Purgatorio, Canto IV

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Purgatorio, Canto IV Argomento del Canto Dante e Virgilio raggiungono il punto in cui si accede al monte. Faticosa salita dei due fino al primo balzo dell'Antipurgatorio ; spiegazione di Virgilio sul corso del sole. Incontro con le anime dei pigri a pentirsi e con Belacqua . È la mattina di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300, tra le nove e mezzo e mezzogiorno. Osservazioni di Dante sul trascorrere del tempo (1-18) Quando l'anima umana, spiega Dante, si concentra tutta su qualcosa per una forte impressione di piacere o di dolore, questo annulla tutte le altre facoltà e ciò contraddice chi crede che in noi vi siano più anime. Quindi l'uomo non si avvede del passare del tempo, se la sua attenzione è tutta rivolta verso qualcosa, e di ciò Dante ha avuto esperienza in questa occasione perché mentre parlava con Manfredi non si è accorto che il sole è salito ben alto nel cielo. Lui, Virgilio e le anime dei contumaci sono intanto arrivati al punto dove è possibile iniziare l'ascesa del monte. Dante e Virgilio salgono verso il primo balzo (19-54) Virgilio si incammina subito lungo un erto sentiero, più stretto di un'apertura nella siepe che il contadino talvolta chiude con delle spine per proteggere l'uva matura, e Dante lo segue. Presso i sentieri montani più ripidi e impervi d'Italia si procede solo coi piedi, ma qui è necessario aiutarsi con le ali del desiderio, come fa Dante che si sforza di star dietro alla sua guida. I due salgono con estrema difficoltà, aiutandosi con piedi e mani, finché raggiungono l'orlo superiore del fianco della montagna, da dove si procede in uno spazio maggiore. Dante chiede a Virgilio che via faranno e il maestro lo invita a seguirlo, finché qualcuno darà loro nuove indicazioni. I due si rimettono in marcia, inerpicandosi lungo un pendio assai ripido, tanto che a un certo punto Dante chiede al maestro di attenderlo perché non riesce a stargli dietro. Virgilio lo esorta a raggiungere un ripiano roccioso (il primo balzo) che cinge orizzontalmente tutto il monte. Spronato dalle sue parole, Dante fa un ultimo sforzo e raggiunge carponi il punto indicato, quindi i due si siedono e si rivolgono a oriente. Virgilio spiega a Dante il corso del sole (55-84) Dante rivolge lo sguardo dapprima verso il basso, poi verso il sole e resta stupito del fatto di vederlo alla sua sinistra, cioè verso nord. Virgilio capisce che il discepolo osserva stupito il fenomeno, per cui gli spiega che se fosse il solstizio d'estate lui vedrebbe il sole ancora più a settentrione. Per spiegargli bene come ciò sia possibile, il maestro invita Dante a pensare che Gerusalemme e il Purgatorio sono agli antipodi e hanno lo stesso orizzonte, essendo al centro degli opposti emisferi; per cui il corso del sole per chi sta al Purgatorio procede da destra a sinistra, verso nord, mentre per chi sta a Gerusalemme compie il percorso opposto (verso sud). Dante risponde di aver

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Analisi del Quarto Canto

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Purgatorio, Canto IV

Argomento del Canto

Dante e Virgilio raggiungono il punto in cui si accede al monte. Faticosa salita dei due fino al primo balzo dell'Antipurgatorio; spiegazione di Virgilio sul corso del sole. Incontro con le anime dei pigri a pentirsi e con Belacqua.È la mattina di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300, tra le nove e mezzo e mezzogiorno.

Osservazioni di Dante sul trascorrere del tempo (1-18)

Quando l'anima umana, spiega Dante, si concentra tutta su qualcosa per una forte impressione di piacere o di dolore, questo annulla tutte le altre facoltà e ciò contraddice chi crede che in noi vi siano più anime. Quindi l'uomo non si avvede del passare del tempo, se la sua attenzione è tutta rivolta verso qualcosa, e di ciò Dante ha avuto esperienza in questa occasione perché mentre parlava con Manfredi non si è accorto che il sole è salito ben alto nel cielo. Lui, Virgilio e le anime dei contumaci sono intanto arrivati al punto dove è possibile iniziare l'ascesa del monte.

Dante e Virgilio salgono verso il primo balzo (19-54)

Virgilio si incammina subito lungo un erto sentiero, più stretto di un'apertura nella siepe che il contadino talvolta chiude con delle spine per proteggere l'uva matura, e Dante lo segue. Presso i sentieri montani più ripidi e impervi d'Italia si procede solo coi piedi, ma qui è necessario aiutarsi con le ali del desiderio, come fa Dante che si sforza di star dietro alla sua guida. I due salgono con estrema difficoltà, aiutandosi con piedi e mani, finché raggiungono l'orlo superiore del fianco della montagna, da dove si procede in uno spazio maggiore. Dante chiede a Virgilio che via faranno e il maestro lo invita a seguirlo, finché qualcuno darà loro nuove indicazioni. I due si rimettono in marcia, inerpicandosi lungo un pendio assai ripido, tanto che a un certo punto Dante chiede al maestro di attenderlo perché non riesce a stargli dietro. Virgilio lo esorta a raggiungere un ripiano roccioso (il primo balzo) che cinge orizzontalmente tutto il monte. Spronato dalle sue parole, Dante fa un ultimo sforzo e raggiunge carponi il punto indicato, quindi i due si siedono e si rivolgono a oriente.

Virgilio spiega a Dante il corso del sole (55-84)

Dante rivolge lo sguardo dapprima verso il basso, poi verso il sole e resta stupito del fatto di vederlo alla sua sinistra, cioè verso nord. Virgilio capisce che il discepolo osserva stupito il fenomeno, per cui gli spiega che se fosse il solstizio d'estate lui vedrebbe il sole ancora più a settentrione. Per spiegargli bene come ciò sia possibile, il maestro invita Dante a pensare che Gerusalemme e il Purgatorio sono agli antipodi e hanno lo stesso orizzonte, essendo al centro degli opposti emisferi; per cui il corso del sole per chi sta al Purgatorio procede da destra a sinistra, verso nord, mentre per chi sta a Gerusalemme compie il percorso opposto (verso sud). Dante risponde di aver compreso la spiegazione e di capire che l'Equatore celeste dista dal Purgatorio esattamente quanto dista da Gerusalemme.

Caratteristiche del monte del Purgatorio (85-96)

Dante chiede a Virgilio quanto durerà l'ascesa, poiché il monte sembra salire al di là di dove arriva il suo sguardo. Virgilio risponde che la montagna è tale che l'ascesa all'inizio è sempre molto faticosa, però man mano che si procede essa diventa più agevole; perciò, quando la salita sembrerà a Dante tanto facile quanto lo scendere la corrente con una nave, allora sarà giunto alla fine del cammino. Solo allora potrà riposare e con questo il maestro pone fine alla sua spiegazione.

Incontro con Belacqua. I pigri a pentirsi (97-139)

Appena Virgilio ha finito di parlare, Dante sente una voce che lo apostrofa e osserva ironicamente che, forse, prima di arrivare avrà bisogno di sedersi. I due poeti si voltano e vedono alla loro sinistra una gran roccia, che prima non avevano notato, verso la quale procedono e dove trovano delle anime che stanno all'ombra dietro al sasso con fare negligente. Uno degli spiriti, che a Dante sembra affaticato, sta seduto con le braccia attorno alle ginocchia, tenendo la testa rivolta in basso. Dante lo indica al maestro come qualcuno che si mostra tanto negligente che la pigrizia sembra sua sorella. Allora il penitente si volta verso di loro, muovendo solo lo sguardo lungo la coscia, e invita Dante a salire se è capace di tanto. Solo allora Dante lo riconosce (è Belacqua) e anche se il poeta è ancora affannato per l'ascesa va verso il penitente, il quale alza la testa e gli chiede se ha capito bene la dotta spiegazione sul corso del sole. Dante ride

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un poco, poi si rivolge a lui rallegrandosi per la sua salvezza e chiedendogli perché se ne sta lì seduto, invece di salire la montagna. Belacqua ribatte che salire non servirebbe a nulla, in quanto l'angelo guardiano sulla porta del Purgatorio gli sbarrerebbe il passo: poiché è stato pigro a pentirsi, ora deve attendere tutto il tempo della sua vita per accedere alle Cornici, a meno che una preghiera che giunga da un cuore in grazia di Dio non abbrevi l'attesa. Dante deve poi interrompere il colloquio, perché Virgilio lo invita a procedere essendo ormai mezzogiorno.

Interpretazione complessiva

Il Canto si apre con una sottile dissertazione di Dante sulla natura dell'anima umana, che egli (seguendo Aristotele e san Tommaso) ritiene una sola, anche se possiede tre distinte potenze o virtù fondamentali, quella vegetativa, quella sensitiva e quella intellettiva. Di ciò, spiega, ha avuto un'esperienza diretta nel corso del colloquio con Manfredi, che ha assorbito totalmente la sua attenzione e non gli ha permesso di accorgersi del tempo trascorso: il sole, infatti, è già salito di cinquanta gradi sull'orizzonte e sono dunque circa le 9.20 del mattino, mentre il gruppo di anime ha ormai guidato i due poeti al varco d'accesso al monte. La teoria esposta da Dante, che controbatte quella platonica e averroistica della triplice anima umana (concupiscibile, irascibile, razionale), può sembrare solo un'arida divagazione filosofica, ma si inserisce in un complesso discorso sul trascorrere del tempo che è centrale nel Canto e che avrà il suo momento culminante nell'incontro col protagonista Belacqua: il tempo è dimensione fondamentale nel Purgatorio, che è un luogo eterno come Inferno e Paradiso ma in cui le anime devono compiere un percorso di espiazione e sono quindi ansiose di poter accedere alle pene, per abbreviare il più possibile la loro permanenza lì prima di essere ammesse in Paradiso (e il passare del tempo è rappresentato visivamente dal corso del sole, citato da Dante in apertura di episodio, nell'ampia e complessa spiegazione astronomica posta al centro del Canto e alla fine, con l'avvertenza che è già mezzogiorno e che la notte è giunta all'estremo occidente dell'emisfero boreale).Dopo essersi separati dai contumaci, i due poeti iniziano quindi ad ascendere verso la parte alta del monte e la salita è inizialmente molto faticosa: devono inerpicarsi lungo uno stretto sentiero scavato nella roccia, dal quale poi escono in un pendio più ampio ma sempre molto erto, con Virgilio che fa ovviamente da guida e Dante che fatica a stargli dietro, aiutandosi con mani e piedi. La salita è allegoria del percorso morale dell'anima umana verso la virtù e la salvezza, che è naturalmente un percorso difficile, anche se poi Virgilio spiegherà che l'ascesa è ardua solo all'inizio e diviene poco alla volta più agevole, fino ad essere semplice come seguire la corrente di un fiume. La scena ricorda molto quella di Inf., XXIV, 22 ss., quando i due poeti avevano dovuto arrampicarsi lungo la parete della VI Bolgia per raggiungere quella seguente e una volta arrivati in cima il maestro aveva spronato Dante a proseguire, avvertendolo che seggendo in piuma, / in fama non si vien, né sotto coltre (47-48): qui l'avvertimento è di natura morale, significa che solo a fatica e a prezzo di sacrificio si raggiunge la sperata salvezza, senza farsi scoraggiare dalle difficoltà. È il senso della risposta di Virgilio a Dante, che dopo la dotta spiegazione sul corso del sole (Dante era stupito di vederlo a nord anziché a sud) chiede al maestro quanto durerà ancora la salita, dal momento che la cima del monte neppure si vede: il maestro lo esorta ad andare al fin d'esto sentiero, / quivi di riposar l'affanno aspetta, che è un invito a seguire la ragione finché questa lo condurrà alla meta agognata, quel Paradiso Terrestre dove lo attende la felicità terrena e, soprattutto, Beatrice.A questa prima parte del Canto dominata dall'ansia del tempo che scorre, dalla necessità di salire per raggiungere la virtù e dallo sprone di Virgilio a vincere le difficoltà con la sollecitudine, fa da contrappunto ironico la figura di Belacqua, che i due poeti incontrano tra le anime dei pigri a pentirsi che devono attendere tutto il tempo della loro vita prima di entrare in Purgatorio. L'incontro con l'amico fiorentino è una parentesi affettuosa che ha molte analogie con l'episodio di Casella, anche se qui i toni sono decisamente ironici (e corrispondono probabilmente al carattere del personaggio e ai suoi rapporti col poeta): è Belacqua ad apostrofare Dante, osservando sarcastico che prima di arrivare in cima al monte avrà bisogno di sedersi, mentre il poeta ribatte indicando a Virgilio quell'anima che siede con aspetto tanto negligente che la pigrizia sembra sua sorella. Belacqua li guarda senza neppure muovere la testa, invitando Dante a proseguire visto che può farlo e chiedendogli con molta ironia se ha ben compreso la spiegazione del maestro sul corso del sole. L'ironia del penitente è doppia, essendo rivolta contro Dante ma anche contro se stesso, per il quale lo scorrere del tempo ha ben diverso peso dal momento che lunga sarà l'attesa prima di iniziare la purificazione. Ritorna poi il motivo fondamentale soprattutto nei Canti iniziali del Purgatorio, ovvero la possibilità che le preghiere dei congiunti accorcino la permanenza delle anime nell'Antipurgatorio e nelle varie Cornici: lo stesso Belacqua, a dispetto dalla sua inerzia e del suo apparente disinteresse per il sole che compie il suo corso nel cielo, si mostra in fondo ansioso di iniziare a scontare la propria pena e si augura che una orazione... / che surga sù di cuor che in grazia viva lo aiuti ad abbreviare la sua permamenza lì prima di poter attraversare la porta del Purgatorio. È la stessa richiesta che già Manfredi aveva fatto a Dante alla fine del Canto precedente, sia pure in ben diverso contesto, e che gli rivolgeranno anche le anime dei morti per forza nei due successivi, anche se in quel caso con ben maggiore sollecitudine (Dante sarà addirittura assediato dalla folla di anime che lo pregano di ricordarli ai vivi, in una scena concitata che sarà antitetica alla immobilità della descrizione di Belacqua).