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COMUNE DI TRANI Provincia di BARLETTA-ANDRIA-TRANI PROGETTO PER AUTORIZZAZIONE ALLA COLTIVAZIONE MINERARIA DI CAVA DI PIETRA DA TAGLIO PER USO ORNAMENTALE ALLA LOCALITA’ “CASAROSSA” DEL FOGLIO DI MAPPA N.62 P.LLE NN. 77-78 STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE SINTESI NON TECNICA Relazione redatta ai sensi della L.R. n.11/01e s.m.i. Proponente: CO.M.ECO. S.A.S. di Rinaldi Luigi & C. - Costruzioni Meccaniche Ecologiche Via Andria vicinale Crocifisso n.16 70059 TRANI (BT) Data: Dicembre 2011 Il Tecnico

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COMUNE DI TRANI Provincia di BARLETTA-ANDRIA-TRANI

PROGETTO PER AUTORIZZAZIONE ALLA COLTIVAZIONE

MINERARIA DI CAVA DI PIETRA DA TAGLIO PER USO ORNAMENTALE ALLA LOCALITA’ “CASAROSSA” DEL FOGLIO

DI MAPPA N.62 P.LLE NN. 77-78

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE SINTESI NON TECNICA

Relazione redatta ai sensi della L.R. n.11/01e s.m.i.

Proponente: CO.M.ECO. S.A.S. di Rinaldi Luigi & C. - Costruzioni Meccaniche Ecologiche Via Andria vicinale Crocifisso n.16 70059 TRANI (BT)

Data: Dicembre 2011

Il Tecnico

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INDICE

1. PREMESSA.....................................................................................................................3

2. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ......................................................................4

3. DESCRIZIONE DEL PROGETTO.....................................................................................14

4. ESPOSIZIONE DEI MOTIVI DELLA SCELTA COMPIUTA ILLUSTRANDO SOLUZIONI ALTERNATIVE POSSIBILI DI LOCALIZZAZIONE E DI INTERVENTO, COMPRESA QUELLA DI NON REALIZZARE L'OPERA O L’INTERVENTO ..................................................................17

5. EFFETTI DELL’IMPIANTO SULL’AMBIENTE E POSSIBILI ELEMENTI D’IMPATTO ..........18

6. MISURE DI MONITORAGGIO .......................................................................................24

7. CONCLUSIONI.............................................................................................................25

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1. PREMESSA

Nella presente relazione sono esposti i risultati dello studio d’impatto ambientale, effettuato per la

valutazione dei possibili effetti sull’ambiente – inteso come insieme complesso di sistemi umani e

naturali – connessi alla realizzazione del progetto di coltivazione di cava. L’area di progetto è

ubicata in località “Casarossa” del Comune di Trani (BT) ed è di proprietà della CO.N.ECO. sas. La

predetta area dista circa 6 km dall’abitato di Trani, a Sud-Ovest del medesimo e vi si giunge

percorrendo la S.P. 13 Andria - Bisceglie, fino all’incrocio con vicinale Casa di Rossa rispetto alla

quale, la stessa, risulta prospiciente. L’area risulta distinta in catasto alle particelle nn. 77 e 78 del

foglio mappale n. 62 del Comune di Trani, si estende per una superficie catastale di mq 89.845,00,

interamente coltivata ad uliveto. Il sito ricade nel foglio 176 “Barletta” della Carta Geologica

d’Italia, alla scala 1:100.000, dove per la zona è riportata la formazione geologica del “Calcare di

Bari”. Lo stesso sito ricade nella tavoletta 1:25.000 dell’I.G.M. “Lama d’Oro” 176 I SE con quote

altimetriche variabili tra 110-106 m s.l.m..

Per quanto concerne la pianificazione urbanistica e territoriale del Comune di Trani, a seguito

dell’approvazione del PUG, il sito di progetto, risulta a destinazione di “Zona Agricola” con

definizione ad Ambito Territoriale Esteso di valore Relativo “D” (zona Agricola “E5” – Ambito

territoriale esteso “D” art.4.01, 4.08, 4.08.1, 4.08.5, 4.09.9.2 NTA PUG) (vedi TAV. 1 Cartografia

d’inquadramento territoriale/vincolistica) e con presenza dei seguenti vincoli paesaggistico-

ambientale:

Reticolo Morfo-Idrologico – Impluvio (art. 4.09.2 NTA PUG);

Uso prevalente del suolo agricolo- Uliveto (art. 4.09.9.1 NTA PUG).

L’attività estrattiva è assoggettata a Valutazione di Impatto Ambientale, ai sensi dell’art. 4 della

L.R. n. 11 del 12.04.2001, rientrando come tipologia d’intervento nell’Allegato A3 della predetta

legge Regionale.

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2. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

2.1. Descrizione delle condizioni iniziali dell'ambiente fisico – biologico – antropico

2.1.1 Clima

Per la definizione dei lineamenti climatici del territorio di riferimento sono stati utilizzati, i dati

strumentali dell’ufficio Idrografico e Mareografico della Regione Puglia.

Le caratteristiche termiche salienti dell’area, sono le seguenti: in generale i valori delle temperature

si aggirano sui 11°-13°C nel mesi più freddi (dicembre-gennaio) ed intorno ai 32°-33°C nel mesi

più caldi (luglio-agosto). Per quanto riguarda le precipitazioni, il mese meno piovoso è luglio (28,67

mm mediamente) mentre quello più piovoso è dicembre (151,6 mm mediamente).

Nel complesso, la pluviometria della zona risulta piuttosto modesta e si colloca tra i 680 e gli 689

mm annui, con riferimento alle annualità 2002-2004, con una media di 695 mm, e risulta

condizionata soprattutto all’influenza dei venti che spirando dal mare, portano una notevole carica

di umidità.

In relazione alle caratteristiche climatiche innanzi descritte, l’attività estrattiva in esame non avrà

ripercussioni sul locale clima; unico effetto che l’attività estrattiva determina è la dispersione

nell’atmosfera delle polveri, che come in precedenza specificato risultano notevolmente ridotte per

l’assenza di un impianto di lavorazione della pietra e con l’adozione degli appositi accorgimenti

adottati nelle fasi di carico e di trasporto, quasi del tutto abbattute.

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2.1.2 Dati anemometrici

Per lo studio delle caratteristiche anemometriche, sono stati esaminati i dati rilevati durante il periodo 1988-2008, dal Servizio Meteorologico

dell’Aereonautica Militare della Stazione di Bari – Palese di cui alle seguenti tabelle:

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2.2.1 Ambiente idrogeologico

Per quanto attiene la circolazione idrica superficiale, questa a causa della natura carsica del territorio, è

pressoché assente, mancando del tutto un vero e proprio reticolo idrografico. I deflussi superficiali si

verificano, solo in occasione di intense precipitazioni meteoriche, lungo incisioni carsiche (denominate

lame) il cui decorso di norma è trasversale alla linea di costa.

In relazione alla circolazione idrica sotterranea, si evidenzia che il territorio d’interesse si colloca

nell’idrostruttura delle Murge, caratterizzata da una falda idrica carsica profonda, che ha sede nei calcari

di base permeabili per fatturazione e carsismo, sostenuta da acque marine di invasione continentale;

suddetta falda si trova quindi ad una quota prossima a quella marina (+10 su l.m.m.).

Detta falda trae alimentazione dalle precipitazione che ricadono sull’intero bacino e che attraverso la rete

di fratture si infiltrano nel sottosuolo. Le cadenti piezometriche, con le quali la falda defluisce verso il

mare, che rappresenta il livello di base della circolazione idrica sotterranea, sono generalmente basse;

spesso la falda sbocca in mare in più punti in modo concentrato attraverso cospicue risorgive

sottomarine.

In relazione a tale situazione idrogeologica, si esclude qualsiasi possibilità d’interferenza o di alterazione

al regime idraulico della falda sotterranea dovuto al programma estrattivo, che prevede un

approfondimento medio di 38 m, rimanendo con il piano finale a oltre 50 m al di sopra del livello

piezometrico della falda sotterranea (salienze variabili da 100 m a 150 m rispetto al livello di

rinvenimento).

Per ciò che concerne l’idrografia della zona, va segnalata la presenza di impluvi fluvio-carsici, rispetto ai

quali, il progetto risulta osservare i regimi di tutela e delle prescrizioni di base di cui alle NTA del PUTT e

del PAI.

2.3.1 Suolo e sottosuolo

La composizione del suolo è in stretta correlazione con le caratteristiche litologiche del substrato

geologico. La collocazione dell’area di progetto è posta, geologicamente sugli affioramenti calcarei e

pertanto il suolo agrario risulta derivare dal disfacimento del banco calcareo e spesso si trova misto a

terre rosse di trasporto. Pertanto la composizione è estremamente variabile in base alla esposizione e alla

posizione rispetto ai venti.

Lo scheletro presente può raggiungere il 40% del campione con dimensioni di circa 0,10-0,15 m di

diametro dovuto ai frammenti calcarei. Tali terreni hanno sempre spessore molto limitato, in alcuni casi

anche di pochi centimetri, media permeabilità e media capacità di trattenere l’acqua, anche in relazione al

limitato spessore. La sostanza organica è bassa per i motivi sopra citati. La capacità produttiva è limitata

soprattutto dalla profondità del terreno agrario, migliorando dove il contenuto di terra rossa aumenta e

può trattenere maggiori quantità di sostanze nutritive e di acque per le piante.

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In relazione alla componente suolo, l’attività di cava non determina effetti significativi definitivi, in quanto

alla fine dello sfruttamento minerario, i terreni saranno ripristinati all’uso agricolo in tempi

ragionevolmente brevi.

Nei confronti della componente sottosuolo si è ritenuto utile fare riferimento alla descrizione geologica

posta a corredo della carta geologica ufficiale.

Il sito d’intervento si colloca nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani, diversificato nel suo

complesso in due unità dei calcarei cretacei delle Murge e dei depositi sabbiosi e calcarenitici plio-

pleistocenici.

I caratteri geologici sono definiti da rocce carbonatiche del cretaceo (“Calcare di Bari”), sormontate da

depositi del ciclo pliocenico (“Calcareniti di Gravina”) e da depositi marini terrazzati del Pleistocene.

In particolare il basamento dell’area è costituito, dal basso verso l’alto, dai seguenti termini:

- Calcare di Bari; è costituito da calcari detritici a grana fine, di colore bianco o nocciola in strati o

banchi, a frattura irregolare, con intercalati calcari dolomitici.

La successione carbonatica, variamente carsificata sia in superficie che nel sottosuolo, dello spessore di

ben oltre m 1000, immerge a monoclinale a SSO ed è interessata da pieghe ad ampio raggio e da faglie

dirette con rigetti in genere di modesta entità.

- Calcarenite di Gravina; calcareniti (tufi) bianche o giallastre, più o meno cementate. I depositi più

prossimi, affiorano con spessore fino a 25 m in aree poste a Nord dell’area di cava;

- Depositi marini; post clabriani, costituiti da sabbie fini, gialle o rossastre e da calcareniti grossolane.

Affiorano con spessori fino a 10 m nella fascia costiera.

2.3.1.1 Caratterizzazione geologica e strutturale

Il giacimento di calcare, da coltivare nell’area di progetto, appartiene in termini formazionali alla serie

litologica “Calcare di Bari” di età cretacica, costituito essenzialmente da una monotona successione di

strati calcarenitici e calcilutitici di colore bianco o nocciola con intercalati banchi di dolomie calcaree

grigie.

L’affioramento calcareo è stato osservato attraverso i fronti delle cave esistenti in zona.

Dalle risultanze di fronti di cava aperti, è data evidenza che l’ammasso roccioso, a stratificazione

suborizzontale, a partire da profondità sottostanti il “cappellaccio di alterazione”, dello spessore variabile

da m 10,00 a m 15,00, si presenta in banchi del tipo “Biancone”.

2.3.1.5. Uso attuale del suolo

I terreni dell’area di progetto, sono coltivati totalmente ad uliveto.

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La zona è caratterizzata da presenza di cave, attive e dimesse che configurano pertanto un contesto

antropizzato caratterizzato in alternativa alle attività produttive, da terreni condotti prevalentemente a

colture arboree.

Si può pertanto affermare che il piano di recupero ambientale della cava in progetto, come appresso

specificato, apporterà un ripristino della situazione iniziale in termini di qualità dell’ambiente rurale.

2.4. Flora

Per quanto attiene le specie e lo stato della flora caratterizzante l’area di cava ed il suo contesto, si

evidenzia che il sistema vegetazionale risulta fortemente condizionato dalle attività antropiche che si sono

insediate nel locale territorio, in primo luogo l’agricoltura, eliminando una grande quantità di comunità

vegetali naturali, probabilmente costituite da vegetazione spontanea arbustiva e/o erbacea di specie

tipiche della macchia mediterranea.

L’ecosistema dominante nel territorio interessato dalla cava in studio, risulta costituito da un agro-

ecosistema (aree incolte; coltivi seminativi; aree arborate) dove risulta assente la componente

vegetazionale spontanea ad eccezione delle specie erbacee che si rinvengono nelle aree incolte quali: la

rucola selvatica (Diplotaxis muralis), l’avena fatua, il cocomero asinino (Ecballium elaterium).

Tra le aree coltivate si alternano quindi zone incolte, prevalentemente lungo incisi fluvio-carsici, con

vegetazione naturale e seminaturale. Tale vegetazione risulta quella caratteristica della macchia

mediterranea.

Le specie della macchia mediterranea che si incontrano lungo le aree del tracciato sono rappresentate da

Pistacea Lentiscus - Lentisco, olivastro, Myrtus Communis – Mirto, Phyllyrea sp - Filirea, Quercus Ilex –

Cespugli di Leccio, assieme ad esemplari di Cytisus scoparius (ginestra dei carbonai), Calycotome spinosa

(ginestra spinosa).

In conclusione pertanto si può ritenere che l’attività di cava non apporterà trasformazioni pregiudizievoli

al mantenimento e alla conservazione della componente flora, non rilevandosi nell’area d’intervento

specie di particolare interesse naturalistico, per la constatata presenza di terreni agricoli coltivati, non

dotati di naturalità.

2.5. Fauna

La collocazione geografica del sito di cava, posta in un contesto territoriale fortemente condizionato da

attività estrattive in atto e dismesse, pressoché priva di vegetazione spontanea, costituita

prevalentemente da terreni misti (incolti, seminativi) e da uliveti, vigneti, concorre a definire un Habitat

fortemente disturbato, dotato di un bassissimo grado di naturalità, non frequentato da particolari specie

faunistiche protette.

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Si rinvengono specie faunistiche comuni frequentanti questo ambiente indifferentemente per la

riproduzione o per la sola alimentazione, quali:

- Rettili: Ramarro (Lucertola virdis), Lucertola Campestre (Podarcis

sicula), Cervone (Elaphequatuarlineata);

- Avifauna: Civetta, Gazza (Pica-pica), Tordo Bottaccio (Turdus philonelos), Tordo Sassello (Tudus

iliacus), Storno (Strurnus Vulgaris), Fringuello (Fringilla coelebs), specie della famiglia dei passeri;

- Mammiferi: Riccio (Erinaceus eropaeus), Topo selvatico (Apodenus selvaticus), Topolino delle case (Mus

musculus).

E’ risultato importante per la individuazione delle specie faunistiche, il tipo di habitat individuato, ovvero

le condizioni ambientali esistenti, sulla base delle quali si può, con molta probabilità ipotizzare la presenza

della fauna che in tale habitat trova generalmente le condizioni di vita.

In relazione al locale sistema ecologico riscontrato nel territorio di riferimento, si ha ragione di ritenere

che l’attività estrattiva in esame, in sintonia con la vocazione del territorio (vicinanza di altre attive

estrattive), non apporterà modifiche compromettenti in modo pregiudizievole, allo status di presenza

della fauna frequentante tale habitat, peraltro non individuato dalla specifica direttiva Europea

92/43/CEE, quale habitat “Prioritario”.

2.6. Paesaggio

Nei riguardi della componente paesaggistica, è stata già illustrato nell’apposito capitolo della

programmazione territoriale a livello comunale (PUG) e a livello Regionale di settore (PUTT/P) la

compatibilità del progetto con l’impianto normativo e pianificatorio dei relativi strumenti (NTA).

Giova ribadire che siamo in presenza di un territorio ad assetto “ondulato” dominato da un paesaggio

agrario caratterizzato da una diffusa presenza di alberi di ulivo, mandorli e da terreni interessati da

attività estrattiva e altri interventi antropici a carattere produttivo, con ampi spazi scanditi da bassi

muretti a secco che delimitano i campi.

Gli stessi terreni di progetto risultano totalmente coltivati ad oliveto.

La coltivazione di tipo a “fossa",collocata in un territorio debolmente acclive, distante circa 4 Km. dal

centro abitato più prossimo (città di Andria), non rientra nel contesto di riferimento visuale e/o formale di

centri abitati né di altre peculiarità paesistico-ambientali presenti nel territorio d’intervento.

Infatti, per le condizioni morfologiche caratterizzanti il territorio, non si rilevano in questo tipo di assetto

paesaggistico punti panoramici, ovvero siti da cui si hanno le condizioni visuali per percepire aspetti

significativi del paesaggio.

Solo l’impatto visivo a “scala ridotta”, ovvero dai luoghi posizionati a distanza ravvicinata dall’area di cava

(viabilità), specie nella fase finale del piano di coltivazione, quando si saranno raggiunte le profondità

maggiori, risulterà ovviamente significativo.

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Al fine di ridurre tale impatto si provvederà a sistemare perimetralmente all’area di cava essenze arboree

ad alto fusto e saranno lasciati in loco gli alberi di ulivi che insistono sulla porzione di terreno non

interessata dai lavori di coltivazione, in modo da mascherare l’area di scavo per l’osservatore posto lungo

la viabilità (vicinale “CasaRossa”) ed i confini di proprietà.

La realizzazione del progetto, non comporterà un nuovo assetto del territorio in quanto non sono previste

aperture di nuove strade, né sono previste edificazioni rilevanti e di natura difforme rispetto a quanto già

esistente. Il programmato progetto di recupero, consentirà, attraverso il parziale ricolmamento del fosso

di cava, il reintegro dell’area nel contesto paesaggistico di riferimento, restituendola all’uso agricolo.

2.7. Il sistema insediativo, il patrimonio storico, culturale ed ambientale

Nei confronti di tali componenti va detto che le condizioni dei luoghi d’intervento, come già ampiamente

descritti non identificano sistemi paesistico-ambientali di riconosciuto pregio e valore essendo tali luoghi

privi di beni della stratificazione storica-culturale sottoposti a qualsiasi regime di tutela. Lo stesso

impianto ad oliveto che interessa i terreni di progetti, risulta giovane e non rientrante pertanto nei

caratteri di monumentalità di cui alla L.R. n.14/2007. Nei confronti delle emergenze ambientali, connesse

alla morfo-idrografia dei luoghi, il progetto rispetta le direttive di tutela.

Non esiste un sistema insediativo propriamente detto, sono presenti, nel territorio di riferimento isolati

fabbricati rurali, per lo più utilizzati come depositi agricoli o residenziali a carattere stagionale e rispetto

ai quali, sono mantenute le distanze di cui al D.Lgs. n.128/59; il metodo di coltivazione, che avverrà

senza uso di esplosivo e le opere permanenti di mitigazione degli impatti ambientali (piantumazioni,

mascheramenti, impianti di captazione delle polveri, ecc.), garantiscono l’assoluta condizione di sicurezza.

Il territorio risulta nel complesso contrassegnato da un basso grado di naturalità dovuto principalmente

alla presenza di cave attive e alla presenza di aree agricole coltivate. Sicché si deve oggettivamente

ritenere che l’attività estrattiva risulta compatibile nei riguardi di tali componenti ambientali non

registrandosi interazioni di nessun tipo fra questi fattori.

2.8. Salute pubblica

In via preliminare, per valutare le ripercussioni producibili dalle attività previste nella cava sulla

componente salute pubblica, sono stati presi in considerazione i seguenti rischi sanitari:

rischi di incidenti all’esterno;

rischi di esplosioni;

rischi per la salute pubblica a causa di emissioni di sostanze nell’atmosfera e di emissioni

sonore.

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I rischi di incidenti stradali all’esterno possono verificarsi essenzialmente per l’aumento di traffico pesante

sulle strade pubbliche. Il percorso dei mezzi per trasportare il materiale dalla cava ai luoghi di utilizzo

avviene essenzialmente su arterie esterne all’abitato su strade di adeguate dimensioni. E’ stato inoltre

stimato l’impiego di un solo autocarro con un numero di cinque viaggi giornalieri.

Tali problemi dovrebbero essere minimizzati adottando alcuni accorgimenti nell’organizzazione del

trasporto; è importante ad esempio, che i mezzi di trasporto, siano tenuti in perfetta efficienza, con

manutenzioni ordinarie e straordinarie periodiche anche superiori a quelle richieste.

Un’altra causa di incidente può essere la caduta di massi dai mezzi di trasporto. E’ importate che

l’impresa, il direttore della cava, il responsabile della sicurezza, il sorvegliante e gli operai stessi, ognuno

per suo la sua parte, facciano in modo che non si superino mai le quantità di materiale trasportabile

consentite e che i mezzi di trasporto siano dotati di copertura in modo da evitare, nel modo più assoluto,

il verificarsi di tali eventi.

Per quanto riguarda i rischi di esplosione, nella cava di riferimento, questi sono da eludere del tutto, in

quanto non verrà fatto uso di esplosivo e non ci saranno serbatoi di gas in pressione, di gasolio ecc….

L’attività di cava, per la sua tipologia non produce cause significative di rischio per l’uomo, che possono

derivare da microrganismi patogeni, da sostanze chimiche e componenti di natura biologiche.

Lo stato fisico dell'ambiente atmosferico del luogo ove sarà aperta la cava è normale in ordine alla

composizione dell'aria.

La cava, infatti sorgerà in spazio aperto.

La qualità e la quantità di agenti inquinanti che interessano l'attività estrattiva è ridotta a quantità

limitatissime di polveri inerti di calcare, prive di silice libera.

Sulla base dei parametri di legge e da considerazioni di ordine tecnologico e dall'esperienza di attività di

cantiere del proponente, tenuto conto della possibilità di intervenire con tecniche moderne, per

l'abbattimento delle polveri, il proponente si doterà di attrezzature e di dispositivi all’avanguardia per la

captazione delle polveri, la raccolta e la fissazione delle stesse, eliminando quanto più possibile, i salti e le

cadute del materiale.

Predisporrà impianti ad umido, costituiti da una serie di irrigatori, ubicati in posizione strategica che

periodicamente a funzionamento sia automatico che manuale, bagneranno i piazzali e i cumuli di

materiale.

I rischi per la salute pubblica saranno inoltre limitati, non solo per le caratteristiche di modesta

vulnerabilità dell’ambiente locale (falda molto profonda, ecc.) ma anche e soprattutto per la scarsa

pericolosità dei cicli di processo produttivo. A livello potenziale, interferenze negative sullo stato di salute

pubblica potrebbero derivare dai fenomeni di dispersione delle emissioni prodotte dai mezzi di trasporto

nonché dalla propagazione dei rumori. Si ritiene comunque, che in virtù della ridotta potenzialità degli

stessi i livelli di alterazione della salute pubblica possano ritenersi nulli.

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3. DESCRIZIONE DEL PROGETTO

3.1. Dimensioni del progetto (superfici, volumi, potenzialità), piano di coltivazione e recupero

La superficie catastale è di mq. 89.845 e si presenta totalmente ad oliveto, così distinta: Foglio n.62 p.lle

77-78.

Da progetto, i lavori di coltivazione, interesseranno una superficie di monte cava di circa 40.700,00 mq

(tale superficie è stata ricavata, sottraendo da quella disponibile (mq 89845), la superficie non coltivabile

per vincoli di distanze di rispetto).

A fine coltivazione, il fosso di cava, generato da uno scavo con profondità media di m 38, avrà portato

all’estrazione di circa 1207450 mc di roccia calcarea, che previsionalmente viene distinta in mc 889700 di

sterile (cappellaccio e strati interposti ai banchi) e mc 317750 di roccia calcarea in blocchi in relazione ad

uno spessore utile di m 10, desunto da quanto riportato nella relazione geologica.

L’organizzazione tecnica operativa della Ditta, consentirà una produzione media giornaliera stimata

intorno ai m3 300; pertanto, tenuto conto del volume totale estraibile e di circa 220 giornate lavorative

all’anno, la richiesta autorizzativa, è per il periodo di anni 20, considerato anche il tempo occorrente per il

recupero ambientale e salvo la necessità di ulteriore proroga.

In cava si utilizzeranno i mezzi che la ditta già dispone, ovvero escavatori meccanici per la scopertura del

giacimento, segatrice a catena per il taglio della bancata utile, pala cingolata e autocarri per le operazioni

di carico e trasporto.

La coltivazione, che procederà per fasi, in relazione al numero di gradoni, è operativamente prevista con

uso esclusivo di mezzi meccanici. E’ ESCLUSO L’USO DI ESPLOSIVO.

Tra le fasi di preparazione della cava vi è quella relativa allo “sbancamento” ovvero scopertura del

giacimento attraverso l’asportazione della porzione sommitale; nel caso specifico si tratta di attività di

poco impegno, atteso che il calcare si presenta subaffiorante e caratterizzato da intensa fratturazione; il

materiale estratto verrà commercializzato come inerte in mucchio, depositandolo all’interno dell’area di

cava.

Il metodo di coltivazione che si adotterà, è basato sull’abbattimento a cielo aperto, a “fette” discendenti

con “gradoni” gradualmente concentrici, con altezza di m 10,00, pedata di m 6,00 e angolo di scarpa non

superiore agli 80°; le superfici piane dei gradoni, saranno sagomate in leggera controtendenza per

attenuare il ruscellamento delle acque meteoriche e favorire l’attecchimento di vegetazione spontanea.

In considerazione della superficie interessata dallo scavo, di poco superiore a 4 ha, della coltivazione a

fossa con gradoni concentrici e profondità massima di coltivazione pari a 40 m, l’attività estrattiva per

necessità tecniche, è stata pianificata in un unico lotto con cinque distinti fasi, successive e funzionali,

con contestuale progressivo recupero ambientale delle aree già interessate dall’estrazione. Nel rispetto

delle NTA al PRAE, la scopertura del terreno vegetale, non interesserà da subito tutta l’area di

coltivazione, ma sarà graduale in relazione all’avanzamento della coltivazione del primo gradone.

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L’operatività per fasi così riassunta, viene descritta in dettaglio al successivo paragrafo “Programma di

Coltivazione”.

Per l’abbattimento meccanico, verranno usati martelloni oleodinamici; si procederà con la tecnica del

“ritocchino” e l’altezza del fronte di scavo non sarà superiore a m 10,00.

Le suddette modalità di abbattimento, saranno in ogni caso conformi a quanto disciplinato dal D.P.R.

n.128/59 “NORME DI POLIZIA DELLE MINIERE E DELLE CAVE”.

Come detto in precedenza, il giacimento verrà abbattuto con orizzonti successivi a spessore di m 10,00,

da quota di piano campagna fino a fondo cava, con profondità totali, che oscillano tra 40 e 36 m..

Nella coltivazione le altezze non superiori ai 10 m, permettono ampiamente il rispetto del rapporto tra

pedata ed alzata pari ad 1/3, imposto dalle NTA del PRAE..

Per il drenaggio delle acque meteoriche, oltre al fosso di guardia posto lungo il perimetro Sud della cava e

raccordato alla rete di deflusso naturale, per evitare l’eventuale ristagno di acque meteoriche sul fondo

cava, questo sarà sagomato con pendenze verso il piede dell’ultimo gradone, dove sarà realizzata una

trincea drenante di dimensioni 2 m di larghezza ed 1,50 m di profondità.

Il collegamento tra il piazzale di cava ed il piano campagna sarà realizzato con opportune rampe di

accesso di pendenza non superiore al 12% e larghezza di 6 m, tale da permettere il transito dei mezzi in

assoluta sicurezza e senza interferenze tra i mezzi in salita e quelli in discesa.

Il materiale estratto sarà caricato su camion ribaltabili e trasportato a segheria di terzi per la lavorazione

dei blocchi.

Nel dettaglio, l’attività di coltivazione mineraria prevede l’asportazione iniziale del terreno vegetale e della

roccia alterata (cappellaccio). Quindi avrà inizio la coltivazione degli strati utili che come detto in

precedenza, verranno abbattuti con orizzonti successivi a spessore di m 10,00, da quota di piano

campagna fino a fondo cava, con profondità totali, che oscillano tra 40 e 36 m.

Gli scavi sono stati progettati alla distanza di rispetto di 10 m dai confini con terzi, di m 20 lato Est e m

10 lato Ovest oltre i 150 m dalle aste fluviali del reticolo idrografico di zona e risultano a distanza di circa

240 m dal ciglio di scarpata, così come cartografato sulla Carta Idrogeomorfologica dell’AdB Regione

Puglia.

Nel complesso di ciascun avanzamento per gradone, possono distinguersi n. cinque fasi temporali oltre la

prima fase di preparazione dell’area:

Fase 1. La prima fase di coltivazione consisterà nell’eseguire tutte quelle opere per mettere in sicurezza

l’intera area di cava e dare un’adeguata protezione e mascheramento rispetto all’ambiente circostante

(recinzione in rete metallica ad altezza non inferiore a m 2,00, in accordo con l’ordinanza n. 1/2011 e

relativo cancello d’ingresso); fosso di guardia per regimazione acque meteoriche; apposizione di cartello

identificativo e di cartelli ammonitori per la sicurezza, installazione, in punti fissi, di idranti per

l’inumidimento delle vie di transito, dei piazzali e dei cumuli di materiali, collocazione, in punti esterni alla

fascia di pertinenza fluviale, dei presidi temporanei di cantiere (spogliatoi, servizi igienici, ecc…). L’uliveto

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presente, nella zona esterna agli scavi di coltivazione del giacimento, sarà il più possibile preservato, al

fine di mascherare e minimizzare l’impatto con ulteriore piantumazione arborea a ridosso dei cigli di

scavo prossimi ai confini di proprietà. Per quanto concerne gli alberi d’ulivo che insistono sull’area di

scavo e che saranno oggetto d’espianto, questi verranno ricollocati in sito, nella zona esterna agli scavi,

atteso che la spaziatura esistente tra i filari, risulta molto ampia (maglia 10mx10m).

Fase 2. Con questa fase può identificarsi l’asportazione graduale, in relazione all’avanzamento della

coltivazione del primo gradone, del terreno vegetale, che sarà accantonato perimetralmente all’area di

proprietà, con cumuli ad altezza inferiore a m 3.00, per essere riutilizzato per il ripristino ambientale.

Gradualmente, partendo dalla porzione altimetricamente più alta, con quote di circa 110 m s.l.m., in

posizione SE del perimetro di scavo (vedi TAV. 3), si eseguirà l’approfondimento del primo gradone di

coltivazione fino alla profondità massima di m 10,00 dal p.c..

In questa fase, che dovrebbe durare circa 4,5 anni, verranno estratti:

Area gradone x h = 37350 x 8 = mc 298800

FASE 3. La terza fase consisterà nell’avanzamento della coltivazione a partire da una distanza di 6 metri

dal piede della prima scarpata, procedendo col medesimo metodo di coltivazione della 2ª fase.

In questa fase, che dovrebbe durare poco più di 4,5 anni, verranno estratti mc. 310000 (31000 x 10,0) di

giacimento in posto.

Progressivamente alla coltivazione, ove possibile, verrà ripristinata, con la sistemazione del materiale

inerte accontonato, l’area di cava sfruttata con il primo gradone.

FASE 4. La quarta fase, interesserà con stessa metodologia di coltivazione, una superficie di mq 25500,

con una estrazione di mc 255000 (25500 x 10) ed una durata di poco inferiore a 4 anni. Anche in questa

fase, continuerà il ripristino dell’area di cava esaurita.

FASE 5. La quinta fase, interesserà, con il ripristino dei gradoni precedentemente scavati.

Fase 6 . Porterà alla coltivazione dell’ultimo gradone, interessando una superficie di mq 23000, con una

estrazione di mc 230000 (23000 x 10) ed una durata di 3,5 anni. L’avanzamento della coltivazione verso

Nord permetterà il contestuale recupero della porzione a Sud rispetto all’avanzamento.

Durante le suddette fasi di coltivazione, verranno eseguite anche quelle opere che si renderanno

necessarie di volta in volta per l’attuazione del recupero finale (formazione di rampe, formazione di canali

di scolo per le acque, ripristini di recinzione).

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4. ESPOSIZIONE DEI MOTIVI DELLA SCELTA COMPIUTA ILLUSTRANDO SOLUZIONI

ALTERNATIVE POSSIBILI DI LOCALIZZAZIONE E DI INTERVENTO, COMPRESA QUELLA DI NON

REALIZZARE L'OPERA O L’INTERVENTO

Alla scelta del sito in esame si è giunti dopo una approfondita ricerca di siti alternativi che, per i motivi di

seguito elencati, hanno fatto ricadere la scelta proprio sul progettato sito in parola.

Motivo principe di scelta dell’area in oggetto, è la sicura presenza di un giacimento di calcare tenace con

ottime proprietà meccaniche (vedi relazione geologica).

Il proponente, già titolare di cava autorizzata per la coltivazione di pietra da taglio, detiene rapporti

commerciali con numerose imprese a livello nazionale e internazionale e in prospettiva futura ritiene di

poter mantenere gli attuali livelli occupazionali e far fronte alla domanda di mercato con la coltivazione

mineraria del giacimento in progetto.

In particolar modo la scelta effettuata è risultata unica sotto tutti gli aspetti (produttivi, economici,

paesaggistico-ambientali, socio-economici, ecc).

La localizzazione è stata valutata, nel quadro di un razionale utilizzo delle risorse naturali,

compatibilmente con l’interesse aziendale ed economico da perseguire. Essa soddisfa pienamente tale

valutazione poiché non comporta forti alterazioni al locale sistema ambientale, già interessato da questo

tipo di attività, essendo presenti in zona più scavi attinenti all’attività di cava. Non si inficiano

irrimediabilmente terreni produttivi sotto il profilo agricolo, essendo questi ultimi coltivati a uliveto e che

ritorneranno ad essere tali a fine attività di coltivazione mineraria; non vengono compromessi gli

elementi di riconosciuto valore ambientale da leggi o da piani in materia vigenti come evidenziato nel

quadro di riferimento programmatico ed ambientale; non sarà necessaria l’aperture di nuove strade,

essendo, l’area interessata, raggiungibile direttamente dalla Strada Comunale vicinale “CasaRossa” che è

anche in grado di smaltire il traffico degli automezzi attinenti alla futura cava.

La mancata realizzazione dell’intervento (alternativa zero) comporterebbe grandi difficoltà all’attività

aziendale e notevoli ripercussione sui livelli occupazionali. Il settore, già fortemente in crisi, risentirebbe

dell’ennesima chiusura di un’azienda specializzata e perdita di credibilità nei confronti del mercato Locale,

Nazionale ed Internazionale, della riconosciuta qualità della “pietra di Trani”c.d. “distretto del Puro”; gli

impatti negativi sarebbero di carattere sociale, oltre che economico.

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5. EFFETTI DELL’IMPIANTO SULL’AMBIENTE E POSSIBILI ELEMENTI D’IMPATTO

La stima quantitativa degli impatti previsti è modulata in sette livelli, così definiti:

IMPATTO MOLTO NEGATIVO: gli effetti derivanti da tali azioni possono produrre consistenti ed immediate

ricadute negative, permanenti o persistenti, sulla componente esaminata, con minime possibilità di

mitigazione e con una riduzione della “qualità intrinseca” della componente.

IMPATTO NEGATIVO: gli effetti derivanti da tali azioni possono causare ricadute negative sulla

componente, complessivamente di entità contenuta o per breve durata dell’azione , se l’interferenza è

persistente, per il suo limitato peso, di cui si può ottenere un efficace abbattimento con l’adozione di

opportuni interventi di mitigazione. Anche la qualità della componente risulta moderatamente alterata e/o

comunque reversibile.

IMPATTO MODERATAMENTE NEGATIVO: gli effetti derivanti da tali azioni determinano ricadute negative

di modesta entità sulla componente (sia per intensità che per durata dell’azione) o comunque quasi del

tutto mitigabili con opportuni interventi di minimizzazione. La “qualità” della componente non risulta

significativamente alterata.

IMPATTO TRASCURABILE: le azioni previste sono tali per cui, pur agendo sulla componente, non

producono effetti significativi ed apprezzabili e non incidono sulla “qualità” della componente stessa (si è

in situazione di neutralità).

IMPATTO MODERATAMENTE POSITIVO: gli effetti derivanti dalle azioni previste determinano ricadute

positive di modesta entità sulla componente. La “qualità” della componente non risulta significativamente

modificata.

IMPATTO POSITIVO: gli impatti derivanti dalle azioni previste determinano ricadute positive sulla

componente, attraverso il miglioramento stabile e permanente della “qualità” della stessa.

IMPATTO MOLTO POSITIVO: gli effetti derivanti dalle azioni previste sono tali da produrre consistenti,

percepibili ed immediate ricadute positive sulla componente, con miglioramenti apprezzabili e crescenti

della “qualità” della stessa.

Si riportano di seguito, in sintesi, le considerazioni sullo SIA a proposito delle singole componenti

ambientali, così da fornire una indicazione delle tipologie di analisi svolte e dei risultati ottenuti, in

funzione dei quali sono stati stimati gli impatti indotti dall’intervento sulle stesse componenti.

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5.1 ATMOSFERA

Gli impatti potenziali associati a questa componente, concernono principalmente l’emissione ed il

trasporto eolico delle polveri inerti, dovute alle attività di cantiere (abbattimento, carico, trasporto), alle

superfici di suolo nude ed ai cumuli temporanei dei materiali sciolti.

Al fine di valutare quantitativamente l’impatto a carico di questa componente, si è fatto principalmente

riferimento ad attività in essere, per le quali si riscontrano valori emissivi di assoluta accettabilità, ovvero

entro i limiti normativi.

Durante l’esercizio della cava, saranno inoltre svolte specifiche attività finalizzate a minimizzare la

produzione delle polveri, quali la bagnatura del piazzale di cava, delle piste di percorrenza dei mezzi di

cantiere, dei cumuli di materiale temporaneamente stoccato, la piantumazione di essenze arboree a

perimetro dell’attività, tali da contenere l’intensità e la dispersione delle polveri nei limiti che saranno

imposti dalla specifica autorizzazione richiesta ai sensi dell’art. 269 del D.Lgs. 152/06. Considerato anche

che il calcare in sito non contiene sostanze nocive (come amianto o silice), l’impatto a carico della

componente può continuare a considerarsi TRASCURABILE.

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5.2 AMBIENTE IDRICO

Le caratteristiche idrologiche ed idrogeologiche essenziali dell’area di progetto, hanno evidenziato che

tale componente non risentirà assolutamente delle modificazioni indotte dall’intervento. Non si prevedono

limitazioni e condizionamenti a carico dell’uso della risorsa, né scadimento degli aspetti qualitativi. Sono

esclusi interferenze della coltivazione sulla qualità del reticolo idrografico superficiale in quanto l’attività

non interessa alcuna forma dell’idrografia superficiale (limiti spartiacque, fossi, canali, rivoli, torrenti,

ecc), rispetto alle quali, l’attività, viene mantenuta alla distanza prevista dai piani vigenti in materia (PAI,

PUTT/P).

Per quanto concerne le acque sotterranee, l’area in esame è interessata da un unico acquifero

“profondo”, sostenuto alla base dalle acque marine di intrusione continentale; la superficie piezometrica

si attesta nell’intorno del livello marino, ovvero non prima dei -110 m dal piano campagna.

L’area oggetto dell’intervento è situata a quote tra 110-106 m s.l.m. e il piano di coltivazione di cava

prevede l’approfondimento medio degli scavi per m 38.

In tale contesto l’insaturo è di una cinquantina di metri, sufficiente affinché si inneschino tutti i processi di

interazione roccia-acqua tale da depurare le acque da qualsiasi forma di contaminazione.

Si rappresenta, infine, che l’attività estrattiva non produce emissioni di sostanze inquinanti, né si prevede

l’emungimento di acqua di falda.

Dalle considerazioni di cui sopra, discende che l’impatto complessivo a carico della componente “acque

superficiali e sotterranee”, risulta TRASCURABILE.

5.3 SUOLO E SOTTOSUOLO

L’incidenza del progetto proposto, sulla componente “suolo e sottosuolo”, viene definita sulla base dei

vari aspetti considerati: variazione della situazione geologica, di capacità d’uso pedologica; l’impatto

complessivo viene stimato, quindi, attraverso una ponderazione degli impatti settoriali.

5.3.1 Geologia

L’analisi del quadro geologico esclude che l’area sia interessata da fenomeni di dissesto connessi a

sismicità o vulcanicità, da instabilità morfologica e da ogni altro processo geodinamico in misura tale da

compromettere la stabilità dell’area stessa in concomitanza con l’attività di coltivazione.

L’area interessata dalla coltivazione e l’intorno geologico, che può interagire con l’area stessa, presentano

condizioni geolitologiche, geomorfologiche e strutturali idonee alla coltivazione mineraria.

Si può ,dunque, affermare che l’impatto indotto dall’esercizio della cava sulla componete in esame è

MODERATAMENTE POSITIVO.

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5.3.2 Pedologia

Il suolo interessato dai movimenti di terra indotti dall’attività di coltivazione, presenta caratteristiche

fisico-chimiche scadenti. La tecnica adottata per la coltivazione e sistemazione ambientale, che prevede

la scopertura delle aree da coltivare ed il riutilizzo del terreno asportato per le opere di recupero delle

aree esaurite, consente di evitare perdite di suolo e migliorare le suddette caratteristiche fisico –

chimiche, rendendo il terreno più fertile con aggiunta di ammendanti organici e la preparazione di base

con deposito di materiale drenante.

Alla luce di tali interventi migliorativi, l’impatto su questa componente è da ritenere POSITIVO.

5.4 Vegetazione - Flora

L’esame della flora e della vegetazione all’interno dell’area indagata, non ha evidenziato presenza di

specie di particolare pregio naturalistico. Tuttavia va ricordato che l’impatto sulla vegetazione, causato

dalle diverse azioni di progetto, risulta limitato alla sola area interessata dalla coltivazione mineraria,

dovuto alla eliminazione della copertura vegetazionale ed all’asportazione del substrato su cui si sviluppa.

Si specifica, comunque, che tutte le azioni di recupero ambientale in progetto riducono notevolmente

questo tipo di impatto.

L’impatto indotto sulla componente “flora e vegetazione” è da ritenersi POSITIVO.

5.5 Fauna ed Ecosistemi

L’intervento non interessa aree molto estese da costituire una sottrazione di territorio significativa e non

presentando ambienti di un certo grado di naturalità (non sono presenti nell’area specie vulnerabili

meritevoli di adeguata tutela), non rappresenta un effettivo impatto. Le specie animali, comuni su tutto il

territorio murgiano, sono abituati ai cambiamenti e si adattano con una certa facilità.

Gli impatti indotti dalle diverse operazioni di coltivazione a carico delle componenti fauna ed ecosistemi

sono quindi da ritenersi TRASCURABILI.

5.6 Biotopo

L’area indagata non è individuata come biotopo (Dir.CEE 93/43/CEE c.d. Direttiva Habitat).

5.7 Rumore

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La valutazione dell’impatto relativo al rumore indotto dalle operazioni di coltivazione che si sviluppano

nell’area estrattiva si basa su dati ed esperienza maturate nell’esercizio dell’attività estrattiva condotta

dal proponente da decenni su siti con caratteristiche simili all’attuale intervento in progetto.

La valutazione dell’impatto acustico nell’intorno della cava risulta rientrare nell’assoluto rispetto delle

soglie limite di rumore richieste dalla normativa vigente, atteso che il rumore di fondo in quest’area

risulta caratterizzato da un’intensa diffusione dell’attività estrattiva e da una intensa circolazione di mezzi

leggeri e pesanti sulla viabilità ordinaria.

All’interno dell’area di cava, per i più esposti, ovvero per gli addetti ai lavori, viene fatto uso dei

Dispositivi di Protezione Individuale.

L’impatto su questa componente è da ritenere TRASCURABILE.

5.8 Vibrazioni

L’impatto principe nelle attività estrattive può derivare da fenomeni vibratori indotti nel terreno dal

brillamento delle mine impiegate nelle operazioni di coltivazione di cava; le vibrazioni indotte dai mezzi

meccanici è da ritenere trascurabile rispetto a quelle prodotte dall’uso di esplosivo. Poiché per il progetto

in esame, al fine di salvaguardare immobili, posti a distanza più prossima di 50 metri dall’area di

coltivazione, da eventuali danni che potrebbero derivare dall’uso degli esplosivi, la coltivazione sarà

effettuata con soli mezzi meccanici, così come per le altre tipologie di emissioni (polveri, rumore),

l’impatto legato alla componente vibrazioni si può ritenere, TRASCURABILE.

5.9 Paesaggio

Lo studio condotto nel contesto territoriale di riferimento, ha evidenziato che l’attività estrattiva in

progetto non ha ricadute significative sugli elementi strutturali del paesaggio e su quelli storico-culturali;

favorita anche da alcuni fattori favorevoli, come la mediocre visibilità dell’area di cava da punti

panoramici, la tipologia della cava (a cielo aperto con scavo a fossa) e la presenza di altre cave sul

territorio, all’interno del quale è situato l’intervento.

L’area risulta, però, contraddistinta da particolari elementi caratteristici del paesaggio, per i quali è

dichiarata di valore relativo “D” dallo strumento di pianificazione comunale (PUG) adeguato al Putt/p.

Rispetto a tali componenti, si ribadisce che il progetto, è stato sviluppato nel rispetto delle prescrizioni di

base e direttive di tutela di cui alle NTA al PUTT/P.

Da queste considerazioni, oltre che dal carattere transitorio delle eventuali interferenze, si può affermare

la TRASCURABILITA’ degli impatti dell’opera in progetto sul paesaggio.

5.10 Viabilità e Trasporti

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Il trasporto del materiale conseguente all’esercizio dell’attività estrattiva non modifica sotto alcun aspetto

la viabilità della zona. La viabilità presente si può definire a media densità di circolazione, ed il transito

che si avrà in entrata ed in uscita dalla cava, non provocherà disagio alcuno, essendo limitato ad un

numero massimo di tre mezzi e a un numero massimo di 5viaggi/giorno cadauno.

L’impatto su questa componente può, pertanto, ritenersi TRASCURABILE.

5.11 Salute Pubblica

Gli impatti sulla salute pubblica sono stati valutati con riferimento all’eventuale rischio sanitario o

igienico-ambientale derivante dalle interferenze generate dall’attività estrattiva sulle altre componenti di

cui si è parlato finora, in grado di avere ricadute sulla salute dei cittadini. Di conseguenza, l’impatto sulla

salute pubblica non può certamente assumere una incidenza maggiore di quella mediamente riscontrata

sulle singole componenti.

Nel caso in esame, tali interferenze non generano ricadute negative sulle componenti singole e pertanto,

anche questo ultimo impatto risulta TRASCURABILE.

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6. MISURE DI MONITORAGGIO

Si descrivono le misure di monitoraggio che richiede l’art. 8, punto j della L.R. n° 11/2001 sulle norme di

valutazione d’impatto ambientale.

Nell’attività estrattiva sono oggetto di monitoraggio:

le pareti dei fronti di cava e dei gradoni per verificarne la stabilità quando esiste una spiccata

propensione al dissesto. Le considerazioni sulla stabilità dei fronti affrontate nel presente studio sono

da considerarsi soddisfacenti ed evidenziano, una notevole stabilità dei fronti;

i percorsi carrabili, aree di carico, aree di scarico. Nell’analisi e definizione dei percorsi carrabili, delle

aree di carico e delle aree di scarico, viene verificata:

la capacità del terreno della cava a sopportare il carico della macchina;

la condizione manutentiva di eventuali opere di sostegno presenti, in particolare se a valle

della zona di lavoro, onde evitarne il cedimento per il soprappeso della macchina, con il

conseguente ribaltamento della macchina stessa;

la pendenza longitudinale e trasversale, che dovrà risultare contenuta ed adeguata ai mezzi

d'opera che sono utilizzati in cava ed a tutti i mezzi di trasporto circolanti nel perimetro di

cava

monitoraggio delle polveri mediante un piano di campionamento e rilevamento con procedure di

misura e di analisi standard;

il rispetto del piano di coltivazione con rilievi annuali sullo stato plano-altimetrico dei terreni di cava.

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7. CONCLUSIONI

Dalla correlazione tra fattori causali di impatto e componenti ambientali risulta che:

− la prevalenza dei fattori causali di impatto non interagisce con le componenti ambientali e pertanto,

risulta ininfluente ai fini dell’impatto complessivo;

− la prevalenza delle correlazioni ha incidenza trascurabile.

Il trascurabile impatto specifico, generato dall’attività di cava a progetto, a carico delle singole

componenti ambientali, si traduce in un complessivo giudizio di trascurabilità degli impatti.

Si può, pertanto, affermare la compatibilità ambientale dell’intervento in progetto.