Quaresima,tenere i conti in ordine - Sulla Tua Parola · a conclusione della Visita Pastorale a...

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NOTIZIARIO DELLA DIOCESI DI PISA Redazione: Piazza Arcivescovado 18 56126 Pisa tel: 050 565543 fax: 050 565544 Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Trib. Firenze n. 3184 del 21/12/1983 [email protected] 3 marzo 2019 LA DOMENICA DEL PAPA La rivoluzione della misericordia DI F ABIO ZAVATTARO voi che ascoltate io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano». Sono le prime parole che leggiamo nel Vangelo di Luca, pronunciate da Gesù ai suoi discepoli; parole che, in ogni tempo, hanno interrogato la coscienza dei credenti: come si fa ad amare una persona che ci odia, che ci ha fatto del male? Quante volte implorando la giustizia, umana e divina, siamo portati a condannale l’altro, senza appello. Benedetto XVI, nel secondo volume su Gesù di Nazareth, scrive: «La prima parola di Gesù sulla croce, pronunciata quasi ancora durante l’atto della crocifissione, è la richiesta di perdono per coloro che lo trattano così: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Proviamo a ricordare quante volte, ascoltando, con grande rispetto e sofferenza, coloro che hanno subito violenza, sentiamo: non perdonerò mai, deve marcire in prigione. «Padre, perdona loro…». Sempre nel suo libro, Benedetto XVI scrive: «Ciò che il Signore ha predicato nel discorso della montagna, lo compie qui personalmente. Egli non conosce alcun odio. Non grida vendetta. Implora il perdono per quanti lo mettono in croce». Dio ricco di misericordia per san Giovanni Paolo II; Padre misericordioso la cui gioia è perdonare, per Papa Francesco, e lì «c’è tutto il Vangelo, c’è tutto il cristianesimo». Nessun buonismo a buon mercato, sia ben chiaro. Il Signore «sa benissimo che amare i nemici va al di là delle nostre possibilità – ha detto il Papa all’Angelus di domenica scorsa – ma per questo si è fatto uomo: non per lasciarci così come siamo, ma per trasformarci in uomini e donne capaci di un amore più grande, quello del Padre suo e nostro. Questo è l’amore che Gesù dona a chi lo ascolta. E allora diventa possibile». Il nome di Dio è misericordia, ha ricordato sempre Francesco. È il Signore «paziente e misericordioso, lento all’ira e ricco di grazia» del Salmo 145; è il Dio clemente e misericordioso che il mondo islamico invoca all’inizio di 113 delle 114 Sure del Corano. È il Signore della parabola dei due troni del Talmud ebraico, che siede e giudica il mondo intero, ma quando «vede che il mondo merita di essere distrutto per la prevalenza in esso del male, si alza dal trono di giustizia e siede sul trono di misericordia». L’amore per i nemici «non è un optional, è un comando», ha affermato Papa Francesco all’Angelus, parole pronunciate dopo la concelebrazione conclusiva dei quattro giorni dedicati alla riflessione sulla violenza compiuta nei confronti dei minori: una «mostruosità» l’ha definita il Papa, «una manifestazione del male, sfacciata, aggressiva e distruttiva. Dietro e dentro questo c’è lo spirito del male il quale, nel suo orgoglio e nella sua superbia, si sente il padrone del mondo e pensa di aver vinto… Dietro a questo c’è satana». Il perdonare, la misericordia, non annulla la ricerca della verità, della giustizia; questa deve trionfare sempre; ma «sulle nostre bocche – diceva Giovanni Bachelet nella preghiera ai funerali del padre, ucciso dalle brigate rosse il 12 febbraio 1980 – ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri». Gesù vuole che l’amore di Dio «trionfi sull’odio e sul rancore», per questo, ha ricordato Francesco, «grazie al suo amore, al suo Spirito noi possiamo amare anche chi non ci ama, anche chi ci fa del male». La logica dell’amore è «il distintivo del cristiano». Rispondere all’insulto e al torto con l’amore, «ha generato nel mondo una nuova cultura: la cultura della misericordia – dobbiamo impararla bene, e praticarla questa cultura – che dà vita a una vera rivoluzione» ha scritto Francesco nella Misericordia et misera. «Dobbiamo perdonare perché Dio ci ha perdonato e ci perdona sempre. Se non perdoniamo del tutto, non possiamo pretendere di essere perdonati del tutto», ha affermato il Papa all’Angelus. Se i nostri cuori si aprono alla misericordia, allora «proclamiamo davanti al mondo che è possibile vincere il male con il bene». Non dobbiamo essere «collezionisti di ingiustizie» ma ricordare le cose buone: «Questa è la rivoluzione della misericordia». A « Francesco all’Angelus: l’amore per i nemici «non è un optional, è un comando». Parole pronunciate dopo la concelebrazione conclusiva dei quattro giorni dedicati alla riflessione sulla violenza compiuta nei confronti dei minori: una «mostruosità» DI FRANCO CANCELLI* enere i conti in ordine»: questo è il principio basilare per una sana economia. Delle volte, vuoi per pigrizia, vuoi per superficialità, vuoi perché si scelgono soluzioni di comodo e delle facili scorciatoie, si trascura questa «tenuta in ordine» rischiando anche il fallimento. Quando però si sa che della tenuta di questi conti si deve «rendere conto», vuoi perché si deve presentare il bilancio, vuoi perché c’è in vista una possibile verifica, ecco che allora si ricorre ai ripari e si cerca di correggere quello che prima era disordinato o trascurato. Questo può accadere anche nella nostra «economia esistenziale» quando appunto lasciamo che le cose vadano da sé, ci lasciamo trascinare o sviare da quelli che sono i sani principi di una vita buona seguendo interessi personali dettati solo dal nostro egocentrismo e dal nostro egoismo. Ecco, la Quaresima in generale è un momento opportuno per «rivedere i conti», modificare quello che non è corretto, fare un’opportuna «variazione di bilancio». Questa potremmo dire è «la manovra correttiva» della conversione, come ci viene indicato in modo molto concreto da alcuni gesti emblematici di questo tempo liturgico prima della Pasqua: un po’ di cenere sparsa sulla testa che ci ricorda la nostra fragilità e la nostra fugacità, un grembiule e un po’ di acqua versata sui piedi segno di un’attenzione e di un servizio nuovo e diverso nei confronti degli altri, sull’esempio di Colui che noi chiamiamo Signore e Maestro che è venuto per servire e non per essere servito. Questa Quaresima in particolare, poi, mettendo sotto i nostri occhi l’immagine del «Giudizio finale» e ricordandoci che «alla sera della nostra vita saremo giudicati sull’amore» (S. Giovanni della Croce, vedi il manifesto che è stato inviato a tutte le Parrocchie e Comunità religiose), ci aiuta a capire come si mantengono in ordine oppure no i conti della nostra vita. S. Massimo il Confessore, grande teologo e mistico del VII secolo, ha una frase bellissima e significativa: «La misericordia di Dio è nascosta nella compassione verso il prossimo». Il «Giudizio finale» descritto da S. Matteo nel capitolo 25° del suo Vangelo ci ricorda la realtà di un Giudizio da parte di Dio, cioè di un «rendere conto», ma ci indica anche le strategie per «tenere in ordine i conti». In altre parole il «giudizio finale»ci mostra come dovrebbero essere i nostri rapporti con gli altri, soprattutto se sono nel bisogno, indicando anche come dovrebbe essere la nostra società. Cioè non ci dovrebbero essere uomini, donne, bambini affamati ed assetati che non possano vedere lenita la loro fame e la loro sete, stranieri senza accoglienza, persone prive dei vestiti, malati senza assistenza e compagnia, carcerati lasciati nella loro solitudine. E questo non per una vaga utopia, ma per una speranza certa che si concretizza nell’impegno effettivo di coloro che sognano un mondo ed una società nuovi e diversi. Come diceva giustamente un teologo del ’900, Moltmann, il «teologo della speranza», «la speranza non è rimandare ad un futuro che sembra non avvenire, ma deve essere soprattutto una “anticipazione” nell’oggi di quello che si spera». La «realtà ultima» del Giudizio, personale o universale, ci dice proprio questo, cioè che il nostro impegno nelle così dette «opere di misericordia» deve essere costante per «far quadrare i conti» qui ed ora perché la speranza c’insegna a lavorare nel presente per raccogliere nel futuro. Quindi guardare alle «ultime realtà» ( l’ escatologia) non deve essere sotto il segno della minaccia e della paura, ma deve avere il senso di un richiamo forte alle nostre responsabilità, ad esprimere una sana «economia esistenziale». Alessandro Manzoni, nei «Promessi Sposi», parlando del Cardinal Federigo Borromeo alla ricerca del senso della propria vita, scrive che egli «era persuaso che la vita non è già destinata ad essere un peso per molti e una festa per alcuni, ma un impiego del quale ognuno renderà conto» e conclude «per questo cominciò fin da fanciullo a pensare come potesse rendere la sua utile e santa» (cap. XXII). Vorrei concludere questa riflessione con le parole di Benedetto XVI il quale, con la sua solita chiarezza afferma che «l’essere orientati in senso escatologico non deve essere inteso in senso cronologico, ma in senso esistenziale: dietro le cose provvisorie cercare il Definitivo». Il capitolo 25° del Vangelo di Matteo, con la sua descrizione molto concreta e con i suoi forti richiami, ci aiuta a rivolgere il nostro sguardo a ciò che veramente conta, permettendoci così di stilare per la nostra «economia esistenziale» un «bilancio preventivo» che, se sarà veramente concretizzato, potrà chiudersi con un «saldo positivo» o per lo meno «in pareggio». *sacerdote pisano, responsabile dell’ufficio liturgico diocesano T « Quaresima, tenere i conti in ordine La metafora utilizzata dal direttore dell’ufficio liturgico diocesano: questo tempo che ci prepara alla Pasqua «è un momento opportuno per “rivedere i conti”, modificare quello che non è corretto, fare un’opportuna variazione di bilancio»

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NOTIZIARIODELLA DIOCESI DI PISA

Redazione: Piazza Arcivescovado 1856126 Pisatel: 050 565543fax: 050 565544

Notiziario localeDirettore responsabileAndrea Fagioli

Reg. Trib. Firenze n. 3184 del 21/12/1983

[email protected]

3 marzo 2019

LA DOMENICA DEL PAPA

La rivoluzionedella misericordia

DI FABIO ZAVATTARO

voi che ascoltate io dico: amate i vostrinemici, fate del bene a quelli che vi odiano».Sono le prime parole che leggiamo nelVangelo di Luca, pronunciate da Gesù ai suoi

discepoli; parole che, in ogni tempo, hanno interrogato lacoscienza dei credenti: come si fa ad amare una persona checi odia, che ci ha fatto del male? Quante volte implorandola giustizia, umana e divina, siamo portati a condannalel’altro, senza appello. Benedetto XVI, nel secondo volumesu Gesù di Nazareth, scrive: «La prima parola di Gesù sullacroce, pronunciata quasi ancora durante l’atto dellacrocifissione, è la richiesta di perdono per coloro che lotrattano così: Padre perdona loro perché non sanno quelloche fanno”. Proviamo a ricordare quante volte, ascoltando,con grande rispetto e sofferenza, coloro che hanno subitoviolenza, sentiamo: non perdonerò mai, deve marcire inprigione. «Padre, perdona loro…». Sempre nel suo libro,Benedetto XVI scrive: «Ciò che il Signore ha predicato neldiscorso della montagna, lo compie qui personalmente. Eglinon conosce alcun odio. Non grida vendetta. Implora ilperdono per quanti lo mettono in croce». Dio ricco dimisericordia per san Giovanni Paolo II; Padremisericordioso la cui gioia è perdonare, per Papa Francesco,e lì «c’è tutto il Vangelo, c’è tutto il cristianesimo». Nessunbuonismo a buon mercato, sia ben chiaro. Il Signore «sabenissimo che amare i nemici va al di là delle nostrepossibilità – ha detto il Papa all’Angelus di domenica scorsa– ma per questo si è fatto uomo: non per lasciarci così comesiamo, ma per trasformarci in uomini e donne capaci di unamore più grande, quello del Padre suo e nostro. Questo èl’amore che Gesù dona a chi lo ascolta. E allora diventapossibile». Il nome di Dio è misericordia, ha ricordatosempre Francesco. È il Signore «paziente e misericordioso,lento all’ira e ricco di grazia» del Salmo 145; è il Dioclemente e misericordioso che il mondo islamico invocaall’inizio di 113 delle 114 Sure del Corano. È il Signore dellaparabola dei due troni del Talmud ebraico, che siede egiudica il mondo intero, ma quando «vede che il mondomerita di essere distrutto per la prevalenza in esso del male,si alza dal trono di giustizia e siede sul trono dimisericordia». L’amore per i nemici «non è un optional, èun comando», ha affermato Papa Francesco all’Angelus,parole pronunciate dopo la concelebrazione conclusiva deiquattro giorni dedicati alla riflessione sulla violenzacompiuta nei confronti dei minori: una «mostruosità» l’hadefinita il Papa, «una manifestazione del male, sfacciata,aggressiva e distruttiva. Dietro e dentro questo c’è lo spiritodel male il quale, nel suo orgoglio e nella sua superbia, sisente il padrone del mondo e pensa di aver vinto… Dietro aquesto c’è satana». Il perdonare, la misericordia, nonannulla la ricerca della verità, della giustizia; questa devetrionfare sempre; ma «sulle nostre bocche – diceva GiovanniBachelet nella preghiera ai funerali del padre, ucciso dallebrigate rosse il 12 febbraio 1980 – ci sia sempre il perdono emai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della mortedegli altri». Gesù vuole che l’amore di Dio «trionfi sull’odioe sul rancore», per questo, ha ricordato Francesco, «grazie alsuo amore, al suo Spirito noi possiamo amare anche chinon ci ama, anche chi ci fa del male». La logica dell’amore è«il distintivo del cristiano». Rispondere all’insulto e al tortocon l’amore, «ha generato nel mondo una nuova cultura: lacultura della misericordia – dobbiamo impararla bene, epraticarla questa cultura – che dà vita a una verarivoluzione» ha scritto Francesco nella Misericordia et misera.«Dobbiamo perdonare perché Dio ci ha perdonato e ciperdona sempre. Se non perdoniamo del tutto, nonpossiamo pretendere di essere perdonati del tutto», haaffermato il Papa all’Angelus. Se i nostri cuori si aprono allamisericordia, allora «proclamiamo davanti al mondo che èpossibile vincere il male con il bene». Non dobbiamo essere«collezionisti di ingiustizie» ma ricordare le cose buone:«Questa è la rivoluzione della misericordia».

Francesco all’Angelus: l’amore per i nemici «non è un optional, è un comando». Parole pronunciate dopo la concelebrazioneconclusiva dei quattro giorni dedicati alla riflessione sulla violenza compiuta nei confronti dei minori: una «mostruosità»

DI FRANCO CANCELLI*

enere i conti in ordine»: questo è il principiobasilare per una sana economia. Delle volte,vuoi per pigrizia, vuoi per superficialità, vuoiperché si scelgono soluzioni di comodo e delle

facili scorciatoie, si trascura questa «tenuta in ordine»rischiando anche il fallimento. Quando però si sa che dellatenuta di questi conti si deve «rendere conto», vuoi perchési deve presentare il bilancio, vuoi perché c’è in vista unapossibile verifica, ecco che allora si ricorre ai ripari e si cercadi correggere quello che prima era disordinato o trascurato.Questo può accadere anche nella nostra «economiaesistenziale» quando appunto lasciamo che le cose vadanoda sé, ci lasciamo trascinare o sviare da quelli che sono i sani

principi di una vita buonaseguendo interessi personalidettati solo dal nostroegocentrismo e dal nostroegoismo. Ecco, la Quaresima in generaleè un momento opportuno per«rivedere i conti», modificarequello che non è corretto, fareun’opportuna «variazione dibilancio». Questa potremmodire è «la manovra correttiva»della conversione, come civiene indicato in modo moltoconcreto da alcuni gestiemblematici di questo tempoliturgico prima della Pasqua:

un po’ di cenere sparsa sulla testa che ci ricorda la nostrafragilità e la nostra fugacità, un grembiule e un po’ di acquaversata sui piedi segno di un’attenzione e di un servizionuovo e diverso nei confronti degli altri, sull’esempio diColui che noi chiamiamo Signore e Maestro che è venutoper servire e non per essere servito. Questa Quaresima inparticolare, poi, mettendo sotto i nostri occhi l’immaginedel «Giudizio finale» e ricordandoci che «alla sera dellanostra vita saremo giudicati sull’amore» (S. Giovanni dellaCroce, vedi il manifesto che è stato inviato a tutte leParrocchie e Comunità religiose), ci aiuta a capire come simantengono in ordine oppure no i conti della nostra vita. S.Massimo il Confessore, grande teologo e mistico del VIIsecolo, ha una frase bellissima e significativa: «Lamisericordia di Dio è nascosta nella compassione verso ilprossimo». Il «Giudizio finale» descritto da S. Matteo nel

capitolo 25° del suo Vangelo ci ricorda la realtà di unGiudizio da parte di Dio, cioè di un «rendere conto», ma ciindica anche le strategie per «tenere in ordine i conti». In altre parole il «giudizio finale»ci mostra comedovrebbero essere i nostri rapporti con gli altri, soprattuttose sono nel bisogno, indicando anche come dovrebbe esserela nostra società. Cioè non ci dovrebbero essere uomini,donne, bambini affamati ed assetati che non possanovedere lenita la loro fame e la loro sete, stranieri senzaaccoglienza, persone prive dei vestiti, malati senzaassistenza e compagnia, carcerati lasciati nella lorosolitudine. E questo non per una vaga utopia, ma per unasperanza certa che si concretizza nell’impegno effettivo dicoloro che sognano un mondo ed una società nuovi ediversi. Come diceva giustamente un teologo del ’900,Moltmann, il «teologo della speranza», «la speranza non èrimandare ad un futuro che sembra non avvenire, ma deveessere soprattutto una “anticipazione” nell’oggi di quelloche si spera». La «realtà ultima» del Giudizio, personale ouniversale, ci dice proprio questo, cioè che il nostroimpegno nelle così dette «opere di misericordia» deveessere costante per «far quadrare i conti» qui ed ora perchéla speranza c’insegna a lavorare nel presente per raccoglierenel futuro. Quindi guardare alle «ultime realtà» ( l’escatologia) non deve essere sotto il segno della minaccia edella paura, ma deve avere il senso di un richiamo forte allenostre responsabilità, ad esprimere una sana «economiaesistenziale». Alessandro Manzoni, nei «Promessi Sposi», parlando delCardinal Federigo Borromeo alla ricerca del senso dellapropria vita, scrive che egli «era persuaso che la vita non ègià destinata ad essere un peso per molti e una festa peralcuni, ma un impiego del quale ognuno renderà conto» econclude «per questo cominciò fin da fanciullo a pensarecome potesse rendere la sua utile e santa» (cap. XXII). Vorrei concludere questa riflessione con le parole diBenedetto XVI il quale, con la sua solita chiarezza affermache «l’essere orientati in senso escatologico non deve essereinteso in senso cronologico, ma in senso esistenziale: dietrole cose provvisorie cercare il Definitivo». Il capitolo 25° delVangelo di Matteo, con la sua descrizione molto concreta econ i suoi forti richiami, ci aiuta a rivolgere il nostro sguardoa ciò che veramente conta, permettendoci così di stilare perla nostra «economia esistenziale» un «bilancio preventivo»che, se sarà veramente concretizzato, potrà chiudersi con un«saldo positivo» o per lo meno «in pareggio».

*sacerdote pisano, responsabile dell’ufficio liturgico diocesano

Quaresima, tenere i conti in ordine

La metafora utilizzata dal direttore dell’ufficio

liturgico diocesano:questo tempo che ciprepara alla Pasqua

«è un momentoopportuno per “rivedere

i conti”, modificare quelloche non è corretto, fare

un’opportuna variazione di bilancio»

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TOSCANA OGGI3 marzo 2019II

IMPEGNI PASTORALI DELL’ARCIVESCOVODomenica 3 marzo 2019 ore 11: Celebra-zione con gli Ucraini Greco Cattolici aSan Pierino; ore 17: S. Messa per la riaper-tura al culto di San Paolo a Ripa d’Arno.Lunedì 4 marzo ore 10: incontro a S. Er-mete con i preti del Vicariato di Pisa sud.Martedì 5 marzo a Roma per la Congrega-zione dei Santi.Mercoledì 6 marzo ore 19: S. Messa per leCeneri in Cattedrale.Giovedì 7 marzo ore 9,30: ritiro del Cleroal Monastero delle Benedettine a Pontas-serchio; ore 17: alle Officine Garibaldiper l’inizio di un ciclo di conferenze.Venerdì 8 marzo ore 9,15: udienze.Sabato 9 marzo ore 11,15: All’Istituto Rus-soli di via San Frediano in Pisa; ore 15: in-contro con genitori e ragazzi del catechi-smo a San Biagio.Domenica 10 marzo 2019 ore 11,30: S.Messa a San Pio X; ore 18: S. Messa al CEPa conclusione della Visita Pastorale a PisaNord.

RITIRO DEL CLEROARENA METATO - Sacerdoti e diaconi del-la diocesi sono invitati a partecipare al ri-tiro del clero in programma il prossimogiovedì 7 marzo. L’arcivescovo GiovanniPaolo Benotto guiderà - al montasterodelle Benedettine, in via San Jacopo 104ad Arena Metato - il ritiro di presbiteri ediaconi permanenti che prestano servizionei vicariati di Pisa, del Piano di Pisa, del-la Valdiserchio, di Pontedera e del Lungo-monte (per loro ci sarà la possibilità di ri-manere a pranzo). Monsignor Antonio Cecconi guiderà -nella Casa di spiritualità «La Rocca», invia della Rocca 10 a Pietrasanta - il ritiroper il vicariato della Versilia.Monsignor Franco Cancelli guiderà - nelconservatorio «Sant’Elisabetta», in via delPretorio a Barga - il ritiro del clero di Bar-ga. Infine il vicario generale monsignor GinoBiagini guiderà nella chiesa e nei localidella chiesa di Orciano pisano - il ritirodel clero del vicariato delle Colline. L’incontro di giovedì 7 marzo verterà sultema: «Alla luce del Maestro: il 3º capito-lo della Esortazione Apostolica di papaFrancesco “Guadete et exultate”». le guideprenderanno spunto dal Vangelo secondoMatteo 5, 1-12; 25, 31-46. Il tema genera-le scelto per questo anno pastorale è «Ser-viamo il Signore in santità e giustizia».Come di consueto, il ritiro avrà inizio alleore 9.30 con la recita dell’ora media diterza.

VITA NOVA PRIMO PIANO

San Paolo restituita alla città

Un restaurolungo setteanni. Il prioredon ItaloLucchesi:«Rifattala chiesa,ricostruiamo la comunità»

DI ANDREA BERNARDINI

lorificate ilSignore con lavostra vita.Andate in pace».

È l’Epifania del 2012 quando ilpriore don Luca Volpi ricorre aquesta formula per scioglierel’assemblea dei fedeli,radunatasi nella chiesa di SanPaolo a Ripa d’Arno percelebrare l’Eucarestia. Da allora, in quella chiesa,nessuno più ha celebrato laMessa. Tornerà a farlo, doposette anni, l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, che laprossima domenica 3 marzo -alle ore 17 - presiederà unasolenne concelebrazioneeucaristica. Concelebrerannocon lui il vicario generale monsignor Gino Biagini,l’attuale parroco don ItaloLucchesi, il suo predecessore ealtri sacerdoti.Sette anni sono serviti per studiare la chiesa che sembrava pendere verso il fiume Arno,prima ancora di mettere apunto un articolato interventodi consolidamento e restauro.Lavori progettati e diretti dagliingegneri Loriano Crecchi e Claudio Barandoni.Quest’ultimo, in particolare,non ha mai fatto mistero dellacomplessità dell’intervento: «cisiamo trovati di fronte ad unvero e proprio caso di studioper ingegneri» ribadisce a Toscana Oggi , osservandocome «nella chiesa di SanPaolo a Ripa d’Arno sono concentrati quasi tutti iproblemi citati nei manuali ooggetto delle lezioni dei corsidi Ingegneria dedicati aiconsolidamenti in edilizia». L’intervento, coordinatodall’ufficio tecnico diocesano(e in particolare dall’architetto Maria Rocchi), è stato affidatoall’impresa edile Gaglio(responsabile di cantiere:architetto Salvatore Zocco,geometra: Claudio Tosi).Il primo campanello d’allarme sulla stabilità dell’antica chiesasuonò mercoledì 10 novembre2010, quando frammenti dimarmo si distaccarono daltransetto nord, rovinando suun’auto parcheggiata a ridosso

della chiesa: intervennero i vigilidel fuoco e il comune emanò unaordinanza per «accertare lapubblica e privata incolumità». Il parroco don Luca Volpi,consigliato dall’ufficio tecnicodiocesano, provvide a fartransennare le areepotenzialmente pericolose. I frammenti distaccati tornanonella sede originaria nei primimesi del 2012, grazie ad unrestauro finanziato dallaFondazione Pisa. Ma fu proprioallora che, quasi per caso, mentreassistevano ad una celebrazioneeucaristica, alcuni parrocchiani siaccorsero del distacco di un

elemento ligneo da una capriata chesosteneva il tetto.I tecnici vollero vederci chiaro. Partìuna campagna diagnostica dellachiesa: indagini che interessaronotravi e capriate, ma anche ilsottosuolo (si scaverà fino a 40 metrisotto la base della chiesa) e le mura.Arrivarono anche i ricercatori dellafacoltà di Ingegneria dell’ateneopisano per indagare sulla bontà dellatecnica costruttiva. Per mesi unostrumento ottico elettronico ha«puntato» sulle colonne della chiesa,per capire se, come e verso dove sistavano muovendo. Altri studi, iniziati nel novembre del2013 e conclusi nei mesi successivi,

permetteranno di realizzare unrilievo ad alta definizione, perriprodurre il modellotridimensionale della chiesa.Realizzata una mappa dei «fuoripiombo» e delle «fessure».«Spie» in gesso - poste a cavallodelle lesioni - monitoreranno imovimenti della struttura. Dopo mille rilevazioni e studi,l’avvio della vera e propria cura.Consolidati le mura, la cupola,le colonne, i capitelli e lemonofore. Incatenate le navatelaterali. Ricostruita la copertura.Sostituite le capriate. Alcunipresidi contribuiranno alla«tenuta» della chiesa in caso diterremoti. Un restauro complesso, su cui ladiocesi di Pisa ha investitomolto (e dovrà continuare afarlo per mantenere fede agliimpegni economici presi).Non è mancata - specie all’iniziodell’avventura - la solidarietà dimolti: come non ricordare lacampagna «Adotta San Paolo»che ha coinvolto migliaia dicittadini/consumatori dei punti-vendita Coop?.Il cantiere edile è stato smontatotra aprile e maggio dello scorsoanno. Ma prima di restituirel’antica chiesa alla comunità,operai e tecnici sono «tornati»più volte in San Paolo: per lavoridi rifinitura e per dotare lachiesa di nuovi impiantielettrico ed audio. Per sette anni i fedeli di SanPaolo si sono «rivolti», perassolvere al precetto festivo, allechiese di Sant’Antonio abate o diSan Giovanni al Gatano. Adesso«(ri)fatta la chiesa (di mura),dobbiamo rifare la comunità»osserva don Italo Lucchesi, da 4mesi alla guida dell’unitàpastorale (che con San Giovannial Gatano comprende ancheSanta Lucia). Una nuova sfida loattende in un territorio che luigià conosceva per le suefrequentazioni di monsignorAlberto Cvecich, storico prioredi San Paolo. Don ItaloLucchesi, ne siamo certi, nonsarà lasciato solo. Già in questoperiodo abbiamo visto formarsiun comitato per concluderedegnamente l’opera di«salvataggio» di questa chiesa. Epoter finalmente festeggiaredopo sette anni di limbo.

AGENDA

MERCOLEDÌ DELLE CENERI

DI GIOVANNI MANECCHIA

uanti mercoledì delle Ceneriabbiamo avuto dal Signore?

Tanti, specie il sottoscritto. E tantagrazia ci viene data ancora permigliorare e convertire il cuore e lavita. «Fratelli... Vi supplichiamo innome di Cristo: lasciatevi riconciliarecon Dio... vi esortiamo a nonaccogliere invano la grazia di Dio...Ecco ora il momento favorevole...» (2Cor 5,20 - 6,2 liturgia Mercoledì delleCeneri, 6 marzo). Ascoltiamo laRegina della Pace: «Cari figli, ancheoggi vi invito di nuovo allaconversione. Aprite i vostri cuori.Questo è tempo di grazia, finché sonocon voi, sfruttatelo. Dite: “Questo è iltempo per la mia anima”. Io sonocon voi e vi amo di un amoreincommensurabile. Grazie per averrisposto alla mia chiamata».Commenta padre Amorth «Perché ciinvita di nuovo? Perché non ci siamoancora convertiti. Gesù ci ha dato unameta precisa ’Siate perfetti come e’perfetto il Padre vostro che è nei cieli»(Mt 5,48). «Non aspettate, continuapadre Amorth, perché potrestearrivare troppo tardi; la vita durapoco. Questa vita terrena ci è dataperché ognuno provveda alla vitaeterna, alla sua santità. Questa vitafinisce, l’altra non finisce mai». «...Perciò... rimanete saldi...progredendo... nell’opera del Signore,sapendo che la vostra fatica non èvana nel Signore» (1 Cor 15,54-58liturgia VIII^ domenica, 3 marzo).

Q

ASTERISCO

Nel fotoservizio di Enzo Gaiotto il parroco don Italo Lucchesi «apre» simbolicamente la chiesa di San Paoloa Ripa d’Arno, introducendoci all’interno

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TOSCANA OGGI3 marzo 2019

GIUSEPPE SAVAGNONE IN S.CATERINAPISA- Torna a Pisa il professor Giuseppe Sa-vagnone, insegnante di filosofia, scrittoreed editorialista palermitano: il prossimo sa-bato 2 marzo, alle ore 16.30, nell’aula ma-gna dell’istituto «Santa Caterina», il profes-sor Giuseppe Savagnone terrà una riflessio-ne su «Cercatori di senso. Educare allevirtù, oltre i doveri». Lo scrittore è stato in-vitato a Pisa dall’ufficio diocesano di Pa-storale familiare, dall’Azione cattolica, dal-l’Associazione nazionale famiglie numero-se e dal gruppo «Famiglie insieme».

MASSIMO GANDOLFINI AL MACCARRONEPISA - Il neurochirurgo Massimo Gandolfi-ni, portavoce del comitato «Difendiamo inostri figli» e dei «Family day» del 2015 e2016, sarà sabato 9 marzo a Pisa (ore 15,auditorium del Centro Maccarrone, in viaCesare Battisti) per parlare di «famiglia li-quida e culle vuote». Massimo Gandolfini sarà introdotto dall’o-norevole Patrizia Paoletti Tangheroni. L’in-contro - che sarà moderato dall’avvocato Pi-no Toscano - è promosso dal comitato «Di-fendiamo i nostri figli» e ha il patrociniodel Comune di Pisa, dell’associazione«Scienza & Vita» di Pisa e Livorno e delCentro studi «Rosario Livatino». Vuol essereun appuntamento preparatorio al congres-so mondiale della famiglia che la città diVerona ospiterà dal 29 al 31 marzo.

GIUSTIZIA E LAVORO CON LE ACLIPONTEDERA - Si è aperto lo scorso venerdì22 febbraio - con un interessante interventodi don Antonio Cecconi - il ciclo di incontrisu «giustizia e lavoro» promosso dalle Aclidi Pontedera. Il prossimo appuntamento:martedì 5 marzo alle ore 21.15 nella saladella ex scuola «Saffi», quando GianfrancoZucca, ricercatore di Acli-Iref parlerà de «Ilri(s)catto del presente. Giovani e lavoronell’Italia della crisi». Sabato 30 marzo (ore17.15, biblioteca comunale «GiovanniGronchi») incontro con Ugo Biggeri, presi-dente di Banca Etica, sul tema «Lavoro, vo-lontariato e cooperazione».Venerdì 12 aprile (ore 17.15, sala Carpi divia Valtriani) Riccardo Colombani, segreta-rio nazionale di First Cisl, terrà una confe-renza su «La Repubblica fondata sul lavoro:vincere il dominio della finanza». Infine lu-nedì 20 maggio (ore 21.15, sala Carpi in viaValtriani), suor Alessandra Smerilli, econo-mista, docente alla Pontificia Università«Auxiulium» di Roma rifletterà sulla do-manda «Il lavoro può tornare un luogo disperanza? Come costruire giustizia per igiovani stretti tra esclusione e precarietà».L’iniziativa, che gode del patrocinio del Co-mune di Pontedera, è realizzata in collabo-razione con il movimento Shalom, l’Agesci,la Tavola della pace e della cooperazione,l’Azione cattolica e l’associazione «Libera».

THINKING DAY DEGLI SCOUTPONTEDERA - Essere artefici del cambia-mento del mondo, partendo da sé: è questouno degli obiettivi del percorso scout. Inoccasione del «Giorno del pensiero» ilgruppo Agesci Pontedera 1 ha invitato all’o-ratorio del Duomo Stefano Marini e France-sca Sorelli, capi scout del gruppo Agesci Li-vorno 10, per portare una loro testimonian-za di vita. Intervistati dal nostro AndreaBernardini, Stefano e Francesca, sposati da11 anni e genitori di un ragazzino, hannocercato di tracciare l’identikit del «leader».

LA MATERNA CATTOLICA AL CARNEVALEMARINA DI PISA - È dedicato ai «Supereroi»il Carnevale di Marina di Pisa. Alla festamascherata hanno partecipato anche ibambini della scuola materna «Maria Ausi-liatrice» e i ragazzi del doposcuola «Dome-nico Savio», che si sono presentati con unsupereroe un po’ particolare: san GiovanniBosco. Scelta - a nostro giudizio - partico-larmente azzeccata, se pensiamo a quelloche don Bosco riuscì a fare nella Torino delsuo tempo contro tutto e tutti e confidandosolamente in Dio. Veramente don Boscoaveva dei superpoteri : primo tra tutti il con-fidare nella divina Provvidenza, sempre in-vocata e che puntualmente faceva fronte al-le necessità materiali del santo torinese. Imiracoli ottenuti grazie all’intercessione didon Bosco erano all’ordine del giorno: «Ilgrigio», il cane che gli salvò la vita in dueoccasioni, le conversioni di ragazzi e diadulti, le guarigioni, i burrascosi rapporticol potere locale e nazionale sempre risoltigrazie alla sua fermezza e bontà. Per nonparlare dei suoi sogni e delle sue realizza-zioni, Se al posto della tonaca avesse avutoun mantello con una S impressa, don Boscosarebbe stato un eroe da fumetti, come fral’altro è stato ritratto dal grande Jijè.

Andrea Bartelloni

IIIVITA NOVA PRIMO PIANO

Lo ricordaun’epigrafeancorapresente nel pavimentodel presbiterio

Fu consacrata da papa Eugenio IIIon conosciamo la suadata di fondazione néquella del monasterobenedettino maschile cui

era annessa, testimoniato dal 1032,che in tempi rapidi si affermòcome principale elemento dipromozione dell’insediamento nelterritorio circostante, allora esternoalle mura, e di organizzazionedella rete pastorale ove s’inquadròla popolazione residente.Il passaggio all’OrdineVallombrosano sul finire delsecolo XI sancì il successo delmonastero, la cui crescenteimportanza portò allaricostruzione dell’edificioecclesiale, culminata con laconsacrazione dell’altar maggioreil 18 ottobre 1148 ad opera delpapa pisano Eugenio III, ricordatain un’epigrafe ancora presente nelpavimento del presbiterio: aquesta data la zona presbiterialeaveva probabilmente subito unaprofonda trasformazione conl’inserimento del transetto.Dalla metà del XII secolo agli inizidel XIII furono intrapresi nuovilavori: fu innalzata la parteinferiore della facciata, completatatra la fine del XIII e gli inizi del XIVsecolo con i loggiati superiorirealizzati da Giovanni Pisano edalla sua taglia intorno al 1306. Ilrivestimento marmoreo del latoNord risale alla prima metà delDuecento.La complessità dell’edificio sacro sipalesa nell’analisi dell’architetturae della decorazione scultorea epittorica che ancora lo caratterizza.Nonostante i numerosi interventisuccedutisi nei secoli suggeriscanoormai un’idea di Medioevo noncorrispondente alla realtà storica eculturale dell’epoca, la chiesacostituisce una prova tangibiledell’incontro di linguaggi cheallora dominavano ilMediterraneo, primi fra tutti ilbizantino e l’islamico. Inconcomitanza con la conquista diCostantinopoli da parte deiVeneziani nel 1204 nel corso dellaIV crociata, giunsero a Pisamaestranze da Bisanzio cheinfluenzarono la produzionelocale: a questo ambito culturaledevono essere riferite le figuredell’Orante e della Madonna sullafacciata della chiesa di San Paolo.Altro esempio significativo ècostituito dalle tarsie - risalenti agli

inizi del XIII secolo e modellatesugli esempi del duomo - inseritesulla facciata, sul lato Nord e sullepareti del transetto sinistro. Senzaaddentrarci nel dibattito criticosull’origine e le influenze culturalidella diffusione di questi elementinell’architettura medievale pisana,basterà ricordare che il termine,entrato nell’uso comune nel XIIIsecolo, deriva dall’arabo tarsi esignifica «decorazione preziosa». Gli elementi di reimpiego, presentiall’esterno e all’interno, indicanopoi un costante rapporto con latradizione figurativa antica, fontedi continue suggestioni. Sul latooccidentale del transetto sinistro èinserita una fronte di sarcofago delIII secolo, raffigurante un clipeosorretto da geni alati. All’interno,sul lato destro della controfacciata,è conservato il grande sarcofago avasca con protomi leoninerisalente al IV secolo, riutilizzatonel 1193 - come ricorda l’epigrafe -

per la sepoltura del celebregiureconsulto pisano Burgundio. Èinoltre possibile riconoscerel’opera delle maestranze pisaneattive nel XII secolo nellalavorazione dei capitelli impostatisulle colonne della navata centrale:si segnala in particolare il secondoa sinistra, risalente al terzo quartodel XII secolo, con laraffigurazione dei Santi Pietro ePaolo.La chiesa doveva essere quasiinteramente affrescata, ma dei ciclidecorativi che la ornavano restanooggi soltanto le raffigurazioni deiSanti Bartolomeo Apostolo eFrancesco sul primo pilastro asinistra, attribuite a BuonamicoBuffalmacco, artista che a Pisa harealizzato gli affreschi del Trionfodella Morte nel Camposantomonumentale; per la chiesa di SanPaolo aveva eseguito un ciclo conStorie del Vecchio Testamento e ilMartirio di sant’Anastasia.

In occasione della prossimariapertura, si auspica il ritornodelle opere pittoriche,temporaneamente rimosse ecollocate in luogo protetto.Sull’altare della parete di fondo deltransetto sinistro era collocata latavola raffigurante la Madonna in

trono col Bambino trai santi Ranieri, Bona eTorpè, datata 1396 efirmata da TurinoVanni, artista nativo diRigoli e attivo a Pisadal 1390 al 1444. Nelcatino absidale sitrovava una crocedipinta della secondametà del XIII secolo,con il Christustriumphans, attribuitaal Maestro di Calci;dell’originalerimangono il volto e latesta, mentre l’interocorpo è stato ridipintotra il XVI e il XVIIsecolo. Rientrerannoanche le reliquie,patrimonio altrettantoprezioso, formatosinel corso del tempo eoggetto di profondadevozione da parte deifedeli: ricordiamo pertutte quelle diAnastasia, martirizzataa Sirmio nell’Illirico,giunte a Pisa alla fine

dell’XI secolo.Nell’avvicendarsi dei secoli, ilmonastero ha conosciuto alternefortune: investito da una profondacrisi, fu costituito in commendanel 1409 e nel 1565 passòall’Ordine dei Cavalieri di SantoStefano. Quando nel 1809quest’ultimo fu soppresso, lachiesa venne chiusa al culto peressere riaperta ed eretta inparrocchia qualche decenniodopo. Nel XX secolo San Paolo haconosciuto la tragedia della guerra,subendo danni gravissimi durantel’ultimo conflitto mondiale - conla distruzione del complesso degliedifici monastici, ad eccezionedella cappella di Sant’Agata - eripetuti restauri fino alla riaperturail 7 marzo 1954.Restituita al culto, oggi la chiesa diSan Paolo arricchisce la sua storiamillenaria di un nuovo capitolo,pronta per accogliere una solidacomunità parrocchiale.

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BLOCK NOTES

MARIA LUISA CECCARELLI LEMUT E GABRIELLA GARZELLA

opo sette lunghi anni d’attesa domenica 3 marzo sarà grande festanella Chiesa pisana e nella città intera per la riapertura al culto di San

Paolo a Ripa d’Arno, al termine di un complesso e impegnativo restauro.Torna così a vivere una delle chiese più amate e ricche di storia, punto diriferimento attraverso i secoli - e sino ai nostri giorni - dell’intero setto-re occidentale dell’Oltrarno.

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La chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno in una cartolina d’epoca

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VITA NOVATOSCANA OGGI3 marzo 2019IV

Mercoledì 13 marzo 2019CLAUDIO CASINI

Cucina di magro e di festa alla Certosa monumentale di Calci

Mercoledì 10 aprile 2019GIOVANNI PADRONI

Orme pisane in Sardegna

Mercoledì 8 maggio 2019ALBERTO ZAMPIERI

Aspettando il Giugno pisano

Mercoledì 22 maggio 2019ALBERTO BRESCHI

Incidenti domestici: consigli per non caderenelle «trappole nascoste»

Incontri culturaliper gli abbonati al settimanale

il mercoledì dalle 16 alle 18

Chiesa di Santo Stefanodei Cavalieri a Pisa

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VITA NOVA TOSCANA OGGI28 febbraio 2019 V

DI ANDREA BERNARDINI

e scuole paritariecattoliche e di ispirazionecristiana sono un dono per le famiglie che

abitano nei quartieri, nellecittà, nei paesi della nostradiocesi. Lo sono anche per lecomunità cristiane, chiamate astringere un’«alleanzaeducativa» con dirigenti ededucatori delle paritarie. Domenica 17 febbraio -giornata diocesana della scuolacattolica - queste realtà si sonopresentate alle loro comunitàdi riferimento: ne è nato unbello scambio che, ciauguriamo, possa portare beifrutti per il futuro.Nella chiesa di Santa Caterinad’Alessandria si sono datiappuntamento educatori,genitori e figli che frequentanodue grandi e storiche realtàeducative: il Centro socialedelle Immacolatine e l’Istitutoarcivescovile «Santa Caterina»,due scuole - ha osservato adinizio celebrazione il professorNicola Pistolesi (responsabiledell’ufficio scuole cattolichedella diocesi) che seppurdiverse sono accomunate dallastessa missione e passioneeducativa. «Signore Dio, Padre di tutti,sostieni l’impegno delle scuolecattoliche e d’ispirazione cristianadella nostra diocesi, perchésappiano educare alriconoscimento della dignità diogni tuo figlio ed essere cosìstrumento di comunione delgenere umano» una dellepreghiere dei fedeli lettadurante la celebrazione. Lettaanche la preghieradell’insegnante: « Signore tichiedo di starmi accanto ognimattina perché con te al miofianco io possa prendermi curadei bambini che mi hai affidato.Semina in me la delicatezza edonami uno spirito di profondabontà perché io possa riferirmi atutti coloro che incontrerò comefarei con te. Signore aiutami alasciare fuori le mie debolezze, imiei problemi, perché attraversodi me tu possa far entrare inclasse gioia e impegno, ordine erispetto. Rendimi una guida fortee determinata ch ha il solo scopodi far crescere i bambini.Insegnami a sentire la tuapresenza in ognuno di loro, sia inquello silenzioso che sparisce infondo alla classe, sia in quello piùrumoroso e monello. Rendimiaperta in modo che io possacollaborare e costruire insieme aimiei colleghi una scuola migliore.Apri i miei occhi perché io possavedere al di là delle apparenze.Proteggi le loro famiglie,specialmente quelle in difficoltà.So di non essere sempreall’altezza di questo compito, maio ti offro il mio impegno e dovenon riesco ad arrivare, pensaci tu.Amen». Iniziativa simile è stata presada insegnanti e genitori dellascuola dell’infanzia «SanFrancesco liberi di educare» divia Cisanello.A Marina di Pisa - dove lascuola dell’infanzia paritaria«Maria Ausiliatrice» esiste dallontano 1915 - le famiglie deibambini della scuola hannopartecipato alla celebrazionedomenicale con i lorobambini, e l’hanno animatainsieme alle maestre.

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Al termine della messa tuttifuori al sole sul sagrato dellachiesa per lanciare in cielo deipalloncini - rigorosamentebiodegradabili - recantimessaggi di pace e accoglienzae integrazione disegnati ecolorati dagli stessi bambini edaccompagnati con un grandeapplauso. A Migliarino pisano, i bambinie i genitori dell’istituto «DuchiSalviati» - comprensivo di nidod’infanzia, scuola dell’infanziae primaria - hanno partecipatoad una celebrazione eucaristicaospitata nella chiesa del paesededicata a San Ranieri. Lacelebrazione è stata animata

da un coro formato dabambini di tutte le età dellascuola. I genitori degli alunnidella scuola hanno raccolto econsegnato generi alimentarialle famiglie più bisognose delpaese. I genitori dei bambini dellascuola dell’infanzia«Sant’Antonio da Padova» diNavacchio, insieme ai loro figlie alle insegnanti educatrici sisono uniti alla comunità diCasciavola nella celebrazioneeucaristica delle ore 11,animando la liturgia con icanti.A Vecchiano i bambini dellascuola dell’infanzia del

Cottolengo - accompagnati daigenitori, hanno partecipatoalla celebrazione vespertinadel sabato, accompagnandolacon la musica e la lettura dellepreghiere. Al termine dellacelebrazione il lancio deipalloncini, tutti insieme, nellapiazza del paese.Anche insegnanti e genitori deibambini che frequentano delnido «A. Delogu» e la scuolad’infanzia «S Giuseppe» aPontedera hanno rispostoall’invito della celebrazionedella giornata della scuolacattolica. La coordinatricedidattica della scuola maternadi San Giuseppe, al sabatosera, ha presentato e«piazzato» sotto l’altare uncartellone realizzato daibambini e il «dado d’amore»,un dado che si lancia ognigiorno e sulle cui facce sonoscritte le regole dell’amore«Ascolto l’altro, Amare tutti,Perdono l’altro, Amo l’altro, Ciamiamo a vicenda, Amo perprimo». Domenica 17 febbraiola responsabile della scuolamaterna ha presentato laGiornata all’inizio dellacelebrazione durante la Messadomenicale in Duomo.Bambini, genitori ed educatricidella scuola dell’infanzia«Coccapani» di Calcinaia hanno partecipato allacelebrazione eucaristica delleore 10 nella chiesa di S.Giovanni Battista, così comequelli della scuola «Caduti inguerra» di Fornacette allacelebrazione domenicale delleore 11.30 nella chiesa ReginaPacis di Fornacette. A Forte dei Marmi le suoreCanossiane hanno invitato iloro alunni e gli ex alunni apartecipare alla Messaparrocchiale delle ore 10. Nelparco della scuola hanno poiofferto un rinfresco per tutti e,a ricordo della giornata, hannodistribuito un piccolo oggetto«segno del nostro esserefiduciosi e gioiosi di fronte allavita».Ovunque i sacerdoti celebrantihanno messo in evidenza ilprezioso servizio svolto dallascuola all’interno delterritorio.

La giornata diocesana delle scuole cattoliche

Da Pisa alla Versilia,ecco com’è statavissuta. Ovunque èstata un’occasione diconfronto con lecomunità parrocchialidi riferimento

L’INIZIATIVA

CAMMINARESULLE MURA DI PISA

a primavera si avvicina e le Mura diPisa si preparano alla bella stagione

con una serie di eventi speciali eampliando l’orario di apertura che dal1° al 31 marzo sarà dalle 9 alle 17 conultimo accesso alle 16.30. Curiosità eaneddoti sulla città, iniziative perbambini, visite guidate tematiche: ilcalendario di iniziative in programmaè pensato per vivere in maniera sempredifferente l’affascinantecamminamento in quota da cui si puògodere un panorama unico che spaziadalle bellezze monumentali di piazzadei Miracoli, al profilo del MontePisano e delle Apuane, fino agli angolipiù nascosti della città. Si parte domenica 3 marzo con unapasseggiata a cura della Compagniadello Stile Pisano per il ciclo «A spassosulle Mura con...», per ripercorrereinsieme la storia della città medievale,alla scoperta di torri, porte e quartieri.Dalla postierla dell’Anfiteatro allaTorre Santo Stefano, passando per laporta Pacis e la Torre delle Piagge.Quali erano nel medioevo le porteprincipali della città usatequotidianamente da mercanti eabitanti, e quando sono state chiuse?Perché l’attuale quartiere di SantaMaria si chiamava Ponte? A queste edaltre curiosità risponderanno i membridella Compagnia dello Stile Pisano,l’associazione nata nel 2006 che sioccupa dello studio e dellavalorizzazione della storia della città edel suo patrimonio artistico emonumentale. Appuntamento dalle16 alle 18 con ingresso da Piazza delleGondole e arrivo alla Torre SantaMaria. Biglietto intero 5 euro, gratuitoper bambini fino 8 anni e per disabilicon accompagnatori, prenotazioneconsigliata fino ad esaurimento postidisponibili.La domenica successiva, 10 marzo, saràla volta di «Mura in gioco»: dalle 15.30alle 17 spettacoli, laboratori, lettureanimate e attività per bambini dai 4 ai10 anni, con ingresso da Piazza delleGondole. L’iniziativa, dal costo di 5euro, sarà replicata anche domenica 31marzo. I bambini devono essereaccompagnati (ingresso gratuito perun accompagnatore); prenotazioneconsigliata fino ad esaurimento postidisponibili.Sempre per il ciclo «A spasso sulleMura con...», domenica 17 marzoFabio Gadducci, direttore del Museodegli Strumenti per il Calcolo, terràuna visita guidata alla scoperta dellastoria dell’informatica pisana, dallaprima calcolatrice elettronica italianaalla prima connessione internet.Ingresso da Piazza delle Gondole alle16, con discesa da Torre Piezometrica,biglietto intero 5 euro, gratuito perbambini fino agli 8 anni e disabili conaccompagnatore. Prenotazioneconsigliata fino ad esaurimento posti.Domenica 24 marzo, il giorno primadel Capodanno Pisano, visita specialecon le guide di City Grand Tour: «Le treetà di Pisa, il Capodanno Pisano e ilcomputo del tempo». Appuntamentoalle 10 alla Torre Piezometrica; la visitadura due ore e comprende anchel’ingresso in Cattedrale. Prenotazioneconsigliata fino ad esaurimento deiposti disponibili, costo intero 10 euro.Il giorno dopo, lunedì 25 marzo, Pisaentrerà nel 2020 con 9 mesi di anticiporispetto al resto del mondo, unpassaggio scandito dall’orologio solaredel Duomo. È il Capodanno Pisano,per festeggiarlo l’accesso alcamminamento in quota sarà gratuitoper i residenti..Infine domenica 31 marzo, per il ciclo«Mura di Pisa Off’» «L’Ora in più’» Inoccasione del cambio dell’ora,apertura straordinaria con visitaguidata a cura degli operatori dell’AtiMura di Pisa. Appuntamento alle 17alla Torre Santa Maria, costo intero 5euro, gratuito per bambini fino agli 8anni e disabili con accompagnatore,prenotazione consigliata fino adesaurimento posti.Per tutti gli eventi, prenotazioneconsigliata fino ad esaurimento postidisponibili telefonando al numero0500987480 dal lunedì alla domenicadalle 9 alle 19. Diritto di prevendita1,50 euro.

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VITA NOVATOSCANA OGGI3 marzo 2019VI

L’ultimo saluto a monsignor ArmaniDI ANDREA BERNARDINI

i mise una mano inseno, ne trasse uncrocifisso su cui affissea più riprese le

labbra... se ne staccò sorridenteper esalar l’anima a Dio. Parvesignificare: “eccomi finalmentelibero e felice!”»: era il 30giugno del 2017 quandomonsignor Aldo Armaniscriveva il suo testamentospirituale, citando un libro diIppolito Nievo. «Vorrei così la mia morte -scriveva ancora don Aldo - dopo aver pensato al Signoremisericordioso e implorato il suoperdono, inginocchiato davanti alsuo Cuore con il fardello dellavita e ricevere l’abbraccio teneroche mi introduca, con tutte lepersone che ho amato, nell’eternoamore». E ancora: «Ho nel cuorei volti e le storie di tutte lepersone che nella mia lunga vitaho incontrato al mio paese(Castelmaggiore, ndr), a SanFrediano a Settimo, a San Pietroin Palazzi, a Servezza,Giustagnana e Minazzana, aRiparbella, a Vicopisano, aBuccino, a Pisa, nella scuola,nelle istituzioni... che ho cercatodi servire e, talora anchescandalizzato e offeso. Chiedoperdono e una preghiera. Signore,tu sai i miei limiti, le mie cadute,le prove... non farmi morire nelletenebre».Parole scritte a manopensando «al momentodella mia morte»: un«testamento spirituale»letto dall’arcivescovoGiovanni Paolo Benottodurante le esequie dimonsignor AldoArmani ospitate loscorso giovedìpomeriggio inCattedrale. Con ilnostro Arcivescovohanno concelebrato ilvescovo di Pescia Roberto Filippini, ilvicario generale GinoBiagini e un buonnumero di sacerdoti.In molti hanno voluto salutareper l’ultima volta don Aldo. È arrivato da Buccino, città dicui il sacerdote pisano eracittadino onorario, il primocittadino Nicola Parisi: «DonAldo era persona colta e digrande spessore. Unriferimento importante ancheper la nostra comunità. Amavala nostra terra e la suaprotettrice che per anni haaccompagnato in

processione». Da Vicopisano -dove don Aldo era statoparroco per ben 22 anni - ilvicesindaco Matteo Ferrucci.Da Cascina l’assessore alcommercio Patrizia Favale. DaPisa il vicepresidente delconsiglio comunale RiccardoBuscemi: «don Aldo è stato unprete operoso e pieno di idee evitalità che ha reso grande laChiesa Pisana. Ma ancheanche un buon concittadino,

che con pacatezza,determinazione e coraggio hadenunciato le cose che nonandavano bene in Pisa». Incattedrale si sono visti anchegli ex sindaci di Pisa PaoloFontanelli e Marco Filippeschi :«Gli ho serbato e gli serberò unaffetto che è nato spontaneo» -il commento di MarcoFilippeschi che confessa come«guardando al suo esempio hopotuto riflettere sul lavoropastorale quotidiano di tantisacerdoti, uomini immersinelle sfide umane e sociali intempi aridi e difficili». Non erapresente, ma ha volutoricordarlo in una nota che ci èarrivata in redazione l’attualesindaco di Pisa Michele Conti:«Se ne è andata una figura digrande sensibilità e cultura,sempre aperta e disponibileall’ascolto e al dialogo» -osserva ricordando, inparticolare, l’impegno dimonsignor Aldo Armani «pergarantire la fruibilità dellachiesa dei Cavalieri, sapendo

coinvolgere e richiamare tuttele istituzioni inornoall’importanza disalvaguardare i beni artistici,storici, culturali e religiosidella nostra città».E poi la Deputazionedell’Opera della Primaziale alcompleto. I «suoi»collaboratori all’Istitutodiocesano del sostentamentodel clero - che lui avevaguidato dalle origini fino al1998. I «suoi» collaboratoridell’ufficio diocesano dellecomunicazioni sociali edell’edizione locale di«Toscana Oggi», che lui avevacoordinato dal 1994 fino aqualche anno fa. Irappresentanti dell’Istituzionedei cavalieri di Santo Stefano, dirimpettai e vicini di casa . Gliimprenditori edili, gliarchitetti, gli ingegneri, igeometri, che aveva incontratonei mille restauri di cui si erafatto promotore (laconfessione di Antonio Gaglio:«Arrivare agli uffici un tempo abitati da don Aldo e dove oggiha sede Toscana Oggi eranoper me come percorrere la viadell’orto). Arrivati da tutta Italiaalcuni (ormai ex) giovani, chelui aveva conosciuto in SantoStefano dei Cavalieri dastudenti universitari e che, alladomenica, si vestivano daministranti. E poi Eric Castillo,il suo badante («Non mi hatrattato come un aiutante, alcontrario mi ha sempretrattato come un figlio»)insieme alla sua famiglia. Itanti amici che si era fatto in65 anni di servizio sacerdotale.O gli Amici di Pisa («Se ne èandato un testimone di fede e,con lui, un pezzo di pisanità»il commento del presidentedell’associazione, StefanoGhilardi).Un mondo di relazioniintrecciate in una vita piena eche l’Arcivescovo ha cercato diricostruire nella sua omelia.«Nella sua vita sacerdotale - haosservato monsignor GiovanniPaolo Benotto - don Aldo si èspeso per far conoscere ilPadre, perché l’amore di Dioche aveva accolto potesseraggiungere tutti».Arrivederci, don Aldo. Quandoscriviamo questo pezzo,quell’abbraccio tenero di Dio dicui parlavi nel tuo testamentospirituale, già l’haisperimentato. Anche in questocaso sei stato sulla notizia arrivando prima di noi. Chissàquale emozione.

CURIOSITÀ’ PISANE

DIVINCENZO LUPO BERGHINI

ll’interno della chiesa di San Pietro inVinculis - in via Cavour a Pisa - troviamo

una targa marmorea recante queste parole:«Il manoscritto integro delle Pandette “LitteraPisana” in questa chiesa di S.Pietro in Vinculissecondo il precetto del Breve dei Consoli fu persecoli custodito a ufficiale consultazione del ForoPisano rinnovatore in opere di legge e di sentenzeall’alba del secolo decimo secondo». Firmato:«Gli avvocati e procuratori di Pisa nel centenariodell’Ordine 1874-1974». In quella lapidetroviamo anche il medaglione in bronzodello scultore pisano Mario Bertini (Pisa,1926 - Pisa, 2000) esimio scultore emedaglista. Un medaglione ispirato da unaantica incisione che aveva per soggetto ilmaestro che tiene lezione ai suoi scolari. Ma cosa sono le «Pandette»? «Il Codice deiDigesti chiamato in greco Pandette - si leggenei “Medaglioni Storici Pisani” Di DarioSimoni (1932, Pacini editore) - comprendeuna raccolta di responsi dei più eminentigiuristi dell’epoca classica romana. Fu scrittoin lingua latina nell’anno 533 dopo Cristoper ordine dell’imperatore Giustiniano. Diquesto rarissimo codice i nostri antenatiebbero la somma ventura di possedere e diconservare gelosamente, per più di due secolie mezzo, la più antica copia che mai siaconosciuta». Una copia venuta in loropossesso «secondo alcuni dopol’espugnazione di Amalfi del 1137», secondoaltri grazie «al dottissimo giureconsultopisano Burgundio, fiorito sulla metà delsecolo XII e morto nel 1194». «Allorquando,il 9 di ottobre del 1406 - è ancora DarioSimoni che scrive - i fiorentini entrarono inPisa, venduta loro per il prezzo dicinquantamila fiorini dall’esecrabileGiovanni Gambacorti, essi s’impadronironoper prima cosa dell’antichissimo codice e delnon meno prezioso Abbaco del Fibonacci,due cimeli d’inestimabile valore che vennerotosto portati in Firenze, dove pure oggi siammirano fra le più rare gemme dellabiblioteca Magliabechiana».In effetti, dunque, il famoso codice rimasegelosamente custodito in Pisa fino al 1406,anno in cui Pisa cadde per la prima voltasotto il dominio dei Fiorentini.Il testo dell’epigrafe che si trova nella chiesadi San Pierino fu scritto dal professorAmerigo D’Amia, notissimo studioso distoria del diritto romano, promotoredell’iniziativa che poi fu ufficialmenteassunta dall’Ordine degli Avvocati e deiProcuratori.L’interesse di Pisa verso le Pandette non siesaurisce qui. Ne è testimonianza un affrescoopera del notissimo pittore fiorentino GianDomenico Ferretti: raffigura Giustiniano,vestito all’antica, intento a dettare le nuoveleggi. L’affresco si trova lungo la volta delsoffitto della grande sala del piano nobiledell’antico palazzo Curini, poi Quaratesi, invia Santa Maria, a due passi dal campanile diSan Nicola.

A

A SAN PIERINO LASACRA CUSTODIADELLE PANDETTE

Nel fotoservizio di Gerardo Teta alcune immagini dalle esequie di monsignor Aldo Armanicelebrate giovedì scorso in Cattedrale

Celebrate in Cattedrale le esequie del sacerdote pisano.Letto il testamentospirituale: «Signore,tu sai i miei limiti,le mie cadute, le prove...non farmi morire nelle tenebre»

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VITA NOVA TOSCANA OGGI28 febbraio 2019 VII

IN BREVEINIZIATIVE TAVOLA DELLA PACEPONSACCO - Andrà in scena il prossimovenerdì 15 marzo alle ore 21 all’auditorium«monsignor Elio Meliani» in via don Min-zoni a Ponsacco lo spettacolo della compa-gnia teatrale «Mimesis» dal titolo «L’uomoplanetario, manuale di sopravvivenza dellaspecie umana», liberamente ispirato all’o-pera preveggente di padre Ernesto Balducci.L’ingresso è libero. L’iniziativa è promossadalla Tavola della pace e della cooperazio-ne. Il giorno successivo, sabato 16 marzo,alle ore 17 alla biblioteca «Giovanni Gron-chi» in viale Rinaldo Piaggio a Pontedera,la Tavola della pace ha invece invitato Fran-cesco Paletti a presentare il dossier Idos2018 e il rapporto Caritas 2018 sulle po-vertà in Toscana. Dopoo il buffet, alle ore21, tavola rotonda su «le fedi e il pensierocivile di fronte all’uomo planetario e al po-tere di autoannientamento della specieumana nell’era nucleare», tema ispirato alpensiero e all’opera di padre Ernesto Bal-ducci.

DETENUTI LAUREATIPISA - Nelle scorse settimane, hanno con-cluso il loro percorso accademico triennaledue studenti detenuti nella casa circonda-riale Don Bosco di Pisa e l’istituto di reclu-sione «Le Sughere» di Livorno.Francesco (nome di fantasia) ha consegui-to la laurea in Scienze della comunicazionecon la votazione finale di 110 su 110 e lode,discutendo brillantemente, nel carcere diLivorno, una tesi sulle implicazioni etichedelle nuove tecnologie comunicative.Giuseppe (anche in questo caso un nomedi fantasia) ha conseguito la laurea trienna-le in Scienze politiche con la votazione fi-nale di 100 su 110 discutendo un lavoro ditesi, in ambito storico, sul clima politico aPisa negli anni ’60.Soddisfazione per i risultati dei due studen-ti è stata espressa dal professor Andrea Bor-ghini, delegato del rettore per il Polo uni-versitario penitenziario «Renzo Corticelli»di Pisa. Questi risultati - osserva - sono il«frutto di una collaborazione tra l’Univer-sità di Pisa e il mondo penitenziario chenegli ultimi anni si è allargata e comprendeora, oltre l’istituto di Pisa, anche quelli diLivorno, Volterra, Massa e Porto Azzurro».

DIPLOMI AD OPERATORI PASTORALIPISA - Il prossimo sabato 16 marzo, dopola Messa celebrata nella cappella del palaz-zo arcivescovile, l’arcivescovo GiovanniPaolo Benotto rilascerà gli attestati di avve-nuta formazione e partecipazione al primocorso biennale di pastorale della salute se-guito online. Si sono particolarmente distin-ti in questo percorso formativo: AddolorataTermite, Anna Tognetti, Clementina Watu,Donatella Sbranti, Emanuela Niccoli, LuisaLippi, Nazzareno Giannessi, PierfrancoDiatz, Roberto Tintori, Susana Sunga, Van-da Orsini, Virginia Bracaloni, suor Alphon-sa Parakkattil, Anna D’Auria, Diana Fini,Franca Ferrari, Giuliana Delle Luche, suorGracy Kalapurakal, Iolanda Cristoforo,Laura Gulia, Laura Masoni, Luciana Becca-ri, Lucrezia Curcio, Marco Filippi, MariaAdele Tedeschi, Maria Carla Panattoni, Ma-rio Diamante, Monica Nannoni e Rosange-la Mingardi.Intanto è iniziato il secondo biennale conformula on-line: Chi è interessato a parteci-pare si affretti a scrivere all’e-mail [email protected].

CLICCO QUINDI EDUCOPISA -Recuperare la fiducia nella propriacapacità di educare, anche in uno scenarioin cui la diffusione delle tecnologie digitalisembra renderlo sempre più difficile. È ilmessaggio - rivolto a genitori ed educatori -che lega tutti i contributi del volume «Clic-co quindi educo» edito da Ets. Studiosi, in-segnanti, giornalisti esperti del settore e ge-nitori analizzano opportunità e problemiposti dall’uso degli strumenti fornendo co-noscenze e spunti d’azione. Nella convin-zione che i «nativi digitali» non siano real-mente esperti come si dice e si crede e che,piuttosto, adulti e ragazzi abbiamo di fron-te le stesse sfide. Da affrontare insieme, conspirito aperto.L’autrice del volume è Stefania Garassini,presidente della sezione milanese diAIART. Giornalista, è docente di EditoriaMultimediale e Digital Journalism all’Uni-versità Cattolica del Sacro Cuore di Milano.Nel 1993 ha fondato «Virtual», prima rivi-sta in Italia dedicata agli aspetti culturalidella diffusione delle tecnologie digitali. Èautrice di Dizionario dei new media (Corti-na, 1999), coautrice di Digital Kids (Corti-na, 2001) e di I nuovi strumenti del comu-nicare (Bompiani 2001). Collabora con«Domus» e «Avvenire».

Alle OfficineGaribaldi lapresentazionedell’audiolibrodedicato a GinoBartali, campionenello sport e nellavita, uomo Giustotra le nazioni

«Ti stacco e poi ti aspetto»DI ALESSANDRO BANTI

i stacco e poi tiaspetto» è il titolodi un audiolibrodedicato a Gino

Bartali, realizzato dalla EmDabliu Em, con lacollaborazione di CaritasItaliana e della Rete EuropeaRisorse Umane. Si tratta delventesimo audiolibro dellacollana Phonostorie, una seriededicata a persone, più o menonote, importanti per la Chiesa eper la storia in genere.In «Ti stacco e poi ti aspetto»,curato da Roberto Tietto e MiteBalduzzi, autore e compositoreanche delle musiche, possiamoascoltare varie voci - tra cuiquella del presentatore tv CarloConti, del campione di ciclismoFranco Bitossi e dellacampionessa italiana 2018 dellacronometro allievi MatildeBertolini - leggere testi delgrande campione di ciclismo,un simbolo che va oltre lo sport.Renzo Castelli firma storica delgiornalismo pisano, hapresentato l’audiolibro allabiblioteca delle OfficineGaribaldi - in via Gioberti, aPisa - presenti i curatori, ilpresidente dell’Azione cattolicadi Pisa Lorenzo Mastropietro emonsignor Antonio Cecconi,autore della post-fazione.Ripercorsi tanti episodi chevidero protagonista GinoBartali, iscritto all’AzioneCattolica e terziariocarmelitano. Un uomo cheportava in dote una fede

radicata e profonda, fatta più digesti che di parole.Il suo aiuto agli ebrei durante laseconda guerra mondiale glivalse - dopo la morte - lamedaglia d’oro al valor civileche il Presidente dellaRepubblica Carlo AzeglioCiampi consegnò alla moglie: lafamiglia di Gino Bartali, infatti,tenne nascosta una famigliaebrea e lui stesso portavanascosti nella canna della bicialcuni documenti falsi peraiutare gli ebrei ad avere un’altraidentità. Scelte che Gino Bartali nonraccontò mai, perché - come luistesso avrà modo più volte didichiarare - «il bene si fa, manon si dice. E certe medaglie siappendono all’anima, non allagiacca». Sarà solo grazie al figlioAndrea che emergeranno questericostruzioni.

La vittoria di Gino Bartali alTour de France del 1948, chearrivò pochi giorni dopol’attentato a Palmiro Togliatti,contribuì ad allentare il clima ditensione che spaccava l’Italiacon il rischio di portarla a unaguerra civile. Sarebbe statoproprio il presidente dellaRepubblica Alcide De Gasperi atelefonargli spronandolo avincere per calmare gli animi inparlamento e nelle piazze. Lostesso Palmiro Togliatti, unavolta ripresosi, chiese subitocosa avesse fatto Bartali al Tour.L’episodio dello scambio dellaborraccia, o della bottiglia, conl’eterno rivale Fausto Coppidurante una tappa del Tour deFrance del 1952, diventòsimbolo della rivalità sportivacavalleresca, della sfida tragalantuomini che hacaratterizzato negli anni il

rapporto tra i due campioni,anche se non è noto chi dei duestesse passando la bottiglia alrivale.Altri campioni come FrancoBitossi, Guido Carlesi eLeonardo Mazzantini hannoraccontato al pubblico il fascinodel ciclismo di una volta e lagiovane ciclista di Calci, MatildeBertolini, sedici anni, senzanascondere la sua emozione peril confronto con campioni cosìimportanti, ha descritto invece ilciclismo di adesso eprobabilmente del futuro, vistodal punto di vista femminile, inuno sport tradizionalmentemaschile.Annunciati a Calci anche ilChallenge Rosa il prossimo 16giugno e l’impegno a portare ilGiro d’Italia del 2020 a toccare ilMonte Serra per portare ancoraalla ribalta nazionale il montebruciato nell’incendio delsettembre scorso.A chiudere l’incontro ci hapensato il musicista PieroNissim, con la sua «Giorgio eGino» dedicata a suo padreGiorgio Nissim, medaglia d’oroal valore civile per il suoimpegno di opposizione alnazifascismo, e a Gino Bartali,Giusto tra le nazioni sempre perla sua attività a favore degliebrei. Una ballata in cui i duepedalano sulle strade del cielo,guardando anche il nostromondo senza esserne tropposoddisfatti, ma sorridendo emandando un messaggio disperanza.

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VITA NOVATOSCANA OGGI3 marzo 2019VIII