Quaderni di egittologia 2 - Aracne editrice · Lo spostamento di tutti i templi di File su...

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Quaderni di egittologia 2

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Quaderni di egittologia

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Alessandro Roccati

I templi di FILE

ARACNE

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con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

I edizione: aprile 2005

“[Il Faraone …]ha costruito il Pilone per la dea Sole, la signora Iside,

dispensatrice di vita, signora dell’Abaton (l’isola di Biga),signora di File, con bella pietra. La sua altezza è perfetta,

la sua larghezza giusta e tutte le sue cose secondo le regole.Conceda essa vita forza e salute al sovrano Tolomeo XII”

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INDICE

Prefazione 9

L’orizzonte interculturale Premessa 13Una frontiera culturale 13L’archiviazione culturale 15

Il santuario di File Le ricerche archeologiche 25Gli elementi costruttivi 29L’importanza di File 35Gli studi su File 46

Una religione per Iside Dottrina e sacerdozio 57Il culto di Iside 58I misteri di Osiride 63La natività di Horo 65Epilogo 67

PREFAZIONE

La minuscola isola di File si trova sul Nilo a monte della prima cate-ratta, praticamente dove passa il Tropico del Cancro. Per circa milleanni, dal VI sec. a.C. al VI sec. d.C. su quest’isola si accumularono,sostituirono, fusero costruzioni sacre fino ad occuparla completamen-te e a richiedere ampliamenti artificiali con massicce sostruzioni inse-rite nei banchi di sabbia e in grado di reggere le aggressioni del Nilo.Tanta pietà religiosa era dovuta ad un progetto politico e ad un mes-saggio di salvezza che fu superato, e non senza difficoltà, solo dal piùrecente cristianesimo. L’espansione della religione di Iside avvennecon il concorso di circostanze storiche e politiche favorevoli, che l’a-vrebbero portata ad attraversare i deserti e i mari, arrivare tanto aMeroe quanto a Roma. La vita del santuario di File ricoprì approssi-mativamente la durata della città di Roma dalla sua fondazione allacaduta dell’impero d’occidente: un periodo denso di avvenimenti e ditrasformazioni ai quali il tempio di Iside e la sua religione non rimase-ro estranei, come la stessa elaborazione del mito.

Lo spostamento di tutti i templi di File su un’isola più elevata, ese-guito da un’impresa italiana negli anni ’70, è stato l’ultimo atto delleopere per salvare le antichità della Nubia dalla sommersione causatadalla costruzione di dighe, a cominciare dalla fine dell’Ottocento. La“morte di File”, preconizzata da Pierre Loti in una polemica rievoca-zione, ha dato almeno la possibilità di un’autopsia che ha consentitoosservazioni essenziali sui materiali e sulle vicende del santuario, el’autore di queste pagine è stato partecipe di tale drammatica e unicaesperienza durante un lungo soggiorno alle dipendenze del Ministerodegli Affari Esteri.

Un quarto di secolo trascorso da allora non ha diminuito il ricordodei risultati raggiunti, li ha anzi arricchiti di riflessioni nate dalla collo-cazione del lavoro di File in un orizzonte di apporti e di scambi cultu-rali che corrisponde all’ascesa e all’irradiamento del culto di Iside, eche ha contribuito ad una lettura in profondità, certamente non anco-ra esaurita, dei materiali archiviati per secoli e che suscitarono l’ispira-zione e la meditazione di folle di fedeli di ogni rango e provenienza.

Cuore di una grande religione del passato, che seppe unire popolilontani per sedi e tradizioni, il tempio di Iside a File resta testimone

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quasi intatto, a differenza del centro di culto di altre religioni coeve,quale reliquia di una fede oramai spenta, e tuttavia degna di accompa-gnarsi ad altri grandi momenti spirituali della nostra storia.

Alessandro Roccati

Karima, marzo 2004

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L’ORIZZONTE INTERCULTURALE

Fig. 1 Ricostruzione del santuario di Amasi (570–526 a.C.)

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Premessa

Nel I° millennio a.C. le identità culturali sono ben consolidate, essesi rafforzano nel loro confronto vicendevole, ma giungono anche adaffrontarsi e a interagire. Le applicazioni di questo processo varianonel tempo e nelle aree geografiche, dipendendo tanto da condiziona-menti politico–ideologici quanto dalla forza della tradizione, dallacapacità di resistenza o di sopraffazione. In generale si riscontra peròun notevole parallelismo di innovazioni e reazioni nella civiltà a con-tatto. La forza di una grande religione sta appunto nella sua attrazio-ne e nell’influsso che riesce a esercitare sulle comunità più disparate.Nello stesso periodo gli assetti politici si estendono fino a conglobareentità culturali con tradizioni autonome e prestigiose, e necessitano diuna giustificazione ideologica e spirituale in grado di coinvolgerepopoli e masse al di là delle loro differenze geografiche e sociali. Taleprospettiva genera trasformazioni tanto rispetto alla tradizione quan-to in funzione del nuovo orizzonte di ricezione.

Una frontiera culturale

La edificazione di un santuario monumentale per la dea Iside equival-se ad una scelta politica. Dopo la riunificazione dell’Egitto sotto il poten-tato settentrionale della dinastia (libica) di Sais, verso il mezzo del VII sec.a.C., venne un impulso alla migrazione di entità religiose e culturali versosud, per riempire lo spazio lasciato vuoto dalla ritirata dei faraoni nubiani.Fu così che Iside approdò nell’isolotto di File, poco più di un banco di sab-bia accanto all’eminenza granitica dell’isola di Biga, in prossimità dellaprima cateratta. Lo spostamento dei santuari negli anni ’70, per sottrarlialla sommersione permanente causata dalle dighe di Aswan, ha portato inluce installazioni cultuali di Psammetico II e di Amasi, integrate queste dacostruzioni templari di Nectanebo I, il cui portale di accesso non fu demo-lito sotto la dinastia tolemaica, ma rimase inglobato nella mole del primopilone eretto nel II sec. a.C. da Tolomeo VI.

Insieme con Iside si mosse dal delta il culto della dea Neith che sistabilì più a nord, nella città di Esna, l’antica Eleithyiaspolis, dove

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anche sorse un tempio la cui decorazione si protrasse, come a File, du-rante l’impero romano, fino al II sec. d.C.

Più tardi, nel V sec. a.C. fu stabilita ad Elefantina, presso Aswan,una comunità aramaica con il suo dio.

Il santuario di Iside a File possiede nondimeno un duplice aspettofondamentale:

— da un lato rappresenta la trasformazione architettonica degli ele-menti religiosi che si manifestano in altri contesti culturali in forma didiscorsi o racconti mitologici;

— inoltre il santuario venne a costituire un punto di convergenza edi irradiamento di flussi culturali che legarono per tutto il periododella sua esistenza l’Africa all’Europa.

Nel santuario di File si trovan dunque concentrati e assimilati ele-menti di natura disparata che risultano:

— dalla loro diversità rispetto al linguaggio di base proprio della tra-dizione faraonica (es. i leoni meroitici davanti al primo pilone del tem-pio di Iside);

— dall’assunzione di funzioni e valori diversi da parte di elementiarchitettonici e decorativi tradizionali e dalla modificazione dei lororapporti preesistenti (es. il dromos e il suo gioco prospettico);

— dall’accostamento e dalla fusione di elementi in origine dispara-ti (es. il portale di Nectanebo I inglobato nel primo pilone).

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L’archiviazione culturale

La tradizione letteraria durante il lungo percorso della civiltà farao-nica si manifesta in forme molteplici. Il discorso orale comincia adacquisire una dimensione testuale durante il secondo millennio a.C., ela redazione visiva attraversa trasformazioni espressive complesse,dalla composizione di opere libresche, su papiro, alla rappresentazionefigurata secondo i principi dell’arte, alla fusione di scrittura e figura-zione all’interno di una esposizione ambientale che adopera comebase di attuazione lo spazio architettonico.

I santuari egizi del primo millennio a.C. sono il coronamento di unprocesso che vede svilupparsi, secondo i canoni di una grammatica edi una sintassi del tempio, una “decorazione” che rivesta le pareti dipietra (la pietra è la dimensione permanente del sacro) in armonia conle funzioni cultuali degli spazi dove queste si affacciano. In questi casisi conserva la valenza attiva delle espressioni letterarie e artistiche,legate alla grafia monumentale — i geroglifici — e al disegno, entram-bi dotati di efficacia performativa, all’interno di un edificio “vivente”,la cui monumentalità traduce in una dimensione permanente tuttoquanto rappresenta, dalla forma architettonica alle registrazioni sim-boliche che esso riporta.

Questa materia viva attualizza e tramanda il patrimonio di pensierodi cui è depositaria, e può istituire corrispondenze con i documenti let-terari consegnati ai papiri anche sotto diverse forme grafiche (soprat-tutto lo ieratico librario) e linguistiche (ad esempio attraverso traduzio-ne in greco dall’egizio). La fissazione in forme permanenti di esistenzae di comunicazione, attraverso la lettura dei libri e la frequentazione deisantuari, comprende altresì un processo di archiviazione del saperecome costituzione e riferimento di una identità culturale.

I processi storici che assistono alla formazione di materiali di archi-viazione cui attingere, sono suscitati da esigenze complesse e successi-vamente offrono spunto di ispirazione e di propagazione dei messaggiche vi sono consegnati. La collocazione di File all’estremità meridio-nale dell’Egitto, o all’estremità settentrionale della Nubia, secondo ipunti di vista, ne fa il punto d’incontro e di espressione di culture chehanno i loro epicentri completamente separati tra loro. Queste cultu-re si succedono, con riferimento al periodo di funzionamento dei tem-pli di File, attraverso un arco temporale lungo circa un millennio. Esse

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Fig. 2 Egitto e Nubia

vedono fronteggiarsi e avvicendarsi mondi culturali così ricchi e diver-si come le culture nubiana ed egizia, ellenistica e cristiana, che tuttilasciano segni evidenti, riconoscibili ad una lettura consapevole degliimponenti resti archeologici.

Il linguaggio architettonico e decorativo si inserisce nella tradizionedella civiltà faraonica, ma in parte traduce nelle sue forme elementi dialtre culture. La componente ellenizzante si osserva:

— nella struttura plastica dei rilievi;— nella varietà e nel numero dei colonnati che producono

ombra, necessaria in quella latitudine, e nello stesso tempo creanoun effetto chiaroscurale che muove e alleggerisce le massicce archi-tetture;

— nella asimmetria degli spazi che genera effetti prospettici,mentre gli spazi stessi si ampliano per accogliere folle di fedeli cheattira una nuova forma di devozione, lontana dalle barriere inacces-sibili dei templi faraonici del secondo millennio; benché il dromos,quale terrazza sul Nilo, possieda efficaci paralleli nell’architetturafaraonica tarda, la sua struttura irregolare richiama con evidenza iportici dell’agorà di Assos, in Anatolia, che furono edificati intornoal IV sec. a.C.;

— nello stesso tempo visitatori del periodo ellenistico lasciano epi-grafi nella lingua greca, ed è stata ritrovata pure un’epigrafe latina del116 a.C.; in greco sono alcune dediche dei templi (ad es. il tempietto diHathor);

— una consuetudine popolare collegabile con quella delle epigrafigreche produsse un grande numero di graffiti demotici, la lingua escrittura epicorica dell’Egitto del tempo, da visitatori egizi e nubiani;

— la interpretazione ellenistica di Iside si ritrova in otto inni scrittiin geroglifici all’interno del santuario e uno di essi ripreso nel mam-misi, la cui composizione, pur adottando elementi di fraseologia piùantica, non si può documentare prima del regno di Tolomeo II, al cuiregno risale il santuario (prima metà del III sec. a.C.). Pertanto essi sipossono accostare alle aretalogie isiache che si diffusero nel Me-diterraneo, e di cui serba eco il romanzo di Apuleio. Le composizioniin geroglifico ebbero invece diffusione nella regione del Nilo, dall’AltoEgitto fino alla Dodecascheno, su cui si estendevano i possedimentidel tempio. Una stela inserita nel secondo pilone e inscritta su unmasso di granito rosa al tempo di Tolomeo V, dopo che questo re ripre-se il possesso dell’Egitto meridionale nel 196 a.C., registra l’assegna-zione della regione della Dodecascheno al tempio di Iside.

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La componente nubiana si manifesta anch’essa in forme del perio-do meroitico, coevo delle dinastie ellenistiche e dell’impero romano.Vi son tracce di una presenza nubica della fase napatea (XXV din.), maessa appartiene interamente ad un momento anteriore all’introduzio-ne del culto di Iside:

— in particolare vi è una intera stanza negli annessi orientali deco-rata con figurazioni e iscrizioni incise in scrittura e lingua meroitica,che risalgono al mezzo del III sec. d.C. (253 d.C.) al tempo dell’impe-ratore Treboniano Gallo;

— l’accesso al tempio di Iside rivela una composizione complessa.Il portale monumentale di Nectanebo I fu inserito nel II sec. a.C. nelcorpo di un alto pilone, dopo che Tolomeo II e Tolomeo III ebberorifatto il precedente tempio eretto e decorato dai faraoni Amasi(XXVI din.) e lo stesso Nectanebo I (XXX din.). Blocchi del santuariodi questi due faraoni furono riusati all’interno delle murature deltempio posteriore, dove sono stati ritrovati al momento dello smon-taggio per lo spostamento dei templi nella nuova sede di Agilkia.Davanti al portale fu collocata una terrazza preceduta da una rampaa scalini, esattamente conforme a quella che è stata trovata davanti adiversi edifici palaziali investigati dall’archeologia meroitica. Sullaterrazza furono collocati due leoni in granito rosa di Aswan, sedutinella caratteristica posa meroitica, oltre a due obelischi (con i nomidi Tolomeo IX), trasportati in Inghilterra, a Kingston Lacey, nel 1818(dal Belzoni) e nel 1829 (dal Linant de Bellefonds). Leoni simili, suterrazze analoghe, in arenaria locale, sono stati trovati a Napata(Gebel Barkal) dalla Missione archeologica in Sudan dell’Universitàdi Roma “La Sapienza” e sono databili al regno di Natakamani,(prima metà del I sec. d.C.?).

— la vocazione “meridionale” del santuario di Iside a File si rilevanon solo dall’orientamento (il portale di accesso si apre verso sud,come nel tempio di Horo ad Edfu), ma ancora dai temi decorativiche si rifanno alla leggenda dell’Occhio del Sole, riportata altresì daun papiro demotico e di cui si conosce una traduzione in greco;

— sacelli per il culto di Arensnufi e di Manduli, divinità dei nubianie dei blemmi, si aprivano sul lato orientale del dromos antistante iltempio di Iside;

— i re nubiani Adikhalamani ed Ergamene, che forse esercitarono perun breve periodo il loro possesso sull’isola di File al momento della seces-sione della Tebaide (fine III sec. a.C.), dedicarono una stela ed epigrafi ingeroglifici egizi che sono state ritrovate negli scavi. In particolare Erga-

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mene consacrò una stanza nel tempio di Arensnufi e Adikhalamani la-vorò anche nel tempio di Debod, ora portato a Madrid.

I legami del santuario di Iside si leggono egualmente nelle sue rela-zioni con altri santuari coevi:

— il Tempio del leone a Musawwarat es–Sufra (III sec. a.C.) dovesono riprodotte alcune iscrizioni del tempio di Iside a File;

— il tempio di Manduli a Kalabsha, costruito al tempo di Augusto,riporta sugli stipiti iscrizioni tratte dagli stipiti dell’ingresso al mammi-si di File;

— il tempio di Edfu (costruzione iniziata nel II sec. a.C.);— il tempio di Dakka nel cui interno è copiato uno degli inni a Iside

(periodo tolemaico);— il palazzo di Natakamani, scavato a Napata (B1500) dalla Mis-

sione archeologica in Sudan dell’Università di Roma “La Sapienza”,mostra tre accessi sulla parte mediana di tre lati (est, sud e nord) costi-tuiti da una terrazza preceduta da una scalinata del tutto analoga aquella ripristinata davanti al primo pilone del tempio di Iside a File.Sulle terrazze erano collocate, come a File, statue di leoni (coppie dimaschio e femmina) assisi nella posa meroitica;

— un edificio in corso di scavo da parte della Missione archeolo-gica in Sudan dell’Università di Roma “La Sapienza” a Napata(B2100), contiguo e coevo al palazzo di Natakamani (B1500), dovealcuni capitelli riprendono quelli del dromos di File, lato orientale, esono simili anche a quelli della facciata del citato tempio di Dakka(periodo romano);

— a Napata fu trovata una statuetta di pietra della dea Iside con Horofanciullo, ora conservata a Berlino, sulla quale è riportata una iscrizionemeroitica (fine II sec. a.C.: la scrittura meroitica comincia ad apparire nelII sec. a.C.); una statua di Iside è stata recentemente rinvenuta negli scavidi Naga, probabilmente coeva al regno di Natakamani;

— il tempio di Iside ad Aswan, dove sono copiati due degli inni aIside.

L’avvento del cristianesimo nel VI sec. d.C., in concorrenza a lungocon il culto di Iside, ebbe l’effetto della conservazione delle architettu-re, non ostante alcune manomissioni. I templi di Iside, Imhotep,Arensnufi, Harendotef, furon trasformati in chiese, e ne fu modificatoparzialmente l’assetto in funzione delle esigenze del culto cristiano.Nel tempio di Iside la chiesa, dedicata a Santo Stefano, fu ricavata nello

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spazio della corte piccola, murando alcuni intercolumni, in modo daorientare il culto verso est. Numerosi rilievi furono martellati perannientarne il potenziale diabolico. Furono aggiunte strutture leggeredi legno e pitture, poi rimosse e sparite o cancellate dall’acqua duran-te la sommersione.

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