QUARESIMA AMBROSIANA Vangeli delle domeniche

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Sono semplici spunti per una proficua meditazione personale sui Vangeli delle domeniche di Quaresima nel rito ambrosiano. Il filo che lega tutte le riflessioni è un invito a rinnovare la fede in Gesù di Nazaret, riconosciuto e accettato come il Messia atteso da secoli per la salvezza del popolo di Israele.

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Luigi Schiatti

QUARESIMA AMBROSIANA

Vangeli delle domeniche

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INDICE

QUARESIMA AMBROSIANA I Vangeli delle domeniche ........................................................ pag. 5 Di che cosa si tratta .............................................................. pag. 5 Gesù è il Cristo .................................................................... pag. 5 Approfondimenti ................................................................ pag. 7 GESÙ TENTATO .................................................................. pag. 10 Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito ...................... pag. 10 … nel deserto… ................................................................ pag. 11 …per essere tentato dal diavolo ...................................... pag. 11 GESÙ E LA SAMARITANA ............................................... pag. 14 I personaggi ......................................................................... pag. 14 Che cosa ci insegna l’incontro tra Gesù e la Samaritana? ........................................... pag. 15 Lo stile di Gesù ..................................................................... pag. 16 Il cammino della Samaritana ................................................. pag. 17 ABRAMO .................................................................................. pag. 19 A che si rivolge Gesù? ........................................................ pag. 19 Perché presenta Abramo come modello? ........................ pag. 20 A che cosa tende l’insegnamento di Gesù nell’episodio di Abramo? ......................................... pag. 24

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IL CIECO NATO ..................................................................... pag. 25 Il cieco nato ........................................................................... pag. 26 Il processo a Gesù ................................................................ pag. 26 Gli atteggiamenti ................................................................. pag. 28 SAMARITANA E CIECO NATO ....................................... pag. 30 I personaggi ........................................................................... pag. 30 Lettura parallela .................................................................... pag. 31 I singoli incontri .................................................................... pag. 33 Qualche domanda per noi .................................................. pag. 35 LAZZARO ................................................................................. pag. 37 Vita ...................................................................................... pag. 37 In Cristo ................................................................................. pag. 38 Marta ...................................................................................... pag. 39 Vieni fuori .............................................................................. pag. 40 Sabato in traditione Symboli .............................................. pag. 40 DOMENICA DELLE PALME ............................................ pag. 42 Isaia 52-53 ............................................................................ pag. 43 Giovanni 11, 55 – 12, 11 .................................................... pag. 44 Sintesi delle domeniche di Quaresima ................................... pag. 47

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QUARESIMA AMBROSIANA I VANGELI DELLE DOMENICHE

DI CHE COSA SI TRATTA

Sono semplici spunti per una proficua meditazione personale sui Vangeli delle domeniche di Quaresima nel rito ambrosiano.

Il filo che lega tutte le riflessioni è un invito a rinnovare la fe-de in Gesù di Nazaret, riconosciuto e accettato come il Messia atteso da secoli per la salvezza del popolo di Israele.

Le prime cinque domeniche sono un invito a rinnovare per-sonalmente la fede in Gesù-Messia. La sesta domenica è il rico-noscimento ufficiale, pubblico di tutta la comunità di Gerusa-lemme in Gesù, il Cristo.

Non ho riportato il testo dei brani evangelici delle singole domeniche perché sono brani molto lunghi. Mi sono limitato a indicare il capitolo e i versetti di ogni brano.

Ho usato una forma abbastanza schematica, anche evidenziando qualche parola o espressione, per rendere più incisivo il discorso.

Buona meditazione.

GESÙ È IL CRISTO

Da alcuni anni la liturgia ambrosiana presenta alla nostra medita-

zione, nel corso di tutto l’anno, un ventaglio di letture bibliche assai più ricco del precedente. Lo scopo – è stato affermato dagli operatori della riforma – è quello di guidarci in una lettura più abbondante della Parola di Dio. Ovviamente non entro nel merito delle scelte e dei cri-teri che li hanno guidati. Mi complimento però con gli esperti del nuo-vo corso di letture perché hanno conservato inalterati i Vangeli delle domeniche di Quaresima, che nel loro insieme – a mio parere – costi-tuiscono un vero gioiello e un cammino efficace di vita cristiana.

Mio intento è quello di fare una presentazione di carattere spirituale dei singoli brani.

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APPROFONDIMENTI Le singole domeniche di Quaresima hanno un titolo, che cor-

risponde al nome del personaggio che campeggia nel brano evangelico:

I Domenica di Gesù tentato II Domenica della Samaritana III Domenica di Abramo IV Domenica del Cieco nato V Domenica di Lazzaro VI Domenica delle palme. Ricorda l’ingresso trionfale di

Gesù in Gerusalemme 1) Le domeniche dispari ci danno insegnamenti di fondo;

direi, di principio. Pare che il Vangelo della I domenica ci dica: «Fratello, anche

Gesù come uomo è stato tentato, ha dovuto affrontare alcune prove di fede. Ogni uomo deve inevitabilmente affrontare delle tentazioni vere e profonde nella vita».

La III domenica ci presenta la necessità di una fede forte e incisiva per vivere da veri cristiani.

Abramo è detto “padre dei credenti” perché ha avuto una fe-de… esagerata.

La V domenica ci insegna che la fede (= riconoscere che Ge-sù è davvero il Messia atteso) è principio di vita, ricrea la vita. Questo ci suggerisce il Vangelo di Lazzaro: la fede di Marta “convince” Gesù a risuscitarlo.

2) Le domeniche pari, la Samaritana (II domenica) e il cieco

nato (IV domenica) ci insegnano che anche in situazioni umane negative, persino molto negative, si può arrivare a riconoscere il Messia in Gesù: la Samaritana vive in una situazione di grave peccato, cioè in una situazione morale molto negativa; eppure, dopo aver incontrato personalmente Gesù (= dopo aver fatta una forte esperienza di Lui), si pone con sincerità la domanda: «Che sia il Messia?»

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Il cieco non pare che viva nel peccato, ma si trova in una si-tuazione di grave povertà, la cecità assoluta fin dalla nascita; ep-pure, avendo incontrato Gesù personalmente (= avendo “pesta-to il naso” in Gesù), lo riconosce come l’atteso Messia-Salvatore. Dice l’evangelista: «Gli disse Gesù: “Tu l’hai visto: colui che par-la con te è proprio lui…”. Ed egli disse: “Io credo, Signore!” E gli si prostrò innanzi!».

3) Un’altra osservazione importante: l’insegnamento delle

prime cinque domeniche si conclude con il “Sabato in tradi-tione Symboli”.

È una festa che esiste solo nel rito ambrosiano. Dopo la pre-parazione al Battesimo (che veniva amministrato nella Veglia pa-squale) il Vescovo consegnava a ogni battezzando il Credo (Symbolum), l’insieme delle verità da credere, per essere degni di ricevere il Battesimo, quindi di entrare nella Chiesa.

La celebrazione annuale di questa festa liturgica pare che dica: «Fratello, sorella, se hai rinnovato la tua fede in Gesù riconosciu-to come Messia, Figlio di Dio e Salvatore, allora sei pronto per celebrare anche quest’anno la Pasqua. Ti presento ancora l’insieme delle verità che devi professare».

Questa è la conclusione del cammino personale della Quare-sima di ogni anno.

Adesso tutta la comunità dei battezzati è invitata a rinnovare l’Osanna a Gesù Messia.

4) La “Domenica delle palme” è il riconoscimento pubbli-

co, comunitario, direi “ufficiale” che Gesù di Nazaret è davvero l’atteso Messia.

Se non ci fosse stato l’ingresso solenne di Gesù in Gerusa-lemme, con gli osanna cantati e gridati da tutta la gente, la morte di Gesù avrebbe avuto solo un valore “privato”, cioè sarebbe stata solo la morte di un semplice ebreo come tanti altri. Invece è lo stesso popolo che oggi lo acclama Messia e che dopo qual-che giorno (sia pure per istigazione dei capi) lo vuole ostinata-mente, diabolicamente crocifisso!

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Ripeto: il popolo vuole crocifiggere proprio colui che hanno proclamato loro re e Messia!

Questo fatto è di una importanza capitale!

Ogni anno la Chiesa ci dice attraverso la liturgia: «Se vuoi ce-lebrare e rivivere con cuore nuovo la Pasqua anche quest’anno, devi rinnovare la tua fede personale in Gesù, incontrato di nuo-vo, ascoltato con rinnovato impegno, perché è il tuo Salvatore nel tratto di strada che stai compiendo oggi».

E questo rinnovato cammino di fede – ricordiamolo – deve essere compiuto da tutta la comunità dei credenti.

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I domenica GESÙ TENTATO

Mt 4,1-11

I TENTAZIONE: «Se tu sei Figlio di Dio…» II TENTAZIONE: «Se tu sei Figlio di Dio…»

III TENTAZIONE: «… se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai»

Gesù è davvero uomo come noi! Per questo motivo anche Lui ha affrontato la tentazione da parte di Satana.

La liturgia ambrosiana apre la Quaresima con il Vangelo delle tentazioni di Gesù per insegnarci che le tentazioni, le prove di fede, le difficoltà e i dubbi non mancheranno mai nella vita di ogni uomo. Però siamo in buona compagnia: Gesù ci ha prece-duti e ci ha dato l’esempio di come vanno affrontate.

Leggiamo e commentiamo questa pagina del Vangelo. IL SIGNORE GESÙ FU CONDOTTO DALLO SPIRITO…

L’esperienza delle tentazioni di Gesù è nientemeno che opera dello Spirito Santo! Non è stato una caso, un incidente…

Che Gesù fosse tentato è voluto addirittura dal Padre, da cui Gesù è pienamente amato e con cui è in perfetta comunione! Al-lora le tentazioni subite da Gesù sono un disegno provvidenzia-le, fanno parte del piano salvifico di Dio Padre.

Perché Dio ha voluto questo? È e sarà sempre un mistero. È certo, però, che anche questa esperienza è un atto di amore del Pa-dre verso Gesù, anche se noi non lo capiamo; anche se per noi può essere perfino scandaloso. Dio è amore sempre, sempre, sempre!

Quante volte nella vita Dio chiama anche noi a vivere mo-menti difficili, negativi, che sembrano contraddire o negare l’amore di Dio nei nostri confronti.

Riusciamo anche in questi momenti a fidarci di Dio? Ad esse-re convinti, anche nel buio, che Dio ci ama proprio attraverso

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quei fatti dolorosi? Gesù ha accettato la prova, si è fidato del Padre, Gli ha ubbidito!

… NEL DESERTO… È una parola che mette umanamente paura anche solo a pro-

nunciarla. Deserto dice: solitudine, impossibilità a comunicare (!), a dire qualcosa a qualcuno, ad ascoltare. Deserto dice priva-zione totale di aiuti, di mezzi; nel deserto pare che anche la natu-ra ci dimentichi. Potremmo continuare sulle negatività del deser-to.

D’altra parte, nel deserto uno è costretto a rientrare in se stesso, ad ascoltarsi, a interrogarsi…; quindi è un luogo (o una situazione) feconda per porsi le domande di senso, quelle più profonde che un momento o l’altro ciascuno è costretto a porsi e a tentarne una riposta; se no, non ci si conosce più, non ci si sente più vivi.

Beato deserto! Guai se non ci fosse nella vita di ogni uomo, almeno in alcuni momenti! Chissà se in quelle esperienze fatico-se riusciamo a vedere l’opera di Dio e a fidarci di Lui!

Penso che sarebbe utile ripensare o rivedere qualcuno dei nostri momenti di tentazione, di …deserto per chiederci come li abbiamo affrontati, e se siamo riusciti a ringraziare il Signore anche per simili esperienze, oppure se li abbiamo vissuti solo negativamente!

…PER ESSERE TENTATO DAL DIAVOLO

Matteo parla di tre tentazioni; ma il numero è solo simbolico: non sappiamo quante volte Gesù fu tentato.

Ci interessano altri aspetti: – Se è stato tentato più volte dal diavolo, Gesù era proprio un

uomo come noi; anche in questo ha condiviso la nostra “vita”. – Tre è il numero perfetto, quasi per dirci che Gesù subì vere

prove o tentazioni; non era un semplice modo di dire.

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– Ci interessa molto l’oggetto delle tentazioni: non riguardano le “cose”, le ricchezze, la gloria o l’onore, la stima da parte degli uomini. Non riguarda nemmeno la sfera dell’affettività, o peggio, della sessualità, come certi scrittori hanno preteso di affermare. Le tentazioni di Gesù vanno nel profondo: han-no come oggetto la sua stessa persona, la sua divinità: «Se sei Figlio di Dio!». Sì, Gesù, come uomo, ha dovuto riconoscere di essere veramente Dio! Inoltre riguardano la sua missione, ossia l’essere il Salvatore di tutti gli uomini: il diavolo chiede di essere adorato lui, perché pretende di essere lui il padrone assoluto di tutti e di tutto.

– Le prove o tentazioni partono sempre dal concreto, da situa-zioni concrete (addirittura materiali) di vita: la fame, il biso-gno di gloria, il potere ecc. Contemplando le tentazioni di Gesù e facendo riferimento al-

la nostra vita quotidiana, propongo di pensare alle tre cadute di Gesù nella sua Via Crucis.

È necessario che anche noi, ciascuno di noi, nessuno escluso, abbia a percorrere la propria Via Crucis, se vuole essere vero di-scepolo di Gesù.

Anch’io devo affrontare come Gesù le mie tre cadute. Così mi immagino le mie tentazioni ed eventuali cadute:

1) Nella prima caduta di Gesù (III stazione) vedo le mie ten-

tazioni esterne alla nostra persona, quelle che derivano dalle “co-se”, dalle situazioni negative di oggi, dalle difficoltà che tutti dobbiamo affrontare: penso alle numerose crisi di oggi (finanzia-rie, di lavoro, povertà, violenze…).

Gesù, nella sua Via Crucis, si rialza abbastanza facilmente. Anche noi possiamo vincere le nostre cadute con la buona vo-lontà, con la collaborazione e un po’ di fede.

2) Nella seconda caduta di Gesù (VII stazione) vedo le nostre prove interiori, specie quelle che riguardano la volontà. Quante volte diciamo: «Vorrei, ma…». Quando usciamo in questa espressione amara, significa che la volontà ha ceduto, quindi non

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si trova più in noi stessi la forza, la molla per agire o reagire. Penso alla difficoltà di seguire la morale cristiana, di essere fede-le alla legge di Dio e ai Suoi consigli. «Dopo tutto – diciamo – fanno tutti così!». «È troppo difficile: come si fa a vivere da veri cristiani oggi?!». «La morale cattolica è troppo esigente!». «Oggi si pensa così, quindi…!».

Per vincere queste tentazioni, dobbiamo aggrapparci alla pre-ghiera e usare degnamente i Sacramenti, perché la nostra buona volontà davvero non è sufficiente.

3) La terza caduta di Gesù (IX stazione) sembra perfino defi-

nitiva: Gesù non si alza più: deve essere sollevato di peso! Vedo qui le nostre tentazioni della mente, della ragione, per-

fino della fede. Qui c’è il buio totale! Se l’uomo non capisce più i grandi perché della vita (Chi so-

no; a che serve vivere; che cosa è realmente l’uomo; che cosa va-le nella vita; dove vado a finire quando muoio; dov’è l’amore di Dio…), l’uomo diventa freddo come il marmo, insensibile, ina-movibile…! Si sente un oggetto, un (scusate) “coso” senza signi-ficato e nel buio più totale!

A chi si trova in questa situazione propongo: – Silenzio davanti all’Eucaristia – Guardare il Crocifisso – Signore, mi consegno a Te!

Ma Dio è sempre il Dio della Vita e dell’Amore! Deo gratias!

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II domenica GESÙ E LA SAMARITANA

Gv 4, 1-42 «La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente:

“Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?”. Uscirono dalla città e andavano da lui». (Gv 4, 28-30)

Il Vangelo presenta numerosi incontri tra Gesù e una persona

o con un gruppo di persone. Un episodio particolarmente significativo è l’incontro e il col-

loquio tra Gesù e la Samaritana (Gv 4,1-42). Leggiamolo con qualche applicazione al compito impegnativo

dei genitori e degli altri educatori.

I PERSONAGGI Sono fondamentalmente tre:

La SAMARITANA è una donna soddisfatta della sua vita, impegnata a vivere la sua piacevole vita libera; è, direi, impegnata a viversi; una donna contenta, che non ha problemi: sa vivere intensa-mente l’attimo fuggente senza guardare avanti inutilmente. Che differenza con il “cieco nato”. Questi è la raffigurazione della sofferenza continua! E anche con lui Gesù comunica personalmente e in modo rigenerante.

GESÙ è colui che ama l’uomo per salvarlo. Gesù ha un fine preciso nel suo agire e dialogare: il bene della donna.

E il bene della donna consiste nel metterla in crisi sul suo com-portamento; risvegliare in lei la problematica religiosa; quindi in-terrogarsi sul Messia.

NOI. Vedo in questa pagina evangelica un esempio di comuni-

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cazione tra i genitori e i figli, adolescenti o giovani, tra i vari educatori e i ragazzi di oggi.

Troppo spesso i giovani si comportano come la Samaritana: sono soddisfatti del loro modo di vivere, apparentemente senza problemi perché hanno soldi a sufficienza e libertà in-toccabile; quindi sono impegnati a viversi!

Gli educatori, genitori e non, devono imitare Gesù: il fine del dialogare e comunicare con gli adolescenti non sia “inutile”: cerchi in vari modi di metterli positivamente in crisi, di ren-derli pensosi, addirittura problematici!

CHE COSA CI INSEGNA L’INCONTRO TRA GESÙ E LA SAMARITANA?

– Fede vera e vitale è l’incontro personale con Gesù, il Cristo,

cioè il Messia, il Salvatore. Addirittura si tratta di vedere Gesù in persona, di guardarLo negli occhi e, attraverso la sua perso-na, il suo agire, riconoscere che proprio Lui è IL CRISTO, il Messia! E quindi accettarlo come “Il Salvatore”! Oggi si parla tanto di pluralismo, anche religioso: stiamo at-tenti di non cadere nel qualunquismo religioso, che è parente stretto di indifferentismo religioso! Inoltre: Gesù non si impone; si propone all’uomo nella sua vita con-creta, mediante i fatti quotidiani, feriali della vita. Vuole che ciascuno guardi in se stesso, nella propria vita e si ponga delle domande; vuole che l’uomo si interroghi personal-mente e sinceramente.

– Un altro insegnamento ci suggerisce questo episodio: Non esiste peccato (o situazione di peccato) che non permetta di conoscere, di incontrare Gesù e di accettarlo come l’unico Salva-tore. Qualche domanda: 1) Quando diciamo Credo, che cosa vogliamo dire in concre-

to? Credo a che cosa? Credo a (in) chi?

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2) Il nostro Credo riguarda solo la mente, o anche il cuore, la volontà, la vita quotidiana (direi, feriale). La mia fede incide nella vita di ogni giorno?

3) Quando, dove ho incontrato, o posso vedere Gesù? 4) Mi sento coinvolto da Gesù (insegnamento ed esempio)

nelle mie scelte?

LO STILE DI GESÙ

– Si “intromette” nella vita della Samaritana e coglie la donna nella sua situazione del momento (sete, pozzo; convivente…) Gesù parte da fatti “feriali”, da quello che lei sta facendo in quel momento e da quanto interessa a lei.

– Si pone in situazione di “povertà-umiltà”: non si presenta alla donna con un comando, ma con una richiesta a mezza voce: «Dammi da bere…». Non la condanna; non le rovescia addosso la soluzione dei problemi di lei, ma la invita a rientrare in se stes-sa, a guardarsi dentro e a darsi delle motivazioni del suo modo di vivere. Gesù non si impone, ma sgretola la sicurezza della donna e fa in modo che sia lei a porsi domande e a “muoversi”.

– L’iniziativa è di Gesù. È lui che si sposta, che va al pozzo, che co-mincia il discorso, che pone le domande, che conduce il discorso verso un fine preciso! E lo fa per comunicare con la donna samari-tana; si pone sulla sua “lunghezza d’onda” per farla rinascere spiri-tualmente.

– Gesù chiede alla Samaritana solo quanto le è possibile fare: il collo-quio è lento, parte da lontano, ed è graduale. L’importante è che lei rimanga agganciata a Lui, al suo discorso, scoprendo in sé la gioia di “conoscersi” mediante la comunica-zione con Gesù. Che arte, quella di Gesù! Chiede qualcosa, mol-to poco (un po’ d’acqua…), per poter dare moltissimo: la pace inte-riore, la gioia, la Verità, quindi la vita! In fondo: la conduce a scoprire il perché profondo del suo vivere.

– Una parola a chi è genitore. Il metodo seguito da Gesù è fin troppo eloquente. È sufficiente che voi genitori ripercorriate

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quello che ha fatto Gesù e vi esaminiate sul vostro personale at-teggiamento verso i singoli figli; e vi chiediate con sincerità se vi state comportando come Gesù con la Samaritana.

IL CAMMINO DELLA SAMARITANA

Il comportamento della donna samaritana di fronte a Gesù

mi dice che la fede è un fatto personale e richiede normalmente un cammino graduale.

Difatti:

– Dapprima non prende sul serio Gesù: fa dell’ironia, usa anche il sarcasmo e perfino il disprezzo: «Un giudeo… a una sama-ritana!» (Era uno scandalo, quasi un assurdo a quei tempi); «Signore, tu non hai un mezzo per attingere acqua…»; chiama Gesù “straniero” (=Giudeo!).

– Poi si interessa al discorso di Gesù, lo prende sul serio e ac-cetta le sue domande-provocazioni, perché Gesù si dimostra attento alla sua persona, alla sua situazione e si dimostra ca-pace di fare qualcosa per lei. Soprattutto perché non l’accusa, ma la tratta con simpatia. Però tenta di strumentalizzarlo con una domanda polemica: «In qual luogo si deve pregare: sulla montagna o a Gerusa-lemme?». Che strano: tenta perfino di interessarsi ai problemi religiosi.

– Finalmente, quando questo uomo Gesù sa scrutare e leggere il segreto del suo cuore di donna, allora per lei non è più “stra-niero”, non è solo “Signore” («Signore, dammi quest’acqua»); pensa che possa essere veramente il Messia, e si dimostra di-sposta, quasi desiderosa di riconoscere e accettare il Messia nella persona di Gesù. Adesso è lei che cerca di fare il passo della fede! È lei che li-beramente, responsabilmente tenta di dire di SÌ a Gesù.

– S. Giovanni non dice che la Samaritana sia arrivata davvero alla fede in Gesù Messia; i suoi compaesani invece hanno creduto

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che quell’uomo Gesù era davvero il Messia promesso. Prima l’hanno creduto sulla parola della donna, ma poi sulla lo-ro esperienza, dopo che l’hanno visto personalmente e gli han-no parlato: «…E alla donna dicevano: “Non è più per i tuoi di-scorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo!” ». La differenza di comportamento tra la donna samaritana e i suoi compaesani è basilare: questi erano “aperti” ad accogliere la verità, desiderosi di conoscere la verità; la samaritana invece tentava di “possedere” Gesù e non voleva affatto mettersi in discussione nel suo cuore. Si è limitata a dialogare con Gesù, ma non gli ha mai chiesto: «Chi sei? ». Tanto meno gli ha grida-to: «Eccomi! ». Che mistero insondabile è la libertà, la responsabilità dell’uomo! Ancora oggi è solo l’incontro personale e sconvolgente con Gesù che ci

rende davvero Suoi discepoli e testimoni! E questo può avvenire soprattutto nell’Eucaristia.

A ciascuno di voi auguro di essere ammaliato e affascinato da Gesù, fi-no al punto di compromettersi con Lui!

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III domenica ABRAMO Gv 8,31-59

Dopo un’attenta e privata lettura del lungo brano evangelico ci

poniamo tre domande.

A CHI SI RIVOLGE GESÙ? Rispondo: a noi, a me, a te, a ciascuno di coloro che a ragione

si ritengono cristiani praticanti. Gesù non fa un discorso di prin-cipio, diremmo noi: teorico o astratto.

Pare di vedere Gesù che fissa negli occhi quei discepoli che gli stanno davanti. Li fissa uno per uno, li interpella e li chiama in causa per nome e li coinvolge personalmente, nessuno escluso.

Io mi sento davvero scomodato e chiamato per nome. Afferma l’evangelista Giovanni: «Il Signore Gesù disse a quei

Giudei che gli avevano creduto…». Chi di noi avrebbe il coraggio di chiamarsi fuori, di dire: «Io non c’entro?». Siamo tutti pratican-ti, cerchiamo di osservare i comandamenti e di mettere in pratica i precetti della Chiesa e perfino le opere di misericordia! Quindi…! Se non ti senti coinvolto anche tu, non leggere il seguito: non è per te!

Proprio a me e a te Gesù dice: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli».

Quell’avverbio “davvero” mi confonde, mi fa abbassare gli oc-chi e mi invita (anzi, mi costringe) a guardarmi dentro e a fare un sincero esame di coscienza.

Addirittura pone quel “Se…” come condizione necessaria per conoscere la verità! Forse ci sta dicendo che i veri suoi discepoli sono quelli che conoscono, vivono la verità, e che non è possibile avere dimestichezza con la verità al di fuori della Parola di Dio.

A questo proposito, che cosa pensa la gente comune, il mondo oggi?

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PERCHÉ PRESENTA ABRAMO COME MODELLO? Rispondo: Perché Abramo ha accettato la Parola di Dio come

parola di verità e come causa della sua felicità. E perché ha vissuto fedelmente, anche se faticosamente, la Parola di Dio.

Chi è Abramo? E che cosa rappresenta per noi? È detto «Il padre dei credenti». Invito a leggere tutta la storia di Abramo nel libro della Genesi,

capp. 12-25. La riassumo qui molto schematicamente:

– Abramo è ritenuto l’uomo giusto per eccellenza; quindi l’uomo ge-nuinamente religioso. Per questo, secondo la mentalità degli Ebrei, Dio l’ha ricolmato di ogni bene terreno e umano: tante terre, tanti animali e tanti schiavi. È un uomo contento, pienamente realizzato e in pace con se stesso e con gli altri. È umanamente davvero felice. Dio è motivo di sicurezza per lui, perché è dalla sua parte, perché può contare su Dio. La prova è che gli dà tanti beni: è davvero be-nedetto da Dio.

– A un certo punto Dio interviene nella sua vita e gli turba la

tranquillità, la sicurezza della vita e pare che Dio non sia più dalla parte di Abramo. Gli comanda di lasciare la sua terra e i suoi beni (cioè la sua felicità), però dopo avergli fatta una gros-sa promessa: nonostante non abbia figli, Abramo avrà una di-scendenza molto numerosa. (Per gli Ebrei, questo era il segno più evidente e forte della benedizione di Dio). È un comando sconvolgente e, pare, assurdo. Ecco Genesi 12, 1-3:”Il Signore disse ad Abram: Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedi-zione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”. Abramo si fida di Dio: sulla parola di Dio lascia tutto e va senza sapere dove: «verso il paese che io ti indicherò». Forse anche deriso dagli amici perché si è fidato troppo e ciecamente di Dio.

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In questa situazione Abramo affronta due drammi: il distacco totale da se stesso e dalle proprie sicurezze umane, e il dubbio di essere stato abbandonato da Dio: Dio ha forse compiuto un voltafaccia nei suoi confronti?! Che dramma: rinunciare al pro-prio modo di pensare, di vivere, per assumere il punto di vista di Dio! Provi ciascuno a ripensare alla propria vita e scopra in quali circostanze ha avuto gli stessi dubbi di Abramo!

– Ancora due osservazioni meritano di essere annotate:

«Farò di te un grande popolo…». Questa promessa di Dio ci insegna che, nonostante al-cune esperienze nostre, ogni intervento di Dio è per il bene dell’uomo anche quando sembra vero il contrario.

Abramo con il suo comportamento, ma soprattutto per la sua fiducia in Dio, umanamente incomprensibile, è l’inizio di un popolo, anzi, del popolo eletto. Strano, ma vero: ogni nostro comportamento di piena fiducia in Dio ha sempre un effetto positivo anche per la comunità! Ne siamo con-vinti davvero? Qualche volta l’abbiamo sperimentato?

– Dal cap. 13 leggiamo che Dio rinnova più volte ad Abramo la

promessa di renderlo padre di un popolo assai numeroso. Però nello stesso tempo Abramo è chiamato ad affrontare prove sempre maggiori, fino alla prova “assurda”, umanamente scan-dalosa, il sacrificio dell’unico figlio Isacco, avuto “miracolosa-mente” dalla moglie Sara, in età molto avanzata, quindi contro le leggi di natura. Dio mantiene sempre ciò che promette. Ha un suo piano al di là di ogni legge naturale, di ogni criterio e previsione umana! E… sempre per il bene dell’uomo! Leggi:

il cap. 15: la nascita di Ismaele dalla schiava Agar; il cap. 18: la promessa di un figlio dalla propria moglie Sara, nonostante l’età molto avanzata; il cap. 21: la nascita “provvidenziale” del figlio Isacco, e la cac-ciata della schiava Agar con il figlio Ismaele; il cap. 22: il sacrificio (evitato) del figlio Isacco!!!

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ISACCO (Genesi 22)

Un discorso particolare merita l’episodio del sacrificio di Isacco. A questo proposito invito a leggere la lunga meditazio-ne del card. Martini nel suo libro: Abramo, nostro padre nella fede, Borla editore, pagg.102-119.

Divide il brano scritturistico in 4 parti: – il comando (vv. 1-2) – l’esecuzione (vv. 3-6) – il colloquio (vv. 7-14) – il giuramento (vv. 15-19) Mi limito a trascrivere tre frasi: «Dio mise alla prova Abramo». (v.1) «Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico fi-

glio». (v.12) «Perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio,

io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare». (vv.15-17)

Il Card. Martini si pone una domanda: Che cosa dice la Scrittura

mediante questo episodio? Risponde: È la prova suprema di Abramo; la prova sulla fede e

sull’ ubbidienza. Aggiunge: Abramo passa da un Dio di cui si sen-tiva sicuro a un Dio che dispone di lui; a un Dio che ha in mano il destino della sua vita. E ancora: Abramo è tentato sull’oggetto centrale della promessa: la discendenza!

N.B. Anche altri “credenti” sono stati provati da Dio sul punto

fondamentale della loro vita: – Pietro fu tentato sulla pesca (ed era il suo campo specifico, in

cui si sentiva sicuro!): «In verbo autem tuo laxabo rete» (= no-nostante tutto: esperienza, leggi naturali ecc., getterò le reti, so-lo appoggiandomi sulla Tua parola).

– Paolo fu tentato sui suoi progetti di eliminazione della “setta” dei cristiani: «Dimmi che cosa vuoi da me».

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– La Madonna fu provata sulla sua decisione di rimanere vergine: «Ecce…; Fiat…». Il Card. Martini ribadisce che Abramo fu tentato sulla discen-denza (per dare inizio a un popolo numerosissimo), dopo che Dio aveva “miracolosamente” mantenuta la promessa: Isacco, un figlio “vero” da Abramo e Sara! Da qui – conclude il Card. Martini – sorge una domanda “angosciosa”: «Chi è questo Dio che sembra contraddirsi? ». Tu che risposta dai? Le nostre prove: Quali sono le mie prove? Quelle personali, individuali, quelle di famiglia, quelle comunitarie, sociali, anche quelle ecclesiali…? Qual è la mia prova di Genesi 22, quella suprema di Isacco? Qualche suggerimento per riflettere: Dio ci prova: Siracide 2: «Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati

alla tentazione». Perché? «Perché, essendo il mondo sotto il segno del maligno, chi si met-

te a fare il bene, è fatale che trovi ostacoli: è difficile essere giusti, ca-sti, temperanti, onesti in un mondo che tende al contrario».

Perché la prova limite? «Perché Dio è Dio; è il Dio della promessa, noi invece voglia-

mo istintivamente un Dio sicurezza, dai fondamenti chiari ed evi-denti, di cui sappiamo tutto, di cui possiamo prevedere e pro-grammare tutto a nostra misura».

Oggi, nella Chiesa, credere è riconoscere che Gesù è davvero

il Cristo, l’unico Salvatore di tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni religione! E riconoscere che Gesù è realmente Figlio di Dio.

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A CHE COSA TENDE L’INSEGNAMENTO DI GESÙ NELL’EPISODIO DI ABRAMO?

La risposta è lapidaria: «La verità vi farà liberi» (Gv 8, 32). Quindi Gesù ci indica la strada per raggiungere la libertà: solo

possedendo la verità, saremo liberi! LIBERTÀ è un tema attualissimo; è un tema… di sempre! Libertà da che cosa? Da tutto: dalle malattie, dai dolori morali, dalla povertà, dalla

paura, dai vari condizionamenti… Direi: dalle negatività più estreme, a quelle più interiori e profonde; dal male in sé, ma anche libertà dal peccato, se abbiamo un senso etico della vita.

Abramo ha raggiunto la libertà dalle cose e dai suoi progetti perché ha accettato e vissuto la VERITÀ più sublime: Dio è amore!, Dio è attento all’uomo, vuole il bene, la felicità dell’uomo. Inoltre ha avuto la prova, anzi, tante prove che Dio è fedele. Basta rileggere la storia, la vita di Abramo.

Proprio perché ha vissuto concretamente la libertà da se stesso e dalle sue cose, Abramo si è realizzato pienamente, ma… secon-do il progetto che Dio aveva su di lui.

E NOI? Per noi la Verità è GESU’, IL CRISTO, l’unico Salvatore. Per vivere la libertà, ancora una volta siamo chiamati ad appro-

fondire sempre più il nostro rapporto personale con Gesù. E si ritorna sempre alla necessità dell’Eucaristia, perché proprio nell’Eucaristia si avvera che «non sono più io che vivo: è Cristo che vive in me» (Gal 2, 20).

Termino con qualche domanda: – Per me la Verità è unica, o tante? – Gesù fa parte della Verità che mi libera? – Dove cerco la Verità? Nella Chiesa o fuori? – Vivo la Verità, che è Gesù Cristo? Ossia, sono coerente con

la Sua Parola?

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IV domenica IL CIECO NATO

Gv 9,1-39 Gesù afferma: «Io sono la luce del mondo: chi segue me avrà la luce del-

la vita» (per la vita) (Gv 8,12). “IO”: nel Vangelo Gesù ripete più volte “Io!”, detto con forza

e senza tentennamenti. Sono affermazioni chiare della consapevo-lezza, della coscienza che Gesù ha di se stesso, della sua identità (= Figlio di Dio) e ancor più della sua missione (= la certezza di essere l’unico salvatore degli uomini).

LUCE. Il sostantivo “luce” esprime tanti aspetti:

VITA. Senza luce non c’è vita: penso ai fiori, alle piante, penso alla nostra salute… Quindi esprime anche calore, crescita, ma-turazione…

BELLEZZA, GIOIA. È la luce che fa splendere i colori e che ci permette di ammirarli. Senza luce non potremmo distinguere le “cose”, gli oggetti. Soprattutto, senza luce non potremmo ammirare il volto umano.

CAMMINO. È la luce che ci permette di tendere a una meta, di scegliere la strada giusta verso la meta. E ci permette di evitare gli ostacoli. Due osservazioni:

– Quanto meno pulviscolo c’è nell’aria, tanto più brilla la luce e fa risplendere le “cose” che esistono in un ambiente. E non devo chiudere le tende! Gesù è “la” luce! Quindi… Lascio a te le applicazioni.

– Quanto più è vivo il tuo rapporto personale con Gesù, tanto più la sua luce risplenderà nella tua vita; sarai splendente come luce per gli altri, come Mosè quando scese dal monte Sinai con le tavole della Legge.

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IL CIECO NATO La figura centrale di questa pagina di Vangelo è un uomo

completamente cieco fin dalla nascita. Quindi la Liturgia ci pre-senta un uomo sofferente, molto sofferente fisicamente e uma-namente. Con un termine attuale lo diremmo emarginato, perché non ha incidenza nella società. Visto così, in questo cieco possia-mo vedere tutti i poveri di oggi, poveri per tantissimi motivi. Sono compresi anche gli extracomunitari e quelli che fanno una gran fatica «ad arrivare alla fine del mese» – si dice oggi.

Se lo mettiamo a confronto con la Samaritana, cogliamo la for-te differenza con quella donna: il cieco – ci dice Gesù – non ha commesso peccati; la donna, sì, e tanti peccati. Quindi sono due povertà differenti: la Samaritana si trova in una povertà morale (= i peccati), ma non ha sofferenze fisiche; il cieco vive una situazio-ne opposta: fisicamente è molto sofferente, moralmente no!

Ma l’insegnamento del Vangelo è lo stesso per tutti e due: non esiste situazione umana negativa (morale o materiale), che non permetta di riconoscere in Gesù di Nazaret il Messia at-teso da tutto il popolo d’Israele.

Davvero tutti, in ogni epoca e situazione, sono chiamati a prendere posizione di fronte a Gesù!

Anche noi, oggi! Ciascuno di noi!

IL PROCESSO A GESÙ Il racconto evangelico è un vero processo a Gesù. Però, non

direttamente perché la gente comune ammirava Gesù per i mira-coli che compiva e per quello che predicava. I farisei e i capi reli-giosi avevano paura ad affrontarlo di persona.

Allora lo processarono indirettamente servendosi (e accusan-do) di uno guarito da Gesù.

È interessante notare che anche nel caso dell’uomo cieco l’evangelista presenti un caso limite: non un semplice sofferente, un cieco, ma addirittura un cieco nato cieco, quasi per dire che più

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di così non è possibile essere povero, sofferente ed emarginato. Pertanto il miracolo compiuto da Gesù è inequivocabile.

Gesù si vede solo all’inizio e alla fine del racconto: è quasi in

ombra o addirittura sembra figura di secondo piano, per far risal-tare maggiormente l’importanza del processo. Però ad ogni passo del racconto si sente che l’accusato è Lui, Gesù, che “pretende” di essere il Messia e il Figlio di Dio.

All’inizio Gesù campeggia sulla scena e chiarisce un problema re-ligioso fondamentale: la sofferenza è la “paga”, la conseguenza dei peccati?

Afferma chiaramente di no. La sventura di quest’uomo, l’essere nato cieco, è per la gloria di

Dio! Sembra una presa in giro; eppure è la verità! E lo dimostra compiendo il miracolo, ossia mettendo l’uomo,

anche questo uomo, nella condizione normale di ogni uomo. Ci in-segna che Gesù vuole e opera sempre per il bene dell’uomo.

Sono significativi anche i due verbi, uno all’inizio e uno alla fi-

ne del brano, che si riferiscono a Gesù. Passando e Quando lo tro-vò:quindi, sulla strada, non… al sicuro, e nella vita quotidiana, fe-riale, non in momenti importanti!

Sì, proprio così avvengono gli incontri anche decisivi con Ge-sù: senza apparati esterni, senza solennità, senza una nostra prepa-razione speciale.

Anche noi, oggi, dobbiamo essere pronti a… “pestare il naso” (scusate!) con Gesù nei momenti semplici, normali della vita quo-tidiana e “feriale”. È necessario che, quando avvengono questi in-contri con Lui, siamo capaci di metterci in gioco, liberamente, e di dirGli di sì!

Dicevo che tutto il brano è il processo al cieco guarito, ma per

accusare Gesù e toglierlo di mezzo. Tutto questo in nome della Legge: era sabato il giorno in cui Gesù donò la vista a quel cieco, il giorno sacro per eccellenza e intoccabile.

Proprio come oggi! Quel giorno i farisei invitarono il cieco guarito a schierarsi dalla

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parte della Legge: «Da’ gloria a Dio!» Oggi, i novelli farisei si ap-pellano alla ragione umana, all’evidenza, alla scienza e alla tecnica, all’opinione corrente, alla modernità, alla cultura, al successo e all’apparire ecc. Tutto serve per combattere la fede, la Chiesa, il Magistero ufficiale!

«E lo cacciarono fuori!». Oggi si pretende di relegare la vita religiosa e di fede alla sola

sfera privata. I farisei odierni non sopportano che i cattolici ab-biano un peso nella società!

È proprio vero che il Vangelo è sempre attuale!

GLI ATTEGGIAMENTI S. Giovanni ci presenta con fine psicologia e in modo plastico i

differenti atteggiamenti di fronte al miracolo compiuto da Gesù. Anche questi sono attualissimi:

LA GENTE del popolo. Sono solo curiosi e superficiali: «I vi-

cini e quelli che lo avevano visto prima… dicevano: “Non è lui quello che sta-va seduto a chiedere l’elemosina?...” Alcuni dicevano: “È lui”; altri diceva-no: “No, ma è uno che gli assomiglia… Dov’è costui?”». Cioè: chi è co-stui? A loro basta la notizia del momento, senza approfondirla e senza porsi domande serie. Vogliono solo… vederlo, perché è la star del momento.

OGGI: Che cosa chiediamo alla TV, ai giornali? Solo notizie, tante, brevi e veloci, possibilmente scabrose e che suscitino le no-stre passioni meno nobili. Non chiediamo che i mezzi di comuni-cazione ci aiutino ad approfondire i problemi “umani” profondi; tanto meno quelli religiosi e spirituali.

I GENITORI del cieco guarito. Paurosi di essere cacciati fuori

dalla sinagoga; piuttosto egoisti, chiusi nel loro immediato interes-se senza porsi il problema della verità.

OGGI: Quanti hanno paura di testimoniare in pubblico la loro fede; quanti si sentono a posto per la loro vita di fede solo privata!

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Chiediti se hai il coraggio di difendere pubblicamente la reli-gione cattolica, la Chiesa, il Papa…

I FARISEI. Costoro hanno rifiutato Gesù come Messia fin

dall’inizio; un rifiuto preconcetto, per principio, in nome della Legge! Quindi non possono, anzi, non vogliono ammettere che Gesù

compia miracoli, perché questo vorrebbe dire riconoscere che è Figlio di Dio! Tanto meno sono disposti ad ammettere che per-doni i peccati.

E contro i preconcetti negativi non si riesce proprio a passare oltre.

OGGI: Quanti sono contro la Chiesa per preconcetti! Mi man-cano le parole e sarebbe inutile tentare un elenco, perché sono proprio tanti!

Scusate: Noi in quale gruppo ci riconosciamo? Tra la gente del popolo, tra i genitori del cieco o tra i farisei? CONCLUSIONE. Lo scopo del miracolo e del brano evange-

lico è uno solo, solenne e fondamentale: Riconoscere e accettare che Gesù di Nazaret (quell’uomo concreto, in carne

ed ossa che gli sta davanti) è IL CRISTO, ossia il Messia atteso da secoli, il Salvatore dell’uomo!

Così termina il brano evangelico: «Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: “Tu,

credi nel Figlio dell’uomo?”. Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?” Gli disse Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. Ed egli disse: “Credo, Signore!”. E si prostrò dinanzi a lui» (Gv 9,35-38).

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SAMARITANA E CIECO NATO

Samaritana Gv 4, 1-42 – Cieco nato Gv 9,1-39

Gli incontri di Gesù con la Samaritana e con il cieco nato

meritano una ulteriore riflessione. I due episodi vanno letti in parallelo perché mi sembrano, da un certo punto di vista, il di-ritto e il rovescio di una stessa medaglia.

I PERSONAGGI

Una DONNA contenta di vivere, impegnata a godersi la vita. Situazione moralmente negativa: è una peccatrice… incallita.

Un UOMO emarginato (è cieco dalla nascita), sofferente,che sop-porta la vita. Situazione umanamente, fisicamente negativa.

GESÙ, IL CRISTO! È il soggetto vero e il fine dei due incontri. Sì, Egli è IL CRISTO Però occorre un incontro personale con Lui! Per noi:

– I due personaggi (la Samaritana e il cieco) ci dicono che in ogni situazione negativa di vita si può incontrare IL CRISTO perso-nalmente.

– Un tale incontro personale con Gesù chiama in causa la libertà personale. È esaltante il constatare che è sempre l’uomo che accetta Gesù, o lo respinge! E senza l’intervento di altri.

È proprio così: Gesù si propone, non si impone! S «“So che deve venire il Messia”. “Sono io che ti parlo”». Cn «“Credi tu nel Figlio dell’uomo?” “Tu l’hai visto: colui che parla con te è proprio lui”. Ed egli disse: “Io credo, Signore!” E gli si prostrò innanzi».

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– Quando capita un tal incontro, si deve prendere responsabil-mente posizione nei confronti di Gesù: o accettarlo, o rifiutar-lo. Ma dopo averlo visto, dopo averlo ascoltato…

LETTURA PARALLELA

Che tipi di incontri sono?

Samaritana È un colloquio a due, psicologico. Psicologia e pedagogia… femminile: nota il tema del marito! Cieco nato È un processo, a cui partecipa tutta la comunità. È un discorso più… pratico, operativo: agisce, va, si lava, gua-

risce. Il cieco guarito non ringrazia, è staccato da Gesù; non gli inte-

ressa chi sia il guaritore. È un uomo interessato solo a se stesso: ci vede e ciò gli basta!

Gesù è sempre il primo a muoversi. S Gesù va al pozzo… per incontrare la donna. È Gesù che chiede qualcosa: «Dammi da bere». (La donna non chiede nulla) E chiede qualcosa di concreto. Parte da una necessità del momento: chiede acqua!

Cn «Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Siloe…”».

(Il cieco non domanda di essere guarito) N.B. Il punto di partenza è sempre un fatto concreto,

oggettivo, personale, che interessa la persona che Gesù incontra: sete, cecità… È un bene piccolo, piccolo. Gesù si adatta alla… misura di ogni uomo.

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Scopo degli incontri è sempre:

vedere di persona Gesù, guardarlo negli occhi, attraverso la sua persona, il suo agire, riconoscere che Lui è IL CRISTO

(Tutti i Vangeli della Quaresima tendono a questo scopo) Quindi: accettarlo come IL CRISTO! E adorarlo: «Gli si prostrò innanzi».

Gesù non obbliga; vuole che ciascuno guardi se stesso, anzi, nel profondo di sé, guardi la propria vita, si ponga delle domande, si interroghi. Gesù si propone all’uomo nella vita concreta, mediante i fatti quotidiani, feriali di vita. Il cammino che Gesù chiede a tutti e due è: conoscere Lui come il proprio bene concreto, colui che ti dà qualcosa che ti serve. S «Se tu conoscessi chi è colui che ti chiede: dammi da bere…». Cn «Chi è, Signore, il Figlio dell’uomo, perché io creda in lui?». accettarLo come il proprio bene… totale: S «Chi beve di quest’acqua, non avrà mai più sete». Cn «E gli si prostrò innanzi». C’è sempre la comunità di mezzo, perché la fede è anche un fatto comunitario. S I compaesani credono perché l’hanno visto :

«Molti Samaritani di quella città cedettero in Lui per le parole della donna… Non è più per la tua parola che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mon-do».

Cn I genitori dell’uomo guarito, la gente, i capi non credono perché non sono aperti (= desiderosi) di conoscere Gesù.

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Occorre purezza di cuore e di vita per accettare Gesù come Messia. Samaritana no, perché vive nel peccato; Compaesani sì, perché desiderano incontrarlo. Cieco sì, perché cerca il suo vero bene; Gli altri no, perché sono prevenuti, perché sono falsi, dicono: «Noi vediamo…; quindi il vostro peccato rimane».

I SINGOLI INCONTRI

LA SAMARITANA (Gv 4) – Gesù parte da una situazione concreta: la sete, sua e della don-

na, in un momento difficile: fa caldo, è mezzogiorno, il pozzo è profondo…

– Chiede un po’ di acqua; così aggancia a sé la donna: «Dammi da bere».

Subito dopo fa una salto di qualità: «Se tu conoscessi chi è colui che ti dice: Dammi da bere…». Pone domande alla donna, vuole che la donna si interroghi, si ponga domande, perché è una donna superficiale! Primo passo è “conoscere”, ossia compiere un atto qualificante.

– La Samaritana non lo prende sul serio, fa dell’ironia: «Il pozzo è profondo… e tu non hai un secchio per attingere acqua…!”».

– Gesù prospetta un’utilità concreta per la donna, ma non immediata, bensì a lunga scadenza,…

futura, non consumabile subito: «Chi beve di quest’acqua non avrà mai più sete! ».

– La donna cerca di sfuggire ponendo domande alte, impegnate, astratte, che non la interessano personalmente.

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Cerca di sfuggire alla morsa perfino dimostrandosi religiosa: parla del Messia: «So che verrà il Messia…».

– Gesù impegna ancora la donna sul concreto, sulla sua vita: «Chiama tuo marito! ».

– La Samaritana tenta ancora di scivolare via, di liberarsi, di di-vincolarsi: «So che verrà il Messia…». Gesù la raggela: «Sono io che ti parlo!!! ».

– Alla dichiarazione netta e forte di Gesù, la donna samaritana è frastornata, forse impaurita; corre dai compaesani e dice: «Che sia forse il Messia?». Nota: Giovanni non dice se la donna crederà in Gesù-Messia. I compaesani, Sì, perché erano liberi interiormente!

È il tema fondamentale e sempre affascinante della LIBERTÀ

IL CIECO NATO (Gv 9) – “Passando”, quindi “in viaggio”, sulla strada. Tutti i grandi incontri con Gesù avvengono non in casa, ma

sulla strada, perché lì si è liberi, non… al sicuro. – Cieco dalla nascita = negatività fisica e umana… all’estremo. Come nella Samaritana: da un fatto concreto (cecità) a una domanda di fede su Gesù: «Finchè sono nel mondo, sono la luce del mondo». – Il processo al Cieco, ma per accusare Gesù: La domanda: «Chi ti ha aperto gli occhi?». ricorda che Gesù gli ha aperto gli occhi di sabato!

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Il dubbio che riguarda la Legge del popolo di Dio: Il sabato: chi non rispetta il sabato, non viene da Dio. Dunque questo Gesù non può venire da Dio. Lo svolgimento: i giudei avevano già stabilito… a priori, senza

motivazioni di buttarlo fuori dalla sinagoga. «Da’ gloria a Dio…!». Oggi i nuovi farisei dicono: sii saggio, ragiona!; la scienza…!; la personalità…! l’opinione pubblica…! «Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». È un’ironia salutare ! «Dio non ascolta i peccatori…». Perfetta teologia! «E lo cacciarono fuori!». Oggi, Dio difficilmente trova posto nei media e nella società. Ineffabile, formidabile la conclusione: «Tu credi nel Figlio dell’uomo?». È il fine di tutto l’episodio, lo scopo del miracolo: GESÙ È IL CRISTO ! La domanda finale è una svolta repentina. Pare un capitolo nuovo. Sembra dimenticare completamente quanto detto prima, il mira-

colo, il processo, la cacciata del Cieco dalla sinagoga: a Gesù inte-ressa solo la presa di coscienza e l’atto di fede del miracolato.

QUALCHE DOMANDA PER NOI – Quanto influisce nel mio modo di pensare e di vivere la verità

che Gesù è l’unico vero Salvatore mio e di ogni uomo credente e non credente?

– Gesù, il Cristo, è LUCE. Mi riferisco a Lui per leggere in mo-

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do vero e oggettivo, ma con occhio religioso, i fatti odierni del-la storia?

– So vedere le conversioni che anche oggi Gesù opera nelle per-sone, specie nei giovani, quando uno si lascia incontrare da Gesù in persona?

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V domenica LAZZARO (Gv 11, 1-53)

«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me non morrà in eterno –

dice il Signore» (Gv 11, 25)

VITA Che coraggio! Ancora una volta Gesù grida con chiarezza e

forza: “Io!”. È consapevole di essere la causa, il principio della vi-ta, della vita di ogni uomo. E la verità va sempre detta e talvolta perfino gridata.

Qui pare che Gesù non sia troppo dolce e quasi, quasi poco ri-spettoso: sembra che non sia troppo rispettoso dell’opinione degli altri e non ammetta repliche. È così e basta!

Questa è la verità, quindi va accettata senza tentennamenti: è Lui la causa, il principio e il fine di ogni vita umana! Ne siamo proprio convinti nel fondo del cuore? Non diamolo per scontato, perché è difficile parlare di vita in un tempo in cui troppe cose congiurano per maltrattare la vita, o per manipolarla, o addirittura per distruggerla.

Penso ai continui massacri in varie parti del mondo, specie in Africa e Asia. Penso all’impegno sciagurato di tanti in favore dell’aborto libero e dell’altrettanta libera eutanasia… in nome del-la libertà del singolo. Anche tante trasmissioni televisive sembrano impegnate in questa campagna disonesta. Penso ai concepimenti in provetta: la costruzione di uomini su ordinazione, con sesso e varie qualità predeterminate a seconda dei gusti di chi paga l’operazione della costruzione di quell’uomo!

Cose da far rabbrividire! Con stupore vedo che nessun animale, nessuna bestia feroce fa

cose simili! Gesù con forza, quasi con santa violenza, dice: «Io sono la risur-

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rezione e la vita!» Solo chi accetta e segue Me – afferma Gesù – ri-spetterà la vita umana, ogni vita umana!

Che ironia: gli embrioni non sono uomini – si dice – e non

hanno valore, ma se per un incidente involontario vengono di-strutti, chiedono il risarcimento, perché sono “cose mie”, proprie-tà mia!!! È capitato a Torino!

Mi mancano le parole per ogni commento!

IN CRISTO Non so quale reazione produca in voi questa affermazione: IN

Cristo! Io la sento dentro di me come una bomba che mi fa esplodere il cuore.

Normalmente noi diciamo: credere a un’affermazione o a una persona; io e quella persona siamo sempre due persone e ben di-stinte; invece, se dico “IN”, vuol dire che io quasi “scompaio”, non sono più autonomo, perché sono inserito dentro Gesù, fino al punto di dire: «Adesso non sono più io che vivo, ma sei Tu, Gesù, che vivi in me» (Gal 2, 20), perché noi due siamo diventati una cosa sola e io mi sono incorporato, quasi identificato in Te!» È una affermazione, anzi, una realtà sconvolgente! A questo pun-to è Gesù stesso che pensa in me, che vuole e agisce in me!

E questo – afferma Gesù – è la condizione necessaria affinché io non subisca più la morte, quella vera, quella interiore, non quel-la del corpo.

L’epistola dell’anno A per ben tre volte afferma che tutta la no-stra vita è vera, reale e sicura quando è vissuta “IN Cristo Gesù”. Ef 2,4-10: «Con lui (Gesù) il Padre ci ha risuscitati… in Cristo Gesù».

Non è sufficiente credere alle Sue parole, né solo ai Suoi mira-coli. Ci vuole un rapporto personale, intimo e coinvolgente con Ge-sù per essere Suoi discepoli autentici. È necessario condividere l’amicizia vera con Lui e passare tanto tempo con Lui per ascol-tarlo, per comunicargli i nostri pensieri, sentimenti, gioie e diffi-coltà. Fino al punto di identificarsi con Lui, proprio con Gesù, e

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respirare in Lui, pensare e sentire in Lui. Questo, ovviamente, è frutto dell’Eucaristia.

Dunque, essere veri discepoli di Gesù vuol dire vivere di Euca-ristia; addirittura è necessario diventare Eucaristia vivente nella nostra vita… feriale. MARTA

Due osservazioni:

– Marta crede certamente; ma Gesù le chiede di rinnovare e appro-fondire la sua fede, per… poter far risorgere il fratello Lazzaro. La fede di Marta è la “causa motiva” del miracolo. È bello constatare che la nostra fede è utile o addirittura necessa-ria perché altri credano. Quindi non è solo per la nostra salvezza personale, ma la fede ha sempre anche un valore comunitario. Quanto più io credo IN Gesù, tanto più aiuto, ottengo la fede e la salvezza per altri che (forse) non conoscerò mai. Pensa anche al valore di chi passa la vita tutta e solo per Gesù (le claustrali)!

– Gesù dice a Marta: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?».

Marta sembra non rispondere esattamente alla domanda di Gesù perché dice: «Sì, o Signore, io credo che Tu sei il Cristo». Invece Marta risponde nel modo più vero: Gesù è la risurrezione e la vita pro-prio perché è il Cristo, il Messia atteso dal popolo di Israele.

Infatti, sappiamo che tutti i Vangeli delle domeniche di Quare-sima invitano a riconoscere il Messia nella persona di Gesù, che si trova faccia a faccia con la Samaritana, col cieco nato, con Marta e con la sorella Maria.

Anche molti Giudei, «alla vista di quel che egli (Gesù) aveva compiu-to, cedettero in lui». E noi… ?!

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VIENI FUORI La fede di Marta è anche la causa affettiva della risurrezione di

Lazzaro. Sì, mi piace chiamare così la fede di Marta, perché è stato il suo rapporto umano, affettivo che la legava al Maestro a indurlo a far risorgere Lazzaro. Dice il Vangelo che Gesù, davanti alla tomba dell’amico, si commosse per la terza volta.

Non dobbiamo aver paura a parlare di sentimenti e di affetto da parte di Gesù. Era un uomo vero!

«Lazzaro, vieni fuori!», grida Gesù. È questo invito-comando del

Maestro che ridà la vita a Lazzaro, per cui Lazzaro riprende a vi-vere come prima.

Ben diversa sarà la risurrezione di Gesù. Egli ritornerà in vita, ma una vita molto diversa da quella di prima: quando viveva, camminava per le strade di Palestina con i suoi discepoli; ora vive una vita nuova, cioè differente dalla vita normale di noi uomini, ma soprattutto una vita… gloriosa, non più soggetta a nessuna legge della natura (Pensa alle apparizioni di Gesù Risorto).

Mediante la liturgia Gesù grida anche a ciascuno di noi, oggi,

ogni anno: «Vieni fuori!» Esci dal tuo egoismo – mi chiede Gesù –; esci dal tuo modo di pensare troppo egocentrico; dal tuo modo di agire e di reagire; dalle tue ostinazioni e chiusure, ecc. Questo è il frutto della celebrazione “partecipata” alla liturgia pasquale. E questa è la conversione che Gesù ci chiede. Se invece ci limitiamo ad ascoltare il bel brano della risurrezione di Lazzaro solo con una partecipazione sentimentale (magari fino a commuoverci), vuol dire che non abbiamo vissuto la celebrazione pasquale!

SABATO IN TRADITIONE SYMBOLI

Tutti i Vangeli delle domeniche di Quaresima sono un invito a rinnovare personalmente la nostra fede in Gesù, visto e ricono-sciuto come il Messia-Salvatore.

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La nostra bella liturgia ambrosiana conclude il cammino quare-simale con un impegno solenne di fede: il “Sabato in traditione Symboli” (Il sabato della V settimana di Quaresima). È una festa solo ambrosiana. Ricorda il gesto che anticamente il Vescovo compiva: il sabato che precedeva la Settimana Santa consegnava il “Credo” (Symbolum) ai catecumeni che avrebbero poi ricevuto il Battesimo durante la Veglia pasquale. Dopo che gli aspiranti al Battesimo si erano preparati a diventare cristiani, il Vescovo li in-vitava a vivere e a testimoniare le verità della fede cristiana.

Io trovo assai opportuna questa celebrazione ambrosiana; im-magino che il Vescovo mi ripeta ogni anno: «Se vuoi celebrare e rivivere ancora la Pasqua, devi prima rinnovare la tua fede nelle verità principali della Chiesa».

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VI domenica DOMENICA DELLE PALME

Gv 11, 55 – 12, 11 La processione con le palme di ulivo, che tradizionalmente si svol-

ge in ogni parrocchia, ha un significato assai importante. È la conclu-sione necessaria dell’insegnamento e del cammino quaresimale.

Le prime cinque domeniche ci hanno richiamata la necessità di rinnovare personalmente la propria fede in Gesù di Nazaret ricono-sciuto come il Messia atteso da secoli. È un cammino da rifare ogni anno per rivivere la Pasqua annuale.

Ho detto: cammino personale, perché ogni cristiano è invitato a giocarsi con la sua libertà nei confronti di Gesù. Ma, se fosse tutto qui, la celebrazione della Morte e Risurrezione di Gesù sarebbe solo un fatto personale, che riguarda me, te…, ma non impliche-rebbe la comunità.

Invece la Domenica delle Palme con la solenne processione al

canto di «Osanna al Figlio di Davide» chiama in causa tutto il popo-lo di Gerusalemme, tutto il popolo d’Israele. Adesso è tutta la co-munità israelitica che unitariamente, comunitariamente (non come un insieme di singoli!) riconosce in Gesù nato da Maria quel bene-detto Messia, Liberatore e Salvatore, che tutto il popolo attendeva da secoli sulla promessa dei Profeti. Gesù adesso viene riconosciu-to dal popolo intero in modo solenne, pubblico e ufficiale.

È necessario approfondire questo fatto per capire e rivivere ogni anno in modo efficace, e non solo come semplice ricordo, il mistero della Morte e Risurrezione di Gesù.

È proprio così: se non ci fosse stato questo riconoscimento pubblico e ufficiale della messianicità di Gesù, la sua morte sareb-be stata quella di un semplice cittadino privato; quindi non avreb-be avuto un’efficacia per il popolo intero.

È scandaloso ma è provvidenziale che tutto il popolo ricono-sca il Messia nell’uomo Gesù la domenica, e che dopo pochi gior-ni lo stesso popolo, tutto il popolo, grida: «Crocifiggilo!». Adesso

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non chiedono più di uccidere l’uomo Gesù, il privato Gesù, ma addirittura colui che tutti hanno riconosciuto come l’atteso Mes-sia! «Volete che crocifigga il vostro re?»– chiede Pilato, smarrito e confuso di fronte a un tale accanimento. Sì, lo vogliono eliminare proprio perché si è dichiarato il Messia atteso!

Il cuore umano è davvero un “guazzabuglio”! Lo stravolgimento dei sentimenti nei confronti di Gesù è la

prova lampante che coloro che negano la Verità non hanno più né principi, né valori. E l’odio acceca la mente e il cuore.

ISAIA 52-53 È importante notare che la prima lettura di tutta la “Settimana

Santa” è la profezia di Isaia, capp. 52-53: il Servo di Jahvé, in cui la Tradizione cristiana ha sempre visto una immagine di Gesù soffe-rente.

Isaia profetizza una speciale gloria per questo servo-agnello: «Così dice il Signore Dio: “Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente”. “Dopo il suo intimo tormento vedrà la lu-ce…; il giusto mio servo giustificherà molti… Perciò io gli darò in premio le moltitudini”».

È facile vedere in queste affermazioni la gloria di Gesù Risorto e la sua opera di salvezza per gli uomini.

Però, prima di essere glorificato, dovrà (per volontà misteriosa del Padre) essere disprezzato, umiliato nella sua dignità, percosso e perfino ucciso: sarà la vittima sacrificale su cui verranno “scari-cati” tutti i peccati degli uomini. Ecco alcune espressioni di Isaia:

«Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il

suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo – così si mera-viglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la boc-ca…».(Is 52,14-15)

«Disprezzato e reietto dagli uomini… uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è

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addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre ini-quità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti…».

«Il giusto mio servo giustificherà molti. Egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini…». (Is 53,3-12)

GIOVANNI 11, 55 – 12, 11 È un brano ineffabile sia da un punto di vista psicologico, sia

per l’espressione letteraria come strumento per insegnare con maggior incisività il pensiero dell’evangelista Giovanni.

A) Il contenuto

Di fronte a Gesù che si prepara a vivere la sua Passione si ma-

nifestano atteggiamenti differenti e contrastanti:

La reazione dell’uomo superficiale e curioso. Ecco la folla: «… molti… cercavano Gesù e… dicevano tra

loro: “Che ve ne pare? Non verrà alla festa?”». Desiderio, anzi: bramosia della gente comune era solo quello

di… vedere Gesù, l’uomo del giorno, la star del momento di cui tutti parlavano.

Alla gente comune non interessava porsi domande su di lui, approfondire tanti perché sui suoi discorsi ammalianti e scon-volgenti. Nemmeno interessava loro il sapere chi era questo uomo, Gesù di Nazaret. Era sufficiente vederlo per essere ag-giornati, per poter dire: «Sì, anch’io l’ho visto!».

Gli uomini dell’odio puro, della chiusura totale e preconcetta nei con-

fronti di Gesù, tanto che avevano già deciso “a tavolino”, sen-za ascoltarlo, di eliminarlo fisicamente. Questo, basandosi sulla loro interpretazione ottusa e fissa della Legge. Avevano assolu-tamente paura a guardarlo negli occhi, perché temevano di ve-

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nire conquistati anche loro. Essi “erano sicuri” che Dio era con loro e conoscevano “a memoria” la Legge. Quindi l’unica soluzione “logica” e necessaria doveva essere la morte di que-sto intrigante e pericoloso Gesù!

Questi sono i “capi dei sacerdoti e i farisei”. Maria la peccatrice, che adesso è la personificazione dell’ amore. In

Maria vedo la legge del pendolo: quanto più uno è peccatore, quando è toccato, spinto dalla forza della conversione per opera di Gesù, allora si butta totalmente dalla parte opposta del pecca-to, e vive solo di amore per Gesù. Per Lui si deve sempre esage-rare nel bene, senza badare a spese e a controllarsi nei gesti di affetto: «Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capel-li». Ella non temeva più né sguardi né giudizi di chi le stava at-torno: era protesa tutta e solo al suo Gesù.

Potenza dell’amore puro! Giuda Iscariota, il traditore, l’anti-amore! È così doloroso il solo menzionarlo, che preferisco non par-

larne!

B) La struttura Il racconto evangelico si presenta come un doppio cono. La prima parte è un cono rovesciato: largo in alto, quindi si as-

sottiglia progressivamente fino a diventare solo una punta. Parte dalla folla (“molti della regione”); quindi si restringe ai

“capi dei sacerdoti e i farisei”; poi si concentra sui tre fratelli: Laz-zaro, Marta e Maria. I primi due vengono solo accennati: all’evangelista Giovanni interessa Maria, vuol far concentrare la no-stra riflessione su Maria, l’icona dell’amore purissimo per Gesù. Giovanni si dilunga su Maria, la quale non dice nulla; agisce, com-pie gesti di affetto e di attenzione verso Gesù. Tutta la prima parte del brano evangelico porta a Maria, ci costringe a puntare gli occhi su Maria. Tutto viene “zoomato” su Maria: e la conclusione ci ine-

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bria di piacere: «E tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo!». La seconda metà riparte dall’uno, un solo uomo: Giuda, la con-

trofigura di Maria. Se questa è l’amore, l’altro è l’orgoglio, l’avaro, il bugiardo, addirittura il traditore dell’Amore fatto uomo, Gesù!

Poi Giovanni allarga il discorso ai “sommi sacerdoti”, per ri-tornare a “una grande folla di giudei”.

Ma l’Amore vince anche questa volta, pertanto «molti giudei se ne andavano a causa di lui (Lazzaro, il trionfo della vita) e credevano in Gesù».

Anche in questa domenica, come nelle altre di Quaresima, il fine del brano evangelico è quello di invitare la comunità intera a rinnovare la fede in Gesù di Nazaret, riconosciuto come IL CRI-STO, il Messia.

Non c’è dubbio: il Vangelo della Domenica delle Palme è il Van-gelo dell’Amore!

N.B. Spero che tutti, attraverso la meditazione, sappiano con-

templare l’insegnamento di S. Giovanni, grazie anche alla struttura letteraria del brano.

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SINTESI DELLE DOMENICHE DI QUARESIMA

La II domenica di Quaresima ci ha detto che Gesù dona l’ACQUA…. viva Nota: L’acqua è indispensabile per vivere La IV domenica di Quaresima ci ha detto che Gesù è la LUCE… vera Nota: La luce è necessaria per agire per ammirare la bellezza per gioire La III domenica di Quaresima ci ha detto che Gesù è la VERITÀ per essere davvero liberi, per essere capaci di amare Nota bene: Senza Verità, l’acqua non è viva, la luce non è vera! La V domenica ci insegna che solo a queste condizioni Gesù ci dona la VITA… NUOVA =diversa e definitiva Ecco la RISURREZIONE!

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Pro manuscripto

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