Quaderno 3bis

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LUIGI MORETTI

LA CASA DELLE ARMILE SUE OPERE E

IL SUO ARCHIVIO

ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO

2005

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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALIARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO

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esposizione e catalogo a cura di Massimo Domenicucci, Flavia Lorello, Cristina Mosillo, Franco Papaleelaborazioni immagini: Paolo Audino - segreteria: Rita di Genova, Enrico Lipartiti, Marisa Santoni, Orlano Simeone

L AL A C A S AC A S A D E L L E D E L L E A R M I ,A R M I ,

LE SUE OPERE E ILLE SUE OPERE E IL SUO SUO ARCHIVIOARCHIVIO

ARCHIVIO CENTRALE DELLO STARCHIVIO CENTRALE DELLO STAATTOO

LUIGI MORETTILUIGI MORETTI

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Il 1983 ha rappresentato un anno spe-ciale per l'Archivio Centrale dello Stato.In quell'anno infatti l'Ente EUR (oggiEUR Spa), a seguito di una serie di trat-tative con l'Istituto, depositò l'archiviostorico presso l'Archivio Centrale delloStato perché si avviasse il suo ordina-mento, presupposto essenziale per lasuccessiva valorizzazione.Si trattava di un fondo archivistico didimensioni grandiose come il progettoper la cui realizzazione si era venutoformando: l'Esposizione universale diRoma, prevista per il 1942 come'Olimpiade delle Civiltà' e celebrazionedel XX° del regime, e mai realizzata perle vicende belliche. Un progetto urbani-stico che coinvolgeva opere architetto-niche, decorazioni artistiche (affreschi emosaici), arredi interni ed esterni, pianid'illuminazione e così via. Impossibilefare l'elenco degli ingegneri, architetti,pittori e scultori che misero mano all'im-presa: il meglio dell'intellettualità deltempo, i cui disegni, cartoni, fotografie equant'altro (sia di quanto venne realiz-zato, sia di quanto rimase sulla carta) èconservato appunto nell'archivio oradepositato presso l'Archivio Centraledello Stato. Da quel deposito trovò origine la grandemostra del 1987, E42.Utopia e scenariodi un regime, che ebbe il grande meritodi riproporre alla pubblica conoscenzaun patrimonio ideale nei cui confrontiera stata esercitata quella damnatiomemoriae che tanto ha pesato nelle

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vicende culturali del nostro Paese, con-tribuendo, almeno in parte, alla suarimozione.Oltre a questa incidenza nella formazio-ne di una visione più matura ed equili-brata del nostro passato, quella vicenda ottenne anche un altro importante risul-tato, quello di dar vita a un movimentodi opinione che favorì l'afflusso pressolo stesso Archivio Centrale, di una seriedi importanti archivi di architettura, inquanto ormai l'Istituto, a seguito di que-sta complessa operazione, veniva vistocome una delle sedi presso le quali erapossibile concentrarre e valorizzarearchivi di questa tutta particolare natura.Basti ricordare, tra gli altri, gli archividella Società Generale Immobiliare (poiSogene), cuore dello sviluppo urbanisti-co romano, di Plinio Marconi, GaetanoMinnucci, G.B. Milani e, appunto, diLuigi Moretti, il cui versamento, forma-lizzato nel 2000, è scaturito dalla sensi-bilità degli eredi dello studio. Proprio dalla presenza dell'archivio nelnostro Istituto e dal successivo ordina-mento delle migliaia di documenti, dise-gni, fotografie, provini, diapositive, pelli-cole ecc. è potuto nascere lo studio delprof. Severati sulla 'Casa delle armi', ocasa della scherma, o accademia dellascherma e così via, una delle opere piùaffascinanti del nostro Autore, verocapolavoro nel contesto del ForoMussolini, o Foro Italico, che trova tral'altro naturali elementi di completamen-to nei tanti altri fondi che registrano trac-ce di quell'impresa: dall'archivioMarconi a quello della Presidenza delConsiglio, dalla Segreteria del duce aifondi fotografici del PNF sulla sua attivi-tà e così via.La mostra e il volume sulla Casa delleArmi costituiscono le prime iniziativeche prendono le mosse dall’utilizzazio-ne dell’archivio di Luigi Moretti. Altre neseguiranno, nella prospettiva del cente-nario della sua nascita, nel 2007.

Aldo G. RicciSoprintendente dell’Archivio Centrale dello Stato

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Moretti; più che di un solo edificio, la Casadelle Armi é infatti una sorta di trama costrui-ta, e costituisce un caposaldo strategico. Lagrande Sala d'Armi e la più complessacostruzione polifunzionale che le si affiancacon la testa ed una sorta di braccio alzatosospeso, sono edifici totalmente distinti, col-legati solo stilisticamente; ma l'eccezionaleenfasi attribuita da Moretti alla rete costruitadi piattaforme e percorsi a più livelli suggeri-sce di cogliere le due terrazze di collega-mento non nella loro esile fisicità, intenzio-nalmente accentuata da sagomature aerodi-namiche. Le terrazze materializzano lequote d'uso principali, identiche, delle dueparti funzionali: le alte piattaforme aeree, dacui si guarda il mondo.

Carlo Severati

*P. Marconi, La Casa delle Armi al Foro Mussolini inRoma, Arch. Luigi Moretti, in “Architettura”, A. XVI, ago-sto 1937, pp. 435-454

1936 roma casa delle armi al foro italico

"La Casa delle Armi é destinata agliAccademisti che, in numero di circa 300,seguono lo speciale Corso biennale diScherma: data la sua ubicazione ad uningresso del Foro, si presta ad ospitare ceri-monie, ricevimenti, riunioni, esposizioni,manifestazioni varie; il che giustifica le suedoti di particolare decoro e ricchezza"*. Chela chiave di interpretazione di questo com-plesso edificio sia legata alla evoluzione pro-gressiva della ideologia del Foro Mussolinida luogo deputato della gioventù sportivafascista al Foro della terza Roma, capitaledell'impero - come é accennato nello scrittodi Plinio Marconi, é testimoniato dal proce-dere delle varie fasi della sua costruzione eprogettazione. Moretti compare sulla scenadel Foro come progettista nel 1933 con alcu-ni progetti minori: ma é assai credibile cheabbia in pectore - come ancora PlinioMarconi dice - anche questo grande proget-to fin da quella data. Lo stesso Enrico DelDebbio, fino ad allora responsabile dei lavo-ri del Foro, é sorpreso: ed é costretto amodificare la sua 'foresteria' dallo stravolgi-mento imposto alla scena dall'edificio di

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La figura di un Icaro dalle "ali meccaniche" incaduta verticale, un Minotauro in lotta, Orfeocon la cetra, Perseo con il cavallo alato. Unmosaico dal fondo d'oro alla maniera degliantichi, cui è demandato il compito di smate-rializzare ulteriormente la parete della biblio-teca della Casa delle Armi. Un pulviscolo diluce che si frammenta nei riflessi in unospecchio d'acqua, si amplifica nella traspa-renza delle vetrate e prende più forzaimmergendosi nel paesaggio di Monte Mariointravisto dal raccordo a ponte tra i due edi-fici. Sin dalle battute d'esordio di Moretti alForo, sin da quello che è il primo bozzetto,poi non eseguito, di Angelo Canevari, si defi-nisce la necessità del rapporto con l'arte nel-l'architettura classico moderna della Casadelle Armi. Un' abitudine all'arte, un sodaliziointenso e ripetuto con i pittori contemporaneiche si ripete lungo tutta l'attività dell'architet-to romano: dai frammenti di capitelli dispostiscenograficamente nella sistemazioneesterna dei Mercati Traianei, alle immaginidella "Casa abitata" nella mostra di PalazzoStrozzi dei primi anni Sessanta dove Morettiespone la propria "stanza dell'architetto" conopere di periodi diversi e di differenti culture(Bernardo Cavallino e Mathieu, BattistelloCaracciolo e Capogrossi, sculture cinesi,romane) disposte ovunque, accatastatecontro le pareti, disposte sul pavimento,posate sulla scrivania, quasi a declinare gliattributi simbolici di un ideale autoritratto. Poco importa che il mosaico di Canevari sitrasformi in corso d'opera dal progetto al

mosaico realizzato, perdendo le originalicaratteristiche geometrizzanti e acquisendo-ne altre più realistiche e legate all'ideologiafascista, con la Vittoria Littoria, Icaro e icavalli del sole, gli atleti e la grande figuradel Genio Italico. Come succederà in segui-to nella Palestra del duce, nella quale delimi-ta lo spazio vetrificandolo tra le due statuedorate di un Arciere e di un Fromboliere,peraltro preesistenti, o come nel nastro deimosaici del Piazzale dell'Impero, per Morettil'arte è funzionale all'architettura. Pocoimportano ancora i soggetti delle statue cheMoretti dispone a significare gli allineamenti di una virtuale sezione aurea*, che include inpianta lo spazio esterno dell'Accademia. Aribadirne la intrinseca necessità basterebbe-ro la foto pubblicata su "Architettura" che neriprende l'insieme della casa della Schermae del suo spazio di pertinenza dall'angoloesterno proprio a partire dalla figura di quel-l'atleta in primo piano. Così ci sembra cheMoretti enfatizzi la funzione "architettonica"delle opere esterne (persino il fondo d'orodel mosaico sarà rimosso perché troppopiatto e sostituito da tessere meno regolari epiù frammentate), mentre l'affresco di AchilleCapizzano sulla parete della scala interna,gli stucchi del soffitto e il litostrato dell'in-gresso recentemente portato alla luce - dimano di Capizzano o dello stesso Moretti èquestione poco importante, visto che lavora-vano insieme in un unicum spesso indivisibi-le - hanno una funzione decorativa e dicomunicazione dei temi presenti nel foro: lacontinuità, anche fisica, della cittadelladell'ONB con la Roma antica, la celebrazio-ne del duce e del suo tema astrologico natale.

Antonella Greco

*Debbo a Paola Ferri e alle sue ricerche nell'ambitodell'Osservatorio sul moderno a Roma sia l'intuizione chela dimostrazione del continuo ricorso di Moretti alla sezio-ne aurea, nella pianta e nei prospetti dell'Accademia edel suo interno.

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L'archivio dell'architetto Luigi W. Moretti èstato donato all'Archivio Centrale dello Statonel 2000.I primi contatti tra gli eredi dello StudioMoretti e l'Istituto furono avviati nel 1992,favoriti dall'intervento del prof. CarloSeverati. Al momento dell'acquisizione l'ar-chivio, vincolato nel 1990, era conservatopresso lo Studio Moretti, ubicato in viaBoncompagni, dove i suoi collaboratori, gliarchitetti Giovanni Quadarella e LucioCausa e l'ingegnere Pierluigi Borlenghi, loutilizzavano per portare a termine gli incari-chi assunti da Moretti prima della morte. Almomento dell'acquisizione da partedell'Istituto si decise di procedere all'inventa-riazione del fondo, prima di metterlo a dispo-sizione degli utenti. I collaboratori di Moretti,l'architetto Luciana Mazzoleni, moglie diLucio Causa, e l'architetto GiovanniQuadarella, si resero disponibili ad interveni-re personalmente per svolgere le operazionidi schedatura e riordinamento.Dal momento del versamento a quello delladonazione trascorsero circa 7 anni. Il lungoperiodo richiesto per l'ordinamento del fondoè motivato dalla consistenza e, soprattutto,dalla diversità dei materiali che lo compon-gono. I progetti ordinati cronologicamentesono stati numerati secondo un ordinedesunto da un elenco di opere, progetti econcorsi redatto dallo stesso Moretti.Terminata dell'inventariazione, i fascicoli-progetti consultabili presso l'ArchivioCentrale dello Stato sono 195.Certamente la parte più consistente dell'ar-chivio Moretti è rappresentata dal materialegrafico, costituito da circa 8.600 tavole. Diquesti elaborati è stato compilato un inven-tario analitico in cui si dà conto di tutti i dati:titolo, descrizione e caratteristiche tecnichedi ciascun pezzo. Nel totale degli 8.600pezzi, infatti, sono compresi circa 1.200disegni o tavole autografe indicati nell'inven-tario con la dicitura disegni originali. Si trattadi schizzi, studi, preliminari di progetto edanche elaborati esecutivi nonché riproduzio-ni o copie di tipologia diversa, con successi-vi interventi e modifiche autografe, firmati ocomunque attribuiti a Moretti. Anche la con-sistenza del materiale fotografico conserva-to nell'archivio non è un dato trascurabile: ilnumero complessivo è di circa 3.000 pezzi.Accanto ad una ricca serie di provini fotogra-fici di grande formato (10x13), che docu-mentano in parte anche le opere degli anni trenta, si trovano stampe e diapositive relati-ve ad un ampio numero di opere realizzate o fotografie di modelli; vi sono poi gruppi omo-genei di immagini destinate originariamentead essere utilizzate nel corso di conferenze

o lezioni e che spesso non hanno per ogget-to opere di Moretti. Insieme a questa documentazione sonostati acquisiti alcuni modelli: 17 plastici diopere realizzate o soltanto progettate, tra cuispiccano quelli realizzati nell'ambito dellaricerca condotta da Moretti sullo studio deivolumi e dello sviluppo delle teorie dell'archi-tettura parametrica, filone di cui si fece pro-motore costituendo nel 1957 un apposito istituto, l'IRMOU. La donazioneMoretti, però, non si esaurisce con questetipologie di documentazione, espressionedell'aspetto più strettamente professionaledella sua attività. Attraverso alcune operedonate dai suoi collaboratori di studio è pos-sibile approfondire altri aspetti della suacomplessa e ricca personalità, a cominciareda alcune pellicole prodotte o collezionate apartire dagli anni 50 in poi, per arrivare acomprendere una parte, seppur piccola,della sua ricchissima biblioteca: un insiemedi 55 titoli diversi, di cui alcuni rappresenta-no delle rarità assolute. Come per altri archi-vi di ingegneri ed architetti conservati pressol'Istituto, anche in questo caso è presenteuna parte di carteggio, seppure di consisten-za esigua, se confrontata con il numero tota-le dei progetti. Infatti, soltanto per 56 proget-ti di essi è stato possibile ritrovare documen-tazione. Si tratta in genere di corrisponden-za, relazioni tecniche, permessi ed autoriz-zazioni, copie di bandi di concorso ed anchetesti che accompagnano studi e ricerchecompiute in ambito urbanistico.Per completare il quadro vanno menzionatialcuni interessanti fascicoli che trattano diargomenti che esulano dall'attività stretta-mente professionale di Moretti, documenta-zione riguardante la sua proficua attività dieditore e gallerista.Il valore intrinseco dell'archivio nonché lafacile deperibilità dei materiali, ha indottol'Istituto ad avviare un progetto per la ripro-duzione su supporto informatico del materia-le grafico, al fine di salvaguardarlo evitandola continua manipolazione degli elaborati.Nel 2000, anno della donazione e della effet-tiva disponibilità del fondo alla consultazio-ne, si è dato inizio al progetto, che ha visto,in una prima fase, l'acquisizione dei disegnioriginali e di tutta la documentazione com-presa nel nucleo degli "autografi". Nel corsodegli anni successivi il progetto è proseguitocon la riproduzione dei disegni "esecutivi" eterminerà nel corso del corrente anno.La sintesi cronologica delle opere di LuigiMoretti, di seguito illustrata, si basa sulla sele-zione operata da lui stesso per la preparazio-ne della mostra tenutasi a Madrid nel 1971.

Flavia Lorello

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1933 romacasa della gioventù in via induno

1936 romapiazzale dell’impero al foro italico

1936 romapalestra del duce al foro italico

Primo edificio progettato da Luigi Morettiper l'ONB a Roma. Il tema che si trova adaffrontare è molto complesso richiedendoun articolato assemblaggio di funzioni edattività. la soluzione compositiva raggiuntaesprime un sapiente quilibrio che continue-rà a costituire un testo di riferimento fino aiprimi anni Quaranta.

Il tema del piazzale, ovvero la progettazio-ne di uno spazio necessariamente vuoto inquanto destinato ad accogliere le adunatepreviste per celebrare il regime, viene risol-to utilizzando le teorie della percezionevisiva. Le preesistenze, l'obelisco e la fon-tana, che già sottolineano la direttrice pro-spettica dello spazio, ed i monoliti inventa-ti da Moretti formano, nel progetto definiti-vo, un unico sistema visivo e costruttivo.

La palestra riservata a Mussolini rappre-senta una delle prime prove di rilettura diuno spazio già definito che Moretti si trovaad affrontare. Il progetto, segnato dallepreesistenze, è impostato soprattutto sulladifferenziazione degli spazi e delle funzio-ni: la palestra vera e propria, lo spogliatoio,lo spazio per il riposo. Differenziazionemessa in evidenza anche attraverso l’ac-costamento di materiali tradizionali emoderni, ricercati e funzionali, quali ilmarmo ed il linoleum.

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1940 romacella commemorativa al foro italico

1948 milanocasa albergo in via corridoni

1949 romacasa della cooperativa “astrea” in viajenner

La necessità di collocare il proprio progettoin un contesto gia edificato, non impediscea Moretti di realizzare una delle sue operepiù interessanti in cui l'uso dei materiali èsfruttato per esaltare l'accurata composi-zione geometrica dei volumi e delle super-fici. Nella stesura del progetto riemergonocon chiarezza i riferimenti classici che,rielaborati, gli permettono di costruire unaspazio autenticamente moderno.

Moretti realizza a Milano tre interventi dellastessa tipologia edilizia: le case albergo.Quello in via Corridoni è il primo interventoe certamente anche il più noto, forse per ilforte contrasto che suscitò al momentodella sua realizzazione: subito dopo laguerra in un clima di ricostruzione dove ildato fondamentale era l'economia degliinterventi. Da un punto di vista architettoni-co l'edificio si presenta come un fabbricatolamellare la cui altezza viene esaltata daiprofondi e ininterrotti tagli verticali.

Primo intervento di Moretti a Roma dopo laguerra. I singolari caratteri del fabbricatosono dovuti all'eccezionale capacità del-l'architetto di confrontarsi con dei dati ini-ziali assolutamente sfavorevoli: un'aread'intervento irregolare, una cattiva esposi-zione. Il risultato è affatto scontato. Lasemplice distribuzione interna dà luogo,all'esterno, ad ampie superfici piegate edinterrotte con forti contrasti di vuoti e pieni.

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1950 romacasa “il girasole” in viale bruno buozzi

1951 milanocomplesso per abitazioni e uffici incorso italia

La palazzina, una delle più famose realiz-zazioni di Moretti a Roma, è espressione diun momento di grande maturità e dellapadronanza assoluta di un linguaggioarchitettonico che può permettersi conti-nue variazioni tra simmetria e dissimmetriacon soluzioni che rinviano alla classicità edalla più rigorosa modernità. Il progetto defi-nitivo richiese una lunga e articolata elabo-razione: Moretti varia il prospetto e l'orien-tamento degli interni, fino a definire un pro-getto che mostra un equilibrio quasi asso-luto.

Segnata dal vincolante dise-gno dell'area, ad andamentotriangolare, questo edificio rin-via in modo evidente alla con-temporanea Casa del Girasoledi Roma. Anche qui l'esposi-zione dei blocchi segna inmodo determinate lo studiodelle superfici e l'impostazionegenerale. Il risultato di grandeimponenza esteriore si accom-pagna ad una ricercata innovazione nell'u-so di elementi quali i courtain wall, le tra-mezze mobili interne e strutture tecnologi-che all'avanguardia.

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1954 santa marinella (roma)villa “la saracena”

1958progetto di un complesso residenzialealberghiero a genova-nervi

1959 romavillaggio olimpico

1961 romaquartiere decima

È lo stesso Moretti a definire l'abitazione"gelosa, saracena" esaltandone, attraversole parole, i caratteri architettonici. Il giocodell'ambiguità, della chiusura-apertura,della contrapposizione tra l'uso di involucrimassicci e separazioni trasparenti e legge-re, caratterizza questa opera sia nelladistribuzione degli spazi interni che nellaincisiva articolazione dei prospetti esterni.

"In Genova-Nervi esiste un giardino distraordinaria bellezza, aperto alla vista delmare, sul quale era costruito il vecchio emonumentale albergo Eden ... Le piantedelle case alte sono di un disegno bellissi-mo - che vorremmo dire vegetale, simile aquello di una lunga foglia rivolta con lapunta verso il mare - ed i vari prospetti ...con le lunghe fessure verticali e le curvesuperfici - come certi involti di foglie lungole canne - variano col variare dei punti divista". (Gio Ponti)

Il quartiere, destinato ad ospitare 6.000abitanti, è realizzato su incarico dell'INCISche aveva anche il compito di gestirne l'u-tilizzo dopo le Olimpiadi del 1960. Il taglioplanimetrico del quartiere, dovuto soprat-tutto a Moretti, rimanda a un sistema com-posito di segni astratti, consonanti con lasua passione per le arti pittoriche contem-poranee e, soprattutto, per alcune elabora-zioni di Giuseppe Capogrossi.

Il quartiere commissionato dall'INCIS com-prendeva alloggi per 8.000 abitanti com-pletati dai servizi collettivi. Si deve aMoretti l'interessante soluzione del proget-to urbanistico complessivo e certamentel'impostazione del progetto teneva contodella speranza di vedere realizzata la chie-sa "Mater Ecclesiae" situata al margine dalcostruito.

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1961 washingtoncomplesso residenziale “the watergate”

1961 montreal“the stock exchange tower” in placevictoria

Il quartiere occupa, con i suoi tredici pianiun'area triangolare collocata al marginedel disegno urbano del L'Enfant e definitoper un lato dalla riva del fiume Potomac.La mancata realizzazione di un grandecentro culturale contiguo ad est, costitui-sce una grave menomazione dell'insieme.Inoltre pesanti variazioni del disegno origi-nale richieste dalla committenza in corsod'opera, non permettono di ritrovare lasensazione aerea e baroccheggiante cheinvece suggeriscono i primi studi elaboratida Moretti.

Place Vittoria è in realtà la seconda riduzio-ne di un progetto più ampio che vedeva l'i-potesi di un complesso di tre torri collegateda una piattaforma ai piani bassi. Edificiodi grande qualità tecnologica il cui interes-se formale è dovuto soprattutto alla solu-zione del difficile rapporto tra struttura ecourtain wall.

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1962 romapalazzina “san maurizio” a monte mario

1964 romasede per gli uffici della esso e della sgiall’eur

1965 fiuggi (frosinone)nuova sistemazione del complesso ter-male delle “fonti bonifacio VIII”

La palazzina inventata da Moretti nel tenta-tivo di soddisfare le richieste della commit-tenza, della percezione visiva del fabbrica-to, nonché le imposizioni del regolamentoedilizio, ne fanno un esempio di architettu-ra tra i più affermati negli anni a seguire nelsettore dell'edilizia residenziale privataromana. La soluzione formale raggiunta daMoretti attraverso l'uso di masse dinami-che e superfici sfuggenti, resta certamenteun esempio unico.

Moretti ritorna a progettare per l'area circatrenta anni dopo la sua prima esperienzacreativa per l’E42. Certamente l'dea di rea-lizzare un fabbricato destinato, per la suaposizione a segnare l’ingresso al nuovoquartiere, deve aver inciso sulla stesura diquesto progetto. Moretti progetta due edifi-ci uguali caratterizzati dalla trasparenzadel courtain wall rigato del frangisole su cuipoggia, unico elemento leggibile dalla stra-da d'accesso al quartiere, la struttura dichiusura in muratura continua alleggeritavisivamente dall'uso dell'intonaco bianco.

La richiesta della committenza di una radi-cale trasformazione del precedente asset-to dell'area porta l'architetto a concepireuna complessa e attraente sistemazionecaratterizzata dell'invenzione di superficiaeree, le vele, che grazie ad una sapientesoluzione strutturale appaiono comesospese e confuse con la fitta vegetazioneche caratterizza il paesaggio.

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1967progetto del santuario sul lago di tiberiadea tabgha (palestina)

1968 santa marinella (roma)villa “la califfa”

1970progetto per la chiesa del concilio “sanctamaria mater ecclesiae” a roma

“La luce negli spazi sacri, nella sua qualità,densità, nelle sue alternanze e sequenzedi modulazione, ha espresso sempre, piùdi ogni altra struttura architettonica, l’es-senza spirituale, il contenuto di fondo dellareligiosità di ogni tempo: la natura e ilmodo del rapporto dell’uomo con Dio”.(Luigi Moretti)

di inventare un nuovo e diverso fabbricatoriesce, comunque, a concretizzarsi innuove e particolari soluzioni, come la parti-tura orizzontale della torre o le superficiverticali che segnano e proteggono l'affac-cio della zona letto.

Realizzata, per gli stessi committenti circa10 anni dopo la Saracena, questa villaripropone i temi già messi a punto nellaprecedente esperienza progettuale. Il gusto

"Meta di continui pellegrinaggi, la cappellaattuale, per la sua modestissima superficiee più ancora per le aperture minime chesbarrano al vista dei luoghi intorno … nonrisponde assolutamente alle necessitàmateriali e spirituali dell'ambiente ... èspontaneo onorare e riparare i luoghi sacridella tradizione … sotto grandi, antiche,liturgiche umbrella sicché l'ombra ed il fre-sco del lago possano rendere incantante ilsostare e il pregare" (Luigi Moretti)