Quando Bakunin sognò la rivoluzione in Italia - La Repubblica 13.06.2013

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    MICHELE SMARGIASSI

    ENRICO FRANCESCHINI

    Quando Bakunin sogn

    la rivoluzione in Italia

    al

    Raccolti gli appunti di viaggio dellagitatore russoFino alla rivolta in Romagna raccontata da Bacchelli

    I

    l 14 agosto 1874 il Diavolo passava lo Spluga vestito da prete. Unpretone imponente, alto due metri, corpulento ma curvo, ap-

    poggiato a un bastone, aggrappato a una innocente cesta di uo-va, il volto svisato da grossi occhiali verdi. Per camuffarsi meglio,Michail Bakunin aveva sacrificato perfino la sua iconica barba-

    bandiera, resa celebre nelle cantine ribelli di tutta Europa, ma anchenei commissariati di polizia, da una celebre fotografia di Nadar.

    Con lui fuggiva dallItalia anche la breve estate dellanarchia, cheavrebbe vissuto solo due ritorni di fiamma, il regicidio di Gaetano Bre-sci del 1900 e la settimana rossa del 1914. Riparando in Svizzera do-po il desolante fallimento dellinsurrezione di Bologna, il Marx dei li-bertari lasciava dietro di s decine di compagni nelle regie galere e unsogno che qualcuno si incaric di riscrivere in farsa. Fu Riccardo Bac-

    chelli a calare sul volto dellaristocratico russo ribelle la maschera tra-gicomica dellidealista ma grottesco e inconcludente colosso, losguardo azzurro come lillusione e trasparente come la logica assur-da. Lo fece nel suo Il diavolo al Pontelungo, che usc in anni imba-razzanti (era il 1927, Mussoliniera gi saldo al potere), che irritGramsci per il suo gesuitismo escaten la reazione indignatadegli ultimi adepti del gran ribel-le, compreso il nipote LuigiBakunin, fino a costringere lo

    scrittore bolognese a replicare(ma sulTimes, perch il romanzoera piaciuto al Duce, ma non erail caso di dibattere di anarchia suigiornali dellItalia fascista) chelui, al suo personaggio, non ave-va aggiunto nulla, che lo avevatrovato belle fatto, leggendofino alla noia i suoi testi.

    Chi vuole, pu rifare lespe-rienza. Eleuthera, casa editricelibertaria, raccoglie tutti gli scrit-ti italiani di Bakunin, in un vo-lumetto (Viaggio in Italia, a curadi Lorenzo Pezzica, pagg. 143,euro 12), impreziosito dai gra-ziosi disegni coevi della cognataNatalya che, francamente, sem-brano portare un po dacqua almulino del suo anti-biografo bo-lognese: il rivoluzionario pas-seggia con il bastone e un bizzar-ro ombrellino parasole, poco

    spaventoso e molto borghese.Ma quella era la maschera che ilnostro voleva darsi quando, fug-gito rocambolescamente dallaprigionia siberiana, nel 1864 ini-zi da una Torino fredda comela Siberia il suo primo soggiornodi tre anni nella Penisola, per rag-giungere poi Firenze, dove chie-se agli espatriati russi di siste-marlo a pensione presso qual-

    che buona famiglia borghese, einfine Napoli dove trov, a Mer-gellina, una camera con vista sugolfo e Vesuvio, gioia della giova-nissima e amatissima moglie

    Antonia, una sciocchina chenon condivide minimamente lemie idee ma che forse, sospettail Carr, gi condivideva calorosa-mente quelle dellanarchicoGambuzzi che divent poi il suosecondo marito.

    Disinteressato alla veduta da

    ca indulgenza ladorato caff, ilgi mitizzato Bakunn, terroredei re e dei tiranni, scriveva, furi-bondamente, lettere e pamphletsu questa Italia di cui si era in-namorato, di cui balbettavaqualche parola significativa, pa-zienza, fiasco, a poco a poco, que-sta Italia cos promettente per larivoluzione, con la sua plebecontadina, quel proletariatocencioso di cui Marx diffidava,massa analfabeta cafona e op-pressa ma dotata di unintelli-genza straordinaria, eppurecocciutamente immobile e in-

    differente: Il colera a Napoli siespande pi della democrazia.

    Scriveva, il temibile ateo venu-to dal Nord, cose in fondo menoincendiarie di quel che ci siaspetterebbe, analisi forse fon-date sul poco, ma che a leggerleoggi suonano singolarmente fa-miliari e quasi attuali: si parla dicaste, di burocrazia, si denunciail peso delle imposte che ser-ve per foraggiare la consorteria,cio una classe trasversale pa-rassita e camaleontica di preti,banchieri, industriali unita dainteressi pi che da ideologie.

    LANARCHICOPONTELUNGO

    LONDRA Il diavolo rivestePrada. Il romanzo best-sellerche ha ispirato un film campio-

    ne dincassi torna in libreria sot-to forma di sequel: una parteseconda che porter sicura-mente a un secondo capitoloanche al cinema, e chiss poimagari anche a un terzo, a unquarto, a un serial televisivo.Re-venge wears Prada: the devil re-turns(La Vendetta veste Prada:il diavolo ritorna) il titolo delnuovo libro di Lauren Weisber-ger, la 35enne scrittrice ameri-cana che prima di darsi alla nar-

    di Anna Wintour, la potentissi-ma direttrice delledizioneamericana della rivista Vogue,come leroina della sua storia. Ildiavolo veste Prada, suo roman-zo desordio, basato sulle pro-prie esperienze e sul mondo cheha conosciuto da vicino, le hadato il successo e la fama, di-ventati ancora pi grandi dopoluscita del film dallo stesso tito-

    Il soggiorno inizi nel 1864Prima Torino, poi Firenzee Napoli. Il paese gliapparve in condizione

    triste e pericolosa

    Il caso IL LIBRORevengeWears Prada il titolodel sequeldi LaurenWeisbergeruscitonegli Usa

    IL LIBRO

    Viaggio

    in Italiadi MichailBakunina curadi LorenzoPezzica(Eltheura,pagg. 144euro 12)

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    UnItalia in condizione triste epericolosa, paese di 25 milionidi abitanti appena unificato daun Risorgimento che rimpiazzuna rivoluzione, dove lo scon-tento sociale gi sfociava nel pro-letar-reazionario brigantaggiofiloborbonico, dove gli ardorisovversivi di Mazzini e Garibaldi

    erano riusciti soltanto a dare unregno ai Savoia.

    A dir la verit, era proprio gra-zie alla rete mazziniana cheBakunin poteva muoversi e farproseliti in Italia. E non avevamancato neppure di far devoto

    pellegrinaggio a Caprera per ab-bracciare lo stanco Garibaldi, dicui anche tra i ghiacci della pri-gionia aveva seguito con ardorelimpresa dei Mille. Ma i due eroiitaliani non erano al corrente cheBakunin, a Londra, aveva con-cordato con Marx, ancora suo al-leato internazionalista, di venire

    in Italia proprio per trascinaresul terreno rivoluzionario i re-pubblicani considerati ormaicompromessi con la monarchia.Che fosse riuscito, nei tre anni difrenetica attivit confabulatoriae di fondazioni di fratellanze, a

    strappare adepti al Maz-zini cuore generoso,

    ma animo da cristiano,apostolo pontefice,non vero rivoluzio-nario, e a Garibaldiesempio di corag-gio ma complicedi unincestuosaalleanza con lamonarchia, co-sa che convinsepi lui che gli sto-rici.

    Fatto sta chedieci anni dopoun Bakunin an-cora pi stanco

    e sconfitto pen-sa di nuovo al-lItalia cometerra della ri-scossa: forse lasua ultima, olunica. Lasciatigli ozi di Lugano,dove ha dilapi-dato nel falanste-riohippydella vil-la Baronata il pa-trimonio del ricco

    anarchico CarloCafiero, leroe della

    rivoluzione socialefa rotta su Bologna.

    Segue un carico di di-namite nascosto sotto

    le gonne di Olimpia Ca-fiero. Tutto gli dice che

    questa la volta buona. LaRomagna, terra garibaldina

    e repubblicana, di gente dal-la testa calda come lErrico Ma-

    latesta, nomen omen, per luilunica patria della redenzione inunEuropa che, sconfitta la Co-mune di Parigi, si ostina a restaresciaguratamente tranquilla. Gligiungono dai compagni AbdonNegri e Andrea Costa detto ilbiondino notizie incoraggiantidi schiere pronte allinsurrezio-

    ne. Esita. Parte. Sotto le mentitespoglie del ricco rentierTambu-rini ecco, il diavolo al Pontelun-go, al seguito della bomba prole-taria, in mano la fiaccola della-narchia, determinato a issare labandiera rossa e nera su San Pe-tronio. Canterebbe FrancescoGuccini, bardo bolognese: Lastoria ci racconta come fin lacorsa. Due o trecento, male ar-mati e litigiosi, subito arrestati e

    trascinati in gattabuia tra glisberleffi della plebe irredentache li apostrofa esercito dellafame. Il solito Bacchelli infie-rir: Credevano essi che la tem-pesta stesse per riprendere, erainvece la fine, e il fortunale get-tava a spiaggia i rottami.

    Davvero, solo rottami? La sa-piente riscrittura bacchellianadel pallone di carta anarchico

    ha forse condizionato lopinio-ne comune, se non quella deglistorici, sul valore di quella fiam-mata libertaria di fine secolo.Andrea Costa, uscito di galera,con la dolorosa lettera agli ami-ci di Romagna scelse la via le-galitaria e indic la strada per ilParlamento. Il socialismo italia-no, passando per la febbre anar-chica, si emancipava dal mazzi-nianesimo. Il Diavolo, per lete-

    rogenesi dei fini, aveva fabbri-cato almeno un po del ponte(lungo?) tra il Risorgimento e ilmovimento operaio organizza-to. Ma lui, il solidarista assolu-to, lincendiario che non lancimai una bomba, vestito da pre-te, a pochi mesi dalla morte,amareggiato e deluso, non lo sa-peva, e sicuramente non lo vole-va.

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    Streep nella parte della Wintoure una bravissima AnneHathaway in quella della sua as-sistente e vittima designata. Daallora la Weisberger ha scritto

    altri tre libri in qualche modo vi-cini agli stessi personaggi e a si-mili atmosfere, ma il seguito ve-ro e proprio arriva solo adesso:una vendetta in cui le due pro-tagoniste si ritrovano, apparen-temente in ruoli capovolti, peruna sfida finale allultimo vesti-to, che in questo caso un abitonuziale. La critica americana,dove il libro uscito da qualche

    settimana nonlohatrattatobe-

    ne: Sono passati dieci anni e laWeisberger non ha imparatoniente di nuovo, usa gli stessiclich di sempre, forse anchepeggiori, commenta il New

    York Daily News. Ma la Bbcpreannuncia la pubblicazionein Gran Bretagna come uno de-gli eventi editoriali dellanno; eil film, si pu star certi, non sarmolto lontano. Come la singleBridget Jones, la diavolessa ve-stita di Prada diventata unaspecie di reality-show: finto, main cui qualcuno si riconosce,magari per riderci sopra.

    E uscito il sequel del romanzo di Lauren Weisberger

    LA VENDETTA VESTE PRADA

    A VOLTE IL DIAVOLO RITORNA

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