Protezione di minori e vulnerabili - Istituto San LucaNel 2017 l’Onu ha riferito che, in 38 Pa -...

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Vescovi obbligati a denunciare ai giudici N asce la pastorale per la tutela dei minori. È questa la novità più significativa, assieme all’obbligo “mora- le” per i vescovi di denuncia all’autorità giudiziaria in ca- so di abusi sui minori, delle “Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vul- nerabili” approvate dall’As- semblea generale della Cei riunita dal 20 al 23 maggio. Il documento è frutto di un lavoro di studio di quasi tre anni, prima del Gruppo e poi del Servizio naziona- le per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili guidato dall’arcivescovo di Ravenna-Cervia, mons. Lo- renzo Ghizzoni. La portata della sfida che la Chiesa ita- liana ha deciso di affrontare è enorme, a partire dall’a- zione pastorale e formativa da avviare, anche nei con- fronti dei ragazzi, in ogni territorio, a protezione dei più piccoli e vulnerabili, una preoccupazione che dovrà essere dell’intera comunità cristiana, delle parrocchie, delle diocesi. Mons. Ghizzoni, qual è la principale novità contenu- ta in queste linee guida? «La vera svolta è l’introdu- zione dell’obbligo di denun- cia all’autorità giudiziaria da parte dell’ordinario del luogo (il vescovo, ndr ) nel quale avviene un possibile abuso da parte di un chieri- co. Ovviamente dopo averne vagliato la verosimiglianza. Il vescovo aveva già l’obbli- go di avviare un’indagine cosiddetta “previa”, cioè rac- cogliere elementi da inviare alla Congregazione per la Dottrina della fede e, nel ca- so, avviare un procedimen- to canonico. Ma nelle linee guida introduciamo anche l’obbligo morale (perché dal punto di vista giuridico in Italia non lo avremmo) di in- formare anche l’autorità giu- diziaria, che ha mezzi molto più efficaci di indagine, que- sto è il punto. O meglio, do- po aver fatto l’indagine “pre- via” sulla segnalazione, noi incoraggiamo anzitutto la denuncia da parte di chi l’ha presentata o dei genitori o tutori, se minorenne. Se non la vogliono fare, prepariamo noi un esposto, informan- do di questo chi segnala. Se si opporranno, chiederemo che questa opposizione alla denuncia sia scritta, debita- mente documentata e ragio- nevolmente giustificata». Prima di tutto, quindi, la tutela del minore. PASTORI I vescovi italiani all’apertura dell’assemblea generale della Cei durante l’intervento di papa Francesco, il 20 maggio scorso. Attenzione anche per i colpevoli di abuso Nelle linee guida ci sono indicazione su come accompagnare gli abusatori, dopo la fine dei processi, se sono disponibili. Spesso queste persone se ne vanno dalla Chiesa e dal territorio nel quale hanno commesso un abuso. Cei Adottate nell’ultima assemblea generale le Linee guida valide per tutte le diocesi italiane. Le illustra mons. Lorenzo Ghizzoni, direttore del Servizio nazionale per la tutela dei minori Daniela Verlicchi Protezione di minori e vulnerabili 2 domenica 9 giugno 2019 p La dignità umana va messa al centro per il recupero della persona La prevenzione è fondamentale fin da bambini C hi invoca soltanto la degenerazione dei tempi moderni, rischia di non tenere in considerazione come negli ultimi decenni sia cambiata la possibilità di parlare più aperta- mente di abusi, nel momento in cui categorie so- ciali finora intoccabili non lo sono più. La parola abuso è quasi automaticamente col- legata all’ambito sessuale e, nel linguaggio co- mune, si fatica a trasferirla anche alla sfera di quel potere distorto, malato, esercitato con vio- lenza, fisica e verbale, sull’altro. Eppure questo tipo di fenomeno non è da meno e i casi a esso correlati nella società a livello globale sono fre- quentissimi. Nel 2017 l’Organizzazione mondiale della sa- nità ha stimato che nel mondo fino a un miliardo di minori tra i 2 e i 17 anni ha subito violenze o negligenze fisiche, emotive o sessuali. Nel 2014 l’Unicef denunciava che gli abusi sessuali (dal palpeggiamento allo stupro) riguardebbero oltre 120 milioni di bambine (sono loro le principali vittime). Nel 2017 l’Onu ha riferito che, in 38 Pa- esi del mondo a basso e medio reddito, quasi 17 milioni di donne adulte hanno ammesso di aver avuto un rapporto sessuale forzato durante l’in- fanzia (fonte: note del Discorso di papa Francesco al termine dell’incontro “La protezione dei minori nella Chiesa” , Vaticano 21-24 febbraio 2019, edi- zioni Paoline). «Culturalmente c’è bisogno di parlare di abusi ad ampio spettro – sottolinea Silvia Destro, psi- coterapeuta – Papa Francesco ha avuto un’intui- zione grande parlando di soggetti vulnerabili sia per le vittime che per gli abusatori ed è così che dobbiamo lavorare a tutti i livelli». Come dobbiamo parlarne? «Con conoscenza tecnica, rispetto, senza ap- prossimazione. Oggi siamo tuttologi a seconda degli eventi e i social media ci hanno deviato, facendoci immaginare onnipotenti». Quali sono i principali fattori di vulnerabi- lità? «Nella maggior parte dei casi, c’è un’esperienza di abuso pregressa mai dichiarata nell’abusatore. Per il minore il fattore invece è rappresentato da una famiglia socialmente isolata. Oggi abbiamo Gli abusi nel mondo Tatiana Mario

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Vescovi obbligati a denunciare ai giudici Nasce la pastorale per

la tutela dei minori. È questa la novità più significativa,

assieme all’obbligo “mora-le” per i vescovi di denuncia all’autorità giudiziaria in ca-so di abusi sui minori, delle “Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vul-nerabili” approvate dall’As-semblea generale della Cei riunita dal 20 al 23 maggio.

Il documento è frutto di un lavoro di studio di quasi tre anni, prima del Gruppo e poi del Servizio naziona-le per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili guidato dall’arcivescovo di Ravenna-Cervia, mons. Lo-

renzo Ghizzoni. La portata della sfida che la Chiesa ita-liana ha deciso di affrontare è enorme, a partire dall’a-zione pastorale e formativa da avviare, anche nei con-fronti dei ragazzi, in ogni territorio, a protezione dei più piccoli e vulnerabili, una preoccupazione che dovrà essere dell’intera comunità cristiana, delle parrocchie, delle diocesi.

¶Mons. Ghizzoni, qual è la

principale novità contenu-ta in queste linee guida?

«La vera svolta è l’introdu-zione dell’obbligo di denun-

cia all’autorità giudiziaria da parte dell’ordinario del luogo (il vescovo, ndr) nel quale avviene un possibile abuso da parte di un chieri-co. Ovviamente dopo averne vagliato la verosimiglianza. Il vescovo aveva già l’obbli-go di avviare un’indagine cosiddetta “previa”, cioè rac-cogliere elementi da inviare alla Congregazione per la Dottrina della fede e, nel ca-so, avviare un procedimen-to canonico. Ma nelle linee guida introduciamo anche l’obbligo morale (perché dal punto di vista giuridico in Italia non lo avremmo) di in-formare anche l’autorità giu-diziaria, che ha mezzi molto

più efficaci di indagine, que-sto è il punto. O meglio, do-po aver fatto l’indagine “pre-via” sulla segnalazione, noi incoraggiamo anzitutto la denuncia da parte di chi l’ha presentata o dei genitori o tutori, se minorenne. Se non la vogliono fare, prepariamo noi un esposto, informan-do di questo chi segnala. Se si opporranno, chiederemo che questa opposizione alla denuncia sia scritta, debita-mente documentata e ragio-nevolmente giustificata».

¶Prima di tutto, quindi, la

tutela del minore.

PASTORI I vescovi italiani all’apertura dell’assemblea generale della Cei durante l’intervento di papa Francesco, il 20 maggio scorso.

Attenzione anche per i colpevoli

di abusoNelle linee guida ci

sono indicazione su come accompagnare gli

abusatori, dopo la fine dei processi, se sono

disponibili. Spesso queste persone se ne

vanno dalla Chiesa e dal territorio nel quale hanno

commesso un abuso.

Cei Adottate nell’ultima assemblea generale le Linee guida valide per tutte le diocesi italiane.Le illustra mons. Lorenzo Ghizzoni, direttore del Servizio nazionale per la tutela dei minori

Daniela Verlicchi

Protezione di minori e vulnerabili

2 domenica 9 giugno 2019

p

La dignità umana va messa al centro per il recupero della persona

La prevenzione è fondamentale fin da bambini

Chi invoca soltanto la degenerazione dei tempi moderni, rischia di non tenere in considerazione come negli ultimi decenni

sia cambiata la possibilità di parlare più aperta-mente di abusi, nel momento in cui categorie so-ciali finora intoccabili non lo sono più.

La parola abuso è quasi automaticamente col-legata all’ambito sessuale e, nel linguaggio co-mune, si fatica a trasferirla anche alla sfera di quel potere distorto, malato, esercitato con vio-lenza, fisica e verbale, sull’altro. Eppure questo tipo di fenomeno non è da meno e i casi a esso correlati nella società a livello globale sono fre-quentissimi.

Nel 2017 l’Organizzazione mondiale della sa-nità ha stimato che nel mondo fino a un miliardo di minori tra i 2 e i 17 anni ha subito violenze o negligenze fisiche, emotive o sessuali. Nel 2014 l’Unicef denunciava che gli abusi sessuali (dal palpeggiamento allo stupro) riguardebbero oltre 120 milioni di bambine (sono loro le principali vittime). Nel 2017 l’Onu ha riferito che, in 38 Pa-esi del mondo a basso e medio reddito, quasi 17

milioni di donne adulte hanno ammesso di aver avuto un rapporto sessuale forzato durante l’in-fanzia (fonte: note del Discorso di papa Francesco al termine dell’incontro “La protezione dei minori nella Chiesa”, Vaticano 21-24 febbraio 2019, edi-zioni Paoline).

«Culturalmente c’è bisogno di parlare di abusi ad ampio spettro – sottolinea Silvia Destro, psi-coterapeuta – Papa Francesco ha avuto un’intui-zione grande parlando di soggetti vulnerabili sia per le vittime che per gli abusatori ed è così che dobbiamo lavorare a tutti i livelli».

Come dobbiamo parlarne?«Con conoscenza tecnica, rispetto, senza ap-

prossimazione. Oggi siamo tuttologi a seconda degli eventi e i social media ci hanno deviato, facendoci immaginare onnipotenti».

Quali sono i principali fattori di vulnerabi-lità?

«Nella maggior parte dei casi, c’è un’esperienza di abuso pregressa mai dichiarata nell’abusatore. Per il minore il fattore invece è rappresentato da una famiglia socialmente isolata. Oggi abbiamo

Gli abusi nel mondo

Tatiana Mario