PSR 2014-2020: l'avvio della nuova programmazione in Italia. Analisi del caso Emilia-Romagna

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24 PARMA economica ECONOMIA E TERRITORIO Quale piano di sviluppo rurale per l’Emilia-Romagna? Il percorso che porta alla definizione del futuro Psr regionale è in fase di arrivo. Ecco dove si sta andando, tra sfide legate al territorio e un orizzonte sempre più sovranazionale. Roberto Gigante La strategia europea si pone obiettivi am- biziosi su temi come occupazione, ricerca, istruzione, povertà, cambiamenti climati- ci ed energia Con la chiusura delle trattative a livello europeo e nazionale, l’iter legislativo che porterà alla definizione dei nuovi Pro- grammi di sviluppo rurale 2014-2020 è giunto quasi al termine. L’ultimo passag- gio è ora in mano alle singole Regioni alle quali spetta l’arduo compito di conciliare strategie nazionali e sovranazionali con le specifiche esigenze locali, concentrando le risorse a disposizione verso gli interventi di maggior interesse per territorio di rife- rimento. Partendo dalla più ampia strategia euro- pea per giungere a un primo dettaglio re- gionale il presente contributo ha l’intento di ripercorre i principali step legislativi e decisionali avvenuti, analizzando le novità introdotte e le implicazioni per la defini- zione della policy nazionale e regionale. Il quadro europeo Europa 2020 è il documento della Com- missione Europea nel 2010 che raccoglie gli obiettivi strategici che l’Europa dovrà raggiungere entro l’anno 2020 definendo linee guida, risultati e priorità di interven- to, in una visione d’insieme e in un orizzonte temporale di lungo periodo a cavallo dell’attuale crisi economica. «La crisi è un cam- panello d’allarme, il momento in cui ci si rende conto che mante- nere lo status quo ci condanne- rebbe a un graduale declino, re- legandoci a un ruolo di secondo piano nel nuovo ordine mondia- le. è giunto il momento della ve- rità per l’Europa. è il momento di essere audaci e ambiziosi», scrive nel documento presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso. I cinque ambiziosi obiettivi che la stra- tegia Europa 2020 si pone riguardano l'occupazione, la ricerca, l'istruzione, la

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Meccanismi comunitari e nazionali legati all'agenda Europa 2020 nell'avvio dei PSR 2014-2020. Un primo dettaglio delle scelte effettuate della Regione Emilia-Romagna

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quale piano di sviluppo rurale per l’Emilia-Romagna?Il percorso che porta alla definizione del futuro Psr regionale è in fase di arrivo. Ecco dove si sta andando, tra sfide legate al territorio e un orizzonte sempre più sovranazionale.Roberto Gigante

La strategia europea si pone obiettivi am-biziosi su temi come occupazione, ricerca, istruzione, povertà, cambiamenti climati-ci ed energia

Con la chiusura delle trattative a livello europeo e nazionale, l’iter legislativo che porterà alla definizione dei nuovi Pro-grammi di sviluppo rurale 2014-2020 è giunto quasi al termine. L’ultimo passag-gio è ora in mano alle singole Regioni alle quali spetta l’arduo compito di conciliare strategie nazionali e sovranazionali con le specifiche esigenze locali, concentrando le risorse a disposizione verso gli interventi di maggior interesse per territorio di rife-rimento. Partendo dalla più ampia strategia euro-pea per giungere a un primo dettaglio re-gionale il presente contributo ha l’intento di ripercorre i principali step legislativi e decisionali avvenuti, analizzando le novità introdotte e le implicazioni per la defini-zione della policy nazionale e regionale.

Il quadro europeoEuropa 2020 è il documento della Com-

missione Europea nel 2010 che raccoglie gli obiettivi strategici che l’Europa dovrà raggiungere entro l’anno 2020 definendo linee guida, risultati e priorità di interven-to, in una visione d’insieme e in un orizzonte temporale di lungo periodo a cavallo dell’attuale crisi economica. «La crisi è un cam-panello d’allarme, il momento in cui ci si rende conto che mante-nere lo status quo ci condanne-rebbe a un graduale declino, re-legandoci a un ruolo di secondo piano nel nuovo ordine mondia-le. è giunto il momento della ve-rità per l’Europa. è il momento di essere audaci e ambiziosi», scrive nel documento presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso.I cinque ambiziosi obiettivi che la stra-tegia Europa 2020 si pone riguardano l'occupazione, la ricerca, l'istruzione, la

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riduzione della povertà, i cambiamenti climatici e l'energia. In estrema sintesi la strategia mira a una crescita intelligente, grazie a investimenti più efficaci nell'i-struzione, nella ricerca e nell'innovazione; sostenibile, grazie alla scelta di supportare un'economia a basse emissioni di CO2; so-lidale, perché focalizzata sulla creazione di posti di lavoro, e attiva nel contrastare la povertà.Per il raggiungimento di tali obiettivi la Commissione Europea ha adottato oggi una serie di norme in ambito di pianifica-zione, attuazione, sorveglianza e valutazio-ne dei progetti finanziati dai cinque fondi strutturali e d’investimento europei (fondi Esi). Tali fondi comprendono: il fondo eu-ropeo di sviluppo regionale (Fesr); il fondo sociale europeo (Fse); il fondo di coesio-ne1 (Fc); il fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr); e il fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp). In questo schema articolato e complesso si inserisce la politica di sviluppo rurale che si concretizzerà per l’Italia attraverso lo strumento di programmazione regionale (Psr), che nella sua attuazione contribuirà al raggiungimento dell’obiettivo definito a livello europeo2.Il punto di connessione tra le linee stra-tegiche definite con il documento Europa

2020 e le politiche nazionali e poi regio-nali è identificabile nel quadro strategico comune (Qsc) che definisce 11 obiettivi tematici comuni, perseguiti con azioni chiave per ciascun Fondo. Nel Qsc ven-gono identificate le principali sfide terri-toriali, i principi orizzontali e gli obiettivi strategici, e stabiliti i meccanismi di coor-dinamento tra i fondi e le altre politiche e strumenti dell’UE al fine di garantire la coerenza degli interventi e migliori ri-sultati nell’applicazione delle politiche. L’inatteso e non previsto position paper3 (inviato dalla Commissione Europea alle autorità italiane nel 2012) si colloca a ca-vallo tra il Qsc e l’accordo di partenariato, fornendo stringenti raccomandazioni sulle priorità, i contenuti e la governance delle scelte per i singoli fondi, mentre il passag-gio successivo è rappresentato dalla sotto-scrizione da parte dei singoli Stati membri dell’accordo di partenariato. Quest’ultimo costituisce lo strumento recante le disposi-zioni comuni sui fondi comunitari, e indi-vidua a livello di Stato membro i fabbiso-gni di sviluppo e i risultati che ci si attende di conseguire in relazione agli interventi programmati. Inoltre specifica gli obietti-vi tematici su cui lo Stato membro decide di concentrare le risorse4, nonché la lista dei programmi operativi e la relativa allo-

1 Il fondo di coesione non è attivato per l’Italia

2 G. Romito, in «Agriregionieuropa», XXIX (2012), anno VIII

3 Preparazione dell’Accordo di Par-tenariato e dei Programmi in Italia per il periodo 2014-2020 (Rif. Ares, 2012, 1326063, 9 novembre 2012)

4 G. Romito, in «Pianeta PSR», XXXI (2014)

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cazione finanziaria per ciascuno dei fondi del quadro strategico comune. Pertanto l’analisi dei bisogni di sviluppo e delle po-tenzialità di crescita dello stato membro e dei territori dovrà fare riferimento agli 11 obiettivi tematici definiti dal Qsc. Per il fondo Feasr, diversamente dagli altri fon-di, il regolamento è ulteriormente detta-gliato definendo sei priorità di intervento generali, successivamente scomposte in 18 focus area. Queste rappresentano quella che sarà l’architettura portante del futuro Psr. Un quadro esemplificativo dei pas-saggi finora esposti è rappresentato nella figura 1.

Il quadro nazionale Dopo la conclusione del negoziato eu-ropeo sui fondi Pac 2014-20205 e l’invio a Bruxelles della prima bozza di accordo di partenariato6 (Ap), i lavori preparatori per la definizione della politica di sviluppo rurale sono proseguiti a livello nazionale, e lo scorso 16 gennaio la conferenza Sta-to-Regioni ha stabilito la ripartizione dei fondi tra le regioni italiane. Successiva-mente (in data 10 marzo) la Commissione Europea ha notificato al governo italiano la necessita di effettuare importanti inte-grazioni alla prima bozza dell’Ap, tra le quali: chiarire alcune logiche di intervento (connessione tra bisogni e risultati attesi); implementare in modo chiaro una visione di sviluppo di lungo periodo, in grado di correggere le debolezze di carattere strut-turale del Paese (mercato del lavoro, cre-scita Pil, innovazione, ecc.); migliorare le

informazioni su specifici aspetti della programmazione (architet-tura, governance, capacità ammi-nistrativa, dotazione finanziaria per le aree interne). Alla luce di questo primo feedback il docu-mento è stato rivisto, sia per rece-pire i commenti della Commis-sione, sia per migliorare e affinare le scelte di intervento e le alloca-zioni finanziarie. Pertanto dopo la nuova consultazione tra Ministeri, Regioni, enti locali e partenariato economico sociale, e la seguente l’approvazione del Comitato interministeriale per la programmazio-ne economica (Cipe) avvenuta in data 18 aprile, una seconda proposta7 di Ap è stata inviata alla Commissione lo scorso 22 aprile. La trasmissione del nuovo testo ha avviato formalmente il negoziato per l’approvazione che dovrà avvenire entro il prossimo 22 agosto.Per quanto concerne la disponibilità di risorse destinate all’Italia per le politiche di sviluppo rurale 2014-2020, queste am-montano a circa 10,4 miliardi di euro, im-porto che andrà a raddoppiare in virtù del-le quote di cofinanziamento che dovranno essere corrisposte dal Ministero dell’eco-nomia e dalle Regioni italiane, raggiun-gendo quasi 21 miliardi di euro.La ripartizione delle risorse nazionali ha tenuto conto dei livelli di sviluppo eco-nomico regionale: circa 9 miliardi di euro saranno destinati alle 13 regioni/province autonome in obiettivo competitività (Bol-zano, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia

Le risorse comunita-rie destinate all’Italia per le politiche di sviluppo rurale valgono circa 10,4 miliardi di euro

5 Regolamento UE 1305/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio

6 Bozza del 9 dicembre 2013

7 Documento del 7 aprile 2014

Figura 1 - Il quadro di riferimento: dalla strategia Europa 2020 al Piano di sviluppo rurale

Fonte: Commissione Europea – Agricoltura e sviluppo rurale

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Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Mar-che, Piemonte, Toscana, Trento, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto), circa 2 miliardi di euro alle tre regioni in transizione (Abruz-zo, Molise, Sardegna), mentre 7,4 miliar-di di euro andranno alle cinque regioni in

obiettivo convergenza (Basilica-ta, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia). Un’ulteriore quota di risorse aggiuntive è prevista per l’attuazione di quattro program-mi nazionali che con oltre 2,2 miliardi di euro interverranno in ambiti strategici e comuni su

tutto il territorio italiano. Gli interventi in questione saranno coordinati con un programma operativo nazionale (Pon), e riguarderanno: la gestione del rischio (1,6 miliardi per modernizzare il sistema assi-curativo attraverso l’istituzione di un pia-no assicurativo agricolo nazionale plurien-nale); piano irriguo (300 milioni; attivato per il Nord Italia con fondi Feasr e per il Sud Italia con fondi Fesr) per contrastare gli eventi “estremi” come eccessi di piog-gia, o periodi siccitosi; biodiversità anima-le (200 milioni per il miglioramento della biodiversità animale); rete rurale nazionale (100 milioni per il supporto alle politiche di sviluppo rurale).

Nella figura 2 è riportato uno schema ri-assuntivo della distribuzione dei fondi per regioni (suddivise in competitività, transi-zione e convergenza), e per i quattro pro-grammi nazionali.Infine nella nuova programmazione varie-ranno le percentuali di finanziamento UE a carico del fondo Feasr: il tasso di cofi-nanziamento per le regioni in convergen-za passerà al 60,5% (prima era del 57,5%) al fine di agevolare l’utilizzo delle risorse ed evitare rischi di disimpegno, spostan-do le risorse recuperate verso le regioni in obiettivo competitività che però vedranno ridursi la percentuale al 43,12% (rispetto al 44% attuale).

Il quadro regionaleIn Regione Emilia-Romagna i lavori pre-paratori per la realizzazione del futuro programma di sviluppo rurale (Psr) sono stati avviati da tempo, e dovranno conclu-dersi entro il prossimo 22 luglio. Il pro-cesso di strutturazione del programma è particolarmente articolato e complesso, e alterna differenti fasi di valutazione ad ampie consultazione con il mondo agrico-lo. Sono state effettuate approfondite ana-lisi territoriali che hanno consentito una lettura aggiornata degli indicatori regio-

Figura 2 – Ripartizione delle risorse in Italia e percentuale di finanziamento Feasr

Fonte: dati accordo della conferenza Stato-Regioni (16 gennaio 2014)

Il piano per la gestione dei rischi in

agricoltura vale 1,6 miliardi di euro

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nali (consentendo di individuare punti di forza e di criticità), e il quadro conoscitivo è stato completato dal rapporto di valuta-zione, che ha quantificato quanto realizza-to attraverso gli interventi effettuati nella programmazione in chiusura. Inoltre è stato costruito un quadro di raffronto con gli obiettivi di Europa 2020, al fine di mi-surare l’attuale posizionamento regionale ed evidenziare le eventuali “distanze” da coprire con gli interventi futuri. Paralle-lamente si è svolta una lunga fase di con-sultazione e ascolto: sono state interpellate tutte le istituzioni territoriali direttamen-te interessate dal Psr (Province, gruppi di azione locali, comunità locali, ecc.), i rap-presentanti delle filiere produttive regio-nali, delle organizzazioni professionali di categoria e dei lavoratori agricoli, porta-tori di interesse della società civile ed enti di ricerca operanti nel territorio regionale. Complessivamente gli interlocutori inter-venuti sono stati circa 500 e il confronto ha portato all’identificazione di 28 fabbi-sogni condivisi.Seguendo quanto emerso da questo ampio quadro conoscitivo e consultivo, in questa fase sono stati realizzati un documento di indirizzo strategico8 (che raccoglie e rior-dina i fabbisogni e le priorità emerse), e successivamente, sulla base di quest’ulti-mo, una prima bozza del futuro Psr 2014-20209. Ad oggi è stata pertanto definita una prima ripartizione delle risorse per le sei priorità e le 18 focus area, ed è stata concertata con il partenariato la scelta di attivare solo 15 delle 18 misure disponi-bili. La decisione nasce dall’esigenza di concentrare le risorse finanziarie su temi prioritari, pertanto saranno escluse dal fu-turo Psr le misure per la costituzione di as-sociazioni e organizzazioni di produttori, quella per il benessere degli animali, quella per i servizi silvo-climatico-ambientali e la salvaguardia delle foreste e quella rela-tiva alle indennità connesse alla direttiva quadro dell'acqua. Analizzando trasver-salmente gli ambiti di intervento che sa-ranno sviluppati attraverso il Psr regionale l’attenzione sarà posta in primis verso le imprese agricole, per le quali si punterà a sviluppare e rafforzare le capacità compe-titive e di innovazione (sia di processo che di prodotto). Grande rilievo sarà dato alla promozione e alla creazione di reti d’impresa, che con-sentono la messa a sistema delle capaci-

tà: le singole aziende, pur mantenendo la propria indipendenza e identità, potranno collaborare per raggiungere una dimensio-ne competitiva in grado di attuare strate-gie maggiormente incisive, attra-verso la condivisione di obiettivi comuni. Le forme organizzate che si intenderà promuovere spazieranno da quelle più tradi-zionali come le organizzazioni di produttori, le cooperative, gli organismi interprofessionali e i consorzi, a quelle più innovative quali le reti d’imprese, le filiere (corte e lunghe), le associazioni temporanee di impresa (Ati), e i gruppi operativi (Go) per il trasferimento tec-nologico. Quest’ultimi opereranno come parte della rete Pei10 nell’ambito più am-pio del progetto europeo denominato “Orizzonte 202011”.

In Emilia-Romagna i lavori preparatori per la realizzazione del programma di svilup-po rurale prevedono ampie consultazioni del mondo agricolo

8 Regione Emilia-Romagna, Docu-mento Strategico – Verso il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020, 27 gennaio 2014

9 Programma di sviluppo rurale dell’Emilia-Romagna 2014-2020, aprile 2014

Foto di Rossella Di Palma

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Tra gli obiettivi della competitività rien-trano anche le iniziative che saranno atti-vate per l’istituzione di servizi di supporto alle aziende, atte a sostenere l’approccio a nuovi mercati di riferimento (locali, na-zionali ed esteri); incentivi per la diver-

sificazione del reddito, nonché per la stabilizzazione e la quali-ficazione del lavoro; politiche per la promozione dell’occupazione e la nascita di nuove imprese. Al fine di garantire un adegua-to ricambio generazionale e per consentire l’ingresso in azienda di giovani agricoltori saranno inoltre previste formule innovati-

ve di tutoraggio e servizi di supporto per lo start-up di nuove imprese (specialmente nelle aree marginali), promuovendo l’in-gresso di nuovi imprenditori nel mondo agricolo, sperimentando nuove soluzioni per facilitare l’accesso alla terra e ai capita-li, e assicurando loro priorità specifiche in tutti gli interventi. Inoltre saranno intro-dotte nuove forme assicurative e/o fondi mutualistici. Sostanzialmente il complesso delle inizia-tive che rientrano nell’obiettivo della com-petitività avranno il compito di volano nel processo di rilancio dell’economia agricola regionale, attivando fattori che nel lungo periodo garantiranno una maggiore stabi-lizzazione e qualificazione del lavoro, e la creazione di un tessuto aziendale più den-so e vivo.Sul fronte ambientale le linee di indirizzo saranno concentrate su temi quali: la tute-la della biodiversità; la promozione della sostenibilità dei processi produttivi quale elemento strategico per la valorizzazione delle produzioni; il sostegno a investimen-ti per la salvaguardia delle risorse naturali e per gli interventi atti a contrastare e mi-tigare i cambiamenti climatici. In questa tematica rientrano anche gli investimenti per la valorizzazione delle foreste e gli in-centivi allo sviluppo delle agro-energie, le azioni per la riduzione dei consumi idrici in agricoltura e il miglioramento della qualità delle acque. Saranno finanziate azioni atte a contrastare i fenomeni di dissesto e di erosione (presenti in particolar modo nelle aree collinari e montane), e interventi per preservare la sostanza organica nei suoli. Focus ulteriore sarà rappresentato dalle iniziative che consentano una consistente diminuzione delle emissioni generate dalle

attività agro-industriali e dai processi pro-duttivi agricoli e zootecnici, nonché dallo sviluppo di investimenti per la riduzione dei consumi dei sistemi produttivi.Le azioni per il territorio andranno a in-tensificare e qualificare l’intervento so-prattutto nelle aree a maggiore ruralità, valorizzandone le specificità locali (es. prodotti di montagna), e facendo emerge-re la distintività delle produzioni come fat-tore di eccellenza locale. Per la montagna saranno previsti interventi secondo criteri specifici, “tagliati” in considerazione delle dimensioni aziendali. L’altra area di interesse oggetto di speci-fico sostegno sarà l’agricoltura presente nelle aree periurbane, per la quale saranno attivate specifiche iniziative di agricoltu-ra sociale e multifunzionale, con investi-menti volti a sviluppare attività didattiche (compresa l’educazione ambientale) e la promozione delle filiere corte. Sempre in ambito di sviluppo territoriale è confer-mato anche per la futura programmazione il finanziamento di interventi attraverso l’approccio leader. I gruppi di azione lo-cale (Gal) selezionati saranno tenuti a re-digere uno specifico piano di azione locale (Pal) in cui indicheranno le iniziative di sviluppo locale che intenderanno realiz-zare seguendo una strategia incentrata su un solo tema prevalente, al quale potranno essere affiancati un massimo di altre due aree tematiche che dovranno essere stret-tamente integrate con il tema prioritario.Un quadro sinottico che sintetizza il flusso decisionale che parte dagli obiettivi di Eu-ropa 2020 fino a giungere alle scelte degli interventi regionali è riportata nella figura 3. è bene sottolineare che in questa fase gli importi indicati devono essere considerati "quasi definitivi" e quindi ancora soggetti a possibili piccole variazioni di aggiusta-mento. La riflessione necessaria in questo frangente rimane ancora quella di orientare al meglio l’allocazione delle risorse, tenen-do conto delle esperienze maturate nella pregressa programmazione, e delle oppor-tunità offerte dal Regolamento comunita-rio12 che prevede molteplici integrazioni delle tematiche, e possibili trasversalità di intervento.

Considerazioni conclusiveIl percorso che porta alla definizione del futuro Psr regionale è in fase di arrivo, e nei prossimi mesi (dopo un’attenta valu-

Saranno finanziati gli interventi per

migliorare la qualità della vita dei

residenti in comuni ad alta ruralità

10 Il compito della rete Pei sarà quello di favorire il collegamento tra i risultati della ricerca in agricoltura che emergeranno nell’ambito della strategia “Orizzonte 2020” e i costi-tuendi Go.

11 “Orizzonte 2020” è il progetto della Commissione Europea che raccoglie in un unico programma tutti gli investimenti nella ricerca e nell’in-novazione. I fondi ammontano a circa 80 miliardi di euro.

12 Regolamento UE 1305/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio

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tazione da parte del partenariato agrico-lo, agroalimentare e territoriale, e di tutti i diversi portatori di interesse) gli attuali indirizzi generali e strategici saranno tra-slati nel documento di programmazione definitivo. Il programma dovrà poi essere vaglia-to dall’assemblea legislativa regionale, e successivamente avere l’approvazione de-finitiva dalla Commissione Europea. Dal quadro delineato grazie all’analisi ex ante, e dalle necessità di intervento emerse at-traverso le consultazioni con gli stakehol-der regionali, risulta chiaro che le sfide che la Regione Emilia-Romagna dovrà fron-teggiare con il Psr 2014-2020 nel prossi-mo settennio sono molte e complesse. Le difficoltà che la governance territoriale deve gestire si avvicinano sempre più a un contesto “glocale”, dovendo fronteggiare problematiche connesse sia alle specifici-tà locali (livello regionale e nazionale), ma anche, e sempre più, a questioni esogene e sovra-territoriali (europee o mondiali).Nella prima fattispecie le sfide identifi-cate come cruciali per il territorio regio-nale vanno dalla necessità di garantire un ricambio generazionale al bisogno di recuperare competitività attraverso la

strutturazione di reti virtuose, e contri-buire in questo modo al miglioramento della redditività aziendale. L’in-novazione diffusa, la formazione professionale, la sperimentazione e la messa a sistema di capacità e conoscenze dovranno rappre-sentare un volano in grado di rilanciare il settore agricolo, e renderlo in grado di competere in un mercato oggi sempre più complesso. La seconda fattispe-cie di problematiche include le dinamiche negative generate dalla crescente volatili-tà dei prezzi agricoli, i danni causati dai cambiamenti climatici, e, più in generale, specifiche crisi di settore dovute all’attuale contesto economico. Nell’attesa di poter esaminare il testo de-finitivo del Psr due sono gli spunti di ri-flessione su cui pare utile soffermarsi: il primo è legato alla governance regionale, per la quale in questa nuova programma-zione si auspica una sinergia trasversale nell’utilizzo dei fondi. Questo porterebbe a una maggiore integrazione delle politi-che di sviluppo regionale, armonizzando interventi in settori e ambiti differenti, ma gestiti con una visione d’insieme. Una

Figura 3 – Schema di raccordo da Europa 2020 al Psr regionale

Fonte: Regione Emilia-Romagna

Il Psr dell’Emilia-Romagna dovrà confrontarsi sempre più con questione esogene e sovra-territoriali

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visione strategica e coordinata a livello re-gionale consentirebbe certamente di rag-giungere obiettivi più ambiziosi e gene-rare effetti positivi più marcati e duraturi rispetto a interventi effettuati con logiche non interconnesse tra loro. La seconda ri-flessione invece è legata ai nuovi strumenti di programmazione europea, che rispetto alle precedenti programmazioni risultano più vincolanti, fornendo indirizzi precisi e che limitano il reale processo decisionale (nazionale e regionale). Il position paper13 e l’accordo di partenariato rappresentano un chiaro esempio di accentramento del processo decisionale verso l’alto. Il primo (position paper) si inserisce a ca-vallo tra il quadro strategico comune (Qsc) e la strategia nazionale, dando alla Com-missione un ruolo condizionante rispetto alle strategie dei singoli Stati. Il passaggio avviene attraverso una serie di atti inter-connessi su questioni decisive attinenti la programmazione e la gestione dei fondi. Mentre in passato la Commissione esa-minava la strategia proposta, nella nuova programmazione 2014-2020 è la Com-missione che propone una visione della strategia nazionale.Il secondo documento (l’accordo di par-tenariato) di fatto sostituisce il precedente quadro strategico nazionale (Qsn) dei fon-di strutturali, e il piano strategico naziona-le (Psn) per lo sviluppo rurale. Rispetto al passato però l’Ap si colloca in un contesto diverso, con contenuti e funzioni nuove, ancora più strategicamente rilevanti e vin-colanti. A titolo esemplificativo uno degli elementi che sottolinea questa logica è ri-levabile nella fissazione di risultati da rag-giungere a livello nazionale (sotto forma di precisi target per i Psr). Questi “punteg-gi” indirettamente spostano gli indirizzi di politica dando rilevanza ai risultati da rag-giungere, prima ancora cha le azioni siano state messe in campo14. Inoltre tali indici appaiono rilevanti anche per la valutazio-ne dell’efficacia dei programmi, che rag-giungendo il target possono eventualmen-te accedere a risorse “extra” che derivano dalla cosiddetta riserva di performance15. Questo, in un contesto regionalizzato come quello italiano, porta necessaria-mente a un re-indirizzamento delle stra-tegie regionali che dovranno tendere a una visione più unitaria, forzando l’intero processo decisionale locale verso il nazio-nale, a sua volta condizionato dalla visione

strategica europea. Complessivamente la nuova Pac 2014-2020, più che una rifor-ma in grado di introdurre sostanziali e rea-li cambiamenti e proporre nuove soluzioni per l’agricoltura, appare in questa fase una riforma vocata maggiormente a una revi-sione degli strumenti di programmazione, che rafforzano il ruolo europeo nel proces-so decisionale.

BibliografiaAccordo di partenariato Italia 2014-2020 – Bozza (versione del 9 dicembre 2013)Commissione Europea, Position Paper sul-la preparazione dell’Accordo di Partenariato e dei Programmi in ITALIA per il periodo 2014-2020, Rif. Ares, 2012, 1326063, 9 novembre 2012Commissione Europea COM (2010) 2020, “EUROPA 2020” Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusi-va, 3 marzo 2010F. Mantino, La programmazione dello svi-luppo rurale 2014-2020: il position paper e l ’accordo di partenariato, in «Agriregio-nieuropa», XXXII (2012)Regolamento UE del Parlamento Euro-peo e del Consiglio 1291/2013, 11 dicem-bre 2013 Regolamento UE del Parlamento Euro-peo e del Consiglio 1305/2013 , 17 di-cembre 2013PSR Emilia-Romagna 2014-2020, aprile 2014Regione Emilia-Romagna, Documento Strategico Verso Il Programma Di Sviluppo Rurale 2014-2020, 27 gennaio 2014G. Romito, Gli strumenti di programma-zione per la politica di sviluppo rurale 2014-2020, in «Agriregionieuropa», XXIX (2012)G. Romito, Competitività e ambiente, la doppia sfida dei PSR, in «PianetaPSR», XXXI (2014)

13 Rif. Ares, 2012, 1326063, 9 no-vembre 2012

14 F. Mantino, in «Agriregionieuro-pa», XXXII, anno IX

15 Per assicurare l’efficacia dell’azione dei fondi strutturali, del Feasr e del Feamp, il 6% delle risorse destinate allo Stato membro costituisce una riserva di efficacia dell’attuazione. La risorsa è destinata a priorità specifiche di programmazione ed è attivata dopo il raggiungimento di determinati obiettivi individuati nell’Accordo di partenariato.