Quaderno di Traduzione - Dipartimento di Lingue...

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Università degli Studi Roma Tre Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere LINGUA E TRADUZIONE SPAGNOLA I Prof. Daniele Corsi Quaderno di Traduzione

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 Università degli Studi Roma Tre

Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere

LINGUA E TRADUZIONE SPAGNOLA I Prof. Daniele Corsi

Quaderno di Traduzione

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Teoria della Traduzione - Bibliografia di riferimento A. Berman, La traduzione e la lettera o l’albergo nella lontanaza, Macerata, Quodlibet, 2003. F. Cavagnoli, La voce del testo. L’arte e il mestiere del tradurre, Milano, Feltrinelli, 2012. A. Cesari, Guida ai servizi linguistici: risorse e consigli utili per traduttori e interpreti, Bari, InPrinting, 2009. S. Chatman, Storia e discorso, Milano, Il Saggiatore, 2003. U. Eco, Dire quasi la stessa cosa, Milano, Bompiani, 2003. U. Eco, Lector in fabula. La cooperazione interpretativa nei testi narrativi, Milano, Bompiani, 1991. G. Genette, Figure III. Discorso del racconto, Torino, Einaudi, 1976. A. Hurtado Albir, Traducción y traductología, Madrid, Cátedra, 2011. M. Lefèvre, T. Testaverde, Tradurre lo spagnolo, Roma, Carocci, 2011. A. Marchese, L’officina del racconto, Milano, Mondadori, 1990. M. Morini, La traduzione. Teorie, strumenti, pratiche, Milano, Sironi, 2007. G. Mounin, Teoria e storia della traduzione, Torino, Piccola Biblioteca Einaudi, 2006. V. Moya, La selva de la traducción, Madrid, Cátedra, 2011. S. Nergaard, La teoria della traduzione nella storia, Milano, Bompiani, 1993. S. Nergaard, Teorie contemporanee della traduzione, Milano, Bompiani, 1995. B. Osimo, Manuale del traduttore, Milano, Hoepli, 2004. B. Osimo, Propedeutica della traduzione, Milano, Hoepli, 2010. B. Osimo, Storia della traduzione, Milano, Hoepli, 2002. L. Salmon, Teoria della traduzione, Milano, Avallardi, 2003. F. Scarpa, La traduzione specializzata, Milano, Hoepli, 2008. G. Steiner, Dopo Babele, Milano, Garzanti, 1994. P. Torop, La traduzione totale, a cura di B. Osimo, Milano, Hoepli, 2009. M. Ulrych, Tradurre. Un approccio multidisciplinare, Torino, UTET, 1997. C. Varela, Cine y traducción, Madrid, Cátedra, 2004. M. Viezzi, Denominazioni proprie e traduzione, Milano, Edizioni Universitarie di Lettere

Economia Diritto, 2006. N.B. Per i testi “classici” di traduttologia (Steiner, Mounin ecc.) sono indicate le nuove edizioni e non le edizioni originali.

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Seminario d i Teor ia de l la Traduzione

Prof. Daniele Corsi Ora tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole. E avvenne che, mentre si spostavano verso sud, trovarono una pianura nel paese di Scinar, e vi si stabilirono. Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci dei mattoni e cuociamoli col fuoco!». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. E dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo, e facciamoci un nome, per non essere dispersi sulla faccia di tutta la terra». Ma l’Eterno discese per vedere la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. E l’Eterno disse: «Ecco, sono un solo popolo e hanno tutti la medesima lingua; e questo è quello che si sono messi a fare; ora nulla impedirà loro di finire quello che hanno cominciato. Su, scendiamo e confondiamo la loro lingua, affinché l’uno non comprenda più il parlare dell’altro». E L’Eterno li disperse di là sulla faccia di tutta la terra, e loro smisero di costruire la città. Perciò a questa fu dato il nome di Babele, perché là l’Eterno confuse la lingua di tutta la terra, e di là l’Eterno li disperse sulla faccia di tutta la terra. (In principio, 11: 1-9) Nec converti ut interpres, sed ut orator, sententiis isdem et earum formis tamquam figuris, verbis ad nostram consuetudinem aptis. In quibus non verbum pro verbo necesse habui reddere, sed genus omne verborum vimque servavi. Non enim ea me adnumerare lectori putavi oportere, sed tamquam appendere. [Non ho tradotto da interprete, ma da oratore, mantenendo le stesse frasi e la loro forma, come le figure e le parole adattate al nostro uso. In queste non ho ritenuto necessario tradurre parola per parola, ma ho conservato il modo e la forza di tutte le parole. Non ho ritenuto necessario contare le singole parole al lettore, ma piuttosto ponderargliele]. (Cicerone, Libellus de optimo genere oratorum, V, 14) Molte volte noi troviamo nell’autore che traduciamo p.e. greco, un composto una parola che ci pare ardita, e nel renderla ci studiamo di trovargliene una che equivalga, e fatto questo siamo contenti. Ma spessissimo quel tal composto o parola comechè sia, non solamente era ardita, ma l’autore la formava allora a bella posta, e però nei lettori greci faceva quell’impressione e risaltava nello scritto come fanno le parole nuove di zecca, e come in noi italiani fanno quelle tante parole dell’Alfieri p.e. spiemontizzare ec. ec. Onde tu che traduci, posto ancora che abbi trovato una parola corrispondentissima proprissima equivalentissima, tuttavia non hai fatto niente se questa parola non è nuova e non fa in noi quell’impressione che facea ne’ greci. (Leopardi, Zibaldone) Dopo Babele premette che la traduzione è formalmente e praticamente implicita in ogni atto di comunicazione, nell’emissione e nella ricezione di ogni atto di significazione, sia nel più ampio senso semiotico sia negli scambi più specificatamente verbali. Capire significa decifrare. La percezione dell’intenzione di decifrare è una traduzione. […] La traduzione fra lingue diverse è una applicazione particolare di una configurazione e di un modello fondamentali nel discorso umano, persino quando questo discorso avviene in un’unica lingua. (G. Steiner, “Prefazione alla seconda edizione”, in Dopo Babele: 12). Tutto è traduzione; la concezione totale si pone come oggetto di studio il processo traduttivo in tutte le sue forme: traduzione interlinguistica (traduzione propriamente detta); intralinguistica (come nel caso della parafrasi); intersemiotica (da un tipo di codice all’altro, per esempio traduzione filmica di un romanzo); intertestuale (la citazione e il rimando come traduzione); intratestuale (il rimando interno a un testo come elemento di coesione testuale); metatestuale (i testi che accompagnano il testo tradotto, per esempio apparato critico di un libro, voci di enciclopedia, recensioni ecc.). (P. Torop, La traduzione totale)

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Seminario di Teoria de l la Traduzione – Prof. Daniele Corsi

   1. Modello della comunicazione di R. Jakobson (Teoria matematica della comunicazione)  

 2. Modello della Comunicazione di C.S. Peirce (Teoria semiotica della comunicazione)  Segno: Nella semiotica di Peirce, è “segno” qualsiasi oggetto che sia interpretato come tale; in tale categoria, pertanto, rientrano tanto gli oggetti quanto le parole. Restringendo la questione al solo testo verbale, le parole sono segni che rimandano, attraverso interpretanti, a oggetti. Questa tricotomia si sostituisce alla dicotomia di Saussure tra signifiant e signifié. Oggetto: Elemento della realtà, concreta o astratta, a cui rimanda il segno attraverso l’interpretante. Corrisponde al “referente” in altre terminologie. Interpretante: Nella semiotica di Peirce, il processo di significazione da segno a oggetto passa per un interpretante, entità mentale che, per il singolo individuo, costituisce una relazione affettiva in continua evoluzione con un determinato segno e un determinato oggetto. L’interpretante permette la significazione suscitando nell’individuo un collegamento dal segno all’oggetto. Tale entità mentale soggettiva permette quindi la mediazione tra i pensieri e le parole nel momenti di codifica o decodifica di un messaggio. Processo traduttivo: Secondo la concezione della traduzione totale, qualsiasi processo anche non verbale che conduca da un testo primo, o prototesto, a una sua attualizzazione nel medesimo codice o in codice diverso (metatesto). Esempio (conversazione telefonica): Nativo italiano: Vieni stasera alla festa? La faccio a casa mia. Nativo spagnolo: Certo!, vado* [vengo] con molto piacere. Nativo spagnolo: ¿Vienes esta noche a la fiesta? La voy a hacer en mi casa. Nativo italiano: ¡Claro tío!, vengo* [voy] con mucho gusto.

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Lingua e Traduzione Spagnola I (Prof. Daniele Corsi)

SER Y ESTAR

Principales usos de ser : - Essere o non essere/ C’era una volta una principessa (señala la existencia) - Io sono José / Questo è il libro di lingua spagnola (identificación) - Marta è di Barcellona / Pilar è francese (origen) - Mio fratello è /fa il pompiere (oficio o profesión) - Il computer è di suo cugino/ Questa maglietta è mia (posesión) - Questo tavolo non è di legno (materia) - Il disco che vedi è per Juan (destinatario) - A cosa servono quelle scarpette? Sono per giocare a calcio (finalidad) - Sono le due e mezza (indicación de la hora) - Oggi è mercoledì / Oggi è il 18 di ottobre (fechas n. 1 cfr. uso de “estar”) - Lo spagnolo è parlato da più di trecento milioni di persone (auxiliar en la pasiva) - La festa è alle undici / La conferenza sarà nell’aula Magna (con el significado de “tener lugar”) Principales usos de es tar : - Francisco è a Lisbona / C’è Martina? / Oggi non ci sono per nessuno (situación en el espacio- encontrarse/hallarse en un sitio/ Indica la presencia o la ausencia) - Siamo in autunno (situación, localización en el tiempo) - Oggi è il 18 di ottobre (fechas n. 2 con la persona nosotros) - Il lavoro va bene / L’anno scorso andavano di moda le cravatte /Stare bene-Stare male (con adverbios o expresiones adverbiales de modo) - Sto cercando di smettere di fumare (con gerundio) - La porta è aperta / Il negozio è chiuso (con participio, para expresar el resultado de una acción) - Penso di stare tre giorni a Sevilla (con el significado de “permanecer”, “transcurrir”) - La cena è pronta / Ci siamo? (con el significado de “preparado”, “terminado”) Ser y es tar + adjetivo Para empezar un discurso sobre ser y estar, recomendemos que NO se den reglas como: “ser se usa para lo permanente y estar para lo que cambia”. Sería más adecuado hablar del verbo ser como CLASIFICADOR y del verbo estar como un medio para expresar varios ESTADOS. El verbo ser generaliza, presenta la cualidad de forma objetiva Con ser se hace una descripción del sujeto o se expresa una opinión, una valoración general. Pero sobre todo se compara al sujeto con otros posibles para clasificarlo, definirlo o caracterizarlo: - Elena è una bella ragazza (Elena es una chica guapa) - Per me Roberto è molto antipatico (Para mí/A mi juicio/ Según yo/ Roberto es muy antipático) - Marco è lo studente più alto della classe (Marco es el estudiante más alto de la clase)

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El verbo ser se utiliza muy a menudo con adjetivos que hacen referencia a lo sentidos y sirve también para valorar hechos, acciones, actitudes...: - El café no es bueno para la gente nerviosa - El bacalao es salado - Es necesario estudiar más para aprobar - Es importante que hablemos con los sindicatos Estar presenta la cualidad como un comportamiento o como un estado transitorio. Con estar se indica una condición o un estado del sujeto en un momento determinado, una transformación o un cambio (que puede haberse producido o no), un contraste entre una situación y otra anterior: El agua está fría/caliente etc. Pero sobre todo se compara al sujeto consigo mismo en otros momentos: - Come sei bella Elena oggi! (¡Qué guapa estás hoy Elena!) Elena hoy está guapa porque se ha arreglado, se ha cortado el pelo, se ha maquillado, tiene una camiseta bonita etc. - Anna è magra (Ana está delgada) Ana está delgada porque ha adelgazado o porque no ha engordado a pesar de lo que come etc. El verbo estar se utiliza muy a menudo para expresar una valoración que resulta de haber experimentado algo y sirve también, como ya se ha puesto de relieve, para expresar una característica actual, comparada con otro momento o con lo que se considera normal: - El bacalao no está bueno, a mí me gusta con menos aceite - El bacalao está salado, ¿no lo has tenido en agua bastante tiempo? - Tu hijo está más alto que la última vez que lo encontré. - Pedro está más simpático últimamente. Como se ve, muchos adjetivos pueden emplearse tanto con ser como con estar pero no indistintamente, ya que la elección de uno u otro verbo depende del mensaje que se quiere transmitir: El coche es nuevo significa “La macchina è recente”, mientras que El coche está nuevo significa “La macchina è come nuova”; El café es amargo significa “Il caffé è amaro”, mientras que El café está amargo significa “Il caffé lo sento (o mi sembra) amaro” (por ejemplo por no haber añadido azúcar); El salmón es caro indica que el precio del salmón es elevado en general mientras que El salmón está caro significa que el precio del salmón ha aumentado etc. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Attività n.1 Traduci la seguente conversazione telefonica. - Pronto? - Ciao, sono Alberto, come stai? - Abbastanza bene, sono due giorni che sono in casa, ho un po’ di raffreddore… - Mi dispiace…. C’è Marta? - Sì, te la passo subito. Ah scusami, vieni stasera alla festa? È a casa di Andrea… - Non so se posso venire, ho un appuntamento con Juan alle undici e poi ultimamente Andrea è così noioso… […] - Ciao Marta? Che fai? - Niente… Mi annoio… - Senti ti chiamo perché ho bisogno dei miei dischi. Me li puoi portare domattina? - Domani sono incasinata…. Se non ti dispiace te li posso portare la sera, verso le dieci. - Va bene, a domani allora.

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Lingua e Traduzione Spagnola I (Prof. Daniele Corsi)

POR y PARA

Para es la preposición que se mueve hacia adelante, que tiene un objetivo representado por la zanahoria tras la que corre el caballo. Para podría significar lo que no tengo, lo quiero alcanzar, el sentido práctico (no olvidemos que con para expresamos la utilidad, lo que sirve). Entre para y su objetivo hay una distancia. Usos principales de para : Finalidad; meta; destinatario; complemento indirecto; aptitud: - Estudia para aprobar el examen. - Para solucionar el problema hay que trabajar mucho. - Muchos jóvenes trabajan hoy día para ONGs. - Esta carta es para tí - Necesito una buena crema para las manos - Está muy dotado para la música. Tiempo: límite de un plazo (antes de él): - Estaré en el pueblo para las fiestas. - ¿Podré tener el coche arreglado para pasado mañana? - La traducción es para el próximo miércoles. - El nuevo cine estará terminado para el 2010. Va para + cantidad de tiempo = hace casi + cantidad de tiempo: - No sé exactamente cuánto tiempo llevo aquí, pero va para seis años. Movimiento: en dirección a: en sentido real y en sentido figurado: - Mañana salgo para Sevilla. - Vamos para Salamanca. - He llamado la policía y vienen para acá enseguida. - Escribe para un público determinado, no para todos. Punto de vista, opinión: - Para mí, hay que intentar hablarle. Comparación; contraposición: - Para ser inglés, hablas muy bien español. - Vas muy elegante para una fiesta informal. Equivale a si: - Para playas enormes, las de Brasil.

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- Para vivir relajado, la costa; no lo dudes. Para que + subjuntivo: - Quédate más tiempo para que podamos visitar los pueblos del interior.

* Por , en cambio, quedaría representado por un círculo que empuja todo lo que tiene delante, como el motor que nos lleva a actuar. Se refiere a lo que ya tengo. Entre por y su término no hay distancia, se dan al mismo tiempo, como alguien que va en una bicicleta. Usos principales de por : Causa; motivo; razón: - Le han dado un premio por su última novela. - Lo condenaron por homicidio. - Decidieron no salir por la lluvia. - Ha pedido la baja en el trabajo por enfermedad. Sentimientos: - Siento por ellos un respeto enorme. Equivale a en beneficio de; en favor de; en defensa de: - A mí no me interesaba comprar un piso tan grande, lo he hecho por vosotros. - Siempre he luchado por (defender) mis principios, hoy no sé si valía la pena. Tiempo: durante; aproximación (nunca con horas); periodicidad; antes las partes del día (excepto mediodía): - Por unos minutos todos se quedaron en silencio. [De todos modos, la duración del tiempo no suele expresarse con por, sino con durante o sin preposición alguna: Estuve viviendo en Florencia (durante) cuatro años]. - Nadie se vestía así por aquella época. - Voy al gimnasio tres veces por semana. - Siempre estaremos a su disposición, sea por la mañana, por la tarde o por la noche. ¡OJO! Estuve con Marta ayer al mediodía. Localización: a través de; a lo largo de; sobre / en; indeterminación: - Los ladrones han entrado por la puerta; no por la ventana. - Hoy he pasado por Lisboa. - Aunque haga frío, me gusta pasear por la playa. - Cuando entré en casa, todo estaba tirado por el suelo. Movimiento repetido. Por va en medio de dos sustantivos iguales: - Quisiera tener tiempo para visitar la zona pueblo por pueblo.

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Equivale a en nombre de; en representación de; en lugar: - Siempre hablo por todos, ahora quiero hablar por mí misma. - Que ningún profesor dé la clase por mí, ya la recuperaré. Precio (la persona cree que lo pagado es poco o mucho): - He encontrado esos mismos zapatos por la mitad del precio. - Por 50.000 € no vas a encontrar un apartamento. Equivale a en cambio de: - Te cambio mi helado por tu bocadillo. Complemento de agente: - La casa estaba vigilada por varios agentes de policía. - El secreto ha sido revelado por alguno de nosotros. Signo de multiplicación: - Si multiplicamos la altura de un triángulo por su base... - Siete por nueve (son) sesenta y tres. Equivale a sin: - Tenemos todavía un grupo de estudiantes erasmus por clasificar. - El suelo está por limpiar (sin limpiar). Equivale a en lo que a mí se refiere, en lo que de mí depende: - No os molestéis por mí, yo ya me voy. Medio: - No vayas por el camino de siempre y así verás cosas distintas. - Te he mandado la lista de precios por fax. - Las llamaron por teléfono. - Lo escuché por la radio.

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Lingua e Traduzione Spagnola I (Prof. Daniele Corsi)

El uso del Subjuntivo

1) El uso del Subjuntivo en castellano viene determinado por diversas circunstancias: I .Se utiliza el Indicativo cuando el verbo principal (“verbos de la cabeza”1) constata una realidad y la frase carece de finalidades u objetivos:

1. Creo que viene. 2. Veo que estudias. 3. Es cierto que lo sabe.

La realidad que pasa a través de la cabeza se mantiene casi siempre en Indicativo, pero cuando el verbo principal niega la constatación de la realidad se utiliza el Subjuntivo:

1. No creo que venga. 2. No veo que estudies. 3. No es cierto que lo sepa.

II. La realidad que pasa por los sentimientos sale corvertida en Subjuntivo. Cuando por ejemplo el verbo principal (“verbos de sentimiento, es decir de reacción emotiva o sensitiva”2) expresa la reacción o el efecto que produce la frase subordinada en otra persona utilizamos siempre el Subjuntivo:

1. Me molesta que vengas. 2. Me alegro de que hayas aprobado el examen. 3. Le gusta que estudies con tanta pasión.

III. Con los verbos de influencia (“verbos de voluntad o deseo”3) se utiliza siempre el Subjuntivo. En general podríamos decir que cada vez que el sujeto del verbo principal influye sobre el sujeto de la subordinada es imprescindible el uso del Subjuntivo:

1. Ordeno que venga. 2. Te aconsejo que estudies. 3. Me pidió que le prestara el coche. 4. No nos permiten que nos bañemos en la piscina después de las diez. 5. Me ha dicho que vaya a comprar el pan.

                                                                                                               1 Los llamados “verbos de la cabeza” en español son los verbos de percepción física (oír, escuchar, ver, sentir, notar, observar, percibir, oler etc.), los verbos de opinión (creer, pensar, parecer, opinar, suponer...) y de comunicación (decir, afirmar, asegurar, explicar...). 2 Aburrir; agradecer; aguantar; alegrar(se) (de); doler; encantar; molestar; gustar; soportar; aguantar; necesitar; estar cansado/a de; estar harto/a de; lamentar; fastidiar; dar pena etc. 3 Querer; aconsejar; animar a; ayudar a; consentir; dejar; exigir; obligar a; mandar; ordenar; hacer; impedir; incitar; insinuar; permitir; prohibir; proponer; recomendar; sugerir etc.

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2) Estructura Es + Adj. + QUE (Construcciones con ser, estar, parecer y resultar): I. Exigen indicativo los adjetivos: cierto; seguro; indudable; evidente; el sustantivo verdad y todas las contrucciones sinónimas como claro, convencido; demostrado; innegable; indiscutible; obvio. Se utiliza el indicativo porque constatamos una realidad que nos parece cierta:

1. Es cierto que está enfermo. 2. Es verdad que él me ayudó. 3. Está claro que no quiere trabajar en esa tienda. 4. Resulta evidente que no puedo ir a la fiesta, tengo un examen mañana.

Estas mismas contrucciones van en Subjuntivo en forma negativa porque se niega la constatación:

1. No es cierto que esté enfermo. 2. No es seguro que vayamos a visitarlo.

II. Cualquier otro sustantivo, adjetivo, adverbio o construcción que no sea sinónimo de los anteriores se construye con Subjuntivo: - Sustantivos: una suerte; una lástima; una pena; un error; una casualidad, etc. - Adjetivos: bueno; extraño; importante; interesante; malo; raro; significativo, etc. - Adverbios: bien; mal; mejor, peor; etc. ¡OJO! Lógico, natural y normal también se construyen con Subjuntivo. Menos mal que se construye con Indicativo. Cabe destacar que estas construcciones exigen el Subjuntivo porque expresan un juicio de valor o una reacción emotiva hacia un hecho o un acontecimiento. 3) Verbos con doble significado y doble construcción: I. Decir: Indicativo (informar) – Subjuntivo (aconsejar; pedir):

1. Dice que comes (información, relato). 2. Dice que comas más (consejo, mandato). 3. Me ha dicho que acaba de ver a Juan (información, relato). 4. Dile que me preste el coche esta noche (petición).

II. Sentir: Indicativo (notar; percibir) – Subjuntivo (lamentar):

1. Hemos sentido que las cosas no son como antes. 2. Hemos sentido que no pudierais venir.

III. Pensar: Indicativo (refelexionar) – Subjuntivo (influir para que, este caso aparece, sobre todo, con el verbo en pasado):

1. He pensado que será mejor quedarse en casa. 2. He pensado que vayáis vosotros solos.

IV. Esperar: Indicativo (creer; suponer) – Subjuntivo (desear):

1. Espero que cumplirás tu palabra. 2. Espero que lleguéis bien a casa.

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4) Un caso especial: parecer Este verbo admite las siguientes posibilidades: I. Parecer + que + indicativo o subjuntivo, depende del grado de evidencia o seguridad que queramos mostrar:

1. Parece que va a llover, el cielo está cubierto. 2. ¡Qué niebla hay! Parece que vaya a llover.

II. Me parece + que + indicativo / No me parece + que + subjuntivo (funciona como creer, es decir como verbo “de la cabeza”) III. (Me) parece + sustantivo / adjetivo / adverbio + que + indicativo / subjuntivo (funciona como las contrucciones con ser, seguidas de los mismos elementos):

1. Nos parece justo (es justo) que tú te lleves un porcentaje mayor, has trabajado más. 2. Parece evidente (es evidente) que ascenderán a Andrés: es el sobrino del director. 3. ¿Te parece (bien, mal) que vayamos mañana al teatro?

5) Usos del Subjuntivo: I. Experimentación o no experimentación de lo expresado, por parte del sujeto de la principal: a) Hecho real: 1. Cuando llego, me saluda. 2. Cuando es la hora, entran ordenadamente. 3. Aunque estudia mucho, no aprueba. b) Hecho futuro, eventual, probable o previsible: 1. Cuando llegue, me saludará. 2. Cuando sea la hora, que entren ordenadamente. 3. Aunque estudie mucho, no aprobará. ¡OJO! En las subordinadas temporales de futuro se utiliza el futuro en italiano y el presente de subjuntivo en español:

1. Quando andremo a Madrid, visiteremo El Prado. 2. Cuando vayamos a Madrid, visitaremos El Prado. 3. La prossima volta che mangerò in questo ristorante non pagherò il conto. 4. La próxima vez que coma en este restaurante no pagaré la cuenta. 5. Finché continuerai a prenderlo in giro, non ti racconterà niente della sua vita. 6. Mientras sigas tomándole el pelo, no te contará nada de su vida.

II. Imperativas negativas:

1. No vengas tarde. 2. No te vayas por favor.

III. Dubitativas (en alternancia con el uso del Indicativo, depende del grado de probabilidad). Indican probabilidad, detrás de los adverbios quizás, acaso, tal vez, seguramente, posiblemente etc:

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1. Quizás vamos / vayamos esta tarde a tu casa 2. Tal vez ya sabes / sepas que he aprobado los exámenes.

¡OJO! Después de A lo mejor siempre se usa el Indicativo: 1. A lo mejor vamos esta tarde a tu casa.

IV. Exclamativas y desiderativas:

1. ¡Ojalá me toque la lotería! 2. ¡Quién fuera él! 3. ¡Que tengas suerte!

V. Oraciones reduplicativas:

1. Hagas lo que hagas, comunícamelo. 2. Vayas donde vayas, te seguiré.

VI. Antecendente conocido (Indicativo) – desconocido (Subjuntivo):

1. Conozco a un chico que trabaja cerca de mi escuela. 2. Estoy buscando un chico que comparta el piso conmigo. 3. Los que ya han pagado, pueden entrar. 4. Los que ya hayan pagado, pueden entrar.

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Eserc izi di Mediazione

Attività n.1 - Mediazione italiano-spagnolo

(Prof. Daniele Corsi)    1)  Luis è il ragazzo più alto di questa scuola. 2) – Oggi ho visto Luis nel corridoio, era da tanto che non lo vedevo, è cresciuto molto non ti sembra? – Sì, è molto alto ora. 3) – Il libro che cerchi è nella Biblioteca di Filologia. – L’ho cercato un sacco di volte ma non sono riuscito a trovarlo. Il bibliotecario mi ha detto che nella Biblioteca non c’è nessun libro dell’edizione Laberinto. – Si sbaglia! Ieri ne ho visto uno su uno scaffale, quello di Revenga sull’avanguardia spagnola.

4) – Alberto dai vieni a mangiare! – Vengo subito! Muoio di fame.

5) Oggi è il 20 marzo, tuttavia fa un freddo insopportabile. 6) – La settimana scorsa ho chiesto a Javi se aveva voglia di andare in vacanza con noi. – Ma gli hai chiesto se può prestarci la macchina? 7) Gli esercizi sono per la settimana prossima, quindi fateli con molta attenzione! 8) Sono nervosissimo!! Ho cercato di parlarle a lezione ma mi ha evitato. 9) Il concerto di Joaquín Sabina ci sarà questo giovedì alle 11 presso l’Auditorium di Salamanca. 10) – C’è Rocío? – No, è a casa del suo ragazzo, mi ha detto che torna alle sei. Devo lasciarle un messaggio? – No grazie, provo a chiamarla al cellulare. 11) Per favore lasciatemi in pace, oggi non ci sono per nessuno. 12) Lo so che sono arrivato tardi, c’era molto traffico. 13) La cena è pronta, andiamo a tavola. 14) Ci siamo? Allora, possiamo iniziare.

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15) – Quant’è? – Sono 3 euro e 20. Vuole un sacchetto?

16) Oggi non compro il pesce perché costa 10 euro al kilo. 17) C’era volta un principe cattivo e una strega bellissima che vivevano in un palazzo di cristallo. 18) Devi capire che siamo in un periodo storico molto delicato per il nostro paese. 19) – Per essere svedese parla molto bene lo spagnolo. – Per me invece fa troppi errori.

20) – Il mese scorso mi hanno licenziato, ora sto cercando un altro lavoro. – Io ho iniziato da pochi giorni a fare il segretario in una ditta.

21) Sono stanca di stare a sedere, facciamo una passeggiata! 22) Prendi quel taxi, è libero. 23) Non entrare in camera, sono nudo! 24) – I frutti di mare sono cari, ma non il baccalà. – Sì, ma in alcuni periodi dell’anno i frutti di mare sono ancora più cari.

25) – Come sei bella oggi! – Ma io sono sempre bella!

26) Di solito Pedro è simpatico, ma oggi è molto noioso. 27) – Come ti sembra il pollo? – Buonissimo; fatto così è come mi piace.

28) Che schifo questo caffè, è amarissimo! 29) La cucina è sporca, chi la pulisce oggi? 30) – Pronto? – È lei la signora Jambrina? – Sì sono io, chi parla? – Sono il signor Rodríguez, la chiamo dall’ufficio di suo marito per dirle che sono due giorni che non viene al lavoro.

31) Pilar è andata in vacanza due giorni fa. 32) Sono stanchissimo, facciamo una pausa. 33) Aspetta un momento, non uscire, vado a prendere le sigarette.

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34) Marco e Alicia sono in vacanza, forse vado a trovarli. 35) – Dove fissiamo? – Vediamoci in Plaza Mayor sotto l’orologio a mezzanotte.

36) – Buonasera vorrei due biglietti per la sala due. – Mi dispiace, sono esauriti. Ho appena venduto l’ultimo.

37) Andiamocene, sta per piovere. 38) – Allora quale prendi? Quello arancione o quello verde? – Quello arancione che è in vetrina. – Ti sta benissimo!

39) Cerco un ragazzo/a per condividere un appartamento in centro (a due minuti dall’Università). Cucina, due bagni, terrazza, due camere, televisione, lavatrice, lettore dvd, 180 euro al mese. Spese incluse. 40) Questo sciroppo le farà molto bene per l’influenza, arrivederci. A chi tocca ora? 41) – Mi si è rotta la macchina. Conosci un buon meccanico? – Sì conosco Pedro, lavora nell’officina in fondo alla strada. 42) Quando viaggia in autobus gli piace sedersi in fondo. 43) Mi piace molto tuo nonno, è veramente forte! 44) Per alcuni minuti tutti rimasero in silenzio. 45) Ho bisogno di una buona crema per il corpo. 46) Quest’anno ha votato per il PP ma prima era socialista, che voltagabbana! 47) Venerdì sono passato per Sevilla per fare una visita a David. Purtroppo non era in casa. 48) – Scusi, ha visto per caso dei ragazzi con degli zaini passare di qui? – Sì, li ho visti ieri. Mi hanno detto che andavano verso Santiago.

49) Il nuovo stadio sarà pronto per il 2008. 50) – Stai ancora con la tua ragazza? – No, ci siamo lasciati l’anno scorso.

51) – Mi da sui nervi quelli che buttano le cicche dai finestrini delle auto. – E che dici di quelli che buttano la spazzatura dappertutto.

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52) Mancano pochi giorni all’esame e tu non ti sei messo ancora a studiare. 53) – Elena si annoia molto… – Certo! Se continua a uscire sempre con le stesse persone!

54) – Felipe mi prendi per scemo? – Perché dici questo? – Perché quando usciamo offro sempre io

55) Penso che Javi sia triste per non aver passato l’esame. Invitiamolo a prendere qualcosa e gli passeà. 56) – Grazie mille per tutto quello che ha fatto per noi. – Di niente, è stato un piacere.

57) Pensavo a te Susanna, a quando ci siamo visti la prima volta. 58) Ieri ho sognato mio fratello che mi diceva che la sua ragazza era incinta e che si voleva uccidere. 59) Non accetteremo mai le vostre condizioni, organizzeremo uno sciopero generale. 60) – Vieni al cinema? Stasera c’è la prima dell’ultimo film di Almodóvar? – No, non vengo, mi dispiace, ho un altro impegno.

61) Credo di sì, ho voglia di uscire, ho appena chiamato Paqui e andremo tutti insieme al concerto.

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Attività n. 2 - Mediazione italiano-spagnolo (Prof. Daniele Corsi)

1. - Ciao, come stai? Ma quando torni dalla Spagna? 2. - La settimana prossima… vuoi che ti porti qualche libro? 3. - Sì, portami quello di Ortega sull’arte, non mi ricordo il titolo… 4. Sono due giorni che ti ripeto le stesse cose ma tu continui a non darmi retta.

5. Due giorni fa ho provato a chiamarlo al cellulare ma era irraggiungibile.

6. Spesso mi chiedo perché si comporta così con me, eppure l’ho sempre trattato

bene.

7. - Insomma vieni o no? Comincio a stancarmi di aspettare… 8. – Vengo un po’ più tardi, scusami ma ho un mal di testa terribile. 9. Lo sai che in questi giorni Paqui è finalmente riuscita a parlare con quell’attore che

conoscemmo al mare?

10. Elena rimase tutto il giorno nella sua stanza a pensare a quello che doveva fare per aiutare il suo ragazzo.

11. – Provalo… mi sembra buono, no? 12. – È troppo salato, bisogna aggiungere un po’ d’acqua. 13. Secondo il preside la nuova scuola sarà pronta per il 2007, ma io non gli credo, è

sempre stato un bugiardo.

14. Io e mia moglie abbiamo smesso di fumare l’anno scorso ma ogni tanto io mi fumo una sigaretta di nascosto. Se lei se ne accorge sono rovinato!

15. Oggi ha lavorato per sei ore senza nemmeno fare una pausa. Se continua così si

ammalerà.

16. Caro Alberto, è molto tempo che non ci sentiamo, che non so niente di te. Ti hanno assunto alla casa editrice? Se leggi questa e-mail per favore rispondimi, sono un po’ preoccupato…

17. Pepe si ricordò che l’ultima volta che la vide sulla metropolitana Roberta indossava

un maglione grigio e una gonna a quadri.

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18. Andiamocene! Qui non c’è spazio per le nostre iniziative… Ho saputo che domani ci sarà una riunione in Comune per decidere sui fondi da dare alle associazioni culturali, dobbiamo assolutamente partecipare!

19. È un periodo che sogno sempre mia zia che mi parla della guerra e che mi da

consigli sul mio futuro. Mi sembra strano perché quando era viva non mi stava molto simpatica… Quando mi invitava a cena ero sempre a disagio.

20. Non ti preoccupare, quando torniamo verremo a trovarti a Salamanca e rimarremo

più tempo.

21. Luis oggi è veramente nervoso, non è possibile stargli accanto. Ma cosa gli succede? Ha per caso rivisto la sua ex?

22. Se glielo dirai non ti parlerò più! Non mi fido di lui, è diventato strano.

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Attività n. 3 - Mediazione italiano-spagnolo (Prof. Daniele Corsi)

1. Non riesco a capirti, parla più forte per favore… 2. Non ti preoccupare, se andrò a Barcellona ti avviserò in tempo.

3. Ieri ho visto i tuoi figli, erano due anni che non ci parlavo, sono diventati così grandi!

4. Vestitevi! È ora andare…. E mettevi la sciarpa che fuori è freddissimo.

5. Quando arrivai alla stazione, il treno il treno era appena partito.

6. – Ti va di andare al cinema stasera o sei incasinato? 7. – Devo lavorare al computer fino alle dieci poi ci sono… 8. – Bene, che ti va di vedere, il film di Kitano o quello di Saura? 9. – Fa lo stesso… sono stanchissimo, mi addormenterò sulla poltrona. 10. Mi ha detto di andare a prenderlo al lavoro alle sei ma ho un appuntamento, puoi

andarci tu?

11. Sono al verde… Spero che tra un mese ci siano gli sconti.

12. Quando la vide diventò rosso dalla vergogna.

13. Siamo stanchi di viziarti, non sei più un bambino, guarda la tua stanza, sembra un porcile, fatti il letto!

14. Luis ci ha chiesto un’altra volta di prestargli la macchina, è uno sfacciato!

15. Mi fa piacere che i professori parlino bene di te.

16. Credo che Marco sia un buon giocatore.

17. State zitti! Vi prego di ascoltarmi… Non mi fermerò molto su questo argomento.

18. Prima Paco era molto timido con le ragazze, ora è diventato un Don Giovanni.

19. I tuoi genitori non vogliono che tu faccia finta che ti piaccia il tuo lavoro, se non ne

puoi più lo puoi lasciare.

20. Ti prego di aiutarmi, sono nei guai, la mia azienda sta per fallire.

21. Mi dispiace che tu non abbia passato l’esame orale di tedesco.

22. Ti proibisco di fumare nel mio ufficio.

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23. Nostra sorella vuole che continuiamo a studiare.

24. Dice che adesso mangi di più.

25. Le consiglio di riposarsi, oggi ha avuto una giornata faticosa.

26. È ovvio che non ti parli, lo prendi sempre in giro.

27. Non penso che i suoi amici siano molto intelligenti.

28. Dopo molti anni di lavoro trasformò la sua casa in una scuola.

29. Non venire domani!

30. Crediamo che sia meglio andare a Madrid..

31. È logico che non voglia continuare gli studi, lui voleva fare filologia spagnola e tu lo hai obbligato a iscriversi alla facoltà di legge.

32. Non c’è dubbio che la tua ragazza sia una bravissima pittrice.

33. Il professore ti ha consigliato di studiare di più ma tu continui a uscire tutte le sere.

34. È un peccato che non possa venire.

35. Dubito che ce la faccia ad arrivare in tempo.

36. Esci di qui prima che mi arrabbi!

37. Vai a casa immediatamente!

38. Non lo fare, è una perdita di tempo.

39. A Maria le da fastidio che ti comporti male con i suoi compagni di corso.

40. È necessario che tu rimanga alcuni giorni a letto.

41. Digli per favore che sono due ore che lo sto aspettando.

42. José sta molto male. Quando lo vedrai, te ne renderai conto.

43. Finché continuerai a non prenderlo sul serio, non ti racconterà niente della sua vita

personale.

44. Anche se pioverà, farò lo stesso una passeggiata.

45. Rimase a letto finché non lo chiamò Mercedes.

46. La prossima volta che verremo a visitarti, ti porteremo dei dolci.

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47. Che bella ragazza! Se la rivedrò, le chiederò il numero.

48. Ci vediamo tra un mese, divertiti in Spagna!

49. Credo che tu ti stia sbagliando.

50. Sono sicuro che tu sia stato promosso.

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Attività n. 4 – Prof. Daniele Corsi 1. Esco con Sonia da due anni. Ma ancora non sono riuscito a conoscerla bene. 2. – Vieni a trovarmi il prossimo sabato? – Non so se posso venire. Ho saputo che ci sarà una festa a casa di Marta. 3. Mettetevi la sciarpa!, fa un freddo terribile. 4. Si era appena svegliato quando sua madre rientrò dal lavoro. Si girò verso di lei e la salutò appena. 5. Se non mi dirai la verità, smetterò di confidarmi con te. 6. Il mese scorso ho incontrato tuo figlio per strada, è diventato così grande! 7. – Quando mi porterai i miei libri? L’esame è tra pochi giorni… – Te li porto domenica mattina. Poi, se ti va, andiamo a prendere qualcosa insieme. 8. Perché continui a fare sempre gli stessi errori? Quest’anno ho deciso di non aiutarti più. 9. – Sai dov’è Marco? Sono tre giorni che lo cerco… – Una settimana fa l’ho visto al cinema con la sua ragazza. Ora dovrebbe essere partito per la Spagna se non mi sbaglio… 10. Dopo tanti sforzi è riuscito a diventare medico. 11. Ieri abbiamo cercato di parlarle ma lei era molto nervosa, ci ha evitati per tutto il giorno.

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Attività n. 5 - Prof. Daniele Corsi

1. Non ti preoccupare, se andremo a Segovia, ti manderemo una lettera per avvisarti.

2. Finché continuerai a prenderlo in giro, non ti racconterà niente del suo passato. 3. Mi hanno detto di andare a comprare del vino per la festa di stasera ma i negozi hanno

appena chiuso, che mi consigli di fare?

4. Credo che Marta e Fabio siano una coppia perfetta. Spero che sposino presto.

5. È ovvio che sia nervosa, non la cerchi da due giorni… prova a chiamarla!

6. Hai saputo che la nostra vecchia scuola è diventata una biblioteca?

7. Ieri sera ho rivisto quel film in televisione. Non penso che sia molto divertente.

8. Sono già due giorni che Marco e Alicia si conoscono, ma ancora non sono riuscito a

farli uscire insieme.

9. Julio ci ha chiesto un’altra volta di prestargli la macchina, è uno sfacciato!

10. (Conversazione telefonica)

- Pronto?

- Buonasera, sono il signor Martín, suo marito è in casa?

- No, è partito per Granada due giorni fa per un congresso, dovrebbe tornare sabato

sera.

- La ringazio, comunque appena lo vede può dirle di portare in ufficio quei

documenti…

- Se vuole posso portaglieli io domattina, verso le 10.

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Attività n. 6 – Prof. Daniele Corsi

1. – Luis non è raggiungibile, sono già due giorni che provo a chiamarlo, che mi consigli di

fare?

– Richiamalo! Comunque è logico che non ti risponda, lo hai preso in giro troppe

volte…

– Credo che tu abbia ragione… forse non riuscirà mai a perdonarmi…

– Non dire stupidaggini! Spero che torniate insieme presto… Quando lo vedi puoi dirgli

di venire alla mia festa sabato e di portarmi i libri di letteratura tedesca?

2. Se continueremo ad uscire con quei tipi non ci divertiremo mai! Non mi piacciono per niente. 3. La settimana scorsa ho visto tua sorella all’Università, non la vedevo da molti anni, è diventata una ragazza bellissima. 4. La prossima volta che verrò a Madrid a visitarti, ti porterò i dischi che mi hai chiesto. 5. Cara Marta, mi trovo alla stazione di Barcellona. Purtroppo io e Carmen abbiamo appena perso il treno per Valencia. Cercheremo di prendere quello delle sette. A domani! 6. Lavatevi e vestitevi! E’ ora di andare. Mi sembra che il vostro autobus stia per partire. 7. E’ ovvio che sia così nervosa. Ti ha pregato di prestarle la macchina e tu te ne sei andato di casa senza ascoltarla. Devi chiederle scusa! 8. Finché le parlerete in quel modo non vi racconterà niente. 9. Mi sono ricordato che tra tre giorni è il compleanno di tuo cugino. Non appena vai in centro compragli un regalo. 10. Hanno deciso di rimanere in casa per la pioggia. Tuttavia, anche se domenica pioverà, io andrò lo stesso a fare una passeggiata in campagna.

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Attività n. 7 – Prof. Daniele Corsi

1. Digli per favore che sono due ore che lo sto aspettando.

2. Quando verrai a trovarmi a Vigo ti porterò in buon ristorante di pesce.

3. Luis mi ha detto di andare a comprare il pane per stasera ma adesso ho un appuntamento, puoi andarci tu?

4. Due giorni fa siamo andati a vedere la prima dell’ultimo film di Jaume Balagueró e abbiamo incontrato tua cugina. Abbiamo saputo che finalmente è diventata architetto.

5. Se non riuscirai a chiederle scusa, non ti parlerò più.

6. È naturale che continui a prenderti in giro… Cerca di farti rispettare!

7. Mettetevi il maglione, fuori fa un freddo terribile!

8. Non penso che i suoi amici siano molto intelligenti. Credo che tu ti stia sbagliando.

9. Anche se sabato pioverà, faremo lo stesso una passeggiata.

10. (Conversazione telefonica)

- Pronto?

- Ciao, sono Marco, c’è Paqui?

- Ciao Marco, come stai? Paqui è appena uscita. Torna alle sei.

- La cerco da due giorni, sai se ha passato l’esame di tedesco?

- Sì! E con un buon voto! Ma stasera vieni alla festa? È a casa di Alberto, quel ragazzo che vive di sopra.

- Non so se posso venire, devo assolutamente studiare…

- Non dire stupidaggini!, se vieni portaci un po’ di cd…

- Va bene, non ti preoccupare….

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Attività n. 8 – Prof. Daniele Corsi 1) Ho appena saputo che domani ci sarà uno sciopero in ufficio. Tu hai intenzione di partecipare? 2) (Conversazione telefonica) - Stasera ho fissato con Marco al cinema “Avenida”. Lo conosci vero? È un ragazzo davvero forte! C’è la prima del nuovo film di Álex de la Iglesia. Pensi di venire con i tuoi amici? - Non credo di poter venire. Ho altri impegni. E poi… devo assolutamente mettermi a studiare per l’esame di giovedì mattina. 3) (Due coinquiline sedute sul divano di casa) - Se non vedrai di nuovo quel film, non potrai capirne la bellezza. La cosa bella è che stasera ce lo porta a casa Miguel, in dvd. - Come mai? Perché lo hai invitato? Che noia! 4) Due mesi fa siamo andati a trovarla a Valencia. Siamo arrivati all’aeroporto, stava già per piovere… E pensare che mi avevano detto che il cielo lì è sempre sereno! 5) Era nervosissimo. Vide il fratello di Martina in fondo alla strada e diventò rosso in viso per la rabbia. 6) (Due amici al tavolino di un bar) - Non vedo Luis da due settimane. So che ha passato gli esami e che è diventato medico. Ti va di andare a casa sua? Così gli portiamo da bere! - Certamente! Ora però prendo un’altra birra… Cameriere, me ne porta un’altra per favore? 7) Perché continui a uscire con quei ragazzi? Mi stanno antipatici! 8) La scorsa notte hanno cercato di parlarle ma lei li ha evitati tutto il tempo. 9) Entro domani bisogna pulire la cucina. Anche il bagno deve essere pulito. 10) Cara Paola, sono a Cuenca da due ore. Non riesco a chiamarti al cellulare, sei sempre irraggiungibile. Ora ti posto la mia posizione sulla tua bacheca!

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Attività n. 9 – Prof. Daniele Corsi

1. (Conversazione telefonica al cellulare. N.B. I personaggi non si trovano presso le loro

abitazioni)

– Luis non è raggiungibile, sono già due giorni che provo a chiamarlo, che mi consigli di

fare?

– Richiamalo! Comunque è logico che non ti risponda, lo hai preso in giro troppe volte…

– Credo che tu abbia ragione… forse non riuscirà mai a perdonarmi…

– Non dire stupidaggini! Spero che torniate insieme presto… Quando lo vedi, puoi dirgli di

venire alla festa di Jorge sabato e di portarmi lì i miei libri di letteratura tedesca?

2. Se continueremo ad uscire con quei tipi non ci divertiremo mai! Non mi piacciono per niente. 3. La settimana scorsa ho rivisto tua sorella all’Università, non la vedevo da molti anni, è diventata una ragazza bellissima! 4. (Frase scritta per e-mail a un amico) La prossima volta che verrò a Madrid a visitarti, ti porterò i dischi che mi hai chiesto sabato scorso. 5. Cara Marta, mi trovo alla stazione di Barcellona. Purtroppo io e Carmen abbiamo appena perso il treno per Valencia. Cercheremo di prendere quello delle sette. A domani! 6. Lavatevi e vestitevi! È ora di andare. Mi sembra che il vostro autobus stia per partire. 7. E’ ovvio che sia così nervosa. Ti ha pregato di prestarle la macchina e tu te ne sei andato di casa senza considerarla. Devi chiederle scusa! 8. Finché le parlerete in quel modo, non vi racconterà niente. 9. Mi sono ricordato che tra tre giorni è il compleanno di tuo cugino. Non appena vai in centro, compragli un regalo. 10. Hanno deciso di rimanere in casa per la pioggia. Tuttavia, anche se domenica pioverà, io andrò lo stesso a fare una passeggiata in campagna

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Attività n. 10 – Prof. Daniele Corsi 1) Elena mise i cuscini per terra. Era stanca di vederli sempre lì impolverati sulla sedia, in quel modo la sua stanza era diversa, forse più vissuta. Quella notte non era riuscita ad addormentarsi, pensava ai suoi amici lontani, alle serate viziose passate nei bar di Valencia, pensava che avrebbe dovuto rimanere di più… Tanta fretta di ritornare per cosa? “Oggi no ci sono per nessuno!!” continuava a ripetere come un ossesso, tuttavia sapeva benissimo che quel ritornello non le sarebbe servito a niente. Era stanchissima, aveva cercato di chiamare suo fratello che da pochi giorni si era trasferito a Londra con la moglie ma non rispondeva, che cavolo gli sarà capitato? 2) Oggi sono andato fare una visita a Elena, l’ho trovata bellissima, anche ai tempi del Liceo era la più bella… Eppure mi è sembrato un po’ strana, di solito è una chiacchierona ma oggi sono riuscito a malapena a farci due chiacchiere, era nervosissima, distratta, insomma non era in vena di scherzi. Le dico sempre di uscire di più ma non mi da mai retta. 3) Mi piace molto tuo nonno sai? È veramente forte! Ieri l’ho incontrato nella Gran Vía a mezzanotte con i suoi amici del bar, mi ha detto che non sarebbe ritornato a casa prima delle 3, aveva voglia di fare le ore piccole… 4) Mi dai una mano per favore? Non mi importa un accidente se sei incasinato! Sono un sacco di giorni che non vieni ad aiutarmi nel negozio, credi che sono un coglione? 5)

- Vieni o no? - No, non vengo, ho altri impegni per stasera. Magari passo dopo al pub, ci sarete? - Non lo so, Paqui vuole andare a ballare, che palle! Non la sopporto più, vuole sempre

decidere lei. - Dai non ti incazzare, lo sai com’è. Lo sai che la settimana scorsa l’ho vista con uno in un

bar? 6) Vorrei che mio figlio non si sposasse così giovane. Quante volte gli ho consigliato di divertirsi di più, di fare più esperienze. Un anno fa ha conosciuto Pilar e dopo due mesi avevano già deciso di sposarsi. Adesso vive solo per lei. Quando viene a mangiare a casa io gli chiedo come va il lavoro e lui mi parla di quello che ha fatto il giorno prima con Pilar. Lo sai che si sono conosciuti a un matrimonio? E pensare che mio figlio non voleva neanche andarci, aveva un po’ di febbre quel giorno ma alla fine decise di andare. Se avessi una macchina del tempo tornerei indietro e lo chiuderei in casa! 7) Magari non piovesse così! Volevo fare due passi nel parco, le previsioni avevano detto che oggi c’era ilsole, che noia! 8) Ma sei impazzito? Se continui così lo ammazzi! 9) - Se lo avesse saputo prima tutto sarebbe stato più facile. Che bugiardo il suo amico! Gli ha nascosto la verità per un anno. Come sta ora? - Insomma, è appena uscito dall’ospedale. Se vuoi domani gli chiediamo di uscire, che dici? - Purtroppo non ci sono, ho fissato con Rosa. Tra l’altro ho chiesto a mio cugino di prestarmi la macchina.

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Attività n. 11 – E-mail informale – Prof. Daniele Corsi

Caro Jorge,

Come stai? È da molto tempo che non ci sentiamo, che non so niente di te. Ti hanno assunto alla

casa editrice? Spero di sì, dopo tanti sforzi te lo meriti!!

Mercoledì scorso ho fatto un salto nella nostra amatissima libreria del Paseo de San Vicente, a

due metri da casa tua!! Ho provato a suonare il campanello ma non c’era nessuno… La prossima

volta che verrò a Madrid ti avviserò in tempo, mi dispiace di non essere riuscito a beccarti.

Io sto abbastanza bene, tuttavia non mi sento soddisfatto della mia vita. Sono due anni che sogno

di lavorare in Spagna, purtroppo in Italia è quasi impossibile trovare un lavoro stabile, un giorno ti

dicono che ti fanno il contratto, il giorno dopo ti chiedono di fare gli straordinari e tu li fai senza

lamentarti e poi dopo mesi di sacrifici ti danno un bel calcio e ti ritrovi in strada costretto a

riorganizzarti la vita professionale. Naturalmente non voglio romperti le scatole con queste storie,

voglio solo aggiornarti sulla mia situazione. Credo che finché rimarrò qui non riuscirò mai a

combinare nulla di buono… Tu almeno hai avuto il coraggio di scappare dalla nostra triste

provincia, io invece sono ancora radicato a questo posto che ogni giorno odio di più, è come una

malattia… Non ti piace qualcosa, anzi la detesti con tutto il cuore ma non riesci a staccartene…

finché non ne puoi più…, non so se mi sono spiegato bene, vorrei tanto che tu mi capissi!

Intanto i miei genitori fanno finta di non capirmi. Io so benissimo che dentro di loro mi vogliono

bene e che forse non vogliono mostrarmi troppo affetto e comprensione per non farmi adagiare

sulle loro spalle… Non è più possibile per me abitare con loro, devo assolutamente trovare una

nuova sistemazione. Non appena riscuoterò i soldi di vecchio progetto che ho fatto in una scuola

credo che andrò a vivere a Firenze con due amici dell’Università, vedremo….

Adesso ti lascio, mi è venuta voglia di fare una passeggiata per scaricarmi un po’… Fuori è

nuvoloso e c’è un vento terribile…Ma lo sai come sono testardo!!! Anche se comincerà a piovere,

uscirò lo stesso!!

Salutami tanto tua sorella e i tuoi….

Un abbraccio,

Alberto

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Verso i l t es to l e t t erar io

Attività n. 12 - Prof. Daniele Corsi

La prese per mano e la portò sulla riva del fiume. Faceva un caldo terribile e non c’era

nemmeno un filo di vento. Paqui sentiva che stava per svenire ma non per il caldo, quello

lo poteva sopportare benissimo; era preoccupata per sua sorella Susana, erano ormai tre

mesi che si comportava in modo strano: parlava da sola, mangiava appena e la notte si

divertiva (chissà poi se ne era cosciente?) a fare la sonnambula per casa. Poi, alla fine di

giugno, cominciò a prenderle la fissa con quel maledetto fiume e da allora fu sempre più

difficile starle accanto. Paqui non riusciva a capire che cosa sua sorella cercasse in quel

posto sperduto e sinistro. Ogni volta che la costringeva ad accompagnarla al fiume Paqui

cominciava ad avere i brividi e la pelle d’oca. Invece Susana sembrava felice, anzi forse

riusciva ad essere serena solo in quei momenti, durante le loro gite al fiume. Una volta

arrivate sulla riva, Susana cessava di stringerle la mano e concentrava tutta la sua

attenzione sull’acqua ferma. Rimaneva immobile per ore e non c’era modo di convincerla a

tornare a casa. Quante volve Paqui aveva provato a tirarla per i vestiti. Susana era come

una statua, non si lamentava né si arrabbiava con lei, il suo volto era disteso, voleva solo

guardare la sua acqua e i suoi sassi neri. Paqui avrebbe voluto che quella vicenda finisse

presto ma in un certo senso non poteva negare di non essere affascinata dal

comportamento della sorella. Eppure c’erano alcuni giorni in cui non ne poteva più e

sperava che tutto finisse e soprattutto che Susana guarisse presto.

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Attività n. 13 - Prof. Daniele Corsi

Aveva incontrato per caso Laura al supermercato. Diventò rosso dalla vergogna e non

riuscì a dirle niente. Se qualcuno lo avesse avvertito del suo rientro in città forse in quel

momento avrebbe reagito diversamente. Benché fosse passato molto tempo dal loro

ultimo incontro, Marco sentì di nuovo il disagio che da sempre gli provocava la vicinanza di

Laura. Cercò di mascherare le sue emozioni afferrando dagli scaffali le cose che erano a

portata di mano: uno spazzolino da denti, un balsamo, un deodorante e una scatola di

assorbenti. Laura lo guardò perplessa ma fece finta di non accorgersi del suo imbarazzo.

“Finché continuerò a riempire il carrello non dovrò dirle niente”, pensò Marco.

Improvvisamente Laura cominciò a parlare:

- Ciao Marco! È da tanto che non ci vediamo…

- Credevo che fossi a Barcellona… Ti trovo molto bene.

- Ma che dici? Non mi prendere in giro. Oggi mi sento uno schifo. Tu piuttosto cosa

combini?

- Ho appena trovato nuovo lavoro…

Continuarono a parlare per alcuni minuti poi si salutarono. Marco disse che sarebbe

andato a trovarla ma Laura dentro di sé sapeva che non si sarebbero mai rivisti. Lui non

avrebbe mai lasciato quel piccolo paese, quello che per molti anni era stato anche il suo.

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Attività n. 14 - Prof. Daniele Corsi Cercò tutto il giorno di mettersi in contatto con lui per chiedergli com’era andato l’esame,

ma non rispondeva. Se avesse saputo la verità, forse non l’avrebbe disturbato. Infatti

Marco quel giorno era andato a trovare Claudia, che era stata ricoverata una settimana

prima. Mentre saliva le scale dell’ospedale, fece finta di essere tranquillo, per non

mostrarle la sua ansia. “Magari ce la facessi”, rifletteva Marco vicino alla porta d’ingresso

della stanza.

Claudia lo guardò sorridendo e gli chiese subito di portarle un gelato o una bibita fresca.

Lui pensò che in realtà avrebbe dovuto portarle dei fiori o almeno un regalo, una maglietta

di quelle che tanto le piacevano. Dopo un’ora cominciarono a parlare della loro storia, del

fatto che Marco non l’aveva mai chiamata quando era andato in Erasmus a Barcellona un

anno prima.

Le loro chiacchere furono interrotte dall’arrivo degli zii di Claudia ai quali Marco non stava

per niente simpatico. Lui allora uscì dalla stanza e andò in terrazza a fumare una sigaretta.

Ma dopo alcuni secondi la spense e si mise a correre verso l’uscita. Non riusciva a capire

perché fosse così nervoso. Telefonò ad Alberto e gli disse di venire subito a prenderlo

davanti all’ospedale. In macchina cominciò a sfogarsi col suo amico d’infanzia e inviò un

messaggio di scuse a Claudia.

Il giorno dopo, dopo aver chiesto ai suoi genitori di uscire di casa per lasciargli la casa

libera, Marco invitò Alberto e altri amici a cena e raccontò a tutti qualcosa di veramente

spaventoso.

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Attività n. 15 - Prof. Daniele Corsi

Sono passati sei mesi, quattordici giorni, tredici ore dal nostro ultimo incontro. Ieri, appena arrivato a casa, ho acceso la televisione e ho guardato un’altra volta Humphrey Bogart che baciava Lauren Bacall mentre lo stereo stava per scoppiare vomitando una canzone (ti ricordi “You only live once”?) degli Strokes. Quando siamo andati a Milano per il concerto, mi avevi detto che ci saremmo rivisti la sera del giorno 8 giugno dalle tue parti in collina e che avremmo ballato insieme “Wild Horses” davanti alla tua sempre fangosa macchina rossa. Mi avevi chiesto di portare quel dolce al limone e quel liquore alla mela che ti fa impazzire e di farmi crescere la barba e i capelli. Alle sei, dopo la la solita giornata noiosa di televisione e musica, ho pregato Antonio di venire qui e di aiutarmi a finire di montare (da solo non posso riuscirci!) quel filmino scemo che facemmo insieme ai Navigli. In questa ultima settimana ho fatto finta di credere alle tue parole e ogni giorno ho cercato di immaginare quali vestiti strani forse sceglierai per il nostro incontro. Se fossi stato una persona diversa (magari lo fossi!!), sarei partito per Sevilla già da mesi ma ormai sono giorni e giorni che aspetto nervosissimo e non ho voglia (vediamo se ci riesco!) di darti buca stasera. Credo che tu sia ancora nel limbo delle scelte. Eppure dagli interstizi dei tuoi muri di gelsomino, sgorga il mistero delle giornate passate insieme. Penso a quello che ci resta, il ritmo dei tuoi giorni, i tuoi disegni sparpagliati per casa, l’ombrello dei tuoi baci. Alla nostra grazia Nello scrivere Versi senza forza Al non vivere Al nostro per sempre E ai nostri mai Alle dipendenze Allo stile che ci rende “NOI” Io e te Un futuro non c'è Ma vedrai Ci sarà, cambierà Parleremo anche noi Del futuro che c'è [...] In questi occhi che hai Nel coraggio che ancora non ho Ma sento dentro Che un amore Lo invento”4

                                                                                                               4 Testo tratto dalla canzone Cin Cin (2003) dei Baustelle

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Attività n. 16 - Prof. Daniele Corsi

Provò a chiamarla tutto il giorno per dirle che non sarebbe andato a lavoro per colpa sua

ma come sempre non era raggiungibile, chissà dov’era, con quel coglione di Ian? Anche i

suoi colleghi di lavoro gli ripropinavano sempre la stessa storiella: “oh mi dispiace ma è

appena uscita, sì non si preoccupi… quando tornerà glielo comunicheremo…”. Era seduto

sulla vecchia poltrona di pelle del suo piccolo salotto facendo finta di fumare una sigaro di

pessima qualità, non ne poteva veramente più e soprattutto non riusciva a capire perché il

suo negozio di dischi usati sarebbe dovuto rimanere chiuso per l’ennesima volta. Laura lo

aveva scaricato il mese prima e non la vedeva ormai da due settimane. Le aveva chiesto

più volte di non andarsene e allo stesso tempo di non lasciare tutti quei reggiseni e quelle

mutandine con le immagini dei cartoni animati degli anni Ottanta sparsi per casa, ma forse

senza troppo entusiasmo. Stava per ritornare a letto quando all’improvviso gli venne in

mente un’idea. Accese lo stereo, inserì un disco degli Smiths e cominciò a registrare la

sua voce:

“Cara Laura, è probabile che un giorno verrò a gridartelo di persona (magari ce la facessi!)

ma secondo te cosa è venuto prima, la musica pop o la sofferenza? Sono tutti quei dischi

che ci fanno diventare così malinconici? Se ricordo bene dovevo avere dodici anni quando

mi sono innamorato e ho sofferto per la prima volta. Se volevi veramente incasinarmi

dovevi arrivare prima… Adesso non ci sono più scuse, ho 35 anni, sono abituato a queste

cose e ti posso assicurare che finché continuerai a comportarti così non entrerai mai a far

parte della classifica delle cinque donne più importanti della mia vita. Credo che tu sia

stata veramente piacevole in certi momenti della nostra convivenza ma ci vedi forse il tuo

nome lì in mezzo, Laura?”

(Liberamente tratto dal romanzo High Fidelity di Nick Hornby)

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Attività n. 17 - Prof. Daniele Corsi

Arrivato in ufficio mi hanno comunicato per telefono che te ne eri appena andata via

con il primo treno per Sevilla. Ho fatto finta di non vedere gli sguardi sprezzanti dei miei

colleghi e ho provato tutto il giorno a mettere finalmente un punto tondo come la notte a

quel saggio (ti ricordi?) che forse non riuscirò mai a pubblicare. Dopo alcuni minuti ha

squillato di nuovo il telefono, pensavo che fossi tu, invece era Alberto, quello delle pulizie;

mi ha detto di non preoccuparmi e poi che sarebbe venuto alle sei e che avrebbe buttato

via sicuramente quella montagna di cartacce. Se non fosse stato per la sua voce così

leggera e familiare, lo avrei mandato con facilità a quel paese, ma non ce l’ho fatta., in

fondo è l’unica persona con cui in questo periodo ho una conversazione più lunga di un

minuto… e poi è troppo forte perché è convinto che se lavorerà sodo diventerà presto il

capo dell’impresa. Ma questo è successo ieri Laura e non voglio continuare a raccontarti

queste scemenze…

Adesso sono sul lungomare di Torremolinos e cerco di pensare al nostro passato,

tuttavia mi sono accorto che non ci sono più suoni familiari nella mia mente, solo immagini.

Dovevo avere già più di vent’anni, se ricordo bene. Pioveva a dirotto a Lisbona, avevo

chiesto al mio amico Jorge di portarmi in centro con la macchina ma mi disse che sarebbe

arrivato tardi ed io non potevo più aspettare. Ero nervosissimo perché avevo troppa voglia

di chiamarti, così mi venne in mente una delle mie idee folli. Improvvisamente uscii di casa

senza ombrello e mi misi a correre come un pazzo per le strade della periferia alla ricerca

di un telefono che funzionasse (era ovvio che non ce ne fosse nemmeno uno vicino al mio

quartiere!). Ero tutto inzuppato e pieno di fango ma alla fine trovai quello che cercavo.

Composi il numero… come sempre non eri raggiungibile. Mi scappò una risata ironica ma

piena d’affetto per te. Questa piccola avventura te la volevo raccontare da molti anni.

Magari lo avessi fatto prima! Credo che finché ci penserò, non ti dimenticherò mai.

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Attività n. 18 - Prof. Daniele Corsi

Arrivato alla stazione Centrale, gli comunicarono per telefono che suo fratello José se

n’era appena andato via con il primo treno per Segovia. Il giorno prima Paco gli aveva

chiesto più volte di aspettarlo e soprattutto gli aveva detto che si sarebbero ritrovati

direttamente sul treno delle nove con tutto il malloppo. Si incamminò lentamente verso il

deposito bagagli cercando di non destare sospetti. Era nervosissimo, non riusciva a capire

che cosa avesse in mente José, probabilmente era successo qualcosa. “La prossima volta

che mi coinvolgeranno in un affare del genere non gli permetterò di partecipare, è troppo

giovane per fare certe cose, se ricordo bene dovevo avere diciassette anni quando ho

iniziato io”, pensò Paco avvicinandosi all’entrata del deposito. Stava per attraversare la

porta quando all’improvviso una voce conosciuta lo scosse: “Aspettami Paquito, vengo

con te!”. Era Lola, ma che diavolo ci faceva qui? Erano due anni che non la vedeva,

pensava che fosse in Marocco.

“Ciao Lola, non mi rompere le scatole e dimmi subito quello che vuoi!”, disse Paco con

tono aspro.

“Se avessi saputo che passavi di qui mi sarei abbigliata meglio… Credo che tu sia un tipo

ragionevole e finché continuerai a comportarti così il capo non ti ucciderà… Adesso apri

quella cassetta e tira fuori la valigetta con i soldi… E ti consiglio di farlo alla svelta!”,

concluse Lola in modo secco. Paco stava per diventare pazzo perché, oltre ad essere

stato incastrato di nuovo, vide qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere: suo fratello

José in lontananza lo stava salutando ironico. Tuttavia Paco fece finta di non accorgersi di

niente. Si accorse che la stazione era piena di poliziotti che forse stavano cercando

proprio lui.

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Attività n. 19 - Prof. Daniele Corsi Dopo un giorno di viaggio in treno, Giuseppe Corte arrivò, una mattina di marzo, alla città dove c'era la famosa casa di cura. Aveva un po' di febbre, ma volle fare ugualmente a piedi strada fra la stazione e l'ospedale, portandosi la sua valigetta. Benché avesse soltanto una leggerissima forma incipiente, Giuseppe Corte era stato consigliato di rivolgersi al celebre sanatorio, dove non si curava che quell'unica malattia. Ciò garantiva un'eccezionale competenza nei medici e la più razionale ed efficace sistemazione d'impianti. Quando lo scorse da lontano - e lo riconobbe per averne già visto la fotografia in una circolare pubblicitaria - , Giuseppe Corte ebbe un'ottima impressione. Il bianco edificio a sette piani era solcato da regolari rientranze che gli davano una fisionomia vaga d'albergo. Tutt'attorno era una cinta di alti alberi. Dopo una sommaria visita medica, in attesa di un esame più accurato Giuseppe Corte fu messo in una gaia camera del settimo ed ultimo piano. I mobili erano chiari e lindi come la tappezzeria, le poltrone erano di legno, i cuscini rivestiti di policrome stoffe. La vista spaziava su uno dei più bei quartieri della città. Tutto era tranquillo, ospitale e rassicurante. Giuseppe Corte si mise subito a letto e, accesa la lampadina sopra il capezzale, cominciò a leggere un libro che aveva portato con sé... Poco dopo entrò un'infermiera per chiedergli se desiderasse qualcosa... Giuseppe Corte non desiderava nulla ma si mise volentieri a discorrere con la giovane, chiedendo informazioni sulla casa di cura. Seppe così la strana caratteristica di quell'ospedale. I malati erano distribuiti piano per piano a seconda della gravità. Il settimo, cioè l'ultimo, era per le forme leggerissime. Il sesto era destinato ai malati non gravi ma neppure da trascurare. Al quinto si curavano già affezioni serie e così di seguito, di piano in piano. Al secondo erano i malati gravissimi. Al primo, quelli per cui era inutile sperare. Questo singolare sistema, oltre a sveltire grandemente il servizio, impediva che un malato leggero potesse venir turbato dalla vicinanza di un collega in agonia, e garantiva in ogni piano un'atmosfera omogenea. D'altra parte la cura poteva venir così graduata in modo perfetto. Ne derivava che gli ammalati erano divisi in sette progressive caste. Ogni piano era come un piccolo mondo a sé, con le sue particolari regole, con le sue speciali tradizioni. E siccome ogni settore era affidato a un medico diverso, si erano formate, sia pure minime, ma precise differenze nei metodi di cura, nonostante il direttore generale avesse impresso all'istituto un unico fondamentale indirizzo5.

                                                                                                               5 D. Buzzati, Sette piani, in Sessanta racconti, Milano, Mondadori, 1958.

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Attività n. 20 - Prof. Daniele Corsi

INVITI SUPERFLUI6 Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove vivemmo insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi. Insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi. Dietro di noi c’era solo lo svolazzare dei corvi. Insieme, senza saperlo, oltre il confine, guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. In quel luogo stregato palpitavano in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. Mi chiedevi sempre di portarti via da lì, di rapirti per sempre. Magari lo avessi fatto... “Ti ricordi?” ci diremo un giorno l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu, ora mi ricordo, non conosci più le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini incantati. Continuerò a chiederti “Ti ricordi?” senza mai ottenere la risposta sperata. Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo sereno e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia. E vorrei che fosse sempre domenica. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dalle case squallide usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola. Ma tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient’altro.

                                                                                                               6 Racconto liberamente tratto da D. Buzzati, Sessanta racconti, Milano, Mondadori, 1958.

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BREVE DIZIONARIETTO ARGOT

Acojonante = impressionante, da sballo (de alucine). Acojonarse = tener o causar miedo (estar acojonado) / lasciare di stucco (Me quedé acojonado viéndola) Al alimón = conjuntamente, en colaboración Armar bronca = promover, causar riña, alboroto, disputa ruidosa Basca = grupo de amigos (bandilla) o simplemente un grupo de gente Bola = libertad Brindis al sol = atrevimiento, fanfarronada, desafío difícil de cumplir Buscarse la vida = ir a una ciudad para intentar empezar de cero Cagarse en.... = ¡me cago en…! (accidenti a…!) Calé = gitano Calorro, a = gitano,a Camelar = hacer la corte (Camela a todas las chavalas de la universidad) Cantar (a alguien) las cuarenta = reñir justamente a una persona, decirle a alguien las verdades a la cara Capullo = imbécil Careto agilipollado = cara de tonto Casarse de penalty = casarse porque la chica está embarazada Coger el toro por los cuernos = enfrentarse a una situación difícil o peligrosa Colega = amigo,a ; compañero,a ; individuo, persona Comerse el tarro (coco, cabeza) = pensar mucho Cortarse la coleta = jubilarse, retirarse de una profesión, abandonar una actividad Cortarse = avergonzarse Corte = vergüenza (dar corte – mettere in imbarazzo) Chulear = presumir Chulo = presumido Chungo = malo Dar cornadas al aire = esforzarse inutilmente para conseguir algo Dar la paliza/ la lata = molestar, fastidiar, insistir hasta el cansancio Dar una paliza = golpear mucho Darse la / una paliza = trabajar mucho, esforzarse mucho en algo, hacer algo en poco tiempo y con esfuerzo para que nos quede tiempo Darle un palo (a alguien ) = ponerse enfermo no grave pero si intensamente. Tener un dolor fuerte Dar la puntilla = empeorar irreversiblemente una situación negativa Darse / pegarse un tute = realizar un trabajo muy intenso o un esfuerzo extraordinario De órdago = excelente, de superior calidad – v. anche De puta madre Echar la / una bronca / un rapapolvo = reñir, regañar, reprender de manera áspera Echar un cable = ayudar Echar un capote = ayudar a alguien que está en una situación difícil Echar alguien su cuarto a espadas = meter la cuchara/baza (ficcare il naso negli affari altrui) Estar al quite = estar preparado para acudir en defensa de alguien o de uno mismo Estar al tanto/ al loro = estar atento / estar informado (estar al tanto de- essere al corrente di), poner al tanto (aggiornare)

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Estar cachas = tener un cuerpo muy atlético Estar cañon = tener un f ísico atractivo Estar como una moto = estar muy nervioso (vedi anche ‘subirse por las paredes’) Echarle morro, jeta ( a algo ) = comportarse con descaro ante una determinada situación (tener morro/ jeta) Estar amuermado = estar aburrido Estar cortado, a = tener verguenza, estar avergonzado Estar chungo / de puta pena / jodido = estar enfermo, encontrarse mal Estar grogui/ Estar hecho pedazos / Estar hecho polvo/ Estar para el arrastre/ Estar hecho una braga / Estar destrozado = estar muy cansado. Agotado Estar en las nubes/ mirando las musarañas = estar ditraído Estar en los huesos = muy delgado Estar hasta la bandera = estar lleno a rebosar Estar hasta las narices/ la coronilla /el gorro/ el moño/ las pelotas/ los cojones = no aguantar más una situación (vedi anche ‘Estar frito’ oppure ‘tener a alguien frito) Estar hecho una braga = estar hecho polvo = destrozado Estar hecho un lío = estar confundido Estar limpio /sin blanca/ a dos velas = Essere al verde Estar mosca = estar enfadado/a por creer que a uno le engañan Estar pez (en) = no saber de algo Estar trompa = estar borracho/a Fardar = presumir, darse importancia / fare bella figura (este coche farda mucho) Fiambre = cadaver Flipar = asombrarse, alucinar, sorprender Forrarse = enrequicerse Gabacho, a = francés, francesa Gachí = mujer muy atractiva Gachó = hombre, individuo no gitano Grifa = marijuana, hascisc Guay/ Chulo = bueno, divertido (come l’inglese ‘cool’) Guiri = extranjero, turista Hacer castillos de naipes = tener sueños o ilusiones irrealizables, o que se vienen abajo rapidamente Hacer una faena (a alguien) = hacer una mala pasada, jugarreta, perjuicio Hacer gracia alguien = quedar simpatico Ir de bronca = Ir a su rollo / bola = no interesarle nada de nadie. Ir a lo suyo Irse al sobre = irse a la cama Joder = fastidiar Jugar con dos barajas = adoptar dos comportamientos diferentes segun sea la situación Jugarselo todo a una carta = tener una unica oportunidad para conseguir algo y arriesgarse Jugarse el todo por el todo = arriesgarse completamente en una situación, de manera que sea o el éxito o el fracaso Lanzar un envite = hacer una propuesta arriesgada Lanzarse al ruedo = arriesgarse. Enfrentarse con valor a una situación comprometida Macarra = individuo que busca pelea y carece de escrupulos Madero = policia Mano a mano = por turnos, en colaboración, al alimón o en competencia Manta = ser o hacer el vago, persona inútil Menda = yo ( se acompaña a : mi, el/la, este/esta,); individuo, sujeto(se acompaña a : ese/ esa, un/una…) significa: io medesimo, il sottoscritto (el menda dice que ya basta). Meter baza = intervenir en una conversación o dar una opinión en algún asunto

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Meter la pata (joderla) = commettere uno sbaglio, fare una gaffe Montar la/una bronca = Moro,a = marroquí / Ir al moro = Andare in Marocco Niñato, a = niño, a de bien, de buena familia, rico No comerse una rosca = no ligar nunca (andare in bianco) No cortarse = hacer las cosas sin pensarlo dos veces. Ser un descarado No dar golpe = no trabajar No saber a que carta quedarse = estar indeciso ante una decisión que hay que tomar Ordenata = ordenador Paciencia y barajar = consuelo o petición de resignación Payo,a = para los gitanos, todos los que no son de su raza Pijo,a /Polla / Pera = niño,a de buena familia, rico Pasar de algo/alguien = no interesar Pasar de todo = no interesar nada ni nadie Pasar el corte = pasar por una situación embarazosa Pasarlo bien/ guay/ pipa/ bomba/de puta madre = divertirse mucho Pasma = polic ía Pasta = dinero Pena = grupo de amigos o simplemente grupo de gente Pibe,a = amigo,a ; compañero,a ; individuo, persona Pillar en bragas = sorprender desprevenido a alguien Poner las cartas boca arriba = obrar con sinceridad, descubrir publicamente un proposito, mettere le carte in tavola Ponerse ciego = embriagarse Ponerse el mundo por montera = no hacer caso de los juicios o cr íticas de los demás Ponerse torero = hacer el chulo Porro = cigarillo de hachís o marijuana Prenda = chico,a tambien se usa como apelativo afectuoso (tesoro ecc.) Profe = profesor Punki = punk , tambien se encuentra el femenino punka ¡Que coñazo ! = ¡Que aburrimiento ! ¡Que jeta ! ! Que morro ! = ¡Que descaro, desvergüenza ! Saltarse algo a la torera = infringir una ley, regla; ignorar una señal; no cumplir un deber o obligación Ser un as = ser sobresaliente en lo que se esta haciendo Ser un bronca(s) = persona pesada Ser un cabestro = tener muy poca inteligencia Ser un farolero = ser un mentiroso Ser algo/alguien un rollo = ser aburrido Ser un muermo = aburrido (tener muermo- estar cansado/ flipado) Ser un palizas = uno pesado, que nos aburre, que nos cansa Sudaca = hispanoamericano, a Sudarsela algo a alguien = serle completamente indiferente algo, no importarle nada Talego = cárcel o trocito de hachís o 1000 Ps Tarro = cabeza Tener / guardarse un as en la manga = reservarse una sorpresa, un recurso, una solución para emplearlo en situaciones difíciles Tener / dar carta blanca = dar o tener autorización para obrar como se quiera, para conseguir algun fin Tener / jugar con las cartas marcadas = jugar en trampas, tener ventaja ilicita ante una situación

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Tener / llevar las de ganar o perder = tener muchas posibilitades para saldar un asunto con éxito o con fracaso Tener alguien mano izquierda = que sabe como controlar una situación complicada, que tiene tacto o sabe tratar muy bien a determinadas personas Tener (mucho) morro, (mucha) jeta = ser un descarado, desvergonzado Tener trapío = aire garboso que suelen tener algunas mujeres u hombres Tener alguien más valor (más huevos) que El Espartero = ser un temerario que no tiene miedo de nada Tío, a = amigo,a ; compañero,a ; individuo, persona. Tío legal = persona honesta, fiable (ser buena gente- Pues Marco es buena gente) Tira (la tira de) = gran cantidad de, mogollón/ montón de, mucho Tirarse / echarse un farol = mentir, exagerar Tirarse el rollo = presumir, hacer el importante Titi = chica, novia , se encuentra también como sinonimo de chico Tomar cartas en el asunto = intervenir alguien con poder en una situación complicada Torear ( a alguien) = tomar el pelo ! Torero ! = se llama asi una persona para demostrar admiración Toro de Miura = del tipo mas bravo y peligroso Traersela floja algo a alguien = serle completamente indiferente algo, no importarle nada Tranqui = tranquilo Tronco, a = amigo,a ; compañero,a ; individuo, persona Trullo = cárcel Vacilar = presumir Ver los toros desde la barrera = observar cierto acontecimiento con la tranquilidad y extrañamiento. Volarse el tarro = pegarse un tiro

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     Recursos  literarios,  retóricos  y  estilísticos    Alegoría:  f.  figura  que  consiste  en  hacer  patentes  en  el  discurso,  por  medio  de  varias  metáforas  consecutivas,  un  sentido  recto  y  otro  figurado,  ambos  completos,  a  fin  de  dar  a  entender  una  cosa  expresando  otra  diferente.    Aliteración:  f.  repetición  notoria  del  mismo  o  de  los  mismos  fonemas,  sobre  todo  consonánticos,  en  una  frase.  En  poética,  contribuye  a  la  estructura  o  a  la  expresividad  del  verso;  por  ejemplo:  claros  clarines  e  infame  turba  de  aves  nocturnas.    Anadiplosis:  f.  figura  que  consiste  en  repetir  al  final  de  un  verso,  o  de  una  cláusula,  y  al  principio  del  siguiente,  un  mismo  vocablo;  por  ejemplo:  Cansa  el  estar  todo  el  día  /  hora  tras  hora,  /  y  día  tras  día  un  año  /  y  año  tras  año  una  vida  /  dando  vueltas  a  la  noria  (León  Felipe)    Anáfora:  f.  repetición,  especialmente  al  principio  de  cada  frase  o  verso;  por  ejemplo:  Por  ti  el  silencio  de  la  selva  umbrosa  /  por  ti  la  esquividad  y  apartamiento  /  del  solitario  monte  me  agradaba  (Garcilaso  de  la  Vega).  (Sin  embargo,  en  linguística:  tipo  de  deixis  que  desempeñan  ciertas  palabras  para  asumir  el  significado  de  una  parte  del  discurso  ya  emitida,  por  ejemplo:  dijo  que  era  oblongo,  pero  no  me  lo  creí).    Antítesis:  f.  figura  que  consiste  en  contraponer  una  frase  o  una  palabra  a  otra  de  significación  contraria;  por  ejemplo:  Hora  de  mi  corazón:  /  La  hora  de  una  esperanza  /  Y  una  desesperación  (Antonio  Machado)    Apóstrofe:  m.  y/o  f.  figura  que  consiste  en  cortar  de  pronto  el  hilo  del  discurso  o  la  narración,  ya  sea  para  dirigir  la  palabra  con  vehemencia  en  segunda  persona  a  una  o  varias  presentes  o  ausentes,  vivas  o  muertas,  a  seres  abstractos  o  a  cosas  inanimadas,  ya  sea  para  dirigírsela  a  sí  mismo  en  iguales  términos.  Atención:  no  es  lo  mismo  que  Apóstrofo:  signo  ortográfico  (')  que  indica  la  elisión  de  una  letra  o  cifra.    Asíndeton:  m..  figura  que  consiste  en  omitir  las  conjunciones  para  dar  viveza  o  energía  al  concepto;  por  ejemplo:  Llamas,  dolores,  guerras,  /  muertes,  asolamientos,  fieros  males  /  entre  tus  brazos  cierras...  (Fray  Luis  de  León)    Asonancia:  f.  figura  que  consiste  en  emplear  adrede,  al  fin  de  dos  o  más  cláusulas  o  miembros  del  período,  voces  que  terminan  en  sílaba  o  sílabas  iguales.  Tiene  también  una  acepción  relativa  a  la  métrica.    Atenuación:  f.  véase  Lítotes.    Calambur:  m.  del  Francés  calembour,  agrupación  de  las  sílabas  de  una  o  más  palabras  de  tal  manera  que  se  altera  totalmente  el  significado  de  estas;  por  ejemplo:  plátano  es  /  plata  no  es.    Comparación:  f.  véase  Símil.    Corrección:  f.  figura  que  se  usa  cuando,  después  de  dicha  una  palabra  o  cláusula,  se  dice  otra  para  corregir  lo  precedente  y  explicar  mejor  el  concepto.  

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 Elipsis:  f.  figura  gramatical  de  construcción,  que  consiste  en  omitir  en  la  oración  una  o  más  palabras,  necesarias  para  la  recta  construcción  gramatical,  pero  no  para  que  resulte  claro  el  sentido.    Énfasis:  f.  figura  que  consiste  en  dar  a  entender  más  de  lo  que  realmente  se  expresa.    Enumeración:  f.  Figura  que  consiste  en  enumerar  o  referir  rápida  y  animadamente  varias  ideas  o  distintas  partes  de  un  concepto  o  pensamiento  general.  También:  parte  del  epílogo  de  algunos  discursos  en  que  se  repiten  juntas,  con  brevedad,  las  razones  antes  expuestas  separada  y  extensamente.    Epítome:  m.  figura  que  consiste,  después  de  dichas  muchas  palabras,  en  repetir  las  primeras  para  mayor  claridad.    Erotema:  f.  interrogación  retórica,  de  la  que  no  se  espera  respuesta,  bien  porque  no  exista,  bien  porque  resulte  evidente;  por  ejemplo:  ¿Seremos  entregados  a  los  bárbaros  fieros?  /  ¿Tantos  millones  de  hombres  hablaremos  inglés?  /  ¿Ya  no  hay  nobles  hidalgos  ni  bravos  caballeros?  /  ¿Callaremos  ahora  para  llorar  después?  (Rubén  Darío)    Eufemismo:  m.  manifestación  suave  o  decorosa  de  ideas  cuya  recta  y  franca  expresión  sería  dura  o  malsonante.  Estrategia  discursiva  que  consiste  en  substituir  una  expresión  dura,  vulgar  o  grosera  por  otra  suave,  elegante  o  decorosa  y  que  se  realiza  por  diversos  motivos,  tales  como  respeto  (su  señora  por  su  mujer),  atenuación  de  un  defecto  (invidente  por  ciego),  tabúes  de  diferente  naturaleza  (amigo  por  amante),  razones  políticas  (marginados  por  pobres)  o  diplomáticas  (países  en  desarrollo  por  países  atrasados).  No  goza  de  la  consideración  de  figura  retórica  pero  parecía  interesante  incluirlo.    Hipérbaton:  m.  figura  gramatical  de  construcción,  consistente  en  invertir  el  orden  que  en  el  discurso  deben  tener  las  palabras  con  arreglo  a  la  sintaxis  llamada  regular.  Su  plural  es  hipérbatos.    Hipérbole:  f.  figura  que  consiste  en  aumentar  o  disminuir  excesivamente  aquello  de  que  se  habla;  por  ejemplo:  Érase  un  hombre  a  una  nariz  pegado  (Quevedo)    Ironía:  f.  figura  consistente  en  dar  a  entender  lo  contrario  de  lo  que  se  dice.    Lítotes  (o  litotes):  f.  figura  que  consiste  en  no  expresar  todo  lo  que  se  quiere  dar  a  entender,  sin  que  por  esto  deje  de  ser  bien  comprendida  la  intención  de  quien  habla.  Se  usa  generalmente  negando  lo  contrario  de  aquello  que  se  quiere  afirmar;  por  ejemplo:  no  soy  tan  insensato  o  bien  en  esto  no  os  alabo.    Metáfora:  f.  tropo  que  consiste  en  trasladar  el  sentido  recto  de  las  voces  a  otro  figurado,  en  virtud  de  una  comparación  tácita  (es  decir,  sin  nexo  comparativo);  por  ejemplo:  las  perlas  del  rocío;  la  primavera  de  la  vida;  refrenar  las  pasiones;  nuestras  vidas  son  ríos.    Metáfora  continuada:  f.  alegoría  en  que  unas  palabras  se  toman  en  sentido  recto  y  otras  en  sentido  figurado.    

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Metagoge:  f.  tropo,  especie  de  metáfora,  que  consiste  en  aplicar  voces  significativas  de  cualidades  o  propiedades  de  seres  vivos  a  cosas  inanimadas;  por  ejemplo:  sonríe  el  campo.  Equivale  a  la  prosopopeya.    Metalepsis:  f.  tropo,  especie  de  metonimia,  que  consiste  en  tomar  el  antecedente  por  el  consiguiente,  o  al  contrario.  Por  esta  figura  se  traslada  a  veces  el  sentido,  no  de  una  sola  palabra,  como  por  la  metonimia,  sino  de  toda  una  oración;  por  ejemplo:  acuérdate  de  lo  que  me  prometiste  en  vez  de  cúmplelo.    Metonimia:  f.  tropo  que  consiste  en  designar  una  cosa  con  el  nombre  de  otra  tomando  el  efecto  por  la  causa  o  viceversa,  el  autor  por  sus  obras,  el  signo  por  la  cosa  significada,  etcétera;  por  ejemplo:  las  canas  por  la  vejez,  leer  a  Kipling  por  leer  las  obras  de  Kipling,  el  laurel  por  la  gloria,  etcétera.    Onomatopeya:  f.  imitación  del  sonido  de  una  cosa  en  el  vocablo  que  se  forma  para  significarla.  No  se  la  considera  una  figura  retórica  en  sí,  pero  puede  ser  una  licencia  poética.    Optación:  f.  figura  que  consiste  en  manifestar  vehemente  deseo  de  lograr  o  de  que  suceda  algo.    Oxímoron:  m.  combinación  en  una  misma  estructura  sintáctica  de  dos  palabras  o  expresiones  de  significado  opuesto;  por  ejemplo:  silencio  atronador    Paradiástole:  f.  figura  retórica  que  consiste  en  usar  en  las  cláusulas  vocablos,  al  parecer  de  significación  semejante,  dando  a  entendar  que  la  tienen  diversa.    Paradoja:  f.  figura  retórica  que  consiste  en  emplear  expresiones  o  frases  que  envuelven  contradicción;  por  ejemplo:  Mira  al  avaro,  en  sus  riquezas,  pobre.    Paralipsis:  f.  figura  retórica  que  consiste  en  aparentar  que  se  quiere  omitir  una  cosa.    Paronomasia:  f.  figura  que  consiste  en  el  uso  de  parónimos  (vocablos  que  tienen  entre  sí  semejanza  por  su  etimología  o  solamente  por  su  sonido);  por  ejemplo:  la  historia  de  la  histeria.    Personificación:  f.  véase  Prosopopeya.    Pleonasmo:  m.  figura  de  construcción  gramatical,  que  consiste  en  emplear  en  la  oración  uno  o  más  vocablos  innecesarios  para  el  recto  y  cabal  sentido  de  ella,  pero  con  los  cuales  se  da  gracia  o  vigor  a  la  expresión;  por  ejemplo,  yo  lo  vi  con  mis  propios  ojos.  También  tiene  la  acepción  de  redundancia  o  demasía  viciosa  de  palabras.    Políptoton:  m.  véase  Traducción.    Polisíndeton:  m.  figura  que  consiste  en  emplear  repetidamente  las  conjunciones  para  dar  fuerza  o  energía  a  la  expresión  de  los  conceptos.    Preterición:  f.  véase  Paralipsis    Prosopopeya:  f.  figura  que  consiste  en  atribuir  acciones  y  cualidades  propias  de  seres  

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animados  a  cosas  inanimadas  o  abstractas,  o  las  del  hombre  a  los  seres  irracionales.    Quiasmo:  m.  figura  retórica  de  dicción  similar  al  retruécano  que  consiste  en  presentar  en  órdenes  inversos  los  miembros  de  dos  secuencias;  por  ejemplo:  cuando  quiero  llorar  no  lloro,  y  a  veces  lloro  sin  querer.    Retruécano:  m.  figura  que  consiste  en  la  inversión  de  los  términos  de  una  proposición  o  cláusula  en  otra  subsiguiente  para  que  el  sentido  de  esta  última  forme  contraste  o  antítesis  con  el  de  la  anterior;  por  ejemplo:  queremos  ver,  y  para  siempre,  la  cara  de  la  dicha,  por  cara  que  nos  cueste  dicha  cara,  y  también  Ni  son  todos  los  que  están,  ni  están  todos  los  que  son  (ambos  de  Quevedo).    Silepsis:  f.  tropo  que  consiste  en  usar  a  la  vez  una  misma  palabra  en  sentido  recto  y  figurado;  por  ejemplo:  poner  a  alguien  más  suave  que  un  guante.  También  tiene  acepción  métrica.    Símbolo:  m.  figura  retórica  o  forma  artística,  especialmente  frecuente  a  partir  de  la  Escuela  Simbolista,  a  fines  del  siglo  XIX,  y  más  usada  aún  en  las  escuelas  poéticas  y  artísticas  posteriores  (sobre  todo  en  el  Superrealismo),  y  que  consiste  en  utilizar  la  asociación  o  asociaciones  subliminales  de  las  palabras  o  signos  para  producir  emociones  conscientes.    Símil:  m.  figura  que  consiste  en  comparar  expresamente  una  cosa  con  otra,  para  dar  idea  viva  y  eficaz  de  una  de  ellas.    Sinécdoque:  f.  tropo  que  consiste  en  extender,  restringir  o  alterar  de  algún  modo  la  significación  de  las  palabras,  para  designar  un  todo  con  el  nombre  de  una  de  sus  partes,  o  viceversa;  un  género  con  el  de  una  especie,  o  al  contrario;  una  cosa  con  el  de  la  materia  de  que  está  formada,  etc.    Sinestesia:  f.  tropo  que  consiste  en  unir  dos  imágenes  o  sensaciones  procedentes  de  diferentes  dominios  sensoriales;  por  ejemplo:  soledad  sonora,  rojo  chillón.    Sinonimia:  f.  figura  que  consiste  en  usar  intencionadamente  voces  sinónimas  o  de  significación  semejante,  para  amplificar  o  reforzar  la  expresión  de  un  concepto.    Tmesis:  figura  de  construcción  que  consiste  en  colocar  una  o  más  palabras  entre  las  dos  partes  de  una  voz  compuesta.  Dentro  de  una  oración,  altera  el  orden  gramatical  de  manera  semejante  al  hipérbaton.  No  aparece  en  el  Diccionario  de  la  RAE.    Traducción:  f.  figura  que  consiste  en  emplear  dentro  de  la  cláusula  un  mismo  adjetivo  o  nombre  en  distintos  casos,  géneros  o  números,  o  bien  un  mismo  verbo  en  distintos  modos,  tiempos  o  personas.    Tropo:  m.  empleo  de  las  palabras  en  sentido  distinto  del  que  propiamente  les  corresponde,  pero  que  tiene  con  éste  alguna  conexión,  correspondencia  o  semejanza.  El  tropo  comprende  la  sinécdoque,  la  metonimia  y  la  metáfora  en  todas  sus  variedades.    Zeugma:  m.  tipo  de  elipsis;  figura  de  construcción,  que  consiste  en  que,  cuando  una  palabra  que  tiene  conexión  con  dos  o  más  miembros  del  período  está  expresa  en  uno  de  ellos,  ha  de  sobrentenderse  en  los  demás;  por  ejemplo:  Era  de  complexión  recia,  (era)  seco  de  carnes,  (era)  enjuto  de  rostro,  (era  un)  gran  madrugador  y  (era)  amigo  de  la  caza.