QUAL’È MERCE DI SCAMBIO?

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Riflessioni sul cartello “Qual’è merce di scambio?” della “Lega Nord e Autonomie” innalzato al Senato, analizzando questo episodio da 4 punti di vista e cioè: cultura, economia, politica, società.

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QUAL’È MERCE DI SCAMBIO?

sergio benassai

Il 31 luglio 2014, al Senato, durante la seduta n° 296 dell’Assemblea, si è assistito a numerose contestazioni da parte delle opposizioni in merito allo svolgimento della discussione sul disegno di legge costituzionale contenente “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione”.

Nel corso della riunione alcune/i parlamentari del gruppo “Lega Nord e Autonomie”, hanno innalzato un cartello con la scritta “Qual’è merce di scambio?”

Ho quindi deciso di analizzare questo episodio dai4 punti di vista che e cioè:

- cultura - economia - politica - società

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CULTURA

Anche nella stessa aula del Senato si sono immediatamente fatti vivi alcuni puristi della lingua italiana, accusando i leghisti di non conoscere la grammatica italiana perché NON si deve scrivere “qual’è”, bensì “qual è” (senza apostrofo).E, nei giorni successivi, c’è stato un coro unanime (o almeno così mi è sembrato), nella carta stampata e sul web, a sostegno della tesi dei puristi.

La motivazione ?L’eliminazione della “e” finale della parola “quale” (necessaria, di fronte a “è”, per ragioni eufonico) è una “apocope” e non una “elisione” (per la quale invece è corretta l’inserzione dell’apostrofo).

Tutto chiaro, dunque ?Neanche per sogno.Da buon toscano ho cercato informazioni sul sito dell’Accademia della Crusca

e ho trovato questo:L'esatta grafia di qual è non prevede l'apostrofo in quanto si tratta di un'apocope vocalica, che si produce anche davanti a consonante (qual buon vento vi porta?) e non di un'elisione che invece si produce soltanto prima di una vocale (e l'apostrofo è il segno grafico che resta proprio nel caso dell'elisione). Come qual ci sono altri aggettivi soggetti allo stesso trattamento: tal, buon, pover (solo nell'italiano antico), ecc. È vero che la grafia qual'è è diffusa e ricorrente anche nella stampa, ma per ora questo non è bastato a far cambiare la regola grafica che pertanto è consigliabile continuare a rispettare.

Alcuni siti (come questo) segnalano poi (in tempi non sospetti) una dotta disquisizione dell’italianista Luciano Satta, che cita come, ad esempio, abbiano utilizzato “qual’è” Mario Tobino e Tommaso Landolfi, mentre Vasco Pratolini e Alberto Moravia utilizzavano “qual è”.

Quindi forse non si tratta di un errore da segnare con matita blu (al massimo con matita rossa).

Stupisce un poco invece che si sia posto l’accento su questa questione invece di soffermarsi sulla bizzarria dell’intera frase: “Qual’è merce di scambio?”Forse si voleva dire “Qual è la merce di scambio ?” (allora si sono persi un articolo) o “Quale merce di scambio ?” (allora c’è un predicato verbale di troppo)

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ECONOMIA

Facciamo qualche ipotesi.Questo episodio ha attratto sicuramente l’attenzione di ascoltatrici/ori, lettrici/ori, navigatrici/ori del web, ecc.

Ipotizziamo che l’insieme di queste persone raggiunga il numero di un milione.E ipotizziamo che ognuna di queste persone abbia speso 3 minuti di tempo sulla vicenda (tra lettura, ricerca sul web, scrittura di articoli e post, ecc.)In totale: 50.000 ore.

Assumendo che il valore di un’ora (prendendo a riferimento un costo del lavoro molto basso) sia pari a 10 €, ne risulta che il valore del tempo dedicato alla vicenda è di 500.000 €.

E quante cose utili si potrebbero fare con 500.000 € !

Naturalmente quanto sopra è solo un gioco.Ma potrebbe essere uno stimolo per “giochi” analoghi e magari indurre qualcuna/o a costruire un nuovo modello economico che prenda in considerazione, invece del PIL e delle scommesse finanziarie, altri aspetti, tra i quali anche il tempo che si dedica ad attività più o meno piacevoli.

E forse le persone più arrabbiate potrebbero chiedere ai leghisti il rimborso dei 500.000 € corrispondenti al tempo dedicato a prestare attenzione al loro gesto.In fondo ormai, per qualunque parola o espressione che si ritiene lesiva dei propri interessi, si formalizzano querele con richieste di risarcimenti milionari.

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POLITICA

Naturalmente non è una novità che, nel Parlamento italiano (ma non è un problema solo italiano), si assista a discussioni vivaci, contestazioni, lancio di accuse.

Però forse ci si sarebbe potuto aspettare che, in occasione di un dibattito su un argomento così rilevante come è la modifica della Costituzione, i toni fossero un poco più moderati.Invece, niente di tutto ciò.

Ma forse è naturale che sia così: le/i parlamentari si ritengono, giustamente, le/i rappresentanti del popolo italiano. E quindi quello a cui abbiamo assistito (e assisteremo) altro non è che la messa in scena, in questo caso nell’aula del Senato, delle nostre caratteristiche.

Si dirà: questo Parlamento è “figlio” di una legge elettorale incostituzionale (lo ha detto la Corte Costituzionale !), che ha consentito ai vertici dei partiti di scegliere chi doveva andare in Parlamento (e hanno scelto quelle/i che hanno scelto !) Però non è vero per tutte/i.Ad esempio, le /i parlamentari del Movimento5Stelle sono stati scelti dalle/gli iscritte/i attraverso le “parlamentarie”.Ebbene, il loro comportamento è o non è simile, se non, in qualche caso, addirittura peggiore, di quello delle/i loro colleghe/i ?

Allora lo chiedo alle/i parlamentari: “qual è la merce di scambio” che richiedete a noi cittadine/i per smetterla di comportarvi in quel modo ?

Ma forse dovremmo essere noi a chiedere alle/i prossime/i candidate/i al Parlamento un impegno ad un comportamento quantomeno decente “in cambio” del nostro voto.

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SOCIETA’

Secondo diversi sondaggi la maggioranza delle/gli italiane/i vorrebbe l’abolizione del Senato e, nel caso che il Senato dovesse continuare ad esistere, vorrebbe un Senato votato dalle/gli elettrici/ori.

Non è certo un buon viatico per la maggioranza e per il Governo.

Ma la cosa che più dovrebbe far riflettere è che una maggioranza strabordante di italiane/i ritiene che le riforme istituzionali non siano una priorità: la vera priorità è il lavoro.

Dunque il lavoro, e soprattutto la disoccupazione giovanile, visto che la disoccupazione giovanile ha toccato il 43,7%.

E che fa il Governo ?

Il 1 maggio 2014 ha preso avvio il Piano Nazionale per offrire alle persone in età 15-29 anni opportunità di lavoro e di formazione.Al programma si sono registrati 147.130 i giovani, 25.653 sono stati già convocati dai servizi per il lavoro e 12.728 hanno già ricevuto il primo colloquio di orientamento; 7.473 le occasioni di lavoro, per un totale di posti disponibili pari a 10.862 (dal rapporto del Ministero del Lavoro e delle Politche Sociali del 3 agosto 2014).

Evidente la sproporzione tra le richieste di lavoro e le soluzioni (tenendo anche conto che solo poco più dell’11% dei posti è a tempo indeterminato).Ma potrebbe essere un primo passo verso una possibile semplice soluzione.Quella cioè di creare un unico portale nazionale dove registrare offerte e domande di lavoro predisposte secondo uno schema unificato che permetta una facile ricerca.