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SOTTOMESSO GRNNAIO 2012, ACCETTATO NOVEMBRE 2012 © Giovanni Fioriti Editore s.r.l. 231 Psichiatria e Psicoterapia (2012) 31, 4, 231-243 FUNZIONAMENTO FAMILIARE E COMUNICAZIONE IN FAMIGLIE CON RAGAZZE CON ANORESSIA NERVOSA: PERCEZIONI A CONFRONTO Roberto Baiocco, Marco Cacioppo, Giuseppe Craparo 1. I disturbi del comportamento alimentare in un’ottica relazionale I disturbi del comportamento alimentare (DCA) rappresentano nel mondo occidentale un problema grave non solo per la prevalenza e gravità del fenomeno ma anche per i costi economici e sociali che rendono urgente lo studio d’interventi efficaci di prevenzione (Lask e Bryant-Waugh 2007, Zavattini 2008). Le ricerche che s’ispirano all’infant research e alla teoria dell’attaccamento suggeriscono che gli aspetti affettivi, emotivi e cognitivi influiscono sull’alimentazione già durante i primi scambi comunicativi che hanno luogo nell’interazione precoce tra il caregiver e il neonato (Ammaniti 2001; Craparo 2013; Dazzi e Speranza 2005; Lichtenberg 1989; Liotti 1993, 1999; Sameroff e Emde 1989; Sander 1977). Tali dinamiche sono fondamentali per configurare e organizzare le esperienze di co-regolazione degli stati affettivi, della comunicazione intenzionale, della conoscenza di sé e del mondo e dei processi della traduzione simbolica delle emozioni in sentimenti (Beebe e Lachmann 2002) che andranno progressivamente a strutturarsi nel corso della relazione con i membri della famiglia. I disturbi dell’alimentazione sono concettualizzati quindi come disfunzioni della regolazione degli affetti che si strutturano all’interno di un ambiente familiare emotivamente trascurante e incapace di cogliere le richieste emotive del soggetto (Bruch 1973; Casper 1983). Per molti studiosi (Stern 1985; Taylor, Bagby e Parker 1997; Caretti e Craparo 2008; Caretti, Craparo e Schimmenti 2010; Craparo 2013) la ridondanza e la ripetitività protratta nel tempo di tali modalità comunicative e relazionali darebbe luogo alla strutturazione di un’immagine negativa di sé associata a sentimenti di rabbia, colpa e vergogna connessi ad una scarsa integrazione psicosomatica. I disturbi del comportamento alimentare esprimerebbero così il tentativo di riequilibrare le emozioni negative nei soggetti con difficoltà nelle competenze metacognitive d’identificazione delle emozioni dolorose dai loro correlati fisiologici (Craparo 2012, Caretti et al. 2013; Bucci 1993). Quando il bambino ha fame, in modo analogo a quando è malato o sofferente, si attiva il comportamento di attaccamento così da ottenere la vicinanza della madre e ristabilire un equilibrio affettivo (Bowlby 1988). Sempre nell’ambito della teoria dell’attaccamento diversi autori hanno evidenziato come l’anoressia restrittiva sia associata all’attaccamento evitante/distanziante (Attili 2004), mentre l’anoressia bulimico-purgativa all’attaccamento ambivalente/preoccupato (Candelori e Ciocca 1998). Recentemente, Barone e Guiducci (2008) hanno evidenziato che il

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SOTTOMESSO GRNNAIO 2012, ACCETTATO NOVEMBRE 2012

© Giovanni Fioriti Editore s.r.l. 231

Psichiatria e Psicoterapia (2012) 31, 4, 231-243

FUNZIONAMENTO FAMILIARE E COMUNICAZIONE IN FAMIGLIE CON RAGAZZE CON ANORESSIA NERVOSA: PERCEZIONI A CONFRONTO

Roberto Baiocco, Marco Cacioppo, Giuseppe Craparo

1. I disturbi del comportamento alimentare in un’ottica relazionale

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) rappresentano nel mondo occidentale un problema grave non solo per la prevalenza e gravità del fenomeno ma anche per i costi economici e sociali che rendono urgente lo studio d’interventi effi caci di prevenzione (Lask e Bryant-Waugh 2007, Zavattini 2008). Le ricerche che s’ispirano all’infant research e alla teoria dell’attaccamento suggeriscono che gli aspetti affettivi, emotivi e cognitivi infl uiscono sull’alimentazione già durante i primi scambi comunicativi che hanno luogo nell’interazione precoce tra il caregiver e il neonato (Ammaniti 2001; Craparo 2013; Dazzi e Speranza 2005; Lichtenberg 1989; Liotti 1993, 1999; Sameroff e Emde 1989; Sander 1977). Tali dinamiche sono fondamentali per confi gurare e organizzare le esperienze di co-regolazione degli stati affettivi, della comunicazione intenzionale, della conoscenza di sé e del mondo e dei processi della traduzione simbolica delle emozioni in sentimenti (Beebe e Lachmann 2002) che andranno progressivamente a strutturarsi nel corso della relazione con i membri della famiglia.

I disturbi dell’alimentazione sono concettualizzati quindi come disfunzioni della regolazione degli affetti che si strutturano all’interno di un ambiente familiare emotivamente trascurante e incapace di cogliere le richieste emotive del soggetto (Bruch 1973; Casper 1983). Per molti studiosi (Stern 1985; Taylor, Bagby e Parker 1997; Caretti e Craparo 2008; Caretti, Craparo e Schimmenti 2010; Craparo 2013) la ridondanza e la ripetitività protratta nel tempo di tali modalità comunicative e relazionali darebbe luogo alla strutturazione di un’immagine negativa di sé associata a sentimenti di rabbia, colpa e vergogna connessi ad una scarsa integrazione psicosomatica.

I disturbi del comportamento alimentare esprimerebbero così il tentativo di riequilibrare le emozioni negative nei soggetti con diffi coltà nelle competenze metacognitive d’identifi cazione delle emozioni dolorose dai loro correlati fi siologici (Craparo 2012, Caretti et al. 2013; Bucci 1993).

Quando il bambino ha fame, in modo analogo a quando è malato o sofferente, si attiva il comportamento di attaccamento così da ottenere la vicinanza della madre e ristabilire un equilibrio affettivo (Bowlby 1988). Sempre nell’ambito della teoria dell’attaccamento diversi autori hanno evidenziato come l’anoressia restrittiva sia associata all’attaccamento evitante/distanziante (Attili 2004), mentre l’anoressia bulimico-purgativa all’attaccamento ambivalente/preoccupato (Candelori e Ciocca 1998). Recentemente, Barone e Guiducci (2008) hanno evidenziato che il

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pattern di attaccamento sovra rappresentato nei soggetti con anoressia è quello preoccupato. Per quanto riguarda il ruolo delle figure parentali, nelle pazienti anoressiche sembra centrale l’aspetto della trascuratezza paterna e la passività dei processi di pensiero, mentre negli altri disturbi del comportamento alimentare si evidenziano anche l’amorevolezza e l’inversione di ruolo nei confronti della madre.

In un’ottica sistemico-relazionale, determinate dinamiche relazionali tendono a configurare specifiche organizzazioni del sistema familiare, definite “estreme” se collocate nel modello Circonflesso della Coppia e dei Sistemi Familiari (Olson et al. 1983; Tafà e Baiocco 2009). Tale modello è tra i più utilizzati a livello internazionale per la valutazione del funzionamento familiare. È indubbiamente utile per spiegare i modelli relazionali che caratterizzano le diverse strutture familiari.

Il modello circonflesso analizza il funzionamento della famiglia (così come esso è percepito dai membri del sistema) e si basa su tre chiavi concettuali (o dimensioni): a) coesione; b) adattabilità c) comunicazione. Mentre coesione e adattabilità vengono rappresentate graficamente, rispettivamente sull’asse orizzontale e su quello verticale, la comunicazione non viene inclusa nella rappresentazione grafica in quanto è ritenuta una dimensione di facilitazione, ovvero una dimensione strumentale che aiuta le famiglie a muoversi lungo le altre due dimensioni. La coesione viene definita come vincolo emozionale che ciascun membro della famiglia prova nei confronti dell’altro. L’adattabilità indica la capacità di cambiare la struttura familiare in base agli eventi che si verificano nel corso del ciclo di vita. La comunicazione è una dimensione cruciale nelle interazioni che caratterizzano i periodi critici della storia individuale e familiare; si definisce come l’insieme di quelle abilità comunicative verbali e non verbali (Watzlawick et al. 1967) utilizzate all’interno della coppia o del sistema familiare; non deve essere intesa soltanto come modalità che i membri della famiglia utilizzano per esprimere i loro bisogni e/o sentimenti, ma anche come “l’elemento facilitante” il movimento dinamico che le famiglie compiono nella regolazione dei loro legami affettivi e delle capacità organizzative definendo i ruoli all’interno dei sistemi e sottosistemi.

Le tipologie di organizzazione familiare definite “estreme” tendono a essere strettamente correlate allo sviluppo e al mantenimento di sindromi psicosomatiche nei soggetti i cui sintomi, a loro volta, giocano un ruolo decisivo nel mantenimento dell’omeostasi del sistema famiglia (Minuchin et al. 2007). Da quanto argomentato risulta evidente come l’anoressia mentale sia definita non solo dal comportamento del singolo paziente designato, ma anche dalle interrelazioni di tutti i membri della famiglia (Minuchin et al. 1978). Nei casi di anoressia, emerge un sistema familiare altamente invischiante, che ha sempre sostenuto un atteggiamento verso le relazioni umane orientato essenzialmente sulla prossimità e sulla vicinanza interpersonale. Tali sistemi presentano bassi livelli di espressione comunicativa e incapacità di incoraggiare la differenziazione e la crescita personale in quanto basati essenzialmente sul controllo. Queste dinamiche esitano in manifestazioni di difficoltà della famiglia nel sostenere il bambino durante il processo d’individuazione, di separazione ed esplorazione del mondo esterno (Latzer et al. 2002). In questi contesti familiari, infatti, la lealtà e la protezione hanno la precedenza sull’autonomia e sull’autorealizzazione (Minuchin et al. 1978). È così che l’anoressica impara a subordinare il sé agli altri, crescendo con il bisogno di sentirsi accuratamente protetta da genitori che mostrano

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una preoccupazione che si esprime nell’ipervigilanza (tipico delle famiglie invischianti) e nel tentativo di scoraggiare ogni manifestazione di autonomia. I confini che trattengono tra loro i membri della famiglia e li separano dal mondo, sono particolarmente forti e rigidi. In questi casi, quando la famiglia avverte una potenziale spinta al cambiamento e un relativo squilibrio delle dinamiche familiari, tutti i membri vengono rapidamente mobilitati per mantenere l’omeostasi del sistema e, in particolare, per soffocare quei membri il cui bisogno di cambiamento sta minacciando lo status quo.

1.1 La famiglia anoressica: percezioni a confronto

Diversi autori hanno verificato differenze rilevanti nella percezione della coesione, della flessibilità e della comunicazione tra ragazze con anoressia nervosa e le loro madri (Vidovic et al. 2005) oppure con entrambi i genitori (Tafà e Baiocco 2009). I risultati ottenuti hanno rilevato, tra l’altro, che le ragazze percepivano la famiglia come poco flessibile e poco coesiva, e riferivano una comunicazione scarsamente empatica. Vidovic e collaboratori (2005) hanno riscontrato una differenza nella percezione del funzionamento familiare in associazione al tipo di disturbo del comportamento alimentare: le anoressiche restrittive erano meno critiche verso il proprio funzionamento familiare rispetto alle anoressiche-bulimiche. Questi risultati fanno supporre che la causa del giudizio favorevole nei confronti della coesione e della comunicazione familiare in queste ragazze sia da attribuire alla loro modalità di interazione con l’ambiente, costituita da diniego ed evitamento del conflitto. A supporto di questa tesi, uno studio francese del 2006 (Delannes et al. 2006) ha evidenziato che sia le ragazze con anoressia nervosa sia le loro famiglie percepivano il loro attaccamento come “sicuro”, e in misura maggiore era valutato più positivamente l’attaccamento paterno rispetto a quello materno. Le ragazze, infatti, percepivano se stesse come sicure, malgrado nella letteratura presente sull’argomento la tipologia di attaccamento sia stata più volte descritta come “insicuro evitante” (Candelori e Ciocca 1998, Barone 2003).

Recentemente alcuni autori hanno analizzato la possibile correlazione tra difficoltà sull’asse coniugale e disordini alimentari dei figli. In particolare, uno studio su coppie sposate le cui figlie soffrivano di disordini alimentari (Espina et al. 2003) ha potuto evidenziare un adattamento e una soddisfazione coniugale significativamente bassi. Questi risultati non possono comunque far concludere che il rapporto coniugale vissuto come insoddisfacente possa essere la causa dei disordini alimentari delle figlie, né si può affermare il contrario; l’unico dato di fatto è che nel corso del disturbo della figlia risultano associate anche difficoltà coniugali, che possono influenzare negativamente il decorso della malattia, in quanto i genitori risultano incapaci di sostenere le figlie. Gli autori suggeriscono quindi, nel corso della terapia con le pazienti, anche un sostegno ai genitori relativamente alla loro vita di coppia. In generale risulta chiaro che relazioni familiari funzionali sono importanti fattori di protezione: un’adeguata sintonizzazione emozionale, un’alta flessibilità dei ruoli e una buona soddisfazione di tutti i membri della famiglia contribuiscono al benessere riducendo il rischio dell’adolescente di portare avanti comportamenti disfunzionali, come ad esempio comportamenti alimentari compulsivi (Tafà e Baiocco 2009).

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La ricerca

Obiettivi. Sulla base delle considerazioni illustrate, lo scopo della presente ricerca è analizzare il funzionamento familiare e la comunicazione in famiglie caratterizzate dalla presenza di una figlia con diagnosi di anoressia mentale facendo riferimento al modello circonflesso di Olson. Lo studio si propone inoltre di analizzare il punto di vista della madre, del padre e della figlia portatrice del sintomo. In particolare ipotizziamo che:1) le famiglie con una figlia anoressica siano disfunzionali e caratterizzate da alti livelli di

“coesione” (Minuchin et al. 1978, Raymond et al. 1993) e bassa adattabilità (Minuchin et al. 1978, Vidovic et al. 2005, Raymond et al. 1993). Queste famiglie, definibili come psicosomatiche, dovrebbero dimostrare una ridotta abilità nel cambiare regole e una scarsa flessibilità;

2) ci si aspetta che queste famiglie sperimentino un’elevata discrepanza tra la famiglia “reale” percepita e quella “ideale”. Inoltre, s’ipotizza che vi sia un mancato accordo tra i diversi membri della famiglia in merito alla soddisfazione in famiglia: la letteratura suggerisce un giudizio più favorevole sul funzionamento familiare da parte della madre rispetto ad altri membri della famiglia (Selvini Palazzoli, Cirillo, Selvini e Sorrentino 1998).

Metodo

Soggetti e procedure di somministrazione. La ricerca è stata effettuata su 22 famiglie (madre, padre, figlia) di ragazze con una diagnosi di anoressia mentale e in trattamento presso centri specializzati1. Le ragazze hanno un’età compresa tra i 18 e i 29 anni (M = 21,05; DS = 4,26), mentre i genitori tra i 39 e 63 anni (madri: M = 49,23; DS = 6,32; padri: M = 50,14; DS = 5,48). Tutte le famiglie sono regolarmente sposate da almeno 15 anni. La somministrazione è avvenuta consegnando singolarmente, a ogni membro della famiglia, un quadernetto con i diversi questionari che compongono il FACES III. Gli strumenti sono stati applicati controllando l’ordine di presentazione. La durata media di ogni somministrazione è stata di 35-40 minuti.

Strumenti. È stato utilizzato il Family Adaptability and Cohesion Evaluation Scales (FACES III; Olson 1985), al fine di valutare l’adattamento e la coesione in famiglia secondo il modello Circonflesso di Olson, in quella reale percepita da ogni membro, e in quella ideale, desiderata da ognuno. La scala finale è costituita da 20 item, dei quali 10 relativi alla coesione e 10 all’adattabilità. Per ognuno dei seguenti concetti correlati alla coesione sono previsti due item: confini emotivi, sostegno reciproco (supportiveness), confini familiari, amici e tempo libero, interessi e attività ricreative. Analogamente ognuno dei seguenti concetti correlati all’adattabilità è presente in due items: leadership; controllo; disciplina; ruoli e regole combinati dispongono invece di quattro items (Galimberti e Farina 1990). Per il FACES III la correlazione tra i

1 Si ringraziano il centro di cura dei disturbi del comportamento alimentare dell’Azienda USL8 di Arezzo, il Centro di Cura dei disturbi del comportamento alimentare dell’Azienda Ospedaliera S. Anna di Como, la struttura riabilitativo – residenziale “Villa dei pini” di Firenze e la dott.ssa Giorgia Saccà che hanno permesso la realizzazione del presente studio.

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componenti della famiglia si aggira attorno allo 0,30-0,40.

Risultati

Funzionamento familiare: correlazioni tra il giudizio dei membri della famiglia

Sono state correlate, attraverso il coefficiente di correlazione r di Pearson, le risposte date dai tre membri del nucleo familiare alle dimensioni di coesione e adattabilità del FACES III (versione reale).

Tabella 1. Faces III: giudizio dei membri familiari

Figlia Madre PadreCoesione Adattab. Coesione Adattab. Coesione Adattab.

FigliaCoesione 1 -0,02 0,47* 0,26 0,39 -0,08

Adattabilità 1 0,06 0,44* 0,11 0,35

MadreCoesione 1 0,58** 0,77** 0,35

Adattabilità 1 0,52* 0,56**

PadreCoesione 1 0,43*

Adattabilità 1

* p < 0,05 (2 code)** p < 0,01 (2 code)

Come si può notare (tabella 1) il giudizio della figlia correla in modo statisticamente significativo solamente con il giudizio materno sia per quanto riguarda la dimensione della coesione (r = 0,47) che dell’adattabilità (r = 0,44). Le correlazioni più elevate sono comunque quelle tra madre e padre specie in riferimento alla coesione (r = 0,77) rispetto all’adattabilità (r =0,56).

Accordo tra il giudizio dei membri della famiglia: famiglia reale

Il confronto tra coppie (tabella 2) evidenzia una differenza statisticamente significativa (t = - 2,57, gdl = 21; p < 0,05) solo in riferimento al giudizio di coesione espresso dalla figlia (M = 32,68; DS = 8,75) e dalla madre (M = 37,68; DS = 8,99). Se interpretiamo questo dato alla luce della forte correlazione madre-figlia in riferimento alla dimensione della coesione (r = 0,47) è possibile interpretare una tendenza materna a sovrastimare il grado di unità emotivo-affettiva all’interno del nucleo familiare. Non esistono differenze significative nel giudizio dei membri

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familiari in riferimento alla dimensione dell’adattabilità.

Tabella 2. Differenza tra coppie: test t per campioni appaiati (famiglia reale)

Differenza tra coppie

Media DS t Sig.

coesione figlia - coesione madre -5,00 9,12 -2,57 0,018

coesione figlia - coesione padre -3,64 9,69 -1,76 0,093

coesione madre - coesione padre 1,36 6,03 1,06 0,301

adattabilità figlia - adattabilità madre -0,91 6,38 -0,67 0,511

adattabilità figlia - adattabilità padre 0,27 7,80 0,16 0,871

adattabilità madre - adattabilità padre 1,18 6,08 0,91 0,372

Accordo tra il giudizio dei membri della famiglia: famiglia ideale

La tabella 3 mostra le differenze nella percezione che i membri della famiglia hanno in riferimento alla coesione e all’adattabilità della famiglia ideale.

Tabella 3. Differenza tra coppie: test t per campioni appaiati (famiglia ideale)

Differenza tra coppie

Media DS t Sig.

coesione figlia - coesione madre -2,91 6,17 -2,21 0,04

coesione figlia - coesione padre 0,14 8,55 0,07 0,94

coesione madre - coesione padre 15,73 5,73 12,87 0,001

adattabilità figlia - adattabilità madre -0,32 5,72 -0,26 0,80

adattabilità figlia - adattabilità padre 2,23 5,67 1,84 0,08

adattabilità madre - adattabilità padre 2,45 5,93 2,01 0,07

Come si può notare la coesione continua a essere la dimensione dove si riscontrano differenze significative nel giudizio dei soggetti; si riscontra infatti non solo la presenza di un mancato accordo tra figlia anoressica e madre (t = - 2,91, gdl = 21; p < .05) ma anche tra madre e padre (t = - 15,73, gdl = 21; p < .001). In entrambi i casi è sempre la figura materna (M = 44,55; DS = 3,97) a desiderare la famiglia ideale come caratterizzata da alta coesione, cioè da un livello d’intimità maggiore di quella desiderata dal padre (M = 41,50; DS = 7,33) e dalla figlia (M = 41,64; DS = 5,01).

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Le regioni familiari: confronto tra il giudizio dei membri della famiglia

Per ogni membro della famiglia è stata calcolata la regione familiare d’appartenenza secondo il modello di Olson. La tabella 4 evidenzia la distruzione delle frequenze secondo le tre diverse prospettive.

Tabella 4. Frequenza delle regioni familiari

Figlia Madre PadreBilanciate 4 2 1Intermedie 8 5 3Estreme 10 15 18

Sono state computate delle analisi della K di Cohen per verificare la presenza di accordo tra i diversi membri familiari in merito a dove collocano idealmente la loro famiglia. Le analisi evidenziano un elevato livello di disaccordo: il k di Cohen risulta compreso tra 0,08 e 0,12 ed indica sostanzialmente una scarsa concordanza tra i membri della famiglia (Landis e Koch 1977). Il grafico 1 evidenzia come si posizionano i diversi soggetti all’interno del modello circonflesso di Olson nella percezione della famiglia reale: emerge una sostanziale divergenza tra la percezione delle madri che si collocano sul versante estremo dell’invischiamento rispetto ai padri che si posizionano nel quadrante opposto rappresentante un funzionamento caratterizzato dalla rigidità. Dal grafico 1 si evince inoltre una divergenza tra la percezione delle madri rispetto alle figlie che tendono a descrivere il funzionamento familiare con una visione decisamente più in accordo con quella dei padri. Un tale quadro rappresentazionale può essere spiegato dagli studi che utilizzano una prospettiva divergente (Deal 1995) per cercare di comprendere la famiglia nel suo insieme: solamente accostando la percezione parziale dei singoli membri si può capire la struttura familiare nella sua interezza (Larsen e Olson 1990).

Conclusioni

Il quadro comportamentale che emerge dalla ricerca rispecchia quello delle “famiglie anoressiche” descritto da Minuchin et al. (1978): tali configurazioni relazionali sono improntate su un forte invischiamento dei legami, voluti e mantenuti in particolar modo dalla figura materna. Emerge una “alleanza” emozionale madre-figlia che, pur sembrando all’apparenza un risvolto positivo, rende difficile alla ragazza lo svincolo dalla famiglia nella fase adolescenziale. Da un lato, infatti, la madre tende ad accentuare e a mantenere la famiglia invischiata in confini emozionali molto rigidi a cui la ragazza è abituata a partecipare non percependoli come particolarmente disfunzionali, mentre dall’altro, sul piano delle regole e dell’adattabilità, l’adolescente sembra rendersi conto delle proprie difficoltà a svincolarsi dalla famiglia, relegando il problema sul piano delle norme a cui dovrebbe fare capo la figura paterna, specie in questa tipologia familiare.

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Grafico 1. Collocazione dei soggetti nel modello circonflesso di Olson

Nota. La lettera “F” indica la figlia, la “M” la madre e la “P” il padre. Il numero progressivo da 1 a 22 indica la famiglia: a numero uguale quindi corrisponde la

stessa famiglia.

Le figlie sembrano così più propense a un distacco emotivo che rispecchia anche la loro manifestazione di rifiuto nei confronti del cibo (simbolo di nutrimento, accudimento e affetto materno) nonostante tale distacco sembrerebbe essere più desiderato che effettivamente realizzato nella realtà. Il disturbo alimentare diventa quindi il tentativo estremo di individuarsi e differenziarsi all’interno del nucleo familiare ma allo stesso tempo costringe la giovane a una dipendenza pratica e concreta, oltre che affettiva, dalla famiglia stessa.

La ragazza anoressica tende a non sviluppare le abilità necessarie a trattare con persone del suo livello d’età. Il suo eccessivo coinvolgimento nella famiglia è di ostacolo al suo coinvolgimento nel mondo extrafamiliare e ha come conseguenza un ritardo nello sviluppo. Contemporaneamente, diviene estremamente abile nell’interagire con gli adulti e nell’osservare

COESIONE

Disimpegnata Separata Connessa Invischiata

ADATTABILITA'

Caotica M15 P1 M1 M12 M16 M21

M2 M5 M6 M7 M8 M9 M10 M18 M21

M22

Flessibile F18 P7 P8 M3 F1

Strutturata F15 F21 F13 F19 M12 P5 F9

Rigida

F2 F7 F8 F11 F12 F14 F17 F20

M4 M14 M17 M20 P2 P3 P4 P6 P8 P9 P10 P11 P12 P13 P14 P15 P16 P17 P19 P20 P21 P22

F5 M11 F3 F4 F6 F10 F16 F22

Coesione

Ada

ttab

ilità

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gli adulti. Con l’ingresso nell’adolescenza, la ragazza si trova in crisi. Il suo desiderio di entrare in un gruppo di coetanei è in conflitto con il suo orientamento verso la famiglia. Invece di focalizzarsi sempre più sul mondo extrafamiliare, l’anoressica concentra la sua attenzione sui genitori. Cerca di aiutarli a cambiare. Questa concentrazione estrema e la risposta dei genitori rafforzano l’ipercoinvolgimento dell’anoressica alla famiglia. I confini che tengono invischiati tra loro i membri della famiglia e li separano dal mondo, sono particolarmente forti e ben definiti. Spesso il confine tra la famiglia nucleare e la famiglia di origine ha un contorno poco chiaro (Minuchin, Rosman e Baker 1978). Si evince l’insoddisfazione maggiore della figlia rispetto agli altri due membri del nucleo familiare, riguardo la modalità di regolazione sul piano normativo. Nella nostra ricerca, la maggior soddisfazione è stata riscontrata nei padri che, non sbilanciandosi su nessuno degli aspetti normativi e affettivi, mantengono una posizione di sostanziale marginalità nelle configurazioni relazionali di queste famiglie. È stato inoltre evidenziato un maggior accordo nella percezione del funzionamento familiare della figlia con il padre rispetto alla madre. In un precedente studio, sempre su ragazze con disturbo anoressico, era stato evidenziato una maggiore soddisfazione delle figlie nei confronti dell’attaccamento paterno rispetto a quello materno (Delannes et al. 2006). I risultati di questo lavoro possono fornire indicazioni utili non solo per la comprensione del funzionamento delle famiglie psicosomatiche ma anche per la pratica clinica. Il padre (Pace, Cacioppo e Schimmenti 2012), soprattutto nella sua funzione di terzo che sostiene i processi psichici di svincolo del/la figlio/a dal legame esclusivo con la madre, potrebbe configurarsi come una risorsa importante nel lavoro terapeutico per avviare processi di differenziazione e di individuazione del soggetto che coinvolgano l’intero sistema familiare. La differenziazione permette di attuare una distinzione tra sé e l’altro, di riflettere su di sé ed esige la riorganizzazione dei modelli di regolazione delle distanze entro il sistema familiare e la chiara definizione dei confini tra i differenti sottosistemi generazionali e in particolar modo tra quello parentale e quello dei figli (Scabini e Cigoli 2000).

Dai risultati emerge inoltre un’insoddisfazione da parte delle figlie rilevata dalla discrepanza tra versione reale e ideale, nella dimensione dell’“adattabilità”. Questa dimensione attiene al “potere” familiare (controllo, disciplina ecc.) e agli stili di negoziazione del conflitto, ossia alla capacità del sistema familiare di cambiare le proprie strutture di potere, i ruoli, le regole relazionali in risposta a situazioni di sviluppo e di stress (Lee 1988). Dalle risposte delle ragazze si riscontra la percezione di un livello di adattabilità che classifica la famiglia come rigida, cioè caratterizzata da leadership autoritaria, rigida divisione dei ruoli, inesistente o scarsa propensione al cambiamento. All’interno di questi nuclei familiari è la madre a percepire e, soprattutto, a desiderare un più elevato grado di unità affettiva (coesione reale e ideale). Lo stesso si può dire per gli elementi relativi alla sfera normativa (adattabilità reale e ideale) ma, il distacco nelle percezioni fra madre e figlia risulta molto evidente nella variabile “coesione ideale”, a riprova dell’elevato desiderio delle madri di mantenere forti legami affettivi tra i membri. Tale dinamica va a discapito della possibilità d’individuazione della figlia adolescente (Minuchin et al. 1978).

La ricerca discussa in quest’articolo presenta degli indubbi limiti metodologici che riguardano l’assenza di un gruppo di controllo, l’esiguità del gruppo sperimentale e l’utilizzo di un unico test; sono limiti che ci inducono a essere cauti nelle interpretazioni. Nonostante ciò, i dati ottenuti forniscono sicuri spunti di riflessione teorica e clinica sui disturbi del

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comportamento alimentare, e dell’anoressia in particolare, la cui etiologia è da legare alla natura delle relazioni familiari e a come queste incidono sullo sviluppo psicofisico del soggetto. Riteniamo che importanti suggerimenti potranno provenire da ricerche interessate a indagare la natura del rapporto fra stili di attaccamento (attuale e infantile) del paziente, dinamiche familiari (non limitandosi alle sole figure genitoriali) e disturbo del comportamento alimentare (Laghi et al. 2012). Ricerche del genere avrebbero il merito non solo di approfondire ulteriormente l’incidenza delle relazioni “reali” sulla costruzione delle rappresentazione di se e dell’altro e sui comportamenti alimentari, ma permetterebbero di avvicinare due prospettive apparentemente distanti, la teoria dell’attaccamento e la teoria sistemico-familiare.

Riassunto

Parole chiave: anoressia nervosa, relazioni familiari, stili comunicazionali, regolazione affettiva, modello circonflesso di Olson, invischiamento relazionale

Oggetto: scopo del presente lavoro è quello di analizzare il funzionamento e la comunicazione nelle famiglie di pazienti con una diagnosi conclamata di Anoressia Nervosa.

Metodo: sono state selezionate 22 famiglie (madre, padre, figlia) di ragazze con una diagnosi di Anoressia Nervosa in trattamento presso centri specializzati per la cura dei DCA. Le ragazze hanno un’età compresa tra i 18 e i 29 anni, mentre i genitori tra i 39 e 63 anni.

Risultati: dall’analisi dei dati sono emerse configurazioni relazionali improntate su un forte invischiamento dei legami, voluti e mantenuti in particolar modo dalla figura materna. Nello specifico, è emersa una “alleanza” emozionale madre-figlia che, pur sembrando all’apparenza un risvolto positivo, rende difficile alla ragazza lo svincolo dalla famiglia nella fase adolescenziale.

FAMILY FUNCTIONING AND COMMUNICATION IN FAMILIES WITH GIRLS WITH ANOREXIA NERVOSA: A COMPARISON OF PERCEPTIONS

Abstract

Key words: nervous anorexia, family relationship, communication styles, affect regulation, Olson’s circumplex model, enmesched relationship.

Objective: the aim has been to analyze relationship and comunication styles in the families of anorexic patients.

Method: 22 families (mother, father, daugther) of anorexic patients in treatment in public services for Eating Disorders. The patients had an age between 18-29 years, while parents between 39-63 years.

Results and Conclusions: results seem to underline an enmesched relationship between daughter (with anorexia) and parent. In particular, is the mother to maintain an “emotional alliance” with the daughter, which she can’t afford to live in autonomy.

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Corrispondenza

Roberto Baiocco: ricercatore universitario, docente di Comportamenti a rischio in preadolescenza e adolescenza, Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione, Facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università di Roma. Per corrispondenza: Roberto Baiocco, Facoltà di Medicina e Psicologia, Via dei Marsi, 78 - 00185 Roma, tel: 06/49.91.76.71, fax: 06/49.91.76.72. E-mail: [email protected]

Marco Cacioppo: ricercatore universitario, docente di Psicodinamica dello Sviluppo e delle Relazioni Familiari, Facoltà di Psicologia e Scienze della Formazione, Università Kore di Enna. E-mail: [email protected]

Giuseppe Craparo: ricercatore universitario, docente di Psicologia Sociale, Facoltà di Psicologia e Scienze della Formazione, Università Kore di Enna. E-mail: [email protected]