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Q4 2014 NN Sustainable Equity Privacy e pirateria a confronto – La sicurezza nel cyberspazio

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Q4 2014

NN Sustainable Equity

Privacy e pirateria a confronto – La sicurezza nel cyberspazio

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NN Sustainable Equity

Privacy e pirateria a confronto – La sicurezza nel cyberspazio

Introduzione

In

La situazione attuale

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Cause e conseguenze dei crimini legati alla sicurezza informatica commessi da collaboratori interni

Conseguenze più gravi

Perdita di dati

riservati/proprietari 11%

Danno

reputazionale 11%

Interruzione di sistemi

critici 8%

Perdita di ricavi

correnti o futuri 7%

Perdita di clienti 6%

Meccanismi utilizzati

Social engineering 21% Laptop 18% Accesso remoto 17% E-mail 17% Dati copiati su

dispositivi mobili 16%

Caratteristiche evidenziate

Violazione di policy di

sicurezza informatica

27%

Abuso delle

risorse della

società 18%

Comportamento

dirompente sul luogo di

lavoro 10%

Richiami

formali/azione

disciplinare 8%

Scarsi risultati in fase

di revisione delle

performance 7%

Motivi all’origine del cybercrimine

Guadagno economico

16%

Curiosità 12% Vendetta 10% Vantaggio

personale non

economico 7%

Stato di esaltazione

6%

È

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Mappatura settoriale dei rischi legati alla cyber security

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Le best practice

Nonostante il ruolo svolto dai governi per rendere sicuro il cyberspazio, le norme e i meccanismi di applicazione delle leggi non riescono a tenere il passo con la velocità della tecnologia. Tra le misure maggiormente adottate dai governi figurano le leggi sulla segnalazione delle violazioni della sicurezza, in base alle quali gli enti che abbiano subito una violazione dei dati sono tenuti a segnalarlo ai propri clienti e alle controparti, adottando adeguate misure per rimediare ai danni causati dalla violazione.

Le best practice per la sicurezza delle informazioni sono oggetto di una serie di norme sulla sicurezza (SANS 20, ISO 27002, COBIT) e delle recenti pubblicazioni del National Institute of Standards and Technology (NIST). La norma NIST per il miglioramento della cybersicurezza delle infrastrutture critiche, nata dalla collaborazione tra gli operatori di settore e il governo Usa, comprende standard, linee guida e pratiche per promuovere la protezione delle infrastrutture critiche. I centri di condivisione e analisi delle informazioni (ISAC, Information Sharing and Analysis Centers) rappresentano un’efficace collaborazione in territorio nordamericano tra i centri stessi e tra questi e il governo.

Anche in Europa sono state avviate numerose iniziative per combattere i cybercrimini. La Commissione europea ha costituito un Centro europeo contro il cybercrimine (EC3) presso l’Europol. Il Centro contribuisce a velocizzare le reazioni in caso di crimini online e sostiene gli stati membri e le istituzioni dell’Unione europea nella creazione di capacità operativa e analitica per le indagini e la cooperazione con i partner internazionali. Il centro può attingere all’infrastruttura e alla rete delle forze dell’ordine dell’Europol.

Se consideriamo il settore corporate, un’ampia maggioranza di imprese è ancora nella fase di sviluppo delle proprie capacità di gestione dei rischi informatici, nel tentativo di comprendere quali asset informatici devono essere protetti, da dove potrebbero arrivare gli attacchi e quali sono i meccanismi di difesa più efficaci. Oggi le organizzazioni di maggiore successo e più resistenti agli attacchi informatici nominano un coordinatore, a volte chiamato Direttore della cybersecurity o Chief Digital Officer (Cdo), che agisce da supervisore di tutte le attività legate al cyberspazio e fornisce la propria consulenza al consiglio di amministrazione della società.

Deutsche Telekom ha lanciato un portale online che riporta (in tempo reale) i nuovi cyberattacchi su sistemi “honeypot” (sistemi creati per individuare, deviare o, in qualche maniera, contrastare i tentativi di utilizzo non autorizzato di sistemi informatici). Il portale, liberamente accessibile a chiunque, mostra una mappa digitale del mondo che indica il punto d’origine dei cyberattacchi (v. immagine alla pagina seguente). Sono inoltre disponibili dati statistici che indicano le forme di attacco attualmente più comuni e i paesi in cui sono localizzati i server maggiormente utilizzati per gli attacchi. Deutsche Telekom ha avviato una collaborazione con altri settori finalizzata a condividere le best practice, nella convinzione che la privacy e la sicurezza dei dati possano diventare anche opportunità di business per il gruppo. Deutsche Telekom mira per esempio a sfruttare l’esperienza del proprio Cyber Defence Centre, recentemente costituito, con l’obiettivo di fornire soluzioni di sicurezza dedicate. Riteniamo che questi sviluppi indichino chiaramente la posizione all’avanguardia di Deutsche Telekom nell’ambito della privacy dei dati e della mitigazione dei rischi legati alla sicurezza.

Per quanto riguarda le possibili intercettazioni del telefono della cancelliera tedesca Angela Merkel, è opportuno sottolineare che Deutsche Telekom non è risultata coinvolta in questo caso specifico. In linea generale, la società afferma che tutte le richieste di governi stranieri devono essere preventivamente approvate dalle autorità tedesche.

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Una delle principali questioni aperte nell’ambito della riservatezza dei dati riguarda l’eventuale eccessiva disponibilità delle società a trasmettere dati ai governi. Su questo terreno spinoso, Vodafone ha preso l’iniziativa rendendo note le richieste di dati personali dei propri clienti ricevute dai governi di diversi paesi (29 in totale). Le indicazioni fornite da Vodafone riguardano il numero di richieste ricevute dalla polizia o da altre agenzie, oppure rimandano il lettore a eventuali informazioni in merito pubblicate dal governo in questione. Per diversi paesi in cui la legge non consente la divulgazione del numero di richieste di dati non è stato possibile riportare tali informazioni.

Alcune società ritengono di poter ridurre significativamente la propria esposizione ai problemi legati alla privacy stipulando una cyberassicurazione. Questo non vale solo per le società che operano nei settori finanziario, retail, sanità e istruzione superiore, bensì anche per i settori produttivi e le supply chain che sempre più spesso ricorrono a un’assicurazione contro il rischio di attacchi informatici. Molti, però, non si rendono conto che l’assicurazione non sostituisce solide pratiche di cybersicurezza e cyber-resilienza. Spesso le polizze assicurative non coprono gli attacchi sponsorizzati dagli stati e non possono fornire l’intera copertura finanziaria richiesta.

È necessario tenere presente che la sicurezza e la privacy dei dati rappresentano un obiettivo in continuo movimento, e quelle che erano considerate best practice tre anni fa potrebbero non esserlo più tra qualche anno. Dobbiamo prevenire il comportamento del gregge, evitando che le società arrivino a dichiarare “Non sapevamo cosa fare, stiamo semplicemente facendo quello che fanno tutti gli altri”.

Quali saranno i prossimi passi?

Sebbene i maggiori player abbiano già compiuto numerosi passi nella giusta direzione, la strada da percorrere è ancora lunga. La sicurezza è un insieme di prevenzione, individuazione e risposta. La sfida più ardua riguarda la crescente complessità dei sistemi tecnologici, e quindi le maggiori difficoltà nel garantirne la sicurezza. La semplificazione delle procedure e la riduzione delle dipendenze sono richieste, per esempio, dal passaggio a sistemi a memoria non condivisa.

Il rapporto McKinsey e WEF “Rischio e responsabilità in un mondo iperconnesso” fornisce una panoramica sui possibili provvedimenti delle istituzioni che avrebbero il maggiore impatto nel ridurre il rischio associato ai cyberattacchi (sulla base delle interviste condotte con i Chief information security officer e altri dirigenti), v. figura alla pagina successiva.

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Quali provvedimenti, tra quelli che potrebbe adottare l’istituzione a cui appartiene, avrebbero il maggiore impatto nel ridurre il rischio associato ai cyberattacchi?

Queste risposte indicano la necessità immediata che i dirigenti adottino misure specifiche per migliorare l’attuale capacità di resistenza ai cyberattacchi delle rispettive società. Nel tempo, questo processo porterà inoltre a una migliore collaborazione delle società con i propri interlocutori nell’arena politica pubblica e internazionale e a livello di comunità e di sistema.

Considerate le decisioni strategiche necessarie per la sicurezza e la riservatezza dei dati, i Chief executive officer, i ministri dei governi e gli altri principali portatori di interessi della società civile devono impegnarsi reciprocamente ad attuare politiche e programmi adeguati.

Le imprese devono fare in modo che i clienti si fidino di loro. La fiducia è determinante per il successo o il fallimento di un affare. Il pubblico e il privato devono investire di più per attrarre, trattenere e remunerare i talenti esperti di cybersecurity. Tra le opzioni disponibili, è possibile offrire ai "cappelli neri”, ovvero gli hacker immorali, l’opportunità di diventare “cappelli bianchi”, o hacker etici.

I clienti devono essere più informati e consapevoli dei rischi legati a una protezione inadeguata delle informazioni personali, per riuscire a tutelare meglio se stessi, le organizzazioni a cui appartengono, i propri sistemi e le proprie informazioni sensibili quando operano online.

Come investiamo in questo tema?

Gli investitori possono beneficiare in molti modi del tema della sicurezza e riservatezza dei dati, per esempio investendo in società i cui modelli di business siano chiaramente collegati ad aree quali la sicurezza dei consumatori, la sicurezza dei contenuti, le infrastrutture critiche, la criptazione dei dati, la sicurezza delle imprese, i firewall, l’identificazione delle intrusioni, la sicurezza dei dispositivi mobili, la sicurezza web, ecc. Inoltre è importante confrontarsi con società di diversi settori per capire se siano effettivamente preparate a contrastare i cyberattacchi e quali iniziative adottino nell'area della sicurezza e della riservatezza dei dati.

Esaminiamo alcuni esempi di aziende che operano nell’ambito della sicurezza e della riservatezza dei dati presenti nel nostro portafoglio:

VMware fornisce soluzioni di virtualizzazione ideate per ridurre i costi IT, consentire maggiore flessibilità nella scelta dei sistemi operativi e offrire infrastrutture di sistema più automatizzate e resistenti. Fondata nel 1998, WMware è stata acquisita nel 2004 da EMC, che l’ha riportata in Borsa nel 2007. VMware rappresenta un investimento nel settore della sicurezza relativo alla protezione delle applicazioni dei centri dati virtuali e del cloud dalle minacce basate sulla rete. Il prodotto di VMWare, NSX, porta la sicurezza all’interno dei centri dati con policy automatizzate e dettagliate

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collegate alle macchine virtuali, mentre le sue capacità di virtualizzazione delle reti consentono di creare intere reti software. Questo approccio permette di isolare con sicurezza le reti tra loro attraverso la microsegmentazione, offrendo un modello di sicurezza intrinsecamente migliore per i data center. Le reti e i data center che utilizzano la microsegmentazione sono detti anche architetture Zero Trust. Con un’architettura Zero Trust è possibile proteggere la proprietà intellettuale di portata critica da applicazioni o utenti non autorizzati e impedire il passaggio di malware attraverso la rete.

VMware aiuta i propri clienti a diventare più “verdi” attraverso la virtualizzazione, risparmiando al contempo sui costi energetici e finanziari. Al di fuori dei data center, la società è impegnata a ridurre i rifiuti separando i materiali riciclabili e compostabili dalla raccolta indifferenziata. Attualmente VMware separa più del 90% dei propri rifiuti prima del conferimento in discarica.

Il punteggio ESG di VMware è pari a 46,4, rispetto a un media di settore di 53,0. La società può ancora migliorare in termini di divulgazione di informazioni ESG, ma comunque non risulta coinvolta in controversie significative. I suoi prodotti hanno inoltre un valore sostenibile intrinseco, in quanto il software aiuta le società a gestire l’hardware in modo più efficiente, riducendo quindi l’uso di energia e consentendo un risparmio sulle future spese in conto capitale.

EMC Corporation sviluppa, fornisce e supporta tecnologie e soluzioni per infrastrutture informatiche ideate per ottimizzare la gestione delle informazioni. Attraverso soluzioni innovative, EMC aiuta il reparto IT delle più svariate società in tutto il mondo a memorizzare, gestire, proteggere e analizzare le informazioni. La società opera in particolare nei seguenti settori di attività: Storage, Cloud, Big Data, Data Protection, Security, Content Management e Infrastructure Management.

EMC rappresenta sostanzialmente un investimento sulla sicurezza dei dati, in quanto la società fornisce soluzioni per la sicurezza in ambito IT, la gestione del rischio e la compliance. Nell’area Security offre prodotti per il rilevamento delle minacce web, la gestione dell’identità e degli accessi, la prevenzione delle frodi e l’analisi dei dati sulla sicurezza, mentre nell’area Data Protection propone soluzioni di archiviazione intelligente per ridurre il carico di email e per effettuare ricerche di email ai fini del reperimento legale e della conformità normativa. EMC fornisce inoltre soluzioni per la protezione dei dati in ambito big data, per rispondere alla necessità di proteggere in modo rapido, scalabile e flessibile i set di dati in continua crescita e sempre più complessi e diversificati. Nel 2013 la società ha introdotto un nuovo processo di valutazione della sostenibilità del prodotto, per garantire un focus costante sull'integrazione degli aspetti di sostenibilità nei propri prodotti. Il processo valuta gli obiettivi di progetto di ciascun prodotto a fronte di una serie di criteri di sostenibilità quali l’efficienza energetica, la divulgazione di informazioni sui consumi energetici e l’uso efficace all’interno dei data center. Questo processo è stato integrato nel ciclo di vita complessivo di business readiness di EMC, consentendo alla società di ottenere maggiore visibilità e consapevolezza trasversale sulla progettazione sostenibile dei prodotti.

Il punteggio ESG di EMC Corp è pari 79,1, nettamente superiore alla media di settore di 59,8. EMC presenta solide politiche e sistemi di gestione ESG, che rispecchiano l’impegno della società a mitigare i rischi relativi e i possibili impatti. La società non è coinvolta in controversie di rilievo.

ASSA Abloy è il maggiore fornitore globale di soluzioni di chiusura e di sicurezza intelligenti. La moderna sfida della sicurezza evidenzia un rapporto di lunga data tra il bisogno di sicurezza digitale e la necessità di sentirsi al sicuro. Dai sistemi di automazione domestici ai più grandi data center, la sfida è sempre la stessa: la sicurezza digitale deve garantire la sicurezza fisica, e viceversa. Si tratta di un’evidente simbiosi.

In questo ambito di simbiosi, ASSA Abloy si distingue come maggiore fornitore globale di soluzioni di chiusura e di sicurezza intelligenti. A livello mondiale, per ogni dieci sistemi di chiusura o di sicurezza, uno utilizza prodotti Assa Abloy. La società è nata nel 1994 dalla fusione tra la svedese ASSA e la finlandese Abloy. Da allora ASSA Abloy è cresciuta da società regionale a gruppo internazionale, con circa 43.000 dipendenti e un giro d'affari annuo di oltre 48 miliardi di corone svedesi. Nel segmento in rapida crescita della sicurezza, ASSA Abloy ha una posizione leader in aree quali il controllo degli accessi, la tecnologia di identificazione, l'automazione delle entrate e la sicurezza alberghiera.

Oltre ad avere svolto una funzione di consolidamento dei mercati delle soluzioni di sicurezza, grazie a una forte crescita tramite acquisizioni e al miglioramento della redditività attraverso lo snellimento dell’impronta produttiva, ASSA Abloy è anche un’azienda innovatrice di spicco. Utilizzando per esempio Seos (ecosistema per l’emissione, la consegna e la revoca di chiavi digitali su telefoni mobili), gli ospiti di un hotel possono provvedere al check-in e al check-out direttamente dal cellulare. Il lettore della piattaforma, gli strumenti di codifica e le chiavi digitali semplificano il processo di creazione, utilizzo e gestione di identità multiple.

L'aumento della domanda di soluzioni di sicurezza in un mondo sempre più interconnesso e la progressiva elettrificazione e digitalizzazione dei sistemi di chiusura sono destinati a rappresentare un chiaro vantaggio per ASSA Abloy, che potrà inoltre creare nuove opportunità di mercato attraverso i suoi vasti programmi di ricerca e sviluppo nella divisione Tecnologie globali.

Il punteggio ESG di ASSA Abloy è pari a 60,5, rispetto a un media di settore di 58,3. La società presenta solide politiche generali ESG, che rispecchiano l’impegno a mitigare i rischi relativi e gli impatti possibili. La società non è coinvolta in controversie di rilievo.

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Notizie ESG

Ambiente – Lima chiama all’azione per il clima

La Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP-20), svoltasi dal 1° al 14 dicembre a Lima, in Perù, ha coinvolto oltre 190 paesi e più di 11.000 partecipanti, tra i quali circa 6.300 funzionari governativi, 4.000 rappresentati di organi e agenzie dell’Onu, organizzazioni intergovernative e organizzazioni della società civile e 900 membri dei media.

L’accordo raggiunto dai negoziatori, denominato “Lima Call for Climate Action”, rappresenta un passo avanti verso un possibile accordo globale sul clima in occasione della COP-21 che si terrà a Parigi nel 2015. Il consenso manifestato tra le parti è senza dubbio un elemento positivo, tuttavia la Conferenza COP-20 ha rivelato che vi sono ancora tensioni tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, nonostante l'ottimismo alimentato dal recente accordo bilaterale sulle emissioni tra Stati Uniti e Cina. Molti paesi in via di sviluppo hanno insistito per mantenere la netta differenziazione del passato, ma i paesi sviluppati hanno respinto questa linea. Sarà questo uno dei maggiori ostacoli da superare per trovare un accordo a Parigi.

Sul fronte degli aspetti positivi è importante mantenere lo slancio verso Parigi, in vista della definizione di un accordo che forse non sarà ottimale, ma si rivelerà comunque significativo, in quanto consoliderà il supporto politico per le tecnologie a basso impiego di carbonio e quindi imprimerà un’accelerazione al processo globale di abbandono dei combustibili fossili. Le due settimane della Conferenza sono state “molto, molto impegnative”, ha commentato Christiana Figueres, Segretario esecutivo UNFCCC, che si è comunque dichiarata soddisfatta dei risultati raggiunti. “Con questa edizione della conferenza COP, e in vista di Parigi, rinsaldiamo il nostro impegno ad affrontare il cambiamento climatico”. I rappresentanti dei governi lasciano Lima “con una serie di decisioni chiave concordate tra le parti e una precisa agenda di azioni da intraprendere, che riguardano tra l’altro l’impegno a migliorare e finanziare le strategie di adattamento e una serie di interventi sulle foreste e sull'educazione ai cambiamenti climatici".

Società - Transparency International: Indice di percezione della corruzione 2014

Transparency International ha pubblicato la ventesima edizione dell’Indice di percezione della corruzione (CPI), che classifica 175 paesi in base a opinioni esperte sulla corruzione nel settore pubblico, dove un punteggio più basso indica la diffusione del fenomeno della concussione, l’assenza di sanzioni per i reati di corruzione e la presenza di istituzioni pubbliche che non rispondono alle esigenze dei cittadini.

La Danimarca figura in cima alla lista con un punteggio CPI di 92, mentre la Corea del Nord e la Somalia sono in fondo alla classifica, ciascuna con un punteggio pari a 8. Oltre due terzi dei paesi hanno ottenuto un punteggio inferiore a 50, e ciò significa che i livelli di corruzione e concussione nel settore pubblico sono percepiti ancora come molto alti. È necessario un intervento globale coordinato, per evitare che i funzionari corrotti riescano a celare e a sfruttare i beni patrimoniali acquisiti illecitamente all’interno del sistema finanziario globale. Tra le economie emergenti, il Brasile figura al 69° posto (punteggio 43), l’India all’85° (punteggio 38), la Cina al 100° (punteggio 36) e la Russia al 136° (punteggio 27). Gli Stati Uniti sono al 17° posto con un punteggio pari a 74, inferiore a quello di molti altri paesi dell'Ocse e dei G20, tra i quali Australia, Germania, Giappone e Regno Unito.

“L’indice di percezione della corruzione 2014 mostra come la crescita economica risulti pregiudicata, e gli sforzi per fermare la corruzione svaniscano, quando i leader e i funzionari di alto livello abusano del proprio potere per accaparrarsi fondi pubblici per il tornaconto personale”, ha dichiarato José Ugaz, presidente di Transparency International. “Nella più totale impunità, i funzionari corrotti trasferiscono di nascosto i beni ottenuti illecitamente nei paradisi fiscali attraverso società offshore”, ha aggiunto Ugaz. “I paesi in fondo alla classifica devono adottare misure anticorruzione radicali a favore della propria gente, mentre le nazioni in cima alla classifica dovrebbero assicurarsi di non esportare pratiche di corruzione verso i paesi sottosviluppati”.

Governance - Studio SRI europeo Eurosif 2014

L’European Sustainable Investment Forum (Eurosif) ha pubblicato la sesta edizione del suo studio sugli investimenti sostenibili (SRI, Socially Responsible Investments) in Europa. Lo studio pone in evidenza la diffusione delle prassi e dei trend di investimento responsabile in Europa e in 13 paesi europei. Tutte le strategie SRI analizzate dallo studio continuano a evidenziare tassi di crescita a doppia cifra dal 2011. Sul mercato europeo le strategie che applicano criteri di esclusione, maggiormente diffuse rispetto ad altre strategie SRI, vantano un patrimonio gestito di 7.000 miliardi di euro a copertura del 41% circa del mercato. Gli asset soggetti a politiche di coinvolgimento e di voto sono aumentati dell’86% nel periodo in esame, fino a raggiungere quota 3.300 miliardi di euro, rispetto ai 1.800 miliardi di euro del 2011. Il 50% di questa crescita deriva dal Regno Unito, seguito da Paesi Bassi, Norvegia e Svezia. Tutte le forme di integrazione dei fattori ESG sono cresciute del 65% dal 2011, tanto che questa strategia figura tra quelle che evidenziano la crescita più rapida. Quasi il 40% di questi asset è soggetto a processi di investimento che incorporano criteri non finanziari. Altri asset che prevedono l’integrazione dei fattori ESG si riferiscono a situazioni in cui la ricerca non finanziaria è resa disponibile ai team di investimento tradizionali. L’azionario si conferma l’asset class predominante negli investimenti sostenibili (circa il 50%), mentre guadagnano terreno le strategie alternative quali materie prime e real estate. In termini di domanda per l’asset class, gli investitori istituzionali rappresentano i principali driver del mercato. Infine, lo studio rileva i diversi gradi di diffusione degli investimenti SRI in Europa, mentre a livello di singoli paesi sono stati osservati tassi di crescita differenti per le varie strategie.

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