Pubblicazione trimestrale fondata da San Luigi Guanella ... · Trascorsero giorni di timori...

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Pubblicazione trimestrale fondata da San Luigi Guanella nel 1892 - Anno CXXIII - numero 2 - II Trimestre 2015 una voce della carità pagina 4 Il cuore della città batte ... Tutta la città di Como accompagna gli ultimi istanti di vita di don Luigi Guanella. pagina 30 Sentieri meditativi [2] “Sui passi di don Guanella” da Fraciscio (Sondrio) a Como. Un percorso per conoscere il Santo. pagina 9 La Grande Guerra (1915-1918) II contributo dei guanelliani per la Patria nella prima guerra mondiale. pagina 28 Famiglia ed Educazione Educare alla fede in famiglia: riflessioni sul documento dei Vescovi sulla famiglia. Periodico edito dalla Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità - Opera Don Guanella inserto speciale 2015 2

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Pubblicazione trimestrale fondata da San Luigi Guanella nel 1892 - Anno CXXIII - numero 2 - II Trimestre 2015

una voce della carità

�� pagina 4

Il cuore della città batte ...Tutta la città di Como accompagna gli ultimi istanti di vita di don Luigi Guanella.

�� pagina 30

Sentieri meditativi [2]“Sui passi di don Guanella” da Fraciscio (Sondrio) a Como. Un percorso per conoscere il Santo.

�� pagina 9

La Grande Guerra (1915-1918)II contributo dei guanelliani per la Patria nella prima guerra mondiale.

�� pagina 28

Famiglia ed EducazioneEducare alla fede in famiglia: riflessioni sul documento dei Vescovi sulla famiglia.

Periodico edito dalla Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità - Opera Don Guanella

inserto speciale

20152

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PERIODICO TRIMESTRALE FONDATO DA SAN LUIGI GUANELLAAnno CXXIII n. 2 - II trimestre 2015

LA DIVINA PROVVIDENZA periodico edito dalla Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità Opera Don Guanella

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Casa Divina Provvidenza via Tomaso Grossi 18 - 22100 Como tel. 031 296 711 - fax 031 296 898 sito web: http://www.guanellacomo.it e-mail: [email protected]

Direttore responsabile Mario Carrera

Direttore di redazione Angelo Gottardi

Progetto grafico e impaginazione Gianmario Colciago

Collaboratori di questo numero Silvia Fasana, Adriano Folonaro, Angelo Gottardi, Vittore Mariani, Davide Patuelli, Antonio Valentini, Franca Vendramin, Cooperatori e Operatori delle Case guanelliane

Fotografie Archivio Fotografico Guanelliano, Silvia Bianchi, Adriano Folonaro, Angelo Gottardi, Antonio Valentini, Flavio Vendramin, Operatori Case Guanelliane

Stampa Arti Grafiche Frattini viale Industria 9/11 - 20010 Bernate Ticino (MI) tel. e fax (+39) 02 97256041 - 02 9754454

Autorizzazione Tribunale di Como decreto 27.06.1978 n. 3/48

Pubblicazione periodica Poste Italiane SpA, spedizione in abb. post. Iscrizione ROC n. 1219 del 12.12.1989

CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICA

In copertina: Una famiglia in preghiera

3 EDITORIALE » Chi si sacrifica ?

4 CENTENARIO GUANELLIANO » Il cuore della città batte con il cuore

di don Luigi Guanella

7 COOPERATORI GUANELLIANI » Testimonianza » Proposte Estate 2015

8 NOTIZIE DI CASA

9 INSERTO SPECIALE » Il contributo dei guanelliani per la Patria

nella Grande Guerra

25 GRAZIE, DON GUANELLA! » La generosità dei nostri Benefattori » Come aiutare la Casa Divina Provvidenza

26 SANTUARIO SACRO CUORE » Un trono da cui discendano senza fine

grazie e benedizioni

28 CHIESA E FAMIGLIA » Famiglia ed Educazione

30 SUI PASSI DI DON GUANELLA » Sentieri meditativi (parte seconda)

Sommario

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INFORMAZIONICENTRALINO: 031.296.711; Direzione Casa Divina Provvidenza: [email protected], sito: www.guanellacomo.it; Santuario del Sacro Cuore: [email protected]; sito: www.sacrocuorecomo.it; Museo "Don Luigi Guanel-la": 031.296.894 (don Adriano Folonaro); Servizio Civile Volontario: 031.296.783 (sig.ra Elisabetta Caronni); Volontari per RSA: 031.296.774 (sig. Carlo Guffanti); Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile: 031.296.783 (sig.ra Elisabetta Caronni); Centro Missionario Guanelliano: 031.296.811 (sig. Silvio Verga); ExAllievi: 031.296.709 solo il mercoledì dalle ore 21.00 (sig. Walter Arnaboldi).

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Editoriale

C’è una storia che raccon-ta così: una carovana di mercanti abituati da molto tempo a percorre-

re insieme le lunghe piste d’oriente si prepa-rava ad attraversare un grande e pericoloso deserto. Il percorso richiedeva una buona co-noscenza dei luoghi e delle piste, delle oasi e anche delle abitudini degli indigeni. Così si assicurarono i servizi di una guida locale fa-mosa per la sua esperienza. Dopo dieci gior-ni di rapido cammino, la colonna si arrestò contro una barriera di uomini armati, fermi attorno alla statua di una delle loro orribili divinità dall ’aspetto crudele, che incombeva sulla pista: “Non potete proseguire” gridò il capo degli uomini armati, “se non sacrificate un uomo al nostro dio. E’ la regola di ogni nuova luna. Se non lo farete morirete tutti immediatamente”. I mercanti si radunaro-no e cominciarono a parlottare tra di loro. La scelta era drammatica e l ’accordo molto difficile: “Noi ci conosciamo tutti da molto tempo. Siamo parenti tra di noi. Non possia-mo sacrificare uno di noi per placare questo odio!”. I loro sguardi allora si concentrarono tutti sulla guida. Così dopo aver immolato il pover’uomo, secondo il rito, ai piedi della statua, la carovana riprese il cammino. Ma nessuno conosceva la via e ben presto si perse-ro nel deserto. Morirono tutti uno dopo l ’al-tro di sete e di sfinimento. Il racconto è significativo. Per questo esco subito dal simbolismo.In questi giorni celebriamo il 100° anni-versario della prima grande guerra.Che cos’è una guerra se non il perdersi in un deserto perché si è sacrificato la guida?

La guida è Cristo, sono i principi della fratellanza, dell’uguaglianza, dell’amore.Sacrificata la guida ci perdiamo nel deser-to. O nella trincea. O sui campi di batta-glia.Chi ha sacrificato la guida? I capi di turno, i leader, i generali, i dittatori.Questo è successo nelle prima guerra mondiale, nella seconda guerra mondia-le, nelle guerre attuali: sono sempre loro, che innescano la miccia e “inventano” dei nemici, a sacrificare la persona guida o i principi umanitari guida.Per fortuna nelle trincee non sono man-cati coloro che non hanno dimenticato i principi cristiani: a una parte di essi ab-biamo dedicato l’inserto prezioso di que-sto numero de “La Divina Provvidenza”. Sono tanti preti, tanti buoni cristiani, e tanti religiosi guanelliani di cui si racconta nelle pagine centrali. Sono andati alla guerra come tutti gli altri, obbedienti a degli ordini disumani, come preti soldato, senza remunerazione, senza gloria; ma, grazie a Dio, non si sono persi nel deserto o nelle trincee. Hanno mante-nuta salda la loro fede, chiara la rotta, e o sono tornati o hanno dato la loro vita per un ideale misterioso.Soldati senza medaglia. Ma con tanti me-riti davanti a Dio. Eroi. Martiri. E coscienti, come quel prete cileno du-rante la dittatura militare degli anni 70, il quale, davanti al plotone di esecuzione, disse al soldato: “Non bendarmi gli occhi. Voglio morire guardandoti in faccia, perché voglio perdonarti”.

Don Angelo GottardiDirettore

Chi si sacrifica?

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NELLE PERIFERIE DEL MONDO LA DIVINA PROVVIDENZA N.2 - 2015

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La malattia Così “L’Ordine” riferisce l’evento che lo portò alla morte.“Da pochi giorni era tornato da Roma, dove aveva avuto dal S. Pontefice un’udienza particolarmente preziosa per gli interessi della Congregazio-ne. Da Roma a Fratta, a Milano, a Como: manifestava una energia e una vivacità straordinaria così da meravigliare e da far concepire per la sua salute i più giocondi pronostici. Non si sarebbe mai preveduta una sven-tura! A mezzogiorno del 27 settembre era in procinto di prendere il battel-lo che porta a Menaggio, ma la venuta dell’amico pittore Mantegazza lo trattenne a mensa. Stava prendendo del cibo e conversando quando d’un tratto, lo si vide piegare un po’ sul fianco sinistro e lasciar scorrere giù il braccio penzolone. Una paralisi! Con l’angoscia nell’anima lo si condusse nella camera da letto. Apprestate le prime cure, parve che il caso fosse leggero e l’ansia diede il posto alla speranza. Ma la sera stessa, chi assisteva l’infermo chiamò spaventato i confratel-li: un secondo attacco gli aveva colpito il fianco sinistro. I medici dott. Marzorati e prof. Fumagalli corsero al suo letto e da allora furono affet-tuosamente premurosi, spiegandovi tutte le risorse della loro scienza e del loro amore. Il male era grave e cominciò a procurare dolori vivissimi. Trascorsero giorni di timori alternati a speranze …”.3

Una crociata di preghieraAlla notizia della malattia seguono immediate l’esortazione alla preghiera e la risposta riconoscente di don Guanella.“Noi raccomandiamo vivamente alle preghiere dei lettori, il venerando sacerdote che può ben chiamarsi l’uomo della Provvidenza, per ottenere da Dio che sia ancora a lungo conservato alle molteplici opere di carità iniziate in Italia e nella lontana America”.4 “Sappiamo che l’amato am-malato benedice ampiamente tutti coloro che si interessano del suo stato

IL CUORE DELLA CITTÀ BATTEcon il cuore di don Luigi Guanella

Nella visita al Centro Studi Storici di Como “Nicolò

Rusca”, è stato singolare e commovente scoprire come

la città ha accompagnato la malattia di don Guanella. Consultando “L’Ordine”1,

nella rubrica “Cronaca cittadina”, si nota come

giorno dopo giorno viene data notizia della sua salute.

Il 25 ottobre 1915 nell’articolo “La morte di don Guanella” si afferma che egli “ebbe la

consolazione di morire nella nostra Città che è stata la

culla e il centro delle sue svariate istituzioni”2.

Nel tempo della malattia, dunque, il cuore dei Comaschi

pareva battere all’unisono con quello di don Guanella...

di FRANCA VENDRAMIN

Como vista dal suo lago

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LA DIVINA PROVVIDENZA N. 2 - 2015 CENTENARIO GUANELLIANO (1915-2015)

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IL CUORE DELLA CITTÀ BATTEcon il cuore di don Luigi Guanella

e desidera vivamente preghiere che sostengano le forze nella lotta col male atrocissimo; di cuore presso tutti ce ne facciamo eco su queste colonne”.5

Segue la notizia dell’interessa-mento personale del Papa e del Card. Andrea Ferrari, amico pre-diletto. “S. Padre dolente apprende notizia grave infermità veneratis-simo Don Luigi Guanella invia di cuore apostolica benedizione fa-cendo voti che il Signore conservi ancora all’Istituto benemerito suo fondatore”.6 “Addoloratissimo prego il Signore ridare salute carissimo Canonico Guanella lo conforti celesti benedi-zioni. Card. A. Ferrari”.7Nel movimento di preghiera e so-lidarietà spicca un fitto elenco di Cardinali e di Vescovi. Se ne citano alcuni: mons. Peri Morosini della diocesi di Lugano, mons. Bianconi Vescovo di Ferentino, mons. Valfrè Arcivescovo di Vercelli, mons. Ma-relli Vescovo di Bergamo, mons. Zanolini Vescovo di Lodi, mons. Ciceri Vescovo di Pavia, mons. Morganti Arcivescovo di Ravenna, mons. Cazzani Vescovo di Cese-na, mons. Rizzi Vescovo di Adria, mons. Origo Vescovo di Mantova, mons. Caroli Vescovo di Ceneda, mons. Lafontaine patriarca di Ve-

nezia, mons. Rodolfi Vescovo di Vicenza, mons. Morabito Vesco-vo di Mileto, mons. Rossi, Arcive-scovo di Udine, mons. Scopelliti Vescovo di Oppido Mamertino, Card. Maffi Arcivescovo di Pisa, Card. Filippo Giustini, Card. Vica-rio di Sua Santità, Basilio Pompi-li…8 E si registra la gratitudine di don Guanella: “All’infermo care e confortanti riescono le benedizioni degli Eccellentissimi Vescovi”.9

Il Vescovo di Como mons. Alfonso Archi, si distingue per l’assidua vicinanza. “Mons. Vescovo appena ebbe sentore della malattia del ve-nerando sacerdote, si recò subito a visitarlo. L’infermo fu assai con-solato della presenza e della paro-la dell’amatissimo Presule”.10 “Ieri S.E. Mons. Vescovo ha visitato, per la terza volta, il caro infermo che rimase assai commosso per tanta bontà, ringraziando il venerato Pastore”.11 “Il venerando infermo ha ricevuto con segni ed espressio-ni di grande riconoscenza la nuova visita del nostro amatissimo Vesco-vo che si è trattenuto con lui in non breve colloquio”.12

Tra i tanti amici vi sono il cugino mons. Tomaso Trussoni Arcive-scovo di Cosenza e don Luigi, il futuro San Luigi Orione. “Caro cugino (G. B. Trussoni, cano-nico della Cattedrale di Como) ogni giorno aspetto con ansia l’Or-dine per leggervi le notizie di D. Luigi. Fammi il favore di andare da lui e di dirgli che lo raccoman-do caldamente al Signore con tutti i suoi figli. La Provvidenza che ha assistito visibilmente e benedette le sue opere non le abbandonerà e gli darà una benedizione specialissi-ma”.13 “Ieri gli fu fatta, per la secon-da volta, la consolante visita del venerato fondatore dei figli della Provvidenza, il sac. Luigi Orione”.14 Colpiscono il calore e l’insisten-za con cui la città di Como e l’inte ra Diocesi sono invitate alla pre-ghiera e generosamente corri-spondono. Un’esperienza che ben definita da mons. Emilio Poletti, Vescovo di Bagnorea: un’autentica “crociata di preghiere”. 15

“Ci è di conforto e di speranza il sapere che si prega molto, non solo negli Istituti di don Guanella dove la preghiera è perenne, ma anche fuori di essi da mille e mille anime

Camera da letto dove è morto don Guanella

Sala da pranzo (ristrutturata) dove don Guanella ha avuto il malore della paralisi

NOTE1 L’Ordine : Giornale della Provincia e della Diocesi di Como.2 L’Ordine, 25 ottobre 19153 Ibidem4 L’Ordine, 28 settembre 19155 L’Ordine, 6 ottobre 19156 L’Ordine, 29 settembre 19157 L’Ordine, 1 ottobre 19158 L’Ordine, 2/3/4/5 ottobre 19159 Ibidem10 L’Ordine, 29 settembre 191511 L’Ordine, 5 ottobre 191512 L’Ordine, 12 ottobre 191513 L’Ordine, 11 ottobre, 191514 L’Ordine, 12 ottobre 191515 L’Ordine, 13 ottobre 191516 L’Ordine, 14 ottobre 191517 L’Ordine, 21 ottobre 191518 L’Ordine, 23/24 ottobre 191519 L’Ordine, 16/17 ottobre 1915

“Vivete in grazia a Dio, mor-rete nel bacio del Signore. Anime buone, io mi rallegro nel pensare a voi. Al vostro letto di morte non si trovano afflizioni, ma contenti. Chi vi guarda non intristisce, ma si edifica alla virtù. Quante volte chi vi assiste invidia la vostra sorte! Egli esclama: - Preziosa al cospetto di Dio è la morte dei suoi santi - e intanto rimane attonito nel guardare al bel Paradiso e a Dio”. Don Luigi Guanella

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CENTENARIO GUANELLIANO (1915-2015) LA DIVINA PROVVIDENZA N.2 - 2015

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buone. Sappiamo che in diverse parrocchie della nostra Diocesi si fanno preghiere pubbliche, con concorso di tut-to il popolo dando così alla preghiera un’impronta di più potente efficacia. Vorremmo che l’ottimo esempio fosse lar-gamente imitato, trattandosi di una personalità che ha con noi legami particolari, non solo per l’origine, ma sopratutto per le opere mirabili di carità di questo vero padre dei po-veri sparse in molti punti della Diocesi”.16

L’agonia Gli ultimi passi di don Luigi …“Nel pomeriggio di ieri, sopraggiunse una gravissima com-plicazione che ne ha reso pressochè disperata la guarigio-ne. Ieri sera il nostro Vescovo volle recarsi personalmente alla Casa della Divina Provvidenza e fermarsi per più ore per seguire con amorevole interessamento lo svolgimento del peggioramento avvenuto. Ha inviato di nuovo la sua be-nedizione Sua Santità Benedetto XV”.17 “L’agonia continua lenta, dolorosa, commovente… Tra le attestazioni di stima e di venerazione, segnaliamo il telegramma di don Orione, che ieri per la terza volta venne di persona a trovarlo e a recarne notizie al Sommo Pontefice: ‘Farò quanto possibile, veglierò stanotte Santissimo per mio carissimo don Guanel-la, la Madonna lo assista. Con devozione di figlio gli bacio sante mani benedette. Mi benedica. Domattina sarò a Como. Abbraccio tutti i Sevi della Carità. Confortatevi, cari figli di D. Guanella, avete un padre santo. Avanti, uniti nella Carità di Cristo’. Ieri sera il Nostro Vescovo fu di nuovo all’Istituto della Divina Provvidenza a chiedere informazioni dell’in-fermo alla cui malattia ha preso parte così viva”.18

Particolarmente significativo è il gesto che mons. Archi volle compiere per accrescere in intensità la preghiera. Dal comunicato indirizzato “Al Venerabile Clero della Dio-cesi di Como”: “Il Santo Uomo sospira il cielo e ne è ben ma-turo; non ricusa però la fatica ed il lavoro, tanto necessario ancora per le sue sempre nuove opere. Noi perciò dobbiamo raddoppiare le suppliche a Gesù, al cui Cuore divino solo e sempre egli attinse e riscaldò la fiamma della sua tenerissi-ma carità di padre degli infelici perchè ce lo conservi anco-ra e nella sua infinita bontà risparmi queste nuove lacrime alla immeritevole sì, ma pur già tanto afflitta umanità. Per questo, Venerabili Fratelli, d’ora in avanti nella S. Messa so-spenderemo la “colletta tempore belli” (preghiera-colletta per il tempo di guerra) e in suo luogo reciteremo le “Ora-zioni della Messa pro infirmo” (per un infermo) e così alla benedizione col SS. Sacramento; come pure non manchere-mo di invitare i fedeli ad unirsi a noi a pregare con qualche particolare esercizio di devozione. Che così il Signore ci conceda ancora “hominem iustum” (uomo giusto) e ci rido-ni “hominenm sanctum, Deo carum, iustum, mansuetum et pium!” (uomo santo, caro a Dio, giusto, mansueto e pio). E di cuore vi benedico.Como, 16 ottobre 1915, ALFONSO, Vescovo”.19

Il cuore della città di Como con il suo Vescovo ha saputo veramente battere con il cuore di don Guanella: una gra-zia da ravvivare “oggi”. I santi, infatti, non muoiono mai perché generati dall’Amore di Dio; dunque, se il nostro cuore riesce nuovamente a pulsare con il loro, siamo certi di essere introdotti insieme nella gioia e nella pace senza fine a cui tutti aneliamo.

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Luigi

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Card. Andrea Ferrari

Mons. Alfonso Archi

Mons. Tommaso Trussoni

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LA DIVINA PROVVIDENZA N. 2 - 2015 NELLE PERIFERIE DEL MONDO

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LA DIVINA PROVVIDENZA N. 1 - 2015 NELLE PERIFERIE DEL MONDOCooperatori guanelliani

PROPOSTE ESTATE 2015Per le nostre famiglie “al completo” (genitori e figli) è ancora possibile iscriversi a

■■ “DON GUANELLA ti accoglie nella sua casa”Fraciscio di Campodolcino (SO)

◆ UNA settimana da DOMENICA 26 luglio a DOMENICA 2 agosto 2015

◆ TRE giorni da MARTEDI 4 agosto a SABATO 8 agosto 2015

◆ UN giorno tra la DOMENICA 9 e la DOMENICA 16 agosto 2015.

per INFO e ISCRIZIONI: Maddalena Picone: cell. 366/83.46.958 - email: [email protected]; Paolo Cattaneo: 031.87.49.77 cell. 338/98.54.130 - email: [email protected] - Suor Franca: 031.26.62.82 cell. 329/0636986 - email: [email protected]

■■ Esercizi Spirituali GuanellianiBarza d’Ispra (Va), 3-8 agosto 2015

◆ Un’esperienza aperta a tutti (Sacerdoti, Suore, Laici)

IL NUOVO CONSIGLIO DEI COOPERATORI NORD ITALIA / SVIZZERA: (da sinistra) Augusto Bianchi, Claudio Ostinelli, Antonio Valentini (presidente), Pietro Ozimo (presidente nazionale) , Maddalena Picone, Giuliano Bellezza, Massimo Milani

Sono giunto alla decisione di inoltrare la doman-da di diventare Cooperatore guanelliano dopo un lungo e approfondito cammino di discerni-

mento e riflessione. È stato un cammino sia comuni-tario, attraverso la partecipazione al gruppo di “aspi-ranti” cooperatori (da settembre 2013 a maggio 2014), e sia soprattutto personale. Ho conosciuto l’Opera don Guanella, e attraverso di essa san Luigi, nel 1991 quando, casualmente - o forse meglio - per gli inspiegabili disegni della Divina Provvidenza, ho cominciato a lavorare nella casa di Nuova Olonio. Piano piano questa conoscenza si è approfondita ed articolata fino ad affascinarmi e conquistarmi. Ho avuto così modo di conoscere innanzitutto la figura del Fondatore, anche attraverso la lettura di sue bio-grafie e di suoi scritti, e poi tante figure di religiosi e religiose guanelliane testimoni veri e credibili della bellezza delle sue intuizioni pedagogiche e del ser-vizio caritativo alle persone fragili. Così, forse anche senza grande consapevolezza, è cresciuta piano, piano dentro di me la sensazione di appartenere alla famiglia guanelliana, il piacere di sentirmi parte di essa e, perché no, anche l’orgoglio di sentirmi an-ch’io un po’ guanelliano. Anche la condivisione del lavoro quotidiano con alcuni colleghi/colleghe ha alimentato questo senso di appartenenza e accre-sciuto la consapevolezza della bellezza, nonostante le fatiche e gli innegabili pesi, del servizio a cui sono chiamato. Cosi, voltandomi indietro e riguardando questi 23 anni, mi pare sia un completamento natu-rale, al di là e nonostante i miei difetti e limiti, fare il passo di diventare cooperatore, come una sorta di “pezzo” di cammino a cui sono giunto e che sono chiamato ora a percorrere. Dopo la promessa e la nomina a Presidente del gruppo della nostra Provincia religiosa mi sono piano piano inserito nel mondo dei Cooperatori cercando di conoscerne l’organizzazione e soprat-tutto i gruppi e le persone che ne fanno parte. È un cammino ancora da fare, ma molto arricchente ed interessante che mi ha portato ad incontrare tante persone e realtà a me sconosciute. Coltivo nel cuore il desiderio di far crescere l’Associazione attraverso l’inserimento di nuove persone e la speranza di ave-re come guida e compagno di cammino, oltre a tan-te persone che con me condividono questa strada, proprio lui ... don Luigi ! - dott. Antonio Valentini

■■ Cooperatori con don Luigi

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Notizie di CASAguanelliana

RSA DON GUANELLA FOTOGRAFIE DEL PASSATO

Continuano le donazioni per le CANNE del nuovo organo del Santuario Sacro CuoreMeduri Eleonora (Meduri Francesca) - Edoardo e Ma-riolina (Edoardo e Mariolina Banfi) - Marija Kovol (Sala Marilena) - Suriano Fortunato (Suriano Domenico) - Bruno e Matilde (Gianmattei Bruno e Galli Matilde) - Maluccia Rosa (Suriano Domenico) - Monti Mario (N.N.) - Monti Fabio (N.N.) - Monti Alessandro (N.N.) Per un totale di € 1.800 per nove canne inter-ne. Ci sono ancora 1321 canne senza nome.

CASA DIVINA PROVVIDENZAOpera Don Guanella

Via Tomaso Grossi 1822100 COMO (Italy)

www.guanellacomo.it

Una mattinata di grazia e di gloria inattesa: per il nostro Fondatore s’intende! Domenica 3 maggio, come già cinque anni fa, RAIUNO ha trasmesso la S. Messa dal nostro Santuario S. Cuore di Como, cele-

brando così per tutt’Italia (e oltre) il Centenario della morte di don Guanella. Tutti i telespettatori hanno elogiato la perfezione tecnica della trasmissione e la profondità dei contenuti sia nell’omelia di don Marco Grega, sia nei commenti del cronista, Orazio Coclite. Un ringraziamento sincero al regista don Antonio Ammirati e a tutta la troupe; ad Adriano Peduzzi per il servizio liturgico e alla Corale polifonica di Cassago Brianza con il maestro Yutaka Tabata e l’organista Pier Enrico Giudici.

Nel corso dell’anno centenario guanelliano “l’organo del nostro Santuario ha cantato per san Luigi Guanella” la domenica 10 maggio. Ha eseguito il concerto il conosciutissimo maestro coma-

sco ALESSANDRO BIANCHI, organista della Basilica di San Paolo a Can-tù, che ha eseguito musiche di Bach, Reger, Stamm e altri compositori contemporanei. Un’esecuzione ad altissimo livello, così ampio e variato da far … suonare quasi tutte le canne dell’organo! Ringraziamo anche il mae-stro Enrico Viccardi, direttore artistico dei “Percorsi d’organo in Provincia di Como” per aver scelto il nostro organo per le sue qualità sonore.

Una mattinata

di grazia e di gloria

inattesa:

L’organo del Santuario del Sacro Cuore ha

cantato per

per il nostro Fondatore, s’intende!

San Luigi Guanella

Raiuno nel Santuario

Sacro Cuore di Como

Per l’anno centenario

guanelliano (1915-2015)

“Lungo il Viaggio” è il tema della mo-stra fotografica allestita presso la nostra Rsa di Como, inaugurata in occasione della primaverile “FESTA è PER TE”, tre giorni ricchi di eventi de-dicati all’anziano, ai parenti ed amici. Gli anziani ospiti della casa sono stati i protagonisti, i volti del tempo passa-to ritratti in scatti che toccano diverse tematiche della vita di ciascuno … il “viaggio”, appunto, fatto di amore, amicizia, famiglia, scuola, sport e i passatempi … Grazie alla collabora-zione dei parenti degli ospiti è stato possibile recuperare meravigliose fo-tografie d’un tempo passato, ancora a disposizione dei visitatori.

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Il contributo dei guanelliani per la Patria nella

Grande Guerra

100 anni dopo1 92015di ADRIANO FOLONARO e SILVIA FASANA

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INSE

RTO

LA DIVINA PROVVIDENZA n. 2 - 2015

il contributo dei guanelliani per la Patria nella

Grande Guerra19152015

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11INSERTO LA DIVINA PROVVIDENZA n. 2 - 2015

INSERTO SPECIALE

Nelle case guanelliane, come in tutta Italia, si era tanto pregato e soffer-

to per allontanare lo spaurac-chio della guerra dalle nostre contrade. Don Guanella aveva anche inviato una circolare ai suoi sacerdoti e alle sue suore: «Quando, nell’agosto passa-to, si sviluppò quest’incendio di guerra, che tuttora avvol-ge nei suoi vortici spaventosi l’Europa intera, noi abbiamo

Il 23 maggio 1915, proprio cento anni fa, l’Italia en-trava in guerra. Era la PRIMA GUERRA MONDIALELe vicende di quel periodo ci vengono restituite oggi, con vivez-za e precisione, attraverso le molte opere letterarie, i memoriali e i diari che sono rimasti, che in assenza di testimoni ancora in vita, gli unici strumenti in grado di raccontarci questo partico-lare momento che cambiò radicalmente la storia e le sorti del mondo. Anche dall’archivio guanelliano di Como, custodito presso la Casa Divina Provvidenza, emergono documenti significativi a tale proposito. Si tratta per lo più di comunicazioni che i con-fratelli dal fonte fanno pervenire ai superiori e viceversa: scritti che ci parlano delle difficoltà di ambientamento, del procedere della guerra, o, perché no, di anche piccole gioie condivise con i commilitoni. Ed è da questi documenti che apprendiamo il pre-zioso contributo che i figli di don Guanella hanno dato alla no-stra Patria, contributo che a volte è stato pagato con il sangue. Fare memoria di un avvenimento passato significa innanzitutto riconoscere che il proprio presente ne è frutto. Per questo ricor-dare la Grande Guerra ci invita a riflettere sul fatto che il sacrifi-cio di tante persone, tra le quali diversi nostri confratelli, è alla base del mondo in cui viviamo e nel quale ci muoviamo.

La cartina dell’Europa nel 1914

La Grande Guerra e le Case guanelliane

dato ascolto alla voce del Pon-tefice santo, che moriva pre-gando e offrendosi vittima per la salute del mondo, e in tutte le nostre case abbiamo dato principio a pratiche quotidiane di adorazione del Santissimo Sacramento. A quelle pratiche si è atteso con lodevole pietà e fervore e in alcune case vi si attende ancora; e certamente il Cuore di Gesù, mosso a pietà dalle preghiere commoventi di

«Tutti avevano la faccia del Cristo nella livida aureola dell’elmetto, tutti portavano l’insegna del supplizio nella croce della baionetta, e nelle tasche il pane dell’Ultima Cena, e nella gola il pianto dell’ultimo Addio»

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tanti nostri sventurati, ci ha dato in questo tempo grazie grandi di pre-servazione da tante sciagure e di ras-segnazione nei mali occorsici. Ma la guerra divampa sempre più atroce e minacciosa; ed è purtroppo a temere che non cessi ed estenda più ancora ed anche alla patria nostra i suoi di-sastri, se si ponga mente alla gravità delle colpe di una società, fatta ribelle al Signore e odiosa per mille miserie e peccati»1. Pertanto don Guanella chiedeva di recitare più volte al gior-no una preghiera indulgenziata dal Papa e aggiungeva: «Di più, in tutte le

nostre case vorremo, seguendo il rito liturgico e tenendo accese almeno sei candele, fare l’esposizione privata del Santissimo Sacramento, allo scopo di domandare, nell’adorazione che si farà per turno, al Signore i benefici della pace, e ciò dall’ultima messa fin verso il mezzogiorno»2 in alcuni gior-ni particolari. «È da attendersi con fi-ducia che le preghiere di tante anime innocenti e care al Signore abbiano ad ottenere dal sacro Cuore di Gesù, coll’intercessione di colei che è aiuto dei cristiani, madre della Provviden-za, regina della pace, misericordia e

PREGHIERA proposta da don Guanella per impetrare la pace dal Sacro Cuore

Il Sacro Cuore di Gesù chiamato ad essere il salvatore della patria

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perdono alle anime pentite e schiudere alla società tornata nel dolore a Dio un’era bramata di tranquillità e di benessere»3.

Alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, il 21 maggio 1915, don Guanella scriveva ancora a don Samuele Curti: «Tutti siamo in tremore per la guerra: Prega-te»4. Invece «sul finire del maggio, [...] si aprivano le ostilità, e gli eserciti, l’un contro l’altro ar-mati, davano principio alla

guerra tanto paventata»5. Dalle pagine de La Divina Provviden-za veniva lanciato un appello a contribuire generosamente all’ampliamento della chiesa del Sacro Cuore di Como per trasformarla in un grande San-tuario: «Anche la nostra patria si trova in grave pericolo: la sua tranquillità è minaccia-ta… […] in nome dei più sacri interessi delle famiglie nostre, della società, della patria, noi ci rivolgiamo all’esercito dei volonterosi perché compiano

uno sforzo benedetto di gene-rosità a vantaggio d’un San-tuario che sia eretto con […] la volontà di offrire al Sacro Cuor di Gesù, chiamato ad essere la sicura salvaguardia e il sal-vatore della nostra patria, un monumento di amore e ricono-scenza»6. Proprio nel maggio 1915, su progetto dell’architet-to Aristide Leonori, iniziarono i lavori per la riproduzione dei luoghi santi della Palestina nel Santuario del Sacro Cuore di Como perché, nell’intenzione

Il Calvario nel Santuario del Sacro Cuore di Gesù in Como

«Il monumento benedetto del S. Sepolcro e del

Calvario: […] sarà altare di supplica al Cuor di

Gesù per i bisogni della società cristiana, per la

cessazione di tanti flagelli, per il ristabilimento della pace universale, per la prosperità del mondo»

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di don Guanella il tempio sia «in Europa, come lo è in Ameri-ca, Santuario unico e speciale di grazie e di benedizioni»7: «il monumento benedetto del S. Sepolcro e del Calvario: […] sarà altare di supplica al Cuor di Gesù per i bisogni della società cristiana, per la cessazione di tanti flagelli, per il ristabilimen-to della pace universale, per la prosperità del mondo»8.

Inoltre don Guanella in questo periodo ebbe l’idea di far erige-re una chiesa votiva dedicata alla Madonna della Pace nella sua casa femminile di Stimia-nico, su progetto dell’amico Giacomo Mantegazza. Lo stes-so Mantegazza vi dipingerà al centro del catino absidale la Madonna della Pace con il Bambino recante in mano

un ramo d’ulivo e al di sotto la scritta «Da pacem, Domine, diebus nostris» «augurio per la nostra Nazione»9.

Don Guanella vedeva nella guerra una conseguenza della ribellione a Dio di questa so-cietà e pensava con raccapric-cio alle rovine conseguenti. Si può cogliere il suo giudizio in una conversazione con i con-fratelli della Casa di Como, dopo il pranzo del 2 giugno 1915: «È inutile la ricerca dei colpevoli di questa guerra. Gli è che il mondo è un ammasso di peccati e di miserie e di falsi-tà. La società deve ricevere un nuovo battesimo di sangue che la purifichi e da cui essa esca salva e rinnovata. Tutto il resto non conta nulla. La filosofia è tutta qui. Noi facciamo quel

che possiamo. La Provvidenza ci veglierà. Il martirio dei nostri [...] varrà ad ottenerci le sue be-nedizioni. Fiducia e preghiera, e bando al peccato. Così è sulla Provvidenza che bisogna con-tare»10.

Una parola di sicurezza e di fede in una logica ottimistica: se «Dio dal male sa ricavare il bene», anche la trincea pote-va divenire campo di semina di bene per i nostri confratelli che ne saranno coinvolti! Il me-desimo interrogativo lo si tro-va nell’articolo del luglio 1915, su il nostro periodico La Divi-na Provvidenza: «E non è forse provvidenziale questo accorre-re di Preti-Soldati? Non è que-sto un lanciarsi di lievito buo-no nella massa incomposta di gente...? Gemiamo pure su chi

Como: monumento del S. Sepolcro e del Calvario nel Santuario S. Cuore “per la cessazione di tanti flagelli”

«La Provvidenza ci veglierà. Il martirio dei nostri [...] varrà ad ottenerci le sue

benedizioni. Fiducia e preghiera, e bando

al peccato. Così è sulla Provvidenza che

bisogna contare»

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geme e combatte ma gemiamo da forti pregando, lavorando, esercitando la carità»11.

In quest’ottica «La Casa della Divina Provvidenza ha dato lar-go tributo all’esercito di Preti e di Studenti: Preti e Studenti che, compiuto il noviziato fra gli orrori del terremoto e gli stenti di un contrastato salvataggio, si recano a gioia di fondere le proprie forze con quelle della gioventù più balda, di spendere la vita pur di consolare, riconciliare a Dio qualche anima, pur di rendere

l’Italia nostra forte, buona, ve-ramente cristiana»12. Già nel luglio 1915 don Guanella stes-so comunicava a mons. Angelo Bartolomasi, Vescovo dell’E-sercito Nazionale, le generalità dei Sacerdoti Filippo Bonacina e Giovanni Anessi che erano già sotto le armi.Nel settembre del 1916 i Servi della Carità richiamati alle armi erano 37 su 13313; nel settem-bre del 1917 erano 46 su 155; un anno dopo erano 44 su 14714.

«I nostri soldati, sono sparsi nelle caserme, davanti alle li-nee nemiche del Trentino, del Carso, dell’Isonzo, dell’Albania. Sono […] disposti a sacrificarsi per la patria con l’entusiasmo che loro infonde l’amore di Dio e la visione di una patria mi-gliore […]. Mentre con moltipli-cate energie noi, rattenuti nelle case nostre dall’età o dall’in-validità fisica, spendiamo le

Madonna della pace «Da pacem, Domine, diebus nostris»

«È inutile la ricerca dei colpevoli di questa guerra. Gli è che il mondo è un ammasso di peccati e di miserie e di falsità. La società deve ricevere un nuovo battesimo di sangue che la purifichi e da cui essa esca salva e rinnovata»

Como,Santuario S. Cuore: particolare della pala dell’altare del S. Cuore Don Guanella addita ai bisognosi il Sacro Cuore (Attilio Ticinese, 1945)

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nostre forze e la nostra vita nel soccorrere le miserie dei sof-ferenti; siamo fieri di dare alla patria nei nostri confratelli, tolti ad un’attività di carità e di sacrificio, dei soldati, che dalla loro formazione religiosa, dai loro sentimenti di fede, dalle loro abitudini di virtù traggo-no l’energia per difendere glo-riosamente le sorti del paese. Disposti a lasciare la loro vita in olocausto di benedizione sui campi insanguinati, quanto desiderosi di tornare con noi dopo la guerra»15.

Però la guerra spopolava le Case guanelliane delle sue mi-gliori forze: i giovani.

In alcuni casi don Aurelio Bac-ciarini, primo successore di don Guanella al governo della Congregazione, si darà da fare in trattative presso l’ordinariato di Coira e presso la Sacra Con-gregazione di Propaganda Fide per ottenere l’esenzione dal servizio militare di alcuni con-fratelli, ritenuti necessari nella gestione delle Case (come ad esempio don Sperandio Fili-setti)16 e presso la Segreteria di Stato per l’esenzione per privi-legio di don Luigi Previtali da lui richiesto come segretario per-sonale17; terrà contatti con l’o-norevole Paolo Carcano, mini-stro del Tesoro, per l’esenzione del chierico Nazareno Pompili18 e si occupò delle pratiche per ottenere la destinazione di don Gaetano Bassani a cappellano di un ospedaletto da campo19.

Dalle nostre ricerche e da quelle di Alejandro Dieguez abbiamo ricavato un primo elenco di guanelliani che hanno partecipato alla Prima Guerra Mondiale. Non è esaustivo, ma vuole essere un omaggio e un ricordo nel centenario dell’entrata in guerra dell’Italia.

Don Filippo Bonacina - Don Giovanni Anessi - Don Gaeta-no Bassani - Don Giovanni Bruschi - Don Mauro Mastro-pasqua - Don Santino Busnelli - Don Giovanni Savoldelli - Chierico Gaspare Lago - Chierico Nazareno Pompili (fron-te nel Trentino, nel Carso) - Chierico Edoardo Maggioni (al fronte nel Trentino, sul Carso, sull’Isonzo, a Gorizia) - Chierico Carlo Borghi (fra i primi ad essere arruolato - panificio militare Edolo) - Chierico Lorenzo Panzeri - Fratel Luigi Del Re (3° Alpini Morbegno) - Fratel Giuseppe Bonaccorsi [orig. Bona-corsi] (5° Corpo Sanità - Ospedale Militare Sanitario di Berga-mo) - Fratel Lorenzo Colombo (28° Fanteria, la Compagnia, 12a Divisione) - Fratel Carlo Tamassia - Chierico Giovanni Riva - Chierico Gastone Dondoni Caporale (159° Fanteria, 2a Compagnia) - Chierico Lodovico Laini - Don Luigi Albrici - Chierico Antonio Del Vesco (7° Reggimento Alpini, Batta-glione Val Piave, 268a Compagnia) - Chierico Alfredo Ferrari (79° Reggimento Fanteria, 6a Compagnia, 1° plot., Grezzana, Verona) - Chierico Ambrogio Buzzi (3° Sanità, 2a Compagnia, 5° plotone, 2a Squadra, Milano, p. Niguarda) Albania - Chierico Giuseppe Natale Milesi (3° Sanità, 3° Compagnia, 4° plotone, Milano, p. Niguarda) - Chierico Giacomo Colombo (3° Sanità, Milano, p. Niguarda) - Chierico Mario Bolzaretti (35° Fante-ria Stato Maggiore) - Chierico Cesare Marzagalli caporale - Chierico Amedeo Canzi - Chierico Evaristo Santinelli (3° Sanità, 1a Compagnia, Milano p. Niguarda) - Francesco Lama (Trombettiere, 11° Artiglieria, 7° battaglione) - Mario Cerioli - Attilio Caniato - Carlo Redaelli - Osvaldo Pellizzoni - Luigi Manazza (treno attrezzato, 26°, Voghera) - Giuseppe Valli (6° battaglione presidiario, 21a Compagnia, Peschiera) - Silvio Sil-vestri - Marcellino Ceccarelli.

Confratelli guanelliani nella Grande Guerra

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Oltre al fatto che la Congre-gazione veniva pesantemente indebolita di personale, va te-nuto presente che i confratelli richiamati alle armi, costret-ti ad una straziante guerra di trincea «tra il ferro, il fuoco, la morte, l’ira di Dio»20, con gra-vi problemi personali e spiri-tuali, erano sorretti solo «dal lume della fede, dalla fiducia e dalla rassegnazione», come testimonia Nazareno Pompili, un nostro chierico soldato che sarà fatto prigioniero di guerra: «Semplice fante, sbattuto dal Seminario alla caserma, più intontito che non lo sembrasse per l’improvviso, radicale cam-biamento d’ambiente, coi buo-ni e coi pessimi, cogli educati e coi mascalzoni, capitato come a caso, o meglio, come a puni-zione d’un grave fallo commes-so, conobbi che dovevo armar-mi di una buona dose di rasse-

gnazione e di fiducia in Dio»21. «Mi trovavo in una profonda e incomodissima caverna au-striaca, ove la luce, l’aria e l’i-giene erano un desiderio, ove correvano a migliaia i parassi-ti, compagni indivisibili del fan-te in trincea. Ero ammalato da quattro giorni. [...] Soffrii tanto! [...] Ora sto bene di salute. Mi sono rifatto. E l’anima? Quan-do, Dio mio, potrò assistere alla Santa Messa e Comuni-carmi? […] Ma quanti ostacoli! Ma io farei ogni sacrificio per ottenere tanto bene! La vita di trincea ci confina in una fossa, donde non ci si può allontana-re che per servizio. Fatto sta che son due mesi e mezzo che non ascolto la Santa Messa [...] Vede a che è ridotto un povero chierico, che un anno fa nuo-tava nell’abbondanza»22. «Chi non ha visto non può immagi-nare quanto sia stato terribile.

A quante scene strazianti si do-vette assistere! Dormire, man-giare, vivere insomma sempre coi morti, da uno a due mesi insepolti, che mandavano può immaginare quali esalazioni. Furono i primi sette giorni del settembre 1917, giorni di conti-nuo combattimento, a contra-starci insomma un monte, un palmo di terreno»23.Anche per il chierico soldato Giacomo Colombo il nuovo ambiente militare è causa di forte disagio: «In questo perio-do burrascoso, in cui anche le più forti vocazioni, sottoposte a dura prova per la vita milita-re, vacillano, mi pare che Dio ha permesso di far deserto de’suoi allievi il Seminario. Sentisse che discorsi, che bestemmie, che epiteti aggiunti ai SS. Nomi di Gesù e Maria!, ora appre-si anche dai piccoli Albanesi. Faccia pregare tanto tanto»24.

È da sottolineare che la maggioranza dei nostri confratelli erano arruolati come “preti-soldato”, posizione che nell’e-sercito era molto diversa da quello dei cappellani, regolati

nell’Esercito Italiano dal Decreto Luogotenenziale n. 1022 del 27 giugno 1915. Con questo decreto la suprema direzione del ser-vizio spirituale veniva assegnata ad un “Vescovo di campo”, con l’equiparazione al grado e al trattamento economico di maggio-re generale; questo aveva la giurisdizione su tutti i cappellani allora presenti nell’Esercito Italiano, fatta eccezione dei pochi appartenenti all’Ordine di Malta. Il Vescovo di campo era coa-diuvato a sua volta da tre “cappellani vicari”, equiparati a loro volta al grado di maggiore; vi erano poi le figure del “cappellano coadiutore”, del “cappellano capo d’armata”, parificate al grado

“Preti - soldato”Mons. Angelo Bartolomasiprimo vescovo castrense d’Italia

1869-1959

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di capitano, nonché quella del “cappellano ordinario”, equipa-rato al grado di tenente25. La scelta dei cappellani spettava al Vescovo di campo che poi la proponeva per la nomina al Ministero della Guerra. Perciò i seminaristi, i novizi, i chierici, gli addetti e i sacerdoti nostri o di altre Congregazioni che non erano parroci o vicari vennero considerati come dei sempli-ci soldati, assegnati alle unità combattenti e chiamati impro-priamente “preti soldato”, an-che se non mancò per alcuni di loro (1582) un riconoscimento del Ministero della Guerra con il conferimento del grado di uf-ficiale. La condizione dei “preti soldato” li portava a condivide-re la quotidianità con i semplici soldati, sotto una stessa divisa che li accumunava tutti nella stessa dura sorte, anche ope-rando in prima linea tra peri-coli e disagi. Questo mangiare lo stesso pane, mettersi in fila

con gli altri quando arrivava la spesa per ricevere la razione, questo dormire uno accanto agli altri, distesi per terra, nell’u-guaglianza macerante della stanchezza e del sonno, que-sto marciare incorporati nel Battaglione, polverosi come gli altri, con sacco in spalla come tutti, cantando a piena voce le canzoni alpine, dava il sen-so vivo di una comunione così intima e così eroica, che ogni cosa, anche la più umile e ordi-naria, si trasfigura nello spirito all’altezza e alla solennità di un rito e di un sacerdozio nuovo26. Tutto questo servì a proporre un’immagine del sacerdote in divisa assai diversa da quella dei cappellani, in grado di svol-gere una capillare azione reli-giosa che godeva di maggiore credibilità e fiducia da parte dei loro compagni d’armi, rico-prendo pertanto un più sentito e attivo ruolo religioso. Notevo-le l’impegno dei “preti soldato”

per l’istruzione e l’assistenza religiosa ai loro commilitoni: divennero spesso i loro confi-denti spirituali e anche gli ani-matori ricreativi nell’intento di alleviare la tensione del solda-to e rendere la vita meno dura al fronte. In altre circostanze, invece assistettero e consola-rono i feriti e gli ammalati, spe-cialmente in prima linea, sosti-tuendosi o coadiuvando l’atti-vità dei cappellani. Dal fronte scriveva il nostro chierico sol-dato Antonio Del Vesco: «Odo frequenti rombi di cannone [...] L’animo mio è sempre prepara-to. Sono il più allegro di tutti, e mi adopero per quanto posso al bene di tutti»27. «Che conso-lazioni si provano in mezzo a questi buoni e pazienti soldati - scriveva il sottotenente chie-rico Giacomo Colombo, impe-gnato nell’offensiva contro i Bulgari - a coloro che veramen-te fanno la guerra: essere loro guida, suggerire loro un santo

Don Nazareno Pompili

Don LorenzoPanzeri

Don Gaetano Bassani

Don Filippo Bonacina

Don Luigi Albrici

ALCUNI CONFRATELLI GUANELLIANI SOLDATI NELLA GRANDE GUERRA

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Generalmente i soldati partecipavano alle Mes-se di campo con fervore

e, compatibilmente alle circo-stanze belliche, con costanza. Scriveva il nostro chierico sol-dato Nazareno Pompili: «Sol-dato! All’orecchio di qualcuno questa parola potrà forse suo-nare indisciplina, irreligione, malcostume. Non è vero. Ve ne sono sì, dei poveri disgrazia-ti, degni della compassione di tutti, che non ebbero mai né

educazione, né istruzione morale e civi-le. Poveretti! [...] I soldati credono. La c o m p a g n i a li fa molte volte troppo

sfacciati e violano troppo ver-gognosamente il secondo co-mandamento. Ma come molto facilmente si lasciano tirare al male, cosi è assai facile con-durli alcuni in una Chiesa, ai piedi del Confessore, ad umi-liarsi davanti al Crocefisso. Non tutti ma molti. Hanno bi-sogno d’una spinta e del buon esempio»30.Poetiche le parole inviate dal fronte del 7° Reggimento Alpi-

ni del soldato chierico Antonio Del Vesco il 24 settembre 1915: «Peccato che, date le contin-genze, si abbia la Messa solo la festa. La festa poi è commo-vente il vedere la devozione dei soldati ad ascoltare la S. Mes-sa, davanti un altare improvvi-sato, sub divo, e adorno di po-che frasche di mugo, mentre il vento spegne le candele e volta le pagine del messale minusco-lo che sembra un testo scola-stico, ed il sole dardeggia sul capo del Levita e fa proiettare sugli astanti il riflesso della pa-tena»31.Dal fronte, don Gaetano Bas-sani comunicava invece la sua esperienza forte dopo avere celebrato il Natale con i suoi sodati: «Discesi dall’alto mon-

pensiero»28.Per tutti questi soldati di Dio e della Patria, nel rispetto dei mi-litari di tutte le fedi, ricordiamo le parole scritte da un anoni-mo sulla parete di una galleria delle Tofane: «Tutti avevano la faccia del Cristo nella livida aureola dell’elmetto, tutti por-tavano l’insegna del supplizio nella croce della baionetta, e nelle tasche il pane dell’Ulti-ma Cena, e nella gola il pianto dell’ultimo Addio»29.I “preti soldato” nel corso del conflitto furono oltre 22.000.

Messa di campo

Ch. Natale Milesi

Don Antonio Del Vesco

Fr. Luigi Del Re

ALCUNI CONFRATELLI GUANELLIANI SOLDATI NELLA GRANDE GUERRA

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te su cui fummo accampati per due mesi [...] Sotto la neve, noncuranti del freddo e delle fatiche, con volontà energica ci mettemmo all’opera e fabbri-cammo le nostre capanne [...] In brevissimo tempo s’innalzò e si condusse a termine la nostra baracca, proprio alla vigilia del Santo Natale. Che contento! Si era stanchi da non poter quasi reggere in piedi, ma felici! Si di-ceva: Domani è il bel giorno del Santo Natale, e noi potemmo raccoglierci nella nostra capan-na e passarvi un momento con Dio e la pace nei cuori. La sera di quella vigilia sarà per me, pre-te-soldato, indimenticabile. Era in preda ad una profonda tri-stezza che m’invadeva tutta l’a-nima, mentre il pensiero mi cor-reva a lontane persone e luoghi cari. Ma, scesa la notte [...] men-tre la neve copriva le rocce e le valli, fui chiamato ad ascoltare le confessioni de’ miei compa-gni. Mi chiesi: Dov’è il confessio-nale! Mi si additò una via, stretta

stretta, chiusa entro due alte pa-reti di neve, che si inoltrava una ventina di passi. Là mi fermai, ritto in piedi, tremante dal fred-do, col Crocifisso in mano; là mi venivano davanti i nostri soldati a confessare le loro colpe e ad udire la parola del perdono. Un confessionale di nuovo genere, un confessionale di neve: per tetto il padiglione del cielo! [...] Furono momenti così belli, che lasciai ogni tristezza e dimenti-cai un passato di pene e di soffe-renze. Si passò la notte veglian-do; e alle ventiquattro si celebrò la Santa Messa e si distribuì la Santa Comunione a numerosi soldati che avevamo confessa-to. [...] La mia capanna divenne poi Chiesa. Vi si conservò il SS. Sacramento. [...] Era consolante vedervi accorrere tanti solda-ti. [...] Venivano e si fermavano, felici di stare con Gesù a dirgli le loro pene, in attesa sicura e fiduciosa di consolazione e di pace»32.

Il legame che ha saputo tenere saldamente uniti i confratelli delle comunità rimasti nelle Case con i nostri sacerdoti-chierici-fratelli al fronte, sono stati «il pensiero e la preghiera, così la parola e la

penna che spesso hanno intrattenuto i nostri soldati con pena, con affetto, con augurio, con desiderio»33.La Congregazione seguiva con sollecita premura i confratelli al fronte. Ne è testimonianza la copiosa corrispondenza intercorsa, di cui si riportano solo alcuni stralci (è possibile la consultazione delle altre nelle annate 1915-1920 de La Divina Provvidenza). Don Filippo Bonacina non poteva dimenticare la visita che don Gua-nella gli aveva riservato all’Ospedale Militare di Milano, dove si tro-

Lontani, ma non soli

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vava in qualità di cappellano militare e la raccomandazione che gli aveva fatto: «Abbi pazienza coi feriti. Rimira in essi l’immagine di Gesù Cristo, e il Signore ti compenserà»34.In molte lettere provenienti dal fronte, i confratelli soldato chiedevano preghie-ra per affrontare con coraggio la situa-zione di persistente pericolo. Fratel Lu-igi Del Re nel 1915 scriveva: «Però non manco di raccomandarmi alle preghiere di tutti, che Iddio mi dia coraggio e ras-segnazione, se occorrerà di sacrificare la vita in espiazione de’ miei peccati, per dare amore e gloria alla patria, e a Dio soprattutto…»35.A questi confratelli c’era sempre l’assi-curazione di vicinanza: «Sì, sì, cari nostri soldati: che il Signore accetti le vostre fatiche generose e i vostri sacrifici insie-me con le ansie con le quali noi vi seguia-mo, e infonda in tutti coraggio e fiducia. Noi leggiamo con la più viva commo-zione i vostri scritti, vi accompagniamo col più grande affetto, soddisfacciamo al vostro desiderio pio di preghiere e auguriamo che venga presto e gloriosa l’ora del nostro ricongiungimento per la ripresa del nostro lavoro santo e bene-detto a gloria di Dio e a vantaggio della Società»36.Don Aurelio Bacciarini, nella corrispon-denza personale, non dimenticava di interessarsi di quanto potessero avere bisogno: «Spero che sii in buona salute e porti con pazienza il peso della croce che il Signore ti ha dato per il bene tuo e per il bene nostro. Mi fa consolazione grande il saperti buono: il sapere cioè che conservi lo spirito del buon chierico e l’attaccamento al nostro caro Istituto. Voglia Iddio che cessi questa guerra, perché tu possa ritornare agli studi e al comune lavoro pei nostri cari poveri! Ti ho fatto spedire un pacco l’altro ieri e

quando sarò sicuro del recapito vedrò di spedirti un po’ di vestiario per l’inver-no»37. E al chierico Giovanni Riva scrive-va: «Prega caro Giovanni [...] onde tor-nare all’Istituto e farvi gran bene. Dimmi se hai qualche bisogno in cui ti possa giovare»38.Le comunicazioni diventavano spesso motivo di un saluto e di un incoraggia-mento: «Oggi stesso ho rinnovato la do-manda di farti cappellano o ajutante. Speriamo. Coraggio, caro don Gaetano: ti accompagno con la preghiera nella speranza di rivederci presto»39.Dal “Dosso Fàiti”, sul Carso, dopo 28 mesi di servizio al fronte, il chierico Na-zareno Pompili, scrivendo a don Leo-nardo Mazzucchi, così si esprimeva con gratitudine: «E le frequentissime sue corrispondenze in cui mi trasfuse tutto il suo cuore di padre, quelle degli altri confratelli, l’interessamento assiduo del nostro caro D. Luigi nella persona di Mons. Bacciarini, vero nostro padre, conservarono in me quei buoni senti-menti, di cui le sue assidue e paterne cure mi corredarono»40.Non mancava l’aggiornamento conti-nuo alle comunità della situazione dei confratelli soldati, per mantenere vivo il ricordo, la vicinanza e la preghiera: «Due altri nostri soldati sono rimasti prigio-nieri, i chierici Riva e Pompili. Il soldato Nazareno Pompili ci dà sue brevi notizie dalla prigionia di Meschede, poi di Man-nheim in Germania, e si raccomanda vi-vamente alle preghiere dei membri e de-gli amici delle nostre Case [...]. Il chierico Gastone Dondoni, in lettera, arrivataci il 14 gennaio, ci scriveva da Sigmundsher-berg, l’8 ottobre […] “l’inverno [...] sarà molto peggiore dell’anno scorso [...] per il soffiare temporalesco dei venti gelidi della Polonia. In Gennaio il termometro scese fino a 25 sotto zero”»41.

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Ancora don Bacciarini si rende-va sollecito nel comunicare ai confratelli le perdite subite: «Ai cari confratelli Servi della Cari-tà, Vi si rende noto con grande dolore, che il nostro confratello, chierico Lodovico Laini, cadde vittima di guerra i primi giorni di novembre sul monte Asolone, in qualità di sottotenente degli arditi. Dando solleciti all’anima del caduto glorioso i suffragi di regola oltre quelli abbondanti della nostra privata affettuosa divozione, solleviamo i nostri cuori, rattristati dal rammarico d’un’altra nostra cara speran-za perduta, con la fiducia che il sangue del buon soldato no-stro sarà fecondo, come per il

bene della patria difesa, anche per lo sviluppo della Congre-gazione amata. Nella carità di Cristo, affettuosissimo vostro Superiore»42.Lunghi furono i quattro mesi di incertezza e di ricerca da parte di don Aurelio Bacciarini e don Leonardo Mazzucchi in merito a don Giovanni Anessi, di cui non si avevano notizie. Final-mente il tenente Carlo Pasto-rino scrisse una lettera in cui veniva comunicata la morte del confratello, caduto sul Carso il 4 giugno 1917, colpito da una raffica di mitragliatrici43.E nemmeno gli Ospiti del-le Case si dimenticarono dei “chierici e preti soldato”, anche

opportunamente sollecitati dai confratelli: «Noi certo non ismettiamo di pregare e di far pregare dai nostri ricoverati, dai nostri orfanelli, dai nostri chierici, dalle nostre Suore per loro; e con piacere ci ricordia-mo, in mezzo alle molteplici cure in cui ci tengono le difficol-tà del momento e la scarsezza del personale, il compito gradi-to, doveroso e davvero impor-tante di scrivere loro la parola del consiglio e del conforto. Sì, cari nostri soldati, fatevi corag-gio ed offrite a Dio con letizia e con costanza vittoriosa i vostri sacrifici, che piaceranno a Dio e vi otterranno per il presente e per il futuro grandi grazie»44.

Dalla corrispondenza dei confratelli dal fronte spesso affio-ra la nostalgia della Casa e il desiderio del rientro, quanto prima. È il caso del chierico soldato Antonio Del Vesco che,

«scrivendo, risveglia la nostalgia dei tempi di pace fra noi, rievo-ca lieti ricordi, dicendosi “ansioso di ritornare a dire il recedant vetera, nova sin omnia”»45, o del chierico Gastone Dondoni, che l’8 ottobre 1917 scriveva da Sigmundsherberg: «Speriamo di so-pravvivere ai travagli di questi anni per poter rivedere l’Italia, le persone care, e rivivere l’antica vita di lavoro a bene della nostra

La nostalgia di casa

Don Luigi Guanella (1914)Don Aurelio Bacciarini Don Leonardo Mazzucchi

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23INSERTO LA DIVINA PROVVIDENZA n. 2 - 2015

INSERTO SPECIALE

amata Congregazione»46.Anche il chierico Natale Milesi, nativo di Coli-co, nelle sue missive scriveva spesso del suo amore per la Casa e del suo desiderio di diven-tare sacerdote. Ma il suo sogno fu infranto da una malattia: il 7 luglio 1917 fu ricoverato in un ospedale da campo di Udine, dove moriva se-reno il 4 agosto. Il cappellano don Pietro Gal-lina, con altri otto sacerdoti degenti, l’accom-pagnarono al piccolo cimitero militare di Man-zano (UD)47. «Sospiro! Quando potrò indossare la veste benedetta? Mi basterebbe un giorno solo! Per questo sospiro la licenza... Preghi che Iddio mi conceda tanta grazia…»: chi scrive è il chierico Nazareno Pompili, il 18 agosto 1917, dal fronte48.E di questi rientri ne troviamo gioioso riscon-tro negli scritti di don Aurelio Bacciarini: «Sia dunque ringraziato in eterno Iddio misericor-dioso, il quale, alla grazia di questa speciale assistenza, quella congiunse di restituire i cari confratelli che la guerra ci aveva amaramente strappato. Il loro ritorno sarà quanto prima un fatto compiuto e noi ne pregustiamo la gran-de gioia. Tanto più che dalle loro care lettere sappiamo che ritornano esuberanti di affetto alle opere della Provvidenza, decisi di dedicare generosamente ad esse una vita che fu tem-prata a tutte le prove e a tutte le asprezze. È vero che non tutti ritornano, perché la morte ha fatte le sue vittime, pure nel piccolo drap-pello dei nostri cari soldati; ma anche i morti non sono del tutto perduti: essi sono ancora con noi collo spirito e colla preghiera, ci guar-dano dal cielo con don Luigi e lassù ci atten-dono»49. Non manca l’eccezione di qualche confratel-lo che al rientro preferì la parrocchia, come il caso di don Luigi Albrici: «Quando ebbe il con-gedo, sentì men forte il legame alla Congrega-zione, minore il richiamo. Col lungo esercizio del ministero, gli era maturato in cuore il desi-derio d’essere prete in cura d’anime, lo prefe-riva al servizio umile e continuo dei poveri, al legame quotidiano con la comunità»50.

La Grande Guerra era scoppiata il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell’Impero Au-stro-Ungarico alla Serbia; l’Italia riuscì a mantene-re per circa un anno un atteggiamento di neutrali-tà, schierandosi nell’aprile del 1915 al fianco delle forze dell’Intesa, in cambio del riconoscimento dei propri diritti su Trentino, Alto Adige, Trieste, Istria e Dalmazia; entrò ufficialmente in guerra il 23 maggio 1915. Il conflitto assunse carattere mondiale con l’entrata in guerra del Giappone e degli USA, al fianco dell’Intesa. Nei primi anni la guerra vide in forte difficoltà le forze dell’Intesa, con i tedeschi che arrivarono alle porte di Parigi. Ma tra il 1917 e il 1918 gli inglesi, i francesi, gli ita-liani, gli statunitensi e i loro alleati sbaragliarono la resistenza di austriaci e tedeschi, costringen-doli alla capitolazione. Nella Prima Guerra Mon-diale le vittime (morti, feriti e mutilati) furono oltre 37 milioni.Una guerra inutile, come spesso è stata giudica-ta anche dalla Chiesa, o necessaria come la giu-dicarono storici e politici, data l’impossibilità di coesistere pacificamente delle potenze europee e mondiali? Una volta iniziata, la guerra dovette essere combattuta fino in fondo, perché nessuno dei belligeranti poteva permettersi una sconfitta che avrebbe segnato la fine del suo potere eco-nomico, politico e militare, e delle sue ambizioni imperialistiche.La Grande Guerra fu una tragedia umana. Nei quattro anni e tre mesi del conflitto morirono cir-ca 2 milioni di soldati tedeschi insieme a 1.110.000 austro-ungarici, 770.000 turchi e 87.500 bulgari; dalla parte degli alleati ci furono circa 2 milioni di morti russi, 1.400.000 francesi, 1.115.000 dell’Im-pero britannico, 650.000 italiani, 250.000 rumeni e 116.000 americani.Considerando tutte le nazioni del mondo, si sti-ma che durante la Prima Guerra Mondiale persero la vita poco meno di 9.722.000 soldati. Ci furono inoltre circa 21 milioni di feriti: alcuni guarirono senza particolari conseguenze, molti però resta-rono segnati o menomati a vita. Queste cifre, poi, non tengono contro di quanti rimasero trauma-tizzati dal punto di vista psicologico: uomini che subirono lo shock da bombardamento e che non si sarebbero mai più ripresi, e i milioni di persone colpite da quello che oggi chiameremmo disturbo post-traumatico da stress. Questi dati non consi-derano nemmeno i civili uccisi dalla guerra: cir-ca 950.000 persone che morirono a causa delle azioni militari e la sconvolgente cifra di 5.893.000 civili che persero la vita a seguito delle carestie e delle malattie provocate dal conflitto. Si tratta di numeri che dovrebbero far riflettere53.

«Chiunque abbia mai guardato negli occhi vitrei di un saldato morente sul

campo di battaglia ci penserà due volte prima di scatenare una guerra»

(Otto von Bismark)

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il contributo dei guanelliani per la Patria nella

Grande Guerra19152015

24

INSE

RTO

LA DIVINA PROVVIDENZA n. 2 - 2015

1 Lettera di L. Guanella ai Servi della Carità e alle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, Como, 25 aprile 1915, in Scritti per le Congregazioni, IV, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1988, 1423. Cfr. anche Unione di preghiere, in LDP maggio 1915, 68.2 Lettera di L. Guanella ai Servi della Carità e alle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, Como, 25 aprile 1915, in Scritti per le Congregazioni, IV, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1988, 1425. Cfr. anche Unione di preghiere, in LDP maggio 1915, 68.3 Lettera di L. Guanella ai Servi della Carità e alle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, Como, 25 aprile 1915, in Scritti per le Congregazioni, IV, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1988, 1425. Cfr. anche Unione di preghiere, in LDP maggio 1915, 69.4 Lettera di L. Guanella a don Samuele Curti, Como, 21 mag-gio 2015, E 1027.5 M. Albini Crosta, Lievito buono, in LDP, luglio 1915, 98.6 La patria e il Sacro Cuore, in LDP febbraio 1915, 24.7 L. Guanella, Ricordi (per la ripresa dei lavori nel Santuario), in LDP, maggio 1915, 68.8 L. Guanella, Ricordi (per la ripresa dei lavori nel Santuario), in LDP, maggio 1915, 67.9 Nella chiesetta di Stimianico, in LDP, settembre 1019, 132.10 La nuova primavera di guerra e la parola di Don Luigi Gua-nella, in LDP, aprile 1917, 57.11 M. Albini Crosta, Lievito buono, LDP, luglio 1915, 98.12 M. Albini Crosta, Santa Maria della pace, pregate per noi, in LDP, ottobre 1915, 151.13 Tra i 37 confratelli nell’esercito nel 1916 vi erano 6 sacer-doti, 5 fratelli laici, 13 chierici di cui uno era caduto prigio-niero, 4 novizi chierici e 9 novizi e addetti laici; cfr. LDP, 1917.14 Cfr. Disposizione e distribuzione del personale addetto all’I-stituto della Divina Provvidenza nelle singole Case, dall’anno 1913-14 all’anno 1948, in Archivio generale SdC, Roma.15 I nostri soldati, in LDP, luglio 1917, 93.16 Lettera di A. Bacciarini a mons. Giorgio Schimid de Grün-ech, Lugano, 15 aprile1916, in Epistolario “guanelliano” di Aurelio Bacciarini (a cura di Alejandro Dieguez), Vol. I, Roma, Nuove Frontiere, 1999, 163s, 169. 17 Lettera di A. Bacciarini al card. Pietro Gasparri, Roma, 8 giugno 1916, in Epistolario “guanelliano”..., I, o. c., 173s.18 Lettera di A. Bacciarini a don Gaetano Bassani, Ferentino, 21 settembre 1916, Epistolario “guanelliano”..., I, o. c., 197. 19 Lettera di A. Bacciarini a don Gaetano Bassani, Gatteo, 29 gennaio 1917, in Epistolario “guanelliano” di Aurelio Bacciarini (a cura di Alejandro Dieguez), Vol. II, Roma, Nuove Frontiere, 2003, 73.20 N. Pompili, Le vicende di un nostro soldato chierico prigio-niero in guerra, in LDP, febbraio 1919, 20.21 N. Pompili, Le vicende di un nostro soldato chierico prigio-

niero in guerra, in LDP, febbraio 1919, 19.22 Intorno ai nostri soldati, in LDP, settembre 1917, 109.23 N. Pompili, Le vicende di un nostro soldato chierico prigio-niero in guerra, in LDP, febbraio 1919, 19.24 I nostri soldati, in LDP, dicembre 1916, 134.25 Cfr. F. Fontana, Croce ed Armi. L’assistenza spirituale alle forze Armate Italiane in pace e in guerra (1915-1918), Mariet-ti, 12-13.26 Cfr. C. Gnocchi, Cristo con gli alpini, Fondazione Don Carlo Gnocchi, Ancora 1999, 22.27 I nostri confratelli nell’esercito, in LDP, luglio 1915, 109.28 I nostri soldati, in LDP, agosto-settembre-ottobre 1918, 90.29 “Carroccio Novissimo”, Tip. S. Lega Eucaristica, Milano 1918.30 I nostri soldati, in LDP, gennaio 1917, 7.31 Dal Campo, in LDP, ottobre 1915, 154.32 I nostri soldati, in LDP, gennaio 1917, 8, 9.33 Spigolando. I nostri soldati, LDP, settembre 1917, 108.34 Leo Brazzoli, Servi della Carità. Profili biografici (1890-1980). Nuove Frontiere Editrice, 1993, 209.35 I nostri confratelli nell’esercito, in LDP, luglio 1915, 10936 I nostri confratelli nell’esercito, in LDP, luglio 1915, 109.37 Lettera di A. Bacciarini ai Servi della Carità, Lugano, 11 settembre 1918, Epistolario “guanelliano”…, II, o. c., 101.38 Lettera di A. Bacciarini a Giovanni Riva, Lugano, 19 dicem-bre 1917, Epistolario “guanelliano”…, II, o. c., 94.39 Lettera di A. Bacciarini a don Gaetano Bassani, Roma , 29 novembre 1917, Epistolario “guanelliano”…, II, o. c., 88.40 N. Pompili, Le vicende di un nostro chierico prigioniero di guerra, in LDP, febbraio 1919, 19.41 I nostri soldati, in LDP, febbraio-marzo-aprile 1918, 1842 Lettera di A. Bacciarini ai Servi della Carità, Milano, 9 gen-naio 1919, Epistolario “guanelliano”…, II, o. c., 105.43 Necrologia, in LDP, ottobre-novembre 1917, 136.44 I nostri soldati, in LDP, dicembre 1916, 134.45 I nostri soldati, in LDP, settembre 1917, 108.46 I nostri soldati, in LDP, febbraio-marzo-aprile 1918, 18.47 Cfr. Necrologio, in LDP, settembre 1917, 111-112.48 Intorno ai nostri soldati, in LDP, settembre 1917, 109.49 Lettera di A. Bacciarini ai Servi della Carità, Lugano, 18 dicembre 1918, Epistolario “guanelliano”…, II, o. c., 104.50 Cfr. Lettera di A. Bacciarini a don Leonardo Mazzucchi, Lugano 7 ottobre 1919, Epistolario “guanelliano”…, II, o. c., nota 180, 128.51 I nostri soldati, in LDP, novembre-dicembre 1918, 110.52 Il monumento a D. Luigi Guanella, in LDP, marzo 1919, 33-34.53 P. Hart, La grande storia della Prima Guerra Mondiale, Newton Compton editori, Roma 2013, 520.

3 novembre 1918: la fine della guerra«Cessata la guerra, che ci

sacrificò un sacerdote, due chierici e tre aspiranti laici, hanno fine le ansie nostre sulla sorte dei nostri amati confra-telli, sacerdoti, chierici, laici. Taluno è già rientrato tra noi. Possano con noi unirsi presto gli altri tutti per rafforzarsi nella tiepida atmosfera della nostra religiosa famiglia di rinnovate energie spirituali al compimen-to di opere egregie di santità e di zelo».51

La volontà di don Guanella«Il cuore di don Guanella,

che aveva raccolto tante lagrime e compreso confor-tandoli tanti dolori, consacrò agli sventurati gli ultimi palpiti suoi; e prima di chiudere i suoi occhi a questa terra, il nostro buon Padre ci raccomandò di allargare le braccia della no-stra carità per soccorrere le vittime e asciugare il pianto di questa triste guerra. Così vera-mente con l’erezione del ricove-ro si dà compimento alla sacra volontà ultima del padre. Quale impegno più bello e più dovero-so!».52

Messa di campo

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LA DIVINA PROVVIDENZA N. 2 - 2015 NELLE PERIFERIE DEL MONDO

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GRAZIE RICEVUTETucci Umberto, Ferentino.

ATTI DI BONTÀBoehm Piera, Como, € 1500 progetto n° 18; Tognali Dovilio, Como, € 600.00 progetto n° 14; Ambrosoni Luigi; Gessate, € 500.00; Famiglia Decio, Robbiate € 1000.00; Rocchinotti Giuseppe, Milano € 850.00; Brivio Sandro, Mariano Comense, € 120.00; Pignata Emanuela, Seveso, € 225.00; Zoppetti Elisa, Introbio, € 150.00; Matasci Maria, Gordola (TI), € 187.92; Ranaldo Maria Grazia, Albenga, € 400.00 progetto n° 14; Taiana Abbondio, Gironico, € 200.00; Sposetti Dina e Annita, Chiavenna, € 150.00; Diotallevi Lirio, Ascoli Piceno, € 200.00; Trenti Giuseppe, Savignano sul Panaro, € 200.00 per le missioni; Bertolasi Maria Carolina, Solaro, € 600.00; Robbiani Colombo Andrea e Moreno, Como, € 148.00; Meduri Francesca, Como, € 400.00; Squellati Rivolta Adele, Busto Arsizio, € 500.00; Volpi Mario e Natalina, Faloppio € 500.00; Roscio Maria Antonietta, Como, € 200.00; Stiftung fur die Unterstutzung von Wohltatigkeitsw, Lietchtenstein, € 4549.45; Suriana Paola Maria e Domenico, Como; € 200.00; Venegoni Beatrice, Milano, € 250.00; Farmacia Mascetti, Cernobbio, € 1000.00; Stabile Daniela, Como, € 500.00; Arcioni Sandro, Mandello del Lario, € 250.00; Regiunenti Erminia, Milano, € 500.00 in ricordo dell’ex-allievo Regiunenti Giuseppe; Gelosa Paolo Enrico, Figino Serenza, € 150.00; De Carli Giannini Antonietta, Minusio, € 192.45; Galli Gianmattei Bruno e Matilde, Lucca, € 900.00.

PIÙ GIORNATE DI PANEGritti Maria Angela, Carlazzo, 2gg; Gadda Flora, Fagnano Olona, 2gg; Frigerio Luciano, Bulgarograsso, 4gg; Pradella Francesco, Paolo, Giovanni, Mauro, Stefano, Sondrio, 3gg; Valtorta Elvina e Franca, Carugo, 2gg; Rossi Alessandro, Inveruno, 2gg; Venegoni Beatrice, Milano, 2gg; Albonico Marilena, Como, 2gg; Ambrosino Celestina, Varese, 2gg; Luraschi Marilena, Lurate Caccivio, 2gg; Ceriani Renato e Carla, Como, 2gg; Colli Mario, Grandate, 2gg.

UNA GIORNATA DI PANEStucchi Anna Maria, Basiano; Moltrasio Luigia, Lazzate; Capelli Andrea, Abbiategrasso; Bianchi Attilia, Domaso; Pagani Ersilia, Induno Olona; Censi Andrea, Bizzarone; Tarabini Erba Marilena, Olgiate Comasco; De Carli Bernardetta, Olgiate Comasco; Pini Raimondi, Bulgarograsso; Lia Natale, Sondrio; Cozzi Enrica, Busto Arsizio; Nobile Mario, Cocquio; Gilardoni Valerio, Limonta; Fantinato Mario, Como; De Giacomi Elda, Como; Abbo Alessandro, Imperia; Proserpio Patrizia, Carate Brianza; Milani Angela, Casorate Sempione; Parroco di Leno; Tenca Alfredo, Como; Selva Mario, Menaggio; Brenna Chiarina, Acquaseria; Basilico Anna, Turate; Guarisco Roberto, Milano; Rosini Ferruccio, Mercallo; Spinzi Gionfriddo Gloria, Bene Lario; Fattorini Claudio, Maslianico.

I NOSTRI DEFUNTIBENEFATTORI DEFUNTI: Aulenta Erminia, Milano; Discacciati Anselmo, Rovellasca; Manelli Luigi, Milano; Tavecchio Gabriele, Como (ex-allievo); Fontana Giorgio, Como; FAMILIARI DI CONFRATELLI: Giannino Giannini; Antonietta Giannini in De Carli; Maria Pia Simion.

COME SI PUÒ AIUTARE LA CASA DIVINA PROVVIDENZA - OPERA DON GUANELLA innanzitutto sostenendo spiritualmente con la vostra preziosa preghiera tutti i

suoi operatori; inoltre, potendolo, impegnando parte del vostro tempo a vivere momenti di

fraternità e di amicizia con i nostri anziani e sofferenti; offrendo per SS.Messe: € 12,00 (singola); € 500,00 (gregoriana) in più, contribuendo economicamente alla realizzazione di concreti progetti di

bene, con l’offrire, ad esempio: € 50,00 per una giornata di pane; € 200,00 per collaborare a una borsa di studio per un ragazzo bisognoso; sovvenzionare altri progetti che vengono indicati in questa rivista; e in mille altri modi che il vostro buon cuore vi suggerirà.

IMPORTANTE: L’ISTITUTO È ENTE GIURIDICO può quindi ricevere Donazioni e Lasciti testamentari (RR.DD. 2.7.1931 e 11.1.1932)Per evitare possibili contestazioni si consiglia: per DONAZIONI di denaro o di beni mobili e immobili, rivolgersi direttamente

alla Direzione Casa Divina Provvidenza, Via Tommaso Grossi 18 - 22100 Como - telefono 031.296.711 - fax 031.296.898 - email: [email protected] per TESTAMENTI: se trattasi di Legati si può usare la seguente formula (per la

validità scrivere a mano con penna): “Io … lascio alla Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità, Opera don Guanella, per la Casa Divina Provvidenza in Como, a titolo di legato, la somma di euro ……………… o l’immo-bile sito in …………… (oppure) gli immobili siti in ……………” (luogo, data e firma leggibile per esteso). Se si vuol nominare la Casa Erede Universale, scrivere: “Io ………… annullando ogni mia precedente disposizione, nomino mio erede uni-versale la Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità, Opera don Guanella, per la Casa Divina Provvidenza di Como” (luogo, data e firma leggibile per esteso).

N.B. Consigliamo di depositare il testamento, scritto di propria mano, presso un notaio di fiducia.

I TITOLARI DI REDDITO D’IMPRESA, siano persone fisiche o persone giuridi-che, possono dedurre dalla base imponibile rispettivamente dell’IRPEF o dell’IR-PEG le offerte fatte a favore dell’Opera don Guanella fino al 2% (due per cento) del loro reddito (art. 65 comma 2 del DPR 22/12/1986, n.917) di cui si consegnerà regolare dichiarazione. OFFERTE: c/c postale IBAN IT87 T0760 11090 00000 0041 3229; inoltre bo-

nifici bancari a queste coordinate: c/c Banca Popolare di Sondrio, ag. Como IV Ponte, IBAN IT23 V0569 61090 00000 09018X27 intestato a Casa Divina Provvi-denza; anche online sul sito www.guanellacomo.it

Grazie, don Guanella!La generosità dei nostri BENEFATTORI

« Credilo: quello che benedice il cibo e che arricchisce la casa è il lavoro e l’elemosina.»

SAN LUIGI GUANELLA, Opera Omnia, vol. III, pag. 510

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SANTUARIO S. CUORE - 100 ANNI LA DIVINA PROVVIDENZA N.2 - 2015

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Circostanze varie indussero don Guanella a rivedere la strut-tura della chiesa che si rivelò da subito appena sufficiente ad accogliere gli ospiti e i fedeli che accorrevano dalla zona limi-

trofa. Non solo, ma al nostro Santo stava molto a cuore di trasfor-mare la chiesa in un Santuario degno anche nella forma artistica e che fosse un centro di devozione per il Sacro Cuore di Gesù. «Don Luigi portò sempre nell’anima sua l’ideale giocondo di un Santuario a quel Sacro Cuore, da cui emana, come raggio da sole, la santa fiam-ma della carità»1 e così lui stesso si esprimeva: «si sentiva tutti il bi-sogno di porre maggior confidenza nella bontà del Cuore SS. di Gesù Salvatore, e quindi il desiderio di erigere un più splendido Altare di supplica al Cuore Divino e un Trono di grazie»2.Fin dal suo pellegrinaggio in Terra Santa del 1902, don Guanella aveva accarezzato il desiderio di riprodurre a Como i luoghi più importanti della storia di Cristo: Betlemme, Nazareth, il Calvario e il Santo Sepolcro. «La Provvidenza fece incontrare in casa dell’ing. comm. Aristide Leonori in Roma con il Padre Schilling, Commissario di Terra Santa, residente in Washington capitale degli Stati Uniti Don Guanella; e fu allora che egli seppe del Santuario eretto a Washington dall’ing. Leonori, che si recò in Terra Santa, vi prese le dimensioni e il disegno preciso del Calvario e del S. Sepolcro e ne fece il fac-simile in America»3. Durante il suo viaggio negli Stati Uniti, nel gennaio 1913 don Guanella aveva visitato personalmente il Santuario americano commentando l’evento con le parole: «Mi premeva molto di visitare il monte del Santo Sepolcro, perché desiderio e intento nostro è quello di riprodurlo almeno in parte […] nella nostra chiesa del Sacro Cuore in Como»4.

NOTE1 Per il nostro Santuario del Sacro Cuore, in LDP, settembre 1911, 113.2 L. Guanella, Ricordi (per la ripresa dei lavori nel Santuario), in LDP, maggio 1915, 67.3 L. Guanella, Ricordi (per la ripresa dei lavori nel Santuario), in LDP, maggio 1915, 67.4 L. Guanella, Il viaggio di D. Luigi Guanella traverso gli Stati Uniti d’A-merica, in LDP, marzo 1913, 37.5 L. Mazzucchi, La vita, lo spirito e le opere di don Luigi Guanella, 1920, Riproduzione anastatica, Editrice Nuove Frontiere, Roma 1999, 105.6 L. Guanella, Ricordi (per la ripresa dei lavori nel Santuario), in LDP, maggio 1915, 67, 68.

IL SANTUARIO del SACRO CUORE

“Don Luigi portò sempre

nell’anima sua l’ideale giocondo di un Santuario a quel Sacro Cuore,

da cui emana, come raggio da

sole, la santa fiamma della

carità”

www.sacrocuorecomo.it

FOTOMonumento del Santo Sepolcro

e del Calvario voluto da don Guanella su disegno

dell’ing. comm. Aristide LeonoriParticolare del Calvario

sovrastante il Santo Sepolcro

di SILVIA FASANA

Storia dell’ampliamento del Santuario del Sacro Cuore in Como con la riproduzione del Santo Sepolcro e del Calvario.

“Un trono da cui discendano senza fine grazie e benedizioni”6

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LA DIVINA PROVVIDENZA N. 2 - 2015 SANTUARIO S. CUORE - 100 ANNI

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Quando i lavori dell’ampliamento della Chiesa vennero presentati alla città di Como e agli amici delle Ope-re guanelliane, si fece subito strada la proposta di istituire un’associa-zione per chi voleva impegnarsi in modo particolare a sostenere l’ini-ziativa, attraverso la diffusione del-la conoscenza del progetto, oppure tramite l’offerta di opere buone e preghiere, sacrifici e oblazioni in moneta o in oggetti. L’idea suscitò ampi consensi, anche illustri. Scri-ve don Leonardo Mazzucchi: «Al disegno, parte eseguito, parte rac-comandato alla generosità ed alla divozione dei fedeli, benedisse Pio X di s. m. […]; così benedisse poi Sua Ecc. Mons. Alfonso Archi, Vescovo di Como: “Raccomandiamo noi pure alla carità dei buoni ed agli ammi-ratori delle Opere provvidenziali di Don Luigi Guanella il compimento di quello che un giorno sarà un altro dei grandiosi monumenti della cari-tà e dell’amore dell’Uomo di Dio, e in-sieme dei generosi offerenti, al divin Cuore di Gesù e un pegno di celeste benedizione per tutti»5. Altri soste-nitori furono il cardinale Domenico Ferrata, l’arcivescovo di Milano An-drea Ferrari, gli arcivescovi di Ra-venna Pasquale Morganti, di Fermo Carlo Castelli e i vescovi di Brescia Giacomo Corna Pellegrini, di Cese-na Giovanni Cazzani, di Squillace

Eugenio Tosi.Il 24 luglio 1913 venne solennemente bene-detta e collocata la pri-ma pietra dell’amplia-mento della chiesa da mons. Giuseppe Caru-ghi, Vicario generale della Diocesi di Como. Seguendo i progetti dell’architetto Aristi-de Leonori di Roma e sotto la direzione lavori dell’architetto Luigi Perrone di Mila-no, l’impresa Saverio Marazzi di Como co-minciò subito i lavori. Nel dicembre del 1913

erano già state eseguite le murature; nell’ottobre 1914 il tetto era già finito, ma l’opera subì un rallentamento. La chiesa fu allungata di circa 21 metri, aggiungendo il transetto e le due relative cappelle so-praelevate. Quella di destra, corrispondente all’attuale cappella del Sacro Cuore, doveva contenere la rampa d’accesso alla sottostante grotta dell’Annunciazione di Nazareth (mai realizzata per l’inizio della guerra e la sopraggiunta morte di don Guanella) ed era dedica-ta a Nostra Signora del Sacro Cuore. Quella di sinistra, invece, cor-rispondente all’attuale cappella di San Luigi Guanella e della Beata Chiara Bosatta, doveva contenere l’accesso alla sottostante grotta di Betlemme (pure mai realizzata) ed era dedicata all’apparizione del Sacro Cuore a Santa Margherita Alacoque. Sul fondo della nuova chiesa, addossati alla parete della nuova abside, l’architetto Leonori progettò la riproduzione del Calvario nella parte superiore e dell’e-dicola del Santo Sepolcro in quella inferiore, collegate da una copia della Scala Santa, il cui nome richiama quella conservata a Roma nel Santuario omonimo accanto alla Basilica di S. Giovanni in Laterano, che secondo la tradizione sarebbe stata percorsa da Gesù nel preto-rio di Pilato a Gerusalemme.Scriveva don Luigi Guanella su La Divina Provvidenza nel 1915: «Ivi [nel Santuario] nell’entrante maggio si ergerà il monumento benedet-to del S. Sepolcro e del Calvario; e sarà altare di supplica al Cuor di Gesù per i bisogni della società cristiana, per la cessazione di tanti fla-gelli, per il ristabilimento della pace universale, per la prosperità del mondo. […] Ci disporremo pertanto ad una funzione speciale e sarà funzione che congiungerà tutti i cuori dei membri, degli amici, dei be-nefattori delle case della divina Provvidenza in un solo spirito di sup-plica e di amore. Sarà risveglio benedetto di fede. Preghiamo il Cuore santo di Gesù che abbia ad essere inaugurazione pia e solenne d’un trono, da cui senza fine discendano sulle nostre opere, sulle anime pie, su tutta la società grazie e benedizioni per il tempo e per l’eternità»6.Fu, questo, l’ultimo articolo scritto da don Guanella per il suo perio-dico: un atto ultimo di amore e di fede nel Cuore divino di Gesù. Alla sua morte egli lasciava idealmente in eredità ai suoi figli spirituali il suo tanto desiderato Santuario, luogo di incontro con Dio fonte di carità.

Aristide Leonori

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L’Assemblea generale straor-dinaria del Sinodo dei Ve-

scovi su “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evan-gelizzazione” ha ribadito che l’educazione dei figli punta so-stanzialmente alla trasmissione della fede in famiglia. Si tratta di una conferma del pensiero della Chiesa.

1- CHIESA Il Concilio Vaticano II 50 anni fa in uno dei suoi docu-menti fondamentali, la Costituzio-ne dogmatica LUMEN GENTIUM, ha chiarito che tutti i cristiani sono chiamati alla Santità (n.31). Ma come si traduce ciò nella pro-gettualità personale e pedagogica delle famiglie? Giovanni Paolo II 20 anni fa nell’Enciclica EVANGE-LIUM VITAE afferma chiaramen-te concretizzando che il vertice dell’amore è donare la vita a Dio e ai fratelli (n.51). Per potere giun-gere a questa consapevolezza del-la chiamata e relative scelte per vi-verla in pienezza occorre educare alla libertà autentica: al rispetto dell’altro, all’accoglienza cordiale, al dialogo, all’attenzione alla soffe-renza, al servizio degli ultimi, alla solidarietà, (n.92), all’impegno po-litico (n.90).

2- FAMIGLIA La famiglia è la re-altà comunitaria fondamentale in cui attuare questa educazione come hanno ribadito anche gli Orientamenti pastorali dell’Epi-scopato italiano per il decennio 2010-2020 EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO (n.36) con la consapevolezza della sua attuale situazione di fragilità, di

di VITTORE MARIANI presidente nazionale Movimento Laicale Guanelliano

FAMIGLIA ed EDUCAZIONE Riflessioni post sinodali

precarietà, di condizionamenti, e della necessità di una rinnovata formazione all’arte dell’accom-pagnamento, come sollecita Papa Francesco nella recente Esorta-zione apostolica EVANGELII GAU-DIUM, dove spiccano la prudenza, la capacità di comprensione, l’arte di aspettare, la docilità allo Spirito (n.171).

3- TESTIMONIANZA La prima, basilare e prioritaria modalità per l’educazione alla fede è la testi-monianza di vita da parte dei ge-nitori, di papà e mamma, con una evidente persistente tensione tra le parole, le dichiarazioni d’inten-ti, il proprio credo, e i fatti, cioè la concreta vita di fede, speranza e carità, vis-suta con progettualità esplicita e nella quoti-dianità, nei fatti, dando chiaro segnale ai figli di una coerenza ideale tendente con costanza alla coerenza reale; è un provarci continuamen-te, con intelligenza e volontà, verso un poter e dover essere sempre da perse-guire. I figli, anche quando ado-lescenti, fanno finta di guardare da altre parti, magari apparente-mente indifferenti, talvolta pole-mici, ma osservano attentamente, colgono, assorbono, apprezzano.

4- STILE DI VITA Lo stile di vita ed educativo dunque incide molto nelle varie età della vita dei figli. L’accoglienza, il dialogo con ascol-to, chiarezza, mitezza e fiducia, la valorizzazione del potenziale

“ALLA RICERCA DELL’UMANO”

educare alla fede in famiglia

Itinerario culturale promosso dal Movimento Laicale Guanelliano

CHIESA E FAMIGLIA LA DIVINA PROVVIDENZA N.2 - 2015

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LA DIVINA PROVVIDENZA N. 2 - 2015 CHIESA E FAMIGLIA

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esprimendo opportunamente il “Che bello!” il “Grazie!”, il perdono e la ricerca della riconciliazione oltre il rancore, l’esprimere, appena colto l’errore, lo “Scusa”, la ricerca co-stante della mediazione, la capacità di esprimere i neces-sari “No” sempre motivando e accettando anche il dibattito serrato con i figli adolescenti, cogliendo le loro ragioni in umiltà e pronti se è il caso a oculatamente rivedere le po-sizioni alla luce della verità e dei valori, sono decisivi per contribuire alla maturazione dei figli nel sentire di essere amati, esperienza decisiva dell’amore senza condizioni di Gesù Cristo.

5- ESPERIENZA COMUNITARIA La famiglia è una forte esperienza comunitaria, di condivisione, cooperazione, mutuo aiuto, servizio fino al sacrificio se è il caso; è un’e-

sperienza di comunione oltre l’individua-lismo, oltre il motto dell’“individuo e i suoi bisogni”. La fedeltà è alla comunità, non a se stessi, non alla mera realizzazione indivi-duale, non al piacere e ai desideri solamente personali nel drammatico narcisismo, nel disperante solipsismo, nel fuorviante edoni-smo, una fedeltà alla missione comunitaria stabile, duratura, progettuale, consapevole, oltre il “carpe diem”, oltre il “va dove ti porta il cuore”. La centralità della comunità e la co-scienza del suo valore permette di affrontare anche le discussioni e i conflitti, che possono essere persino utili se però si giunge in tem-pi brevi a mediazioni e a sintesi costruttive, cercando di cogliere in tempo i segnali di crisi: frequenti tensioni, malumori, insulti, assenza di dialogo e superficialità nella co-municazione, tristezza dilagante, aridità e indifferenza nei rapporti, vissuti di delusio-ne, ansia, depressione, disperazione. Neces-sita almeno tentare di comprendere, eviden-

ziare, parlarne, superare, mettendo però realisticamente in conto anche la possibilità del fallimento quando qualcu-no rinnega i patti e il progetto comune.

6- EDUCAZIONE I genitori, il papà e la mamma sono i pri-mi educatori e collaborano in alleanza educativa con altri educatori: sacerdoti, catechisti e animatori degli oratori; insegnanti di scuola; allenatori sportivi eccetera. L’educa-zione deve essere intesa nella sua triplice e sinergica acce-zione: progettazione, realizzazione, valutazioni e verifica di contesti di accoglienza in cui la persona possa sentirsi accolta, sviluppo del potenziale globale attraverso la dina-mica promozione integrale della persona verso la libertà responsabile creativa, integrazione intesa come il mettere la persona al centro della vita comunitaria, davvero prota-gonista nel senso buono della parola.

7- PREGHIERA In tutto questo si inserisce lo specifico del-la vita di preghiera e sacramentale, della catechesi e della meditazione della parola di Dio, grazie ad accompagnatori entusiasti, convinti, criticizzanti, adulti maturi e autore-voli, umili e generosi, mansueti e pazienti, riconoscenti e gioiosi per dirla con San Paolo (Col 3, 12-17).

A Monza, presso il “Centro Mamma Rita”, si è svolto mensilmente, da settembre 2014 ad aprile 2015, l’i-

tinerario culturale promosso dal Movi-mento Laicale Guanelliano “Alla ricerca dell’umano”: una serie di interessanti se-rate per riflettere sulla condizione e sul potenziale umano. È possibile vedere le conferenze su YouTube nella voce “alla ricerca dell’umano”. Il MLG è la casa co-mune di tutti gli uomini di buona volontà che, attratti dalla spiritualità di don Gua-nella, hanno a cuore i poveri e desidera-no far crescere nel mondo la cultura del-la solidarietà e dell’amore.

(Nella foto: Vittore Mariani, pedagogista e presidente na-zionale del MLG, Lamberto Bianchini, filosofo, relatori del-le serate, e Arianna Maffei, pedagogista e vice presidente nazionale MLG, coordinatrice degli incontri).

educare alla fede in famiglia

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➌ IL TERZO SENTIERO MEDITATIVO Si snoda ad anello all’interno della Riserva Naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzòla, attorno alla Cascina della Poncetta, in un incomparabile scenario naturale di zona umida. Il tema qui affrontato è «CON CON-FIDENZA E AMORE» - La pedagogia guanelliana. Nel Pian di Spagna, con la bonifica di una parte della palude e la fondazione di un villaggio, la Nuo-va Olonio, don Guanella ha infatti manifestato tutta la sua attenzione educativa alla promozione integra-le della persona, cercando di dare una risposta ai bisogni più profon-di dell’uomo: «Pane e Signore». Gli spunti di meditazione sono:

■ 0) Confidenza e amore: ecco due buone regole.

■ 1) Il Signore ha creato gli uomini,

Sentieri meditativiPARTE SECONDA

Da Fraciscio a Como: un cammino verso cinque piccole oasi di ristoro in cui assaporare dalla fonte viva delle parole di don Guanella un’acqua davvero preziosa per il cuore e lo spirito.

a cura di SILVIA FASANA

Continuiamo in questo numero de “La Divina Provvidenza” la presentazione in dettaglio dei cinque sentieri meditativi rea-lizzati sul territorio delle province di Como e Sondrio accanto al grande itinerario “Sui passi di don Luigi Guanella”.

dal Pian di Spagna a Pianello Lario

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del piccolo paese altolariano partì la celebre “barchetta” con alcune suo-re e orfanelle alla volta di Como, per avviare quella che diventerà poi la Casa “Divina Provvidenza”. Gli spunti di meditazione sono:

■ 0) Quel Dio, che veste i gigli del campo con un abito che neanche Salomone indossò mai, non lascerà mancare alcuna cosa a chi lavora unicamente per lui e per la mag-gior gloria del suo nome.

■ 1) Noi siamo come pulcini sotto le ali della divina Provvidenza madre.

■ 2) Lasciamoci sempre governare dalla divina Provvidenza. Il Signore sapientissimo sa tirar fuori il bene dallo stesso male.

■ 3) Tu in ogni dubbio benché grave della vita prega Dio e poi lascia fare dalla provvidenza del Signore.

■ 4) La Provvidenza conviene meri-tarsela: credendo fermamente in lei; aspettando i suoi tempi e i suoi modi; allontanando le ansietà; fa-ticando di buona lena.

■ 5) Il primo aiuto della divina Prov-videnza è l’aprirsi davanti a sé in modo chiaro la via da percorrere e il sentirsi l’energia sufficiente per poterla percorrere.

■ 6) Si evitino ugualmente i due torti che si fanno alla Provvidenza, sia col fare spese inutili e superflue, sia con il non concedersi il neces-sario per il vitto, il vestito, la salu-te, poiché dobbiamo avere fiducia che la Provvidenza, nostra madre benigna, non ci lascerà mai man-care ciò che è richiesto dai nostri bisogni.

■ 7) Mi preme d’invitare tutti ad avere una grande fede nella prov-videnza del Signore, la quale ci as-sisterà sempre.

■ 8) Non affrettatevi troppo e nem-meno camminate molto lente. Pre-gate e confidate poi nell’aiuto della divina Provvidenza.

(pagina 30) Pian di Spagna e Pianello Lario (di fianco) Ex ospizio di Camlago (culla dell’opera guanelliana) e scolaresca alla Cascina della Poncetta

LA DIVINA PROVVIDENZA N. 2 - 2015 SUI PASSI DI DON GUANELLA

Vuoi trovare i sentieri meditativi in internet? indirizzo breve >> http://bit.ly/1Hs0zae

Da Fraciscio a Como: un cammino verso cinque piccole oasi di ristoro in cui assaporare dalla fonte viva delle parole di don Guanella un’acqua davvero preziosa per il cuore e lo spirito.

perché, stando assieme, si amino e si aiutino a vicenda.

■ 2) Conviene usare sempre del siste-ma preventivo, ossia circondare la persona così che non abbia a cade-re. Per fare questo ci vuole preghie-ra e molto buon affetto di carità.

■ 3) Si chiama sistema preventivo di educazione quel metodo di carità, di uso, di convenienza, mediante il quale i superiori circondano con affetto paterno i propri dipendenti ed i fratelli attorniano di sollecitu-dine i propri fratelli, perché nei la-vori della giornata a nessuno acca-da alcun male e nel cammino della vita tutti approdino alla meta feli-ce. Questo è il sistema di vita che più si avvicina all’esempio di vita cristiana della Sacra Famiglia.

■ 4) La benevolenza di famiglia è un sistema educativo. Il cuore ha biso-gno di benevolenza come lo stoma-co di cibo. La benevolenza è vero sistema di prevenzione.

■ 5) Pane e Signore non deve essere poco, ma a sufficienza nelle case nostre.

■ 6) Si consideri la fragilità umana e la carità divina. Vi è il pane della carità corporale e quello della ca-rità spirituale. Questo pane si dà come la madre al figlio, in misura

proporzionata e soprattutto con grande amore.

■ 7) Sono persuaso che ciò che non potrei ottenere con le buone ma-niere, tanto meno lo otterrei con le cattive.

■ 8) Bisogna che gli uni gli altri si incoraggino a vicenda, si ammo-niscano, che soavemente ma con forza si spingano all’operare, per migliorare se stessi di giorno in giorno e per essere anche di aiuto agli altri.

➍ IL QUARTO SENTIERO MEDITATIVONella frazione Camlago di Pianello del Lario, nei pressi dell’ex ospizio, “culla” dell’Opera guanelliana, si tro-va il quarto sentiero meditativo sul tema «COME I GIGLI DEL CAMPO» - La Provvidenza. A Pianello del La-rio infatti don Guanella sperimentò particolarmente la Provvidenza divi-na e, dopo le difficili prove di Traona e di Olmo, finalmente scoccò per lui «l’ora della misericordia» e poté re-alizzare il suo sogno di dedicarsi in-teramente ai più poveri. La sera del 5 aprile 1886 proprio dal lungolago

Guarda il sito del percorso “Sui passi di don Guanella”

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al riparo da

CASA DIVINA PROVVIDENZAOPERA DON GUANELLA - COMO

FURTICosa c’è da rubare alla Casa Divina Provvidenza di Oran (Salta- Argentina)? Niente – dice don GABRIELE MORTIN (nella foto) - per il contesto di povertà in cui si vive: ma non è così per alcuni individui, probabilmente alienati dalla disperazione, dalla droga, dal vizio, dalla delinquenza. Tutto ciò che è asportabile è oggetto di furto... a qualcuno potrà servire! Questo crea ansietà e insicurezza. La mancanza di un muro di cinta per la sicurezza pregiudica la progettualità del “Techo Fraterno”, ove sono ospitati al mattino 50 ragazzini le cui famiglie sono in gravi necessità, una dozzina di giovani con sindrome di Down per tre pomeriggi alla settimana e una quindicina di anziani in stato di abbandono e isolamento.

VUOI DARE UNA MANO ?Costo del muro di cinta: € 26.355.

Notizie ulteriori in www.guanellacomo.it

Progetto n. 18

Sotto i ciliegi in fiore Sotto i ciliegi in fiorel’aria ha sapore di mielee libera si muove e si scompigliain brividi di bianco stuporee dentro mi risuonaisole verdi d’acque e di silenzio

Voci d’incanti lontanie labbra nuove al bacio della vitai petali respirano sui rami

Un’onda mi riviene d’innocenzae in me si liberadi luce un inno lungamente chiuso

E in me si scioglie l’anima in un lievearpeggio di memorie e di speranze.

di ANTONIO BONAVITA

San Martino di Santa Maria Rezzonico, Primavera 1970