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Residenza Cieloazzurro – la movimentazione manuale dei Carichi 1 Protocollo della Movimentazione Manuale dei Carichi Finalità Le azioni di movimentazione manuale dei carichi comprendono tutti quegli atti che richiedono uno sforzo fisico da parte dell’operatore, eseguito sia direttamente che mediante l’utilizzo di mezzi, e si distinguono sostanzialmente in azioni di sollevamento, azioni di spostamento e azioni di traino/spinta. Obiettivo conoscere i rischi legati alla movimentazione non corretta dei carichi Contenuto Carichi troppo pesanti, ingombranti e difficili da afferrare, carichi in equilibrio instabile o il cui contenuto rischia di spostarsi o collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con torsioni o con inclinazioni del tronco, comportano sforzi fisici eccessivi che determinano un rischio di danno per i lavoratori a carico del sistema muscolo-scheletrico. Le patologie acute e croniche a carico del rachide lombare sono di assai frequente riscontro in popolazioni addette ad attività che comportano movimentazione manuale di carichi. Dati tratti dall’indagine della Fondazione Europea di Dublino negli anni 1996-2000 sulle condizioni di lavoro e di salute nell’unione europea hanno messo in evidenza che i problemi più frequenti di salute sono: Mal di Schiena (30%) Stress (28%) Dolori agli arti (17%) Molteplici sono inoltre gli studi che hanno indagato l’incidenza dei disturbi al rachide

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Residenza Cieloazzurro – la movimentazione manuale dei Carichi

1

Protocollo della Movimentazione Manuale dei Carichi

Finalità

Le azioni di movimentazione manuale dei carichi comprendono tutti quegli atti che

richiedono uno sforzo fisico da parte dell’operatore, eseguito sia direttamente che

mediante l’utilizzo di mezzi, e si distinguono sostanzialmente in azioni di sollevamento,

azioni di spostamento e azioni di traino/spinta.

Obiettivo

conoscere i rischi legati alla movimentazione non corretta dei carichi

Contenuto

Carichi troppo pesanti, ingombranti e difficili da afferrare, carichi in equilibrio instabile o

il cui contenuto rischia di spostarsi o collocato in una posizione tale per cui deve essere

tenuto o maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con torsioni o con inclinazioni

del tronco, comportano sforzi fisici eccessivi che determinano un rischio di danno per i

lavoratori a carico del sistema muscolo-scheletrico.

Le patologie acute e croniche a carico del rachide lombare sono di assai frequente

riscontro in popolazioni addette ad attività che comportano movimentazione manuale

di carichi.

Dati tratti dall’indagine della Fondazione Europea di Dublino negli anni 1996-2000 sulle

condizioni di lavoro e di salute nell’unione europea hanno messo in evidenza che i

problemi più frequenti di salute sono:

• Mal di Schiena (30%)

• Stress (28%)

• Dolori agli arti (17%)

Molteplici sono inoltre gli studi che hanno indagato l’incidenza dei disturbi al rachide

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lombare negli operatori sanitari addetti all’assistenza.

Peraltro questa categoria di lavoratori risulta la più colpita sia per disturbi acuti che

cronici, già nel 1970 in ampio campione di lavoratori addetti a diverse mansioni si

sottolineava l’elevata prevalenza di disturbi lombari negli infermieri.

Dal 1994, con il Decreto Legislativo n. 626 (Titolo V° e allegato VI°) che recepisce la

Direttiva Comunitaria “CEE 269/90”, il problema viene affrontato anche da un punto di

vista normativo.

Le disposizioni di tale normativa si riferiscono alle operazioni di trasporto o di sostegno di

un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre,

spingere, tirare, portare o spostare un carico che, per le caratteristiche o per le

condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano tra l’altro rischi di lesioni dorso-

lombari (lesioni a carico delle strutture osteomiotendinee e nervosovascolare a livello

dorso-lombare). Tali norme si applicano a tutti i settori produttivi e di servizio, compresi i

servizi sanitari e di assistenza, dove l’attività di movimentazione manuale è data dal

sollevamento dei carichi, dal sollevamento/trasferimento dei pazienti in particolare di

pazienti non autosufficienti dal punto di vista motorio nonchè dalle attività di

traino/spinta carrozzine, barelle, letti e apparecchi su ruote.

La gerarchia d’azione dettata del Titolo V del citato decreto prevede che, per la

prevenzione del rischio e per la tutela della salute del lavoratore, il datore di lavoro

adotti misure di “bonifica” secondo un’azione “di tipo gerarchico”.

Durante le operazioni di movimentazione manuale si determinano in funzione della

postura assunta dal soggetto, del peso e delle dimensioni dell’oggetto movimentato,

RIDUZIONE DEL RISCHIO

AZIONI GERARCHICHE DI BONIFICA

Interventi Organizzativi

Ausiliazione/Meccanizzazione

Sorveglianza Sanitaria

INFORMAZIONE

FORMAZIONE

ADDESTRAMENTO

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del tragitto da compiere, forze compressive sulla struttura del rachide lombare, più

precisamente su; dischi intervertebrali, limitanti vertebrali, articolazioni interapofisarie

che singolarmente, o per sollecitazioni ripetute possono condurre a microlesioni e

lesioni delle strutture stesse.

RISPOSTA DELL’ORGANISMO

La movimentazione di qualsiasi carico sottopone l’organismo a forze che agiscono

sulle strutture muscolari, scheletriche ed articolari.

L’organismo risponde a tali sollecitazioni, e soprattutto allo sforzo muscolare, con

continui adattamenti metabolici con una serie di effetti come di seguito riportato:

L’organismo si comporta quindi come una macchina che, sotto sforzo, aumenta il

consumo energetico (ossigeno) da parte dei muscoli interessati e,

contemporaneamente, le parti meccaniche interessate vanno incontro, nel tempo,

ad una maggiore usura.

Il disco intervertebrale è, tra le varie strutture interessate, quella continuamente

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soggetta a stress meccanici, che spesso superano i limiti consentiti e che,con il tempo,

possono determinare alterazioni degenerative progressive che portano a disturbi acuti

e cronici del rachide.

IL RUOLO DELLA COLONNA VERTEBRALE

L’intera colonna vertebrale è costituita da 33 vertebre: 7 cervicali, 12 dorsali, 5 lombari

che costituiscono la parte mobile del rachide e gli ultimi elementi fusi insieme che

formano il sacro. Essa ospita al suo interno un’importante struttura nervosa (MIDOLLO

SPINALE) da cui partono i nervi che raggiungono i diversi organi del nostro corpo, tra

cui le braccia e le gambe.

La colonna vertebrale, sul piano saggitale, presenta tre curve:

La colonna vertebrale, struttura portante del corpo, assolve ad un ruolo statico di

sostegno ed a una complessa funzione cinetica.

• la LORDOSI CERVICALE,

• la CIFOSI DORSALE,

• la LORDOSI LOMBARE

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Il rachide consiste in una serie coordinata di segmenti costituita da unità funzionali

sovrapposte ciascuna delle quali risulta a sua volta formata da due vertebre adiacenti

e dai tessuti interposti: esso si configura come una struttura elastica capace di

garantire, in opposizione alla gravità, sia la stazione eretta che l’equilibrio di forza e

resistenza in attività cinetica.

Nella colonna vertebrale le vertebre e le faccette articolari servono da sostegno e

guidano i movimenti

I dischi intervertebrali servono da cuscinetti ammortizzatori

I legamenti servono per mantenere uniti disco e vertebre

Sinteticamente si può affermare che:

• Le vertebre e le faccette articolari servono da sostegno e guidano i movimenti;

• I dischi intervertebrali servono da cuscinetti ammortizzatori;

• I legamenti servono per mantenere uniti dischi e vertebre;

• I muscoli, comandati dai nervi, servono a compiere i movimenti e a mantenere

la posizione.

disco intevertebrale

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Il rachide infatti, è il punto sul quale si scaricano tutti i pesi applicati alle leve degli arti

ed è, infatti, frequentemente interessato dagli effetti negativi di sollevamenti ripetuti

nel tempo.

Un disco sano in un soggetto giovane è elastico e ha una buona capacità

ammortizzatrice

Con l’età il disco invecchia e diviene meno capace di sopportare i carichi .

Il principale fattore che determina un rischio per la colonna vertebrale dell’operatore è

l’ eccessivo carico che va a comprimere il disco intervertebrale (carico discale)

durante la movimentazione di oggetti o di pazienti.

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IL CARICO DISCALE

L’entità del carico discale è determinata da:

o l’entità del peso dell’insieme: tronco, arti superiori, testa dell’operatore;

o la posizione del baricentro del tronco, arti superiori e testa dell’operatore

(condizioni di equilibrio)

Il carico discale AUMENTA se:

o si solleva un peso;

o si tiene il peso sollevato lontano dal corpo;

o si mantiene il rachide flesso;

o si effettua torsione del tronco;

o vi sono ulteriori forze applicate.

Vediamo quindi, con un esempio pratico come il sollevamento di un peso di partenza

fisso in tre diverse condizioni di sollevamento, crea dei diversi impatti sulla colonna

vertebrale.

Da una ricerca effettuata dalla regione Piemonte

“testo n. 1 in bibliografia”, per sollevare con le

braccia un peso di 10 Kg a tronco verticale con le

ginocchia flesse, il carico discale che grava sul

disco intervertebrale per effetto della posizione

asimmetrica della colonna vertebrale rispetto al

peso da sollevare, è di circa 282 Kg.

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Se invece un peso di 10 Kg viene sollevato con il

tronco flesso in avanti e con le ginocchia estese, il

carico diventerà di 250 Kg a livello dei muscoli e di

700 Kg a livello del disco.

Se poi sempre lo stesso peso di 10 Kg viene sollevato

a braccia estese davanti al tronco i carichi

diverranno di 363 Kg a livello dei muscoli e di ben

1200 Kg a livello del disco.

Il carico discale CAMBIA a seconda delle condizioni di equilibrio

Quando un operatore solleva un peso, si realizza una situazione in cui la base di

appoggio resta quella dell’operatore, mentre il baricentro diventa quello del

sistema “operatore + peso”. Per questo l’operatore dovrà compiere gesti

equilibratori, come arretrare il bacino o accentuare la lordosi lombare e ampliare

la base di appoggio.

Le condizioni di equilibrio di un corpo sono determinate da:

• posizione del BARICENTRO che è il punto di applicazione di tutte le forze

peso di un corpo;

• ampiezza della base di appoggio.

Un corpo risulta in equilibrio quando la linea di gravità cade all’interno della base

d’appoggio, quindi un corpo sarà tanto più in equilibrio quanto maggiore è la

sua base d’appoggio. Se i piedi sono ravvicinati la base d’appoggio è piccola e

l’equilibrio è meno stabile; se i piedi sono distanti la base d’appoggio è più ampia

e l’equilibrio è più stabile.

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Nel corpo umano quindi le condizioni di equilibrio sono

modificabili con:

• ampliamento della base d’appoggio

• spostamento di segmenti corporei

• sollevamento di un carico

corretta base di

appoggio

LE ALTERAZIONI PIU’ COMUNI DEL RACHIDE

Fra le strutture della colonna vertebrale, il disco intervertebrale è, come già detto,

quella maggiormente soggetta ad alterarsi.

Essa infatti, deve sopportare carichi notevoli.

Gli stress compressivi sul disco, possono causare microlesioni della cartilagine,

alterando il meccanismo di nutrizione del disco stesso che in questo modo va incontro

a fenomeni di invecchiamento precoce.

Inoltre, con l’età anche il disco invecchia e tende a perdere la sua capacità

ammortizzatrice: la schiena quindi, con il passare del tempo, diventa più soggetta a

disturbi.

Un più precoce invecchiamento del disco avviene:

o per sforzi determinati da un eccessivo carico o da errata movimentazione, o

quasi sempre, dall’azione combinata di questi due eventi;

o per vita sedentaria.

Le alterazioni più comuni, sono rappresentate da:

I becchi artrosici (artrosi)

Sono piccole protuberanze ossee che si formano sul bordo della vertebra.

Possono provocare dolore locale; inoltre, se comprimono un nervo, determinano la

comparsa di formicolii e dolori alle braccia o alle gambe (es: formicolii alle mani

nell’artrosi cervicale, sciatica nell’artrosi lombare).

La lombalgia acuta (colpo della strega)

Dolore acutissimo per una reazione immediata di muscoli ed altre strutture della

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schiena a gesti di movimentazione scorretti o sovraccaricanti.

Compare nel giro di poche ore e va considerata come infortunio se la causa è

lavorativa.

La discopatia

La discopatia consiste nella riduzione dello spessore del disco intervertebrale che

comincia ad evidenziare fenomeni di sofferenza.

L’ernia del disco

Rappresenta la conseguenza più grave della degenerazione discale.

Si produce quando la parte centrale del disco intervertebrale (nucleo polposo),

attraversa l’anello fibroso che lo racchiude e fuoriesce dal disco, andando a

comprimere il nervo.

Fra i disturbi più gravi che ne possono derivare ci sono le sciatalgie da compressione

del nervo sciatico.

Alterazione delle curve della colonna sono :

1. la scoliosi,

2. la schiena appiattita,

3.il dorso curvo o ipercifosi,

4.l’iperlordosi.

Tutte queste alterazioni, ed in particolare la SCOLIOSI e l’IPERLORDOSI, non sono

dovute al lavoro, ma se importanti, aumentano la probabilità di avere disturbi alla

schiena.

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ULTERIORI FATTORI CHE INCREMENTANO IL RISCHIO

Studi ergonomici hanno evidenziato ulteriori fattori critici, fattori oggettivi di incremento

del rischio correlati a:

1. INIDONEI AMBIENTI DI LAVORO: ristrettezza degli spazi liberi tra gli arredi, ostacoli,

dislivelli, tortuosità lungo i percorsi di transito; insufficienza del numero di locali

destinati al deposito che comportano eccessivi stoccaggi di materiali negli

ambienti di lavoro; inidoneità degli arredi per l’immagazzinamento; porte e

passaggi troppo stretti.

2. CARENZA E/O INADEGUATEZZA DI ATTREZZATURE: insufficienza di sollevapazienti,

barelle regolabili in altezza, carrozzine e ausili minori per i reparti di degenza, così

come scarsa presenza di letti articolati; insufficienza di carrelli meccanici e/o

manuali ed altre attrezzature meccaniche per il trasporto e il sollevamento di

oggetti pesanti nei magazzini e nei grandi depositi. Insufficiente attenzione

riservata alla manutenzione delle attrezzature destinate al lavoro.

3. NON OTTIMALE ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO: il personale ospedaliero è

frequentemente sottoposto a carichi dorso-lombari ripetuti, di intensità diversa,

talora concentrati nel tempo, sovente senza poter usufruire di pause fisiologiche

di ristoro. Studi internazionali hanno dimostrato che un infermiere può percorrere

anche 10 km per turno di lavoro e che la percorrenza avviene spesso trainando

o spingendo un carico. Spesso il turno lavorativo espone il personale sanitario a

posture fisse e/o incongrue.

A questi fattori ergonomici, si devono aggiungere altri aspetti individuali, fattori

soggettivi, che possono agire sui fattori oggettivi in modo additivo o moltiplicativo.

Tra gli altri si ricordano:

• ETÀ, SESSO. Questi parametri appaiono diversamente correlati con l’incidenza

del dolore lombare a seconda del tipo di studio condotto; si può trovare, quindi,

una prevalenza sia in classi giovanili, sia in classi più avanzate di età o di

anzianità specifica di mansione e di sesso.

• ANTROPOMETRIA. A questo proposito, si deve osservare che non solo la

conformazione fisica in se stessa costituisce un fattore di rischio (es. obesità,

rachitismo, nanismo), ma anche il fatto che le attrezzature sanitarie non sempre

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sono dotate di quella regolabilità ormai ampiamente diffusa nei comparti

produttivi. Inoltre si deve considerare la presenza di personale già portatore di

patologie al rachide.

• VITA SEDENTARIA. Nei paesi industrializzati la cultura fisica è notoriamente poco

curata, mentre ampiamente diffuse sono le abitudini di vita sedentarie; ciò

determina una diminuita efficienza muscolare dei soggetti chiamati a svolgere

compiti fisicamente gravosi.

• FATTORI PSICOSOCIALI. L’insoddisfazione lavorativa, la monotonia e altri fattori

collegati al disagio da lavoro sembrano elementi discretamente rappresentati

tra il personale sanitario.

MISURE DI GESTIONE DEL RISCHIO

La movimentazione manuale dei carichi comporta un rischio specifico e ben

determinato sia su operatori sani che su operatori con alterazioni del rachide; quindi il

personale esposto è sottoposto a sorveglianza sanitaria misura importante per la

prevenzione del rischio.

LA SORVEGLIANZA SANITARIA

[Titolo V art 48, comma 4 lettera c), D.Lgs 626/94]

Deve essere garantita dal datore di lavoro attraverso il medico competente per gli

addetti alle attività di movimentazione manuale dei carichi; è fatto altresì obbligo al

lavoratore di sottoporsi a visita medica quando questa è prevista.

Momento focale di tutto il percorso è quello di una puntuale “valutazione del rischio”,

al fine di individuare gli operatori esposti e sottoporre gli stessi alla visita medica

preventiva e periodica.

Per quanto riguarda la visita medica periodica, non viene indicata dalla norma la

periodicità di questa, essendo lo stesso medico competente a definire questa

periodicità in rapporto:

o alla risultanza della valutazione del rischio;

o alle condizioni cliniche del soggetto.

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L’attività di sorveglianza sanitaria si conclude con la definizione della idoneità specifica

alla mansione; quindi, la finalità ultima della sorveglianza sanitaria è quella di esprimere

la adeguatezza del rapporto tra specifica condizione di salute e specifica condizione

di lavoro attraverso:

a. La identificazione di eventuali condizioni “negative” di salute onde prevenirne

l’ulteriore evoluzione peggiorativa.

b. La identificazione di soggetti ipersensibili.

AZIONI CHE CONTRIBUISCONO A DIMINUIRE IL RISCHIO

Nell’ambito della prevenzione gli interventi che possono essere effettuati per limitare,

almeno parzialmente, l’incidenza di danni dorso lombari possono essere molteplici:

INFORMAZIONE - FORMAZIONE- ADDESTRAMENTO

Il D.Lgs. 626/94 ha introdotto l’obbligo per il datore di lavoro di effettuare formazione-

informazione permanente al personale esposto al rischio derivante dalla

movimentazione manuale dei carichi. Al momento informativo della assunzione segue

l’importante momento formativo Dalla informazione ricevuta al momento

dell’assunzione, al lavoratore viene erogata una specifica formazione (interna o

esterna) sui rischi professionali che la mansione comporta. Ciò consentirà all’operatore

di espletare le proprie attività in modo corretto, secondo specifiche procedure di

lavoro, evitando in tal senso l’esposizione indebita al rischio. Altrettanto importante è

l’addestramento del lavoratore all’utilizzo di attrezzature di lavoro, ausili meccanici e di

tecniche corrette per la movimentazione dei carichi.

Nelle attività infermieristiche numerosi studi hanno evidenziato come nello svolgimento

delle mansioni di mobilizzazione dei pazienti vengano frequentemente compiuti atti

ergonomicamente scorretti. Se la postura, cioè se la posizione del corpo è corretta

questa contribuisce a prevenire il mal di schiena, se è incongrua realizza condizioni di

sovraccarico meccanico (eccessivo impegno di strutture articolari, tendinee e

muscolari).

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La tabella seguente riporta i dati di un’analisi condotta in più ospedali nella quale si

evidenzia la prevalenza di procedure scorrette di attività di mobilizzazione di pazienti

Flessione > 60° durante il rifacimento di letti 71 %

Flessione > 60° durante il sollevamento di malati 42 %

Rotazione del tronco 33 %

Mancato utilizzo di ausili meccanici disponibili 26 %

- ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

• Corretta impostazione della rotazione sui turni lavorativi, evitando sia il

prolungamento dell’orario di lavoro oltre le otto ore, sia l’avvicendamento

ravvicinato dei turni (soprattutto nei reparti ad elevato carico lavorativo).

• Corretta distribuzione sia del personale sia dei compiti ad esso affidati.

• Corretta collocazione del personale che presenta limitazioni alla mansione svolta

in base alla presenza del rischio di movimentazione dei carichi e della presenza

o meno di ausili meccanici.

- FORNITURA DI AUSILI

Gli ausili per la movimentazione dei pazienti (sollevatori

meccanici, carrozzine, cinture per il trasferimento dei

pazienti, barelle, ecc.) e dei materiali (transpallet,

carrelli manuali, nastri o rulli trasportatori, carrelli

elevatori, piattaforme a pantografo, cinghie, ecc.)

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base alle specifiche esigenze del reparto/settore e della

disabilità dei pazienti e la loro facilità d’uso.

Un importante requisito richiesto perché un ausilio

venga effettivamente impiegato è la sua praticità, che

dipende dalla manovrabilità negli spazi a disposizione,

dalla rapidità di utilizzo, dall’accettabilità da parte del

paziente.

Il trasporto delle attrezzature è facilitato se queste

ultime sono dotate di ruote piroettanti di adeguato

diametro, o se le stesse sono collocate su propria base

mobile su ruote. Riveste quindi notevole importanza

l’effettuazione di una corretta manutenzione delle

attrezzature e degli ausili (particolare attenzione alle

ruote).

- AMBIENTI DI LAVORO

La rapida evoluzione della tecnologia ha generalmente reso inadeguati gli spazi delle

strutture ospedaliere per la continua ed incessante introduzione di nuove

apparecchiature tecnico-scientifiche. La necessità di nuovi, più ampi “spazi

assistenziali” va a discapito dei locali destinati a ripostiglio, magazzino, archivio, ecc.

La ristrettezza degli spazi liberi, la presenza dislivelli del pavimento, costituiscono un

indubbio ostacolo al corretto svolgimento delle mansioni di mobilizzazione dei carichi e

dei pazienti, sia perché impedisce l’assunzione delle posture corrette (in particolar

modo quando siano presenti attrezzature medicali), sia perché costituisce uno dei

principali motivi di non utilizzo degli ausili.

È perciò importante che le amministrazioni investano risorse economiche che si

configurano quasi sempre come impegni economici cospicui per interventi a lungo

termine finalizzati alla riprogettazione degli spazi.

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- PROGRAMMI DI GINNASTICA PREVENTIVA

Utili alla prevenzione dei dolori muscolo-scheletrici, attualmente poco praticati in Italia,

esercizi di ginnastica preventiva mirata sia alla mobilizzazione del rachide, sia al

potenziamento muscolare.

MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI PAZIENTI

L’attività di assistenza espone ad elevato rischio di movimentazione in considerazione

del fatto che i carichi da sollevare sono rappresentati proprio dal paziente che è per

l’appunto un “carico” particolare.

Quali sono i fattori di rischio aggiuntivi quando il carico da movimentare e’ il paziente:

aspetti legati alla tipologia del paziente stesso, possibilità di presa, ambienti di lavoro,

etc.

1. Gli aspetti legati alla tipologia del paziente

Si può distinguere il paziente in tre diverse tipologie:

1. totalmente non collaborante si intende il paziente non in grado di utilizzare gli arti

superiori ed inferiori e che pertanto nelle operazioni di trasferimento deve essere

completamente sollevato.

2. parzialmente collaborante si intende il paziente che ha residue capacità motorie e

che viene pertanto solo parzialmente sollevato

3. autosufficiente.

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Va considerato, inoltre, che la movimentazione manuale dei pazienti non deve

arrecare danno al paziente stesso, pertanto, deve essere prestata particolare

attenzione alla posizione di presa, alla forza esercitata, alla velocità dei movimenti ed

alla durata dello spostamento.

2. Le possibilità di presa

Nonostante il corpo umano presenti una certa simmetria, non costituisce una struttura

compatta; inoltre le dimensioni del corpo da movimentare sono paragonabili (in

qualche caso anche superiori) alle dimensioni dell’operatore che deve eseguire la

movimentazione. Di conseguenza le manovre di movimentazione manuale dei

pazienti risultano più difficili.

In aggiunta possono rappresentare difficoltà di presa dei pazienti la presenza di

immobilizzazioni gessate che possono sbilanciarne il peso, l’impossibilità ad utilizzare

tutti i punti di presa, la presenza di apparecchiature di diagnosi e cura sul paziente

allettato, ecc.

3. Trasporto di letti e altre attrezzature

Condizioni aggiuntive di rischio sono rappresentate da:

tipologia del carico da trasferire (letto + paziente + eventuali attrezzature sanitarie);

condizioni non adeguate di manutenzione dei letti;

letti non adeguati;

attrezzature.

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CONSIGLI COMPORTAMENTALI E TECNICHE DI PRESA

Per una movimentazione corretta è fondamentale:

• riuscire a individuare in ogni paziente tutte le residue possibilità di collaborazione;

• collocare le mani in punti di presa specifici, per favorire lo spostamento del paziente

in modo sicuro;

• assumere corrette posizioni di lavoro, che salvaguardino la schiena.

E’ bene tentare di coinvolgere sempre e comunque il paziente nello spostamento,

incoraggiandolo ad una collaborazione attiva, seppur minima. Questo per un duplice

obiettivo: stimolare il paziente a superare la sua passività, infondendogli fiducia e

permettendogli di partecipare attivamente a tutte le operazioni che lo riguardano;

facilitare, per mezzo di questa collaborazione, il lavoro dell’operatore, risparmiandogli

un eccessivo sforzo muscolare. Mai sostituirsi al paziente nei movimenti, se non è

indispensabile sul piano clinico!

La mancata collaborazione di un paziente può dipendere, oltre che da disturbi fisici,

anche da deficit comunicativi, cognitivi e comportamentali (es. paziente che cessa di

collaborare e si lascia cadere). La disabilità, intesa come incapacità funzionale,

rappresenta un fattore da tener sempre presente nella scelta della strategia di

movimentazione del paziente. Nel trattare pazienti parzialmente disabili, la cui

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patologia è nota, è preferibile, come detto, anche nell’interesse dello stesso paziente,

sollecitarlo a dare un contributo personale alla mobilizzazione, piuttosto che sollevarlo

di peso.

►Buona tecnica

Le manovre di buona tecnica si propongono di migliorare l’esecuzione di un gesto,

evitando sovraccarichi funzionali sull’apparato scheletrico e muscolare e in particolare

sulla colonna vertebrale.

Questo si ottiene utilizzando al meglio lunghe catene cinetiche, punti di appoggio,

leve favorevoli, principi di stabilità.

E’ chiaro che l’utilizzo di ausili meccanici sostituisce completamente la manovra

affaticante, per cui è parte integrante della buona tecnica l’adeguato utilizzo di questi

dispositivi, ogni qualvolta sia possibile.

Le prime volte che verranno utilizzate le modalità consigliate potranno verificarsi alcuni

problemi:

• si avrà la sensazione di fare più fatica: questo è dovuto al fatto che vengono

utilizzati muscoli abitualmente poco allenati;

• una sensazione di maggiore fatica può dipendere anche dall’impegno mentale

necessario per effettuare in modo diverso operazioni che prima venivano

eseguite in modo “automatico”;

• si impiegherà più tempo, perché devono essere apprese nuove modalità

E’ importante non lasciarsi scoraggiare da queste iniziali difficoltà sapendo che,

continuando a mettere in pratica i consigli forniti, esse diminuiranno.

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►Collaborazione

Il ruolo attivo che il paziente può svolgere all’interno della buona tecnica, rappresenta

una parte fondamentale di questo argomento.

Come detto in precedenza, la collaborazione del paziente andrà stimolata,

spiegando chiaramente l’operazione che ci si accinge ad eseguire. Si dovranno

scomporre le singole fasi del movimento, indicando di volta in volta al paziente cosa

deve muovere e in che direzione.

E’ importante aspettare che il paziente esegua i movimenti richiesti, anche se in un

primo tempo possono sembrare molto difficili o troppo lenti e la scarsità di tempo a

disposizione indurrebbe a una assistenza passiva.

Ad esempio le condizioni di equilibrio durante la movimentazione manuale di un

paziente sono determinate da:

• posizione del BARICENTRO DEL SISTEMA (baricentro dell’operatore + baricentro

del carico/paziente = punto di applicazione di tutte le forze peso del sistema)

• ampiezza della base d’appoggio

BARICENTRO DELL’OPERATORE = NERO

BARICENTRO DEL PAZIENTE = ROSSO

BARICENTRO DEL SISTEMA = GIALLO

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►Prese tra operatori

Presa dei polsi Presa delle dita

ALCUNI ESEMPI DI PRESE DEL PAZIENTE

►Regole generali per la movimentazione dei pazienti

� posizionarsi il più vicino possibile al paziente;

� flettere le ginocchia, mai la schiena e allargare la base d’appoggio;

� sfruttare il peso del proprio corpo come contrappeso, riducendo lo sforzo

muscolare attivo.

►Presa crociata

E’ un tipo di presa molto sicura che permette, stringendo il paziente saldamente al

torace dell’operatore, di ridurre al minimo la distanza tra il baricentro del paziente e

quello dell’operatore.

Dal momento che il paziente viene stretto con tutto l’apparato flessore

dell’avambraccio e della mano in una “morsa”, si riducono i rischi che lo stesso scivoli

durante la manovra di sollevamento e che si creino situazioni pericolose per il paziente

stesso ed ulteriori rischi di lesione acuta per il rachide dell’operatore.

Una variante della presa crociata è quella della presa crociata effettuata da un solo

operatore: ci si pone dietro al paziente, gli si mettono le braccia conserte sul torace, si

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passano gli arti superiori dell’operatore tra le braccia del paziente e il suo torace.

Poi si afferrano “a polsi flessi” gli avambracci del paziente e prima di iniziare la

movimentazione ci si deve accertare che la presa sulle braccia del paziente sia ben

stretta.

Per sollevare un paziente è molto interessante la cosiddetta “tecnica australiana”,

poiché prevede di sollevare il paziente in due operatori, sostenendolo sulla spalla: in

questo modo si riduce al minimo la distanza tra il baricentro del paziente e quello degli

operatori.

Analizzando un’altra posizione, per esempio quando si deve stare chinati sul letto del

paziente, se è possibile appoggiare la mano libera sul letto, l’arto superiore diventa un

pilastro su cui scaricare gran parte del peso del proprio tronco, che non dovrà così

essere contrastato dalla tensione dei muscoli della schiena.

Un buon appoggio della mano può scaricare fino a circa l’80% del peso del tronco.

►Presa australiana (in due operatori)

La presa australiana, che prevede il sollevamento del paziente appoggiando la spalla

dell’operatore sotto il cavo ascellare del paziente, può essere usata in svariate

situazioni, per esempio per spostarlo nel letto, verso il cuscino.

Per effettuare questa presa il paziente deve essere seduto sul letto, con la stessa

manovra utilizzata per il passaggio da supino a seduto del paziente.

Gli operatori si ritrovano girati verso la testata del letto; possono avere un ginocchio sul

letto o comunque gli arti inferiori sono distanziati con un piede avanti e l’altro indietro a

ginocchia lievemente flesse.

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Di seguito, essi infilano la propria spalla sotto la spalla del paziente, afferrandosi poi

reciprocamente gli avambracci sotto la coscia del paziente e la mano libera va ad

appoggiarsi sul letto.

In questo movimento, effettuato da tutto il corpo dell’operatore, non hanno parte

attiva la schiena e l’arto superiore che sostengono il paziente, il quale viene così

sollevato dal letto quel tanto che basta per non strisciare la cute sulle lenzuola.

In questa manovra si rivela molto utile un telo ad alto scorrimento, anche di piccole

dimensioni.

►Manovra di Valsala

Durante lo sforzo per sollevare un carico, è quasi istintivo trattenere il respiro

eseguendo, anche se involontariamente, la manovra di Valsalva, ossia un’espirazione

forzata a glottide chiusa.

Ciò implica un aumento della pressione endocavitaria, toracica e addominale,

attraverso un aumento del lavoro contemporaneo degli addominali e degli estensori

del tronco ed è probabile che l’aumento della pressione intra-addominale agisca

aumentando la stabilizzazione del rachide.

INDICAZIONI ERGONOMICHE PER LA MOVIMENTAZIONE DI PAZIENTI E DI CARICHI NELLE

ATTIVITA’ DI ASSISTENZA

L’operatore che si appresta a movimentare carichi o pazienti deve controllare di

essere adeguatamente vestito e calzato e indossare i Dispositivi di Protezione

Individuale (DPI) previsti per la sua mansione.

Quando nella giornata lavorativa i compiti di movimentazione sono frequenti,

l’operatore deve considerare l’ergonomia dei suoi gesti ripetuti. La correttezza della

postura richiede un nostro controllo volontario e contribuisce a prevenire il mal di

schiena.

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Durante la mobilizzazione del paziente o del carico, la base di appoggio deve essere

allargata con ginocchia semiflesse e tronco eretto

Porsi il più possibile vicino al paziente o al carico da movimentare e se il peso da

sollevare è posto vicino al suolo, flettere le ginocchia e non la schiena

Evitare movimenti di torsione del tronco, specie se il tronco è già flesso; in taluni casi è

meglio suddividere lo spostamento in più fasi

Utilizzare per lo spostamento del paziente, il trasferimento del proprio peso da un arto

all’altro nella direzione del movimento (affondo), se necessario appoggiando un

ginocchio sul letto del paziente

Per sostenere un carico troppo pesante, avvicinarlo al corpo evitando di incurvare la

schiena

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Nel movimentare carichi, se è possibile, distribuire il peso sui due lati

Suddividere quando possibile, carichi di peso elevato in carico di peso minore

Preservare una buona visibilità durante il trasporto ponendo particolare attenzione ai

carichi ingombranti.

Se non è possibile suddividere un peso elevato, effettuare il sollevamento e/o lo

spostamento in due o più operatori.

Sollevandosi da terra eseguire i movimenti lentamente e mai a strappi, specie sotto

sforzo.

Se si eseguono movimentazioni a postura fissa (in ginocchio o accucciati), cambiare di

tanto in tanto posizione o comunque alzarsi per rilassare e stirare i muscoli delle gambe

e del tronco.

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A B

Nelle azioni di spinta o traino, è meglio spingere un peso (A) che tirarlo. (B)

Se si sposta un grosso carico, appoggiarsi con la schiena al carico e spingere

utilizzando la forza delle gambe lievemente piegate

Non sollevare un carico alzando le braccia al di sopra delle spalle; per spostare un

peso in alto, salire su uno sgabello stabile o una scaletta.

Se si sta a lungo in piedi, appoggiare alternativamente un piede su un rialzo ed evitare

di incurvare la schiena.

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Quando l’attività lo consente (medicazioni, prelievi, ecc.),

è preferibile sedersi, evitando di incurvare la schiena

Per la movimentazione dei carichi, soprattutto quando è necessario trasportarli per

lunghi percorsi, in rapporto al loro peso ed ingombro, è utile ricorrere ad attrezzature

idonee come carrelli.

Attenzione: caricare i carrelli in modo stabile, avendo cura di distribuire i carichi in

modo equilibrato e ben distribuito. Non sovraccaricare i carrelli.

Per la movimentazione dei pazienti, utilizzare gli ausili eventualmente presenti in reparto

(sollevapazienti, ausili minori, ecc.)

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PARTE SECONDA

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SOLLEVAMENTI BASE IN CONDIZIONI DI SICUREZZA

►Sollevamento ortodosso

Due operatori stanno in piedi, a lato del paziente,con ginocchia ed anche

flesse, piedi separati di cui uno posto nella direzione del movimento e

tronco diritto; le braccia degli operatori passano al di sotto delle ascelle del

paziente e le mani sono poste sul dorso e sotto le cosce del paziente; presa

di polso per le mani degli operatori

►Sollevamento con presa crociata

Il paziente è seduto sul letto. Un operatore pone un ginocchio sul letto

dietro il paziente mentre l’altro arto è posato a terra con ginocchio

semiflesso; le braccia da dietro si portano in avanti passando sotto le

ascelle e le mani afferrano i polsi del paziente; l’altra mano sorregge le

gambe. In assenza di un operatore, se il paziente può usare almeno una

gamba, piegarla chiedendogli di spingere sul tallone

►Sollevamento di spalla

Il paziente è seduto sul letto; due operatori ai lati del letto,stanno in piedi

spalla a spalla, leggermente dietro al paziente, ginocchia ed anche piegate,

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tronco eretto, piedi separati di cui uno orientato nella direzione del

movimento; le spalle degli operatori sono sotto le ascelle del paziente e le

mani sono sotto le cosce; presa di polso o dita per le mani degli operatori: il

sollevamento si raggiunge raddrizzando anche le ginocchia

PER LA MOVIMENTAZIONE DEL PAZIENTE OCCORRE SAPERE:

1 Quando non si conosce il grado di autonomia del paziente, far precedere

alla movimentazione un esame rapido del paziente;

ESAME RAPIDO DEL PAZIENTE PER VALUTARE

• Udito

• Vista

• Comprensione

• Motilità

2 Nel caso di disturbi accertati della motilità è necessario conoscere la

patologia di cui il paziente è affetto;

3 In certi casi, l’autonomia del paziente può variare giornalmente (ad

esempio dopo intervento chirurgico,…)

PER LA MOVIMENTAZIONE DEL PAZIENTE OCCORRE FARE

L’ operatore deve vestirsi adeguatamente indossando le scarpe in dotazione

a. Preparare il paziente vestendolo e facendogli indossare scarpe chiuse.

b. Spiegare al paziente ciò che si andrà a fare e, se possibile, richiedere

la sua collaborazione.

c. Se necessario, richiedere la collaborazione di uno o più operatori. Se

la manovra è eseguita da due o più operatori, solo uno deve

assumere la funzione di coordinatore, dando il tempo a colleghi e

paziente per l’esecuzione del movimento

d. Preparare la zona di manovra

• frenare il letto

• adeguarne l’altezza, se possibile, e orizzontalizzarne il piano

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• abbassare e/o togliere le sbarre di contenzione

e. Per trasferire il paziente dal letto alla sedia e viceversa

• preparare lo spazio adeguato di manovra (90 cm. spazio minimo)

• posizionare la sedia o la carrozzina dal lato più idoneo per il paziente

• bloccare la carrozzina, dopo averla preparata

f. Per trasferire il paziente dal letto alla barella/doccia-barella e

viceversa

• preparare lo spazio adeguato di manovra

• frenare barella/doccia-barella

• posizionarsi correttamente nel caso di trasferimento a tre operatori

senza ausili

g. Controllare la propria postura, soprattutto durante le attività di

movimentazione

N.B. Ogni patologia presenta difficoltà diverse.

PROCEDURE OPERATIVE

1) SPOSTAMENTI SUL PIANO DEL LETTO

EVITARE:

- frizione cute

- prese scorrette (rischio di lussazione spalla/anca)

- posizione scorretta del paziente

►Paziente parzialmente collaborante:

Insegnare al paziente come spostarsi da solo o con minimo aiuto

►Paziente non collaborante:

� sollevamento ortodosso

� sollevamento ortodosso modificato con telo di trasferimento o

traversa

� sollevamento ortodosso modificato con sostegno della testa

� sollevamento di spalla

� sollevamento con presa crociata

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AUSILI:

- TELI DI TRASFERIMENTO*

- ACCESSORIO PER SOLLEVAMENTI*

*sostituibile con traversa

2) ROTOLAMENTO SUI FIANCHI

EVITARE:

- prese scorrette (rischio di lussazione spalla/anca)

- scorretto posizionamento degli arti inferiori del paziente

- scorretto posizionamento degli arti superiori del paziente

- compressione cateteri venosi, arteriosi, vescicali, drenaggi, ecc…

►Paziente parzialmente collaborante:

Insegnare al paziente come rotolare da solo o con minimo aiuto

►Paziente non collaborante:

Posizionare il paziente vicino al bordo del letto, flettendogli un arto nella

direzione del rotolamento; le mani dell’operatore, poste dietro la spalla e sul

bacino, muovono il paziente

AUSILI:

- TELO DI TRASFERIMENTO PER ROTAZIONI SUL LETTO

sostituibile con una traversa

3) PASSAGGIO SUPINO/SEDUTO SUL BORDO DEL LETTO

EVITARE:

- prese scorrette degli operatori

- prese scorrette del paziente

- arti inferiori del paziente penzoloni dal letto

►Paziente parzialmente collaborante:

“Pilotare” il movimento con opportuni suggerimenti

►Paziente non collaborante:

Suddividere lo spostamento in più fasi:

� avvicinare il paziente sul bordo del letto (eventualmente ruotarlo sul

fianco)

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� Fargli scivolare gli arti inferiori fuori dal letto

� Ruotarlo “en bloc” sostenendogli il tronco e guidandogli il bacino

N.B. valutare le potenzialità del paziente

4) TRASFERIMENTO LETTO/CARROZZINA, CARROZZINA/WC

►Paziente parzialmente collaborante:

EVITARE:

- prese scorrette degli operatori

- inadeguate calzature del paziente

(non usare calze, lenzuola e pantofole)

scorretto uso degli ausili

Posizionare la carrozzina correttamente;

Far appoggiare al paziente i piedi a terra e richiedergli il sostegno agli arti

superiori

►Paziente non collaborante:

Sollevamento ortodosso, con presa crociata o di spalla con paziente seduto

sul bordo del letto

Il paziente con tronco debole richiede spostamento con presa crociata dalla

posizione supina

5) TRASFERIMENTO CARROZZINA/LETTO

► Paziente parzialmente collaborante:

EVITARE:

- prese scorrette degli operatori

- inadeguate calzature del paziente

(non usare calze, lenzuola e pantofole)

Posizionare la carrozzina correttamente;

Far appoggiare al paziente i piedi a terra e richiedergli il sostegno agli arti

superiori

► Paziente non collaborante:

� Sollevamento di spalla e ortodosso con paziente seduto

� Il paziente con tronco debole richiede spostamento con presa crociata

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dalla posizione supina

6) SISTEMAZIONE DEL PAZIENTE SEDUTO

EVITARE:

- prese improprie, dannose per l’operatore e per il paziente

- scorretta posizione arti e bacino

►Paziente parzialmente collaborante:

Insegnare al paziente come evitare lo scivolamento dalla carrozzina

►Paziente non collaborante:

Presa crociata attraverso le braccia con uno o più operatori: l’operatore si

pone dietro al paziente seduto e fa passare le sue braccia da dietro in avanti

afferrando i polsi del paziente; se il paziente è poco collaborante un altro

operatore può posizionare e bloccare gli arti inferiori

AUSILI:

- CUSCINO ANTIDECUBITO

- TELO DI TRASFERIMENTO*

- EVENTUALE CONTENZIONE PER IL BACINO O IL TRONCO

* sostituibile con traversa

MOVIMENTAZIONE MANUALE DI CARICHI

NELL’ATTIVITA’ DI ASSISTENZA

Anche questo tipo di operazioni, pur essendo solo in parte collegate

all’assistenza vera e propria al paziente, viene svolto quotidianamente dagli

operatori sanitari, pertanto si ritiene utile fornire alcune informazioni

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Residenza Cieloazzurro – la movimentazione manuale dei Carichi

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pratiche.

E’ preferibile spostare oggetti nella zona compresa tra l’altezza delle spalle e

l’altezza delle nocche (mani a pugno lungo i fianchi).

Posizionare gli oggetti pesanti e/o di più frequente uso negli scaffali di

mezzo, negli scaffali più bassi (al di sotto delle nocche) e in quelli più alti (al

di sopra dell’altezza spalle) riporre gli oggetti più leggeri e/o di uso meno

frequente.

Durante queste operazioni, evitare di inarcare troppo la schiena ed

eventualmente usare una scaletta idonea.

Utilizzare, per la biancheria, carrelli poco profondi, al fine di evitare

piegamenti a rischio per la schiena ed evitare di gettare sul pavimento i capi

che dovranno essere successivamente raccolti.

Nel collocare in armadi e scaffali biancheria e oggetti vari:

• evitare di inarcare la schiena; usare una scaletta per raggiungere i ripiani

più alti

• non piegare la schiena ma flettere le ginocchia, per raggiungere i ripiani

più bassi

Nello spostare oggetti in senso laterale:

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• evitare di ruotare il tronco, ma girare tutto il corpo

• il carrello va posizionato con un angolo di 90° rispetto agli scaffali

Operazioni al letto del paziente:

• in tutte le operazioni che richiedono di flettere il tronco, appoggiare un

ginocchio sul letto;

• se si tratta di assistenza a bambini, abbassare le spondine del letto e

flettere le ginocchia

Rifacimento letti:

• non piegare la schiena; flettere le ginocchia; allargare la base

d’appoggio

Utilizzo, riordino, pulizia arredi:

• non piegare la schiena; flettere le ginocchia

Lavaggio dei pavimenti:

• usare carrelli con ruote

• portare il peso del corpo alternativamente su una gamba, poi sull’altra

• non ruotare il tronco, ma girare i piedi

Esecuzione di operazioni (ad esempio, medicazioni) prelevando oggetti da

un carrello:

• evitare di ruotare solo il tronco, ma girare tutto il corpo

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Requisiti dei carrelli:

• presenza di almeno 2 ruote girevoli e di diametro sufficiente,

posizionate dal lato delle maniglie, o meglio ancora, 4 ruote girevoli, per

muoversi meglio in spazi ristretti

• eventuale dotazione di sistema frenante sulle ruote, in caso di percorsi

su rampe

• dimensioni di un carrello per trasporto materiali: lunghezza x larghezza

x altezza massime cm. 130 x 100 x 140, oppure deve essere predisposto

per essere tirato e non spinto

MOVIMENTAZIONE MANUALE DI CARICHI

Prima di sollevare o trasportare un oggetto, è importante conoscere:

►Quanto pesa: il peso deve essere scritto sul contenitore.

• Se supera i valori limite, non va sollevato manualmente da soli: usare

preferibilmente un ausilio meccanico oppure effettuare il sollevamento

in più operatori.

• La temperatura esterna dell’oggetto: se troppo calda o fredda, è

necessario utilizzare indumenti protettivi.

• Le caratteristiche di contenitore e contenuto: se pericoloso è

necessario manovrarlo con cautela e secondo le specifiche istruzioni.

• La stabilità del contenuto: se il peso non è distribuito uniformemente

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Residenza Cieloazzurro – la movimentazione manuale dei Carichi

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dentro il contenitore o si sposta nel trasporto, può derivarne pericolo.

Sollevamento manuale

Per movimentare manualmente oggetti e carichi in modo corretto, è

importante conoscere, oltre al peso, le giuste posizioni per non incorrere in

dolori dorso-lombari.

o Prima pensa, poi solleva

o Essere in posizione stabile.

o Sollevare il carico partendo dalla posizione accovacciata (abbassarsi

solo quanto è necessario)

o Tenere la schiena dritta.

o Tenere il carico vicino al corpo.

o Non sollevare il carico a strattoni.

o Evitare la torsione del busto.

AUSILI

Attrezzature, dispositivi e strumenti di lavoro concepiti per ausiliare gli

operatori nelle operazioni di sollevamento e trasferimento del paziente non

collaborante o parzialmente collaborante. Sono considerati ausili maggiori:

sollevatori, carrozzine, comode e barelle. Sono considerati ausili minori:

cinture ergonomiche, tavole a rullo, teli ad alto scorrimento, pedana

girevole, assi di scivolamento, trapezio.

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Prima dell’acquisto è opportuno:

• scegliere l’ ausilio più adatto in relazione alle problematiche riscontrate

• chiedere al fornitore una dimostrazione pratica sulle caratteristiche

tecniche e sulle modalità d’uso dell’ausilio

• accertarsi che gli arredi e gli spazi siano compatibili con l’uso dell’ausilio

proposto (ad esempio: abbastanza spazio sotto il letto per inserire il

sollevatore)

Prima dell’uso è opportuno:

• che gli operatori vengano opportunamente addestrati all’uso, ad esempio

provando ad usare l’attrezzatura tra di loro prima di usarla con i pazienti

• individuare per quali pazienti deve essere impiegato l’ausilio di

sollevamento, indicando per ognuno di loro la corretta tecnica da applicare.

• parlare con i pazienti dell’attrezzatura di ausilio impiegata, per far capire il

significato del loro impiego, questo farà sì che i pazienti stessi si sentano

rassicurati

Al fine di garantire il corretto utilizzo delle attrezzature è opportuno:

• assicurarsi che l’attrezzatura sia sottoposta a regolare controllo e che

venga effettuata una regolare manutenzione

• depositare sempre l’attrezzatura in un posto accessibile, vicino al luogo

dove viene più frequentemente usata.

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ALCUNI CONSIGLI COMPORTAMENTALI

Per mantenere la schiena in buona salute, per alleviarne i dolori,occorre

anche rilassare, stirare, rinforzare alcuni particolari gruppi muscolari.

1. - IL RILASSAMENTO va eseguito prima degli altri esercizi o quando senti il collo e la

schiena particolarmente stanchi.

2. - LO STIRAMENTO va eseguito con calma: non devi provare dolore, ma solo una

sensazione di tensione.

3. - IL RINFORZO serve ad aumentare la forza di alcuni muscoli che in genere non vengono

usati ( es.: addominali, glutei, muscoli della coscia, ecc.) e che invece, correttamente

utilizzati, servono ad alleviare il carico di lavoro della schiena

Esegui i seguenti esercizi nell’ordine in cui vengono illustrati

almeno due volte alla settimana. L’insieme degli esercizi

dura circa mezz’ora.

RILASSAMENTO DEL MUSCOLI DEL COLLO

Assumere questa posizione più volte durante il giorno e mantenerla per

alcuni minuti respirando profondamente.

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Residenza Cieloazzurro – la movimentazione manuale dei Carichi

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RILASSAMENTO DELLA SCHIENA

Steso a terra con le gambe piegate, respira profondamente, inspirando dal

naso ed espirando lentamente dalla bocca. Fare 20 respirazioni complete.

Cercare di sentire che non solo il torace, ma anche la pancia si alza e si

abbassa durante la respirazione.

STIRAMENTO DEI MUSCOLI POSTERIORI

Dalla posizione di rilasciamento a terra, abbracciare i ginocchi e, lentamente,

portarli il più vicino possibile alla fronte. Mantenere questa posizione per 15

secondi.

Ripetere 5 volte.

RINFORZO DEI MUSCOLI ADDOMINALI

Dalla posizione di rilasciamento, Avvicinare i ginocchi alla pancia e,

inspirando, sollevare il capo e le spalle, poi soffiare con forza.

Ripetere 5 volte.

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Residenza Cieloazzurro – la movimentazione manuale dei Carichi

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RINFORZO DEI MUSCOLI ADDOMINALI

Seduto a terra con le gambe piegate e i piedi ben appoggiati, mani dietro la

nuca e tronco ben eretto, lasciare che il tronco vada indietro, Fermarsi

quando i piedi tendono a sollevarsi da terra. La posizione deve essere

mantenuta almeno 10 secondi.

Ripetere 5 volte.

STIRAMENTO DEI MUSCOLI POSTERIORI

Seduto su una sedia, la schiena ben diritta,i piedi appoggiati a terra, le

gambe leggermente allargate. Abbandonare le braccia fra le gambe, lasciarsi

cadere in avanti a partire dalla testa fino a toccare terra con il dorso delle

mani. Restare in questa posizione qualche istante, poi tirarsi su lentamente:

prima la schiena, poi il dorso, le spalle e infine la testa.

Ripetere l’esercizio 5 volte.

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STIRAMENTO DEI MUSCOLI DEL COLLO

Mettersi in questa posizione, Intrecciare le dita sulla testa e tirare

lentamente il capo in basso. Restare così per 10 secondi.

Ripetere 10 volte.

RINFORZO DEI MUSCOLI DELLE SPALLE

Seduto, con la schiena ben diritta, Allargare le braccia e descrivere 10 piccoli

cerchi con le mani. Portare le braccia in alto e fare altri 10 piccoli cerchi.

STIRAMENTO DEI MUSCOLI PETTORALI

Da seduto, afferrare un asciugamano per le estremità, portarlo in avanti, poi

verso l’alto e quindi indietro, Se ci si riesce senza provare dolore. Le braccia

devono rimanere ben diritte.

Ripetere 5 volte.

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MOBILIZZAZIONE DELLE SPALLE

Sollevare le spalle, contare fino a 10, poi rilassarle. Portarle in basso,

contare fino a 10, poi rilassarle.

Ripetere 5 volte.

STIRAMENTO DEI MUSCOLI DELLA SPALLA

In posizione seduta portare una mano tra le scapole tenendo il gomito bene

in alto. Per aumentare lo stiramento aumentare progressivamente

l’estensione del capo. Mantenere la posizione per 20 secondi.

Ripetere alternando per 5 volte.

MOBILIZZAZIONE DEL COLLO

Spingere il mento e il collo in avanti, poi tornare in posizione normale.

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Ripetere 10 volte.

Si possono anche ”disegnare” nell’aria con la punta del naso i numeri da 1 a

9 per finire con lo 0. Muovere il capo lentamente e in modo più ampio

possibile.

Ripetere questo esercizio più volte durante la giornata.

IN GENERALE

Evitare la vita sedentaria! Camminare , fare le scale, e se possibile, Fare uno

sport. Tuttavia, evitare quelli che affaticano la colonna vertebrale: judo, sci

acquatico, equitazione, motocross, ecc.

Ricordare inoltre che il soprappeso e i tacchi alti peggiorano i dolori di

schiena.

SE SI FREQUENTA GIÀ UNA PALESTRA

Evitare tutti quegli esercizi che costringono ad ”inarcare” la schiena, cioè che

provocano ”iperlordosi”; evitare inoltre salti e saltelli. Gli esercizi in

”iperlordosi” sono pericolosi: possono provocare ”dislocazioni”

(sublussazioni) delle faccette articolari posteriori delle vertebre con

comparsa di dolori lombari o addirittura di lombalgie acute.

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