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QUADERNO STRUTTURALE TERRITORIALE

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI AL 2004

Anno V - novembre 2005 a cura del Servizio Progetti, Studi e Statistiche

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COORDINAMENTO Letizia Ravoni RESPONSABILE Francesco Stella GRUPPO REDAZIONALE

Conti economici territoriali Norina Salamone Esportazioni Rosanna Romano Turismo e Mercato del lavoro Federico Risi Note regionali Laura Bonifazio, Sabina Guidotti, Gessica Paolini, Federico

Risi, Norina Salamone, Attilio Turri Bruzzese Cartografia e tavole Laura Cisterna, Giampiero Meriano Note metodologiche Sabina Guidotti, Federico Risi, Norina Salamone

Ha collaborato alla composizione e alla revisione dei testi Simona Panei

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I

QUADERNO STRUTTURALE TERRITORIALE Indicatori macroeconomici

INDICE

Premessa III

Tendenze economiche dei territori 3

1. Conti economici territoriali 3

2. Esportazioni 8

3. Turismo 15

4. Offerta e domanda di lavoro 16

Note Regionali 21

• Piemonte 22

• Valle d’Aosta 28

• Lombardia 34

• Liguria 40

• Trentino-Alto Adige 46

• Veneto 52

• Friuli Venezia Giulia 58

• Emilia-Romagna 64

• Toscana 70

• Umbria 76

• Marche 82

• Lazio 88

• Abruzzo 94

• Molise 100

• Campania 106

• Puglia 112

• Basilicata 118

• Calabria 124

• Sicilia 130

• Sardegna 136

Note metodologiche 143

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

II

Elenco tavole presenti sul sito

Principali indicatori macroeconomici al 2004 novembre 2005 Tavole statistiche territoriali

1. Popolazione 2. Indicatori economici delle regioni 3. Conti economici territoriali 4. Occupazione 5. Esportazioni 6. Turismo

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PREMESSA

Il quinto numero del quaderno strutturale territoriale contiene, in linea con i

precedenti, elaborazioni relative ai principali grandi aggregati di informazione economica

disponibili per area: conti economici, lavoro, commercio estero e turismo. Relativamente ai

riferimenti temporali, gli ultimi dati disponibili sono aggiornati al 2004 per i Conti economici

territoriali a livello di ripartizione solo per Pil, valore aggiunto, unità di lavoro e consumi, al

2003 per gli altri aggregati e per i Conti economici a livello regionale, al 2004 per il

commercio estero e il turismo; per le forze di lavoro, a seguito dell’introduzione della nuova

indagine (descritta nelle note metodologiche), è disponibile la ricostruzione delle serie

storiche 1993-2004 dei principali indicatori del mercato del lavoro. L’analisi economica

territoriale, oltre alla tradizionale analisi per macro aree (Mezzogiorno e Centro Nord), è volta

a cogliere le tendenze delle economie regionali con schede riassuntive delle principali

caratteristiche.

Le analisi e le informazioni strutturali contenute in questo quaderno costituiscono un

approfondimento e un aggiornamento dell’Appendice del Rapporto Annuale 2004 del

Dipartimento per le politiche di sviluppo disponibile sul sito del Dipartimento

(www.dps.mef.gov.it). Le elaborazioni a livello territoriale rappresentano, inoltre, un dettaglio

di alcune informazioni pubblicate nel quaderno strutturale dell’economia italiana, disponibile

sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze (www.mef.gov.it).

Sono raccolti ed elaborati dati provenienti da indagini Istat e da Unioncamere. In

particolare sono presenti i dati relativi ai conti economici territoriali, al tasso di occupazione

provinciale e agli occupati nei sistemi locali del lavoro: l’affinamento e la maggiore

tempestività del rilascio di queste stime territoriali è stato uno degli obiettivi del progetto

“Informazione statistica territoriale e settoriale per le politiche strutturali 2001-2008”, previsto

da una convenzione stipulata tra Istat e Dipartimento per le politiche di sviluppo nel 2001. Le

elaborazioni relative alle esportazioni sono effettuate sulla base dell’Indagine sul commercio

con l’estero (Istat), quelle sull’occupazione dalla Rilevazione continua sulle forze di lavoro

(Istat), le informazioni sul turismo derivano dall’Indagine sul movimento dei clienti negli

esercizi ricettivi (Istat).

III

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

Sul sito del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo (www.dps.mef.gov.it) è

disponibile il Quaderno corredato di una ampia serie di tavole relative alle serie storiche dei

principali aggregati e alla loro disaggregazione a livello regionale (vedi indice allegato).

IV

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Tendenze economiche dei territori

3

TENDENZE ECONOMICHE DEI TERRITORI

1. Conti economici territoriali

Nel 2004, dopo due anni di modesta crescita del Pil, l’economia italiana ha registrato

una ripresa: l’incremento del Pil è stato pari all’1,2 per cento e quello delle unità di lavoro

allo 0,8 per cento1.

A livello territoriale, la crescita del Pil nel Mezzogiorno appare frenata. Per il primo

anno dopo il 2000 essa è stata inferiore rispetto a quella del Centro-Nord (0,6 per cento contro

1,4 per cento), soprattutto a causa di un forte rallentamento dei consumi. Si osserva, invece,

una ripresa degli investimenti, dopo la flessione che aveva caratterizzato il 2002 e il 2003. Si

registra infine un aumento delle esportazioni del Mezzogiorno maggiore che nel Centro-Nord

(cfr. par. 2), non sufficiente tuttavia a impedire un moderato peggioramento del contributo

fornito dalle importazioni nette.

Tavola 1 - Variazioni del Pil e delle sue componenti per macro area (variazioni percentuali medie annue)

Fonte: elaborazioni su dati Istat. I dati territoriali del 2004 relativi alle importazioni nette e agli investimenti fissi lordi sono stime elaborate dal DPS.

1 Per una descrizione approfondita delle tendenze nazionali si rimanda al “Quaderno strutturale

dell’Economia Italiana” del MEF/Dipartimento del Tesoro.

Pil 1,9 1,8 0,4 0,3 1,2Importazioni nette di beni e servizi 25,9 -70,1 63,7 209,9 -15,8 Importazioni - acquisti all'estero dei residenti 6,7 1,3 0,7 -2,7 3,1 Esportazioni - acquisto sul territorio dei non residenti 4,6 1,7 -0,7 -5,4 3,4Consumi delle famiglie 2,5 0,7 0,1 1,1 1,2 delle Amministrazioni pubbliche 0,9 3,9 1,9 2,3 0,6Investimenti fissi lordi 4,3 1,9 1,2 -1,7 2,1 macchine e attrezzature 6,2 1,1 -0,3 -4,2 1,3 costruzioni 1,9 3,0 3,3 1,6 3,1

1996-00 2001 2002 2003 2004 1996-00 2001 2002 2003 2004Pil 1,9 1,6 0,2 0,1 1,4 2,1 2,4 1,1 0,7 0,6Importazioni nette di beni e servizi 5,1 -5,2 12,9 14,0 -2,7 2,7 -3,4 -1,0 2,9 1,0Consumi delle famiglie 2,6 0,7 -0,1 1,1 1,4 2,3 0,6 0,2 1,1 0,5 delle Amministrazioni pubbliche 1,0 3,9 1,9 2,5 0,7 0,8 4,0 2,0 1,9 0,5Investimenti fissi lordi 4,3 1,8 1,9 -1,9 2,0 4,5 2,1 -1,0 -1,1 2,4 macchine e attrezzature 5,6 0,5 0,4 -4,6 1,4 8,1 3,0 -2,2 -2,9 0,9 costruzioni 2,3 3,7 4,2 2,0 2,7 1,0 1,0 0,5 1,0 4,1

Italia1996-00 2001 2002 2003 2004

Centro-Nord Mezzogiorno

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

4

La maggiore crescita del Sud dalla metà degli anni novanta ha trovato riscontro in un

corrispondente divario positivo nella componente degli investimenti fissi lordi, la cui quota

sul Pil è stata superiore a quella del resto del Paese in tutto il periodo 1995-2003, con segni di

rallentamento nell’ultimo anno.

Figura 1 - Investimenti fissi lordi/Pil: 1995-2003 (percentuale)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

La crescita del Pil pro-capite al Sud, che fino al 2003 ha mantenuto un trend superiore

a quella del resto del Paese, si è arrestata nel 2004. Il divario con la media italiana pari a circa

31 punti percentuali nel 2004, uguale a quello registrato nel 2003, è in diminuzione rispetto ai

34 punti del 1995. La dinamica dell’ultimo anno è stata influenzata, oltre che dal

rallentamento dell’economia, anche dal recupero della popolazione, aumentata dello 0,5 per

cento nel Sud e dell’1,3 per cento nel Centro-Nord.

Tavola 2 - Pil e Pil pro-capite (variazioni percentuali medie annue)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

22,0

24,0

26,0

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Centro-Nord Mezzogiorno

1996-00 2001 2002 2003 2004 1996-00 2001 2002 2003 2004 1996-00 2001 2002 2003 2004

Pil 1,9 1,8 0,4 0,3 1,2 1,9 1,6 0,2 0,1 1,4 2,1 2,4 1,1 0,7 0,6Pil pro-capite 1,8 2,4 0,8 -0,5 0,2 1,6 2,0 0,5 -0,9 0,2 2,1 3,3 1,8 0,3 0,1Popolazione 0,2 -0,6 -0,5 0,8 1,0 0,3 -0,4 -0,3 1,0 1,3 0,0 -0,9 -0,7 0,4 0,5

Italia Centro-Nord Mezzogiorno

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Tendenze economiche dei territori

5

Le unità di lavoro in aumento nel dato complessivo nazionale hanno manifestato nel

Mezzogiorno negli anni 2003 e 2004 andamenti negativi. Segni di inversione di tendenza si

sono registrati nel primo semestre 2005 (cfr. par. 4).

Nel 2004 la dinamica della produttività (valore aggiunto per unità di lavoro) è

aumentata al Sud in misura superiore a quella del resto del Paese, confermando nel periodo

2000-2004 i margini di recupero già registrati nella seconda metà degli anni novanta.

Nel Centro-Nord essa presenta segni di rallentamento dalla seconda metà degli anni

novanta.

Tavola 3 - Unità di lavoro e Produttività (variazioni percentuali medie annue)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

Il divario di produttività a sfavore dell’economia meridionale si è ridotto rispetto alla

media italiana di oltre due punti percentuali dal 1995 al 2003, attestandosi a circa 12 punti. Il

divario nel costo del lavoro per dipendente nel 2003 si mantiene sostanzialmente stabile

nonostante l’aumento dei differenziali salariali. Nel complesso, il costo del lavoro per unità di

prodotto rimane ancora superiore alla media nazionale.

Figura 2 - Produttività, costo del lavoro e retribuzioni nel Mezzogiorno: 1995-2003 (Indici Italia =100)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

80,0

82,0

84,0

86,0

88,0

90,0

92,0

94,0

96,0

98,0

100,0

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Produttività Costo del lavoro per dipendente Retribuzione per dipendente

1996-00 2001 2002 2003 2004 1996-00 2001 2002 2003 2004 1996-00 2001 2002 2003 2004

Unità di lavoro 0,8 1,6 1,3 0,4 0,8 0,9 1,4 1,1 0,7 1,2 0,5 2,4 1,6 -0,1 -0,3Produttività 1,1 0,4 -0,7 -0,1 0,5 1,0 0,4 -0,7 -0,4 0,4 1,5 0,3 -0,5 0,8 0,9

Italia Centro-Nord Mezzogiorno

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

6

A livello settoriale, l’economia del Mezzogiorno ha registrato nel 2004 risultati

inferiori rispetto alle medie nazionali nella crescita del valore aggiunto: l’agricoltura (10,3 per

cento contro 10,8), i servizi (0,6 per cento contro 1,2) e l’industria che ha registrato un calo in

controtendenza alla media nazionale (-1,5 per cento contro 0,8). C’è stata una ripresa in tutti i

settori, ma il Mezzogiorno mostra un rallentamento rispetto al resto d’Italia. Anche il

comparto turistico, strategico per lo sviluppo del Mezzogiorno, ha evidenziato nel 2004

segnali di difficoltà (cfr. par. 3).

Tavola 4 - Valore Aggiunto ai prezzi base per settori (variazioni percentuali medie annue)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

A un maggiore livello di dettaglio territoriale, tutte le regioni del Mezzogiorno, a

eccezione della Basilicata, hanno registrato una crescita del valore aggiunto superiore o

almeno pari alla media nazionale nel periodo 1996-2003.

Figura 3 - Valore Aggiunto per regione: 1996-2003 (variazioni percentuali medie annue)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

I profili di crescita delle regioni hanno nella maggior parte dei casi seguito il ciclo

italiano, con una accentuazione negli anni di maggiore sviluppo. Puglia e Basilicata, dopo la

forte crescita del 1999, hanno subito il rallentamento più forte e, in particolare, la Basilicata

0,0

0,5

1,0

1,5

2,0

2,5

Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna

Regioni Mezzogiorno Italia

1996-00 2001 2002 2003 2004 1996-00 2001 2002 2003 2004 1996-00 2001 2002 2003 2004

Agricoltura 1,4 -0,5 -3,9 -5,2 10,8 1,6 0,7 -2,3 -9,0 11,2 1,1 -2,4 -6,4 1,1 10,3Industria 1,1 0,3 0,2 -0,4 0,8 1,1 0,2 -0,3 -0,5 1,3 1,0 1,0 2,5 0,1 -1,5Servizi 2,3 2,8 1,0 0,9 1,2 2,3 2,6 0,9 0,9 1,4 2,4 3,5 1,2 0,8 0,6Totale 1,9 2,0 0,6 0,3 1,3 1,9 1,8 0,4 0,2 1,6 2,1 2,7 1,1 0,7 0,6

Italia Centro-Nord Mezzogiorno

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Tendenze economiche dei territori

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ha subito una contrazione del valore aggiunto nel 2001, tornando a una variazione positiva

l’anno successivo per poi subire un'altra flessione nel 2003. In controtendenza rispetto all’area

la crescita del Pil in Sicilia (Figura 4).

Figura 4 - Valore Aggiunto per regione: 1996-2003 (variazioni percentuali rispetto all’anno precedente)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

Abruzzo

-2 ,0

-1,0

0 ,0

1,0

2 ,0

3 ,0

4 ,0

5,0

6 ,0

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Abruzzo Italia

Molise

-2 ,0

-1,0

0 ,0

1,0

2 ,0

3 ,0

4 ,0

5,0

6 ,0

19 96 1997 19 98 19 99 2000 2001 2002 2003

Molise Italia

Campania

-2 ,0

-1,0

0 ,0

1,0

2 ,0

3 ,0

4 ,0

5,0

6 ,0

1996 1997 1998 1999 2000 2 001 2002 2003

Campania Italia

Puglia

-2 ,0

-1,0

0 ,0

1,0

2 ,0

3 ,0

4 ,0

5,0

6 ,0

1996 1997 19 98 1999 20 00 20 01 2002 2003

Pug lia Italia

Basilicata

-2 ,0

-1,0

0 ,0

1,0

2 ,0

3 ,0

4 ,0

5,0

6 ,0

1996 1997 1998 1999 2000 20 01 2002 2003

Bas ilicata Italia

Calabria

-2 ,0

-1,0

0 ,0

1,0

2 ,0

3 ,0

4 ,0

5,0

6 ,0

1996 1997 1998 19 99 2000 2001 20 02 2003

Calab ria Italia

Sicilia

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

S ic ilia It a lia

Sardegna

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

S a rde gna It a lia

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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2. Esportazioni

Nella seconda metà degli anni novanta, la dinamica delle esportazioni italiane è stata

elevata, negli anni successivi a un primo ridimensionamento delle vendite all’estero nazionali,

ha fatto seguito una flessione, influenzata fortemente dalla crisi economica internazionale e

dai nuovi equilibri monetari dovuti all’introduzione dell’euro. La progressiva rivalutazione

della moneta unica ha contribuito parzialmente alla perdita di competitività dei nostri prodotti

sui mercati esteri, in particolare di quelli destinati ai Paesi esterni alla Unione Europea.

Dopo la diminuzione registrata nel biennio 2002-2003, le esportazioni italiane a prezzi

correnti sono tornate a crescere nel 2004 con un aumento del 6,1 per cento, superiore nel

Mezzogiorno a quello del resto del Paese (7,1 per cento contro il 4,3 per cento del Centro

Nord). Nonostante la crescita dell’export meridionale sia significativamente influenzata dalle

vendite dei prodotti petroliferi raffinati, anche al netto di tali prodotti la dinamica, seppure a

ritmi inferiori (6,1 per cento), resta superiore a quella del Centro Nord (Figura 5).

Figura 5 - Esportazioni italiane per ripartizione : 1996-2004

(variazioni percentuali rispetto all’anno precedente)

Fonte: elaborazioni su dati Istat, estratti dalla banca dati coeweb

A livello regionale, il recupero nell’area nord-occidentale è ancora lento, e se le

esportazioni della Valle d’Aosta subiscono un forte incremento (ma rappresenta solo lo 0,2

per cento delle vendite dell’area), la Lombardia e il Piemonte crescono meno della media

nazionale; in controtendenza la Liguria con una flessione del 2,2 per cento. La ripresa del

Nord-Est è più netta (6,3 per cento) grazie al buon andamento di tutte le regioni dell’area, in

Esportazioni (variazioni percentuali sull'anno precedente)

-10,0-5,0

0,05,0

10,015,0

20,0

25,030,0

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Mezzogiorno Centro Nord Italia

Esportazioni al netto dei prodotti petroliferi (variazioni percentuali sull'anno precedente)

-10,0

-5,00,0

5,0

10,015,0

20,0

25,0

30,0

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Mezzogiorno Centro Nord Italia

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Tendenze economiche dei territori

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particolare dell’Emilia Romagna. L’Italia centrale registra un incremento contenuto, pari al

3,8 per cento, con una buona performance di tutte le regioni, a eccezione delle Marche (0,6

per cento), dove tuttavia nel 2002 e 2003, anni di caduta delle esportazioni nazionali, la

dinamica si era mantenuta positiva. Nel Mezzogiorno, a cui spetta la migliore performance,

solo la Basilicata registra una flessione (-17,5 per cento), a fronte di un risultato positivo in

tutte le altre regioni dell’area.

Il grado di apertura verso l’estero è patrimonio storico delle vendite del Nord-Ovest

con oltre il 40 per cento delle esportazioni nazionali: in particolare la Lombardia rappresenta

da sola il 27,9 per cento dell’export nazionale e il Piemonte l’11 per cento; tuttavia anche il

Nord-Est vanta una buona apertura verso l’estero, testimoniata in particolare dalle vendite del

Veneto (14 per cento) e dell’Emilia Romagna (12 per cento). Le esportazioni complessive di

queste quattro regioni del Nord rappresentano il 65 per cento del totale nazionale. Alle regioni

dell’Italia centrale spetta il 15 per cento delle vendite e al Mezzogiorno la quota più modesta

(circa l’11 per cento). Tuttavia il Sud a partire dal 1995 ha incrementato la sua incidenza di

circa 3 punti percentuali. La distribuzione territoriale delle esportazioni nelle regioni

meridionali mostra un grado di concentrazione elevato nelle regioni Campania, Abruzzo e

Puglia, grazie al consolidamento di settori che sono tipici del modello di specializzazione del

Centro-Nord, mentre la Sicilia e la Sardegna raggiungono tuttora quote esigue, ma con una

dinamica molto vivace grazie alla spiccata specializzazione nella petrolchimica, uno dei

pochi settori in cui le esportazioni sono aumentate in maniera significativa negli ultimi anni.

Nel 2004 anche le importazioni di merci a prezzi correnti segnano un incremento pari

al 7,3 per cento, in particolare l’area con il maggiore aumento è il Mezzogiorno (10,2 per

cento). In presenza di una dinamica più sostenuta delle esportazioni, si registra una maggiore

propensione dei comparti esportatori a impiegare beni intermedi acquistati sui mercati esteri,

anche se l’intensità del processo di attivazione delle importazioni da parte delle esportazioni è

più debole per il nostro Paese rispetto a Francia e Germania, in cui si registra invece una forte

correlazione tra questi due aggregati2.

Il saldo commerciale nel 2004 è negativo per l’Italia, a livello territoriale le

importazioni hanno superato le esportazioni nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno, mentre nelle

altre due aree il saldo risulta positivo (Figura 6).

2 Cfr. Relazione Banca d’Italia

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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Figura 6 – Interscambio commerciale delle ripartizioni italiane (variazioni percentuali rispetto all’anno precedente)

Nord Ovest

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Nord Est

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Centro

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

import export

Mezzogiorno

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

import export

Fonte: elaborazioni su dati Istat, estratti dalla banca dati coeweb

Analisi per settori

La composizione settoriale delle esportazioni di beni si presenta differenziata a livello

territoriale, come risulta dall’analisi dei dati relativi al 2004 (Figura 7).

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Tendenze economiche dei territori

11

Figura 7- Struttura e dinamica delle esportazioni delle due macroaree per settore (valori percentuali)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

Nel Sud risultano in flessione i settori considdetti tradizionali (prodotti alimentari, del

tessile e dell’abbigliamento e del cuoio e dei prodotti in cuoio); mostrano invece incrementi i

comparti della chimica, dei metalli e prodotti in metallo, delle macchine elettriche e di

precisione e dei mezzi di trasporto e, naturalmente, dei prodotti petroliferi.

(composizione percentuale)

0 5 10 15 20 25

alimentari, bevande e tabacco

tessili e dell'abbigliamento

Cuoio e prodotti in cuoio , pelle e similari

Legno e prodotti in legno

Pasta da carta, carta, edito ria e della stampa

Coke, Prod. petro liferi raffinati e combustibili nucleari

chimici e fibre sintetiche artificiali

gomma e materie plastiche

lavorazione di minerali non metalliferi

M etalli e prodotti in metallo

M acchine e apparecchi meccanici

M acchine elettriche ed apparecchiature elettriche,elettroniche e o ttiche

M ezzi di trasporto

Altri delle industrie manifatturiere

Mezzogiorno Centro-Nord

(variazione tendenziale)

-15 -5 5 15 25 35 45 55

alimentari, bevande e tabacco

tessili e dell'abbigliamento

Cuoio e prodotti in cuoio, pelle e similari

Legno e prodotti in legno

Pasta da carta, carta, editoria e della stampa

Coke, Prod. petro liferi raffinati e combustibili nucleari

chimici e fibre sintetiche artificiali

gomma e materie plastiche

lavorazione di minerali non metalliferi

M etalli e prodotti in metallo

M acchine e apparecchi meccanici

M acchine elettriche ed apparecchiature elettriche,elettroniche e o ttiche

M ezzi di trasporto

Altri delle industrie manifatturiere

Mezzogiorno Centro-Nord

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

12

Nel Centro-Nord registrano una caduta i comparti del tessile e dell’abbigliamento e del

cuoio e dei prodotti in cuoio, mentre gli altri settori segnalano aumenti.

Per una descrizione del modello di specializzazione delle singole regioni e delle due

macroaree, attraverso una tassonomia dei settori diversa da quella Ateco utilizzata

precedentemente, si fa riferimento a quella adottata dall’Ocse3, che suddivide i prodotti in

base al loro contenuto di ricerca e sviluppo al fine di far risaltare alcuni tratti caratteristici del

sistema produttivo meridionale, anche alla luce della capacità di innovazione inclusa nei

“parametri di Lisbona”.

L’indice utilizzato è quello di vantaggio comparato di Balassa, definito come il

rapporto tra la quota delle esportazioni nel settore i-esimo rispetto al totale della regione e la

stessa quota calcolata a livello nazionale. Attraverso una semplice trasformazione, l’indice

viene reso omogeneo e rettificato e quindi variabile tra –1 e +1.

3 OCSE, Science tecnology and industry scoreboard (2001). La classificazione adottata che aggiorna

quella precedentemente in uso, raggruppa i settori industriali classificati secondo la ISIC rev3 (NACE rev1) sulla base\della spesa e dell’output in R&S in settori a) high tecnology, b)medium high tecnology, c) medium low tecnology e d) low tecnology.

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Tendenze economiche dei territori

13

Tavola 5 - Indice di specializzazione delle esportazioni delle regioni italiane per settore secondo la classificazione OCSE1

(valori percentuali)

Low tech Medium low tech

Medium high tech High tech Low tech Medium

low techMedium

high tech High tech

Piemonte 0,84 0,89 1,38 0,57 0,90 0,88 1,38 0,52Valle d'Aosta 0,46 3,37 0,76 0,57 0,42 3,61 0,62 0,42

Lombardia 0,78 1,13 1,13 1,32 0,80 1,16 1,12 1,29Liguria 0,56 1,47 0,97 0,81 0,56 1,36 0,99 0,88

Trentino-Alto Adige 1,16 0,79 0,93 0,37 1,16 0,77 1,04 0,40Veneto 1,43 0,80 0,79 0,87 1,49 0,80 0,81 0,85

Friuli-Venezia Giulia 1,07 1,44 0,97 0,49 0,96 1,70 0,91 0,66

Emilia Romagna 0,73 0,62 1,28 0,53 0,73 0,60 1,33 0,53Toscana 1,86 0,65 0,58 0,53 1,89 0,63 0,64 0,62Umbria 1,00 2,06 0,64 0,41 1,01 2,20 0,66 0,33Marche 1,42 0,84 1,00 0,55 1,48 0,76 1,08 0,41

Lazio 0,43 0,62 0,75 4,13 0,45 0,67 0,67 4,40Abruzzo 0,87 0,74 1,07 1,48 0,82 0,63 1,15 1,56

Molise 2,15 1,18 0,13 0,01 2,32 1,10 0,47 0,02Campania 1,44 0,69 0,66 1,42 1,35 0,65 0,75 1,72

Puglia 1,45 1,26 0,53 0,53 1,34 1,66 0,56 0,56Basilicata 0,78 0,29 1,74 0,07 1,01 0,38 1,60 0,11

Calabria 0,88 0,80 0,99 0,29 0,85 0,85 0,87 0,79Sicilia 0,25 3,53 0,43 1,23 0,27 3,15 0,46 1,32

Sardegna 0,29 4,67 0,45 0,03 0,22 4,44 0,43 0,01ITALIA 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00

Centro Nord 1,01 0,92 1,04 1,01 1,03 0,94 1,05 1,01Mezzogiorno 0,99 1,67 0,71 0,98 0,93 1,68 0,74 1,10

2003 2004

1 L’OCSE (cft. Nota 3 del testo) considera la seguente aggregazione: a) Low tecnology: prodotti alimentari, bevande e tabacco; prodotti delle industrie tessili e

dell'abbigliamento; cuoio e prodotti in cuoio, pelle e similari; pasta da carta, carta e prodotti di carta; prodotti dell'editoria e della stampa; altri prodotti delle industrie manifatturiere.

b) Medium low tecnology: coke, prodotti petroliferi raffinati e combustibili nucleari; articoli in gomma e materie plastiche; metalli e prodotti in metallo; navi e imbarcazioni.

c) Medium high tecnology: macchine ed apparecchi elettrici n.c.a.; autoveicoli, rimorchi e semirimorchi; prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali; prodotti farmaceutici e prodotti chimici e botanici per usi medicinali; locomotive, anche da manovra, e materiale rotabile ferrotranviario; macchine ed apparecchi meccanici.

d) High technology: aeromobili e veicoli spaziali; prodotti farmaceutici e prodotti chimici e botanici per usi medicinali; macchine per ufficio, elaboratori e sistemi informatici; apparecchi radiotelevisivi e apparecchiature per le comunicazioni; apparecchi medicali, apparecchi di precisione, strumenti ottici e orologi.

Fonte: elaborazioni su dati Istat

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

14

La specializzazione dei settori high tecnology, prevalente nel 2003 nelle regioni del

Centro Nord, è ben presente nel 2004 anche nel Mezzogiorno, dove primeggiano l’Abruzzo,

la Campania e la Sicilia. I prodotti a bassa tecnologia e quelli a medio-alta tecnologia

rappresentano una peculiarità del Centro Nord, mentre quelli a medio-bassa tecnologia

contraddistinguono la produzione e l’esportazione del Mezzogiorno.

A livello provinciale dal 1995 a oggi non ci si sono state rilevanti modifiche nel

panorama delle province esportatrici, soprattutto nelle prime posizioni della graduatoria nel

Centro Nord, rimaste praticamente invariate, mentre lievi slittamenti si notano nelle posizioni

successive. Milano e Napoli mantengono il primo posto rispettivamente nel Centro-Nord e

nel Mezzogiorno, mentre Firenze e Caserta nel 2004 non compaiono tra le prime dieci

province della propria ripartizione, al contrario di quanto registrato nel 2000.

Tavola 6 – Graduatoria delle prime dieci province esportatrici italiane

Fonte: elaborazioni su dati Istat

La distribuzione tra le province risulta meno concentrata nel Centro Nord, dove le

prime dieci rappresentano circa il 50 per cento delle esportazioni dell’area, mentre nel

Mezzogiorno le prime dieci raggiungono oltre il 70 per cento e le prime cinque oltre la metà.

% exportcumulata

export% export

cumulata export

% export%

cumulata export

1 Milano 16,2 16,2 Milano 15,4 15,4 Milano 14,5 14,5

2 Torino 8,7 24,9 Torino 6,8 22,2 Torino 6,4 20,9

3 Vicenza 4,3 29,2 Vicenza 4,8 26,9 Vicenza 4,6 25,5

4 Bergamo 3,7 32,9 Bergamo 3,7 30,6 Bergamo 3,9 29,3

5 Brescia 3,6 36,6 Treviso 3,5 34,1 Brescia 3,8 33,2

6 Treviso 3,4 40,0 Modena 3,3 37,3 Treviso 3,5 36,7

7 Modena 3,1 43,0 Brescia 3,2 40,6 Bologna 3,5 40,2

8 Varese 3,1 46,1 Bologna 3,1 43,7 Modena 3,4 43,6

9 Firenze 3,0 49,1 Varese 2,8 46,6 Varese 2,9 46,4

10 Bologna 2,9 52,0 Firenze 2,7 49,3 Verona 2,7 49,1

1 Napoli 14,8 14,8 Napoli 15,4 15,4 Napoli 13,0 13,0

2 Bari 11,3 26,1 Bari 10,6 25,9 Chieti 11,5 24,6

3 Chieti 10,6 36,7 Chieti 9,7 35,6 Bari 10,3 34,9

4 Taranto 6,5 43,2 Siracusa 9,6 45,2 Siracusa 9,7 44,6

5 Siracusa 6,4 49,6 Cagliari 7,0 52,3 Cagliari 7,3 51,9

6 Cagliari 5,3 54,9 Salerno 4,2 56,5 Taranto 5,2 57,1

7 Salerno 5,1 60,0 Caserta 4,1 60,5 Salerno 4,9 62,0

8 L'Aquila 4,0 68,0 L'Aquila 3,6 67,6 L'Aquila 3,9 69,4

9 Lecce 4,0 71,9 Catania 3,4 71,0 Teramo 3,4 72,9

10 Palermo 3,7 75,6 Avellino 3,3 74,3 Catania 3,1 76,0

Centro Nord=100

Mezzogiorno=100

TERRITORIO

2000 2004

TERRITORIO TERRITORIO

1995

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Tendenze economiche dei territori

15

3. Turismo

Nel 2004 il settore turismo, in termini di presenze, ha registrato nel Paese una leggera

crescita pari allo 0,3 per cento, sintesi di una variazione positiva dell’1,1 per cento della

componente stranieri e di una riduzione dello 0,3 per cento della clientela italiana. Non

dissimile è stato l’andamento sempre nel 2004 nella ripartizione Centro-Nord. Nel

Mezzogiorno si è avuta una crescita superiore rispetto alla media nazionale della clientela

straniera (1,8 per cento), ma una situazione complessiva di quasi stabilità (0,1 per cento) a

causa di una riduzione della componente italiana (-0,6 per cento).

Figura 8 – Presenze turistiche per ripartizione (variazioni percentuali annue)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

Rimane comunque superiore al Sud la crescita media annua delle presenze turistiche,

nel periodo 1995-2004, 3,4 per cento contro l’1,8 per cento del Centro-Nord.

Inoltre, risulta in crescita nel tempo l’incidenza di tale indicatore nel Mezzogiorno:

20,6 per cento nel 2004, oltre 2 punti in più rispetto al valore di inizio periodo. L’incremento

per la sola componente italiana è risultato anche maggiore, pari al 3 per cento.

Tavola 7 – Presenze turistiche per residenza dei clienti (Incidenza percentuale Mezzogiorno su Italia)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

-4

-2

0

2

4

6

8

10

12

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Mezzogiorno Centro Nord

A n n o i t a l i a n i s t r a n i e r i t o t a l e1 9 9 5 2 1 , 9 1 2 , 9 1 8 , 4 1 9 9 6 2 2 , 8 1 3 , 2 1 8 , 9 1 9 9 7 2 3 , 3 1 3 , 5 1 9 , 3 1 9 9 8 2 3 , 7 1 3 , 8 1 9 , 7 1 9 9 9 2 4 , 1 1 4 , 4 2 0 , 1 2 0 0 0 2 3 , 9 1 4 , 3 1 9 , 9 2 0 0 1 2 3 , 7 1 4 , 3 1 9 , 8 2 0 0 2 2 4 , 7 1 4 , 2 2 0 , 3 2 0 0 3 2 5 , 1 1 4 , 0 2 0 , 6 2 0 0 4 2 5 , 0 1 4 , 1 2 0 , 6

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

16

4. Offerta e domanda di lavoro

Nel 2004, la crescita degli occupati è stata pari allo 0,7 per cento in media nazionale,

con andamenti differenziati a livello territoriale. Nel Centro-Nord il numero di occupati è

aumentato dell’1,2 per cento, mentre nel Mezzogiorno si è ridotto dello 0,4 per cento, come

nel 2003. Nel primo semestre del 2005, si osserva un andamento positivo anche nel

Mezzogiorno (0,3 per cento rispetto al I semestre 2004).

Figura 9 - Occupati (numero indice, 1995=100)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

Il numero di disoccupati si è ridotto nel 2004 solo al Sud (-8,6 per cento), mentre ha

registrato un incremento nel resto del Paese (2,3 per cento). Anche nel primo semestre 2005

prosegue questa tendenza nel Sud con un ulteriore calo (-6,1 per cento) cui si aggiunge una

riduzione anche nel Centro-Nord (–1,9).

Figura 10 - Persone in cerca di occupazione (migliaia di unità)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

0200400600800

1.0001.2001.4001.600

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

I sem

05

Centro-Nord Mezzogiorno

95

100

105

110

115

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

I sem

05

Centro-Nord Mezzogiorno

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Tendenze economiche dei territori

17

Nel complesso le forze di lavoro si sono ampliate lungo il periodo dalla metà degli

anni ’90 fino al 2002. Nel biennio 2003-2004 e nel I semestre 2005, l’offerta di lavoro ha

registrato un ulteriore incremento nel Centro-Nord ma una marcata riduzione nel

Mezzogiorno.

Figura 11 - Forze di lavoro (numero indice, 1995=100)

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione continua sulle Forze di lavoro

In prospettiva storica di lungo periodo, pur tenendo conto degli effetti statistici dei

cambiamenti introdotti nella Rilevazione sulle forze di lavoro, l’andamento dell’occupazione

nel Mezzogiorno è caratterizzato da ritmi di crescita più contenuti rispetto al resto del Paese,

con riflessi sull’offerta di lavoro.

Tavola 8 - Offerta e domanda di lavoro per ripartizione

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione continua sulle Forze di lavoro

Occupati DisoccupatiForze lavoro Occupati Disoccupati

Forze lavoro Occupati Disoccupati

Forze lavoro

IV trim 1992 21.098 2.078 23.177 14.631 1.028 15.659 6.468 1.050 7.5181996 20.328 2.555 22.883 14.317 1.195 15.512 6.011 1.360 7.3712000 21.210 2.388 23.598 14.988 946 15.933 6.222 1.443 7.6652003 22.241 2.048 24.289 15.786 806 16.592 6.454 1.242 7.6972004 22.404 1.960 24.365 15.973 825 16.798 6.431 1.135 7.567

I sem 2004 22.251 2.011 24.262 15.881 828 16.709 6.370 1.184 7.554I sem 2005 22.512 1.924 24.436 16.121 812 16.933 6.391 1.112 7.503

1993-1996 -0,9 5,3 -0,3 -0,5 3,8 -0,2 -1,8 6,7 -0,51997-2000 1,1 -1,7 0,8 1,2 -5,7 0,7 0,9 1,5 1,02001-2004 1,4 -4,8 0,8 1,6 -3,4 1,3 0,8 -5,8 -0,3

2004/2003 0,7 -4,3 0,3 1,2 2,3 1,2 -0,4 -8,6 -1,7

Isem.05/Isem.04 1,2 -4,3 0,7 1,5 -1,9 1,3 0,3 -6,1 -0,7

Mezzogiorno

valori assoluti in migliaia

variazioni percentuali medie annue

Periodo Italia Centro Nord

95

100

105

110

11519

93

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

I sem

05

Centro-Nord Mezzogiorno

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

18

Il tasso di occupazione complessivo per la popolazione 15-64 anni, dopo un periodo

di crescita, raggiunge nel 2004 una sostanziale stabilità intorno al 57,4 per cento. Cresce nel

Centro Nord e si riduce al Sud, perdura così la netta distinzione evidenziata negli anni

precedenti (cfr. Figura): il tasso di occupazione nel Mezzogiorno (45,8 per cento) è ancora di

circa 18 punti inferiore a quello del Centro Nord (64 per cento).

Figura 12 - Tasso di occupazione 15-64 anni

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione continua sulle Forze di lavoro

Le differenze territoriali nel tasso di occupazione sono rappresentate in maniera più

dettagliata nella mappa che segue, relativa alla situazione nelle province italiane. Le province

del Mezzogiorno sono ancora tutte sotto il valore medio nazionale, eccetto Pescara; ma le

province della Sardegna, quelle abruzzesi e molisane, alcune campane, Potenza e Ragusa,

sono situate più in alto rispetto alle altre meridionali (sono nel secondo quartile); le province

del Lazio, eccetto Roma, hanno un valore inferiore alla media nazionale; grande

concentrazione di popolazione occupata si ha nelle province emiliane, trentine, venete e

marchigiane, ma resta forte la struttura occupazionale del Nord-Ovest e di buona parte della

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

I sem

. 200

5

MezzogiornoItalia

Centro Nord

57,456,756,957,557,758,459,560,861,962,663,863,864,0

53,152,17551,8552,1552,352,9553,754,77555,956,757,52557,4557,4

45,42544,075

42,9542,77542,843,57543,67544,37545,52546,446,4546,1

45,7540

45

50

55

60

65

valo

ri pe

rcen

tual

i

Mezzogiorno Italia Centro Nord

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Tendenze economiche dei territori

19

Toscana.Si evidenziano in definitiva anche al Sud aree in cui il divario con il dato medio

nazionale è minore4.

Figura 13 - Tasso di occupazione 15-64 anni per provincia – media annua 2004 (valore nazionale 57,4)

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione continua sulle Forze di lavoro

Nel 2004 il tasso di disoccupazione scende all’8 per cento a livello nazionale (4,9 per

cento nel Centro Nord e 15 per cento nel Mezzogiorno), con un divario fra le due aree pari a

circa 10 punti percentuali. La riduzione del tasso di disoccupazione meridionale, iniziata solo

nel 2000, procede a una media di 0,9 punti percentuale l’anno (4-5 punti negli ultimi cinque

anni). Nel I semestre del 2005 il tasso di disoccupazione italiano scende al 7,9 per cento,

raggiunge il valore del 4,8 per cento nel Centro Nord e del 14,8 per cento nel Sud.

4 Per una analisi più dettagliata si vedano le schede regionali.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

20

Figura 14 – Tasso di disoccupazione per ripartizione

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione continua sulle Forze di lavoro

A livello regionale, il tasso di disoccupazione più elevato spetta alla Sicilia (17,2 per

cento), seguita da Campania, Puglia (circa 15,5 per cento), Calabria (14,3 per cento),

Sardegna (13,9 per cento), Basilicata (12,8 per cento) e Molise (circa 11,3 per cento). Le

regioni con i tassi di disoccupazione più bassi, situate nell’area centro-settentrionale, sono

Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige con valori attorno al 3 per cento.

Figura 15- Tasso di disoccupazione per regione – media 2004 (percentuali)

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione continua sulle Forze di lavoro

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

I sem

.20

05

Centro-Nord Mezzogiorno

5,3

3,04,0

5,8

2,94,2 3,9 3,7

5,2 5,7 5,3

7,9 7,9

11,3

15,6 15,5

12,814,3

17,2

13,9

Media Italia 8

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egna

Centro-Nord Mezzogiorno

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NOTE REGIONALI

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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4300

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1985

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2004

popo

lazi

one

(in m

iglia

ia)

7,0

7,2

7,4

7,6

7,8

8,0

quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

Piemonte

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale La popolazione in Piemonte, dopo un significativo decremento negli anni ’80 e ’90,

ha interrotto tale tendenza nell’ultimo biennio, attestandosi nel 2004 intorno ai 4,3 milioni di abitanti, con una quota percentuale sul totale Italia prossima al 7,4 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Piemonte

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione

piemontese rispetto al Centro-Nord era pari a circa l’11,5 per cento nel 2004.

La presenza di stranieri nella regione ammontava, secondo i dati risultanti dal Censimento del 2001, a 110.402 unità, con una incidenza del 2,6 per cento sulla popolazione totale piemontese. Secondo gli aggiornamenti anagrafici al 1 gennaio 2005, la popolazione straniera residente è aumentata a circa 209.000 unità, con un’incidenza del 4,8 per cento.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno Il Pil regionale, che nel 2003 rappresentava l’8,4 per cento di quello italiano e l’11,2

per cento di quello dell’area centro-settentrionale, ha mostrato nel periodo 1991-2003 una dinamica inferiore rispetto a quella del Centro-Nord e a quella nazionale (Figura 2).

Nel triennio 2001-03 il Pil regionale decresce lievemente (-0,1 per cento), in controtendenza rispetto all’andamento del Centro-Nord (0,6 per cento) e dell’Italia (0,8 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Piemonte (variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

(variazioni percentuali)

-3,0

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Piemonte Centro-Nord Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

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120,0

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1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Piemonte Centro-Nord Italia

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Piemonte

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(anno 1990=100 )

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(p e rc e n tu a le )

1 0 ,0

1 2 ,0

1 4 ,0

1 6 ,0

1 8 ,0

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2 2 ,0

2 4 ,0

2 6 ,0

1 9 9 0 1 9 9 1 1 9 9 2 1 9 9 3 1 9 9 4 1 9 9 5 1 9 9 6 1 9 9 7 1 9 9 8 1 9 9 9 2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3

Il Pil pro-capite 5 del Piemonte, nel 2003 era pari al 113,7 per cento di quello italiano

e al 97,3 per cento di quello dell’area centro-settentrionale. La sua evoluzione ha seguito nel tempo quella del prodotto lordo, con un trend

sostanzialmente in linea con la media del Centro-Nord e dell’Italia, e con incrementi pari all’1,2 per cento medio annuo nel quinquennio 1991-95 e dell’1,5 per cento nel quinquennio successivo. Nel triennio 2001-03, infine, l’aumento medio nella regione è stato pari allo 0,2 per cento, contro lo 0,5 del Centro-Nord e lo 0,9 dell’Italia.

Figura 3. Produttività totale e Industria La produttività (prodotto per unità

di lavoro) nel periodo 1990-2003 è cresciuta in modo uniforme per l’industria in senso stretto, in misura più accentuata rispetto alla produttività totale, che si è attestata intorno allo 0,8 per cento medio nell’intero periodo (Figura 3). Solo nell’ultimo triennio (2001-03) il valore regionale della produttività totale diventa debolmente negativo (-0,4 per cento), in linea sia con l’andamento nazionale (-0,1 per cento) sia con quello del Centro-Nord (-0,2).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil

La quota degli investimenti fissi lordi sul Pil in Piemonte ha registrato nel periodo 1990-2003 un’evoluzione altalenante, diminuendo progressivamente fino al 1998, per poi ritornare sopra la quota del 20 per cento e attestarsi nel 2003 al 21,1 per cento (Figura 4). L’andamento è in contro tendenza rispetto a quello del Centro-Nord.

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003 è caratterizzata dall’alto peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (circa 27 per cento del valore aggiunto totale contro 23 per cento a livello nazionale), la composizione del valore aggiunto della regione per quanto riguarda il settore agricolo e il settore delle costruzioni (rispettivamente pari al 2 e al 5 per cento) è sostanzialmente in linea con il profilo nazionale (rispettivamente pari al 3 e al 5 per cento), mentre è inferiore la presenza dei servizi (circa 65 contro 69 per cento nazionale).

5 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc, poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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95,0

97,0

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101,0

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105,0

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1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Piemonte Centro Nord Italia

Il settore dei servizi, tuttavia, nel periodo 1990-2003 ha incrementato il suo peso di circa 5 punti percentuali, attraverso una crescita media annua del suo valore aggiunto dell’1,6 per cento. In aumento nello stesso periodo anche il settore delle costruzioni con un incremento medio annuo dell’1,5 per cento. In calo l’agricoltura e l’industria in senso stretto, la cui incidenza si è ridotta rispettivamente dello 0,4 e del 5,1 per cento, a fronte di un decremento medio annuo pari allo 0,3 per cento per entrambi i settori.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004

(numeri indici, 1995=100) Nel 2004, la dinamica degli occupati è

stata positiva (1 per cento rispetto al 2003) con una crescita più marcata rispetto al livello italiano (0,7 per cento), ma inferiore rispetto all’area centro-settentrionale (1,2 per cento)(Figura 5).

Il numero di disoccupati ha registrato nel 2004 una flessione (-2,6 per cento). Tale contrazione, anche se inferiore, segue il trend registrato a livello nazionale (-4,3 per cento), ma è in forte contrapposizione rispetto alla media registrata nell’area centro-settentrionale (2,4 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

La nuova serie storica ricostruita Istat degli occupati regionali per il periodo 1993-2004 mostra un’evoluzione in Piemonte con variazioni inferiori rispetto a quelle della ripartizione a partire dal 1997.

A livello settoriale, nel 2004, il 59,6 per cento degli occupati appartiene al settore dei

servizi, una percentuale inferiore alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Centro-Nord (63,4 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 29,1 per cento degli occupati, contro il 22,5 per cento della media italiana e il 25,9 per cento di quella del Centro-Nord; il settore delle costruzioni con il 7,5 per cento degli occupati, contro l’8,2 per cento della media italiana e il 7,5 per cento di quella centro-settentrionale; infine il settore dell’agricoltura con il 3,8 per cento degli occupati, di poco superiore alla media del Centro-Nord (3,2 per cento), contro il 4,4 per cento della media nazionale.

Il mercato dell’occupazione piemontese è caratterizzato da un alto tasso di

occupazione, pari a 63,4 per cento nel 2004, contro 57,4 per cento a livello italiano, e da un basso tasso di disoccupazione, pari al 5,3 per cento contro 8 per cento italiano e 4,9 per cento centro-settentrionale. La bassa incidenza della disoccupazione si riflette in un tasso di attività (66,9 per cento) superiore a quello italiano (62,5 per cento) e in linea con quello centro-settentrionale (67,1 per cento).

A livello di genere per il Piemonte, sia la componente maschile sia quella femminile

del tasso di occupazione sono in linea con i valori registrati nel Centro-Nord e sono superiori al dato nazionale (per i maschi 73 per cento contro 74 nel Centro-Nord e 69,7 per cento in Italia; per le femmine 53,7 per cento, contro 53,5 per cento nel Centro-Nord e 45,3 per cento in Italia).

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Piemonte

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A livello subregionale si osserva che (Figura 6): il tasso di occupazione (15-64 anni) per provincia al 2004 risulta più elevato in

maggior misura nella provincia di Cuneo, seguono Vercelli e Alessandria; le province con il minor tasso di occupazione sono Torino e Asti;

gli occupati interni nei SLL al 2002, sono maggiormente presenti nelle aree di Torino, Cuneo, Novara e Alessandria.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Piemonte

Fonte: elaborazioni su dati Istat. Riguardo al tessuto produttivo piemontese, il numero di imprese registrate, al netto di

agricoltura e pesca, nel periodo 1995-2000 è aumentato mediamente del 2,2 per cento, più della media nazionale (1,8 per cento), e di quella del Centro-Nord (1,6 per cento). Anche nel periodo 2000-04, continua la crescita, ma a tassi decisamente inferiori (1,5 per cento), al di sotto della media nazionale (2 per cento), e dell’area centro-settentrionale (1,7 per cento).

Le esportazioni di beni del Piemonte costituiscono nel 2004 l’11 per cento del flusso

complessivo dell’export italiano e il 12,6 per cento circa di quello del Centro-Nord. Nel periodo 1992-95 sono aumentate mediamente del 16,1 per cento, una crescita pari a quella media nazionale, ma inferiore rispetto alla media centro-settentrionale (16,9 per cento). Nei quattro anni successivi, si assiste a una forte inversione di tendenza con un decremento delle esportazioni del Piemonte dello 0,6 per cento, rispetto ad un aumento moderato del Centro-Nord (2,6 per cento) e dell’Italia (2,9 per cento). Nel periodo 2000-04 si segnala una ripresa nelle esportazioni del Piemonte con una crescita del 3,3 per cento, che rimane comunque inferiore alla media del Centro-Nord (4,4 per cento) e a quella nazionale (4,9 per cento).

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate

mediamente del 3,1 per cento, tale crescita risulta in linea con la media dell’area centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 2,6 per cento e 3 per cento). Nel periodo 2000-04,

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

26

si registra ancora un incremento (4,2 per cento), superiore rispetto alla crescita dell’area centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 0,8 per cento e 0,9 per cento). Il peso delle presenze turistiche nel Piemonte sul totale nazionale era pari nel 2004 al 2,7 per cento.

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Piemonte

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Tavola 1. Indicatori economici del Piemonte Piemonte Centro Nord Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 4.300 37.470 58.175Superficie (kmq in migliaia) 25,4 178,2 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 169,3 210,3 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 90,3 92,5 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 25.628 26.365 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 20.520 21.096 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,1 1,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 14.998 15.792 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,5 1,7 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 -0,5 0,1 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,9 1,3 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) -4,5 -4,9 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 21,1 20,4 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) -0,1 0,3 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 32,7 30,4 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 1.796 15.973 22.404percentuale sul totale nazionale 8,0 71,3 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 1,0 1,2 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 100 825 1.960

percentuale sul totale nazionale 5,1 42,1 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -2,6 2,4 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 1.895 16.798 24.365percentuale sul totale nazionale 7,8 68,9 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 0,8 1,2 0,3Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 63,4 63,8 57,5

maschile 73,0 74,0 69,7femminile 53,7 53,5 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 66,9 67,1 62,5maschile 76,3 76,8 74,5

femminile 57,5 57,4 50,6Tasso di disoccupazione, media anno 2004 5,3 4,9 8,0

maschile 4,3 3,6 6,4femminile 6,5 6,8 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 388 3.464 5.013

percentuale sul totale nazionale 7,7 69,1 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 9.342 274.347 345.316percentuale sul totale nazionale 2,7 79,4 100,0

Straniere 4.033 121.207 141.165percentuale sul totale nazionale 2,9 85,9 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 29.686 245.738 280.692percentuale sul totale nazionale 10,6 87,5 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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Valle d’Aosta

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale La popolazione della Valle d’Aosta, in lieve crescita nel periodo 1980-2004, si è

attestata nel 2004 intorno ai 122 mila abitanti (popolazione residente media), con una quota sul totale Italia prossima allo 0,2 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Valle d’Aosta

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione valdostana

rispetto al Centro-Nord era circa lo 0,3 per cento nel 2003.

La presenza di stranieri nella regione era pari, secondo i dati risultanti dal Censimento del 2001, a 2.630 unità, con una incidenza del 2,2 per cento della popolazione totale. Secondo gli aggiornamenti anagrafici al 1 gennaio 2005, la popolazione straniera residente è aumentata oltre le 4000 unità, con un’incidenza circa del 3,5 per cento.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno. Il PIL regionale, che nel 2003 rappresentava lo 0,3 per cento di quello italiano e lo 0,4

per cento di quello dell’area centro-settentrionale, ha mostrato nel periodo 1991-2003, con l’esclusione degli anni 1998 e 2001, una dinamica inferiore rispetto a quella del Centro-Nord e a quella nazionale (Figura 2).

Nel triennio 2001-03 la crescita media nella Val d’Aosta è aumentata (1,4 per cento), risultando superiore sia rispetto a quella del Centro-Nord (0,6 per cento), sia dell’Italia (0,8 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Valle d’Aosta

(variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

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quota su Italia livello

(variazioni percentuali)

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Valle d'Aosta Centro-Nord Italia

(anno 1990=100)

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Valle d'Aosta Centro-Nord Italia

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Valle d’Aosta

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(anno 1990=100 )

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1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

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Il Pil pro-capite6 della Valle d’Aosta, nel 2003, era pari al 132,4 per cento di quello

italiano e al 113,3 per cento di quello dell’area centro-settentrionale. La sua evoluzione ha seguito quella del prodotto lordo, accentuandone i punti di svolta. Nel triennio conclusivo 2001-03 l’aumento medio nella regione è stato pari all’1,2 per cento, superiore rispetto alla crescita del Centro-Nord (0,5 per cento) e a quella dell’Italia (0,9 per cento).

Figura 3. Produttività totale e Industria

La produttività (prodotto per unità di lavoro) nel periodo 1990-2003 è cresciuta in modo altalenante per l’industria in senso stretto, in misura più accentuata, rispetto alla produttività totale, attestatasi intorno allo 0,7 per cento medio nell’intero periodo (Figura 3). Nell’ultimo triennio (2001-03), l’ incremento medio della produttività totale ( 0,9 per cento) è stato superiore sia all’ l’andamento nazionale (-0,1 per cento) sia a quello del Centro-Nord (-0,2).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil

La quota degli investimenti fissi lordi

sul Pil ha registrato nel periodo 1990-2003 un’evoluzione altalenante, ma crescente, dal 20,2 per cento del 1990 al 25 per cento del 2003, con un incremento nel triennio 2001-2003 (Figura 4).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

periodo 1990-2003, è caratterizzata nel 2003 dall’alto peso dei servizi rispetto alla media italiana (79 per cento del valore aggiunto totale contro 69 per cento a livello nazionale e 67 nel Centro-Nord), mentre è inferiore la presenza dell’industria in senso stretto (14,5 contro 23 e 25 per cento rispettivamente) e dell’agricoltura (1,5 contro circa 3 e 2 per cento). Analoghi i pesi per le costruzioni, intorno al 5 per cento.

6 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc, poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

30

Il settore dei servizi nel periodo 1990-2003 ha incrementato il suo peso di circa 4,9 punti percentuali, attraverso una crescita media annua del suo valore aggiunto dell’1 per cento. In aumento nello stesso periodo anche il settore dell’agricoltura con un incremento medio annuo del 2,1 per cento. In calo le costruzioni la cui incidenza si è ridotta del 4,4 a fronte di un decremento medio annuo pari a -4,3. L’industria in senso stretto mostra una riduzione dell’incidenza pari allo 0,8 per cento, a fronte di una crescita media annua del valore aggiunto dello 0,1 per cento.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004 (numeri indici, 1995=100)

Nel 2004, la dinamica degli occupati è stata negativa (-1,3 per cento rispetto al 2003) in controtendenza rispetto alla crescita registrata a livello italiano (0,7 per cento) e nell’area centro-settentrionale (1,2 per cento)(Figura 5). Il numero di disoccupati ha registrato una forte flessione (-14,2 per cento). Tale contrazione è superiore rispetto ai valori medi registrati a livello nazionale (-4,3 per cento), e in forte contrapposizione rispetto alla media registrata nell’area centro-settentrionale (2,4 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

La nuova serie storica ricostruita (Istat) degli occupati regionali mostra che, a partire

dal 2001, si è creato un divario negativo crescente rispetto agli andamenti ripartizionale e nazionale.

A livello settoriale, nel 2004, il 70,6 per cento degli occupati appartengono al settore

dei servizi, una percentuale superiore alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Centro-Nord (63,4 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 13,3 per cento degli occupati, inferiore rispetto al 22,5 per cento della media italiana e al 25,9 per cento di quella del Centro-Nord; il settore delle costruzioni con il 12,1 per cento degli occupati, contro l’8,2 per cento della media italiana e il 7,5 per cento di quella centro-settentrionale; infine il settore dell’agricoltura con il 4,1 per cento degli occupati, di poco superiore alla media del Centro-Nord (3,2 per cento), e in linea con il 4,4 per cento della media nazionale.

Il mercato dell’occupazione valdostano è caratterizzato da un alto tasso di

occupazione, pari a 67 per cento nel 2004 contro 57,4 per cento a livello italiano, e da un basso tasso di disoccupazione, pari al 3 per cento contro 8 per cento italiano e 4,9 per cento centro-settentrionale. La bassa incidenza della disoccupazione si riflette in un tasso di attività (69,1 per cento) superiore a quello italiano (62,5 per cento) e a quello centro-settentrionale (67,1 per cento).

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

Valle d'Aosta Centro Nord Italia

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Valle d’Aosta

31

A livello di genere per la Valle d’Aosta, sia la componente maschile sia quella

femminile del tasso di occupazione sono superiori rispetto ai valori registrati nel Centro-Nord e al dato nazionale (per i maschi 75,4 per cento contro 74 nel Centro-Nord e 69,7 per cento in Italia), (per le femmine 58,2 per cento, contro 53,5 per cento nel Centro-Nord e 45,3 per cento in Italia).

A livello subregionale, si osserva (Figura 6) che il tasso di occupazione (15-64 anni)

per la provincia di Aosta al 2004 è pari al 67 per cento e che gli occupati interni nei SLL al 2002, sono maggiormente presenti nell’area di Aosta e nei comuni ad essa limitrofi.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Valle d’Aosta

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Riguardo al tessuto produttivo valdostano, il numero di imprese registrate, al netto di

agricoltura e pesca, nel periodo 1995-2000 è aumentato mediamente dell’1,4 per cento, meno della media nazionale (1,8 per cento), e di quella del Centro-Nord (1,6 per cento). Anche nel periodo 2000-04, continua la crescita, ma a tassi lievemente inferiori (1,2 per cento), al di sotto della media nazionale (2 per cento) e dell’area centro-settentrionale (1,7 per cento).

Le esportazioni di merci della Valle d’Aosta dal 1992 al 1995 sono aumentate

mediamente del 39,1 per cento, una crescita superiore a quella media nazionale (16,1 per cento) e dell’area centro-settentrionale (16,9 per cento). Nei quattro anni successivi, si assiste a una forte riduzione, con un decremento delle esportazioni della regione del 7,9 per cento, rispetto a un aumento moderato del Centro-Nord (2,6 per cento) e dell’Italia (2,9 per cento). Nel periodo 2000-2004 esse tornano a crescere registrando un aumento medio del 10,5, superiore rispetto all’incremento del Centro-Nord (4,4 per cento) e dell’Italia (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono diminuite mediamente dell’1,9 per cento, tale flessione è in contrapposizione alla crescita media dell’area centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 2,6 e 3 per cento). Nel periodo 2000-04, si ha una riduzione dello 0,1 per cento, a fronte di una crescita media dell’area centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 0,8 e 1 per cento). Il peso delle presenze turistiche della regione sul totale nazionale era pari nel 2004 allo 0,9 per cento.

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Valle d’Aosta

33

Tavola 1. Indicatori economici della Valle d’Aosta

Valle d'Aosta Centro Nord Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 123 37.470 58.175Superficie (kmq in migliaia) 3,3 178,2 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 37,1 210,3 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 99,8 92,5 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 29.162 26.365 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 23.892 21.096 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,4 1,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 22.545 15.792 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,8 1,7 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 1,5 0,1 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,6 1,3 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) 15,3 -4,9 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 25,0 20,4 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) -0,2 0,3 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 19,5 30,4 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 56 15.973 22.404percentuale sul totale nazionale 0,2 71,3 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -1,3 1,2 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 2 825 1.960

percentuale sul totale nazionale 0,1 42,1 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -14,2 2,4 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 57 16.798 24.365percentuale sul totale nazionale 0,2 68,9 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -2,2 1,2 0,3Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 67,0 63,8 57,5

maschile 75,4 74,0 69,7femminile 58,2 53,5 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 69,1 67,1 62,5maschile 77,1 76,8 74,5

femminile 60,7 57,4 50,6Tasso di disoccupazione, media anno 2004 3,0 4,9 8,0

maschile 2,2 3,6 6,4femminile 4,1 6,8 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 12 3.464 5.013

percentuale sul totale nazionale 0,2 69,1 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 3.198 274.347 345.316percentuale sul totale nazionale 0,9 79,4 100,0

Straniere 995 121.207 141.165percentuale sul totale nazionale 0,7 85,9 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 395 245.738 280.692percentuale sul totale nazionale 0,1 87,5 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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8800

8900

9000

9100

9200

9300

1980

1981

1982

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1987

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1989

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1992

1993

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1999

2000

2001

2002

2003

2004

popo

lazi

one

(in m

iglia

ia)

15,1

15,3

15,5

15,7

15,9

16,1

quot

a su

Ital

ia

quota su Italia livello

Lombardia

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale La popolazione in Lombardia, dopo un calo nel corso degli anni ’80, ha poi ripreso la

crescita, con un sensibile incremento negli ultimi anni fin oltre i 9 milioni di abitanti. Nel 2004 la popolazione residente media nell’anno era pari a 9.320 mila abitanti, con una quota sul totale Italia di oltre il 16 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Lombardia

(livelli e quote, periodo 1980-2004) Nel 2004 l’incidenza della popolazione

della Lombardia rispetto al Centro-Nord era pari al 24,9 per cento.

La presenza di stranieri nella regione ammontava, secondo i dati del Censimento 2001, a circa 320 mila unità, con un’incidenza del 3,5 per cento sulla popolazione totale. Secondo gli aggiornamenti anagrafici al 1 gennaio 2005, la popolazione straniera è aumentata a oltre 594 mila unità, con una incidenza pari al 6,3 per cento.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno. Il Pil della regione, che nel 2003 rappresentava il 20 per cento di quello italiano e il

26,8 per cento di quello dell’area del Centro-Nord, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 una crescita lievemente inferiore a quella del Centro-Nord e dell’Italia (Figura 2). Nel triennio 2001-03 l’incremento medio annuo del Pil della Lombardia (0,5 per cento) è risultato inferiore sia alla media nazionale (0,8 per cento) sia a quella centro-settentrionale (0,6 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Lombardia (variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

(variazioni percentuali)

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Lombardia Centro-Nord Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Lombardia Centro-Nord Italia

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Lombardia

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(anno 1990=100 )

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

130,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(p e rc e n tu a le )

1 0 ,0

1 2 ,0

1 4 ,0

1 6 ,0

1 8 ,0

2 0 ,0

2 2 ,0

1 9 9 0 1 9 9 1 1 9 9 2 1 9 9 3 1 9 9 4 1 9 9 5 1 9 9 6 1 9 9 7 1 9 9 8 1 9 9 9 2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3

Il Pil pro-capite7 della Lombardia nel 2003 era pari al 126,4 per cento di quello

italiano e al 108,1 per cento di quello dell’area centro-settentrionale. La sua evoluzione ha mostrato nel periodo osservato variazioni simili a quelli del

prodotto lordo. Nel triennio 2001-03 la variazione media annua del Pil pro-capite della regione è risultata pari a 0,2 per cento, inferiore sia alla media nazionale (0,9 per cento), sia a quella dell’area centro-settentrionale (0,5 per cento).

Figura 3. Produttività totale e Industria

La produttività (prodotto per unità di lavoro) ha evidenziato dall’inizio degli anni novanta al 2003 una crescita media annua per l’intera economia pari all’1 per cento circa (Figura 3), significativamente minore di quella registrata nell’industria in senso stretto. Nel triennio 2001-03 si assiste a una diminuzione della produttività totale regionale (-0,3 per cento medio annuo), in linea con quella dell’Italia (-0,1) e dell’area centro-settentrionale (-0,2).

Fonte: elaborazione su dati Istat. Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil

La quota degli investimenti fissi lordi sul Pil in Lombardia nel periodo 1990-2003 è aumentata di circa 2,5 punti percentuali (19,9 per cento nel 2003), con un’accelerazione della crescita a partire soprattutto dal 2000 (Figura 4).

Un simile andamento si riscontra anche nel Centro-Nord, seppure con minore variabilità.

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata da un elevato peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (circa 31 per cento del valore aggiunto totale contro 23 per cento a livello nazionale e 25 per cento del Centro-Nord) e una minore presenza del settore dei servizi (63 contro 69 e 67 per cento rispettivamente), delle costruzioni (4 per cento contro 5 per cento sia dell’Italia sia dell’area centro-settentrionale) e dell’agricoltura (1,8 contro 2,8 e 2,2 per cento rispettivamente).

7 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Lombardia Centro Nord Italia

Rispetto al 1990 il settore dei servizi ha incrementato il suo peso di circa 3,3 punti

percentuali, attraverso una crescita media annua del suo valore aggiunto dell’1,8 per cento. In calo, invece, l’incidenza dei comparti delle costruzioni (-0,4 punti) e dell’industria in senso stretto (-3,2 punti), nonostante una crescita media annua rispettivamente di 0,7 e 0,6 per cento. Il peso del settore agricolo aumenta di poco (circa 0,2 punti) anche se il suo valore aggiunto nel periodo è cresciuto del 2,3 per cento medio annuo. Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004

(numeri indici, 1995=100) Nel 2004, la dinamica degli occupati

registrata dall’indagine sulle forze di lavoro è stata positiva (1,6 per cento rispetto al 2003), più elevata della media nazionale (0,7 per cento) e di quella del Centro-Nord (1,2 per cento)(Figura 5). Il numero di disoccupati ha registrato un notevole incremento (15,7 per cento), contribuendo all’aumento di 2,1 punti percentuali del totale delle forze di lavoro. Tale incremento è stato molto più forte rispetto a quello medio dell’area centro-settentrionale (2,4 per cento) e in controtendenza a quello nazionale (-4,3 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La nuova serie storica ricostruita Istat per il periodo 1993-2004 degli occupati

regionali mostra che l’andamento del fenomeno nella regione tende ad essere in linea con quello della ripartizione di appartenenza ma con migliori variazioni positive nell’ultimo biennio.

A livello settoriale, nel 2004, il 59,9 per cento degli occupati appartengono al settore

dei servizi, con una percentuale inferiore alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Centro-Nord (63,4 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 30,7 per cento degli occupati, contro il 22,5 per cento della media italiana e il 25,9 per cento di quella del Centro-Nord; il settore delle costruzioni con il 7,6 per cento degli occupati, contro l’8,2 per cento della media italiana e il 7,5 per cento di quella centro-settentrionale; infine il settore dell’agricoltura con solo l’1,8 per cento degli occupati, contro il 4,4 per cento della media nazionale e il 3,2 per cento di quella del Centro-Nord.

La regione è caratterizzata da un tasso di occupazione più alto della media nazionale e

di quella del Centro-Nord (nel 2004 65,5 per cento contro 57,5 per cento a livello italiano e 63,8 per cento per l’area centro-settendrionale) e da un basso tasso di disoccupazione (4 per cento contro 8 per cento italiano e 4,9 per cento centro-settendrionale); anche il tasso di attività (68,3 per cento) risulta superiore a quello italiano (62,5 per cento) e a quello del Centro-Nord (67,1 per cento).

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Lombardia

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Considerando i generi, la componente femminile segna un alto tasso di occupazione (55,2 per cento) rispetto alla media nazionale (45,3 per cento) e al Centro-Nord (53,5 per cento); anche il tasso di occupazione per la componente maschile è superiore a quello centro-settentrionale e nazionale (75,6 per cento contro 74 nel Centro-Nord e 69,7 per cento in Italia).

A livello subregionale si osserva che (Figura 6): il tasso di occupazione (15-64 anni) per provincia al 2004 risulta più elevato nelle

province di Varese e Mantova, seguite da Milano e Pavia; le province con il minor tasso di occupazione sono Sondrio, Bergamo e Brescia;

gli occupati interni nei sistemi locali del lavoro (SLL) erano maggiormente presenti nel 2002 nelle aree di Milano e le zone sud di Como e Lecco.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Lombardia

Fonte: elaborazioni su dati Istat. Riguardo al tessuto produttivo lombardo, le imprese registrate, al netto di agricoltura e

pesca, sono aumentate nel decennio 1995-2004 a un tasso medio annuo di circa l’1,7 per cento, con andamenti sostanzialmente simili nei periodi 1995-2000 e 2001-04, ma la crescita è stata sempre inferiore a quella complessiva dell’Italia.

Le esportazioni di beni della Lombardia costituiscono nel 2004 il 27,9 per cento del

flusso complessivo dell’export italiano e il 32 per cento circa di quello del Centro-Nord. Nel periodo 1992-95 esse sono aumentate mediamente del 15,7 per cento, ma la crescita è inferiore rispetto alla media centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 16,9 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, anche se in misura notevolmente ridotta, continua la crescita delle esportazioni, la Lombardia comunque registra un incremento medio inferiore rispetto a quello del Centro-Nord e dell’Italia (1,5 per cento in Lombardia contro 2,6 e 2,9 per cento rispettivamente). Nel periodo 2000-04 aumenta la crescita media della regione (4,4 per cento), in linea con la crescita del Centro-Nord, ma sempre inferiore alla media nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche in Lombardia sono diminuite mediamente dello 0,2 per cento, in contro tendenza rispetto all’andamento medio dell’area centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 2,6 per cento e 3 per cento). Nel periodo 2000-04, nella regione si registra un’inversione di tendenza (4,1 per cento), tale crescita è nettamente superiore rispetto all’area centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 0,8 per cento e 0,9 per cento). Il peso delle presenze turistiche nella regione sul totale nazionale era pari nel 2004 al 7,7 per cento.

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Lombardia

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Tavola 1. Indicatori economici della Lombardia Lombardia Centro Nord Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 9.320 37.470 58.175Superficie (kmq in migliaia) 23,9 178,2 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 390,0 210,3 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 94,3 92,5 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 28.363 26.365 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 22.805 21.096 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,6 1,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 15.532 15.792 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,3 1,7 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 -0,6 0,1 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,0 1,3 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) -12,1 -4,9 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 19,9 20,4 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,2 0,3 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 35,1 30,4 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 4.152 15.973 22.404percentuale sul totale nazionale 18,5 71,3 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 1,6 1,2 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 175 825 1.960

percentuale sul totale nazionale 8,9 42,1 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 15,7 2,4 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 4.327 16.798 24.365percentuale sul totale nazionale 17,8 68,9 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 2,1 1,2 0,3Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 65,5 63,8 57,5

maschile 75,6 74,0 69,7femminile 55,2 53,5 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 68,3 67,1 62,5maschile 77,9 76,8 74,5

femminile 58,5 57,4 50,6Tasso di disoccupazione, media anno 2004 4,0 4,9 8,0

maschile 2,9 3,6 6,4femminile 5,7 6,8 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 879 3.464 5.013

percentuale sul totale nazionale 17,5 69,1 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 26.473 274.347 345.316percentuale sul totale nazionale 7,7 79,4 100,0

Straniere 12.649 121.207 141.165percentuale sul totale nazionale 9,0 85,9 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 78.347 245.738 280.692percentuale sul totale nazionale 27,9 87,5 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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1986

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1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

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popo

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ne (i

n m

iglia

ia)

2,5

2,7

2,9

3,1

3,3

3,5

quot

a su

Ital

ia

quota su Italia livello

Liguria

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale

La popolazione in Liguria, in calo continuo nel periodo 1980-2004, si è attestata a fine

periodo intorno a 1.585mila abitanti grazie anche ad un lieve recupero finale; anche la quota percentuale sul totale Italia è andata diminuendo, fino al valore di circa 2,7 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Liguria

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione

ligure rispetto alla macroarea del Centro-Nord era il 4,2 per cento nel 2004. La presenza di stranieri nella regione raggiungeva, in base ai dati risultanti dal Censimento del 2001, l’ammontare di 36.000 unità, con una incidenza del 2,3 per cento della popolazione totale. Secondo gli aggiornamenti anagrafici all’1.1.2005, la popolazione straniera residente raggiunge circa le 70.000 unità, con un’incidenza pari a circa il 4,1 per cento.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno.

Il PIL regionale, che nel 2003 rappresentava il 3 per cento di quello italiano e il 4,1 per

cento di quello del Centro-Nord, ha mostrato nel periodo 1991-2003 una dinamica piuttosto altalenante rispetto a quella ripartizionale e nazionale (Figura 2), risultando però a fine periodo significativamente al di sotto dei valori del Centro-Nord e Italia.

Nel triennio 2001-03, l’incremento medio annuo della Liguria (1 per cento), è stato comunque superiore a quello nazionale (0,8 per cento) e di area (0,6 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Liguria

(variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

(variazioni percentuali)

-3,0

-2,0

-1,0

0,0

1,0

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5,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Liguria Centro-Nord Italia

(anno 1990=100)

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1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Liguria Centro-Nord Italia

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Liguria

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(anno 1990=100 )

95,0

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115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

10,0

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14,0

16,0

18,0

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1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Il Pil pro-capite 8 della Liguria, nel 2003 era pari al 111,4 per cento di quello italiano

e al 95,3 per cento circa di quello del Centro-Nord. La sua evoluzione ha seguito nel tempo quella del prodotto lordo, con un trend

crescente e un picco massimo nel periodo centrale. Tuttavia anche nell’ultimo trienno si osserva la migliore performance della Liguria (2,1 per cento), sia rispetto alla ripartizione di appartenenza (0,5 per cento) sia al valore nazionale (0,9 per cento).

Figura 3. Produttività totale e Industria

La produttività (prodotto per unità di lavoro) nel periodo 1990-2003, è cresciuta in modo altalenante per l’industria in senso stretto, in misura analoga anche se più accentuata, rispetto alla produttività totale, che si è attestata intorno all’1,3 per cento medio dell’intero periodo (Figura 3). Nell’ultimo triennio, 2001-03, la produttività totale arresta la sua crescita, in linea con l’andamento nazionale (-0,1), e con quello del Centro-Nord (-0,2).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil

La quota media degli investimenti fissi lordi sul Pil in Liguria, ha registrato nel 1990-2003 un’evoluzione altalenante, con un picco positivo nel 1992, e negativo nel 1995, ma attestandosi a fine periodo su livelli superiori a quelli iniziali.

Il valore dell’indicatore nell’anno 2003 si è attestato su un livello di 15,9 per cento, al di sotto della media ripartizionale che era per lo stesso anno pari a 20,3 (Figura 4).

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata dal basso peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (circa 14,5 per cento del valore aggiunto totale contro 23 per cento a livello nazionale), del settore agricolo (circa 2,2 per cento contro 3 per cento) e delle costruzioni (4,5 contro 5 per cento), e per converso un’ alta presenza dei servizi (78,8 contro 69 per cento). Il settore agricolo nel periodo 1990-2003 registra una crescita media annua del suo valore aggiunto dello 0,9 per cento, mentre per le costruzioni esso si attesta a 1,9 punti, e per i servizi a 1,2 per

8 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc, poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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105,0

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115,0

Liguria Centro Nord Italia

cento all’anno. In calo invece nello stesso periodo l’incidenza dell’industria in senso stretto (-0,5 punti).

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004

(numeri indici, 1995=100) Nel 2004, la dinamica degli occupati

è stata leggermente negativa (-0,2 per cento rispetto al 2003) a fronte di una crescita a livello italiano (0,7 per cento) e soprattutto nell’area del Centro-Nord (1,2 per cento). Il numero di disoccupati ha registrato una diminuzione (-0,8 per cento a fronte dello 0,1 per cento del Centro-Nord e del -0,4 per cento nazionale), che si accompagna alla diminuzione di 0,1 punti percentuali del totale delle forze di lavoro.

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

La nuova serie storica ricostruita Istat degli occupati regionali mostra che l’andamento

del fenomeno nella regione tende ad uniformarsi con quello della ripartizione di appartenenza fino all’anno 2001, per poi registrare un crollo negli ultimi tre anni.

Il processo di terziarizzazione dell’economia della regione sembra essere molto

avanzato. Infatti a livello settoriale, nel 2004, oltre il 77 per cento degli occupati appartengono al settore dei servizi, con una percentuale superiore sia alla media italiana (64,9 per cento) che a quella del Centro-Nord (63,4 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 12,9 per cento degli occupati, più basso sia rispetto alla media italiana (22,5 per cento) che a quella del Centro-Nord (25,9 per cento); il settore delle costruzioni rappresenta il 7,7 per cento degli occupati e risulta in linea con il dato ripartizionale, contro l’8,2 per cento della media italiana; infine il settore dell’agricoltura riveste un ruolo residuale, impiegando solo l’1,9 per cento degli occupati, percentuale tra le più basse d’Italia. Risulta infatti inferiore sia alla media del Centro-Nord (3,2 per cento), e ancor più a quella nazionale (4,4 per cento).

Il mercato del lavoro ligure è caratterizzato da un tasso di occupazione

sufficientemente elevato (60,1 per cento nel 2004 contro 57,4 per cento a livello italiano e 63,8 nel Centro-Nord), e da un tasso di disoccupazione piuttosto contenuto, pari al 5,8 per cento (contro l’8 per cento italiano e il 4,9 per cento del Centro-Nord). L’incidenza della disoccupazione si riflette in un tasso di attività (63,9 per cento) superiore a quello italiano (62,5 per cento), ma inferiore a quello del Centro-Nord (67,1 per cento).

La componente femminile mostra un comportamento inferiore nel tasso di

occupazione rispetto alla media ripartizionale (50,1 per cento contro 53,5 del Centro-Nord), ma migliore del dato nazionale (45,3 per cento); il tasso per la componente maschile è inferiore a quello del Centro-Nord (70,5 per cento contro 74), e in linea con la media nazionale (69,7 per cento in Italia).

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Liguria

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A livello subregionale (Figura 6) si osserva che il tasso di occupazione (15-64 anni)

per provincia nel 2004 è più elevato nella provincia di Genova e Savona; la zona con il minor tasso di occupazione sembra essere invece la provincia Imperia.

Gli occupati interni nei SLL al 2002, erano maggiormente presenti nelle aree di Genova, e secondariamente in quelle di Savona e La Spezia.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Liguria

Fonte: elaborazioni su dati Istat. Riguardo al tessuto produttivo della regione, il numero di imprese registrate, al netto

di agricoltura e pesca, nel periodo 1995-2000 è aumentato mediamente dell’1,4 per cento circa, meno sia della media nazionale (1,8 per cento), che di quella del Centro-Nord (1,6 per cento). Nel periodo 2001-04, la crescita della Liguria si mantiene sui livelli precedenti, e quindi sempre inferiore alla media nazionale (2 per cento) e a quella ripartizionale (1,7 per cento).

Le esportazioni di beni della Liguria rappresentano nel 2004 circa l’1,3 per cento

dell’ammontare complessivo delle esportazioni italiane, e l’1,5 per cento di quelle del Centro-Nord.

Dal 1992 al 1995 esse sono aumentate mediamente del 14 per cento, ma la crescita è

inferiore rispetto alla media centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 16,9 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, la crescita delle esportazioni si riduce notevolmente toccando anche valori negativi ( -2,7 per cento), che risultano quindi di gran lunga inferiori rispetto sia al dato nazionale (2,9 per cento), che a quello del Centro-Nord (2,6 per cento). Nel periodo 2000-2004 si registra una nuova crescita delle esportazioni della Liguria (4,9 per cento), non troppo distante dal dato del Centro-Nord (4,4 per cento) e da quello nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono diminuite

mediamente dello 0,3 per cento; tale tasso rimane chiaramente inferiore sia a quello medio dell’area centro-settentrionale che a quello nazionale (rispettivamente 2,6 e 3 per cento). Nel periodo 2001-04 si accentua tale tendenza (-2,1 per cento), valore che rimane molto basso sia rispetto al Centro-Nord che all’Italia nel suo complesso (rispettivamente 0,8 e 1 per cento).

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Liguria

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Tavola 1. Indicatori economici della Liguria Liguria Centro Nord Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 1.585 37.470 58.175Superficie (kmq in migliaia) 5,4 178,2 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 293,5 210,3 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 94,5 92,5 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 25.149 26.365 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 20.102 21.096 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,5 1,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 16.893 15.792 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,1 1,7 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 1,2 0,1 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,7 1,3 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) 0,0 -4,9 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 15,9 20,4 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,1 0,3 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 19,3 30,4 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 607 15.973 22.404percentuale sul totale nazionale 2,7 71,3 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -0,2 1,2 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 37 825 1.960

percentuale sul totale nazionale 1,9 42,1 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -12,7 2,4 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 644 16.798 24.365percentuale sul totale nazionale 2,6 68,9 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -1,0 1,2 0,3Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 60,2 63,8 57,5

maschile 70,5 74,0 69,7femminile 50,1 53,5 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 63,9 67,1 62,5maschile 73,5 76,8 74,5

femminile 54,5 57,4 50,6Tasso di disoccupazione, media anno 2004 5,8 4,9 8,0

maschile 4,0 3,6 6,4femminile 8,1 6,8 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 150 3.464 5.013

percentuale sul totale nazionale 3,0 69,1 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 14.214 274.347 345.316percentuale sul totale nazionale 4,1 79,4 100,0

Straniere 3.824 121.207 141.165percentuale sul totale nazionale 2,7 85,9 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 3.616 245.738 280.692percentuale sul totale nazionale 1,3 87,5 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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ia)

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1,4

1,6

1,8

2,0

quot

a su

Ital

ia

quota su Italia livello

Trentino-Alto Adige

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale

La popolazione nel Trentino-Alto Adige, in crescita nell’ultimo decennio, raggiunge

nel 2004 circa 969 mila abitanti (popolazione residente media nell’anno), e una quota sul totale Italia di quasi 1,7 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Trentino-Alto Adige

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione

regionale rispetto al Centro-Nord era pari nel 2004 al 2,6 per cento.

La presenza di stranieri nella regione era, secondo i dati del Censimento 2001, superiore alle 30.000 unità, con un’incidenza del 3,2 per cento sulla popolazione totale. Secondo l’aggiornamento al 1° gennaio 2005, la presenza di stranieri si attesta intorno alle 50.000 unità, pari a circa il 5,1 per cento della popolazione regionale .

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno. Il Pil della regione, che nel 2003 rappresentava il 2,1 per cento di quello italiano e il

2,9 di quello dell’area centro-settentrionale, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 una crescita complessiva in linea con quella del Centro-Nord e dell’Italia, anche se con un andamento talvolta più discontinuo (Figura 2).

Nel triennio 2001-03 la sensibile riduzione dell’incremento medio annuo regionale (0,6 per cento), risulta inferiore alla media nazionale (0,8 per cento) e in linea con quello del Centro-Nord (0,6 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Trentino-Alto Adige

(variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

(variazioni percentuali)

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1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Trentino-Alto Adige Centro-Nord Italia

(anno 1990=100)

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Trentino-Alto Adige Centro-Nord Italia

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Trentino Alto Adige

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1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

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1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Il Pil pro-capite9 della regione nel 2003 era pari al 129,3 per cento di quello italiano e al 110,6 per cento di quello dell’area centro-settentrionale.

Nel quinquennio 1991-95, esso è cresciuto meno rispetto al Centro-Nord e all’Italia, per attestarsi sui valori di tali ripartizioni nel quinquennio successivo. Nell’ultimo triennio (2001-03) non si registrano incrementi, per cui l’andamento risulta inferiore alla media nazionale (0,9 per cento), e a quella dell’area Centro-Nord (0,5 per cento), che pure hanno conosciuto una significativa riduzione.

Figura 3. Produttività totale e Industria La produttività (prodotto per unità

di lavoro) nel periodo 1990-2003 è cresciuta in modo piuttosto costante per l’industria in senso stretto, in misura più altalenante anche se comunque più marcata rispetto alla produttività totale, che si è attestata intorno all’1,4 per cento circa (Figura 3).

Nell’ultimo triennio (2001-03) la crescita decelera pur rimanendo positiva (0,4 per cento), nonostante l’inversione di tendenza dell’Italia (-0,1 per cento) e del Centro-Nord (-0,2 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil La quota degli investimenti fissi

lordi sul Pil in Trentino-Alto Adige ha dimostrato un trend crescente fino all’anno 2000, registrando nell’intero periodo 1990-2003 una crescita di circa 6 punti percentuali, con un livello finale pari a 28,8 per cento. Tale valore rimane comunque inferiore rispetto alla media del Centro-Nord, che si attesta nello stesso anno a 20,3 per cento (Figura 4).

Fonte: elaborazioni su dati Istat La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

periodo 1990-2003, è caratterizzata dal minor peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (circa 16,5 per cento del valore aggiunto totale contro 23 per cento a livello nazionale) e una presenza nel settore dei servizi in linea con la media nazionale e centro-settentrionale (68,6 per cento contro 69). Superiore rispetto alla media nazionale e centro-

9 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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Trentino A.A. Centro Nord Italia

settentrionale il peso dei settori agricolo (3,5 contro 3 per cento), e delle costruzioni (11,2 per cento, a fronte del 5 per cento).

Rispetto al 1990, il valore aggiunto cresce nel settore agricolo dell’1 per cento, nel settore dei servizi e nell’industria in senso stretto dell’1,3 per cento, e nel comparto delle costruzioni del 4,9 per cento.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004 (numeri indici, 1995=100)

Nel 2004, la dinamica degli occupati è stata positiva (1,8 per cento rispetto al 2003) con una crescita maggiore rispetto al livello italiano (0,7 per cento) e centro-settentrionale (1,2 per cento). Il numero di disoccupati ha registrato un incremento (7,5 per cento), contribuendo all’aumento di 2,5 punti percentuali del totale delle forze di lavoro. L’ incremento di disoccupati è stato più forte rispetto all’area centro-settentrionale (2,4 per cento) e in controtendenza rispetto alla media nazionale (-4,3 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat

La nuova serie storica ricostruita Istat degli occupati regionali mostra che l’andamento del fenomeno nella regione tende ad essere superiore ma più instabile di quello della ripartizione di appartenenza (fig. 5).

A livello settoriale, nel 2004, il 67,3 per cento degli occupati appartengono al settore

dei servizi, con una percentuale superiore alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Centro-Nord (63,4 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con quasi il 17,3 per cento degli occupati, al di sotto del 22,5 per cento della media italiana e del 25,9 per cento del Centro-Nord; il settore delle costruzioni con circa l’8,6 per cento degli occupati, contro l’8,2 per cento della media italiana e il 7,5 per cento di quella centro-settentrionale; infine il settore dell’agricoltura con il 6,6 per cento degli occupati, superiore alla media nazionale (4,4 per cento) e del Centro-Nord (3,2 per cento).

Il mercato del lavoro della regione è caratterizzato da un elevato tasso di occupazione,

pari a 67,4 per cento nel 2004 contro 57,4 per cento a livello italiano, e dal minor tasso di disoccupazione nel territorio nazionale (2,9 per cento) rispetto all’8 per cento della media italiana, ed al 4,9 per cento dell’area centro-settentrionale. La scarsa incidenza della disoccupazione si riflette in un tasso di attività (69,5 per cento) superiore a quello italiano (62,5 per cento) e a quello centro-settentrionale (67,1 per cento).

La componente femminile segnala il maggiore vantaggio nel tasso di occupazione

rispetto alla media nazionale e centro-settentrionale (57,5 per cento, contro 45,3 per cento nel Centro-Nord e 53,5 per cento in Italia); anche il tasso per la componente maschile, è superiore al tasso centro-settentrionale e a quello nazionale (77,1 per cento contro 74 nel Centro-Nord e 69,7 per cento in Italia).

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Trentino Alto Adige

49

A livello subregionale si osserva che il tasso di occupazione (15-64 anni) per

provincia al 2004 risulta più elevato nella provincia autonoma di Bolzano (69,3 per cento); minor tasso di occupazione registra la provincia autonoma di Trento (65,6).

Gli occupati interni nei sistemi locali del lavoro (SLL), sono maggiormente presenti nelle aree di Bolzano e Trento. Seguono Merano e Rovereto.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Trentino Alto Adige

Fonte: elaborazioni su dati Istat

Il numero di imprese registrate, al netto di agricoltura e pesca, sono aumentate nel

decennio 1995-2004 a un tasso di quasi l’1,5 medio annuo, con andamento leggermente più contenuto nel periodo 1995-2000 (quasi 1,4) e una lieve accelerazione nel periodo 2001-2004 (1,6); in quest’ultimo periodo la dinamica è risultata inferiore a quella complessiva del Centro-Nord.

Le esportazioni di beni del Trentino-Alto Adige costituiscono nel 2004 l’1,7 per cento

del flusso complessivo dell’export italiano e il 2 per cento circa di quello del Centro-Nord. Nel periodo 1992-95 esse sono aumentate mediamente del 19 per cento, con una crescita superiore rispetto alla media centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 16,9 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, la crescita delle esportazioni continua in misura minore (1,2 per cento), al di sotto dell’ incremento medio del Centro-Nord (2,6 per cento) e di quello nazionale (2,9 per cento). Nel periodo 2000-2004 aumenta nuovamente la crescita media regionale (5,1 per cento), ancora in misura superiore rispetto alla media del Centro-Nord (4,4 per cento) e a quella nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

50

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate mediamente dell’1,2 per cento; tale crescita risulta inferiore alla media dell’area centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 2,6 per cento e 3 per cento). Nel periodo 2001-04, si registra un livello di crescita più marcato (1,8 per cento) rispetto all’area centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 0,8 per cento e 1 per cento).

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Trentino Alto Adige

51

Tavola 1. Indicatori economici del Trentino Alto Adige

Trentino-Alto Adige Centro Nord Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 969 37.470 58.175Superficie (kmq in migliaia) 13,6 178,2 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 71,2 210,3 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 79,6 92,5 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 29.642 26.365 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 23.337 21.096 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,8 1,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 18.834 15.792 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,9 1,7 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 0,8 0,1 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,4 1,3 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) 9,0 -4,9 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 28,8 20,4 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,9 0,3 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 27,7 30,4 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 438 15.973 22.404percentuale sul totale nazionale 2,0 71,3 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 1,8 1,2 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 13 825 1.960

percentuale sul totale nazionale 0,7 42,1 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 7,5 2,4 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 451 16.798 24.365percentuale sul totale nazionale 1,9 68,9 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 1,9 1,2 0,3

Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 67,4 63,8 57,5maschile 77,1 74,0 69,7

femminile 57,5 53,5 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 69,5 67,1 62,5maschile 78,6 76,8 74,5

femminile 60,1 57,4 50,6

Tasso di disoccupazione, media anno 2004 2,9 4,9 8,0maschile 1,9 3,6 6,4

femminile 4,3 6,8 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 77 3.464 5.013

percentuale sul totale nazionale 1,5 69,1 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 39.547 274.347 345.316percentuale sul totale nazionale 11,5 79,4 100,0

Straniere 21.166 121.207 141.165percentuale sul totale nazionale 15,0 85,9 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 4.690 245.738 280.692percentuale sul totale nazionale 1,7 87,5 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

52

4300

4400

4500

4600

4700

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

popo

lazi

one

(in m

iglia

ia)

7,5

7,7

7,9

8,1

8,3

8,5

quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

Veneto

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale La popolazione in Veneto, in crescita negli ultimi dieci anni, raggiunge nel 2004 circa

4.671 mila abitanti (popolazione residente media nell’anno), con una quota sul totale Italia pari all’8,3 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Veneto (livelli e quote, periodo 1980-2004)

L’incidenza della popolazione veneta rispetto al Centro-Nord era pari nel 2004 al 12,5 per cento.

La presenza di stranieri nella regione era pari, secondo i dati del Censimento 2001, a 153.074 unità, con un’incidenza del 3,4 per cento sulla popolazione totale. Secondo l’aggiornamento del Censimento del 1o gennaio 2005 gli stranieri residenti in Veneto sono aumentati fino a raggiungere le 287.732 unità, con un’incidenza del 6,1 per cento.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno. Il Pil della regione, che nel 2003 rappresentava il 9,1 per cento di quello italiano e il

12,1 per cento di quello del Centro-Nord, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 una crescita complessiva superiore a quella del Centro-Nord e dell’Italia fino al 2001, anno in cui si ha un decremento della crescita della regione (Figura 2).

Nel triennio 2001-2003 l’incremento medio annuo del Pil del Veneto (0,1 per cento) subisce infatti, un forte rallentamento, superiore a quello registrato per la media nazionale (0,8 per cento) e per quella centro-settentrionale (0,6 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Veneto (variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

(variazioni percentuali)

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Veneto Centro-Nord Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

130,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Veneto Centro-Nord Italia

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Veneto

53

(anno 1990=100 )

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

130,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

22,0

24,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Il Pil pro-capite10 della regione nel 2003 era pari al 113,5 per cento di quello italiano

e al 97,1 per cento di quello dell’area centro-settentrionale. L’andamento del Pil pro capite cresce ad un tasso dell’1,4 per cento annuo nel periodo

1991-2003, ma registra una marcata inversione di tendenza nel triennio conclusivo. Il Pil pro-capite della regione decresce infatti, dello 0,5 per cento, nel periodo 2001-2003, contro una crescita media annua pro capite dell’Italia, pari allo 0,9 per cento, e del Centro-Nord, pari allo 0,5 per cento.

Figura 3. Produttività totale e Industria La produttività (prodotto per unità di

lavoro) è cresciuta nel periodo 1990-2003 ad un tasso maggiore rispetto alla produttività totale, pari all’1,3 per cento circa (fig 3). Tuttavia nel triennio 2001-03 la variazione della produttività risulta negativo (-0,3 per cento), in linea con quella nazionale e ripartizionale.

Fonte: elaborazioni su dati Istat

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil La quota degli investimenti fissi lordi

sul Pil in Veneto ha registrato nel periodo 1990-2003 un andamento oscillante con un trend crescente a partire dal 1993, conseguendo nel decennio un incremento complessivo di circa 5 punti percentuali.

L’indicatore registra a fine periodo un livello pari a 22,7 per cento, quindi ad un valore superiore rispetto alla media di 20,3 per cento del Centro-Nord. (Figura 4).

Fonte: elaborazioni su dati Istat

La struttura produttiva del Veneto, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata dal consistente peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (circa 29 per cento del valore aggiunto totale a fronte del 23 per cento a livello nazionale) e da una minore presenza del settore dei servizi (62 contro 69 per cento dell’Italia). La presenza del settore delle costruzioni supera la media nazionale (6 contro 5 per cento a livello nazionale), mentre l’agricoltura è in linea con la media nazionale (circa 3 per cento in Veneto, 3 per cento a livello nazionale).

10 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

Veneto Centro Nord Italia

Rispetto al 1990 il settore dei servizi ha incrementato il suo valore aggiunto del 2,1 per cento. I comparti delle costruzioni e dell’industria in senso stretto, hanno registrato una dinamica positiva nel periodo pari per entrambi all’1,5 per cento. Nel settore agricolo valore aggiunto è cresciuto dello 0,3 per cento medio annuo.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004 (numeri indici, 1995=100)

Nel 2004, la dinamica degli

occupati è stata positiva (0,7 per cento rispetto al 2003) e in linea con la crescita a livello nazionale (0,7 per cento), sebbene inferiore all’area centro-settentrionale (1,2 per cento). Il numero di disoccupati è aumentato del 13,3 per cento, nettamente più forte rispetto all’area centro-settentrionale (2,4 per cento) e in contro tendenza con quella nazionale (-4,3 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat

La nuova serie storica ricostruita Istat degli occupati regionali mostra che l’andamento

del fenomeno nella regione tende ad uniformarsi con quello della ripartizione di appartenenza, evidenziando comunque un profilo più elevato.

A livello settoriale, nel 2004, il 59,9 per cento degli occupati appartengono al settore

dei servizi, con una percentuale inferiore alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Centro-Nord (63,4 per cento), seguono il settore dell’industria in senso stretto con il 28,2 per cento degli occupati, maggiore della media italiana (22,5 per cento) e di quella centro-settentrionale (25,9 per cento); il settore delle costruzioni con l’8,2 per cento degli occupati, in linea con la media italiana (8,2 per cento) e superiore alla media del Centro-Nord (7,5 per cento) e infine il settore dell’agricoltura con il 4,2 per cento degli occupati, superiore alla media del Centro-Nord (3,2 per cento), di poco inferiore alla media nazionale (4,4 per cento).

La regione è caratterizzata, nel 2004, da un tasso di occupazione del 64,3 per cento,

superiore sia a quello italiano (57,5 per cento) che a quello centro-settentrionale (63,8 per cento) e da un tasso di disoccupazione pari al 4,3 per cento, inferiore a quello italiano (8,1 per cento) e centro-settentrionale (4,9 per cento). Il tasso di attività (67,2 per cento) risulta superiore a quello italiano (62,5 per cento) e in linea con quello centro-settentrionale (67,1 per cento).

La componente femminile segnala un tasso di occupazione (52,3 per cento) superiore

alla media nazionale (45,3 per cento) e di poco inferiore a quella centro-settentrionale (53,5 per cento); mentre il tasso di occupazione per la componente maschile (76 per cento) è superiore sia a quello nazionale sia a quello centro-settentrionale (rispettivamente 69,7 per cento e 74 per cento).

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Veneto

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A livello subregionale si osserva che il tasso di occupazione (15-64 anni) per

provincia al 2004 risulta più elevato nella provincia di Vicenza, seguita da Treviso e Belluno; le province con il minor tasso di occupazione sono Rovigo e Venezia.

Gli occupati interni nei sistemi locali del lavoro (SLL) erano maggiormente

presenti nel 2002 nelle aree di Verona, Padova, Vicenza e Treviso.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Veneto

Fonte: elaborazioni su dati Istat Il numero di imprese registrate, al netto di agricoltura e pesca, sono aumentate nel

decennio 1995-2004 a un tasso di circa l’1,6 medio annuo; con andamenti differenziati nei periodi 1995-2000 e 2001-2004 (rispettivamente 1,6 e 2,1) e una dinamica complessiva in linea con quella del Centro-Nord.

Le esportazioni di beni del Veneto costituiscono nel 2004 il 14 per cento del flusso

complessivo dell’export italiano e il 16 per cento circa di quello del Centro-Nord. Nel periodo 1992-95 esse sono aumentate mediamente del 19,1 per cento, superando

sensibilmente la media centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 16,9 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, la crescita delle esportazioni in Veneto pur subendo un forte rallentamento (4,8 per cento), si conserva superiore sia alla crescita delle esportazioni del Centro-Nord (2,6 per cento) sia a quella nazionale (2,9 per cento). Nel periodo 2000-2004 l’incremento media delle esportazioni continua a rallentare (4,1 per cento), arretrando sia rispetto al Centro-Nord (4,4 per cento) sia all’Italia (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

56

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate mediamente del 5,5 per cento, tale crescita risulta di gran lunga superiore sia alla media dell’area centro-settentrionale sia di quella nazionale (rispettivamente 2,6 e 3 per cento). Nel periodo 2001-2004 si registra una lieve diminuzione (-0,1 per cento) a fronte di una crescita sia dell’area centro-settentrionale sia di quella nazionale, rispettivamente dello 0,8 per cento e dell’1 per cento.

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Veneto

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Tavola 1. Indicatori economici del Veneto

Veneto Centro Nord Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 4.671 37.470 58.175Superficie (kmq in migliaia) 18,4 178,2 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 253,9 210,3 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 87,8 92,5 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 25.265 26.365 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 20.483 21.096 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,5 1,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 15.367 15.792 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,5 1,7 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 0,4 0,1 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,1 1,3 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) -2,3 -4,9 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 22,7 20,4 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,4 0,3 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 34,5 30,4 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 2.042 15.973 22.404percentuale sul totale nazionale 9,1 71,3 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 0,7 1,2 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 90 825 1.960

percentuale sul totale nazionale 4,6 42,1 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 13,3 2,4 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 2.133 16.798 24.365percentuale sul totale nazionale 8,8 68,9 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 1,2 1,2 0,3

Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 64,3 63,8 57,5maschile 76,0 74,0 69,7

femminile 52,3 53,5 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 67,2 67,1 62,5maschile 78,0 76,8 74,5

femminile 56,1 57,4 50,6

Tasso di disoccupazione, media anno 2004 4,3 4,9 8,0maschile 2,5 3,6 6,4

femminile 6,8 6,8 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 410 3.464 5.013

percentuale sul totale nazionale 8,2 69,1 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 54.559 274.347 345.316percentuale sul totale nazionale 15,8 79,4 100,0

Straniere 31.004 121.207 141.165percentuale sul totale nazionale 22,0 85,9 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 36.402 245.738 280.692percentuale sul totale nazionale 13,0 87,5 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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1985

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1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

popo

lazi

one

(in m

iglia

ia)

1,5

1,7

1,9

2,1

2,3

2,5

quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

Friuli Venezia Giulia

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale

La popolazione in Friuli-Venezia Giulia, dopo il decremento ininterrotto fino al 1998,

registra una lieve ripresa che perdura fino al 2004. La popolazione residente media nell’anno 2004 era pari a 1.201 mila, una quota sul totale Italia pari a circa il 2,1 per cento (Figura 1).

Fig. 1. Popolazione residente in Friuli Venezia Giulia

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione

friulana rispetto al Centro-Nord era del 3,2 per cento nel 2004.

La presenza di stranieri nella regione era pari, secondo i dati del Censimento 2001, a 38.122 unità, con un’incidenza del 3,2 per cento sulla popolazione totale. Secondo l’aggiornamento del Censimento del 1 gennaio 2005 gli stranieri residenti nella regione sono aumentati fino a raggiungere circa le 59.000 unità, con un’incidenza del 4,9 per cento sulla popolazione residente totale.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno. Il Pil della regione, che nel 2003 rappresentava il 2,4 per cento di quello italiano e il

3,2 per cento di quello dell’area centro-settentrionale, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 una crescita complessiva (1,8 per cento) superiore a quella del Centro-Nord e dell’Italia (1,4 per cento) (Figura 2).

Nel triennio 2001-03, il Pil della regione cresce dell’1,4 per cento, in misura ancora superiore sia alla media nazionale (0,8 per cento) sia a quella centro-settentrionale (0,6 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Friuli-Venezia Giulia (variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

(variazioni percentuali)

-2,0

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2,0

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1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Friuli-Venezia Giulia Centro-Nord Italia

(anno 1990=100)

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1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Friuli-Venezia Giulia Centro-Nord Italia

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Friuli Venezia Giulia

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(anno 1990=100)

95,0

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115,0

120,0

125,0

130,0

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1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(p e rc e n tu a le )

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2 2 ,0

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1 9 9 0 1 9 9 1 1 9 9 2 1 9 9 3 1 9 9 4 1 9 9 5 1 9 9 6 1 9 9 7 1 9 9 8 1 9 9 9 2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3

Il Pil pro-capite11 della regione nel 2003 era pari al 114,9 per cento di quello italiano e al 98,3 per cento di quello dell’area centro-settentrionale.

La sua evoluzione ha mostrato nel periodo considerato variazioni simili a quelli del prodotto lordo, con un rallentamento nell’ultimo triennio, che ha registrato un incremento medio annuo pari all’1,2 per cento, comunque superiore a quello dell’Italia (0,9 per cento) e del Centro-Nord ( 0,5 per cento).

Figura 3. Produttività totale e Industria La produttività (prodotto per unità di lavoro)

ha evidenziato dall’inizio degli anni novanta al 2003 una crescita media annua per l’intera economia pari all’1,8 per cento circa (Figura 3), simile ma più regolare di quella registrata nell’industria in senso stretto. Nel triennio 2001-03 la variazione della produttività nell’intera economia della regione risulta positiva (0,7 per cento), in controtendenza con le performance negative dell’Italia (-0,1 per cento) e dell’area centro-settentrionale (-0,2 per cento).

Fonte: elaborazione su dati Istat

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil La quota degli investimenti fissi lordi

sul Pil in Friuli-Venezia Giulia ha subito nel periodo 1990-2003 una contrazione di 1,2 punti percentuali (a fine periodo era pari a 20,4 per cento) (Figura 4), a fronte di una moderata crescita nell’area centro-settentrionale.

Fonte: elaborazioni su dati Istat La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata da un discreto peso dell’industria in senso stretto (circa 23 per cento del valore aggiunto totale, pari a quello a livello nazionale e inferiore al 25 per cento del Centro-Nord) e da una forte presenza dei servizi (68,9 per cento in linea con il 69,1 dell’Italia e superiore al 67,4 del Centro-Nord). Seguono le costruzioni (5,8 per cento a fronte del 5,2 a livello nazionale e del 5,1 dell’area centro-settentrionale), e l’agricoltura (2,4 per cento contro 2,8 a livello nazionale e 2,2 nel Centro-Nord).

Rispetto al 1990 il settore dei servizi ha incrementato il suo peso di circa 1,7 punti

percentuali, con una crescita media annua del suo valore aggiunto del 2,2 per cento. In calo, invece, l’incidenza delle costruzioni (-1 per cento) e dell’agricoltura (-0,6 punti), nonostante

11 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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115,0

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Friuli V.G. Centro Nord Italia

una dinamica positiva nel periodo 1990-2003, rispettivamente di 0,7 e di 0,2 per cento. Sostanzialmente invariato il peso dell’industria in senso stretto (-0,1 per cento), il cui valore aggiunto è cresciuto nel periodo indicato di circa il 2 per cento medio annuo.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004

(numeri indici, 1995=100) Nel 2004, la dinamica degli occupati registrata

dall’indagine sulle forze di lavoro è stata negativa (-0,9 per cento rispetto al 2003) in controtendenza rispetto a quella nazionale (0,7 per cento) e dell’area del centro-settentrionale (1,2 per cento)(Figura 5).

Il numero di disoccupati ha registrato una consistente flessione (-24,5 per cento), che ha contribuito alla riduzione del 2,2 per cento del totale delle forze di lavoro, risultando nettamente più forte di quella nazionale (-4,3 per cento) e in controtendenza con la dinamica nell’area centro-settentrionale (2,4 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat

La nuova serie storica ricostruita Istat per il periodo 1993-2004 degli occupati

regionali mostra che l’andamento del fenomeno nella regione tende ad essere in linea con quello della ripartizione di appartenenza fino al 2002, per poi divergere nettamente in senso negativo.

A livello settoriale, nel 2004, il 64,3 per cento degli occupati appartengono al settore

dei servizi, con una percentuale inferiore alla media italiana (64,9 per cento) e superiore a quella del Centro-Nord (63,4 per cento); seguono il settore dell’industria in senso stretto con il 25,4 per cento degli occupati, maggiore della media italiana (22,5 per cento) e inferiore a quella centro-settentrionale (25,9 per cento); il settore delle costruzioni con il 7,3 per cento degli occupati, inferiore alla media italiana (8,2 per cento) e sostanzialmente in linea con la media del Centro-Nord (7,5 per cento); infine il settore dell’agricoltura con il 2,9 per cento degli occupati, inferiore sia alla media del Centro-Nord (3,2 per cento), sia alla media nazionale (4,4 per cento).

La regione è caratterizzata da un tasso di occupazione, nel 2004, del 62,6 per cento

superiore a quello italiano (57,5 per cento), ma inferiore a quello centro-settentrionale (63,8 per cento) e da un tasso di disoccupazione pari al 3,9 per cento, significativamente inferiore a quello italiano (8,1 per cento) e a quello centro-settentrionale (4,9 per cento). Il tasso di attività (65,2 per cento) risulta superiore a quello italiano (62,5 per cento) e inferiore a quello centro-settentrionale (67,1 per cento).

La componente femminile segnala un tasso di occupazione (52,6 per cento) superiore

alla media nazionale (45,3 per cento) e di poco inferiore a quella centro-settentrionale (53,5 per cento); analogamente il tasso di occupazione per la componente maschile (72,4 per cento) risulta superiore a quello nazionale (69,7 per cento), ma inferiore a quello centro-settentrionale (74 per cento).

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Friuli Venezia Giulia

61

A livello subregionale si osserva che (Figura 6): il tasso di occupazione (15-64 anni) per provincia al 2004 risulta più elevato nella

provincia di Pordenone, seguita da Udine; la provincia con il minor tasso di occupazione è Gorizia;

Gli occupati interni nei sistemi locali del lavoro (SLL) erano maggiormente presenti

nel 2002 nelle aree di Pordenone, Udine e Trieste.

Figura 5. Cartogrammi occupazione Friuli Venezia Giulia

Fonte: elaborazioni su dati Istat. Riguardo al tessuto produttivo friulano, le imprese registrate, al netto di agricoltura e

pesca, sono aumentate nel decennio 1995-2004 a un tasso di circa l’1 per cento medio annuo, con andamenti sostanzialmente simili nei periodi 1995-2000 e 2001-04, ma in quest’ultimo periodo la dinamica è risultata inferiore a quella complessiva del Centro-Nord.

Le esportazioni di beni della regione costituiscono nel 2004 il 3,5 per cento del flusso

complessivo dell’export italiano e il 4 per cento circa di quello del Centro-Nord. Nel periodo 1992-95 esse sono aumentate mediamente del 19,3 per cento, superando sensibilmente la media centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 16,9 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, la crescita delle esportazioni, pur subendo un forte rallentamento (4,4 per cento), si mantiene superiore sia alla crescita delle esportazioni del Centro-Nord (2,6 per cento) sia a quella nazionale (2,9 per cento). Nel periodo 2000-04 l’incremento medio delle esportazioni registra un’accelerazione (5,2 per cento), superando sia il Centro-Nord (4,4 per cento) sia l’Italia (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate mediamente dell’1,9 per cento, una crescita inferiore sia alla media dell’area centro-settentrionale sia a quella nazionale (rispettivamente 2,6 e 3 per cento). Nel periodo 2000-04, si registra una netta flessione (-1,7 per cento) in controtendenza con la crescita sia dell’area centro-settentrionale sia di quella nazionale (rispettivamente 0,8 e 1 per cento). Il peso delle presenze turistiche nella regione sul totale nazionale era pari nel 2004 al 2,5 per cento.

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Friuli Venezia Giulia

63

Tavola 1. Indicatori economici del Friuli-Venezia Giulia

Friuli-Venezia Giulia Centro Nord Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 1.201 37.470 58.175Superficie (kmq in migliaia) 7,8 178,2 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 154,0 210,3 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 78,1 92,5 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 25.942 26.365 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 20.741 21.096 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,8 1,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 15.269 15.792 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,3 1,7 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 1,2 0,1 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,0 1,3 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) -7,0 -4,9 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 20,4 20,4 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,3 0,3 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 28,7 30,4 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 500 15.973 22.404percentuale sul totale nazionale 2,2 71,3 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -0,9 1,2 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 20 825 1.960

percentuale sul totale nazionale 1,0 42,1 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -24,5 2,4 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 520 16.798 24.365percentuale sul totale nazionale 2,1 68,9 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -2,1 1,2 0,3Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 62,6 63,8 57,5

maschile 72,4 74,0 69,7femminile 52,6 53,5 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 65,2 67,1 62,5maschile 74,3 76,8 74,5

femminile 55,8 57,4 50,6Tasso di disoccupazione, media anno 2004 3,9 4,9 8,0

maschile 2,6 3,6 6,4femminile 5,8 6,8 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 94 3.464 5.013

percentuale sul totale nazionale 1,9 69,1 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 8.569 274.347 345.316percentuale sul totale nazionale 2,5 79,4 100,0

Straniere 3.446 121.207 141.165percentuale sul totale nazionale 2,4 85,9 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 8.242 245.738 280.692percentuale sul totale nazionale 2,9 87,5 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

Emilia-Romagna

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale

La popolazione in Emilia Romagna, in crescita negli ultimi dieci anni, raggiunge nel

2004 circa 4.116 mila abitanti (popolazione residente media nell’anno), con una quota percentuale sul totale Italia che supera il 7 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Emilia Romagna

(livelli e quote, periodo 1980-2004)

L’incidenza della popolazione emiliana rispetto al Centro-Nord era quasi l’11 per cento nel 2004.

La presenza di stranieri nella regione raggiungeva, in base ai dati del Censimento del 2001, l’ammontare di 135.453 unità, con una incidenza del 3,4 per cento della popolazione totale. Secondo gli aggiornamenti anagrafici all’1.1.2005, la popolazione straniera residente è aumentata a 257.161 unità, con un’incidenza pari al 6,2 per cento.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno.

Il PIL regionale, che nel 2003 rappresentava l’8,8 per cento di quello italiano e l’11,7 per cento di quello del Centro-Nord, ha mostrato nel periodo 1991-2003 una dinamica superiore soprattutto per i periodi di maggiore crescita, sia a quella della ripartizione di appartenenza sia a quella nazionale (Figura 2).

Nel triennio 2001-03, l’incremento medio annuo dell’Emilia Romagna (0,7 per cento), è rimasto in linea con i valori del Centro-Nord (0,6 per cento) e con la media nazionale (0,8 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Emilia Romagna

(variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

(variazioni percentuali)

-2,0

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Emilia-Romagna Centro-Nord Italia

(anno 1990=100)

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Emilia-Romagna Centro-Nord Italia

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Emilia Romagna

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Industria in s. s. Intera Economia

Il Pil pro-capite 12 dell’Emilia Romagna, nel 2003 era pari al 124,8 per cento di quello italiano e al 106,8 per cento di quello del Centro-Nord.

La sua evoluzione ha seguito nel tempo quella del prodotto lordo, con un trend in crescita sostanzialmente in linea con la media nazionale. Tale crescita è andata comunque rallentando fino a raggiungere nel triennio 2001-03 un aumento medio regionale pari allo 0,2 per cento, inferiore sia al Centro-Nord (0,5 per cento) che all’Italia (0,9 per cento).

Figura 3. Produttività totale e Industria La produttività (prodotto per unità di

lavoro) nel periodo 1990-2003 è cresciuta in modo piuttosto variabile per l’industria in senso stretto, in misura comunque più marcata rispetto alla produttività totale, che si è attestata intorno all’1,4 per cento medio nell’intero periodo (Figura 3). Nell’ultimo triennio (2001-03) il valore regionale della produttività totale diventa debolmente negativo (-0,2 per cento), in linea con l’andamento nazionale e di quello della macroarea.

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil La quota media degli investimenti fissi

lordi sul Pil in Emilia Romagna ha registrato nel periodo 1990-2003 un’evoluzione altalenante con tendenze crescenti nel lungo periodo nonostante il picco negativo del 1994.

Nel 2003 il valore dell’indicatore si è attestato al livello di 21,6 per cento, inferiore al 20,3 per cento della media ripartizionale (Figura 4).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata dal forte peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (circa 28 per cento del valore aggiunto totale contro 23 per cento a livello nazionale) e delle costruzioni (5,8 contro 5 per cento), e una presenza del settore agricolo simile al dato nazionale (3,3 contro 3 per cento), mentre risulta inferiore nei servizi (63 contro 69 per cento).

Il settore agricolo dal 1990 registra un calo medio annuo del suo valore aggiunto di 0,6

per cento. In aumento nello stesso periodo l’incidenza di costruzioni e industria in senso

12 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc, poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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115,0

Emilia R. Centro Nord Italia

stretto (2,7 e 1,4 punti circa rispettivamente), mentre i servizi crescono a un tasso di 2,2 per cento all’anno.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004 (numeri indici, 1995=100)

Nel 2004, la dinamica degli occupati è stata negativa (-1,2 per cento rispetto al 2003) a fronte di una crescita a livello italiano (0,7 per cento) e del Centro-Nord (1,2 per cento). Il numero di disoccupati ha registrato una crescita (18,6 per cento), a fronte di una diminuzione di 0,6 punti percentuali del totale delle forze di lavoro. L’aumento dei disoccupati nella regione si è affiancato a quello verificatosi in tutto il Centro-Nord (2,4 per cento), contrapponendosi invece al dato nazionale (-4,3 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La nuova serie storica ricostruita Istat degli occupati regionali mostra che l’andamento

del fenomeno nella regione tende ad uniformarsi con quello della ripartizione di appartenenza. A livello settoriale, nel 2004, circa il 60 per cento degli occupati appartengono al

settore dei servizi, con una percentuale inferiore alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Centro-Nord (63,4 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 28,2 per cento degli occupati, contro il 22,5 per cento della media italiana e il 25,9 per cento di quella del Centro-Nord; il settore delle costruzioni con il 7 per cento degli occupati, contro l’8,2 per cento della media italiana e il 7,5 per cento di quella centro-settentrionale; infine il settore dell’agricoltura con il 4,8 per cento degli occupati, superiore al dato ripartizionale (3,2 per cento), e nazionale (4,4 per cento).

Il mercato del lavoro emiliano è caratterizzato da un tasso di occupazione superiore

alla media ripartizionale (68,3 per cento nel 2004 contro 57,4 per cento a livello italiano e 63,8 nel Centro-Nord), e da un basso tasso di disoccupazione, pari al 3,7 per cento (contro l’8 per cento italiano e il 4,9 nel Centro-Nord). Il tasso di attività (70,9 per cento) è superiore a quello italiano (62,5 per cento) e ripartizionale (67,1 per cento).

La componente femminile mostra un comportamento migliore nel tasso di

occupazione rispetto alla media ripartizionale (60,2 per cento contro 53,5 del Centro-Nord), e nazionale (45,3 per cento); il tasso per la componente maschile è superiore sia a quello del Centro-Nord (76,2 contro 74 per cento), che alla media nazionale (69,7 per cento).

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Emilia Romagna

67

A livello subregionale (Figura 6) si osserva che il tasso di occupazione (15-64 anni) per provincia nel 2004 è più elevato nella area di Reggio Emilia e nella zona centrale; le zone con il minor tasso di occupazione sono le province di Piacenza, Modena e Rimini.

Gli occupati interni nei Sistemi Locali del Lavoro (SLL) al 2002 erano maggiormente presenti nelle province di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Emilia Romagna

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Il numero di imprese registrate, al netto di agricoltura e pesca, nel periodo 1995-2000

è aumentato mediamente dell’ 1,5 per cento, di poco inferiore rispetto alla media nazionale (1,8 per cento) e a quella del Centro-Nord (1,6 per cento). Nel periodo 2001-04, continua più intensa la crescita (1,9 per cento), oltre la media ripartizionale (1,7 per cento), ma inferiore di poco a quella nazionale (2 per cento).

Le esportazioni di beni dell’Emilia Romagna rappresentano nel 2004 circa il 12 per

cento dell’ammontare complessivo delle esportazioni italiane e il 14 per cento circa di quelle del Centro-Nord.

Dal 1992 al 1995 esse sono aumentate mediamente del 17,6 per cento, con una crescita

superiore alla media centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 16,9 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, la crescita delle esportazioni si riduce notevolmente (4,6 per cento) pur rimanendo superiore al dato nazionale (2,9 per cento) e a quello del Centro-Nord (2,6 per cento). Nel periodo 2000-2004 si conferma l’andamento del quinquennio precedente (5,6 per cento), più elevato del Centro-Nord (4,4 per cento) e di quello nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

68

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate mediamente dell’1,1 per cento, a un tasso inferiore sia a quello medio dell’area del Centro-Nord che a quello nazionale (rispettivamente 2,6 e 3 per cento). Nel periodo 2001-04 la crescita si riduce a -0,1 per cento, di nuovo inferiore sia all’area del Centro-Nord sia nazionale (rispettivamente 0,8 e 1 per cento).

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Emilia Romagna

69

Tavola 1. Indicatori economici dell’Emilia Romagna

Emilia Romagna Centro Nord Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 4.116 37.470 58.175Superficie (kmq in migliaia) 22,1 178,2 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 186,2 210,3 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 94,9 92,5 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 28.067 26.365 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 22.524 21.096 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,1 1,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 16.786 15.792 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,7 1,7 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 0,0 0,1 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,6 1,3 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) -4,0 -4,9 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 21,6 20,4 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,5 0,3 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 33,6 30,4 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 1.846 15.973 22.404percentuale sul totale nazionale 8,2 71,3 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -1,2 1,2 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 71 825 1.960

percentuale sul totale nazionale 3,6 42,1 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 18,6 2,4 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 1.917 16.798 24.365percentuale sul totale nazionale 7,9 68,9 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -0,6 1,2 0,3

Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 68,3 63,8 57,5maschile 76,2 74,0 69,7

femminile 60,2 53,5 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 70,9 67,1 62,5maschile 78,4 76,8 74,5

femminile 63,4 57,4 50,6

Tasso di disoccupazione, media anno 2004 3,7 4,9 8,0maschile 2,7 3,6 6,4

femminile 5,0 6,8 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 391 3.464 5.013

percentuale sul totale nazionale 7,8 69,1 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 36.288 274.347 345.316percentuale sul totale nazionale 10,5 79,4 100,0

Straniere 8.423 121.207 141.165percentuale sul totale nazionale 6,0 85,9 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 31.223 245.738 280.692percentuale sul totale nazionale 11,1 87,5 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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3300

3400

3500

3600

3700

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

popo

lazion

e (in

migl

iaia)

6,0

6,2

6,4

6,6

6,8

7,0

quot

a su

Italia

quota su Italia livello

Toscana

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale

La popolazione in Toscana, in diminuzione negli ultimi venti anni ha registrato un

incremento a partire dal 2002, raggiungendo nel 2004 un livello di 3,5 milioni di abitanti, con una quota percentuale sul totale Italia pari a circa il 6,2 per cento (figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Toscana

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione

toscana rispetto al Centro-Nord era pari nel 2004 a circa il 9,6 per cento.

La presenza di stranieri residenti nella regione era uguale, in base ai dati del Censimento 2001, a 108.702 unità, il 3,1 per cento della popolazione totale. Secondo gli aggiornamenti anagrafici all’ 1/1/2005, la popolazione straniera è aumentata a 193.608 unità, il 5,4 per cento della popolazione totale.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno. Il Pil della regione Toscana, che nel 2003 costituiva il 6,7 per cento del Pil italiano e il 9 di

quello dell’intero Centro-Nord, ha registrato nel periodo 1990-2003 una crescita leggermente superiore a quella media del Centro-Nord e a quella italiana. (figura 2).

Nel triennio 2001-03 l’aumento medio annuo, anche se in misura contenuta, è continuato a un tasso di crescita, pari allo 0,5 per cento, inferiore alla media nazionale (0,8 per cento) ma in linea con le regioni del Centro-Nord.

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Toscana

(variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

(variazioni percentuali)

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Toscana Centro-Nord Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Toscana Centro-Nord Italia

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Toscana

71

(anno 1990=100 )

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Il Pil pro capite13 della Toscana era pari nel 2003 al 109,5 per cento di quello italiano e al 93,7 per cento di quello dell’area meridionale.

Il Pil pro-capite, nel periodo 1991-03, è aumentato mediamente dell’1,6 per cento annuo. Così come il Pil reale anche il Pil pro capite nell’ultimo triennio, 2001-03, ha rallentato la sua crescita (0,5 per cento) ad un tasso inferiore alla media nazionale (0,9 per cento), ma in linea con quello delle regioni del Centro-Nord.

Figura 3. Produttività totale e Industria La produttività totale (prodotto per

unità di lavoro), è aumentata nel periodo 1990-2003 a un tasso di crescita medio annuo di circa l’1,2 per cento, in misura inferiore al tasso di crescita della produttività dell’industria in senso stretto (1,8 per cento) (figura 3). Tuttavia nell’ultimo triennio, 2001-03, si è assistito ad un progressivo decremento della produttività (-0,1 per cento), in linea con il lieve rallentamento registrato in Italia (-0,1 per cento) e nell’area centro-settentrionale (-0,2 per cento) .

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil La quota degli investimenti fissi lordi

sul Pil nella regione Toscana è complessivamente aumentata nel periodo 1990-2003 di circa 3 punti percentuali.

L’aumento più consistente di tale quota si ha nel periodo 1990-96, mantenendosi poi stabile fino al 2000 e registrare nel biennio 2001-02 un nuovo aumento fino al 19,1 per cento. Nel 2003 il valore scende a livello 18,6 per cento, mantenendosi al di sotto della media del Centro-Nord (figura 4).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

periodo 1990-2003, è caratterizzata da un peso lievemente superiore a quello nazionale nell’industria in senso stretto (24 contro 23 per cento), e dei servizi (70 contro 69 per cento), mentre il comparto dell’agricoltura evidenzia un peso minore (2 contro 3 per cento). La stessa incidenza si riscontra invece per le costruzioni (5 per cento).

13 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della figura 1, ma una stima ad hoc

poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

72

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

Toscana Centro Nord Italia

Rispetto al 1990 il settore dei servizi e quello delle costruzioni hanno registrato un tasso di crescita del loro valore aggiunto del 2 per cento medio annuo; anche l’industria in senso stretto dimostra una dinamica positiva (0,9 per cento medio annuo). Il settore agricolo invece mostra un calo dello 0,6 per cento.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004 (numeri indici, 1995=100)

Nel 2004, la dinamica degli occupati, è

stata lievemente positiva (0,3 per cento rispetto al 2003) a fronte di una più forte crescita a livello italiano e centro-settentrionale (pari allo 0,7 per cento e 1,2 per cento rispettivamente). Il totale delle forze di lavoro è aumentato dello 0,6 per cento; quello delle persone in cerca di occupazione del 7 per cento, maggiore rispetto a quello medio delle regioni del Centro-Nord (2,4 per cento) e in decisa controtendenza rispetto a quanto è avvenuto in Italia (-4,3 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

La nuova serie storica ricostruita Istat degli occupati regionali mostra che l’andamento del

fenomeno nella regione toscana tende ad attestarsi su quello della ripartizione del Centro-Nord (figura 5).

A livello settoriale, nel 2004, il 64,3 per cento degli occupati appartengono al settore dei

servizi: una percentuale pressoché uguale alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Centro-Nord (63,4 per cento). Il settore dell’industria in senso stretto ha il 24,2 per cento degli occupati, contro il 22,5 per cento della media italiana e il 25,9 per cento di quella del Centro-Nord; il settore delle costruzioni registra il 7,6 per cento degli occupati, contro l’8,2 per cento della media italiana e il 7,5 per cento di quella centro-settentrionale. Infine il settore dell’agricoltura ha il 4 per cento degli occupati, superiore alla media del Centro-Nord (3,2 per cento), ma superiore al 3,2 per cento della media nazionale.

La Toscana è caratterizzata da un tasso di occupazione pari al 63,2 per cento nel 2004,

decisamente superiore a quello italiano (57,5 per cento) e sostanzialmente allineato a quello delle regioni del Centro-Nord (63,8 per cento), e da un tasso di disoccupazione più basso di quello italiano e simile a quello complessivo del Centro-Nord (5,2 per cento contro l’8 per cento italiano e il 4,9 per cento centro-settentrionale). Anche il tasso di attività, pari al 66,7 per cento, è superiore a quello italiano (62,5 per cento), ma in linea con quello centro-settentrionale (67,1 per cento).

Il tasso di occupazione femminile e il tasso per la componente maschile sono pari,

rispettivamente, al 52,9 per cento (53,5 per cento nel Centro-Nord e 45,3 per cento in Italia) e al 73,6 per cento (contro 74 nel Centro-Nord e 69,7 per cento in Italia).

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Toscana

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Il tasso di occupazione (15-64 anni) a livello subregionale è maggiore nella province di

Firenze e Siena, seguite da Pistoia e Arezzo, Lucca e Prato, Pisa e Grosseto; infine, le province con il minor tasso di occupazione sono Livorno e Massa-Carrara (figura 6).

Gli occupati interni nei sistemi locali del lavoro (SLL) al 2002, erano maggiormente presenti nelle aree di Firenze e Prato.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Toscana

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Il numero di imprese registrate, al netto di agricoltura e pesca, nel periodo 1995-2000 è

aumentato mediamente a un tasso dell’1,2 per cento, meno della media nazionale (1,8 per cento), e di quella centro-settentrionale (1,5 per cento). Anche nel periodo 2001-04, continua la crescita del numero delle imprese (2 per cento), in linea con la media nazionale (2 per cento), leggermente al di sopra di quella centro-settentrionale (1,9 per cento).

Le esportazioni di beni della Toscana costituiscono nel 2004 il 7,7 per cento del flusso

complessivo delle esportazioni italiane e circa l’8,7 per cento di quelle del Centro-Nord. Nel periodo 1992-1995 le esportazioni sono aumentate mediamente del 17,3 per cento, un tasso superiore rispetto alla media centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 16,9 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, anche se in misura minore, continua la crescita delle esportazioni ad un incremento medio inferiore (2,6 per cento) a quello nazionale (2,9 per cento), ma in linea con quello del Centro-Nord. Nel periodo 2000-2004 aumenta la crescita media delle esportazioni di beni della Toscana (4 per cento), seppure in misura minore rispetto alla media delle regioni del Centro-Nord (4,4per cento) e a quella nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

74

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate mediamente del 4,4 per cento; la crescita risulta superiore sia alla media dell’area centro-settentrionale sia a quella nazionale (rispettivamente 2,6 per cento e 3 per cento). Nel periodo 2001-04, si registra invece una flessione (a un tasso di -1,6 per cento), in controtendenza rispetto ai tassi di crescita positivi che si sono registrati nelle regioni del Centro-Nord e in Italia (rispettivamente 0,8 per cento e 1 per cento).

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Toscana

75

Toscana Centro Nord Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 3.582 37.470 58.175Superficie (kmq in migliaia) 23,0 178,2 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 155,7 210,3 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 100,6 92,5 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 24.716 26.365 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 19.767 21.096 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,4 1,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 15.750 15.792 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,0 1,7 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 0,0 0,1 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,5 1,3 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) -2,0 -4,9 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 18,6 20,4 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,5 0,3 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 28,5 30,4 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 1.488 15.973 22.404percentuale sul totale nazionale 6,6 71,3 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 0,3 1,2 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 82 825 1.960

percentuale sul totale nazionale 4,2 42,1 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 7,0 2,4 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 1.569 16.798 24.365percentuale sul totale nazionale 6,4 68,9 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 0,6 1,2 0,3

Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 63,2 63,8 57,5maschile 73,6 74,0 69,7

femminile 52,9 53,5 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 66,7 67,1 62,5maschile 76,4 76,8 74,5

femminile 57,1 57,4 50,6

Tasso di disoccupazione, media anno 2004 5,2 4,9 8,0maschile 3,7 3,6 6,4

femminile 7,3 6,8 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 360 3.464 5.013

percentuale sul totale nazionale 7,2 69,1 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 35.455 274.347 345.316percentuale sul totale nazionale 10,3 79,4 100,0

Straniere 16.561 121.207 141.165percentuale sul totale nazionale 11,7 85,9 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 20.168 245.738 280.692percentuale sul totale nazionale 7,2 87,5 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

Tavola 1. Indicatori economici della Toscana

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

76

Umbria

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale La popolazione in Umbria, in lieve ma costante incremento nel periodo 1980-2004,

era pari a 853 mila abitanti nel 2004 (popolazione residente media), con una quota sul totale Italia pari a poco più dell’1,4 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Umbria

(livelli e quote, periodo 1980-2004) Nel 2004 l’incidenza della

popolazione umbra rispetto al Centro Nord era pari al 2,3 per cento.

La presenza di stranieri nella regione ammontava, secondo i dati del Censimento 2001, a circa 27 mila unità, con un’incidenza del 3,3 per cento sulla popolazione totale. Secondo l’aggiornamento al 1 gennaio 2005, la presenza di stranieri è aumentata a oltre 53 mila unità, con una incidenza pari a circa il 6,2 per cento.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno. Il Pil della regione, che nel 2003 rappresentava l’1,4 per cento di quello italiano e l’1,9

per cento di quello dell’area Centro Nord, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 una crescita complessiva lievemente superiore sia a quella della macroarea sia a quella nazionale (Figura 2).

Nel triennio 2001-03 l’incremento medio annuo del Pil dell’Umbria (0,4 per cento) è risultato inferiore sia alla media nazionale (0,8 per cento) sia a quella del Centro Nord (0,6 per cento).

Figura 2. L’andamento del Pil della regione Umbria (variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

700

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1980

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1991

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1993

1994

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1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

popo

lazi

one

(in m

iglia

ia)

1,0

1,2

1,4

1,6

1,8

2,0

quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

(variazioni percentuali)

- 2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Umbria C entro-Nord Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Umbria C entro-Nord Italia

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Umbria

77

Il Pil pro-capite14 della regione nel 2003 era pari al 96 per cento di quello italiano e

all’82,1 per cento di quello dell’area centro-settentrionale. La sua evoluzione ha mostrato nel periodo osservato variazioni simili a quelli del

prodotto lordo, con una flessione nel triennio 2001-2003, quando la variazione media annua del Pil pro capite della regione è risultata pari a 0,3 per cento, inferiore sia alla media nazionale (0,9 per cento) sia a quella dell’area centro-settentrionale (0,5 per cento). Figura 3. Produttività totale e Industria

La produttività (prodotto per

unità di lavoro) ha evidenziato dall’inizio degli anni novanta al 2003 una crescita media annua per l’intera economia dell’1,3 per cento circa, con una dinamica superiore a quella dell’industria in senso stretto (Figura 3). Nel triennio 2001-03 la variazione negativa della produttività totale umbra (-0,4 per cento medio annuo) è lievemente superiore a quella dell’Italia (-0,2 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil

La quota degli investimenti fissi

lordi sul Pil in Umbria ha subito nel periodo 1990-2003 un incremento di 1,5 punti percentuali. L’andamento è stato variabile intorno al 20 per cento, con valori lievemente superiori a quelli ripartizionali.

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata da pesi nei vari comparti sostanzialmente in linea con la media italiana e con quella dell’area di appartenenza: nell’industria in senso stretto con circa il 23 per cento contro 23 per cento a livello nazionale e 25 per cento nel Centro Nord, nei servizi (67 per cento circa contro 69 e 67 per cento), nelle costruzioni (5,6 per cento rispetto a 5,2 e 5 per cento) e nell’agricoltura (3,3 contro 3 e 2 per cento).

14 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della FIGURA 1 ma una stima

ad hoc poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

(anno 1990=100 )

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

22,0

24,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

78

Rispetto al 1990 il settore dei servizi ha incrementato il suo peso di circa 6 punti percentuali, con una crescita media annua del suo valore aggiunto del 2,4 per cento. In crescita anche l’incidenza delle costruzioni (circa 0,3 punti), in calo invece quella dell’industria in senso stretto (-5,5 punti) e del settore agricolo (-1,1 per cento).

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004

(numeri indici, 1995=100) Nel 2004, la dinamica degli

occupati registrata dall’indagine sulle forze di lavoro è stata positiva (2,8 per cento rispetto al 2003), superiore sia al dato del Centro Nord (1,2 per cento) sia a quello nazionale (0,7 per cento)(Figura 5).

E’ diminuito il numero di disoccupati (-9,8 per cento), seguendo la tendenza del dato nazionale (-4,3 per cento) ma contrariamente a quanto è avvenuto nel Centro Nord (2,4 per cento). Il totale delle forze di lavoro è aumentato del 2 per cento.

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La nuova serie storica ricostruita dall’Istat per il periodo 1993-2004 degli occupati

regionali mostra che l’andamento del fenomeno nella regione diverge sia da quello nazionale sia da quello della ripartizione di appartenenza.

A livello settoriale, nel 2004, il 57 per cento circa degli occupati appartengono al

settore dei servizi, con una percentuale inferiore sia alla media italiana (64,9 per cento) che a quella del Centro Nord (63,4 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 33 per cento circa degli occupati (22,5 per cento la media italiana e 25,9 per cento quella del Centro Nord); il settore delle costruzioni con il 6,5 per cento degli occupati, inferiore sia alla media della macroarea (7,5 per cento) che a quella nazionale (8,2 per cento); infine il settore dell’agricoltura con il 3,6 per cento degli occupati (4,4 per cento la media italiana e 3,2 per cento quella del Centro Nord).

La regione è comunque caratterizzata da un tasso di occupazione inferiore a quello

medio della macroarea di appartenenza ma superiore a quello medio nazionale (nel 2004 61,4 per cento contro rispettivamente 63,8 per cento al Centro Nord e 57,4 per cento in Italia) e da un basso tasso di disoccupazione (5,7 per cento contro l’8 per cento italiano e il 5 per cento circa dell’area Centro Nord). Il tasso di attività (65,2 per cento) risulta superiore a quello italiano (62,5 per cento) ma inferiore a quello della macroarea (67,1 per cento).

Considerando i generi, la componente femminile segna un alto tasso di occupazione

(51,7 per cento) superiore rispetto alla media nazionale (45,3 per cento) ma inferiore a quello centro-settentrionale (53,5 per cento); anche il tasso di occupazione per la componente maschile (71,1 per cento) è superiore a quello nazionale (69,7 per cento) e inferiore a quello dell’area Centro-Nord (74 per cento).

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

Umbria Centro Nord Italia

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Umbria

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A livello subregionale (Figura 6) si osserva che il tasso di occupazione (15-64 anni)

per provincia nel 2004 è più elevato nella provincia di Perugina rispetto a quella di Terni. Gli occupati interni nei SLL al 2002, erano maggiormente presenti nelle aree di

Perugia, Terni e Foligno.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Umbria

Fonte: elaborazioni su dati Istat. Riguardo al tessuto produttivo umbro, le imprese registrate, al netto di agricoltura e

pesca, sono aumentate nel decennio 1995-2004 a un tasso di circa l’1,8 medio annuo, con andamenti sostanzialmente simili nei periodi 1995-2000 e 2001-2004 (rispettivamente 1,9 e 1,7 per cento), più alto nel primo periodo ma in linea nel secondo con la dinamica complessiva del Centro Nord.

Le esportazioni di beni della regione Umbria costituiscono nel 2004 quasi l’1 per

cento sia del flusso complessivo dell’export italiano che di quello dell’area Centro Nord. Nel periodo 1992-95 esse sono aumentate mediamente del 24,7 per cento, una crescita superiore rispetto alla media dell’area e nazionale (rispettivamente 16,9 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, anche se in misura nettamente minore, continua la crescita delle esportazioni umbre con un incremento medio (1,6 per cento) inferiore sia a quello nazionale (2,9 per cento) sia a quello del Centro Nord (2,6 per cento). Nel periodo 2000-2004 aumenta la crescita media dell’Umbria (5,9 per cento), superiore sia a quella del Cento Nord (4,4 per cento) sia a quella nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

80

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate mediamente del 4,6 per cento, a un tasso nettamente superiore sia alla media dell’area Centro Nord (2,6 per cento) sia a quella nazionale (3 per cento). Nel periodo 2000-04 si registra un discreto incremento (1,1 per cento), in linea sia con la crescita della macroarea sia con quella nazionale (rispettivamente 0,8 e 1 per cento). Nel 2004 le presenze nella regione costituiscono l’1,7 per cento del totale nazionale.

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Umbria

81

Tavola 1. Indicatori economici dell’Umbria Umbria Centro Nord Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2003 (*) (in migliaia) 841 36.994 57.605Superficie (kmq in migliaia) 8,5 178,3 301,4Densità demografica anno 2003 (abitanti per Kmq) 99,0 207,5 191,1Densità imprenditoriale anno 2003 (imprese per 1000 abitanti) 83,8 91,8 85,2PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2002 (euro) 17.510 21.282 18.138PIL per abitante (a prezzi 1995), 1997-2002 (variazione percentuale media) 1,8 1,6 1,8PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2002 (euro) 21.028 25.868 22.052PIL per abitante (a prezzi correnti), 1997-2002 (variazione percentuale media) 4,0 4,1 4,3Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2002 (euro) 14.257 15.583 14.256Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1997-2002 (variazione percentuale media) 1,9 1,9 2,0PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2001-2002 -0,5 0,2 0,4PIL (prezzi 1995), 1997-2002 (variazione percentuale media) 1,8 1,6 1,7Importazioni nette/PIL, anno 2002 (percentuale) 3,7 -5,6 -0,2Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2002 (percentuale) 22,2 20,8 20,8Produttività (**) (a prezzi 1995), 1997-2002 (variazione percentuale media) 0,3 0,5 0,6Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995) (percentuale sul totale) 29,3 30,6 28,3

Occupati (I semestre 2004 in migliaia) 338 15.882 22.252percentuale sul totale nazionale 1,5 71,4 100,0

Variazione I sem. 2004/ I sem. 2003 (valori percentuali) 3,4 1,5 0,9In cerca di occupazione (I semestre 2004 in migliaia) 22 828 2.011

percentuale sul totale nazionale 1,1 41,1 100,0 Variazione I sem. 2004/ I sem. 2003 (valori percentuali) -6,5 5,1 -5,0 Forze di lavoro (I semestre 2004 in migliaia) 359 16.709 24.263

percentuale sul totale nazionale 1,5 68,9 100,0 Variazione I sem. 2004/ I sem. 2003 (valori percentuali) 2,7 1,6 0,4Tasso di occupazione, I semestre 2004 (***) 61,2 63,5 57,1

maschile 71,1 73,9 69,4femminile 51,2 53,2 45,0

Tasso di attività, I semestre 2004 (***) 65,1 66,9 62,4maschile 74,0 76,7 74,3

femminile 56,2 57,1 50,5Tasso di disoccupazione, I semestre 2004 6,0 5,0 8,3

maschile 3,8 3,6 6,6femminile 8,8 6,8 10,8

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2003 ( valori in migliaia ) 71 3.397 4.906

percentuale sul totale nazionale 1,4 69,2 100,0

Turismo – presenze , anno 2003 (valori in migliaia)

Complessive 5.887 270.890 341.636percentuale sul totale nazionale 1,7 79,3 100,0

Straniere 1.985 118.807 138.323percentuale sul totale nazionale 1,4 85,9 100,0

Esportazioni, anno 2003 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 2.394 229.591 258.188percentuale sul totale nazionale 0,9 88,9 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

82

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2004

popo

lazi

one

(in m

iglia

ia)

2,0

2,2

2,4

2,6

2,8

3,0

quot

a su

Ital

ia

quota su Italia livello

Marche

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale La popolazione nelle Marche, in crescita negli ultimi dieci anni, raggiunge nel 2004

circa 1.512 migliaia di unità (popolazione residente media nell’anno), con una quota sul totale Italia pari circa al 2,6 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente nelle Marche

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione

marchigiana rispetto al Centro-Nord era pari nel 2004 al 4 per cento.

La presenza di stranieri nella regione ammontava, secondo i dati del Censimento 2001, a circa 45.600 unità, con un’incidenza del 3,1 per cento sulla popolazione totale.

Secondo l’aggiornamento al 1° gennaio 2005, la presenza di stranieri raggiunge circa le 82.000 unità, pari a circa il 5,4 per cento della popolazione regionale .

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno Il Pil della regione, che nel 2003 rappresentava il 2,6 per cento di quello italiano e il

3,5 per cento di quello dell’area centro-settentrionale, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 una crescita complessiva superiore a quella del Centro-Nord e dell’Italia, con un significativo progressivo aumento del divario a partire dalla metà degli anni ‘90 (Figura 2).

Nel triennio 2001-03 si registra una riduzione sensibile dell’incremento medio annuo delle Marche (0,7 per cento), inferiore alla pur ridotta media nazionale (0,8 per cento) e di poco superiore all’incremento medio del Centro-Nord (0,6 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Marche

(variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

(variazioni percentuali)

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Marche Centro-Nord Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

130,0

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1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Marche Centro-Nord Italia

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Marche

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(anno 1990=100 )

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110,0

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120,0

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1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

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14,0

16,0

18,0

20,0

22,0

24,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Il Pil pro-capite15 della regione nel 2003 era pari al 99,8 per cento di quello italiano e all’ 85,4 per cento di quello dell’area centro-settentrionale.

La sua evoluzione ha ricalcato sostanzialmente quella del Centro-Nord e della penisola nel suo insieme, seppur con tassi maggiori Nel triennio 2001-03 l’andamento del Pil pro-capite medio annuo delle Marche risulta stazionario (0,1 per cento), dunque inferiore alla media nazionale (0,9 per cento) e a quella dell’area Centro-Nord (0,5 per cento), che pure hanno conosciuto una significativa riduzione.

Figura 3. Produttività totale e Industria La produttività (prodotto per

unità di lavoro) nel periodo 1990-2003 è cresciuta per l’intera economia ad un tasso medio di 1,8 per cento l’anno, inferiore rispetto a quella dell’industria in senso stretto (Figura 3).

Nell’ultimo triennio, 2001-03, la crescita tuttavia tende a decelerare (-0,3 per cento) mentendosi in linea con l’inversione di tendenza dell’Italia (-0,1 per cento) e del Centro-Nord (-0,2 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil La quota media degli

investimenti fissi lordi sul Pil, nel periodo 1990-2002 ha registrato un andamento discontinuo, ottenendo comunque una crescita di oltre un punto percentuale, nonostante il picco negativo introno all’anno 2004.

Nel 2003 l’indicatore raggiunge il livello di 21,1 inferiore alla media del Centro-Nord che era per lo stesso anno di 20,3 (Figura 4).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

periodo 1990-2003, è caratterizzata dal maggior peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (circa 26,8 per cento del valore aggiunto totale contro 23 per cento a livello nazionale) e una minore presenza nel settore dei servizi (65 per cento contro 69 per cento dell’Italia). In linea con la media nazionale il peso dei settori agricolo (2,7 per cento contro circa 3 per cento a livello nazionale), e delle costruzioni (5 per cento).

15 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

Marche Centro Nord Italia

Rispetto al 1990, il settore dei servizi registra una crescita media annua del suo valore aggiunto del 2,5 per cento. Il comparto delle costruzioni e dell’industria in senso stretto hanno registrato una crescita media annua del valore aggiunto inferiore, rispettivamente dello 0,7 e dell’ 1,7 per cento. Il settore agricolo è cresciuto nello stesso periodo dell’1,6 per cento medio annuo.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004 (numeri indici, 1995=100)

Nel 2004, la dinamica degli occupati è stata positiva (1,7 per cento rispetto al 2003) con una crescita maggiore rispetto al livello italiano (0,7 per cento) e centro-settentrionale (1,2 per cento). Il numero di disoccupati ha registrato un consistente incremento (19,6 per cento), contribuendo all’aumento di 2,5 punti percentuali del totale delle forze di lavoro. Tale incremento del numero di disoccupati è stato più forte rispetto a quello medio dell’area centro-settentrionale (2,4 per cento) e in controtendenza rispetto alla media nazionale (-4,3 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La nuova serie storica ricostruita Istat degli occupati regionali mostra che l’andamento

del fenomeno nella regione tende a seguire quello della ripartizione di appartenenza, con un miglioramento negli ultimi due anni (fig. 5).

A livello settoriale, nel 2004, il 56,8 per cento degli occupati appartengono al settore

dei servizi, con una percentuale inferiore alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Centro-Nord (63,4 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con quasi il 33 per cento degli occupati, contro il 22,5 per cento della media italiana e il 25,9 per cento di quella del Centro-Nord; il settore delle costruzioni con circa il 6,5 per cento degli occupati, contro l’8,2 per cento della media italiana e il 7,5 per cento di quella centro-settentrionale; infine il settore dell’agricoltura con il 3,6 per cento degli occupati, di poco superiore alla media del Centro-Nord (3,2 per cento), contro il 4,4 per cento della media nazionale.

Il mercato dell’occupazione marchigiano è caratterizzato da un elevato tasso di

occupazione, pari a 63,8 per cento nel 2004 contro 57,4 per cento a livello italiano, e da un basso tasso di disoccupazione (5,3 per cento) rispetto all’8 per cento italiano, anche se più elevato del 4,9 per cento dell’area centro-settentrionale. La scarsa incidenza della disoccupazione si riflette in un tasso di attività (67,4 per cento) superiore a quello italiano (62,5 per cento) e a quello centro-settentrionale (67,1 per cento).

A livello di genere, la componente femminile segnala il maggiore vantaggio nel tasso

di occupazione rispetto alla media nazionale e centro-settentrionale (54,2 per cento, contro 45,3 per cento nel Centro-Nord e 53,5 per cento in Italia); il tasso per la componente maschile, quasi in linea con quello centro-settentrionale, è superiore a quello nazionale (73,3 per cento contro 74 nel Centro-Nord e 69,7 per cento in Italia).

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Marche

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A livello subregionale si osserva che il tasso di occupazione (15-64 anni) per

provincia al 2004 risulta più elevato nella provincia di Ascoli Piceno; la provincia con il minor tasso di occupazione è Macerata.

Gli occupati interni nei sistemi locali del lavoro (SLL), sono maggiormente presenti nelle aree di Ancona e Pesaro; segue Ascoli Piceno.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Marche

Fonte: elaborazioni su dati Istat. Riguardo al tessuto produttivo marchigiano, le imprese registrate, al netto di

agricoltura e pesca, sono aumentate nel decennio 1995-2004 a un tasso di circa l’1,5 medio annuo, con andamento più contenuto nel periodo 1995-2000 (1,1) e un’accelerazione nel periodo 2001-2004 (1,9); quando la dinamica è risultata superiore a quella complessiva del Centro-Nord.

Le esportazioni di beni delle Marche costituiscono nel 2004 il 3 per cento del flusso

complessivo dell’export italiano e il 3,6 per cento circa di quello del Centro-Nord. Nel periodo 1992-95 esse sono aumentate mediamente del 21,7 per cento, con una crescita superiore rispetto alla media centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 16,9 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, anche se la crescita delle esportazioni continua in misura minore, le Marche comunque mantengono un incremento medio più forte (3,2 per cento) rispetto a quello del Centro-Nord (2,6 per cento) e a quello nazionale (2,9 per cento). Nel periodo 2000-2004 accelera nuovamente la crescita dell’export della regione (6,9 per cento), ancora in misura superiore rispetto alla media del Centro-Nord (4,4 per cento) e a quella nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate mediamente del 2,5 per cento; tale crescita risulta inferiore alla media dell’area centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 2,6 per cento e 3 per cento). Nel periodo 2001-04, si registra un tasso di incremento più marcato (1,4 per cento) rispetto all’area centro-settentrionale e nazionale (rispettivamente 0,8 per cento e 1 per cento).

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Marche

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Tavola 1. Indicatori economici delle Marche

Marche Centro Nord Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 1.512 37.470 58.175Superficie (kmq in migliaia) 9,7 178,2 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 155,9 210,3 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 91,1 92,5 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 22.472 26.365 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 18.016 21.096 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,0 1,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 14.604 15.792 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,2 1,7 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 0,8 0,1 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,6 1,3 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) 2,0 -4,9 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 21,1 20,4 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,6 0,3 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 32,1 30,4 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 633 15.973 22.404percentuale sul totale nazionale 2,8 71,3 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 1,7 1,2 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 36 825 1.960

percentuale sul totale nazionale 1,8 42,1 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 19,6 2,4 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 669 16.798 24.365percentuale sul totale nazionale 2,7 68,9 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 2,5 1,2 0,3

Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 63,8 63,8 57,5maschile 73,3 74,0 69,7

femminile 54,2 53,5 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 67,4 67,1 62,5maschile 76,2 76,8 74,5

femminile 58,6 57,4 50,6

Tasso di disoccupazione, media anno 2004 5,3 4,9 8,0maschile 3,8 3,6 6,4

femminile 7,4 6,8 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 138 3.464 5.013

percentuale sul totale nazionale 2,7 69,1 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 12.853 274.347 345.316percentuale sul totale nazionale 3,7 79,4 100,0

Straniere 1.868 121.207 141.165percentuale sul totale nazionale 1,3 85,9 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 8.694 245.738 280.692percentuale sul totale nazionale 3,1 87,5 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

88

Lazio

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale La popolazione nel Lazio, di nuovo in crescita dopo la flessione della seconda metà

degli anni novanta, raggiunge nel 2004 circa 5.238 mila abitanti (popolazione residente media nell’anno), con una quota sul totale Italia pari al 9 per cento (Figura 1).

Figura1. Popolazione residente nel Lazio

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione

del Lazio rispetto alla macroarea del Centro-Nord era pari al 14 per cento nel 2004.

La presenza di stranieri nella Regione, secondo i dati del Censimento 2001, ammontava a circa 152.000 unità, con un’incidenza del 3 per cento sulla popolazione totale. In base agli aggiornamenti anagrafici dell’1.1.2005, la popolazione straniera residente ha raggiunto quasi 250 mila unità, con un’incidenza pari al 4,7 per cento.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno. Il Pil della Regione, che nel 2003 rappresentava il 10,1 per cento di quello italiano e il

13,5 per cento di quello del Centro-Nord, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 una crescita complessiva pari a quella del Centro Nord e dell’Italia (Figura 2).

Nel triennio 2001-03 l’incremento del Pil del Lazio continua (1,6 per cento in media all’anno), con una crescita superiore alla media nazionale (0,8 per cento) e a quella centro settentrionale (0,6 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Lazio

(variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

4800

4900

5000

5100

5200

5300

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

popo

lazio

ne (i

n m

igla

iia)

8,5

8,7

8,9

9,1

9,3

9,5

quot

a su

Ital

ia

quota su Italia livello

(variazioni percentuali)

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Lazio Centro-Nord Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Lazio Centro-Nord Italia

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Lazio

89

(anno 1990=100 )

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

130,0

135,0

140,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Il Pil pro-capite16 del Lazio nel 2003 era pari al 112,4 per cento di quello italiano e al 96,1 per cento di quello del Centro-Nord.

Nel quinquennio 1991-95 esso è aumentato mediamente dello 0,9 per cento annuo, a fronte di un maggiore incremento della media nazionale (1,1 per cento). Successivamente (1996-2000) la crescita è stata dell’1,2 per cento, a fronte di una crescita media nazionale dell’1,8 per cento. Nel triennio 2001-03, infine, l’incremento del Lazio si attesta intorno al 2,3 per cento, superiore alla media dell’area centro settentrionale (0,5 per cento) e nazionale (0,9 per cento).

Figura 3. Produttività totale e industria

La produttività nel periodo 1991-2003 ha registrato un incremento sostenuto, soprattutto per quanto riguarda l’industria in senso stretto attestandosi intorno a 2,3 per cento, contro lo 0,8 della produttività totale. Nell’ultimo triennio (2001-03) si osserva una flessione del Lazio (-0,5 per cento) in linea con la tendenza negativa del resto dell’Italia (-0,1 ) e dell’area centro settentrionale (-0,2 per cento) (Figura 3).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil

La quota degli investimenti fissi

lordi sul Pil nel periodo 1990-2003 ha subito una flessione di circa un punto percentuale a fronte di un incremento di analogo valore nel Centro-Nord e nel totale Italia. A fine periodo la quota nel Lazio era pari al 17,7 per cento. Nel triennio 2001-03 si è registrato un calo di circa un punto, contro una stazionarietà per Centro-Nord e Italia (Figura 4).

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La struttura produttiva della Regione, relativamente al valore aggiunto dei settori

nel 2003, è caratterizzata dal basso peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (circa 15 per cento del valore aggiunto totale contro 23 per cento a livello nazionale), nonché del settore agricolo (circa 1 per cento contro 3 per cento nazionale) e delle costruzioni (4 contro 5 per cento) e da una maggiore presenza dei servizi (80 contro 69 per cento).

16 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc, poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

90

95

100

105

110

115

120

125

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Lazio Centro Nord Italia

Nel periodo 1990-2003 il peso del settore agricolo segna un calo dello 0,4 per cento. In diminuzione nello stesso periodo l’incidenza delle costruzioni (-1,3 punti), mentre i servizi e l’industria in senso stretto, crescendo a un tasso di 1,6 e 1,5 per cento all’anno, hanno aumentato il loro peso (rispettivamente 1,6 e 0,1 per cento).

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004

(numeri indici,1995=100) Nel 2004 la dinamica degli

occupati è stata positiva (4,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2003) a fronte di una minore crescita sul piano nazionale (0,7 per cento) e nell’area centro settentrionale (1,2 per cento)(Figura 5). Il numero di disoccupati ha registrato una consistente flessione (-10,3 per cento), incidendo sul totale delle forze di lavoro. Tale contrazione è stata più forte rispetto a quella media dell’area centrale (-3,5 per cento) e nazionale (-4,3 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La nuova serie storica ricostruita (Istat) mostra un incremento del numero degli

occupati nella Regione a partire dal 1995, in linea con il resto del Paese e con l’area del Centro-Nord, fino al 2001, anno in cui inizia a verificarsi un divario positivo rispetto ai dati nazionali e della macro area.

L’analisi dei dati regionali per settore mostra che nel 2004 il 79,1 per cento degli

occupati appartengono ai servizi, percentuale superiore alla media italiana (64,9) e a quella del Centro Nord (63,4 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 12,4 per cento degli occupati contro il 22,5 per cento della media italiana e il 25,9 per cento di quella del Centro Nord, quindi il settore delle costruzioni con il 6,6 per cento degli occupati contro l’8,2 per cento della media italiana e il 7,5 per cento di quella centro settentrionale, infine il settore dell’agricoltura con l’1,8 per cento degli occupati, inferiore alla media del Centro Nord (3,2 per cento) e alla media nazionale (4,4 per cento).

Il mercato del lavoro del Lazio nel 2004 è caratterizzato da un tasso di occupazione

pari al 58,5 per cento, superiore a quello italiano (57,5 per cento), e da un tasso di disoccupazione dell’8 per cento (8,1 per cento quello italiano, 4,9 per cento quello dell’Italia centro settentrionale). Il tasso di attività (63,6 per cento) risulta superiore a quello italiano (62,5 per cento) e al di sotto di quello centro settentrionale (67,1 per cento).

La distinzione in base al genere evidenzia come sia la componente femminile che

quella maschile presentino nella Regione un tasso di occupazione più alto rispetto alla media nazionale e più basso rispetto all’area centro settentrionale (per la componente femminile 53,5 per cento, contro 45,3 dell’Italia e 50,2 per cento del Centro; per la componente maschile 70,4 per cento contro 69,7 dell’Italia e 74 per cento del Centro Nord ).

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Lazio

91

A livello subregionale (Figura 6) si osserva che il tasso di occupazione (15-64 anni) per provincia nel 2004 è più elevato nella provincia di Roma e in generale nell’ area settentrionale; le zone con il minor tasso di occupazione sono la provincia di Latina e Frosinone.

Gli occupati interni nei SLL al 2002 erano maggiormente presenti nelle aree della

capitale e di Frosinone.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Lazio

Fonte: Elaborazioni su dati Istat. Nell’intera Regione il numero di imprese registrate, al netto di agricoltura e pesca, nel

periodo 1995-2000 è aumentato mediamente dell’1,8 per cento, in linea con la media nazionale e più di quella centro settentrionale (1,6 per cento). Nel periodo 2000-04 rallenta la crescita (0,9 per cento) che risulta inferiore rispetto alla media nazionale (2 per cento) e centro settentrionale (1,7 per cento).

Le esportazioni di beni del Lazio dal 1992 al 1995 sono aumentate mediamente

dell’11,2 per cento, crescita inferiore rispetto alla media centro settentrionale e nazionale (rispettivamente 16,9 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, in misura minore, continua la crescita delle esportazioni: il Lazio registra un incremento medio più forte (10,4 per cento) rispetto a quello del Centro Nord (2,6 per cento) e a quello nazionale (2,9 per cento). Nel periodo 2000-2004 rallenta la crescita media del Lazio (2,6 per cento), inferiore alla media del Centro Nord (4,4 per cento) e a quella nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

92

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella Regione sono aumentate del 3,9 per cento, tale crescita risulta superiore sia al Centro Nord (2,6 per cento) sia alla media e nazionale (3 punti percentuali). Nel 2000-04 all’incremento regionale del 4,3 per cento fa riscontro una crescita dell’area centro settentrionale e nazionale rispettivamente dello 0,8 e dell’1 per cento. Nel 2004 le presenze nella Regione costituiscono l’8,1 per cento del totale nazionale.

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Lazio

93

Tavola 1. Indicatori economici del Lazio

Lazio Centro Nord Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 5.238 37.470 58.175Superficie (kmq in migliaia) 17,2 178,2 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 304,5 210,3 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 94,0 92,5 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 25.926 26.365 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 20.282 21.096 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,9 1,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 16.071 15.792 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,3 1,7 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 0,9 0,1 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,6 1,3 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) -3,2 -4,9 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 17,7 20,4 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) -0,3 0,3 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 18,3 30,4 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 2.076 15.973 22.404percentuale sul totale nazionale 9,3 71,3 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 4,3 1,2 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 179 825 1.960

percentuale sul totale nazionale 9,1 42,1 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -10,3 2,4 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 2.255 16.798 24.365percentuale sul totale nazionale 9,3 68,9 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 3,0 1,2 0,3

Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 58,5 63,8 57,5maschile 70,4 74,0 69,7

femminile 47,1 53,5 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 63,6 67,1 62,5maschile 75,2 76,8 74,5

femminile 52,5 57,4 50,6

Tasso di disoccupazione, media anno 2004 8,0 4,9 8,0maschile 6,3 3,6 6,4

femminile 10,3 6,8 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 492 3.464 5.013

percentuale sul totale nazionale 9,8 69,1 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 28.095 274.347 345.316percentuale sul totale nazionale 8,1 79,4 100,0

Straniere 15.400 121.207 141.165percentuale sul totale nazionale 10,9 85,9 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 10.383 245.738 280.692percentuale sul totale nazionale 3,7 87,5 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

94

Abruzzo

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale La popolazione in Abruzzo, in crescita negli ultimi dieci anni, raggiunge nel 2004 un

livello di 1,29 milioni di abitanti (popolazione residente media nell’anno), con una quota sul totale Italia pari a circa il 2,2 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Abruzzo

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione abruzzese

rispetto alla macroarea del Mezzogiorno è di circa il 6,2 per cento.

La presenza di stranieri nella regione raggiungeva, in base ai dati del Censimento 2001, l’ammontare di 21.399 unità, con un’incidenza dell’1,7 per cento della popolazione totale. Secondo gli aggiornamenti anagrafici all’1/1/2005 la popolazione straniera residente è aumentata a 38.582 unità, con un’incidenza pari al 3,0 per cento.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno. Il Pil regionale, che nel 2003 costituiva l’1,9 per cento di quello italiano e il 7,7 di

quello del Mezzogiorno, ha mostrato nel periodo 1991-2003 una crescita pari a quella del Mezzogiorno e lievemente inferiore alla crescita media italiana (Figura 2).

Nel triennio 2001-03 l’incremento medio annuo è continuato in misura contenuta, con un tasso di crescita (0,6 per cento) inferiore sia alla media nazionale (0,8 per cento) che a quella meridionale (1,4 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Abruzzo

(variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

1100

1140

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1980

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2004

popo

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one

(in m

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ia)

1,8

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2,2

2,4

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quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

(variazioni percentuali)

-4,0

-3,0

-2,0

-1,0

0,0

1,0

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3,0

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1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Abruzzo Mezzogiorno Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Abruzzo Mezzogiorno Italia

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Abruzzo

95

(anno 1990=100 )

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

22,0

24,0

26,0

28,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Il Pil pro capite17 dell’Abruzzo nel 2003 era pari all’86,2 per cento di quello italiano e al 124,1 per cento di quello meridionale.

Nel quinquennio 1991-95 esso è aumentato mediamente dello 0,5 per cento annuo e

nel quinquennio successivo dell’1,9 per cento. La sua evoluzione ha seguito nel tempo quella del prodotto lordo: come il Pil reale anche il Pil pro capite nel triennio 2001-03 ha rallentato la sua crescita (0,6 per cento) rispetto sia alla media nazionale (0,9 per cento) sia a quella dell’area meridionale (1,8 per cento). Figura 3. Produttività totale e Industria

La produttività totale (prodotto per unità di lavoro) nel periodo 1991-2003 è aumentata ad un tasso di crescita medio annuo di circa l’1,2 per cento, così come anche la produttività dell’industria in senso stretto. Tuttavia nell’ultimo triennio (2001-03) il valore regionale della produttività totale diventa negativo (-0,5 per cento), a fronte di un rallentamento meno accentuato registrato in Italia (-0,1 per cento) e di una lieve crescita dell’area meridionale (0,2 per cento) (Figura 3).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil

La quota degli investimenti fissi

lordi sul Pil è complessivamente diminuita nel periodo 1990-2003 di oltre 4 punti percentuali. Nel periodo 1991-95 tale quota ha subito una prima flessione, passando dal 25,4 al 18,8 per cento. Nel 1996-2000 si assiste a un’inversione di tendenza con una risalita al 21,4 nel 2000, seguita però, nel biennio 2001-03, da una nuova flessione (21,2 per cento)(Figura 4).

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata da un peso dell’industria in senso stretto pari al 24 per cento (contro il 23 per cento della media nazionale), delle costruzioni pari al 5 per cento (in linea con la media italiana) e dei servizi pari al 67 per cento (69 la media nazionale). Il peso del settore agricolo è di circa il 4 per cento, contro il 3 per cento nazionale. Rispetto al 1990 il settore dei servizi è

17 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della figura 1, ma una stima ad

hoc poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

96

95,097,099,0

101,0103,0105,0107,0109,0111,0113,0

Abruzzo Mezzogiorno Italia

dell’1,3 per cento, l’agricoltura dello 0,7 per cento e l’industria in senso stretto del 2 per cento. Il comparto delle costruzioni è diminuito invece nel 1990-2003 di 0,7 per cento.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004

(numeri indici 1995=100) Nel 2004, la dinamica degli

occupati è stata fortemente negativa (-3,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2003) a fronte di una crescita a livello italiano (0,7 per cento) e di una contrazione nell’area meridionale (-0,4 per cento)(Figura5). Il totale delle forze di lavoro è diminuito del 3,6 per cento, mentre il numero delle persone in cerca di occupazione ha registrato una flessione superiore (-8,9 per cento). La contrazione è stata più forte rispetto a quella media dell’area meridionale (-8,6 per cento) e a quella nazionale (-4,3 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La nuova serie storica ricostruita (Istat) degli occupati regionali mostra che, nei

periodi di flessione, l’andamento del fenomeno nella regione tende ad amplificarsi negativamente rispetto al dato del Mezzogiorno.

Il 64 per cento degli occupati nel 2004 appartengono al settore dei servizi: una

percentuale pressoché uguale alla media italiana (64,9 per cento) e inferiore a quella del Mezzogiorno (68,7 per cento). Il settore dell’industria in senso stretto ha il 22 per cento degli occupati, contro il 22,5 per cento della media italiana e il 13,9 per cento di quella del Mezzogiorno; le costruzioni registrano l’8,7 per cento degli occupati, contro l’8,9 per cento della media italiana e il 9,9 per cento di quella meridionale; infine l’agricoltura ha il 4,8 per cento degli occupati, inferiore alla media del Mezzogiorno (7,5 per cento), ma superiore alla media nazionale (4,4 per cento).

Il mercato del lavoro abruzzese è caratterizzato da un tasso di occupazione pari al 56,3

per cento nel 2004 (contro il 57,5 per cento a livello italiano e il 46,1 per cento meridionale) e da un tasso di disoccupazione pari al 7,9 per cento (contro l’8 per cento italiano e il 15 per cento meridionale). Il tasso di attività, pari al 61,2 per cento, è di poco inferiore a quello italiano (62,5 per cento), ma significativamente superiore a quello meridionale (54,3 per cento).

Il tasso di occupazione femminile è uguale al 43,9 per cento, rispetto al 30,7 per cento

nel Sud e al 45,3 per cento in Italia; per la componente maschile il tasso è 68,7 (contro 61,8 nel Sud e 69,7 per cento in Italia).

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Abruzzo

97

A livello subregionale (Figura 6) si osserva che il tasso di occupazione (15-64 anni)

nel 2004 è più elevato nella provincia di Pescara e in quella di Teramo; le province con il minor tasso di occupazione sono Chieti e L’Aquila.

Gli occupati interni nei sistemi locali del lavoro (SLL) al 2002 sono maggiormente presenti nelle aree di Teramo e Pescara.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Abruzzo

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Il numero di imprese registrate, al netto di agricoltura e pesca, nel periodo 1995-2000 è aumentato mediamente dell’1,5 per cento, meno della media nazionale (1,8 per cento) e di quella meridionale (2,3 per cento). Anche nel periodo 2000-04 continua la crescita (2,6 per cento), oltre la media nazionale (2 per cento) e poco al di sotto di quella meridionale (2,8 per cento).

Le esportazioni di beni dell’Abruzzo rappresentano il 2,1 per cento del flusso

complessivo delle esportazioni italiane e circa il 20 per cento di quelle del Sud. Dal 1992 al 1995 esse sono aumentate mediamente del 24,4 per cento, con una crescita

superiore alla media meridionale e nazionale (rispettivamente 17,2 per cento e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi la crescita delle esportazioni si riduce, facendo registrare un incremento medio minore (2,6 per cento) rispetto a quello del Mezzogiorno (5,3 per cento) e a quello nazionale (2,9 per cento). Nel 2000-2004 aumenta la crescita media delle esportazioni dell’Abruzzo (9,2 per cento), in misura maggiore rispetto alla media del Mezzogiorno (6 per cento) e a quella nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

98

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella Regione sono aumentate mediamente del 3,3 per cento, a un tasso inferiore alla media dell’area meridionale ma superiore a quella nazionale (rispettivamente 4,8 e 3 per cento). Nel periodo 2000-04 si registra ancora una crescita (2,5 per cento), superiore a quella dell’area meridionale e nazionale (rispettivamente 1,6 e 1 per cento). Nel 2004 le presenze nella Regione costituiscono il 2 per cento del totale nazionale.

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Abruzzo

99

Tavola 1. Indicatori economici dell’Abruzzo

Abruzzo Mezzogiorno Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 1.293 20.706 58.175Superficie (kmq in migliaia) 10,8 123,1 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 119,7 168,2 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 85,8 74,8 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 19.127 15.726 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 15.562 12.539 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,6 2,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 13.093 12.042 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,5 1,9 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 -0,1 0,7 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,6 1,8 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) 5,6 16,5 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 21,2 20,5 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,8 0,8 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 29,1 20,9 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 479 6.431 22.404percentuale sul totale nazionale 2,1 28,7 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -3,1 -0,4 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 41 1.135 1.960

percentuale sul totale nazionale 2,1 57,9 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -8,9 -8,6 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 520 7.567 24.365percentuale sul totale nazionale 2,1 31,1 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -3,6 -1,7 0,3

Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 56,3 46,1 57,5maschile 68,7 61,8 69,7

femminile 43,9 30,7 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 61,2 54,3 62,5maschile 72,7 70,3 74,5

femminile 49,7 38,7 50,6

Tasso di disoccupazione, media anno 2004 7,9 15,0 8,0maschile 5,5 11,9 6,4

femminile 11,5 20,5 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 111 1.548 5.013

percentuale sul totale nazionale 2,2 30,9 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 6.933 70.968 345.316percentuale sul totale nazionale 2,0 20,6 100,0

Straniere 932 19.958 141.165percentuale sul totale nazionale 0,7 14,1 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 6.061 30.066 280.692percentuale sul totale nazionale 2,2 10,7 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

100

Molise

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale

La popolazione molisana, risultata in leggera crescita fino al 1991, ha poi iniziato una

lenta riduzione e raggiunto a fine periodo un valore intorno ai 322 mila abitanti (popolazione residente media nel 2004). L’incidenza della popolazione del Molise sul totale Italia è sostanzialmente stabile nel tempo, meno dello 0,6 per cento del totale nazionale (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente nel Molise

(livelli e quote, periodo 1980-2004) Rispetto al Mezzogiorno la quota

della popolazione della regione nel 2004 era pari all’1,6 per cento.

La presenza di stranieri in Molise ammontava, secondo i dati del Censimento 2001, a circa 2.600 unità, con un’incidenza dello 0,8 per cento sul totale della popolazione regionale. Al 1.1.2005, secondo le rilevazioni anagrafiche, gli stranieri residenti erano circa 3.800, con incidenza quindi in crescita (circa il 2 per cento della popolazione regionale).

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno.

Il Pil della regione, che nel 2003 rappresentava lo 0,4 per cento di quello italiano e

l’1,8 per cento di quello dell’area meridionale, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 un andamento alterno in confronto a quello del Mezzogiorno e dell’Italia, con un’accentuazione dei punti di minimo e di massimo e con una dinamica in significativo progressivo recupero tra il 1999 e il 2002 (Figura 2).

Nel triennio 2001-03, infine, l’incremento medio annuo del Pil molisano (1,3 per cento) è risultato superiore alla media nazionale (0,8 per cento), ma leggermente inferiore a quello meridionale (1,4 per cento), nonostante la flessione del 2003.

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Molise

(variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

300

320

340

360

380

400

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

popo

lazi

one

(in m

iglia

ia)

0,0

0,2

0,4

0,6

0,8

1,0

quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

(variazioni percentuali)

-3,0

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Molise Mezzogiorno Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Molise Mezzogiorno Italia

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Molise

101

Il Pil pro-capite18 della regione nel 2003 era pari all’80,3 per cento di quello italiano e al 115,6 per cento di quello dell’area meridionale.

La sua evoluzione ha mostrato nei tre periodi osservati variazioni simili a quelli del

prodotto lordo. Nel triennio conclusivo l’incremento medio annuo del Pil pro-capite della regione è risultato pari all’1,9 per cento, significativamente superiore alla media nazionale (0,9 per cento) e in linea con quello dell’area meridionale (1,8 per cento).

Figura 3. Produttività totale e Industria La produttività (prodotto per unità

di lavoro) ha evidenziato dall’inizio degli anni novanta al 2003 una crescita media annua per l’intera economia pari all’1,9 per cento circa, identica è stata la dinamica per la sola industria in senso stretto. Nel triennio 2001-03, la produttività nell’intera economia molisana è cresciuta meno (0,8 per cento medio annuo), ma sempre con andamento migliore rispetto alla dinamica dell’Italia (-0,1 per cento) e dell’area meridionale (0,2 per cento).

Fonte: Elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil La quota degli investimenti fissi

lordi sul Pil in Molise ha subito nel periodo 1990-2003 una contrazione di oltre 4 punti percentuali, prodottasi già nella prima metà degli anni novanta. A fine periodo sfiorava il 20 per cento. (Figura 4).

Fonte: Elaborazioni su dati Istat. La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata dal basso peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (circa 18,4 per cento, contro 22,9 per cento a livello nazionale e 15,1 per cento del Mezzogiorno) e una maggiore presenza del settore dei servizi (71,1 per cento, contro 69,1 per cento dell’Italia e 74,7 per cento del Sud), delle costruzioni (5,8, contro 5,2 per cento a livello nazionale e 5,7 per cento dell’area meridionale) e dell’agricoltura (4,6 contro 2,8 per cento dell’Italia e 4,5 del Mezzogiorno).

18 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

(anno 1990=100 )

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

130,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

22,0

24,0

26,0

28,0

30,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

102

Rispetto al 1990 il settore dei servizi ha incrementato il suo peso di circa 3 punti percentuali; in crescita anche la quota dell’industria in senso stretto (0,8 punti percentuali). In calo, invece, l’incidenza delle costruzioni (circa 2,7 punti) e il peso del settore agricolo (-1,2 punti percentuali).

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004

(numeri indici, 1995=100) Nel 2004, la dinamica degli occupati

è stata positiva (1 per cento in più rispetto al 2003), a fronte di una minor crescita a livello italiano (0,7 per cento) e di una contrazione nell’area meridionale (-0,4 per cento). Il numero di disoccupati ha registrato un consistente incremento (9,7 per cento), contribuendo all’aumento dell’1,9 per cento del totale delle forze di lavoro. Tale crescita si contrappone alla complessiva riduzione dei disoccupati nell’area meridionale (-8,6 per cento) e a quella media italiana (-4,3 per cento).

Fonte: Elaborazioni su dati Istat.

La nuova serie storica ricostruita Istat degli occupati regionali mostra che l’andamento

del fenomeno nella regione tende a distaccarsi significativamente, in senso negativo, da quello della ripartizione di appartenenza.

A livello settoriale, nel 2004, il 61,9 per cento degli occupati appartengono al settore

dei servizi, con una percentuale inferiore alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Mezzogiorno (68,7 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 19,2 per cento degli occupati, contro il 22,5 per cento della media italiana e il 13,9 per cento di quella del Mezzogiorno; il settore delle costruzioni con il 10,5 per cento degli occupati, contro l’8,2 per cento della media italiana e il 9,9 per cento di quella meridionale; infine il settore dell’agricoltura con l’8,4 per cento degli occupati, superiore alla media del Mezzogiorno (7,5 per cento) e alla media nazionale (4,4 per cento).

La regione è caratterizzata da un basso tasso di occupazione (nel 2004 pari al 52 per

cento contro il 57,4 per cento a livello italiano e il 46,1 per cento della ripartizione Mezzogiorno) e da un alto tasso di disoccupazione pari all’11,3 per cento, contro l’8 per cento italiano e il 15 per cento meridionale. Il tasso di attività (58,7 per cento) risulta inferiore rispetto a quello nazionale (62,5 per cento), ma superiore a quello meridionale (54,3 per cento).

La componente femminile segnala il maggior ritardo nel tasso di occupazione rispetto

alla media nazionale (nel 2004 38,5 per cento, superiore al 30,7 per cento del Sud e inferiore al 45,3 per cento dell’Italia); anche il tasso per la componente maschile si attesta a metà strada tra il tasso del Mezzogiorno e quello italiano (65,3 per cento contro il 61,8 nel Sud e il 69,7 per cento in Italia).

95,097,099,0

101,0103,0105,0107,0109,0111,0113,0

Molise Mezzogiorno Italia

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Molise

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A livello subregionale progressivo (Figura 6) si osserva che il tasso di occupazione

(15-64 anni) per provincia al 2004 è più elevato a Isernia che a Campobasso, e che gli occupati interni nei SLL al 2002, sono concentrati nei sistemi locali di Campobasso, Termoli e Isernia.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Molise

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT.

Nella regione molisana, il numero di imprese registrate, al netto di agricoltura e pesca,

nel periodo 1995-2000 è aumentato mediamente dell’1,6 per cento, meno della media nazionale (1,8 per cento) e di quella meridionale (2,3 per cento).Nel periodo 2001-04, continua la crescita a un ritmo superiore (2,5 per cento), oltre la media nazionale (2 per cento), ma al di sotto di quella ripartizionale (2,8 per cento).

Le esportazioni di beni nel Molise nel periodo 1991-1995 sono aumentate

mediamente del 42,9 per cento, con una crescita nettamente superiore alla media meridionale e nazionale (rispettivamente 17,2 per cento e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, anche se in misura minore, continua la crescita delle esportazioni, con un incremento medio (5,9 per cento) più forte rispetto a quello del Mezzogiorno (5,3 per cento) e a quello nazionale (2,9 per cento). Nel quinquennio 2000-2004 si riduce la crescita dell’export regionale (2 per cento), scendendo sotto la media del Mezzogiorno (6 per cento) e di quella nazionale (4,9 per cento). Nel 2004 le esportazioni della regione rappresentano solo lo 0,2 per cento del totale Italia, mentre la quota delle stesse sul totale Mezzogiorno è pari all’1,8 per cento.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate mediamente dell’8 per cento, a un tasso superiore alla media dell’area meridionale e nazionale (rispettivamente 4,8 per cento e 3 per cento). Nel periodo successivo 2001-04, si registra ancora una forte crescita (4,3 per cento), contro un aumento nell’area meridionale e nazionale rispettivamente pari all’1,6 per cento e all’1 per cento. Nel 2004 le presenze turistiche nella regione costituiscono solo lo 0,2 per cento di quelle nazionali e l’1,1 per cento di quelle meridionali.

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Molise

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Tavola 1. Indicatori economici del Molise

Molise Mezzogiorno Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 322 20.706 58.175Superficie (kmq in migliaia) 4,4 123,1 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 73,1 168,2 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 71,5 74,8 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 17.594 15.726 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 14.498 12.539 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,8 2,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 12.912 12.042 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,4 1,9 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 -0,7 0,7 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,3 1,8 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) 6,1 16,5 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 19,5 20,5 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,1 0,8 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 24,2 20,9 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 109 6.431 22.404percentuale sul totale nazionale 0,5 28,7 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 1,0 -0,4 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 14 1.135 1.960

percentuale sul totale nazionale 0,7 57,9 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 9,7 -8,6 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 123 7.567 24.365percentuale sul totale nazionale 0,5 31,1 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 1,9 -1,7 0,3Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 52,0 46,1 57,5

maschile 65,3 61,8 69,7femminile 38,5 30,7 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 58,7 54,3 62,5maschile 71,8 70,3 74,5

femminile 45,5 38,7 50,6Tasso di disoccupazione, media anno 2004 11,4 15,0 8,0

maschile 8,9 11,9 6,4femminile 15,3 20,5 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 23 1.548 5.013

percentuale sul totale nazionale 0,5 30,9 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 755 70.968 345.316percentuale sul totale nazionale 0,2 20,6 100,0

Straniere 61 19.958 141.165percentuale sul totale nazionale 0,0 14,1 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 534 30.066 280.692percentuale sul totale nazionale 0,2 10,7 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

106

Campania

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale

La popolazione in Campania, in crescita quasi continua nel periodo 1980-2004, ha

raggiunto a fine periodo un valore superiore ai 5.775mila abitanti (popolazione residente a metà 2004). Anche la quota sul totale Italia è aumentata fino alla fine degli anni novanta, per poi decrescere lentamente (quasi il 10 per cento nel 2004) (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Campania

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione campana

rispetto al Mezzogiorno era pari nel 2004 al 27,9 per cento19.

La presenza di stranieri in Campania ammontava, secondo i dati del Censimento 2001, a oltre 40.000 unità, con un’incidenza dello 0,7 per cento sul totale della popolazione regionale. All’1.1.2005, secondo le rilevazioni anagrafiche, gli stranieri residenti erano circa 86.000, con incidenza in crescita, pari all’1,5 per cento della popolazione regionale.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno.

Il Pil della regione, che nel 2003 rappresentava il 6,6 per cento di quello italiano e il

26,5 per cento di quello dell’area meridionale, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 una tendenza simile a quella del Mezzogiorno e dell’Italia, grazie anche a un significativo progressivo recupero di dinamica a partire dal 1997 (Figura 2).

Nel triennio 2001-03 l’incremento medio annuo del Pil campano (1,7 per cento) è risultato superiore sia alla media nazionale (0,8 per cento) sia a quella meridionale (1,4 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Campania (variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

19 Il forte incremento di popolazione residente registrato negli ultimi anni è dovuto principalmente alla

regolarizzazione degli stranieri presenti nel nostro Paese (leggi 189 e 222 del 2002).

5300

5400

5500

5600

5700

5800

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

popo

lazi

one

(in m

iglia

ia)

9,5

9,7

9,9

10,1

10,3

10,5

quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

(variazioni percentuali)

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Campania Mezzogiorno Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Campania Mezzogiorno Italia

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Campania

107

Il Pil pro-capite20 della regione nel 2003 era pari al 66,1 per cento di quello italiano e al 95,2 per cento di quello dell’area meridionale.

La sua evoluzione ha mostrato nell’arco del periodo osservato variazioni simili a quelli

del prodotto lordo, con una più forte crescita nel triennio conclusivo, quando l’incremento medio annuo del Pil pro-capite della regione è risultato pari al 2 per cento, superiore sia alla media nazionale (0,9 per cento), sia a quella dell’area meridionale (1,8 per cento).

Figura 3. Produttività totale e Industria

La produttività (prodotto per unità di lavoro) ha evidenziato dall’inizio degli anni novanta al 2003 una crescita media annua per l’intera economia pari all’1,2 per cento circa, inferiore a quella dell’industria in senso stretto (1,4 per cento). Nel triennio 2001-03, la produttività totale è risultata stazionaria, quasi in linea con la media dell’Italia (-0,1 per cento) e dell’area meridionale (0,2 per cento) (Figura 3).

Fonte: Elaborazioni su dati Istat. Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil

La quota degli investimenti fissi

lordi sul Pil in Campania ha subito nel periodo 1990-2003 una contrazione di oltre 9 punti percentuali, prodottasi già nella prima metà degli anni novanta. Nel 2003 l’indicatore ha raggiunto il valore del 19,7 per cento (Figura 4).

Fonte: Elaborazioni su dati Istat. La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata dal basso peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (circa 16,1 per cento del valore aggiunto totale contro 22,9 per cento a livello nazionale e 15,1 per cento del Mezzogiorno) e una maggiore presenza del settore dei servizi (75,6 contro 69,1 per cento dell’Italia e 74,7 per cento del Sud), mentre in linea sono le costruzioni (5,3 per cento contro 5,2 per cento a livello nazionale e 5,7 per cento dell’area meridionale) e l’agricoltura (2,9 per cento contro 2,8 per cento dell’Italia e 4,5 del Mezzogiorno).

Rispetto al 1990 il settore dei servizi ha incrementato il suo peso di 3,4 punti

percentuali, attraverso una crescita media annua del suo valore aggiunto dell’1,7 per cento. In calo, invece, l’incidenza delle costruzioni (circa 2,4 punti) e in leggera crescita la quota dell’industria in senso stretto, che hanno registrato una dinamica opposta nel periodo,

20 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

(anno 1990=100 )

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

22,0

24,0

26,0

28,0

30,0

32,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

108

95,097,099,0

101,0103,0105,0107,0109,0111,0113,0

Campania Mezzogiorno Italia

rispettivamente -1,5 per cento e +1,5 per cento. Si riduce il peso del settore agricolo (di -1,3 punti percentuali), il cui valore aggiunto è diminuito nel periodo dell’1,4 per cento medio annuo.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004 (numeri indici, 1995=100)

Nel 2004, la dinamica degli occupati è stata negativa (-0,8 per cento in meno rispetto al 2003) a fronte di una crescita a livello italiano (0,7 per cento) e di una minor contrazione nell’area meridionale (-0,4 per cento) (Figura 5).

Anche il numero di disoccupati ha registrato una consistente riduzione (-9,3 per cento), contribuendo alla flessione del 2,2 per cento del totale delle forze di lavoro. Tale riduzione dei disoccupati è superiore a quella dell’area meridionale (-8,6 per cento) e a quella media italiana (-4,3 per cento).

Fonte: Elaborazioni su dati Istat. La nuova serie storica ricostruita Istat degli occupati regionali mostra che l’andamento

del fenomeno nella regione tende ad uniformarsi con quello della ripartizione di appartenenza A livello settoriale, nel 2004, il 71 per cento degli occupati appartengono al settore dei

servizi, con una percentuale superiore alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Mezzogiorno (68,7 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 14,3 per cento degli occupati (22,5 per cento in Italia e 13,9 per cento nel Mezzogiorno); il settore delle costruzioni con il 9,7 per cento degli occupati (8,2 per cento la media italiana e 9,9 per cento quella meridionale); infine il settore dell’agricoltura con il 5 per cento degli occupati, inferiore alla media del Mezzogiorno (7,5 per cento), ma più elevata di quella nazionale (4,4 per cento).

La regione è caratterizzata da un basso tasso di occupazione (nel 2004 45,1 per cento

contro 57,5 per cento a livello italiano e 46,1 per cento meridionale) e da un alto tasso di disoccupazione pari al 15,6 per cento, contro l’8 per cento italiano e il 15 per cento meridionale. Il tasso di attività (53,5 per cento) è inferiore a quello medio italiano (62,5 per cento) e a quello medio meridionale (54,3 per cento).

E’ la componente femminile a segnalare il maggior ritardo nel tasso di occupazione

rispetto alla media nazionale e rispetto allo stesso Mezzogiorno (29,1 per cento, contro il 30,7 per cento nel Sud e 45,3 per cento in Italia); anche il tasso di occupazione per la componente maschile è inferiore a quello medio meridionale e a quello medio italiano (61,3 per cento contro il 61,8 nel Sud e il 69,7 per cento in Italia).

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Campania

109

Scendendo a un livello subregionale progressivo (vedi fig. 6) si osserva che: -il tasso di occupazione (15-64 anni) per provincia al 2004 è più elevato nella

provincia di Benevento, seguono Avellino e Salerno; le province con il minor tasso di occupazione sono Caserta e Napoli;

-gli occupati interni nei SLL al 2002, sono concentrati nelle aree di Napoli e Caserta, Salerno, Avellino, Aversa e Nocera Inferiore.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Campania

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT.

In Campania, il numero di imprese registrate, al netto di agricoltura e pesca, nel periodo 1995-2000 è aumentato mediamente del 2,5 per cento, più della media nazionale (1,8 per cento), e di quella meridionale (2,3 per cento). Anche nel periodo 2001-04, continua una crescita sostenuta (2,9 per cento), maggiore della media nazionale (2 per cento) e di quella ripartizionale (2,8 per cento).

Le esportazioni di beni in Campania nel periodo 1991-1995 sono aumentate

mediamente del 19,0 per cento, con una crescita superiore alla media meridionale e nazionale (rispettivamente 17,2 per cento e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, anche se in misura minore continua la crescita, con un incremento più forte (7,2 per cento) rispetto a quello del Mezzogiorno (5,3 per cento) e a quello nazionale (2,9 per cento). Nel quinquennio 2000-2004 si assiste a una riduzione dell’export regionale (1,7 per cento), sotto la media del Mezzogiorno (6 per cento) e di quella nazionale (4,9 per cento). Nel 2004 le esportazioni della regione rappresentano oltre il 2,5 per cento del totale Italia, mentre la quota delle stesse sul totale Mezzogiorno è pari al 23,7 per cento.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

110

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate mediamente del 3,7 per cento, tale crescita risulta inferiore alla media dell’area meridionale e superiore a quella nazionale (rispettivamente 4,8 e 3 per cento). Nel periodo successivo 2001-04, si registra invece un calo dell’1 per cento, contro una crescita dell’area meridionale e nazionale rispettivamente pari all’1,6 per cento e all’1 per cento. Nel 2004 le presenze turistiche nella regione costituiscono il 5,8 per cento di quelle nazionali.

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Campania

111

Tavola 1. Indicatori economici della Campania

Campania Mezzogiorno Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 5.775 20.706 58.175Superficie (kmq in migliaia) 13,6 123,1 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 424,6 168,2 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 78,2 74,8 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 15.303 15.726 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 11.932 12.539 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,1 2,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 11.279 12.042 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,8 1,9 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 0,7 0,7 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,0 1,8 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) 14,0 16,5 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 19,7 20,5 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,8 0,8 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 21,4 20,9 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 1.761 6.431 22.404percentuale sul totale nazionale 7,9 28,7 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -0,8 -0,4 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 326 1.135 1.960

percentuale sul totale nazionale 16,7 57,9 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -9,3 -8,6 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 2.088 7.567 24.365percentuale sul totale nazionale 8,6 31,1 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -2,2 -1,7 0,3Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 45,1 46,1 57,5

maschile 61,3 61,8 69,7femminile 29,1 30,7 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 53,5 54,3 62,5maschile 70,0 70,3 74,5

femminile 37,3 38,7 50,6Tasso di disoccupazione, media anno 2004 15,6 15,0 8,0

maschile 12,4 11,9 6,4femminile 21,7 20,5 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 452 1.548 5.013

percentuale sul totale nazionale 9,0 30,9 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 19.908 70.968 345.316percentuale sul totale nazionale 5,8 20,6 100,0

Straniere 8.233 19.958 141.165percentuale sul totale nazionale 5,8 14,1 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 7.109 30.066 280.692percentuale sul totale nazionale 2,5 10,7 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

112

Puglia

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale

La popolazione in Puglia, nel periodo 1980-2004, dopo il costante incremento fino alla

metà degli anni novanta, si è assestata su un ammontare di oltre 4 milioni di abitanti (popolazione media residente), una quota sul totale Italia nel 2004 pari a circa il 7 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Puglia

(livelli e quote, periodo 1980-2004) Nel 2004 l’incidenza della

popolazione pugliese rispetto al Mezzogiorno era pari al 19,6 per cento.

La presenza di stranieri nella regione ammontava, secondo i dati del Censimento 2001, a circa 30 mila unità, con un’incidenza dello 0,8 per cento sulla popolazione totale. Secondo l’aggiorna-mento al 1 gennaio 2005, tale presenza è aumentata a circa 48 mila unità (1,2 per cento).

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno. Il Pil della regione, che nel 2003 rappresentava il 4,7 per cento circa di quello italiano

e il 18,8 per cento di quello dell’area del Mezzogiorno, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 una crescita complessiva in linea sia con quella della macroarea sia con quella nazionale (Figura 2).

Nel triennio 2001-03 l’incremento medio annuo del Pil della Puglia (0,4 per cento) è risultato inferiore sia alla media nazionale (0,8 per cento) sia a quella del Mezzogiorno (1,4 per cento).

Figura 2. L’andamento del Pil della regione Puglia (variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

3750

3830

3910

3990

4070

4150

1980

1981

1982

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1990

1991

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1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

popo

lazi

one

(in m

iglia

ia)

6,5

6,7

6,9

7,1

7,3

7,5

quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

(variazioni percentuali)

-4,0

-3,0

-2,0

-1,0

0,0

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2,0

3,0

4,0

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1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Puglia Mezzogiorno Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Puglia Mezzogiorno Italia

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Puglia

113

Il Pil pro-capite21 della regione nel 2003 era pari al 66,8 per cento di quello italiano e al 96,2 per cento di quello dell’area meridionale.

La sua evoluzione ha mostrato nel periodo osservato variazioni simili a quelli del prodotto lordo, con una flessione nel triennio 2001-2003, quando la variazione media annua del Pil pro capite della regione è stata pari a 0,8 per cento, in linea con la media nazionale (0,9 per cento), ma inferiore a quella meridionale (1,8 per cento).

Figura 3. Produttività totale e Industria

La produttività (prodotto per unità di lavoro) ha evidenziato dall’inizio degli anni novanta al 2003 una crescita media annua per l’intera economia dell’1,3 per cento circa (Figura 3), una dinamica pari, ma più regolare di quella dell’industria in senso stretto. Nel triennio 2001-03 la variazione negativa della produttività totale (-0,3 per cento medio annuo) è superiore a quella dell’Italia (-0,1 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil La quota degli investimenti fissi

lordi sul Pil in Puglia ha subito nel periodo 1990-2003 una contrazione di 1,5 punti percentuali, con un recupero significativo nella seconda metà degli anni novanta. A fine periodo la quota era pari a 19,8 per cento.

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata da un peso dell’industria in senso stretto più basso rispetto alla media italiana, ma in linea con quella dell’area meridionale (circa 16 per cento contro 23 a livello nazionale e 15 del Sud) e da una forte presenza del settore dei servizi (73 per cento circa contro rispettivamente 69 e 75 per cento). Il peso del settore delle costruzioni (5 per cento) è in linea con il valore nazionale e inferiore a quello meridionale (rispettivamente 5 e 6 per cento) mentre quello dell’agricoltura è superiore in entrambi i casi (5,5 contro 3 e 4 per cento).

Rispetto al 1990 il settore dei servizi ha incrementato il suo peso di circa 3 punti percentuali, attraverso una crescita media annua del suo valore aggiunto dell’1,6 per cento. In calo, invece, l’incidenza dei comparti delle costruzioni (circa -1,4 punti) e dell’industria in senso stretto (-1,8 punti), che hanno registrato una dinamica nel periodo rispettivamente di –0,6 e di 0,5 per cento. Sostanzialmente invariato il peso del settore agricolo, il cui valore aggiunto è cresciuto nel periodo 1990-2003 dello 1,3 per cento medio annuo.

21 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1 ma una stima ad hoc poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

(percentuale )

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

22,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

(anno 1990=100 )

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

114

Figura 5. Occupati serie annuale

(numeri indici, 1995=100) Nel 2004, la dinamica degli

occupati registrata dall’indagine sulle forze di lavoro è stata negativa (-0,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2003) in linea con il dato della macroarea del Mezzogiorno (0-,4 per cento) ma in controtendenza con quello nazionale (0,7 per cento)(Figura 5). E’ diminuito il numero di disoccupati (-9,8 per cento), seguendo la tendenza del dato nazionale (-4,3 per cento) ma contrariamente a quanto è avvenuto nel Mezzogiorno (2,4 per cento). Il totale delle forze di lavoro è aumentato del 2 per cento.

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La nuova serie storica ricostruita dall’Istat per il periodo 1993-2004 degli occupati

regionali mostra che nell’ultimo biennio si è prodotto un divario negativo significativo dell’occupazione pugliese rispetto all’andamento nazionale e ripartizionale.

A livello settoriale, nel 2004, il 64 per cento circa degli occupati appartengono al

settore dei servizi, con una percentuale sostanzialmente pari alla media italiana (64,9 per cento) e inferiore a quella del Mezzogiorno (68,7 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 16,6 per cento degli occupati (22,5 per cento la media italiana e 13,9 per cento quella del Mezzogiorno); il settore dell’agricoltura con il 9,8 per cento degli occupati, superiore alla media del Mezzogiorno (7,5 per cento), contro il 4,4 per cento della media nazionale; infine il settore delle costruzioni con il 9,5 per cento degli occupati (8,2 per cento la media italiana e 9,9 per cento quella meridionale).

La regione è comunque caratterizzata da un tasso di occupazione inferiore a quello

medio della ripartizione di appartenenza (nel 2004 45 per cento contro 57,4 per cento a livello italiano e 46,1 per cento meridionale) e da un elevato tasso di disoccupazione (15,5 per cento contro 8 per cento italiano e 15 per cento dell’area meridionale). Il tasso di attività (53,4 per cento) risulta inferiore a quello italiano (62,5 per cento) e, di poco, anche a quello meridionale (54,3 per cento).

Considerando i generi, la componente femminile segna il maggiore ritardo nel tasso di

occupazione rispetto alla media nazionale e allo stesso Mezzogiorno (28,8 per cento, contro 30,7 per cento nel Sud e 45,3 per cento in Italia); il tasso di occupazione per la componente maschile, meno lontano dal dato nazionale, è in linea con quello meridionale (61,7 per cento contro 61,8 nel Sud e 69,7 in Italia).

95,097,099,0

101,0103,0105,0107,0109,0111,0113,0

Puglia Mezzogiorno Italia

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Puglia

115

A livello subregionale si osserva che il tasso di occupazione (15-64 anni) per provincia al 2004 risulta più elevato nella provincia di Bari, seguita da Brindisi e Lecce.

Gli occupati interni nei sistemi locali del lavoro (SLL) erano maggiormente presenti nel 2002 nelle aree di Bari, Brindisi, Lecce e Taranto.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Puglia

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Riguardo al tessuto produttivo pugliese, le imprese registrate, al netto di agricoltura e

pesca, sono aumentate nel decennio 1995-2004 a un tasso di circa il 2,6 medio annuo, con andamenti sostanzialmente simili nei periodi 1995-2000 e 2001-2004 (rispettivamente 2,4 e 2,7 per cento), in linea con la dinamica complessiva del Mezzogiorno.

Le esportazioni di beni della Puglia costituiscono nel 2004 il 2,2 per cento del flusso

complessivo dell’export italiano e il 20,8 per cento circa di quello del Sud Nel periodo 1992-95 esse sono aumentate mediamente del 18,6 per cento, una crescita superiore rispetto alla media meridionale e nazionale (rispettivamente 17,2 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, anche se in misura nettamente minore, continua la crescita delle esportazioni pugliesi con un incremento medio (2,7 per cento) in linea con quello nazionale (2,9 per cento), ma inferiore a quello del Mezzogiorno (5,3 per cento). Nel periodo 2000-2004 aumenta la crescita media della Puglia (4,6 per cento), inferiore però a quella del Mezzogiorno (6 per cento) e di nuovo allineata a quella nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

116

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate mediamente del 3,1 per cento, a un tasso inferiore alla media dell’area meridionale (4,8 per cento) e in linea con quello nazionale (3 per cento). Nel periodo 2000-04 si registra un incremento (4,7 per cento) sensibilmente superiore alla crescita dell’area meridionale e nazionale (rispettivamente 1,6 per cento e 1 per cento). Il peso delle presenze turistiche regionali sul totale nazionale era pari nel 2004 al 3 per cento.

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Puglia

117

Tavola 1. Indicatori economici della Puglia

Puglia Mezzogiorno Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 4.055 20.706 58.175Superficie (kmq in migliaia) 19,4 123,1 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 209,0 168,2 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 71,2 74,8 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 15.238 15.726 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 12.059 12.539 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,9 2,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 11.684 12.042 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,6 1,9 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 -0,8 0,7 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,6 1,8 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) 16,7 16,5 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 19,8 20,5 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,6 0,8 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 21,5 20,9 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 1.235 6.431 22.404percentuale sul totale nazionale 5,5 28,7 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -0,6 -0,4 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 226 1.135 1.960

percentuale sul totale nazionale 11,5 57,9 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 3,3 -8,6 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 1.461 7.567 24.365percentuale sul totale nazionale 6,0 31,1 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 0,0 -1,7 0,3Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 45,0 46,1 57,5

maschile 61,7 61,8 69,7femminile 28,8 30,7 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 53,4 54,3 62,5maschile 70,3 70,3 74,5

femminile 36,9 38,7 50,6Tasso di disoccupazione, media anno 2004 15,5 15,0 8,0

maschile 12,1 11,9 6,4femminile 21,8 20,5 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 289 1.548 5.013

percentuale sul totale nazionale 5,8 30,9 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 10.395 70.968 345.316percentuale sul totale nazionale 3,0 20,6 100,0

Straniere 1.455 19.958 141.165percentuale sul totale nazionale 1,0 14,1 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 6.373 30.066 280.692percentuale sul totale nazionale 2,3 10,7 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

118

Basilicata

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale

La popolazione in Basilicata, in lieve calo negli ultimi dieci anni, raggiunge nel 2004

circa 597 mila abitanti (popolazione residente media nell’anno), con una quota sul totale Italia dell’1 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Basilicata

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione lucana

rispetto al Mezzogiorno risulta pari al 2,9 per cento nel 2004.

La presenza di stranieri nella regione era pari, secondo i dati del Censimento 2001, a circa 3.400 unità, con un’incidenza dello 0,6 per cento sulla popolazione totale. Al 1.1.2005, in base agli aggiornamenti anagrafici, tale presenza è salita a circa 5.950 unità, con un incidenza pari a circa l’1 per cento.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno. Il Pil della regione, che nel 2003 rappresentava lo 0,7 per cento di quello italiano e il 3

per cento di quello dell’area meridionale, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 una crescita complessiva significativamente superiore a quella del Mezzogiorno e dell’Italia (Figura 2).

Nel triennio 2001-2003, il Pil regionale decresce a un valore medio annuo pari a

-0,4 per cento, in controtendenza rispetto al valore nazionale (0,8 per cento) e a quello meridionale (1,4per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Basilicata

(variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazione su dati Istat.

550

570

590

610

630

650

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

popo

lazi

one

(in m

iglia

ia)

0,5

0,7

0,9

1,1

1,3

1,5

quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

(variazioni percentuali)

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Basilicata Mezzogiorno Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

130,0

135,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Basilicata Mezzogiorno Italia

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Basilicata

119

(anno 1990=100 )

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

130,0

135,0

140,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

22,0

24,0

26,0

28,0

30,0

32,0

34,0

36,0

38,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Il Pil pro-capite22 della regione nel 2003 era pari al 71,3 per cento di quello italiano e al 102,7 per cento di quello dell’area meridionale.

La sua evoluzione ha mostrato variazioni simili a quelli del prodotto lordo regionale; nel triennio 2001-2003 si evidenzia una crescita del Pil-procapite dello 0,1 per cento rispetto a un incremento a livello nazionale di 0,9 e della macro area dell’1,8 per cento.

Figura 3. Produttività totale e Industria

La produttività (prodotto per unità di

lavoro) ha evidenziato nel periodo 1990-2003 una crescita media annua per l’intera economia pari al 2,2 per cento, superiore a quella del settore dell’industria in senso stretto (fig 3). Nel triennio 2001-2003 la variazione positiva della produttività totale (0,1 per cento) si differenzia dalla performance negativa dell’Italia (-0,2 per cento) rimanendo però inferiore all’area meridionale.

Fonte: elaborazione su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil La quota degli investimenti fissi

lordi sul Pil in Basilicata ha subito nel periodo 1990-2003 una contrazione di 7,5 punti percentuali, con una caduta rilevante soprattutto nella prima metà degli anni novanta.

L’indicatore ha registrato per l’anno 2003 un valore pari a 23,1 per cento, superiore alla media del Mezzogiorno che era pari, sempre nel 2003, al 20,5 per cneto (Figura 4).

Fonte: elaborazione su dati Istat. La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata da un peso minore del settore dei servizi rispetto alla media italiana (circa 66 per cento del valore aggiunto totale, contro il 69 per cento dell’Italia) e da una incidenza dell’industria in senso stretto (22,6 per cento) in linea con il dato medio nazionale (23 per cento); viceversa da una maggiore presenza del settore delle costruzioni (6,1 per cento contro il 5 per cento a livello nazionale) e dell’agricoltura (5,2 per cento, contro 3 per cento dell’Italia).

22 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc, poiché i dati del Pil a oggi disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

120

95,097,099,0

101,0103,0105,0107,0109,0111,0113,0

Basilicata Mezzogiorno Italia

Rispetto al 1990 il settore dell’industria in senso stretto e dei servizi hanno una crescita media annua del loro valore aggiunto dell’1,5 per cento. Anche l’agricoltura registra una variazione media annua positiva, di circa 2 punti. In calo, invece, il comparto delle costruzioni che registra una dinamica media negativa nel periodo del -2,5 per cento.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004 (numeri indici, 1995=100)

Nel 2004, la dinamica degli occupati è stata negativa (-1,0 per cento rispetto al 2003), a fronte di una crescita a livello italiano (0,7 per cento) e di una minore contrazione nell’area meridionale (-0,4 per cento). La flessione di disoccupati (-3,9 per cento), è stata inferiore a quella media dell’area meridionale (-8,6 per cento) e di quella nazionale (-4,3 per cento) .

La nuova serie storica ricostruita Istat degli occupati regionali mostra che l’andamento del fenomeno nella regione tende a differenziarsi da quello relativo al Mezzogiorno.

Fonte: elaborazione su dati Istat. A livello settoriale, nel 2004, il 58,6 per cento degli occupati appartengono al settore

dei servizi, una percentuale inferiore alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Mezzogiorno (68,7 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 18,4 per cento degli occupati, superiore al valore medio del Mezzogiorno (13,9 per cento), ma inferiore al 22,5 per cento della media italiana; il settore delle costruzioni con l’11,9 per cento degli occupati, contro l’8,2 per cento della media italiana e il 9,9 per cento di quella meridionale; infine il settore dell’agricoltura con l’11 per cento degli occupati, superiore alla media del Mezzogiorno (7,5 per cento) e alla media nazionale (4,4 per cento).

Il mercato dell’occupazione della regione è caratterizzato da un basso tasso di

occupazione, pari a 49,1 per cento nel 2004 contro 57,4 per cento a livello italiano e 46,1 nel Sud, e da un tasso di disoccupazione, pari al 12,8 per cento, superiore al dato nazionale (8 per cento) ma inferiore a quello meridionale (15 per cento). Il livello di disoccupazione si riflette in un tasso di attività (56,4 per cento) inferiore a quello italiano (62,5 per cento) ma più elevato di quello meridionale (54,3 per cento).

La componente femminile segnala il maggiore ritardo nel tasso di occupazione rispetto

alla media nazionale e rispetto allo stesso Mezzogiorno (34,5 per cento, contro 38,7 per cento nel Sud e 50,6 per cento in Italia); anche il tasso di occupazione per la componente maschile, meno lontano dal dato nazionale, è comunque inferiore a quello meridionale (63,7 per cento contro 70,3 nel Sud e 74,5 per cento in Italia).

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Basilicata

121

A livello subregionale (Figura 6) il tasso di occupazione (15-64 anni) per provincia al

2004 risulta sostanzialmente equivalente, sebbene con un lieve differenziale positivo a favore della provincia di Potenza.

Gli occupati interni nei sistemi locali del lavoro (SLL) nel 2002 erano concentrati

nelle aree circostanziali dei capoluoghi di Provincia.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Basilicata

Fonte: elaborazione su dati Istat. Il numero di imprese registrate, al netto di agricoltura e pesca, sono aumentate nel

decennio 1995-2004 a un tasso di circa l’1,9 medio annuo, con andamenti sostanzialmente simili nei periodi 1995-2000 e 2001-2004, sebbene inferiore nell’ultimo periodo. Per tutto il periodo di riferimento 1995-2004 il tasso di incremento delle imprese risulta inferiore a quello registrato per il Mezzogiorno.

Le esportazioni di beni della Basilicata costituiscono nel 2004 lo 0,45 per cento del

flusso complessivo dell’export italiano e il 4,2 per cento circa di quello del Sud. Nel periodo 1992-1995 esse sono aumentate mediamente del 33,3 per cento, con una crescita molto superiore sia a quella meridionale, sia a quella nazionale (rispettivamente 17,2 per cento e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, anche se in misura minore continua l’auemnto delle esportazioni, la Basilicata registra un incremento medio molto più forte (28,5 per cento) rispetto a quello del Mezzogiorno (5,3 per cento) e a quello nazionale (2,9 per cento). Nel periodo 2000-2004, invece, la crescita media della Basilicata (2,4 per cento), risulta inferiore a quella del Mezzogiorno (6 per cento) e a quella nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

122

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella Regione sono aumentate mediamente del 7 per cento, a un tasso superiore alla media dell’area meridionale e nazionale (rispettivamente 4,8 per cento e 3 per cento). Nel periodo 2001-2004, si registra un ulteriore incremento (11,3 per cento), più elevato della crescita dell’area meridionale e nazionale (rispettivamente 1,6 per cento e 1 per cento). Nel 2004 le presenze turistiche in Basilicata costituiscono solo lo 0,6 per cento del totale nazionale.

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Basilicata

123

Tavola 1. Indicatori economici della Basilicata

Basilicata Mezzogiorno Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 597 20.706 58.175Superficie (kmq in migliaia) 10,0 123,1 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 59,7 168,2 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 67,9 74,8 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 15.700 15.726 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 12.872 12.539 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,1 2,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 11.502 12.042 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,1 1,9 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 -1,5 0,7 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,7 1,8 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) 11,5 16,5 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 23,1 20,5 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,2 0,8 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 27,1 20,9 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 194 6.431 22.404percentuale sul totale nazionale 0,9 28,7 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -1,0 -0,4 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 29 1.135 1.960

percentuale sul totale nazionale 1,5 57,9 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -3,9 -8,6 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 222 7.567 24.365percentuale sul totale nazionale 0,9 31,1 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -1,5 -1,7 0,3

Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 49,1 46,1 57,5maschile 63,7 61,8 69,7

femminile 34,5 30,7 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 56,4 54,3 62,5maschile 70,5 70,3 74,5

femminile 42,4 38,7 50,6

Tasso di disoccupazione, media anno 2004 12,8 15,0 8,0maschile 9,4 11,9 6,4

femminile 18,6 20,5 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 41 1.548 5.013

percentuale sul totale nazionale 0,8 30,9 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 1.922 70.968 345.316percentuale sul totale nazionale 0,6 20,6 100,0

Straniere 209 19.958 141.165percentuale sul totale nazionale 0,1 14,1 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 1.260 30.066 280.692percentuale sul totale nazionale 0,4 10,7 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

124

Calabria

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale La popolazione in Calabria, in progressiva lieve diminuzione dalla metà degli anni

’80, si è attestata nel 2004 poco oltre i 2 milioni di abitanti, equivalenti a una quota sul totale Italia del 3,5 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Calabria

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione calabrese

rispetto al Mezzogiorno era pari nel 2004 al 9,7 per cento23.

La presenza di stranieri residenti nella regione, secondo i dati del Censimento 2001, ammontava a circa 18.000 unità, con un’incidenza dello 0,9 per cento sulla popolazione totale (2,3 a livello nazionale). Secondo gli aggiornamenti anagrafici al 1.1.2005, la popolazione straniera era salita a oltre 31.000 unità, pari a un’incidenza dell’1,6 per cento .

Fonte: elaborazione su dati Istat.

Il Pil della regione, che nel 2003 rappresentava il 2,3 per cento di quello italiano e il 9,1 di quello dell’area meridionale, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 una crescita complessiva (1,8 per cento medio annuo) superiore sia alla media del Mezzogiorno sia dell’Italia (Figura 2).

Nel triennio 2001-03 l’incremento del Pil è risultato ancora superiore alla media nazionale e meridionale (1,8 per cento medio annuo contro 0,8 e 1,4 per cento rispettivamente).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Calabria

(variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

23 Il forte incremento di popolazione residente registrato negli ultimi anni è dovuto principalmente alla

regolarizzazione degli stranieri presenti nel nostro Paese (leggi 189 e 222 del 2002).

1900

2000

2100

2200

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

popo

lazi

one

(in m

iglia

ia)

3,0

3,2

3,4

3,6

3,8

4,0

quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

(variazioni percentuali)

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Calabria Mezzogiorno Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

130,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Calabria Mezzogiorno Italia

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Calabria

125

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

130,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

22,0

24,0

26,0

28,0

30,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Il Pil pro-capite24 della Calabria nel 2003 era pari al 64,7 per cento di quello italiano e al 93,2 per cento di quello dell’area meridionale.

La sua evoluzione ha mostrato nel periodo osservato una crescita media annua sempre superiore rispetto all’area meridionale e alla media nazionale. Nel triennio 2001-03, l’incremento si attesta sul 2,4 per cento, superiore al dato italiano (0,9 per cento) e a quello del Mezzogiorno (1,8 per cento).

Figura 3. Produttività totale e Industria La produttività (prodotto per unità di

lavoro) ha evidenziato dall’inizio degli anni novanta al 2003 una crescita media annua per l’intera economia pari all’1,8 per cento (Figura 3). La dinamica nell’industria in senso stretto è stata simile, con incrementi solo negli ultimi anni superiori a quelli della produttività complessiva. Infatti quest’ultima, nel triennio 2001-03, è risultata negativa (-0,1 per cento), in linea con l’Italia, ma inferiore alla performance positiva del Sud (0,2 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil La quota degli investimenti fissi lordi

sul Pil nel periodo 1990-2003 è diminuita di 4,8 punti percentuali, a causa essenzialmente della forte caduta della prima metà degli anni novanta (Figura 4). Tale diminuzione è comunque inferiore a quella registrata nel Mezzogiorno (-5,5 per cento), mentre il totale nazionale non ha subito significative variazioni (-0,4 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata dal basso peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (circa 10 per cento del valore aggiunto totale contro 23 per cento a livello nazionale) e una maggiore presenza dei settori agricolo (circa 7 per cento contro 3 per cento a livello nazionale), dei servizi (77 contro 69 per cento) e delle costruzioni (6 contro 5 per cento).

Nel periodo 1990-2003 il peso del valore aggiunto nei vari settori ha subito una lieve

flessione stabile per i servizi (-0,9 per cento) e per l’industria in senso stretto (-0,1) con una crescita media annua per entrambi dell’1,9 per cento. Il peso dell’agricoltura si è incrementato

24 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc, poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

126

95,097,099,0

101,0103,0105,0107,0109,0111,0113,0

Calabria Mezzogiorno Italia

di 2,6 punti percentuali, attraverso una crescita media annua del 5,9 per cento, mentre quello delle costruzioni è diminuito (-1,6 per cento), pur con una crescita annua dello 0,1 per cento.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004 (numeri indici, 1995=100)

Nel 2004 la dinamica degli occupati è stata positiva (1,9 per cento rispetto al 2003), a fronte di una minore crescita sul piano nazionale (0,7 per cento) e di una contrazione nell’area meridionale (-0,4 per cento).

Il numero di disoccupati ha registrato una consistente flessione (-13,8 per cento), contribuendo alla riduzione di 0,7 punti percentuali del totale delle forze di lavoro, più forte di quella media dell’area meridionale (-8,6 per cento) e nazionale (-4,3 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La nuova serie storica ricostruita Istat degli occupati regionali mostra, a partire dal

2000, il progressivo recupero del differenziale negativo rispetto alla ripartizione di appartenenza.

L’analisi dei dati regionali per settore mostra che nel 2004 il 69 per cento degli

occupati appartengono ai servizi, percentuale superiore alla media italiana (64,9 per cento) e assai vicina a quella del Mezzogiorno (68,7 per cento); segue il settore dell’agricoltura, con l’11,9 per cento degli occupati, superiore alla media del Mezzogiorno (7,5 per cento) e alla media nazionale (4,4 per cento); quindi il settore delle costruzioni, con il 10,3 per cento degli occupati contro l’8,2 per cento della media italiana e il 9,9 per cento di quella meridionale; infine l’industria in senso stretto, con l’8,8 per cento degli occupati contro il 22,5 per cento della media italiana e il 13,9 per cento del Mezzogiorno.

Il mercato del lavoro calabrese è caratterizzato da un basso tasso di occupazione, pari

al 46 per cento nel 2004 contro 57,5 per cento a livello italiano e 46,1 nel Sud, e da un elevato tasso di disoccupazione, pari al 14,3 per cento contro 8,1 per cento italiano e 15 per cento meridionale. L’elevata incidenza della disoccupazione si riflette in un tasso di attività (53,8 per cento) inferiore a quello italiano (62,5 per cento) e a quello meridionale (54,3 per cento).

La distinzione in base al genere evidenzia come la componente femminile segni un

notevole ritardo nel tasso di occupazione rispetto alla media nazionale (31,8 per cento, contro 30,7 per cento nel Sud e 45,3 per cento in Italia); anche per la componente maschile il tasso è significativamente inferiore a quello nazionale (60,4 per cento contro 61,8 nel Sud e 69,7 per cento in Italia).

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Calabria

127

A livello subregionale si osserva che (Figura 6): il maggior tasso di occupazione (15-64 anni) nel 2004 si riscontra nelle province di

Catanzaro e Cosenza, il meno elevato in quelle di Crotone e Vibo Valentia; gli occupati interni nei sistemi locali del lavoro (SLL) nel 2002 appaiono

maggiormente concentrati nell’area di Cosenza, seguita da quelle di Reggio Calabria e Catanzaro.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Calabria

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT. Riguardo al tessuto produttivo della regione il numero di imprese registrate, al netto di

agricoltura e pesca, nel periodo 1995-2000 è aumentato mediamente del 2,7 per cento, più della media nazionale (1,8 per cento) e meridionale (2,3 per cento). Anche nel periodo 2001-04 continua la crescita (3,7 per cento), ancora più sostenuta di quella nazionale (2 per cento) e meridionale (2,8 per cento).

Le esportazioni di beni della Calabria rappresentano nel 2004 soltanto lo 0,1 per cento

e l’1,2 per cento del Sud. Esse sono aumentate dal 1992 al 1995 mediamente del 7,7 per cento, a un tasso inferiore rispetto alla media meridionale e nazionale (rispettivamente 17,2 per cento e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, in misura minore, continua la crescita delle esportazioni: la Calabria registra un incremento medio più forte (5,8 per cento) rispetto a quello del Mezzogiorno (5,3 per cento) e a quello nazionale (2,9 per cento). Nel periodo 2000-2004 aumenta ancora la crescita (8,4 per cento), di nuovo oltre la media del Mezzogiorno (6 per cento) e dell’Italia (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

128

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate del 6,7 per cento, con un ritmo più elevato di quello registrato nell’area meridionale e in quella nazionale (rispettivamente 4,8 e 3 punti percentuali). Nel 2001-04 all’incremento regionale del 4,2 per cento fa riscontro una crescita dell’area meridionale e nazionale rispettivamente dell’1,6 e dell’1 per cento. Nel 2004 la quota di presenze turistiche della regione sul totale nazionale è stata del 2,1 per cento.

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Calabria

129

Tavola 1. Indicatori economici della Calabria Calabria Mezzogiorno Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 2.010 20.706 58.175Superficie (kmq in migliaia) 15,1 123,1 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 133,1 168,2 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 74,2 74,8 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 14.487 15.726 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 11.685 12.539 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,7 2,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 12.001 12.042 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,0 1,9 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 1,4 0,7 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,1 1,8 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) 27,1 16,5 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 24,0 20,5 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,1 0,8 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 16,0 20,9 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 620 6.431 22.404percentuale sul totale nazionale 2,8 28,7 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 1,9 -0,4 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 103 1.135 1.960

percentuale sul totale nazionale 5,3 57,9 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -13,8 -8,6 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 724 7.567 24.365percentuale sul totale nazionale 3,0 31,1 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -0,7 -1,7 0,3Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 46,0 46,1 57,5

maschile 60,4 61,8 69,7femminile 31,8 30,7 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 53,8 54,3 62,5maschile 68,6 70,3 74,5

femminile 39,0 38,7 50,6Tasso di disoccupazione, media anno 2004 14,3 15,0 8,0

maschile 11,9 11,9 6,4femminile 18,6 20,5 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 149 1.548 5.013

percentuale sul totale nazionale 3,0 30,9 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 7.401 70.968 345.316percentuale sul totale nazionale 2,1 20,6 100,0

Straniere 1.173 19.958 141.165percentuale sul totale nazionale 0,8 14,1 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 345 30.066 280.692percentuale sul totale nazionale 0,1 10,7 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

130

Sicilia

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale

La popolazione in Sicilia, dopo un significativo incremento nella prima metà degli

anni ’80, si è sostanzialmente stabilizzata intorno ai 5 milioni di abitanti; nel 2004 la popolazione residente media nell’anno era pari a 5.008 mila, una quota sul totale Italia pari all’8,6 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Sicilia

(livelli e quote, periodo 1980-2004) L’incidenza della popolazione siciliana

rispetto al Mezzogiorno era pari nel 2004 al 24,2 per cento25.

La presenza di stranieri nell’isola ammontava, secondo i dati del Censimento 2001, a circa 50.000 unità, con un’incidenza del 1 per cento sulla popolazione totale. Secondo gli aggiornamenti anagrafici all’1 gennaio 2005, la popolazione straniera è aumentata a circa 69.700 mila unità, con una incidenza pari a circa l’1,4 per cento.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno.

Il Pil della regione, che nel 2003 rappresentava il 6 per cento di quello italiano e il 24,3 per cento di quello dell’area meridionale, ha registrato sull’intero periodo 1991-2003 una crescita complessiva inferiore a quella del Mezzogiorno e dell’Italia, seppure con un significativo progressivo recupero di dinamica a partire dal 1996 (Figura 2).

Nel triennio 2001-03 l’incremento medio annuo del Pil della Sicilia (2 per cento) è risultato superiore sia alla media nazionale (0,8 per cento) sia a quella meridionale (1,4 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Sicilia

(variazioni percentuali a1nnue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

25 Il forte incremento di popolazione residente registrato negli ultimi anni è dovuto principalmente alla

regolarizzazione degli stranieri presenti nel nostro Paese (leggi 189 e 222 del 2002).

4750

4850

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5050

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1980

1981

1982

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1 987

198 8

1 98 9

1 99 0

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200 1

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200 4

popo

lazi

one

(in m

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ia)

8,5

8,7

8,9

9,1

9,3

9,5

quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

(variazioni percentuali)

-1,5

-1,0

-0,5

0,0

0,5

1,0

1,5

2,0

2,5

3,0

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1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Sicilia Mezzogiorno Italia

(anno 1990=100)

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110,0

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120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Sicilia Mezzogiorno Italia

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Sicilia

131

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(p e rc e n tu a le )

1 0 ,0

1 2 ,0

1 4 ,0

1 6 ,0

1 8 ,0

2 0 ,0

2 2 ,0

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2 6 ,0

2 8 ,0

1 9 9 0 1 9 9 1 1 9 9 2 1 9 9 3 1 9 9 4 1 9 9 5 1 9 9 6 1 9 9 7 1 9 9 8 1 9 9 9 2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3

Il Pil pro-capite26 della regione nel 2003 era pari al 69,7 per cento di quello italiano e al 100,4 per cento di quello dell’area meridionale.

La sua evoluzione ha mostrato, nel periodo osservato, variazioni simili a quelli del prodotto lordo, con una accentuazione della flessione nel quinquennio 1991-95 e una più forte crescita nel triennio conclusivo (2,7 per cento), significativamente superiore sia alla media nazionale (0,9 per cento), sia a quella del Mezzogiorno (1,8 per cento).

Figura 3. Produttività totale e Industria La

produttività (prodotto per unità di lavoro) ha evidenziato dall’inizio degli anni novanta al 2003 una crescita media annua per l’intera economia pari all’1 per cento circa (Figura 3), superiore a quella dell’industria in senso stretto, in forte calo dal 1999. Nel triennio 2001-03 la variazione positiva della produttività nell’intera economia (1 per cento medio annuo) si differenzia dalla performance negativa dell’Italia (-0,1) e dalla situazione dell’area meridionale (0,2).

Fonte: elaborazione su dati Istat

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil

La quota degli investimenti fissi lordi sul Pil in Sicilia ha subito nel periodo 1990-2003 una contrazione di oltre 6 punti percentuali, prodottasi già nella prima metà degli anni novanta (Figura 4). Un simile andamento si riscontra anche nel Mezzogiorno.

Fonte: elaborazioni su dati Istat

La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel 2003, è caratterizzata dal basso peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (11,5 per cento del valore aggiunto totale contro circa il 23 per cento a livello nazionale e 15 per cento del Mezzogiorno) e una maggiore presenza del settore dei servizi (78 contro 69 per cento dell’Italia e circa 75 per cento del Sud), delle costruzioni (6 contro 5 per cento a livello nazionale e 6 per cento dell’area meridionale) e dell’agricoltura (4,6 contro 2,8 per cento dell’Italia e 4,5 del Mezzogiorno).

Rispetto al 1990 il settore dei servizi ha incrementato il suo peso di circa 4 punti

percentuali, attraverso una crescita media annua del suo valore aggiunto dell’1,5 per cento. In calo, invece, l’incidenza dei comparti delle costruzioni (2,3 punti) e dell’industria in senso stretto (quasi 2 punti), che hanno registrato una dinamica negativa nel periodo rispettivamente

26 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

132

95,097,099,0

101,0103,0105,0107,0109,0111,0113,0

Sicilia Mezzogiorno Italia

di -1,4 e di -0,1 per cento. Sostanzialmente invariato il peso del settore agricolo (-0,1 per cento), il cui valore aggiunto è cresciuto nel periodo 1990-2003 dello 0,9 per cento medio annuo.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004

(numeri indici, 1995=100) Nel 2004, la dinamica degli occupati è stata

leggermente positiva (0,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2003) a fronte di una più marcata crescita a livello italiano (0,7 per cento) e di una contrazione nell’area meridionale (-0,4 per cento)(Figura 5).

.Il numero di disoccupati ha registrato una consistente flessione (-16,8 per cento), contribuendo alla riduzione di 3,3 punti percentuali del totale delle forze di lavoro, più forte rispetto a quella media del Sud (-8,6) e a quella nazionale (-4,3).

Fonte: elaborazioni su dati Istat

La nuova serie storica ricostruita Istat per il periodo 1993-2004 degli occupati regionali mostra un’evoluzione regionale con migliori variazioni positive rispetto a quelle della ripartizione dalla fine degli anni novanta.

A livello settoriale, nel 2004, il 73 per cento degli occupati appartengono al settore dei

servizi, con una percentuale superiore alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Mezzogiorno (68,7 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 9,9 per cento degli occupati, contro il 22,5 per cento della media italiana e il 13,9 per cento di quella del Mezzogiorno; il settore delle costruzioni con il 9,5 per cento degli occupati, contro l’8,2 per cento della media italiana e il 9,9 per cento di quello meridionale; infine il settore dell’agricoltura con il 7,6 per cento degli occupati, di poco superiore della media del Mezzogiorno (7,5 per cento), contro il 4,4 per cento della media nazionale.

La regione è caratterizzata da un basso tasso di occupazione (nel 2004, 43,2 per cento

contro 57,5 per cento a livello italiano e 46,1 per cento meridionale) e da un elevato tasso di disoccupazione (17,3 per cento contro 8 per cento italiano e 15 per cento meridionale), il tasso di attività (52,3 per cento) risulta inferiore a quello italiano (62,5 per cento) e a quello meridionale (54,3 per cento).

La componente femminile segnala il maggiore ritardo nel tasso di occupazione rispetto

alla media nazionale e rispetto allo stesso Mezzogiorno (27,1 per cento, contro 30,7 per cento nel Sud e 45,3 per cento in Italia); anche il tasso di occupazione per la componente maschile, è comunque inferiore a quello meridionale e nazionale (60 per cento contro 61,8 nel Sud e 69,7 per cento in Italia).

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Sicilia

133

A livello subregionale si osserva che (Figura 6): il tasso di occupazione (15-64 anni) per provincia al 2004 risulta più elevato nella

provincia di Ragusa, seguita da Trapani e Messina; le province con il minor tasso di occupazione sono Agrigento e Caltanissetta;

gli occupati interni nei sistemi locali del lavoro (SLL) erano maggiormente presenti nel 2002 nelle aree di Palermo e Catania e nelle zone costiere.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Sicilia

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Riguardo al tessuto produttivo siciliano, le imprese registrate, al netto di agricoltura e

pesca, sono aumentate nel decennio 1995-2004 a un tasso di circa il 2,5 medio annuo, con andamenti sostanzialmente simili nei periodi 1995-2000 e 2001-2004, ma in quest’ultimo periodo la dinamica è risultata inferiore a quella complessiva del Mezzogiorno.

Le esportazioni di beni della Sicilia costituiscono nel 2004 il 2,1 per cento del flusso

complessivo dell’export italiano e il 19 per cento circa di quello del Sud. Nel periodo 1992-95 esse sono aumentate mediamente del 7,3 per cento, ma la crescita è inferiore rispetto alla media meridionale e nazionale (rispettivamente 17,2 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, anche se in misura minore continua la crescita delle esportazioni, la Sicilia comunque registra un incremento medio più forte (5,9 per cento) rispetto a quello del Mezzogiorno (5,3 per cento) e a quello nazionale (2,9 per cento). Nel periodo 2000-2004 aumenta la crescita media della Sicilia (9,6 per cento), superiore alla media del Mezzogiorno (6 per cento) e a quella nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

134

Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate mediamente del 7,4 per cento, tale crescita risulta superiore alla media dell’area meridionale e nazionale (rispettivamente 4,8 per cento e 3 per cento). Nel periodo 2000-04, si registra una lieve flessione (-0,1 per cento) contro una crescita dell’area meridionale e nazionale (rispettivamente 1,6 per cento e 1 per cento). Nel 2004 la quota delle presenze turistiche in Sicilia sul totale nazionale è stata pari al 3,9 per cento.

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Sicilia

135

Tavola 1. Indicatori economici della Sicilia

Sicilia Mezzogiorno Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 5.008 20.706 58.175Superficie (kmq in migliaia) 25,7 123,1 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 194,9 168,2 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 70,7 74,8 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 15.512 15.726 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 12.585 12.539 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,5 2,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 12.643 12.042 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,2 1,9 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 2,2 0,7 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 2,0 1,8 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) 19,8 16,5 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 19,1 20,5 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,1 0,8 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 17,5 20,9 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 1.439 6.431 22.404percentuale sul totale nazionale 6,4 28,7 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 0,1 -0,4 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 300 1.135 1.960

percentuale sul totale nazionale 15,3 57,9 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -16,8 -8,6 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 1.739 7.567 24.365percentuale sul totale nazionale 7,1 31,1 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) -3,3 -1,7 0,3Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 43,2 46,1 57,5

maschile 60,0 61,8 69,7femminile 27,1 30,7 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 52,3 54,3 62,5maschile 69,8 70,3 74,5

femminile 35,5 38,7 50,6Tasso di disoccupazione, media anno 2004 17,3 15,0 8,0

maschile 13,9 11,9 6,4femminile 23,7 20,5 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 354 1.548 5.013

percentuale sul totale nazionale 7,1 30,9 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 13.351 70.968 345.316percentuale sul totale nazionale 3,9 20,6 100,0

Straniere 4.946 19.958 141.165percentuale sul totale nazionale 3,5 14,1 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 5.541 30.066 280.692percentuale sul totale nazionale 2,0 10,7 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

136

1500

1540

1580

1620

1660

1700

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

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1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

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1999

2000

2001

2002

2003

2004

popo

lazi

one

(in m

iglia

ia)

2,5

2,7

2,9

3,1

3,3

3,5

quot

a su

Ita

lia

quota su Italia livello

Sardegna

Struttura e recenti tendenze dell’economia regionale

La popolazione in Sardegna, in crescita durante il periodo 1980-2004, si è attestata a

fine periodo a oltre 1.640 mila abitanti (popolazione residente media nel 2004), con una quota percentuale sul totale Italia di oltre il 2,8 per cento (Figura 1).

Figura 1. Popolazione residente in Sardegna

(livelli e quote, periodo 1980-2004)

L’incidenza della popolazione sarda rispetto alla macroarea meridionale era quasi l’8 per cento nel 2004.

La presenza di stranieri nell’isola raggiungeva, in base ai dati risultanti dal Censimento del 2001, l’ammontare di 11.000 unità, con una incidenza dello 0,7 per cento della popolazione totale. Secondo gli aggiornamenti anagrafici all’1.1.2005, la popolazione straniera residente è aumentata a circa 16.000 unità, con un’incidenza pari a circa l’1 per cento.

Fonte: Istat. Popolazione residente a metà anno.

Il PIL regionale, che nel 2003 rappresentava il 2,2 per cento di quello italiano e l’8,8 per cento di quello del Sud, ha mostrato nel periodo 1991-2003 una dinamica superiore a quella del Mezzogiorno e a quella nazionale (Figura 2).

Nel triennio 2001-03 l’incremento medio annuo della Sardegna (1,7 per cento), risulta superiore a quello meridionale nonché alla media nazionale (0,8 per cento).

Figura 2. L’andamento del PIL della regione Sardegna

(variazioni percentuali annue e indici 1990=100, prezzi costanti)

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

(variazioni percentuali)

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Sardegna Mezzogiorno Italia

(anno 1990=100)

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Sardegna Mezzogiorno Italia

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Sardegna

137

(anno 1990=100 )

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Industria in s. s. Intera Economia

(percentuale )

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

22,0

24,0

26,0

28,0

30,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Il Pil pro-capite 27 della Sardegna, nel 2003 era pari al 76,9 per cento di quello

italiano e al 110,7 per cento di quello dell’area meridionale. La sua evoluzione ha seguito nel tempo quella del prodotto lordo, con un trend

sostanzialmente in linea con la media nazionale, con una crescita sostenuta nel triennio finale, in cui l’aumento medio nella regione è stato pari all’1,9 per cento, superiore quindi alla media nazionale (0,9 per cento) e meridionale (1,8 per cento).

Figura 3. Produttività totale e Industria La produttività (prodotto per unità di

lavoro) nel periodo 1990-2003 è cresciuta in modo altalenante per l’industria in senso stretto, in misura comunque più moderata rispetto alla produttività totale, che si è attestata intorno all’1,5 per cento medio nell’intero periodo (Figura 3). Nell’ultimo triennio (2001-03) il valore regionale della produttività totale diminuisce (0,4 per cento), rimanendo superiore rispetto all’andamento nazionale e a quello della macroarea.

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Figura 4. Investimenti fissi lordi/Pil La quota media degli investimenti fissi

lordi sul Pil in Sardegna ha registrato nel periodo 1990-2003 un’evoluzione altalenante, con un ritorno a fine periodo ad un livello leggermente inferiore a quello iniziale (24 per cento circa). Un simile andamento ha riguardato anche il Mezzogiorno, anche se in misura inferiore.

Per l’anno 2003 il livello dell’indicatore si è attestato al valore di 23,2 per cento, che rimane superiore al valore riaprtizionale, pari per lo stesso anno a 20,5 (Figura 4).

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La struttura produttiva della regione, relativamente al valore aggiunto dei settori nel

2003, è caratterizzata dal basso peso dell’industria in senso stretto rispetto alla media italiana (circa 15 per cento del valore aggiunto totale contro 23 per cento a livello nazionale) e una maggiore presenza dei settori agricolo (4 contro 3 per cento), dei servizi (74 contro 69 per cento) e delle costruzioni (7 contro 5 per cento).

27 Per il calcolo del Pil pro-capite non è stata considerata la popolazione della Figura 1, ma una stima ad

hoc, poiché i dati del Pil disponibili non sono del tutto coerenti con i dati della popolazione aggiornati.

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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95,097,099,0

101,0103,0105,0107,0109,0111,0113,0

Sardegna Mezzogiorno Italia

Il settore agricolo nel periodo 1990-2003 registra una crescita media annua del suo

valore aggiunto del 3 per cento. In calo nello stesso periodo l’incidenza di costruzioni e industria in senso stretto (-2 e -3 punti circa rispettivamente), mentre i servizi, crescendo a un tasso di 1,9 per cento all’anno, hanno aumentato la loro incidenza di oltre 4 punti.

Figura 5. Occupati serie annuale 1993-2004 (numeri indici, 1995=100)

Nel 2004, la dinamica degli occupati è stata leggermente positiva (0,4 per cento rispetto al 2003) a fronte di una maggiore crescita a livello italiano (0,7 per cento) e di una contrazione nell’area meridionale (-0,4 per cento). Il numero di disoccupati ha registrato una crescita (0,8 per cento), contribuendo all’aumento di 0,4 punti percentuali del totale delle forze di lavoro. L’aumento dei disoccupati nella regione si è contrapposto alla contrazione verificatasi nell’area meridionale (-8,6 per cento) e in quella nazionale (-4,3 per cento).

Fonte: elaborazioni su dati Istat. La nuova serie storica ricostruita Istat degli occupati regionali mostra che l’andamento

dell’occupazione nella regione è risultato costantemente superiore dalla fine degli anni novanta a quello della ripartizione di appartenenza.

A livello settoriale, nel 2004, oltre il 69 per cento degli occupati appartengono al

settore dei servizi, con una percentuale superiore alla media italiana (64,9 per cento) e a quella del Mezzogiorno (68,7 per cento); segue il settore dell’industria in senso stretto con il 12,7 per cento degli occupati, contro il 22,5 per cento della media italiana e il 13,9 per cento di quella del Mezzogiorno; il settore delle costruzioni con l’11,8 per cento degli occupati, contro l’8,2 per cento della media italiana e il 9,9 per cento di quella meridionale; infine il settore dell’agricoltura con il 6,2 per cento degli occupati, di poco inferiore alla media del Mezzogiorno (7,5 per cento), ma superiore al 4,4 per cento della media nazionale.

Il mercato del lavoro sardo è caratterizzato da un tasso di occupazione superiore alla media ripartizionale (51,2 per cento nel 2004 contro 57,4 per cento a livello italiano e 46,1 nel Mezzogiorno), e da un tasso di disoccupazione ancora elevato, pari al 13,9 per cento (contro l’8 per cento italiano e il 15 per cento del meridione). L’elevata incidenza della disoccupazione si riflette in un tasso di attività (59,5 per cento) inferiore a quello italiano (62,5 per cento) ma superiore a quello meridionale (54,3 per cento).

La componente femminile mostra un comportamento migliore nel tasso di

occupazione rispetto alla media ripartizionale (37,9 per cento contro 30,7 del Sud), ma anche un ritardo rispetto al dato nazionale (45,3 per cento); il tasso per la componente maschile è superiore a quello meridionale (64,6 contro 61,8 per cento), ma inferiore alla media nazionale (69,7 per cento).

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Sardegna

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A livello subregionale (Figura 6) si osserva che il tasso di occupazione (15-64 anni)

per provincia nel 2004 è più elevato nella provincia di Sassari e in generale sulla costa settentrionale; le zone con il minor tasso di occupazione sono la provincia di Cagliari e la costa meridionale.

Gli occupati interni nei SLL al 2002 erano maggiormente presenti nelle aree di Cagliari e Sassari.

Figura 6. Cartogrammi occupazione Sardegna

Fonte: elaborazioni su dati Istat. Il numero di imprese registrate, al netto di agricoltura e pesca, nel periodo 1995-2000

è aumentato mediamente del 2 per cento circa, più della media nazionale (1,8 per cento), ma al di sotto di quella meridionale (2,3 per cento). Nel periodo 2001-04, continua più intensa la crescita (circa 3 per cento), maggiore della media nazionale (2 per cento) e di quella ripartizionale (2,8 per cento).

Le esportazioni di beni della Sardegna rappresentano nel 2004 circa l’1 per cento

dell’ammontare complessivo dell’ export italiano e il 9,5 per cento del Sud. Dal 1992 al 1995 esse sono aumentate mediamente del 9,9 per cento, ma la crescita è inferiore rispetto alla media meridionale e nazionale (17,2 e 16,1 per cento). Nei quattro anni successivi, la crescita delle esportazioni si riduce notevolmente ( 2,9 per cento, in linea con il dato nazionale), in misura maggiore rispetto al Mezzogiorno (5,3 per cento). Nel periodo 2000-2004 si registra un’impennata della crescita media dell’export della Sardegna (12,6 per cento), doppia rispetto al dato del Mezzogiorno (6 per cento) e quasi tripla rispetto a quella nazionale (4,9 per cento).

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Quaderno strutturale territoriale - 2005

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Nel periodo 1995-2000 le presenze turistiche nella regione sono aumentate mediamente del 5,1 per cento, a un tasso superiore sia a quello medio dell’area meridionale che a quello nazionale (rispettivamente 4,8 e 3 per cento). Nel periodo 2001-04 si conferma la crescita (2,1 per cento), che rimane superiore sia all’area meridionale sia nazionale (rispettivamente 1,6 e 1 per cento). Il peso delle presenze turistiche nel 2004 è stato del 3 per cento rispetto al dato nazionale.

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Sardegna

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Tavola 1. Indicatori economici della Sardegna

Sardegna Mezzogiorno Italia

Indicatori strutturaliPopolazione residente anno 2004 (*) (in migliaia) 1.647 20.706 58.175Superficie (kmq in migliaia) 24,1 123,1 301,3Densità demografica anno 2004 (abitanti per Kmq) 68,3 168,2 193,1Densità imprenditoriale anno 2004 (imprese per 1000 abitanti) 79,1 74,8 86,2PIL per abitante (a prezzi correnti), anno 2003 (euro) 17.564 15.726 22.584PIL per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 13.887 12.539 18.047PIL per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,7 2,1 1,4Consumi per abitante (a prezzi 1995), anno 2003 (euro) 13.033 12.042 14.445Consumi per abitante (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,5 1,9 1,8PIL (prezzi 1995), variazione percentuale 2002-2003 0,8 0,7 0,3PIL (prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 1,5 1,8 1,4Importazioni nette/PIL, anno 2003 (percentuale) 16,9 16,5 0,4Investimenti fissi lordi/PIL, anno 2003 (percentuale) 23,2 20,5 20,4Produttività (**) (a prezzi 1995), 1998-2003 (variazione percentuale media) 0,8 0,8 0,4Valore Aggiunto Industria (a prezzi 1995), anno 2003 (percentuale sul totale) 21,9 20,9 28,1

Occupati (media anno 2004 in migliaia) 593 6.431 22.404percentuale sul totale nazionale 2,6 28,7 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 0,4 -0,4 0,7In cerca di occupazione (media anno 2004 in migliaia) 96 1.135 1.960

percentuale sul totale nazionale 4,9 57,9 100,0 Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 0,8 -8,6 -4,3

Forze di lavoro (media anno 2004 in migliaia) 689 7.567 24.365percentuale sul totale nazionale 2,8 31,1 100,0

Variazione anno 2004/anno 2003 (valori percentuali) 0,4 -1,7 0,3

Tasso di occupazione, media anno 2004 (***) 51,2 46,1 57,5maschile 64,6 61,8 69,7

femminile 37,9 30,7 45,3

Tasso di attività, media anno 2004 (***) 59,6 54,3 62,5maschile 72,9 70,3 74,5

femminile 46,2 38,7 50,6

Tasso di disoccupazione, media anno 2004 13,9 15,0 8,0maschile 11,3 11,9 6,4

femminile 18,1 20,5 10,5

Altri indicatori: Imprese registrate (al netto agricoltura e pesca), anno 2004 ( valori in migliaia ) 130 1.548 5.013

percentuale sul totale nazionale 2,6 30,9 100,0

Turismo – presenze , anno 2004 (valori in migliaia)

Complessive 10.303 70.968 345.316percentuale sul totale nazionale 3,0 20,6 100,0

Straniere 2.948 19.958 141.165percentuale sul totale nazionale 2,1 14,1 100,0

Esportazioni, anno 2004 ( valori a prezzi correnti, milioni di euro) 2.842 30.066 280.692percentuale sul totale nazionale 1,0 10,7 100,0

(*) media nell'anno

(**) calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali

(***) calcolati sulla popolazione 15 - 64 anni

Fonte: ISTAT e Unioncamere

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NOTE METODOLOGICHE

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Note Economiche Regionali

I^ Sezione – Indicatori strutturali Fonte: I dati e indicatori inseriti in questa sezione sono stati estratti o calcolati sulla

base dei conti economici territoriali (per approfondimenti vedi nota metodologica sui Conti economici territoriali):

- per il Prodotto Interno Lordo per abitante ed i Consumi per abitante è stato considerato l’ultimo dato disponibile (anno 2003) e calcolata la variazione percentuale media nel periodo 1998 – 2003;

- per il Prodotto Interno Lordo è stata considerata la variazione percentuale nel periodo 2002-2003 e la variazione percentuale media nel periodo 1998 – 2003;

- sono state calcolate due variabili di rottura: Importazioni nette/Pil e Investimenti fissi lordi/Pil per esprimere il grado di dipendenza economica e l’intensità di accumulazione del capitale di ciascuna regione;

- è stato calcolato il Prodotto per addetto come il rapporto tra il valore aggiunto ai prezzi base e le unità di lavoro totali;

- è stato calcolato il Valore Aggiunto del settore Industria anno 2003 come quota sul totale.

Le densità demografica ed imprenditoriale sono state calcolate rispettivamente come il rapporto tra la popolazione e la superficie regionale e il rapporto tra numero imprese e popolazione (per mille abitanti).

II^ Sezione

Fonte: elaborazioni e dati tratti dalla “Rilevazione continua sulle forze di lavoro”

La rilevazione campionaria continua sulle forze di lavoro ha come obiettivo primario la stima dei principali aggregati dell’offerta di lavoro.

La rilevazione è denominata continua in quanto le informazioni sono rilevate con riferimento a tutte le settimane dell’anno, tenuto conto di un’opportuna distribuzione nelle tredici settimane di ciascun trimestre del campione complessivo.

La rilevazione è progettata per garantire stime trimestrali a livello regionale e stime provinciali in media d’anno. Le stime trimestrali rappresentano lo stato del mercato del lavoro nell’intero trimestre.

L’universo di riferimento è l’insieme dei componenti delle famiglie residenti in Italia iscritti alle anagrafi comunali, di cittadinanza italiana e straniera, e l’unità di rilevazione è la famiglia (anche composta da una sola persona). L’unità di rilevazione è la famiglia di fatto, definita come insieme di persone coabitanti, legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi.

Il campione di indagine è estratto in due stadi: nel primo si selezionano i comuni, precedentemente stratificati secondo la sola popolazione residente nei comuni (ciò al fine di garantire i prefissati livelli attesi di precisione, oltre che un continuo aggiornamento della variabile di stratificazione), nel secondo si selezionano le famiglie anagrafiche. Per ciascun trimestre vengono intervistate circa 175 mila individui residenti in 1246 comuni.

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Note metodologiche

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L’intervista alla famiglia viene effettuata utilizzando una rete di rilevazione controllata direttamente dall’Istat mediante l’ausilio di tecniche Capi (Computer assisted personal interview) e Cati (Computer assisted telephone interview). In generale le informazioni vengono raccolte con riferimento alla settimana che precede l’intervista.

Ogni famiglia viene intervistata per due trimestri consecutivi; segue un’interruzione per due successivi trimestri, dopodiché essa viene nuovamente intervistata per altri due trimestri. Complessivamente, rimane nel campione per un periodo di 15 mesi.

Si riportano, infine, alcune definizioni adottate nell’indagine:

Forze di lavoro: comprendono le persone occupate e quelle disoccupate.

Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento:

- hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura;

- hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente;

- sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione.

Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi.

Persone in cerca di occupazione: comprendono le persone non occupate tra 15 e 74 anni che:

- hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nei trenta giorni che precedono l’intervista e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive all’intervista;

- oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla data dell’intervista e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive all’intervista, qualora fosse possibile anticipare l’iniziodel lavoro.

Tasso di attività: rapporto tra le persone appartenenti alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento.

Tasso di occupazione: rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento.

Tasso di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro.

III^ Sezione (Altri indicatori)

Per i dati riguardanti le imprese Fonte: elaborazioni su dati tratti dall’ “Indagine Movimprese”

L’indagine svolta dal 1993 con periodicità trimestrale dall’Unione italiana delle Camere di Commercio si basa sul Registro delle ditte, istituito con legge del dicembre 1993 e, dal gennaio 1997, sul Registro delle Imprese che lo ha sostituito.

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Al Registro hanno l’obbligo di iscriversi tutti coloro che esercitano attività imprenditoriali, “in maniera professionale ed organizzata al fine della produzione o scambio di beni e servizi”.

Il Registro contiene informazioni sulle imprese operanti sul territorio nazionale di natura amministrativa ed economica, con dettaglio provinciale. Oltre allo stock delle imprese presenti (registrate), è disponibile una valutazione dei flussi di iscrizioni e cessazioni, e risulta possibile analizzare i dati secondo le cariche e le qualifiche degli addetti (anche per genere), per causa di cessazione, ovvero di cancellazione dell’impresa dal registro e secondo la natura giuridica dell’impresa. Inoltre un “codice di importanza” è assegnato alle diverse attività, ove presenti, svolte da ciascuna impresa per distinguere quelle principali da quelle con carattere secondario.

All’interno del Registro delle Imprese è presente anche il REA (Repertorio delle notizie Economiche ed Amministrative) che fornisce notizie di carattere economico, statistico ed amministrativo, consentendo di evidenziare le principali caratteristiche strutturali del mercato e del sistema imprenditoriale, le cui informazioni rientrano, con le altre, nei risultati dell’indagine Movimprese.

E’ bene sottolineare che con l’istituzione del Registro delle Imprese l’obbligo di iscrizione si è esteso anche a categorie precedentemente esentate. Si tratta in particolare di società semplici, piccoli imprenditori, imprenditori agricoli e coltivatori diretti. Proprio quest’ultimo settore precedentemente escluso dalla rilevazione fa registrare per il 1997 un picco nel numero delle imprese iscritte introducendo così una rottura nella serie che parte dal 1993.

Altri break nella serie possono inoltre essere riscontrati a causa del passaggio dalla classificazione delle attività produttive ATECO 81 a quella ATECO 91 adottata già a partire dai dati del 1995; l’indagine comunque armonizzata con le definizioni dell’ISTAT, è tuttora in fase di miglioramento.

Riportiamo infine, per una corretta interpretazione delle tavole proposte, le definizioni adottate in seno all’indagine:

Imprese registrate: imprese presenti nell’archivio e non cessate, indipendentemente dallo stato di attività assunto (attiva, inattiva, sospesa, in liquidazione, fallita);

Imprese iscritte: imprese per le quali è già stata fatta la denuncia presso le CCIAA di competenza per l’iscrizione al Registro;

Imprese cessate: imprese iscritte al Registro che hanno comunicato la cessazione dell’attività.

Per i dati riguardanti le esportazioni Fonte: elaborazioni su dati tratti dall’ “Indagine sul commercio estero”

Le indagini sul commercio con l’estero, condotte dall’ISTAT, hanno per oggetto il valore e la quantità delle merci scambiate dall’Italia con gli altri paesi e sono effettuate secondo i criteri stabiliti dai Regolamenti CEE 1736/75 del Consiglio e successive modificazioni per l’interscambio con i Paesi extra UE e dai Regolamenti 3330/91 del Consiglio e 2256/92, 3046/92, 3590/92, 860/97, 1894/98 della Commissione per l’interscambio con i Paesi dell’Unione Europea.

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Note metodologiche

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La rilevazione del commercio con i paesi appartenenti all’Unione Europea, definita sulla base del sistema Intrastat (gennaio 1993) ha periodicità mensile e copre in media il 98 per cento degli scambi.

Le informazioni relative al commercio con l’estero, vengono raccolte dagli uffici doganali del Ministero delle Finanze tramite supporti statistico-fiscali ed elaborate dall’Istat. La rilevazione degli scambi commerciali con l’estero viene effettuata in base al territorio doganale, rispetto al quale il territorio della Repubblica Italiana si differenzia per le sole inclusioni dei comuni di Campione d’Italia e Livigno, mentre la repubblica di S.marino e la Città del Vaticano sono escluse. Vengono esclusi, inoltre, i punti e i depositi franchi, con la sola eccezione del comune di Livigno.

Come da accordi internazionali, i valori relativi alle merci esportate sono definiti FOB (free on board), quindi il valore delle merci inclusi i costi di trasporto e di assicurazione fino alla frontiera nazionale sono a carico del venditore.

Le serie delle esportazioni regionali sono pubblicate sia per il valore rilevato sia per quello corretto per la componente stagionale, per tenere conto del diverso calendario mensile. La destagionalizzazione è ottenuta attraverso la procedura Tramo-seats e viene effettuata distintamente per le serie delle quattro ripartizioni geografiche, soggette a revisione trimestrale.

Per i dati riguardanti il turismo Fonte: elaborazioni tratte dall’ “Indagine sul movimento dei clienti negli esercizi

ricettivi”

Sono considerati i dati aggiornati al 2004 sul movimento dei clienti negli esercizi ricettivi delle regioni italiane. L’indagine Istat rileva mensilmente il turismo interno (turisti italiani e stranieri in Italia) nelle strutture ricettive (alberghi e esercizi complementari) ed è basata sulle dichiarazioni giornaliere che i titolari degli esercizi sono obbligati a trasmettere agli enti locali del turismo (Aziende turistiche, Enti provinciali per il turismo e altri enti previsti dalle normative regionali), organi intermedi di rilevazione.

Per arrivi si intendono il numero di clienti.

Per presenze il numero di notti trascorse dai clienti.

Per permanenza media il rapporto tra presenze e arrivi.

Nota Conti Economici territoriali Fonte: dati contenuti nei “Conti Economici Territoriali”

I dati scaturiscono dall'aggiornamento delle serie dei nuovi conti regionali in chiave con il sistema europeo dei conti "SEC95

Le nuove serie, nate dal lavoro di adozione del nuovo sistema contabile, non possono costituire prosecuzione delle serie costruite secondo il SEC79 (relative agli anni 1980-1996), la cui ultima pubblicazione risale alla fine del 1998.

L'adozione del nuovo Sec95 ha coinciso infatti, per le stime sia nazionali sia regionali, con una revisione generale dei dati. Nel caso dei conti regionali, pur in presenza dei fattori di continuità nell'impianto metodologico, modifiche sostanziali sono intervenute riguardo sia alle fonti statistiche utilizzate sia al livello di dettaglio e di approfondimento secondo il quale si è operato.

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Anche l'adozione delle definizioni del Sec95 e della nuova classificazione delle attività economiche, Nace-Rev.1, contribuisce a produrre differenze di qualche rilievo tra i nuovi dati e quelli riferiti al 1995 calcolati in precedenza secondo il vecchio sistema di contabilità. L'effetto delle modifiche introdotte riguardo alle definizioni e classificazioni è infatti molto diversificato da regione a regione, a seconda delle caratteristiche produttive.

La pubblicazione dei conti regionali è spinta ad un livello di dettaglio assai maggiore rispetto alle vecchie serie: l'analisi per attività economica è a 25 branche derivate dalla classificazione NACE-Rev.1, contro le vecchie 17 della NACE-Clio; i consumi delle famiglie sono disaggregati in 12 gruppi di beni e servizi, contro i 9 dei vecchi conti, e per tre tipologie (durevoli, non durevoli e servizi); i consumi delle amministrazioni pubbliche in 10 funzioni di spesa, contro le 7 precedenti. I files ora diffusi dall’ISTAT contengono anche le stime degli "occupati interni", oltre a quelle delle unità di lavoro. La scomposizione dei redditi da lavoro dipendente nelle componenti principali, già adottata nei vecchi conti regionali, è riproposta nel dettaglio di "retribuzioni lorde" e "contributi sociali effettivi e figurativi".

Le somme dei dati regionali e ripartizionali differiscono dal dato nazionale a causa delle attività economiche non attribuibili a specifici territori regionali (es: ambasciate italiane all'estero, piattaforme marine per l'estrazione di idrocarburi).

Nelle tavole non sono utilizzati i normali segni convenzionali, pertanto il valore 0,0 può significare sia che il fenomeno non esiste o presenta valore nullo sia che il dato non raggiunge la metà della cifra dell'ordine minimo considerato.

Per effetto degli arrotondamenti in migliaia o in milioni operati direttamente dall'elaboratore, i dati delle tavole possono non coincidere tra loro per qualche unità (di migliaia o di milioni)

I totali inclusi nelle tavole contenenti valori monetari possono anche non coincidere con la somma degli addendi a causa degli arrotondamenti effettuati dopo la conversione in Euro.

Principali aggregati - definizioni:

Prodotto Interno Lordo ai prezzi di mercato (Pil): il risultato finale dell’attività di produzione delle unità produttrici residenti. Corrisponde alla produzione totale di beni e servizi dell’economia, diminuita dei consumi intermedi ed aumentata dell’I.V.A. gravante e delle imposte indirette sulle importazioni.

Importazioni: sono costituite dagli acquisti all’estero di beni (merci) e di servizi introdotti nel territorio nazionale.

Investimenti fissi lordi: sono costituiti dalle acquisizioni (al netto delle cessioni) di capitale fisso effettuate dai produttori residenti a cui si aggiungono gli incrementi di valore dei beni materiali non prodotti. Il capitale fisso consiste di beni materiali e immateriali prodotti destinati ad essere utilizzati nei processi produttivi per un periodo superiore ad un anno.

Valore Aggiunto ai prezzi base: è il saldo tra la produzione e i consumi intermedi in cui la produzione è valutata ai prezzi base cioè al netto delle imposte sui prodotti e al lordo dei contributi ai prodotti

Unità di lavoro: rappresenta la quantità di lavoro prestato nell’anno da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o da lavoratori che svolgono un doppio lavoro. In tal modo si quantifica in modo

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Note metodologiche

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omogeneo il volume di lavoro svolto da coloro che partecipano al processo di produzione realizzato sul territorio economico di un Paese a prescindere dalla loro residenza.

Redditi da lavoro dipendente: il costo sostenuto dai datori di lavoro a titolo di remunerazione dell’attività prestata alle proprie dipendenze dai lavori sia manuali che intellettuali. Risultano composti dalle retribuzioni lorde e dai contributi sociali effettivi e/o figurativi.

Retribuzioni lorde: comprendono i salari, gli stipendi e le competenze accessorie, in denaro e in natura, al lordo delle trattenute erariali e previdenziali corrisposte ai lavoratori dipendenti direttamente e con carattere di periodicità, secondo quanto stabilito dai contratti, dagli accordi aziendali e dalle norme di legge in vigore.

Oneri sociali: sono calcolati come la differenza tra i redditi da lavoro dipendente e le retribuzioni lorde

Costo del lavoro per dipendente:è calcolato come il rapporto tra i redditi da lavoro dipendente e le unità di lavoro dipendenti

Retribuzioni lorde per dipendente: sono calcolate come il rapporto tra le retribuzioni lorde e le unità di lavoro dipendenti

Costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP): è calcolato come il rapporto tra il costo del lavoro per dipendente e il valore aggiunto per addetto (produttività).

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