’operatore si considera capace di fronteggiarle. Ciò trova conferma ne lle risposte alla domanda successiva (sia in risposta aperta o come scelta multipla) che fa riferimento alle problematiche rispetto all’equipe in cui i nserire lo psicologo: spesso si parla di problematiche “della famiglia” o “di famiglia e paziente” come se le difficoltà si situassero più sul versante famiglia piuttosto che sul versante equipe. INTERVISTA SEMI-STRUTTURATA ASSISTITI Ad offrire alla famiglia la possibilità di far venir fuori i vissuti legati alla perdita imminente, poterli condividere e poter uscire dal senso di vuoto e isolamento, preparando l’elaborazione del lutto Ad offrire uno spazio al paziente e/o ai suoi cari di sfogo del loro malessere Ad offrire al malato, uno spazio di relazione protetto, alternativo alla famiglia, per garantire l'apertura ai temi che sono difficili da trattare in famiglia, per paura o per non fare soffrire Infermieri Medici Necessita’ di effettuare sedazione terminale Sempre 4 7 Qualche volta 1 0 Non è assolutamente necessario 1 0 Problemi di compliance terapeutici Sempre 3 2 Qualche volta 3 4 Non è assolutamente necessario 0 1 Dover comunicare diagnosi e prognosi Sempre 5 4 Qualche volta 1 2 Non è assolutamente necessario 0 1 QUESTIONARIO OPERATORI: Questa piccola indagine pilota aveva un duplice obiettivo. Da una parte l’obiettivo conoscitivo di vedere come nel tempo lo psicologo si fosse integrato all’interno delle cure palliative. Da un’altra parte, un obiettivo informativo formativo: offrire la possibilità agli operatori di riflettere, chiedersi e vedere nuove alternative per pensare la figura dello psicologo. Il questionario, ci ha permesso di capire che lo psicologo viene visto come figura stabile ed importante nell’equipe, ma permane per lo più l’idea dello psicologo come addetto allo “sfogo” e in questo senso ci orienta su come continuare il dialogo con l’equipe. Per tanto bisogna lavorare per poter passare dalla figura 1 alla figura 2: Figura 1 PIU’INTEGRATO NELL’EQUIPE CONSIDERATO UTILE PER IL PAZIENTE E PER LA FAMIGLIA PENSATO COME SPAZIO DI SFOGO Figura 2 PARTE STABILE DELL’EQUIPE UTILE PER PAZIENTE, FAMIGLIA ED EQUIPE PROFESSIONISTA CON COMPETENZE TECNICHE SPECIFICHE paziente 38% caregiver principale 52% familiare altro 10% Intervistato Qual è la motivazione dell’inserimento secondo lei? Sentivo di aver bisogno di assistenza, sentivo di andar a rotoli, sentivo bisogno di aiuto. Valutazione dei rapporti familiari Nervi, necessità di valvola di sfogo, necessità di appoggio, di dimenticarmi di quello che ho. Rilassamento, permette (al paziente e al caregiver) una situazione di più serenità. (2) Supporto morale sia al paziente che alla famiglia. (3) Malessere del paziente e mio. Stato depressivo. (2) Tirarmi su di morale Aiutarmi rispetto allo scoraggiamento per la scoperta della malattia. Stato depressivo dei familiari. Supporto al caregiver (6) Supporto ai familiari per aiutare meglio il paziente. Attacco di panico. Per parlare. Per le problematiche psicopatologiche del paziente (idee ossessive,..) che il familiare non riesce a gestire. Aiuta a superare i problemi collegati alla malattia (paura di non potersi alzare, finire in sedia a rotella, preoccupazione per moglie e figli) Affrontare le problematiche relative alla malattia. Sostenere il paziente durante il corso della malattia. (2) Aiutare la paziente ad affrontare la sua malattia. (3) Aiuto al paziente per esprimere sentimenti (ad estraneo), confidarsi meglio sulle sue condizioni di salute fisica e psicologica. paziente 8% familiare 22% medico valutatore 59% operatore in itinere 11% Chi ha inserito lo psicologo nell'assistenza 0 2 4 6 8 10 si no Conosceva questa figura professionale? pazienti familiari INTERVISTATI: 29 persone hanno risposto all’intervista: 11 pazienti e 18 familiari. Somministrata dalla psicologa in quelle famiglie dove l’intervento si realizzava da al meno 5 settimane. Tra i familiari ci sono 10 mogli, 5 figlie, 1 figlio, 1 sorella ed una nuora. 7% 93% Lei o qualcuno della sua famiglia in passato si è rivolto allo psicologo? si no 0 5 10 paziente familiare Rispetto alla sua richiesta d'intervento lo psicologo è di aiuto? Molto abbastanza Poco Niente 0 2 4 6 5 0 6 Importante per chi? Risponde il paziente per il paziente per i familiari per entrambi 0 5 10 15 Importante per chi? Risponde il familiare per il paziente per i familiari per entrambi PAZIENTI FAMILIARI Scaricare il cervello troppo appesantito di pensieri negativi. Parlando dei vissuti rispetto alle angosce ed alle preoccupazioni. Permettere di uscire dalla spirale di angoscia tramite le parole. Per comprendere la nuova situazione e poterla affrontare. Aiuta i familiari a capire come rendersi più utili. Aiuta un po’ alla volta ad avere consapevolezza e superare la malattia e quello che verrà dopo. Aiuta Il caregiver a capire e ad affrontare la situazione (questo gli permette di dare supporto agli altri) Ci aiuta a capire meglio il nostro rapporto con il paziente. in quanto inserita nel contesto famiglia, ha smussato una serie di angolature dando serenità a tutta la famiglia. Aiuta il paziente a non abbattersi. Aiuta paziente e familiari a vivere serenamente (per quanto possibile) la situazione in atto. Modo diverso di guardare le problematiche che fa diminuire la rabbia, il senso di pesantezza e la confusione. La sua presenza è stata indispensabile perché ha fatto accettare la malattia Alleggerisce paziente e familiari. Attraverso il dialogo mi sento meglio. Sentirsi appoggiato da una persona che si considera “più della famiglia” Aiuta i familiari ad aiutare il paziente in tutti i modi e in tutti i sensi. Orientamenti di comportamento per la famiglia. Ascolto. Condivisione del dolore. Sfogo, riuscire ad esprimere con una figura esterna le problematiche emozionali. (2) Spazio protetto di fiducia, per parlare, possibilità di parlare chiaro, senza preoccupazioni per quello che ascolta. INSERIMENTO PSICOLOGO CONOSCENZA DELLA FIGURA Lo psicologo è conosciuto poco dai pazienti e mediamente dai familiari, ma nessuno si era mai rivolto in passato a questa figura, se non, qualche familiare, in percentuale molto bassa. UTILITA’ DELLA FIGURA PERCEPITA Se è utile, per chi e in che modo? INTERVISTA ASSISTITI: Nel nostro piccolo campione, anche se lo psicologo è stato maggiormente inserito dal medico valutatore e le persone non avevano avuto una precedente esperienza con questa figura, si evince che lo psicologo è considerato molto utile dalla quasi totalità degli intervistati. La maggior parte degli intervistati, sia familiari, sia pazienti, considera che lo psicologo sia utile per “entrambi” (familiari-pazienti), rafforzando così l’idea che l’inserimento dello psicologo in un sistema di relazioni, determini ricadute positive su entrambe le componenti del sistema, anche quando il lavoro è stato effettuato solo con una delle parti. Un’altra fetta importante degli intervistati (pazienti e familiari), reputa utile lo psicologo per se stessi. Possiamo confermare, quindi, che il campione ritiene di percepire un beneficio dell’intervento psicologico in prima persona. Riguardo alle spiegazioni che gli intervistati hanno fornito sul modo in cui lo psicologo è loro d’aiuto, gli assistiti, come gli operatori, citano lo spazio di sfogo, ma rimarcano maggiormente sulla gestione delle risorse, sul modo di affrontare la malattia e sull’intervento nelle relazioni familiari.

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Elena Martinez Rodriguez, Maria Antonella Riolo (1) (1) SAMOT Onlus

QUESTIONARIO SEMI-STRUTTURATO OPERATORI

Solo 14 operatori rispondono al questionario: 7 medici, 6 infermieri, 1 fisioterapista. Considerano la figura dello psicologo importante nell’intervento in cure palliative Ma emerge una discrepanza tra lo psicologo considerato “imprescindibile” e le giustificazioni poco motivate del perché del suo inserimento, come se non fosse del tutto chiaro lo specifico dell’intervento psicologico. Rispetto al momento dell’inserimento, la maggior parte concorda che debba essere all’inizio dell’assistenza. Coerentemente con questo, tutti confermano di aver chiesto l’inserimento dello psicologo qualora non fosse già inserito.

Motivazioni dell’inserimento: Domanda aperta: Attenzione a pazienti giovani, presenza di figli piccoli. Attenzione alla sofferenza psicologica del paziente e del caregiver Domanda a risposta chiusa (A cosa serve lo psicologo per il malato e i suoi congiunti?):

Appare una chiara preferenza per le risposte che fanno riferimento allo sfogo del paziente e dei suoi cari. Tralasciando come meno importanti gli aspetti riferiti all’intervento sulle relazioni, alla gestione delle risorse, alla preparazione al lutto, alle tecniche di intervento sul rilassamento, … Che invece attengono di più allo specifico del ruolo.

In questi casi pensa che sia necessario che l’equipe si rivolga allo psicologo?

Per i medici è più rilevante la figura dello psicologo in ambito di “sedazione terminale” Per l’infermiere lo psicologo è più utile quando si deve comunicare diagnosi e prognosi Le è capitato di chiedere aiuto alle psicologhe rispetto a necessità personali, relazionali o dell’equipe?

Sono in pochi a chiedere aiuto per queste difficoltà, l’operatore si considera capace di fronteggiarle. Ciò trova conferma nelle risposte alla domanda successiva (sia in risposta aperta o come scelta multipla) che fa riferimento alle problematiche rispetto all’equipe in cui inserire lo psicologo: spesso si parla di problematiche “della famiglia” o “di famiglia e paziente” come se le difficoltà si situassero più sul versante famiglia piuttosto che sul versante equipe.

INTERVISTA SEMI-STRUTTURATA ASSISTITI

Ad offrire alla famiglia la possibilità di far venir fuori i vissuti legati alla perdita imminente, poterli condividere e poter uscire dal senso di vuoto e isolamento, preparando l’elaborazione del lutto

Ad offrire uno spazio al paziente e/o ai suoi cari di sfogo del loro malessere

Ad offrire al malato, uno spazio di relazione protetto, alternativo alla famiglia, per garantire l'apertura ai temi che sono difficili da trattare in famiglia, per paura o per non fare soffrire

Infermieri Medici

Necessita’ di effettuare sedazione

terminale Sempre 4 7 Qualche volta 1 0 Non è assolutamente necessario

1 0

Problemi di compliance terapeutici Sempre 3 2 Qualche volta 3 4 Non è assolutamente necessario

0 1

Dover comunicare diagnosi e

prognosi Sempre 5 4 Qualche volta 1 2 Non è assolutamente necessario

0 1

QUESTIONARIO OPERATORI: Questa piccola indagine pilota aveva un duplice obiettivo. Da una parte l’obiettivo conoscitivo di vedere come nel tempo lo psicologo si fosse integrato all’interno delle cure palliative. Da un’altra parte, un obiettivo informativo – formativo: offrire la possibilità agli operatori di riflettere, chiedersi e vedere nuove alternative per pensare la figura dello psicologo. Il questionario, ci ha permesso di capire che lo psicologo viene visto come figura stabile ed importante nell’equipe, ma permane per lo più l’idea dello psicologo come addetto allo “sfogo” e in questo senso ci orienta su come continuare il dialogo con l’equipe. Per tanto bisogna lavorare per poter passare dalla figura 1 alla figura 2:

Figura 1

PIU’INTEGRATO NELL’EQUIPE

CONSIDERATO UTILE PER IL PAZIENTE E PER LA FAMIGLIA

PENSATO COME SPAZIO DI SFOGO

Figura 2

PARTE STABILE DELL’EQUIPE

UTILE PER PAZIENTE, FAMIGLIA ED EQUIPE

PROFESSIONISTA CON COMPETENZE TECNICHE SPECIFICHE

paziente 38%

caregiver principale

52%

familiare altro 10%

Intervistato

Qual è la motivazione dell’inserimento secondo lei?

Sentivo di aver bisogno di assistenza, sentivo di andar a rotoli, sentivo bisogno di aiuto.

Valutazione dei rapporti familiari

Nervi, necessità di valvola di sfogo, necessità di appoggio, di dimenticarmi di quello che ho. Rilassamento, permette (al paziente e al caregiver) una situazione di più serenità. (2)

Supporto morale sia al paziente che alla famiglia. (3) Malessere del paziente e mio.

Stato depressivo. (2) Tirarmi su di morale Aiutarmi rispetto allo scoraggiamento per la scoperta della malattia. Stato depressivo dei familiari.

Supporto al caregiver (6) Supporto ai familiari per aiutare meglio il paziente.

Attacco di panico. Per parlare. Per le problematiche psicopatologiche del paziente (idee ossessive,..) che

il familiare non riesce a gestire. Aiuta a superare i problemi collegati alla malattia (paura di non potersi alzare, finire in sedia a rotella, preoccupazione per moglie e figli) Affrontare le problematiche relative alla malattia.

Sostenere il paziente durante il corso della malattia. (2) Aiutare la paziente ad affrontare la sua malattia. (3) Aiuto al paziente per esprimere sentimenti (ad estraneo), confidarsi meglio sulle sue condizioni di salute fisica e psicologica.

paziente 8%

familiare 22%

medico valutatore

59%

operatore in itinere

11%

Chi ha inserito lo psicologo nell'assistenza

0

2

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6

8

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si no

Conosceva questa figura professionale?

pazienti

familiari

INTERVISTATI: 29 persone hanno risposto all’intervista: 11 pazienti e 18 familiari. Somministrata dalla psicologa in quelle famiglie dove l’intervento si realizzava da al meno 5 settimane. Tra i familiari ci sono 10 mogli, 5 figlie, 1 figlio, 1 sorella ed una nuora.

7%

93%

Lei o qualcuno della sua famiglia in passato si è rivolto allo

psicologo?

si no

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paziente familiare

Rispetto alla sua richiesta d'intervento lo psicologo è di aiuto?

Molto

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Importante per chi? Risponde il paziente

per il paziente

per i familiari

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Importante per chi? Risponde il familiare

per il paziente

per i familiari

per entrambi

PAZIENTI FAMILIARI

Scaricare il cervello troppo appesantito di pensieri negativi.

Parlando dei vissuti rispetto alle angosce ed alle preoccupazioni.

Permettere di uscire dalla spirale di angoscia tramite le parole.

Per comprendere la nuova situazione e poterla affrontare.

Aiuta i familiari a capire come rendersi più utili.

Aiuta un po’ alla volta ad avere consapevolezza e superare la malattia e

quello che verrà dopo.

Aiuta Il caregiver a capire e ad affrontare la situazione (questo gli permette di

dare supporto agli altri)

Ci aiuta a capire meglio il nostro rapporto con il paziente.

… in quanto inserita nel contesto famiglia, ha smussato una serie di

angolature dando serenità a tutta la famiglia.

Aiuta il paziente a non abbattersi.

Aiuta paziente e familiari a vivere serenamente (per quanto possibile) la

situazione in atto.

Modo diverso di guardare le problematiche che fa diminuire la rabbia, il

senso di pesantezza e la confusione.

La sua presenza è stata indispensabile perché ha fatto accettare la malattia

Alleggerisce paziente e familiari.

Attraverso il dialogo mi sento meglio.

Sentirsi appoggiato da una persona che si considera “più della famiglia”

Aiuta i familiari ad aiutare il paziente in tutti i modi e in tutti i sensi.

Orientamenti di comportamento per la famiglia. Ascolto. Condivisione del dolore.

Sfogo, riuscire ad esprimere con una figura esterna le problematiche

emozionali. (2)

Spazio protetto di fiducia, per parlare, possibilità di parlare chiaro, senza preoccupazioni per quello che ascolta.

INSERIMENTO PSICOLOGO

CONOSCENZA DELLA FIGURA

Lo psicologo è conosciuto poco dai pazienti e mediamente dai familiari, ma nessuno si era mai rivolto in passato a questa figura, se non, qualche familiare, in percentuale molto bassa.

UTILITA’ DELLA FIGURA PERCEPITA

Se è utile, per chi e in che modo?

INTERVISTA ASSISTITI: Nel nostro piccolo campione, anche se lo psicologo è stato maggiormente inserito dal medico valutatore e le persone non avevano avuto una precedente esperienza con questa figura, si evince che lo psicologo è considerato molto utile dalla quasi totalità degli intervistati. La maggior parte degli intervistati, sia familiari, sia pazienti, considera che lo psicologo sia utile per “entrambi” (familiari-pazienti), rafforzando così l’idea che l’inserimento dello psicologo in un sistema di relazioni, determini ricadute positive su entrambe le componenti del sistema, anche quando il lavoro è stato effettuato solo con una delle parti. Un’altra fetta importante degli intervistati (pazienti e familiari), reputa utile lo psicologo per se stessi. Possiamo confermare, quindi, che il campione ritiene di percepire un beneficio dell’intervento psicologico in prima persona. Riguardo alle spiegazioni che gli intervistati hanno fornito sul modo in cui lo psicologo è loro d’aiuto, gli assistiti, come gli operatori, citano lo spazio di sfogo, ma rimarcano maggiormente sulla gestione delle risorse, sul modo di affrontare la malattia e sull’intervento nelle relazioni familiari.