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Residenza Cieloazzurro – la movimentazione manuale dei Carichi
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Protocollo della Movimentazione Manuale dei Carichi
Finalità
Le azioni di movimentazione manuale dei carichi comprendono tutti quegli atti che
richiedono uno sforzo fisico da parte dell’operatore, eseguito sia direttamente che
mediante l’utilizzo di mezzi, e si distinguono sostanzialmente in azioni di sollevamento,
azioni di spostamento e azioni di traino/spinta.
Obiettivo
conoscere i rischi legati alla movimentazione non corretta dei carichi
Contenuto
Carichi troppo pesanti, ingombranti e difficili da afferrare, carichi in equilibrio instabile o
il cui contenuto rischia di spostarsi o collocato in una posizione tale per cui deve essere
tenuto o maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con torsioni o con inclinazioni
del tronco, comportano sforzi fisici eccessivi che determinano un rischio di danno per i
lavoratori a carico del sistema muscolo-scheletrico.
Le patologie acute e croniche a carico del rachide lombare sono di assai frequente
riscontro in popolazioni addette ad attività che comportano movimentazione manuale
di carichi.
Dati tratti dall’indagine della Fondazione Europea di Dublino negli anni 1996-2000 sulle
condizioni di lavoro e di salute nell’unione europea hanno messo in evidenza che i
problemi più frequenti di salute sono:
• Mal di Schiena (30%)
• Stress (28%)
• Dolori agli arti (17%)
Molteplici sono inoltre gli studi che hanno indagato l’incidenza dei disturbi al rachide
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lombare negli operatori sanitari addetti all’assistenza.
Peraltro questa categoria di lavoratori risulta la più colpita sia per disturbi acuti che
cronici, già nel 1970 in ampio campione di lavoratori addetti a diverse mansioni si
sottolineava l’elevata prevalenza di disturbi lombari negli infermieri.
Dal 1994, con il Decreto Legislativo n. 626 (Titolo V° e allegato VI°) che recepisce la
Direttiva Comunitaria “CEE 269/90”, il problema viene affrontato anche da un punto di
vista normativo.
Le disposizioni di tale normativa si riferiscono alle operazioni di trasporto o di sostegno di
un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre,
spingere, tirare, portare o spostare un carico che, per le caratteristiche o per le
condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano tra l’altro rischi di lesioni dorso-
lombari (lesioni a carico delle strutture osteomiotendinee e nervosovascolare a livello
dorso-lombare). Tali norme si applicano a tutti i settori produttivi e di servizio, compresi i
servizi sanitari e di assistenza, dove l’attività di movimentazione manuale è data dal
sollevamento dei carichi, dal sollevamento/trasferimento dei pazienti in particolare di
pazienti non autosufficienti dal punto di vista motorio nonchè dalle attività di
traino/spinta carrozzine, barelle, letti e apparecchi su ruote.
La gerarchia d’azione dettata del Titolo V del citato decreto prevede che, per la
prevenzione del rischio e per la tutela della salute del lavoratore, il datore di lavoro
adotti misure di “bonifica” secondo un’azione “di tipo gerarchico”.
Durante le operazioni di movimentazione manuale si determinano in funzione della
postura assunta dal soggetto, del peso e delle dimensioni dell’oggetto movimentato,
RIDUZIONE DEL RISCHIO
AZIONI GERARCHICHE DI BONIFICA
Interventi Organizzativi
Ausiliazione/Meccanizzazione
Sorveglianza Sanitaria
INFORMAZIONE
FORMAZIONE
ADDESTRAMENTO
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del tragitto da compiere, forze compressive sulla struttura del rachide lombare, più
precisamente su; dischi intervertebrali, limitanti vertebrali, articolazioni interapofisarie
che singolarmente, o per sollecitazioni ripetute possono condurre a microlesioni e
lesioni delle strutture stesse.
RISPOSTA DELL’ORGANISMO
La movimentazione di qualsiasi carico sottopone l’organismo a forze che agiscono
sulle strutture muscolari, scheletriche ed articolari.
L’organismo risponde a tali sollecitazioni, e soprattutto allo sforzo muscolare, con
continui adattamenti metabolici con una serie di effetti come di seguito riportato:
L’organismo si comporta quindi come una macchina che, sotto sforzo, aumenta il
consumo energetico (ossigeno) da parte dei muscoli interessati e,
contemporaneamente, le parti meccaniche interessate vanno incontro, nel tempo,
ad una maggiore usura.
Il disco intervertebrale è, tra le varie strutture interessate, quella continuamente
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soggetta a stress meccanici, che spesso superano i limiti consentiti e che,con il tempo,
possono determinare alterazioni degenerative progressive che portano a disturbi acuti
e cronici del rachide.
IL RUOLO DELLA COLONNA VERTEBRALE
L’intera colonna vertebrale è costituita da 33 vertebre: 7 cervicali, 12 dorsali, 5 lombari
che costituiscono la parte mobile del rachide e gli ultimi elementi fusi insieme che
formano il sacro. Essa ospita al suo interno un’importante struttura nervosa (MIDOLLO
SPINALE) da cui partono i nervi che raggiungono i diversi organi del nostro corpo, tra
cui le braccia e le gambe.
La colonna vertebrale, sul piano saggitale, presenta tre curve:
La colonna vertebrale, struttura portante del corpo, assolve ad un ruolo statico di
sostegno ed a una complessa funzione cinetica.
• la LORDOSI CERVICALE,
• la CIFOSI DORSALE,
• la LORDOSI LOMBARE
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Il rachide consiste in una serie coordinata di segmenti costituita da unità funzionali
sovrapposte ciascuna delle quali risulta a sua volta formata da due vertebre adiacenti
e dai tessuti interposti: esso si configura come una struttura elastica capace di
garantire, in opposizione alla gravità, sia la stazione eretta che l’equilibrio di forza e
resistenza in attività cinetica.
Nella colonna vertebrale le vertebre e le faccette articolari servono da sostegno e
guidano i movimenti
I dischi intervertebrali servono da cuscinetti ammortizzatori
I legamenti servono per mantenere uniti disco e vertebre
Sinteticamente si può affermare che:
• Le vertebre e le faccette articolari servono da sostegno e guidano i movimenti;
• I dischi intervertebrali servono da cuscinetti ammortizzatori;
• I legamenti servono per mantenere uniti dischi e vertebre;
• I muscoli, comandati dai nervi, servono a compiere i movimenti e a mantenere
la posizione.
disco intevertebrale
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Il rachide infatti, è il punto sul quale si scaricano tutti i pesi applicati alle leve degli arti
ed è, infatti, frequentemente interessato dagli effetti negativi di sollevamenti ripetuti
nel tempo.
Un disco sano in un soggetto giovane è elastico e ha una buona capacità
ammortizzatrice
Con l’età il disco invecchia e diviene meno capace di sopportare i carichi .
Il principale fattore che determina un rischio per la colonna vertebrale dell’operatore è
l’ eccessivo carico che va a comprimere il disco intervertebrale (carico discale)
durante la movimentazione di oggetti o di pazienti.
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IL CARICO DISCALE
L’entità del carico discale è determinata da:
o l’entità del peso dell’insieme: tronco, arti superiori, testa dell’operatore;
o la posizione del baricentro del tronco, arti superiori e testa dell’operatore
(condizioni di equilibrio)
Il carico discale AUMENTA se:
o si solleva un peso;
o si tiene il peso sollevato lontano dal corpo;
o si mantiene il rachide flesso;
o si effettua torsione del tronco;
o vi sono ulteriori forze applicate.
Vediamo quindi, con un esempio pratico come il sollevamento di un peso di partenza
fisso in tre diverse condizioni di sollevamento, crea dei diversi impatti sulla colonna
vertebrale.
Da una ricerca effettuata dalla regione Piemonte
“testo n. 1 in bibliografia”, per sollevare con le
braccia un peso di 10 Kg a tronco verticale con le
ginocchia flesse, il carico discale che grava sul
disco intervertebrale per effetto della posizione
asimmetrica della colonna vertebrale rispetto al
peso da sollevare, è di circa 282 Kg.
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Se invece un peso di 10 Kg viene sollevato con il
tronco flesso in avanti e con le ginocchia estese, il
carico diventerà di 250 Kg a livello dei muscoli e di
700 Kg a livello del disco.
Se poi sempre lo stesso peso di 10 Kg viene sollevato
a braccia estese davanti al tronco i carichi
diverranno di 363 Kg a livello dei muscoli e di ben
1200 Kg a livello del disco.
Il carico discale CAMBIA a seconda delle condizioni di equilibrio
Quando un operatore solleva un peso, si realizza una situazione in cui la base di
appoggio resta quella dell’operatore, mentre il baricentro diventa quello del
sistema “operatore + peso”. Per questo l’operatore dovrà compiere gesti
equilibratori, come arretrare il bacino o accentuare la lordosi lombare e ampliare
la base di appoggio.
Le condizioni di equilibrio di un corpo sono determinate da:
• posizione del BARICENTRO che è il punto di applicazione di tutte le forze
peso di un corpo;
• ampiezza della base di appoggio.
Un corpo risulta in equilibrio quando la linea di gravità cade all’interno della base
d’appoggio, quindi un corpo sarà tanto più in equilibrio quanto maggiore è la
sua base d’appoggio. Se i piedi sono ravvicinati la base d’appoggio è piccola e
l’equilibrio è meno stabile; se i piedi sono distanti la base d’appoggio è più ampia
e l’equilibrio è più stabile.
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Nel corpo umano quindi le condizioni di equilibrio sono
modificabili con:
• ampliamento della base d’appoggio
• spostamento di segmenti corporei
• sollevamento di un carico
corretta base di
appoggio
LE ALTERAZIONI PIU’ COMUNI DEL RACHIDE
Fra le strutture della colonna vertebrale, il disco intervertebrale è, come già detto,
quella maggiormente soggetta ad alterarsi.
Essa infatti, deve sopportare carichi notevoli.
Gli stress compressivi sul disco, possono causare microlesioni della cartilagine,
alterando il meccanismo di nutrizione del disco stesso che in questo modo va incontro
a fenomeni di invecchiamento precoce.
Inoltre, con l’età anche il disco invecchia e tende a perdere la sua capacità
ammortizzatrice: la schiena quindi, con il passare del tempo, diventa più soggetta a
disturbi.
Un più precoce invecchiamento del disco avviene:
o per sforzi determinati da un eccessivo carico o da errata movimentazione, o
quasi sempre, dall’azione combinata di questi due eventi;
o per vita sedentaria.
Le alterazioni più comuni, sono rappresentate da:
I becchi artrosici (artrosi)
Sono piccole protuberanze ossee che si formano sul bordo della vertebra.
Possono provocare dolore locale; inoltre, se comprimono un nervo, determinano la
comparsa di formicolii e dolori alle braccia o alle gambe (es: formicolii alle mani
nell’artrosi cervicale, sciatica nell’artrosi lombare).
La lombalgia acuta (colpo della strega)
Dolore acutissimo per una reazione immediata di muscoli ed altre strutture della
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schiena a gesti di movimentazione scorretti o sovraccaricanti.
Compare nel giro di poche ore e va considerata come infortunio se la causa è
lavorativa.
La discopatia
La discopatia consiste nella riduzione dello spessore del disco intervertebrale che
comincia ad evidenziare fenomeni di sofferenza.
L’ernia del disco
Rappresenta la conseguenza più grave della degenerazione discale.
Si produce quando la parte centrale del disco intervertebrale (nucleo polposo),
attraversa l’anello fibroso che lo racchiude e fuoriesce dal disco, andando a
comprimere il nervo.
Fra i disturbi più gravi che ne possono derivare ci sono le sciatalgie da compressione
del nervo sciatico.
Alterazione delle curve della colonna sono :
1. la scoliosi,
2. la schiena appiattita,
3.il dorso curvo o ipercifosi,
4.l’iperlordosi.
Tutte queste alterazioni, ed in particolare la SCOLIOSI e l’IPERLORDOSI, non sono
dovute al lavoro, ma se importanti, aumentano la probabilità di avere disturbi alla
schiena.
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ULTERIORI FATTORI CHE INCREMENTANO IL RISCHIO
Studi ergonomici hanno evidenziato ulteriori fattori critici, fattori oggettivi di incremento
del rischio correlati a:
1. INIDONEI AMBIENTI DI LAVORO: ristrettezza degli spazi liberi tra gli arredi, ostacoli,
dislivelli, tortuosità lungo i percorsi di transito; insufficienza del numero di locali
destinati al deposito che comportano eccessivi stoccaggi di materiali negli
ambienti di lavoro; inidoneità degli arredi per l’immagazzinamento; porte e
passaggi troppo stretti.
2. CARENZA E/O INADEGUATEZZA DI ATTREZZATURE: insufficienza di sollevapazienti,
barelle regolabili in altezza, carrozzine e ausili minori per i reparti di degenza, così
come scarsa presenza di letti articolati; insufficienza di carrelli meccanici e/o
manuali ed altre attrezzature meccaniche per il trasporto e il sollevamento di
oggetti pesanti nei magazzini e nei grandi depositi. Insufficiente attenzione
riservata alla manutenzione delle attrezzature destinate al lavoro.
3. NON OTTIMALE ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO: il personale ospedaliero è
frequentemente sottoposto a carichi dorso-lombari ripetuti, di intensità diversa,
talora concentrati nel tempo, sovente senza poter usufruire di pause fisiologiche
di ristoro. Studi internazionali hanno dimostrato che un infermiere può percorrere
anche 10 km per turno di lavoro e che la percorrenza avviene spesso trainando
o spingendo un carico. Spesso il turno lavorativo espone il personale sanitario a
posture fisse e/o incongrue.
A questi fattori ergonomici, si devono aggiungere altri aspetti individuali, fattori
soggettivi, che possono agire sui fattori oggettivi in modo additivo o moltiplicativo.
Tra gli altri si ricordano:
• ETÀ, SESSO. Questi parametri appaiono diversamente correlati con l’incidenza
del dolore lombare a seconda del tipo di studio condotto; si può trovare, quindi,
una prevalenza sia in classi giovanili, sia in classi più avanzate di età o di
anzianità specifica di mansione e di sesso.
• ANTROPOMETRIA. A questo proposito, si deve osservare che non solo la
conformazione fisica in se stessa costituisce un fattore di rischio (es. obesità,
rachitismo, nanismo), ma anche il fatto che le attrezzature sanitarie non sempre
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sono dotate di quella regolabilità ormai ampiamente diffusa nei comparti
produttivi. Inoltre si deve considerare la presenza di personale già portatore di
patologie al rachide.
• VITA SEDENTARIA. Nei paesi industrializzati la cultura fisica è notoriamente poco
curata, mentre ampiamente diffuse sono le abitudini di vita sedentarie; ciò
determina una diminuita efficienza muscolare dei soggetti chiamati a svolgere
compiti fisicamente gravosi.
• FATTORI PSICOSOCIALI. L’insoddisfazione lavorativa, la monotonia e altri fattori
collegati al disagio da lavoro sembrano elementi discretamente rappresentati
tra il personale sanitario.
MISURE DI GESTIONE DEL RISCHIO
La movimentazione manuale dei carichi comporta un rischio specifico e ben
determinato sia su operatori sani che su operatori con alterazioni del rachide; quindi il
personale esposto è sottoposto a sorveglianza sanitaria misura importante per la
prevenzione del rischio.
LA SORVEGLIANZA SANITARIA
[Titolo V art 48, comma 4 lettera c), D.Lgs 626/94]
Deve essere garantita dal datore di lavoro attraverso il medico competente per gli
addetti alle attività di movimentazione manuale dei carichi; è fatto altresì obbligo al
lavoratore di sottoporsi a visita medica quando questa è prevista.
Momento focale di tutto il percorso è quello di una puntuale “valutazione del rischio”,
al fine di individuare gli operatori esposti e sottoporre gli stessi alla visita medica
preventiva e periodica.
Per quanto riguarda la visita medica periodica, non viene indicata dalla norma la
periodicità di questa, essendo lo stesso medico competente a definire questa
periodicità in rapporto:
o alla risultanza della valutazione del rischio;
o alle condizioni cliniche del soggetto.
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L’attività di sorveglianza sanitaria si conclude con la definizione della idoneità specifica
alla mansione; quindi, la finalità ultima della sorveglianza sanitaria è quella di esprimere
la adeguatezza del rapporto tra specifica condizione di salute e specifica condizione
di lavoro attraverso:
a. La identificazione di eventuali condizioni “negative” di salute onde prevenirne
l’ulteriore evoluzione peggiorativa.
b. La identificazione di soggetti ipersensibili.
AZIONI CHE CONTRIBUISCONO A DIMINUIRE IL RISCHIO
Nell’ambito della prevenzione gli interventi che possono essere effettuati per limitare,
almeno parzialmente, l’incidenza di danni dorso lombari possono essere molteplici:
INFORMAZIONE - FORMAZIONE- ADDESTRAMENTO
Il D.Lgs. 626/94 ha introdotto l’obbligo per il datore di lavoro di effettuare formazione-
informazione permanente al personale esposto al rischio derivante dalla
movimentazione manuale dei carichi. Al momento informativo della assunzione segue
l’importante momento formativo Dalla informazione ricevuta al momento
dell’assunzione, al lavoratore viene erogata una specifica formazione (interna o
esterna) sui rischi professionali che la mansione comporta. Ciò consentirà all’operatore
di espletare le proprie attività in modo corretto, secondo specifiche procedure di
lavoro, evitando in tal senso l’esposizione indebita al rischio. Altrettanto importante è
l’addestramento del lavoratore all’utilizzo di attrezzature di lavoro, ausili meccanici e di
tecniche corrette per la movimentazione dei carichi.
Nelle attività infermieristiche numerosi studi hanno evidenziato come nello svolgimento
delle mansioni di mobilizzazione dei pazienti vengano frequentemente compiuti atti
ergonomicamente scorretti. Se la postura, cioè se la posizione del corpo è corretta
questa contribuisce a prevenire il mal di schiena, se è incongrua realizza condizioni di
sovraccarico meccanico (eccessivo impegno di strutture articolari, tendinee e
muscolari).
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La tabella seguente riporta i dati di un’analisi condotta in più ospedali nella quale si
evidenzia la prevalenza di procedure scorrette di attività di mobilizzazione di pazienti
Flessione > 60° durante il rifacimento di letti 71 %
Flessione > 60° durante il sollevamento di malati 42 %
Rotazione del tronco 33 %
Mancato utilizzo di ausili meccanici disponibili 26 %
- ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
• Corretta impostazione della rotazione sui turni lavorativi, evitando sia il
prolungamento dell’orario di lavoro oltre le otto ore, sia l’avvicendamento
ravvicinato dei turni (soprattutto nei reparti ad elevato carico lavorativo).
• Corretta distribuzione sia del personale sia dei compiti ad esso affidati.
• Corretta collocazione del personale che presenta limitazioni alla mansione svolta
in base alla presenza del rischio di movimentazione dei carichi e della presenza
o meno di ausili meccanici.
- FORNITURA DI AUSILI
Gli ausili per la movimentazione dei pazienti (sollevatori
meccanici, carrozzine, cinture per il trasferimento dei
pazienti, barelle, ecc.) e dei materiali (transpallet,
carrelli manuali, nastri o rulli trasportatori, carrelli
elevatori, piattaforme a pantografo, cinghie, ecc.)
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base alle specifiche esigenze del reparto/settore e della
disabilità dei pazienti e la loro facilità d’uso.
Un importante requisito richiesto perché un ausilio
venga effettivamente impiegato è la sua praticità, che
dipende dalla manovrabilità negli spazi a disposizione,
dalla rapidità di utilizzo, dall’accettabilità da parte del
paziente.
Il trasporto delle attrezzature è facilitato se queste
ultime sono dotate di ruote piroettanti di adeguato
diametro, o se le stesse sono collocate su propria base
mobile su ruote. Riveste quindi notevole importanza
l’effettuazione di una corretta manutenzione delle
attrezzature e degli ausili (particolare attenzione alle
ruote).
- AMBIENTI DI LAVORO
La rapida evoluzione della tecnologia ha generalmente reso inadeguati gli spazi delle
strutture ospedaliere per la continua ed incessante introduzione di nuove
apparecchiature tecnico-scientifiche. La necessità di nuovi, più ampi “spazi
assistenziali” va a discapito dei locali destinati a ripostiglio, magazzino, archivio, ecc.
La ristrettezza degli spazi liberi, la presenza dislivelli del pavimento, costituiscono un
indubbio ostacolo al corretto svolgimento delle mansioni di mobilizzazione dei carichi e
dei pazienti, sia perché impedisce l’assunzione delle posture corrette (in particolar
modo quando siano presenti attrezzature medicali), sia perché costituisce uno dei
principali motivi di non utilizzo degli ausili.
È perciò importante che le amministrazioni investano risorse economiche che si
configurano quasi sempre come impegni economici cospicui per interventi a lungo
termine finalizzati alla riprogettazione degli spazi.
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- PROGRAMMI DI GINNASTICA PREVENTIVA
Utili alla prevenzione dei dolori muscolo-scheletrici, attualmente poco praticati in Italia,
esercizi di ginnastica preventiva mirata sia alla mobilizzazione del rachide, sia al
potenziamento muscolare.
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI PAZIENTI
L’attività di assistenza espone ad elevato rischio di movimentazione in considerazione
del fatto che i carichi da sollevare sono rappresentati proprio dal paziente che è per
l’appunto un “carico” particolare.
Quali sono i fattori di rischio aggiuntivi quando il carico da movimentare e’ il paziente:
aspetti legati alla tipologia del paziente stesso, possibilità di presa, ambienti di lavoro,
etc.
1. Gli aspetti legati alla tipologia del paziente
Si può distinguere il paziente in tre diverse tipologie:
1. totalmente non collaborante si intende il paziente non in grado di utilizzare gli arti
superiori ed inferiori e che pertanto nelle operazioni di trasferimento deve essere
completamente sollevato.
2. parzialmente collaborante si intende il paziente che ha residue capacità motorie e
che viene pertanto solo parzialmente sollevato
3. autosufficiente.
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Va considerato, inoltre, che la movimentazione manuale dei pazienti non deve
arrecare danno al paziente stesso, pertanto, deve essere prestata particolare
attenzione alla posizione di presa, alla forza esercitata, alla velocità dei movimenti ed
alla durata dello spostamento.
2. Le possibilità di presa
Nonostante il corpo umano presenti una certa simmetria, non costituisce una struttura
compatta; inoltre le dimensioni del corpo da movimentare sono paragonabili (in
qualche caso anche superiori) alle dimensioni dell’operatore che deve eseguire la
movimentazione. Di conseguenza le manovre di movimentazione manuale dei
pazienti risultano più difficili.
In aggiunta possono rappresentare difficoltà di presa dei pazienti la presenza di
immobilizzazioni gessate che possono sbilanciarne il peso, l’impossibilità ad utilizzare
tutti i punti di presa, la presenza di apparecchiature di diagnosi e cura sul paziente
allettato, ecc.
3. Trasporto di letti e altre attrezzature
Condizioni aggiuntive di rischio sono rappresentate da:
tipologia del carico da trasferire (letto + paziente + eventuali attrezzature sanitarie);
condizioni non adeguate di manutenzione dei letti;
letti non adeguati;
attrezzature.
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CONSIGLI COMPORTAMENTALI E TECNICHE DI PRESA
Per una movimentazione corretta è fondamentale:
• riuscire a individuare in ogni paziente tutte le residue possibilità di collaborazione;
• collocare le mani in punti di presa specifici, per favorire lo spostamento del paziente
in modo sicuro;
• assumere corrette posizioni di lavoro, che salvaguardino la schiena.
E’ bene tentare di coinvolgere sempre e comunque il paziente nello spostamento,
incoraggiandolo ad una collaborazione attiva, seppur minima. Questo per un duplice
obiettivo: stimolare il paziente a superare la sua passività, infondendogli fiducia e
permettendogli di partecipare attivamente a tutte le operazioni che lo riguardano;
facilitare, per mezzo di questa collaborazione, il lavoro dell’operatore, risparmiandogli
un eccessivo sforzo muscolare. Mai sostituirsi al paziente nei movimenti, se non è
indispensabile sul piano clinico!
La mancata collaborazione di un paziente può dipendere, oltre che da disturbi fisici,
anche da deficit comunicativi, cognitivi e comportamentali (es. paziente che cessa di
collaborare e si lascia cadere). La disabilità, intesa come incapacità funzionale,
rappresenta un fattore da tener sempre presente nella scelta della strategia di
movimentazione del paziente. Nel trattare pazienti parzialmente disabili, la cui
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patologia è nota, è preferibile, come detto, anche nell’interesse dello stesso paziente,
sollecitarlo a dare un contributo personale alla mobilizzazione, piuttosto che sollevarlo
di peso.
►Buona tecnica
Le manovre di buona tecnica si propongono di migliorare l’esecuzione di un gesto,
evitando sovraccarichi funzionali sull’apparato scheletrico e muscolare e in particolare
sulla colonna vertebrale.
Questo si ottiene utilizzando al meglio lunghe catene cinetiche, punti di appoggio,
leve favorevoli, principi di stabilità.
E’ chiaro che l’utilizzo di ausili meccanici sostituisce completamente la manovra
affaticante, per cui è parte integrante della buona tecnica l’adeguato utilizzo di questi
dispositivi, ogni qualvolta sia possibile.
Le prime volte che verranno utilizzate le modalità consigliate potranno verificarsi alcuni
problemi:
• si avrà la sensazione di fare più fatica: questo è dovuto al fatto che vengono
utilizzati muscoli abitualmente poco allenati;
• una sensazione di maggiore fatica può dipendere anche dall’impegno mentale
necessario per effettuare in modo diverso operazioni che prima venivano
eseguite in modo “automatico”;
• si impiegherà più tempo, perché devono essere apprese nuove modalità
E’ importante non lasciarsi scoraggiare da queste iniziali difficoltà sapendo che,
continuando a mettere in pratica i consigli forniti, esse diminuiranno.
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►Collaborazione
Il ruolo attivo che il paziente può svolgere all’interno della buona tecnica, rappresenta
una parte fondamentale di questo argomento.
Come detto in precedenza, la collaborazione del paziente andrà stimolata,
spiegando chiaramente l’operazione che ci si accinge ad eseguire. Si dovranno
scomporre le singole fasi del movimento, indicando di volta in volta al paziente cosa
deve muovere e in che direzione.
E’ importante aspettare che il paziente esegua i movimenti richiesti, anche se in un
primo tempo possono sembrare molto difficili o troppo lenti e la scarsità di tempo a
disposizione indurrebbe a una assistenza passiva.
Ad esempio le condizioni di equilibrio durante la movimentazione manuale di un
paziente sono determinate da:
• posizione del BARICENTRO DEL SISTEMA (baricentro dell’operatore + baricentro
del carico/paziente = punto di applicazione di tutte le forze peso del sistema)
• ampiezza della base d’appoggio
BARICENTRO DELL’OPERATORE = NERO
BARICENTRO DEL PAZIENTE = ROSSO
BARICENTRO DEL SISTEMA = GIALLO
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►Prese tra operatori
Presa dei polsi Presa delle dita
ALCUNI ESEMPI DI PRESE DEL PAZIENTE
►Regole generali per la movimentazione dei pazienti
� posizionarsi il più vicino possibile al paziente;
� flettere le ginocchia, mai la schiena e allargare la base d’appoggio;
� sfruttare il peso del proprio corpo come contrappeso, riducendo lo sforzo
muscolare attivo.
►Presa crociata
E’ un tipo di presa molto sicura che permette, stringendo il paziente saldamente al
torace dell’operatore, di ridurre al minimo la distanza tra il baricentro del paziente e
quello dell’operatore.
Dal momento che il paziente viene stretto con tutto l’apparato flessore
dell’avambraccio e della mano in una “morsa”, si riducono i rischi che lo stesso scivoli
durante la manovra di sollevamento e che si creino situazioni pericolose per il paziente
stesso ed ulteriori rischi di lesione acuta per il rachide dell’operatore.
Una variante della presa crociata è quella della presa crociata effettuata da un solo
operatore: ci si pone dietro al paziente, gli si mettono le braccia conserte sul torace, si
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passano gli arti superiori dell’operatore tra le braccia del paziente e il suo torace.
Poi si afferrano “a polsi flessi” gli avambracci del paziente e prima di iniziare la
movimentazione ci si deve accertare che la presa sulle braccia del paziente sia ben
stretta.
Per sollevare un paziente è molto interessante la cosiddetta “tecnica australiana”,
poiché prevede di sollevare il paziente in due operatori, sostenendolo sulla spalla: in
questo modo si riduce al minimo la distanza tra il baricentro del paziente e quello degli
operatori.
Analizzando un’altra posizione, per esempio quando si deve stare chinati sul letto del
paziente, se è possibile appoggiare la mano libera sul letto, l’arto superiore diventa un
pilastro su cui scaricare gran parte del peso del proprio tronco, che non dovrà così
essere contrastato dalla tensione dei muscoli della schiena.
Un buon appoggio della mano può scaricare fino a circa l’80% del peso del tronco.
►Presa australiana (in due operatori)
La presa australiana, che prevede il sollevamento del paziente appoggiando la spalla
dell’operatore sotto il cavo ascellare del paziente, può essere usata in svariate
situazioni, per esempio per spostarlo nel letto, verso il cuscino.
Per effettuare questa presa il paziente deve essere seduto sul letto, con la stessa
manovra utilizzata per il passaggio da supino a seduto del paziente.
Gli operatori si ritrovano girati verso la testata del letto; possono avere un ginocchio sul
letto o comunque gli arti inferiori sono distanziati con un piede avanti e l’altro indietro a
ginocchia lievemente flesse.
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Di seguito, essi infilano la propria spalla sotto la spalla del paziente, afferrandosi poi
reciprocamente gli avambracci sotto la coscia del paziente e la mano libera va ad
appoggiarsi sul letto.
In questo movimento, effettuato da tutto il corpo dell’operatore, non hanno parte
attiva la schiena e l’arto superiore che sostengono il paziente, il quale viene così
sollevato dal letto quel tanto che basta per non strisciare la cute sulle lenzuola.
In questa manovra si rivela molto utile un telo ad alto scorrimento, anche di piccole
dimensioni.
►Manovra di Valsala
Durante lo sforzo per sollevare un carico, è quasi istintivo trattenere il respiro
eseguendo, anche se involontariamente, la manovra di Valsalva, ossia un’espirazione
forzata a glottide chiusa.
Ciò implica un aumento della pressione endocavitaria, toracica e addominale,
attraverso un aumento del lavoro contemporaneo degli addominali e degli estensori
del tronco ed è probabile che l’aumento della pressione intra-addominale agisca
aumentando la stabilizzazione del rachide.
INDICAZIONI ERGONOMICHE PER LA MOVIMENTAZIONE DI PAZIENTI E DI CARICHI NELLE
ATTIVITA’ DI ASSISTENZA
L’operatore che si appresta a movimentare carichi o pazienti deve controllare di
essere adeguatamente vestito e calzato e indossare i Dispositivi di Protezione
Individuale (DPI) previsti per la sua mansione.
Quando nella giornata lavorativa i compiti di movimentazione sono frequenti,
l’operatore deve considerare l’ergonomia dei suoi gesti ripetuti. La correttezza della
postura richiede un nostro controllo volontario e contribuisce a prevenire il mal di
schiena.
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Durante la mobilizzazione del paziente o del carico, la base di appoggio deve essere
allargata con ginocchia semiflesse e tronco eretto
Porsi il più possibile vicino al paziente o al carico da movimentare e se il peso da
sollevare è posto vicino al suolo, flettere le ginocchia e non la schiena
Evitare movimenti di torsione del tronco, specie se il tronco è già flesso; in taluni casi è
meglio suddividere lo spostamento in più fasi
Utilizzare per lo spostamento del paziente, il trasferimento del proprio peso da un arto
all’altro nella direzione del movimento (affondo), se necessario appoggiando un
ginocchio sul letto del paziente
Per sostenere un carico troppo pesante, avvicinarlo al corpo evitando di incurvare la
schiena
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Nel movimentare carichi, se è possibile, distribuire il peso sui due lati
Suddividere quando possibile, carichi di peso elevato in carico di peso minore
Preservare una buona visibilità durante il trasporto ponendo particolare attenzione ai
carichi ingombranti.
Se non è possibile suddividere un peso elevato, effettuare il sollevamento e/o lo
spostamento in due o più operatori.
Sollevandosi da terra eseguire i movimenti lentamente e mai a strappi, specie sotto
sforzo.
Se si eseguono movimentazioni a postura fissa (in ginocchio o accucciati), cambiare di
tanto in tanto posizione o comunque alzarsi per rilassare e stirare i muscoli delle gambe
e del tronco.
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A B
Nelle azioni di spinta o traino, è meglio spingere un peso (A) che tirarlo. (B)
Se si sposta un grosso carico, appoggiarsi con la schiena al carico e spingere
utilizzando la forza delle gambe lievemente piegate
Non sollevare un carico alzando le braccia al di sopra delle spalle; per spostare un
peso in alto, salire su uno sgabello stabile o una scaletta.
Se si sta a lungo in piedi, appoggiare alternativamente un piede su un rialzo ed evitare
di incurvare la schiena.
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Quando l’attività lo consente (medicazioni, prelievi, ecc.),
è preferibile sedersi, evitando di incurvare la schiena
Per la movimentazione dei carichi, soprattutto quando è necessario trasportarli per
lunghi percorsi, in rapporto al loro peso ed ingombro, è utile ricorrere ad attrezzature
idonee come carrelli.
Attenzione: caricare i carrelli in modo stabile, avendo cura di distribuire i carichi in
modo equilibrato e ben distribuito. Non sovraccaricare i carrelli.
Per la movimentazione dei pazienti, utilizzare gli ausili eventualmente presenti in reparto
(sollevapazienti, ausili minori, ecc.)
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PARTE SECONDA
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SOLLEVAMENTI BASE IN CONDIZIONI DI SICUREZZA
►Sollevamento ortodosso
Due operatori stanno in piedi, a lato del paziente,con ginocchia ed anche
flesse, piedi separati di cui uno posto nella direzione del movimento e
tronco diritto; le braccia degli operatori passano al di sotto delle ascelle del
paziente e le mani sono poste sul dorso e sotto le cosce del paziente; presa
di polso per le mani degli operatori
►Sollevamento con presa crociata
Il paziente è seduto sul letto. Un operatore pone un ginocchio sul letto
dietro il paziente mentre l’altro arto è posato a terra con ginocchio
semiflesso; le braccia da dietro si portano in avanti passando sotto le
ascelle e le mani afferrano i polsi del paziente; l’altra mano sorregge le
gambe. In assenza di un operatore, se il paziente può usare almeno una
gamba, piegarla chiedendogli di spingere sul tallone
►Sollevamento di spalla
Il paziente è seduto sul letto; due operatori ai lati del letto,stanno in piedi
spalla a spalla, leggermente dietro al paziente, ginocchia ed anche piegate,
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tronco eretto, piedi separati di cui uno orientato nella direzione del
movimento; le spalle degli operatori sono sotto le ascelle del paziente e le
mani sono sotto le cosce; presa di polso o dita per le mani degli operatori: il
sollevamento si raggiunge raddrizzando anche le ginocchia
PER LA MOVIMENTAZIONE DEL PAZIENTE OCCORRE SAPERE:
1 Quando non si conosce il grado di autonomia del paziente, far precedere
alla movimentazione un esame rapido del paziente;
ESAME RAPIDO DEL PAZIENTE PER VALUTARE
• Udito
• Vista
• Comprensione
• Motilità
2 Nel caso di disturbi accertati della motilità è necessario conoscere la
patologia di cui il paziente è affetto;
3 In certi casi, l’autonomia del paziente può variare giornalmente (ad
esempio dopo intervento chirurgico,…)
PER LA MOVIMENTAZIONE DEL PAZIENTE OCCORRE FARE
L’ operatore deve vestirsi adeguatamente indossando le scarpe in dotazione
a. Preparare il paziente vestendolo e facendogli indossare scarpe chiuse.
b. Spiegare al paziente ciò che si andrà a fare e, se possibile, richiedere
la sua collaborazione.
c. Se necessario, richiedere la collaborazione di uno o più operatori. Se
la manovra è eseguita da due o più operatori, solo uno deve
assumere la funzione di coordinatore, dando il tempo a colleghi e
paziente per l’esecuzione del movimento
d. Preparare la zona di manovra
• frenare il letto
• adeguarne l’altezza, se possibile, e orizzontalizzarne il piano
Residenza Cieloazzurro – la movimentazione manuale dei Carichi
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• abbassare e/o togliere le sbarre di contenzione
e. Per trasferire il paziente dal letto alla sedia e viceversa
• preparare lo spazio adeguato di manovra (90 cm. spazio minimo)
• posizionare la sedia o la carrozzina dal lato più idoneo per il paziente
• bloccare la carrozzina, dopo averla preparata
f. Per trasferire il paziente dal letto alla barella/doccia-barella e
viceversa
• preparare lo spazio adeguato di manovra
• frenare barella/doccia-barella
• posizionarsi correttamente nel caso di trasferimento a tre operatori
senza ausili
g. Controllare la propria postura, soprattutto durante le attività di
movimentazione
N.B. Ogni patologia presenta difficoltà diverse.
PROCEDURE OPERATIVE
1) SPOSTAMENTI SUL PIANO DEL LETTO
EVITARE:
- frizione cute
- prese scorrette (rischio di lussazione spalla/anca)
- posizione scorretta del paziente
►Paziente parzialmente collaborante:
Insegnare al paziente come spostarsi da solo o con minimo aiuto
►Paziente non collaborante:
� sollevamento ortodosso
� sollevamento ortodosso modificato con telo di trasferimento o
traversa
� sollevamento ortodosso modificato con sostegno della testa
� sollevamento di spalla
� sollevamento con presa crociata
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AUSILI:
- TELI DI TRASFERIMENTO*
- ACCESSORIO PER SOLLEVAMENTI*
*sostituibile con traversa
2) ROTOLAMENTO SUI FIANCHI
EVITARE:
- prese scorrette (rischio di lussazione spalla/anca)
- scorretto posizionamento degli arti inferiori del paziente
- scorretto posizionamento degli arti superiori del paziente
- compressione cateteri venosi, arteriosi, vescicali, drenaggi, ecc…
►Paziente parzialmente collaborante:
Insegnare al paziente come rotolare da solo o con minimo aiuto
►Paziente non collaborante:
Posizionare il paziente vicino al bordo del letto, flettendogli un arto nella
direzione del rotolamento; le mani dell’operatore, poste dietro la spalla e sul
bacino, muovono il paziente
AUSILI:
- TELO DI TRASFERIMENTO PER ROTAZIONI SUL LETTO
sostituibile con una traversa
3) PASSAGGIO SUPINO/SEDUTO SUL BORDO DEL LETTO
EVITARE:
- prese scorrette degli operatori
- prese scorrette del paziente
- arti inferiori del paziente penzoloni dal letto
►Paziente parzialmente collaborante:
“Pilotare” il movimento con opportuni suggerimenti
►Paziente non collaborante:
Suddividere lo spostamento in più fasi:
� avvicinare il paziente sul bordo del letto (eventualmente ruotarlo sul
fianco)
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� Fargli scivolare gli arti inferiori fuori dal letto
� Ruotarlo “en bloc” sostenendogli il tronco e guidandogli il bacino
N.B. valutare le potenzialità del paziente
4) TRASFERIMENTO LETTO/CARROZZINA, CARROZZINA/WC
►Paziente parzialmente collaborante:
EVITARE:
- prese scorrette degli operatori
- inadeguate calzature del paziente
(non usare calze, lenzuola e pantofole)
scorretto uso degli ausili
Posizionare la carrozzina correttamente;
Far appoggiare al paziente i piedi a terra e richiedergli il sostegno agli arti
superiori
►Paziente non collaborante:
Sollevamento ortodosso, con presa crociata o di spalla con paziente seduto
sul bordo del letto
Il paziente con tronco debole richiede spostamento con presa crociata dalla
posizione supina
5) TRASFERIMENTO CARROZZINA/LETTO
► Paziente parzialmente collaborante:
EVITARE:
- prese scorrette degli operatori
- inadeguate calzature del paziente
(non usare calze, lenzuola e pantofole)
Posizionare la carrozzina correttamente;
Far appoggiare al paziente i piedi a terra e richiedergli il sostegno agli arti
superiori
► Paziente non collaborante:
� Sollevamento di spalla e ortodosso con paziente seduto
� Il paziente con tronco debole richiede spostamento con presa crociata
Residenza Cieloazzurro – la movimentazione manuale dei Carichi
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dalla posizione supina
6) SISTEMAZIONE DEL PAZIENTE SEDUTO
EVITARE:
- prese improprie, dannose per l’operatore e per il paziente
- scorretta posizione arti e bacino
►Paziente parzialmente collaborante:
Insegnare al paziente come evitare lo scivolamento dalla carrozzina
►Paziente non collaborante:
Presa crociata attraverso le braccia con uno o più operatori: l’operatore si
pone dietro al paziente seduto e fa passare le sue braccia da dietro in avanti
afferrando i polsi del paziente; se il paziente è poco collaborante un altro
operatore può posizionare e bloccare gli arti inferiori
AUSILI:
- CUSCINO ANTIDECUBITO
- TELO DI TRASFERIMENTO*
- EVENTUALE CONTENZIONE PER IL BACINO O IL TRONCO
* sostituibile con traversa
MOVIMENTAZIONE MANUALE DI CARICHI
NELL’ATTIVITA’ DI ASSISTENZA
Anche questo tipo di operazioni, pur essendo solo in parte collegate
all’assistenza vera e propria al paziente, viene svolto quotidianamente dagli
operatori sanitari, pertanto si ritiene utile fornire alcune informazioni
Residenza Cieloazzurro – la movimentazione manuale dei Carichi
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pratiche.
E’ preferibile spostare oggetti nella zona compresa tra l’altezza delle spalle e
l’altezza delle nocche (mani a pugno lungo i fianchi).
Posizionare gli oggetti pesanti e/o di più frequente uso negli scaffali di
mezzo, negli scaffali più bassi (al di sotto delle nocche) e in quelli più alti (al
di sopra dell’altezza spalle) riporre gli oggetti più leggeri e/o di uso meno
frequente.
Durante queste operazioni, evitare di inarcare troppo la schiena ed
eventualmente usare una scaletta idonea.
Utilizzare, per la biancheria, carrelli poco profondi, al fine di evitare
piegamenti a rischio per la schiena ed evitare di gettare sul pavimento i capi
che dovranno essere successivamente raccolti.
Nel collocare in armadi e scaffali biancheria e oggetti vari:
• evitare di inarcare la schiena; usare una scaletta per raggiungere i ripiani
più alti
• non piegare la schiena ma flettere le ginocchia, per raggiungere i ripiani
più bassi
Nello spostare oggetti in senso laterale:
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• evitare di ruotare il tronco, ma girare tutto il corpo
• il carrello va posizionato con un angolo di 90° rispetto agli scaffali
Operazioni al letto del paziente:
• in tutte le operazioni che richiedono di flettere il tronco, appoggiare un
ginocchio sul letto;
• se si tratta di assistenza a bambini, abbassare le spondine del letto e
flettere le ginocchia
Rifacimento letti:
• non piegare la schiena; flettere le ginocchia; allargare la base
d’appoggio
Utilizzo, riordino, pulizia arredi:
• non piegare la schiena; flettere le ginocchia
Lavaggio dei pavimenti:
• usare carrelli con ruote
• portare il peso del corpo alternativamente su una gamba, poi sull’altra
• non ruotare il tronco, ma girare i piedi
Esecuzione di operazioni (ad esempio, medicazioni) prelevando oggetti da
un carrello:
• evitare di ruotare solo il tronco, ma girare tutto il corpo
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Requisiti dei carrelli:
• presenza di almeno 2 ruote girevoli e di diametro sufficiente,
posizionate dal lato delle maniglie, o meglio ancora, 4 ruote girevoli, per
muoversi meglio in spazi ristretti
• eventuale dotazione di sistema frenante sulle ruote, in caso di percorsi
su rampe
• dimensioni di un carrello per trasporto materiali: lunghezza x larghezza
x altezza massime cm. 130 x 100 x 140, oppure deve essere predisposto
per essere tirato e non spinto
MOVIMENTAZIONE MANUALE DI CARICHI
Prima di sollevare o trasportare un oggetto, è importante conoscere:
►Quanto pesa: il peso deve essere scritto sul contenitore.
• Se supera i valori limite, non va sollevato manualmente da soli: usare
preferibilmente un ausilio meccanico oppure effettuare il sollevamento
in più operatori.
• La temperatura esterna dell’oggetto: se troppo calda o fredda, è
necessario utilizzare indumenti protettivi.
• Le caratteristiche di contenitore e contenuto: se pericoloso è
necessario manovrarlo con cautela e secondo le specifiche istruzioni.
• La stabilità del contenuto: se il peso non è distribuito uniformemente
Residenza Cieloazzurro – la movimentazione manuale dei Carichi
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dentro il contenitore o si sposta nel trasporto, può derivarne pericolo.
Sollevamento manuale
Per movimentare manualmente oggetti e carichi in modo corretto, è
importante conoscere, oltre al peso, le giuste posizioni per non incorrere in
dolori dorso-lombari.
o Prima pensa, poi solleva
o Essere in posizione stabile.
o Sollevare il carico partendo dalla posizione accovacciata (abbassarsi
solo quanto è necessario)
o Tenere la schiena dritta.
o Tenere il carico vicino al corpo.
o Non sollevare il carico a strattoni.
o Evitare la torsione del busto.
AUSILI
Attrezzature, dispositivi e strumenti di lavoro concepiti per ausiliare gli
operatori nelle operazioni di sollevamento e trasferimento del paziente non
collaborante o parzialmente collaborante. Sono considerati ausili maggiori:
sollevatori, carrozzine, comode e barelle. Sono considerati ausili minori:
cinture ergonomiche, tavole a rullo, teli ad alto scorrimento, pedana
girevole, assi di scivolamento, trapezio.
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Prima dell’acquisto è opportuno:
• scegliere l’ ausilio più adatto in relazione alle problematiche riscontrate
• chiedere al fornitore una dimostrazione pratica sulle caratteristiche
tecniche e sulle modalità d’uso dell’ausilio
• accertarsi che gli arredi e gli spazi siano compatibili con l’uso dell’ausilio
proposto (ad esempio: abbastanza spazio sotto il letto per inserire il
sollevatore)
Prima dell’uso è opportuno:
• che gli operatori vengano opportunamente addestrati all’uso, ad esempio
provando ad usare l’attrezzatura tra di loro prima di usarla con i pazienti
• individuare per quali pazienti deve essere impiegato l’ausilio di
sollevamento, indicando per ognuno di loro la corretta tecnica da applicare.
• parlare con i pazienti dell’attrezzatura di ausilio impiegata, per far capire il
significato del loro impiego, questo farà sì che i pazienti stessi si sentano
rassicurati
Al fine di garantire il corretto utilizzo delle attrezzature è opportuno:
• assicurarsi che l’attrezzatura sia sottoposta a regolare controllo e che
venga effettuata una regolare manutenzione
• depositare sempre l’attrezzatura in un posto accessibile, vicino al luogo
dove viene più frequentemente usata.
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ALCUNI CONSIGLI COMPORTAMENTALI
Per mantenere la schiena in buona salute, per alleviarne i dolori,occorre
anche rilassare, stirare, rinforzare alcuni particolari gruppi muscolari.
1. - IL RILASSAMENTO va eseguito prima degli altri esercizi o quando senti il collo e la
schiena particolarmente stanchi.
2. - LO STIRAMENTO va eseguito con calma: non devi provare dolore, ma solo una
sensazione di tensione.
3. - IL RINFORZO serve ad aumentare la forza di alcuni muscoli che in genere non vengono
usati ( es.: addominali, glutei, muscoli della coscia, ecc.) e che invece, correttamente
utilizzati, servono ad alleviare il carico di lavoro della schiena
Esegui i seguenti esercizi nell’ordine in cui vengono illustrati
almeno due volte alla settimana. L’insieme degli esercizi
dura circa mezz’ora.
RILASSAMENTO DEL MUSCOLI DEL COLLO
Assumere questa posizione più volte durante il giorno e mantenerla per
alcuni minuti respirando profondamente.
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RILASSAMENTO DELLA SCHIENA
Steso a terra con le gambe piegate, respira profondamente, inspirando dal
naso ed espirando lentamente dalla bocca. Fare 20 respirazioni complete.
Cercare di sentire che non solo il torace, ma anche la pancia si alza e si
abbassa durante la respirazione.
STIRAMENTO DEI MUSCOLI POSTERIORI
Dalla posizione di rilasciamento a terra, abbracciare i ginocchi e, lentamente,
portarli il più vicino possibile alla fronte. Mantenere questa posizione per 15
secondi.
Ripetere 5 volte.
RINFORZO DEI MUSCOLI ADDOMINALI
Dalla posizione di rilasciamento, Avvicinare i ginocchi alla pancia e,
inspirando, sollevare il capo e le spalle, poi soffiare con forza.
Ripetere 5 volte.
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RINFORZO DEI MUSCOLI ADDOMINALI
Seduto a terra con le gambe piegate e i piedi ben appoggiati, mani dietro la
nuca e tronco ben eretto, lasciare che il tronco vada indietro, Fermarsi
quando i piedi tendono a sollevarsi da terra. La posizione deve essere
mantenuta almeno 10 secondi.
Ripetere 5 volte.
STIRAMENTO DEI MUSCOLI POSTERIORI
Seduto su una sedia, la schiena ben diritta,i piedi appoggiati a terra, le
gambe leggermente allargate. Abbandonare le braccia fra le gambe, lasciarsi
cadere in avanti a partire dalla testa fino a toccare terra con il dorso delle
mani. Restare in questa posizione qualche istante, poi tirarsi su lentamente:
prima la schiena, poi il dorso, le spalle e infine la testa.
Ripetere l’esercizio 5 volte.
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STIRAMENTO DEI MUSCOLI DEL COLLO
Mettersi in questa posizione, Intrecciare le dita sulla testa e tirare
lentamente il capo in basso. Restare così per 10 secondi.
Ripetere 10 volte.
RINFORZO DEI MUSCOLI DELLE SPALLE
Seduto, con la schiena ben diritta, Allargare le braccia e descrivere 10 piccoli
cerchi con le mani. Portare le braccia in alto e fare altri 10 piccoli cerchi.
STIRAMENTO DEI MUSCOLI PETTORALI
Da seduto, afferrare un asciugamano per le estremità, portarlo in avanti, poi
verso l’alto e quindi indietro, Se ci si riesce senza provare dolore. Le braccia
devono rimanere ben diritte.
Ripetere 5 volte.
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MOBILIZZAZIONE DELLE SPALLE
Sollevare le spalle, contare fino a 10, poi rilassarle. Portarle in basso,
contare fino a 10, poi rilassarle.
Ripetere 5 volte.
STIRAMENTO DEI MUSCOLI DELLA SPALLA
In posizione seduta portare una mano tra le scapole tenendo il gomito bene
in alto. Per aumentare lo stiramento aumentare progressivamente
l’estensione del capo. Mantenere la posizione per 20 secondi.
Ripetere alternando per 5 volte.
MOBILIZZAZIONE DEL COLLO
Spingere il mento e il collo in avanti, poi tornare in posizione normale.
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Ripetere 10 volte.
Si possono anche ”disegnare” nell’aria con la punta del naso i numeri da 1 a
9 per finire con lo 0. Muovere il capo lentamente e in modo più ampio
possibile.
Ripetere questo esercizio più volte durante la giornata.
IN GENERALE
Evitare la vita sedentaria! Camminare , fare le scale, e se possibile, Fare uno
sport. Tuttavia, evitare quelli che affaticano la colonna vertebrale: judo, sci
acquatico, equitazione, motocross, ecc.
Ricordare inoltre che il soprappeso e i tacchi alti peggiorano i dolori di
schiena.
SE SI FREQUENTA GIÀ UNA PALESTRA
Evitare tutti quegli esercizi che costringono ad ”inarcare” la schiena, cioè che
provocano ”iperlordosi”; evitare inoltre salti e saltelli. Gli esercizi in
”iperlordosi” sono pericolosi: possono provocare ”dislocazioni”
(sublussazioni) delle faccette articolari posteriori delle vertebre con
comparsa di dolori lombari o addirittura di lombalgie acute.
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