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sono regista per “colpa” di Lucio Dalla PUPI AVATI: PLUS MAGAZINE 20 Seguici su IN QUESTO NUMERO CONCITA DE GREGORIO CHI SONO IO? RICCHI E POVERI NOZZE D’ORO ANCORA IN MUSICA GIADA RUSSO UNA FARFALLA PRONTA A SPICCARE IL VOLO RAOUL CHIESA IL FUTURO DELLA CYBERSECURITY A COLAZIONE CON... FRANCO CURLETTO Supplemento a La voce dei bancari – Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero – Numero XX - marzo 2018 CONVENZIONI NAZIONALI DA PAGINA 56

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sono regista per “colpa” di Lucio Dalla

PUPI AVATI:

PLUS MAGAZINE20

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IN QUESTO NUMERO

CONCITA DE GREGORIOCHI SONO IO?

RICCHI E POVERINOZZE D’ORO ANCORA IN MUSICA

GIADA RUSSOUNA FARFALLA PRONTA A SPICCARE IL VOLO

RAOUL CHIESAIL FUTURO DELLA CYBERSECURITY

A COLAZIONE CON... FRANCO CURLETTO

Supplemento a La voce dei bancari – Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero – Numero XX - marzo 2018

CONVENZIONI NAZIONALI

DA PAGINA 56

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2 0 Copertina 2 Pupi Avati: sono regista per “colpa” di Lucio Dalla protaGoniSti 6 Concita De Gregorio: chi sono io? 10 Ricchi e Poveri: nozze d’oro ancora in musica 14 Giada Russo: una farfalla pronta a spiccare il volo teCnoFUtUro 18 Il futuro della CyberSecurity: intervista a Raoul Chiesa protaGoniSti 24 Tra cielo, terra e mare: l’Arma dei Carabinieri con le “ali’ neWS 28 Dal riscaldamento globale una nuova chance per l’Artico protaGoniSti 30 Europa Brokers: tutela dei beni aziendali e dei rischi professionali oSpiti 34 A colazione con... Franco Curletto

MoDa 36 Over the rainbow eVenti 42 Emozioni tra arte, cinema e libri: Milano celebra Frida Kahlo reCenSioni 44 Film, libri, musica, mostre, teatro MappaMonDo 50 Gerusalemme: l’ombelico del mondo 56 ConVenzioni nazionali

S O M M A R I O

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Hanno collaborato a questo numero:Benedetta Breveglieri, Mauro Bossola, Pietro Gentile, Ezio Marinoni, Barbara Odetto, Barbara Oggero, Mariangela Salvalaggio, Vincenzo Scaringella.

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In questo numero più articoli menzionano la rete. Tutti noi, ogni giorno, diventiamo sem-pre più social, sia per l’influenza che i social media hanno sulla nostra quotidianità sia per il continuo incalzare di notizie che ci arrivano dal web.

Una costante connessione ci permette di accedere a più fonti, di avere informazioni più precise e specifiche, di condividerne i contenuti e di scambiarci opinioni e pareri. Ovviamente il diffondersi delle notizie è molto più rapido di quello che accade nella realtà al di fuori del contesto virtuale.

Ma quante di queste notizie sono vere e originali e quante sono delle bufale?Le fake news, false ma verosimili, hanno titoli accattivanti e quindi diventano allettanti;

sono capaci di catturare l’attenzione dei destinatari, facendo leva su emozioni facili da susci-tare come la rabbia, la frustrazione, l’ansia riuscendo ad avere una grande viralità ed una tale visibilità che persino le smentite autorevoli non sono in grado di arginarne i danni.

Certamente la diffusione delle notizie infondate, può influenzare le scelte politiche, favo-rire i ricavi o le perdite economiche; se poi queste informazioni riguardano la nostra salute, allora il discorso diventa ancora più personale e delicato.

Ma come possiamo difenderci?Non è corretto demonizzare la rete, ma occorre prendere consapevolezza della comples-

sità del fenomeno e cercare di diffondere la cultura del fact-checking: letteralmente verifica delle notizie. Quindi, coltivare il dubbio è la prima regola di chi non vuole rinunciare a capire, anche se nel gioco dei rimbalzi, condivisioni, passaparola, tipico degli ambienti digitali può essere particolamente difficile risalire alla fonte di una notizia.

La diminuzione di questo fenomeno potrà avvenire solo attraverso gli utenti, se essi stessi sapranno sviluppare capacità critiche per identificare ed evitare le notizie false in cui si imbat-tono ogni giorno e porre fine alla spirale della disinformazione.

Facebook, nello sforzo di contrastare il flusso di fake news, si rivolge ai suoi utenti e al loro giudizio per individuare le fonti di notizie da considerare più affidabili, creando quindi una sorta di “ranking” delle testate, per autorevolezza e competenza.

Nella realtà virtuale di FABI Plus e del Dipartimento Servizi della FABI, trattandosi di di-mensioni minime rispetto all’immensa vastità della rete, il controllo avviene direttamente e a monte.

Quindi, le informazioni che trovate sulle nostre pagine facebook sono accurate, sempre attentamente vagliate e verificate prima di essere messe a disposizione degli associati, che restano comunque il nostro punto di riferimento e il cui fact-checking è, per noi, quanto mai auspicabile per mantenere sempre il massimo livello di attendibilità della nostra e vostra rete.

[email protected]

di Paola Gomierodirettore FABi Plus

Editoriale

Le fake news e i social networks

MARZO 2018 | PLUS MAGAZiNE | eDiToriale 01

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INTERVISTA DIBARBARA ODETTO

Copertina

SE SI Vuol cREDERE chE NEllA VITA cI SIANo pERSoNE pREDESTINATE, PuPi AvATi è uNA DI quESTE. clARINETTISTA mANcATo, è INfATTI uNo DEI pIù AffERmATI REgISTI ITAlIANI. A NoVEmbRE SpEgNERà 80 cANDElINE, mA lA SuA AgENDA è ANcoRA RIccA DI ImpEgNI E lA pASSIoNE pER Il cINEmA ANcoRA gRANDE.

i l prossimo 3 novembre compirà ottant’anni, ma la luce nel suo sguardo è quella di un ra-gazzo curioso della vita. Una vita legata a due passioni: la musica jazz che lo vede suonare

come clarinettista nella Doctor Dixie Jazz Band di Bologna, la sua città, e che presto gli fa capire – con l’ingresso di Lucio Dalla nel gruppo – che non è quello il suo destino, e il cinema che fa di lui un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e scrittore di talento. I suoi primi film sono legati al genere giallo-horror nel quale si distingue con successo: La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone è un cult tra gli appassionati del genere al pari di Zeder, scritto in collaborazione con Mau-rizio Costanzo. Successivamente Avati passa alla commedia e a opere intense e di spessore quali Una gita scolastica, Festa di laurea, Regalo di Natale, Sto-ria di ragazzi e di ragazze, La seconda notte di nozze.

Lui, le cui impronte sono nella Walk of Fame della Croisette di Cannes, diventa anche un affermato

sceneggiatore televisivo. Tra i titoli: Con il sole negli occhi, Le nozze di Laura, Il fulgore di Dony. Presiede la Fondazione Federico Fellini, con il qua-le era diventato amico negli ultimi anni di vita e con cui avevano definito di girare un film in se-greto da diffondere successivamente, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.

L’elenco è lungo, ma tra i più significativi ci sono numerosi David di Donatello e la Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte. Nel 2014 il suo film Un ragazzo d’oro, che ha come protagonisti Sharon Stone e Riccardo Scamarcio, vince il pre-mio come miglior sceneggiatura dell’anno al Mon-treal World Film Festival.

Il Commendatore dell’Ordine al Merito della Re-pubblica Italiana, perché Pupi Avati ha anche que-sto titolo, nello scorso mese di gennaio ha tenuto a Torino una masterclass per attori organizzata da Distretto Cinema presso Lubiani Tecnologie e Plus Magazine lo ha incontrato.

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Sono registaper colpadi Lucio Dalla

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mARZo 2018 | pluS mAgAZINE | COPERTiNA 03

Maestro, qual è lo scopo della masterclass?È un test attitudinale per capire quali sono le pro-prie capacità nella recitazione cinematografica. Oggi la scuola educa poco a capire le proprie at-titudini. Spero, con corsi come questo, di dare il mio contributo per aiutare gli attori o chi decide di cimentarsi in questo campo se vale la pena fare dei sacrifici oppure no.

La strada per arrivare al grande schermo è lunga e faticosa, richiede impegni economici e di tempo, ci vogliono carattere e personalità. Recitare è davvero una passione, ma la passione è diversa dal talento. Io ho un’esperienza di cinquant’anni in questo am-bito e so riconoscere un bravo attore.

Perché ha scelto di svolgere questo incontro a Torino?Perché qui, come a Trieste e a Napoli, ci sono per-sone creative e uniche che sanno produrre qual-cosa di singolare. Noi a Bologna siamo più tristi e accettiamo di più i compromessi. D

Prima parlava di talento e passione. Qual è la differenza?Ti faccio un esempio: da giovane volevo diven-tare il più grande jazzista italiano, poi un giorno è arrivato nella band Lucio Dalla. Lui, con il suo strumento da pochi soldi, aveva una duttilità, una predisposizione e una genialità che mi hanno fatto capire che quella non era la mia strada. Io ogni sera mi impegnavo di più e lui, ogni sera, migliorava.

C’è stato qualche attore che l’ha stupita per il proprio talento?Una donna. Era la fine degli anni Sessanta e io ero al mio secondo film e avevo fatto il provino a cen-tocinquanta ragazze.

Ne stavo cercando una di aspetto algido e delicato che ricordasse Grace Kelly. All’improvviso arriva questa giovane dai capelli neri e mossi, totalmen-te diversa dalla mia idea di protagonista. La trat-to male perché è in ritardo e non è in linea con la

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Copertina

selezione. Lei esce, ma mi aspetta tutto il giorno fuori al freddo di novembre. Vedendola infreddo-lita e testarda, le dico di presentarsi il giorno dopo per una prova, pensando che intanto non la sce-glierò mai. Invece, quando la sento recitare, vengo profondamente toccato dalla sua interpretazione. Tutti, oltre a me, rimangono in silenzio intorno a lei. Capisco immediatamente che quella donna ha avuto la capacità di aggiungere la verità alle parole che avevo scritto. Le chiedo il suo nome e mi ri-sponde: Mariangela Melato.

Quest’anno festeggia 80 anni. Qualcosa da di-chiarare?La verità? Spererei di essere più giovane e invece in-travedo i titoli di coda del mio film personale. Nel mio percorso ci sono stati sogni, cadute, successi, aspettative, sconfitte, gioie, ferite, riconoscimenti. Sono grato alla vita per quello che ho vissuto e so che anche i momenti negativi sono stati importanti e sono serviti per fare di me la persona che sono. Una rivista mi ha chiesto di scrivere un diario della mia esistenza; io in passato ho iniziato e interrotto tanti diari. È difficile raccontarsi, ma ho la certezza di avere la nostalgia del presente, di quel momento in cui senti e sai che quello che stai vivendo è im-portante non solo in quel momento ma per sempre.

Quest’estate Torino le renderà omaggio du-rante la rassegna Cinema a Palazzo Reale. Sarà presente?Ci sarò di sicuro e ne sono onorato. Io stesso ho concordato i miei film in cartellone con Fulvio Pa-ganin, presidente di Distretto Cinema e direttore artistico di Cinema a Palazzo Reale.

Cos’è il cinema per lei?Per me è una scuola e lo ritengo uno dei mestieri più competitivi del pianeta terra. In questo campo talvolta anche io sono stato messo al tappeto, ma ho imparato di più dalle sconfitte che dalle vittorie perché un insuccesso ti fa riflettere sui tuoi limiti o su cosa non hai saputo esprimere come volevi per arrivare al cuore del pubblico.

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Un bilancio sugli Italian movies di oggi?Il cinema nel nostro Paese vive da anni una profon-da crisi perché manca di coraggio e talento e spesso racconta storie da cortile che hanno poco spessore. È asfittico e tende alla commedia di basso costo. Inoltre non vengono impiegate tutte le maestranze che fanno parte di questo mondo.

Un esempio? Oggi la musica si produce in studio e non si utilizza più l’orchestra. L’ultimo film in cui è stato investito del budget è La grande bellezza di Sorrentino. Anche Chiamami col tuo nome, di Gua-dagnino, sta dimostrando di essere innovativo e di sapersi muovere a livello internazionale. Spero che agli Oscar abbia i riconoscimenti che merita.

La crisi, infine, è anche sul fronte degli attori per-ché quelli bravi sono pochi. Ci sono i soliti quindici o venti che vengono chiamati dai registi e che sono i protagonisti di tutti i film.

Secondo lei perché viviamo questa crisi?Perché il nostro cinema ha perso il 70% della pro-pria creatività e c’è una grande omologazione.

Scarseggiamo di indipendenza intellettuale e non è assolutamente un problema di risorse econo-miche, ma di idee. I soldi sono un alibi: in realtà non abbiamo il coraggio di produrre film con un lieto fine. Ti faccio un esempio: in Papa Giovanni, che ha come protagonista Silvio Orlando, faccio

presumere una riconciliazione con la figlia e alla conferenza stampa un giornalista, preoccupato, mi chiede: ma finisce bene? Quasi fosse un problema o facesse sminuire il contenuto del film. In America, se ci pensi, il 90% dei movies hanno un happy end.

Le tecnologie on demand concorrono a uccidere il cinema italiano?Secondo me no. La televisione e il web sono i nuo-vi media, le forme più innovative per guardare un film. La TV è democratica, arriva a tutti indistinta-mente dal ceto, dalla cultura o dalla religione. La si può guardare da soli, senza che il vicino di poltrona disturbi, oppure con chi si vuole. Si può scegliere cosa vedere e quando interrompere la proiezione. È come se il regista avesse realizzato quell’opera solo per lo spettatore.

Pupi Avati non è solo regista, ma anche scrittore.Il mio romanzo, Il signor diavolo, è edito da Guan-da. Si tratta di un’opera gotica ambientata nel Nord-Est italiano in cui religione e superstizione si intrecciano con le credenze contadine nelle quali il diavolo ha un ruolo chiave. Mi è sempre piaciuta la letteratura noir e invecchiando la sto riscoprendo. Non so se diventerà un film. Per ora no.

DJ

mARZo 2018 | pluS mAgAZINE | COPERTiNA 05

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INTERVISTA DIBENEDETTA BREVEGLIERI

Protagonisti

CHI SONO IO? RAccoNTA coNcITA DE GREGoRIo ATTRAVERSo GlI AuToRITRATTI, l’IDENTITà E lA REpuTAzIoNE DI uN moNDo chE pASSA ATTRAVERSo l’obIETTIVo GRAzIE Allo SGuARDo DI cINquE DoNNE chE hANNo RIVolTo lA mAcchINA VERSo SE STESSE E DIcoNo NoN coSA SIA SuccESSo, mA pERché.

C hi sono io? È la domanda che si fanno molte donne, soprattutto le donne. Ed è il titolo dell’ultimo libro che consegna la giornalista e scrit-trice Concita De Gregorio. Un viaggio intenso, che vuole rendere omaggio a straordinarie fotografe del passato come Dora Maar, Cindy Sherman fino a giungere a Vivian Maier, e che si completa con la domanda che la scrittrice e giornalista Concita De Gregorio ha voluto chiedere a cinque fotografe di oggi: Anna Di Prospero, Moira Ricci, Guia Besana, Simona Ghizzoni e Silvia Camporesi.

Donne che raccontano la loro vita, la famiglia, il sesso, il corpo, i gesti della loro infanzia. Non è va-nità, nemmeno un atto di supremazia sul mondo maschile, ma un lungo percorso per raccontarsi e raccontare delle storie, epoche e vite, tanto diverse fra loro, ma tutte unite dalla forza che la fotografia ha nel fermare il tempo, tornare indietro in un te-stacoda comune che le conduce tutte all’origine o alla fine. Durante l’incontro alla Scuola Holden di Torino, Concita De Gregorio torna dentro le im-magini e le parole del suo libro e spiega il perché, il tema dell’identità, si confonde tanto spesso con quello della reputazione.

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Chi sono io

CHI SONO IO?coNcITA DE GREGoRIocoNTRASTo EDIToREpp. 189.(collANA: IN pARolE).

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mARzo 2018 | pluS mAGAzINE | PROTAGONISTI 07

Nel programma “Fuori Roma” in onda su Raitre, lei viaggia attraverso i comuni e le province italia-ne per raccontare le storie di sindaci e uomini che vogliono contribuire a cambiare la faccia di questo nostro Paese. Nel suo libro “Io vi maledico”, scrive dell’operaio dell’Ilva di Taranto, dell’imprenditore morto suicida perché ricattato dall’usura, o di don-ne sindaco minacciate con le teste di maiale. Con “Chi sono io?” ripercorre altre cinque vite, di cinque meravigliose fotografe. Come nasce questo libro?Tutto è cominciato dai selfie. Mi sono resa conto che alcuni di noi passano da un punto all’altro di un posto solo per scattare un selfie. Il mondo è diventato un palcoscenico dove ci ritroviamo ad essere giudici e giudicati nello stesso tempo, come fossimo sempre in prova. È come se la rappresen-tazione di se stessi attraverso un’immagine fosse diventata indispensabile per certificare la propria esistenza.

Mi ha colpito moltissimo un film che hanno pre-sentato a Venezia. Una delle scene più interessan-ti è di una cabina che si trova in una spiaggia a Mondello, dove chiunque può pagare il biglietto per entrarci e scegliere uno dei tanti panorami “in affitto” e scattarsi un selfie. Quindi sei a Mondello, in una delle spiagge più belle al mondo, ma ma-gari paghi per farti una foto con lo sfondo finto delle Seychelles. Non giudico, sia chiaro, osservo. Entrare in polemica con la realtà sarebbe del tutto inutile. Tuttavia è importante capire dove finisce la nostra identità se inseguiamo il consenso degli al-tri senza suscitarlo, se ci omologhiamo ad un mo-dello predefinito per essere certi di essere popolari,

accettati o forse invidiati. Perché abbiamo bisogno del consenso di una platea così vasta ma poi in-visibile? Ha notato che quelli che si fanno i selfie mandano spesso baci? A chi? Alla rete, ad un’infi-nità di persone che non li conoscono, che loro non conoscono e che sicuramente non restituiranno quel bacio. Allora l’ho chiesto ai fotografi, a chi usa le immagini per raccontare la verità di storie dove esistono anche persone brutte o che soffrono, e non solo esseri umani felici e in pose perfette.

Cosa ha scoperto? Non avevo mai messo a fuoco che l’autoritratto è una ricerca prevalentemente femminile. Le donne prima di guardare fuori si guardano dentro, e pri-ma di fotografare gli altri, fotografano se stesse. Po-chissimi, invece, gli uomini che si sono autoritratti. Simona Ghizzoni ha fatto una ricerca su se stessa fotografandosi ogni mezz’ora, ogni ora, perché vo-leva “palpare” il modo in cui il tempo agiva su di lei. La fotografia è cambiata moltissimo ovviamen-te. All’inizio del Novecento sappiamo bene quan-to fosse un gesto politico. Nel tempo è diventata anche qualcos’altro, l’origine di un bisogno molto più grande: quello di essere visti e di essere ama-ti. Moira Ricci con il suo lavoro è tornata indietro nel tempo: dopo la morte della madre, caduta dalle scale di un cantiere, questa fotografa si è inserita nelle foto dell’intera vita della donna. Quindi si è messa dentro la foto di sua madre bambina insieme al fratello gemello, sua madre ragazza mentre è in campagna, sua madre in balera insieme al fidanza-

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Protagonisti

to, che sarà poi suo padre. Con questo lavoro, che definisco struggente, è come se Moira Ricci avesse voluto essere sempre vicino alla madre, diversa-mente da quando ci fu l’incidente, che non era lì.

È un po’ come fosse un tentativo di recupero del tempo, quasi volesse avvisarla ed evitarle quella caduta mortale. Le immagini servono anche a que-sto. Se guardo la fotografia che Anna di Prospero ha fatto con sua madre che le copre gli occhi, direi che solo quell’immagine è capace di raccontare il rapporto con tutte le madri. L’immagine di se stes-si, in fondo, è una richiesta di amore autentico per ciò che siamo. Alla fine del mio libro, infatti, scrivo “tienimi e amami come sono”. Perché l’unica cosa che conta nella vita di tutti è essere visti, tenuti e amati.

Concita de Gregorio è anche madre di tre figli. Conosce il linguaggio dei ragazzi non solo come giornalista, ma soprattutto come madre. Nella sua esperienza, cosa si aspettano i ragazzi dal futuro?Difficile rispondere. Non posso farlo per categorie. Ciascuno è diverso. Sicuramente il tema reputazio-nale è centrale nell’adolescenza, soprattutto nella crescita dei ragazzi, quindi per il loro futuro.

Ricordo che da ragazza mi sentivo inadeguata, non troppo stretta di fianchi quando il modello comu-ne di bellezza imponeva figure androgine. Mi sen-tivo giudicata e giudicavo a mia volta. Ci piaceva-mo o dispiacevamo a vicenda.

Ma il rapporto era diretto, sincero, e l’uno di fronte all’altro. Esisteva una relazione. Oggi i ragazzi han-no un rapporto prioritario con la rete e secondario fra di loro. La loro reputazione passa attraverso quel pubblico invisibile di cui parlavo prima. Vi-vono in una dimensione difficile da “toccare”, ma che hanno trasformato in realtà grazie ad un nu-mero infinito di like e followers. Quindi non so cosa si aspettino.

Tuttavia, mi piacerebbe pensare che possano essere capaci di ritrovare quell’identità che si basa sulla differenza e che non può essere creata da un mo-dello reputazionale. Pensi anche ai format televisivi che hanno oggi tanto successo: Masterchef piutto-sto che l’Isola dei Famosi, o X Factor. Sono tutte platee dove si è dentro o si è fuori, dove la votazione in rete determina il poter restare e quindi “esserci” o andarsene, e quindi “scomparire”.

Credo ci sia maggiore bisogno di ascolto, di con-divisione e di cura. Se penso al baratro in cui sta andando il nostro Paese e rifletto sulle proposte che sono state fatte dalla politica in tanti anni di Governo, ritengo che nel tempo non ci sia stato sufficiente ascolto, né abbastanza condivisione, né cura. Anche in questo caso, la politica ha inseguito un modello reputazionale che portasse al consen-so, senza essere in grado di suscitarlo realmente.

Grazie DJ

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INTERVISTA DI MARIANGELA SALVALAGGIO

Protagonisti

Prima di essere colleghi Angelo e Angela sono amici. La loro complicità è cresciuta anno dopo anno. Da cinquant’anni i Ricchi e Poveri sono inseparabili, anche ora che Franco ha lasciato il gruppo. Ad unirli il desiderio di restare sul palco. Risultato: concerti sempre super affollati e tante novità in arrivo.

La prima è lo show dal titolo “50 anni di… Ricchi e Poveri”, prodotto da Danilo Mancuso per DM Pro-duzioni che debutta a Torino, al Teatro Colosseo, il 21 aprile prossimo. Poi via, di nuovo in scena, per un tour nei teatri d’Italia. E non solo.

Tra i gruppi italiani più longevi, insieme ai Nomadi e ai Pooh, i Ricchi e Poveri sono oggi un duo. Nel 2018 spengono 50 candeline. Il gruppo musicale nasce infatti a Genova nel 1968, in versione quar-tetto. Poi, per le arcinote vicissitudini che hanno riempito i rotocalchi rosa dell’epoca, rimangono in tre. E in tre restano per quasi mezzo secolo, sempre insieme, con più di venti milioni di dischi venduti nel mondo.

Un traguardo che riesce solo a chi ha davvero un quid in più, che nel caso dei Ricchi e Poveri signi-fica aver saputo trasmettere l’intramontabile, quei sentimenti che il pubblico cerca: la semplicità, l’armonia, la voglia di sorridere con il cuore. Per

questo le loro canzoni sono entrate a far parte della quotidianità di generazioni e generazioni, tanto da esser riconosciute anche dai giovanissimi.

Sono reduci da un tour internazionale per il lan-cio dell’ultimo singolo “Marikita”, che in spagnolo significa coccinella. Un sound dal sapore latino e dal ritmo travolgente, cantato in lingua spagnola e scelto da Fausto Brizzi per la colonna sonora della pellicola natalizia “Poveri ma ricchi”, poi diventato uno dei tormentoni dell’estate scorsa.

Musica e non solo: con i loro 140 anni di età in due sono pieni di progetti. Angela, che ama molto i bambini, vorrebbe trascorrere parte del suo tempo al fianco dell’infanzia svantaggiata. E intanto si de-dica anche ad una nuova passione, la poesia. Scri-ve e sogna di pubblicare un audiolibro o di essere chiamata a doppiare un cartone animato insieme ad Angelo.

Negli anni Settanta e Ottanta alcuni dei loro sin-goli – tra cui “Che sarà”, “Mamma Maria”, “Sarà perché ti amo”, “Se m’innamoro” e “La prima cosa bella” – raggiungono la vetta delle classifiche italia-ne e internazionali. Il singolo “Come vorrei” rima-ne nella top ten delle hit parade per cinque mesi e diventa la sigla del celeberrimo “Portobello”, con-dotto da Enzo Tortora.

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Nozze d’oro

ancora in musica

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MARZO 2018 | PLUS MAGAZINE | PROTAGONISTI 11

Nel 2013 Fabio Fazio li contatta con l’intenzione di invitarli come ospiti d’onore alla 63ª edizione del Festival di Sanremo per ritirare un premio alla carriera. Il 13 febbraio, giorno stesso in cui si devo-no esibire, annullano la loro partecipazione per un grave lutto: nella notte viene trovato morto a Ge-nova il figlio di Franco Gatti, appena ventiduenne.

E così, dal 2016, sono rimasti in due, Angelo Sotgiu e Angela Brambati, per tutti il “biondino” e la “brunetta”, dopo che Franco Gatti (il “baffo”), ha lasciato il gruppo. Una decisione, o meglio, forse la naturale conseguenza di una vicenda personale tragica come solo la perdita di un figlio può essere.

Che cosa è cambiato di più? Angelo: Musicalmente nulla nel senso che propo-niamo il nostro repertorio ma ci manca un amico e un collega. Essendo stata una sua scelta l’abbiamo rispettata.

Che effetto vi fa sapere che tanti sono cresciuti amando le vostre canzoni?Angela: Mi sento sempre come in una grande fa-miglia, tanti ragazzi sono cresciuti con noi e la cosa ci riempie di gioia. D

Angelo: Il nostro scopo è farci conoscere, se in tanti s’innamorano delle nostre canzoni siamo riusciti nel nostro intento… La musica è la nostra passione e l’affetto del pubblico è un elemento fondamentale.

Ci incontriamo alla vigilia di Sanremo, dodici presenze all’attivo. Avete più pensato di ritornarci?Angelo: Beh, Sanremo è sempre un trampolino di lancio importante. In questo momento ci stiamo dedicando ad altri progetti di cui presto vi raccon-teremo, però, un giorno non si può mai sapere…

A Sanremo vi aveva portato Franco Califano. Il primo a credere in voi. E a trovarvi il nome. Un nome che insegna tante cose: l’umiltà, i sacrifici e la ricchezza d’animo.Angelo: In effetti Franco Califano ha scelto per noi il vestito giusto, quello che rispecchiava la nostra identità, è stato il nostro pigmalione, un bravissi-mo manager, produttore e amico.

Angela: Il nome è indovinatissimo. Quando anda-vamo a Milano non avevamo mai soldi, si è accorto che non andavamo a cena con lui perché avevamo paura di spendere. Qualche volta avremmo voluto

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Protagonisti

Angela: Non ci aspettavamo la vittoria, è stata una sorpresa. Ricordo tanta confusione dietro le quin-te, la trepidazione. L’attesa innervosisce da mori-re…

La vostra vita professionale è costellata di altri incontri significativi, a partire da De Andrè, pas-sando per Walter Chiari e Pippo Baudo. Qual è quello che mettereste al primo posto come deter-minante?Angelo: Fabrizio De Andrè è stato determinante perché ci ha dato la speranza che potevamo fare questo mestiere, io avevo il terrore di tornare a La-vorare all’Italsider. Il provino non andò bene ma Fabrizio ci disse: “Voi farete successo”. Califano suc-cessivamente ci ha consacrato come artisti.

Il tour iniziato nel 2017 prosegue anche quest’an-no in Italia ma prima siete stati anche all’estero. Le prossime date saranno sempre legate al singolo “Marikita” o ci sono novità?Angela: Dopo il tour internazionale, ci siamo fer-mati un attimo perché avvertiamo il bisogno di stare anche con la famiglia. “Marikita” è stato un saluto a Franco. Io e Angelo abbiamo cantato in-sieme senza alternarci, senza dividere i ruoli ma condividendo l’allegria della canzone, la prima ap-punto dopo l’uscita di Franco. In questo momento stiamo lavorando ad un nuovo progetto.

Nel mondo, l’accoglienza del pubblico che più vi ha colpiti?Angela: In Canada, gli italiani all’estero. Ci siamo commossi anche noi, quando cantiamo “Che sarà” si alzano tutti in piedi e piangono. Intercettiamo il sentimento di chi è andato via, gli italiani all’este-ro ci trasmettono questa emozione: il sentimento della nostalgia.

Il nostro periodico si rivolge a chi lavora in banca. Che rapporto avete con il denaro? Siete più formi-che o più cicale?Angela: Cerco di seguire i consigli dei miei genito-ri: essere oculata ma non sono così brava. Spendo poco per una cavolata e mi privo di cose per me im-portanti. A volte, poi, mi faccio prendere la mano ma senza mai eccedere. Vorrei sempre di più vivere bene la vita nel quotidiano, facendo cose semplici: dividere la casa con gli amici, preparare una cena per loro perché in fondo si è felici delle piccole cose.

E continuare a fare musica…Angelo: Sì, certo. Noi restiamo sul palco perché questa è la nostra vita!

DJ

offrire noi ma non avevamo la possibilità di farlo, allora lui disse: “siete poveri di tasca ma ricchi di spi-rito”, così è nato il nome. Aveva buon gusto, ama-va le cose belle. Mi ha trasformata, avevo i capelli lunghi e ondulati, sembravo un’hawaiana e lui me li ha fatti tagliare corti perché adatti ai lineamenti del mio viso e al mio carattere. Ci dava consigli su tutto, era un esteta.

Il 1985 è l’anno della definitiva consacrazione sanremese: la vittoria arriva con “Se m’innamoro”. Un ricordo?Angelo: Quando dovevano nominare il vincitore eravamo dietro le quinte e stavamo per andar via, ci dicevano no, non andate via siete terzi, forse se-condi, qualcuno dice che siete primi. C’è un fer-mento dietro il palco dell’Ariston che ti scombus-sola tanto, un momento di ansia incredibile. Quel palco è affascinante ma genera anche una strana attesa.

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INTERVISTA DIMARIANGELA SALVALAGGIO

Protagonisti

ChIAmATA A VESTIRE I ColoRI AzzuRRI NEl pATTINAggIo, INSIEmE A CARolINA KoSTNER, AI XXIII gIoChI olImpICI INVERNAlI DI pyEoNgChANg, GIAdA RuSSO SARà TRA glI ATlETI ChE DAl 21 mARzo A mIlANo CompETERANNo AllA CoNquISTA DEI TITolI DI CAmpIoNE DEl moNDo.

u n sorriso timido e occhi luminosi e so-gnanti. Ha carattere e volontà d’acciaio la piccola flower delle Olimpiadi di Torino 2006 che ammi-rava da bordo pista i grandi campioni. Oggi è cre-sciuta ed è pronta a spiccare il volo verso le com-petizioni più importanti a livello internazionale. Dall’età di tre anni quasi tutti i giorni si allena nella pista all’aperto del Tazzoli.

A soli 20 anni il suo palmares è già ricco di titoli: dopo aver vinto a 14 anni il campionato italiano nella categoria junior, a 15 ha esordito nei senior conquistando la medaglia di bronzo alle spalle del-le due campionesse internazionali Carolina Kost-ner e Valentina Marchei, e nel 2015 e 2016 ha vinto due titoli italiani.

Le prestazioni internazionali della stagione scorsa e la splendida medaglia d’argento ai Campionati italiani di Milano del dicembre scorso, seconda per 56 unità alla sempre eterna atleta altoatesina, han-no consentito alla pattinatrice dell’Ice Club Tori-no, allenata da Claudia Masoero ed Edoardo De Bernardis, di ricevere l’importante convocazione per le Olimpiadi in Corea del Sud.

Noi intercettiamo l’atleta torinese prima della partenza per Mosca, città dove da metà gennaio si sono svolti i Campionati Europei (ndr, ben pri-ma della rassegna a cinque cerchi di febbraio e di cui dunque non possiamo darvi conto).

Ormai non sei più una sorpresa ma una certezza del pattinaggio italiano. Le prossime settimane saranno dense di impegni. Quale è il tuo stato d’a-nimo? Che aspettative hai?Anche la prima parte della stagione è stata impe-gnativa. Ho affrontato gare nazionali e interna-zionali per conquistare la convocazione ai Giochi Olimpici. Nella seconda parte della stagione sarò impegnata in Russia agli Europei, poi in Corea alle Olimpiadi, tutte competizioni di altissimo livello.

Ho intensificato la preparazione e ce la metterò tutta per rappresentare nel modo migliore l’Italia. Non mi pongo mai un obiettivo di classifica ma cerco di pattinare al meglio delle mie possibilità.

Che ricordo hai degli Europei del debutto nel 2015 e di quelli del 2016?Due ricordi diversi tra loro. Nel 2015, al debutto, ero nervosa, agitata ed emozionata. Si trattava dei

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Una farfallapronta a spiccareil volo

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mARzo 2018 | pluS mAgAzINE | PROTAGONISTI 15

miei primi Campionati Europei e mi trovavo ad affron-tare atlete di grandissimo livello. Nel 2016 mi sentivo più tranquilla. Avevo già “rotto il ghiaccio” e sono riuscita a vivere il mio secondo Europeo in modo più maturo, otte-nendo l’apprezzamento delle giurie internazionali.

Ti troverai a gareggiare in paesi che da anni ‘sfornano’ campioni assoluti in questa disciplina. Il livello sarà mol-to alto. Temi in particolare qualche avversaria?Le fuoriclasse di questa disciplina sono tante e, in compe-tizioni così importanti, tutte danno il massimo. Non mi accade di temere un’avversaria più di un’altra perché in gara mi concentro su me stessa e basta.

I tuoi punti di forza e i tuoi punti deboli?Penso che i miei punti di forza siano l’interpretazione ar-tistica e le sequenze di passi. Attualmente sto lavorando sulle combinazioni di salti tripli e ritengo di dover perfe-zionare questi elementi. D

Ci parli dei programmi che stai preparando per Mosca e per la gara olimpica? Quest’anno, nei miei programmi, interpreto le colonne sonore di due film: “Eyes Wide Shut” di Stanley Kubrik nel corto, “Parla con lei” di Pedro Almodovar nel lungo. Il mio programma corto è coreografato da Edoardo De Bernardis, mio storico allenatore e coreografo di fama internazionale, ed è giocato su cambi di musica e di atmosfera molto raffinati e difficili da interpretare. Il programma lungo è coreografato da Edoardo De Bernardis e Andrea Vaturi.

Facciamo un salto indietro, alle Olimpiadi di To-rino 2006, cosa ti ricordi di quell’edizione?Avevo otto anni ed ero stata selezionata per es-sere una delle bambine che avrebbero raccolto i peluches sul ghiaccio (ndr, la flower appunto). Mi sentivo felice e mi piaceva quell’atmosfera. Posso confessare che, in quei momenti, non ho mai im-maginato me stessa campionessa italiana o convo-cata per un’Olimpiade.

Come e cosa stavi facendo quando hai ricevuto la convocazione olimpica?In via informale ho saputo della convocazione su-bito dopo aver vinto l’argento ai Campionati italia-ni di Milano. Edoardo, Claudia ed io ci siamo uniti in un forte abbraccio. La convocazione ufficiale è arrivata il giorno dopo.

A proposito del clima di ostilità tra le due Coree, avete ricevuto delle raccomandazioni particolari?Al momento non abbiamo ricevuto particolari raccomandazioni. Spero comunque che i Giochi Olimpici possano portare ad una sospensione del-

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Protagonisti

le tensioni e rappresentare un momento di unione e di dialogo tra tutte le nazioni. Non ho paura e credo che lo sport possa aiutare a superare tutte le barriere.

Hai ricevuto consigli da campionesse come la Kostner?Con Carolina ho instaurato un rapporto molto bello fin dal mio esordio nella categoria senior, quando conquistai la medaglia di bronzo ai Cam-pionati nazionali. È stata sempre carina con me, ci siamo anche sentite al telefono. Carolina è un esempio per tutte le giovani pattinatrici.

Sei molto aggraziata ma anche precisa nei mo-vimenti, determinata e tenace nella preparazione, ma quali sono le qualità che secondo te fanno la differenza? La chiave è la determinazione, l’impegno che ci si mette ogni giorno per anni. Il percorso per diven-tare una campionessa o per avere dei buoni risul-tati è molto lungo. È necessario fare molti sacrifici. Avere la forza di superare anche i periodi difficili. Poi sicuramente oltre al carattere e all’atteggia-mento ci sono anche delle caratteristiche fisiche e genetiche che influiscono notevolmente, nel mio sport soprattutto. Il pattinaggio è uno sport molto difficile e faticoso.

Cosa ti piace del pattinaggio?Tutto. È la mia vita fin da bambina.

Anche le fatiche dell’allenamento?Sì, inizio di solito alle 10 ogni mattina e termino intorno alle 16.30. Mi divido tra ginnastica, ghiac-cio, balletto.

E studio. Sì. Sono iscritta al secondo anno di Scienze dell’E-ducazione all’Università telematica. Mi piace stu-diare.

Saranno orgogliosi i tuoi genitori… Lo spero. Sono figlia unica. I miei genitori si sono conosciuti ad un corso di pattinaggio per adulti, organizzato dall’Ice Club Torino. Papà è in pen-sione, lavorava alla Gtt, la mamma lavora in uno studio medico.

Nel tempo libero cosa ti piace fare?Nel poco tempo libero che gli allenamenti e gli studi mi lasciano, mi piace passeggiare nel centro storico della mia città Torino, che è davvero bel-lissima, poi amo andare al cinema e uscire a fare shopping con le mie amiche. Sono una ragazza semplice. Mi piace anche ascoltare la musica clas-sica, mi rilassa. Tra i preferiti ci sono il Volo, Adele e Madonna.

Piatto preferito? Pizza.

Qual è il viaggio che sogni di fare?Parigi, ma non solo per gareggiare, anche per vede-re veramente la città.

A chi dedichi la tua partecipazione Olimpica in Corea?Le Olimpiadi erano un mio sogno condiviso con i miei genitori e i miei allenatori. Quindi dedico questo traguardo raggiunto alla mia famiglia, ai miei preparatori Claudia e Edoardo e a tutto lo staff dell’Ice Club Torino che mi sostiene giorno dopo giorno. Desidero ringraziare anche la Federazione Italiana e il Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Mauro Laus, che ha dimostrato sempre una grande sensibilità nei confronti del mondo sportivo e mi ha permesso di essere testimonial del mio Piemonte in alcune sedi istituzionali.

Porti con te amuleti o portafortuna? Sì, ne ho ma preferisco che restino segreti, sono un po’ scaramantica. In ogni caso, prima di scendere in pista guardo negli occhi Claudia e Edoardo che mi caricano e mi rassicurano, poi stringo le loro mani e raggiungo il centro.

Incrociamo tutti le dita per te.Grazie di cuore, spero di non deludervi!

DJ

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di PIETRO GENTILE

Tecnofuturo

iL FUTURO dELLA CYBERSECURITYiN UN MONdO SEMPRE PiÚ diGiTALE

Intervista a Raoul Chiesa

Il mondo dell’ICT, Information & Communication Technology, fa ormai parte della nostra vita, da quando ci svegliamo la mattina e controlliamo

i messaggi sul nostro telefonino, a quando lavoriamo a quando prenotiamo un viaggio e

andiamo in vacanza e presto usando qualsiasi oggetto elettronico.

L’informatica è ormai pervasivamente presente nella nostra vita. Gli strumenti informatici oggi

sono più semplici da usare ma molto più complessi nella loro architettura. Semplici e delicati quanto

la gestione della sicurezza. Ormai le notizie sui bachi informatici o sulle violazioni della privacy,

quando si verificano, finiscono sulle prime pagine dei giornali perché riguardano tutti noi.

In questo numero di Tecnofuturo abbiamo intervistato un personaggio che rappresenta

la storia ed il futuro della CyberSecurity in Italia: ha iniziato giovanissimo come hacker e

si è rapidamente affermato quale esperto di sicurezza informatica, diventando negli anni

uno dei maggiori esperti del settore in Italia e in Europa. Con Raoul ci siamo conosciuti quando, prima dell’arrivo del Web, sulle BBS italiane era

conosciuto con il nickname “Nobody”, oggi Raoul incarna per i giovani e meno giovani informatici

italiani il mito dell’InfoSecurity moderna.

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MARZO 2018 | PLUS MAGAZiNE | TECNOFUTURO 19

N el mese di gennaio è finita sulle prime pa-gine dei giornali la notizia di un baco di

sicurezza nei processori Intel e AMD. Quali sono i rischi immediati e futuri per gli utenti finali?Come ho scritto nella versione 2018 delle mie or-mai famose previsioni sulla CyberSecurity per l’ANSA, questi bachi rappresentano un cambio decisamente importante, un’evoluzione critica nel mondo delle falle e dei cyber attacchi, ed avranno un impatto ed effetti sponda di un certo rilievo, soprattutto nel mercato “grigio” degli 0days (com-pravendita di strumenti di attacco che utilizzano vulnerabilità non note), del Cyber Espionage e degli State-Sponsored Attacks.

Quello che voglio dire è che stiamo assistendo a una fase di transizione: dagli attacchi diretti ver-so vulnerabilità proprie dei software e dei sistemi operativi, a framework di sfruttamento ed exploi-ting di vulnerabilità proprie del mondo hardware, il cosiddetto hardware hacking.

Credo dunque che non ci aspetti, purtroppo, nulla di buono, e l’impatto più preoccupante che vedo, ipotizzando quelle evoluzioni e crescite tipiche in

questi casi, interessa in primis il mondo del Cloud Hosting, seguito dai dispositivi dell’Internet of Things e, non ultimo, il mondo dell’Automazione Industriale (centrali energetiche, transportation, ecc). Nemmeno il mondo Finance può e deve re-stare “tranquillo”: i sistemi ATM (i Bancomat) girano su processori Intel ed AMD e girano nel-la quasi totalità dei casi su piattaforme Microsoft Windows. So che importanti costruttori di ATM hanno già inviato ai propri clienti informative, security alert e suggerimenti di patch e aggiorna-mento, proprio a causa degli exploit che già cir-colano “in the wild” e che sfruttano le due prin-cipali vulnerabilità recentemente rese pubbliche.

CyberSecurity oggi: è cresciuto il rischio rispetto al passato? Qual è la situazione nel Banking?Il rischio si è evoluto, moltiplicato e diversificato. Vedi Pietro, seppur sia bello, anzi bellissimo, par-lare di termini come always-on, BYOL (Bring your Own Device), Cloud, Social Networks, Mobile e così via, dal punto di vista tecnologico – e quindi, di conseguenza, della sicurezza delle informazioni

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siness è “il mining”, avrò sistemi di controllo sulle prestazioni ed il consumo (CPU, elettricità, scrit-tura e spazio disco, memoria RAM, ecc.) lungo il processo della creazione delle valute digitali. Que-sto fa sì che la finestra temporale a disposizione degli attaccanti non possa ovviamente essere né a medio né a lungo termine ma, anzi, esclusivamente a breve e a brevissimo.

È invece vero quanto ipotizzi tu Pietro: azioni di ha-cking verso i miners, non per sfruttarne abusivamen-te la potenza di calcolo, bensì per rubare Bitcoin o altre crypto currency già coniate. Come ho scritto per l’ANSA sono quindi i proprietari di e-Wallet, siano essi miners o semplici acquirenti, a dover alzare la soglia dell’attenzione ed aumentare le precauzioni.

Lavori che scompaiono e nuovi lavori del futuro: un consiglio ad un giovane che sta terminando gli studi e si affaccia al mondo del lavoro.Mi alzi una palla molto semplice da schiacciare! Il mondo dell’Information Security non conosce la parola “crisi”. Purtroppo ogni giorno veniamo a conoscenza di un attacco informatico, un data breach, casi di Industrial Espionage, frodi ed abusi di ogni tipo, perpetrate con gli strumenti informa-tici e sulla rete Internet.

Trasversalmente, tutti i settori merceologici sono interessati da questi fenomeni, ed altissima è quin-di la richiesta di specialisti del settore. Possiamo solamente prevedere, con scarse possibilità di erro-re, un aumento di questo bisogno.

Un secondo aspetto è quello della formazione. Mai come oggi è divenuta di estrema importanza, direi addirittura la principale risorsa che le aziende ed il Paese devono utilizzare per contrastare i reati in-formatici: awareness, cultura, education.

Un terzo ed ultimo aspetto, per citare solo i princi-pali, è rappresentato dal mondo del compliance. Il 2018 sarà l’anno del GDPR, ma tante altre sono le regulation, le norme generali o di settore, i decreti nazionali ed europei ai quali privati ed aziende do-vranno adeguarsi e rispettare. Il mercato ha quindi necessità di esperti, di persone certificate: spero sia finita l’era del pressapochismo, dell’“intanto c’è tempo, poi vedremo…”. Le compliance sono di estre-ma importanza, e i dati sono il vero valore della no-stra odierna società digitale.

Vulnerabilità dei sistemi infrastrutturali (SCA-DA) quali sono i settori realmente a rischio oggi?Il mondo SCADA ed ICS (Industrial Control Sy-stems) gestiscono ormai una moltitudine di si-stemi, i quali a loro volta erogano servizi per noi

– questi hanno comportato sostanziali e drastici cambi nel modo di lavorare, operare e vivere dei di-pendenti, che poi sono persone. Come ogni essere umano la nostra vita è fatta di relazioni umane, sia professionali che personali. Tutto questo, da qual-che anno, è diventato quello che si chiama Digital Life, o Digital Society. È il mondo stesso, il nostro modo di comunicare, lavorare e di relazionarci che si sta evolvendo.

Da un punto di vista di CyberSecurity, significa sem-plicemente che il perimetro è cambiato. Il mondo Banking non può più pensare come prima: DMZ, server Web e di Posta, server interni, firewall, segre-gazione delle reti e delle informazioni.

Oggi l’utente, inteso come il cliente finale, il corren-tista per capirci, utilizza principalmente il canale e-banking, l’ATM e le carte di credito/debito, sempre più in contesti on-line e virtuali piuttosto che fisici. È quindi esposto a molteplici rischi, ed utilizza gli stessi strumenti (laptop, smartphone e dispositivi mobili) sia per le attività ludiche che per quelle che vedono un coinvolgimento di tipo economico.

Un secondo, importante aspetto è la costante evo-luzione nella creatività criminosa, nei modelli di business, negli aspetti tecnologici ed organizzativi del Cybercrime. Una vera e propria industria – non dimentichiamo che il profitto annuale che genera viene stimato in almeno 20B USD – che, purtrop-po, risulta essere sempre un passo avanti rispetto a chi deve quotidianamente difendersi dalle frodi economiche e dal furto di dati e di informazioni.

L’utente è al centro di tutto ciò, esposto a rischi sempre maggiori, attacchi massivi o mirati di So-cial Engineering, ed evoluzione delle tipologie di attacchi e modus operandi.

Il Bitcoin è la criptovaluta del momento: quali sono le possibilità di un hacking dei miners?Da qualche tempo con il mio team abbiamo ini-ziato ad operare per i player del settore crypto cur-rency, e nelle stesse previsioni ANSA che ho citato all’inizio, sia gli Exchange che i Wallet vedranno un aumento nel numero di incidenti ed esposizio-ne al rischio.

Relativamente ai miners però, più che un hacking a chi già fa mining, vedo più probabile e logico, nell’ottica del Cybercrime, azioni mirate di ha-cking dirette verso target dove vi sia un’elevatis-sima disponibilità di potenza di calcolo: centri di ricerca, università, operatori Cloud, tanto per citarne qualcuno.

Il motivo è abbastanza semplice: se il mio core bu-

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RAOUL CHIESANel 1997 fonda la propria azienda di sicurezza informatica.Nel 2003 inizia la collaborazione con l’ agenzia delle Nazioni Unite “UNICRI” (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute), come ideatore del progetto”HPP”, l’Hackers Profiling Project, da allora noto in tutto il mondo; oggi il suo ruolo di consulente esterno presso l’UNICRI è quello di “Special Advisor on Cybercrime Issues and Hackers Profiling”.Nel 2010 è il primo esperto di sicurezza italiano ad essere selezionato, come membro del PSG (Permanent Stakeholders Group) dell’agenzia ENISA, la European Union Network & Information Security Agency.Nel luglio 2015 Raoul sigla un contratto con il Governo francese come Subject Expert per ADETEF all’interno di ENCYSEC (Enhancing Cyber Security), progetto finanziato dall’Unione Europea.Dal settembre 2015 diviene membro del prestigioso Roster of Experts presso l’ITU (International Telecommunication Union, Nazioni Unite) di Ginevra.È autore di numerose pubblicazioni, cartacee ed on-line, di settore e generaliste, sia in Italia che all’estero, ed ospite di trasmissioni TV e Radio nazionali ed internazionali dal 1996 (Rai, Mediaset, SKY, BBC, Bloomberg, TV nazionali di diversi Paesi).

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Tecnofuturo

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Il GDPR è un passo davvero importante, perché per la prima volta, in un’ottica unica, comune ed europea, si è posta l’attenzione sulla tutela di que-sti dati, responsabilizzando in primis chi li tratta e gestisce. È un qualcosa che va ben oltre il concetto di privacy, così come siamo abituati, e credo sia il primo, importante passo per la strada che ci por-terà al sopra citato concetto di Security by Design.

Non me lo hai chiesto, ma te lo dico, Pietro: ho un sogno. Un sogno che nacque quando ero nel PSG (Permanent Stakeholders Group) dell’ENISA e che, nel nostro piccolo, ha in qualche modo generato una catena di eventi i quali hanno portato, anni dopo, alla luce l’attuale GDPR.

Il mio sogno è che, esattamente come ad oggi ogni prodotto acquistato in Europa ha il bollo CE, un giorno quando acquisteremo router wireless, un dispositivo IoT, uno SmartTV, ci sia un logo (e tutto quello che c’è dietro) che mi garantisca che l’oggetto soddisfa una serie di misure minime di sicurezza e che è stato progettato e costruito con la Security sia a livello di design che di implementa-zione. Sono un positivo di natura… ci arriveremo, e sarà un bellissimo giorno per il nostro essere cit-tadini ed utenti digitali!

DJ

spesso “normali”. Centrali elettriche, nucleari, ac-quedotti, autostrade, trasporti ferroviari e maritti-mi, aerostazioni, solo per citarne alcuni.

Un recente report poneva l’allarme verso il mondo Energy: credo sia stata più che altro un’(ottima) azio-ne di marketing, perché il settore SCADA è da sem-pre interessato, trasversalmente, a rischi di vario tipo. Quello che serve è un’evoluzione, un cambio di rotta da parte dei costruttori, i quali, salvo pochissime ec-cezioni, ad oggi continuano con un atteggiamento di non interesse verso le tematiche della CyberSecurity, ma soprattutto operano in un contesto dove la neces-sità di security awareness e di evoluzione delle strategie di difesa, partendo già dal cosiddetto Security by De-sign, continua ad essere enorme.

Fra qualche settimana entrerà in vigore la nor-mativa europea sulla Privacy, (GDPR) ritieni che come europei i nostri dati siano sufficientemente protetti o pensi che vi siano ancora possibilità di miglioramento?No, i nostri dati non sono al sicuro. E non impor-ta se siamo europei, nord-americani o asiatici. Le cause e le motivazioni sono l’insieme dei punti di cui stiamo parlando, con un forte “contributo” da parte del mondo Social e degli users.

Assisteremo sempre più a notizie di data breach, e sempre meno avremo la reale cognizione e cono-scenza sul “dove sono” i nostri dati.

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Protagonisti

“A nche oggi si dorme domani, e la not-te si confonde con il giorno!”. È racchiusa in questa frase tutta l’operatività dell’Arma dei Carabinieri, uomini e donne che operano in silenzio, all’ombra dei riflettori e con la forza dell’impegno, 365 giorni all’anno 24 ore su 24, nella componente aerea, na-vale e di terra per garantire la nostra sicurezza in tutto lo stivale Italico. La “Benemerita”, così viene affettuosamente chiamata l’Arma, è come un gran-de mosaico e le tessere che la compongono sono tantissime per un quadro d’insieme in cui vediamo i vari reparti operativi nei loro ruoli, e il personale di ogni grado agire con senso del dovere, equilibrio, coraggio, lealtà, rigore, moralità, spirito di appar-tenenza, di dedizione e soprattutto professionalità. Tanto si è scritto e molto altro si scriverà su que-sta Forza Armata autonoma: pittori e poeti hanno esaltato le sue gesta, scrittori hanno immerso la loro penna nell’Arma “catturando la sua Anima”, il Ci-nema le ha dedicato ampio spazio con film ancora impressi nella nostra memoria e non si contano le fiction televisive come il Maresciallo Rocca.

Molteplici sono i compiti istituzionali a cui è chia-mata: dalla difesa e integrità dei confini Nazio-nali in sinergia con la Marina e Aeronautica, alla partecipazione in missioni per il mantenimento e ripristino della pace in aeree di crisi; in ambito Internazionale presidia e protegge le sedi diploma-tiche Italiane dislocate in paesi extracomunitari e dell’Unione Europea; in ambito di ordine e sicu-rezza pubblica controlla il territorio con una ca-pillare rete di “stazioni” collocate in ogni parte del Paese. Inoltre supporta la protezione civile per soc-corsi alla popolazione impiegando uomini e mezzi in caso di calamità naturali, meritando in questi

contesti numerosi riconoscimenti alla bandiera e individuali.

L’Arma dei Carabinieri è nata il 13 luglio del 1814 e inizialmente era denominata “Corpo dei Carabi-nieri Reali”. L’anniversario della fondazione ricorre però il 5 giugno, in memoria della prima medaglia d’oro al valore militare alla Bandiera. Il motto di questa Forza Armata è “Nei secoli fedele”.

Ora vi presentiamo l’Arma con le “ali”, nata come struttura di volo autonoma nel 1965, confrontan-doci con la sua componente aerea composta da 18 nuclei elicotteri, con aeromobili di ultima gene-razione dislocati in tutto il territorio Nazionale. Un’operatività a 360°, sempre pronti alla “chiama-ta” con uomini e mezzi.

Siamo in visita al 4° Nucleo Elicotteri (NEC) di stanza all’Aeroporto Militare di Pisa San Giusto e abbiamo davanti a noi il Comandante del reparto, il Maggiore Giacomo Pilosu (classe 1972), che ha al proprio attivo oltre 2000 ore di volo su diversi tipi di elicottero e diversificata esperienza in contesti addestrativi ed operativi con forze speciali nazio-nali e straniere. Comandante quanti e quali sono i mezzi che com-pongono il nucleo? I piloti in organico hanno una specifica abilitazione? Il reparto per la manuten-zione è autonomo o vi sono soggetti esterni pre-posti? I velivoli sono predisposti per il trasporto sanitario in caso di necessità?Il reparto è dotato della sola linea elicotteri HH-412 per ragioni di impiego addestrativo ed operativo; tutti i velivoli sono MFD (Multi Functional Di-splay, ovvero con capacità di volo notturna che consente anche l’impiego dei visori NVG–Night Vision Googles). Tale capacità operativa (n.d.r. il 4° NEC è l’unico reparto distaccato tra quelli dipendenti

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Tra cielo,terra e mare

INTERVISTAdI VINCENZO SCARINGELLA

Maggiore Giacomo Pilosu

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MARZO 2018 | PLUS MAGAZINE | PROTAGONISTI 25

dal Raggruppamento Aeromobili Carabinieri che ha sede a Pratica di Mare, ad averla conseguita) è prin-cipalmente stata acquisita per le esigenze del Grup-po d’Intervento Speciale dell’Arma nell’ambito del contesto antiterrorismo ma viene costantemente impiegata anche a supporto di ogni altro reparto territoriale e speciale dell’Istituzione, garantendo ogni giorno dell’anno, una prontezza operativa 24 ore su 24 ed una tempistica di decollo, a seconda del profilo della missione richiesta, variabile tra i 10-15 minuti e le 3 ore. Tutti i piloti (9 in questo momento) sono abilitati alle varie forme di volo ma solo 4 sono qualificati per il volo NVG, dati i costi per conseguire e mantenere tale capacità operativa. In accordo con le normative vigenti, il reparto può svolgere anche missioni di trasporto sanitario (a tal proposito è stata recentemente effettuata una mis-sione di soccorso sanitario, di notte, trasportando una paziente di oltre 250 kg – in imminente peri-

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colo di vita e che necessitava di essere sottoposta a delicatissimo intervento – poiché i normali elicot-teri del 118 non erano nella possibilità di svolgere tale profilo di missione). Per quanto attiene ai pro-fili operativo e tecnico, attualmente, anche in rela-zione al recente assorbimento da parte dell’Arma dei Carabinieri del disciolto Corpo Forestale dello Stato, il reparto vanta nel proprio organico piloti e specialisti provenienti dall’ex COA del CFS. Per le manutenzioni, il reparto è sede qualificata per tutti gli interventi di 1° Livello Tecnico mentre per quel-li di 2° L.T. fa capo al Comando del RAC. La Ditta costruttrice è titolare degli interventi di 3° L.T.

Comandante qual è il raggio d’azione del nucleo? Con quali reparti speciali dell’Arma il Nucleo si con-fronta per azioni di supporto? Di norma da quan-te persone è composto un equipaggio e con quali mansioni?La giurisdizione operativa del reparto è speculare

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Protagonisti

a quella della regione amministrativa della Tosca-na, all’interno della quale svolgiamo anche tutti i profili di missioni addestrative, ovviamente fun-zionali all’impiego operativo. Per il nostro tramite vengono altresì soddisfatte le esigenze di mobilità e di intervento del G.I.S. con il quale vi è una for-tissima e consolidata sinergia addestrativa ed ope-rativa, proprio in funzione delle specifiche attività del particolare reparto. L’equipaggio minimo è for-mato da 2 piloti e uno specialista polivalente anche se, in diversi profili d’impiego, sia addestrativi che operativi, vengono impiegati 2 specialisti contem-poraneamente, con differenti compiti, in relazione alle tipologie di missione (es.: recuperi al verricel-lo, soccorso, NVG, lanci di paracadutisti con TCL – tecnica di caduta libera) ecc.

Come si diventa pilota d’elicotteri dell’Arma dei Carabinieri? Per gli specialisti addetti alla manu-tenzione, i corsi sono inseriti nella stessa scuola, o in altra sede? L’iter di selezione e formazione dei piloti è molto impegnativo, complesso e diversificato, e si estrin-seca preliminarmente, in un bando di concorso emanato dall’Amministrazione, rivolto a Carabi-nieri, Appuntati, Sovrintendenti, Marescialli ed Ufficiali e che prevede già una selezione iniziale legata al possesso di taluni requisiti psico-fisici, di titoli ma anche di attitudini.

Successivamente, gli aspiranti sostengono una se-lezione psico-fisio-attitudinale presso gli Istituti di Medicina Legale dell’Aeronautica Militare ed un’ultima selezione presso il Comando del Rag-gruppamento Aeromobili, dal quale dipendono tutti i reparti di volo dell’Arma. I prescelti vengo-no così avviati ad un corso di formazione al volo della durata di circa un anno, presso il 72° Stormo dell’A.M. di Frosinone (unico Ente in Italia per il rilascio del Brevetto Militare di Pilota di Elicotte-ro). Coloro i quali supereranno detto corso ver-ranno successivamente integrati nel Servizio Aereo dell’Arma ed impiegati nei reparti dislocati su tutto il territorio nazionale. L’iter formativo per gli spe-cialisti postula le stesse analogie selettive dei piloti, sebbene la formazione avvenga presso la relativa Scuola di specializzazione dell’Esercito a Viterbo.

Al termine delle selezioni e delle successive fasi for-mative, lo specialista dell’Arma è cd. “polivalente” ovvero si intende di avionica, di elettromeccanica ed è abilitato alla manutenzione della cellula e dei motori. Per ogni tipologia di elicottero, il personale deve frequentare i corsi di abilitazione sui relativi elicotteri, siano essi di pilotaggio che manutentivi.

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Maggiore, ci tolga una curiosità! Può spiegarci l’appellativo di “FIAMMA” che ogni elicottero con-divide con un numero identificativo?La parola “FIAMMA” è un ovvio richiamo al sim-bolo presente sui nostri copricapo, tanto del ber-retto dell’uniforme quanto della “bustina” prevista sulla tuta di volo. Da sempre, peraltro, la Fiamma viene ricondotta simbolicamente all’Arma dei Carabinieri. Nel volo poi, anche la pubblicazione normativa di riferimento (cd. AIP) indica la paro-la “Fiamma” quale nominativo da impiegare nei voli operativi, a distinzione dagli altri traffici, sia civili che militari. Il cd. numero di “carrozzella” è connesso poi al numero di velivoli dell’Istituzione ancorché vi sia legata anche una certa suddivisione per linea di elicotteri.

Durante il corso di addestramento vengono si-mulate le anomalie che possono verificarsi nella realtà operativa? Ogni mese, tra le varie tipologie di missione che si affrontano, ogni pilota svolge anche missioni di addestramento emergenze nelle quali si simulano possibili e diversificate avarie, al fine di essere sem-pre pronti, allenati ed addestrati, a gestire eventuali situazioni reali. Questo tipo di addestramento vie-ne anche integrato da tempo con l’addestramento al simulatore.

Ogni missione è una storia a sé… un ricordo par-ticolare che conservate nel vostro animo?Ogni volo contiene emozioni diverse, molteplici

sensazioni, esperienze da metabolizzare per arric-chire il proprio bagaglio di vita professionale. In tanti anni di appassionata militanza nel Servizio Aereo dell’Arma, sono state numerosissime le mis-sioni svolte per cui, mi riesce difficile isolarne una sola. Più in generale però, mi vengono in mente le attività svolte durante le varie sessioni dell’EUPTF e dell’EUPST a guida dell’Arma tenutesi presso il COESPU di Vicenza negli anni 2009, 2014 e 2016, il mio primo intervento operativo in NVG poco dopo aver conseguito la relativa qualificazione ed il recupero al verricello in contesto innevato di alta montagna di una squadra del 1° Reggimento CC paracadutisti Tuscania.

Ricordiamo con piacere una frase dell’indimen-ticato Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che si recava in vacanza nel centro addestramento Alpino dell’Arma dei Carabinieri di Selva in Val Gar-dena: “Quando mi trovo tra quei ragazzi capisco una volta di più perché gli italiani amano tanto i Carabinieri. Dovrebbero essere tutti così forti e ge-nerosi”.

Bene Comandante la ringraziamo della sua ospitalità e di averci regalato un po’ del suo tem-po, salutiamo tutti i componenti del 4° Nucleo, con un arrivederci, e quando vedremo in volo un elicot-tero con la sua caratteristica livrea bianca e blu e la scritta Carabinieri in evidenza potremo dire con orgoglio “siamo stati a casa loro”.

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DI MAURO BOSSOLA

News

Probabilmente il Presidente Trump non condividerà la nostra affermazione, ma il riscalda-mento globale esiste e opera anche negli Stati Uniti d’America.

Per accorgersene però, occorre andare in uno dei luoghi più remoti degli USA, sulle coste nordoc-cidentali dell’Alaska, a quasi 6mila chilometri da New York e dalla sua Trump Tower.

Lì, raggiungibile solo via aereo, dopo un volo di quasi 1200 chilometri dalla capitale Anchorage, sorge Point Hope, un nome che è già un program-ma: settecento abitanti gettati in mezzo al mare ghiacciato che li circonda su tre lati, il cui sinda-co, con una certa dose di ironia, affermava “non so nemmeno se qualcuno sa che esistiamo”.

A quanto pare però, il primo cittadino si sbagliava perché qualcuno sapeva; eccome se lo sapeva!

Tant’è che, in modo a dir poco sorprendente, una delle più veloci connessioni internet di tutti gli Sta-tes, è arrivata proprio a Point Hope, grazie agli in-vestimenti di Quintillon, una giovane azienda con base ad Anchorage, che cinque anni fa ha deciso di trarre vantaggio dallo scioglimento dei ghiacci polari per costruire un link superveloce con Lon-dra e Tokyo.

Fino ad oggi, la gran parte delle comunicazioni tra i continenti viaggiavano attraverso l’Asia, con qualche deviazione per il Mar Rosso e l’Oceano Indiano. Infatti, i cavi di internet ad alta velocità si srotolano sul fondo degli oceani bypassando il mare artico, dove i ghiacci perenni bloccavano, fino ad oggi appunto, le navi che avrebbero dovuto posarli sui fondali.

Ma con il progressivo ritirarsi dei ghiacci, si sono venuti a creare dei veri e propri varchi, che consen-tono alle navi posacavi di passare e di connettere i continenti attraverso strade informatiche molto più dirette, meno tortuose e quindi più veloci ed economiche da installare.

La minuscola e misconosciuta Point Hope – pro-prio grazie alla sua posizione estrema – è diventata così uno degli snodi di queste nuove, superveloci, autostrade informatiche.

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DAL RISCALDAMENTO GLOBALE UNA NUOVA CHANCEPER L’ARTICO

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Il nascente business in Alaska, favorendo le compa-gnie finanziarie, minerarie, petrolifere e di naviga-zione, significa – per la popolazione locale – anche migliori servizi sanitari e nel campo dell’educa-zione perché velocizza le consulenze on-line e il download di ogni tipo d’informazione utile.

Ora internet rende le persone impazienti e deside-rose di tutto e subito e le connessioni ad altissima velocità – grazie a circa 2mila chilometri di nuovi cavi sub oceanici – permettono di ridurre i tempi di risposta del 35%, con una velocità di oltre 200 gigabits per secondo.

Nonostante queste buone prospettive però – so-prattutto tra la popolazione più anziana – c’è una certa resistenza, se non paura, per tutte queste no-vità: si teme possano alterare il tranquillo fluire del tradizionale modo di vivere di questa comunità che, ancora fino agli anni 70 del secolo scorso, vi-veva in case costruite con ossi di balena.

Popolo di pescatori, molti sono preoccupati dalla crescita delle acque e dalla progressiva scompar-sa dei mammiferi marini che per secoli le hanno abitate, fino ad oggi principale fonte di sussistenza del villaggio, la cui vita si è per secoli sviluppata in-torno alle festività dedicate alla pesca. La gente del posto traeva dal mare non solo il cibo, ma anche le case, gli abiti e persino alcune medicine naturali.

Su una cosa però, con buona pace del loro Presi-dente che pure in molti qui hanno votato, sono tut-ti d’accordo. Che il riscaldamento globale esiste e che è questo il vero strumento che frantuma ghiac-ci, distanze e consolidati sistemi di vita.

Avere conferme incontrovertibili non è facile ma, se proprio lo si desidera, si può fare un “salto” a Point Hope in Alaska, dove il futuro che il resto del pianeta aspetta e teme, è già arrivato.

DJ

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INTERVISTAdI CHIARA ATTOLICO

Protagonisti

TUTELA dEI BENI AZIENdALIE dEI RISCHI PROFESSIONALI:

EUROPA BROKERS CI PRESENTA LE NOVITÀ

E uropa Group è un gruppo di specialisti che negli ultimi 30 anni si è occupato di welfare e tutela di dipendenti e professio-

nisti, oltre che del supporto dei propri Clienti nel risparmio dei costi aziendali. Le società del gruppo sono Europa Benefits, Europa Brokers ed Europa Consulting.

La prima realizza programmi aziendali per la pre-venzione, previdenza e assistenza dei Dipendenti e dei Collaboratori, personalizzandoli in base alla disponibilità e alle esigenze delle Aziende. In caso di programmi già esistenti presso le aziende clienti, Europa Benefits si adopera per ottimizzarli, massi-mizzando i risparmi contributivi e fiscali.

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Europa Brokers si occupa invece nello specifico di individuare e realizzare le migliori combinazioni assicurative per la protezione dei beni materiali e immateriali dell’Azienda e per la tutela dei rischi patrimoniali e non patrimoniali. Gli interlocutori operano nei settori finanziari, commerciali\indu-striali e in quelli professionali e consulenziali.

La terza società del gruppo, Europa Consulting, offre consulenza direzionale flessibile per indivi-duare strategie aziendali che permettano di ottene-re effetti economici rilevanti nelle strutture finan-ziarie, commerciali, assicurative e di partnership.

Complessivamente, Europa Group è un soggetto forte e in continua crescita, che focalizza la sua at-tività sui cosiddetti employee benefits, ovvero sugli incentivi (non monetari) che le aziende offrono ai propri dipendenti. In questo panorama, i più noti al grande pubblico sono senza dubbio i benefit pre-videnziali – che permettono al dipendente di ma-turare una pensione integrativa grazie all’adesione ad un Fondo Pensione – insieme a quelli sanitari, che offrono copertura sanitaria al dipendente e ai suoi familiari.

Accanto al core business dei benefits aziendali, si sta sempre più ampliando – anche in ragione del difficile e spesso instabile panorama economico/legislativo – l’attività di tutela dei beni aziendali e dei rischi professionali.

Flavio Manuel Alazraki, Presidente e Amministratore Delegato di Europa Group.

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Per questo motivo abbiamo deciso di incontrare il Presidente e Amministratore Delegato di Europa Group, Flavio Manuel Alazraki, per raccogliere qualche informazione in più a proposito di questo settore e per farci raccontare come la sua società sta fronteggiando le nuove richieste che arrivano dal mercato.

Presidente, si parla sempre più spesso di bene-fits aziendali e di welfare complementare, ma sap-piamo invece ancora poco delle coperture dedicate alle aziende e ai professionisti. Ci racconta di cosa si tratta e come funzionano? Lo faccio molto volentieri, perché si tratta di una attività che mi sta a cuore e che credo possa dav-vero offrire alle imprese e ai professionisti la tran-quillità di cui hanno bisogno per lavorare bene e per poter mettere a frutto le proprie abilità, a van-taggio proprio e di tutto il Sistema Paese.

È evidente che ricoprire incarichi di responsabilità, a vario titolo, all’interno di una Azienda, così come operare all’interno di una Associazione Professio-nale, comporti significativi rischi correlati alla stessa attività che si svolge.

Per fare un esempio pratico, Europa Brokers pro-pone soluzioni assicurative all’avanguardia, che contribuiscono alla protezione degli Amministra-tori, Direttori Generali, Dirigenti, Responsabili di Funzione e Sindaci assicurati, salvaguardandone

il patrimonio personale nei sempre più frequenti casi in cui essi vengano chiamati in causa per il ri-sarcimento dei danni derivanti dalla loro rilevante Responsabilità Civile (errori omissivi/commis-sivi, reali/presunti, originati da colpa anche grave ndr), anche in caso di vincolo di solidarietà.

Nella stessa ottica, la copertura RC Professionale copre le richieste di risarcimento derivanti da dan-ni patrimoniali causati a Terzi e derivanti da erro-ri, negligenze, ritardi od omissioni della Società, Ente o Associazione o dei suoi Dipendenti e/o Col-laboratori nell’esercizio della propria attività.

A chi si rivolgono pertanto le coperture offerte da Europa Brokers? I nostri principali Clienti operano nei settori finan-ziari, commerciali ed industriali, oltre che in quelli professionali e consulenziali. Parliamo quindi di Financial Institutions, Asset Managers, Aziende commerciali e industriali, Studi Associati Profes-sionali, Sindacati e Associazioni, Fondazioni etc…

Per ciascuna di queste categorie, Europa Brokers individua e realizza le migliori combinazioni assi-curative, finalizzate a ridurre o eliminare i rischi aziendali, in linea con le specifiche necessità del Cliente. Questa attività si traduce operativamente in un preciso studio dei singoli casi e in una minu-ziosa ed approfondita conoscenza tecnica delle co-

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perture, dei mercati assicurativi e dei capitali, oltre che delle normative più aggiornate, in modo da saper realizzare in maniera direi sartoriale soluzioni ad-hoc per il nostro Cliente.

A questo proposito, vorrei aggiungere che ultimamente stiamo riscon-trando deciso e crescente interesse per alcune innovative e quanto mai utili coperture, come la polizza Cyber Risks o quella di Responsabilità Ambientale.

Effettivamente il rischio informatico e quello ambientale sono temi molto sentiti. Ci racconta meglio come agiscono queste coperture?Avrete sicuramente letto e sentito numerose notizie, soprattutto negli ultimi mesi, riguardanti gli attacchi informatici subiti da aziende ma anche da privati. Alcuni erano mirati al furto di informazioni, altri alle richieste di “riscatto”, altri ancora ad una semplice dimostrazione di abi-lità tecnica degli hacker. In ogni caso, i danni arrecati, sia patrimoniali che reputazionali, sono stati enormi. Per poter fronteggiare al meglio tali situazioni, Europa Brokers propone coperture assicurative studiate ap-positamente per tutelare le Aziende ed i Professionisti in caso di attacco informatico, perdita o diffusione di dati, o trasmissione di virus, an-che dovuti ad errori o dolo di dipendenti e collaboratori. Tali coperture prevedono, oltre al tradizionale rimborso dei danni subiti e delle spese sostenute (tra cui i costi di immagine, PR e pubblicità), anche un servizio di assistenza IT.

Per quanto riguarda il secondo tema, non c’è dubbio che la salvaguardia dell’ambiente sia un argomento sempre più attuale, oltre che decisamen-te delicato. Spesso le attività create dall’uomo, pur producendo innega-bili vantaggi per tutti, hanno elevati rischi ecologici che è bene tenere sempre monitorati ma che devono anche essere affrontati prontamente in caso di necessità. La tutela ambientale che Europa Brokers propone, nasce proprio con questo obiettivo: tutelare gli assicurati dai danni a beni di proprietà di terzi e non, causati da eventi accidentali di inquina-mento, proteggendoli dall’impatto economico negativo derivato dall’ac-certamento del danno ambientale. Per essere più precisi, le coperture possono agire su tre livelli: eventi improvvisi e accidentali; costi di boni-fica, compreso il ripristino dei beni di proprietà dell’assicurato; danno a terzi tra cui lesioni personali, danneggiamento di cose o interruzione di attività a seguito di un evento inquinante.

L’attività di Europa Group dalle sue parole sembra essere sempre in costante aggiornamento. Cosa si aspetta per il futuro del gruppo? Effettivamente, uno dei principali punti di forza delle società che com-pongono il gruppo e quindi delle persone che ne costituiscono i team di lavoro, è proprio quello di tenersi sempre al passo con i tempi, tramite la costante analisi del mercato e degli aggiornamenti normativi. In questo modo riusciamo a confezionare prodotti unici e studiati appositamente per i nostri clienti, che rispondano sempre più alle nuove sfide che si tro-vano ad affrontare. Mi auguro quindi di proseguire su questa strada, e anzi di migliorare riuscendo sempre più spesso ad anticipare le esigenze delle Aziende, dei Professionisti e quindi, a cascata, di tutti i dipendenti: perché solo un’impresa o una associazione solida e ben tutelata può dare sicurezza alle persone che vi operano, con o senza ruoli di responsabilità.

DJ

Protagonisti

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WELFARE AZIENDALE COMPLEMENTARE: PREVENZIONE, PREVIDENZA E PRESTAZIONI SANITARIE, LTC, DREAD DISEASE,

CON FORMULE ORIGINALI E INNOVATIVE.

EUROPA BENEfITS

EUROPA BENEFITS S.r.l. - Corso Monforte, 7 - 20122 MilanoTel. +39 02.76.000.949 • Fax +39 02.76.39.68.53 • E-mail: [email protected] • Sito web: www.europabenefits.it

Da 30 anni Europa Benefits realizza e ottimizza programmi aziendali personalizzati per la previdenza e l’assistenza di Dipendenti e Collaboratori di Financial Institutions, Aziende Commerciali e Industriali e Associa-zioni Professionali, intermediando circa € 180 milioni di premi.

Ogni anno, centinaia di migliaia di persone contribuiscono a programmi di welfare complementare tramite fondi pensione e casse di assistenza sanitaria creati appositamente per loro da Europa Benefits; la Società ha infatti collaborato alla creazione di fondi pensione come Previbank, Fon-chim, Previndai, Previambiente e, in ambito assistenziale, alla crescita di casse di assistenza quali Casdic e Previtalia. Dal 1988 ad oggi la Società ha dato tranquillità e protezione a milioni di lavoratori.

Ai Clienti vengono fornite idee innovative per la progettazione ex novo e “chiavi in mano” di iniziative assistenziali e previdenziali, armonizzan-dole con quelle eventualmente già in essere nelle rispettive aziende, ot-

timizzandone le risorse ed allineandone tempestivamente la gestione ad ogni cambio di normativa.

Le analisi e le proposte di Europa Benefits si traducono in sensibili ri-sparmi, favorevoli rapporti costi-benefici e miglioramenti nell’applicazione di tutte le agevolazioni fiscali e contributive consentite, producendo un elevato grado di soddisfazione nelle relazioni con gli Enti aderenti ed i loro dipendenti e collaboratori.

Nel 2017 si conferma “Miglior Broker Assicurativo per l’eccellenza del servizio negli employee benefits” agli Italy Protection Awards, dove in precedenza si era contraddistinta come “Miglior Intermediario per il col-locamento dei fondi sanitari”. In ambito previdenziale, dal 2015 al 2017 si aggiudica il titolo di “Miglior Società di Consulenza e Intermediazione Assicurativa” al Pensioni & Welfare Awards Italia. Nel giugno 2016, Europa Benefits riceve inoltre il prestigioso premio Le Fonti.

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A colazione con

La nonna materna, i genitori, lui e adesso la figlia: il lavoro di Franco Curletto è sicuramente una passione, ma anche una questione di DNA. Curioso sin da piccolo, ha sempre puntato sulla ricerca e sulla sperimentazione, fondamentali per nutrire quella creatività che ha fatto di lui la figura di riferimento della coiffure internazionale. Testimonial globale per Kérastase, cura l’immagine di sfilate e campagne pubblicitarie diffuse in tutto il pianeta, collabora con le principali testate di moda e con artisti di fama, grazie anche alle frequenti incursioni nel mondo dell’arte contemporanea. Sono sue molte delle acconciature che sfilano in passerella durante le Fashion Week e tra gli stilisti che lo richiedono ci sono Roberto Cavalli e Valentino, ma anche nomi dell’Haute Couture quali Elie Saab e Valentin Yudashkin. Last but not least, ha firmato l’hair trend di spot internazionali per L’Orèal Paris che vantano la presenza di registi del calibro di Luc Besson o Rebecca Blake e di attrici come Anjelica Huston e Milla Jovovich. Oltre alla clientela fidelizzata che frequenta i suoi saloni di Torino e Milano, non mancano personalità del jet-set internazionale come la famiglia reale del Marocco o la Regina Rania di Giordania.

Franco, quali sono gli hair trend di questa primavera?La globalizzazione ha portato ad un’indifferenziazione degli stili perché con i social la moda è trasversale e anche il concetto di stagione decade. Oggi le tendenze, tanto per gli outfit quanto per i capelli, le dettano gli influencer. In generale sono tornati i colori naturali, dinamici e movimentati, mentre è finito il periodo delle tonalità rubate all’arcobaleno. Le rasature lasciano il posto alle lunghezze, interpretate in modo diverso: ci sono di nuovo il caschetto, le medie lunghezze destrutturate e il bob lungo. Naturalmente sono tutti linguaggi che vanno interpretati e adattati a ciascuna donna per esaltarne la personalità e le caratteristiche fisiche.

Cosa chiede una cliente al proprio coiffeur?Personalizzazione e sartorialità, dalla consulenza al look finale. È fondamentale essere attenti alle esigenze di ogni donna e conoscere il suo modo di essere e di vivere. In passato venivamo chiamati hair stylist, ma lo stilista lavora su un oggetto e lo stilizza, mentre noi no.

Ogni lei ha capelli diversi che occorre capire, quindi io non mi sento un hair stylist, ma un interprete.

Quali sono i tips per essere sempre in ordine, anche nel quotidiano?Sono fondamentali un buon taglio, facile da asciugare anche quando la cliente è a casa, e un colore che rappresenti la donna e che non la snaturi.

Parliamo di barberia?Per me la barba è un fenomeno mondiale, è un mito al pari della lacca o del rossetto. È un dettaglio che sancisce ora la virilità ora la maturità. Per lungo tempo è stata sinonimo di vecchiaia poi il fenomeno hipster l’ha rivalutata. Quando il trend è iniziato a decadere, io me ne sono interessato. Nel 2016 è nato così Dialoghi della Barba, un progetto itinerante concepito da Giovanna Zucconi, giornalista e creatrice di BeABeard/Serra&Fonseca, in collaborazione con DLui/LaRepubblica. Fino ad oggi gli incontri si sono tenuti a Milano, Torino, Firenze, Cesana Torinese (TO) e Roma per un totale di 47 ospiti tra i quali Massimo Gramellini, Andrea Pezzi, Joaquin Morodo, Gian Marco Tamberi, Giovanni Ciacci, Massimo Ghini e molti altri. Durante il talk io effettuo le dimostrazioni dal vivo e ogni appuntamento è accompagnato da una mostra di ritratti di Giovanni Gastel.

La colazione per te è…?È un pasto di coscienza perché so esattamente quanto sia importante acquisire le giuste calorie. Mi alzo molto presto e ho delle giornate intense: per questo è fondamentale che mi nutra bene appena sveglio. Spesso, infatti, non ho orari precisi e pranzo quando riesco, magari anche nel primo pomeriggio. Normalmente consumo tè e muesli oppure alterno con lo yogurt. Quando sono in viaggio, invece, mi piace fare colazione secondo le usanze locali e non ho problemi a mangiare il pesce alle 6 del mattino!

B a r B a r a O d e t t O

Franco CurlettoCoccola golosa, dolce pausa

tra la calma della notte e la frenesia del giorno:

la colazione, secondo me.Il momento migliore

per due chiacchiere rilassate con Franco Curletto.

OSPITI

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OVERTHE

RAINBOW

LOVING BAGSDomenico Dolce e Stefano Gabbana non smettono mai di stupirci. Di collezione in collezione sanno rinnovarsi e rinnovare in noi la voglia di moda. Ironici, estrosi e super cool, celebrano la bella stagione con delle borse dalla linea classica e dai grafismi che le rendono uniche. Qualche esempio? La sacca sporty da portare in spalla, declinata su fondo nero e con la stampa del leopardo impressa, diventa subito glamour. La tracolla in pelle con la catena dorata e il monogramma hanno un twist meno classico in versione floreale così come la handbag con la zip e la firma simile a un timbro è super funny. Cosa dire poi della stampa a graffiti multicolor che è una vera dichiarazione d’amore per questo accessorio, come cita la frase: “I love my D&G bag”. Tra tutte, però, vince in originalità e divertimento la clutch che richiama la forma e lo stile del portapenne con tanto di matite colorate a vista. Perché la moda è divertimento e Dolce & Gabbana lo sanno.

www.DOLCEGABBANA.IT Images selected Mytheresa, www.mytheresa.com/it, image courtesy TRENDFORTREND

di BARBARA ODETTO (foto Archivio Stilisti)2

Moda

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La primavera porta con sé pioggia, vento, ma anche sole e arcobaleni. Ed è proprio dall’arcobaleno che molti brand

catturano la palette cromatica che trasforma gli outfit in un allegro giardino di stile. Lui e lei hanno voglia di

abiti leggeri, confortevoli e stylish dove l’attenzione al dettaglio è un must. La keyword di stagione? Allegria.

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ESSENTIALSLo stile asciutto e minimal di Gant è protagonista anche in questi mesi e per la donna punta su tailleurs dalla linea slim con pantaloni a sigaretta che terminano sopra la caviglia e blazer corti che enfatizzano il girovita. Accanto alla classica camicia chic ed essenziale, un must per il brand, compare una versione più femminile e bon ton con tanto di fiocco. Per ripararsi dalla pioggia o dal vento di primavera l’azienda propone invece giacconi con tasche applicate a vista, ma anche coat e impermeabili dalla linea slim e dal taglio sartoriale. Accanto ai 5 tasche più basici non mancano infine gli abiti, per lo più in versione lunga, e le gonne a corolla che arrivano sopra al ginocchio.

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MARZO 2018 | PLUS MAGAZINE | MODA 37

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UN PASSO AVANTI!Non c’è fashion addicted che non conosca Tory Burch e il lifestyle americano che rappresenta. Non c’è donna che almeno una volta non abbia desiderato indossare un suo outfit o un accessorio. E a proposito di questi ultimi, per la new season la stilista ha disegnato modelli di scarpe che sposano i gusti di ogni girl. Accanto alla classica ballerina, ormai protagonista indiscussa da alcuni anni, fanno capolino tronchetti dal tacco basso e largo – come vuole la moda più attuale – ora in pelle basica ora in tessuto damascato oppure lavorato con fantasie super cool. Last but not least, i sandali in morbida pelle open toe con il plateau multicolor, e le espadrillas con la suola in corda come quelle degli anni ’80. Vintage, ma con stile.

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Moda

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COLORFULLDa sempre Ballantyne ha saputo creare un’allure attorno a sé che pochi possono vantare. Merito delle sue radici, ma anche merito della costante ricerca e attenzione alla qualità delle materie e a tutte le fasi della lavorazione. Lo s-s 2K18 vede protagonisti i colori. La palette è “corteggiata” in tutte le sue sfumature e regala agli outfit frammenti di cielo, di mare, di sabbia e tramonti. La collezione spazia dal classico pull a rombi al tailleur in principe di Galles, per arrivare al maxi coat senza colletto. Per una lei che ama lo stile ladylike, ma lo rivisita in chiave contemporanea. Alle più grintose sono dedicati mini e long dress che scivolano sul corpo disegnandone la silhouette, jumpsuit con maxi tasche e ancora pantaloni e pull – rigorosamente over – che nascondono il fisico, ma non la femminilità.

www.BALLANTYNE.IT

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EVERGREENSono intramontabili, ma anche indispensabili, i capispalla firmati Valstar e pensati per un lui raffinato, elegante e in sintonia con il tempo che vive. Dal 1911 il brand milanese studia l’evoluzione del lifestyle maschile e risponde al desiderio di unicità di chi li indossa. Anche per la primavera-estate 2018 il brand propone una collezione basica e sofisticata allo stesso tempo che riprende le linee guida di sempre. Dai giubbini in pelle scamosciata con collo, polso e cintura in maglia agli impermeabili, dalla sahariana – travel coat per eccellenza – alla scooter jacket per l’uomo metropolitano, la ricerca dei materiali e la cura del dettaglio sono un segno di distinzione che fa di Valstar un’icona assoluta.

www.VALSTAR.IT

Moda

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SUN MASKSKuboraum ovvero non semplici occhiali, ma maschere declinate in chiave contemporanea e disegnate sul volto di chi le indossa. Ideati a Berlino nello studio di Köpenicker strasse e realizzati tra Belluno e Longarone da artigiani italiani, si articolano in diversi modelli d’avanguardia. Per questa stagione, che finalmente vede splendere il sole, il brand propone dei sunglasses dalle forme ora spigolose e oversize ora arrotondate sia in tartaruga sia monocolore. Ogni occhiale sembra una scultura la cui materia è ancora viva e grezza, un’opera d’arte destinata a chi la moda la impone e non la subisce. Dalla cantante Rihanna all’attorea Raoul Bova, passando per il cestista statunitense Le Bron James che possiede una mini collezione di dieci esemplari, sono tante le celeb che nascondono i propri occhi dietro a un accessorio Kuboraum.

www.KUBORAUM.COM

Images selected Luisa Via Roma, www.luisaviaroma.com/IT, image courtesy TRENDFORTREND

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DIEZIO MARINONI

Eventi

EMOZIONI TRA ARTE, CINEMA E LIBRI.

Nel 1907 l’artista più influente del Novecen-to, Pablo Picasso, realizzava “Les demoiselles d’A-vignon”, che diventava il Manifesto del cubismo. Nello stesso anno, in Messico, nasceva Frida Kahlo (1907-1954), icona della cultura novecentesca, anti-cipatrice del movimento femminista.

“Sono nata” affermò l’artista “con una rivoluzione. Diciamolo. È in quel fuoco che sono nata, portata dall’impeto della rivolta fino al momento di vedere il giorno. Il giorno era cocente. Mi ha infiammato per il resto della mia vita. Sono nata nel 1910. Era estate. Di lì a poco Emiliano Zapata avrebbe solle-vato il sud. Ho avuto questa fortuna: il 1910 è la mia data”.

Da ragazza voleva diventare medico, ma un inci-dente cambiò la sua vita: l’autobus su cui viaggiava impattò contro un tram, lo scontro fu talmente vio-lento che i soccorritori la credettero morta. Grazie al compagno Alejandro Gómez Arias, Frida venne portata in ospedale. La prognosi era gravissima: la spina dorsale, le costole, la clavicola, il bacino e le

gambe erano rotti e la giovane Frida fu costretta a rimanere immobile per molti mesi. Durante i mesi d’immobilità decise di diventare un’artista, comin-ciando a dipingere il soggetto che meglio poteva osservare in quella condizione: se stessa. Nascono gli autoritratti, alcuni con il corsetto di gesso, dipinti grazie ad uno specchio appeso al suo letto a bal-dacchino e a un apposito dispositivo che sorregge-va una tavola di legno: “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio”. L’arte diventa per lei una valvola di sfogo, un mezzo per riflettere anche sulla società e sulle vicende politiche.

Quando scoprì i lavori di Diego Rivera, muralista e artista impegnato, più anziano di lei di quasi venti anni, fra i due ci fu una particolare sintonia che li portò a vivere una grande storia d’amore, fatta di sentimento, passione, tradimenti e tormenti.

Frida dipingeva le sue ossessioni, le sue paure e i suoi limiti; fissava sulla tela immagini di vita e di morte, di solitudine e di dolore. Nel 1938 conobbe Lev Trotsky, in fuga da Stalin. Nell’aprile dello stesso anno il teorico del Surrealismo, André Breton, arrivò in Messico, ospite nella casa studio di Rivera. Insie-me, Trotsky, Breton e Rivera, scrissero il “Manifesto per un’arte rivoluzionaria indipendente”, in cui ri-vendicavano la totale libertà del pensiero artistico: in esso si affermava come la lotta per le idee rivolu-zionarie nell’arte doveva iniziare con la lotta per la verità artistica, raggiunta grazie alla fede dell’artista nel proprio io interiore. L’effetto nel mondo dell’arte fu dirompente.

Milano celebra Frida Kahlo con una grande retro-spettiva. Un’occasione per vedere le opere prove-nienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messi-co e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, le due più importanti collezioni delle sue opere, e con la partecipazione di autorevoli musei interna-zionali che presteranno alcuni dei suoi capolavori mai visti in Italia.

“Frida Kahlo. Oltre il mito” porta in Italia più di cento opere tra dipinti, disegni e fotografie, dal 1° febbraio al 3 giugno. È un progetto espositivo che si propone di proporre una nuova chiave di lettu-ra attorno alla figura dell’artista. La mostra, infatti, non intende analizzare gli oscuri traumi familiari, la tormentata relazione con Diego Rivera, il desiderio frustrato di essere madre, la continua lotta contro la malattia, bensì andare al di là degli angusti limiti di una biografia, oltre quel mito consolidato e alimen-tato dalle mode degli ultimi decenni.

L’allestimento si sviluppa attraverso cinque sezioni: Politica, Donna, Violenza, Natura e Morte. L’arte di Frida, spesso intima ed interiore, esprime in manie-

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Milano celebraFrida Kahlo

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ra vibrante le sofferenze, i sogni e i desideri di una donna nella piena libertà dell’espressione artistica. L’interesse per le civiltà precolombiane e la storia del Messico contribuiscono soltanto in parte a creare il suo stravagante e intenso personaggio.

Oggi la sua immagine viene riprodotta e proposta come un vero e proprio brand. Frida può essere vista come una parte della don-na moderna, negli ultimi anni quasi ridotta a icona commerciale e pubblicitaria. È un fenomeno che si inserisce nel più generale problema del rapporto tra l’arte e una società sempre più basata sul profitto, nel quale siamo completamente immersi. È ancora possibile oggi produrre un’arte indipendente e libera? L’intervento massiccio delle dinamiche del profitto nell’arte è inevitabile nel-la società capitalistica? Oppure è un tema umano per qualunque società o regime politico ed economico? Finito il tempo dei mece-nati, vi può ancora essere vera libertà nell’arte?

D La mostra è visitabile al Mudec - Museo delle Culture di Milano fino al 3 giugno 2018, nei seguenti orari: lunedì dalle 14.30 alle 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30.

HAydEN HERRERA

FRIdA. UNA bIOgRAFIA dI FRIdA KAHlO NERI POZZA

Alla fine degli anni Novanta, New York è tappezzata di manifesti che raffigurano i quadri di Frida Kahlo. Un suo autoritratto viene venduto da Sotheby’s per oltre un milione e mezzo di dollari. A Hollywood si girano film sulla sua vita e i giornali di tutto

il mondo la chiamano “la grande Frida” o “la regina di New York”. Come se non bastasse, anche il mondo del glamour ne va pazzo: vengono stampate magliette, cartoline, poster con la sua imma-gine, abiti e gioielli che ne ricalcano lo stile. Ma chi era veramen-te Frida Kahlo e perché si parla ancora così tanto di lei? Sembra un personaggio uscito dalla penna di Gabriel García Márquez. Nella vita privata e nella produzione artistica, Frida è combattuta tra due anime: il candore da un lato e la ferocia dall’altro; la poeticità della natura contro la morte del corpo. La vita di Frida è un viag-gio che affonda nella pittura tradizionale dell’800, nei retablos messicani, in Bosch e Bruegel.

FRIdA KAHlO

lETTERE APPASSIONATE ABSCONDITA

In una serie di lettere la pittrice messicana Frida Kahlo (1907-1954), oggi considerata tra le più significative artiste del ventesimo se-colo, racconta la sua vita, la sua arte, le sue tragedie (la poliomielite contratta da picco-la e l’incidente stradale che, diciottenne, la rese invalida costringendola a continue ope-

razioni), i suoi sogni e i suoi amori: la sua passio-ne per Alejandro, il lacerante rapporto con l’artista Diego Rivera, la sua adesione al marxismo. Il libro è arricchito da un ampio apparato iconografico, in bianco e nero.

FRIdA, 2003

Libero adattamento dalla biografia di Herrera (in-terpretato da Salma Hayek, che ha anche ridipinto alcuni quadri di Frida presentati nel film).

Il film si sviluppa sulle orme di una giovane stu-dentessa messicana, appassionata di arte, la cui vita trascorre tranquillamente fino ad un gravissi-mo incidente. Da lì sente il bisogno di liberarsi, di mostrare alla famiglia che la sua situazione di grave infermità è solo temporanea; riprende a cammina-re e conosce Diego Rivera, famoso pittore, anche noto per la sua fama di seduttore. Egli la introduce nel mondo dell’arte e della politica.

Tra Frida e Diego nasce un rapporto intenso e travol-gente: i due si fidanzano, e dopo pochissimo tempo si sposano. La coppia vive il rapporto coniugale fra amore e tradimenti, con una passione bruciante come il fuoco. Quando Frida perde il bambino che aspettava, ha la conferma che il suo corpo è troppo leso dalla malattia per sopportare una gravidanza.

La scoperta di una relazione tra sua sorella Cristi-na e Diego la porta ad una breve separazione dal marito. La passione politica la porta ad amare Lev Trotsky; subito dopo si lega a Breton in una parente-si bohemienne a Parigi, poi torna ancora una volta dal marito. L’amputazione di una gamba a causa della cancrena è l’inizio della sua fine, fisica e mo-rale, che arriverà troppo presto, togliendo al mondo un’artista unica ed irripetibile.

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plus magazine CINEMA

RED SPARROWRegia: Francis LawrenceData uscita: 1/03/2018 Cast: Jennifer Lawrence, Joel Edgerton, Jeremy Irons, Matthias Schoenaerts, etc.

Trama: C’è molta curiosità intorno a questo film perché non si era mai vista Jennifer Lawrence nelle vesti di seduttrice. Red Sparrow è infatti una storia di spie vecchio stile, ambientata all’epoca della Guerra Fredda, quando l’Unione Sovietica esisteva e scatenava l’immaginazione dei romanzieri e degli sceneggiatori, da Ian Fleming in giù. La Lawrence è una “Sparrow”: così si chiamano infatti le agenti addestrate fin dalla più tenera età per diventare vedove nere, letali amanti e seduttrici addestrate per uccidere obiettivi indicati dal KGB. Niente che non si sia già visto in Nikita, con in più una spruzzata di Guerra Fredda, già tornata di moda in tempi recenti con Atomica bionda. Ma se della Theron si ammiravano soprattutto le doti action, il trailer di Red Sparrow sembra insistere più sull’ars amandi della bionda spia russa.

HOSTILES – OSTILIRegia: Scott CooperData uscita: 1/03/2018Cast: Christian Bale, Rosamund Pike, Wes Studi, Adam Beach, etc.

Trama: Il film è ambientato nel 1892. Il capitano Joe Blocker è alla soglia della pensione quando, su richiesta del presidente degli Stati Uniti, gli viene ordinato di condurre fino al Montana il capo Cheyenne Falco Giallo, in fin di vita per una malattia terminale. Peccato che Joe abbia combattuto contro gli indiani fino a quel momento e abbia visto morire molti amici e commilitoni, alcuni proprio per mano di Falco Giallo. Al drappello si unisce anche Rosalie, una donna che ha visto trucidare la propria famiglia da una banda di ladri di cavalli Comanche. Joe Blocker e Cheyenne Falco Giallo dovranno unire le forze per sconfiggere il paesaggio spietato e le ostili tribù Comanche che incontreranno lungo il cammino.

RACHELRegia: Roger Michell Data uscita: 8/03/2018Cast: Sam Claflin, Rachel Weisz, Iain Glen, Holliday Grainger, etc.

Trama: Nella Cornovaglia del 1830, il piccolo Philip Ashley, orfano di entrambi i genitori, viene cresciuto dal cugino Ambrose nella sua tenuta signorile. Partito per l’Italia come scapolo convinto, disinteressato alle donne e assorbito dai propri affari, Ambrose scrive a sorpresa di aver sposato una giovane donna conosciuta in viaggio. Da allora le lettere diventano rare e le notizie che arrivano fanno temere il peggio, finché Philip apprende che il cugino è morto in Toscana e che la vedova, la cugina Rachel, è in viaggio per l’Inghilterra. Il giovane cova rabbia per Rachel, che considera colpevole della morte del cugino, e si ripromette di accoglierla con freddezza e ostilità. Rachel, però, non sembra l’arrampicatrice spregiudicata dipinta nelle ultime lettere di Ambrose, e contro ogni aspettativa Philip si ritroverà invece talmente affascinato da lei da decidere di compromettere la proprietà che è sul punto di ereditare.

LOVING PABLORegia: Fernando León de AranoaData uscita: 19/04/2018 Cast: Penélope Cruz, Javier Bardem, Peter Sarsgaard, David Ojalvo, etc.

Trama: Virginia Vallejo, celebre anchorwoman colombiana ha chiesto asilo politico agli Stati Uniti. Amante appassionata di Pablo Escobar, criminale e trafficante di cocaina senza scrupoli e rimorsi, ha deciso di raccontare alla DEA gli anni della loro relazione e dell’ascesa vertiginosa del patrón di Bogotà. Ambiziosa e decisa a saperne di più di quello che diventerà in pochi anni il più ricco e potente trafficante di sempre, Virginia s’innamora di Pablo e lo sostiene nella carriera politica sorvolando su quella criminale. Ma i desideri di Pablo sono più voraci dei suoi e finiscono per trascinarla in un abisso da cui le tenderà la mano l’agente Neymar della DEA.

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DI CHIARA ATTOLICO

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plus magazine LETTURE

MARZO 2018 | PLUS MAGAZINE | RECENSIONI 45

NOME D’ARTE DORIS BRILLIdi Andrea Vitali

La notte del 6 maggio 1928, i carabinieri di Porta Ticinese a Milano fermano due persone per schiamazzi notturni e rissa. Uno è un trentacinquenne, studente universitario provvisto di tesserino da giornalista. Interrogato, snocciola una lista di conoscenze che arriva fino al direttore del “Popolo d’Italia”, quel Mussolini fratello di…, per accreditare la sua versione, ovvero che è stato fatto oggetto di adescamento indesiderato. L’altra è una bella ragazza che, naturalmente, sostiene il contrario. Ma amicizie per farsi rispettare non ne ha, e soprattutto non ha con sé i documenti, per cui devono crederle sulla parola circa l’identità e la provenienza. La mattina dopo, la ragazza viene scortata al paese natio. Che se ne occupi il nuovo comandante, tale Ernesto Maccadò, giovane maresciallo di origini calabresi giunto sulle sponde del lago di Como da pochi mesi. E lui, il Maccadò, turbato per il clima infausto che ha spento l’allegria sul volto della fresca sposa Maristella, coglie al volo l’occasione per fare il suo mestiere.

SORPRENDIMI! di Sophie Kinsella

Dan e Sylvie stanno insieme da dieci anni. Matrimonio felice, due splendide gemelle, una bella casa, una vita serena. Sono talmente in sintonia che quando uno dei due inizia a parlare l’altro finisce la frase... è come se si leggessero nel pensiero. Un giorno però, dopo una visita medica di routine, scoprono di essere così in forma che la loro aspettativa di vita è di altri sessantotto anni. Ancora sessantotto anni insieme? Dan e Sylvie sono sconcertati. Dopo l’iniziale stupore, si instaura tra i due un certo disagio, seguito a ruota dal panico più totale. Decidono dunque di farsi delle sorprese per ravvivare fin da subito il loro matrimonio “infinito”, per non stufarsi mai l’uno dell’altra... Ma si sa bene che non sempre le sorprese portano al risultato sperato... e in un batter d’occhio sorgono contrattempi poco graditi e malintesi. E quando cominciano a emergere alcune verità taciute, Dan e Sylvie iniziano a domandarsi se dopo tutto... si conoscono davvero così bene.

IL SIGNOR DIAVOLOdi Pupi Avati

Un delitto insolito e feroce, commesso da un adolescente armato di fionda. E un movente spaventoso: la vendetta. I medici hanno detto che il suo migliore amico, Paolino Osti, è morto di malattia ma lui, Carlo, sa bene che è stato per via del sacrilegio che Paolino ha commesso contro la sua volontà. Subito dopo quella terribile mattina in chiesa, l’amico si è ammalato, e con l’ultimo respiro ha detto: “Io voglio tornare”. E per Carlo è diventata un’ossessione… Fino alla notte più infausta. Nell’Italia del 1952, nel cattolicissimo Veneto in cui la Democrazia Cristiana domina incontrastata, un tragico caso di cronaca può

trasformarsi in una catastrofe politica. Furio Momentè, ispettore del Ministero di Grazia e Giustizia, viene inviato a Venezia da Roma per seguire il processo e calmare le acque. Pupi Avati ci immerge in una storia intensamente nera, ritratto di una provincia non addomesticata, mai del tutto compresa, un profondo Nordest intriso di religione e di superstizione.

LA FORMA DELL’ACQUA – THE SHAPE OF WATERdi Guillermo del Toro e Kraus Daniel

Il romanzo che ha ispirato l’omonimo film di Guillermo del Toro, vincitore del Leone d’oro alla mostra del cinema di Venezia 2017 e vincitore del Golden Globe 2018 per il miglior regista. Baltimora, 1962. Dopo aver perso l’uso della voce a causa di un incidente, la giovane Elisa conduce una vita spenta, senza ambizioni. Ma un giorno, all’interno del laboratorio in cui lavora come donna delle pulizie, entra per sbaglio in una stanza e fa una scoperta straordinaria: in una vasca piena d’acqua c’è una strana creatura. È sicuramente prigioniera e con ogni probabilità è lì perché oggetto di un esperimento. Ma cos’è? Anzi: chi è? All’insaputa di tutti, Elisa entra in contatto con quella creatura e tra i due si crea un legame sempre più forte. Un legame incomprensibile al mondo, che vede in lei una donna insignificante e nella creatura soltanto un mostro da studiare. Un legame che però ha i tratti e la forza del vero amore…

DI CHIARA ATTOLICO

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plus magazine MUSICA

Elio e le Storie TeseARRIVEDORCI

Purtroppo non ci hanno ripensato: dopo 38 anni di successi, Elio e le Storie Tese si sciolgono definitivamente, niente passi indietro neanche dopo la grande dimostrazione di affetto suscitata dalla notizia dell’addio. Il 9 febbraio è uscita l’ultima fatica discografica degli Elii: l’album Arrivedorci conterrà, oltre all’omonima canzone con la quale la band ha gareggiato alla sessantottesima edizione del Festival di Sanremo, l’inedito Il circo discutibile e una selezione dei live al concerto dello scorso 19 dicembre al Forum di Assago, Milano. Subito dopo il Festival, la band si è lanciata in un’ultima serie di iniziative promozionali e artistiche per salutare i propri fan. La carriera della band si concluderà con un nuovo live tour in Italia.

Mario Biondi BRASIL

Il 2018 di Mario Biondi sarà all’insegna dei grandi appuntamenti, dal debutto al Festival di Sanremo a quello nei due più importanti palazzetti italiani, passando per un nuovo progetto discografico. La prima volta sul palco dell’Ariston come artista in gara è affidata a Rivederti, una ballata intensa ed emozionante, un sofisticato brano che nelle sonorità richiama il legame stilistico tra il cantautorato italiano degli anni ‘60 e i creatori della bossa nova brasiliana (Antonio Carlos “Tom” Jobim, Vinicius de Moraes, João Gilberto). L’anima brasiliana di Rivederti farà assaporare i suoni e il mood del nuovo album, un progetto di inediti e rivisitazioni che omaggia un mondo culturale e musicale che da sempre contamina l’arte di Biondi. Con Brasil per la prima volta Mario Biondi porterà il suo live il 17 maggio al PalaLottomatica di Roma e il 20 maggio al Mediolanum Forum di Assago di Milano.

Laura PausiniFATTI SENTIRE

A più di due anni di distanza dalla pubblicazione di Simili, la Pausini si prepara a regalare ai suoi fan nuove canzoni con il nuovo album Fatti Sentire. Il primo singolo, Non è detto, è uscito il 26 gennaio. Scritto da Laura con Niccolò Agliardi, Gianluigi Fazio e Edwyn Roberts è un brano che sottolinea l’esigenza di comunicare, di liberare il cuore per permettere alla vita di sorprenderci, nelle occasioni in cui le situazioni evolvono, le cose cambiano e mettono tutti noi di fronte a scelte inevitabili. Nel 2018 Laura Pausini sarà impegnata in un tour mondiale che partirà dal nostro Paese. Solo due le tappe italiane, ma la location scelta renderà ancora più ambiti i biglietti dei concerti: Laura si esibirà al Circo Massimo di Roma il 21 e il 22 luglio. L’album uscirà anche in versione spagnola con il titolo Hazte Sentir.

Kylie Minogue GOLDEN

Kylie Minogue ha annunciato la data di uscita del nuovo album Golden: il prossimo 6 aprile. A introdurre il progetto è il singolo Dancing che dà il tono a quello che sarà Golden. Kylie ha affermato: “Nell’album è presente il sound country, mescolato ad elementi elettronici e voci campionate. Amo che si chiami Dancing, è facilmente accessibile e sembra così ovvio, ma c’è profondità in quella canzone”.Kylie per il suo disco ha scelto un titolo scintillante che potrebbe riservare molte sorprese. La registrazione è avvenuta a Nashville, patria del country statunitense, e questo avrebbe influenzato le atmosfere e i suoni del disco. La presenza della Minogue è in ogni pezzo, cui ha collaborato anche nella scrittura affiancata da artisti country come Steve McEwan e Amy Wadge (ha lavorato, tra gli altri, con Ed Sheeran).

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DI CHIARA ATTOLICO

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plus magazine MOSTRE

GENOVA - Palazzo della Meridiana

VAN DYCK E I SUOI AMICI FIAMMINGHI A GENOVA 1600-1640Fino al 10 giugno 2018

Quaranta opere sono state selezionate da musei e collezioni private per offrire al pubblico un raffinato distillato di questo eccezionale momento della storia dell’arte europea. Il percorso espositivo affronterà i vari temi legati al momento in cui il giovane Anton van Dyck arriva a Genova da Anversa nel 1621, poco più che ventenne. Vi resta fino al 1627 con continui sposta-menti nel resto della Penisola. Cosa vede? Chi incontra? Chi sono i suoi committenti? Quali suoi connazionali conosce e frequen-ta? A chi di loro chiede ospitalità nell’atelier? Quali sono i soggetti preferiti dei genovesi che chiedono ai fiamminghi di realizzare per loro? A queste domande risponderanno le opere messe a confronto con alcuni dei suoi capolavori.

www.palazzodellameridiana.it

FORLÌ - Musei di San Domenico

L’ETERNO E IL TEMPOTRA MICHELANGELO E CARAVAGGIOFino al 17 Giugno 2018

Il San Domenico di Forlì ospita una mostra che non è fuori di luogo definire “sontuo-sa”. L’Eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio documenta quello che è stato uno dei momenti più alti e affascinanti della storia occidentale. Gli anni che idealmente intercorrono tra il Sacco di Roma (1527) e la morte di Caravaggio (1610); tra l’avvio della Riforma protestante (1517-1520) e il Concilio di Trento (1545-1563); tra il Giudizio univer-sale di Michelangelo (1541) e il Sidereus Nuncius di Galileo (1610). Ad essere prota-gonisti al San Domenico saranno il dramma e il fascino di un secolo che vide convivere gli inquietanti spasimi di un superbo tra-monto, quello del Rinascimento, e il pro-cedere di un nuovo e luministico orizzonte, con grandi capolavori del Manierismo.

www.fondazionecariforli.it

BARD (AO) - Forte di Bard

LUCI DEL NORD. IMPRESSIONISMO IN NORMANDIAFino al 17 giugno 2018

Monet, Renoir, Bonnard, Boudin, Corot, Courbet, Daubigny, ma anche Delacroix, Dufy, Gericault. Per la prima volta il Forte di Bard dedica una mostra evento agli im-pressionisti e lo fa con un progetto inedito dal titolo Luci del Nord. Impressionismo in Normandia. A promuovere l’esposizione, curata dallo storico dell’arte Alain Tapié, è l’Associazione Forte di Bard con la collabo-razione di Ponte Organisation für kulturelles Management GmbH di Vienna. Più di settanta importanti opere racconta-no, in un progetto inedito ed originale, la fascinazione degli artisti per la Normandia, territorio che diventa microcosmo naturale generato dalla forza della terra, del vento, del mare e della nebbia. Un paesaggio naturale dotato di una propria ‘fisicità’ vera e vibrante. I dipinti provengono dall’Asso-ciation Peindre en Normandie di Caen, dal Museo del Belvedere di Vienna, dal Museé Marmottan di Parigi e dal Musée Eugène Boudin di Honfleur.

www.fortedibard.it

MILANO - Palazzo Reale

IMPRESSIONISMO E AVANGUARDIEFino al 2 settembre 2018

Quasi fosse l’apertura di un nuovo museo di arte moderna, per l’eccezionale periodo di 180 giorni, il Philadelphia Museum of art si trasferisce fino al 2 settembre a Milano nella magnifica cornice di Palazzo Reale con una selezione di 50 capolavori, un’occasione unica per ammirare opere dei più grandi pittori a cavallo tra Otto e Novecento nel loro periodo di massima espressione artisti-ca in un allestimento studiato per valorizza-re ogni singola opera. Opere di artisti cele-berrimi come Pierre Bonnard, Paul Cézanne, Edgar Degas, Edouard Manet, Paul Gauguin, Claude Monet, Vincent van Gogh, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir fino alle sperimentazioni di Georges Braque, Vasily Kandinsky, Paul Klee, Henri Matisse, Marc Chagall, Constantin Brancusi, Pablo Picasso, passando per il surrealismo di Salvador Dalí e Joan Mirò. A questi si aggiungono i lavori di tre grandi artiste: Mary Cassatt, Marie Laurencin, Berthe Morisot.

www.palazzorealemilano.it

ARTE, SCIENZA E COSTUME

DI CHIARA ATTOLICO

MARZO 2018 | PLUS MAGAZINE | RECENSIONI 47

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plus magazine TEATRI

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DI CHIARA ATTOLICO

TEATRO VERDI - TriesteLUCIA DI LAMMERMOOR Date: dal 23 al 31 marzo 2018

Lucia di Lammermoor andrà in scena da venerdì 23 marzo, per la regia di Giulio Ciabatti e le scene di Pier Paolo Bisleri. Sul podio Fabrizio Maria Carminati. Piero Pretti, tenore lirico dalla straordinaria carriera internazionale ed ospitato regolarmente a Vienna, Berlino e Parigi, sarà Edgardo, mentre Lucia sarà interpretata da Aleksandra Kubas–Kruk, il soprano polacco che ha conquistato il pubblico triestino debuttando al Verdi il ruolo di Gilda in Rigoletto proprio sotto la direzione di Carminati. Dopo il successo nel ruolo di Amina ne La sonnambula di pochi mesi fa, Aleksandra Kubas-Kruk affronterà uno dei ruoli iconici del repertorio italiano. Da menzionare sicuramente anche il baritono Devid Cecconi, Enrico, ed il basso Gianluca Buratto, Raimondo.

TEATRO SAN CARLO – NapoliLADY MACBETH DEL DISTRETTO DI MCENSK Date: dal 15 aprile al 22 aprile 2018 Opera audace, scandalosa e rivoluzionaria, Lady Macbeth del distretto di Mzensk dopo un iniziale successo, nel 1936 fu condannata duramente dalla “Pravda” che la definì “caos anziché musica”. Non è un caso che, pochi giorni prima, Stalin si fosse presentato a una recita abbandonando il teatro poco prima della fine della rappresentazione. L’opera scomparve subito dai

programmi della Russia Sovietica e Shostakovich si vide costretto ad apportare una lunga serie di modifiche al libretto e allo spartito. Soltanto nel 1979, quattro anni dopo la morte dell’autore, Mistislav Rostropovich riuscì a mettere in scena la partitura della versione originale.

TEATRO CARLO FELICE - Genova LA TRAVIATADate: dal 2 al 6 maggio 2018

Come Rigoletto, anche La traviata nasce dal bisogno verdiano di mettere in scena situazioni e sentimenti veri, al di là del bene e del male. E anche in questo caso al centro della vicenda c’è un personaggio che la società accetta solo in un ruolo marginale e definito: una prostituta. Il vero scandalo dell’opera, coperta di fischi alla prima veneziana del 1853, non è però la professione di Violetta, ma il fatto che una prostituta possegga più umanità ed etica dei personaggi perbene che la circondano, la corteggiano, la ammirano e al tempo stesso la rifiutano. Negativa per la morale comune, la donna traviata è in realtà l’unica figura positiva della storia. Un’opera unica nel suo genere, che segna un prima e un dopo nella storia del melodramma: le grandi passioni dei personaggi nobili, eroici, tutti d’un pezzo, lasciano il posto a uomini e donne reali, quotidiani, le cui azioni esteriori sono il riflesso di accadimenti interiori complessi, contradditori e spesso taciuti.

TEATRO ALLA SCALA - MilanoAIDADate: dall’8 maggio al 3 giugno 2018

Per festeggiare i 95 anni di Franco Zeffirelli la Scala ripropone il leggendario allestimento di Aida del 1963 con le scene magistralmente dipinte da Lila De Nobili. Uno spettacolo entrato nella storia grazie alla raffinata reinterpretazione di un Egitto immaginato attraverso le suggestioni pittoriche del Secondo Impero. Sul podio Nello Santi, custode di una tradizione verdiana che ha come riferimenti la lezione di Toscanini e un’esperienza costruita in decenni di lavoro nei maggiori teatri e con tutti gli interpreti storici del repertorio italiano. Aida è Krassimira Stoyanova al suo terzo ruolo verdiano alla Scala dopo Amelia e Elisabetta di Valois, mentre nella parte di Radamès si alternano Fabio Sartori e Marcelo Álvarez. Infine come Amneris ritorna Violeta Urmana, già protagonista dell’Aida inaugurale della Stagione 2006/2007 diretta da Riccardo Chailly.

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Gerusalemmel’ombelico del mondo

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TESTO E IMMAGINIDI BarBara OGGerO

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difficile immaginare un futuro tranquillo per questo lembo di mondo.

Il mio consiglio è di trascorrervi almeno tre-quattro giorni per vivere in prima persona un’atmosfera davvero unica. Raggiungerla e visitarla significa voler vedere con i propri occhi quei luoghi sacri, nella cui presenza è racchiusa l’importanza della città stessa.

Il Muro del PiantoPer il popolo ebraico è un simbolo religio-so da secoli, riconquistato dopo la Guerra dei Sei Giorni nel 1967. Un po’ ovunque a Gerusalemme si vive sotto assedio militare, così per accedere al Western Wall bisogna passare attraverso dei metal detector come in aeroporto. Aperto tutti i giorni, per tutto il giorno, i turisti non pagano l’ingresso ma

Gerusalemme è una città che non la-scia indifferenti. Non importa se si è credenti di una delle tre religioni

monoteiste (Giudaismo, Islamismo, Cristia-nesimo) che qui hanno i loro fulcri, oppure si è atei-agnostici: a coinvolgere e rapire sono la lunga storia, le vicende passate e quelle attuali, l’energia sempre viva, ren-dendo il viaggio un’esperienza unica e in-dimenticabile.

La storia di Gerusalemme inizia oltre tre-mila anni or sono e le strette strade della città antica hanno visto il susseguirsi e il so-vrapporsi di uomini, eserciti, credi religiosi. Tutto ciò si ritrova nelle tradizioni così vive e diverse tra ebrei, musulmani e cristiani che la fanno risultare un unico centro dalle tante identità.

La città vecchia è il fulcro di Gerusalemme, protetta e custodita da antiche mura. Occu-

pa un chilometro quadrato di superficie e da un lato all’altro si percorre in poco tem-po, a patto di non fermarsi ad ammirare le tante incredibili bellezze che custodisce, a mercanteggiare con i commercianti del po-poloso quartiere arabo, o addentrarsi nei siti archeologici del quartiere armeno.

Ebrei, musulmani e cristiani intrecciano i loro passi, più o meno veloci, per raggiun-gere i rispettivi luoghi di culto, e la tolleran-za è un esercizio praticato ogni giorno, con la consapevolezza che la tensione, tutt’ora alta, regge i rapporti e li rende talvolta de-licati.

Del resto è dal 1004 a.C., anno della fonda-zione attribuita dalla tradizione a Re David, che Gerusalemme è il tormentato ombelico del mondo. Desiderata e conquistata, la sua terra è intrisa di sangue e nonostante gli sforzi pacificatori del recente passato resta D

Il Muro del Pianto, la Spianata delle Moschee e la Cappella del Santo Sepolcro.Gerusalemme è da secoli il crocevia delle principali religioni monoteiste e la visita della città non può lasciare indifferenti.

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è richiesto un vestiario consono. Gli uomini hanno l’ob-bligo di indossare la kippah, il tipico copricapo a papalina disponibile gratis all’ingresso per chi ne fosse sprovvisto.

Davanti a questa antica porzione di muro vengono a pregare soprattutto gli ortodossi. Si riconoscono dall’ab-bigliamento: interamente vestiti di nero, con grandi pa-strani e cappello cilindrico, i ricciolini penzolano sulle orecchie e oscillano durante la supplica. Il rituale è ben codificato e si conclude con l’inserimento nelle fessure, tra una pietra e l’altra, di un pezzetto di carta con scritta la loro richiesta; quindi baciano il muro prima di andar-sene.

Alla preghiera sono ammesse anche le donne, vestite di colori tendenti al bianco e con ampie gonne sotto il ginocchio. Lo spazio a loro riservato si trova accanto a quello maschile, in una sezione più piccola divisa da un separatore di legno alto un paio di metri.

Il momento di massimo afflusso si registra durante lo Shabbat, il giorno dedicato al riposo e durante il quale anche gli ascensori delle case funzionano in automatico. Il venerdì sera dopo il tramonto gli ebrei accorrono nella piazza ricavata davanti al muro, riempiendola, intonando salmi e muovendosi a ritmo. Il loro canto, cupo e potente, inneggiante la creazione dell’universo da parte di Dio e la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù in Egitto, si sente sin dalle vie adiacenti. E lascia attoniti trovarsi da-vanti a questo movimento impressionante, di fede corale che unisce le persone e sancisce l’appartenenza precisa a un gruppo.

La parte esterna del muro misura solo 57 metri; gli altri 431 sopravvissuti ai secoli sono sotterranei e visitabili su prenotazione. Il tour guidato dura poco più di un’ora e mostra dapprima l’evoluzione urbanistica della città nel corso dei millenni, per proseguire sul letto di un canale di scolo antico di duemila anni su cui si erge la porzione di muro sacro.

Una curiosità: qui si trova la pietra più grande lavorata dall’uomo e utilizzata per costruire. Posizionata in oriz-zontale, misura 13 metri di lunghezza e pesa circa 570 tonnellate. Da quanto spiegano le guide, la gru più po-tente e moderna potrebbe sollevare solo metà del suo peso, perciò come sia arrivata e sia stata collocata è an-cora oggetto di studio.

La visita è interessante ma sconsigliata a chi soffre di claustrofobia o ha problemi respiratori perché il tunnel in alcuni punti è molto stretto e basso, oltre a essere pa-recchio umido.

Mappamondo

Dall’alto in basso:

Momenti di preghiera davanti al Muro del Pianto.

Uomini e donne pregano divisi davanti al Muro del Pianto: un divisorio in legno delimita gli spazi riservati.

Durante lo Shabbat lo spazio antistante il Muro del Pianto si gremisce di fedeli che intonano salmi.

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la piazza in cui gli ebrei pregano davanti al Muro del Pianto.

Anche in questo caso bisogna passare attra-verso dei metal detector e controlli scrupo-losi; l’abbigliamento deve essere consono e decoroso, ovvero alle donne è richiesto avere le braccia coperte almeno fino al go-mito. Chi si presenta in maniche corte o, peggio, in canottiera, sarà invitato ad ac-quistare un telo; altrimenti dovrà uscire.

L’elemento simbolo, che caratterizza lo stesso skyline di Gerusalemme, si trova qui ed è la dorata Cupola della Roccia del san-tuario islamico edificato alla fine del 600. Vicino al suo ingresso vi sarebbe l’orma del piede di Maometto in procinto di partire per il Viaggio Notturno. Poco distante si trova la

Moschea Al-Aqsa, riconoscibile dalla cupola argentata, eretta nel 715, distrutta da un terremoto e ricostruita nel 780, ripristinata come luogo di culto nel 1187 da Saladino dopo la cacciata dei Crociati.

Nello stesso spazio si trova anche il Sabil Qait Bey, dove si ritiene fosse custodito il Sancta Sanctorum del tempio ebraico.

Ed è questo il motivo per cui alcuni ebrei si recano al Monte del Tempio, nonostante gli attriti e comunque scortati dalla polizia armata. Il Grande Rabbino ne ha però proi-bito la visita, per evitare di calpestare inav-vertitamente il Santissimo: poiché il tempio ebraico antecedente la nascita di Cristo non

La Spianata delle Moscheee la Cupola della Roccia

Sul Monte del Tempio Abramo voleva sa-crificare il figlio Isacco, Maometto ascese al cielo e Gesù predicò. Per questi motivi la Spianata delle Moschee è uno dei luoghi più contesi del pianeta, dove le tre religio-ni si sono scontrate per secoli e lo rendono speciale a qualsiasi credo si professi. Attual-mente è il terzo luogo al mondo più sacro dell’Islam, dopo la Mecca e Medina, e in alcuni orari è visitabile anche dagli appar-tenenti ad altre fedi.

La spianata è racchiusa da mura e i non mus-sulmani possono accedervi solo attraverso la porta Bab al-Maghariba. Vi conduce una passerella di legno che costeggia e sovrasta D

Kippah,il tipico copricapo ebraico.

La dorata Cupola della Roccia nella Spianata delle Moschee è il santuario islamico edificato alla fine del 600. Vicino al suo ingresso vi sarebbe l’orma del piede di Maometto in procinto di partire per il Viaggio Notturno.

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stato costruito appena due secoli fa su luo-ghi divenuti sacri nel XII secolo, a seguito delle Crociate. Molti credenti pregano sulla lastra, vi si sdraiano sopra e la baciano, vi strofinano oggetti per benedirli; altrettan-ti si inginocchiano nella nicchia dove è si-tuato l’incavo in cui sarebbe stata piantata la croce; mentre per entrare nella piccola cappella-grotta potrebbe invece volerci del tempo a causa della lunga coda. Qui l’ac-cesso potrebbe venire negato dai sacerdoti se l’abbigliamento non è reputato consono.

Per visitare altri posti indicati dalla Bibbia bisogna uscire dalle mura antiche e recar-si nel vicino Monte Zion, una piccola altura dove si ritiene sia avvenuta l’Ultima Cena. Il Cenacolo, oggi inserito in una basilica, è il quarto luogo più venerato dai Cristiani. Uscendo invece dalla Porta dei Leoni si arri-

esiste più, è oggi difficile stabilire dove si trovasse.

Gli edifici sono chiusi o comunque non accessibili a chi professa fedi diverse; per accedere alla Spianata conviene informarsi sugli orari, che sono soggetti a chiusure per preghiera o per motivi di sicurezza.

La Basilica del Santo Sepolcro

Fulcro della Cristianità è la Basilica del Santo Sepolcro, ultima stazione della Via Doloro-sa, la Via Crucis che si snoda nel quartiere cristiano e che ogni venerdì viene percorsa da un gruppo di fedeli in pellegrinaggio. Nel buio complesso della Basilica, realizza-ta in epoca medievale, è stato localizzato il luogo del calvario di Cristo: appena oltre l’ingresso è posta una lastra in marmo dove il corpo mortale fu avvolto nel sudario; nella parte superiore viene identificato il Golgo-ta, l’altura della crocefissione; al suo interno – in una cappella ottocentesca il cui stretto interno ricorda una grotta – è collocata la caverna della deposizione, da cui il Messia resuscitò. Custodito da secoli e gestito con modi spicci dai preti ortodossi, il luogo è austero ma ricco di fascino nonostante sia

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All’interno della Basilica del Santo Sepolcro sono raccolti i tre luoghi del martirio di Cristo: il Golgota, ovvero il luogo della crocefissione (in questa foto), la lastra della deposizione, ove il corpo mortale venne avvolto nella Santa Sindone, la Cappella del Sepolcro, dalla quale il Messia resuscitò dopo tre giorni.

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La Via Dolorosa è la Via Crucis percorsa da Gesù. Ogni venerdì i pellegrini la percorrono fermandosi

a ciascuna delle stazioni.

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va al Monte degli Ulivi, sulla cui sommità è stata eretta la Chiesa del Pater Noster ove Gesù insegnò l’omonima preghiera, leggi-bile oggi sulle pareti in quarantaquattro lin-gue o dialetti (tra cui anche il piemontese e il romagnolo). Sul crinale del pendio si trova anche l’Orto dei Getsemani: secondo i Van-geli qui avvenne il tradimento per mezzo del bacio di Giuda.

Il consiglio è di arrivare in cima con un taxi o un autobus, preferibilmente la mattina presto quando la luce sulla città è dorata e la folla di turisti non è ancora presente, e di scendere a piedi, prendendosi tutto il tempo per respirare luoghi che, al di là della loro veridicità, fanno parte del nostro patri-monio religioso e culturale.

DJ

In alto: il Giardino dei Getsemani, fuori dalle mura dell’antica Gerusalemme. In questo luogo secondo i Vangeli avvenne il tradimento per mezzo del bacio di Giuda.

A fianco: durante la festa della bandiera i giovani di religione ebraica scendono in strada a festeggiare avvolti nel drappo nazionale.

In basso: un rotolo avvolto della Torah a uno degli ingressi del Muro del Pianto.

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Unitelma Sapienza è autorizzata a rilasciare i seguenti titoli di studio: Laurea, Laurea Magistrale, Diploma di specializzazione, Dottorato di Ricerca e Master Universitari di Iº e IIº livello, validi a tutti gli effetti di legge.

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PoliZZa loNG tERM caRE ltcPrestazione assicurata in caso di non autosufficienza dell’Assicurato. In caso di perdita dell’autosufficienza da parte dell’Assicurato a quest’ultimo viene garantito il pagamento di una rendita mensile finché egli sarà in vita e sempre che permanga tale stato di non autosufficienza.

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Convenzioni nazionali

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PoliZZa DaNNi ERaRialiÈ un pacchetto assicurativo per i colleghi esattoriali che sono soggetti ai controlli successivi della Corte dei Conti.

PoliZZa aUto Per il tramite della Aon condizioni agevolate sulle tariffe relative alle coperture assicurative riguardanti autovetture, camper e moto.Per gli associati FABI:• RC Autovettura: sconto fino al 62%;• ARD (incendio, furto, kasko, ecc.):

sconto fino al 40%;• eventi naturali e atti vandalici: sconto

fino al 40%.

PoliZZa casa Per il tramite della Aon condizioni agevolate sulle tariffe relative alle coperture assicurative riguardanti la casa/abitazione (dimora abituale o saltuaria) e precisamente: • RC capo famiglia - incendio - furto.

tiPPEt: GEstioNE MoDERNa Di caNi E GattiTippet è un progetto che prevede diversi programmi di supporto dell’animale da compagnia con lo scopo di migliorare la relazione e facilitare la gestione nella società moderna.Per gli associati FABI sconto del 15% sull’acquisto di tutti i programmi TIPPET rispetto alla proposta di listino.

iNiZiatiVE PER Gli associati fabi UsUfRUibili attRaVERso i sab Di aPPaRtENENZa

biGliEtti scoNtati acQUaRio Di GENoVaCampagna per i soci FABI effettuata a febbraio di ogni anno.I biglietti hanno validità tutti i giorni compreso il sabato e la domenica per tutta la durata di apertura dell’Acquario nell’anno 2018. Per le modalità di richiesta rivolgersi alla sede FABI di appartenenza.

biGliEtti scoNtati PaRcHi DiVERtiMENto Gardaland, Mirabilandia e Cinecittà WorldCampagna per i soci FABI effettuata in primavera di ogni anno.I biglietti hanno validità tutti i giorni compreso il sabato e la domenica per tutta la durata di apertura dei Parchi nell’anno 2018. Per le modalità di richiesta rivolgersi alla sede FABI di appartenenza.

biGliEtti scoNtati PaRcHi aNiMaliZoom Torino, Bioparco Roma e Parco Natura Viva Verona.Campagna per i soci FABI effettuata in primavera di ogni anno.I biglietti hanno validità tutti i giorni compreso il sabato e la domenica per tutta la durata di apertura dei Parchi nell’anno 2018. Per le modalità di richiesta rivolgersi alla sede FABI di appartenenza.

biGliEtti scoNtati tHE sPacE ciNEMa E Uci ciNEMaCampagna per i soci FABI effettuata in autunno di ogni anno.Anche per l’anno 2018 condizioni agevolate a favore di tutti i soci.I biglietti hanno validità tutti i giorni della settimana e in qualsiasi orario, presso le multisale convenzionate. The Space Cinema e UCI Cinema, dispongono di numerose sale cinematografiche presenti in tutto il territorio nazionale.Per le modalità di richiesta rivolgersi alla sede FABI di appartenenza.

Qc tERMECampagna per i soci FABI effettuata in autunno di ogni anno.Voucher d’ingresso scontati per i centri benessere e termali QC Terme situati a: Bormio, Pré Saint Didier, Milano, Torino, Roma, San Pellegrino (BG) e a Pozza di Fassa (TN) nel cuore delle Dolomiti. I Voucher sono validi tutti i giorni, compreso sabato e domenica.Per le modalità di richiesta rivolgersi alla sede FABI di appartenenza.

ViRGiN actiVE Campagna per i soci FABI effettuata in diversi periodi dell’anno.Abbonamento scontato utilizzabile nei Virgin Active Club, centri di fitness presenti in tutto il territorio nazionale. Per le modalità di richiesta rivolgersi alla sede FABI di appartenenza.

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42 Copertina 2 Pupi Avati: sono regista per “colpa” di Lucio Dalla protaGoniSti 6 Concita De Gregorio: chi sono io? 10 Ricchi e Poveri: nozze d’oro ancora in musica 14 Giada Russo: una farfalla pronta a spiccare il volo teCnoFUtUro 18 Il futuro della CyberSecurity: intervista a Raoul Chiesa protaGoniSti 24 Tra cielo, terra e mare: l’Arma dei Carabinieri con le “ali’ neWS 28 Dal riscaldamento globale una nuova chance per l’Artico protaGoniSti 30 Europa Brokers: tutela dei beni aziendali e dei rischi professionali oSpiti 34 A colazione con... Franco Curletto

MoDa 36 Over the rainbow eVenti 42 Emozioni tra arte, cinema e libri: Milano celebra Frida Kahlo reCenSioni 44 Film, libri, musica, mostre, teatro MappaMonDo 50 Gerusalemme: l’ombelico del mondo 56 ConVenzioni nazionali

MeDiCina e SalUte 66 IFOR: rieducazione posturale globale per tutte le età protaGoniSti 68 Hussain Harba: l’artista poliedrico che conquista il mondo con il colore iDee e SerVizi 72 Eurom Arredamenti: consulenza e progettazione per la tua casa ideale 73 Istituto Scolastico Sacra Famiglia: una scuola avanti anni luce! 74 Tabaccheria Musso Stilografiche: sigari e penne per intenditori in Crocetta 76 Gruppo La Fenice, un commiato professionale da 60 anni a Torino CoMUniCazione e iMMaGine 78 Negoziatori evoluti o preistorici? 79 Alessandro Lercara: la fotografia. Un lavoro, ma anche uno stile di vita 80 ConFerenze e CorSi 83 ConVenzioni territoriali 86 ViSite GUiDate e Gite 91 Gli eSperti riSponDono 96 la parola ai lettori

S O M M A R I O

Torino: vivere la città

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sono regista per “colpa” di Lucio Dalla

PUPI AVATI:

PLUS MAGAZINE42

Periodico dell’Associazione FABI Plus per la cultura e il tempo liberoPubblicazione trimestrale Numero XLII- marzo 2018

Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - NO/TORINO N._1/2018Seguici su

IN QUESTO NUMERO

CONCITA DE GREGORIOCHI SONO IO?

RICCHI E POVERINOZZE D’ORO ANCORA IN MUSICA

GIADA RUSSOUNA FARFALLA PRONTA A SPICCARE IL VOLO

RAOUL CHIESAIL FUTURO DELLA CYBERSECURITY

A COLAZIONE CON... FRANCO CURLETTO

HUSSAIN HARBAL’ARTISTA CHE CONQUISTA IL MONDO CON IL COLORE

TORINO:

vivere la

citt

à