Quadro svedese

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COMUNE DI PRATO PROVINCIA DI PRATO IL QUADRO SVEDESE Il ruolo dei grandi attrezzi nell’Educazione Fisica scolastica Sabato 16 ottobre 2010 FORUM CENTER Via Barsanti, 24 - PRATO

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COMUNE DI PRATO PROVINCIA DI PRATO

IL QUADRO SVEDESEIl ruolo dei grandi attrezzi

nell’Educazione Fisica scolastica

Sabato 16 ottobre 2010

FORUM CENTER

Via Barsanti, 24 - PRATO

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Cristina BaroniPresidente SIEF – Società Italiana di Educazione Fisica

Buongiorno a tutti. Come Presidente della Società Italiana di Educazione Fisica porgo il mio saluto a tutti ipartecipanti, ai relatori ed alle Autorità presenti.Questo nostro XIV Congresso è dedicato non solo al quadro svedese, ma anche in generale al ruolo dei gran-di attrezzi nell’educazione fisica scolastica: estendere l’argomento oltre al singolo attrezzo è stata quasi unanecessità, dato che attualmente l’importanza dei grandi attrezzi non è da tutti riconosciuta e direi nemme-no conosciuta, spesso anche da chi rappresenta istituzionalmente gli insegnanti di educazione fisica.Questo fatto ci ha spinto a cercare di indagare, potremmo dire a livello capillare, che cosa su questo argomen-to avessero da dire coloro che ogni giorno, magari da anni, lavorano nelle palestre scolastiche.Per questo, nei primi mesi di quest’anno, abbiamo elaborato un QUESTIONARIO, che diffuso dall’ANCEFS(Associazione Nazionale Coordinatori di Educazione Fisica e Sportiva) a tutti gli Uffici Provinciali diEducazione Fisica e Sportiva potesse potenzialmente arrivare a tutti gli insegnanti di Educazione Fisica d’Italia. Non tutti i Coordinatori purtroppo, bisogna dire, hanno effettuato questa diffusione, e questo ha fatto sìche molti colleghi non siano potuti venire a conoscenza né del questionario né nel Congresso di oggi: fattoanche questo molto grave, sul quale bisognerebbe riflettere ed agire.In questo questionario, per la prima volta credo, l’insegnante di Educazione Fisica è stato chiamato ad espri-mere un suo parere sulle strutture in cui lavora, sulle attività svolte, sugli attrezzi a sua disposizione e soprat-tutto è stato chiamato a rispondere a due domande fondamentali: la prima, se ritiene utile ed importante illavoro ai grandi attrezzi; la seconda, se come professionista ritiene di lavorare nelle migliori condizioni.Nessuno, io credo, aveva mai posto domande del genere all’insegnante di Educazione Fisica.Le risposte date al questionario sono sorprendenti, e sconfessano quanto spesso persone evidentemente pocoinformate o in cattiva fede vanno dicendo, cioè che “gli attrezzi non si usano perché non interessano più a nes-suno”: questo non è vero.E’ vero, anche nel nostro settore, come in tutti gli altri, ci sono persone che non fanno bene il loro lavoro, limi-tandosi a dare un pallone ai ragazzi o ad usare l’ora di lezione per leggere il giornale, e questo purtroppo nonavviene di rado…Ma ciò che emerge dalla nostra indagine è una classe di professionisti generalmente scontenta delle condizio-ni in cui si trova a lavorare, mentre contemporaneamente, quasi unanimemente, risponde di ritenere utile illavoro ai grandi attrezzi: queste risposte, unitamente ad altre che fanno loro da completamento e corollario,testimoniano la voglia, la volontà di lavorare bene, in belle palestre, con tutti gli attrezzi della ginnastica, cheperò spesso mancano, o sono inutilizzabili.Inoltre, e questo è un ulteriore elemento di riflessione, nell’attuale insegnamento universitario lo studio dellaginnastica è pressoché del tutto assente, come vedremo nel corso dei lavori di oggi, e questo rende il futuro, inquesto senso, ancora più difficile ed incerto.Gli elementi emersi con il questionario però costituiscono per noi un dato essenziale, e saranno la base delnostro lavoro e del nostro impegno a favore dell’Educazione Fisica, degli insegnanti di Educazione Fisica e afavore soprattutto della scuola e dei bambini e dei ragazzi che alla scuola noi affidiamo.

Ecco quindi il senso di questo Congresso, che è duplice: da una parte, quello di mostrare al mondo della scuo-la, ai politici e agli amministratori il significato, l’importanza ed il valore dei grandi attrezzi; dall’altra, quello

SALUTO DELLE AUTORITÀ

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di dare agli insegnanti di Educazione Fisica il coraggio, la motivazione e la determinazione a portare avanti finoin fondo il loro lavoro: perché il nostro è un mestiere grande, di cui andare orgogliosi, e per poterlo svolgereDOBBIAMO PRETENDERE ciò di cui abbiamo bisogno, senza accettare compromessi e senza accontentar-si di situazioni che non ci consentono di svolgere bene il nostro compito.Il nostro “strumento” è la Ginnastica, che non è Medicina (come già aveva sottolineato Girolamo Mercuriale),ma anche, e direi soprattutto, NON È SPORT, perché con l’Educazione Fisica siamo nel campo dell’igiene edell’educazione, e la storia, la cultura ed i contenuti dell’Educazione Fisica sono profondamente diversi da quel-li dello sport, che ha una storia, una cultura e dei contenuti che non sono né migliori né peggiori, ma sempli-cemente comunque profondamente diversi.Io credo che questo senso di identità e di profonda motivazione, questa coscienza e questa consapevolezza deivalori insiti nella nostra professione sia il messaggio più grande di questo nostro Congresso.

Giuseppe MarosoPresidente del Consiglio Provinciale di Prato

Ho colto volentieri l’invito a partecipare questa mattina rivoltoci con convinzione e forza dalla vostraPresidente. La vostra è un’associazione a livello nazionale, pertanto ci sarà sicuramente qualcuno proveniente da fuoriProvincia: spero che abbia avuto modo di trovare un’accoglienza turistico-alberghiera adeguata e soddisfacen-te e che nella permanenza, che sarà forse solo di questa giornata, abbia potuto o potrà visitare anche solo inpiccola parte il nostro territorio e la nostra realtà, in modo da portare a casa un bel ricordo ed eventualmentetornare in un’occasione diversa.Questa Provincia ha una particolarità, che divide con pochi altri territori in ambito nazionale, che è quella diavere una popolazione scolastica in aumento, a causa della forte immigrazione.Questo comporta per l’Ente la necessità di continuare, anche se fuori tempo rispetto a quello che succede nelresto del Paese, ad investire risorse ingenti nel settore scolastico (la Provincia in particolare ha competenza perquanto riguarda la scuola secondaria superiore) e di mantenere poi quello che è stato realizzato con i costi checomporta la manutenzione di un patrimonio che è particolarmente diffuso, anche se possiamo vantarci, traquelle che sono le competenze della Provincia e quelle che sono certamente anche dei Comuni, di presentareuna realtà di strutture scolastiche vicina a quelle che sono le esigenze della popolazione e delle famiglie.Tutto questo, soprattutto negli ultimi anni, con bilanci particolarmente ridotti, “arrivati all’osso” si può dire: eancora non abbiamo toccato il fondo, perché proprio nei settori per esempio della scuola ma anche in quellidei servizi e dell’assistenza, probabilmente avremo stagioni di cui non abbiamo ricordo, nel senso che sarannopeggiori di quelli che ciascuno di noi è stato abituato a vedere. È chiaro che con una gestione di bilancio così “all’osso” il tema del risparmio è fondamentale: ma è fondamen-tale anche, e anzi credo sia d’obbligo, anche una scelta di qualità, una scelta di qualità che è essenziale, perchéimmaginiamo cosa significherebbe spendere male quei pochi soldi che le Amministrazioni riescono ancora,nonostante tutto, ad avere a disposizione.Scelta di qualità che non può che trovare in un’associazione come la vostra, nel lavoro che la vostra società svol-ge, un punto di appoggio indispensabile.Io credo che la giornata di oggi costituisca un momento di contatto estremamente importante, un’occasioneper conoscerci, ma credo che sia anche l’occasione per sviluppare in futuro una collaborazione costante, unacollaborazione che possa portare a dei risultati, che saranno sicuramente importanti.Chiaramente è per me impossibile entrare nello specifico delle questioni che oggi eminenti studiosi porteran-no a questo Congresso, però sento l’esigenza di affermare comunque alcune cose.Sappiamo che questo è un settore che spesso e volentieri è abbastanza bistrattato, messo in secondo pianorispetto a soverchianti problemi che toccano altre discipline e altri momenti della formazione e della vita e chespesso viene quindi in qualche modo sottomesso ad altre esigenze.È anche vero purtroppo che si tratta di un settore che, anche magari in conseguenza di questa scarsa conside-razione, vede operatori non sempre sufficientemente motivati.

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Io credo che proprio per questo il lavoro di questa società sia fondamentale: per fornire le basi più adeguateperché coloro che si trovano professionalmente a svolgere nella scuola, ma anche fuori dalla scuola, questo tipodi attività abbiano quella convinzione, quegli obiettivi, quelle strategie che possono provenire soltanto daun’adeguata formazione, da un’adeguata conoscenza degli strumenti propri della professione stessa.Io sono convinto che l’Educazione Fisica debba essere qualcosa di permanente, dato che non ha a che vede-re solo con una fase particolare della vita ma con la vita stessa, da quando nasce a quando finisce.Un’Educazione Fisica che naturalmente non deve essere una sorta di esaltazione della fisicità fine a se stessa mauna ricerca dell’equilibrio corpo-mente, come ormai è universalmente riconosciuto.E questo è un lavoro la cui importanza non ha confini, oggi magari più di sempre, a causa dell’aumento del-l’aspettativa di vita e dell’ormai noto problema della sedentarietà.Tutto ciò si collega al problema dei costi cui accennavo all’inizio, perché il costo sociale di una cattiva cresci-ta, di un cattivo sviluppo del proprio corpo e anche di conseguenza della propria capacità intellettiva e relazio-nale, è enorme, prevenire il quale sarebbe già da parte nostra, con l’aiuto vostro, un risultato importante, ancheper riuscire ad affrontare meglio quegli aspetti relativi alla difficoltà di amministrare, derivante dalla pochezzadelle risorse disponibili, alla quale ho già accennato.Porgo quindi il mio benvenuto a tutti i presenti, in un’espressione di volontà di collaborazione con la vostraassociazione, insieme ai miei migliori auguri di un buon lavoro, che questa sia una giornata proficua per lavostra società, naturalmente anche nell’interesse del territorio che rappresento.

Matteo GrazziniAssessore alle Politiche dello Sport del Comune di Prato

Saluto con piacere tutti i partecipanti a questo Congresso sul quadro svedese, perché è stata la prima iniziativache mi è stata presentata quando sono entrato in carica come assessore.Ero stato nominato da pochi giorni e Giovanni Lombisani venne nel mio ufficio proponendomi il progetto dimassima con molto anticipo rispetto alla data prevista per il Convegno: un pregio che raramente ho poi riscon-trato nei mesi seguenti, visto che molto spesso siamo costretti a fare le corse contro il tempo anche per orga-nizzare manifestazioni molto meno importanti di questa.Il fato e gli eventi sportivi hanno voluto che la data di oggi coincidesse con quella di una trasferta internazio-nale storica per una società sportiva pratese, che sto accompagnando in Inghilterra: mi è quindi diventatoimpossibile essere presente.È un peccato perché mi sono impegnato, sia pure molto meno di Lombisani e dei suoi collaboratori, per labuona riuscita del convegno, anche stimolando le scuole a rispondere al questionario, con successo peraltro noneccezionale. La nota dolente è infatti questa: ai pratesi manca un po’ d’entusiasmo nel partecipare alle iniziati-ve che possono migliorare la città, sia che si tratti di sport, di scuola o di altri settori.Spero che l’entusiasmo e la professionalità dimostrate in questa occasione dalla SIEF siano di stimolo per tuttiquelli che hanno a cuore lo sport cittadino.Buon lavoro e un cordiale saluto a tutti.

Prof. Renato Facchini Presidente SITOP – Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica

Ringrazio l’organizzazione dell’invito fatto a me personalmente, e ringrazio anche a nome della SITOP.Credo che questo di oggi possa essere un incontro interessante perché, parlando ieri con alcuni dei vostri piùautorevoli rappresentanti, mi sono potuto fare uno schema di quella che secondo me dovrebbe e potrebbe esse-re una collaborazione importante.Oggi infatti chi individua e manda normalmente i bambini con problemi dall’Ortopedico sono i Pediatri ed iMedici di Famiglia, e questo solitamente nei casi che presentano delle patologie, patologie vere, importanti; maè l’insegnante di Educazione Fisica a vedere i bambini come si muovono, ed a accorgersi per primo di eventua-

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li problemi nella postura, nell’equilibrio o nella coordinazione, e credo che possa essere in grado di differenzia-re i casi da inviare all’Ortopedico da quelli che invece presentano dei “semplici” Paramorfismi, ben individua-bili dall’insegnante di Educazione Fisica, che può in qualche modo poi chiedere il conforto dell’Ortopedico.Ritengo che tutto ciò possa essere visto anche in senso “inverso”, perché se l’Ortopedico vede un bambino conuna patologia vera potrà in alcuni casi mandarlo da Terapisti, specializzati nella Riabilitazione: ma se trattainvece di correggere situazioni paramorfiche potrebbe benissimo contare sulla collaborazione dell’EducazioneFisica.Speriamo che questo “anello” possa chiudersi.

Giuseppe Palombella. Presidente P.A.S.S.I.- Professionisti Associati Scienze Motorie e Sportive Italiani

Un doveroso ringraziamento è rivolto alle persone impegnate nella realizzazione del XIV Congresso Nazionaledella Società Italiana di Educazione Fisica, in particolar modo al Presidente del Congresso Giovanni Lombisanie alla dott.ssa Cristina Baroni, Presidente SIEF. Una ulteriore occasione per denunciare quale sia la grave situa-zione presente nelle scuole italiane, sul ruolo che ricopre l’educazione fisica, nonostante la stessa politica ammi-nistratrice dei luoghi pubblici, continui a lanciare allarmismi volti alla spropositata crescita della ipocinesiainfantile creando così una folta popolazione di bambini obesi. Come si cerca di affrontare il problema? Allamaniera italiana, finanziando dapprima le strutture pubbliche e togliendo poi, alle stesse, quegli attrezzi chesono indispensabili per caratterizzare la forma fisica e mentale dei discenti, come nel caso specifico dal tematrattato nel congresso: “Il quadro svedese”. Un’ipocrisia ormai accertata quella dei politici italiani, portatori dimessaggi obsoleti e inopportuni poichè non convalidati da politiche rivolte alla soluzione del problema “cultu-ra fisica del nostro bel paese”, occupati a riflettere sui costi ma non sui ricavi che l’educazione fisica a scuola,lo sport nelle associazioni sportive e l’attività motoria nelle strutture sociali apportino al risparmio della spesapubblica sanitaria. Il particolare più straziante però rimane la completa indifferenza dei nostri colleghi, i quali invece di parteci-pare in massa al Congresso e dimostrare l’importanza del ruolo dell’insegnante di educazione fisica, hanno pre-ferito occuparsi delle loro attività personali (come sempre), contribuendo così ad accrescere quella che è l’opi-nione da parte della cittadinanza sulla figura dell’educatore fisico: “L’INSEGNANTE DEI SALTELLI”. Losforzo dettato dalla passione e non dall’interesse economico ha spinto gli organizzatori, tutti appartenenti allacategoria dei professori di educazione fisica che io definisco i cugini di noi dottori in scienze motorie, trape-la dalla tipologia di interventi tecnici stabiliti nel protocollo di programma.Organizzare un Congresso è un grande impegno e il ringraziamento non è mai sufficiente per soddisfare l’e-nergia spesa nel realizzarlo, rimane però una grande soddisfazione, quella di vivere ancora una volta le proble-matiche della nostra professione confrontandosi con altri colleghi; consolidare così l’intenzione di chi crede inquello che professa e soprattutto non bisogna arrendersi mai. La proposta lanciata dal sottoscritto è quella difornire alle strutture, accoglienti i nostri rappresentanti politici, di ambienti palestre dove poter praticare l’e-ducazione fisica con l’utilizzo del “QUADRO SVEDESE”, così finalmente potranno esprimersi in modocoerente sulle tematiche per le quali vengono interpellati a discutere.

Marco PecchioliDirettore Istituto Duchenne – Scuola Nazionale di Educazione Fisica

Sono molto lieto di portare il saluto dell’ISTITUTO DUCHENNE a questo nostro XIV Congresso, per varimotivi. Il primo è che oggi sarà esposto uno studio completo e documentato su un argomento molto concreto: il quadrosvedese. Questa presentazione fornirà agli studiosi della Ginnastica e dell’Educazione Fisica una visione completadell’attrezzo, a partire dalla sua storia, fino ai dettagli più specifici delle tecniche e della loro didattica.Il secondo è che oggi possiamo dire con orgoglio che la nostra Associazione SIEF, continuando i suoi lavori

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congressuali, può vantarsi di essere una organizzazione solida, affidabile, disponibile e completa al servizio dellamateria e di coloro che la insegnano. Anche gli Atti di questo Congresso saranno pubblicati sulla nostra rivista “I.D. Educazione Fisica” e sarannocosì pubblici e disponibili per tutti, siano essi insegnanti, o semplici cultori, o politici, amministratori e stu-diosi di vario genere ed anche magistrati ed avvocati che debbano dare delle risposte ed interpretazioni corret-te sull’insegnamento della ginnastica.Il terzo è che oggi gli insegnanti di Ginnastica possono disporre di tutto ciò, hanno a loro disposizione unaorganizzazione ed una rivista, con tutti i benefici che ne derivano. Essi possono finalmente disporre di un teso-ro essenziale per l’aggiornamento, il confronto, la diffusione e la difesa della loro materia.Il quarto è che il nostro ISTITUTO DUCHENNE, da cui la nostra Associazione SIEF ha preso le mosse edella quale è al servizio operativo, rappresenta veramente una struttura formativa e di riferimento, in grado didare alla nostra materia un futuro concreto, come appunto la realizzazione di questo Congresso documenta.Il quinto è che, cosa estremamente importante oggi ed aggiungo “purtroppo”, in questo congresso sarannoaffrontate in modo deciso, concreto e documentato, e quindi superate, le dannose, inutili e logoranti quantoridicole dispute sulla presunta “sicurezza” degli esercizi agli attrezzi, per la quale sicurezza, alcune persone non competenti ed incapaci, si sentono autorizzate a toglierli dalle palestre di ginnastica delle scuole, o ad ostaco-larne il loro uso.

Per concludere desidero ringraziare tutti i partecipanti e tutti coloro che col loro sacrificio di studio, di ricercae di iniziative personali e buona volontà, hanno contribuito alla realizzazione di questo XIV Congresso SIEF.Un saluto particolare infine al Presidente del Congresso Prof. Giovanni Lombisani e alla nostra Presidente SIEFDott.ssa Cristina Baroni.

Auguro a tutti un proficuo lavoro.

Giovanni LombisaniPresidente del Congresso

Oggi per me è un giorno molto importante. È un grande onore ricoprire la carica di Presidente di questo XIV Congresso SIEF. È con grande orgoglio che pronuncio il nome di questa società, società scientifica della materia fondata per difen-dere e promuovere l’educazione fisica, nella convinzione che oggi sia più che mai importante uno studio insiemestorico e scientifico di questa materia e che sia fondamentale la discussione tra gli addetti ai lavori per arrivaread una condivisione anche terminologica riguardo alla nostra materia, nella convinzione che essa può e quindideve svolgere un ruolo determinante nel migliorare la qualità della vita di tutti, dai bambini agli anziani. Approfitto del momento e del luogo per ringraziare pubblicamente una persona per me molto importante, ildott. Marco Pecchioli, che ho avuto la fortuna di incontrare come docente e con il quale poi ho iniziato unpercorso formativo che dura ormai da 18 anni.

Per la prima volta la SIEF affronta in modo specifico, come argomento di un suo Congresso Nazionale, ungrande attrezzo: il quadro svedese. Gli attrezzi, ed i grandi attrezzi in particolare, hanno fatto la storia passata dell’educazione fisica, e proprio perla loro storia e per il loro valore educativo, dopo una loro necessaria rivisitazione alla luce delle moderne acqui-sizioni scientifiche, non possono che fare la storia dell’educazione fisica futura. Questo è un argomento che, sebbene abbia notevoli risvolti su tutta la società, riguarda soprattutto il mondoscolastico: è infatti nelle scuole di ogni ordine e grado che questi attrezzi dovrebbero avere la loro sede natura-le, e qui che dovrebbero essere conosciuti, utilizzati ed apprezzati, per godere così dei notevoli benefici che essipossono produrre. I grandi attrezzi rappresentano, nelle mani di noi insegnanti di educazione fisica, degli stru-menti unici ed insostituibili, per una vera educazione fisica dei nostri bambini e dei nostri ragazzi. Essi sono stati ideati dai grandi maestri di ginnastica col preciso scopo di riproporre in ambienti sicuri e con

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possibilità di studio, tutte le esperienze naturali che l’essere umano avrebbe dovuto affrontare se avesse conti-nuato a vivere in un ambiente naturale. Tutti sappiamo quanto oggi queste opportunità di movimento naturale manchino nella nostra società moder-na, e quanto sia grave questa mancanza è sotto gli occhi di tutti, tant’è vero che essa viene sottolineata ormaida ogni parte del mondo scientifico e pedagogico. Sicuramente nell’utilizzo dei grandi attrezzi vi sono aspetti importanti da conoscere e da non sottovalutare mai:l’importanza della gradualità e progressività nella proposta degli esercizi, la necessità di prevenire, soprattuttoattraverso un’adeguata programmazione, ogni possibile fonte di incidente… Per tutto ciò, l’insegnamento dellaginnastica deve essere svolto da insegnanti esperti nella materia, in primo luogo avendone esperienza diretta(saper fare) e poi avendo imparato ad insegnarla (saper far fare). Di tutto questo si parlerà in questa giornata, spero in un costruttivo confronto nelle discussioni che seguiran-no dopo ogni sessione, per portare cosi un vero contributo scientifico all’educazione fisica, per il benessere ditutti.

I lavori di oggi si articoleranno nel seguente modo: una prima parte (nella mattinata), che potremmo dire“generale”, sul ruolo ed il significato dei grandi attrezzi nell’educazione fisica scolastica, dove verrà affrontatoanche il problema della sicurezza (I Sessione), e sulla situazione attuale riguardo alla loro presenza sia nelle scuo-le che nell’insegnamento universitario (II Sessione).Seguirà la pausa pranzo. Alle ore 15.00 riprenderemo i lavori. Il pomeriggio sarà dedicato alla parte specificasul quadro svedese, sia per quanto riguarda la storia dell’attrezzo che per gli esercizi, con particolare riguardo atutto ciò che, proprio attraverso la programmazione, è possibile e anzi direi doveroso fare al fine di prevenireogni rischio di incidente.Seguirà infine il dibattito alle 17,25, e la chiusura dei lavori alle ore 18.00, con la consegna degli attestati.Concludo e dichiaro ufficialmente aperti i lavori di questo XIV Congresso Nazionale SIEF, invitando al tavo-lo i moderatori della I Sessione.Auguro a tutti voi un buon lavoro.

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Credo, o perlomeno spero, che i soci a cui mi rivolgo abbiano in mente una paginetta che io scrissi e pubbli-cai anche nel primo numero della mia rivista “I.D. Educazione Fisica” nel 1992, ormai 18 anni fa, rivolgendo-mi a tutti i bambini del mondo perché si cimentassero ed imparassero i vari aspetti della motricità (Figura 1).

Osservando i bambini chiunque può capire come essi abbiano la tendenza a conoscere il mondo che li circon-da ed a cimentarsi nelle più diverse esperienze motorie. Non di rado anche pericolose. Qualche volta mortali,come avviene in natura. Lo spirito di autoconservazione non sempre è sufficiente per proteggere e tenere lon-tano un bambino da un gesto motorio pieno di grande rischio. Bambini che sanno a malapena camminare eche si fratturano un femore cadendo accidentalmente da uno scalino, non è un evento rarissimo in un prontosoccorso pediatrico. Può anche capitare che gli eventi della vita portino a dovere affrontare situazioni di gran-de rischio ed in questi casi non si tratta più di una scelta, ma di una necessità. In questa evenienza, è chiaroche da questo tipo di eventi catastrofici non ci si può sottrarre e si può soltanto sperare di essere sufficiente-mente capaci, abili e forti, da riuscire a superare il pericolo. Penso alla necessità che può capitare di dovere fareun salto da un’altezza di 3 o 4 metri, per sottrarsi ad un incendio, o ad un terremoto, o altro; oppure di cade-re in mare perché la barca si rovescia, o di salire su un albero perché un branco di cani ci insegue, come pur-troppo è già successo oggi anche in Italia, o di ribaltare con l’automobile e perdere l’orientamento, ecc.. In altreparole, il pericolo, per ogni persona, ma specialmente per un bambino, fa parte della vita. Questo significa cheesso non può essere azzerato. Questo significa allora, per le persone intelligenti ovviamente, che le situazioni dipericolo vanno conosciute e soprattutto che, una volta conosciute ed elencate (almeno quelle più comuni edanche più frequenti), è opportuno esercitarsi ad affrontarle, ossia cimentarsi e sfidarle, per diventare capaci disuperarle senza subire danni. In altre parole praticarle, attraverso esercitazioni dedicate ad esse, con tutte le pre-cauzioni possibili, ma anche secondo un criterio razionale di difficoltà crescente, per diventare capaci di supe-rarle senza più correre il rischio di farsi male, proprio perché sappiamo come fare, perché siamo diventati bravie capaci di superarle attraverso l’apprendimento. Per esercitarsi in tale aspetto della motricità sono nati i grandiattrezzi.“Criterio razionale” significa innanzi tutto “gradualità” e soprattutto “progressività” nell’apprendimento. Si dàper scontata la disponibilità di mezzi ed impianti, ma anche che l’insegnante conosca e conosca bene il come,il perché, il quando, ecc. dell’insegnamento che sta impartendo a soggetti che ancora non sono capaci di certeazioni motorie, o non possiedono una padronanza del corpo (aspetto neurologico) o una forza muscolare, edanche una scioltezza articolare, una maturità scheletrica, ecc. (aspetti meccanici) adeguati alla prestazione conla quale si dovranno cimentare. I grandi attrezzi consentono ed affermano tutto ciò.

Il pericolo fa parte della vita. Questa affermazione merita almeno una precisazione, perché oggi noi viviamo inuna società civilizzata e certe capacità motorie o certe necessità motorie non appartengono più alle esigenze del-l’uomo moderno. A titolo di esempio dico, senza tema di smentita, che la frutta oggi la si compra dall’ortola-no o al supermercato e non c’è più bisogno di andare a coglierla personalmente sugli alberi con rischio e peri-colo. È necessario allora precisare e concentrare la nostra attenzione su un aspetto oggi nascosto, ma non perquesto trascurabile, perché questo ragionamento della non più attuale esigenza di possedere certe abilità motorie

IL RUOLO DEI GRANDI ATTREZZI DELLA GINNASTICA NELL’EDUCAZIONE FISICAMarco PecchioliMedico Ortopedico, Direttore Istituto Duchenne, Scuola Nazionale di Educazione Fisica - Firenze

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per l’uomo moderno, non lo esime dall’esercitarsi ugualmente nei gesti che per l’uomo primitivo erano unanecessità. Il motivo della precisazione risiede nel fatto che il nostro corpo è sempre lo stesso di sempre ed è con-cepito dalla natura per essere abile a tal punto da potersi garantire la sopravvivenza nell’ambiente naturale, maesso ha anche bisogno, per mantenere la sua salute e la sua efficienza, di praticare quelle esperienze motorie dicui lo ha dotato la natura. Quelle esperienze motorie in natura vengono acquisite soltanto per necessità e senza garanzie di sicurezza, men-tre oggi, con la ginnastica ai grandi attrezzi, si rende possibile apprendere tali capacità motorie senza corrererischi di farsi male, pur rimanendo ugualmente presente il rischio. Non solo, ma i grandi attrezzi fornisconocontinuamente occasioni di pericolo, di rischio, anche imprevisto ed imprevedibile e così, l’esercizio a taliattrezzi abitua a dominare e superare con disinvolture le situazioni rischiose. Senza tale esercizio, ogni volta chetali situazioni si presentino nella vita di tutti i giorni, esse possono essere motivo di incidenti seri, con dannidel nostro organismo. Ciò viene azzerato invece attraverso l’acquisizione delle capacità motorie, prontezza diriflessi, sviluppo dell’intuizione sui pericoli possibili, abilità e capacità decisionali mirate ed immediate acqui-site mediante l’esercizio, proprio ai grandi attrezzi. Che dire poi della semplice e prioritaria “conoscenza delpericolo”. Essa significa capacità di capire che una situazione presenta dei rischi di farsi male. Oggi, non pochigiovani non possiedono più questa intuizione e sono capaci di lanciarsi a tutta velocità col motorino in curvepericolose senza avere la minima percezione della possibilità di andare fuori strada, oppure, come ci è stato rife-rito anche per televisione, di lanciarsi dalla finestra di un albergo nella piscina sottostante, senza riuscire a intra-vedere il pericolo in tale gesto e morire o rovinarsi per tutta la vita.

Riprodurre artificialmente quanto esiste già in natura.

Questo è il problema la cui soluzione è affidata ai grandi attrezzi.

Permettere di esercitarsi in modo sicuro ad affrontare le situazioni di pericolo per diventare capaci di superar-lo e evitare i rischi qualora nella pratica quotidiana si verifichino situazioni analoghe, ma anche per capire checosa può essere pericoloso e che cosa no, questo è il compito dei grandi attrezzi dislocati in palestra o all’aper-to. Questa è prevenzione, quella vera. Perché quella vera ?

Perché sappiamo, come già accennato sopra, che certe incertezze, certe situazioni della vita non si possono pre-venire e allora è meglio esercitarsi e diventare abili per superarle in situazione di completa sicurezza, senza cor-rere nessun rischio, perché sappiamo come si fa per imparare, perché attraverso lo studio e la ripetizione sidiventa capaci di farle senza correre più nessun pericolo, perché quelle situazioni esercitandosi, ci diventanofamiliari, perché il nostro corpo diventa forte, coordinato, agile, ecc. da poter affrontare e superare senza piùcorrere alcun rischio certi eventi. Questo è veramente importante, questa è vera prevenzione. Mi permetto difare l’esempio con la guida dell’automobile per la strada: noi possiamo disporre di veicoli efficientissimi, air-bag, cinture di sicurezza, doppie e triple corsie per ogni senso di marcia, guard-rail, limiti di velocità, ecc. ecc.,per evitare gli incidenti, ma se l’autista non sa guidare, tutto quello che faremo per la prevenzione non sarà maisufficiente, dove il “sapere guidare” significa non tanto tenere lo sterzo in mano, conoscere i cartelli ed il codi-ce stradale e scalare le marce, ma significa capire le situazioni e fare le scelte opportune per ogni momento dellaguida ed avere dei riflessi pronti e già orientati alla difesa o all’evitare gli ostacoli. Significa anche possedere uncervello lucido e capace di decidere prontamente e nel modo migliore, che cosa fare o che cosa non fare, men-tre si è alla guida di un veicolo. Così, ad esempio, non è la velocità di per sé un pericolo, ma il guidare velociin quella circostanza, in quella curva, o con quel manto stradale, quello sì che può essere pericoloso e allora ilproblema si trasferisce dalla velocità di per sé all’intelligenza di muoversi in maniera adeguata per quella situa-zione; si trasferisce cioè al “sapere” guidare. Questo non si identifica con la conoscenza del codice della strada,o con la conoscenza dei comandi del veicolo, ma va molto oltre, sulle capacità della persona, sulla sua perce-zione delle situazioni di pericolo, sulla sua esperienza appresa attraverso altre esperienze simili vissute e speri-mentate senza farsi male, in modo innocuo ma efficace, proprio affrontando e così imparando a comprenderecome si presenta il pericolo e come si deve agire in quelle circostanze. I grandi attrezzi della Ginnastica educa-no a ciò ed il loro beneficio si rivolge soprattutto al cervello in funzione delle scelte che essi indicano, alla intui-zione dei rischi insiti in quel momento in quel gesto, all’orientamento acquisito mediante il gesto motorio, in

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modo quasi istintivo, a forza di ripeterlo.L’Educazione Fisica è una educazione integrale ed autonoma. Integrale perché affronta tutti gli aspetti educa-tivi necessari alla persona ed autonoma, perché pur trattandosi di “educazione”, essa non necessita di supportimorali, religiosi, ecc..

L’Educazione Fisica comprende la Ginnastica. Nella Ginnastica sono previste le esercitazioni ai grandi attrezzi.I grandi attrezzi sono quegli attrezzi dove si praticano i grandi esercizi; i grandi esercizi sono gli esercizi nei qualiil corpo viene impegnato in modo globale e completo. I grandi attrezzi sono: la spalliera, gli anelli, la sbarra, ilcavallo, il plinto, il quadro svedese, gli appoggi Baumann, il palco di salita con le sue pertiche, funi e scale divario tipo, le parallele, l’asse d’equilibrio Baumann, la trave di equilibrio, il trapezio, la panca I.D., ed altricome il trampolino, la pedana, ecc… Potrebbero essere considerati grandi attrezzi anche la bicicletta, il surf, ipattini, gli sci, la barca a vela, il cavallo (in carne ed ossa), il giavellotto, il muro, la parete di arrampicata, ecc.,ma per consuetudine ed anche per semplicità, ci si limita a definire grandi attrezzi quelli che la tradizione ci haereditato col tempo. Colgo l’occasione per ricordare che nella terminologia si usa per i grandi attrezzi l’espres-sione con la preposizione articolata, mentre per i piccoli attrezzi si usa l’espressione “con” e si dirà sempre eser-cizi agli appoggi Baumann, al quadro svedese, alla spalliera, agli anelli, alle parallele, ecc., mentre si dirà eser-cizi con la bacchetta, con le clavette, con il cerchio, ecc.

I grandi attrezzi sono stati ideati (per i grandi attrezzi artificiali) o proposti (per i grandi attrezzi già presenti innatura) dai grandi ginnasiarchi del passato per riprodurre in ambiente artificiale (leggi palestra) ciò che era giàpresente in natura, e potersi così esercitare senza correre rischi ed in modo ripetitivo. In tal modo realizzarel’apprendimento dei movimenti specifici di ogni grande attrezzo.

È da bambini che l’apprendimento è più facile. La facilità non dipende soltanto dalla maggiore predisposizio-ne del SNC ad apprendere, o dalla maggiore scioltezza articolare, ma dipende anche dalla minore mole corpo-rea, che consente in particolare all’insegnante, di proteggere bene il corpo del bambino in caso di cadute, o disollevarlo di peso e fargli provare il gesto motorio in assenza di rischio. La cosa non sarebbe ripetibile con unadulto ed il percorso di apprendimento si complicherebbe di sicuro. Ciò non significa che da adulti non sia piùpossibile imparare, ma significa che meglio sarebbe farlo nel periodo in cui si è più predisposti. Significa ancheche è un vero peccato che molti bambini non lo possano fare, perché la ginnastica non viene loro insegnata.Questa è una colpa ed è proprio questo il sentimento che ognuno deve avvertire, quello di una colpa grave,specialmente per coloro che sono considerati e si considerano gli esperti della Ginnastica e dell’EducazioneFisica e che insegnano già nella scuola.

Ai grandi attrezzi, almeno nella Ginnastica, non si svolgono gare di bravura in competizione contro altri avver-sari, il che sarebbe semplicemente una sciocchezza, oltre a riproporre il pericolo a causa dell’eccesso di abilitàrichiesto per eseguire esercitazioni ai limiti dell’impossibile per superare gli avversari. Non c’è posto per il“circo” nella ginnastica ed in particolare le acrobazie da circo sono un lavoro per gli acrobati che le eseguono eche devono strabiliare la gente comune che paga per andarli a vedere, mentre la Ginnastica è una igiene e deveessere praticata da tutte le persone. C’è una differenza abissale, come ognuno può capire.A questo proposito, mi è giunta all’orecchio una notizia, purtroppo vera, che se non fosse tragica, sarebbe daridere, ma soprattutto dimostra che i limiti della dabbenaggine umana non esistono. Si tratta del fatto che inalcune scuole vengono fatti togliere i grandi attrezzi dalle palestre o dagli ambienti dedicati alle esercitazioni diEducazione Fisica, con la scusa che essi sono pericolosi. I grandi attrezzi sono pericolosi per definizione, per-ché servono per dare l’opportunità di affrontare il pericolo per superarlo e ciò facendo, di aumentare i propriorizzonti di sicurezza, di autosufficienza e di libertà. Sono stati inventati proprio per questo. Ma tutta laGinnastica affronta la fatica ed il pericolo proprio per superarlo ed aumentare così le proprie capacità di salu-te ed incrementare la qualità della vita. Va da sé che la disciplina in palestra sia una cosa ovvia, che la prepara-zione dell’insegnante sia di livello, che gli strumenti di sicurezza siano disponibili, che gli allievi siano allie-vi…ma ciò si deve dare per scontato e là dove così non sia, NON si deve consentire l’uso dei grandi attrezzi,perché un uso indifferente o improprio dei grandi attrezzi non appartiene alla Ginnastica ed all’EducazioneFisica. Mi sembra di dire una cosa semplicemente ovvia per persone dotate della ragione, come si presume che

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siano coloro che sono incaricati dell’autorità amministrativa, politica, sociale, ecc.

In ogni caso non si può prevedere in una scuola ed in un piano di studi l’insegnamento della Educazione Fisicae quindi anche della Ginnastica, senza mettere a disposizione palestre al chiuso o all’aperto adeguatamenteattrezzate, con insegnanti preparati, capaci ed autorevoli ed allievi rispettosi e disciplinati. Se si prescinde daquesti presupposti basilari, può succedere di tutto.

I grandi attrezzi vengono usati anche per l’effettuazione di esercizi di riporto. Sono detti così gli esercizi non spe-cifici di un attrezzo, ma che possono essere eseguiti su di esso con certi vantaggi; per esempio, l’asse d’equilibriovede come esercizi propri tutte le andature di equilibrio che si possono fare sopra di essa. Se io la uso per saltar-la ed allenarmi in un contesto di ginnastica presciistica, eseguo all’asse d’equilibrio un esercizio “di riporto”.

A scopo classificativo e di inquadramento generale gli esercizi ai grandi attrezzi si distinguono in:- Esercizi PREPARATORI: quelli che devono essere fatti per poter affrontare l’attrezzo. Per esempio io non

potrò far fare la traslocazione alla scala orizzontale, se prima non avrò insegnato all’allievo (e verificato chelui sappia fare) il salto in basso.

- Esercizi PROPEDEUTICI: quelli che preparano alle varie evoluzioni specifiche dell’attrezzo. Per esempio:balzo da fermo e presa in sospensione ad un piolo della scala orizzontale.

- Esercizi APPLICATIVI: quelli per i quali è stato proposto quell’attrezzo. Per esempio le arrampicate alla per-tica.

- Esercizi DI RIPORTO: quelli che possono essere eseguiti con l’attrezzo, ma che potrebbero essere fatti anchesenza di esso.

- VIRTUOSISMI. Per esempio: la traslocazione saltata ai pioli della scala orizzontale.

In questo nostro XIV Congresso noi affronteremo il quadro svedese in tutti i suoi aspetti e sicuramente potre-mo dare delle direttive efficaci per la sua diffusione e pratica “sicura” in tutte le scuole.

Per concludere, voglio dire due parole sul “divertimento” e, parlando ad esperti, dico soltanto che tutti voiconoscete la grande gioia di cui veniamo pervasi quando riusciamo ad eseguire un esercizio che ci sembravaimpossibile o ci spaventava e quanto desideriamo e ci divertiamo a ripeterlo fino alla noia per la nostra soddi-sfazione. Secondo me questo è il VERO divertimento ed ai grandi attrezzi ce n’è in abbondanza.

Desidero chiudere con un motto che mi piace:

Per i Grandi Attrezzi occorrono Grandi Maestri.

Una società migliore, per un futuro migliore, può essere preparata soltanto da Grandi Maestri. Le Università dovrebbero preparare questi Maestri.

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Negli ultimi decenni si è manifestato un notevole incremento del numero dei soggetti in età evolutiva che pra-ticano sport e, parallelamente, si è verificato un abbassamento dell’età d’ingresso dei giovani atleti nella prati-ca agonistica.Lo svolgimento di attività sportiva in età evolutiva rappresenta senza ombra di dubbio un fattore favorente unosviluppo armonico e funzionale, è noto infatti come lo sport contribuisca a migliorare la capacità polmonare,la gittata cardiaca, la tonicità dell’apparato muscolare e il trofismo scheletrico, senza contare il beneficio lega-to ad un migliore controllo dell’emotività e del comportamento.In campo ortopedico i rischi che derivano da un allenamento errato in età evolutiva possono in alcuni casi esse-re sovrapponibili a quelli degli adulti ma, in altri casi, possono presentare caratteristiche differenti legate appun-to allo stato di maturazione dell’apparato muscolo scheletrico.Il bambino non è un piccolo adulto! L’attività motoria deve essere adeguata alle caratteristiche psicofisiche e dievolutività proprie del soggetto in accrescimento.I tendini ed i legamenti presentano in genere una maggiore elasticità rispetto ad un soggetto adulto, l’osso pre-senta invece dei punti di minore resistenza situati a livello della zona metafisaria delle ossa lunghe, in questazona situata fra epifisi e diafisi penetrano i vasi sanguigni e si verifica la crescita in lunghezza dell’osso graziealla presenza della cartilagine seriata che progressivamente va incontro all’ossificazione.La maturità scheletrica è legata al grado di ossificazione ovvero alla saldatura delle giunzioni metaepifisarie, per-tanto un allenamento corretto deve tenere conto delle singole caratteristiche evolutive conoscendo i limiti ditollerabilità al carico e i periodi più favorevoli per lo sviluppo delle capacità motorie (forza, resistenza, rapidi-tà, mobilità).In altre parole esercizi con carichi elevati eseguiti troppo precocemente possono portare a deformità scheletri-che o possono favorire un’evoluzione in senso negativo di malformazioni o patologie preesistenti (cifosi, sco-liosi, deviazioni assiali ecc…).Prolungate forze traenti esercitate sui nuclei in accrescimento da masse muscolari ipertoniche e ipertrofichepossono favorire l’insorgere di patologie note con il termine di osteocondrosi giovanili (Morbo di OsgoodSchlatter, Morbo di Sever, Morbo di Scheuermann ecc…), affezioni generalmente benigne che si giovano delriposo ma che a volte comportano un’alterazione morfologica del nucleo d’accrescimento a fine crescita. Altre affezioni che debbono essere conosciute sono i distacchi dei nuclei apofisari, eventi traumatici legati agesti atletici errati e favoriti spesso da una sproporzione fra il grado di maturazione scheletrica e lo sviluppodelle masse muscolari spesso volutamente esasperato.Pertanto le caratteristiche anatomofisiologiche di determinate età possono condizionare il verificarsi di lesionispecifiche; da un’analisi critica (Tab. 1) da noi effettuata vediamo infatti come la frattura pur essendo appan-naggio di ogni classe d’età costituisca la lesione prevalente nei bambini più piccoli, dove l’osso canalizzato daun abbondante letto vascolare risulta essere un punto di minore resistenza sia rispetto alle cartilagini di accre-scimento che rispetto ai legamenti estremamente robusti e plastici. Anche i distacchi epifisari si verificanosoprattutto nelle età intermedie, poiché avanzando con l’età la cartilagine di crescita diminuisce sempre di piùil suo potenziale evolutivo in particolare nel suo stato ipertrofico, costituendo una sede più vulnerabile. Allostesso modo i distacchi apofisari sono più frequenti negli adolescenti per i già citati problemi legati ad un dise-quilibrio di maturazione muscolo scheletrica. I traumi distorsivi, infine, rimangono totalmente a carico dei gio-

LA TRAUMATOLOGIA DELLO SPORT IN ETA’ PEDIATRICA

A. Gambarara, C. Vignati, R. Facchini Clinica Ortopedica CTO - Università degli studi Milano

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vani con maturità scheletrica completata, dove il punto di minor resistenza è identificabile nelle strutture cap-sulo legamentose.

In conclusione riteniamo che la prevenzione dei rischi correlati alla pratica sportiva in età evolutiva debba pas-sare attraverso 2 fasi obbligatorie che sono: 1) i candidati all’attività sportiva devono essere valutati, filtrati e preliminarmente corretti dagli insegnanti di

educazione fisica;2) successivamente interverranno istruttori ed allenatori qualificati e specificamente preparati e personalizzare

l’attività e gli allenamenti tenendo conto delle differenze psicofisiche esistenti anche fra soggetti di egualeetà.

Un corretto equipaggiamento e un idoneo campo di pratica (per esempio con terreni che non esasperino lavelocità e quindi un aumento delle forze d’impatto) sono ovviamente un requisito indispensabile.

BIBLIOGRAFIA

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Dopo la proposta di presenziare come relatore al XIV Congresso S.I.E.F., a fronte delle lamentate incertezzesulla “legalità” dell’utilizzo nelle palestre del quadro svedese, per prima cosa ho provveduto a ricercare le normedi riferimento.Non senza stupore ho dovuto constatare che non esistono (o non sono stato in grado di reperire?), né in ambi-to comunitario, né in ambito nazionale, norme quadro, o direttive, che prendano in considerazione gli attrez-zi per l’attività motoria in quanto tali, che dispongano sul tipo e le modalità di utilizzo o su gli standard mini-mi di fabbricazione degli stessi.

Il legislatore, ad oggi, ha pensato bene di definire esclusivamente gli standard di sicurezza per i luoghi in cui sisvolge l’attività motoria e/o sportiva. Certo, non si può prescindere dal fatto che la materia rientra nel noverodi competenze concorrenti tra Stato e Regioni, pertanto, può darsi che alcuni amministratori locali più accor-ti abbiano deciso di comprendere le attrezzature sportive ed i grandi attrezzi dell’educazione fisica nella loroproduzione legislativa, ma non sono riuscito ad avere riscontri in merito, visto il caos normativo con cui ilnostro paese convive e che è ben lontano dal risolversi.

Si può dedurre che, ad oggi, l’unica normativa riguardante l’attrezzatura è solo quella “volontaria” dell’UNI(Ente Nazionale Italiano di Unificazione, associazione privata senza fine di lucro, riconosciuta dallo Stato edall’Unione Europea, che studia, elabora, approva e pubblica le norme tecniche volontarie. I soci UNI sonoimprese, professionisti, associazioni, enti pubblici, centri di ricerca e istituti scolastici).

Le norme UNI sono documenti che definiscono lo stato dell’arte di prodotti, processi e servizi, specificano cioè“come fare bene le cose” garantendo sicurezza, rispetto per l’ambiente e prestazioni certe. Pur essendo di appli-cazione volontaria, forniscono agli operatori riferimenti certi, anche di rilevanza contrattuale. Tra questi talidisciplinari tecnici, comunque, non mi risulta alcun testo che si occupi dell’attrezzatura da ginnastica nel suocomplesso, benché la materia non sia del tutto estranea (si rinvengono, infatti, disciplinari su determinatidispositivi, come le protezioni individuali per determinati sport o per attrezzature specifiche es. UNI EN13219:2009 “Attrezzatura da ginnastica - Trampolini - Requisiti di funzionalità e di sicurezza, metodi di prova”).

Preso atto del quadro normativo esistente, mancando regole precise, l’operatore del settore dovrà rispettare lenorme generali previste in tema di responsabilità civile e penale.

Non è oggetto del presente articolo la responsabilità per gli infortuni che si possono presentare durante lo svol-gimento di una competizione sportiva e le considerazioni inerenti il c.d. rischio consentito. La scelta è detta-ta dal fatto che il focus della trattazione è rivolto all’istruttore, all’insegnante di educazione fisica e non allo spor-tivo, tanto meno all’allenatore in senso stretto, anche alla luce delle differenze fondamentali tra l’educazionefisica (che vuole sviluppare il miglior rapporto della persona col suo organismo per raggiungere l’obiettivo dellamiglior salute) e lo sport, agonistico o meno (poiché, comunque, quest’ultimo mira al superamento dei limitiattuali del praticante). Quanto alla responsabilità civile, in primis, si riportano le norme maggiormente rilevan-ti, presenti nel codice civile.

LA RESPONSABILITÀ DEGLI ISTRUTTORI E DEI GESTORI DEGLIIMPIANTI DURANTE L'ESERCIZIO DELL'ATTIVITÀ MOTORIAAlessandro Marchetti Avvocato del Foro di Prato

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Art. 2043 Risarcimento per fatto illecitoQualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto arisarcire il danno.

Intanto, è opportuno segnalare (benché siffatta nozione appartenga al comune bagaglio d’esperienza dell’uo-mo medio) che i danni cagionati a terzi vanno risarciti anche in assenza di volontarietà dell’azione lesiva. Illimite alla potenziale punizione di ogni condotta umana è dato dall’ingiustizia del danno1 e dalla riscontrabili-tà di colpa. Se della colpa parlerò più ampiamente in proseguo, nel caso di specie non pare opportuno dilun-garsi in merito alla definizione di danno ingiusto, visto che (com’è normale che sia), subire una lesione nonpuò essere conseguenza accettabile da un’attività che, al contrario, mira al miglioramento della salute.

Art. 2048 Responsabilità dei genitori; dei tutori, dei precettori e dei maestri d’arteIl padre e la madre, o il tutore, sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori non emanci-pati o delle persone soggette alla tutela, che abitano con essi. La stessa disposizione si applica all’affiliante.I precettori e coloro che insegnano un mestiere o un’arte sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito deiloro allievi e apprendisti nel tempo in cui sono sotto la loro vigilanza.Le persone indicate dai commi precedenti sono liberate dalla responsabilità soltanto se provano di non avere potutoimpedire il fatto.

La norma appena riportata rileva in particolar modo per gli insegnanti delle scuole, che devono far particola-re attenzione alla condotta degli alunni, affinché questi non abbiano a recar danno, oltre che a se stessi, ancheai loro compagni. Ciò esula, comunque, dai possibili infortuni che possono essere provocati dalle normali azio-ni di gioco degli sport che si fanno svolgere durante le ore di educazione fisica.Nei confronti degli allievi minorenni è operante una presunzione di responsabilità, perciò se si verifica un inci-dente, l’istruttore è considerato responsabile a meno che provi di «non avere potuto impedire il fatto», cioè diavere esercitato un’adeguata sorveglianza.

Art. 2049 Responsabilità dei padroni e dei committentiI padroni e i committenti sono responsabili per i danni arrecati dal fatto illecito dei loro domestici e commessi nel-l’esercizio delle incombenze a cui sono adibiti.

È bene che i gestori ed i proprietari di palestre comprendano che in virtù dell’art. 2049 c.c., potrà essere rivol-ta direttamente nei loro confronti domanda di risarcimento del danno, anche se dovuto esclusivamente al com-portamento di un loro preposto.

Art. 2050 Responsabilità per l’esercizio di attività pericoloseChiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di un’attività pericolosa, per sua natura o per la natura dei mezziadoperati, e tenuto al risarcimento, se non prova di avere adottato tutte le misure idonee a evitare il danno.Art. 2051 Danno cagionato da cosa in custodiaCiascuno e responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito.

Visto l’oggetto della nostra trattazione, l’articolo che pare di maggior rilievo è il 2051 c.c., che entra in giocoogni qualvolta un attrezzo, rompendosi, o, comunque, non funzionando a dovere, procura dei danni all’utiliz-zatore (è questa la causa statisticamente più frequente di infortuni in ambienti in cui è praticata l’educazionefisica).È bene sottolineare che la giurisprudenza ritiene che tale responsabilità presuppone la sussistenza di un rappor-

1 È ingiusto il danno non iure, cioè causato da un comportamento non giustificato dall’ordinamento e contra ius, cioèlesivo di un interesse tutelato. Ogni comportamento (anche omissivo), può cagionare un danno ingiusto quando necostituisce una condizione senza la quale il danno non si sarebbe verificato e quando l'evento dannoso era (al momen-to dell'azione/omissione) prevedibile come possibile conseguenza della condotta.

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to di custodia della cosa e una relazione di fatto tra un soggetto e la cosa stessa, tale da consentire il potere dicontrollarla, di eliminare le situazioni di pericolo che siano insorte e di escludere i terzi dal contatto con la cosa(tutti poteri e facoltà che appartengono a chi gestisce una palestra). La norma non esonera il danneggiato dal-l’onere di provare l’evento lesivo che si è prodotto come conseguenza normale della particolare condizione,potenzialmente lesiva, posseduta dalla cosa.Ma ciò che maggiormente rileva, è che resta a carico del custode la prova contraria alla presunzione della suaresponsabilità, mediante la dimostrazione del caso fortuito. Ossia, se è citato in giudizio, il custode (gestore del-l’impianto) per difendere la propria posizione, deve fornire prova che il fatto accaduto è estraneo alla sua sferadi custodia, ha avuto impulso causale autonomo e carattere di imprevedibilità ed assoluta eccezionalità.Purtroppo tale prova risulta, nei fatti, assai ardua.

La colpaÈ bene chiarire il concetto di colpa, perché per escludere la responsabilità si dovrà dimostrare che la condottatenuta è stata incolpevole.Chiariamo subito che la colpa è elemento cruciale anche dal punto di vista della responsabilità penale, dato cheil codice penale punisce le lesioni personali e l’omicidio2, ancorché colposi.L’atto è colposo se l’agente non voleva la realizzazione dell’evento che, tuttavia, si è verificato a causa di negli-genza, imprudenza o imperizia, o per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline.I concetti di negligenza (omesso compimento di un’azione doverosa, imprudenza (inosservanza di un divieto

2 Art. 589. Omicidio colposo. Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da seimesi a cinque anni.Se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o di quelle per la preven-zione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da due a sette anni. Si applica la pena della reclusione da tre a dieci anni se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplinadella circolazione stradale da:1) soggetto in stato di ebbrezza alcolica ai sensi dell'articolo 186, comma 2, lettera c), del decreto legislativo 30 aprile1992, n. 285, e successive modificazioni;2) soggetto sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope. Nel caso di morte di più persone, ovvero di morte di una o più persone e di lesioni di una o più persone, si applica lapena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non puòsuperare gli anni quindici.Art. 590. Lesioni personali colpose. Chiunque cagiona ad altri per colpa una lesione personale è punito con la reclu-sione fino a tre mesi o con la multa fino a euro 309.Se la lesione è grave la pena è della reclusione da uno a sei mesi o della multa da euro 123 a euro 619, se è gravissima,della reclusione da tre mesi a due anni o della multa da euro 309 a euro 1.239.Se i fatti di cui al secondo comma sono commessi con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione strada-le o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena per le lesioni gravi è della reclusione da tre mesi a unanno o della multa da euro 500 a euro 2.000 e la pena per le lesioni gravissime è della reclusione da uno a tre anni.Nei casi di violazione delle norme sulla circolazione stradale, se il fatto è commesso da soggetto in stato di ebbrezzaalcolica ai sensi dell'articolo 186, comma 2, lettera c), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modi-ficazioni, ovvero da soggetto sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope, la pena per le lesioni gravi è della reclu-sione da sei mesi a due anni e la pena per le lesioni gravissime è della reclusione da un anno e sei mesi a quattro anni.Nel caso di lesioni di più persone si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commes-se, aumentata fino al triplo; ma la pena della reclusione non può superare gli anni cinque. Il delitto è punibile a que-rela della persona offesa, salvo nei casi previsti nel primo e secondo capoverso, limitatamente ai fatti commessi con vio-lazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro o relative all'igiene del lavoro o che abbiano determi-nato una malattia professionale.N.B. Per le fattispecie previste dall’art. 590 c.p. attribuite alla competenza del Giudice di Pace (arresto e fermo non sono con-

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assoluto di agire o di un divieto di agire secondo determinate modalità) e imperizia (negligenza o imprudenzain attività che richiedono l’impiego di particolari abilità o cognizioni) configurano la c.d. colpa generica. Inquesti casi si è sempre, inevitabilmente, in una zona grigia, in cui i contorni della condotta incolpevole risul-tano sfumati. Ciò dipende dal fatto che i concetti appena elencati sono suscettibili di interpretazione nei lorocasi limite. Interpretazione che è demandata al giudice ed alla sua discrezionalità nel caso specifico. La stessacondotta, in bilico tra negligenza o meno, potrà essere valutata diversamente da due giudici diversi.Ovviamente, in quei settori dove esistono normative e disciplinari specifici, sufficientemente dettagliati, glioperatori possono muoversi entro confini stabiliti e conoscere al meglio le condotte da evitare.

Tanto per capirsi, si pensi ad un datore di lavoro che deve avere la cassetta del pronto soccorso a disposizioneper casi di necessità. Se un dipendente si facesse male e trovasse la cassetta vuota, potrebbe chiedere il risarci-mento del danno che le mancate cure tempestive possono provocare. Ma se nella cassetta mancasse solo qual-che prodotto, magari proprio quello necessario, cosa succederebbe?Fortunatamente la legge elenca il contenuto della cassetta di primo soccorso ed è facile intuire che se il presi-dio mancante non fa parte di tale elenco, al datore di lavoro non si può muovere contestazione. Ma se la leggenon facesse un elenco completo? Se si limitasse a parlare di “quanto normalmente necessario ad apprestare le primecure”, allora cosa dovremmo trovare nella cassetta del primo soccorso? Evidentemente le risposte saranno diver-se, tante quanto le persone a cui viene rivolta la domanda.Si ha colpa specifica quando non si rispettano le leggi, i regolamenti, gli ordini (atti di pubbliche autorità chenon esercitano il potere legislativo o esecutivo) o le discipline (atti emanati da privati che esercitano attivitàrischiose) e da tale inosservanza scaturisce l’evento indesiderato. É evidente che se non si è rispettata una normasarà assai più arduo giustificarsi, anche perché ignorantia legis non excusat, ma è pur vero che conoscere qualisono i livelli di attenzione e cura minimi richiesti, quali sono i presidi ritenuti indispensabili per la sicurezza equali sono le condotte d’emergenza da adottare in casi particolari ci consente di decidere, secondo coscienza,come vogliamo comportarci (se fosse prescritto per legge quali tappetoni mettere sotto una scala orizzontalesaremo consapevoli delle nostre responsabilità nel fare usare l’attrezzo senza porvi alcunché al di sotto o usan-do dei tappetini sottili).

L’omissioneLe vigenti norme penali pongono una clausola generale di equivalenza, per cui il non impedire un evento chesi ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a produrlo. L’omittente risponde dei risultati conseguenti alla suamancata attivazione, in tanto in quanto sussista un obbligo giuridico di attivarsi.Sono tutti quei casi in cui un soggetto assume una posizione di garanzia.

Possiamo distinguere tra:- posizioni di protezione, che hanno lo scopo di preservare determinati interessi da tutti i pericoli che posso-

no minacciarne l’integrità;- posizioni di controllo, che hanno lo scopo di neutralizzare determinate fonti di pericolo, a garanzia di deter-

minati interessi.La posizione di garanzia può essere ricollegata alla stessa situazione del soggetto, ma può anche essere assuntaspontaneamente o contrattualmente.Gli obblighi di protezione sorgono da un rapporto di famiglia, da una stretta relazione (comunanza di vita) o

sentiti), è prevista la sanzione della multa che va da un minimo di 258 a un massimo di 2.582 euro.Sono attribuite al Giudice di Pace le sole fattispecie perseguibili a querela di parte e ad esclusione delle fattispecie connesse acolpa professionale e dei fatti commessi con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro o relative all’i-giene del lavoro o che abbiano determinato una malattia professionale quando, nei casi anzidetti, derivi una malattia didurata superiore a venti giorni.In presenza di aggravanti è competente e a decidere il Tribunale monocratico.

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da un’assunzione volontaria (si pensi a quando, spontaneamente, ci occupiamo di un minore, magari riportan-do a casa, oltre che a nostro figlio, anche il figlio dei vicini).Gli obblighi di controllo sorgono da un potere di disposizione o di organizzazione relativamente a cose o situa-zioni potenzialmente pericolose, da un rapporto di educazione, istruzione, cura, custodia o da un’assunzionevolontaria o consensuale.È da sottolineare che chi riveste la posizione di garanzia dovrà comportarsi al meglio, onde evitare che il rischiosi concretizzi, ma ciò cosa significa, in concreto?Significa che si devono valutare i rischi e tenere la condotta più adeguata. Il sapere scientifico e tecnico richie-sto, ai fini della valutazione dei rischi, è il sapere di un agente modello che svolga il tipo di attività cui la valu-tazione si riferisce. Nel nostro caso di specie, però, mancano norme specifiche che possano fungere da base d’appoggio per rego-lamentare quella che dovrebbe essere la miglior condotta possibile.Ciò porta ad un problema di non poco conto: se il giudizio di responsabilità si fonda sul rapporto tra i rischiconnessi alla situazione specifica e le misure di garanzia attuate dell’istruttore, è inevitabile che si caratterizziper un margine (anche elevato) di opinabilità.

Alla luce di quanto esposto emerge chiaramente che, in assenza di regole precise, o comunque di linee guidaredatte da fonti autorevoli in materia, qualora un giudice fosse chiamato a decidere su una richiesta risarcito-ria o su una formulata accusa si troverebbe senz’altro in difficoltà, non avendo elementi su cui poter parame-trare il comportamento tenuto dall’istruttore o dal gestore di un impianto ad alcuna norma di comportamen-to specifica.Finché non sarà svolto un lavoro mirato, da parte almeno delle associazioni di categoria più rappresentative,teso ad uniformare ed informare, in tutto il territorio nazionale, le regole minime di sicurezza sulle modalitàdi utilizzo, revisione e sostituzione degli attrezzi, i dubbi non potranno essere risolti e difficilmente si potrà rag-giungere l’uniformità dei giudizi.Fermo restando, dunque, che l’uso dei grandi attrezzi dell’educazione fisica non può certo dirsi illegale, èindubbio che l’istruttore è particolarmente esposto sul versante della propria responsabilità, visti i profili par-ticolarmente problematici che sono stati evidenziati.

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Alla fine di maggio l’Ufficio di Educazione Motoria, Fisica e Sportiva della provincia di Terni ha coinvolto tuttigli insegnanti di Educazione Fisica degli Istituti di I e II grado, insieme ai Referenti per l’area motoria dellescuole primarie, nella compilazione del questionario della S.I.E.F., per un totale di 61 scuole.Alla fine di giugno avevamo tutti i questionari compilati, una partecipazione al 100%.L’inizio è stato ottimo e dato il risultato, le mie aspettative erano altissime.Tutti gli insegnanti hanno deciso di collaborare, forse perché il questionario proviene dall’Ufficio Scolastico,forse perché incuriositi dall’argomento che raramente si affronta in palestra figuriamoci in cattedra, o forse per-ché finalmente qualcuno come la S.I.E.F. ha dato l’opportunità e voce a tutti quegli insegnanti che tanto vor-rebbero fare, ma che purtroppo per mancanza di attrezzature o locali idonei non riescono ad insegnarel’Educazione Fisica…La risposta purtroppo non evince dai questionari, ma sono un’idealista e spero che almeno qualche insegnan-te, ricevendo il questionario, con positivo stupore abbia detto: “Finalmente si parla di Educazione Fisica e deigrandi attrezzi”.L’elaborazione dei dati non é stata poi così banale né scontata.Con grande piacere i risultati ci danno che il 65% delle scuole sul territorio provinciale ha almeno una pale-stra e, di queste, il 30% sono attrezzate; di contro però, circa il 10% tiene gli attrezzi in magazzino.Il paradosso più interessante è però un altro: il 65% degli insegnanti ritengono utile il lavoro agli attrezzi, manon tutti lavorano in scuole con palestre attrezzate; deduciamo quindi che nel restante 35% ci siano insegnan-ti che potrebbero fare tanto per i propri ragazzi, ma che non lo ritengono utile. Ci sono poi però insegnanti che con passione ogni giorno cercano il meglio per i loro alunni e pur non aven-do niente, a volte neanche una palestra, riescono ad organizzare un programma di attività dignitoso. Questo che segue è il pensiero di un insegnante come tanti che si trova a lavorare in queste condizioni:

“ La presenza degli attrezzi garantirebbe una ulteriore risorsa per favorire e promuovere attività più stimo-lanti e coinvolgenti per aiutare i ragazzi a misurarsi con se stessi, con le proprie potenzialità, con i proprilimiti e con gli altri.”

La relazione che troverete nel DVD, è un’analisi fedele dei dati raccolti nella provincia di Terni.Per ora sono solo numeri e opinioni che esprimono il disagio degli insegnanti, spero però che presto possanotrasformarsi in pensieri positivi, progetti realizzati grazie ad una rivalutazione di un patrimonio, quale i gran-di attrezzi, che rischia di essere perduto se non agiamo con coscienza.Pensiamo ai nostri ragazzi e agli uomini e donne che dovranno diventare, c’è da lavorare e dobbiamo farlo infretta.

L’EDUCAZIONE FISICA NELLA PROVINCIA DI TERNIE. Scorzoni* - M. Esposito**

* Laureata in Scienze Motorie ** Coordinatore di Educazione Fisica e Sportiva – Provincia di Terni

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Questa relazione vuole riportare alla vostra attenzione la situazione delle palestre scolastiche del Comune diPrato attraverso un’analisi sullo stato delle strutture, la presenza o meno degli attrezzi, il loro stato e la loromanutenzione, il loro utilizzo, le difficoltà degli insegnanti o operatori che lavorano in queste strutture. Tutto ciò deve rappresentare uno strumento di estrema importanza da poter magari confrontare con indaginifatte in passato o con altre che saranno fatte in futuro, per avere cosi un monitoraggio completo su tutto il ter-ritorio, che tutti possano consultare e utilizzare secondo necessità. Questa indagine è stata realizzata tramite un questionario inviato a tutte le scuole in due volte, la prima versometà giugno, la seconda a metà settembre. Forse visto i periodi si può giustificare il motivo per il quale nontutte le scuole hanno ancora risposto al nostro questionario. A questo abbiamo poi integrato tutta una serie di immagini fotografiche che abbiamo prodotto nel visionarele varie palestre. Il tutto è stato realizzato grazie alla collaborazione del Comune, che oltre alla divulgazione del questionario ciha concesso anche l’autorizzazione a visionare e fotografare le palestre scolastiche delle primarie e secondarie diI grado, con la collaborazione dei dirigenti scolastici e degli insegnanti di educazione fisica. Per le secondariedi II grado invece è stato possibile solo divulgare il questionario, per problemi di tempo e di autorizzazioni daparte della Provincia.

(I numeri tra parentesi si riferiscono al numero della diapositiva nella Presentazione nel DVD allegato).

ImmaginiLe palestre visionate sono state 29: 17 primarie, 10 secondarie di I grado e solo 2 secondarie di II grado. Questarassegna di immagini (5 – 27) testimonia la loro eterogeneità: da una parte troviamo infatti delle belle palestre,almeno come strutture, dall’altra troviamo anche tante situazioni critiche, come d’altronde sicuramentepotremmo trovare in tutto il resto d’Italia. Abbiamo scelto un campione a caso, tale da poter rappresentare laloro condizione.

QuestionarioPer quanto riguarda invece il questionario, esso si articolava in 10 domande (28 – 29). Le scuole coinvolte sonostate 67: 39 primarie, 17 secondarie di I grado e 11 secondarie di II grado (30). Questi sembrano dei numerimolto piccoli, ma in realtà non lo sono affatto, se consideriamo che il numero dei ragazzi coinvolti in questescuole è di 21000: 7900 nelle primarie, 5200 nelle secondarie di I grado e 8000 nelle secondarie di II grado.Se questi poi vengono moltiplicati negli anni e sommati a tutte le altre scuole d’Italia, capite bene quali nume-ri vengano fuori. Di queste 67 scuole, ad oggi hanno risposto solo in 24, così suddivise:N. 11 scuole primarie.N. 10 scuole secondarie di I gradoN. 3 scuole secondarie di II grado.Quelli riguardanti le secondarie di II grado, essendo un numero esiguo, non sono stati al momento elaborati.

LE PALESTRE SCOLASTICHE DI PRATO.RISULTATI DEL QUESTIONARIO SIEF NELLE SCUOLE D’ITALIA

Giovanni LombisaniInsegnante di Educazione Fisica e Maestro di Ginnastica

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RISULTATO DEL QUESTIONARIO nelle scuole del COMUNE DI PRATO

Scuole Primarie(31) Per quanto riguarda le primarie, i risultati parziali sono i seguenti: alla domanda sul numero delle pale-stre presenti nelle scuole, 6 scuole su 11 hanno una palestra, 3 scuole no e 2 hanno un’aula ginnica (quindi iquestionari si riferiscono a N.8 SCUOLE).Qui vorrei fare un’osservazione: le aule ginniche sono presenti soprattutto nelle scuole di nuova costruzione,questo ci porta a pensare quale sia l’orientamento attuale. Sulla necessità di prevedere la compresenza di più classi nell’ora di educazione fisica, 6 scuole su 8 hanno rispo-sto mai e 2 a volte.Riguardo alle attività svolte durante le ore di educazione fisica abbiamo avuto tutta una serie di risposte (32):nessuno parla di utilizzo dei grandi attrezzi, d’altronde lo sappiamo che nelle primarie manca l’insegnante spe-cifico per la materia e questo è molto grave, poiché sottolinea in modo netto la situazione attuale in cui si trovala nostra materia nelle scuole primarie.Alla domanda “Ritenete che lo stato delle palestre sia confacente relativamente alla struttura?”, 6 scuole su 8hanno risposto di sì e 2 no. Questo evidenzia che le palestre, almeno a Prato, fondamentalmente sono o sareb-bero idonee!Alla successiva domanda, se come professionisti si ritiene di lavorare nelle migliori condizioni, 2 scuole hannorisposto di sì e 6 su 8 invece hanno risposto NO, dando come motivazione quella di avere pochi attrezzi.Nel chiedere quali attrezzi sono presenti in palestra (33), TUTTE hanno le spalliere, mentre solo 2 scuolehanno il quadro svedese, 2 hanno le assi d’equilibrio, solo una scuola le pertiche, 4 hanno i tappeti, solo unascuola la cavallina, solo una ha la scala orizzontale: niente altro. Da notare che il questionario (e questo è stato un nostro errore) non chiedeva IL NUMERO degli attrezzi pre-senti (quante spalliere? quante pertiche?...), né il loro stato di manutenzione.Nelle note ci viene segnalato che alcune palestre sono utilizzate anche da scuole di I e II grado. Alla successiva se vi sono attrezzi nel magazzino, solo 1 dice di avere un’asse d’equilibrio (senza supporti!) e 1le pertiche (in cattivo stato).Sull’utilità e sull’importanza del lavoro ai grandi attrezzi, tutte le scuole hanno risposto sì, tranne una cheha risposto no, senza però alcuna spiegazione. Questo è un dato molto importante, perché sottolinea come l’u-tilità e l’importanza dei grandi attrezzi sia riconosciuta da parte degli insegnanti di educazione fisica.(34) In riferimento alla precedente, alla domanda “se sì, ritenete di lavorare nelle migliori condizioni, relativa-mente a…”: a) la presenza degli attrezzi: in 3 hanno risposto sì, 5 no.b) loro stato di manutenzione: 3 hanno risposto sì, 3 no (2 astenuti).c) l’affollamento delle palestre: in 2 hanno risposto sì, 1 no (5 astenuti).d) altro: 1 scuola ha risposto che si dà più importanza al corpo libero che agli attrezzi.

Nelle “Osservazioni personali” finali, 1 scuola ha dichiarato che spesso i grandi attrezzi non vengono usati perpaura che i bambini si facciano male, specialmente quando è presente un solo insegnante.

Scuole Secondarie di I° grado(35) Per quanto riguarda il numero delle palestre presenti nelle scuole, 7 scuole su 10 sono dotate di palestra,3 non hanno palestra (quindi i questionari si riferiscono a N.7 SCUOLE).Questo 3 è un numero molto piccolo, però diventa grande se si considera negli anni il numero di ragazzi chenon hanno potuto, non possono e non potranno usufruire di una palestra.Sulla necessità di prevedere la compresenza di più classi nell’ora di educazione fisica, 1 scuola ha risposto avolte, 4 spesso e 2 sempre.Sulle attività svolte durante le ore di educazione fisica abbiamo avuto una serie di risposte (36).Possiamo notare che anche nelle secondarie di I grado, dove è prevista quindi la presenza dell’insegnante dieducazione fisica, la situazione non cambia molto rispetto alla situazione vista nelle primarie: solo in una scuo-la vengono utilizzati i grandi attrezzi.

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Sul ritenere se lo stato delle palestre sia confacente relativamente alla struttura, 6 scuole su 7 hanno rispostodi sì e 1 no (con la seguente motivazione: presenza fissa di transenne, piove dal tetto ed è poco pulita). Trannein questo ultimo caso, anche nelle secondarie di I grado le palestre quindi sarebbero idonee…Alla successiva domanda, se come professionisti si ritiene di poter lavorare nelle migliori condizioni, TUTTIhanno risposto NO, senza dare nessuna spiegazione.(37) Alla domanda “quali attrezzi sono presenti in palestra”, tutte e 7 le scuole hanno le spalliere, tutte hannoi tappeti (come già osservato, non sappiamo però il loro numero), 4 hanno il quadro svedese, solo 3 hanno ilcavallo o la cavallina, solo 1 ha l’asse d’equilibrio: per il resto niente, dove sono le pertiche, le funi, la scalaorizzontale, le parallele, gli anelli, il trapezio... ? Questi dati sono abbastanza chiarificatori quindi sulla scarsapresenza dei grandi attrezzi nelle palestre scolastiche.Alla successiva se vi sono attrezzi nel magazzino, tutte hanno dichiarato di non averne, tranne una che dichia-ra di avere pertiche, funi e assi d’equilibrio.Sull’utilità e sull’importanza del lavoro ai grandi attrezzi, TUTTE le scuole hanno risposto SÌ.Anche qui dunque una condivisione unanime. Questo è un dato molto importante, sovrapponibile a quellovisto per le primarie e sul quale torneremo. In riferimento alla precedente, alla domanda “se sì, ritenete di lavorare nelle migliori condizioni, relativamen-te a…”: a) presenza degli attrezzi: solo 2 scuole su 7 hanno risposto sì, 2 no (3 astenuti)b) loro stato di manutenzione: solo 2 hanno risposto sì, 4 no (1 astenuto).c) affollamento delle palestre: in 2 hanno risposto sì, 2 no (3 astenuti).d) altro: nessuna rispostaComplessivamente dunque anche nelle superiori possiamo notare come gli attrezzi siano pochi e tenuti malementre, rispetto alle primarie, viene maggiormente sentito il problema riguardante la compresenza di più clas-si in palestra.

RISULTATO DEL QUESTIONARIO nelle scuole di ALTRE PARTI D’ITALIAAnche se questa indagine è incentrata sulle palestre scolastiche di Prato, mi è sembrato opportuno ed impor-tante riportare alla vostra attenzione i dati dei questionari che abbiamo ricevuto ed elaborato, provenienti dascuole di varie parti d’Italia. Il questionario infatti è stato inviato attraverso l’ANCEFS, Associazione Nazionale Coordinatori di EducazioneFisica e Sportiva a tutti gli Uffici Provinciali di Educazione Fisica e Sportiva d’Italia, con il compito di divul-garlo, unitamente alla notizia del Congresso di oggi, a tutte le scuole e quindi a tutti gli insegnanti di educa-zione fisica d’Italia che lavorano nella scuola. Di questi, a noi sono pervenuti solo 24 questionari, rappresentanti 40 scuole di grado e ordine misto.Queste le province di provenienza:7 Abruzzo5 Sicilia4 Emilia Romagna4 Molise2 Lombardia2 Basilicata

Sul numero di palestre presenti nelle scuole, 36 scuole su 40 sono fornite di palestre, 4 no. Sulla necessità di prevedere una compresenza di più classi nell’ora di educazione fisica, 19 scuole su 40 hannorisposto mai, 10 a volte, 4 spesso, 5 sempre (2 astenuti).Sulle attività svolte in palestra durante le ore di educazione fisica abbiamo avuto tutta una serie di risposte(39), le quali testimoniano che anche in queste scuole, come abbiamo visto anche a Prato, si fa di tutto e dipiù, ma nessuno parla dei grandi attrezzi della ginnastica classica. Alla domanda (40) se si ritiene che lo stato della palestra sia confacente relativamente alla struttura, 15 scuo-le su 40 hanno risposto di sì, 22 NO (3 si sono astenute). Questo dato ci testimonia come la situazione di

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Prato, di segno opposto come abbiamo visto, non sia specchio di ciò che troviamo nel resto d’Italia.Alla domanda se come professionisti si ritiene di poter lavorare nelle migliori condizioni, ben 26 scuole su40 hanno risposto di no, 13 sì e 1 si è astenuta.Su quali attrezzi della ginnastica classica sono presenti in palestra, tutte hanno i tappeti, solo 25 scuole su 40hanno le spalliere, 16 hanno il quadro svedese, 19 hanno l’asse d’equilibrio, 16 il cavallo o la cavallina, e nien-te altro. Una scuola inoltre riferisce di possedere una scala curva, funicelle, cerchi, clavette, bastoni e palle medi-che.(41) Nel magazzino, 3 scuole hanno dichiarato di avere delle spalliere, 1 una scala curva, 5 scuole di avere tap-petini e piccoli attrezzi, 2 scuole di avere funi e pertiche.Sull’importanza e sull’utilità del lavoro ai grandi attrezzi, ben 33 scuole su 40 (7 astenute) sono concordi.E questo è un dato importante che collima con quelli visti precedentemente.In riferimento alla precedente, alla domanda “se sì, ritenete di lavorare nelle migliori condizioni, relativamente a…”:a) presenza degli attrezzi: 15 scuole su 40 hanno risposto sì, 5 no (20 astenuti)b) loro stato di manutenzione: 14 hanno risposto sì, 9 no (17 astenuti).c) affollamento delle palestre: 6 hanno risposto sì, 11 no (23 astenuti).d) altro: nessuna rispostaNelle osservazioni personali, alcuni denunciano che dove gli attrezzi ci sono questi sono tenuti male e sonoquindi pericolosi, altri che vi sono attrezzi nuovi ma che nessuno riesce a montare per motivi burocratici, unaltro denuncia la mancanza di fondi per l’Educazione Fisica.

ConclusioniPur consapevole che i dati presentati oggi dovrebbero essere approfonditi con un maggior numero di rispostea disposizione, vorrei concludere sottolineando gli aspetti più rilevanti emersi nel corso di questa indagine, chesono:1) l’insoddisfazione degli insegnanti di Educazione Fisica nello svolgimento della loro professione, riscontrata

sia a Prato (dove la soddisfazione sulle strutture è, contrariamente a ciò che avviene altrove, molto alta) chenel resto d’Italia.

2) accanto alla lamentata mancanza o carenza di attrezzi nelle palestre, le risposte date al questionario alpunto 9 (“Ritenete utile ed importante il lavoro ai grandi attrezzi”) testimoniano il bisogno e la voglia deigrandi attrezzi da parte degli insegnanti di Educazione Fisica, per lavorare meglio e per offrire un serviziomigliore a tutti i bambini e a tutti i ragazzi in tutte le scuole di ogni ordine e grado.

Questi due dati, riteniamo, possono e devono essere messi in correlazione, e ciò deve costituire oggetto di rifles-sione per noi e per chi vuole migliorare la qualità dell’offerta formativa scolastica.

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Nell’iniziare questa esposizione, al fine di meglio chiarire il significato di ciò che intendiamo ricercare nell’am-bito dell’attuale insegnamento universitario, la “ginnastica”, riteniamo sia importante partire dall’analisi deglielementi formulati da chi per primo in epoca moderna dedicò ad essa un’ampia trattazione, il medico forlive-se G. Mercuriale (1530-1606), il quale ne diede la seguente definizione:

“la disciplina (facultas) che studia l’efficacia (facultates) di tutti gli esercizi, e che insegna con la pra-tica (opere ipso) le loro varietà, al fine sia di conservare la buona salute (bona valetudo), sia di acqui-sire e conservare un ottimo aspetto del corpo” (I,3).

Pur nella limitatezza delle conoscenze scientifiche dell’epoca, nel suo De Arte Gymnastica , pubblicato ben quat-tro volte dallo stesso Autore negli anni dal 1569 al 1601, egli traccia con estrema precisione i lineamenti diquesta “scienza dell’esercizio fisico”, dedicando alla sua trattazione teorica l’intero libro quarto, dei sei che com-pongono l’intera opera.Opera dedicata a quella che lui definisce spesso anche come gymnastica vera, gymnastica nostra (il terminegymnastica medica da lui usato non può e non deve essere considerato alla stessa stregua della moderna “ginna-stica medica”, alla quale Mercuriale dedica semmai solo una trattazione piccolissima), intesa come disciplinaben distinta dalla medicina e che come questa abbisogna di terminologia e principi propri, in base alla consi-derazione che, seguendo i principi di Galeno, Ippocrate e anche di Platone, “in ogni scienza… la conoscenzadel metodo generale a poco serve se non è accompagnata dalla trattazione dei particolari e dall’osservazione deicasi singoli, attraverso cui sia confermare in modo certo le cose trovate con il metodo generale, sia venga resapossibile in modo corretto la distinzione tra di esse, nelle loro somiglianze e differenze, nell’ignorar le quali facapo ogni inganno dell’uomo, come scrive Platone nel Fedro.” La base quindi del “corretto modo di operare” (definizione antica di ars) è la DISTINZIONE tra i vari modiin cui può estrinsecarsi l’esercizio fisico, in relazione a tutti gli elementi in base ai quali esso può differenziarsi.Dopo averli suddivisi infatti in esercizi preparatori (“riscaldamento”), propri e complementari (“defatiganti”),Mercuriale passa ad indagare quali possono essere “le differenze tra gli esercizi”, individuandole in:• Circostanze estrinseche: il luogo (all’aperto, al chiuso, all’ombra…)• Il MODO: moto continuo o interrotto, e, se continuo, uguale o disuguale; se intermittente, con ordine o

senza ordine; su fondo sabbioso o no, se con olio o senza olio e via dicendo• La QUANTITÀ di moto, in base sia alla DURATA che dell’ INTENSITÀ (esercizio grande, piccolo o

mediocre)• La QUALITÀ del movimento: molto spazio in poco tempo, in tempo modico, in molto tempo; breve spa-

zio in poco tempo, in tempo modico, in molto tempo… Nel caso di grandi esercitazioni, può aggiungersila velocità (come nello scavare in fretta o ballare senza tregua) in altre la “gagliardia”, come nella salita allafune; nelle piccole esercitazioni, alcune possono essere fatte con una certa velocità , altre senza alcuna velo-cità, come i trasporti in sedie, in lettighe, in navi etc. Tra le esercitazioni mediocri, in quanto non hannomolto né di celerità o lentezza, né di vigore o di languore, pone ad esempio il cavalcare o il camminaremoderatamente.

In riferimento poi al soggetto a cui può essere proposto l’esercizio, Mercuriale, dopo lunghissima trattazioneriguardo alle opinioni di chi in modo generico esclude o include a priori certe categorie (ad esempio i “mala-

LA GINNASTICA NELL’INSEGNAMENTO UNIVERSITARIOC. Baroni* - L. Grazzini*** Laurea in Storia e Filosofia – Insegnante di Educazione Fisica e Maestra di Ginnastica

** Laureato in Scienze Motorie

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ti”) dagli esercizi fisici, o di chi li riserva esclusivamente ai cosiddetti “atleti” oppure ai soli “sani”, Mercurialeanche qui si sente di puntualizzare che non si deve generalizzare, che occorre sempre precisare chi è il sogget-to cui è rivolto l’esercizio: se sano o malato prima di tutto, ma anche alle caratteristiche che distinguono unindividuo da un altro, principalmente.• L’abitudine (consuetudo) di ciascuno• L’età• Le attitudini fisiche generali (obesi, gracili, “robusti”…) e quelle delle singole membra • Il tenore di vita• La costituzione fisica (temperatura)Anche nella malattia, così come nella “sanità”, vanno operate delle distinzioni, tra cui quella tra “i malati intutto il corpo” e “coloro che soffrono in una sola parte del corpo”, per i quali va considerata la possibilità di“esercitare le parti sane senza danno per le inferme”, in quanto l’esercizio così inteso può, “confermando ilbenessere delle parti sane, apportare per una certa conseguenza un qualche aiuto anche a quelle malate”: note-vole anticipazione, questa sì, della moderna “ginnastica medica”.

Non possiamo esporre qui nel dettaglio tutti i punti presenti in questo capitolo dell’opera di Mercuriale, operameticolosa, quasi pedante, nella ricerca della massima precisazione e del minimo dettaglio, mettendo al servi-zio della ars gymnastica principi metodologici propri della Medicina, come il concetto della “misura”o quellodella gradualità, così come quello della necessità di conoscere l’esercizio fisico molto bene, in tutti i suoiaspetti, perché “al pari di un farmaco, esso può fare bene o male, a seconda di come viene “somministrato”, se“opportune ac prudenter” oppure “temere nullaque opportunitate ratione (in modo temerario e senza nessunarazionalità)”: “coloro che praticano la ginnastica nel primo modo, dice Mercuriale, passano una vita sana, senzabisogno di alcun medicamento; coloro invece che la negligono vivono afflitti da una perpetua infermità (per-petua infirmitate crucientur) e hanno sempre bisogno di medicamenti”

Di grande interesse poi sono le disquisizioni di Mercuriale sul significato dei vari termini, laddove distingue,sulla scorta dei grandi medici e filosofi dell’antichità, tra movimento, lavoro (o fatica) ed esercizio fisico, dedi-cando a ciò un intero capitolo (II, 2) e tornando più volte sullo stesso argomento, laddove potessero sorgeredubbi (IV,5)

Qui termina la prima parte della mia esposizione, mirante ad evidenziare le caratteristiche e la complessità dellaars gymnastica, che Mercuriale, quasi a por fine alle infinite disquisizioni in merito tra le autorità della civiltàclassica, stabilisce essere una disciplina autonoma, distinta in modo netto dalla medicina, anche se, come que-st’ultima, ha come fine la buona salute.In Mercuriale, ed in particolare in questo quarto libro di cui abbiamo parlato, la chiarezza terminologica e ilrigore metodologico vanno di pari passo, al fine di porre delle basi sicure e non equivocabili su ciò che si inten-de trattare.

Possiamo ora passare all’oggetto specifico della nostra trattazione, e vedere se e come si configuri, alla luce dellemoderne acquisizioni scientifiche, questa “scienza dell’esercizio fisico” nell’attuale insegnamento universitario.La prima cosa che salta agli occhi è la scomparsa dei termini di “Educazione Fisica” e di “Ginnastica”.La Laurea che dal 2001 ha sostituito il Diploma rilasciato dagli Istituti Superiori di Educazione Fisica è statadenominata “Laurea in Scienze Motorie”.Le Scienze Motorie sono le scienze di base della ginnastica, quelle che Mercuriale non aveva a disposizione per-ché ancora non si erano sviluppate: il De motu animalium del Borelli, base della moderna fisiologia e biomec-canica, fu pubblicato postumo solo nel 1680, mentre la stessa anatomia iniziava il suo processo di sistematiz-zazione solo nel 1545, col De humani corporis fabrica di Andrea Vesalio.Le Scienze Motorie sono fondamentali per lo studio della ginnastica, ma non sono la ginnastica, così come nonaffrontano di per sé lo studio dell’esercizio fisico, volgendosi in modo generico al “movimento”.Non solo, ma non comprendono nel nome (anche se, come vedremo, le troviamo comunque presenti nei Pianidi Studio dei vari Corsi di Laurea) nemmeno tutto quel settore di studi che fanno la storia dell’educazione fisi-

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ca e che si collegano alla pedagogia ed alla sua storia, e che comunque confluiscono anche nella storia della gin-nastica. Questo solo per quanto riguarda la denominazione dell’attuale insegnamento universitario.

Ma entriamo ora più nel dettaglio. La nostra indagine riguarda la presenza della ginnastica all’interno dell’insegnamento universitario delle ScienzeMotorie, sia da un punto di vista teorico, vale a dire nella terminologia, nello storia, come oggetto di studio eriflessione, sia l’aspetto pratico, relativo quindi alla presenza di palestre, di palestre attrezzate e di docenti impe-gnati in questo tipo di insegnamento.Quando abbiamo iniziato la nostra indagine, a dire la verità, pensavamo fosse molto semplice: sarebbe bastatoandare su Internet, scaricare i programmi di studio e lì avremmo comunque avuto tute le risposte.Chiaramente non è stato così, soprattutto per la seconda parte, quella relativa all’aspetto pratico, quello poi cheattesta la effettiva presenza della Ginnastica nell’insegnamento universitario. Viste le difficoltà abbiamo cercato in vario modo di coinvolgere l’istituzione universitaria in questa indagine,attraverso docenti o presidenti di Corsi di Laurea, o anche associazioni di categoria: nonostante i nostri tenta-tivi, non abbiamo avuto riscontri positivi, semmai solamente la segnalazione della difficoltà oggettiva insita inuna ricerca di questo tipo.Abbiamo chiesto anche aiuto al Ministero della Pubblica Istruzione, il quale ci ha risposto di non avere datirelativi all’insegnamento della ginnastica (e alla presenza quindi di palestre attrezzate) nei Corsi di Laurea inScienze Motorie, che a quanto pare non esiste un coordinamento nazionale delle Università di Scienze Motoriea cui fare riferimento, e che l’unica opportunità sarebbe quella di contattare ciascun Istituto Universitario.La ricerca è andata in questo senso.L’ho affidata ad un nostro studente del Corso per Maestro di Ginnastica dell’Istituto Duchenne, con l’ingratocompito di affrontare questo mare magnum.La ricerca telefonica è risultata ardua se non impossibile, considerato la infinità di Uffici e recapiti delle variesedi universitarie e la difficoltà di capire e farsi capire riguardo all’oggetto stesso della nostra ricerca.

Ci limitiamo quindi alla sola esposizione dei vari Piani di Studio, consapevoli che 1) la ricerca è solo agli inizi, ma che senza l’aiuto, la collaborazione e il coinvolgimento dell’Istituzione

Universitaria è quasi impossibile portarla a termine2) nell’indagine sui piano di studio, la assenza di una terminologia condivisa non permette di avere certezze

riguardo ai contenuti e crea l’impossibilità a capirsi tra “addetti ai lavori”. Ciò è particolarmente grave, e va segnalato, poiché l’Università è la depositaria del sapere scientifico, così comedella ricerca e dello studio: senza terminologia condivisa non può esserci ricerca scientifica, e senza di essa, senzai suoi risultati da portare all’attenzione dei politici, degli amministratori, dei mass media, da tale Università nonpuò uscire una classe di professionisti con una competenza specifica, che la distingua in modo chiaro e nettoda coloro che studiano medicina, da coloro che studiano Scienze dell’educazione o da coloro che “fanno sport”.

Nel definire quindi l’oggetto della nostra indagine, iniziamo a dare delle necessarie DEFINIZIONI.

ESERCIZIO FISICO: “atto motorio voluto e precisato” (E. Baumann, 1848 – 1916)

GINNASTICA: “scienza che studia l’esercizio fisico, gli effetti che con esso si possono produrre sull’organismoumano e che per fine il conseguimento ed il mantenimento della buona salute”

(da G. Mercuriale, modificata).

Se la ginnastica è la “scienza dell’esercizio fisico”, essa prenderà in considerazione tutti gli attrezzi possibili edimmaginabili, studiandoli, modificandoli, adattandoli, ed accettandoli se ritenuti validi per il suo scopo.I grandi attrezzi sono attrezzi che, alla luce delle moderne acquisizioni scientifiche, sono stati studiati in que-sto senso dalla nostra Scuola Nazionale di Educazione Fisica, l’Istituto Duchenne di Firenze, e perciò sono statiaccettati all’interno della GINNASTICA, anche per i loro aspetti educativi, che vedremo meglio illustrati nellasessione di oggi pomeriggio.

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Ma torniamo a noi.Nello scorrere i Piani di Studio delle diverse Facoltà (o Corsi di Laurea) la prima cosa che salta evidente agliocchi è il ricorrere di termini generici come “attività motoria” o “sport”.Per quanto riguarda il primo, si tratta di un termine molto generico, significa semplicemente “muoversi”. Nonindica né il cosa, né il come, né il perché.Se ci si pensa bene, anche mangiare è un’attività motoria, perché si muove il braccio, la mandibola…Sport, invece, è un termine sul quale occorre soffermarsi un attimo.Oggi tutto viene definito “sport”. Tanti insegnanti di educazione fisica insegnano bene, con passione, competenza, però dicono che fanno“sport”, e così non distinguono il loro lavoro da altri che sono degli “istruttori” (e non degli insegnanti) chehanno imparato ed insegnano solo le attività sportive.Questa distinzione può non importare al genitore, al quale può non importare se quella cosa lì, fatta bene, sichiami sport o si debba invece chiamare in un’altra maniera.Ma deve essere invece presente in ambito scientifico, quindi universitario, perché la precisione dei termini devedare indicazioni chiare in ambito legislativo, deve permettere di definire in modo chiaro e non sovrapponibi-le con altre professionalità la professionalità di chi si laurea in quella materia: non è un caso che ancora ad ogginon ci sia un albo professionale che ci identifichi, ci qualifichi e ci difenda in caso di controversie.

La seconda cosa che compare evidente dall’analisi dei vari Piani di Studio è l’assenza quasi completa dell’edu-cazione fisica e della ginnastica, se non in qualche corso riguardante la Storia.Che fine ha fatto la “scienza dell’esercizio fisico” di Mercuriale?Dove sono la sua ricerca meticolosa e precisa del particolare che distingue un esercizio che fa bene da quelloche fa male?Dov’è la sua ricerca, da medico, del fare del bene alla gente, escludendo dal novero dei propri interessi tuttociò che, seppur legato all’esercizio fisico, risponde a logiche diverse?Ed invece nei Corsi universitari troviamo tanti, troppi corsi che insegnano il “Menagement dello sport” o inse-gnano a gestire al meglio le palestre di fitness…

Ed al di là poi della terminologia, e quindi dell’aspetto teorico, c’è, come già abbiamo detto, tutto il proble-ma relativo all’aspetto pratico: cosa fanno, od imparano a fare, gli studenti di “Scienze Motorie”? Quanto spa-zio viene dato all’apprendimento pratico? Ci sono le palestre? E cosa imparano in queste palestre? Ci sono gliattrezzi? Imparano ad utilizzarli?

La nostra esperienza con gli studenti di Scienze Motorie ci dicono che no, questo non avviene, e che la partepratica, comunque, viene spesso trascurata: ma qui siamo al di fuori di una ricerca razionalmente condotta.Come SIEF abbiamo inviato notizia di questo nostro Congresso a tutte le sedi delle Facoltà di Scienze Motorie,perché fosse divulgato presso tutti i Docenti e anche presso gli studenti: vorremmo che in questa sede sorges-se una ampia discussione, se c’è qualche Preside di Corso di Laurea, qualche docente o qualche studente chepossa portare il suo contributo in questo senso saremmo ben lieti di ascoltare anche voci che contraddiconoquanto esposto.Noi pensiamo che l’argomento sia importante e che questa sia la sede dove poter cominciare a discuterne.

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PremessaUno dei più conosciuti attrezzi della ginnastica è sicuramente il Quadro Svedese, classificato nella categoria dei“Grandi attrezzi”.Chi non conosce questo attrezzo così particolare e mastodontico “appeso” alle pareti di una palestra scolastica?Fino a qualche anno fa il Quadro Svedese riempiva le ore nelle lezioni di Educazione Fisica e in modo parti-colare formava il corpo del ragazzo nelle scuole medie ma non solo, infatti, tale attrezzo ha “arredato” le pale-stre delle scuole italiane di ogni ordine e grado per molto tempo e ancora oggi lo possiamo trovare e lo stiamoriscoprendo.Ricordo nella mia scuola elementare quest’attrezzo che visto con gli occhi di bambina appariva ancor più impo-nente, ancor più alto. Nella mia scuola elementare il Quadro Svedese era poco lontano dalle Pertiche, altrogrande attrezzo di lontane origini. La curiosità soddisfatta nelle scuole medie quando nelle ore di educazione fisica oltre alle esercitazioni di atle-tica, giochi sportivi e alle partite di pallavolo, pallacanestro incominciai a conoscere questo Quadro Svedese“cenestesicamente”. Ricordo che io mi buttavo senza problemi, non avevo paura dell’alto e arrivando da unosport “spericolato” come la ginnastica artistica trovavo le esercitazioni al Quadro come giochi spassosi e diver-tenti. Piccole evoluzioni, salite in diverse forme, posizioni “strane” a capofitto o meglio “a testa in giù” che poco pervolta regalarono anche ai compagni più fifoni una sicurezza motoria che nemmeno si immaginavano di posse-dere. La soddisfazione nel volto del professore di Educazione Fisica che ogni tanto amava spronarci narrandoche tale attrezzo nato in Svezia aveva una storia importante e che molti ragazzini della nostra età già un centi-naio di anni prima si esercitavano costantemente per migliorare non solo il corpo rendendolo più forte e piùagile ma anche la mente perché “l’unico modo per affrontare la paura è vincerla e il Quadro Svedese vi dà questapossibilità. La differenza è che qui vi divertirete migliorando l’attenzione e la consapevolezza di avere un corpo chesente e che va guidato in tutte le sue… giravolte”.La Storia del Quadro Svedese, la sua importanza nella società dell’epoca… Oggi si tende a dimenticare prestoed è per ciò che diventa importante fare un cenno alle origini di questo attrezzo in modo tale che anche lenuove generazioni sappiano, mentre i professionisti dell’Educazione Fisica e dell’attività motoria in generale (emi rivolgo in particolare alla mia generazione di giovani insegnanti) sfruttino al meglio ogni strumento che ètipico della ginnastica e dell’Educazione Motoria in maniera seria e cosciente per formare al meglio gli uomi-ni di domani contribuendo a mantenere sani ed attivi quelli di oggi.Il mio linguaggio semplice, la struttura narrativa in forma accademica è da me fortemente voluta e inserita, perfar arrivare queste brevi righe a tutti, e non solo agli esperti del settore.

Le origini della Ginnastica Svedese e dei grandi attrezzi.

La GINNASTICA SVEDESE prende tale denominazione in quanto nasce proprio in questa nazione ed è inse-rita nei programmi di Storia dell’Educazione Fisica e Sportiva nei corsi di studi degli Istituti Superiori diEducazione Fisica prima e in Scienze Motorie ora. Questo è fondamentale per comprendere le radici della gin-nastica razionale che andremo ad analizzare e che ancora oggi fa parte del bagaglio culturale dell’Educazionecorporea.

LA STORIA DELLA GINNASTICA E DEL QUADRO SVEDESER. B. CastiLaureata in Scienze Motorie - Resp. Coordinatrice Progetti P.A.S.S.I.

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Il periodo che vede protagonista il Metodo Svedese è l’inizio del XIX secolo, epoca di grandi cambiamentisociali ed economici.Originariamente si ha una ginnastica di indirizzo militare sotto l’influenza tedesca e in destinazione della pre-parazione dei soldati ma la nuova prospettiva di una ginnastica centrata sull’aspetto funzionale è alle porte.Il capostipite del nuovo metodo è Peter Henrick Ling acuto osservatore della natura, egli basa i suoi principisull’osservazione diretta delle leggi scientifiche e spiega che tutti gli esercizi fisici hanno effetti sull’organismoe quindi bisogna praticare i più idonei che danno uno sviluppo corretto al corpo.Di Donato1 afferma in proposito come:

“Il Ling richieda esercizi utili, semplici, facili, individuali, collettivi, ognuno con una propria esecuzione precisa; laginnastica articolare ha un vasto impiego. Esso comprende tutta la fondamentale importanza della colonna vertebra-le nei movimenti delle braccia e delle gambe e quindi in tutti i principali esercizi. La sua ginnastica mostra una sem-pre più sensibile prevalenza per gli esercizi per il tronco. E saranno proprio questi esercizi per il tronco la caratteri-stica fondamentale della ginnastica svedese: da qui l’aspetto cinesiterapico della ginnastica di Ling, da qui l’impor-tanza di certi attrezzi, che sarà più marcata nei suoi successori.”

Il contesto socio-economico generale è quello della nascente industrializzazione, gli uomini diventano la nuovaforza lavoro e la malattia, dovuta anche ai nuovi mestieri, non è “nociva o letale soltanto dal punto di vista fisi-co”, essa ha anche forti valenze morali e psicologiche che possono ancor più pregiudicare “l’equilibrio etico eproduttivo dell’intero organismo sociale”.

Gli esercizi svedesi del Ling, sono alla portata di un gran numero di allievi, infatti, non ci sono elementi acro-batici. Egli esclude l’acrobatica perché portava uno sviluppo delle masse muscolari esagerato, in contrasto quin-di con la sua visone misurata anche sotto il profilo “estetico”, ma non solo, infatti, attraverso i suoi studi si con-stata che per mantenere e aumentare le forze vitali, è necessario che la ginnastica sia adeguata alla fisiologia delcorpo umano rifiutando come nocivi e pericolosi tutti quelli che superano il bilancio medio delle forze dell’or-ganismo.2

Esso ha proposto uno schema, dove sono situati dei gruppi di esercizi che, secondo lui contribuiscono a unbuono sviluppo corporeo, nove gruppi di esercizi con il principio dell’esecuzione progressiva, che partono dagliesercizi per gli arti inferiori, passando alle estensioni ed esercizi finalizzati allo sviluppo muscolare del dorso, aesercizi di sospensione e di equilibrio ad esercizi per i muscoli addominali ed esercizi specifici per le parti late-rali del corpo, fino all’esecuzione di salti e di esercizi respiratori.3

Le malattie polmonari erano rilevanti così come le deformazioni fisiche dovute a posture scorrette, poco movi-mento, utilizzo di indumenti costrittivi specialmente per le ragazze, lavoro pesante in ambienti cagionevoli findalla più tenera età, quindi il modo migliore per prevenire ed ovviare a questi problemi era ricercato anche nelbuon allenamento fisico.

L’insegnamento doveva prendere in considerazione l’età e la forza degli allievi. Nasceranno esercizi con l’uso diattrezzi vari, i più famosi e utilizzati ancora oggi sono la spalliera e il quadro svedese. Tutti questi esercizi ave-vano valore pedagogico e medico-scientifico, dove la circolazione sanguigna si rigenera, i muscoli di gambe ebraccia si fortificano sollecitando il lavoro energico dei muscoli, gli esercizi di sospensione servono per correg-gere difetti della colonna vertebrale, e rendono forti i muscoli degli arti superiori, e contribuiscono all’espan-sione della cavità toracica, i movimenti di equilibrio esercitano un’azione diretta sul sistema propriocettivo esul sistema nervoso, i salti svolgono un’azione dinamica ed eccitante del corpo, e le respirazioni calmano l’azio-

1 Michele Di Donato: Titolare della cattedra di Storia dell’Educazione Fisica e degli Sport dell’ISEF di Roma nella secon-da metà del Novecento.

2 R. Freccero “Sport e Società” Vol. II, pag. 1913 Vedi Tab. 2 pag. 34

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ne del cuore e aiutano la ventilazione polmonare. Si classificano così gli esercizi secondo le parti del corpo insemplici e combinati, attivi e passivi, che dovevano essere eseguiti possibilmente sotto controllo medico4.

La Ginnastica Svedese era eseguibile pertanto da tutti: bambini, giovani, vecchi, maschi e femmine.

Il valore primario riconosciuto alla ginnastica era il movimento che sanciva il buon mantenimento della mac-china umana non solo agendo sul sangue, bensì su tutta la circolazione, e i nervi. Si stabilisce che gli esercizirendono buona la salute e sono molto importanti a livello formativo della persona.

IL METODO Swedish Gymnasticks fondato dal Ling trova degli spunti dai suoi numerosi viaggi all’estero,dove studiava gli esercizi fisici applicati. All’inizio della sua carriera si stabilì, infatti, a Copenaghen e lavorò alfianco di Franz Nachtegall5.

Il suo ritorno in Svezia nel 1805 gli procurò la nomina di professore di Ginnastica e Scherma all’Università diLund. Successivamente insegnerà a Stoccolma, nell’Accademia Militare di Karlber ed alla Scuola di Artiglieriadi Marieberg dove introduce nel suo programma anche l’insegnamento della ginnastica. In questi anni pose lebasi per i suoi studi per la fisiologia e l’anatomia umana6.

Questi studi approfonditi portano all’elaborazione di esercizi ginnici suddivisi per gruppi che secondo il capo-stipite formavano il corpo in maniera ottimale.

Erroneamente si ha però la tendenza a credere che la ginnastica svedese sia sinonimo di ginnastica medica.In effetti, l’azione terapeutica che esercita potrebbe far pensare a un simile accostamento ma la ginnastica sve-dese non si occupa solo della ginnastica medica volta alla guarigione di alcuni casi patologici ma si componesoprattutto della ginnastica militare e sportiva (applicativa) della ginnastica igienico-pedagogica (formativa) edestetica. Ling suddivide ulteriormente l’esecuzione di quest’attività in ginnastica libera e ginnastica agli attrez-zi. La ginnastica terapeutica la troviamo successivamente con il Georgii, allievo del Ling che pubblica l’opera“Kinesiterapie” nel 1845, una delle prime qualificazioni della ginnastica svedese che creò non poche discussioni.7

Egli stesso della ginnastica con gli attrezzi ne fece diventare della cura la sua cura, essendo gravemente malato8.I risultati ottenuti in termine di guarigione furono un grande successo sul piano terapeutico di questa ginna-stica dove gli attrezzi diventano i protagonisti. “La ginnastica deve essere un mezzo e non un fine” è una fraseche ben rispecchia questa concezione.

Nell’opera principale del Ling “La base generale della ginnastica”9 parlando di attrezzi li considera come sem-plice mezzo per dare al corpo l’incipit del movimento su determinati punti fissi. Egli tiene conto dello scopodel movimento e rispettivamente dei suoi aspetti fisiologici.

4 I medici riconoscono l’efficacia della ginnastica in forma di prevenzione nelle malformazioni rachidee, atrofie muscolari, ecc.5 Grazie a Franz Nachtegall l’introduzione dell’Educazione Fisica nelle scuole danesi divenne realtà nel 1801.6 Docente all’Università di Uppsala specializza la ginnastica scolastica. L’esigenza era quella di contrastare il rischio di

tubercolosi fra i giovani ragazzi.7 M. Di Donato “Storia dell’Educazione fisica e sportiva”, pag. 888 Ling paralizzato ad un braccio fu invalido a lungo e fu grazie all’esercizio che pervenne a sbarazzarsi di questa infermità.9 A. Franzoni “Storia degli sport” Vol. I, pag 245

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Le lezioni di ginnastica dovevano essere complete e progressive cioè composte di un insieme di esercizi che inte-ressassero sempre l’intero corpo senza trascurare alcuna parte e che fossero in ragione della loro particolare fun-zione e importanza fisiologica, tenendo presente l’azione dei diversi esercizi sulla respirazione, sulla circolazio-ne, sui centri nervosi e in generale su tutti gli organi essenziali.

La riunione intelligente di questi importanti movimenti scientifici, insieme ad una conoscenza più esatta deiloro effetti fisiologici, costituisce la ginnastica pedagogica e razionale. Come disse il professor Torgren, è graziealla sua unione con la ginnastica medica che essa ha acquisito il suo carattere correttivo.12

I primi tentativi di applicare questi suoi nuovi concetti sull’educazione fisica come parte integrante dell’educa-zione generale furono vani perché il Ministro dell’Istruzione Pubblica svedese, al quale aveva chiesto di fonda-

Enumerazione dei movimenti fondamentali in Ordine Normale11

Esercizi di estensione dorsale

Esercizi di sospensione

2.

Esercizi per gli arti inferiori1.

3.

Esercizi di equilibrio4.

Esercizi dei muscoli dorsali5.

Esercizi dei muscoli addominali6.

Esercizi dei muscoli laterali7.

Esercizi di salto8.

Esercizi di respirazione9.

TAB 2

10 Tali fasi sono riconducibili al movimento analitico.11 Quest’ordine definito “normale” in cui si succedono i movimenti nell’arco della lezione può essere comunque variato

a seconda delle esigenze.12 R. Freccero “Sport e Società” Vol. II, pag.191

Le tre fasi dei movimenti della Ginnastica Svedese10

La posizione iniziale o di partenza (sono cinque: in piedi, in ginocchio,in sospensione, sdraiati e seduti).

L’esecuzione propriamente detta del movimento

La posizione finale

1.

2.

3.

TAB 1

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I.D. Educazione Fisica 35

re un istituto per l’insegnamento della ginnastica e per la preparazione dei maestri, gli rispose che non era pos-sibile.

Ling non si scoraggiò e riuscì a fondare nel 1814 a spese del Governo svedese l’Istituto Centrale e Reale diGinnastica a Stoccolma. Qui si crearono le solide basi che vedranno il fiorire del nuovo metodo da lui tantodesiderato. I professori diplomati da questo istituto saranno certificati all’insegnamento della ginnastica e del-l’educazione fisica nelle scuole di tutta la nazione svedese.13

È ben evidente come questo nuovo metodo innovativo interessasse medici e ginnasiarchi di tutta Europa tan-t’è che molti si recarono proprio in Svezia per studiarne l’applicazione.14

Il fisiologo Demeny15 ad esempio in Svezia analizzò la ginnastica pedagogica di Ling diventando successivamen-te il promotore del movimento di rinnovazione dell’Educazione Fisica scolastica in Francia.

Il QUADRO SVEDESE così come altri attrezzi ginnici, storicamente vede dunque il suo ingresso nella Sveziadi inizio Ottocento, in quel periodo storico in cui si sviluppa il metodo proprio della ginnastica svedese.

“Il quadro svedese è visto come un attrezzo la cui influenza è favorevole alla flessibilità del corpo che contribuisce aesercitare in modo completo.”

L’attrezzo, composto da aste di legno parallele disposte verticalmente e orizzontalmente formano degli “scali-ni” quadrati dove il corpo deve inoltrarsi con movimenti di forma ondulata. Le dimensioni dei rettangoli varia-no a seconda dell’età e la pieghevolezza del soggetto che si serve dell’attrezzo, avanzando da un rettangolo all’al-tro, sia verticalmente sia orizzontalmente o anche diagonalmente nelle due dimensioni.

Alcuni movimenti presenti nella sezione femminile:

• Doppio movimento simultaneo vertebrale a spirale• Allieva che segue la serpentina obliqua rovesciata dove le braccia e le gambe contribuiscono ugualmente

all’avanzare del corpo negli scalini.• Srotolamenti del corpo a capofitto, in sezione discendente

Questi eccellenti esercizi senza alcun pericolo per le fanciulle le divertono immensamente, tanto più che inbreve tempo il professore può stimolare il loro amor proprio prendendo nota della prima arrivata.

Tale attrezzo serve nella ginnastica formativa come struttura integrante agli esercizi di defaticamento e respira-tori, come appoggio e d’aiuto per l’esecuzione di movimenti la cui utilità è fondamentale all’incremento del-l’agilità e della destrezza motoria “...apporta al fisico una postura corretta fortificando gli arti, aumenta il coraggiostimolando alla migliore coordinazione generale e specifica e migliora la stima di sé.”

La frase “l’attrezzo deve essere fatto per l’uomo e non l’uomo per l’attrezzo”, al quale occorre cercare di adattare ilcorpo, ci permette di comprendere quanto fosse importante rispettare la fisiologia del corpo umano che si devemodellare ma non deformare con l’utilizzo dello stesso.

13 Suddetto Istituto rilasciava anche il diploma abilitante all’insegnamento della ginnastica medica. Gli anni di frequen-za erano tre per gli uomini (due più l’anno di ginnastica militare) e due per le donne. Occorreva seguire obbligatoria-mente il corso completo di ginnastica pedagogica e quello di ginnastica medica.

14 Ricordiamo tra gli altri il Lagrange, lo Screber, il Rothstein, ecc. che studiarono e ampliarono il metodo.15 G. Demeny dopo questo viaggio pubblica l’opera “Corso teorico sull’Educazione Fisica” dove concettualizza la sua

esperienza in merito alla ginnastica del Ling. C’è da dire che il Demeny seguì inizialmente questa Scuola, poi se nediscostò rivalutando tutto il metodo sotto un’altra ottica.

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Nel metodo svedese Ling ha ricercato gli esercizi più appropriati per apportare lo sviluppo razionale e norma-le del corpo umano, poi ha determinato gli attrezzi facilitanti nel miglior modo, la loro esecuzione in una pro-gressione metodica. Questa è dunque la genesi degli “apparecchi” svedesi e quindi anche del Quadro.

Gli attrezzi di Ling sono destinati a facilitare l’esecuzione di un movimento utile ad assicurarne l’esecuzionecorretta effettiva in modo particolare per i principianti offrendo al ginnasta un sostegno a un appoggio fisso.Essi sono costruiti in modo che il punto di appoggio si offra sempre e molto facilmente ad altezza convenien-te, secondo la statura dell’allievo, infine la cura di evitare inutili accidenti entra così per una parte importantenei principi della loro costruzione.16

La costruzione e la disposizione degli attrezzi svedesi facilitano la loro utilizzazione simultanea almeno alla metàse non alla totalità degli alunni i quali sono posti in lunghe file, in modo da permettere al professore di scor-gere immediatamente le imperfezioni nelle posizioni e nei movimenti.

Nelle palestre svedesi gli attrezzi sono ordinati lungo i muri o rinchiusi in appositi spazi sotto l’impianto chia-mati “trabocchetti”. Quando non servono questa disposizione, lascia l’intera superficie della sala disponibile perl’esecuzione degli esercizi ordinativi e collettivi per le marce e per la corsa

17. Il Quadro è solitamente posto

sospeso da terra lungo la parte ampia del muro con delle apposite catene che lo tengono fermato ad esso.Quando è utilizzato quest’attrezzo viene liberato in modo tale da ottenere il movimento leggermente oscillan-te che è visibile soprattutto durante le evoluzioni degli allievi.

Da “L’Educazione Fisica in Isvezia” Pag. 121

IL SISTEMA SCOLASTICO SVEDESE (fine XIX secolo)

La scolarizzazione nelle scuole della Svezia inizia a partire dai 7 anni di età arrivando fino ai 14 anni.L’allievo deve per obbligo frequentare i corsi garantiti delle scuole primarie che sono istituite fin sottoil Circolo Polare, in ogni città, borgo e villaggio del paese.

Anche i Lapponi godono di questa organizzazione dell’istruzione. In tutte le scuole maschili la gin-nastica è obbligatoria e vi è insegnata quotidianamente.

Nelle scuole femminili lo Stato non impone ancora questo insegnamento ma ritira i sussidi alleScuole Libere, nella quale la ginnastica non è insegnata.

In tutte le scuole medie e superiori della Svezia non solamente la ginnastica ma l’educazione fisi-ca della gioventù è affidata a professori speciali, diplomati dall’Istituto Centrale di Stoccolma, lacui cultura scientifica e intellettuale equivale a quella dei professori titolati degli altri corsi scien-tifici.

16 C. Lefebure “L’educazione fisica in Isvezia”, pag. 1917 Ibidem pag. 22

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CONCLUDENDO questo breve escursus si può quindi confermare che storicamente la ginnastica svedesenasce come un’attività che racchiude in se diverse sfaccettature che si ricollegano alla ginnastica propriamenterazionale.

Molti sono portati a pensare che la ginnastica svedese sia uguale a Ginnastica Medica, ma ben si sa che la gin-nastica medica o “manuale” (nella definizione originariamente data) è la forma primitiva del sistema del Ling.Questa ginnastica è chiamata manuale perché quasi la totalità del corpo nei movimenti detti “liberi” è guida-to dall’aiutante che fa eseguire i movimenti in forma passiva, prendendo le parti del corpo, sottoponendole amanipolazione e all’esercizio di mosse nella direzione voluta, progredendo senza resistenza quando il pazientedeve essere sottoposto all’esecuzione di movimenti passivi.18

Noi insegnanti di Educazione Fisica, esperti nel campo delle Scienze Motorie non ci occupiamo di questa tipo-logia di ginnastica ma del suo fondamentale sviluppo che è la ginnastica eseguita in forma propriamente atti-va, anche agli attrezzi e quindi anche al Quadro. È il soggetto a compiere movimenti ed è il soggetto che deve“sentirsi” quando realizza azioni motorie regolandone l’intensità, imparando a gestire le proprie potenzialitàaffinando così la coordinazione, la lateralità e la capacità di “avvertire” cenestesicamente l’attrezzo.

Il metodo del Ling è stato rivoluzionario, l’attrezzo diventa un grande “fattore arricchente” della motricitàpedagogica, in modo particolare nella nostra società contemporanea laddove anche la scienza evidenzia e “con-danna la disabitudine” al movimento naturale fin dalla più giovane età, ove molto spesso si perdono quelle abi-lità insite del nostro essere.

Il Quadro Svedese fortunatamente ancora oggi è utilizzato e il suo impiego nell’ambito dell’attività fisica vedevarie applicazioni negli spazi più diversi. Nelle palestre delle scuole e dei centri di rieducazione motoria, maanche nelle palestre di comunità, nelle carceri. Ecco che davvero tutti quanti hanno la possibilità di sperimen-tare e di sperimentarsi, educando il proprio corpo al moto in modo consapevole e sempre nuovo.

18 F. Lagrange “ Traité de gymnastique médicale Suedoise”, pag. 5

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Bibliografia

L’educazione fisica in Isvezia. Capitano Comandante Lefebure, trad. italiana di Igino MassiminiEd. Lanciano, R. Calabria 1909

L’Istituto Centrale ginnastico di Stoccolma. Federico Lagrange, in Rivista Internazionale di Igiene, 1896

Storia dell’educazione fisica e sportiva. Michele Di Donato Ed. Studium, Roma 1962

Storia degli sport Vol. I. Andrea Prof. Franzoni Soc. Editrice Libraria, Milano 1933

Sport e Società. La cultura plagiata. Vol. II Renata Freccero Ed. Levrotto&Bella, Torino 1997

Traitè de gymnastique médicale Suedoise. Les affèctions abdominales et gynecologiques. F. Lagrange. Trad.Prof.Anders Wide Ed. Felix Alland, Paris 1898

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Il Quadro Svedese è nato dalla mente geniale e dalla passione per l’educazione fisica di P.H. Ling (Fig. A).

P.H.Ling (1776- 1839) è stato il creatore della ginnastica svedese. Pur aven-do incontrato nella sua vita grandi ostacoli e molti oppositori, nel suo paesevenne considerato un mito per essere riuscito a fare della Svezia uno dei popo-li più progrediti in Europa nel campo dell’educazione fisica. Il grande presti-gio nazionale di cui godeva gli valse nel 1835 la nomina di sociodell’Accademia Svedese, che allora contava solo 18 membri e a tutt’oggi il suobusto è presente sotto la cupola d’onore del Museo Nazionale di Stoccolma,a fianco di quelli di altri grandi della Svezia come Linneo (Fig. B).

A differenza però di quanto compare scritto su Wikipedia, P. Ling non era néun medico né un fisioterapista. Egli infatti fu prima di tutto un grandissimo erudito ed un poeta.

Si sa che frequentò l’università di Lund e poi quella di Uppsala, dove si dedi-cò agli studi teologici e successivamente verso il 1799, quando si trovava aCopenaghen, studiò anche lingue e letterature moderne, specialmente latedesca e la danese. Il suo interesse e la sua passione per l’educazione fisica nacquero quindi soloin seguito.Si racconta infatti che, praticando l’esercizio del fioretto alla scuola diScherma di Copenaghen, diretta dal cavaliere di Montrichard (dalla qualeuscì col diploma di istruttore), fosse riuscito a guarire da una semiparalisi albraccio destro, forse di natura gottosa, di cui soffriva da tempo.Questa guarigione fece germinare in lui e poi in seguito rafforzò la convin-zione che l’esercizio fisico, se sorretto da solide basi scientifiche, avendoquindi sicura conoscenza del corpo umano e delle sue funzioni, così comedell’effetto motorio che esso produce, fosse fondamentale non solo per unarmonico sviluppo e per il mantenimento della salute ma anche per prevenire incipienti malattie e deviazionie ricondurre alla normalità funzionale le parti del corpo che l’avessero perduta.

Da questo momento in poi il percorso umano di Ling cambiò. Da una parte infatti continuò nella sua attivi-tà di erudito e poeta (scrisse persino due epopee ispirate alla mitologia scandinava, di cui era un profondo cono-scitore e cultore), dall’altra volle intraprendere studi che potessero dare un supporto razionale a quelle che perora erano state solo intuizioni.Dopo aver insegnato scherma all’Università di Lund nel 1804, lo troviamo a Copenaghen per frequentare la

IL QUADRO SVEDESE: CENNI STORICI E MODALITÀDI ALLESTIMENTO.F. ReitanoInsegnante di Educazione Fisica e Maestra di Ginnastica

Fig. A

Fig. B

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40 I.D. Educazione Fisica

Scuola per la formazione di insegnanti di educazione fisica istituita dal Nachtegall, colto trattatista e storicodella materia, nonché divulgatore della ginnastica in Danimarca.Nel 1813 fu nominato professore di scherma e di ginnastica a Uppsala e nel giugno dello stesso anno fu chia-mato a Stoccolma per insegnare danza, equitazione e nuoto all’Accademia Militare di Karlberg ed alla ScuolaSuperiore di Artiglieria di Marieberg.Proprio a Stoccolma iniziò a mettere in pratica degli esercizi che proponeva come rimedio per certe malattie ea sollecitare l’aiuto del governo per diffondere il suo sistema.L’aiuto venne negato dai ministri, i quali lo liquidarono dicendo “esservi già molti saltimbanchi senza doverneprenderne altri a carico dello Stato”. Ma il Ling non si scoraggiò e continuò a divulgare le proprie idee così brillantemente che riuscì a portare dallasua parte medici, opinione pubblica, e alla fine anche i suoi oppositori e nel 1815, per volontà del Re CarloXIII, ottenne i sussidi necessari per la fondazione dell’Istituto Centrale Reale di Ginnastica di Stoccolma, veroorgano propulsore di tutta la vita ginnica. Qui gente di ogni condizione ed età, i sani e gli infermi, furonoavviati a seguire corsi di indirizzo medico e pedagogico. L’Istituto era aperto a tutti, sia uomini che donne che desideravano studiare questo sistema, sia come insegnan-ti che non. Nessuno però otteneva il diploma o l’autorizzazione all’insegnamento senza prima aver superato gli esami dianatomia, fisiologia e la corretta messa in pratica dei movimenti.Ling morì di tisi nel 1839 e lasciò alcune figlie e il figlio Hjalmar, che insieme a due allievi del padre, Liedbecke Georji, cercò di riordinare l’opera del genitore. Infatti il Ling non ha lasciato un’esposizione integrale e ben programmata in immagini e descrizioni, ma è daisuoi successori che abbiamo testimonianze più particolareggiate.

Di Ling si conoscono solo tre opere:TRATTATO DELLA GINNASTICA SENZA ATTREZZI (1836)TRATTATO SULLA SCHERMA ALLA BAIONETTA (1838)TRATTATO SUI PRINCIPI DELLA GINNASTICA (stampato postumo).

Alcuni studiosi hanno sostenuto che Ling nonvedesse di buon occhio l’uso dei grandi attrez-zi nel suo sistema; in realtà è vero che criticòin questo ad esempio la scuola tedesca che,secondo lui, ne faceva un uso spettacolare piùche razionale, ma alla fine poi dedicò uno stu-dio serio e focalizzato alla realizzazione di que-sti apparecchi, che secondo lui dovevano esse-re al servizio dei bisogni essenziali del corpo invista del suo sviluppo. In questo contesto nacquero dalla sua mentead esempio la Spalliera (nel 1813) e il QuadroSvedese (Fig. C).

Le notizie che si hanno su come fosse fatto all’epoca e come fosse posizionato, sono state ricavate dagli studio-si da disegni di antiche piantine di palestre svedesi e fotografie delle stesse. In una tipica palestra svedese, generalmente era disposto lungo il muro, mentre le altre attrezzature quando nonservivano stavano anche nelle cateratte sotto il pavimento. Questa disposizione vantaggiosa lasciava l’interasuperficie della sala disponibile per l’esecuzione degli esercizi collettivi a corpo libero, per la marcia e per la

Fig. C

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corsa. Il Quadro di allora non presentava dei quadrati perfetti. Il lato relativo all’altezza misurava 48 cm, mentre quello di base cm. 45.

Ho trovato che esistevano tre tipi di quadro:- IL QUADRO VERTICALE chiamato in lingua originale

“lodstege” (Fig. D a), simile a quello “in uso” oggi, che veni-va utilizzato principalmente per le traslocazioni ascendentie discendenti, quindi “esercizi a file” eseguiti anche a cop-pie (Fig. E); questo primo quadro era in genere sorretto darobusti ganci murati al soffitto ed era distanziato dalla pare-te posteriore e fissato al pavimento.

- IL QUADRO ORIZZONTALE, o “vogstege” (Fig. D b)era praticamente invece un quadro montato al contrario,con i montanti orizzontali, anziché verticali ed era sorrettoda un sistema di funi e carrucole che permettevano divariarne l’altezza: qui si eseguivano più che altro le trasloca-zioni orizzontali e siccome la prima fila di quadrati non eraa contatto col suolo ma a una certa altezza, a volte venivautilizzato come alternativa alla bomme e viceversa (Fig. F).

- IL TERZO TIPO DI QUADRO era disposto come quelloorizzontale, ma alcuni riquadri erano ciechi oppure al cen-tro presentavano un ulteriore piolo e quindi i passaggi delletraslocazione erano per così dire obbligati.

Le esercitazioni erano sempre guidate dal maestro che davaprecisi comandi verbali per distinguere i tempi dei movimen-ti, per permettere la simultaneità di esecuzione e sensibilizza-re gli allievi al ritmo.Per quanto riguarda poi gli esercizi che vi venivano fatti, inuno studio di S.e.M. Malavenda, confrontando quelli origina-li con quelli odierni, si può vedere che quelli inventati poste-riormente non sono poi tantissimi e che quindi il Ling neconosceva già le ampie possibilità e questo conferma ancora lasua grande capacità mentale.

In Italia è arrivato solo il primo tipo di quadro svedese, cioèquello verticale.Ancora fino a una decina di anni fa le scuole svedesi e moltescuole tedesche lo avevano mantenuto nella versione originale,ossia fissato al suolo, in Italia esiste nella variante oscillante manon si sa quando sia diventato così.

La maggior parte dei quadri svedesi in Italia è fatta di legnostagionato, ma esistono anche quadri realizzati in ferro e altricon i gradi in plastica.

L’esperienza ci dice che il legno resta il materiale migliore e quello che viene preferito (Fig. G).Il Quadro Svedese classico è un “reticolato” composto da assi verticali chiamati MONTANTI o staggi, ed assiorizzontali detti GRADI o correnti, il cui intersecarsi dà luogo a dei quadrati il cui numero non è standardiz-zato: esistono infatti quadri 8 per 8, 10 per 10, 6 per 6, 6 per 4, 4 per 4 ecc…(Fig. H).

Fig. D a Fig. D b

Fig. F

Fig. E

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42 I.D. Educazione Fisica

Ognuno può farselo costruire come meglio crede a secondadelle esigenze richieste dall’ambiente in cui lavora. Anche le dimensioni dei quadrati variano: esistono col lato di50 cm, ma anche di 60 cm. I montanti sono robusti legni di sezione rettangolare, rinforzati all’interno da un’anima di metallo; devonoavere gli angoli smussati per garantire l’incolumità degli allievi.I gradi si inseriscono nei montanti ed hanno in genere una sezione circolare di 35 mm, ma esistono anche con

sezione ellissoidale. L’impianto dei quadri svedesi, nelle scuole o nelle palestre priva-te che ce l’hanno, non è uniforme.Spesso è montato su robuste mensole di ferro affisse alla parete,sulle quali può scorrere in fuori per essere usato o rimesso ade-rente alla parete quando non serve (Fig. I)Altre volte invece viene fissata, con delle robuste mensole affitteal muro, una sbarra di ferro parallela alla parete stessa, alla qualepoi con dei ganci o delle catene viene appeso l’attrezzo. La distanza dal muro deve essere almeno di cm 100 (per evitaredi scontrare il muro) e dal suolo cm. 70 (altrimenti la prima rigadi quadrati non è utilizzabile).

In Italia l’unica ditta che fabbrica ancora il quadro svedese veramente utilizzabile e quindi senza spigoli o altroche possa danneggiare gli allievi e che lo costruisce accontentando le esigenze di grandezza o altro di chi lo ordi-na, è la ditta dei fratelli Panizzutti a Conegliano Veneto.

Bibliografia:

- P. Romano, Storia dell’Educazione Fisica in relazione coll’educazione generale, Vol. II, Paravia 1925- M. Di Donato, Storia dell’Educazione fisica e sportiva, Roma 1988 (1962 I ed.)- Il Quadro svedese. Tesi di diploma di Educazione Fisica di Calubani Larissa (1993)- La ginnastica svedese. Tesi di diploma di Educazione Fisica di Paolo Scannavini (1999)- Il Ling e la ginnastica svedese. Tesi di diploma di educazione fisica di Vivarelli Letizia (1990)- Rivista “I.D. Educazione Fisica”, a. 2 n° 3-1993

Fig. G

Fig. H

Fig. I

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I.D. Educazione Fisica 43

(I riferimenti sono alle diapositive nella Presentazione nel DVD allegato)

DIA 1 - 3 Presentazione relazione e relatore

DIA 4 - 7 La ginnastica quale attività che ci accompagna in tutta la vita e in quale ambiente viene pra-ticata: la PALESTRA

DIA 8 Elenco di alcuni attrezzi dell’Educazione Fisica, che si dovrebbero trovare in tutte le Palestrescolastiche, di ogni ordine e grado, per poter praticare al meglio una buona GINNASTICA.

DIA 9 - 11 La Palestra dell’Istituto Duchenne di Firenze, che vista la carenza (assenza??) di impianti pub-blici ben attrezzati, ha deciso di dotare così i propri ambienti.

DIA 12 - 16 G. Hebert e il suo famoso motto “essere forti per essere utili”e autore dell’opera sul “MetodoNaturale”, in cui vengono presentate le 10 famiglie di esercizi che caratterizzano, nel loro insie-me, la GINNASTICA.

DIA 17 - 24 Fra gli obbiettivi della Ginnastica vi è il miglioramento delle qualità fisiche di ciascun sogget-to; ricercare una “normalità” motoria che oggi NON siamo assolutamente in grado di defini-re. Attraverso “indagini e statistiche” si può capire dove rivolgere l’attenzione e delimitarne ilcampo d’intervento.Notevole il lavoro prodotto dall’Istituto Duchenne, con 37 indagini condotte dal 1980 al1996 e che ha visto coinvolti quasi 21.000 soggetti in età scolare.

DIA 25 - 27 Quadro Svedese (QS) – grande attrezzo.

DIA 28 Le qualità di base su cui è fondamentale aver lavorato prima di affrontare lo studio degli eser-cizi al QS.

DIA 29 - 34 Le sospensioni, le impugnature e le prese.

DIA 35 - 38 Suddivisione degli esercizi al QS: Entrate, Traslocazioni e Uscite.

DIA 39 - 44 Le traslocazioni (come ci si sposta sul QS)

DIA 45 - 49 Di fatto il QS è un grande attrezzo che NON necessita di particolari preparazioni.

DIA 50 - 61 Di fatto il QS è da considerarsi esso stesso un attrezzo PROPEDEUTICO per lo studio di altriattrezzi della Ginnastica (palco di salita, scala orizzontale, STG,…)

ESERCIZI PREPARATORI E PROPEDEUTICIDanilo MatteucciInsegnante di Educazione Fisica e Maestro di Ginnastica – Istituto Duchenne - Firenze

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44 I.D. Educazione Fisica

DIA 62 - 63 Alcune riflessioni sul concetto di “salute”. Lo studio del QS nella scuola materna e cosa è pos-sibile proporre.

DIA 64 Il QS e lo sport.Durante il Congresso è stato mostrato come in alcune Palestre scolastiche, le necessità dettateda alcune società sportive, che operano in orario extrascolastico, ha portato alla rimozione dimolti attrezzi della Ginnastica fra i quali il QS, ritenuti pericolosi allo svolgimento di suddet-te attività sportive.Personalmente, in quanto insegnante di Judo, ho fatto la scelta di dotarmi di uno spazio più“attrezzato” possibile per offrire ai miei atleti una preparazione fisica più completa e varia.

FILMATO Corso di judo della scuola elementare. Circuito a stazioni con esercitazioni di ginnastica.

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FILMATO (in DVD allegato)

IL QUADRO SVEDESE PER GLI ADULTIG. Lombisani* – A. Forti* – F. Reitano* – W. Ciampa*** Insegnanti di Educazione Fisica e Maestri di Ginnastica - ** Insegnante di Educazione Fisica

Si può essere vecchi a vent’anni se si perde la voglia diimparare, se non si riesce a vedere la bellezza che risiedenel conseguire e preservare quelle efficienze fisiche che ilnostro corpo è capace di esprimere quando interesse,desiderio, determinazione, tenacia, volontà, coraggio edintelligenza si coalizzano e si risolvono nella ricerca dinuovi orizzonti di libertà. Inseguendo tale meta, potrem-mo morire di vecchiaia, ma la morte ci troverà giovani.

Alberto Forti

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46 I.D. Educazione Fisica

PRIMA ELEMENTARE

• presentazione dell’attrezzo (nomi delle varie parti)• esercitazioni sulle prese ai pioli, sulla posizione del proprio corpo rispetto al quadro (sotto, sopra, dietro, davanti)• capovolta avanti sul 1° piolo• studio della discesa con il saltello dal 1°piolo• spostamento laterale sulla 1°riga • capovolta dietro sul 1° piolo dalla presa poplitea• arrampicata sulla fila fin dove il bambino si sente (massimo alla 4°riga)• spostamenti laterali sulle righe, anche con i bambini che si incrociano

SECONDA ELEMENTARE

• combinazione di capovolte: capovolta avanti sul 2° piolo e dietro sul 1° piolo dalla presa poplitea• studio della presa a passo incrociato• “bruco” orizzontale sulla 1°riga e sulla 2° riga, traslocazione con passo incrociato delle mani con anticipo

della testa • “bruco” in verticale con discesa a scala• “bruco” in diagonale con discesa a scala• “bruco” in diagonale a coppie con incrocio e discesa a scala

TERZA ELEMENTARE

• studio della discesa con anticipo dei piedi sulla fila• salita in verticale, studio della discesa su due file con anticipo dei piedi• studio della discesa in diagonale• coreografie a 2: salita in diagonale e discesa sulla fila, salita sulla fila e discesa in diagonale, spostamento su

due righe (sali e scendi) con anticipo della testa• coreografie a 6: salita e discesa a spirale (salita su due file e discesa su due file con anticipo dei piedi)• studio del capofitto dalla 3° riga• salti in basso da varie altezze• entrate : con un salto sul 1° piolo, in verticale, con passo delle mani incrociate, dalla posizione a pipistrel-

lo, in capovolta dietro• uscite: capovolta dietro dalla presa poplitea, in verticale, in capofitto, con un saltello

QUARTA ELEMENTARE

• salita con anticipo della testa con torsione del busto a destra o sinistra, a seconda della consegna dell’insegnante • salita con capovolte dietro e discesa con capovolte in avanti sulla fila

PERCORSO DIDATTICO DEL QUADRO SVEDESE NELLASCUOLA ELEMENTAREF. La Ferla – E. DiegoliInsegnanti di Educazione Fisica e Maestre di Ginnastica

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QUINTA ELEMENTARE

• salita con capovolte dietro su due file e discesa in presa poplitea con anticipo della testa• coreografie in 6: salita e discesa su una fila; la “spirale”(salita a coppie con incrocio su due file)• coreografie in 5: “le sirene” salita e discesa su due file• coreografie in 4: “ i 4 angoli” (i bambini partendo da un angolo si spostano a quello successivo con traslo-

cazioni sulla riga o sulla fila fino a tornare a quello di partenza) • coreografie a 3 : salire a spirale e scendere su due file in presa poplitea, salire in capovolta dietro e scendere

a spirale, salire sulla fila e scendere in capofitto (dalla 4° riga ), traslocazione orizzontale sulla 1°, sulla 3°,sulla 6° riga

• coreografie a 2: “la fontana “(salire a “spirale” partendo dai quadrati centrali e traslocazione lat. all’altezzache si vuole); diagonale in salita o in discesa

• coreografie inventate dai bambini• coreografie improvvisate

COMMENTO AL FILMATO

Nel filmato sull’uso del quadro svedese nella scuola elementare verranno mostrati alcuni esercizi che ritengoutili fare nelle diverse classi. In PRIMA ELEMENTARE è importante descrivere l’attrezzo (pioli, montanti, file, righe) in modo che i bam-bini sappiano orientarsi su di esso e possano capire immediatamente le correzioni dell’insegnante (ad es. “spo-sta la mano sul piolo alla tua destra!”) Devono anche sapere come disporre il proprio corpo in rapporto ad esso(sopra, sotto, dietro, davanti, di lato). Poi verrà spiegata la presa delle mani (stretta, larga, incrociata); verrà presa confidenza anche alla sua instabili-tà, salendo e scendendo con il salto in basso, facendo le capovolte in avanti sul primo piolo e dietro in presapoplitea. Successivamente i bambini inizieranno a fare degli spostamenti laterali con i piedi sul primo piolo e le manisul terzo. Raccomanderemo al bambino di mantenere la pancia vicino all’attrezzo e di spostare un piede o unamano per volta in modo da avere sempre 3 appoggi (2 mani e un piede, o 2 piedi ed una mano).I bambini faranno lo stesso spostamento anche partendo ai lati opposti del quadro, così dovranno incrociarsie trovare la soluzione per non calpestare il compagno. L’arrampicata verso l’alto è il momento successivo, io richiedo di non superare la quarta riga anche se ci sonoalcuni bambini che arriverebbero in cima senza avere nessun timore ma, in prima elementare, non conoscia-mo bene le capacità motorie dei nostri allievi e loro stessi non conoscono ancora il pericolo. E’ bene impostare nelle prime lezioni il salto in basso perché ritornerà spesso, anche nell’uso degli altri attrez-zi. Spiegheremo ai bambini che dovranno guardare in basso, fare attenzione che non ci sia nessuno sulla lorotraiettoria, controllare il collo, atterrare sui piedi e piegare le gambe, tenere le braccia avanti.In SECONDA ELEMENTARE insegneremo lo spostamento sulla 1° riga a passo incrociato delle mani conanticipo della testa (“bruco”). Quando vi è una certa sicurezza nello spostare le mani e il proprio corpo possia-mo fare eseguire lo spostamento fino alla quarta riga. La salita sulla fila e sulla diagonale sarà il passo successivo.In TERZA ELEMENTARE verranno consolidati questi spostamenti e verrà insegnata la discesa sulla fila conanticipo dei piedi e torsione del busto.In QUARTA ELEMENTARE, come si può vedere nel filmato, i bambini acquisiscono una buona sicurezza edalcuni riescono a scendere sulla fila con una serie di capovolte in avanti. In QUINTA ELEMENTARE ormai sono in grado di fare coreografie dove devono rispettare i tempi dei com-pagni, resistere alla fatica, concentrarsi per non fare sbagliare gli altri, essere pronti ad aiutare il compagno vici-no, nel caso abbia bisogno di incoraggiamento.

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PremessaVorrei spendere qualche parola per spiegare perché per me è importante essere qua oggi, e condividere con voile esperienze e le riflessioni, mie e di Federica, per quanto riguarda il valore dell’insegnamento dell’EducazioneFisica, diventata “educazione motoria” ed ora “corpo, movimento e sport”… AIUTO!!!

OGGI NON POSSIAMO PERMETTERCI DI PERDERE ANCHE LA PAROLA EDUCAZIONE.

Anche se tutti voi sapete perché è importante l’Educazione Fisica, noi riteniamo che essere qua oggi voglia direcomunicarvi anche altro.

Prima di tutto vorremmo chiarire le motivazioni VERE che ci spingono tutti i giorni a lavorare con dedizionee con costante pedanteria durante la lezione di ginnastica, nel medesimo modo con cui avevamo iniziato diecianni fa. Anzi, siamo sempre più convinte di dover mantenere questa strada, per poter contribuire anche se pocoal BENESSERE DELLA SOCIETA’.

Le nostre strade lavorative, due anni fa, hanno intrapreso apparentemente due percorsi differenti, ma grazie allenostre comuni convinzioni, ci siamo accorte che lavoriamo sempre allo stesso obiettivo, siamo su due rivediverse dello stesso fiume. Questo per dirvi che abbiamo incontrato in questi anni ostacoli oggettivamente sem-pre più grandi che avrebbero potuto farci desistere in ogni momento, ma FORTI DEI VALORI CHE PEN-SIAMO DI POTER TRASMETTERE AI BAMBINI stiamo tuttora continuando.

In secondo luogo vorremmo avere un confronto che possa farci capire in modo più oggettivo che non stiamoprendendo “lucciole per lanterne”. Quando Federica mi ha letto il titolo del Congresso e mi ha chiesto se aves-si avuto voglia di partecipare con un intervento, riguardo ad un commento condiviso da entrambe che aveva-mo fatto durante una telefonata, nella quale concordavamo un po’ stupite che GLI ALTRI NON CAPISCO-NO CHE L’EDUCAZIONE FISICA, FATTA COME LA FACCIAMO NOI, AIUTA IN MODO DIRET-TO NELLA FORMAZIONE DEI BAMBINI A DIVENTARE FUTURI CITTADINI UGUALI, LIBERIE CONSAPEVOLI, risposi di sì.La domanda ora sorge spontanea: COSA C’ENTRA IL QUADRO SVEDESE CON LA FORMAZIONE DIUNA SOCIETA’ MIGLIORE?

Se non riusciamo a farci capire dai “non addetti ai lavori”, per la nostra poca chiarezza, forse con voi ci riusci-remo e con i vostri interventi comprenderemo perché questo messaggio fatica a raggiungere tutte le personenella scuola e fuori.

Per cercare di essere il più oggettiva possibile mi sono avvalsa di pubblicazioni e studi che confermano le nostreidee. Per riuscire a rispondere alla domanda precedente cercherò di procedere in modo logico.

SIGNIFICATO EDUCATIVO DEL QUADRO SVEDESE NELLASCUOLA PRIMARIA (ELEMENTARE) I. Pizzarotti* – F. La Ferla*** Insegnante di Educazione Fisica – Laureata in Scienze Motorie – Docente alla scuola primaria** Insegnante di Educazione Fisica e Maestra di Ginnastica

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Ci tengo a ripetere che solo e ripeto solo questa motivazione ci fa continuare il nostro lavoro e un solo dubbioforse ci farebbe abbandonare!

PASSAGGI LOGICI

Partiamo dalla presentazione di Federica La Ferla ed Elisa Diegoli riguardante gli esercizi al Quadro Svedese.

ESEGUIRE DEGLI ESERCIZI FISICIsignifica

FARE PER IMPARARE

QUELLO CHE IL BAMBINO IMPARA A GINNASTICALO TRASPORTA NELLE ALTRE MATERIE E NELLAVITA QUOTIDIANA

COME IL BAMBINO APPRENDE L’EDUCAZIONEFISICA PUO’ APPRENDERE LE ALTRE DISCIPLINE.

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50 I.D. Educazione Fisica

TUTTE LE MATERIE CONCORRONO ALLA FORMA-ZIONE DI UN BAMBINO COSTRUENDO CONO-SCENZE E VALORI.

L’INSIEME DEI BAMBINI FORMA UN GRUPPO CLAS-SE CHE CONDIVIDE UN DETERMINATO SISTEMAVALORIALE E LE MEDESIME REGOLE DI CONVI-VENZA CIVILE ..

TANTI GRUPPI CLASSE DELLA STESSA ETA’ FORMA-NO UNA GENERAZIONE.

PIU’ GENERAZIONI FORMERANNO AL DI FUORI DELLA SCUOLA UNA SOCIETA’.

Ogni classe è una piccola società, come afferma il Prof. Andreoli nel libro “Lettera ad un insegnante”, una clas-se è come un’orchestra e l’insegnante è il direttore che deve saper valorizzare ogni elemento e far suonare ilgruppo in modo armonico senza nessuna prevaricazione di uno strumento. Questa metafora la apprezzo moltoperché è questo che avviene in modo esplicito in ogni lezione di ginnastica e non nello sport.Questo è in sintesi la strada che percorre il nostro pensiero ogni volta che facciamo educazione fisica.

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APPROFONDIMENTO DI ALCUNI ELEMENTI DELL’EDUCAZIONE FISICA

Nel titolo del nostro intervento risiedono le parole “significato educativo” e proprio da qui vorrei partire.Cosa riteniamo noi per educazione?L’educazione ci appare come un mezzo indispensabile che potrà consentirci di raggiungere i NOSTRI IDEA-LI DI PACE, LIBERTA’ E GIUSTIZIA SOCIALE.L’educazione è anche espressione d’amore per i bambini, infatti la Commissione UNESCO afferma che “è difondamentale importanza provare un senso di RESPONSABILITA’ alle FINALITA’ e agli STRUMENTI del-l’educazione”.Non posso che cogliere immediatamente il collegamento diretto tra STRUMENTI e l’educazione fisica.Solo questa materia ha la parola “educazione” al suo interno e come tale ha il significato di far suo questo ele-mento come inscindibile nella sua pratica.

Altro commento che ritrovo di fondamentale importanza è il riferimento a “in che modo possiamo imparare avivere insieme nel villaggio globale se non riusciamo a vivere nelle comunità alle quali apparteniamo… Desideriamodavvero contribuire alla vita pubblica, e siamo in grado di farlo? È QUESTO IL PROBLEMA FONDAMENTALE DELLA DEMOCRAZIA, LA VOLONTA’ DI PARTECIPA-RE, deve pervenire dal senso di responsabilità di ciascuno… la democrazia ha conquistato nuovi spazi in terre cheprima erano sotto dei totalitarismi e mostra segni di indebolimento in paesi che hanno avuto istituzioni democrati-che per molti decenni, come se ci fosse un costante bisogno di ricominciare da capo, e come se ogni cosa dovesse RIN-NOVARSI E REINVENTARSI”.

Questa pensiero credo sia condivisibile da tutti noi e noi prima di altri capiamo immediatamente quanto ilVERO INSEGNAMENTO DELL’EDUCAZIONE FISICA POSSA INTERVENIRE POTENTEMENTESULLO SVILUPPO DEI BAMBINI E CONCORRERE NELLA LORO FORMAZIONE IN CITTADINI. Per supportare questa affermazione in modo concreto vi vorrei far notare in primo luogo la parola VOLON-TA’ e associarla alla VOLONTA’ e al suo significato nel libro “Teoria dell’esercizio fisico” scritto dal Prof.Pecchioli, e in secondo luogo vorrei farvi osservare che la parte in cui si afferma che bisogna ricominciare dacapo (RINNOVARSI), altro non sono che i cicli scolastici, proprio definiti cicli perché si riparte da capo ogniqualvolta che si prendono delle classi prime. E riteniamo che proprio per questa mancanza di ore di educazione fisica la scuola sta attualmente fallendo comeprocesso educativo mostrandovi alcuni studi degli ANNALI DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE.

IL DISAGIO GIOVANILE

Il disagio scolastico è un aspetto del disagio giovanile che può manifestarsi con varie modalità, disturbo in clas-se, irrequietezza, iperattività, difficoltà di apprendimento e di inserimento nel gruppo, scarsa motivazione,basso rendimento, abbandono. Le cause sono varie ambiente di vita, l’ambiente scolastico, rapporto tra alun-no e insegnante, ecc.Nel 2008 in un’indagine svolta tra i giovani di 14 e 17 anni, il campione degli intervistati vive situazioni didisagio legate alle condizioni familiari, a una percezione negativa della scuola e a un cattivo rapporto con gliinsegnanti.Insofferenze che fanno assumere comportamenti a rischio soprattutto in gruppo. Le condizioni economicheagiate e il grado di istruzione elevato non “salva” i ragazzi.I giovani con disagio, si legge negli Annali, “si differenziano fortemente dagli altri loro coetanei: solo il 43%,rispetto al 74%, ritiene che studiare possa offrire opportunità, mentre il 13,1 %, rispetto all’1 %, dice che nonserve a niente perché CIO’ CHE CONTA È ESSERE RICCHI E FAMOSI”!!!Per me la tabella dove si nota il fallimento di certi valori è quella che riguarda i comportamenti trasgressivi: intutti i ragazzi, disagiati e non, sono simili: fumare, viaggiare senza biglietto, ubriacarsi e fare uso di droghe leg-gere.

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Cosa possiamo fare? GINNASTICA

Il quadro svedese è l’attrezzo per eccellenza, che permette di racchiudere tutti i tipi di esercizio fisico per lascuola. Dal libro “Teoria dell’esercizio fisico” vorrei riportare il commento del Prof. Pecchioli per quantoriguarda la frase di Emilio Baumann “l’esercizio fisico è un atto motorio voluto e precisato”, riferito alla volon-tà di chi esegue l’esercizio fisico.Il Prof. Pecchioli collega L’ESERCIZIO FISICO direttamente alla MOTIVAZIONE, dicendo che “solo essalo rende efficace”. Mi sono soffermata e ho letto varie volte la parte in cui afferma “la volontà, la forza di volon-tà appartiene alla sfera morale ed ecco allora la grande importanza dell’esercizio fisico e dell’Educazione Fisica:ESSA AGISCE SU UNA QUALITA’, CHE FISICA APPARENTEMENTE NON E’ “ (p.13)

Ora dopo essermi sentita orgogliosa di ciò che provo ad insegnare, ritenendo per esercizio fisico solo quelloappena esposto, mi sono rappresentata mentalmente l’effetto dell’esercizio fisico e ho visualizzato due stradeparallele. Mente e corpo, che si costruiscono di pari passo nel medesimo momento in cui faccio fare un eser-cizio. NON PUO’ ESSERCI LO SVILUPPO DI UNA SENZA CHE AVVENGA LO SVILUPPO DEL-L’ALTRA E LA LORO INTERAZIONE SCATURISCE NELLA FORMAZIONE DI VALORI MORALICONCRETI E SOLIDI.

NELL’ESERCIZIO FISICO E’ INTRINSECA LA VALENZA MORALE

Quando parliamo di questo valore UNICO dell’educazione fisica a colleghi, allenatori e genitori, questi fannofatica a crederci, anche se mostriamo a loro il lavoro svolto in palestra, se non addirittura facendoglielo prova-re direttamente.

Adesso proverò ad esporre in modo più approfondito l’analisi fatta di alcuni esercizi eseguiti al quadro e le loroimplicazioni educative curriculari ed extra-curriculari, suppor-tandola con dati di alcuni libri.

1° ESEMPIO: esercizio al Quadro Svedese proposto daFederica ed Elisa per le classi prime e seconde: arrampicata“semplice” e traslocazione laterale con i bambini che si incro-ciano e discesa.

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Alcuni obiettivi che si sviluppano in questo esercizio possono essere: CONCENTRAZIONE, CONTRAZIO-NE E DECONTRAZIONE DELLA MANO E LATERALITA’.

Questi tre obiettivi sono importantissimi nelle classi prime e seconde.

La CONCENTRAZIONE, meglio definita ATTENZIONE,è un processo cognitivo che permette di selezionare gli stimo-li ambientali: è quindi la capacità della mente di filtrare soltan-to gli stimoli interessanti e mantenerla nel tempo. Il livello di attenzione è considerato a scuola un fattore fonda-mentale nello svolgimento corretto di esercizi o compiti di unbambino. Ad una bassa attenzione corrisponde una altadistraibilità e minori prestazioni, che causano contemporanea-mente una disorganizzazione del comportamento.Molti studi confermano che sono aumentati nei bambini idisturbi d’apprendimento causati da carenze d’attenzione: diconseguenza, è ovvio che tutte le attività proposte che piaccio-

no ai bambini sono altamente motivanti e creano la base per un processo cognitivo attivo. I bambini devono inoltre avere molto chiare le consegne, le richieste dell’insegnante riguardo ad un esercizio,un compito o un gioco.Il piacere e la chiarezza sono elementi tipici dell’esercizio di educazione fisica, perché il bambino ama fare conil corpo e può copiare l’insegnante che fa vedere l’esercizio.

Il secondo obiettivo dell’esercizio è la CONTRAZIONE EDECONTRAZIONE DELLA MANO. Durante l’esecuzionedi questi esercizio le mani devono afferrare e lasciare i pioli conuna certa solidità per mantenere una presa sicura all’attrezzo. La ripetizione della contrazione e decontrazione della manoavviene molte volte durante uno spostamento al quadro senzafar stancare i bambini come in un esercizio senza attrezzi.Saper decontrarre i muscoli della mano è fondamentale peravere una presa della matita o della penna fluida, non rigida epesante: nelle classi prime si fanno molti esercizi sui fogli neiquali il bambino deve seguire delle linee tratteggiate senza maistaccare la matita dal foglio. Saper scrivere senza “CALCARE” significa avere una bella calligrafia e non affaticarsi durante la scrittura, neidisegni permette di controllare i bordi e l’intensità del colore.

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Il terzo obiettivo è la LATERALITA’.

Tutte le “arrampicate” al quadro esaltano l’apprendimento della lateralità, è di notevole importanza consolida-re la dominanza corretta per uno corretto apprendimento della letto-scrittura. Difatti il processo di lateralizza-zione contribuisce ad aiutare l’equilibrio, è fondamentale per la precisione e per la coordinazione oculo-manua-le, al formarsi della scrittura e alla sua organizzazione nello spazio del foglio.

Ecco perché gli esercizi per la lateralizzazione devono essereproposti già alla materna e con continuità. La lateralità a scuola può trovare applicazione anche in mododiretto, attraverso la lettura di mappe geografiche, disegni amano libera e geometrici, l’informatica (muovere il mouse),ecc.

Infine, l’acquisizione della lateralità tocca anche lo sviluppopsico-affettivo, nella capacità del bambino di porsi al posto diun altro durante un gioco e quindi la capacità di identificarsicon i sentimenti altrui, di accettare e rispettare gli altri.

2°ESEMPIO

Tutte le coreografie di gruppo al quadro, dalle più semplicialle più complesse, sono gli esercizi tra i più difficoltosi ditutti i grandi attrezzi. Nei bambini della scuola primaria,attraverso l’esecuzione degli esercizi visti nei filmati, si svilup-pano molte capacità e sensibilità, che mi piacerebbe unificare

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sotto il nome di relazione positiva. Ogni esercizio comporta:- conoscere i propri limiti e quelli dei compagni- rispettare i tempi di esecuzione dell’esercizio e dei compagni- memorizzare la successione dei movimenti e i sincronismi- resistere alla fatica- collaborare/aiutarsi- rispettare le regole- ecc.

Tutti i punti sopra citati hanno una notevole rilevanza nella formazione di quelle peculiarità, che nel bambinoconcorrono a relazionare in modo positivo all’interno del gruppo classe.

Conoscere i propri limiti e quelli dei compagni significa sapersfruttare le competenze eccellenti di ognuno, sapersi fermare ericonoscere che l’altro è meglio di te a fare una cosa senzadover litigare o imporsi in altri modi, il risultato del lavorosarà quello che di meglio il gruppo classe può offrire.

Rispettare i tempi di esecuzione dell’esercizio e dei compagnirende i bambini consapevoli del proprio corpo e delle diffe-renze con i propri compagni, che esistono ritmi diversi nelfare le cose in tutti i momenti della giornata di vita scolasticae non. A questa età hanno già problemi di dover fare tantissi-me cose tutti i giorni di tutta la settimana, stanno aumentan-

do i bambini ansiosi che non sanno stare bene in un tempo di vita lento.Questi bambini faranno fatica a riflettere e a riposare.

Memorizzare è una capacità che va continuamente stimolata per mantenere il cervello “plastico”.

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56 I.D. Educazione Fisica

Saper memorizzare una progressione didattica è come se undocente in classe spiegasse almeno 5 consegne consecutive inuna materia, NON CAPITA QUASI MAI, può avvenire sec’è un lavoro di gruppo e ogni singolo ha un compito diffe-rente. La memorizzazione di movimenti da eseguire in sincro-no con altri comporta autonomia nei confronti dell’adulto emaggior autostima.

Tutti gli altri punti interagiscono nello sviluppo della volon-tà: saper resistere ad una fatica significa capire che il propriocedere comprometterebbe il risultato di tutto il gruppo, saperrispettare le regole comporta l’accettazione democratica (le

regole sono stabilite dalla maggioranza, il mio io nel gruppo diventa noi, accettando cose che potrebbero nonpiacermi).

Ho definito prima che gli esercizi al quadro concorrono ad uno sviluppo nei bambini di relazioni positive, per-ché NON MI E’ MAI CAPITATO DI SENTIR BISTICCIARE BAMBINI MENTRE FANNO IL QUA-DRO, ANZI SIA PRIMA CHE DOPO C’E’ MOLTA COMPLICITA’ E SODDISFAZIONE NEL VEDE-RE ESEGUIRE GLI ESERCIZI DAI PROPRI COMPAGNI.

CONCLUSIONI

Per trovare conferma in quanto abbiamo esposto sul valore educativo della ginnastica con i grandi attrezzi vor-rei riportare in modo sintetico alcune parti del libro “Nell’educazione un tesoro”.Nel libro si afferma che questo secolo fornirà mezzi senza precedenti per la comunicazione e imporrà all’edu-cazione due imperativi che potrebbero sembrare contradditori. L’educazione deve trasmettere una crescentequantità di cognizioni però nello stesso tempo deve dare i punti di riferimento ai bambini per non essere som-mersi dalle informazioni, MOLTE DELLE QUALI EFFIMERE E INUTILI! L’educazione deve formare un individuo in grado di imparare nel corso intero della vita e deve essere organiz-zata secondo 4 tipi di apprendimento:IMPARARE A CONOSCEREIMPARARE A FAREIMPARARE A VIVERE INSIEME IMPARARE AD ESSERE

Vorrei solo fare un commento sul primo punto, nel quale si afferma che “imparare a conoscere presuppone chesi impari a imparare, attraverso l’esercizio della concentrazione, della memoria e della riflessione. Fin dall’in-fanzia, soprattutto nelle società dominate dall’immagine televisiva, il bambino deve imparare a concentrare lapropria attenzione su persone o cose. La rapidissima successione delle informazioni (zapping)…nuocciono alprocesso di scoperta, che richiede tempo e riflessione. L’esercizio della MEMORIA è un ANTIDOTO controil rischio di rimanere sommersi dalle informazioni diffuse dai media”.

Prima abbiamo visto quanto l’educazione fisica può aiutare lo sviluppo della conoscenza. Crediamo che bambini che fanno la vera ginnastica sono bambini capaci di riflettere e di scegliere le informa-zioni da memorizzare e saranno cittadini mentalmente autonomi e consapevoli del loro agire.

Vorrei concludere citando l’articolo 34 della Costituzione:

La scuola è aperta a tutti.L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, chedevono essere attribuite per concorso.

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Bibliografia:

Marco Pecchioli, Teoria dell’esercizio fisico, a cura dell’Istituto Duchenne, Firenze 2005

Jacques Delors, Nell’educazione un tesoro, Rapporto all’UNESCO della Commissione Internazionalesull’Educazione per il Ventunesimo Secolo (la Commissione era formata da docenti, pedagogisti e scienziati perl’analisi dello sviluppo mondiale della popolazione sulla terra), Armando ed., 1996

Legalità, responsabilità e cittadinanza, Annali del 2009 eseguiti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università edella Ricerca

Vittorino Andreoli, Lettera a un insegnante, Rizzoli 2006

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Chiudere una giornata come questa dispiace sempre.A mio parere in questo Congresso sono emersi una serie di elementi, alcuni negativi altri no, inizio nell’elen-carvi quelli negativi.

Oggi mi aspettavo una massiccia partecipazione, ma come succede ormai da tanto, vi è uno scarso interesse daparte degli insegnanti di educazione fisica, che pur essendo stati informati ed avendo avuto l’esonero dalle lezio-ni, oggi non hanno neppure sentito il dovere di venire a sentire, a discutere e perché no a confrontarsi in que-sto Congresso, dedicato a un argomento così importante.

Un altro elemento negativo è l’assenza delle istituzioni ai nostri Congressi, mi riferisco a tutte quelle figurecome politici, amministratori, dirigenti scolastici ecc. Sono loro per primi che dovrebbero essere presenti a que-sti eventi, per conoscere e poi decidere se sono utili o meno, se servono oppure no, e se servono allora fare leleggi per promuovere queste cose e destinare così i finanziamenti necessari per arredare le palestre scolastichedi tutti gli attrezzi, per il bene di tutta la società.

Oggi le palestre scolastiche purtroppo sono state svuotate dei grandi attrezzi (quadro svedese, pertiche, funi,scale orizzontali ecc) per fare spazio alle varie attività sportive scolastiche ed extrascolastiche.Là dove qualche attrezzo è presente, spesso è tenuto in uno stato di manutenzione e di sicurezza tale da nonpoter essere utilizzato. Tutto ciò non fa altro che disonorare l’importanza dei grandi attrezzi e di tutta l’educazione fisica. E noi sappiamo bene invece, e l’abbiamo visto oggi, quanto essa sia importante perché non c’è attività moto-ria, sport o altro che possa coprire il campo d’azione coperto dall’educazione fisica, basta conoscerla, studiarla,saperla e poterla insegnare.

Il caos che c’è nelle scuole riguardo all’utilizzo, all’importanza, all’utilità, alla terminologia e alle conoscenze deigrandi attrezzi e di tutta l’educazione fisica regna sovrano. Si fa e si dice di tutto e di più, e purtroppo chi ne paga le conseguenze, se gli attrezzi non sono utilizzati, sonoper primi i nostri bambini e i nostri ragazzi, poi la gente comune che perde così delle importanti opportunità. Ma perdono principalmente tutti quei benefici che da essi avrebbero potuto trarne. E se questo succede nelle scuole dove almeno, di fatto, l’educazione fisica è materia obbligatoria per tutti,immaginiamoci cosa succede invece nella nostra società moderna.

Gli attrezzi e il loro utilizzo, per quello che abbiamo visto, non sono nemmeno studiati nelle università.E allora che futuro avranno i grandi attrezzi?

Ma da questo Congresso, come dicevo, emergono e vanno sottolineati anche degli elementi positivi, tra i qualiil più importante è il livello delle relazioni che abbiamo potuto ascoltare ed i meravigliosi filmati che abbiamopotuto vedere in questa giornata: in essi, partendo dalla storia, dal ruolo dei grandi attrezzi nell’ambito educa-tivo, dalla loro presenza nelle palestre scolastiche e di tutte le problematiche che li riguardano, si sono rese evi-denti le potenzialità, ciò che si potrebbe fare con questi attrezzi ed in particolare con il quadro svedese. Tutto ciò a dimostrazione di quanto la nostra materia sia ancora un meraviglioso libro aperto, tutto da leggere.

CONCLUSIONIG. LombisaniPresidente del Congresso

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E per questo ringrazio ancora tutti i relatori che in questa giornata si sono susseguiti.Con questo Congresso si è dimostrato che gli attrezzi dell’educazione fisica sono degli strumenti unici e digrande valore educativo, indispensabili per fare una vera educazione fisica.La SIEF con i lavori di oggi ha dimostrato ancora una volta, che la nostra materia in questa società attuale èuna necessità, e soprattutto ha raggiunto una tale maturità e affidabilità che la rendono ormai attendibile agliocchi di tutti.

Termino rivolgendomi a tutti i miei colleghi.V’invito a tirare fuori l’orgoglio, quello che forse manca oggi nella nostra categoria, l’orgoglio per la nostra sto-ria, per la nostra materia, per quello che siamo e per il lavoro che facciamo. Dobbiamo essere tutti consapevoli che la nostra materia è unica e insostituibile, non va svenduta né contrab-bandata con altre attività più o meno alla moda. Dobbiamo difendere a denti stretti e con coraggio la nostra dignità, senza accettare compromessi.Gli attrezzi e tutta l’educazione fisica nelle scuole e non solo, deve essere svolta e bene, altrimenti c’è il rischiodi fare dei danni invece che benefici.La situazione attuale in cui versa l’educazione fisica non è delle migliori, bisogna uscire da queste sabbie mobi-li, in cui si trova la nostra materia, perché c’è ancora un grande spazio per essa. Bisogna però fare molto presto ed oggi è possibile.Esiste la SIEF, società scientifica della materia, sulla quale possiamo contare per difendere e promuovere in ognidove la nostra materia. Bisogna però che questa diventi ancora più forte e per fare questo occorre l’aiuto di tutti, e sicuramente nonsiamo pochi quelli che teniamo alle sorti dell’educazione fisica. Bisogna fare tutti insieme qualcosa in più, per ridare cosi alla nostra materia il posto che si merita, soprattut-to perché è a beneficio della gente.Spero che i lavori di questa giornata siano stati utili, interessanti e che soprattutto abbiano contribuito a sen-sibilizzare ed a creare consapevolezza riguardo all’importanza ed alla grandezza della ginnastica all’interno del-l’educazione fisica moderna.

Con questo dichiaro chiusi i lavori di questo XIV Congresso Nazionale SIEF, dandovi l’appuntamento per ilCongresso del prossimo anno.

Grazie a tutti.

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CONVENZIONE SIEF - ASSICURAZIONI GENERALI Agenzia 508 Firenze

Il 16 ottobre, durante l’Assemblea dei Soci svoltasi nella sede del XIV Congresso Nazionale SIEF, sono statepresentate da Assicurazioni Generali le proposte su coperture professionali e personali inerenti i soci SIEF. In seguito all’approvazione unanime di tale proposta, tra SIEF e Assicurazioni Generali Agenzia 508 Firenze èstato stipulato un accordo che prevede per i soci SIEF “di poter usufruire della consulenza gratuita e dei pro-dotti di Assicurazioni Generali a condizioni vantaggiose”.

Verbale dell’Assemblea dei Soci SIEF di Sabato 16 ottobre 2010.

La seduta si apre alle ore 18.30, presso il Forum Center di Prato, sede del XIV Congresso Nazionale SIEF. Sonopresenti tutti i membri del Consiglio Direttivo e 15 soci.Ordine del giorno:1) Proposte di Assicurazioni Generali su coperture professionali e personali inerenti i soci SIEF (saranno pre-

senti rappresentanti della suddetta Assicurazione).2) Varie ed eventuali

1) In relazione all’esigenza sorta durante l’assemblea dei soci del 21 novembre 2009 e più volte ripresa duran-te i vari Consigli Direttivi, la Presidente BARONI afferma di poter finalmente presentare ai propri soci unaproposta operativa concreta, relativamente ad una copertura assicurativa specifica per i membri SIEF. Dichiaradi aver vagliato, con la consulenza di un esperto, più possibilità inerenti all’argomento e che la presentazionedi Assicurazioni Generali è il frutto di una scelta oculata. Dà quindi la parola ai rappresentanti di suddettaAssicurazione, i quali presentano la propria attività, si propongono come consulenti in tutto ciò che riguardal’aspetto assicurativo e rispondono alle domande dei presenti relativamente alla responsabilità civile, polizzainfortuni etc.L’assemblea è soddisfatta di tale proposta e approva quindi la proposta di accordo tra SIEF e AssicurazioniGenerali Agenzia 508 Firenze, accordo che verrà inserito nel nostro nuovo sito Internet e consentirà quindiai soci SIEF di poter usufruire della consulenza gratuita e dei prodotti di Assicurazioni Generali a condizionivantaggiose. Per contattare personalmente ogni singolo socio si propone di inviare a ciascuno una lettera con una richiestaspecifica di autorizzazione. La proposta viene approvata all’unanimità.

L’Assemblea si scioglie alle ore 20,00.

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NOTIZIARIO

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ISTITUTO DUCHENNE CALENDARIO DELLE INIZIATIVE CULTURALI PER IL

2011 GENNAIO Sabato 29 Inizio3°CORSO ANNUALE per MAESTRO DI GINNASTICA ore 15,00 - 19,00: Convegno di aggiornamento “GINOCCHIO E GINNASTICA” ore 19,00 - 20,00 Inaugurazione dell'anno di studio con Conferenza e bilancio Annuale. Domenica 30 ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. nella DIDATTICA Plinto - Panca - Scale - Tavolette - Elastici - Bici - Pedana elastica - Cavallo- Es.Gambe

FEBBRAIO Sabato 5 ore 10,00 - 13,00: inizio Corso di OSTEOLOGIA, ARTROLOGIA, MIOLOGIA ore 15,00 - 19,00: Corso di GINNASTICA PRE E POST PARTO Sabato 26 ore 10,00 - 13,00: Corso di OSTEOLOGIA, ARTROLOGIA, MIOLOGIA ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento: “ANCA E GINNASTICA” Domenica 27 ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. nella DIDATTICA Quadro Svedese - Sbarra TG - Muro - Esercizi per le anche ore 15,00 - 18,00: Inizio Corso di Teoria della Ginnastica

MARZO Sabato 12 ore 10,00 - 12,00: Inizio Corso di RADIOLOGIA OSTEOARTICOLARE ore 14,00 - 16,00: Corso di RADIOLOGIA OSTEOARTICOLARE ore 16,00 - 18,00: Inizio Corso Storia della Ginnastica Domenica 13 ore 10,00 - 12,00: Corso di RADIOLOGIA OSTEOARTICOLARE ore 14,00 - 16,00: Corso di RADIOLOGIA OSTEOARTICOLARE ore 16,00 - 19,00: Corso di Teoria della Ginnastica Sabato 26 ore 10,00 - 13,00: Corso di OSTEOLOGIA, ARTROLOGIA, MIOLOGIA ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento: “SPALLA E GINNASTICA” Domenica 27 ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. nella DIDATTICA Anelli - Scala Orizzontale - Bastoni e Bacchette - Ercolina - Carrucole - Esercizi per le braccia e per le spalle. ore 15,00 - 17,00: Corso Storia della Ginnastica

APRILE Sabato 16 ore 10,00 - 13,00: Corso di OSTEOLOGIA, ARTROLOGIA, MIOLOGIA ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento “LA GINNASTICA NEGLI ANZIANI” Domenica 17 ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. nella DIDATTICA Rilassamento - Asse di Equilibrio - OMP - Ginnastica Respiratoria Intrinseca - Prove di valutazione, esame morfologico. ore 15,00 - 17,00: Corso Storia della Ginnastica

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MAGGIO Sabato 14 ore 10,00 - 13,00: Corso di OSTEOLOGIA, ARTROLOGIA, MIOLOGIA ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento “LA GINNASTICA DALL’INFANZIA ALL’ADOLESCENZA” Domenica 15 ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. nella DIDATTICA Ginnastica Preacrobatica - Quadrupedia Ore 15,00 - 17,00: Corso Storia della Ginnastica

GIUGNO Sabato 11 ore 10,00 - 13,00: Corso di OSTEOLOGIA, ARTROLOGIA, MIOLOGIA ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento: “LA GINNASTICA PER ADULTI” Domenica 12 ore 10,00 - 14,00: TECNICHE ID nella DIDATTICA Corpo Libero - Trapezio - Impostazione di una lezione tipo - Appoggi Baumann ore 15,00 - 18,00: Corso di Teoria della Ginnastica

LUGLIO Da giovedì 7 a domenica 10 CORSO INTENSIVO DI GINNASTICA SECONDO LE TECNICHE I.D.

SETTEMBRE Sabato 24 ore 10,00 - 13,00: inizio Corso ANATOMIA GENERALE ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento: “GINNASTICA E MAL DI SCHIENA” Domenica 25 ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. nella DIDATTICA Spalliera - P.A.L. - Autortopede - Piano Inclinato - Studio degli Addominali ore 15,00 - 17,00: Corso Storia della Ginnastica

OTTOBRE Sabato 22 ore 10,00 – 13,00: Corso ANATOMIA GENERALE ore 15,00 – 19,30: Convegno di aggiornamento: “GINNASTICA E SCOLIOSI” Domenica 23 ore 10,00 – 14,00: TECNICHE I.D. nella DIDATTICA Studio del Klapp - Studio del Modellaggio - Es. di Autocorrezione ore 15,00 – 17,00: Corso Storia della Ginnastica

NOVEMBRE Sabato 19 ore 10,00 – 13,00: Corso ANATOMIA GENERALE ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento: “DORSO CURVO E GINNASTICA” Domenica 20 ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. nella DIDATTICA Mo-do - Scala curva - Scala Dritta - Es.per il dorso curvo - Studio del modellaggio ore 15,00 - 18,00: inizio Corso di FISIOLOGIA GENERALE

DICEMBRE Sabato 10 ore 10,00 - 13,00: Corso di FISIOLOGIA GENERALE ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento: “GINNASTICA E PIEDE PIATTO” Domenica 11 ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. nella DIDATTICA Funicella - Plantoscopio - Es. per le caviglie e le dita - Es. per il piede - Lotta ================================================================== NOTA: Tutti i corsi sono obbligatori per coloro che frequentano il corso annuale per Maestro di Ginnastica. Gli orari e le date potranno subire delle variazioni.

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SCUOLA NAZIONALE DI EDUCAZIONE FISICA

riconosciuta dalla SIEF

ISTITUTO DUCHENNE Via A. Corelli 27 - 50127 Firenze

Tel. e Fax 055 43 60 774 www. duchenne.it