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PROVINCIA DI BERGAMO Affari Generali e Politiche Sociali DI ALESSANDRO MANZONI 2013 Realizzato dall’Istruttore Educativo: Colella Anna

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PROVINCIA DI BERGAMO Affari Generali e Politiche Sociali

DI  

ALESSANDRO MANZONI

 

 

 

2013

Realizzato dall’Istruttore Educativo: Colella Anna

 

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PERSONAGGI RENZO Lo sposo

Egli è il protagonista del romanzo. È un ragazzo coraggioso pronto a combattere per ottenere ciò che desidera, cioè formare una famiglia con la donna che ama. È molto impulsivo, infatti quando capisce che Don Abbondio non vuole celebrare il matrimonio, subito si mette in viaggio per chiedere aiuto all’avvocato Azzeccagarbugli. È molto irascibile infatti quando viene a sapere del complotto (si arrabbia facilmente) di Don Rodrigo vorrebbe vendetta. È molto testardo, infatti quando Lucia gli dice di non poterlo sposare a causa di un voto fatto, egli non si rassegna e, chiedendo aiuto a Fra Cristoforo, ottiene lo scioglimento del voto. Ha una grande forza di volontà. LUCIA La sposa  

È una donna semplice e buona. È fedele al suo sposo ma anche alla religione. È molto sincera infatti quando Agnese gli propone il piano per sposare Renzo cogliendo di sorpresa Don Abbondio, ella ne è “sconvolta” perché non vuole sposare Renzo con l’imbroglio. Lucia è anche molto umile.   

 

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DON ABBONDIO  

È il curato del paese. Egli è una persona non coraggiosa, infatti annulla il matrimonio tra Renzo e Lucia dopo che i Bravi, mandati per conto di Don Rodrigo, lo avevano minacciato. È molto codardo (pauroso) infatti non ha il coraggio di raccontare a Renzo la verità. Quando Renzo va da lui per sapere perché aveva rimandato il matrimonio, lo allontana da casa sua con delle scuse.   

PERPETUA  

È la domestica di Don Abbondio. È una donna fedele al suo padrone che sapeva ubbidire e comandare a seconda delle circostanze ed inoltre era anche una buona amica per Don Abbondio.  

AGNESE Madre di Lucia suggerisce a Renzo e Lucia un matrimonio a sorpresa; accompagna Lucia in tutte le sue sventure; è ospite al castello dell’Innominato.  DON RODRIGO  

È il signore del paese in cui vivevano Renzo e Lucia. È un uomo molto ricco e potente. Don Rodrigo è una persona prepotente, infatti pretende di ottenere tutto ciò che desidera. Egli fa minacciare Don Abbondio dai Bravi affinché il tanto famoso matrimonio tra Renzo e Lucia non venga celebrato . È un uomo egoista che punta al soddisfacimento dei suoi capricci senza curarsi minimamente della felicità di chi gli sta intorno. È arrogante e presuntuoso. Morirà di peste.

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I BRAVI Servitori fedeli di Don Rodrigo IL GRISO Capo dei Bravi CONTE ATTILIO Cugino di Don Rodrigo Scommette con lui sul fatto che non sarebbe riuscito a prendere Lucia. Il conte Attilio in seguito cercherà di aiutare don Rodrigo andando a Milano per fare in modo che padre Cristoforo non interferisca con la scommessa, anzi cercherà di farlo trasferire. Al termine del romanzo il conte Attilio morirà di peste; proprio nell’occasione del suo funerale don Rodrigo contrarrà lo stesso morbo. AZZECCAGARBUGLI Avvocato FRA CRISTOFORO  

È un uomo sulla sessantina d’anni. Il suo vero nome è Ludovico ed è figlio di un mercante. Quando muore il padre egli viene duramente criticato dai nobili della società che non riconoscevano il lui un signore. Stanco di queste continue cattiverie Ludovico aveva più volte pensato di diventare un frate. Un giorno mentre sta camminando su una strada incontra un nobile presuntuoso. Quest’ultimo secondo le leggi della cavalleria avrebbe dovuto cedere il passo a Ludovico, ma non lo fa; così si scatena un duello nel quale il servitore di Ludovico, Cristoforo, rimane ucciso per mano del nobile, che muore a sua volta per mano di Ludovico. Da allora Ludovico decide di entrare in convento per cancellare il suo peccato e decide di assumere il nome di Cristoforo. Egli è umile infatti cerca in tutti i modi di aiutare i due giovani ed anche il suo prossimo. È favorevole al perdono, ed è contro alla violenza ed alla vendetta, infatti quando nel Lazzaretto Renzo si arrabbia con Don Rodrigo, Fra Cristoforo lo prega di perdonarlo.

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LA MONACA DI MONZA  

Il suo vero nome è Gertrude. Gertrude è una ragazza coraggiosa e caparbia (testarda) che non esita ad andare contro la volontà del padre per realizzare i propri sogni. Ella è anche una donna superba e sicura di sé, infatti mira a diventare una persona importante.   

L’INNOMINATO  

Egli ha un’anima cattiva. infatti viene chiamato da Don Rodrigo che gli affida l’incarico di rapire la bella Lucia. L’Innominato esegue gli ordini, ma poi si pente e chiede aiuto al Cardinal Borromeo il quale dice lui di farsi accompagnare da Don Abbondio al suo castello e di liberare la fanciulla che aveva fatto rinchiudere in una stanza del suo palazzo.   DONNA PRASSEDE Ricca signora aristocratica Ospitano Lucia nella loro casa di Milano DON FERRANTE Marito di donna Prassede CARDINAL FEDERIGO BORROMEO Arcivescovo di Milano  

È un uomo molto intelligente, semplice e leale. È determinante per la liberazione di Lucia. È modesto ed anche assai devoto, infatti quando viene a sapere (crede molto in Dio) che Don Abbondio non vuole celebrare il matrimonio lo rimprovera dicendogli che la paura di morire non è una valida scusa e che egli può trovare la forza in Dio.

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È umile si nota dall’incontro con Lucia, con la gente del paese e con i bambini. Aiuta la popolazione durante la carestia e la peste. Dedica tutta la vita alla carità e allo studio.

IL MESSAGGIO DEL ROMANZO (cosa ci vuole dire lo scrittore con questo romanzo)

Manzoni vede su tutte le vicende del romanzo una forza grande, quella della Provvidenza di Dio che regola gli eventi e che servendosi anche del male o di ciò che può sembrare male, fa il bene. Tutto il romanzo, infatti, è dominato dalla presenza di Dio e, soprattutto, dalla fede, che in Lui e nella Provvidenza, hanno i personaggi “buoni”, da Renzo a Lucia a Fra Cristoforo e che scende a toccare anche il cuore dei più cattivi. La Provvidenza permette ai cattivi di fare del male, dando l’impressione che sulla Terra possa vincere la cattiveria. Ma è sempre la Provvidenza, che, al momento giusto, quando tutto sembra andare male, quando sembra che il cattivo stia per vincere, interviene decisa con la sua giustizia e misericordia, sistemando tutte le situazioni. I “Promessi Sposi” è tutto incentrato sulla cristiana fede nell’esistenza di Dio, che è giusto e che consola gli infelici, che premia i buoni e castiga o salva i cattivi. In particolare, Lucia è molto devota, infatti quando viene rapita dall’Innominato, chiede subito l’aiuto e la protezione di Dio; sarà pronta anche a rinunciare a Renzo dopo aver fatto un voto.

L’AMBIENTE E IL TEMPO I Promessi Sposi è un romanzo storico ambientato in Lombardia durante la dominazione spagnola tra il 1628 e il 1630, quindi è un misto di storia e d’invenzione: fatti realmente accaduti fanno da sfondo a personaggi che sono inventati. Lo Stato di Milano era governato dagli spagnoli. Il governo si rivela debole e incapace di far rispettare le leggi e riduce il paese alla fame, alla confusione: i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri e i potenti commettono violenze contro i poveri, sicuri di non venire puniti.

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Storici sono anche alcuni personaggi poi ricostruiti da Manzoni e sono: il cardinale Federigo Borromeo, il potente signorotto Bernardino Visconti detto l’Innominato, i rappresentanti del governo spagnolo e la Monaca di Monza. Frutto dell’invenzione sono i personaggi: Renzo e Lucia, la madre Agnese, don Abbondio, Fra Cristoforo, Don Rodrigo, Perpetua, Tonio, Gervaso. Inventata è la stessa storia.

LA VICENDA Il romanzo inizia con una descrizione dei luoghi della storia: il lago di Como, in particolare la zona di Lecco. Racconta la storia di due popolani (persone del popolo) di Lecco, Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. Dovrebbero sposarsi, ma il loro matrimonio è impedito (non voluto) dal capriccioso don Rodrigo, che si è innamorato di Lucia e dal poco coraggioso don Abbondio, il prete che deve celebrare (fare) il matrimonio, spaventato dalle minacce di don Rodrigo. Un tentativo (una prova) dei due giovani di sposarsi lo stesso, cogliendo di sorpresa il prete, fallisce (va male) e così anche il tentativo di don Rodrigo di far rapire (portare via) Lucia. Così, per non vivere più queste cose, Renzo e Lucia lasciano il paese e si separano. (cap. I-VIII). Renzo va a Milano e si trova in mezzo alla rivolta del popolo dell’11 novembre 1628. Senza volerlo si trova coinvolto e viene sospettato di essere uno dei capi della rivolta. Deve fuggire per non essere arrestato e va in un paesino del Bergamasco, fuori dallo stato di Milano, sotto la legge della Repubblica di Venezia (cap. IX-XVIII). Lucia, intanto, si è rifugiata in un monastero (convento di suore) a Monza, da dove viene lo stesso rapita da un signore chiamato l’Innominato, per conto di don Rodrigo. Una volta al castello dell’Innominato, Lucia tocca il cuore del signore, che la libera e la restituisce alla madre Agnese (cap. XIX-XXVI). Dall’ultimo la peste che si abbatte su Milano e che uccide, tra i tanti, don Rodrigo, porta alla soluzione della storia, e Renzo e Lucia possono finalmente sposarsi (cap. XXVII-XXXVIII).

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CAPITOLO 1

La sera del 7 novembre 1628, Don Abbondio, il frate di un paesino sulle rive del lago di Como, rientra dalla passeggiata serale. Mentre cammina vede due Bravi, due brutti tipi al servizio di un signorotto spagnolo molto potente, Don Rodrigo, che gli comandano di non celebrare il previsto matrimonio tra Lucia Mondella e Renzo Tramaglino. “In nome del nostro potente padrone, il matrimonio fra Renzo e Lucia non s’ha da fare , né domani, né mai!” dicono i due Bravi. Don Abbondio, uomo pauroso e servile, promette che non celebrerà più il matrimonio, già fissato; torna a casa e racconta tutto alla sua serva, Perpetua. Perpetua gli consiglia di dire tutto al cardinale Federigo Borromeo e di chiedere la sua protezione, ma Don Abbondio non accetta i suoi consigli.

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CAPITOLO 2

Il mattino successivo, quando Renzo si reca in chiesa per definire come organizzare la cerimonia che avrebbe dovuto svolgersi quello stesso giorno, viene a sapere che purtroppo sono nate delle complicazioni e quindi, il suo matrimonio non può essere celebrato. Poi però Renzo, parlando con Perpetua, scopre che Don Abbondio viene minacciato da Don Rodrigo, che si è innamorato di Lucia. Renzo, disperato, corre alla casa di Lucia.

SST! ZITTA, PER L’AMOR DEL CIELO! 

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CAPITOLO 3 Lucia, rimasta sola con la madre e con Renzo, racconta di essere stata avvicinata un giorno da Don Rodrigo e da un altro nobile (il conte Attilio, suo cugino) e aveva sentito i due uomini scommettere tra loro. Lucia, capito di essere l’oggetto della scommessa, aveva deciso di raccontare tutto a Fra Cristoforo che le aveva suggerito di affrettare le nozze. Agnese convince Renzo ad andare a Lecco a chiedere aiuto all’avvocato Azzeccagarbugli. L’avvocato pensa che sia stato Renzo a commettere un torto, lo scambia quindi per un Bravo. Renzo invece gli dice di essere lui ad aver subito un torto dal momento in cui Don Rodrigo gli ha impedito le nozze con la sua amata. A questo punto l’avvocato, sentendo il nome di Don Rodrigo, lo caccia in malo modo, senza dargli spiegazioni perché ha paura di Don Rodrigo. Renzo ritorna a casa deluso e arrabbiato, le due donne cercano di calmarlo e gli dicono che hanno chiesto l’aiuto di Fra Cristoforo. Lucia e Agnese salutano infine Renzo che torna così alla propria casa.

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CAPITOLO 4 Fra Cristoforo esce dal convento di Pescarenico per recarsi dalle due donne. Fra Cristoforo, che si chiamava Lodovico, era figlio di un mercante diventato tanto ricco da poter fare una vita da signore. Vergognandosi delle sue origini, fece educare il figlio nobilmente, ma Lodovico, invece, non fu accettato tra i nobili della città che gli rimproveravano continuamente le sue umili origini. Un giorno una lite con un signore prepotente finì con la morte del suo fedele servitore, di nome Cristoforo. Lodovico, disperato, rispose uccidendo il nobile; poi, sconvolto per le due morti pensò di farsi frate per cancellare la propria colpa: donò tutti i suoi beni alla famiglia del fedele servo e diventò così Fra Cristoforo. Intanto il frate arrivato alla casa di Lucia e Agnese viene accolto con gioia dalle due donne.

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CAPITOLO 5

Fra Cristoforo viene messo a conoscenza dell’accaduto perciò decide di recarsi da Don Rodrigo per convincerlo a mettere fine alla sua prepotenza. Lo trova a pranzo con il cugino conte Attilio, l’avvocato Azzeccagarbugli e alcune persone importanti del paese. Infine Don Rodrigo, visto che Fra Cristoforo non mostra alcuna intenzione di volersene andare, decide di affrontare subito la seccatura per liberarsene: chiede ai suoi il permesso di assentarsi, si dichiara pronto ad ascoltare il religioso e lo conduce quindi con sé in un’altra stanza.

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CAPITOLO 6 Finalmente Don Rodrigo riceve il frate. Fra Cristoforo accusa e rimprovera Don Rodrigo di perseguitare Lucia e gli minaccia la vendetta di Dio. Fra Cristoforo comunica alle due donne il fallimento della sua missione. Agnese, quindi, pensa a un nuovo piano di azione per far sposare la figlia con il suo amato e lo propone ai due giovani: bastava che i due sposi si presentassero davanti a Don Abbondio con due testimoni e si autodichiarassero marito e moglie; in questo modo il matrimonio sarebbe stato considerato valido. Lucia è molto insicura riguardo a ciò perché non voleva unirsi a Renzo con l’inganno; Renzo, invece, contento, esce in cerca dei due testimoni e li trova: sono Tonio, a cui promette di pagare un debito che costui ha col curato, e suo fratello Gervaso.

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NON È VERO! IO LO UCCIDERÒ, QUEL FURFANTE!

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CAPITOLO 7

Renzo e Agnese convincono Lucia ad accettare di partecipare al matrimonio a sorpresa ed organizzano il loro piano. Don Rodrigo e i Bravi organizzano invece contemporaneamente il rapimento di Lucia.

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CAPITOLO 8 È la “notte degli imbrogli”: i due sposi e i due testimoni si recano di fronte a Don Abbondio, ma prima che Lucia potesse completare la formula di rito, il curato incomincia a gridare chiamando il sacrestano il quale credendo la canonica invasa dai ladri, suona le campane per attirare l’attenzione di tutto il paese. Quando la gente arriva a casa di Don Abbondio egli stesso informa a tutti che il pericolo è scampato. Nello stesso momento i Bravi di Don Rodrigo trovano disabitata la casa della giovane, quindi falliscono il rapimento di Lucia. I due giovani e Agnese, avvisati di quanto successo nella casa delle due donne, fuggono dal paese e trovano rifugio nel convento di Fra Cristoforo a Pescarenico dove trovano già organizzata la loro fuga per sottrarsi alle minacce di Don Rodrigo. Le due donne andranno a Monza, Renzo a Milano; in piena notte si imbarcano e attraversano il lago: è l’addio ai monti di Lucia. Da questo momento trascorreranno due anni prima che possano ritrovarsi.

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CAPITOLO 9 Renzo, Lucia e Agnese giungono a Monza via fiume e lì si separano. Mentre Renzo prosegue il suo viaggio verso Milano per chiedere ospitalità nel convento della città, le due donne vanno verso il convento di Monza, dove vive una monaca di nobile famiglia. L’aspetto fisico della monaca non è proprio quello di una religiosa e così viene raccontata la storia della monaca di Monza, costretta dal padre a prendere l’abito.

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CAPITOLO 10

Gertrude, figlia di un nobile spagnolo, è destinata fin da piccola a vita religiosa. Da piccola non si oppone, ma poi incomincia a ribellarsi perché non le piace la vita del convento. Il padre ritiene che la ribellione della figlia sia gravissima e la obbliga a farsi monaca. Da quel momento la sua vita cambia: prima era rifiutata dai parenti, ora è circondata di affetto; prima era sola e prigioniera, adesso può fare tutto in libertà. Comincia la sua vita religiosa e ogni volta che potrebbe ritirarsi non ha il coraggio di farlo. Diventa così monaca, accettando il volere dei suoi genitori. Ella però non è contenta e si dispera. Dopo un po’ ha anche una relazione segreta con un vicino, Egidio, e per nascondere questo segreto arrivano a commettere un omicidio. La storia della monaca di Monza è conclusa. Lucia e Agnese vengono accolte da Gertrude con molta generosità. Ma Don Rodrigo prepara già una vendetta.

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CAPITOLO 11

Don Rodrigo intanto aspetta con ansia il ritorno dei Bravi che aveva mandato per rapire la bella Lucia, ma questi lo informano della fuga dei due ragazzi. Uno dei Bravi, Griso, viene a sapere che Lucia si trova a Monza sotto la protezione di una potente monaca e che Renzo è andato a Milano.

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CAPITOLO 12-13-14-15 A Milano Renzo cerca aiuto e ospitalità nel convento di Padre Bonaventura. La situazione a Milano era molto complicata, infatti tutta la gente contestava con forza l’aumento dei prezzi e le troppe tasse; stava scoppiando una rivolta: la rivolta milanese di San Martino. Renzo partecipa alla rivolta e, per aver gridato “pane e giustizia” sta per essere arrestato, ma la gente si avvicina alle guardie con fare minaccioso, così lo lasciano in libertà e se ne vanno.

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CAPITOLO 16 Il mattino seguente, Renzo decide di lasciare Milano e si incammina per Bergamo, dove spera di trovare aiuto dal cugino Bortolo. A Gorgonzola, mentre sta mangiando in una osteria viene a sapere che a Milano, durante la rivolta, la polizia si è fatta sfuggire dalle mani uno dei responsabili della rivolta: capisce che quella persona è lui. Riprende al più presto la strada sempre più spaventato per il rischio gravissimo che ha corso.

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CAPITOLO 17

Il mattino seguente, Renzo prosegue il suo viaggio verso Bergamo. Il cammino è difficile: egli teme di essersi perso, è impaurito, quindi si ferma e non sa se proseguire o ritornare sui suoi passi; ad un tratto sente il rumore dell’acqua, è l’Adda. Grazie all’aiuto di un pescatore Renzo attraversa il fiume ed è finalmente in salvo. Raggiunge quindi il paese del cugino, ottiene il suo aiuto e viene assunto come filatore.

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CAPITOLO 18 Il mandato di arresto di Renzo arriva fino a Lecco e la casa del giovane viene perquisita. Don Rodrigo vuole sempre più rapire Lucia e, quindi pensa di chiedere l’aiuto di un uomo più potente di lui, l’Innominato, per arrivare al rifugio della ragazza. Agnese intanto fa ritorno in paese e, preoccupata per la mancanza di notizie, cerca anch’essa Renzo.

CAPITOLO 19 Il conte zio, tra minacce e promesse, ottiene dal padre provinciale che Fra Cristoforo venga allontanato da Lecco. Pochi giorni dopo egli è così costretto a partire per Rimini. Don Rodrigo, allontanato Fra Cristoforo, con Renzo in esilio ed Agnese lontana dalla figlia, decide di rapire Lucia.

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CAPITOLO 20 Don Rodrigo chiede aiuto all’Innominato che manda il capo dei suoi Bravi, il Nibbio, da Egidio che conosce la relazione con la monaca di Monza. Gertrude, sollecitata dall’amante, fa uscire con una scusa Lucia dal convento, quindi i Bravi la rapiscono e la portano al castello del loro signore. In realtà però l’Innominato essendo in un periodo di profondo turbamento interiore se ne pente subito; in cuor suo sente il desiderio di cambiare vita, vorrebbe tanto diventare un uomo migliore.

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CAPITOLO 21 Lucia viene portata al castello dell’Innominato. L’uomo, dopo che il Nibbio gli ha confessato di aver provato per la prima volta in vita sua compassione (dispiacere), va a trovare la ragazza e rimane anche lui fortemente scosso dalle lacrime e dalle preghiere di lei. Durante la notte mentre Lucia fa voto di castità alla Madonna rinunciando di fatto a Renzo in cambio della libertà e della possibilità di rivedere la madre Agnese, l’Innominato è assalito da una profonda crisi che lo spinge a meditare il suicidio. Egli decide infine di liberare la ragazza. La mattina seguente sente suonare le campane a festa e si alza con nuovi pensieri.

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CAPITOLO 22

L’Innominato saputo che in paese è arrivato il cardinale Federigo Borromeo, arcivescovo di Milano, decide di andare a parlare con lui per far “curare” il suo spirito tanto in crisi. Si reca prima nella camera di Lucia e dice alla serva di far sapere alla ragazza che al suo ritorno farà tutto ciò che lei vorrà. L’Innominato raggiunge quindi la casa del curato del paese e chiede di poter essere ricevuto dal cardinale.

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CAPITOLO 23 Il cardinale Borromeo accoglie l’Innominato, capisce il suo stato di crisi interiore e lo consola parlandogli del perdono di Dio e della gioia che avrebbe avuto in premio grazie al suo pentimento: è la conversione dell’Innominato. L’Innominato pentito piange, abbraccia il cardinale e organizza con il religioso la prima opera buona: la liberazione di Lucia.

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CAPITOLO 24

Il cardinale Borromeo ordina quindi a una donna e al curato Don Abbondio di andare con l’Innominato al suo castello e di restituire alla ragazza la sua libertà. Don Abbondio sembra molto indeciso, ha infatti paura che Don Rodrigo sia stato già avvisato della conversione dell’Innominato e che lui lo consideri il responsabile di tutto ciò. Lucia viene liberata: per la ragazza è stata la Madonna ad esaudire la sua preghiera. Lucia viene raggiunta dalla madre Agnese e poi insieme fanno ritorno al paese. L’Innominato avvisa i suoi Bravi che potranno restare al suo servizio solo se vogliono come lui cambiare vita e diventare buoni e onesti. L’uomo si chiude infine nella sua stanza, prega e finalmente riesce ad addormentarsi.

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CAPITOLO 25 Don Rodrigo, saputo della conversione dell’Innominato, della liberazione di Lucia e della prossima visita del cardinale Federigo Borromeo nel suo paese, lascia il suo palazzo per rifugiarsi a Milano. Intanto Lucia viene ospitata a Milano da una ricca signora aristocratica, donna Prassede, che si propone di proteggerla. Alcuni giorni dopo Don Abbondio riceve la visita del cardinale Borromeo il quale lo rimprovera perché non aveva voluto celebrare il matrimonio dei due giovani infatti, secondo lui, la paura della morte non era una scusa valida per non celebrare un matrimonio. Le parole del cardinale hanno infine un risultato positivo, il curato inizia a pensare al bene altrui e a provare rimorso per le proprie azioni: è la conversione di Don Abbondio.

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CAPITOLO 26 Agnese riceve dall’Innominato una somma di denaro da dare in dote alla figlia. La donna quindi si reca nel palazzo di donna Prassede per informare Lucia. La giovane confessa però il proprio voto di castità e chiede alla madre di informare Renzo e donare a lui metà del denaro. Renzo comincia a ricevere strane lettere da Agnese in cui gli consiglia di mettere il cuore in pace, di dimenticarsi di Lucia perché lei avendo fatto un voto alla Madonna, non poteva più sposarlo. Le informazioni su Renzo sono molte e contrastanti. Il cugino Bortolo, per motivi di sicurezza, ha fatto assumere il giovane in un altro filatoio con il nome di Antonio Rivolta.

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CAPITOLO 27-28-29 Arriva la guerra per la successione del ducato di Mantova e la situazione appare disperata. Attraverso la Valtellina e il fiume Adda, l’esercito dei Lanzichenecchi scendeva verso Milano per poi raggiungere Mantova. Erano soldati abituati al saccheggio e ad ogni tipo di violenza, davanti ai quali le popolazioni fuggivano terrorizzate. Agnese, Perpetua, insieme a Don Abbondio, per sfuggire ai saccheggi, pensano di rifugiarsi nel castello dell’Innominato dove ricevono ospitalità anche altra gente della zona fino al termine della guerra. Al loro ritorno trovano tutto a soqquadro: vigne spogliate, cancelli rotti, tutto distrutto, ovunque miseria e tristezza. Dopo la guerra e la carestia, nel milanese si diffuse ben presto tra la popolazione un nuovo grosso problema: la peste.

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CAPITOLO 30-31 La carestia e la peste, diffusa dai Lanzichenecchi, cominciano a fare numerose vittime. La situazione continua a peggiorare e a Milano i monatti, che avevano il compito di portare gli appestati al Lazzaretto, l’ospedale dei malati, o alle fosse comuni, avevano preso possesso dell’intera città. Tra le vittime della peste c’è anche Don Rodrigo che dopo aver scoperto un bubbone sul suo corpo chiede aiuto al Griso perché chiami un medico. Al suo posto arrivano i monatti che lo portano al Lazzaretto. Prima del padrone muore per peste anche il Griso. Si ammala di peste anche Renzo, ma il suo fisico forte lo salva: superata la convalescenza decide di far ritorno al suo paese in cerca di Lucia. Per le strade incontra Don Abbondio solo perché Perpetua è morta, che gli dice che Lucia e Agnese sono a Milano in casa di donna Prassede e don Ferrante.

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CAPITOLO 32-33-34 Renzo giunge a Milano; in città la confusione è grande, tante sono le scene di desolazione, tristezza e morte. Assiste all’episodio della madre di Cecilia la bambina morta di peste; finalmente arriva alla casa di donna Prassede e viene a sapere che Lucia si trova al Lazzaretto. Giunto infine al Lazzaretto vi entra ed inizia la sua ricerca.

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CAPITOLO 35 Renzo trova solo Fra Cristoforo che dopo essere stato per anni a Rimini è stato richiamato a Milano per essere impiegato al servizio dei malati. Renzo si dichiara pronto a far vendetta su Don Rodrigo, causa di tutte le disavventure sue e di Lucia, ma Fra Cristoforo lo sgrida e alla legge della vendetta contrappone la legge cristiana del perdono e dell’amore. Renzo convinto si dice disposto a perdonare il suo avversario.

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CAPITOLO 36 Il frate accompagna Renzo nella capanna dove si trova Don Rodrigo in fin di vita. I due pregano per l’uomo e Renzo dona così il suo perdono, saluta Fra Cristoforo e continua la ricerca. Dopo un po’ Renzo incontra finalmente Lucia, in buona salute nella sezione dedicata alle donne: anche lei si era ammalata ma era poi guarita. Ella è sempre intenzionata a respingere Renzo perché vincolata al voto fatto alla Madonna. Il ragazzo non si rassegna e chiede a Fra Cristoforo di intervenire: così scioglie Lucia dal suo voto anche perché era stato fatto in un momento di grande agitazione e senza tener conto che lei s’era già promessa a Renzo.

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CAPITOLO 37-38 Usciti dal Lazzaretto Renzo è sorpreso da un temporale, quello che porterà via la peste. Tornati al paese Don Abbondio decide finalmente di sposare i due giovani, ma soltanto quando viene a sapere che Don Rodrigo è morto e che il palazzo è occupato da un bravo uomo, un marchese. I due sposi ed Agnese si trasferiscono a Bergamo e i due giovani danno alla luce molti bambini, la prima dei quali viene chiamata Maria.