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TUTTI iGIORNI Livorno La Settimana Diocesi di Livorno Via del Seminario, 61 - 57122 Livorno - tel. e fax 0586/210217 - [email protected] N. 1 13 GENNAIO 2015 I QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE - La Settimana Tutti i Giorni della Diocesi di Livorno - www.lasettimanalivorno.it PERIODICO DI INFORMAZIONE di Nicola Sangiacomo “Oso dire che oggi la questione che dobbiamo maggiormente affrontare non è tanto il problema di Dio, l’esi- stenza di Dio, la conoscenza di Dio, ma il problema dell’uomo, la cono- scenza dell’uomo e il trovare nell’uo- mo stesso l’impronta che Dio vi ha lasciato per incontrarsi con lui” sono le parole di un vescovo cattolico, datate 1999, che sembrano perfette per presentare il percorso che stia- mo facendo nel Progetto Culturale di quest’anno: un cammino alla scoper- ta dell’identità dell’uomo, osservata da vari punti di vista. Lo facciamo in sintonia con il cammino della Chiesa Italiana in vista del prossimo Conve- gno Ecclesiale nazionale, che si terrà a Firenze nel prossimo novembre e che avrà come tema “In Gesù Cristo, il nuovo Umanesimo”. Nei mesi scorsi abbiamo affronta- to, in ottobre, la questione dal punto di vista del diritto con gli interventi dei professori Francesco Busnelli ed Emanuele Rossi che hanno trattato il tema “Chi è persona secondo la legge ?”; poi, a novembre, abbiamo osservato il profilo etico filosofico dell’essere uomo con gli interventi del professor Stefano Semplici e del dottor Eugenio Porfido; tema dell’in- contro era: “La dignità dell’uomo è nella sua natura”. A dicembre siamo entrati nell’ottica pastorale dell’uo- mo che vive nella famiglia, prima società naturale: il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario del Sinodo dei Vescovi, ha portato la sua autorevole testimonianza sul cammino sinodale in corso nella Chiesa universale. Questo mese abbiamo scelto di tor- nare alle origini dell’umanità per scoprirne l’ispirazione originaria. L’intervento del professor Fiorenzo Facchini, sacerdote e antropologo, ci farà scoprire come, fin dalle origini, l’uomo era caratterizzato da un sen- so religioso e come questo preceda le religioni strutturate che oggi co- nosciamo. “L’ homo religiosus - ha scritto Facchini - si lega alle doman- de che l’uomo pensante non può non porsi sulla vita e sulla morte, alla esperienza simbolica di qualcosa che lo sovrasta e che percepisce in alcu- ne manifestazioni della natura. Oggi, a differenza del passato, la religione ha acquistato la capacità di permeare culture diverse. Le religioni sono tra- sversali alle culture: si innestano sul senso religioso che è universale”. Le domande fondamentali dell’uomo (Chi sono? Perchè esisto? perchè c’è il dolore, la morte? Che senso ha la- vorare, amare, impegnarsi nel mondo etc.) sono comuni a qualunque uomo e non sono proprie di una religione. Sono interrogativi che caratterizzano l’umanità fin dalle sue origini e devo- no guidare ancora oggi la riflessione di quanti vogliono dare un contributo al miglioramento del nostro mondo. “Oggi - nota ancora il professor Fac- chini - sembrano attenuarsi le for- me religiose tradizionali ma rimane il senso religioso, magari in forme surrogatorie o di superstizione, per l’insopprimibile bisogno che ne ha l’uomo. Nella crisi dei valori a cui assistiamo c’è spazio per un rilancio del Cristianesimo, la religione che ha affrontato con maggiore organicità i problemi della modernità”. segue a pagina 11 >> Il senso religioso nel percorso del Progetto Culturale diocesano L’impronta di Dio nell’uomo

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La SettimanaDiocesi di Livorno

Via del Seminario, 61 - 57122 Livorno - tel. e fax 0586/210217 - [email protected]

N. 113 GeNNaio 2015

I QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE - La Settimana Tutti i Giorni della Diocesi di Livorno - www.lasettimanalivorno.it

Periodico di iNformazioNe

di Nicola Sangiacomo

“Oso dire che oggi la questione che dobbiamo maggiormente affrontare non è tanto il problema di Dio, l’esi-stenza di Dio, la conoscenza di Dio, ma il problema dell’uomo, la cono-scenza dell’uomo e il trovare nell’uo-mo stesso l’impronta che Dio vi ha lasciato per incontrarsi con lui” sono le parole di un vescovo cattolico, datate 1999, che sembrano perfette per presentare il percorso che stia-mo facendo nel Progetto Culturale di quest’anno: un cammino alla scoper-ta dell’identità dell’uomo, osservata da vari punti di vista. Lo facciamo in sintonia con il cammino della Chiesa Italiana in vista del prossimo Conve-gno Ecclesiale nazionale, che si terrà a Firenze nel prossimo novembre e che avrà come tema “In Gesù Cristo, il nuovo Umanesimo”.Nei mesi scorsi abbiamo affronta-to, in ottobre, la questione dal punto di vista del diritto con gli interventi dei professori Francesco Busnelli ed Emanuele Rossi che hanno trattato il tema “Chi è persona secondo la legge ?”; poi, a novembre, abbiamo osservato il profilo etico filosofico dell’essere uomo con gli interventi del professor Stefano Semplici e del dottor Eugenio Porfido; tema dell’in-contro era: “La dignità dell’uomo è nella sua natura”. A dicembre siamo entrati nell’ottica pastorale dell’uo-mo che vive nella famiglia, prima società naturale: il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario del Sinodo dei

Vescovi, ha portato la sua autorevole testimonianza sul cammino sinodale in corso nella Chiesa universale.Questo mese abbiamo scelto di tor-nare alle origini dell’umanità per scoprirne l’ispirazione originaria. L’intervento del professor Fiorenzo Facchini, sacerdote e antropologo, ci farà scoprire come, fin dalle origini, l’uomo era caratterizzato da un sen-so religioso e come questo preceda le religioni strutturate che oggi co-nosciamo. “L’ homo religiosus - ha scritto Facchini - si lega alle doman-de che l’uomo pensante non può non porsi sulla vita e sulla morte, alla esperienza simbolica di qualcosa che lo sovrasta e che percepisce in alcu-ne manifestazioni della natura. Oggi, a differenza del passato, la religione ha acquistato la capacità di permeare culture diverse. Le religioni sono tra-sversali alle culture: si innestano sul senso religioso che è universale”.

Le domande fondamentali dell’uomo (Chi sono? Perchè esisto? perchè c’è il dolore, la morte? Che senso ha la-vorare, amare, impegnarsi nel mondo etc.) sono comuni a qualunque uomo e non sono proprie di una religione. Sono interrogativi che caratterizzano l’umanità fin dalle sue origini e devo-no guidare ancora oggi la riflessione di quanti vogliono dare un contributo al miglioramento del nostro mondo.“Oggi - nota ancora il professor Fac-chini - sembrano attenuarsi le for-me religiose tradizionali ma rimane il senso religioso, magari in forme surrogatorie o di superstizione, per l’insopprimibile bisogno che ne ha l’uomo. Nella crisi dei valori a cui assistiamo c’è spazio per un rilancio del Cristianesimo, la religione che ha affrontato con maggiore organicità i problemi della modernità”.

segue a pagina 11 >>

il senso religioso nel percorso del Progetto Culturale diocesano L’impronta di Dio nell’uomo

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La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 13 Gennaio 2015 Pag. 2

mons. Facchini insieme a papa Francesco

Senso religioso e religione non sono la stessa cosa. La religione

si innesta sul senso religioso di cui rappresenta uno sviluppo, e compren-de atti di culto, riti, norme con cui la comunità , esprime il senso religioso. Le religioni appartengono alla sto-ria, il senso religioso è proprio della natura umana. Le religioni affonda-no le loro radici nel senso religioso. L’approccio ermeneutico al senso re-ligioso nell’uomo preistorico sugge-rito da Mircea Eliade e Julien Ries si basa sulla documentazione, diretta o indiretta. Esso fa riferimento al sim-bolismo, come capacità dell’uomo di cogliere nella natura o in qualche ma-nifestazione della natura il rimando a domande esistenziali, la percezione di qualcosa che sovrasta l’uomo (la volta celeste, un tramonto infuocato, sconvolgimenti della natura...). Si parla di ierofanie,o manifestazioni del sacro nella natura, mentre nelle religioni rivelate si è in presenza di teofanie.La documentazione di comporta-menti che rimandano direttamente a un senso religioso è relativamen-te recente: 100.000 anni fa con le sepolture nella Palestina praticate dall’uomo di Neandertal e da Homo sapiens moderno. Successivamente nel simbolismo dell’arte figurativa del Paleolitico superiore (arte parie-tale e mobiliare) si possono ricono-scere raffigurazioni naturalistiche che evocano un senso religioso legato alla caccia e alla fecondità. Nel Neolitico il culto della dea madre (che continua la esaltazione della maternità delle Veneri aurignaziane), i santuari, le co-struzioni megalitiche, i corredi delle sepolture vengono interpretati in rela-zione con il senso religioso.Alle soglie della storia il senso reli-gioso è ben documentato nel mondo

sumero-babilonese ed egiziano, oltre che nell’Oriente (Cina, India). Le re-ligioni orientali appaiono fortemente impregnate per la loro storia di conce-zioni filosofiche. Le religioni mono-teiste rivelate (Ebraismo, Cristia-nesimo, Islam), che si sviluppano a partire dall’Ebraismo, rappre-sentano le forme religiose più or-ganizzate e diffuse in epoca storica. Nelle società semplici il senso re-ligioso si esprime in forme reli-giose di tipo animistico o nel culto degli antenati, in cui si mescolano pratiche magiche e sciamaniche. L’intensificarsi dei rapporti fra i po-poli e la mondializzazione portano a

una evoluzione del senso religioso e delle religioni: si deve fare i conti con la secolarizzazione e l’indifferenti-smo religioso, fenomeni del nostro tempo.Oggi sembrano attenuarsi le for-me religiose tradizionali, ma ri-mane il senso religioso, magari in forme surrogatorie o di super-stizione o esoteriche o sincreti-ste (New age) per l’insopprimi-bile bisogno che ne ha l’uomo. Nella crisi dei valori a cui assistia-mo c’è spazio per un rilancio del Cristianesimo, la religione che ha affrontato con maggiore organicità i problemi della modernità.

Quell’insopprimibile desiderio di Dio...Una traccia per seguire la riflessione di mons. Facchini

L’uomo non può fare a meno di Dio: cambiano gli scenari, ma il senso re-ligioso resta

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uno scienziato di DioChi è mons. FIORENZO FACCHINI

Fiorenzo Facchini è nato nel 1929 a Porretta Terme (Bologna). È

sacerdote della Diocesi di Bologna, è stato assistente dell’Azione Cat-tolica e vicario episcopale per l’U-niversità e la Scuola. Attualmente è

consulente ecclesiastico dell’Asso-ciazione Medici Cattolici (Sezione di Bologna), dell’Associazione Ita-liana Docenti Universitari (AIDU), sezione di Bologna e coordinatore per la Pastorale scolastica a livello regionale. Inoltre collabora con la parrocchia di San Biagio di Casa-lecchio di Reno.Professore ordinario di Antropologia dal 1976 al 2005 nell’Università di Bologna, docente di Paleontologia Umana nella Scuola di specializ-zazione in Archeologia dal 1985 al 2006, attualmente è professore eme-rito della stessa università.Membro di varie Società scientifiche italiane e internazionali, tra cui L’I-stituto Italiano di Antropologia, l’Ac-cademia delle Scienze di Bologna, l’Accademia di Scienze Naturali del

Kazakhstan, la New York Academy of Sciences. Premio internazionale Fabio Frassetto (2002) dell’Accademia dei Lincei per l’Antropologia. E’ sacerdo-te dell’Arcidiocesi di Bologna.Nelle sue ricerche si è occupato di accrescimento umano, di polimorfi-smi genetici, di adattamento umano alle alte quote, di paleoantropolo-gia, di culture preistoriche, di studi su popolazioni del Neolitico e della protostoria. In Asia centrale ha orga-nizzato ricerche sull’adattamento ad alte quote nel Kazakhstan e nel Kir-ghizistan e sugli effetti della moder-nizzazione nel Kazakhstan.L’attività scientifica è documentata in circa 400 pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali e in vari volumi.

dal sito www.fiorenzofacchini.altervista.org

Scienza e BibbiaUn’unica verità raggiunta per vie diverse

Non ci sono due verità contrapposte: la verità della Bibbia e la verità del-la scienza, quasi che l’una renda su-perflua l’altra. A volte, per esempio, parlando con degli insegnanti o dei catechisti ho avuto l’impressione che si lasciassero guidare come da due verità alternative, una che si impara a scuola e l’altra al catechismo, come si trattasse di verità contrapposte o che si ignorano fra di loro. Se riflet-tiamo bene queste verità provengono dalla stessa fonte, da Dio che parla attraverso il libro della Bibbia e il li-bro della natura, per cui non possono esserci contrasti tra questi due mes-saggi. Essi riportano una verità che proviene dall’unica verità che è Dio stesso che si manifesta attraverso la parola di Dio e gli eventi della natura che noi dobbiamo sapere allora leg-gere e interpretare.Si tratta di verità complementari e integratesi fra di loro. Molte volte i

contrasti fra le vedute della scienza e della Bibbia vengono da una mancata distinzione degli ambiti conoscitivi e delle metodologie che vengono segui-te. Permettete che spenda due parole a questo riguardo. Si fa molta confu-sione a volte, si confondono sia gli orizzonti conoscitivi sia le metodolo-gie che si seguono in questi ambiti di conoscenza. Nella ricerca dell’uomo ci sono tre ordini di conoscenza o tre approcci. C’è un approccio scientifi-co, che si basa sulla osservazione em-pirica cioè sui fatti, su quello che può essere documentato, ecc. C’è un ap-proccio di tipo filosofico, che ragiona su queste cose e ne cerca il significa-to. C’è un approccio di tipo teologico, che cerca il rapporto della realtà con Dio. Approcci diversi, che utilizzano metodologie diverse, e se vogliamo capire qualche cosa, almeno qualche frammento o luce di verità, dovrem-mo seguirli tutti e tre, però tenendoli

anche distinti. Se manca questa di-stinzione si genera confusione.

APPENDICE di mons. F. Facchini a «L’EVOLUZIONE DELLA VITA: UNA SFIDA ALLA CREAZIONE?

DA DARWIN AI NOSTRI GIORNI»Per approfondire il tema consultare il sito

http://fiorenzofacchini.altervista.org/

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L’uomo al vertice della creazione? È una questione di carattere reli-gioso. Di certo lo sviluppo della vita e il successo della specie umana do-tata di pensiero e libertà restano un mistero, che la sola casualità non spiega: serve una causa trascen-dente.

La storia dell’universo registra una crescita di complessità a partire

dal Big Bang. Dal la “zuppa cosmica” (radiazioni, particelle cariche elettri-camente) dei primi quattrocentomila anni si formarono atomi, molecole, ag gregati di materia che portarono a miliardi di galassie. Anche l’evolu-zione della vita sulla Terra è segnata da una crescita di complessità a parti-re dalle forme ancestrali, i procarioti, di 3-4 miliardi di anni fa. La formazione dei primi unicellula-ri forniti di nucleo 2 miliardi di anni fa è stata un passaggio fondamenta-le. Lo sviluppo della vita non è sta-to un cam mino lineare. Negli ultimi 530 milioni di anni si sono formate le di verse direzioni evolutive. Molte si sono estinte, altre sembra si siano arrestate a un certo livello e soprav-vivono. Fra queste c’è quella degli ominidi che ha portato alla umanità. La complessità non ha le medesime espressioni in tutte le direzio ni. Le molecole della vita, Dna e Rna, sono alla base dei viventi, ma i contenuti sono assai diversi. Essi possono ri-guardare la forma, come le funzioni vitali (metabolismo, respirazione, riproduzione, movi mento, eccetera), le celle esagonali delle api come la struttura del-l’occhio, le società delle formiche come il volo degli uccelli, la em briogenesi come la cerebraliz-zazione. Per valutare la complessità occorre fare riferimento a qualche pa rametro. Teilhard de Chardin ha suggerito per i vertebrati la cere bralizzazione, che mostra un andamento crescente, an-che in relazio ne alla massa somatica, dai pesci ai mammiferi, in particolare

nei pri mati e soprattutto nell’uomo. Si delinea una direzione privilegiata della evoluzione. I 30 miliardi di neu-roni e il milione di miliardi di sinap-si del cervello umano danno un’idea della sua complessità. Lo scienziato-gesuita ha osservato: «Non è sempli-cemente su due (come si ripete spes-so) ma su tre infiniti (almeno) che è costituito spazial mente il mondo. L’infimo e l’immenso certamente, ma anche l’im mensamente complesso» (cfr. Il posto dell’uomo nella natura, 1982, p. 36). Questo immensamente complesso è costituito dal cervello umano. Di fronte al fenomeno della crescita della complessità si possono por-re due tipi di domande: quali cause l’hanno determinata? Quale senso o finalità può avere? La prima do-manda è di ordine scientifico, pur con qualche implicazione filosofica, la seconda è di ordine filo sofico. La teoria di Darwin riconosce nelle in-novazioni genetiche ca suali e nella selezione operata dall’ambiente il meccanismo con cui si è accresciuta la complessità della vita. È esclusa qualunque intenzio nalità esterna. Alla selezione naturale viene ricono-sciuta una funzio ne direttiva. Questo modo di vedere ammette però qual-che principio finalistico, sia pure intrinseco alla natura. La relazione tra struttura e funzione, i programmi genetici che si formano e regolano lo sviluppo dell’embrione rispondo-no a un principio finalistico. Monod non lo negava, ma preferiva parlare di teleonomia. Ayala utilizza il ter-mine di teleologia interna, connessa con la natura. Entrambi escludono qualunque intenzionalità esterna. I programmi si formano, senza che nessuno li abbia pensati. D’altra parte il carattere aleatorio delle mu-tazioni non comporta di per sé che l’organizzazione della vita avven ga senza regole o non sia dipendente da proprietà ben definite che consento-no le necessarie relazioni a livello

atomico, molecolare, cel lulare. La casualità potrebbe riguardare alcuni passaggi e innovazio ni, ma le mo-dalità evolutive sono tutt’altro che casuali. I geni omeo tici, regolatori di strutture e funzioni, messi in eviden-za dai nuovi stu di della biologia dello sviluppo, compaiono e ricompaiono in serie evolutive anche molto lonta-ne fileticamente e nel tempo (come in ar tropodi e vertebrati). Vi sono restri-zioni nello sviluppo per cui l’evolu-zione sembra canalizzata. Ancora di non facile spiegazione sono le con-vergenze evolutive di certe forme in serie lontane geograficamen te e nel tempo. La teoria darwiniana dell’evoluzione viene fortemente criticata da Piattelli Palmarini e Fodor in un loro recente saggio (Gli errori di Darwin, 2010). Molti scienziati ammettono che essa non appare ade guata e richiede delle integrazioni. La questione deve con-siderarsi aperta. In ordine alla com-plessità vi sono poi implicazioni di caratte re filosofico a partire dall’ar-monia della natura. La razionalità con cui funziona il sistema della na-tura fa pensare a una mente superiore o a un logos ordinatore, ha osservato Benedetto XVI. Questa deduzione non è di tipo scien-tifico, ma è un’argomenta zione razio-nale che evidentemente ricollega la realtà a una causalità superiore, iden-tificabile con Dio, e alle sue inten-zioni. La questione del fine o signi-ficato della creazione non è di ordine scientifico, ma fi losofico. Ma come può essere inteso il rapporto causale di Dio con l’universo? E gli eventi

L’evoluzione dei viventi e l’ipotesi Diodi mons. Fiorenzo Facchini

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eventi casuali sia quel li di tipo de-terministico sono voluti attraverso le cause seconde e pos sono assumere un significato. Ma se tutto va ricondotto a Dio, sia pu re attraverso le cause se-conde, quale può essere l’intenzione? Quale senso può avere la crescita del-la complessità? È il problema di una fi nalità generale che la scienza empi-rica non è in grado né di afferma re e neppure negare, perché la questione di un fine generale non en tra nei suoi orizzonti. Possiamo cercare la risposta guar-dando ai vari livelli dell’evoluzio ne

della vita sulla terra e alla loro suc-cessione nel tempo. Per 2 mi liardi di anni era limitata a forme batteriche. A partire dai 2 miliardi sono cam-biate le cose, l’ossigeno si è note-volmente accresciuto nel-l’atmosfe-ra, ed è stata possibile una vita aero-bica con gli eucarioti. Nel corso di molti milioni di anni si sviluppano le diverse serie evo lutive in una suc-cessione che corrisponde alle classi dei viventi che oggi conosciamo. La vita intelligente è relativamente recente, è degli ultimi 2 milioni di anni. Dal fiorire della vita alla com-parsa dell’uomo si ha l’impressione di un movimento ascensionale nella

casuali come possono accordarsi con questo modo di vedere? La causalità divina e le cause se-conde non possono mettersi sullo stesso piano, non agiscono allo stes-so modo. La causa divina, o cau sa prima, agisce attraverso le cause seconde (proprietà della materia, inanimata e vivente, fattori della natura). Ma la sua azione non va in-tesa come un agente esterno che si affianca a quelli naturali e guida gli eventi genetici o geologici o li inte-gra nel loro esito. Le novità biologiche si realizzano at-traverso le cause seconde, sen za che si debba pensare a interventi ester-ni di tipo direttivo. Va rico nosciuta un’autonomia alle cause seconde, che operano per le loro proprietà o regole o meccanismi, che non conosciamo ancora piena mente. Non è necessario disturbare la causalità divina per sup-plire o guidare in modo diretto i cam-biamenti della natura, come sostiene la teoria dell’Intelligent Design. Di fatto si realizzano novità di ordi-ne biologico che acquistano senso e rientrano nel piano di Dio. Un esem-pio potremmo vederlo nella forma-zione del rift africano una ventina di milioni di anni fa, un evento che è stato molto importante per favorire un ambiente aperto idoneo per il bi-pedismo e lo sviluppo degli ominidi. Ma non si deve pensare che Dio con la sua azione diretta abbia provoca-to il solleva mento delle montagne del rift e i successivi cambiamenti di ambien te nelle regioni orientali. Vi sono stati movimenti tettonici con-nessi con la deriva dei continenti. La causalità divina si può dunque conciliare con i fattori della na tura che regolano eventi sia di tipo deter-ministico, sia del tutto ca suali. Causa-lità e casualità si possono intrecciare. Vi sono leggi di or dine fisico, come quelle della tettonica, e quindi eventi di tipo deter ministico, e vi sono even-ti del tutto casuali e non prevedibili, come nella genetica di popolazioni o nella confluenza in uno stesso evento di due serie causali indipendenti. Il caso è incluso nella realtà creata ed entra nel progetto del Creatore, che noi vediamo a posteriori, a differenza di Dio a cui tutto è presente. Sia gli

direzione dei mammiferi e dei pri-mati per culminare nell’uomo. Essa è caratteriz zata da una cerebraliz-zazione crescente. Con l’uomo l’e-voluzione si prolunga nella cultura e nella intensificazione dei rapporti sociali (an cora Teilhard de Char-din). Riconoscere nell’uomo il senso più alto del movimento evolutivo con-trasta radicalmente con la visione del darwinismo che vede nel-l’uomo un evento puramente fortuito, come in qualunque specie. Ma questo unico modo di vedere l’“evento uomo” non soddisfa una let tura dello sviluppo della vita nel suo insieme e il succes-so della spe cie umana. Con l’uomo si apre la grande avventura di un essere che è fornito di pensiero e di libertà, rivela una trascendenza rispetto al-l’animale e rimanda a una causa tra-scendente. Il senso o il fine del-l’evo-luzione può essere visto nell’uomo. Se allarghiamo l’orizzonte al versan-te teologico, in particolare alla Rive-lazione, troviamo una conferma di quello che può ricavarsi come sugge-stione dallo sviluppo evolutivo. Alla base di tutto c’è la creazio ne, come evento che si prolunga nel tempo at-traverso i fattori della natura che il Creatore ha voluto e vuole con le sue caratteristiche e proprietà, compresa quella di trasformarsi ed evolvere. L’evoluzione può essere vista come un prolungamento della crea zione culminante nell’uomo che Dio ha vo-luto a sua immagine e per un rapporto speciale con lui. L’uomo può essere visto al vertice della creazione? È un’afferma zione di carattere religioso. La creazione non rientra nelle conoscen ze raggiun-gibili con la scienza empirica. Il mes-saggio della Rivelazio ne è chiaro. In una visione evolutiva la posizione dell’uomo è del tut to singolare. Egli rappresenta il livello più alto della complessità rag giunta fra i viventi, è l’unico essere fornito di consapevo-lezza di sé e capace di farsi coscienza di tutta la realtà, ed è l’unica specie in gra do di rapportarsi intenzionalmen-te con l’ambiente e di modificarlo.

Da Vita e pensiero del 15 dicembre 2010

La questione del fine o significato-della creazione non è di ordine scien-tifico, ma filosofico. Ma come può es-sere inteso il rapporto causale di Dio con l’universo? E gli eventi casuali come possono accordarsi con questo modo di vedere?

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Verso fireNze 2015un uomo senza senso?

In questa fase di grandi cambia-menti culturali assistiamo non

semplicemente al confrontarsi, e a volte al confondersi, di molte pro-spettive sull’umano, bensì anche al frantumarsi o allo smarrirsi dello sguardo. Il crollo di ideologie tota-lizzanti lascia il posto a nuove vi-sioni e all’affermarsi di nuovi saperi che pretendono di descrivere e spie-

gare i comportamenti umani tramite automatismi o processi calcolabili. Nel modo di vivere, prima ancora che sul piano teorico, si diffonde la convinzione che non si possa neppu-re dire cosa significhi essere uomo e donna. Tutto sembra liquefarsi in un “brodo” di equivalenze. Nessun criterio condiviso, per orientare le scelte pubbliche e private, sembra resistere e tutto si riduce all’arbitrio e alle contingenze. Esistono solo si-tuazioni, bisogni ed esperienze nel-le quali siamo implicati: schegge di tempo e di vita, spezzoni di relazioni da gestire e da tenere insieme unica-mente con la volontà o con la capa-cità organizzativa del singolo, finché ce la fa.Gli eventi e le relazioni così rischia-no di diventare frammenti isolati di

In preparazione al 5° convegno ec-clesiale nazione che si svolgerà nel novembre del 2015 a Firenze, il Co-mitato preparatorio ha diffuso alcu-ne indicazioni: ne riportiamo alcuni passi in sintonia con l’approfondi-mento antropologico offerto dall’in-contro con il prof. Facchini«L’uomo è designato a essere

l’ascoltatore della parola che ė il mondo. Dev’essere anche colui che risponde. Mediante lui, tutte le cose devono tornare a Dio in forma di risposta». (Romano Guardini) Il V Convegno Ecclesiale Nazio-nale, in programma a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015, ha il suo logo ufficiale.Più di 200 le opere giunte alla Giuria tecnica che fra tutte ne ha scelte 10, sottoposte poi al voto degli iscritti a Facebook che con il loro “Mi piace” hanno procla-mato il vincitore.Anzi, i vincitori. Sono infatti tre gli ideatori e realizzatori del logo: Zeno Pacciani, Francesco Minari e Andrea Tasso della farm crea-tiva Borgoognissantitre, studio professionale di Firenze, meno di 120 anni in tre.

Un logo semplice e stilizzato che pone al centro una croce da cui alcune frecce partono e arrivano creando un movimento che la in-cornicia al centro di un arrivo e di una partenza.Ma quelle frecce rosse sono anche un chiaro rimando alla cupola del Brunelleschi, che rende Firenze riconoscibile in tutto il mondo e al tempo stesso richiama quell’i-dea di Umanesimo presente nel titolo del convegno: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.Il logo verrà utilizzato su tutti ca-nali e i supporti di comunicazione prima, durante e dopo il Conve-gno.

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un’esistenza che sta accanto a quella altrui per caso, per necessità o per convenienza, ma raramente ricono-scendo un senso che accomuna, né la bellezza dell’essere insieme.

L’individualismo esasperato che ha dominato, nella civiltà occidentale, il tempo dell’espansione economica

Verso fireNze 2015un uomo solo prodotto?

schia di rimanere centrati su se stes-si mentre viene a mancare, o si fa fatica a collocare, l’altro: l’altro con cui ci incontriamo e ci scontriamo, l’altro che costituisce un limite al nostro io, l’altro con le sue esigenze a volte irritanti o il suo interpellarci col volto contratto in un muto grido, come nella famosa opera pittorica di Edvard Munch.

La difficoltà a riconoscere il vol-to dell’altro causa il dissolversi del nostro stesso volto perché solo nella relazione e nel reciproco riconosci-

Perdere i legami che ci costitui-scono porta a concepire l’uomo

come una costruzione indetermina-ta, affidata esclusivamente alle pro-prie mani, alle leggi del sistema o alla tecnica. Più timore, però, si ha del futuro, più incerto si fa l’oriz-zonte, più spasmodica diviene la ri-cerca di punti di appoggio artificiali, quali garanzie che riducano i rischi del vivere. Si oscilla tra l’inseguire le possibilità aperte dinanzi all’indi-viduo, senza precludersene alcuna, e la rigida definizione di un pro-gramma di vita. In ogni caso, si ri-

fino a portare alla crisi attuale, antro-pologica ed etica prima che econo-mica, non solo ha drammaticamente allentato i legami che rinsaldano la collettività e la rendono un popolo con le sue istituzioni, ma ha anche indebolito i nessi che disegnano lo stesso volto umano: lo testimonia-no con il linguaggio dell’arte tante

opere della contemporaneità, da-gli uomini senza volto di Magritte alle fisionomie distorte e disfatte di Francis Bacon.Come sarà possibile rigenerare que-sti legami costitutivi per dar voce al desiderio di riconoscimento, unità e comunione della famiglia umana?

mento prendono forma i volti. Il vol-to è il modo in cui l’altro mi si mani-festa e in cui io mi manifesto all’al-tro: «il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia con-tagiosa in un costante corpo a corpo» (Evangelii gaudium 88).Se perdiamo la capacità di correre questo rischio, difficilmente com-prendiamo che cosa significhi essere umani.

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La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 13 Gennaio 2015 Pag. 8

Il Concilio Vaticano II ha insegnato che «in Cristo» la Chiesa è «come

un sacramento, ossia segno e stru-mento» dell’«unità di tutto il gene-re umano», perché lo è dell’«intima unione con Dio» (Lumen gentium 1). Ne è scaturita una netta consapevo-lezza, espressa sinteticamente nell’e-spressione posta a titolo del cap. VI della Centesimus annus, e che ricorre pure in Redemptor hominis 14, per poi riecheggiare altre volte nei pro-nunciamenti di san Giovanni Pao-lo II: «L’uomo è la prima via che la Chiesa percorre nel compimento del-la sua missione». Ciò significa che le ragioni dell’uomo e la prassi eccle-siale possono e devono incontrarsi.Il dono che Dio ci ha fatto nel Figlio suo apre, difatti, un’esperienza di umanizzazione senza precedenti o paragoni. Grazie a Gesù, Dio rivela le profondità di se stesso svelando al contempo all’uomo chi egli sia vera-mente (cf. Gaudium et spes 22).Nell’umanità traspare Dio e in Dio l’umanità va trasfigurandosi. La Chiesa italiana ha seguito questa trasparenza luminosa per dare for-ma alla propria figura e all’azione pastorale, rimanendo fedele all’uma-nità dentro la sua storia per rimanere fedele al Dio di Gesù Cristo. Il Con-cilio ha ribadito che «qui sulla terra il Regno è già presente, in mistero», perciò «l’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell’umanità nuova che già rie-sce a offrire una certa prefigurazione, che adombra il mondo nuovo» (Gau-dium et spes 39).

La ricerca dell’umanità nuova che cresce anche nel nostro tempo richie-de di affinare l’attitudine del discer-nimento. Questa umile ricerca della

Verso fireNze 2015La persona al centro dell’agire ecclesiale

volontà di Dio nascosta nel parados-so dell’Incarnazione e del Crocifisso Risorto schiude lo sguardo attraver-so cui intravedere l’umanità nuova, il divino nell’umano e l’umano nel divino, e, perciò, vorrebbe essere il nostro stile anche dopo le giornate fiorentine. I Santi ci aiutano in que-sto cammino, perché grazie alla loro luce “vediamo” che Dio non smette di amare, di curare e di attrarre verso il Regno il mondo intero. È questo il «discernimento comunitario» di cui parlava già l’Invito, condotto accanto e, per certi versi, insieme a tutti gli uomini, lasciandoci guidare dallo Spirito di Cristo.«Discernimento comunitario» è un termine ricco di significato per la Chiesa italiana. Indica la volontà di costruirsi come corpo non clerica-le e ancor meno sacrale, dove ogni battezzato, le famiglie, le diverse aggregazioni ecclesiali sono sogget-to responsabile; dove tutti insieme cerchiamo di essere docili all’azione dello Spirito. Significa vedere che lo Spirito Santo risveglia in chi si lascia raggiungere dalla sua grazia l’imma-

gine di Gesù e che, soprattutto, dise-gna una Chiesa che si lascia seminare nel campo del mondo, accanto ai più piccoli come loro voce e speranza, nell’attesa vigile e fiduciosa dello Sposo.Radicamento orante nella Parola di Dio, letta dentro la Chiesa alla luce della Tradizione e delle nuove do-mande che la storia ci sollecita; ri-cerca dei semi di verità sparsi nella storia degli uomini; interpretazione della società e della cultura alla luce della verità di Cristo (che ci rende capaci di riconoscere le conseguenze del peccato nella nostra storia unite alle tracce dell’opera di redenzione); accettazione delle sfide, nella fidu-ciosa consapevolezza che camminan-do nella direzione indicata da Gesù potremo affrontarle come occasioni di pienezza, anziché mortificazione, dell’umano: sono questi gli elemen-ti per un discernimento comunita-rio, affinché ogni comunità cerchi e scopra la bellezza di essere uomini e donne in Gesù, cioè uniti per sempre a Dio.

“Alla ricerca dei semi di verità spar-si nella storia degli uomini”

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La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 13 Gennaio 2015Pag. 9

Come amici che pregano insiemeLa giornata ebraico cristiana e la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

“Le chiese sono perciò anzitutto chia-mate ad accettare la severa sfida di comunicazione che le raggiunge e le condanna là dove in esse le diversità, che dovevano essere doni per l’unità, sono invece diventate divisioni per le fratture”.

Con queste parole, prese in presti-to da monsignor Alberto Ablon-

di, uno dei fondatori del Centro di Documentazione del Movimento Ecumenico Italiano (Ce.Do.MEI), vorremmo spiegare il significato della Giornata dell’Amicizia Ebrai-co Cristiana e della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani.In un momento storico come quello che stiamo vivendo, specie in que-sti ultimi giorni, parlare di dialogo diventa sempre più difficile e spes-so ci si chiede se veramente serva a qualcosa.Come ogni anno, il mese di Genna-io rappresenta per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso un momento fondamentale di incontro.Dal 18 al 25 Gennaio infatti le chie-se cristiane di Livorno, come tutte le chiese del mondo, si ritrovano du-rante la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, soffermandosi per pregare insieme per l’unità, per conoscersi meglio ma soprattutto per comprendersi nella diversità e quindi arricchirsi.Tutti i cristiani credono e confessa-no Gesù Cristo, Signore e Salvatore, vero Dio e vero uomo ma quando si parla di Chiesa, ovvero del modo di intendere la sua natura e struttura, la sua missione e testimonianza, il suo messaggio e il suo modo di essere e vivere nel mondo allora iniziano ad esserci delle diversità, delle divisio-ni; per questo nasce la Settimana di preghiera, per cercare di arrivare ad un’unità in cui tutte le chiese si pos-sano riconoscere.Quest’anno la Settimana, che avrà come tema: “Dammi un po’ d’acqua

da bere” (Giovanni 4,7), si aprirà, domenica 18 Gennaio alle 11.00 alla Chiesa Valdese con il culto ecumenico e l’Agape comunitaria; nel corso della settimana ci saranno poi altri due appuntamenti, martedì 20 Gennaio alle 18.30 alla chiesa battista (Via del Vecchio Lazzeret-to- Villa Corridi), la preghiera ecu-menica mentre giovedì 22 Gennaio alle 17.00 i vespri ospiti della chiesa ortodossa romena (alla chiesa della Misericordia in Via Verdi 57).La Settimana si concluderà con la preghiera ecumenica, sabato 24 gennaio alle 19.00 alla Comunità di Sant’Egidio (alla chiesa di San Gio-vanni- Via della Carraia 2).Diversa invece la Giornata per l’ap-profondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, giunta al suo diciannovesimo anno, che in-vece intende celebrare un momen-to di condivisione tra cristiani ed ebrei.

Il CeDoMEI quest’anno insieme alle diverse chiese, comunità e alle asso-ciazioni presenti a Livorno, ricorde-ranno questo momento giovedì 15 gennaio alle 17.30 ritrovandosi in preghiera davanti alla Sinagoga; alle 18.15 al Centro Culturale monsignor Alberto Ablondi, ci sarà invece il dialogo a due voci (quella ebraica e quella cristiana) sul tema «Non pro-

nuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo» come recita la Nona Parola dell’ Esodo 20,16:Il tema di quest’anno è il prosegui-mento dei i temi degli anni prece-denti, i quali riprendono le Dieci Parole dell’Alleanza tra Dio e Isra-ele, fondamentali anche per la fede cristiana.Questo momento di condivisio-ne come tiene a sottolineare mons. Mansueto Bianchi, Presidente della Commissione Episcopale per l’ecu-menismo e il dialogo ,vuole essere “un invito al costante approfondi-mento del dialogo ebraico-cristiano, alla tenace costruzione di percorsi comuni di ricerca spirituale, ed es-sere al tempo stesso, per la società in cui viviamo, occasione di crescita morale e di feconda opera di pace. L’augurio è che cristiani ed ebrei possano continuare a riconoscersi reciprocamente come «il prossimo» da accogliere nella verità, da ac-compagnare nel cammino, da soste-nere nell’amore. Un augurio che di-venta preghiera comune all’Eterno, fonte di vita e di verità per tutti” .

Martina Bongini

“Dammi un po’ d’acqua da bere” è il titolo della settimana di preghie-ra 2015

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La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 13 Gennaio 2015 Pag. 10

27 gennaio a Livorno, il giorno del VotoMontenero sarà proclamata ufficialmente Santuario Mariano

Tra pochi giorni Livorno ricorderà un evento tragico della propria

storia: il terremoto del 27 gennaio del 1742 e con esso il Voto fatto a Maria.Per ringraziare la Madonna, per aver salvato i livornesi dal disastroso terremoto che quasi rase al suolo la città, ma che non provocò vittime, infatti fu promesso alla Vergine di offrire ogni anno la cera votiva che alimenta la lampada al Santuario di Montenero, di partecipare alla so-lenne celebrazione in Cattedrale a ricordo dell’evento e di posticipare l’inizio dei festeggiamenti del carne-vale dopo la data del terremoto. Una promessa che anno dopo anno i li-vornesi hanno ricordato e tramandato ai discendenti e che anche in questo 2015, a distanza di centinaia di anni, si apprestano a rinnovare.L’appuntamento è come ogni volta in piazza Grande, alle 17.30, sotto la loggia nord ovest, sopra la qua-le spicca il quadro con l’immagine della Madonna, che la tradizione popolare indica come il punto in cui arrivarono le acque del mare, mosse dalla forza del terremoto. Grazie alla collaborazione dei Vi-gili del Fuoco, sarà apposta intorno all’immagine una corona floreale in omaggio alla Vergine e davanti a lei il Vescovo guiderà il Santo Rosario, alla presenza delle autorità civili e militari.Al termine della preghiera mariana, il popolo di Dio si recherà in proces-sione verso la Cattedrale, dove il ve-scovo Simone presiederà la solenne concelebrazione eucaristica.Una particolarità di quest’anno sarà l’erezione pubblica della chiesa di Montenero a Santuario. Da sempre conosciuta con questo titolo, in realtà la chiesa che accoglie la sacra icona di Maria di Montenero non aveva fi-nora la qualifica formale di “Santua-rio”. Per decreto vescovile adesso la chiesa potrà avvalersene ufficialmen-te e sarà effettivamente Santuario mariano.

Chiara Domenici

colo, ha riposto nella sua patrona, madre delle Grazie.Il fumetto è disponibile a € 1,50 in Vescovado in Via del Seminario 61 - Info: [email protected]

C’è un fumetto, edito da Pharus Editore Librario a cura dell’Uffi-cio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Livorno, che prova a presentare, in particolare ai bambi-ni e ragazzi, la storia del Voto che i livornesi fecero alla Madonna di Montenero per dirle Grazie per lo scampato terremoto e maremoto. In 8 pagine ed in modo ironico, ma anche fedele alla storia, si racconta l’evento e la fiducia che un popolo intero, smarrito di fronte al peri-

un fumetto per spiegare ai più piccoli

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La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 13 Gennaio 2015Pag. 11

Il percorso di riflessione proseguirà nei prossimi mesi quando, il 1 feb-braio, è già programmato l’inter-vento della dottoressa Chiara Atzo-ri, medico specialista, in occasione della Giornata della Vita: spetterà a lei approfondire il tema generale dell’uomo dal punto di vista biologi-co; e il 10 marzo quando sarà a Li-vorno Franco Nembrini, rettore di un grande istituto scolastico a Calcinate in provincia di Bergamo, che tratterà l’uomo e la sua educazione portando

la sua originale esperienza sulla que-stione della proposta educativa. Nel mese di febbraio è anche prevista una riflessione sul tema dell’uomo nel-la Bibbia nell’ambito del Simposio ecumenico promosso dal Cedomei. Si arriverà così all’ultimo scorcio dell’anno pastorale per il quale sono in preparazione altri appuntamen-ti, legati alla festa di Santa Giulia, e quindi ispirati al tema dell’umanità testimone fino al martirio per difen-dere la propria fede; una realtà antica,

ma terribilmente attuale in tante parti del mondo.Con questo intenso programma il Progetto Culturale diocesano intende riscoprire i profili essenziali dell’uo-mo per ridare vigore a una società che vive una profonda crisi, prima di tutto di valori.Riscoprire nell’uomo l’impronta di Dio, come diceva, nel 1999, l’arci-vescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio.

Nicola Sangiacomo

<< segue da pagina 1

il senso religioso nel percorso del Progetto Culturale diocesano L’impronta di Dio nell’uomo

Maschio e femmina: la ricchezza di essere complementari1 Febbraio: L’incontro con la dott.ssa Atzori nella giornata per la vita

“Solidali per la vita” è questo il tema della prossima Giornata Nazionale per la Vita, indetta come ogni anno dalla CEI nel primo giorno di Feb-braio.“I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anzia-ni perché trasmettono l’esperienza e la saggezza della loro vita”. Queste parole, ricordate da Papa Francesco sollecitano un rinnovato riconosci-mento della persona umana e una cura più adeguata della vita, dal con-cepimento al suo naturale termine. È l’invito a farci servitori di ciò che “è seminato nella debolezza” (1Cor 15,43), dei piccoli e degli anziani, e di ogni uomo e ogni donna, per i qua-li va riconosciuto e tutelato il diritto primordiale alla vita.In questo anno la Diocesi dedicherà la riflessione alla “questione del gen-der”; un tema di cui ultimamente si spesso parlare, ma che in molti an-cora non conoscono a fondo. Ed in particolare si approfondirà l’aspetto della complementarietà tra maschio e

femmina, una vera e propria ricchez-za da cui la società ed in particolare la vita che nasce non possono che trarne beneficio.L’appuntamento, promosso dalla Consulta delle Aggregazioni Laica-li, è per le 15.30 al salone “mons. Ablondi”, in via delle galere 35, dov

la dott.ssa Chiara Atzori, medico specialista all’ospedale Luigi Sacco di Milano, guiderà nell’approfondi-mento del tema. Alle 18.00 poi, nel-la chiesa della Madonna,il vescovo mons. Giusti presiederà la S. Messa per la vita.

La creazione di Eva (Michelangelo B., cappella sistina, Roma)

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La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 13 Gennaio 2015 Pag. 12

Fascicolo a cura di Chiara Domenici.Hanno collaborato Nicola Sangiacomo, Martina Bongini.Impaginazione e grafica a cura di Andrea Macelloni.Stampato il 13 Gennaio 2015 presso la stamperia della Diocesi di Livorno.

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Lunedì 19 Gennaio 2015LA ROSA BIANCA (Marc Rothemund – 2006)

Lunedì 16 Febbraio 2015PROIBITO RUBARE (Luigi Comencini - 1948)

Lunedì 16 Marzo 2015IQBAL Iqbal Masih (Cinzia Th. Torrini - 1998)

Lunedì 20 Aprile 2015LA SETTIMA STANZA Edith Stein (Marta Meszaros -1995)

Lunedì 11 Maggio 2015I PROMESSI SPOSI (Mario Camerini – 1941)

Lunedì 8 Giugno 2015ORDET (Carl Theodor Dreyer - 1954)

P R O G E T T OC U L T U R A L ED I O C E S A N O

Via del Seminario 61 57122 LIVORNOTEL. 0586.276211

[email protected]

Verso un nuovo umanesimoP R O G E T T O C I N E F O R U M

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I film saranno proiettati nel salone del Vescovado(Via del Seminario 61 parcheggio interno)presentazione alle 20.30 e inizio proiezione alle 20.45.