Pubblica Sicurezza - Legalità e Democrazina n. 1/2012

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Euroedizioni S.r.l. - Anno VI - n. 1 Gen/Feb/Mar 2012 - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 1, CN/BO

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gennaio febbraio marzo 2012

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Nel frattempo abbiamo fatto la cosapiù importante che un Sindacato devefare in un momento cruciale comequesto: prima ancora di commentarequello che vuole fare il Governo con lepensioni dei poliziotti dobbiamo spie-gare con la massima chiarezza quelloche vogliamo fare noi.Noi diciamo subito che il sistema, cosìcom’è adesso, non va bene e chevogliamo cambiarlo.Non ci andava bene, quindi, la“Proposta tecnica” delle Amministra-zioni, che tentava di lasciare le cosecosì come stanno nonostante proprioquello stesso elaborato ammettaesplicitamente l’esistenza di una«complessa problematica relativa alsuperamento di alcuni disallineamen-ti in materia, soprattutto tra le Forzearmate e le Forze di polizia ad ordina-mento militare da un lato e le Forzedi polizia ad ordinamento civile dal-l’altro».Sono proprio i comandi a dire che, se lastruttura delle pensioni del Compartoresta così com’è, non solo vengonopenalizzati i poliziotti, ma anche che,sono proprio loro a scriverlo, cambiarele cose «potrebbe portare alla revisio-ne in senso più favorevole di taluni isti-tuti per il personale interessato»: infat-ti tra qualche anno il problema nonsarà più QUANDO vai in pensione, maQUANTO ti danno.Bisogna essere molto chiari su questopunto: un poliziotto che va in quie-scenza oggi percepisce una pensionenetta pari all’ultimo stipendio ma, giànei prossimi anni, se le cose non cam-

biano, la pensione comincerà adabbassarsi fino ad arrivare si e no alsessanta per cento dell’ultimo stipen-dio o anche meno: in pratica chi, allafine della carriera, percepisce uno sti-pendio di 1.600 euro riceverà una pen-sione di circa 900 euro.Una differenza enorme che neanchel’attuazione della previdenza comple-mentare potrebbe colmare.

Di questo problema, che riguarda icolleghi entrati in servizio già a partiredagli anni ’80, la “Proposta tecnica”non si occupa affatto ma, anzi, tentadi impedire modifiche strutturali alnostro sistema pensionistico, lascian-do lì sia le ingiustizie che eufemistica-mente definisce “disallineamenti”, siaquelle che, nei prossimi anni, porte-ranno gli importi delle pensioni dei

prima ancora dicommentare

quello che vuolefare il Governo con

le pensioni deipoliziotti

dobbiamo spiegarecon la massima

chiarezza quello chevogliamo fare noi

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poliziotti a rasentare quelli delle pen-sioni sociali.Abbiamo anche ritenuto opportunopartecipare ad incontri collettivi dellerappresentanze con leader politici epossiamo garantire che lo spettacolocui i politici hanno assistito non èstato certamente dei migliori: rivendi-cazioni di segno diverso, se non addi-rittura opposto, non solo tra apparte-

nenti a diverse amministrazioni, maanche a diverse sigle nell’ambito dellastessa amministrazione, con incompa-tibilità tra sigle manifestate pubblica-mente e platealmente con l’abbando-

no della sala.Se ci presenteremo al Governo inqueste condizioni, senza avere unprogetto di massima che accomuni lerivendicazioni non solo nel Comparto

sicurezza, difesa e soccorso pubblico,ma anche nell’ambito delle organiz-zazioni sindacali del personale dellaPolizia di Stato, la possibilità di difen-dere gli interessi dei poliziotti saràridotta a zero.Ma c’è di più, e di peggio.Oggi più che mai emerge l’assolutaeterogeneità delle componenti di unComparto che vede convivere al suointerno competenze e percorsi pro-fessionali talmente diversi da avereesigenze - e quindi rivendicazioni -che possono essere addirittura con-trapposte.Se, con tutte le sigle sindacali che rap-presentano i poliziotti, non saremocapaci di convergere e far frontecomune su un progetto strategico, daconfrontare con la linea che i coman-di militari stanno elaborando, per poigiungere ad una sintesi idonea a sal-vaguardare gli interessi dei poliziotti,il rischio concreto è che questi soc-combano ancora a favore delle stel-lette e non solo, forse ANCHE di altrecomponenti.Riteniamo quindi ingiusto e sbagliatolasciare inalterato il sistema delle pen-sioni del Comparto perché ciò danneg-gerebbe gravemente i poliziotti e,quindi, la nostra proposta è di effet-tuare un intervento che non sia solo unritocco, ma incida sulla sua strutturaper sanare i disallineamenti e salva-guardare tutti noi, non solo alcuneposizioni e qualifiche. Ancora più ingiusta e sbagliata è labozza di modifica fattaci pervenire dalGoverno, talmente ingiusta e sbagliatada indurci a scrivere direttamente alPresidente della Repubblica.

Abbiamo anche ritenuto opportuno parteci-pare ad incontri collettivi delle rappresen-tanze con leader politici e possiamo garan-tire che lo spettacolo cui i politici hannoassistito non è stato certamente dei migliori

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li abbiamochiesto di rac-contarci un po’di quella suaesperienza coni nostri colleghidi allora,aggiungendo ilsuo punto di

vista sulla Legge di riforma appro-vata dal Parlamento nel 1981 esulla sua attuazione.“Era il 1974, quando ci riunivano inuna saletta della Uil, in piena clan-

destinità. Anche se il paragone puòapparire dissacrante, ci sentivamocome i carbonari del Risorgimento.Altre riunioni vennero tenute nelle

nostre abitazioni private, attuandostrategie di depistaggio da chi citeneva sotto controllo, verificando-si il paradosso di poliziotti inseguiti

La riforma, che trovava nei suoi diecipunti gli aspetti più qualificanti delprogramma, uno fra tutti la smilitariz-zazione, purtroppo, a distanza di anninon ha dato i frutti desiderati

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da altri tutori dell’ordine.

Ricordo che il nucleo principale

apparteneva alla polizia scientifica.

La riforma, che trovava nei suoi

dieci punti gli aspetti più qualifican-

ti del programma, uno fra tutti la

smilitarizzazione, purtroppo, a

distanza di anni non ha dato i frutti

desiderati.

Proprio la smilitarizzazione doveva

integrare la polizia con il cittadino,

quindi creare, svolgere, applicare,

monitorare una politica di preven-

zione mirata alla sicurezza e al ser-

vizio della persona del cittadino.

Pertanto, la centralità sarebbe

dovuta essere nel rispetto del servi-

zio nel servizio.

I poliziotti avrebbero voluto un

rapporto organizzativo con Cgil –

Cisl – Uil per valorizzare la rappre-

sentanza di sé stessi, invece è acca-

duto esattamente il contrario: si è

avuto il proliferare di tante sigle

sindacali che, pur nei loro lodevoli

intenti, spesso non rappresentano

gli interessi dei poliziotti, ma inte-

ressi di parte, se non addirittura

carrieristici.

I famosi dieci punti della riforma

servirono comunque a far conosce-

re all’opinione pubblica l’esistenza

e l’importanza di noi pionieri e dei

nostri interventi, come il reinseri-

mento dei membri della squadra

volante, “colpevoli” di aver gettato

davanti al Ministero dell’interno

una corona funebre.

La Federazione, andando contro-

corrente ed esponendosi senza limi-

ti, li difese con successo, creando un

precedente che all’epoca sapeva di

miracolo.

Ricordo che la prima riunione clan-

destina a livello nazionale avvenne

ad Ariccia, mentre la prima riunio-

ne pubblica all’hotel Hilton a Roma.

Con nostalgica simpatia mi è

impossibile dimenticare una notte

quando, al termine di una delle

riunioni settimanali che venivano

organizzate in una saletta della

Uil di via Cavour, all’uscita

cogliemmo in flagrante dei ladri

che stavano rubando le gomme

delle nostre auto.

In quanto all’aspetto strategico, già

allora pensavamo ad una polizia

europea e al coordinamento dei

vari corpi ed invece, ancora oggi,

siamo l’unico Paese ad avere ben

cinque forze di polizia che si sovrap-

pongono fra loro creando confusio-

ne tra le rispettive competenze.

Come dicevo la Uil, al contrario, ha

sempre auspicato e si batte tuttora

per una polizia snella, di qualità,

altamente specializzata, che non

incorra nel pericolo di un marasma

di competenze.

Resta ancora oggi grave e attualis-

simo il tema della sicurezza e della

legalità, alimentato da una confu-

sione di idee che ostacola la solu-

zione del problema.

Credo tuttavia che il tempo non

sia passato invano e riscontro che,

nonostante il permanere di ana-

cronistici vincoli normativi forma-

li, nella sostanza i poliziotti abbia-

no sviluppato una piena e radica-

ta consapevolezza democratica e

sociale, inserendosi perfettamen-

te e da protagonisti nel mondo del

lavoro.

Sono fiero di aver potuto dare il mio

modesto apporto all’importante

contributo che la Uil ha dato al pro-

cesso di democratizzazione della

polizia, concorrendo a conseguire

con giuste ma purtroppo ancora

insufficienti gratificazioni per i lavo-

ratori della pubblica sicurezza ed il

superamento della logica della con-

trapposizione con la diffusione dei

nostri valori riformisti e solidaristici.”

Resta ancora oggi grave e attualissimoil tema della sicurezza e della legalità,alimentato da una confusione di ideeche ostacola la soluzione del problema

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Dal 1952 l’Ital, Istituto di tutela ed assi-

stenza dei lavoratori, è il patronato

della Uil, riconosciuto con decreto

ministeriale del 18 giugno 1952: un’e-

sperienza più che cinquantennale al

servizio di tutti i cittadini.

In un contesto sociale in evoluzione ha

scelto di non limitare le sue potenziali-

tà alla semplice tutela e assistenza del

lavoratore e del cittadino: da tempo la

sua attività contempla anche i ruoli di

segretariato sociale e consulente della

famiglia per dare risposte alle nuove

esigenze che emergono in tutti i cicli e

momenti della vita.

Tutte le esigenze e i problemi relativi

ad ogni categoria sociale vi possono

trovare una risposta e un aiuto concre-

to: maternità, vecchiaia, disabilità, rap-

porti con la burocrazia, esclusione

sociale, inclusione dei lavoratori extra-

comunitari e delle loro famiglie.

Ancora prima dell’approvazione della

legge di riforma degli istituti di patro-

nato si è posizionato all’avanguardia,

offrendo a chi si rivolge alle sue sedi

informazione, assistenza tecnica e

soluzioni concrete in materia di:

- sicurezza sociale,

- previdenza, risparmio previdenziale e

fisco,

- lavoro e mercato del lavoro,

- salute e sicurezza sui luoghi di lavoro,

- diritto di famiglia e delle successioni.

Il ruolo di pubblica utilità svolto dai

patronati in questi anni è innegabile,

tant’è vero che la Corte Costituzionale

non ha ritenuto ammissibile il referen-

dum che ne chiedeva l’abrogazione,

riconoscendone viceversa l’alta funzio-

ne sociale nello svolgimento di attività

di interesse generale individuata dalla

Costituzione, all’articolo 38 e riaffer-

mandola nella sentenza n. 42 del feb-

braio 2000.

Nato per difendere i diritti dei lavora-

tori e delle loro famiglie e per realizza-

re un sistema di sicurezza sociale basa-

to sugli ideali di libertà e sul riformismo

economico, con il trascorrere degli

anni e con l’evolversi del Paese e della

sua legislazione, l’Istituto ha costante-

mente la propria offerta di servizi ed

arricchito i suoi campi di intervento,

accompagnando i cambiamenti della

società italiana.

Nel tempo sono emerse problematiche

nuove, come l’invecchiamento della

popolazione; le nuove povertà ed

emarginazioni; le difficoltà quotidiane

incontrate dalle famiglie nell’affronta-

re norme previdenziali e assistenziali

che si sono fatte via via sempre più

complesse ed ostiche; il notevole

incremento dei flussi migratori con

tutte le problematiche che porta con

sé; il cambiamento del mondo del lavo-

ro con l’introduzione dei lavori atipici;

gli squilibri territoriali che crescono:

l’Ital, che ha natura di persona giuridi-

ca di diritto privato e svolge un servizio

di pubblica utilità attraverso la tutela

gratuita dei cittadini come componen-

te attiva del sistema servizi Uil, ha ela-

borato soluzioni adeguate per affron-

tarle, radicato com’è nel territorio

nazionale come all’estero e potendo

contare su circa 900 sedi in cui lavora-

no circa 2000 operatori, collaboratori e

delegati sindacali di riferimento.

Le risorse umane sono altamente qua-

lificate e possono vantare una solida

professionalità, acquisita e mantenuta

tramite progetti di aggiornamento e di

formazione continua.

Nelle sedi estere operatori e collabo-

ratori svolgono anche attività di sup-

porto alle autorità diplomatiche e

consolari.

Come previsto dalla recente approva-

zione del regolamento attuativo della

legge di riforma dei patronati, è

impegnato quotidianamente nella

costituzione di sportelli informativi

unici ai quali il cittadino può rivolger-

si in Italia e nel mondo per risolvere i

propri problemi.

In questa prospettiva il Patronato nel

futuro sarà sempre più un soggetto

necessario e indispensabile per il citta-

dino: attualmente sono milioni i citta-

dini che frequentano i nostri uffici e

visitano il sito ital.uil.it.

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Il Caf Uil S.p.A. è il Centro di assistenzafiscale costituito dall’Unione italianadel lavoro (autorizzazione delMinistero delle finanze n° 00021) cheopera dal 1993 nel settore dell’assi-stenza fiscale rivolta a tutti i dipenden-ti pubblici, privati e pensionati peradempiere agli obblighi della dichiara-zione dei redditi nel modo miglioreattraverso un’assistenza di qualità,professionalità e cordialità.E’ uno dei Caf leader del nostro Paeseed ha elaborato milioni di modelli 730con la massima professionalità e riser-vatezza, inviandoli per via telematica

all’Amministrazione finanziaria: tutti idipendenti, pubblici e privati, i pensio-nati, i lavoratori con contratto di colla-borazione coordinata e continuativa oa progetto possono beneficiare dell’as-sistenza fiscale.A tutela dei contribuenti su ognimodello 730 elaborato viene rilasciatoil visto di conformità, mediante il qualeviene garantito che i dati esposti indichiarazione e relativi alle ritenutesubite, alle deduzioni dal reddito, alledetrazioni d’imposta ed ai crediti d’im-posta, corrispondano alla documenta-zione esibita e non superino i limiti

previsti dalla normativavigente.Presta assistenza per: imodelli 730, Unico ed Imu;le dichiarazioni di succes-sione; i modelli Isee edIsee università; la compila-zione dei modelli Red conInps, ex Inpdap ed altrienti previdenziali; l’inviotelematico dei contratti dilocazione; la compilazionedelle domande di regola-rizzazione di colf e badan-ti, nonché per tutte lerichieste di carattere fisca-le ed inoltre, insieme aglialtri servizi Uil, assiste lafamiglia nel campo dellatutela dei diritti sociali ecivili.Affidarsi al Caf Uil vuol direottenere immediatamen-

te, in busta paga o sulla pensione, ilrimborso dei crediti di imposta per iquali oggi con il modello Unico è neces-sario attendere anni; è anche possibileversare il saldo dovuto attraverso trat-tenuta sulla busta paga o sulla pensio-ne, evitando i versamenti in banca oall’ufficio postalea.Il Caf Uil S.p.A. ha ottenuto, nel lugliodel 2003, la certificazione di qualitàUNI EN ISO 9001/2000, rilasciata dalla“Det Norske Veritas Italia S.r.l.”, leadermondiale nel settore della certificazio-ne di sistemi di gestione della qualità: ilsito internet è cauil.it.

L’Adoc è l’associazione nazionale per ladifesa e l’orientamento dei consumato-ri; degli utenti; dei risparmiatori; degliammalati e dei contribuenti.Costituita nel 1988 conta oggi circa65.000 iscritti ed è presente in tutti icapoluoghi di provincia con volontariesperti nei diritti dei consumatori ingrado di dare informazioni ai cittadinied abilitati alle procedure di conciliazio-ne ed arbitrato, pronti ad assisteredirettamente gli iscritti in qualunquetipo di controversia.In ogni sede è inoltre possibile usufrui-re di consulenza legale specialisticagarantita da avvocati convenzionati.E’ tra i fondatori di Consumers’ Forum;fa parte del Consiglio nazionale consu-matori ed utenti (Cncu) e del Comitatotv e minori, partecipando attivamente

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L’Uniat è un’organizzazione attiva afavore delle persone che si trovano aconfrontarsi con le problematichedella casa, dell’ambiente e del territo-rio: nasce dalla combinazione dell’e-sperienza storica della Uniat Uil nellatutela e promozione dei diritti degliinquilini con l’intuizione della nuovaUniat per la promozione di una soste-nibilità integrata tra iniziativa abitativaed ambientale.A tutela dei propri iscritti e di tutta lacittadinanza è chiamata a far fronte aduna serie di attività che, a secondo deilivelli di rappresentanza, possono esse-re così sintetizzate:analisi della condizione abitativa alivello nazionale ed in ogni realtàlocale, individuazione dei fabbisogni

dei cittadini ed elaborazione di pro-poste di merito da sottoporre alleIstituzioni nazionali, regionali, comu-nali ed ai soggetti che a vario titolooperano nel settore, per una diversapolitica abitativa che consenta a tuttidi poter disporre del bene casa a con-dizioni compatibili con le propriecapacità di reddito;contrattazione triennale, con ilGoverno e le associazioni nazionalidella proprietà edilizia, per la indivi-duazione dei criteri generali destinatialla definizione dei canoni concordati, i

tipi di contratto a valere sul territorionazionale, la ripartizione degli oneriaccessori. Sulla base di questi critericontrattazione, a livello di territorio,con i sindaci e le associazioni localidella proprietà, per la stipula degliaccordi territoriali di individuazionedelle zone e delle fasce di oscillazionedei canoni;contrattazione con le grandi proprietàper la stipula di accordi nazionali qua-dro per l’applicazione del canale con-cordato sulla scorta dei quali le strut-ture territoriali contrattano e stipulanoaccordi integrativi che fissano i livellidei canoni per ciascun complessoimmobiliare ed individuano tutele par-ticolari per i soggetti più deboli;rapporto e confronto costante con le

Regioni,gli enti locali, gli ex Iacp comun-que denominati, sulle politiche abitati-ve, norme che regolano l’edilizia resi-denziale pubblica, l’applicazione dellealiquote IMU per gli immobili in affitto acanone concordato, bandi assegnazio-ne alloggi Erp, graduatorie per l’attribu-zione del contributo di sostegno all’af-fitto a tutela dei cittadini con particola-re riguardo alle famiglie meno abbienti,anziani, portatori di handicap, immigra-ti, lavoratori in mobilità;consulenza, assistenza, patrociniodegli inquilini per acquisto alloggi Erp,

a: Sms consumatori, programma dimonitoraggio dei prezzi alimentari pro-mosso dal Ministero dell’agricoltura edell’alimentazione; Patti chiari, iniziati-va dell’Abi intesa a promuovere una

maggiore trasparenza nel mondo ban-cario; Fondazione Ania-consumatori;Commissione consultiva presso Aspiper la sicurezza stradale; al Forum per ilservizio civile, nell’ambito del ha la tito-

larità della vice presidenza nazionale.Con la rivista mensile Adocchiatutto econ il sito web adoc.org, Adoc garantisceun’informazione costante ed attenta.

nelle procedure di dismissione deigrandi patrimoni pubblici e privati einterlocuzione con le proprietà per latutela dei diritti e delle esigenze di chinon è nelle condizione di acquistare;consulenza, assistenza, patrociniolegale e tutela degli iscritti e cittadiniin genere su tutti i problemi connessial rapporto di locazione (stipula con-tratto e/o verifica della conformità deisuoi contenuti alle norme di legge,individuazione e/o verifica del livellodei canoni, registrazione dei contrattidi locazione sia in cartaceo che, attra-verso i Caf Uil, per via telematica, con-ciliazione, ove possibile, delle contro-versie, assistenza legale in sede di con-tenzioso sia esso individuale che col-lettivo, verifica della corretta riparti-

zione delle spese condominiali, richie-ste di contributo di sostegno all’ affit-to, procedure di sfratto, cambio allog-gio ecc.).Visitando il sito uniat.it troverete l’e-lenco di tutte le sedi regionali e territo-riali, completo della indicazione delrispettivo dirigente responsabile e deiriferimenti per contattarlo, oltrechéuna copiosa informazione, documen-tazione normativa, accordi nazionalisottoscritti, tabelle e quanto altro diinteresse per il comparto che l’Uniatrappresenta.

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a legge istitutiva, in particolare, ha affidatoall’Agenzia importanti compiti riconducibili adue fasi del processo di gestione, ossia la fasegiudiziaria e quella amministrativa.Nella fase giudiziaria, cha va dal provvedi-mento di sequestro fino alla confisca definiti-va, l’Agenzia è chiamata a svolgere le seguen-ti funzioni:ausilio all’autorità giudiziaria: l’Agenzia, sin

dall’inizio del processo, è chiamata a supportare l’AutoritàGiudiziaria per la risoluzione delle criticità riscontrate dalgiudice e dall’amministratore giudiziario nel corso del proce-dimento. Nello svolgimento di tale competenza all’Agenzia èstato attribuito un ruolo “non già di mero esecutore di dis-posizioni dell’autorità giudiziaria, bensì quale organo di con-sulenza e consiglio”;amministrazione dei beni nel corso del procedimento giudi-ziario: l’Agenzia, dalla conclusione dell’udienza preliminare(se si tratta di processo penale) oppure dal provvedimento diconfisca di primo grado (se si tratta di processo di preven-zione), è chiamata a svolgere il ruolo di amministratore dei

beni assumendo su di sé i compiti che, nella fase iniziale delprocedimento di sequestro, sono di competenza dell’ammi-nistratore giudiziario nominato dal giudice.Nella fase amministrativa, che inizia con il provvedimento diconfisca definitivo, l’Agenzia svolge l’importante attività didestinazione dei beni confiscati in via definitiva, anche tenu-to conto della programmazione effettuata nella precedentefase giudiziaria. Al riguardo, la legge impone all’Agenzia didestinare il bene entro novanta giorni dalla confisca definiti-va, termine prorogabile di ulteriori novanta giorni nel caso dioperazioni complesse.Va segnalato che, in entrambe le fasi sopra descritte,all’Agenzia è affidato anche il compito di monitorare e diacquisire i dati relativi ai sequestri e alla confische, program-mando la destinazione dei beni in vista della confisca defini-tiva nonché il monitoraggio in ordine all’uso dei beni stessidopo la destinazione.Si evidenzia altresì che, prima della pubblicazione dei regola-menti previsti dall’art. 4, comma 1, del decreto legge citatoed approvati nella seduta del Consiglio dei Ministri del 25novembre 2011, pubblicati nella G.U. n. 50 del 29 febbraio

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Giuseppe Caruso è in Polizia dallafine del 1974, quando viene inviatopresso la Questura di Bergamo, dovepermane fino al 1992, dirigendo primaSquadra mobile, poi la Digos ed infinel’Ufficio di gabinetto: in questa sede èuno dei principali protagonisti delleindagini che hanno portato alla sbarra,in uno dei primi maxiprocessi, 133appartenenti a movimenti eversivi, tracui il “gruppo di fuoco” dell’organizza-zione terroristica “ Prima Linea”.Nei primi di giugno del 1992 è allaQuestura di Reggio Calabria, dove perdue anni dirige il Commissariato diPalmi, fino al gennaio del 1994, condu-cendo importanti indagini nei confrontidi appartenenti alla ‘ndrangheta cheportano alla cattura di pericolosi lati-tanti e al sequestro di ingenti quantitati-vi di armi e droga.Presso la Questura di Milano dirige dap-prima il Terzo distretto, poi la Digos edassume infine l’incarico di ViceQuestore Vicario; la sua permanenza nelcapoluogo lombardi protrae per pocomeno di sette anni, durante i quali ottie-ne lusinghieri successi nella lotta controil terrorismo interno ed internazionale,sgominando bande di integralisti islami-ci appartenenti alla jihad algerina per iquali ottiene un formale riconoscimentodell’United States Secret Service.Nei primi di luglio del 2000 divieneQuestore di Crotone dai primi di luglioed affronta il continuo sbarco dimigliaia di curdi clandestini organiz-zando una Squadra che procede pun-tualmente all’arresto di tutti gli scafistiresponsabili della tratta di esseri umani

e della banda, composta da cittadini dinazionalità turca, che gestiva l’interotraffico; nello stesso periodo vengonotratti in arresto tutti i componenti di duecontrapposte organizzazioni fazionidella ‘ndrangheta, responsabili dinumerosi omicidi, episodi di luparabianca ed estorsioni, tanto che neldicembre del 2002 il Sole 24 Ore, nel-l’annuale classifica sulla qualità dellavita nelle 103 province italiane, fa bal-zare Crotone dalla penultima alla dodi-cesima posizione per la voce “condizio-ni sull’ordine e la sicurezza pubblica”.Tra giugno 2002 e luglio 2003, da

Questore di Vicenza, dà una battutad’arresto all’impressionante serie dirapine in ville isolate di tutto il NordItalia con l’identificazione e l’arresto dinumerosi componenti della banda dicittadini di nazionalità slava che ne eraresponsabile per poi divenire Questoredi Padova, dove viene sgominata un’or-ganizzazione di sanguinari malavitosi,ex appartenenti alla famigerata “bandaManiero”, specializzata in assalti a fur-goni blindati spesso culminati inmaniera cruenta.Dal 12 Gennaio del 2005 è Questore diPalermo, dove si dedica ad un’efficaceazione di contrasto alla mafia promuo-vendo indagini per aggredirne i patri-moni, oltre che annientare l’intera com-ponente militare della “Cosa nostra”palermitana con l’arresto di tutti i capimandamento, dei reggenti e dei capifamiglia; grandissima importanza evalore mediatico hanno avuto la catturadi Bernardo Provenzano e di Salvatoree Sandro Lo Piccolo.Dal 25 agosto è Questore di Roma edanche qui indirizza efficacemente l’a-zione di contrasto alla criminalità conl’aggressione ai mafiosi, sequestrandobeni per centinaia di milioni di euro; il23 luglio 2010 diviene Prefetto diPalermo; il 18 febbraio 2011 vienenominato Commissario delegato perl’emergenza umanitaria nel territorionazionale ed, il 16 giugno 2011, vienenominato dal Consiglio dei MinistriDirettore dell’Agenzia nazionale perl’amministrazione e la destinazione deibeni sequestrati e confiscati alla crimi-nalità organizzata.

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2012 – Serie generale; entreranno in vigore il 15 marzo2012., le competenze attribuite all’Agenzia sono state limita-te alla c.d. fase amministrativa ossia alla gestione e destina-zione dei beni confiscati in via definitiva.Si tratta di quelle attività già di competenza dell’Agenzia deldemanio e, a partire dalla legge 94/2009, degli UfficiTerritoriali del Governo per quanto concerne la sola destina-zione dei beni.Al riguardo occorre evidenziare che, anche per tale ambito dicompetenze, il decreto istitutivo dell’Agenzia aveva immagi-nato una fase transitoria durante la quale ruolo e compitidell’Agenzia del demanio e dei Prefetti dovevano continuaread essere regolati dalle disposizioni vigenti anteriormentealla data di entrata in vigore del decreto legge medesimo.Tuttavia, a seguito di parere dell’Avvocatura Generale delloStato reso in data 13 aprile 2010, si è determinata una suc-cessione immediata dell’Agenzia nella universalità dei rap-porti e delle competenze prima facenti capo a varie autorità(Agenzia del demanio, Prefetti, Commissario straordinarioper la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad orga-nizzazioni criminali), annullando di fatto la fase transitoriaprevista dalla legge istitutiva e coinvolgendo immediatamen-te, sin dalla sua istituzione, l’Agenzia nella gestione operati-va dei beni definitivamente confiscati. Con il decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, recante

“codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione,nonché nuove disposizioni in materia di documentazioneantimafia”, entrato in vigore il 13 ottobre 2011, il Governoha effettuato una completa ricognizione delle norme anti-mafia di natura penale, processuale e amministrativa, non-ché la loro armonizzazione ed il loro coordinamento con ladisciplina istitutiva dell’Agenzia, al fine di elaborare un testoche possa costituire per tutti gli operatori del settore uncompleto punto di riferimento, superando le difficoltà con-nesse alla frammentazione della normativa antimafia edagevolando, in tal modo, l’azione di contrasto alle organizza-zioni di tipo mafioso.In merito alla struttura ed alle funzioni proprie dell’Agenzia,il codice antimafia non ha apportato novità sostanziali ma haeffettuato, piuttosto, una mera ricognizione della disciplinaprevigente, che ha affidato una missione ben precisaall’Agenzia, la quale:deve occuparsi esclusivamente dell’amministrazione e delladestinazione dei beni sottratti alla criminalità organizzata,attraverso procedure snelle, che deve porre in essere sullabase dell’autonomia organizzativa e contabile riconosciutaledalla legge, sotto la vigilanza del Ministro dell’interno;deve assicurare l’unitarietà degli interventi e programmare,già durante la fase dell’amministrazione giudiziaria, la desti-nazione finale dei beni sequestrati, con immediatezza rispet-

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to al provvedimento definitivo di confisca. Ciò anche al finedi valorizzare al massimo tutti gli sforzi ed i sacrifici fatti sulcampo da una pluralità di soggetti istituzionali (forze dell’or-dine, magistrati e molti altri);deve restituire allo Stato ed al territorio delle comunità offe-se dalla violenza della criminalità organizzata, in tempi accet-tabili e nelle migliori condizioni possibili, i patrimoni illecita-mente accumulati dalle consorterie criminali, contribuendosignificativamente, con tale azione, alla lotta alla criminalitàorganizzata.

Le novità introdotte dal codice antimafia

Il codice antimafia rappresenta un primo tentativo di ripor-tare ad unità una pletora di norme, disperse in numerositesti e più volte emendate nel corso degli anni, attraversol’introduzione di una disciplina innovativa volta a fornire effi-cacia all’attività di amministrazione finalizzata alla destina-zione dei beni sequestrati e confiscati ed elevare il livello ditutela dei terzi coinvolti nel procedimento.È necessario ricordare, seppur brevemente, alcuni significa-tivi interventi apportati dal codice, mediante i quali si è datoluogo alla positivizzazione di:alcuni dei principi elaborati dalla giurisprudenza di legittimi-tà e di merito, al fine di colmare vuoti normativi e di rende-re il sistema più coerente;consuetudini maturate nel tempo attraverso l’attività svol-ta dai soggetti coinvolti nella gestione di beni sequestrati econfiscati. In particolare, ci si riferisce agli istituti di seguito brevemen-te descritti.a) l’introduzione di nuovi termini per la confisca (art. 24/2).Il termine intercorrente tra il sequestro e la confisca è statoampliato, passando da un anno ad un anno e mezzo. Essodecorre dalla data di immissione in possesso dei beni daparte dell’amministratore giudiziario e può essere prorogatoper periodi di sei mesi e per non più di due volte, nel caso diindagini complesse o compendi patrimoniali rilevanti;b) le norme in materia di impugnazione del provvedimentodi confisca (art. 27/6). Il codice antimafia introduce un nuovotermine di decadenza entro il quale la Corte d’Appello devepronunciarsi, cioè 1 anno e 6 mesi dal deposito del ricorso,pena la caducazione del provvedimento di confisca;c) la previsione di un nuovo mezzo di impugnazione ovverola revocazione della confisca definitiva (art. 28). Con talestrumento l’interessato potrà chiedere al giudice di riconsi-derare l’esistenza e la validità dei presupposti per l’applica-zione del provvedimento ablatorio, in presenza dei requisitiindicati dal codice;d) l’introduzione del principio di indipendenza tra azione diprevenzione ed azione penale (art. 29) nonché del principiodi prevalenza delle misure di prevenzione sulle misurepenali (art. 30), in caso di concorrenza delle stesse sulmedesimo bene;e) la previsione di nuove misure di prevenzione patrimoniali,diverse dalla confisca:l’amministrazione giudiziaria dei beni personali (art. 33),esclusi quelli destinati all’attività professionale o produtti-va, applicabile ad alcuni dei soggetti destinatari delle misu-re di prevenzione personali, in aggiunta o in sostituzione di

queste ultime, se ritenuta sufficiente ai fini della tuteladella collettività; l’amministrazione giudiziaria dei beni utilizzabili per losvolgimento di attività economiche (art. 34), che agevola-no l’attività delle persone sottoposte a misura di preven-zione o a procedimento penale per alcuni delitti come, adesempio, quello previsto dall’art. 416-bis del codice penale(associazione mafiosa). Tale misura di prevenzione sosti-tuisce quella disciplinata dalla legge n. 575/65, che preve-deva la sospensione temporanea dall’amministrazione deibeni utilizzabili per lo svolgimento delle predette attivitàeconomiche;f) l’introduzione di nuove norme relative agli amministratorigiudiziari che: qualificano espressamente l’amministratore giudiziariocome pubblico ufficiale (art. 35/5); individuano analiticamente il contenuto della relazione par-ticolareggiata (art. 36) sullo stato e sulla consistenza dei benisequestrati, che l’amministratore deve presentare al giudicedelegato; disciplinano una serie di compiti (art. 37) che, seppur di fattoassolti dagli amministratori giudiziari in vigenza della legge n.575/65, non erano da questa espressamente previsti (l’ob-bligo di tenuta del registro delle operazioni di gestione, dipresa in consegna delle scritture contabili e dei libri socialidelle aziende sequestrate, etc); introducono la facoltà dell’amministratore giudiziario diavvalersi dell’assistenza legale dell’Avvocatura dello Stato(art. 39); prevedono la possibilità di impugnare, dinanzi al giudicedelegato, gli atti compiuti dall’amministratore giudiziario(art. 40/4) in caso di violazione delle norme contenute nelcodice stesso; disciplinano l’attività di gestione delle aziende sequestrate(art. 41), codificando principi già attuati, nella prassi, invigenza delle legge n. 575/65 (ad esempio le norme che spe-cificano i poteri dell’amministratore giudiziario in caso disequestro di partecipazioni societarie di maggioranza);g) l’introduzione della disciplina in materia di tutela dei terzi(artt. 52 e ss) titolari di diritti reali o personali di godimentosui beni sequestrati e dei terzi creditori, garantiti o meno dadiritti reali di garanzia sul bene. Il codice, al riguardo, regola-menta nel dettaglio le operazioni finalizzate all’accertamen-to di tali diritti ed alla progettazione e pianificazione deipagamenti, secondo un modello che ricalca quello previstonella procedura fallimentare, riconoscendo una posizione dirilievo all’amministratore giudiziario che, sotto la direzionedel giudice delegato, può attivare il procedimento di ammis-sione dei crediti e la formazione dello stato passivo giàdurante la fase del sequestro;

il codice antimafia rappre-senta un primo tentativo diriportare ad unità una ple-tora di norme, disperse

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h) l’introduzione di norme che disciplinano la sorte delleazioni esecutive da chiunque intraprese nei confronti deibeni sottoposti a sequestro, colmando in tal modo unagrave lacuna della normativa previgente. In base allanuova disciplina, a seguito del sequestro non possonoessere iniziate o proseguite azioni esecutive ed i beni giàoggetto di esecuzione sono presi in consegna dall’ammini-stratore giudiziario;i) l’introduzione della disciplina relativa agli effetti della con-fisca definitiva, in base alla quale quest’ultima determina: l’acquisizione dei beni al patrimonio dello Stato e l’estinzio-ne dei diritti reali e personali di godimento e dei diritti realidi garanzia gravanti sugli stessi, fatta salva, tuttavia, la tute-la dei terzi titolari dei medesimi diritti; lo scioglimento dei contratti aventi ad oggetto i diritti perso-nali di godimento; l’estinzione delle procedure esecutive aventi ad oggetto ibeni confiscati; j) l’introduzione di norme che disciplinano i rapporti tra ilprocedimento di prevenzione e le procedure concorsuali,prevedendo la prevalenza del primo sul fallimento, introdu-cendo la possibilità per i creditori di rivalersi sul valore deibeni confiscati e confermando il principio giurisprudenzialedella priorità dell’interesse pubblico perseguito dalla nor-mativa antimafia rispetto a quello privatistico della par con-dicio creditorum.

Le proposte di modifica al codice antimafia

Fin dalla sua entrata in vigore, il codice antimafia ha evi-denziato numerose criticità nella concreta applicazione.Di conseguenza, da più parti, è stata evidenziata la neces-sità di modificare la nuova normativa appena introdottaavvalendosi dello strumento dei decreti correttivi: da ulti-me si vedano le “Prime proposte correttive al codice anti-mafia” dell’Osservatorio nazionale su confisca, ammini-strazione e destinazione dei beni e delle aziendedell’Università degli Studi di Palermo, 2012. e le audizionidel Direttore dell’Agenzia nazionale del 18 e 25 gennaio2012 innanzi alla Commissione parlamentare di inchiestasul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni crimi-nali, anche straniere.L’Agenzia, al riguardo, ha presentato, anche alla citataCommissione antimafia, proprie proposte emendative alcodice antimafia afferenti sia alla disciplina sostanziale-pro-cessuale, sia alle norme propriamente dedicate alla struttu-ra e al funzionamento dell’Agenzia stessa. Con riferimento alle norme di carattere sostanziale-proces-suale, oltre alle modifiche proposte dagli operatori del dirit-to e recepite dall’Agenzia, si segnala: a) l’art. 48: nel testo della norma in esame sono stati propo-sti due distinti interventi normativi finalizzati rispettivamen-te ad estendere la platea dei soggetti assegnatari di benimobili registrati in favore degli enti territoriali e delle asso-ciazioni di volontariato nonché a vendere beni immobilianche ai privati fatte salve le garanzie procedurali previstedalla stessa norma. b) l’art. 51: riformulazione della norma in materia di regimefiscale anche prevedendo una espressa esenzione, per i beniimmobili confiscati in via definitiva, da ogni imposta, tassa etributo di carattere nazionale e locale;c) l’art. 52 e ss: totale riscrittura della disciplina per la tuteladei terzi volta a contemperare gli interessi dei terzi con quel-li statali, in particolare evitando di subordinare l’acquisizionedei beni allo Stato, all’integrale soddisfazione dei diritti deiterzi;d) l’art. 110: estensione delle competenze dell’Agenzia atutte le fattispecie di reato previste dall’art. 12 sexies del DL306/92. Oggi, infatti, l’Agenzia ha competenza, oltre chenelle misure di prevenzione, nei procedimenti di confiscapenale ma limitatamente alle fattispecie di cui all’art. 51,comma 3 bis c.p.p..Delle norme propriamente dedicate alla struttura e al fun-zionamento dell’Agenzia si tratterà ampiamente più avanti.

Ultimissime

Secondo un’interpretazione letterale dell’art. 117, commi 1e 5 del codice antimafia, prospettata dalla Direzione nazio-nale antimafia e condivisa dall’Agenzia, si segnala chel’Anbsc entrerà nel pieno delle competenze, attribuitele dal-l’art. 110 del codice antimafia (ausilio, amministrazione edestinazione), solo con riferimento alle misure penali o diprevenzione adottate dalla data di entrata in vigore dei rego-lamenti di cui all’art. 113 del predetto codice.Invero, alla luce della suindicata interpretazione letterale:

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a) le norme della legge 575/65 si applicano ai procedimentidi prevenzione o penali pendenti alla data di entrata in vigo-re del codice antimafia ossia il 13 ottobre 2011; b) le norme del codice antimafia, ad eccezione di quellerelative alle competenze infra-processuali dell’Agenzia(ausilio all’Autorità giudiziaria e amministrazione dalla con-fisca di prevenzione di primo grado o dall’udienza prelimi-nare nei procedimenti penali), si applicano alle proposte diprevenzione o alle notizie di reato depositate dopo il 13ottobre 2011;c) dal momento di entrata in vigore dei regolamenti si appli-cano le disposizioni relative alle competenze infra-proces-suali dell’Agenzia. Per tutti i procedimenti già pendenti trova applicazione,invece, la disciplina previgente che attribuisce all’Agenzia lasola competenza nella gestione dei beni confiscati in viadefinitiva.

L’organizzazione dell’Agenzia nazionale

Quanto all’organizzazione interna dell’Agenzia, la legge indi-vidua tre distinti organi - il Direttore, il Consiglio direttivo e ilCollegio dei revisori - e ne disciplina le rispettive attribuzioni.In particolare:il Direttore dell’Agenzia è scelto tra i prefetti ed è nominatocon decreto del Presidente della Repubblica, su proposta delMinistro dell’interno, previa deliberazione del Consiglio dei

Ministri. La legge gli attribuisce importanti funzioni, chevanno dalla rappresentanza legale dell’Agenzia all’attuazio-ne degli indirizzi e delle linee guida fissate dal Consiglio diret-tivo in materia di amministrazione, assegnazione e destina-zione dei beni sequestrati e confiscati. Ancora, le attribuzio-ni del Direttore spaziano dal potere di convocazione delConsiglio direttivo alla presidenza dello stesso; dalla presen-tazione al Consiglio direttivo del bilancio preventivo e delconto consuntivo dell’Agenzia al potere – dovere di riferireperiodicamente ai Ministri dell’interno e della giustizia e dipresentare una relazione semestrale sull’attività svoltadall’Agenzia;il Consiglio direttivo, presieduto dal Direttore, è l’organodeliberativo dell’Agenzia ed è composto da un rappresen-tante del Ministero dell’interno, da due magistrati - di cuiuno designato dal Ministro della giustizia e l’altro dalProcuratore Nazionale Antimafia - nonché dal Direttoredell’Agenzia del demanio o da un suo delegato. Alle riunionidel Consiglio direttivo, poi, possono essere chiamati a parte-cipare i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche equelli degli enti e delle associazioni che, di volta in volta,siano interessati alle questioni oggetto delle sedute delConsiglio, nonché l’autorità giudiziaria;il Collegio dei revisori è invece l’organo di controllo contabi-le dell’Agenzia ed è costituito da tre componenti effettivi eda due supplenti, scelti tra gli iscritti nel registro dei revisoricontabili e nominati con decreto del Ministro dell’interno,

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fatta eccezione per un componente effettivo ed uno sup-plente, che vengono, invece, designati dal Ministro dell’eco-nomia e delle finanze. Tra le funzioni che la legge attribuisceal Collegio vi è il riscontro degli atti di gestione, la verifica delbilancio di previsione e del conto consuntivo e le verifiche dicassa con frequenza almeno trimestrale. Con riferimento alle risorse umane disponibili, il decreto isti-tutivo dell’Agenzia ha previsto che, nella fase di prima appli-cazione, la dotazione organica dell’Agenzia è determinata,con provvedimento del Direttore, in trenta unità ripartite trale varie qualifiche, ivi comprese quelle dirigenziali.Nel regolamento di organizzazione approvato nella sedutadel Consiglio dei Ministri del 25 novembre 2011 e pubblicatonella G.U. n. 50 del 29 febbraio 2012 – Serie generale, ladotazione organica dell’Agenzia viene fissata in via definitivain trenta unità, di cui un dirigente di livello generale e quat-tro dirigenti di seconda fascia.È stato già segnalato nella prima relazione dell’Agenzia checon decreto legge del 12 novembre 2010 n.187, sono statepreviste, tra l’altro, nuove misure per il potenziamento del-l’attività dell’ANBSC consentendo alla stessa:di stipulare contratti a termine di durata non superiore al31.12.2012, garantendo a tal fine un flusso di entrata di 2milioni di euro per l’anno 2011 e di 4 milioni per l’anno2012;di destinare beni immobili confiscati per l’autofinanzia-mento dell’Agenzia, previa autorizzazione del Ministrodell’interno.

Tuttavia, solo con il decreto interministeriale datato 19 otto-bre 2011, l’Agenzia è stata autorizzata a impiegare, sino al31.12.2012, settanta unità di personale comprensive delletrentacinque unità di personale già previste per l’anno 2011.Sempre con riferimento alla struttura organizzativadell’Agenzia, particolare rilevanza assume, a seguito dellacircolare del Ministro dell’interno prot. 11001/119/6(10) del13.07.2011, l’istituzione del Nuclei di supporto presso le sin-gole Prefetture. L’idea perseguita con la previsione di talinuclei “è quella di una sede istituzionale che, attraverso l’ap-porto dei vari organismi pubblici o rappresentativi dellasocietà civile, serva ad accelerare i procedimenti di destina-zione dei beni ai sensi della legge n. 575/1965, rimuovendogli ostacoli che, in quella sede locale, possono rendere imedesimi poco appetibili per le amministrazioni interessateal loro utilizzo”L’Agenzia, in aderenza al vigente dettato legislativo e aquanto evidenziato dall’Autorità di vigilanza, ha adottato ediramato due circolari dettando ai predetti Nuclei di sup-porto le prime linee guida rispettivamente in materia digestione dei beni confiscati in via definitiva e in tema dibeni sequestrati. In particolare nella prima circolare, è stata posta l’attenzionesulle attività di monitoraggio dei beni confiscati già destinatinonché sull’istruttoria inerente ai beni confiscati in gestionecon particolare riferimento al contenzioso, ai gravami ipote-cari, ai rapporti con gli enti territoriali, nonché alle attivitàfinalizzate alla destinazione dei beni immobili quali sopral-

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luoghi, sgomberi, consegne.Nella circolare relativa ai beni sequestrati, invece, sono stateimpartite le prime istruzioni finalizzate all’analisi dei benisequestrati, alla programmazione della destinazione e alsupporto all’autorità giudiziaria.

Le criticità riscontrate

Sotto il profilo normativo ed operativo di seguito si illustra-no i singoli punti relativi alle criticità riscontrate in questiprimi due anni di attività dell’Agenzia, insieme alle proposte,anche di natura normativa, finalizzate alla loro risoluzione,

già peraltro presentate dal Direttoredell’Agenzia davanti alla CommissioneAntimafia nel corso delle audizioni del 18e 25 gennaio 2012. In relazione alla dotazione organica è dipalmare evidenza l’assoluta inadeguatez-za delle risorse attribuite all’Agenzia afronte dei molteplici compiti, complessi edelicati, che il legislatore ha voluto attri-buirle.Ciò, peraltro, è stato efficacemente rile-vato dalla Corte dei conti nella propriarelazione in materia, a parere della qualel’Agenzia con “tale esiguità di risorseumane difficilmente potrà far fronteall’emergenza nazionale che sempre piùvede i protagonisti della criminalità orga-nizzata espandere i propri confini”.Tale dotazione organica, sicuramenteinsufficiente, dovrà occuparsi delle attivi-tà di competenza dell’Agenzia ai sensidell’art. 110 del codice antimafia, oltrealle attività di staff (selezione, gestione,formazione, trattamento giuridico edeconomico del personale, contenzioso,ispezioni, acquisti e logistica, sistemiinformativi, etc.).Ferma restando l’evidente inadegua-tezza della dotazione organica, è neces-sario segnalare che l’Agenzia ha riscon-trato rilevanti criticità non solo per indi-viduare le trenta risorse costituenti lac.d. dotazione organica stabile, maanche per vedersi assegnate le altresettanta unità di personale che dovreb-bero garantire il menzionato potenzia-mento che, si ripete, è limitato alla datadel 31 dicembre 2012 e che peraltro èstato possibile iniziare a reperire sol-tanto dal 19 ottobre 2011, ossia dalla

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data del decreto interministeriale di autorizzazione.In particolare, sono state riscontrate rilevanti criticità sia infase di reclutamento che in fase di mantenimento del per-sonale. Con riferimento alle difficoltà di reclutamento, si evidenziache a causa dell’assenza di qualsiasi forma di incentivoeconomico ed in considerazione della contrattazione col-lettiva attualmente applicata, priva di forme retributiveadeguate ai profili richiesti (avvocati, commercialisti,architetti, ingegneri, agronomi, esperti in managementpubblico), l’Agenzia oggi non è in grado di reclutare dallealtre pubbliche amministrazioni il personale qualificato inpossesso di competenze necessarie per svolgere le attivitàdi legge. Con particolare riferimento al personale da utilizzare per ilc.d. potenziamento si evidenzia che, a fronte di trentaquat-tro richieste che l’Agenzia ha inviato alle altre amministra-zioni (ministeri, forze dell’ordine, agenzie fiscali, enti territo-riali, Agenzia del demanio), soltanto sette sono state positi-vamente riscontrate.Peraltro, proprio per la richiamata assenza di qualsiasi formadi incentivo economico, la disponibilità a transitare pressol’Agenzia è stata apparentemente fornita, nella maggiorparte dei casi, da dipendenti della pubblica amministrazionespinti da motivazioni di carattere principalmentelogistico/familiare (ritorno nei luoghi di origine o comunquemotivazioni personali/familiari). Tali risorse, tuttavia, sono prive di qualsiasi esperienza inmateria e quindi non immediatamente utilizzabilidall’Agenzia per le attività di propria competenza, se non aseguito di un adeguato periodo di formazione che però, in

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concreto, non è possibile compiere sia perché il limitatissimopersonale dotato di professionalità adeguata è utilizzato perl’incessante attività corrente, sia perché, come già rilevato,le materie trattate richiedono un elevato grado di professio-nalizzazione difficilmente rinvenibile nell’ambito della pub-blica amministrazione. Peraltro, nei limitati casi in cui è stata individuata qualcheprofessionalità adeguata al profilo richiesto, l’amministrazio-ne di provenienza, data la professionalità della risorsa, hanegato la propria disponibilità. Le considerazioni appena esposte valgono tanto per il perso-nale da inserire nella dotazione organica stabile (trentaunità), quanto per il personale (settanta unità) da utilizzarenell’ambito del potenziamento fino al 31.12.2012.Oltre alle menzionate difficoltà di reperimento di personale,si assiste anche alla difficoltà di mantenimento del persona-le attualmente in servizio. Al riguardo, è stato evidenziato che nell’attuale fase trans-itoria l’Agenzia si avvale di circa trenta unità di personale col-locate in posizione di comando, distacco o fuori ruolo. In considerazione delle criticità sopra indicate (assenza diincentivi economici, contrattazione collettiva inadeguata)e considerata, altresì, la disomogeneità del personaleattualmente utilizzato (Ministero dell’interno, Ministerodella giustizia, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri,

Guardia di Finanza, Agenzia del demanio), vi è il concretorischio che, in concomitanza dell’entrata in vigore dei rego-lamenti, il personale attualmente in forza, ricevendo nel-l’amministrazione di appartenenza un trattamento retribu-tivo superiore rispetto a quello previsto dalla contrattazio-ne collettiva applicata all’Agenzia, non opterà per entrarenei ruoli dell’Agenzia. Pertanto, l’Agenzia subirà delle inevitabili ripercussioni nega-tive sulla propria attuale operatività, che già sconta le critici-tà appena descritte. Al riguardo, non è neanche ipotizzabile arginare tale caren-za di personale prevedendo appositi concorsi pubblici, con-siderato che in via preliminare si dovrebbe avviare la pro-cedura di mobilità imposta dal Testo Unico sul pubblicoimpiego e che, in ogni caso, le necessità dell’Agenzia risul-tano assolutamente incompatibili con le tempistiche di unpubblico concorso e con le risorse disponibili che, evidente-mente, non sono utilizzabili per la gestione delle procedureconcorsuali.È stato già evidenziato come il legislatore, al fine di poten-ziare l’Agenzia, abbia previsto:la possibilità di destinare al c.d. autofinanziamento i beniconfiscati;un budget, oltre il finanziamento ordinario annuale di 4,2milioni di euro, di 2 milioni di euro per il 2011 e 4 milioni dieuro per il 2012 per il personale che, ai fini del potenzia-mento, è attualmente in forza presso l’Agenzia in posizionein comando, distacco o fuori ruolo e per la stipula di contrat-ti a termine.

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Tale previsione, seppur dettata con l’intento di rafforzarel’Agenzia, non appare idonea a garantire la realizzazionedegli obiettivi posti al nuovo ente e ciò per le seguentiragioni. Con riferimento alla categoria dei beni da destinare all’auto-finanziamento, peraltro limitata ai beni immobili e nonanche ai beni aziendali, le procedure per addivenire all’affit-to sono lunghe e complesse (stima del bene, adeguamentotecnico-normativo del bene alla normativa vigente, etc.).Peraltro l’Agenzia, anche in considerazione dell’esigua dota-zione organica, non è assolutamente attrezzata per gestiretali contratti di locazione. Appare poi inadeguata la norma che prevede assunzioni a ter-mine, con scadenza 31.12.2012, considerato che si dovrebbeassumere e formare del personale, con la consapevolezza dinon poterlo stabilmente utilizzare nel prossimo futuro.

Le proposte di modifica alla struttura organizzativa

Per rispondere efficacemente alle difficoltà riscontrate inmateria di dotazione organica, di risorse umane disponibili edi budget dell’Agenzia, sono state proposte alcune modifi-che normative, anche emendative al codice antimafia, voltea modificare la natura giuridica dell’Agenzia tramite la suatrasformazione in Ente Pubblico Economico ossia in entedotato di maggiore autonomia contabile, organizzativa efinanziaria in grado di agire con strumenti privatistici, adesempio nella regolazione dei rapporti di lavoro, abbando-nando i rigidi schemi pubblicistici. In alternativa alla suindicata modifica, è stata anche evidenzia-ta la necessità di ampliare l’esigua dotazione organica stabile

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almeno parametrandola al numero complessivo di cento unità.Inoltre, al fine di eliminare le riscontrate difficoltà nel recluta-mento e nel mantenimento del personale, è stata proposta lasostituzione della contrattazione collettiva oggi applicata, conquella più favorevole prevista per altre pubbliche amministra-zioni (enti pubblici non economici), quali le agenzie fiscali. È stata rappresentata, infine, l’opportunità di eliminare ladisciplina del c.d. autofinanziamento, di fatto inattuabile,prevedendo come alternativa un budget fisso complessivo di10,2 milioni di euro annui, parametrato su una dotazioneorganica di almeno cento unità, considerato peraltro chel’Agenzia, posta in condizione di funzionare efficacemente, èpotenziale produttrice di entrate molto elevate sia per lecasse dello Stato, attraverso il versamento al Fondo UnicoGiustizia, sia per gli enti territoriali attraverso la restituzioneai territori di beni sottratti alla criminalità organizzata.

L’articolazione territoriale dell’Agenzia nazionale

Attualmente l’Agenzia è presente sul territorio nazionale inquattro diverse regioni, con la sede principale di ReggioCalabria e le sedi secondarie di Roma, Palermo e Milano,quest’ultima inaugurata il 19 dicembre 2011. E’, inoltre, prossima l’apertura della sede secondaria diNapoli, presso la storica sede giudiziaria di Castel Capuano. L’Agenzia, inoltre, a livello provinciale, si avvale dei Nuclei disupporto presso le singole Prefetture. In considerazione delle oggettive difficoltà di collegamento,ferroviario e aereo, legate alla localizzazione della sede diReggio Calabria, l’Agenzia ha proposto di modificare l’indivi-duazione della sede principale indicando:

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in via principale la città di Roma, ove si trovano le altre isti-tuzioni dello Stato e hanno sede i membri del Consiglio diret-tivo dell’Agenzia; in via subordinata la città di Palermo, considerato che attual-mente più del 43,6% dei beni definitivamente confiscati sitrova localizzato in Sicilia e poco meno di 1/3 nella sola pro-vincia di Palermo.

La rete

Con l’istituzione dell’Agenzia il legislatore ha voluto creareuna vera e propria “cabina di regia” diretta a orientare l’a-zione di tutti i soggetti istituzionali e della società civile coin-volti nell’aggressione ai patrimoni criminali e nella gestionedei beni sequestrati e confiscati. Ciò è concretamente realizzabile attraverso la costruzione diun’efficiente “rete” di rapporti in grado di assicurare l’unita-rietà dei comportamenti e delle attività poste in essere e,conseguentemente, una maggiore celerità ed efficacia degliinterventi diretti a sottrarre risorse alla criminalità organiz-zata, per reinserirle nel circuito sano dell’economia naziona-le.Tale “rete” deve essere costituita e sostenuta vigorosamen-te da tutti i soggetti che, a vario titolo, contribuiscono al rag-giungimento degli obiettivi posti dal legislatore all’Agenzia:la magistratura di prevenzione e penale, le forze dell’ordine,le Prefetture, le istituzioni statali, territoriali e locali, gliamministratori giudiziari, le associazioni di categoria, gli ordi-ni professionali, le università, il mondo dell’associazionismoe della cooperazione sociale (c.d. terzo settore).

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L’Agenzia, in particolare, oltre ad avviare un proficuo ecostante rapporto di collaborazione e scambio informativocon le forze dell’ordine e con l’autorità giudiziaria, ha coin-volto nel processo gestionale dei beni definitivamente confi-scati, anche tramite formali protocolli di intesa, i soggettiistituzionali che, a vario titolo, possono supportare e agevo-lare la tempestiva destinazione dei beni.In data 23 dicembre 2011 l’Agenzia, Assolombarda, ALDAI –Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali eFondirigenti, hanno siglato un protocollo di intesa finalizzatoalla formazione specialistica di sessanta manager per la valu-tazione e la gestione delle aziende sequestrate e confiscate. Circa 1500 imprese, infatti, sono state confiscate finora alla

criminalità organizzata di cui più di 200 nellasola Lombardia. E’ spesso molto difficile garantire la continui-tà industriale ed economica di queste impre-se che rischiano di fallire e chiudere, causan-do perdita di manodopera, tensioni sociali e,in ultima analisi, un clima non idoneo al con-trasto socio-economico della criminalitàorganizzata. La convenzione siglata pone particolareattenzione alla creazione di competenzestrategiche e manageriali necessarie per lavalutazione e la gestione delle impresesequestrate e confiscate da mettere a dis-posizione dell’Agenzia, senza alcun onereeconomico a carico dell’amministrazionepubblica. Le attività di valutazione e gestione sarannoindirizzate, in via sperimentale, non solo alleaziende operanti in Lombardia (sottopostea sequestro ovvero a confisca non definiti-va), ma anche ad alcune realtà in confiscadefinitiva particolarmente significative indi-viduate dall’Agenzia nel resto del territorionazionale. L’accordo, peraltro, punta a creare unmodello che potrà essere esteso su tutto ilterritorio nazionale.L’attività si svilupperà in due momenti:a) analisi del fenomeno da parte dei partnersscientifici (Luiss e Bocconi); b) formazione diretta di manager selezionaticomprendente una brevissima fase teoricaed una più lunga fase pratica di formazionesu attività concrete. Le domande di partecipazione all’iniziativasono state 222.

Unioncamere e “Libera. Associazio-ni, nomi e numeri contro le mafie”

Nel corso del 2011 è stata avviata una profi-cua collaborazione con Unioncamere e l’as-sociazione Libera finalizzata alla sottoscrizio-ne di un importante protocollo di intesaavente ad oggetto, tra l’altro, il supportoaltamente qualificato di Unioncamere e delle

Camere di commercio nella gestione delle aziende confisca-te. Nell’ambito di tale protocollo, inoltre, è stata dedicataun’apposita trattazione al c.d. “progetto Aziende” nell’ambi-to del quale l’Agenzia, in collaborazione con Unioncamere etramite il supporto dell’associazione Libera, ha individuatosei aziende attive ubicate in diverse regioni (Lombardia,Toscana, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), i cui dipenden-ti, dopo aver ricevuto un adeguata formazione managerialedallo staff di Unioncamere, saranno supportati nella costitu-zione di una cooperativa alla quale verrà poi affidata a titologratuito l’azienda confiscata per la prosecuzione dell’attivitàdi impresa. Tale progetto, oltre ad assicurare la riqualificazione dell’a-

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zienda e, di conseguenza, a garantire la tutela dei livelli occu-pazionali ivi presenti, consente di inviare un forte messaggiosociale sul territorio: “anche con lo Stato l’ex impresa mafio-

sa prosegue l’attività garantendo lavoro e sviluppo”.

L’amministrazione e la destinazione dei beni

Nonostante le criticità riscontrate in questi primi due anni diattività, l’Agenzia è riuscita a destinare, dal 1 gennaio al 31dicembre 2011, molti beni confiscati di particolare valoresociale e simbolico. Tra i più significativi si ricordano i seguenti casi: Comune di Rescaldina (MI): si tratta di un fabbricato cieloterra con ampia pertinenza, destinato al comune per finalitàsociali ed in particolare per essere utilizzato, per il tramitedella Onlus Ospedale dei Bambini Milano, come residenzatemporanea di genitori con figli affetti da patologie oncolo-giche di lunga degenza presso l’ospedale Buzzi di Milano,rispetto al quale la residenza risulta in posizione strategica; Comune di Borgo Forte (MN): si tratta di un fabbricato cieloterra con ampia pertinenza, utilizzato da una cooperativasociale per l’assistenza agli anziani non autosufficienti e dis-abili; Comune di Varese (VA): appartamento destinato al comune

il quale, d’intesa con la locale Questura, lo ha utilizzato comealloggio protetto per minori oggetto di abuso; Comune di Castellammare di Stabia (NA): l’Agenzia ha asse-gnato al comune la villa liberty del clan De Rosa per adibirlaa biblioteca comunale. Il bene, in ottimo stato di manuten-zione, ha un forte valore simbolico in quanto si tratta dellavilla bunker del clan situata al centro storico del comune; Comune di Quindici (AV): l’Agenzia, tramite la collaborazionedel comune, ha destinato la villa bunker confiscata al clanGraziano all’associazione Libera. Nel bene è previsto l’avviodi un’azienda tessile, favorendo così l’occupazione in queldifficile contesto locale; Comune di Naro (AG): si tratta di terreni destinati a finalitàsociali che, tramite la collaborazione tra l’associazione Liberaed il comune di Naro, sono stati assegnati a titolo gratuito aduna costituenda cooperativa agricola, nel rispetto della lorovocazione agricola, nell’ambito del progetto denominato“Libera Terra Agrigento”; Comune di Polizzi Generosa (PA): si tratta del feudo diVerbumcaudo avente un’estensione pari a 150 ettari, confi-scato a Michele Greco, sito nel comune di Polizzi Generosache l’Agenzia ha destinato alla regione Sicilia per essere poiassegnato al Consorzio Sviluppo e Legalità per la valorizza-zione dei terreni ad uso agricolo e sociale; Comune di Rombiolo (VV): l’Agenzia, nell’ambito del costan-te supporto all’Autorità di vigilanza, ha assegnato un capan-none industriale di vasta dimensione al Ministero dell’inter-no per finalità istituzionali ed in particolare per adibirlo acentro di accoglimento di immigrati, fornendo così il propriocontributo all’emergenza immigrazione che nel 2011 hacreato non poche difficoltà nell’Italia meridionale.

I gravami ipotecari: il superamento delle criticità

Come si avrà modo di specificare nella parte della presenterelazione dedicata al rapporto statistico, attualmentel’Agenzia gestisce 3.364 beni immobili confiscati in via defi-nitiva di cui 2590 (pari al 77% del totale) risultano interessa-ti da criticità.Nell’ambito delle criticità rientrano: gravamiipotecari, procedure giudiziarie in corso, confische pro-quota, concomitante sequestro penale, occupazione sine

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titulo, beni inagibili.Per 1.556 di questi beni (pari al 46,25% del totale) è stataaccertata, in particolare, l’esistenza di gravami ipotecari. Tale criticità, che non consente un’utile e tempestiva desti-nazione del bene, importa una complessa e lunga attivitàistruttoria finalizzata a rendere il bene libero da pesi edoneri, attività riassumibile nelle seguenti fasi: a) accertamenti sul singolo gravame ipotecario: l’Agenzia,per il tramite dei Nuclei di supporto presso le Prefetture,verifica l’opponibilità all’Erario del credito ipotecario (iscri-zione ipotecaria, ammontare della debitoria comprensiva disorte e interessi, interlocutoria con i creditori ipotecari); b) accertamento della buona fede: l’Agenzia, per il tramitedelle Procure della Repubblica, avvia l’incidente di esecuzio-ne finalizzato a verificare l’accertamento della buona fede el’affidamento incolpevole in capo al creditore ipotecario; c) definizione del gravame ipotecario: l’Agenzia, nel caso diaccertata mala fede in capo al creditore ipotecario, provve-de alla destinazione del bene in favore dei soggetti che lalegge prevede come possibili destinatari. Nell’ipotesi in cui,invece, viene accertata la buona fede del creditore ipoteca-rio, l’Agenzia verifica la possibilità di addivenire ad una trans-azione nei limiti delle risorse disponibili per tale finalità alegislazione vigente.

Il progetto R.E.G.I.O.

Il decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, “Codicedell’Amministrazione Digitale”, ha posto il principio giuri-dico secondo il quale le pubbliche amministrazioni assicu-rano la disponibilità, la gestione, l’accesso, la trasmissione,la conservazione e la fruibilità dell’informazione in moda-lità digitale. Muovendosi lungo questa linea, la legge istitutivadell’Agenzia ha stabilito che lo scambio di dati e notizie conil Ministero della giustizia debba avvenire in via telematica. Successivamente, l’art. 113, comma 1, lettera c) del decretolegislativo 6 settembre 2011, n. 159, nel recepire le disposi-zioni dettate dalla legge istitutiva, stabilisce che, tramiteapposito regolamento, sia disciplinata la gestione dei flussiinformativi dell’Agenzia. Il regolamento recante la disciplina sui flussi informativi,approvato nella seduta del Consiglio dei Ministri del 25novembre 2011, pubblicato nella G.U. n. 50 del 29 febbraio2012 – Serie generale; entreranno in vigore il 15 marzo 2012,stabilisce che l’Agenzia gestisce i flussi informativi ed effet-tua le comunicazioni telematiche attraverso il proprio siste-ma informativo connesso, in modalità bidirezionale, con ilMinistero della giustizia e con le banche dati e i sistemi infor-

mativi delle Prefetture, degli enti territoriali, di Equitalia e diEquitalia Giustizia, delle agenzie fiscali e degli amministrato-ri dei beni confiscati. Il sistema informativo, inoltre, potrà cooperare con i sistemiinformativi di altre amministrazioni pubbliche sulla base diappositi protocolli ed anche con enti e soggetti privati indivi-duati con provvedimento del Direttore dell’Agenzia. Unadelle prime iniziative della neocostituita Agenzia, pertanto, èstata quella di predisporre un progetto che costituisca labase fondamentale del sistema informativo.Grazie all’utilizzazione dei fondi disponibili nell’obiettivooperativo 2.7 del Programma Operativo Nazionale (PON)Sicurezza per lo Sviluppo – Obiettivo Convergenza 2007 –2013 (programma cofinanziato al 50% dallo Stato italiano eal 50 % dall’Unione Europea), l’Agenzia sta procedendo allarealizzazione del sistema informatico denominato “REGIO”,che è l’acronimo di REalizzazione di un sistema per laGestione Informatizzata ed Operativa delle procedure diamministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confi-scati alla criminalità organizzata. Si tratta di un sistema informatico che:sarà coordinato con quelli degli enti e delle amministrazionicoinvolte a vario titolo nell’amministrazione e destinazionedei beni confiscati (Ministero della giustizia, Ministero del-l’interno, Agenzia del demanio, Equitalia Giustizia, ammini-stratori giudiziari), allo scopo di garantire un continuo scam-bio di dati e di informazioni che permetterà l’ottimizzazionedei singoli processi operativi di rispettiva competenza;consentirà all’Agenzia di monitorare costantemente gli even-ti legati ad ogni bene, ricostruendone la storia dal provvedi-mento di sequestro fino alla sua destinazione definitiva edoltre, comprendendo, quindi, anche le verifiche sulle moda-lità di utilizzazione da parte dei soggetti destinatari e/o asse-gnatari;assicurerà un più stretto rapporto collaborativo tra l’Agenziae gli amministratori dei beni, garantendo a questi ultimi lapossibilità di accedere al sistema gestionale informaticodell’Agenzia mediante apposite password nonché di inserirei dati relativi ai beni ed ogni altra informazione descrittiva,trasformando così il database da strumento “statico” a stru-mento “dinamico”.Più precisamente il progetto “REGIO” è stato concepito perrispondere all’esigenza di sostenere le due principali funzio-ni affidate dalla legge all’Agenzia: a) supporto all’autorità giudiziaria nelle fasi di custodia eamministrazione dei beni sequestrati; b) amministrazione e destinazione dei beni confiscati. Il progetto, quindi, contribuisce alla realizzazione di un siste-ma informativo unico e integrato a sostegno della missioneistituzionale dell’Agenzia, che costituirà, a regime, uno stru-mento più ampio e versatile rispetto all’applicazionedell’Agenzia del demanio attualmente utilizzata dall’Agenzia.Per quanto riguarda la nuova banca dati dell’Agenzia, vi con-fluiranno: i dati e i documenti provenienti dal Ministero della giustizia:inizialmente dal solo Sistema Informativo Telematico Misuredi Prevenzione (“SIT-MP”), odierna evoluzione del vecchio“SIPPI” e, in una fase successiva, compatibilmente con l’evo-luzione dei sistemi del Ministero della giustizia, anche i datie i documenti relativi ai sequestri e alle confische penali;i dati contenuti nella banca dati dell’Agenzia del demanio

attualmente l’Agenzia gestisce3.364 beni immobili confiscatiin via definitiva di cui 2590 (parial 77% del totale) risultanointeressati da criticità

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(per il pregresso). Per quanto riguarda le modalità di comunicazione e scambiodi dati con le banche dati esistenti presso altre istituzioni e lacreazione di programmi (software) appositamente ideati perrispondere alle esigenze operative dell’Agenzia, il sistema siincentra sulla vita del bene (mobile, immobile, azienda), allaquale sono riferiti tutti i dati ed i documenti di interesse, siain funzione dello stato di avanzamento del procedimentoamministrativo, di competenza dell’Agenzia, sia del corri-spondente procedimento di prevenzione e/o penale di com-petenza degli uffici giudiziari. A questo riguardo appare necessaria la funzione diverifica/integrazione dei dati per la completa gestione dellavita del bene, svolta sia dall’amministratore giudiziario sia, inprospettiva, dai Nuclei di supporto delle Prefetture. Il sistema consentirà la gestione di un doppio regime, distin-guendo i beni ante o post la data del 13 ottobre 2011 (entra-ta in vigore del codice antimafia). All’attuale stato di avanzamento dei lavori, REGIO si articolaconcettualmente nei seguenti sottosistemi gestionali:1. supporto all’autorità giudiziaria; 2. programmazione della destinazione dei beni; 3. gestione dei beni; 4. destinazione dei beni. In definitiva, attraverso il sistema REGIO sarà possibile

ottenere: interrogazioni sul procedimento giudiziario; l’evidenziazione di tutti gli eventi che riguardano il bene,d’interesse per l’Agenzia; la predisposizione di tutti i provvedimenti necessari allo svol-gimento dei procedimenti amministrativi di competenzadell’Agenzia; la gestione contabile e amministrativa del bene in relazioneagli adempimenti connessi con il Fondo Unico Giustizia; la tracciatura dell’intero iter di gestione, destinazione emonitoraggio del bene; l’elaborazione di tutte le statistiche relative ai beni ed all’o-peratività dell’Agenzia; la produzione dei prospetti informativi.

La “globalizzazione” del fenomeno criminale

La dimensione globale del fenomeno mafioso rende indi-spensabile una cooperazione comunitaria ed internazionaleche si prefigga, tra l’altro, di individuare nuovi modelli diintervento in materia di aggressione e recupero dei patrimo-ni frutto di attività illecite.L’Unione Europea, finora, ha contribuito a tale cooperazionemediante l’Obiettivo Operativo 2.5 del PON Sicurezza,“Migliorare la gestione dei beni confiscati alla criminalitàorganizzata”, un progetto finalizzato al superamento dellecriticità legate alla concreta realizzazione degli obiettivi direcupero e di riutilizzo collettivo dei beni confiscati sancitidalla legge n. 109/96, all’interno delle aree territoriali mag-giormente afflitte dalla presenza di organizzazioni di tipomafioso (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). Infatti la carenza delle risorse in possesso delle istituzionicoinvolte nel procedimento di destinazione ed assegnazionedei beni confiscati rende spesso quest’ultimo piuttosto diffi-coltoso e fa sì che i beni, anche se in buone condizioni almomento del sequestro, arrivino all’assegnazione in stato diabbandono e di degrado. Ciò determina una condizione di stallo dove, da un lato, l’en-te locale non dispone di risorse economiche sufficienti per ilrecupero del bene e, dall’altro, la platea di soggetti sociali,potenziali destinatari del bene, non può materialmente uti-lizzarlo perché non in grado di far fronte ad un investimentocosì ingente.In questo contesto si inserisce l’Obiettivo Operativo 2.5 delPON Sicurezza che si propone, mediante la devoluzione dirisorse preziose per il finanziamento di progetti di riutilizza-zione sociale dei beni confiscati, di dare attuazione al princi-pio generale della restituzione alla collettività del patrimoniosottratto alla criminalità organizzata, rendendo lo stesso pie-namente fruibile ed utilizzabile, in sintonia con i principi, gliscopi e le “ambizioni” della normativa antimafia.Per la gestione 2007/2013 la dotazione finanziaria PONdell’Obiettivo Operativo 2.5 è di oltre 92 milioni di euro, deiquali più di 13 milioni di euro destinati alla realizzazione diprogetti di recupero in Calabria, oltre 27 milioni di euro inCampania, oltre 22 milioni di euro in Puglia ed oltre 29 milio-ni di euro in Sicilia.In particolare, grazie ai fondi disponibili su quest’Obiettivo,possono essere realizzati progetti che prevedano la ristrut-turazione di immobili confiscati o la riconversione di beni

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confiscati, al fine del loro reinse-rimento nel circuito produttivo,anche attraverso il coinvolgimen-to di associazioni di promozionesociale e di cooperative socialiper la realizzazione di iniziative infavore di categorie deboli (mino-ri, donne vittime di tratta o disfruttamento, detenuti ed exdetenuti, comunità di recuperodi ex tossicodipendenti, soggetti discriminati etc.). Sul fronte delle nuove progettualità, nel corso del 2011 l’at-tività dell’Obiettivo Operativo 2.5 è proseguita portandoall’approvazione, complessivamente, di 31 progetti, così dis-tribuiti:n. 18 in Sicilia;n. 7 in Campania;n. 4 in Puglia;n. 2 in Calabria. Pur essendo innegabile l’importanza del ruolo svolto daifinanziamenti europei nella realizzazione degli obiettivi per-seguiti dalla normativa antimafia, altrettanto evidenti sonoi limiti connaturati alla dimensione prettamente nazionaledi tale disciplina, i cui effetti rischiano di essere pregiudica-ti dalla progressiva espansione delle organizzazioni crimina-li verso aree geografiche transnazionali, particolarmenteesposte all’infiltrazione dei capitali di cui dispone il crimineorganizzato, perché molto spesso caratterizzate da deboliapparati normativi incapaci di fornire adeguate garanzie diregolamentazione e trasparenza nei settori economici efinanziari. La riflessione su tali problematiche conduce alla necessità dicostruire una “rete” internazionale di rapporti, che coinvol-ga le istituzioni di diversi Paesi nella repressione del fenome-

no criminale organizzato e che operi su diversi piani. Sin dalla sua costituzione l’Agenzia si è resa operativa sulpiano internazionale e comunitario, sviluppando una serie dicontatti con paesi esteri, tesi allo scambio di riflessioni e diproposte d’intervento nonché al rafforzamento dei meccani-smi di sottrazione dei patrimoni mafiosi e a favorire la diffu-sione di strumenti e prassi per la loro riutilizzazione ai finiistituzionali o sociali. A titolo esemplificativo, in aggiunta aquanto già evidenziato nella relazione del primo anno di atti-vità dell’Agenzia, si segnalano:i rapporti sviluppati con le autorità argentine in collaborazio-ne con la rete internazionale di “Libera. Associazioni, nomi enumeri contro le mafie”, per avviare forme di cooperazioneper l’utilizzazione dei beni confiscati alla criminalità organiz-zata e la redazione di norme in materia;la partecipazione, in qualità di partner, al progetto “SAPUC-CA”, acronimo di Sharing Alternatives Practices for theUtilization of Confiscated Criminal Assets (Condivisionedelle pratiche alternative di utilizzo dei beni mafiosi confi-scati). Tale progetto, promosso dall’amministrazione pro-vinciale di Caserta e finanziato dalla Direzione Generale pergli affari interni presso la Commissione europea, rende pos-sibile una collaborazione istituzionale di carattere transna-zionale, finalizzata a favorire la condivisione di pratiche estrategie operative nell’ambito della gestione e del riutiliz-

la dimensione globale del fenomeno mafiosorende indispensabile una cooperazione comuni-taria ed internazionale che si prefigga, tra l’al-tro, di individuare nuovi modelli di interventoin materia di aggressione e recupero dei patri-moni frutto di attività illecite

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zo dei beni confiscati alle mafie. Il progetto ha coinvoltomolteplici parti sociali, includendo anche le associazioniLibera e Tecla, il “Comitato Don Peppe Diana”, le ammini-strazioni provinciali di Catania e di Pistoia, oltre agli entibulgari CEPACA - una commissione pubblica che si occupadi beni confiscati alla criminalità organizzata - e CSDBulgaria, acronimo di Center for the Study of Democracy(Centro di ricerca sulla democrazia);

l’incontro con una delegazione gui-data dal presidente della Corted’Appello di Belgrado e costituita damagistrati e funzionari dell’omologaAgenzia serba per la gestione deibeni sequestrati e confiscati, finaliz-zato alla condivisione di informazionirelative alla struttura, all’organizza-zione ed al funzionamento delle dueAgenzie, nonché relative all’ammini-strazione e destinazione dei beniconfiscati;l’incontro tra l’Agenzia e la delega-zione francese costituita da magi-strati e funzionari della neonataAGRASC (Agence de gestion et derecouvrement des avoirs saisis etconfisqués), l’omologa Agenzia per lagestione dei beni sequestrati e confi-scati, durante il quale c’è stato unserrato confronto sul funzionamentodelle due Agenzie, delle quali sonostate descritte la struttura, l’organiz-

il cammino verso il reciprocoriconoscimento tra gli Statimembri dell’Unione Europeadei provvedimenti di seque-stro e confisca di prevenzioneprosegue

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zazione e le principali normative, nonché i dati e le statisti-che del lavoro fino ad oggi svolto. Il proficuo incontro è ter-minato con uno scambio d’idee e proposte finalizzate a unafutura collaborazione delle due strutture nella lotta alla cri-minalità organizzata. La costruzione di una “rete” internazionale di rapporti, fina-lizzata ad una efficace repressione del fenomeno criminale,non può indubbiamente prescindere dall’elaborazione diuna normativa europea, che consenta il riconoscimento deiprovvedimenti di sequestro e confisca tra Stati membri.In proposito, è interessante ricordare che tra gli obiettiviindicati nel Consiglio dei Ministri straordinario tenutosi il28/11/2010 a Reggio Calabria, nel quale sono state elencatediverse misure di lotta alla criminalità organizzata di tipomafioso, figura anche quello della promozione, da parte delGoverno italiano, di una iniziativa per il riconoscimento reci-proco, in ambito UE, dei provvedimenti di sequestro e confi-sca di beni appartenenti a soggetti presunti aderenti ad orga-nizzazioni mafiose, adottati in assenza di condanne penali.Al riguardo, occorre evidenziare che le disposizioni interna-zionali ad oggi vigenti (cfr. decisioni quadro 2003/577/GAIdel 22/7/2003, 2005/212/GAI del 24/2/2005 e2006/783/GAI del 6/10/2006) non ammettono il reciprocoriconoscimento dei provvedimenti di sequestro e confiscaadottati nella fase dell’attività di prevenzione, ma consento-no il riconoscimento e l’esecuzione di provvedimenti ablato-ri su beni esistenti all’estero, solo se adottati nell’ambito diprocedimenti penali.Tale “lacuna” dipende dalle numerose differenze che carat-terizzano la normativa dei Paesi membri in ordine al seque-stro ed alla confisca dei beni riconducibili alla criminalità

organizzata: si può dire che le misure di prevenzione rap-presentino un caso quasi isolato nel panorama giuridicointernazionale, perché tendono a colpire il patrimonio di unsoggetto “pericoloso” indipendentemente dall’accerta-mento della sua responsabilità penale, e ciò rende purtrop-po problematico il riconoscimento all’estero dei provvedi-menti reali di prevenzione, in assenza di un apposito tratta-to bilaterale. Nonostante le problematiche descritte, il cammino verso ilreciproco riconoscimento tra gli Stati membri dell’UnioneEuropea dei provvedimenti di sequestro e confisca di pre-venzione prosegue.Recentemente, infatti, è stato costituito un gruppo tecnicopresso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, cui par-tecipa anche l’Agenzia, che ha provveduto ad elaborare unabozza di direttiva in materia di reciproco riconoscimentodelle decisioni e dei provvedimenti di sequestro e confisca dibeni e proventi illeciti appartenenti a soggetti coinvolti inattività criminali, emessi da autorità giudiziarie o da autoritàamministrative competenti, anche in assenza di procedi-menti penali.In particolare, l’art. 11 della bozza di direttiva individua,quale obiettivo da perseguire, quello di “[…] facilitare la

cooperazione tra gli Stati membri in materia di reciproco

riconoscimento ed esecuzione delle decisioni o dei provvedi-

menti di sequestro o di confisca dei beni, mobili ed immobili,

del denaro e di altri proventi, in modo che uno stato membro

riconosca ed esegua nel proprio territorio dette decisioni o

provvedimenti adottati in ambito non penale dalle autorità

competenti di un altro Stato membro”.

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n otto anni si è passati daicirca 45 milioni di europagati nel 2003 ai circa 36,5milioni di euro del 2010. Ilpicco nei pagamenti delloStato a cittadini che eranostati vittime di ingiustadetenzione a causa di unerrore giudiziario si è regi-

strato nel 2004 (oltre 55 milioni dieuro). Intorno al 10% è la quota dirisarcimenti nei confronti di cittadinistranieri (Ministero dell’Economia edelle Finanze).

L’irragionevole durata del processo: ilritardo nel ritardo. Ogni giorno, pereffetto della “legge Pinto” (n. 89 del2001), lo Stato indennizza i cittadini

per l’eccessiva durata dei processi. Ilprovvedimento del 2001 fu introdottoper tentare di limitare il numero diricorsi che i cittadini italiani indirizza-vano alla Corte europea dei diritti del-l’uomo di Strasburgo, ma, a dieci annidalla sua prima applicazione, non hadeterminato un miglioramento dellecondizioni in cui versa la nostra giusti-zia, non essendo riuscito ad accelerarela durata dei procedimenti. Attraversoquesto farraginoso meccanismo, inol-tre, il cittadino subisce una doppia vio-lazione: è stato leso il diritto ad avereun processo di durata ragionevole e,nonostante la giusta intenzione dirisarcimento per il danno subìto, vieneperpetrata una seconda violazione,che impedisce al ricorrente di disporre

dell’indennizzo in tempi ragionevoli. Sicrea insomma una condizione para-dossale: il ritardo nel ritardo.Dall’entrata in vigore della legge Pintosono stati promossi, dinanzi alle Cortid’appello, quasi 40.000 procedimenticamerali per l’equa riparazione deidanni derivanti dall’irragionevoledurata del processo, con costi enormiper le finanze dello Stato. Il Ministerodella Giustizia ha pagato, fino al 2009,150 milioni di euro di risarcimento perlegge Pinto ed ha un debito ancoraesistente, fino al 2008, di 86 milioni dieuro. La spesa dello Stato dal 2003 al2010, a titolo di risarcimento per ildanno subìto a seguito dell’eccessivadurata dei processi, ammonta a circa111 milioni di euro. Nel corso di questi

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otto anni si è passati dai circa 5 milio-ni di euro pagati nel 2003 ai circa 16,5milioni di euro del 2010. Il picco neipagamenti dello Stato a cittadini cheavevano subìto un processo troppolungo si è registrata nel 2008 (circa 25milioni di euro). Al 31 dicembre 2009 ildebito dello Stato risultava pari a 267milioni ed erano 11.343 i procedimen-ti pendenti per la legge-Pinto. LaCommissione Tecnica per la FinanzaPubblica (Ctfp), istituita nellaFinanziaria del 2007, per la valutazio-ne della spesa pubblica (spendingreview), nella Revisione della spesapubblica. Rapporto 2008 aveva sotto-lineato come «(…) a tali somme vada-no aggiunte le ulteriori spese che nonhanno trovato copertura nelle dota-zioni di bilancio e che, non potendoessere pagate, vanno ad alimentare ildebito sommerso. Tali importi risulta-no ad oggi di difficile quantificazione».Sempre la Ctfp segnalava un conside-revole potenziale di crescita per que-sta voce di spesa, ricordando che«ipotizzando un risarcimento medioanche di 4.000 euro a testa ed un rim-borso delle spese di difesa limitato a1.000 euro, le sole cause introdotte inun anno potrebbero determinare unaspesa di 500 milioni di euro».L’evidenza della crisi della giustizia ita-liana è data anche da un dato che

riguarda il fabbisogno economico per irisarcimenti delle Corti d’appello ita-liane e che è pari a 60.473.471,72euro per l’anno 2009, mentre le risor-se messe a disposizione dal bilanciodello Stato sono pari soltanto a13.618.237,00 euro. Ormai i ricorsipresentati dalle vittime della “giustizialumaca” hanno toccato il numero di37.393 procedimenti arretrati, conriferimento al primo semestre del2009 e con un aumento del 43,1%

rispetto al medesimo periodo del2008 quando ne risultavano giacenti26.132, e di 18.033 per quanto riguar-da i procedimenti sopravvenuti. Tra ilprimo semestre 2008 e il primo seme-stre 2009 l’aumento dei ricorsisopravvenuti ha punte elevatissime aTrieste (+521%), Cagliari (+217,4%) eGenova (+156%). Nello stesso periodole Corti d’appello di Napoli (-11,2%),Venezia (-20%), Caltanissetta (-29%) eBrescia (-45,6%) hanno registrato un

calo dei ricorsi. A primeggiare nellaclassifica dei ricorsi sopravvenuti nelprimo semestre 2009 è Roma con5.556 domande ricevute, seguita daNapoli con 3.417 ricorsi ex leggePinto. Il numero più basso di ricorsi siregistra presso la Corte d’appello diBrescia con soltanto 49 casi. Da segna-lare la Corte d’appello di Milano chenei primi sei mesi del 2009 registrava167 ricorsi di indennizzo per la nonragionevole durata del processo(Ministero della Giustizia). Una dimi-nuzione seppur modesta del conside-revole numero di cause “a rischiorisarcimento”, potrebbe portare alrisparmio di diversi milioni di euro eridurrebbe senz’altro l’esposizionedebitoria potenziale. Numerose sonole proposte legislative in materia di

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riforma della legge Pinto, ma ad ogginessun disegno di legge è riuscito adessere approvato dal Parlamento.

La Corte europea dei diritti umani.Recentemente la Corte di Strasburgoha fornito i dati del numero di viola-zioni dal 1950 al 2010. L’Italia è secon-da soltanto alla Turchia con 2.121 vio-lazioni nelle condanne inflitte dallaCorte Europea nei suoi diversi ambitidi giurisdizione. In particolare, le con-danne inflitte all’Italia in base all’art.6sono 1.382, di cui 238 per il diritto adun equo processo, 1.139 per la nonragionevole durata del processo e 5per la mancata assistenza legale cheha reso inefficace il ricorso. La duratadel processo costituisce il vero recorditaliano in tema di condanne ricevutedalla Corte di Strasburgo: dal 1959 al2010 circa un quarto delle condanneper la durata del processo sono stateinflitte all’Italia. Le nostre 1.139 con-danne sono seguite da lontano dallaTurchia (699) e dalla Russia (530); ilconfronto con la Germania (83) e laFrancia (279) rendono visibile la gravecrisi del nostro sistema giustizia. Leviolazioni accertate dalla CorteEuropea dei Diritti Umani per violazio-ne dell’articolo 6, dal 2004 al 2010ammontano a 241. Di queste, 82 per

violazione del diritto ad un equo pro-cesso e 159 per violazione del dirittoad un equo processo sotto il profilodella ragionevole durata del procedi-mento. Nel 2007 si è registrato il piccodelle condanne (57), con 51 violazioniper non ragionevole lunghezza delprocedimento giudiziario. Il 2005 èstato l’anno con minori sentenze dicondanna da parte della Corte diStrasburgo nei confronti dell’Italia.

1 punto di Pil perso per la lentezzadel procedimento civile. L’ex-Governatore della Banca d’Italia,Mario Draghi, ha segnalato come laperdita annua di Pil, attribuibile aidifetti della nostra giustizia civile,potrebbe valere un punto percentua-le, ossia poco meno di 15,5 miliardi dieuro nell’anno 2010.Sistemi a confronto: Francia, Spagnae Italia. I dati raccolti dallaCommissione Europea per l’Efficienzadella Giustizia (CEPEJ) permettono ditentare una comparazione tra i siste-mi di Francia, Italia e Spagna (relativa-mente simili per popolazione, Pil eordinamento giuridico). La spesa com-plessiva per garantire l’esecuzione diun procedimento giudiziario nel 2008è stata pari a 3,3 miliardi di euro per laFrancia, 4,18 miliardi di euro perl’Italia, 3,9 miliardi di euro per laSpagna. La voce più importante intutti paesi considerati è quella relativaai salari (lordi) che da soli arrivano

rispettivamente a oltre 1,8 miliardiper la Francia, quasi 2,4 miliardi perl’Italia e oltre 2,4 miliardi per laSpagna. Resta comunque il fatto chesenza un sistema collaudato di conta-bilità analitica che consenta di impu-tare ragionevolmente i costi diretti edi costi comuni, quantomeno ad ognidistretto giudiziario (o, meglio ancora,a livello di tribunale), e di effettuarequesto esercizio in ogni paese consi-derato, le comparazioni di costo trapaesi non sembrano avere un elevatovalore informativo. Tuttavia, si posso-no effettuare alcune comparazioniquantomeno interessanti.Nel 2008 il sistema giuridico francesee quello spagnolo hanno “concluso”circa 2,1 milioni di procedimenti cia-scuno, quello italiano ben 4,4 milioni;inoltre, dai casi sopravvenuti, ossia inuovi casi presi in carico dai sistemigiudiziari, emerge che il sistema italia-no ha registrato circa 4,6 milioni dinuovi casi, contro i 2,2 milioni dellaFrancia ed i 2,6 milioni della Spagna.È quindi evidente come, anche solo intermini di numerosità di casi, i sistemigiudiziari francese e spagnolo si trovi-no a dover affrontare annualmentecarichi di nuovo lavoro ben inferiori alnostro, un’anomalia invero tutta ita-liana. Si consideri, ad esempio, che igiudici di pace hanno visto aumentareincredibilmente il numero di nuove(sopravvenute) “opposizioni a sanzio-ni amministrative” presentate ogni

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anno tra il 2006 ed il 2009: 756mila

nuovi procedimenti nel 2006, 859mila

nel 2007, 961mila nel 2008 ed infine

992mila nel 2009; si noti che questo

non è il numero di opposizioni cumu-

lato, ma è il numero di “nuove” proce-

dure iscritte in ciascun anno indicato.

Gli indici di rotazione di Francia ed

Italia siano molto prossimi, rispettiva-

mente 0,96 e 0,97: in altre parole sia il

sistema giudiziario francese che quello

italiano, nel 2008, hanno “concluso”

un numero di procedimenti pregressi

molto prossimo al numero di nuovi

procedimenti iscritti nello stesso anno.

Poiché, però, l’indice di rotazione non

è pari ad 1, ciò implica che nel 2008

entrambi i sistemi hanno accumulato

un numero di cause inevase che

dovranno essere evase negli anni suc-

cessivi. Questa, seppur contenuta,

incapacità di recuperare il pregresso

ha contributo alla formazione di un

considerevole numero di procedimen-

ti civili pendenti in Francia (1,5 milioni

di procedimenti), che tuttavia è ben

inferiore ai 4,8 milioni di procedimenti

civili pendenti registrati in Italia al 31

dicembre 2008.

In media 3 anni in Tribunale, 3 anni

in Corte d’appello e ora quasi 2 anni

dal Giudice di pace. I dati del

Ministero della Giustizia mettono in

evidenza come la durata media

effettiva di un procedimento civile

per le materie definibili con sentenza

in Corte di appello è pari a 1.056

giorni (poco meno di 3 anni) nel

2006 e a 1.197 giorni nel 2008, con

un incremento della durata media

del 13,4% tra il 2006 ed il 2008.

Valori pressoché identici si registra-

no per i procedimenti nei Tribunali

ordinari, anche il dato ha subito negli

anni considerati una contrazione

dell’1,20%: 1.121 nel 2006 e 1.108

nel 2008.Presso il giudice di pace, la

durata media effettiva dei procedi-

menti era pari a 463 giorni nel 2006

ed a 533 giorni nel 2008, con un

incremento della durata media del

15,10%.

I costi sul funzionamento del Sistema

Paese

La riforma della giustizia è sempre

all’ordine del giorno, ma non si vede

come le misure di volta in volta pro-

poste possano realmente migliorare

l’efficienza dei Tribunali. Una delle

principali difficoltà nell’affrontare il

problema è costituito dalla misura-

zione dell’efficienza dei vari Tribunali.

I fattori che si prendono a base per

una simile valutazione: sono le spese

e la durata dei procedimenti. Da alcu-

ni studi anche di tipo comparato

emerge con forza che se da un lato

non è vero che chi spende di più ha

anche una giustizia più rapida, è

altrettanto vero che a parità di spesa

si potrebbe ridurre del 30% la durata

dei processi. L’efficienza della giusti-

zia civile comunque ha un effetto

prociclico sull’economia e la lentezza

dei processi aggrava la crisi economi-

ca per le imprese italiane. Un aumen-

to delle risorse pubbliche potrebbe

non risolvere il problema. La spesa

pubblica in questo settore infatti non

è bassa, tanto più se confrontata con

quella degli altri paesi europei: il

sistema giudiziario dispone di un

numero di magistrati e di un impiego

di risorse finanziarie non inferiore, e

talvolta superiore, a paesi che pure

mostrano una performance giudizia-

ria migliore. In Italia, nel decennio

scorso, la spesa per la giustizia è risul-

tata una delle voci in maggior cresci-

ta del bilancio dello Stato, negli anni

Novanta è aumentata del 140% e i

magistrati in servizio sono aumentati

di circa il 15%. Dal 2004 al 2007 la

spesa pubblica destinata alla voce

“magistrati” è cresciuta di circa il

27%, mentre quella per i cancellieri è

rimasta sostanzialmente costante

(+1%). All’aumento di risorse destina-

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te al settore non è però corrisposto

un adeguato miglioramento dei risul-

tati. Il numero dei procedimenti pen-

denti, civili e penali, non è affatto

diminuito. Al contrario, il tasso di cre-

scita è risultato in continua ascesa.

Negli ultimi vent’anni lo stock di cause

civili arretrate si è pressoché triplica-

to. Nello stesso periodo i procedimen-

ti penali pendenti in primo grado sono

più che raddoppiati. La produttività

dei magistrati cresce al crescere delle

dimensioni dei Tribunali in cui essi

operano. Circa il 70% dei Tribunali

resta troppo piccolo per essere davve-

ro efficiente, e le stime evidenziano

che i Tribunali sono meno produttivi e

più inefficienti nell’esercizio della fun-

zione civile di quanto non avvenga per

le materie penali. Anche il confronto

internazionale conferma l’eccesso di

sedi: secondo i dati del Consiglio

d’Europa, in Italia gli abitanti serviti da

una corte di prima istanza sono

mediamente 55mila, una densità di

uffici doppia rispetto alla Germania, al

Regno Unito e alla Francia, dove peral-

tro il governo ha predisposto accorpa-

menti e chiusure delle sedi minori, per

migliorare l’efficienza del settore.

Il Rapporto redatto annualmente dalla

Banca Mondiale prende in considera-

zione la media di nove indicatori

caratteristici del ciclo di vita di una

impresa: dalla facilità nell’aprire un’a-

zienda, all’ottenimento del credito,

fino alla rapidità delle procedure falli-

mentari. Tra i nove indicatori, e consi-

derando la classifica che misura il

recupero di un credito per via giudizia-

le (Enforcing Contracts), l’Italia si col-

loca alla 157a posizione, occupando il

grado di gran lunga peggiore. Il motivo

principale della lentezza della giustizia

civile in Italia è l’altissimo numero di

cause iscritte a ruolo ogni anno, in un

trend sempre crescente: 4,3 milioni

nel 2007, 4,6 milioni nel 2008 e 5

milioni nel 2009. Di queste cause, solo

il 44% arriva a sentenza. Il resto intasa

inutilmente il lavoro dei magistrati, in

quanto transatto o abbandonato. Con

questa enorme mole di lavoro, la pro-

duttività dei nostri magistrati è tra le

più alte d’Europa.

L’anomalia, tutta italiana, è generata

dalla combinazione deleteria di due

fattori, ossia la presenza sopra la

media di un gran numero di “clienti”

del sistema giustizia (sia litiganti che

consulenti) ed il bassissimo costo che

lo Stato richiede sia all’inizio che al

termine del processo. Il costo del ser-

vizio giustizia (ossia il contributo unifi-

cato) in Italia è tra i meno cari: il 2,9%

del valore del contenzioso (quasi la

metà della Germania e dell’Olanda);

ciò nonostante l’introduzione del con-

tributo unificato nell’opposizione alle

multe ha ridotto drasticamente le

cause davanti ai Giudice di pace.

L’introduzione della conciliazione ha

creato ulteriori spazi per la risoluzione

delle liti in modo che ogni conflitto

non si trasformasse necessariamente

in una causa. Il numero di mediazioni

cresce giorno dopo giorno, il 70% degli

incontri si chiude con un accordo e le

iscrizioni a ruolo nei Tribunali stanno

diminuendo in maniera significativa. Il

51,8% di tutte le cause di Rc auto in

Italia davanti ai Giudici di pace si è

concentrato nel 2010 in una sola

regione: la Campania con 119.978 su

un totale di 231.565. La percentuale

sale al 79% se si comprendono anche

Puglia, Sicilia e Calabria. Il rimanente

21% delle cause è distribuito equa-

mente nelle altre sedici regioni. In

Campania viene depositato il 1.400%

in più di cause di Rc auto rispetto a

una regione attigua e con un numero

simile di abitanti come il Lazio.

Fonte Eurispes

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onostante un lievissimo incrementonella percentuale dei cittadini chedichiarano di aver maggiore fiducianelle Istituzioni rispetto allo scorsoanno (+1,9%), l’alto tasso di sfiducianon può che essere interpretatocome una vera e propria presa didistanza nei confronti del sistema isti-

tuzionale in generale. L’aumento dei delusi, tra unanno e l’altro, passa dal 68,5% del 2011 al 71,6% del2012 e, raffrontato con il 2010 (45,8%) segna un incre-mento superiore al 26%.Ad esprimere un senso di sfiducia più forte sono i gio-vani tra i 25 e i 34 anni (74,6%) e i 45-64enni (72,8%),seguiti dagli over65 (70,7%). La maggior quota di delu-sione si concentra nell’area di destra (69,4%) e di sini-stra (66,7%), mentre il dato si abbassa tra chi si sentepiù vicino all’area di centro-sinistra (62,3%), di centro-destra (60,8%) e di centro (58,4%). Merita attenzione ildato dell’82,4% dei delusi tra coloro che dichiarano dinon riconoscersi in nessuno degli schieramenti politici(e che rappresentano il 40% del campione totale).

La fiducia nel Presidente della Repubblica tiene, macon qualche scossone. Sulle principali Istituzioni repub-

blicane il giudizio dei cittadinivede un solo protagonista cheraccoglie il 62,1% dei consensi: ilPresidente della Repubblica. Sirileva, tuttavia, l’interruzionedel trend positivo: un calo difiducia del 6,1% tra lo scorsoanno (68,2%) e quest’anno(62,1%) e, parallelamente, unaumento di quanti segnalano la pro-pria sfiducia (ne aveva poca o nessunacomplessivamente il 27,6% nel 2011, mentre nel2012 il dato arriva al 35,5%).

Il Parlamento occupa il gradino più basso nella classi-fica di considerazione degli italiani. Solo il 9,5% vi ripo-ne molta o abbastanza fiducia. Confrontando i dati conquelli relativi agli anni precedenti, si passa dal 26,9%del 2010 al 15% del 2011, sino all’attuale 9,5%, che rap-presenta in assoluto il punto più basso dal 2004(36,5%) ad oggi.

Magistratura: tra problemi strutturali del sistema-giu-stizia e tensioni interne. Il livello di fiducia nellaMagistratura tocca quest’anno il 36,8%, ben 17 punti

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percentuali in meno rispetto allaprecedente rilevazione (53,9%). Sitratta del dato più basso registra-

to dopo il 38,6% del 2006.Considerando la serie storica, il

2012 segna una rotturarispetto al trend nel comples-

so positivo, anche se altalenan-te, dal 2004 (52,4%) al 2011

(53,9%).

Forze dell’ordine: le più amate. Tra le Istituzioni,quelle più apprezzate e sulle quali si ripone un’ampiafiducia vi sono le Forze dell’ordine. Carabinieri, Poliziadi Stato, Guardia di Finanza che raggiungono sempre,in tutte le rilevazioni annuali, quote di consenso moltoampie.Sono le donne (72,9%) adindicare complessivamente unamaggiore fiducia rispetto agliuomini (70,6%) nella Polizia diStato. Maggiore fiducia si con-centra nella fascia d’età dei 35-44 anni (77,4%), in quella tra i 45e i 64 anni si registra il 75,9%, trai 25 e i 34 anni si riscontra il

68,3%, gli over 65 raggiungono il 66,9%, mentre tra i 18e i 24 anni il dato è pari al 64,3%.Per quanto riguardal’area geografica si registra il più alto livello di fiducianelle Isole 80,2%, segue il Sud con il 72,8%, il Centrocon il 72,1% e il Nord-Ovest con il 70%. La percentualedi fiducia più bassa si registra nel Nord-Est, con il 66,1%di chi esprime molta o abbastanza fiducia. Colpiscesoprattutto il dato espresso dall’area di sinistra (moltafiducia per il 16,7% e abbastanza fiducia per il 44,4%,per un complessivo 61,1%), valore inferiore rispettoall’area di centro-sinistra (80,6%) e di centro-destra(80,1%), mentre il centro si colloca al 79,2%, la destraal 73,5% e chi non si colloca politicamente ha fiducianella polizia per il 64,7%.

Fonte Eurispes

Il Parlamento occupa il gradino più bassonella classifica di considerazione degliitaliani. Solo il 9,5% vi ripone molta oabbastanza fiducia

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iamo assolutamente con-vinte che la capacità del-l’essere umano di nondiscriminare nasce e sisviluppa prioritariamenteall’interno della famiglia,il luogo primario dell’edu-cazione, che poi devenecessariamente conti-

nuare nella scuola, che deve essereleva fondamentale di una culturadella parità e della condivisione, siaall’interno della famiglia che dellasocietà: insegnare fin dalla più tene-ra età che gli individui hanno paritàdi diritti e di doveri fra i sessi è unasfida che coinvolge tutti i settori

la capacità dell’essere umano di non dis-criminare nasce e si sviluppa prioritaria-mente all’interno della famiglia, il luogoprimario dell’educazione

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della società civile.E non diciamo certo cose fuoridal mondo: nel suo documentoprogrammatico di inizio anno, ilMinistro del lavoro e pari oppor-tunità Elsa Fornero ha infattidichiarato di voler attivare unmonitoraggio sull’andamentodell’attività del Piano contro laviolenza di genere, da attuarsiattraverso il Comitato previstodal piano, per acquisire unaconoscenza completa delle azio-ni e degli interventi di contrastoalla violenza posti in essere sulterritorio nazionale, favorendol’individuazione di possibilisinergie tra i soggetti impegnatinell’erogazione di servizi a livel-lo regionale e territoriale.Riteniamo opportuno che leresponsabili alle pari opportu-nità, a tutti i livelli, vigilinoaffinché l’utilizzo delle risorsesia finalizzato all’erogazione dimaggiori e migliori servizi allevittime di violenza di genere ed

ai loro figli e diventa quindi indispen-sabile, per le dirigenti pari opportu-nità della Uil, raccordarsi con gli entilocali per sviluppare sul territorionazionale una rete proattiva cheavvii una cultura di genere antidiscri-minatoria, come abbiamo bene evi-denziato nel nostro lancio della cam-

pagna per il Gender New Deal, sia

durante i lavori della Assemblea

Nazionale che in occasione dell’8

marzo.

Lo sviluppo del Piano programmati-

co per le pari opportunità del

Ministro deve necessariamente tro-

vare risposta adeguata anche all’in-

terno della Commissione di parità

del Dipartimento pari opportunità

della Presidenza del Consiglio.

Volendo andare al fondo dei feno-

meni di discriminazione e violenza

possiamo dire, senza tema di essere

smentite, che alla base di un sistema

nemico di chi è più debole c’è una

profonda ed atavica paura dell’altro

da sé: un timore che porta ad esclu-

dere ciò che può provocare ipotetici

danni individuali e che porta sovente

all’annientamento – spesso fisico –

del presunto nemico.

Tutto ciò è frutto di una cultura sba-

gliata, più radicata nell’uomo, che

vede nell’emancipazione ed autono-mia femminile un pericolo per la suaindividualità: e qui, certamente, nonconta né l’età né il ceto sociale;vediamo infatti che con l’aggravarsidella crisi economica sono semprepiù evidenti le insicurezze maschilidovute alla paura di perdere il pro-prio posto di lavoro, di perdere unostatus acquisito precedentemente, disubire perdite economiche tali darenderlo meno competitivo per lasocietà.La politica dovrebbe svolgere unruolo di indirizzo anche in termini diuguaglianza e parità, ma rispondealle richieste dei cittadini molto fle-bilmente; un solo esempio: al tavolodove si studia la modifica della leggeelettorale su sei componenti non c’è

neppure una donna!Le dimissioni in bianco rappresenta-no uno tra gli esempi di violenza per-petrata dai più forti sui più deboli:una pratica che principalmente col-pisce le donne e che, però, è subitaanche da giovani neoassunti che nonpossono ammalarsi pena il licenzia-mento; le donne della Uil avvertonola gravità di questo scandalo, si sonoimpegnate e continueranno a lottareper la eliminazione di questa vergo-gnosa pratica.Le finte dimissioni, infatti, sonofatte firmare per ricatto a chi – nelladifficoltà della crisi - pur di lavorareaccetta questa prassi, che riteniamoassolutamente violenta; se ancoraoggi, per molte donne, “fare unfiglio significa finire per strada”,bisogna ripartire e ricostruire laddo-ve il tessuto sociale si è strappato:questo è un compito prioritario delsindacato e delle donne del sindaca-to in particolare.

Riteniamo opportuno che le responsabilialle pari opportunità, a tutti i livelli, vigi-lino affinché l’utilizzo delle risorse siafinalizzato all’erogazione di maggiori emigliori servizi alle vittime di violenza digenere

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Uilweb.tv è un progetto editoriale e giornalistico della Uilnato circa cinque anni fa da un’idea di Antonio Passaro eAntonio Messia, rispettivamente portavoce e assistente delSegretario generale, Luigi Angeletti. Dopo una prima faseprogettuale e di pre-produzione, il 5 marzo del 2008, inoccasione delle celebrazioni per il 58° anniversario dellanascita del sindacato di Via Lucullo, Uilweb.tv ha iniziato lasua attività documentando l’evento e uploadando il nume-ro zero di Uilweb.g, il web giornale della testata Uilweb.tv. Con i suoi contenuti, freschi, immediati e facilmente acces-sibili Uilweb.tv ha ottenuto fin da subito l’approvazione e ilconsenso di migliaia di utenti, per lo più iscritti e militantidella Confederazione: già nei primi mesi di attività, infatti,circa tremila utenti unici hanno frequentato assiduamenteil sito web, un numero notevole per la dimensione proget-tuale e sperimentale che Uilweb.tv aveva nei suoi primimesi di vita. Il sito web della Uil, apprezzato e frequentato con assiduitàda milioni di utenti, si è arricchito così del dinamismo chesolo l’immediatezza dell’immagine in movimento può offri-re, svincolandosi dalla testualità e promuovendo una com-mistione di generi e formati che trae forza dal passaggio travecchio e nuovo, tipico dei contenuti figli della convergen-za tecnologica. Uilweb.tv nasce, dunque, semplicemente. L’idea della suacreazione prende vita da piccole e grandi riflessioni sullarealtà che ci circonda, dalla percezione, sempre più forte,dell’esistenza di un intreccio particolare tra due mondi,alternativi e complementari: il mondo fuori e quello dentrolo schermo di un pc. È una metamorfosi impercettibile cheha tessuto con fibre invisibili un nuovo ordito tra realtà evirtualità. Lo spazio virtuale di un sito web è un luogo pre-sente e fisico tanto quanto quello vissuto nella materialitàdel quotidiano, e di esso, per esistere, non può fare a meno. Creare un canale di comunicazione diretto, sia esso audio-visivo o multimediale o ancora “multimodale”, che raggiun-gesse in maniera più diretta e immediata gli iscritti della Uil,

e che, contemporaneamente si spingesse in maniera fortema non invasiva nella vita dei lavoratori e di tutti i cittadini,era da tempo nelle intenzioni degli ideatori del progetto.Uilweb.tv è nata dopo un’attenta riflessione sui mezzi dicomunicazione, sui linguaggi e sulle modalità di espressione

L’idea della sua creazione prende vita dapiccole e grandi riflessioni sulla realtàche ci circonda, dalla percezione, semprepiù forte, dell’esistenza di un intreccioparticolare tra due mondi, alternativi ecomplementari: il mondo fuori e quellodentro lo schermo di un pc

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del mondo contemporaneo. Prima del lancio di quella che èstata la prima webtv sindacale in assoluto, si sono valutatedifferenti opportunità, studiato varie modalità e diverse tec-

nologie, dal tradizionale canale radiofonico, alla tv diterza generazione (satellitare e digitale terrestre), perapprodare alla scelta più consona alle esigenzedell’Organizzazione e all’evoluzione dei tempi: unawebtv. Tra la necessità di esserci nel mondo della rete, checambia freneticamente le sue regole e i suoi riferimen-ti e l’opportunità di parlare alle nuove generazioni conquello stesso linguaggio fluido e svelto che le contrad-distingue, si è progettato il canale web della Uil inmodo da raggiungere vari target eterogenei, a partiredagli iscritti, soprattutto i più giovani, notoriamenterestii a sviluppare rapporti di comunicazione tradizio-nale. Risiede qui la scelta di non esaurire le potenziali-tà comunicative del mezzo nell’ambito, essenziale manon esclusivo, dell’informazione e delle tematiche sin-dacali. Uilweb.tv, infatti, ha da sempre un caratteresperimentale e eclettico. Strutturata per canali, affron-ta anche argomenti sociali e culturali, che spaziano dalcinema, al teatro, alla musica, ai viaggi, ai libri, ai servi-zi, con l’obiettivo principale di comunicare la Uil nellasua vera essenza e per quello che realmente è: un’or-ganizzazione sociale, che opera nella società e per lasocietà, che è attenta ai suoi movimenti, ai suoi cam-biamenti, alle sue sfide. Una scelta, questa, che equi-vale ad un impegno: essere un punto di riferimento alservizio dei lavoratori e dei cittadini. In ciò è la ragiond’essere della Uilweb.tv, un nuovo strumento persostanziare ulteriormente il senso di appartenenzaall’organizzazione e per realizzare un processo di fidelizza-zione sindacale perduto, sempre più sui contenuti e sullecapacità di servizio. Come è noto a tutti i rappresentanti dei lavoratori che quo-tidianamente affrontano le problematiche, i processi e icambiamenti del mercato del lavoro e hanno il compito diinformare in maniera chiara, efficace e puntuale, parlare ailavoratori è sempre stato impegnativo. Può sembrare banale o riduttivo, ma il dialogo e il confron-to, coniugati a un’informazione precisa, sono le chiavi d’ac-cesso per la conoscenza. Una ricchezza e un bagaglio cultu-rale che arricchiscono indistintamente tutti gli individui. Nonè un caso, dunque, che la Uil, continuando ad appoggiare la

comunicazione faccia a faccia e a sostenere i rapporti inter-personali, abbia scelto di essere presente nella vita del lavo-ratore anche quando si concludono i turni di fabbrica o si

timbrano i badge a fine giornata.Abbattendo i confini spazio-temporali eadottando una strategia comunicativainnovativa, che nel tempo si è dimostra-ta valida, la Uilweb.tv si è avvicinata aibisogni del lavoratore attraverso la for-mazione, l’informazione e l’interazione.Dai primi tremila contatti unici, infatti, siè passati a un’utenza molto più solida e

che è andata ben al di là di ogni più rosea previsione:Uilweb.tv è diventata, nel tempo, un punto di riferimentoper i delegati, che hanno ogni giorno occasione di confron-tarsi con i fatti sopprimendo la distanza territoriale e tem-porale, e per i cittadini, che, ormai abitualmente e in conti-nua crescita, seguono i contenuti della webtv. Il carattere sperimentale del progetto non è mai venutomeno, anzi, proprio di questo Uilweb.tv ha fatto la sua forza. Come houseorgan della Uil, Uilweb.tv, si propone comeluogo di confronto e di informazione, focalizza la suaattenzione sui lavoratori e sul mondo che li circonda, for-nendo quotidianamente notizie di carattere sindacale,economico e politico. Infatti con il Uilweb.g, la striscia

Uilweb.tv, infatti, ha da sempre un caratteresperimentale e eclettico. Strutturata percanali, affronta anche argomenti sociali eculturali, che spaziano dal cinema, al tea-tro, alla musica, ai viaggi, ai libri, ai servizi

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informativa quotidiana, prendono vita le notizie che, dif-ferentemente dal flusso informativo della televisionegeneralista, trattano temi di diretta rilevanza sindacale evengono collocate in una sorta di libreria virtuale, accessi-bile e consultabile 24 ore su 24. Punto di forza dellawebtv, in tal senso, è una forte sinergia tra la velocità diinformazione tipica del web e la riflessione giornalistica:ne sono testimonianza i prodotti audiovisivi, anche indiretta streaming, degli eventi più importanti e significati-vi, come ad esempio le manifestazioni di piazza, iCongressi e le Conferenze di Organizzazione, i commentia caldo del Segretario Generale o di vertici sindacali della

Uil, le versioni integrali di conferenzestampa e convegni di grande rilevanzasindacale; accanto a prodotti immedia-ti e diretti, come quelli di cui sopra,Uilweb.tv offre contenuti più riflessivi eragionati sull’attualità socio- sindacale.Un esempio in tal senso è la ri-mediazione in formato webdei classici “salottini” televisivi, che, senza sforare i limititemporali insiti nel mezzo web e senza stravolgerne i lin-guaggi, forniscono agli utenti un approfondimento pun-tuale e concentrato sulle vicende di maggiore rilevanza daparte di testimoni privilegiati; seguono la stessa logica, ireportage direttamente dai luoghi di lavoro, realizzati con

l’intenzione di sviscerare un determinato argomento apartire dalla voce del lavoratore. Ma, così come la sfera del lavoratore non si chiude nel soloambito lavorativo, la Uilweb.Tv dedica uno spazio virtualeanche alla più ampia sfera sociale e culturale. Il canale “Tribù” di Uilweb.tv risponde proprio all’esigenza discavalcare il sindacale in senso stretto per entrare nella vitadei lavoratori e dei cittadini attraverso il sociale, il teatro, ilcinema e l’arte vissuti dal basso. Uilweb.tv, infatti, ha sceltodi dedicare ampi spazi del canale Tribù ad artisti emergenti- giovani registi, attori in erba, talenti delle arti contempora-nee – non solo per dare rilevanza a forme di comunicazione

ed espressione altrimenti difficilmente accessibili al main-

stream, ma anche per dare valore al lavoro e alla creativi-tà dei giovani artisti italiani e stranieri e per diffondereteorie e approcci alla vita socio-culturale dei nostri tempi.Ne sono esempi il patrocinio di Uilweb.tv all’evento orga-nizzato dalla Uil Giovani di Salerno “E’…vento di Musica”,i servizi sulla piccola e media editoria, gli approfondimen-ti sul mondo cinematografico e documentaristico, cosìcome i workshop e i convegni dello psicoterapeuta cileno,Claudio Naranjo. Oltre la cultura, il canale Tribù presta particolare atten-zione alle tematiche più delicate della vita sociale dei cit-tadini: dalle devastanti esperienze delle carceri italiane,analizzate anche con la testimonianza di rappresentatidella categoria Uil Penitenziari, alle riflessioni sulle vio-lenze, all’interesse verso la disabilità. Importante, in talsenso, lo sforzo produttivo della Uilweb.tv per la diffusio-ne del Festival del Teatro Patologico, con il regista DarioD’Ambrosi. Una collaborazione che dura ormai da più diun anno e che ha portato Uilweb.tv al cinquantenariodella Fondazione dello storico teatro “La Mama ETC” diNew York, fondato da Ellen Stuart.Fin dalla sua nascita, Uilweb.tv, pur mantenendo il suocarattere sperimentale, ha sempre perseguito l’obietti-vo di restare accanto al lavoratore e al cittadino. Perquesto motivo si pone molta attenzione alla vita praticae concreta di ogni persona e, attraverso i canali dedicatiai servizi Uil – il patronato Ital e il Caf – si offre periodi-

camente un supporto audiovisivo e multimediale per infor-mare, supportare e indirizzare il cittadino nell’espletamen-to della pratiche burocratiche essenziali per il mondo lavo-rativo e fiscale. Uilweb.Tv, dunque, cresce e si sviluppa al fianco del lavo-ratore, raccogliendo e dando spazio alla sua voce e allasua realtà.

Fin dalla sua nascita, Uilweb.tv, pur mante-nendo il suo carattere sperimentale, ha sem-pre perseguito l’obiettivo di restare accantoal lavoratore e al cittadino

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Quali sono le tematiche trattatedurante il Master?

Premetto che ho avuto la possibilità di parte-cipare in quanto responsabile del Settore rela-zioni e cooperazione internazionale dellaDirezione centrale per gli istituti istruzione delMinistero dell’interno – Dipartimento dellapubblica sicurezza; nel merito direi che abbia-mo esaminato lo sviluppo delle politiche disicurezza e giustizia in Europa con approfondi-menti specifici sugli accordi e trattati europeinell’area di sicurezza e giustizia tra cui ilTrattato di Roma, il Trevi, l’Accordo diSchengen, il Trattato di Maastricht, il Trattatodi Amsterdam seguito dai Programmi diTampere, Nizza e Stoccolma e dal più recenteTrattato di Lisbona concernente l’area di liber-tà, sicurezza e giustizia.Le singole tematiche hanno riguardato lacooperazione internazionale di polizia nelcontesto geopolitico globale (mondiale),regionale (continentale) e bi-multilaterale tra

Stati, i metodi di risoluzione delle problematiche connessealle differenze dei sistemi giuridici di Common Law e CivilLaw e delle differenze tra i modelli procedurali accusatori einquisitori adottati nei diversi Paesi con cui vengono instau-rati rapporti di cooperazione internazionale di polizia, lacomparazione dei poteri investigativi e giudiziari della poliziae della magistratura nei diversi Stati membri, lo studio delledifferenze giuridiche della magistratura inquirente e quellagiudicante nei vari sistemi statuali le competenze e le prero-gative delle Corti di Giustizia nazionali ed internazionali, ledifferenze organizzative e strutturali delle forze di poliziadegli Stati membri, il Mandato d’Arresto europeo, ecc.

Quali sono oggi gli strumentiper la cooperazione interna-zionale di polizia?

Anch’essi sono stati rigorosamenteanalizzati e sono, in particolare, leDecisioni, le Convenzioni, iRegolamenti e le Direttivedell’Unione Europea e gli strumentida esse scaturiti come il Comitato diSicurezza Interna (CO.S.I.) e la leggeapplicativa per i gruppi di lavorocomuni. Sono state poi trattati i com-piti e le caratteristiche delle maggioristrutture di cooperazione di polizia egiustizia internazionali tra cuiEuropol, Eurojust, Frontex, Cepol,Interpol e le maggiori reti per lo scam-

bio di informazioni come la Rete europea di scambio giudi-ziario, la Rete europea di prevenzione al crimine, il Forumeuropeo di prevenzione sul crimine organizzato.

Uno scenario vasto e numerose problematiche:quali sono le priorità?

Le priorità stabilite dall’Unione Europea in merito alle politi-che di sicurezza comuni sono state anch’esse approfondite etra quelle attuali spiccano il traffico di esseri umani, il traffi-

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co di organi, il traffico di droga, il traffico di materia-le nucleare e radioattivo, il traffico di autoveicolirubati, la corruzione e le frodi comunitarie, i criminie le discriminazioni di genere.

Come avviene lo scambio di informazionitra gli Stati?

Abbiamo affrontato i diversi aspetti relativi alTrattato di Schengen, al Trattato di Prüm negliaspetti caratteristici che determinano il riciclaggio didenaro, i crimini informatici, la gestione dell’ordine pubblicoper i grandi eventi di carattere internazionale, nonché per gliaspetti specifici dei richiedenti asilo.Un approfondito esame ha riguardato inoltre le tematicherelative alle missioni internazionali congiunte di poliziadell’Unione Europea dell’O.N.U. dell’O.S.C.E, quelle delleCorti criminali internazionali e quelle relative all’identifica-zione delle vittime delle catastrofi naturali.

L’attività formativa si è avvalsa di contributiesterni?

L’Accademia di Polizia Europea (CEPOL) ha organizzato l’atti-vità formativa avvalendosi dell’apporto della Guardia Civilspagnola, della Polizia Federale tedesca ed della PoliziaNazionale francese in collaborazione con le Università diMadrid, Münster e Lione.

Qual era lo scopo dell’attività formativa?

E’ quello di avvicinare e rendere maggiormente partecipi gliaddetti ai lavori ad avere conoscenza sull’intero sistemaeuropeo relativo alle politiche di sicurezza comuni, che sirealizza attraverso la cooperazione internazionale di poliziache vede coinvolte le varie Agenzie europee ed internazio-nali e le forze di polizia degli Stati membri.Durante il Master, che ha avuto la durata di un intero annoaccademico e si è svolto in tre distinte fasi in Spagna,Germania e Francia sono stati affrontati tutti gli aspetti rela-tivi all’argomento a 360 gradi, con grande giovamento pertutti i partecipanti che a loro volta, in una fase successiva,

hanno il dovere di riversare gli apprendimenti acquisiti all’in-terno delle rispettive organizzazioni di provenienza, propo-nendo specifica attività di settore ai colleghi ed al personaledipendente.

Questioni che potrebbero apparire lontane dallaquotidianità lavorativa dell’operatore di polizia…

In tutti i settori ogni forma di criminalità, anche quella diffu-sa, a seguito dall’apertu-ra delle frontiere, staassumendo sempre di piùconnotati internazionali,sia per quanto riguarda leorganizzazioni criminale,sia per quanto riguardaspecifici aspetti relativialla prevenzione genera-le, alla sicurezza urbana eanche all’ordine pubblico Al poliziotto della stradapuò sfuggire l’esistenza diun così complesso siste-ma di cooperazione inter-nazionale di polizia, utileper monitorare le situa-zioni emergenti attraver-

so lo scambio di informazioni e da attivare in caso di neces-sità per facilitare e velocizzare gli interventi della polizia giu-diziaria e della stessa autorità giudiziaria stessa, nei semprepiù frequenti reati di portata transnazionale.Proprio per questo le agenzie europee di formazione di poli-zia Cepol e Frontex sono deputate dalla CommissioneEuropea alla diffusione di una cultura comune di polizia chetende, pur in presenza di marcate differenze tra i vari siste-mi giuridici vigenti, anche all’armonizzazione delle procedu-

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re e dei metodi operativi utilizzati dalle Forze di Polizia degliStati membri: attraverso una specifica e variegata attivitàformativa stanno portando avanti un programma di allarga-mento della base degli addetti ai lavori che siano a cono-scenza delle attività e delle potenzialità delle strutture euro-pee ed internazionali che facilitano gli scambi d’informazionie la cooperazione internazionale di polizia e giudiziaria.

Com’è stata organizzata in concreto l’attività for-mativa?

Come già accennato il Master è stato suddiviso in tre fasi cuihanno partecipato 28 appartenenti alle diverse forze diPolizia dei Paesi membri. Ognuna di queste fasi si suddivide-va in tre periodi. Il primo periodo consisteva nello studio pro-pedeutico della copiosa documentazione tematica inviata aipartecipanti attraverso la piattaforma formativa informaticadi Cepol. La seconda fase prevedeva la partecipazione, peruna settimana presso le strutture di polizia ospitanti, ad atti-vità formativa di approfondimento con la presenza di docen-ti scelti da Cepol tra illustri rappresentanti delle istituzionieuropee, professori universitari, validi colleghi impegnatinell’attività di cooperazione ed altre professionalità specifi-che richieste in relazione all’attività didattica svolta. In finetutta l’attività del singolo periodo si concludeva con la stesu-ra una tesi che prendesse in esame uno specifico argomentotrattato nel periodo residenziale che avesse attinenza al set-

tore d’impiego di ciascun partecipante.Pertanto ciascun partecipante al termine del Master ha svi-luppato ben tre tesi che hanno comportato l’approfondi-mento di singoli spaccati dell’attività di servizio in merito allacooperazione internazionale di polizia relativi al proprio set-tore d’impiego, individuando l’importanza strategica e lapossibilità di utilizzo di questi strumenti che sono a disposi-zione di tutte le Forze di Polizia.Durante il Master la lingua di lavoro comune per tutta l’attivitàè stata quella inglese compresa la stesura delle tre tesi finali

In definitiva un Master impegnativo con tantacarne sul fuoco: quali ricadute avremo in Italia?

Va precisato che quella da me frequentata è stata la primaedizione del Master e durante il ritiro del premio nella sededell’Accademia Guardia Civil ad Arajuez, vicino Madrid , eragià in corso la seconda edizione, pertanto ritengo che non sitratti di una iniziativa isolata ma che continuerà nel tempo.Per quanto riguarda la mia area d’impego sarà mia curaproporre specifica attività formativa attraverso conferenzee mirati protocolli didattici da sviluppare all’interno deicorsi di formazione di base, di specializzazione e di settoreche si svolgeranno presso gli Istituti di istruzione dellaPolizia di Stato.Lo scopo è trasfondere queste acquisizioni di conoscenza inspecifiche e variegate attività formative in relazione alle tipo-logie dei corsi da noi istituiti e realizzati che possono spazia-re dalla semplice conferenza alla progettazione di tipici pro-tocolli formativi di carattere generale, ovvero di carattereprettamente specialistico per il personale impiegato nel set-tore info-investigativo.

Le singole tematiche hanno riguardatola cooperazione internazionale dipolizia nel contesto geopolitico globa-le (mondiale), regionale (continentale)e bi-multilaterale tra Stati

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a realizzazione dellaRiforma di Polizia dove-va essere uno dei puntidi partenza per lacostruzione di unamoderna cultura dellasicurezza e, quindi, sulcome produrre ovvero

assicurare ordine e sicurezza alla col-lettività.Dopo anni in clandestinità, gruppi ditutori dell’ordine che si erano costitui-ti in movimento, con l’appoggio di CgilCisl e Uil e di parlamentari della sini-stra comunista e socialista ed anchegrazie al concorso di settori della

Democrazia Cristiana, riuscirono aottenere che il Parlamento approvas-se la Legge 121 del 1981 e la smilitariz-zazione del disciolto Corpo delle guar-die di pubblica sicurezza e la sindaca-lizzazione della Polizia di Stato: fu unimportantissimo balzo in avanti anchese i diritti politici e sindacali, che le

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altre categorie di lavoratori esercitava-no pienamente da decenni, venneroriconosciuti in maniera parziale.Fu comunque un successo, visto ilclima di diffidenza rispetto al cambia-mento che veniva rivendicato nonsolo dai poliziotti, ma anche dalleforze politiche e confederali, interpre-ti dei sentimenti di larghi strati socia-li, cui si contrapponevano le preoccu-pazioni di chi animò l’aspro dibattitosvoltosi alla Camera dei Deputati, dicui furono protagonisti anche autore-volissimi esponenti di parte governa-

tiva, che si interrogavano su chisarebbe stato in grado di gestire unaPolizia smilitarizzata e come ci sareb-be riuscito.

A distanza di oltre 30 anni dalla pro-mulgazione della Riforma si può paci-ficamente affermare che i timori sisono rivelati del tutto infondati ed

Il lavoro dovrebbe offrire ad ogni essere umanola possibilità di coltivare le proprie ambizioni erealizzare le aspettative legittime, il chedovrebbe tradursi in termini effettivi sullabase delle potenzialità individuali e dell’am-biente circostante

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anzi, in concreto, la smilitarizzazionee la sindacalizzazione non solo nonhanno intaccato il rapporto di servizioma, avendo favorito il dialogo ed libe-ro confronto con gli altri lavoratori,hanno contribuito in molte circostan-ze a dar vita a proficue sinergie di cuisi avvantaggia l’interesse pubblico edil rapporto Polizia – Cittadini, utilianche a contrastare nuovi fenomenicriminali, caratteristici dell’era dellac.d. globalizzazione, che senza questonuovo rapporto potrebbero seria-mente minacciare la pace e la tran-quillità sociale.E’ quindi necessario fare altri passiavanti per eliminare i limiti alle libertàsindacali dei poliziotti e rivisitare alcu-ni aspetti dell’organizzazione internadelle Forze di polizia, ivi compresi gliaspetti ordinamentali, con particolareriferimento alle carriere, intese comefunzioni piuttosto che come fregi edistintivi.Dopo l’intervento dell’allora Ministrodell’interno, Roberto Maroni, al

nostro primo congresso nazionale,dove aveva preannunciato l’istituzio-ne di una commissione per la modifi-ca della legge 121, il Capo della PoliziaAntonio Manganelli, collegatosi invideoconferenza da oltreoceano, nelcorso del suo lungo ed accorato inter-vento, nell’esprimere condivisioneper la iniziativa politica dall’On.Maroni, si è soffermato su alcuniaspetti della legge di Riforma, affer-mando a tal proposito che precludereall’operatore di polizia l’eserciziodelle proprie funzioni ordinamentaliequivarrebbe a togliergli dignità.Un intervento, quello del PrefettoManganelli, che ha destato moltoentusiasmo, tanto che la platea si èalzata per applaudire calorosamenteed a lungo, perché ha toccato il senti-mento comune dei delegati e degliospiti, tra cui anche quadri di altreorganizzazioni sindacali.Quanto evidenziato dal Capo dellaPolizia non deve però rimanere unamera constatazione di una realtà che

potrebbe – e dovrebbe – cambiaremutare in meglio, anche nell’interes-se dell’Istituzione e della Collettività,ma deve essere uno stimolo che, inattesa di interventi normativi, devefar riflettere soprattutto la periferiaperché molte volte l’ostacolo all’ef-fettivo svolgimento delle funzioni nonè determinato solo da un ormai evi-dente squilibrio nella distribuzionedel personale tra i ruoli, ma spesso èriconducibile ad una organizzazionedel lavoro e ad una ripartizione deicarichi di lavoro che risentono di egoi-smi e personalismi che nulla nonhanno a che fare con il dispositivonormativo, né tantomeno dal verticeche, come si è visto, ad ogni singoloOperatore vorrebbe riconoscere ilgiusto diritto a realizzare le proprielegittime aspettative lavorative.Il lavoro dovrebbe offrire ad ogniessere umano la possibilità di coltiva-re le proprie ambizioni e realizzare leaspettative legittime, il che dovrebbetradursi in termini effettivi sulla base

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delle potenzialità individuali e del-l’ambiente circostante. La consapevolezza che ciascuno di noiha e deve avere di lavorare permigliorare l’azione quotidiana delleForze di Polizia, facendola progredireper adeguarla sempre più ai principidemocratici della Repubblica, comeribaditi dalla legge di Riforma, è impli-cita nell’analisi molto schietta che ilCapo della Polizia ha condotto attra-verso il suo intervento.Riscontrare e ammettere le criticitàinterne da parte del Direttore genera-le della pubblica sicurezza che, è leci-to supporre, provengano da uomini indivisa «in parte insoddisfatti» dal nonpoter esercitare in pieno le funzioniche la legge attribuisce al “Tutore del-l’ordine” non va considerata è unmero limite, ma invece la netta edinnegabile dimostrazione della cresci-

ta culturale degli appartenenti allaPolizia di Stato a distanza di un tren-tennio della legge di riforma. Prima della 121 sarebbe stato impen-sabile, vuoi per cultura, vuoi per men-talità, un confronto così aperto sumaterie di particolare delicatezzacome quella delle funzioni, vale a direciò che ad un Tutore dell’ordine com-pete fare durante il servizio d’Istituto,tramite il quale l’Amministrazionerealizza l’interesse pubblico.Destinatari degli auspicati correttivinormativi sono le Forze di polizia adordinamento civile e militare ed, intale contesto, spicca la rivendicazionedi armonizzare il sistema che discipli-na i nostri status considerato che, inmateria economica, pensionisticaecc., nonostante la limpida statuizio-ne della Legge 121/1981, continuanoa rimanere inalterate norme obsolete

che non servono ad altro se non a evi-denziare appariscenti disparità ditrattamento che non è più pensabilecontinuare a tollerare. In definitiva il congresso della UilPolizia ha ufficializzato la nascitaprimo Sindacato di poliziotti che ade-risce ad una confederazione storica, siè concluso sotto i migliori auspicicome momento storico nel quale si èrealizzata una perfetta convergenzatra il potere politico, rappresentatodal Ministro dell’interno,l’Amministrazione ed il Sindacato sul-l’esigenza di apportare alla legge diriforma correttivi tali da consentirealla Polizia di Stato, attraverso lapiena valorizzazione della dignità deiTutori dell’ordine, di offrire alla collet-tività un servizio pubblico migliore eadeguato al mutato contesto cultura-le e sociale.