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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR MENSILE DI ECONOMIA E ATTUALITÀ DI SETTORE daily news: www.corriereortofrutticolo.it THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIV Nuova serie Maggio 2020 Euro 6,00 4 PROTAGONISTI SIMONA CASELLI La presidente di AREFLH si batte per un’Europa migliore PAG.13 FIERE PAG. 9 LA SFIDA DI MACFRUT Conferma le date e lancia l’edizione Digital mentre Cibus rinvia al 2021 PRIMO PIANOPAG. 49 PUGLIA Dalla Capitanata al Distretto dell’uva da tavola la Regione si gioca la partita della competitività

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M E N S I L E D I E C O N O M I A E A T T U A L I T À D I S E T T O R E

daily news: www.corriereortofrutticolo.itTHE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIV Nuova serie Maggio 2020 Euro 6,00

4

PROTAGONISTISIMONA CASELLILa presidentedi AREFLH si batteper un’Europa migliorePAG.13

FIERE • PAG. 9LA SFIDA DI MACFRUTConferma le datee lancia l’edizione Digitalmentre Cibus rinvia al 2021

PRIMO PIANO• PAG. 49PUGLIA Dalla Capitanata al Distrettodell’uva da tavola la Regionesi gioca la partita della competitività

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

3www.corriereortofrutticolo.itMaggio 2020

Come sono cambiate le nostre abitu-dini alimentari durante il lockdown?Come cambierà il mercato per im-prese e consumatori nel post-Covid?Attorno a queste due domande sistanno esercitando economisti, ri-cercatori, food strategist, consulentidi marketing, ecc. Alla prima do-manda ha provato a rispondere ilCREA, Consiglio nazionale per la ri-

cerca in agricoltura, che ha fatto un quadro abbastan-za preciso. Abbiamo consumato più frutta e verdura(almeno il 30%), più acqua e olio d’oliva. Alimenti cer-tamente sani, dice il CREA. Però poi si scopre che ab-biamo anche mangiato più dolci (ben il 44,5%) e be-vuto più vino. Di conseguenza il 44% degli intervista-ti è aumentato di peso per il maggiore apporto calori-co, il che non è propriamente un risultato ‘positivo’. IlCREA (molto ministeriale…) si sforza di vedere il bic-chiere mezzo pieno e parla di “effetti non totalmentenegativi sulla alimentazione e sullo stile di vita” degliitaliani ai tempi del lockdown, e cita le “maggioriquantità di frutta, verdura e soprattutto legumi” comeil dato più importante, anche se - ammette - “si trattain realtà di dati che sono in linea con quelli sulla spe-sa degli italiani nel primo trimestre del 2020”. Inte-ressante la conclusione: “L’approvvigionamento di ci-bo non sembra essere stato un problema e l'attitudinealla spesa si è rivolta anche verso alimenti nuovi, conun occhio fisso ai costi troppo alti”. Se l’occhio era “fisso”, non saranno sfuggiti i costi“troppo alti”, in particolare nel piccolo dettaglio diprossimità e nei mercati rionali (quando hanno ria-perto) . Nei mercati generali, lo abbiamo scritto piùvolte, i prezzi non sono aumentati più di tanto tranneche per prodotti visti come ‘riserva’ di casa (agrumi,patate) o come primizie (fragole, asparagi). Le catenedella GDO hanno potuto approvvigionarsi regolar-mente e hanno - chi più chi meno - calmierato i prez-zi. Le imprese produttive e commerciali hanno garan-tito raccolta, lavorazione/confezionamento, fornituree logistica, accollandosi anche gli ulteriori costi dellaorganizzazione del lavoro, della sanificazione degliambienti di lavoro ecc . Freshfel ha valutato in 500 milioni di euro/mese l’ag-gravio di costi per il mondo produttivo dell’ortofrutta, tenendo anche conto delle perdite per lo stop del tu-rismo, la chiusura di alberghi, bar, ristoranti, i tra-sporti problematici e l’export semi-bloccato. Chi hacontinuato a produrre in questa terribile emergenzaha reso davvero un grande servizio pubblico alla col-lettività, perché non ha potuto scaricare che in mini-ma parte questo reale aumento dei costi sui prezzi divendita. Anche le catene della GDO hanno contribui-to certamente a tenere in piedi la baracca col sacrificio

dei loro dipendenti, garantendo i servizi e rivoluzio-nando la loro organizzazione, però - diciamolo - alme-no sono state compensate da un aumento eccezionaledelle vendite, che ha sistemato tanti bilanci traballan-ti e fatto scoprire (o rafforzare) il comparto dell’homedelivery, prospettiva solida e di grande interesse per ilfuturo. Chi ha aumentato sensibilmente i prezzi sonostati i dettaglianti dell’ultimo miglio distributivo, percompensare le minori vendite dovute alle misure di si-curezza e distanziamento, e i nuovi servizi offerti (ho-me delivery gratuito). Chi ci ha guadagnato alla finedella giostra? A occhio e croce soltanto le catene dellaGDO. Veniamo alla seconda domanda di cui sopra (comecambierà il mercato?), e qui le nebbie si infittiscono. Inostri collaboratori, il food strategist Claudio Scalisee l’economista prof. Corrado Giacomini, sono interve-nuti (e continueranno a farlo) sul nostro sito e sulgiornale analizzando problemi e tendenze, dal boomdell’e-commerce alla manodopera che manca, aitrend emergenti come quello della convenienza, sicu-rezza alimentare, salutismo. Perché parlo di nebbie?Perché, come si è visto, tutti navighiamo un po’ a vi-sta, i consumi cambiano e si modificano di settimanain settimana man mano che usciamo dal lockdown, ei bilanci si faranno solo a consuntivo. Noi che facciamo i giornalisti e scriviamo quello chevediamo, possiamo solo fare alcune note di cronaca,basate sulla realtà. Primo: al gigantesco sforzo delmondo produttivo sono seguiti applausi e ringrazia-menti, ma pochi riconoscimenti concreti, i prezzi so-no rimasti bassi (in campagna). La vicenda della ma-nodopera insegna: ognuno si è dovuto arrangiare co-me ha potuto, gli altri Paesi hanno organizzato corri-doi verdi e ponti aerei per far arrivare gli operai daRomania e Polonia. All’allarme delle categorie chechiedevano ‘quarantena attiva’ e voucher, si è rispostocon la sanatoria dei migranti, che nulla risolve. Lacampagna estiva si annuncia drammatica, tra gelate eritorno della cimice, danni su danni. Nel DL Rilanciosi poteva affrontare la questione del costo del lavoro,che da sempre penalizza la competitività delle nostreimprese, ma niente, è un tabù, come i voucher.Usciamo dall’emergenza senza alcun riconoscimentoconcreto per gli sforzi dei produttori, delle imprese

✍ Lorenzo Frassoldati

Virus, chi guadagna e chi no

DOVE SONO FINITI?Il coronavirus minaccia l’economia globale, ed è subi-to disperazione globale. Ma i no-global, quelli delladecrescita felice, dove sono finiti? *

PUNTASPILLI

segue a pag. 5

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Come sono cambiate le nostre abitu-dini alimentari durante il lockdown?Come cambierà il mercato per im-prese e consumatori nel post-Covid?Attorno a queste due domande sistanno esercitando economisti, ri-cercatori, food strategist, consulentidi marketing, ecc. Alla prima do-manda ha provato a rispondere ilCREA, Consiglio nazionale per la ri-

cerca in agricoltura, che ha fatto un quadro abbastan-za preciso. Abbiamo consumato più frutta e verdura(almeno il 30%), più acqua e olio d’oliva. Alimenti cer-tamente sani, dice il CREA. Però poi si scopre che ab-biamo anche mangiato più dolci (ben il 44,5%) e be-vuto più vino. Di conseguenza il 44% degli intervista-ti è aumentato di peso per il maggiore apporto calori-co, il che non è propriamente un risultato ‘positivo’. IlCREA (molto ministeriale…) si sforza di vedere il bic-chiere mezzo pieno e parla di “effetti non totalmentenegativi sulla alimentazione e sullo stile di vita” degliitaliani ai tempi del lockdown, e cita le “maggioriquantità di frutta, verdura e soprattutto legumi” comeil dato più importante, anche se - ammette - “si trattain realtà di dati che sono in linea con quelli sulla spe-sa degli italiani nel primo trimestre del 2020”. Inte-ressante la conclusione: “L’approvvigionamento di ci-bo non sembra essere stato un problema e l'attitudinealla spesa si è rivolta anche verso alimenti nuovi, conun occhio fisso ai costi troppo alti”. Se l’occhio era “fisso”, non saranno sfuggiti i costi“troppo alti”, in particolare nel piccolo dettaglio diprossimità e nei mercati rionali (quando hanno ria-perto) . Nei mercati generali, lo abbiamo scritto piùvolte, i prezzi non sono aumentati più di tanto tranneche per prodotti visti come ‘riserva’ di casa (agrumi,patate) o come primizie (fragole, asparagi). Le catenedella GDO hanno potuto approvvigionarsi regolar-mente e hanno - chi più chi meno - calmierato i prez-zi. Le imprese produttive e commerciali hanno garan-tito raccolta, lavorazione/confezionamento, fornituree logistica, accollandosi anche gli ulteriori costi dellaorganizzazione del lavoro, della sanificazione degliambienti di lavoro ecc . Freshfel ha valutato in 500 milioni di euro/mese l’ag-gravio di costi per il mondo produttivo dell’ortofrutta, tenendo anche conto delle perdite per lo stop del tu-rismo, la chiusura di alberghi, bar, ristoranti, i tra-sporti problematici e l’export semi-bloccato. Chi hacontinuato a produrre in questa terribile emergenzaha reso davvero un grande servizio pubblico alla col-lettività, perché non ha potuto scaricare che in mini-ma parte questo reale aumento dei costi sui prezzi divendita. Anche le catene della GDO hanno contribui-to certamente a tenere in piedi la baracca col sacrificio

dei loro dipendenti, garantendo i servizi e rivoluzio-nando la loro organizzazione, però - diciamolo - alme-no sono state compensate da un aumento eccezionaledelle vendite, che ha sistemato tanti bilanci traballan-ti e fatto scoprire (o rafforzare) il comparto dell’homedelivery, prospettiva solida e di grande interesse per ilfuturo. Chi ha aumentato sensibilmente i prezzi sonostati i dettaglianti dell’ultimo miglio distributivo, percompensare le minori vendite dovute alle misure di si-curezza e distanziamento, e i nuovi servizi offerti (ho-me delivery gratuito). Chi ci ha guadagnato alla finedella giostra? A occhio e croce soltanto le catene dellaGDO. Veniamo alla seconda domanda di cui sopra (comecambierà il mercato?), e qui le nebbie si infittiscono. Inostri collaboratori, il food strategist Claudio Scalisee l’economista prof. Corrado Giacomini, sono interve-nuti (e continueranno a farlo) sul nostro sito e sulgiornale analizzando problemi e tendenze, dal boomdell’e-commerce alla manodopera che manca, aitrend emergenti come quello della convenienza, sicu-rezza alimentare, salutismo. Perché parlo di nebbie?Perché, come si è visto, tutti navighiamo un po’ a vi-sta, i consumi cambiano e si modificano di settimanain settimana man mano che usciamo dal lockdown, ei bilanci si faranno solo a consuntivo. Noi che facciamo i giornalisti e scriviamo quello chevediamo, possiamo solo fare alcune note di cronaca,basate sulla realtà. Primo: al gigantesco sforzo delmondo produttivo sono seguiti applausi e ringrazia-menti, ma pochi riconoscimenti concreti, i prezzi so-no rimasti bassi (in campagna). La vicenda della ma-nodopera insegna: ognuno si è dovuto arrangiare co-me ha potuto, gli altri Paesi hanno organizzato corri-doi verdi e ponti aerei per far arrivare gli operai daRomania e Polonia. All’allarme delle categorie chechiedevano ‘quarantena attiva’ e voucher, si è rispostocon la sanatoria dei migranti, che nulla risolve. Lacampagna estiva si annuncia drammatica, tra gelate eritorno della cimice, danni su danni. Nel DL Rilanciosi poteva affrontare la questione del costo del lavoro,che da sempre penalizza la competitività delle nostreimprese, ma niente, è un tabù, come i voucher.Usciamo dall’emergenza senza alcun riconoscimentoconcreto per gli sforzi dei produttori, delle imprese

✍ Lorenzo Frassoldati

Virus, chi guadagna e chi no

DOVE SONO FINITI?Il coronavirus minaccia l’economia globale, ed è subi-to disperazione globale. Ma i no-global, quelli delladecrescita felice, dove sono finiti? *

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Direttore responsabile:Lorenzo Frassoldati

Redazione:Emanuele Zanini

Hanno collaborato:Chiara Brandi, Raffaello Bernardi

Sede operativavia Fiordiligi, 637135 Verona

Tel. 045.8352317-Fax045.8307646

e-mail: [email protected]

EditoreGemma Editco Srl

Coordinatore editorialeAntonio Felice

Comitato di indirizzoDuccio Caccioni, Antonio Felice,

Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini,

Claudio Scalise (coordinatore)Sede legale e amministrativa:

via Fiordiligi, 637135 Verona

E-mail: [email protected]

P.IVA 01963490238Fotocomposizione e stampa:Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C

37100 VeronaAutorizzazione Tribunale di Vero-

na n. 176 del 12-1-1965

Chiusura in redazione il 29.05.2020

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

S O M M A R I O

PREZZI ALLE STELLE? No. A marzo gli ortaggi sono calati del 5% PAG. 25

EDITORIALEVirus, chi guadagna e chi no 3

CONTROEDITORIALELa sanatoria voluta dal ministro Bellanova lascia aperto il problema dellamanodopera per le grandi raccolte 7

NOTIZIARIO 19

DISTRIBUZIONE&MERCATIAldi crede nell’Italia 33

Anche Treviso in ItalmercatiLa Rete si allarga. È a quota 16 37

ATTUALITÀPRIMO PIANO FIEREMacfrut non rinuncia al 2020e lancia la sfida Digital 9

Copertina - ProtagonistiSIMONA CASELLILotta per una UE migliore 13

Prezzi. Ortaggi meno cari del 5% 25

Manodopera. Settore deluso 27

Previsioni. Pesche-nettarine in calo 31

FOCUS MELANZANE 39

FOCUS CILIEGIE 41

PRIMO PIANO PUGLIALo scenario regionale.Verso un nuovo progetto 49Capitanata. La capitale degli ortaggi 53Uva da tavola. La sfida si chiama board 57

che hanno lavorato in condizionidifficilissime. Ripeto, solo tantiringraziamenti e pacche sullespalle. L’emergenza ha ancheproposto la necessità di aumenta-re la nostra capacità produttivaper migliorare la nostra ‘sovranitàalimentare’. I consumatori chie-dono e privilegiano il made inItaly perché si fidano di più deinostri prodotti, e giustamente. LaGDO (anche se non tutta) ci cre-de. Alcuni Paesi (Repubblica Ce-ca) pensano ad una legge per im-

porre ai retailer un plafond mini-mo di prodotti nazionali. Senzaarrivare a tanto, servirebbe peròun progetto strategico a livellonazionale che mettesse al centro,ad esempio, le aree del Sud dovedi ortofrutta si vive, con una fisca-lità di vantaggio. Finita la fasedell’assistenza, servirà una visio-ne per guardare avanti, per nonlimitarsi a sopravvivere. Poi, i prezzi. Ne abbiamo già par-lato sopra, ma va notato che aldettaglio c’è la tendenza a ‘conge-lare’ i prezzi alti dell’emergenza,

anche quando non c’è più l’emer-genza. Chiunque va a fare la spe-sa in questi giorni se ne accorge.Siamo e saremo sempre per il li-bero mercato, ci mancherebbe.Ma di questo passo e con la crisidei redditi famigliari cui andiamoincontro, e con milioni di nuovipoveri in arrivo, la scelta dell’or-tofrutta made in Italy può diven-tare un lusso insostenibile permolti. Tutti vogliono prodotti“buoni, sani e giusti”, ma non tut-ti potranno permetterseli.

[email protected]

segue editoriale

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Manodopera. Settore deluso 27

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che hanno lavorato in condizionidifficilissime. Ripeto, solo tantiringraziamenti e pacche sullespalle. L’emergenza ha ancheproposto la necessità di aumenta-re la nostra capacità produttivaper migliorare la nostra ‘sovranitàalimentare’. I consumatori chie-dono e privilegiano il made inItaly perché si fidano di più deinostri prodotti, e giustamente. LaGDO (anche se non tutta) ci cre-de. Alcuni Paesi (Repubblica Ce-ca) pensano ad una legge per im-

porre ai retailer un plafond mini-mo di prodotti nazionali. Senzaarrivare a tanto, servirebbe peròun progetto strategico a livellonazionale che mettesse al centro,ad esempio, le aree del Sud dovedi ortofrutta si vive, con una fisca-lità di vantaggio. Finita la fasedell’assistenza, servirà una visio-ne per guardare avanti, per nonlimitarsi a sopravvivere. Poi, i prezzi. Ne abbiamo già par-lato sopra, ma va notato che aldettaglio c’è la tendenza a ‘conge-lare’ i prezzi alti dell’emergenza,

anche quando non c’è più l’emer-genza. Chiunque va a fare la spe-sa in questi giorni se ne accorge.Siamo e saremo sempre per il li-bero mercato, ci mancherebbe.Ma di questo passo e con la crisidei redditi famigliari cui andiamoincontro, e con milioni di nuovipoveri in arrivo, la scelta dell’or-tofrutta made in Italy può diven-tare un lusso insostenibile permolti. Tutti vogliono prodotti“buoni, sani e giusti”, ma non tut-ti potranno permetterseli.

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di Corrado Giacomini *

Mi è capitato di vedere la trasmissione “Indovinachi viene a cena”, nella quale venivano presentati iproblemi sul piano sanitario e sociale di alcuni pro-dotti tropicali. Affrontava, in particolare, il caso del-l’eccesso di pesticidi, oltre ogni limite per la saluteumana, sia per i raccoglitori che per i consumatori,degli avocado prodotti in Messico e della situazioneumanitaria nella raccolta della canna da zuccheronella Repubblica Dominicana, dove viene impiega-ta manodopera proveniente dalla confinante e po-verissima Haiti.

Sugli avocado messicani la trasmissione ha fattouna denuncia della quale i nostri consumatori do-vrebbero tener conto prima di acquistarli, oltretut-to a prezzi altissimi rispetto a quanto pagato ai pro-duttori, mentre per quanto riguarda le foto delle ba-raccopoli e i dati sulle condizioni di lavoro della ma-nodopera di colore della poverissima Haiti, dobbia-mo solo vergognarci perché forse le nostre baracco-poli e le condizioni di lavoro che riserviamo agliemigrati irregolari del nostro Sud sono forse peg-giori. La cosa che mi ha colpito di più, è che in unadelle due grandi aziende dove veniva coltivata lacanna da zucchero, pur disponendo di proprie mac-chine di raccolta, non le usava perché costava menoquella manuale. E’ un pensiero cattivo, ma è possi-bile che forse il ritardo della meccanizzazione dellaraccolta del pomodoro nelle regioni del Sud sia do-vuto allo stesso motivo. Il basso costo del lavoro de-gli immigrati irregolari per le aziende che lo accet-tano, e qualche volta lo cercano, è assimilabile alladelocalizzazione dell’attività d’impresa in un Paesesottosviluppato che però è il nostro, creando cosìcondizioni di concorrenza sleale con le imprese chenon ne approfittano…Giovedì 14 maggio è stato approvato, finalmente, ilcosiddetto “Decreto rilancio” di ben 55 miliardi chequalcuno chiama “Decreto ristoro” perché servireb-be più a colmare le gravi perdite di famiglie e im-prese in questi mesi di lockdown, che a fornire in-centivi per la ripresa. Rilancio o ristoro, non impor-ta come si chiama, tuttavia di questa iniezione di li-quidità c’è bisogno, purché arrivi presto, perchénell’attesa c’é il rischio che molte imprese non ab-biano più la forza di riaprire.Nel Decreto c’è però una norma che ha causato unaforte tensione anche tra i partiti della maggioranza,quella che ha portato alla sanatoria degli immigratiirregolari che lavorano nei campi e nella assistenza

familiare. Questa norma voluta fortemente dallaministra Bellanova, anche per la sua storia persona-le di giovane bracciante e poi di sindacalista, asso-lutamente giustificata di fronte al fenomeno del ca-poralato, allo sfruttamento di tanti poveri disgrazia-ti e ai fenomeni criminali scoppiati in questi anninelle campagne non solo del Sud, non risolve però ilproblema della carenza di manodopera per le ope-razioni di raccolta di cui ha bisogno subito e neiprossimi mesi la nostra agricoltura.

Il giorno dopo la conferenza stampa nella quale laministra Bellanova ha comunicato l’approvazionedella norma, tutte le organizzazioni professionali ecooperative dell’agricoltura hanno denunciato che ilproblema di carenza della manodopera non era sta-to risolto. Il ragionamento è semplice, se quei brac-cianti erano già impiegati in agricoltura nelle vergo-gnose condizioni a tutti note, non è con l’istitutodella regolarizzazione che aumentano di numero,anzi può capitare che i giusti diritti che possonovantare gli irregolari e coloro che hanno un permes-so di soggiorno in scadenza, creino tensione nellecampagne dove finora forze dell’ordine e istituzionipubbliche non sono riuscite a estirpare il fenomeno.A questo si aggiunge, che il costo a carico del dato-re di lavoro che vuole regolarizzare un lavoratoregià prima alle sue dipendenze in nero non aiuta aspingerlo a farlo, malgrado il pagamento gli per-metta di sottrarsi alle penalità previste dalle leggi atutela del lavoratore. Purtroppo, se per anni si erasfuggiti alla legge, c’è la tentazione di poter conti-nuare a farlo.Certamente la legge indurrà anche altri irregolari elavoratori con permessi di soggiorno in scadenza acercare lavoro nelle campagne. E’ possibile persinoche ciò favorisca la ripresa degli arrivi anche daiPaesi dell’Est Europeo, perché le migliori condizio-ni di lavoro indotte dalla nuova normativa possonorendere più appetibile l’occupazione nel nostro Pae-se, sempre che riprendano i voli da quei Paesi. Laregolarizzazione, o come qualcuno la chiama ( pa-ventando chissà quali pericoli), la sanatoria di quei200 mila braccianti – questa è la stima del Ministe-ro dell’Interno – che già lavorano con scarsa o tota-le assenza di tutela dal Piemonte, dove qualche set-timana fa sono stati scoperti casi di sfruttamento, evia via nelle regioni del Centro e del Sud, non credoperò, che riuscirà a risolvere con l’urgenza necessa-ria il problema della carenza di manodopera per lecampagne di raccolta in corso e nei prossimi mesi.

*Economista agrario

La sanatoria voluta dal ministro Bellanova lascia apertoil problema della manodopera per le grandi raccolte

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di Corrado Giacomini *

Mi è capitato di vedere la trasmissione “Indovinachi viene a cena”, nella quale venivano presentati iproblemi sul piano sanitario e sociale di alcuni pro-dotti tropicali. Affrontava, in particolare, il caso del-l’eccesso di pesticidi, oltre ogni limite per la saluteumana, sia per i raccoglitori che per i consumatori,degli avocado prodotti in Messico e della situazioneumanitaria nella raccolta della canna da zuccheronella Repubblica Dominicana, dove viene impiega-ta manodopera proveniente dalla confinante e po-verissima Haiti.

Sugli avocado messicani la trasmissione ha fattouna denuncia della quale i nostri consumatori do-vrebbero tener conto prima di acquistarli, oltretut-to a prezzi altissimi rispetto a quanto pagato ai pro-duttori, mentre per quanto riguarda le foto delle ba-raccopoli e i dati sulle condizioni di lavoro della ma-nodopera di colore della poverissima Haiti, dobbia-mo solo vergognarci perché forse le nostre baracco-poli e le condizioni di lavoro che riserviamo agliemigrati irregolari del nostro Sud sono forse peg-giori. La cosa che mi ha colpito di più, è che in unadelle due grandi aziende dove veniva coltivata lacanna da zucchero, pur disponendo di proprie mac-chine di raccolta, non le usava perché costava menoquella manuale. E’ un pensiero cattivo, ma è possi-bile che forse il ritardo della meccanizzazione dellaraccolta del pomodoro nelle regioni del Sud sia do-vuto allo stesso motivo. Il basso costo del lavoro de-gli immigrati irregolari per le aziende che lo accet-tano, e qualche volta lo cercano, è assimilabile alladelocalizzazione dell’attività d’impresa in un Paesesottosviluppato che però è il nostro, creando cosìcondizioni di concorrenza sleale con le imprese chenon ne approfittano…Giovedì 14 maggio è stato approvato, finalmente, ilcosiddetto “Decreto rilancio” di ben 55 miliardi chequalcuno chiama “Decreto ristoro” perché servireb-be più a colmare le gravi perdite di famiglie e im-prese in questi mesi di lockdown, che a fornire in-centivi per la ripresa. Rilancio o ristoro, non impor-ta come si chiama, tuttavia di questa iniezione di li-quidità c’è bisogno, purché arrivi presto, perchénell’attesa c’é il rischio che molte imprese non ab-biano più la forza di riaprire.Nel Decreto c’è però una norma che ha causato unaforte tensione anche tra i partiti della maggioranza,quella che ha portato alla sanatoria degli immigratiirregolari che lavorano nei campi e nella assistenza

familiare. Questa norma voluta fortemente dallaministra Bellanova, anche per la sua storia persona-le di giovane bracciante e poi di sindacalista, asso-lutamente giustificata di fronte al fenomeno del ca-poralato, allo sfruttamento di tanti poveri disgrazia-ti e ai fenomeni criminali scoppiati in questi anninelle campagne non solo del Sud, non risolve però ilproblema della carenza di manodopera per le ope-razioni di raccolta di cui ha bisogno subito e neiprossimi mesi la nostra agricoltura.

Il giorno dopo la conferenza stampa nella quale laministra Bellanova ha comunicato l’approvazionedella norma, tutte le organizzazioni professionali ecooperative dell’agricoltura hanno denunciato che ilproblema di carenza della manodopera non era sta-to risolto. Il ragionamento è semplice, se quei brac-cianti erano già impiegati in agricoltura nelle vergo-gnose condizioni a tutti note, non è con l’istitutodella regolarizzazione che aumentano di numero,anzi può capitare che i giusti diritti che possonovantare gli irregolari e coloro che hanno un permes-so di soggiorno in scadenza, creino tensione nellecampagne dove finora forze dell’ordine e istituzionipubbliche non sono riuscite a estirpare il fenomeno.A questo si aggiunge, che il costo a carico del dato-re di lavoro che vuole regolarizzare un lavoratoregià prima alle sue dipendenze in nero non aiuta aspingerlo a farlo, malgrado il pagamento gli per-metta di sottrarsi alle penalità previste dalle leggi atutela del lavoratore. Purtroppo, se per anni si erasfuggiti alla legge, c’è la tentazione di poter conti-nuare a farlo.Certamente la legge indurrà anche altri irregolari elavoratori con permessi di soggiorno in scadenza acercare lavoro nelle campagne. E’ possibile persinoche ciò favorisca la ripresa degli arrivi anche daiPaesi dell’Est Europeo, perché le migliori condizio-ni di lavoro indotte dalla nuova normativa possonorendere più appetibile l’occupazione nel nostro Pae-se, sempre che riprendano i voli da quei Paesi. Laregolarizzazione, o come qualcuno la chiama ( pa-ventando chissà quali pericoli), la sanatoria di quei200 mila braccianti – questa è la stima del Ministe-ro dell’Interno – che già lavorano con scarsa o tota-le assenza di tutela dal Piemonte, dove qualche set-timana fa sono stati scoperti casi di sfruttamento, evia via nelle regioni del Centro e del Sud, non credoperò, che riuscirà a risolvere con l’urgenza necessa-ria il problema della carenza di manodopera per lecampagne di raccolta in corso e nei prossimi mesi.

*Economista agrario

La sanatoria voluta dal ministro Bellanova lascia apertoil problema della manodopera per le grandi raccolte

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

9www.corriereortofrutticolo.itMaggio 2020

FIERE

PRIMO PIANO P

Mariangela Latella

Circa 600 utenti, non pochi deiquali stranieri, si sono collegati lamattina del 12 maggio per la pre-sentazione in streaming della pri-ma edizione interamente virtualedi Macfrut, battezzata MacfrutDigital, primo format del generein Italia, che avrà luogo sulla piat-taforma online Natlive dall’8 al10 settembre 2020, con orario 9-18 per tutti e tre i giorni.Il format digitale rappresenta unarivoluzione nel settore fieristicoitaliano (sul mercato globale cisono già alcuni esempi, primo fratutti la fiera della PMA negli US)che, a causa della pandemia, si èpraticamente bloccato. Un’inno-vazione che convince. Non a casorimangono confermati anche perquesta versione inedita della fie-ra, tutti i partner storici di Mac-frut. Oltre all’ICE, la RegioneEmilia-Romagna, CSO Italy, Ital-mercati, Italia Ortofrutta, ANBI,Coop, Alleanza delle Cooperativee Credit Agricole. Anzi c’è una no-vità: la collaborazione con

ISMEA."L’alternativa di questa formulaaltamente innovativa - ha spiega-to il presidente di Macfrut e diCesena Fiere, Renzo Piraccini -era di saltare l’edizione 2020.Con questa opzione invece abbia-

mo creato uno format che sonoconvinto rappresenterà uno stru-mento importante per l’interna-zionalizzazione della filiera orto-frutticola italiana oltre che per lacrescita della fiera stessa. In baseal ritorno che avremo, potremovalutare insieme agli stakeholder,se riproporlo ad esempio, ad ogniprossima edizione, oppure secreare un evento con date diverserispetto alla fiera fisica. È unwork in progress".A supporto di questa progettua-lità, c’è tutta la rete degli ufficiICE dislocati nel mondo, soprat-tutto nei Paesi che rappresentanonuovi mercati per l’ortofrutta ita-liana come Tailandia, Vietnam,India, il Sud Est asiatico in gene-rale ed i Paesi del Golfo Persico.Grazie a ICE sono attesi circa 500buyer in visita virtuale a McfrutDigital contro i 150 circa degli ul-

Macfrut non rinuncia al 2020e lancia la sfida Digital

Renzo Piraccini, presidente di Macfrut e di Cesena Fiera

Renzo Piraccini sceglie la piattaforma online Natliveper un progetto avveniristico che tuttavia raccoglie attorno a sé

i partner storici e riceve l’adesione entusiastica dell’ICE

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Mariangela Latella

Circa 600 utenti, non pochi deiquali stranieri, si sono collegati lamattina del 12 maggio per la pre-sentazione in streaming della pri-ma edizione interamente virtualedi Macfrut, battezzata MacfrutDigital, primo format del generein Italia, che avrà luogo sulla piat-taforma online Natlive dall’8 al10 settembre 2020, con orario 9-18 per tutti e tre i giorni.Il format digitale rappresenta unarivoluzione nel settore fieristicoitaliano (sul mercato globale cisono già alcuni esempi, primo fratutti la fiera della PMA negli US)che, a causa della pandemia, si èpraticamente bloccato. Un’inno-vazione che convince. Non a casorimangono confermati anche perquesta versione inedita della fie-ra, tutti i partner storici di Mac-frut. Oltre all’ICE, la RegioneEmilia-Romagna, CSO Italy, Ital-mercati, Italia Ortofrutta, ANBI,Coop, Alleanza delle Cooperativee Credit Agricole. Anzi c’è una no-vità: la collaborazione con

ISMEA."L’alternativa di questa formulaaltamente innovativa - ha spiega-to il presidente di Macfrut e diCesena Fiere, Renzo Piraccini -era di saltare l’edizione 2020.Con questa opzione invece abbia-

mo creato uno format che sonoconvinto rappresenterà uno stru-mento importante per l’interna-zionalizzazione della filiera orto-frutticola italiana oltre che per lacrescita della fiera stessa. In baseal ritorno che avremo, potremovalutare insieme agli stakeholder,se riproporlo ad esempio, ad ogniprossima edizione, oppure secreare un evento con date diverserispetto alla fiera fisica. È unwork in progress".A supporto di questa progettua-lità, c’è tutta la rete degli ufficiICE dislocati nel mondo, soprat-tutto nei Paesi che rappresentanonuovi mercati per l’ortofrutta ita-liana come Tailandia, Vietnam,India, il Sud Est asiatico in gene-rale ed i Paesi del Golfo Persico.Grazie a ICE sono attesi circa 500buyer in visita virtuale a McfrutDigital contro i 150 circa degli ul-

Macfrut non rinuncia al 2020e lancia la sfida Digital

Renzo Piraccini, presidente di Macfrut e di Cesena Fiera

Renzo Piraccini sceglie la piattaforma online Natliveper un progetto avveniristico che tuttavia raccoglie attorno a sé

i partner storici e riceve l’adesione entusiastica dell’ICE

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di Antonio Felice

Un esserino infinitamente piccolo, appartenente auna grande famiglia di parassiti - i virus - comparsinelle prime cellule batteriche oltre 3 miliardi e mez-zo di anni fa e da allora presenti un po’ dappertuttodove c’è vita, ha sconvolto in pochi mesi l’interazio-ne tra gli uomini in quasi tutto il mondo. Inevitabi-le che le fiere pagassero uno scotto pesante all’e-mergenza provocata dal Coronavirus, ognuna rea-gendo a modo suo. La scelta più coraggiosa, in Ita-lia, ma si può dire anche in Europa, l’ha compiutaMacfrut, non posticipando, non rinviando al 2021ma cambiando pelle e trasformandosi in fiera digi-tale.Cosa ci possiamo aspettare da questo “Macfrut goesDigital”, al di là di quanto riferito il 12 maggio dalpresidente Piraccini, da Cecilia Marzocchi dell’uffi-cio estero e dai molti intervenuti alla conferenza dipresentazione, giustamente in un clima di grandeattenzione per una iniziativa pionieristica e per mol-ti versi sperimentale, è presto per dirlo. Macfrut hapiù di tre mesi per oleare i meccanismi di un pro-getto già peraltro delineato in ogni sua parte, perpromuoverlo e verificare l’interesse concreto dellediverse professionalità ed aziende che fanno di unafiera, fisica o digitale che sia, una fiera. Poi ci sarà lasfida cruciale di quei tre giorni, dall’8 al 10 settem-bre, di quelle ore, dalle 9 alle 18 di ogni giorno, chesaranno il vero banco di prova per la piattaforma di-gitale del nuovo Macfrut, che non solo dovrà funzio-nare bene, con la semplicità promessa, ma anche es-sere efficace, attrattiva, coinvolgente, viva come unafiera fisica, dove non è il business ma sono le rela-zioni, i saluti, gli incontri anche occasionali a fare ladifferenza. Questa però non sarà solo la sfida diMacfrut ma anche del sistema dell’ortofrutta italia-na che gli sta dietro, che dovrà crederci e prepararsiad essere attrattivo e convincente nei confronti dibuyer internazionali a cui bisogna far riscoprire l’I-talia.C’è una cosa che si deve dire oggi: Renzo Piraccini &C. hanno compiuto non solo la scelta più coraggiosama anche la scelta più intelligente che potessero fa-re. Se la carta che hanno giocato è un asso, sarà nonsolo la fortuna di Macfrut ma anche un esempio pertutti.Per dire le cose fino in fondo, c’è un altro, un solo al-tro esempio al mondo di fiera digitale per il settoreortofrutta ma è al di là dell’Atlantico, anzi sullesponde del Pacifico e svolgendosi nella settimanadel 15 giugno, permetterà a Macfrut di studiare

quella esperienza e trarne, in tempo utile, eventualiinsegnamenti. Si tratta di United Fresh Live!, volu-ta dall’associazione statunitense del settore orto-frutticolo, che sostituisce in versione digitale la fierafisica che si sarebbe dovuta tenere a San Diego dal16 al 19 giugno. Anche a San Diego tutti i parteci-panti potranno registrarsi gratuitamente per con-nettersi con clienti e fornitori, creare interazioni econtatti, scegliere se rispondere o meno ai messaggiche riceveranno.Altre fiere hanno preso il risico di confermare (FruitAttraction) o di posticipare (Asia Fruit Logistica) leloro date tra ottobre e novembre, consegnando ilproprio destino nelle mani dell’imprevedibile anda-mento dell’epidemia il prossimo autunno.Poi c’è Cibus, che è stata riprogrammata al prossimoanno, dal 4 al 7 maggio 2021, a 10 giorni e a 130 chi-lometri di autostrada dall’altra fiera italiana del set-tore alimentare (Tuttofood, Milano, 17-20 maggio2021) per cui vedremo come andrà a finire (ma, cer-to, non solo in Italia, anzi soprattutto all’estero,aziende e professionisti si chiederanno come questecose possano accadere e perché). Anche Parma, conil supporto di Federalimentare, ha predisposto unapiattaforma digitale, My Business Cibus (www.my-business.cibus.it), la cui efficienza e utilità potrannopresto essere giudicate, essendo operativa appenada metà maggio.Ma torniamo a Macfrut Digital. L’iniziativa è un pri-mo stacco rispetto ad una tradizione e ad una for-mula, fondata economicamente sulla vendita a me-troquadro degli spazi espositivi, che si perpetua perle fiere, solo con qualche variante, dall’immediatodopoguerra, da sessant’anni, dai tempi del primoboom economico. E’ vero, ci sono fiere che vannoancora a gonfie vele, crescono e si moltiplicano invarie parti del mondo, perché rappresentano oppor-tunità imprescindibili per intere filiere economiche.Ma forse occorre cominciare a chiedersi quanto an-cora durerà questo trend e farsi delle domande sulfuturo più o meno prossimo, analizzando il rappor-to costi-benefici per le aziende e per le stesse orga-nizzazioni fieristiche.Questo è un tempo molto adatto alla riflessione e al-l’innovazione che ne può conseguire. La pandemiapuò essere l’acceleratore di un cambiamento che siavvertiva nell’aria, il cambiamento di un modello ri-petitivo, troppo ‘hard’ per i tempi che viviamo e, so-prattutto, per i tempi che verranno, dominati daisoftware, dalle piattaforme digitali e quant’altro.Oggi l’economia mondiale ha nuovi protagonisti. Diforza sono entrate nelle classifiche di ‘Fortune’, ac-

Macfrut apre la strada alla fiera del futuro: una sceltacoraggiosa che può essere da esempio per altri

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FIERE

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timi anni.Macfrut Digital sarà articolato indue aree: Exhibition e Forum. Laprima ospita gli stand degli espo-sitori. Acquistando un modulo alprezzo di mille euro si possonoproporre i propri contenuti: unvideo di 58 secondi di presenta-zione dei propri prodotti ed unabrochure digitale. Per l’accessoalla piattaforma è necessario regi-strarsi sul sitomacfrutdigital.com. La registra-zione è gratuita. Una volta entra-to, il visitatore vedrà una mappainterattiva suddivisa per settorimerceologici e potrà esploraretutti gli stand virtuali scoprendol’offerta dell’espositore, richiede-re informazioni e realizzare in-contri B2B in live streaming.La seconda area prevede un pro-gramma di forum per l’approfon-dimento di tematiche tecniche.Già in calendario quello sui bio-stimolanti, sulle innovazioni inorticoltura in particolare per letecniche fuori suolo e sull’irriga-zione grazie al rinnovo della part-nership con ANBI e il progettoAcquacampus sulle innovazioninel settore dell’irrigazione. Lapiattaforma dei forum inoltre èaperta agli espositori che vorran-no proporre e approfondire le lo-ro novità per il settore."Il progetto si è rivelato partico-larmente efficace - ha spiegatoCecilia Marzocchi di Cesena Fiere- dal momento che in questo mo-do ci rivolgiamo ad una plateaenormemente più ampia rispettoa quanti sarebbero venuti in fiera.Si potranno conoscere le novitàdel settore ortofrutticolo italiano,

anche solo per semplice curiosità,attraverso una panoramica vir-tuale di circa un paio d’ore”.I partner hanno sposato l’idea diMacfrut Digital. Roberto Luongo,direttore ICE: “È la prima voltache presentiamo la versione digi-tale di una fiera. Questo ci con-vince dell’idea che i paradigmi delsistema fieristico devono cambia-re. Siamo contenti di questo stru-mento perché pensiamo che forti-fichi l’internazionalizzazione del-la filiera ortofrutticola, ponendosiin linea con i nostri obiettivi.

Contemporaneamente stiamolanciando una campagna di servi-zi gratuiti per permettere a tuttele imprese fino a 100 dipendentidi avviare attività promozionalisui mercati internazionali. Stia-mo facendo azioni di e-marketingper far sì che le aziende italianepossano essere presenti sulleprincipali piattaforme dell’e-commerce globale come Amazone Ocado e siamo in trattativa conAlibaba e altri player dell’India edel Sudest asiatico. Sull’offline

ossia sul modello fisico delle fie-re, riproporremo queste campa-gne alla GDO per il settore orto-frutticolo e l’agroalimentare ingenerale”.Raffaele Borriello, direttore gene-rale di ISMEA: “Le cose stannocambiando ed è importante che siinizi a pensare a strumenti nuovi.Non si può affrontare la crisi conquelli del passato. Bisogna inven-tarne di più rapidi e veloci percercare di dare subito slancio al-l’economia e all’agroalimentareitaliano. Le fiere nazionali stava-no perdendo terreno ma pensoche questa nuova modalità possaessere un trampolino di lancioper riprendersi e riguadagnareposizioni”.Paolo Bruni, presidente di CSOItaly: “Parteciperemo con piacerea questo format innovativo e, an-zi, la piattaforma digitale, saràun’occasione per portare avanti lenostre iniziative ed i nostri pro-getti europei. Il merito di Macfrutè di avere dato una linea precisa,senza aspettare di vedere comeandavano le cose, in un periodoin cui si fa fatica a prevedere l’an-damento per i prossimi mesi per-ché tutto è legato all’incognitadello sviluppo del contagio da Co-ronavirus. Decidere che l’edizio-ne 2020 ci sarà e sarà digitale èun merito che va apprezzato e sia-mo qui a sostenerlo perché pen-siamo sia una decisione saggia". Claudio Mazzini, responsabilefreschissimi Coop Italia: “Questanuova formula mi convince mol-tissimo per una serie di argomen-tazioni ma il vero valore aggiuntoè che la filiera italiana si fa a Mac-

canto ai giganti del petrolio, dell’energia e delle au-tomobili, aziende come Apple (seconda al mondoper utili nel 2019 solo alla principale banca cinese),Microsoft, Samsung Electronics ed altre. Qualcosavorrà dire.Un domani, non così lontano, chi sarà riuscito adorganizzare piattaforme di business matching effi-caci, multilingue, funzionanti per singole filiere a li-

vello globale, aperte 12 mesi su 12, 5 giorni alla set-timana, 24 ore al giorno, avrà rubato alle fiere unafetta grossa del loro business e forse anche la lorostessa esistenza. Per questo, in questo particolaremomento, le organizzazioni fieristiche potrebberocominciare a costruire il loro futuro entrando nelbusiness matching globale prima che lo facciano al-tri. Macfrut ci sta provando. Tanto di cappello.

Date e orari confermati: Macfrut Digital dall’8 al 10settembre con orario 9-18

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timi anni.Macfrut Digital sarà articolato indue aree: Exhibition e Forum. Laprima ospita gli stand degli espo-sitori. Acquistando un modulo alprezzo di mille euro si possonoproporre i propri contenuti: unvideo di 58 secondi di presenta-zione dei propri prodotti ed unabrochure digitale. Per l’accessoalla piattaforma è necessario regi-strarsi sul sitomacfrutdigital.com. La registra-zione è gratuita. Una volta entra-to, il visitatore vedrà una mappainterattiva suddivisa per settorimerceologici e potrà esploraretutti gli stand virtuali scoprendol’offerta dell’espositore, richiede-re informazioni e realizzare in-contri B2B in live streaming.La seconda area prevede un pro-gramma di forum per l’approfon-dimento di tematiche tecniche.Già in calendario quello sui bio-stimolanti, sulle innovazioni inorticoltura in particolare per letecniche fuori suolo e sull’irriga-zione grazie al rinnovo della part-nership con ANBI e il progettoAcquacampus sulle innovazioninel settore dell’irrigazione. Lapiattaforma dei forum inoltre èaperta agli espositori che vorran-no proporre e approfondire le lo-ro novità per il settore."Il progetto si è rivelato partico-larmente efficace - ha spiegatoCecilia Marzocchi di Cesena Fiere- dal momento che in questo mo-do ci rivolgiamo ad una plateaenormemente più ampia rispettoa quanti sarebbero venuti in fiera.Si potranno conoscere le novitàdel settore ortofrutticolo italiano,

anche solo per semplice curiosità,attraverso una panoramica vir-tuale di circa un paio d’ore”.I partner hanno sposato l’idea diMacfrut Digital. Roberto Luongo,direttore ICE: “È la prima voltache presentiamo la versione digi-tale di una fiera. Questo ci con-vince dell’idea che i paradigmi delsistema fieristico devono cambia-re. Siamo contenti di questo stru-mento perché pensiamo che forti-fichi l’internazionalizzazione del-la filiera ortofrutticola, ponendosiin linea con i nostri obiettivi.

Contemporaneamente stiamolanciando una campagna di servi-zi gratuiti per permettere a tuttele imprese fino a 100 dipendentidi avviare attività promozionalisui mercati internazionali. Stia-mo facendo azioni di e-marketingper far sì che le aziende italianepossano essere presenti sulleprincipali piattaforme dell’e-commerce globale come Amazone Ocado e siamo in trattativa conAlibaba e altri player dell’India edel Sudest asiatico. Sull’offline

ossia sul modello fisico delle fie-re, riproporremo queste campa-gne alla GDO per il settore orto-frutticolo e l’agroalimentare ingenerale”.Raffaele Borriello, direttore gene-rale di ISMEA: “Le cose stannocambiando ed è importante che siinizi a pensare a strumenti nuovi.Non si può affrontare la crisi conquelli del passato. Bisogna inven-tarne di più rapidi e veloci percercare di dare subito slancio al-l’economia e all’agroalimentareitaliano. Le fiere nazionali stava-no perdendo terreno ma pensoche questa nuova modalità possaessere un trampolino di lancioper riprendersi e riguadagnareposizioni”.Paolo Bruni, presidente di CSOItaly: “Parteciperemo con piacerea questo format innovativo e, an-zi, la piattaforma digitale, saràun’occasione per portare avanti lenostre iniziative ed i nostri pro-getti europei. Il merito di Macfrutè di avere dato una linea precisa,senza aspettare di vedere comeandavano le cose, in un periodoin cui si fa fatica a prevedere l’an-damento per i prossimi mesi per-ché tutto è legato all’incognitadello sviluppo del contagio da Co-ronavirus. Decidere che l’edizio-ne 2020 ci sarà e sarà digitale èun merito che va apprezzato e sia-mo qui a sostenerlo perché pen-siamo sia una decisione saggia". Claudio Mazzini, responsabilefreschissimi Coop Italia: “Questanuova formula mi convince mol-tissimo per una serie di argomen-tazioni ma il vero valore aggiuntoè che la filiera italiana si fa a Mac-

canto ai giganti del petrolio, dell’energia e delle au-tomobili, aziende come Apple (seconda al mondoper utili nel 2019 solo alla principale banca cinese),Microsoft, Samsung Electronics ed altre. Qualcosavorrà dire.Un domani, non così lontano, chi sarà riuscito adorganizzare piattaforme di business matching effi-caci, multilingue, funzionanti per singole filiere a li-

vello globale, aperte 12 mesi su 12, 5 giorni alla set-timana, 24 ore al giorno, avrà rubato alle fiere unafetta grossa del loro business e forse anche la lorostessa esistenza. Per questo, in questo particolaremomento, le organizzazioni fieristiche potrebberocominciare a costruire il loro futuro entrando nelbusiness matching globale prima che lo facciano al-tri. Macfrut ci sta provando. Tanto di cappello.

Date e orari confermati: Macfrut Digital dall’8 al 10settembre con orario 9-18

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frut dove si ha l’opportunità diconfrontarsi e incontrarsi e noicome Coop siamo tra coloro chela filiera la fanno. Rispondere atutti vuol dire contribuire alla co-struzione della filiera italiana cheavrà bisogno, nei prossimi mesi,di creare efficacia ed efficienzasul prodotto italiano soprattuttoperché ci troveremo davanti adun’Italia impoverita. Bisogneràcreare posti di lavoro e, in questo,la filiera ortofrutticola è un valoreenorme per tutta l’economia ita-liana”.Fabio Massimo Pallottini, presi-dente di Italmercati: “La sceltafatta da Cesena Fiere è sicura-mente non facile ma mi sento dicondividerla. Ha il merito di esse-re un esperimento e questo gli variconosciuto anche perché per-mette di rafforzare il marchio del-l’ortofrutta italiana nel mondo.L’appoggio di ICE dimostra la vi-cinanza del Governo a questo set-tore. Per questo, i Mercati ci sa-ranno”.Gennaro Velardo, presidente diItalia Ortofrutta Unione Naziona-le: “Un’iniziativa da appoggiareperché nelle difficoltà bisognareinventarsi e questo è quello chesta facendo Macfrut. La nostraassociazione raccoglie 140 orga-nizzazioni di produttori e sullapiattaforma digitale saremo pre-senti con un spazio espositivo vir-tuale”.Davide Vernocchi di AlleanzaCooperative: "È un’opportunitàvera che va colta. Macfrut Digitalpuò essere un elemento impor-tante che ci permette di smarcar-ci dagli attuali eventi fieristici in-ternazionali in Germania e Spa-gna. Nell’ottica di fare squadra, lacooperazione c’è e darà sempre ilsuo contributo nell’interesse dellesue aziende agricole che oggi piùche mai hanno bisogno di farereddito”.Nelle settimane successive allapresentazione, Macfrut ha ricevu-to numerose manifestazioni di in-teresse per la nuova formula Di-gital, comprese richieste di iscri-zione.

Cibus è stata riprogrammata alprossimo anno, dal 4 al 7 maggio2021. La decisione è stata presada Fiere di Parma e Federali-mentare, in accordo con ICE e leaziende della filiera. A settembredi quest’anno si terrà però a Par-ma un forum internazionale suitemi del settore agroalimentarein tempo di Coronavirus mentreè partita a titolo sperimentaleuna piattaforma digitale di sour-cing e business matching, chia-mata My Business Cibus.Gli organizzatori hanno consta-tato che non esistevano le condi-

zioni oggettive per poter garanti-re uno svolgimento del Salonenel mese di settembre, mante-nendo gli standard qualitativi equantitativi di incoming, soprat-tutto estero, al livello delle abi-tuali aspettative delle aziendeespositrici, degli stakeholder edei partner istituzionali. Non sa-rebbe stato possibile accettareun’edizione ridotta di Cibus pro-prio perché il Salone dell’Ali-mentazione rappresenta per lacommunity internazionale deglioperatori dell’agroalimentare unevento di riferimento.

Cibus riprogrammatadal 4 al 7 maggio 2021

Fruit Logistica 2021 sotto buoniauspici. “Stiamo ricevendo ri-chieste da nuove aziende e dalleconversazioni intercorse con inostri clienti sappiamo che l’in-teresse a partecipare nuovamen-te è alto”: parole di metà maggiodi Madlen Miserius, senior pro-duct manager della fiera. Il ritor-no di Fruit Logistica arriverà inun momento interessante per ilsettore. Con l’inizio della ripresadei mercati dalle onde d’urto diCovid-19, l’evento si svolgerà inun momento in cui sarà presu-mibilmente alta la domanda dinuovi prodotti, servizi e tecnolo-

gie in grado di sollevare le vendi-te e rendere le catene di fornitu-ra efficienti e resistenti.Più di 3.300 espositori, prove-nienti da oltre 90 Paesi hannopartecipato a Fruit Logistica nel2020 entrando in contatto conoltre 72 mila visitatori professio-nali provenienti da 135 Paesi.Nell’edizione 2021 Fruit Logisti-ca potrebbe superarsi. Il termineultimo per il ricevimento delledomande di partecipazione pergli espositori - avvertono gli or-ganizzatori - è il 31 luglio. I mo-duli di iscrizione allo stand sonodisponibili online.

Fruit Logistica 2021 puntasulla ripartenza post-Coronavirus

Lorenzo Frassoldati

L’Europa agricola non sta rispon-dendo bene alla devastante crisida Coronavirus. Il pacchetto diproposte annunciate dalla Com-missione UE ha deluso un po’ tut-

ti. Comagri minaccia di rispedirleal mittente. Le centrali coopera-tive italiane, francesi e spagnolehanno scritto a 4 commissari permanifestare la loro delusione. Inparticolare per l’ortofrutta, unodei settori più colpiti dalla crisi,

non è prevista alcuna misurastraordinaria di gestione del mer-cato "e le deroghe concesse perrendere più flessibile la gestionedei programmi operativi e dare li-quidità al settore sono del tuttoinsufficienti". Qualcuno dice: così

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COPERTINA

PROTAGONIST

I

Lotta per una UE migliore

SIMONA CASELLI. Meritata conferma alla presidenza di AREFLH

Per Simona Caselli abbiamo fatto un’eccezio-ne. Come Protagonisti dell’Ortofrutta nonscegliamo mai politici, primo per una que-stione di eleganza/opportunità, poi perchéprivilegiamo uomini e donne di impresa, ter-zo perché non si trovano facilmente di questitempi politici che possano diventare protago-nisti, men che meno dell’ortofrutta. Ma perSimona io e il collega Antonio Felice abbiamofatto un’eccezione. Ci siamo trovati immedia-tamente d’accordo sul fatto che raramente ciè capitato di incontrare un politico che unissepassione, competenza e voglia di lavorare. Untris di qualità che il mondo dell’ortofrutta haconosciuto bene durante il suo lavoro comeassessore dell’Emilia Romagna e poi comepresidente di AREFLH, la lobby europea del-le Regioni dell’ortofrutta. Chi ci legge sa cheal momento della costituzione del nuovo go-verno Conte-bis avevamo fatto il tifo - in ma-niera chiara, trasparente, mettendoci la fac-cia - perché Simona avrebbe meritato il mini-

stero dell’Agricoltura, non perché donna, maperché brava. Ma poi i giochi di partito, dellapolitica hanno preso una strada diversa; d’al-tronde sta in un partito, il PD, che è un po’ unnido di serpenti per chi non è abituato a navi-gare tra le correnti. Poi c’è stata la (clamoro-sa) esclusione dalla nuova giunta regionaledell’Emilia Romagna dopo la riconferma delgovernatore Stefano Bonaccini. Esclusioneingiusta e immotivata, spiegabile solo con isoliti giochi di retrobottega della politica el’ostilità dichiarata (e immotivata) di unagrande organizzazione agricola. Bonaccini(un piccolo risarcimento?) ha confermato Si-mona come rappresentante della Regione inAREFLH e in questa veste, di presidente delleRegioni Ortofrutticole d’Europa, la intervi-stiamo sui temi dell’attualità europea e del-l’ortofrutta post Covid-19. Leggendo l’intervi-sta, capirete che non abbiamo sbagliato, chemerita pienamente il ruolo di Protagonista diquesto numero del giornale (l. frass.)

Page 15: PROTAGONISTI SIMONA CASELLI La presidente di AREFLH si ......Freshfel ha valutato in 500 milioni di euro/mese l’ag- ... sta, i consumi cambiano e si modificano di settimana in settimana

Lorenzo Frassoldati

L’Europa agricola non sta rispon-dendo bene alla devastante crisida Coronavirus. Il pacchetto diproposte annunciate dalla Com-missione UE ha deluso un po’ tut-

ti. Comagri minaccia di rispedirleal mittente. Le centrali coopera-tive italiane, francesi e spagnolehanno scritto a 4 commissari permanifestare la loro delusione. Inparticolare per l’ortofrutta, unodei settori più colpiti dalla crisi,

non è prevista alcuna misurastraordinaria di gestione del mer-cato "e le deroghe concesse perrendere più flessibile la gestionedei programmi operativi e dare li-quidità al settore sono del tuttoinsufficienti". Qualcuno dice: così

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COPERTINAPROTAGONIST

I

Lotta per una UE migliore

SIMONA CASELLI. Meritata conferma alla presidenza di AREFLH

Per Simona Caselli abbiamo fatto un’eccezio-ne. Come Protagonisti dell’Ortofrutta nonscegliamo mai politici, primo per una que-stione di eleganza/opportunità, poi perchéprivilegiamo uomini e donne di impresa, ter-zo perché non si trovano facilmente di questitempi politici che possano diventare protago-nisti, men che meno dell’ortofrutta. Ma perSimona io e il collega Antonio Felice abbiamofatto un’eccezione. Ci siamo trovati immedia-tamente d’accordo sul fatto che raramente ciè capitato di incontrare un politico che unissepassione, competenza e voglia di lavorare. Untris di qualità che il mondo dell’ortofrutta haconosciuto bene durante il suo lavoro comeassessore dell’Emilia Romagna e poi comepresidente di AREFLH, la lobby europea del-le Regioni dell’ortofrutta. Chi ci legge sa cheal momento della costituzione del nuovo go-verno Conte-bis avevamo fatto il tifo - in ma-niera chiara, trasparente, mettendoci la fac-cia - perché Simona avrebbe meritato il mini-

stero dell’Agricoltura, non perché donna, maperché brava. Ma poi i giochi di partito, dellapolitica hanno preso una strada diversa; d’al-tronde sta in un partito, il PD, che è un po’ unnido di serpenti per chi non è abituato a navi-gare tra le correnti. Poi c’è stata la (clamoro-sa) esclusione dalla nuova giunta regionaledell’Emilia Romagna dopo la riconferma delgovernatore Stefano Bonaccini. Esclusioneingiusta e immotivata, spiegabile solo con isoliti giochi di retrobottega della politica el’ostilità dichiarata (e immotivata) di unagrande organizzazione agricola. Bonaccini(un piccolo risarcimento?) ha confermato Si-mona come rappresentante della Regione inAREFLH e in questa veste, di presidente delleRegioni Ortofrutticole d’Europa, la intervi-stiamo sui temi dell’attualità europea e del-l’ortofrutta post Covid-19. Leggendo l’intervi-sta, capirete che non abbiamo sbagliato, chemerita pienamente il ruolo di Protagonista diquesto numero del giornale (l. frass.)

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l’Europa alimenta euroscettici esovranisti…"Devo dire - risponde Simona Ca-selli - che, mentre l’Europa nel

suo complesso, sia pure dopo unavvio un po’ lento, sta mettendoin campo una serie di misure sen-za precedenti, in ambito agricolo

la risposta è stata finora deluden-te, perché di fatto improntata al'business as usual'. Finora sonostate adottate alcune misure disemplificazione e di aggiusta-mento di scadenze e controlli, male risorse sono rimaste quelle giàesistenti, con l’aggravante che ol-tretutto, essendo a fine program-mazione, sono scarse sia a livellocentrale europeo che in capo alleRegioni, dove le più virtuose difatto hanno esaurito i fondi deiPSR. Proprio per questo l’elasti-cità accordata alle Regioni affin-ché possano utilizzare l’1% del-l’intero PSR (o il 2% se passerà laproposta della Comagri del Parla-mento Europeo) rischia di esseresostanzialmente inapplicabilenelle Regioni più efficienti nellagestione dei PSR. Anche l’au-mento di 100 mila euro della so-glia degli aiuti di Stato per leaziende agricole, previsto dal re-golamento transitorio, ha avutosul settore agricolo un impatto in-feriore rispetto ad altri e comun-que rimanda a risorse nazionaligià messe sotto stress per i pro-blemi sociali e sanitari. Altra cosache francamente non si riesce acomprendere è come di fronte adun evento pandemico di tale por-tata non si sia ancora attivata la'riserva di crisi', come chiesto agran voce dai rappresentanti delsettore, da AREFLH fin da marzoe da numerosi parlamentari euro-pei. Finora ci è stato risposto chenon tutti i Paesi in seno al Consi-glio sono d’accordo, ma allora ladomanda andrebbe girata a loro,pretendendo una risposta. La po-sta in gioco è troppo alta ed è be-ne essere sicuri che, anche con ri-ferimento al settore agricolo, tut-ti lo abbiano ben capito”.

- Di fronte a questa pandemia, lacrisi peggiore - dice la Von DerLeyen - dopo la seconda guerramondiale, si è andati in ordinesparso, con le frontiere chiuse asinghiozzo, export a tratti bloc-cato, nessuna politica sanitariacomune, nessuna visione comu-ne, e in agricoltura nessun inter-

SIMONA CASELLIDal 1984 Simona Caselli ha la-vorato nella cooperazione, dovesi è sempre occupata di temi fi-nanziari e del credito, fino allasua nomina, nel dicembre 2014,ad assessore all’Agricoltura,Caccia e Pesca della RegioneEmilia Romagna. Nel 2016 è stata eletta presiden-te di AREFLH (Rete delle Regio-ni Europee dell’ortofrutta e col-ture floricole) e, per la primavota, nella storia dell’Associa-zione, è stata rieletta per un se-condo mandato nel 2019: inca-rico che proseguirà fino alla pri-mavera del 2022, a seguito del-la recente conferma da parte delpresidente Bonaccini del suoruolo di rappresentante dell’E-milia-Romagna. Dalla fine di febbraio del 2020 èrientrata al suo lavoro di diri-gente presso CCFS, il Consorziofinanziario nazionale di Lega-coop, con sede a Reggio Emilia,dove ha lavorato per 22 anni ri-coprendo dapprima la carica ditesoriere poi quella di direttorecommerciale e sviluppo.Nel corso del suo impegno nellacooperazione è stata eletta nel2011 presidente della Legacoopdi Reggio Emilia e nel novembre2014 presidente di LegacoopEmilia Ovest (che raggruppa leprovince di Reggio Emilia, Par-ma e Piacenza), incarico da cuisi è dimessa a seguito della no-mina ad assessore regionaledell’Emilia Romagna. E’ statainoltre consigliere di ammini-strazione dell’Università degliStudi di Parma come rappre-sentante del mondo produttivo.In ambito cooperativo ha fattoparte della direzione nazionaledi Legacoop e della presidenza e

della direzione di Legacoop Emi-lia Romagna, nonché della Com-missione Nazionale Pari Oppor-tunità dell’organizzazione. Ha inoltre ricoperto svariati in-carichi societari come consiglie-re di amministrazione o sinda-co. In particolare è stata ammi-nistratrice di Coopfond, il Fon-do Nazionale di promozionecooperativa di Legacoop e diQuadir SpA, società di alta for-mazione cooperativa. In passa-to è stata anche consigliere diamministrazione di Coop Con-sumatori Nordest, grande coo-perativa di consumatori e mem-bro della Direzione operativadell’Associazione Nazionale del-le Cooperative Agricole per lepolitiche finanziarie. Simona Caselli è laureata conlode in Economia e Commercioall’Università di Parma, parlatre lingue (inglese, francese espagnolo) ed è revisore contabi-le iscritta all’Albo.

CHI è :-) vento straordinario, solo piccoliaggiustamenti qua e là. Le OPortofrutticole avevano avanzatorichieste con un impatto di bilan-cio neutro… niente. Europa sor-da e muta, quasi indifferente.AREFLH che rappresenta l’Euro-pa mediterranea dell’ortofrutta,cosa può fare, come intendemuoversi?“AREFLH si è mossa immediata-mente inviando, con una lettera amia firma alla presidente VonDer Leyen ed al commissario al-l’Agricoltura, una serie di richie-ste e proposte gestibili in tempirapidissimi perché senza impattodi bilancio e senza bisogno dimetter mano ai regolamenti. Inparticolare abbiamo chiesto sem-plificazioni dei controlli e dero-ghe al numero minimo degli stes-si, l’adozione di provvedimentiper favorire la circolazione dellemerci e dei lavoratori, l’attivazio-ne degli articoli 219 e 222 del Reg.1308/2013 per affrontare le at-tuali turbative del mercato (comeè stato fatto per l'E. Coli e la crisidell'embargo russo), di aumenta-re il cofinanziamento comunita-rio dal 50% al 70% mantenendol'importo massimo dell'aiuto co-munitario al 4,6% del valore dellaproduzione commercializzata e diconsentire alle OP di superare iltetto del 5% dei volumi commer-cializzati per il ritiro per la distri-buzione gratuita supportata al100%”

- E com’è andata? “Su alcuni punti devo dire che so-no state fornite risposte tempesti-ve, ad esempio sulla riduzione esemplificazione dei controlli suivari programmi, scongiurandouna possibile perdita di risorse edanche sui corridoi verdi e sullamobilità dei lavoratori sono stateadottate direttive piuttosto chiarein tempi rapidi. Purtroppo, a que-sti provvedimenti che andavanonella giusta direzione, si sonospesso contrapposte misure na-zionali disordinate di chiusuradei confini, la chiusura - spessototale - dei voli e prescrizioni sa-

nitarie variegate che hanno crea-to molta confusione. Per la mobi-lità delle merci dopo alcuni ri-chiami energici della Commissio-ne (e qualche minaccia di proce-dura d’infrazione) la situazione èmigliorata decisamente, mentresul fronte della mobilità dei lavo-ratori è ancora grave perché le in-tese bilaterali fra Stati stentano adefinirsi… da alcuni paesi di pro-venienza non ci sono ancora voli esoprattutto ovunque sono ancorain vigore norme di quarantena e

non sono mai state accettate leforme di “quarantena attiva” pro-poste dagli on. De Castro e Dorf-man. Questa è al momento la cri-ticità più urgente e grave ed è co-mune a tutti i paesi rappresentatiin AREFLH. Se non si sbloccheràal più presto la mobilità dei lavo-ratori si rischiano ripercussionigravissime sui raccolti ed aumen-ti significativi dei prezzi al consu-mo dovuti alla scarsità di prodot-to”.

- Per le OP dell’ortofrutta? "Quello che invece come ARE-FLH non possiamo accettare èche ci sia stato risposto formal-mente che l’aumento del cofinan-ziamento comunitario dal 50% al70% non è praticabile perché in-ciderebbe sul budget della Com-

missione; dato che la motivazionenon sta in piedi (a meno che nonsi intendano risparmiare soldi!)…stiamo continuando a premere atutti i livelli e con l’aiuto della Co-magri contiamo nella correzionedell’atto delegato presentato dallaDG Agri. È un provvedimento im-portante che consentirebbe alleOP di ricevere lo stesso contribu-to finanziario complessivo ed evi-tare di perdere risorse già stan-ziate. Stiamo inoltre lavorando sualtre richieste avanzate dalle no-stre AOP che però richiedonotempi un po’ più lunghi, perchécomportano modifiche al Reg.1308/2013".

- La Commissione UE intanto hafatto capire cosa potrà essere ilGreen Deal con alcune proposteshock su biodiversità e “Farm toFork”: dimezzare gli agrofarma-ci, ridurre del 20% i fertilizzanti,+25% per le superfici a biologicoentro 10 anni. Mancano le valu-tazioni di impatto sui livelli pro-duttivi e sui prezzi…e intanto siannunciano tagli alla Pac nelprossimo quadro finanziario.Come la vede? "Ho assistito per AREFLH allapresentazione ufficiale della Stra-tegia Farm to Fork (F2F) e la cosache mi ha impressionata negati-vamente è stata l’assenza delCommissario all’Agricoltura; unacosa decisamente anomala per unprovvedimento che incidesenz’altro su ambiente, salute ebiodiversità, ma che di fatto sicompone in gran parte di attiagricoli. Le proposte delle strate-gie F2F e biodiversità sono moltoambiziose e rispondono ad esi-genze sociali difficili da ignorare.Ci sono alcuni elementi positiviquali il riconoscimento della ne-cessità di garantire la sicurezzaalimentare, la sicurezza e la qua-lità degli alimenti dell'UE, la diffi-cile situazione economica degliagricoltori, la necessità di proteg-gere gli ecosistemi, il sostegno al-l'agricoltura digitale, ma è incom-prensibile che le proposte sianostate redatte senza effettuare in

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Simona Caselli e il vice-presidentedi AREFLH, il francese Jean-Louis Moulon

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vento straordinario, solo piccoliaggiustamenti qua e là. Le OPortofrutticole avevano avanzatorichieste con un impatto di bilan-cio neutro… niente. Europa sor-da e muta, quasi indifferente.AREFLH che rappresenta l’Euro-pa mediterranea dell’ortofrutta,cosa può fare, come intendemuoversi?“AREFLH si è mossa immediata-mente inviando, con una lettera amia firma alla presidente VonDer Leyen ed al commissario al-l’Agricoltura, una serie di richie-ste e proposte gestibili in tempirapidissimi perché senza impattodi bilancio e senza bisogno dimetter mano ai regolamenti. Inparticolare abbiamo chiesto sem-plificazioni dei controlli e dero-ghe al numero minimo degli stes-si, l’adozione di provvedimentiper favorire la circolazione dellemerci e dei lavoratori, l’attivazio-ne degli articoli 219 e 222 del Reg.1308/2013 per affrontare le at-tuali turbative del mercato (comeè stato fatto per l'E. Coli e la crisidell'embargo russo), di aumenta-re il cofinanziamento comunita-rio dal 50% al 70% mantenendol'importo massimo dell'aiuto co-munitario al 4,6% del valore dellaproduzione commercializzata e diconsentire alle OP di superare iltetto del 5% dei volumi commer-cializzati per il ritiro per la distri-buzione gratuita supportata al100%”

- E com’è andata? “Su alcuni punti devo dire che so-no state fornite risposte tempesti-ve, ad esempio sulla riduzione esemplificazione dei controlli suivari programmi, scongiurandouna possibile perdita di risorse edanche sui corridoi verdi e sullamobilità dei lavoratori sono stateadottate direttive piuttosto chiarein tempi rapidi. Purtroppo, a que-sti provvedimenti che andavanonella giusta direzione, si sonospesso contrapposte misure na-zionali disordinate di chiusuradei confini, la chiusura - spessototale - dei voli e prescrizioni sa-

nitarie variegate che hanno crea-to molta confusione. Per la mobi-lità delle merci dopo alcuni ri-chiami energici della Commissio-ne (e qualche minaccia di proce-dura d’infrazione) la situazione èmigliorata decisamente, mentresul fronte della mobilità dei lavo-ratori è ancora grave perché le in-tese bilaterali fra Stati stentano adefinirsi… da alcuni paesi di pro-venienza non ci sono ancora voli esoprattutto ovunque sono ancorain vigore norme di quarantena e

non sono mai state accettate leforme di “quarantena attiva” pro-poste dagli on. De Castro e Dorf-man. Questa è al momento la cri-ticità più urgente e grave ed è co-mune a tutti i paesi rappresentatiin AREFLH. Se non si sbloccheràal più presto la mobilità dei lavo-ratori si rischiano ripercussionigravissime sui raccolti ed aumen-ti significativi dei prezzi al consu-mo dovuti alla scarsità di prodot-to”.

- Per le OP dell’ortofrutta? "Quello che invece come ARE-FLH non possiamo accettare èche ci sia stato risposto formal-mente che l’aumento del cofinan-ziamento comunitario dal 50% al70% non è praticabile perché in-ciderebbe sul budget della Com-

missione; dato che la motivazionenon sta in piedi (a meno che nonsi intendano risparmiare soldi!)…stiamo continuando a premere atutti i livelli e con l’aiuto della Co-magri contiamo nella correzionedell’atto delegato presentato dallaDG Agri. È un provvedimento im-portante che consentirebbe alleOP di ricevere lo stesso contribu-to finanziario complessivo ed evi-tare di perdere risorse già stan-ziate. Stiamo inoltre lavorando sualtre richieste avanzate dalle no-stre AOP che però richiedonotempi un po’ più lunghi, perchécomportano modifiche al Reg.1308/2013".

- La Commissione UE intanto hafatto capire cosa potrà essere ilGreen Deal con alcune proposteshock su biodiversità e “Farm toFork”: dimezzare gli agrofarma-ci, ridurre del 20% i fertilizzanti,+25% per le superfici a biologicoentro 10 anni. Mancano le valu-tazioni di impatto sui livelli pro-duttivi e sui prezzi…e intanto siannunciano tagli alla Pac nelprossimo quadro finanziario.Come la vede? "Ho assistito per AREFLH allapresentazione ufficiale della Stra-tegia Farm to Fork (F2F) e la cosache mi ha impressionata negati-vamente è stata l’assenza delCommissario all’Agricoltura; unacosa decisamente anomala per unprovvedimento che incidesenz’altro su ambiente, salute ebiodiversità, ma che di fatto sicompone in gran parte di attiagricoli. Le proposte delle strate-gie F2F e biodiversità sono moltoambiziose e rispondono ad esi-genze sociali difficili da ignorare.Ci sono alcuni elementi positiviquali il riconoscimento della ne-cessità di garantire la sicurezzaalimentare, la sicurezza e la qua-lità degli alimenti dell'UE, la diffi-cile situazione economica degliagricoltori, la necessità di proteg-gere gli ecosistemi, il sostegno al-l'agricoltura digitale, ma è incom-prensibile che le proposte sianostate redatte senza effettuare in

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Simona Caselli e il vice-presidentedi AREFLH, il francese Jean-Louis Moulon

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primis una valutazione d'impatto.La Commissione europea deveprima dimostrare che le sue pro-poste non comporteranno unonere aggiuntivo di costi di pro-duzione (già elevati per gli agri-coltori) ed assicurarsi che questemisure non si tradurranno in unadiminuzione della produzioneagricola UE, poiché ciò sminui-rebbe l'obiettivo centrale di au-mentare la sicurezza alimentare edi migliorare la crescita economi-ca nel settore agricolo e nelle zo-ne rurali. Non per niente la setti-mana scorsa il Commissario perla salute pubblica e la sicurezzaalimentare, Stella Kyriakides, haaffermato che sono necessari datimigliori per identificare e quanti-ficare tali obiettivi di riduzionedegli input agricoli”.

- AREFLH come si muoverà? “Stiamo comunque approfonden-do i contenuti di dettaglio per for-mulare una valutazione comples-siva di Areflh dopo il confrontocon il Collegio delle Regioni equello dei Produttori. Il settoreortofrutticolo in realtà puòsenz’altro avvantaggiarsi di poli-tiche volte a diffondere approccinutritivi più sani ed è già un set-tore che più di altri si è misuratocon la produzione biologica e conriduzioni significative dell’uso diagrofarmaci e fertilizzanti. Biso-gnerà capire come si applicheran-no le riduzioni, visto che non tut-ti partiamo della stessa situazionee voglio sperare che si tenga con-to di chi ha già fatto sforzi impor-tanti in questi anni anticipando lenorme. Salta però agli occhi laquestione delle risorse: obiettivitanto ambiziosi necessiteranno difinanziamenti sostanziosi per ac-compagnare efficacemente gliagricoltori nella transizione am-bientale. Sfortunatamente, en-trambe le strategie (F2F e biodi-versità) non forniscono rispostesoddisfacenti circa il sostegno cheverrebbe fornito agli agricoltori.Non solo non è previsto nessunaiuto supplementare, ma bisognaricordare che la Commissione ha

proposto una riduzione del bilan-cio agricolo per il prossimo qua-dro finanziario pluriennale, conun taglio più elevato in percen-tuale per il secondo pilastro ri-spetto al primo, che renderà piùdifficile sostenere le politiche disviluppo rurale ed i loro utili stru-menti per l'ambiente e il clima.Su questo continueremo quindi adare battaglia e un altro punto ir-rinunciabile, su cui insisteremoin modo martellante, è che non sipossono imporre nuovi ed impe-gnativi standard ai produttori eu-

ropei se non si applicheranno mi-sure di reciprocità ed analoghistandard sull’import, perché sa-rebbe contraddittorio ed autole-sionistico”

- L’export ortofrutticolo spagno-lo prima del coronavirus giàviaggiava a vele spiegate conquasi 3 miliardi di euro (+11,5%)nei primi due mesi del 2020. E laSpagna ha continuato ad espor-tare anche in marzo e aprile aritmi sostenuti. L’Italia a feb-braio cresce in valore (+6,9%)ma le quantità importate ormaisuperano stabilmente l’export e ilsaldo positivo crolla. Ci avviamoa diventare un Paese importato-re netto di ortofrutta. I tempi del-la nostra leadership in Europasono ormai lontanissimi. C’è an-cora tempo e modo di invertire latendenza?"Dobbiamo crederci, ma è chiaroche, per invertire la tendenza,dobbiamo recuperare svantaggicompetitivi evidenti nella logisti-ca e nei trasporti, migliorare nel-la dimensione aggregata (su cui

gli spagnoli e molti altri ci sopra-vanzano nettamente, ottenendomigliori economie di scala), neicontratti di lavoro che, a parità disalario netto per gli addetti, co-stano molto di più alle impreseitaliane. Ma soprattutto dobbia-mo aprire nuovi mercati, rimuo-vendo barriere fitosanitarie e do-ganali che ci penalizzano rispettoad altri paesi europei che possonoesportare, nei vari mercati extraUE, un paniere molto più ampiodi prodotti. Continuo ad essereconvinta che a parità di legislazio-ne europea si dovrebbe adottareuna regola per cui se è autorizza-to l’import da un paese comunita-rio debba valere anche per tuttigli altri; sappiamo che non accadeperché molti paesi terzi creanobarriere al commercio, ma biso-gna intensificare gli sforzi, sia co-me Paese Italia portando a buonfine i numerosi dossier aperti, siacon il commissario al CommercioHogan che ben conosce la mate-ria, affinché si riconosca la vali-dità delle norme comunitarie daparte dei Paesi Terzi”.

- Le strategie Farm to Fork e Bio-diversity produrranno un sensi-bile aumento dei costi produttiviin campagna e sicure perditeproduttive. Si può compensareinvestendo di più in ricerca e in-novazione, e far arrivare le ri-sorse direttamente alle impreseche la fanno…in Italia le compe-tenze sono frammentate fra Re-gioni e Province autonome con21 PSR diversi. Almeno sull’inno-vazione non si potrebbe trovareuna linea comune? “In realtà esiste un coordinamen-to europeo della ricerca, il Parte-nariato Europeo di Innovazione,ma pochi lo conoscono o lo utiliz-zano nelle sue enormi potenzia-lità. Ai PEI affluiscono tutti i ri-sultati dei progetti di ricerca por-tati avanti coi PSR di tutte le re-gioni europee. È un gigantescoopen database della conoscenza,delle pratiche agronomiche ed al-levatoriali più avanzate, correda-te da tre anni almeno di speri-

mentazioni sul campo. A questosi aggiungono i vari programmiHorizon 2020 portati avanti dallenostre Università e centri di ricer-ca e, in Italia, le iniziative delCrea. AREFLH sta lavorando daanni sulla ricerca, non solo parte-cipando come partner ad alcuniprogetti, ma soprattutto propo-nendo iniziative di approfondi-mento agli associati sulle innova-zioni più promettenti. Rafforzere-mo ulteriormente questo lavoroche credo debba essere però por-tato avanti sistematicamente, nelnostro paese, anche dalle istitu-zioni e dalle OP, ragionando so-prattutto sulle specifiche filiere esugli approcci di economia circo-lare. Sarà anche essenziale un ag-giornamento della normativa eu-ropea, come più volte sollecitatoanche dall’on. De Castro, per te-nere conto delle tecniche più in-novative emerse negli ultimi an-ni, come la cisgenesi, che non si

configurano come tecniche OGMed appaiono molto promettentiproprio nel permettere risparmiodi agrofarmaci e fertilizzanti e perfar fronte al cambiamento clima-tico”.

- Concludendo: AREFLH associamolte regioni europee e tante OP.Come sono i rapporti con le Re-gioni italiane? C’è consapevolez-za del ruolo di Areflh? "Nel corso del mio mandato holavorato molto con il vicepresi-dente Moulon e lo staff di ARE-FLH per rafforzare l’Associazionesia da punto di vista del numerodi Regioni aderenti che di quellodelle AOP associate: i risultati so-no stati molto soddisfacenti vistoche siamo arrivati ad associare 18Regioni e 28 AOP in 7 Paesi.Quanto alla consapevolezza delruolo, credo che una serie diprovvedimenti importantissimiottenuti grazie all’azione di ARE-

FLH siano sotto gli occhi di tutti,da ultimo il Reg 465/2020 dicontrasto alla Cimice Asiatica,che ha riconosciuto valide tutte lerichieste avanzate da AREFLHnell’incontro in DG Agri dell’otto-bre scorso. C’è però ancora un no-tevole potenziale, specie in Italia,dove sono solo 5 le regioni ade-renti (Emilia-Romagna, Basilica-ta, Piemonte, Provincia di Trentoe Lazio); l’anno scorso con l’ade-sione della Regione Lazio, moltorilevante in ambito ortofrutticolo,abbiamo fatto un notevole passoavanti, ma mancano ancora al-l’appello regioni molto significati-ve per il settore, come la Puglia, laCampania, la Sicilia ed il Venetocon cui peraltro siamo in contattoda tempo. Alcune mi avevano an-che detto di aver avviato l’iter de-liberativo e mi auguro che possa-no davvero associarsi presto an-che per rinforzare la presenzaistituzionale italiana”.

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mentazioni sul campo. A questosi aggiungono i vari programmiHorizon 2020 portati avanti dallenostre Università e centri di ricer-ca e, in Italia, le iniziative delCrea. AREFLH sta lavorando daanni sulla ricerca, non solo parte-cipando come partner ad alcuniprogetti, ma soprattutto propo-nendo iniziative di approfondi-mento agli associati sulle innova-zioni più promettenti. Rafforzere-mo ulteriormente questo lavoroche credo debba essere però por-tato avanti sistematicamente, nelnostro paese, anche dalle istitu-zioni e dalle OP, ragionando so-prattutto sulle specifiche filiere esugli approcci di economia circo-lare. Sarà anche essenziale un ag-giornamento della normativa eu-ropea, come più volte sollecitatoanche dall’on. De Castro, per te-nere conto delle tecniche più in-novative emerse negli ultimi an-ni, come la cisgenesi, che non si

configurano come tecniche OGMed appaiono molto promettentiproprio nel permettere risparmiodi agrofarmaci e fertilizzanti e perfar fronte al cambiamento clima-tico”.

- Concludendo: AREFLH associamolte regioni europee e tante OP.Come sono i rapporti con le Re-gioni italiane? C’è consapevolez-za del ruolo di Areflh? "Nel corso del mio mandato holavorato molto con il vicepresi-dente Moulon e lo staff di ARE-FLH per rafforzare l’Associazionesia da punto di vista del numerodi Regioni aderenti che di quellodelle AOP associate: i risultati so-no stati molto soddisfacenti vistoche siamo arrivati ad associare 18Regioni e 28 AOP in 7 Paesi.Quanto alla consapevolezza delruolo, credo che una serie diprovvedimenti importantissimiottenuti grazie all’azione di ARE-

FLH siano sotto gli occhi di tutti,da ultimo il Reg 465/2020 dicontrasto alla Cimice Asiatica,che ha riconosciuto valide tutte lerichieste avanzate da AREFLHnell’incontro in DG Agri dell’otto-bre scorso. C’è però ancora un no-tevole potenziale, specie in Italia,dove sono solo 5 le regioni ade-renti (Emilia-Romagna, Basilica-ta, Piemonte, Provincia di Trentoe Lazio); l’anno scorso con l’ade-sione della Regione Lazio, moltorilevante in ambito ortofrutticolo,abbiamo fatto un notevole passoavanti, ma mancano ancora al-l’appello regioni molto significati-ve per il settore, come la Puglia, laCampania, la Sicilia ed il Venetocon cui peraltro siamo in contattoda tempo. Alcune mi avevano an-che detto di aver avviato l’iter de-liberativo e mi auguro che possa-no davvero associarsi presto an-che per rinforzare la presenzaistituzionale italiana”.

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

19www.corriereortofrutticolo.itMaggio 2020

Il punto sulla stagione ortofrutti-cola di Almaverde Bio è stato fat-to venerdì 22 maggio con ErnestoFornari, direttore di Canova, so-cietà del Gruppo Apofruit esclusi-vista per l'ortofrutta fresca, diPaolo Pari e Ilenio Bastoni, ri-spettivamente direttore e presi-dente di Almaverde Bio. I risulta-ti di vendita nel primo quadrime-

stre 2020 segnano un +17,2% invalore rispetto al 2019 e un+10,7% in volume. “Sono numeri- ha dichiarato Fornari - che de-notano soprattutto un importan-te aumento in quantità nonostan-te si siano azzerate totalmente levendite in horeca. Abbiamo rile-vato performance eccezionali sututti i prodotti ad alto contenutodi vitamina C, kiwi, arance, limo-ni. Buonissimi risultati di venditaanche per i prodotti di stagionecome gli asparagi e fragole maanche pomodoro ciliegino e dat-terino così come cavolfiori e broc-coletti”.Da segnalare le buone perfor-mance di prodotti di I Gammaevoluta che, sebbene rappresenti-no ancora una nicchia per Alma-verde Bio, hanno ottime prospet-tive per il futuro rappresentando

un buon compromesso tra pro-dotto fresco ed elevato contenutodi servizio. Ma anche nella IVGamma bio si sono registrateperformance più che soddisfa-centi, in particolare verso l’estero,Grecia, Germania e Belgio in pri-mis. Un vero successo se conside-rata la debacle del prodotto con-venzionale appartenente allastessa categoria.Sul fronte delle partnership, dopola recente intesa con la piemonte-se Gullino sulle mele bio, arriva lanuova collaborazione con il Grup-po mantovano Francescon per lacommercializzazione delle angu-rie categoria midi La Perla Nera. La società di Longiano ha regi-strato la crescita delle performan-ce di Fruttaweb, il canale di e-commerce di proprietà. Nel mesedi aprile gli ordini hanno rag-giunto il record di 1.000 a setti-mana contro uno standard intor-no ai 300 ordini. “I consumatorihanno di molto modificato le abi-tudini di acquisto. La digitalizza-zione e l’acquisto online anchedell’ortofrutta ha subìto un’im-pennata e ad oggi registriamotendenze che ci indicano che nonsi tornerà completamente indie-tro, grazie a un fatturato del bi-mestre marzo-aprile attorno ai145 mila euro”, ha commentato ildirettore Paolo Pari.Sui programmi futuri di Almaver-de Bio così il presidente Bastoni:“La prossima sfida che ci impo-niamo è quella del biodinamicooltre a quella del rinnovo di tuttigli imballaggi in ottica eco-soste-nibile, un processo che abbiamointrapreso e che riprenderemo abrevissimo”. (c.b.)

E’ terminata in netto anticipo perOrigine Group la campagna delkiwi italiano, che ha visto una for-te crescita delle vendite, ma che èstata divisa in due parti dalla pan-demia da Coronavirus. “In totaleabbiamo venduto 33 mila quintalidi kiwi italiano sui mercati esteri,il 49% in più rispetto alla campa-gna 2018/19” fa sapere il direttoregenerale Alessandro Zampagna."Evidentemente - precisa - la for-mula del Consorzio, che valorizzail kiwi dei propri soci sui mercatid’oltremare e su clienti mirati inEuropa, sta funzionando”.Fino a gennaio lo sviluppo è avve-nuto maggiormente sui mercatidi Oltremare, con l’Europa chestentava a decollare in termini diprezzo, sotto il peso della fortecompetizione esistente. Con l’ar-rivo dell’emergenza da Covid-19tutto è cambiato, con l’Europache ha visto un incremento in do-manda e quindi in prezzo, e l’Ol-tremare che ha dovuto affrontaretutta una serie di problemi, daiporti bloccati ai repentini cam-biamenti di mercato. Il bilanciodella stagione si profila comun-que positivo. Ora Origine Group è concentratasulla commercializzazione delkiwi di alta qualità dei partner ci-leni, che assicurano la continuitàdel prodotto a marchio sugli scaf-fali dei mercati esteri anche incontrostagione.

Almaverde Bioin forte crescitanonostante lo stopdell'horeca

Sfiora il + 50%sui mercati esteriil kiwi italianodi Origine Group

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Il punto sulla stagione ortofrutti-cola di Almaverde Bio è stato fat-to venerdì 22 maggio con ErnestoFornari, direttore di Canova, so-cietà del Gruppo Apofruit esclusi-vista per l'ortofrutta fresca, diPaolo Pari e Ilenio Bastoni, ri-spettivamente direttore e presi-dente di Almaverde Bio. I risulta-ti di vendita nel primo quadrime-

stre 2020 segnano un +17,2% invalore rispetto al 2019 e un+10,7% in volume. “Sono numeri- ha dichiarato Fornari - che de-notano soprattutto un importan-te aumento in quantità nonostan-te si siano azzerate totalmente levendite in horeca. Abbiamo rile-vato performance eccezionali sututti i prodotti ad alto contenutodi vitamina C, kiwi, arance, limo-ni. Buonissimi risultati di venditaanche per i prodotti di stagionecome gli asparagi e fragole maanche pomodoro ciliegino e dat-terino così come cavolfiori e broc-coletti”.Da segnalare le buone perfor-mance di prodotti di I Gammaevoluta che, sebbene rappresenti-no ancora una nicchia per Alma-verde Bio, hanno ottime prospet-tive per il futuro rappresentando

un buon compromesso tra pro-dotto fresco ed elevato contenutodi servizio. Ma anche nella IVGamma bio si sono registrateperformance più che soddisfa-centi, in particolare verso l’estero,Grecia, Germania e Belgio in pri-mis. Un vero successo se conside-rata la debacle del prodotto con-venzionale appartenente allastessa categoria.Sul fronte delle partnership, dopola recente intesa con la piemonte-se Gullino sulle mele bio, arriva lanuova collaborazione con il Grup-po mantovano Francescon per lacommercializzazione delle angu-rie categoria midi La Perla Nera. La società di Longiano ha regi-strato la crescita delle performan-ce di Fruttaweb, il canale di e-commerce di proprietà. Nel mesedi aprile gli ordini hanno rag-giunto il record di 1.000 a setti-mana contro uno standard intor-no ai 300 ordini. “I consumatorihanno di molto modificato le abi-tudini di acquisto. La digitalizza-zione e l’acquisto online anchedell’ortofrutta ha subìto un’im-pennata e ad oggi registriamotendenze che ci indicano che nonsi tornerà completamente indie-tro, grazie a un fatturato del bi-mestre marzo-aprile attorno ai145 mila euro”, ha commentato ildirettore Paolo Pari.Sui programmi futuri di Almaver-de Bio così il presidente Bastoni:“La prossima sfida che ci impo-niamo è quella del biodinamicooltre a quella del rinnovo di tuttigli imballaggi in ottica eco-soste-nibile, un processo che abbiamointrapreso e che riprenderemo abrevissimo”. (c.b.)

E’ terminata in netto anticipo perOrigine Group la campagna delkiwi italiano, che ha visto una for-te crescita delle vendite, ma che èstata divisa in due parti dalla pan-demia da Coronavirus. “In totaleabbiamo venduto 33 mila quintalidi kiwi italiano sui mercati esteri,il 49% in più rispetto alla campa-gna 2018/19” fa sapere il direttoregenerale Alessandro Zampagna."Evidentemente - precisa - la for-mula del Consorzio, che valorizzail kiwi dei propri soci sui mercatid’oltremare e su clienti mirati inEuropa, sta funzionando”.Fino a gennaio lo sviluppo è avve-nuto maggiormente sui mercatidi Oltremare, con l’Europa chestentava a decollare in termini diprezzo, sotto il peso della fortecompetizione esistente. Con l’ar-rivo dell’emergenza da Covid-19tutto è cambiato, con l’Europache ha visto un incremento in do-manda e quindi in prezzo, e l’Ol-tremare che ha dovuto affrontaretutta una serie di problemi, daiporti bloccati ai repentini cam-biamenti di mercato. Il bilanciodella stagione si profila comun-que positivo. Ora Origine Group è concentratasulla commercializzazione delkiwi di alta qualità dei partner ci-leni, che assicurano la continuitàdel prodotto a marchio sugli scaf-fali dei mercati esteri anche incontrostagione.

Almaverde Bioin forte crescitanonostante lo stopdell'horeca

Sfiora il + 50%sui mercati esteriil kiwi italianodi Origine Group

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21www.corriereortofrutticolo.itMaggio 2020

“Giocoforza, causa lockdown, sia-mo partiti in sordina ma, appenapossibile, si farà la presentazionepubblica”. Così il presidente IvanBartoli sul lancio del Consorziodell’Anguria Reggiana IGP, consede a Gualtieri di Reggio Emilia,nel cuore della zona di produzio-ne, costituito nel gennaio 2020 ericonosciuto con pubblicazionesulla Gazzetta Ufficiale del 15aprile scorso. Il Consorzio nascedall’Associazione dei Produttoridell’Anguria Reggiana, attiva dadieci anni, che aveva ottenutol’IGP alla fine della stagione pro-duttiva 2017.La base di partenza del Consor-zio, per la stagione che parte il 1°giugno per protrarsi fino a circa il15 settembre, è costituita da 11produttori e due confezionatori,un centinaio di ettari destinati alprodotto marchiato IGP per unaproduzione di circa mille tonnel-late. “Saremo in questo primo an-no – commenta il presidente Bar-toli – al 10% del nostro potenzia-le. Contiamo di raggiungere inpoche stagioni le 8-10 mila ton-nellate con una crescita del 10-20% l’anno”.

Il disciplinare circoscrive l’arealedi produzione, che corrispondealla Bassa Reggiana, e prevedeche la raccolta avvenga con trepassate successive seguendo ilmetodo tradizionale che garanti-sce una maturazione ottimale,con un brix minimo di 12 gradi.L’Anguria Reggiana IGP è di cali-bro grosso, ha un range che va daun minimo di 7 a 16 chilogrammi,ma può raggiungere i 20 e piùchili con la varietà allungata.Ogni anguria è tracciata e portacon il marchio anche il nome delproduttore. Sovente viene vendu-ta a fette, il che permette al con-sumatore di verificarne la qualità.“Contiamo su tre canali di vendi-ta – precisa Ivan Bartoli, lui stes-so un produttore – partendo dalchiosco con vendita diretta daparte delle aziende più piccole, al-la vendita nei Mercati ortofrutti-coli del Centro e del Nord, da Mi-lano a Bologna, Rimini, Firenze,Verona, Brescia, al canale DO eGDO con il quale lavorano leaziende più strutturate”. “Siamoottimisti circa la nostra capacitàdi crescere perché – concludeBartoli – possiamo contare su unprodotto di qualità riconosciutonel territorio e abbiamo davanti anoi, nella nostra zona, esempi im-portanti, a partire da quello delConsorzio del Parmigiano Reg-giano”.

La nocciola italiana potrà contarepresto su un nuovo piano di rilan-cio. Lo ho affermato il sottose-gretario alle Politiche AgricoleGiuseppe L’Abbate in una tele-conferenza con i rappresentatidella filiera svoltasi il 20 maggio.“Dobbiamo ridare slancio al set-tore, che racchiude in sé sia unavalenza economica importantesia una valenza rilevante perl’ambiente, impegnandoci quantoprima su ricerca, innovazione,formazione ma anche sugli accor-di di filiera”, ha precisato L’Abba-te. Si sta pensando a un’etichetta-tura d’origine chiara, ad una cam-pagna di promozione che possafare leva sugli aspetti di marke-ting territoriale e sui valori nutra-ceutici del prodotto. Oggi in Italia la produzione oscil-la tra le 100 mila e le 130 milatonnellate con oltre 70 mila ettaricoltivati che rappresentano l’11%della superficie mondiale. “Mi au-guro che il percorso di confrontodel tavolo tecnico di filiera a cuistiamo dando riavvio – ha sottoli-neato infine L’Abbate – possa da-re ben presto i propri risultati, at-traverso un nuovo piano di setto-re che andrà sostenuto con risor-se adeguate per rilanciare gli in-vestimenti futuri”.

McGarlet cavalca l'onda salutistapotenziando la linea degli estrattiPuro, ricchi di principi attivi, conun mix di lime, zenzero e curcu-ma, un mix multivitaminico da60 ml, ideale per aiutare il siste-ma immunitario. "Negli ultimidue mesi - sottolinea Luca Garlet-

Prima stagioneproduttivaper l’anguriareggiana IGP

Confrontodi filieraper far decollarela nocciola

McGarlet cavalcail trend salutistacon gli estratti della linea Puro

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“Giocoforza, causa lockdown, sia-mo partiti in sordina ma, appenapossibile, si farà la presentazionepubblica”. Così il presidente IvanBartoli sul lancio del Consorziodell’Anguria Reggiana IGP, consede a Gualtieri di Reggio Emilia,nel cuore della zona di produzio-ne, costituito nel gennaio 2020 ericonosciuto con pubblicazionesulla Gazzetta Ufficiale del 15aprile scorso. Il Consorzio nascedall’Associazione dei Produttoridell’Anguria Reggiana, attiva dadieci anni, che aveva ottenutol’IGP alla fine della stagione pro-duttiva 2017.La base di partenza del Consor-zio, per la stagione che parte il 1°giugno per protrarsi fino a circa il15 settembre, è costituita da 11produttori e due confezionatori,un centinaio di ettari destinati alprodotto marchiato IGP per unaproduzione di circa mille tonnel-late. “Saremo in questo primo an-no – commenta il presidente Bar-toli – al 10% del nostro potenzia-le. Contiamo di raggiungere inpoche stagioni le 8-10 mila ton-nellate con una crescita del 10-20% l’anno”.

Il disciplinare circoscrive l’arealedi produzione, che corrispondealla Bassa Reggiana, e prevedeche la raccolta avvenga con trepassate successive seguendo ilmetodo tradizionale che garanti-sce una maturazione ottimale,con un brix minimo di 12 gradi.L’Anguria Reggiana IGP è di cali-bro grosso, ha un range che va daun minimo di 7 a 16 chilogrammi,ma può raggiungere i 20 e piùchili con la varietà allungata.Ogni anguria è tracciata e portacon il marchio anche il nome delproduttore. Sovente viene vendu-ta a fette, il che permette al con-sumatore di verificarne la qualità.“Contiamo su tre canali di vendi-ta – precisa Ivan Bartoli, lui stes-so un produttore – partendo dalchiosco con vendita diretta daparte delle aziende più piccole, al-la vendita nei Mercati ortofrutti-coli del Centro e del Nord, da Mi-lano a Bologna, Rimini, Firenze,Verona, Brescia, al canale DO eGDO con il quale lavorano leaziende più strutturate”. “Siamoottimisti circa la nostra capacitàdi crescere perché – concludeBartoli – possiamo contare su unprodotto di qualità riconosciutonel territorio e abbiamo davanti anoi, nella nostra zona, esempi im-portanti, a partire da quello delConsorzio del Parmigiano Reg-giano”.

La nocciola italiana potrà contarepresto su un nuovo piano di rilan-cio. Lo ho affermato il sottose-gretario alle Politiche AgricoleGiuseppe L’Abbate in una tele-conferenza con i rappresentatidella filiera svoltasi il 20 maggio.“Dobbiamo ridare slancio al set-tore, che racchiude in sé sia unavalenza economica importantesia una valenza rilevante perl’ambiente, impegnandoci quantoprima su ricerca, innovazione,formazione ma anche sugli accor-di di filiera”, ha precisato L’Abba-te. Si sta pensando a un’etichetta-tura d’origine chiara, ad una cam-pagna di promozione che possafare leva sugli aspetti di marke-ting territoriale e sui valori nutra-ceutici del prodotto. Oggi in Italia la produzione oscil-la tra le 100 mila e le 130 milatonnellate con oltre 70 mila ettaricoltivati che rappresentano l’11%della superficie mondiale. “Mi au-guro che il percorso di confrontodel tavolo tecnico di filiera a cuistiamo dando riavvio – ha sottoli-neato infine L’Abbate – possa da-re ben presto i propri risultati, at-traverso un nuovo piano di setto-re che andrà sostenuto con risor-se adeguate per rilanciare gli in-vestimenti futuri”.

McGarlet cavalca l'onda salutistapotenziando la linea degli estrattiPuro, ricchi di principi attivi, conun mix di lime, zenzero e curcu-ma, un mix multivitaminico da60 ml, ideale per aiutare il siste-ma immunitario. "Negli ultimidue mesi - sottolinea Luca Garlet-

Prima stagioneproduttivaper l’anguriareggiana IGP

Confrontodi filieraper far decollarela nocciola

McGarlet cavalcail trend salutistacon gli estratti della linea Puro

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23www.corriereortofrutticolo.itMaggio 2020

ti, ceo di McGarlet - la richiestamondiale di zenzero e curcumaha subìto un forte aumento ed ètuttora molto elevata. Tale au-mento è riconducibile a diversifattori come la consapevolezzadegli importanti benefici che que-ste radici hanno sul sistema im-munitario e il blocco dei collega-menti con l’Oriente. Da diverserealtà abbiamo ricevuto richiesteper questi prodotti, proprio per leloro qualità salutistiche. Trattan-do queste materie prime da moltianni, abbiamo voluto risponderealle esigenze del mercato con unabevanda che contenesse l’insiemedi quanto richiesto".E’ nata così la campagna McGar-let “Ripartiamo dalle radici”. L’a-zienda e il suo personale si sonoattivati per ripartire e garantireuna capacità produttiva quotidia-na di 20 mila bottiglie. Per gliestratti della linea Puro vengonoutilizzati la tecnica dell’estrazionea freddo e il processo HPP (HighPressure Processing) per la con-servazione, metodo che utilizzauna pressione idrostatica che rag-giunge i 6.000 bar, garantendo laconservazione delle caratteristi-che organolettiche del prodottocon una conseguente shelf-life diben 35 giorni.Alla ripartenza della produzionesi affianca un importante lavorodi comunicazione con narrazionied immagini dei luoghi lontanidove sono solite esserci le mag-giori produzioni dei frutti esoticiche McGarlet tratta con una pro-

fessionalità derivante dalla sualunga esperienza, unica in Italia.Le materie prime selezionate, concui McGarlet lavora, sono il verotesoro del pirata che rappresental’azienda bergamasca, nata nel1927 come azienda distributricedi frutta esotica proveniente dallecolonie italiane in Africa.

"Abbiamo mantenuto l’impegnopreso nei confronti dei nostriproduttori: la commissioneAgricoltura del Parlamento eu-ropeo ha deciso di rinviare didue anni la riforma della PoliticaAgricola Comune, ossia al 31 di-cembre 2022, di prorogare i fon-di europei attuali evitando tagliinaccettabili sul budget PAC, dirafforzare gli strumenti per farfronte ai rischi aziendali e allecrisi di mercato”.Così Paolo De Castro da Bruxel-les il 29 aprile scorso. "Dopo ol-tre 200 votazioni - ha riferito ilcoordinatore S&D alla Commis-sione Agricoltura del Parlamen-to europeo - diamo il via libera airegolamenti transitori per esten-dere di due anni l’attuale PAC enon di un solo anno come propo-neva l’Esecutivo UE. Il nostro te-sto rappresenterà la base su cuiavviare i negoziati inter-istitu-zionali con l’Esecutivo e i mini-

stri Agricoli UE , con l’obiettivodi un accordo sul testo entro lascadenza della presidenza di tur-no croata, il 30 giugno. E’ unavittoria di cui andiamo fieri co-me Gruppo S&D. Grazie al rego-lamento transitorio disponiamodi un maggior margine tempora-le per correggere gli elementi dicontrasto già individuati nellaproposta di riforma della PACpresentata dalla passata Com-missione Europea. E in primoluogo il tentativo di ri-naziona-lizzazione della PAC lasciandoagli Stati membri, come indica laproposta, la decisione di declina-re le risorse ai propri agricoltorisottraendo il ruolo essenzialesvolto dalle Regioni. Intantomanteniamo gli attuali livelli difinanziamento, evitando il 4%dei tagli sui pagamenti diretti(sono 144 milioni di euro l’anno)e di oltre il 15% sullo svilupporurale (230 milioni l’anno)”.

Decisione presa. De Castro:“PAC rinviata a dicembre 2022”

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ti, ceo di McGarlet - la richiestamondiale di zenzero e curcumaha subìto un forte aumento ed ètuttora molto elevata. Tale au-mento è riconducibile a diversifattori come la consapevolezzadegli importanti benefici che que-ste radici hanno sul sistema im-munitario e il blocco dei collega-menti con l’Oriente. Da diverserealtà abbiamo ricevuto richiesteper questi prodotti, proprio per leloro qualità salutistiche. Trattan-do queste materie prime da moltianni, abbiamo voluto risponderealle esigenze del mercato con unabevanda che contenesse l’insiemedi quanto richiesto".E’ nata così la campagna McGar-let “Ripartiamo dalle radici”. L’a-zienda e il suo personale si sonoattivati per ripartire e garantireuna capacità produttiva quotidia-na di 20 mila bottiglie. Per gliestratti della linea Puro vengonoutilizzati la tecnica dell’estrazionea freddo e il processo HPP (HighPressure Processing) per la con-servazione, metodo che utilizzauna pressione idrostatica che rag-giunge i 6.000 bar, garantendo laconservazione delle caratteristi-che organolettiche del prodottocon una conseguente shelf-life diben 35 giorni.Alla ripartenza della produzionesi affianca un importante lavorodi comunicazione con narrazionied immagini dei luoghi lontanidove sono solite esserci le mag-giori produzioni dei frutti esoticiche McGarlet tratta con una pro-

fessionalità derivante dalla sualunga esperienza, unica in Italia.Le materie prime selezionate, concui McGarlet lavora, sono il verotesoro del pirata che rappresental’azienda bergamasca, nata nel1927 come azienda distributricedi frutta esotica proveniente dallecolonie italiane in Africa.

"Abbiamo mantenuto l’impegnopreso nei confronti dei nostriproduttori: la commissioneAgricoltura del Parlamento eu-ropeo ha deciso di rinviare didue anni la riforma della PoliticaAgricola Comune, ossia al 31 di-cembre 2022, di prorogare i fon-di europei attuali evitando tagliinaccettabili sul budget PAC, dirafforzare gli strumenti per farfronte ai rischi aziendali e allecrisi di mercato”.Così Paolo De Castro da Bruxel-les il 29 aprile scorso. "Dopo ol-tre 200 votazioni - ha riferito ilcoordinatore S&D alla Commis-sione Agricoltura del Parlamen-to europeo - diamo il via libera airegolamenti transitori per esten-dere di due anni l’attuale PAC enon di un solo anno come propo-neva l’Esecutivo UE. Il nostro te-sto rappresenterà la base su cuiavviare i negoziati inter-istitu-zionali con l’Esecutivo e i mini-

stri Agricoli UE , con l’obiettivodi un accordo sul testo entro lascadenza della presidenza di tur-no croata, il 30 giugno. E’ unavittoria di cui andiamo fieri co-me Gruppo S&D. Grazie al rego-lamento transitorio disponiamodi un maggior margine tempora-le per correggere gli elementi dicontrasto già individuati nellaproposta di riforma della PACpresentata dalla passata Com-missione Europea. E in primoluogo il tentativo di ri-naziona-lizzazione della PAC lasciandoagli Stati membri, come indica laproposta, la decisione di declina-re le risorse ai propri agricoltorisottraendo il ruolo essenzialesvolto dalle Regioni. Intantomanteniamo gli attuali livelli difinanziamento, evitando il 4%dei tagli sui pagamenti diretti(sono 144 milioni di euro l’anno)e di oltre il 15% sullo svilupporurale (230 milioni l’anno)”.

Decisione presa. De Castro:“PAC rinviata a dicembre 2022”

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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ATTUALITÀ

Gli italiani in quarantena hannoconsumato a casa più ortofrutta.Gli acquisti sono cresciuti del9,1% a marzo sullo stesso mesedel 2019 mentre i prezzi hannoavuto un aumento medio del 9%per la frutta e un calo medio del5% per gli ortaggi. Lo rileva, sullabase di dati GFK Italia, l’ Osserva-torio di Mercato di CSO Italy, ilCentro Servizi Ortofrutticoli diFerrara, che da anni analizza concompetenza riconosciuta anche alivello internazionale i dati delcomparto. In questo periodo par-ticolare, di cambio di atteggia-mento da parte del consumatorema anche di grande attenzionedell’opinione pubblica verso que-sti temi – sottolinea Elisa Macchi,direttrice di CSO Italy e responsa-bile dell’Osservatorio – “monito-reremo molto da vicino e mensil-mente l’andamento degli acquistidi ortofrutta, in modo preciso eoggettivo”.

TREND DI ACQUISTOL’Osservatorio di Mercato precisache la crescita di marzo è stata ta-

le da coprire le perdite in volumeche si stavano delineando nel cor-so dei primi due mesi del 2020,con un consuntivo del trimestreche chiude con una variazionepositiva dell’1%. Scendendo neldettaglio del mese di marzo, gliacquisti di ortaggi in volume han-no registrato una crescita del 13%

anno su anno mentre quelli difrutta del 5%. “A prima vista –commenta Daria Lodi, analistadell’Osservatorio di Mercato – sipotrebbe pensare che l’emergen-za sanitaria abbia influenzato po-sitivamente i volumi di vendita difrutta e verdura fresca, in realtànon è dato sapere se l’incrementodei consumi a casa sia stato suffi-ciente a compensare il drammati-co calo dei consumi nel canaleho.re.ca, praticamente azzeratidallo ‘stay home’. Sicuramentel’ortofrutta, a differenza di pasta,riso, farine e cibi in scatola, nonha goduto di una vera e propriaimpennata delle vendite per lasua elevata deperibilità, caratteri-stica che poco si confà alla minorfrequenza di acquisto tipica delperiodo emergenziale”.Infatti, proprio le tipologie difrutta più conservabili hanno re-

Elisa Macchi, direttore CSO Italy

A fronte di un aumento medio del 9% dei prezzi della frutta, la sorpresa è venuta dal calo delle verdure. A marzo i consumi

di ortofrutta sono cresciuti del 9,1%. Nuove abitudini d’acquisto

CONSUMI E PREZZI NEL LOCKDOWN. L’analisi di CSO Italy

Ortaggi meno cari del 5%

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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ATTUALITÀ

Gli italiani in quarantena hannoconsumato a casa più ortofrutta.Gli acquisti sono cresciuti del9,1% a marzo sullo stesso mesedel 2019 mentre i prezzi hannoavuto un aumento medio del 9%per la frutta e un calo medio del5% per gli ortaggi. Lo rileva, sullabase di dati GFK Italia, l’ Osserva-torio di Mercato di CSO Italy, ilCentro Servizi Ortofrutticoli diFerrara, che da anni analizza concompetenza riconosciuta anche alivello internazionale i dati delcomparto. In questo periodo par-ticolare, di cambio di atteggia-mento da parte del consumatorema anche di grande attenzionedell’opinione pubblica verso que-sti temi – sottolinea Elisa Macchi,direttrice di CSO Italy e responsa-bile dell’Osservatorio – “monito-reremo molto da vicino e mensil-mente l’andamento degli acquistidi ortofrutta, in modo preciso eoggettivo”.

TREND DI ACQUISTOL’Osservatorio di Mercato precisache la crescita di marzo è stata ta-

le da coprire le perdite in volumeche si stavano delineando nel cor-so dei primi due mesi del 2020,con un consuntivo del trimestreche chiude con una variazionepositiva dell’1%. Scendendo neldettaglio del mese di marzo, gliacquisti di ortaggi in volume han-no registrato una crescita del 13%

anno su anno mentre quelli difrutta del 5%. “A prima vista –commenta Daria Lodi, analistadell’Osservatorio di Mercato – sipotrebbe pensare che l’emergen-za sanitaria abbia influenzato po-sitivamente i volumi di vendita difrutta e verdura fresca, in realtànon è dato sapere se l’incrementodei consumi a casa sia stato suffi-ciente a compensare il drammati-co calo dei consumi nel canaleho.re.ca, praticamente azzeratidallo ‘stay home’. Sicuramentel’ortofrutta, a differenza di pasta,riso, farine e cibi in scatola, nonha goduto di una vera e propriaimpennata delle vendite per lasua elevata deperibilità, caratteri-stica che poco si confà alla minorfrequenza di acquisto tipica delperiodo emergenziale”.Infatti, proprio le tipologie difrutta più conservabili hanno re-

Elisa Macchi, direttore CSO Italy

A fronte di un aumento medio del 9% dei prezzi della frutta, la sorpresa è venuta dal calo delle verdure. A marzo i consumi

di ortofrutta sono cresciuti del 9,1%. Nuove abitudini d’acquisto

CONSUMI E PREZZI NEL LOCKDOWN. L’analisi di CSO Italy

Ortaggi meno cari del 5%

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ATTUALITÀ CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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gistrato nel mese di marzo gli in-crementi più evidenti in terminidi volumi di acquisto, come lemele (+21%) e gli agrumi, in par-ticolare arance (+19%) e limoni(+9%). Nel caso degli ortaggi siregistrano picchi di acquisto perpatate (+38%), carote (+29%), ci-polle (+23%), melanzane (+19%),pomodori (+8%), zucchine(+12%) e radicchi (+21%). Le pre-ferenze dei consumatori sono ri-cadute dunque su specie dallashelf-life lunga, come testimonia-no le quantità eccezionali di pata-te acquistate, oppure la ripresa dicarote e cipolle dopo mesi ditrend in calo.

VARIAZIONI DI PREZZOPassando ad analizzare i prezzi alconsumo, l’Osservatorio di Mer-cato di CSO Italy evidenzia un au-mento medio del 9% per la frutta(da 1,72 euro/kg di marzo 2019 a1,87 euro/kg di marzo 2020),trainato da sensibili aumenti re-lativi ai prodotti più richiesti dalmercato: il prezzo delle arance èaumentato del 16%, dei limonidel 14%, delle mele del 12% equello dei kiwi del 22%.Per gli ortaggi invece si è verifica-to un calo medio dei prezzi al con-sumo pari al 5% (da 2,03 euro/kgdi marzo 2019 all’1,93€/kg dimarzo 2020) a fronte di un lieveincremento medio per alcunespecie più acquistate.

CANALI DI VENDITA

Il prolungarsi del periodo di qua-rantena ha provocato un decisocambiamento delle abitudini deiconsumatori anche rispetto al ca-nale commerciale preferito: laGDO (iper+super+discount+su-perette) è passata dal rappresen-tare il 67% degli acquisti del mar-zo 2019 al 72% del marzo 2020.Molto forte la crescita di super-mercati (+22%), superette/picco-le superfici (+29%) e discount(+14%). Meno incisivi gli aumen-ti per gli ipermercati (+4%).Pesanti perdite si sono registrateper gli ambulanti (-34% marzo2020 su 2019) ed è stato proprionei mercati degli ambulanti dovesi sono verificati gli incrementidei prezzi medi più importanti,+7%. In crescita anche l’attivitàper i fruttivendoli, +24% dellevendite, a fronte di aumento deiprezzi medi del 6%.

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEGLI ACQUISTIL’analisi dell’Osservatorio diMercato di CSO Italy per macroa-ree geografiche degli acquisti di

ortofrutta fresca per il consumodomestico mostra un aumentodei volumi in tutto il CentroNord, mentre si è registrato uncalo del 4% al Sud (Sicilia com-presa), in linea con i trend più re-centi. L’incremento del consumodomestico di ortofrutta nel NordItalia viene interpretato comeprobabile compensazione deimancati consumi fuori casa, tipicidi alcune Regioni prima delloscoppio del Coronavirus. Venen-do ai prezzi, l’Osservatorio notache nelle “zone rosse” del Nord iprezzi sono rimasti pressoché sta-bili rispetto a marzo 2019 e, in ge-nerale, per il Settentrione ed ilCentro le variazioni sono minime(Nord Ovest -2%; Nord Est +1%,Centro e Sardegna +1%). Al Sud ein Sicilia invece i valori sono au-mentati del 6%, con picchi in Ca-labria e Basilicata (+15%) e Cam-pania e Sicilia (+7%).

BIO E CONFEZIONATOLa ricerca di un prodotto più sa-lubre, salutare e, soprattutto, si-curo, ha premiato la crescita deiconsumi di ortofrutta biologica econfezionata. Per il bio a marzo2020 i volumi sono aumentati del14% rispetto allo stesso mese del2019, con un aumento analogodei prezzi medi (+14%), mentreper l’ortofrutta confezionata si èregistrata – conclude l’Osserva-torio di Mercato di CSO Italy –un’impennata della domanda del24% .

Nei primi due mesi del 2020 labilancia commerciale con l’esterodell’ortofrutta italiana ha fatto re-gistrare una crescita sensibile delvalore dell’export a fronte di mi-nori volumi commercializzati. Inforte aumento però l’import, diqui un calo del 30,5% del saldopositivo export/import a 147,4milioni. Lo ha reso noto Fruitim-

prese sulla base di dati ISTAT.L’export in valore supera di pocogli 859 milioni (+6,9%), in quan-tità 595.634 tonnellate (-2,8%).L’import vale 711,5 milioni(+20,2%) e in quantità 615.340tonnellate (+10,5%).La crescita in valore riguardaprincipalmente legumi e ortaggi(+14,2%) e agrumi (10,3%). In

valori assoluti la voce principaledell’export sono legumi e ortaggi(356,2 milioni), a seguire la fruttafresca (319,3 milioni). Alla voceimport in evidenza gli agrumi(+64,6% in valore e +32,4% inquantità), la frutta fresca (+35,2%in valore e +41,9% in quantità) ela frutta secca (+44,2% in valore,quasi 261 milioni).

Primo bimestre positivo per l’export ma il trenddell’import peggiora la bilancia commerciale

Sono cresciuti in particolare i consumi di ortofrutta

biologica e confezionata.Il bio a marzo è aumentato

del 14% con una crescita analoga dei prezzi

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27www.corriereortofrutticolo.itMaggio 2020

ATTUALITÀ

Hanno sollevato commenti nonsempre positivi e qualche polemi-ca le norme previste nel DecretoRilancio per la regolarizzazionedei migranti, approvato a metàmaggio. La norma prevede cheper "favorire l’emersione di rap-porti di lavoro irregolari, i datoridi lavoro italiani o quelli ‘stranie-ri in possesso del titolo di sog-giorno’ possono presentare istan-za per concludere un contratto dilavoro subordinato con cittadinistranieri presenti sul territorionazionale ovvero per dichiarare lasussistenza di un rapporto di la-voro irregolare, tuttora in corso,con cittadini italiani o cittadinistranieri. A tal fine, i cittadinistranieri devono essere stati sot-toposti a rilievi fotodattiloscopiciprima dell’8 marzo 2020”. "I cittadini stranieri con permes-so di soggiorno scaduto dal 31 ot-tobre 2019, non rinnovato o con-vertito in altro titolo di soggiorno,possono richiedere - si legge nel-l’articolo del decreto - un per-messo di soggiorno temporaneo,valido solo nel territorio naziona-

le, della durata di mesi sei dallapresentazione dell’istanza”.Se al termine della durata del per-messo di soggiorno temporaneo -si precisa inoltre - il cittadinostraniero esibisce un contratto dilavoro subordinato ovvero la do-cumentazione retributiva e previ-denziale comprovante lo svolgi-

mento dell’attività lavorativa, ilpermesso viene convertito in per-messo di soggiorno per motivi dilavoro. Le disposizioni si applica-no ai lavoratori agricoli, oltre chea colf e badanti. L’istanza di rila-scio del permesso di soggiornotemporaneo deve essere presen-tata dal cittadino straniero alquestore competente per territo-rio a partire dal primo giugno e fi-no al 15 luglio. "Una soluzione politica, non eco-nomica per le esigenze delle im-prese”, l’ha definita Marco Salvi,presidente di Fruitimprese. "Lanostra - ha voluto ricordare Salvi- è un’attività specializzata, ab-biamo bisogno di professionalità,di capacità di gestire i prodotti,non di manodopera generica. Lenostre imprese, che portano l’or-tofrutta made in Italy nel mondo,lavorano da sempre rispettando

Marco Salvi, presidente Fruitimprese

Le agevolazioni per la regolarizzazione dei migranti non risolvonoil problema della carenza di lavoratori agricoli per la stagione

dei raccolti. Disattesi i sei punti del pacchetto Fruitimprese

MANODOPERA. Il decreto rilancio e i provvedimenti mancati

Il settore: che delusione

Page 29: PROTAGONISTI SIMONA CASELLI La presidente di AREFLH si ......Freshfel ha valutato in 500 milioni di euro/mese l’ag- ... sta, i consumi cambiano e si modificano di settimana in settimana

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Hanno sollevato commenti nonsempre positivi e qualche polemi-ca le norme previste nel DecretoRilancio per la regolarizzazionedei migranti, approvato a metàmaggio. La norma prevede cheper "favorire l’emersione di rap-porti di lavoro irregolari, i datoridi lavoro italiani o quelli ‘stranie-ri in possesso del titolo di sog-giorno’ possono presentare istan-za per concludere un contratto dilavoro subordinato con cittadinistranieri presenti sul territorionazionale ovvero per dichiarare lasussistenza di un rapporto di la-voro irregolare, tuttora in corso,con cittadini italiani o cittadinistranieri. A tal fine, i cittadinistranieri devono essere stati sot-toposti a rilievi fotodattiloscopiciprima dell’8 marzo 2020”. "I cittadini stranieri con permes-so di soggiorno scaduto dal 31 ot-tobre 2019, non rinnovato o con-vertito in altro titolo di soggiorno,possono richiedere - si legge nel-l’articolo del decreto - un per-messo di soggiorno temporaneo,valido solo nel territorio naziona-

le, della durata di mesi sei dallapresentazione dell’istanza”.Se al termine della durata del per-messo di soggiorno temporaneo -si precisa inoltre - il cittadinostraniero esibisce un contratto dilavoro subordinato ovvero la do-cumentazione retributiva e previ-denziale comprovante lo svolgi-

mento dell’attività lavorativa, ilpermesso viene convertito in per-messo di soggiorno per motivi dilavoro. Le disposizioni si applica-no ai lavoratori agricoli, oltre chea colf e badanti. L’istanza di rila-scio del permesso di soggiornotemporaneo deve essere presen-tata dal cittadino straniero alquestore competente per territo-rio a partire dal primo giugno e fi-no al 15 luglio. "Una soluzione politica, non eco-nomica per le esigenze delle im-prese”, l’ha definita Marco Salvi,presidente di Fruitimprese. "Lanostra - ha voluto ricordare Salvi- è un’attività specializzata, ab-biamo bisogno di professionalità,di capacità di gestire i prodotti,non di manodopera generica. Lenostre imprese, che portano l’or-tofrutta made in Italy nel mondo,lavorano da sempre rispettando

Marco Salvi, presidente Fruitimprese

Le agevolazioni per la regolarizzazione dei migranti non risolvonoil problema della carenza di lavoratori agricoli per la stagione

dei raccolti. Disattesi i sei punti del pacchetto Fruitimprese

MANODOPERA. Il decreto rilancio e i provvedimenti mancati

Il settore: che delusione

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leggi e contratti. Le misure previ-ste nel DL Rilancio hanno unapositiva valenza politica però nondanno le risposte immediate checi attendevamo in vista delle im-minenti campagne estive di rac-colta dell’ortofrutta. Serve mano-dopera competente perché la na-tura ha i suoi tempi ed i suoi ritmie far raccogliere e confezionareun prodotto ortofrutticolo da ma-ni non esperte significa compro-metterne irrimediabilmente laqualità, la salubrità e la sicurezza,oltre che creare un danno econo-mico alle imprese ed alla colletti-vità”.Fruitimprese, prima dell’emissio-ne del decreto, aveva avanzato unpacchetto di proposte immedia-tamente attuabili, alcune a costozero, per dare continuità ad un si-stema consolidato che negli ulti-mi 15-20 anni ha permesso di sal-vaguardare una economia basatasulla frutticoltura in tante zonedel Paese. Ecco i punti avanzatida Fruitimprese.1. La “quarantena attiva”, auspi-cata dai parlamentari europei DeCastro e Dorfmann, per organiz-zare il ritorno agevolato, median-te la creazione di ponti aerei o fer-roviari, della manodopera agrico-la dagli altri Paesi europei da por-re in “quarantena attiva” in strut-ture predisposte di concerto e conla collaborazione delle Autoritàlocali. Con questo sistema i lavo-ratori iniziano subito ad operareperché vengono organizzati inpiccole squadre che vivono e la-vorano in isolamento dalle altremaestranze.2. La proroga dei permessi di sog-giorno dei lavoratori extracomu-nitari attualmente impiegati e laregolarizzazione di quelli presen-ti sul territorio senza permesso disoggiorno che hanno già lavoratonel settore agricolo nel loro Paesedi provenienza. 3. La semplificazione del sistemadei voucher per consentire aglistudenti di occupare utilmente iperiodi di riposo ed agevolare ilritorno, anche momentaneo, alsettore agricolo della manodope-

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ATTUALITÀ

ra italiana rimasta senza occupa-zione per la crisi degli altri com-parti. 4. L’utilizzo in agricoltura del per-sonale in cassa integrazione o dicoloro che percepiscono il redditodi cittadinanza, garantendo adessi una entrata aggiuntiva ed unrientro attivo nel mondo del lavo-ro. 5. Incentivi all’assunzione di per-sonale a tempo determinato, co-me la fiscalizzazione dei contribu-ti previdenziali fino al 31 dicem-bre 2020, per consentire alleaziende di garantire alla manodo-pera proveniente dagli altri setto-ri, un salario maggiore. 6. La creazione di un portale isti-tuzionale a livello locale per favo-rire l’incontro della domanda edell’offerta di lavoro, come avve-nuto per il reperimento del perso-

nale sanitario, dove le aziendepossano inserire le loro proposte.“Le nostre imprese - ha sottoli-neato Marco Salvi - hanno affron-tato in questa terribile emergenzasforzi enormi per rifornire i puntivendita e al contempo per ade-guare gli impianti aziendali aglistandard sanitari legati alla pan-demia da Covid-19 per tutelare lasalute degli operatori. Premessoquesto, dobbiamo considerarcidei privilegiati perché abbiamopotuto continuare sempre a lavo-rare e produrre mentre gran par-te dell’Italia produttiva si ferma-va. Sarebbe davvero un parados-so se adesso, dopo che la filieraortofrutticola non ha mai smessodi lavorare e dopo che gli italianil’hanno rivalutata come essenzia-le per la loro dieta, rischiamo diperdere i raccolti”.

Nel frattempo, c’è chi sta reagen-do alla situazione con soluzioniparticolari. II 21 maggio sera èatterrato a Pescara il primo volocharter, organizzato da Confagri-coltura Abruzzo, con l’arrivo di124 operai agricoli dal Marocco.Un altro volo è arrivato il 22 mag-gio, con altrettanti lavoratori, eun terzo è stato programmatomentre scriviamo, tutti con par-tenza da Casablanca. E sempre il22 altre decine di lavoratori dalMarocco, questa volta destinatialle campagne del Nord Italia, so-no atterrati a Milano Malpensacon due voli organizzati dal go-verno, che aveva concesso a Con-fagricoltura la possibilità di farrientrare operai agricoli che giàavevano lavorato nel nostro Pae-se. A Roma sono giunti circa uncentinaio di lavoratori indiani.

CSO Italy ha compiuto un’analisi quantitativa sullacarenza di manodopera straniera stagionale condot-ta su un campione di soci che rappresenta circa 600mila tonnellate di ortofrutta. "Un campione non ingrado di rappresentare il mondo ortofrutticolo ita-liano nel suo complesso - sottolinea il direttore ElisaMacchi - ma capace di descrivere comunque un’im-portante realtà”.La manodopera straniera rappresenta per il settoreortofrutticolo un fattore chiave durante le attività diraccolta dei prodotti freschi: in base al campioneanalizzato, nel triennio 2017-2019 i produttori han-no impiegato circa 53 mila lavoratori stagionali (siaitaliani che stranieri). I lavoratori stagionali stranie-ri, rappresentano il 44,6% del totale nel complesso,di cui il 77,2% impegnato nelle operazioni di raccol-ta, quote elevatissime se si pensa che gli stranieri inItalia rappresentano il 10% della popolazione. A causa dell’emergenza sanitaria, molti migrantistagionali, già da marzo sono stati impossibilitati avenire in Italia, mettendo a rischio il raccolto. La ri-cerca conferma che la carenza di manodopera in Ita-lia dipende in larga misura dai lavoratori stranieri inparticolare nel periodo di raccolta.“La maggior parte dei lavoratori stranieri, circa il51%, proviene dall’Est Europa e a seguire dall’Africa- precisa Assunta Cecere di CSO Italy – e i più im-portanti Paesi di provenienza sono Romania, Ma-

rocco, India, Albania e Polonia. In base al nostrodossier, anche per il 2020 i produttori ortofrutticolidel campione studiato, confermano l’importanzadella manodopera stagionale straniera, con una pre-visione di oltre 17 mila unità per le colture e aree diproduzione oggetto dello studio".“Questo numero - dichiara un altro analista, Federi-co Passarelli - conferma la tendenza degli ultimi an-ni e dimostra come, nonostante la minore produzio-ne prevista per quest’anno, il fabbisogno di mano-dopera rimanga elevato”.A livello europeo, la mancanza di manodopera stra-niera stagionale appare simile allo scenario italiano:i principali Paesi agricoli europei (Spagna, Francia,Polonia, Germania, Belgio) necessitano tra i 20 milae i circa 300 mila lavoratori stagionali per sostenerele attività produttive dell’intero settore nel 2020.Ogni Paesi EU ha messo in campo attività di reclu-tamento volontario di lavoratori stagionali per il set-tore agricolo: purtroppo, questo sistema non sta ga-rantendo un apporto sostanziale (per esempio, inFrancia molti rinunciano a lavorare in campagnaperché è troppo faticoso). L’elemento in comune traquesti Paesi è l’impellente necessità di creare un si-stema capace di coniugare la disponibilità di mano-dopera e il rispetto delle precauzioni sanitarie antiCOVID-19: alcuni Paesi, come Polonia, Germania eFrancia stanno introducendo la “quarantena attiva”.

L’analisi su un campione di aziende confermal’importanza della manodopera stagionale straniera

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ra italiana rimasta senza occupa-zione per la crisi degli altri com-parti. 4. L’utilizzo in agricoltura del per-sonale in cassa integrazione o dicoloro che percepiscono il redditodi cittadinanza, garantendo adessi una entrata aggiuntiva ed unrientro attivo nel mondo del lavo-ro. 5. Incentivi all’assunzione di per-sonale a tempo determinato, co-me la fiscalizzazione dei contribu-ti previdenziali fino al 31 dicem-bre 2020, per consentire alleaziende di garantire alla manodo-pera proveniente dagli altri setto-ri, un salario maggiore. 6. La creazione di un portale isti-tuzionale a livello locale per favo-rire l’incontro della domanda edell’offerta di lavoro, come avve-nuto per il reperimento del perso-

nale sanitario, dove le aziendepossano inserire le loro proposte.“Le nostre imprese - ha sottoli-neato Marco Salvi - hanno affron-tato in questa terribile emergenzasforzi enormi per rifornire i puntivendita e al contempo per ade-guare gli impianti aziendali aglistandard sanitari legati alla pan-demia da Covid-19 per tutelare lasalute degli operatori. Premessoquesto, dobbiamo considerarcidei privilegiati perché abbiamopotuto continuare sempre a lavo-rare e produrre mentre gran par-te dell’Italia produttiva si ferma-va. Sarebbe davvero un parados-so se adesso, dopo che la filieraortofrutticola non ha mai smessodi lavorare e dopo che gli italianil’hanno rivalutata come essenzia-le per la loro dieta, rischiamo diperdere i raccolti”.

Nel frattempo, c’è chi sta reagen-do alla situazione con soluzioniparticolari. II 21 maggio sera èatterrato a Pescara il primo volocharter, organizzato da Confagri-coltura Abruzzo, con l’arrivo di124 operai agricoli dal Marocco.Un altro volo è arrivato il 22 mag-gio, con altrettanti lavoratori, eun terzo è stato programmatomentre scriviamo, tutti con par-tenza da Casablanca. E sempre il22 altre decine di lavoratori dalMarocco, questa volta destinatialle campagne del Nord Italia, so-no atterrati a Milano Malpensacon due voli organizzati dal go-verno, che aveva concesso a Con-fagricoltura la possibilità di farrientrare operai agricoli che giàavevano lavorato nel nostro Pae-se. A Roma sono giunti circa uncentinaio di lavoratori indiani.

CSO Italy ha compiuto un’analisi quantitativa sullacarenza di manodopera straniera stagionale condot-ta su un campione di soci che rappresenta circa 600mila tonnellate di ortofrutta. "Un campione non ingrado di rappresentare il mondo ortofrutticolo ita-liano nel suo complesso - sottolinea il direttore ElisaMacchi - ma capace di descrivere comunque un’im-portante realtà”.La manodopera straniera rappresenta per il settoreortofrutticolo un fattore chiave durante le attività diraccolta dei prodotti freschi: in base al campioneanalizzato, nel triennio 2017-2019 i produttori han-no impiegato circa 53 mila lavoratori stagionali (siaitaliani che stranieri). I lavoratori stagionali stranie-ri, rappresentano il 44,6% del totale nel complesso,di cui il 77,2% impegnato nelle operazioni di raccol-ta, quote elevatissime se si pensa che gli stranieri inItalia rappresentano il 10% della popolazione. A causa dell’emergenza sanitaria, molti migrantistagionali, già da marzo sono stati impossibilitati avenire in Italia, mettendo a rischio il raccolto. La ri-cerca conferma che la carenza di manodopera in Ita-lia dipende in larga misura dai lavoratori stranieri inparticolare nel periodo di raccolta.“La maggior parte dei lavoratori stranieri, circa il51%, proviene dall’Est Europa e a seguire dall’Africa- precisa Assunta Cecere di CSO Italy – e i più im-portanti Paesi di provenienza sono Romania, Ma-

rocco, India, Albania e Polonia. In base al nostrodossier, anche per il 2020 i produttori ortofrutticolidel campione studiato, confermano l’importanzadella manodopera stagionale straniera, con una pre-visione di oltre 17 mila unità per le colture e aree diproduzione oggetto dello studio".“Questo numero - dichiara un altro analista, Federi-co Passarelli - conferma la tendenza degli ultimi an-ni e dimostra come, nonostante la minore produzio-ne prevista per quest’anno, il fabbisogno di mano-dopera rimanga elevato”.A livello europeo, la mancanza di manodopera stra-niera stagionale appare simile allo scenario italiano:i principali Paesi agricoli europei (Spagna, Francia,Polonia, Germania, Belgio) necessitano tra i 20 milae i circa 300 mila lavoratori stagionali per sostenerele attività produttive dell’intero settore nel 2020.Ogni Paesi EU ha messo in campo attività di reclu-tamento volontario di lavoratori stagionali per il set-tore agricolo: purtroppo, questo sistema non sta ga-rantendo un apporto sostanziale (per esempio, inFrancia molti rinunciano a lavorare in campagnaperché è troppo faticoso). L’elemento in comune traquesti Paesi è l’impellente necessità di creare un si-stema capace di coniugare la disponibilità di mano-dopera e il rispetto delle precauzioni sanitarie antiCOVID-19: alcuni Paesi, come Polonia, Germania eFrancia stanno introducendo la “quarantena attiva”.

L’analisi su un campione di aziende confermal’importanza della manodopera stagionale straniera

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ATTUALITÀ

Le previsioni dell’andamento eu-ropeo della produzione di peschee nettarine - Europêch 2020 - so-no state presentate venerdì 22maggio durante una conferenzastampa online organizzata daAREFHL, l’Assemblea delle Re-gioni Europee dell’Ortofrutta,con la partecipazione di CSOItaly, che ha fornito le stime perl’Italia.L’offerta europea di pesche e net-tarine per la stagione 2020 si sti-ma al di sotto di 3,2 milioni ditonnellate, con un calo del 17% ri-spetto al 2019. Tutti i Paesi pro-duttori evidenziano volumi infe-riori rispetto all’anno scorso e al-la media del periodo 2014-2018(-7%), a causa delle temperaturemiti registrate durante l’invernoappena trascorso, che hanno difatto compromesso l’omogeneità

Pesche e nettarine, Europain calo del 17%, l’Italia del 28

Clima avverso, a partire dalle gelate di fine marzo-inizio aprile, ma anche la diminuzione delle superfici dedicate

influiranno pesantemente sulla riduzione delle quantità

Calo produttivo per le albicocche in tutte le princi-pali aree vocate dell’UE. Lo dicono le previsioni Eu-ropêch 2020 presentate da AREFHL, Medfel e CSOItaly. L’andamento climatico ha influenzato la pro-duttività dell’albicocco in tutto il Vecchio Continen-te, provocando una contrazione prevista dei volumidel 37% rispetto al 2019 e del 27% rispetto alla me-dia 2014-18, per un totale attorno a 402 mila ton-nellate.In Italia, la produttività attesa è stata condizionatain modo importante dalle gelate verificatesi tra finemarzo e inizio aprile in tutti i principali bacini pro-duttivi, con un impatto particolarmente forte nelNord del Paese. I volumi totali sono stimati in circa136 mila tonnellate, ovvero il 56% in meno rispettoalla scorsa campagna e il 40% in meno circa rispet-to alla media 2014-18. Prima delle gelate, le fioritu-re meno abbondanti lasciavano intravedere un rac-colto inferiore al 2019 per alternanza e per le conse-guenze di un inverno mite che, in talune aree voca-te, non aveva permesso il raggiungimento delle ne-cessarie ore di freddo. Circa le superfici dedicate

non si evidenziano variazioni, dopo anni di progres-siva espansione.In Grecia le stime indicano 78.500 tonnellate, -13%nel confronto con la passata stagione. Presenti dan-ni da gelo in Macedonia, compensati dall’entrata inproduzione di nuovi impianti, mentre non si riscon-trano problemi nel Peloponneso.La Spagna, con previsioni di volumi poco inferiori a94 mila tonnellate, segna un -15% rispetto al 2019,un calo dettato da Murcia e Aragona (-25% anno suanno per la scarsa fioritura, la cattiva allegagione ele gelate). Altre regioni invece appaiono in recuperorispetto al deficitario 2018 (in primis Castilla LaMancha pur presentando problemi qualitativi acausa di diverse grandinate).In Francia le stime per il 2020 si attestano a circa93.500 tonnellate, -29% rispetto al 2019. Nelle di-verse zone di produzione, e in particolare nelle areepiù a Sud, non è stato soddisfatto il fabbisogno del-le piante di ore di freddo con una conseguente fiori-tura irregolare. Numerose gelate inoltre hanno col-pito le zone a Nord causando danni significativi.

Previsioni negative anche per le albicoccheLa UE segna un -37%, il nostro Paese -56%

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Le previsioni dell’andamento eu-ropeo della produzione di peschee nettarine - Europêch 2020 - so-no state presentate venerdì 22maggio durante una conferenzastampa online organizzata daAREFHL, l’Assemblea delle Re-gioni Europee dell’Ortofrutta,con la partecipazione di CSOItaly, che ha fornito le stime perl’Italia.L’offerta europea di pesche e net-tarine per la stagione 2020 si sti-ma al di sotto di 3,2 milioni ditonnellate, con un calo del 17% ri-spetto al 2019. Tutti i Paesi pro-duttori evidenziano volumi infe-riori rispetto all’anno scorso e al-la media del periodo 2014-2018(-7%), a causa delle temperaturemiti registrate durante l’invernoappena trascorso, che hanno difatto compromesso l’omogeneità

Pesche e nettarine, Europain calo del 17%, l’Italia del 28

Clima avverso, a partire dalle gelate di fine marzo-inizio aprile, ma anche la diminuzione delle superfici dedicate

influiranno pesantemente sulla riduzione delle quantità

Calo produttivo per le albicocche in tutte le princi-pali aree vocate dell’UE. Lo dicono le previsioni Eu-ropêch 2020 presentate da AREFHL, Medfel e CSOItaly. L’andamento climatico ha influenzato la pro-duttività dell’albicocco in tutto il Vecchio Continen-te, provocando una contrazione prevista dei volumidel 37% rispetto al 2019 e del 27% rispetto alla me-dia 2014-18, per un totale attorno a 402 mila ton-nellate.In Italia, la produttività attesa è stata condizionatain modo importante dalle gelate verificatesi tra finemarzo e inizio aprile in tutti i principali bacini pro-duttivi, con un impatto particolarmente forte nelNord del Paese. I volumi totali sono stimati in circa136 mila tonnellate, ovvero il 56% in meno rispettoalla scorsa campagna e il 40% in meno circa rispet-to alla media 2014-18. Prima delle gelate, le fioritu-re meno abbondanti lasciavano intravedere un rac-colto inferiore al 2019 per alternanza e per le conse-guenze di un inverno mite che, in talune aree voca-te, non aveva permesso il raggiungimento delle ne-cessarie ore di freddo. Circa le superfici dedicate

non si evidenziano variazioni, dopo anni di progres-siva espansione.In Grecia le stime indicano 78.500 tonnellate, -13%nel confronto con la passata stagione. Presenti dan-ni da gelo in Macedonia, compensati dall’entrata inproduzione di nuovi impianti, mentre non si riscon-trano problemi nel Peloponneso.La Spagna, con previsioni di volumi poco inferiori a94 mila tonnellate, segna un -15% rispetto al 2019,un calo dettato da Murcia e Aragona (-25% anno suanno per la scarsa fioritura, la cattiva allegagione ele gelate). Altre regioni invece appaiono in recuperorispetto al deficitario 2018 (in primis Castilla LaMancha pur presentando problemi qualitativi acausa di diverse grandinate).In Francia le stime per il 2020 si attestano a circa93.500 tonnellate, -29% rispetto al 2019. Nelle di-verse zone di produzione, e in particolare nelle areepiù a Sud, non è stato soddisfatto il fabbisogno del-le piante di ore di freddo con una conseguente fiori-tura irregolare. Numerose gelate inoltre hanno col-pito le zone a Nord causando danni significativi.

Previsioni negative anche per le albicoccheLa UE segna un -37%, il nostro Paese -56%

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ATTUALITÀ CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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del carico dei frutti sulle piante. Alimitare ulteriormente le produ-zioni hanno concorso le gelate difine di marzo-inizio di aprile, so-prattutto nel Nord Italia, ma an-che in Aragona, Catalogna, Valledel Rodano e Macedonia. Se siescludono le percoche, il calo ri-sulta ancora più evidente a livelloeuropeo. Si prevedono infatti vo-lumi di poco al di sopra di 2,4 mi-lioni di tonnellate, ovvero il 19%in meno rispetto allo scorso annoe alla media 2014-2018.“Il 2020 nel complesso sembraessere caratterizzato da scarseproduzioni per tutte le drupacee.Lo avevamo visto per le albicoc-che e ora per le pesche - commen-ta Elisa Macchi, direttore di CSOItaly -. Nel nostro Paese inoltre,ai problemi strutturali che ci por-tiamo dietro da anni, quest’annosi sono aggiunte le difficoltà digestione del lavoro legate all’e-mergenza sanitaria e quelle dovu-te alle gelate fuori stagione”.L’Italia è stata la più colpita dallegelate, in particolare nel Nord.

Ma c’è un altro fattore importan-te nella determinazione dell’atte-so calo produttivo di pesche enettarine: la riduzione delle su-perfici dedicate (-5%), un trendperaltro già evidente da diversianni nella maggior parte dei baci-ni produttivi. Le stime 2020 dipesche-nettarine (escluse perco-che) si attestano dunque per l’Ita-lia – come ha evidenziato il diret-tore Macchi – a poco meno di820 mila tonnellate, in flessionedel 28% rispetto al 2019. Il calodelle percoche raggiunge il 44%sullo scorso anno.Focalizzando la situazione deglialtri Paesi produttori si hanno leseguenti previsioni. In Grecia,dove si sono registrati danni dagelo in Macedonia, prima regioneper produzione nazionale, le pre-visioni (percoche escluse) indica-no volumi di poco superiori alle300 mila tonnellate, in calo del10% rispetto al 2019; per le per-coche -8%. In Spagna, a causa digelate e piogge, i volumi attesi so-no di poco superiori a 1 milione

100 mila tonnellate per quanto ri-guarda il prodotto fresco (peschee nettarine), in contrazione del14% sul 2019. Per le pesche piattesi prevedono 282 mila tonnellate,con un calo del 13%. Per le perco-che i volumi saranno in linea conlo scorso anno.I danni da gelo si sono fatti senti-re anche in Francia, dove per ilprodotto fresco (escluse dunquele percoche) le stime si attestanosu 183 mila tonnellate, un 7% inmeno rispetto al 2019.Annota Tomas Bosi, esperto delleproduzioni di CSO Italy: “L’anali-si dei dati fa emergere un calodella superficie peschicola che in-teressa diverse regioni europee.In Italia, soprattutto al Nord, èuna dinamica che si verifica or-mai da tempo, ma da due anni aquesta parte anche diverse areevocate spagnole evidenziano uncalo del loro potenziale. E’ uncambio di tendenza importante,dopo anni in cui la Spagna avevapuntato molto sulla peschicoltu-ra”.

Giugno è il mese del cavolfiore di montagna, unanicchia di eccellenza dalle virtù che gli derivano dalmicroclima della Val Venosta e dalle attenzioni de-gli appassionati contadini venostani e delle loro tec-niche tramandate di padre in figlio. “Abbiamo iniziato la raccolta - spiega Reinhard La-durner, responsabile vendite verdure VIP - del no-stro cavolfiore, che sarà presente in tutta Italia sianei principali mercati ortofrutticoli che nella GDOcon un sistema di consegna capillare e costante dagiugno fino circa ad ottobre. Le consegne vengonogarantite entro 24 ore dallo stacco che deve avveni-re all’alba, comunque prima che i raggi del sole dimontagna possano compromettere la freschezza delraccolto. L’importante è che le foglie siano chiuse,per assicurare una protezione e una conservazioneottimale". Completano l’assortimento di prodotti orticoli ve-nostani il radicchio, diverse varietà d’insalata, broc-coli, cavolo rosso e bianco. In questi ultimi anni,sempre più contadini decidono di dedicarsi ad unaproduzione orticola con l’utilizzo di tecniche di col-

tivazione più rispettose dell’ambiente e naturali, im-plementando l’offerta di VIP di verdure rigorosa-mente biologiche, vendute esclusivamente in Italia.Concludono la produzione stagionale le fragole del-la Val Martello.

Quando il cavolo è una nicchia di eccellenzaIn Val Venosta il raccolto da giugno per 5 mesi

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

33www.corriereortofrutticolo.itMaggio 2020

Aldi ha inaugurato il nuovo cen-tro logistico di Landriano, in pro-vincia di Pavia, nuova tappa delpiano di sviluppo e investimentodi Aldi in Italia. La società contagià 82 punti vendita in sei regionidel Nord. Con il nuovo polo Aldiraddoppia la propria capacità lo-gistica. La direzione regionale diLandriano infatti si aggiunge aquella di Oppeano, in provincia diVerona, attiva sin dall’ingressosul mercato di Aldi in Italia nel2018."Sempre più freschezza per i no-stri clienti - commenta MichaelVeiser, group managing directordi Aldi -. Grazie al nuovo centrologistico possiamo rifornire conmaggiore efficienza i punti vendi-ta del Nord-Ovest con consegnesempre più puntuali e con un mi-nore impatto ambientale. Questanuova apertura testimonia ilgrande impegno di Aldi in Italia,al centro di un’espansione pro-gressiva e costante. I clienti rico-noscono il nostro impegno e ap-prezzano la nostra offerta, spro-nandoci a lavorare sempre me-glio. L’emergenza Covid-19 nonha fermato la qualità del nostro

lavoro e dei nostri prodotti. Nonabbiamo perso l’entusiasmo econtinuiamo a crescere. Un gra-zie particolare ai nostri collabora-tori, che con grande dedizione epassione permettono di rifornire inostri scaffali con prodotti freschiogni giorno".Per la costruzione Aldi si è affida-ta a Vailog (gruppo Segro Plc), so-cietà specializzata nello sviluppoimmobiliare logistico. Con unasuperficie di magazzino di 52.504mq, di cui 9.409 riservati alle cel-le frigorifere e 3.166 destinati agliuffici, il centro logistico di Lan-driano ha visto l’assunzione di 88nuovi collaboratori per il magaz-zino, per un totale di 136 dipen-denti, la metà dei quali prove-nienti dai territori della provinciadi Pavia, dove sorge il nuovo polo.Importante per supportare la cre-scita costante di Aldi, il polo diLandriano diventa uno snodofondamentale per il Nord-Ovest,

con una capacità di servizio degliattuali 28 punti vendita dislocatiin Lombardia, Piemonte ed Emi-lia-Romagna. Il time-to-marketdiventa più efficiente, l’investi-mento garantisce infatti una di-minuzione media dei km percorsiper raggiungere i negozi, con unminore impatto ambientale.Passando dalle 86 bocche di cari-co e scarico del nuovo centro, au-tocarri di classe Euro 6 effettue-ranno oltre 17 mila viaggi all’annoper rifornire le filiali, per un tota-le di 8 milioni di colli all’anno di-stribuiti. Questo si traduce inun’ottimizzazione della catena dirifornimento, garantendo unamaggiore velocità di approvvigio-namento, sempre calibrata a se-conda delle necessità dei negozi edella vicinanza al consumatore.In linea con la politica di sosteni-bilità di Aldi, che punta ad unasempre migliore efficienza ener-getica, anche il nuovo centro logi-

MERCATI&DIST

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Con la grande struttura in provincia di Pavia la catena tedescaraddoppia la propria capacità logistica nel nostro Paese.

Celle frigo per quasi 10 mila metri quadri. 88 nuove assunzioni

L’ESPANSIONE DELLA GDO STRANIERA. Nuova piattaforma

Aldi crede nell’Italia

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Aldi ha inaugurato il nuovo cen-tro logistico di Landriano, in pro-vincia di Pavia, nuova tappa delpiano di sviluppo e investimentodi Aldi in Italia. La società contagià 82 punti vendita in sei regionidel Nord. Con il nuovo polo Aldiraddoppia la propria capacità lo-gistica. La direzione regionale diLandriano infatti si aggiunge aquella di Oppeano, in provincia diVerona, attiva sin dall’ingressosul mercato di Aldi in Italia nel2018."Sempre più freschezza per i no-stri clienti - commenta MichaelVeiser, group managing directordi Aldi -. Grazie al nuovo centrologistico possiamo rifornire conmaggiore efficienza i punti vendi-ta del Nord-Ovest con consegnesempre più puntuali e con un mi-nore impatto ambientale. Questanuova apertura testimonia ilgrande impegno di Aldi in Italia,al centro di un’espansione pro-gressiva e costante. I clienti rico-noscono il nostro impegno e ap-prezzano la nostra offerta, spro-nandoci a lavorare sempre me-glio. L’emergenza Covid-19 nonha fermato la qualità del nostro

lavoro e dei nostri prodotti. Nonabbiamo perso l’entusiasmo econtinuiamo a crescere. Un gra-zie particolare ai nostri collabora-tori, che con grande dedizione epassione permettono di rifornire inostri scaffali con prodotti freschiogni giorno".Per la costruzione Aldi si è affida-ta a Vailog (gruppo Segro Plc), so-cietà specializzata nello sviluppoimmobiliare logistico. Con unasuperficie di magazzino di 52.504mq, di cui 9.409 riservati alle cel-le frigorifere e 3.166 destinati agliuffici, il centro logistico di Lan-driano ha visto l’assunzione di 88nuovi collaboratori per il magaz-zino, per un totale di 136 dipen-denti, la metà dei quali prove-nienti dai territori della provinciadi Pavia, dove sorge il nuovo polo.Importante per supportare la cre-scita costante di Aldi, il polo diLandriano diventa uno snodofondamentale per il Nord-Ovest,

con una capacità di servizio degliattuali 28 punti vendita dislocatiin Lombardia, Piemonte ed Emi-lia-Romagna. Il time-to-marketdiventa più efficiente, l’investi-mento garantisce infatti una di-minuzione media dei km percorsiper raggiungere i negozi, con unminore impatto ambientale.Passando dalle 86 bocche di cari-co e scarico del nuovo centro, au-tocarri di classe Euro 6 effettue-ranno oltre 17 mila viaggi all’annoper rifornire le filiali, per un tota-le di 8 milioni di colli all’anno di-stribuiti. Questo si traduce inun’ottimizzazione della catena dirifornimento, garantendo unamaggiore velocità di approvvigio-namento, sempre calibrata a se-conda delle necessità dei negozi edella vicinanza al consumatore.In linea con la politica di sosteni-bilità di Aldi, che punta ad unasempre migliore efficienza ener-getica, anche il nuovo centro logi-

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Con la grande struttura in provincia di Pavia la catena tedescaraddoppia la propria capacità logistica nel nostro Paese.

Celle frigo per quasi 10 mila metri quadri. 88 nuove assunzioni

L’ESPANSIONE DELLA GDO STRANIERA. Nuova piattaforma

Aldi crede nell’Italia

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stico di Landriano è dotato di illu-minazione LED e di pannelli foto-voltaici, capaci di erogare una po-tenza green di 1.254 kWp. Leemissioni di CO2 vengono limita-te anche dalla speciale tecnologiaimpiegata nel magazzino dedica-to alle categorie fresco e surgela-to, dove viene utilizzato un im-

pianto a base di ammoniaca(NH3), che offre migliori presta-zioni termodinamiche rispettoagli impianti con refrigeranti sin-tetici. Il centro logistico di Lan-driano, infine, dispone di aule perla formazione dei collaboratori,che saranno utilizzabili dopo l’e-mergenza Covid-19.

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& MERCATI

di Raffaello Bernardi *

La crisi sanitaria ed il lockdown che sta vivendo lasua fase 2 hanno avuto effetti devastanti sull’econo-mia globale (-3% la flessione attesa nell’anno) e inparticolare su quella italiana che vede perdere, nel2020, il 9,1% del PIL (fonte FMI); una recessionesenza precedenti, che fa impallidire quella legata al-la crisi finanziaria globale del 2009, quando la fles-sione fu dello 0,1%.La crisi si ripercuote sull’economia familiare. Se-condo i dati dell’indagine Cerved del 17 aprile scor-so, una famiglia su cinque (21,2%) accusa un impat-to molto pesante sul reddito. Quasi metà delle fami-glie (47,8%) ha dovuto intaccare i risparmi e il18,6% l’ha fatto in maniera consistente. Per quantoriguarda le previsioni future, una famiglia su 4 temedi dover fare rinunce importanti, l’87,6% ritiene chenei prossimi mesi cambierà il suo tenore di vita.A conferma dello stato di tensione generale, GFKidentifica come prioritarie per gli italiani le preoc-cupazioni per l’economia e il proprio posto di lavo-ro. Una preoccupazione che colpisce la popolazionein modo trasversale e che si ripercuoterà sulle scel-te di acquisto.Tre i profili comportamentali identificati sulla basedella propensione allo shopping degli italiani:1. circa il 50% degli intervistati presenta un atteg-giamento di “rethink spending", con una rivaluta-zione ponderata degli acquisti destinata a modifica-re le priorità di consumo;2. un quarto mantiene invece un atteggiamento di“retire spending", votato cioè alla rinuncia di acqui-sti voluttuari;3. la restante parte manifesta la volontà di “revengespending", cioè il desiderio di tornare a fare shop-ping e spendere come e più di prima.Dato il contesto, brand e retailer dovranno ridefini-re le modalità di approccio e di ingaggio nei con-fronti del consumatore finale, dando opportuna evi-denza al tema della convenienza.Sul fronte distributivo diverse le iniziative di sup-

porto alla spesa, votate al risparmio.- La spesa sospesa o spesa solidale. L’invito ai con-sumatori a donare generi alimentari è la pratica piùseguita dai distributori, con l’obiettivo di fornire unaiuto concreto a chi è in difficoltà economica, crean-do un patto di solidarietà con i propri clienti.- La messa a disposizione di carte prepagate virtua-li, vedi Esselunga, come strumento per veicolare ilcontributo destinato ai cittadini a seguito dell’ordi-nanza della Protezione Civile, con un potenziamen-to del 15%.- L’utilizzo della leva del prezzo di lungo periodo at-traverso la pratica dei prezzi bloccati sui prodotti amarchio dell’insegna (vedi Coop).- Il lancio di box alimentari e kit tematici, per ri-spondere in maniera pratica al lockdown, a tal pro-posito, segnaliamo “Gli essenziali” di Carrefour, rea-lizzati con prodotti base a marchio dell’insegna, econsegna a domicilio gratuita su tutto il territorioitaliano.Sul fronte della produzione e dei brand, se da un la-to qualità e sicurezza sono i temi che restano all’or-dine del giorno, è possibile attivare delle leve pro-mozionali attraverso attività di couponing con van-taggio economico differito e omaggio di prodotto.Interessante il caso della catena di pizzerie Berberèche insieme alla consegna della pizza a domicilio in-via un panetto di lievito di pasta madre. Un omag-gio inatteso, volto ad aiutare il consumatore nellacontingenza e un messaggio di solidarietà e vicinan-za destinato a rafforzare il legame grazie alla com-munity online dove approfondire utilizzo e ricette.Sul fronte della qualificazione e semplificazione delprocesso di spesa, interessante è il caso di Riso Scot-ti che, protagonista in tv con le sue “tasty box”, pro-pone una selezione di prodotti per la dispensa aprezzo fisso, da ricevere a casa.Il tema della #convenienza non è stato mai così cen-trale, sta a tutti noi definirne i confini, gli strumentie le modalità più opportune per intercettarne e am-plificarne l’autentico valore.

*senior consultant SGMarketing

Con l’emergenza Covid­19 il tema della convenienzaè diventato sempre più centrale per i retailer

Michael Veiser: “Puntiamo su un’espansione progressiva

e costante sostenuta dai clientiitaliani che hanno dimostratofiducia in Aldi. L’emergenza

Covid non ci ha fermati”

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L’emergenza Covid-19 rappresenta uno shock senzaprecedenti per l’economia italiana e globale: è il pri-mo shock combinato di domanda e di offerta. Qualisaranno gli impatti di questa crisi sul settore delladistribuzione alimentare e non alimentare in Italia?The European House Ambrosetti ha presentato il 21maggio il rapporto “Quali impatti dell’emergenzaCovid-19 sul settore della Distribuzione in Italia” nelcorso di una conferenza digitale realizzata con Fe-derdistribuzione. Il rapporto analizza gli effetti del-la situazione di crisi generata dall’emergenza sani-taria sui consumi, i ricavi, l’occupazione, gli investi-menti e i costi della distribuzione food e non food,delineando anche una roadmap operativa per la ri-partenza."Se l’Italia vuole tornare a crescere deve preoccu-parsi di sostenere i consumi, che rappresentano il60% del PIL, a partire dai consumi di beni alimen-tari e non alimentari che pesano per il 22% del PIL- ha dichiarato Valerio De Molli, managing partner& ceo di TEH Ambrosetti -. Distribuzione alimenta-re e non alimentare sono un settore economico stra-tegico per il futuro del Paese, con 542 miliardi di eu-ro di fatturato generato, oltre 2,3 milioni di occupa-ti e 9,8 miliardi di euro di investimenti attivati nel2019 e hanno rappresentato un motore di crescita emodernizzazione importante negli ultimi anni".Partendo dall’analisi di oltre 250 mila bilanci di im-prese del settore negli ultimi 5 anni, dei consumi de-gli italiani nei primi due mesi di lockdown e da unasurvey ai vertici delle imprese della distribuzione, iconsulenti di TEH Ambrosetti stimano che a fine2020 i ricavi totali del settore della distribuzione(food e non food) diminuiranno tra il 20,5% (scena-rio senza ondata epidemica di ritorno e con un im-patto medio-basso sui redditi delle famiglie italianepari all’8%) e il 28,2% (scenario senza ondata epi-demica di ritorno, con uno shock intenso sui reddi-ti delle famiglie). Particolarmente negativo saràl’andamento dei ricavi delle imprese della distribu-zione non alimentare (da -36,7% a -49,4%), mentrequelli delle imprese della distribuzione alimentaresubiranno un impatto più limitato (da +0,7% a -3,1% nei diversi scenari ipotizzati).La riduzione dei ricavi avrà un impatto negativo ri-levante sulle casse dello Stato in termini di IVA nonriscossa, che varierà tra 24,4 miliardi di euro (supe-riore del 60% rispetto a tutte le spese per la prote-zione sociale e 4,5 volte la spesa per l’Università) e32,9 miliardi di euro. Al mancato incasso dell’IVA siaggiungerà anche la perdita erariale per il mancatogettito sull’attività economica delle imprese del set-

tore. Lo studio mette in evidenza che la contrazionedei ricavi del settore della distribuzione avrà impat-ti occupazionali rilevanti, soprattutto nel settoredella distribuzione non alimentare, con una quotadi occupati a rischio tra il 15,5% (circa 220 mila oc-cupati) e il 26,9% (circa 380 mila). Poiché più del60% degli occupati del settore della distribuzione èdonna, saranno proprio le donne a subire un impat-to maggiore, in un Paese che è già al penultimo po-sto in Europa per tasso di occupazione femminile(53,8%).La situazione di crisi attuale ha generato anche unaumento dei costi: la quasi totalità delle imprese delsettore ha registrato voci di costo aggiuntive comeconseguenza delle misure di sicurezza anti contagio.Questo ha generato un incremento tra il 2% e il 4%dei costi legati alla gestione dei punti vendita du-rante i mesi di lockdown (9 marzo - 4 maggio), per-centuale che sale tra il 3% e il 7% considerando ladistribuzione alimentare che è rimasta pienamenteoperativa anche durante i mesi di lockdown.La riduzione dei ricavi e l’aumento dei costi di ge-stione della rete dei punti vendita erode l’utile nettodelle imprese del settore della distribuzione alimen-tare e non alimentare, già contenuto. Secondo le sti-me The European House Ambrosetti, l’utile nettodella distribuzione alimentare sarà negativo a fine2020 (-0,2%), nello scenario senza ondata di ritor-no dell’epidemia e con shock limitato sui redditi del-le famiglie italiane. Ben più significative saranno leconseguenze sulla distribuzione non alimentareche, nello stesso scenario, arriverà ad un utile di -12,6% a fine 2020 secondo lo studio.La situazione mette a rischio la sopravvivenza di al-cune imprese del settore, soprattutto nella distribu-zione non alimentare: dal 17,8% (81.700) al 20%(92.070) delle imprese di questo settore sono a ri-schio a fine anno.Quanto tempo sarà necessario per ritornare ai livel-li pre-crisi? Il settore della distribuzione non ali-mentare impiegherà da un minimo di 6 ad un mas-simo di 8,5 anni per tornare ai livelli di consumi e ri-cavi del periodo pre-crisi, nei diversi scenari ipotiz-zati. Il settore della distribuzione alimentare impie-gherà invece da un minimo di 0 ad un massimo di1,5 anni."Con 9,8 miliardi di euro investiti nel 2019 la distri-buzione alimentare e non alimentare è il 1˚ settoresu 99 per investimenti in Italia - ha dichiarato Clau-dio Gradara, presidente di Federdistribuzione -. Gliinvestimenti del settore devono essere necessaria-mente tutelati nei prossimi mesi”.

Ambrosetti lancia l’allarme crisi: a fine annoi conti della distribuzione non torneranno

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L’emergenza Covid-19 rappresenta uno shock senzaprecedenti per l’economia italiana e globale: è il pri-mo shock combinato di domanda e di offerta. Qualisaranno gli impatti di questa crisi sul settore delladistribuzione alimentare e non alimentare in Italia?The European House Ambrosetti ha presentato il 21maggio il rapporto “Quali impatti dell’emergenzaCovid-19 sul settore della Distribuzione in Italia” nelcorso di una conferenza digitale realizzata con Fe-derdistribuzione. Il rapporto analizza gli effetti del-la situazione di crisi generata dall’emergenza sani-taria sui consumi, i ricavi, l’occupazione, gli investi-menti e i costi della distribuzione food e non food,delineando anche una roadmap operativa per la ri-partenza."Se l’Italia vuole tornare a crescere deve preoccu-parsi di sostenere i consumi, che rappresentano il60% del PIL, a partire dai consumi di beni alimen-tari e non alimentari che pesano per il 22% del PIL- ha dichiarato Valerio De Molli, managing partner& ceo di TEH Ambrosetti -. Distribuzione alimenta-re e non alimentare sono un settore economico stra-tegico per il futuro del Paese, con 542 miliardi di eu-ro di fatturato generato, oltre 2,3 milioni di occupa-ti e 9,8 miliardi di euro di investimenti attivati nel2019 e hanno rappresentato un motore di crescita emodernizzazione importante negli ultimi anni".Partendo dall’analisi di oltre 250 mila bilanci di im-prese del settore negli ultimi 5 anni, dei consumi de-gli italiani nei primi due mesi di lockdown e da unasurvey ai vertici delle imprese della distribuzione, iconsulenti di TEH Ambrosetti stimano che a fine2020 i ricavi totali del settore della distribuzione(food e non food) diminuiranno tra il 20,5% (scena-rio senza ondata epidemica di ritorno e con un im-patto medio-basso sui redditi delle famiglie italianepari all’8%) e il 28,2% (scenario senza ondata epi-demica di ritorno, con uno shock intenso sui reddi-ti delle famiglie). Particolarmente negativo saràl’andamento dei ricavi delle imprese della distribu-zione non alimentare (da -36,7% a -49,4%), mentrequelli delle imprese della distribuzione alimentaresubiranno un impatto più limitato (da +0,7% a -3,1% nei diversi scenari ipotizzati).La riduzione dei ricavi avrà un impatto negativo ri-levante sulle casse dello Stato in termini di IVA nonriscossa, che varierà tra 24,4 miliardi di euro (supe-riore del 60% rispetto a tutte le spese per la prote-zione sociale e 4,5 volte la spesa per l’Università) e32,9 miliardi di euro. Al mancato incasso dell’IVA siaggiungerà anche la perdita erariale per il mancatogettito sull’attività economica delle imprese del set-

tore. Lo studio mette in evidenza che la contrazionedei ricavi del settore della distribuzione avrà impat-ti occupazionali rilevanti, soprattutto nel settoredella distribuzione non alimentare, con una quotadi occupati a rischio tra il 15,5% (circa 220 mila oc-cupati) e il 26,9% (circa 380 mila). Poiché più del60% degli occupati del settore della distribuzione èdonna, saranno proprio le donne a subire un impat-to maggiore, in un Paese che è già al penultimo po-sto in Europa per tasso di occupazione femminile(53,8%).La situazione di crisi attuale ha generato anche unaumento dei costi: la quasi totalità delle imprese delsettore ha registrato voci di costo aggiuntive comeconseguenza delle misure di sicurezza anti contagio.Questo ha generato un incremento tra il 2% e il 4%dei costi legati alla gestione dei punti vendita du-rante i mesi di lockdown (9 marzo - 4 maggio), per-centuale che sale tra il 3% e il 7% considerando ladistribuzione alimentare che è rimasta pienamenteoperativa anche durante i mesi di lockdown.La riduzione dei ricavi e l’aumento dei costi di ge-stione della rete dei punti vendita erode l’utile nettodelle imprese del settore della distribuzione alimen-tare e non alimentare, già contenuto. Secondo le sti-me The European House Ambrosetti, l’utile nettodella distribuzione alimentare sarà negativo a fine2020 (-0,2%), nello scenario senza ondata di ritor-no dell’epidemia e con shock limitato sui redditi del-le famiglie italiane. Ben più significative saranno leconseguenze sulla distribuzione non alimentareche, nello stesso scenario, arriverà ad un utile di -12,6% a fine 2020 secondo lo studio.La situazione mette a rischio la sopravvivenza di al-cune imprese del settore, soprattutto nella distribu-zione non alimentare: dal 17,8% (81.700) al 20%(92.070) delle imprese di questo settore sono a ri-schio a fine anno.Quanto tempo sarà necessario per ritornare ai livel-li pre-crisi? Il settore della distribuzione non ali-mentare impiegherà da un minimo di 6 ad un mas-simo di 8,5 anni per tornare ai livelli di consumi e ri-cavi del periodo pre-crisi, nei diversi scenari ipotiz-zati. Il settore della distribuzione alimentare impie-gherà invece da un minimo di 0 ad un massimo di1,5 anni."Con 9,8 miliardi di euro investiti nel 2019 la distri-buzione alimentare e non alimentare è il 1˚ settoresu 99 per investimenti in Italia - ha dichiarato Clau-dio Gradara, presidente di Federdistribuzione -. Gliinvestimenti del settore devono essere necessaria-mente tutelati nei prossimi mesi”.

Ambrosetti lancia l’allarme crisi: a fine annoi conti della distribuzione non torneranno

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Italmercati ha accolto a metàmaggio Treviso, portando i Mer-cati aderenti alla Rete a 16. Trevi-so, da sempre il terzo Mercato perimportanza nel Veneto, è in pienafase di rilancio grazie al coinvol-gimento di risorse private e vadunque a rafforzare ulteriormen-te il network che coordina le prin-cipali strutture agroalimentariitaliane.“Questa nuova adesione confer-ma la nostra capacità di rappre-sentare il settore dell’agroalimen-tare in Italia - ha sottolineato Fa-bio Massimo Pallottini, presiden-te di Italmercati -. Dopo l’entrataufficializzata a Fruit Logistica diParma, San Benedetto del Tron-to, Rimini e Udine, ora c’è l’ade-sione di un Mercato che rappre-senta da sempre un riferimentocostante per l’asse turistico delVeneto, impegnato nella valoriz-zazione dei prodotti locali. Trevi-so consolida la nostra Rete anchenel ruolo di supporto al 'mangia-re italiano' fondamentale in que-sto momento di emergenza per ilnostro Paese. Italmercati ha scel-to di aprirsi a tutte le realtà signi-

ficative in Italia per dare al setto-re piena rappresentanza. E’ no-stra intenzione di continuare sul-la strada intrapresa e a breveavremo ulteriori novità”.Treviso ospita 18 operatori, 16grossisti e due cooperative di pro-duttori. 800 i lavoratori coinvoltiogni giorno. 160 i produttori or-ganizzati. Una movimentazionemedia annua di circa 110 milatonnellate; 100 mila metri qua-drati di superficie. E un progettodi trasformazione degli spazi esi-stenti ormai in dirittura d’arrivo,che così illustra Francesco Volpa-to, presidente del CdA, nonchéoperatore del Mercato: "Si trattadella realizzazione della nuovacopertura di 12mila metri quadriin acciaio con un investimento di5,2 milioni di euro che rimodel-lerà l’area in ottica smart grazieanche a un impianto fotovoltaicoper autoconsumo da 700kW. Inquesto modo avremo una struttu-ra fondamentale per l’economiadel territorio, capace di risponde-re alle richieste di produttori or-ganizzati, grossisti , piccola e me-dia distribuzione organizzata”.

Un’operazione ormai completataall’80% che vede coinvolti 14 ope-ratori privati del Mercato di Tre-viso riuniti nella società COMTreviso che si trasformerà a brevein Nord Est Mercati - CentroAgroalimentare Treviso con l’in-gresso nella compagine sociale diAgrimarca, società che riunisce lacooperativa di produttori patro-cinata da Coldiretti. E la certezzadi poter programmare il futurovisto che il bando pubblico vintogarantisce una concessione tren-tennale dell’area.

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Anche Treviso in ItalmercatiLa Rete si allarga. È a quota 16

Pallottini: “Siamo sempre più rappresentativi. Presto

nuove adesioni”

Supera i 450 milioni di euro il fatturato complessi-vo delle imprese concessionarie del Mercato di Ve-rona per una movimentazione totale di oltre 430mila tonnellate. La quota export raggiunge il 45%mentre è anche pari al 45% la percentuale destinataalla GDO. Al Mercato di Verona si vende ortofruttaper il 56% di orgine nazionale. Le imprese grossisteoperanti nella struttura sono 53 mentre sette sonole imprese di logistica. Gli utenti presenti in un gior-no medio sono circa 1.900.Questi alcuni dei dati emersi alla presentazione delbilancio dell’esercizio 2019 approvato all’unanimitàdall’assemblea dei soci di Veronamercato, la societàdi gestione del Centro agroalimentare di interesse

nazionale di Verona, bilancio che presenta un utilenetto di 237.083 euro, migliore rispetto ai valori delbudget e della semestrale 2019 così come anche ri-spetto alle risultanze del piano economico finanzia-rio della società, che è certamente tra le più efficien-ti a livello nazionale nella categoria di appartenen-za.Punti di forza del Mercato di Verona sono la loca-tion, all’interno dell’area logistica internazionaledell’interporto Quadrante Europa, e l’organizzazio-ne interna, con le strutture tutte in banchina, così darendere la logistica estremamente veloce, economi-ca e competitiva nei confronti delle strutture con-correnti.

Cresce l’utile e l’efficienza di VeronamercatoL’export al 45%, tra i più alti in Italia

Fabio Massio Pallottini

Page 39: PROTAGONISTI SIMONA CASELLI La presidente di AREFLH si ......Freshfel ha valutato in 500 milioni di euro/mese l’ag- ... sta, i consumi cambiano e si modificano di settimana in settimana

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

37www.corriereortofrutticolo.itMaggio 2020

Italmercati ha accolto a metàmaggio Treviso, portando i Mer-cati aderenti alla Rete a 16. Trevi-so, da sempre il terzo Mercato perimportanza nel Veneto, è in pienafase di rilancio grazie al coinvol-gimento di risorse private e vadunque a rafforzare ulteriormen-te il network che coordina le prin-cipali strutture agroalimentariitaliane.“Questa nuova adesione confer-ma la nostra capacità di rappre-sentare il settore dell’agroalimen-tare in Italia - ha sottolineato Fa-bio Massimo Pallottini, presiden-te di Italmercati -. Dopo l’entrataufficializzata a Fruit Logistica diParma, San Benedetto del Tron-to, Rimini e Udine, ora c’è l’ade-sione di un Mercato che rappre-senta da sempre un riferimentocostante per l’asse turistico delVeneto, impegnato nella valoriz-zazione dei prodotti locali. Trevi-so consolida la nostra Rete anchenel ruolo di supporto al 'mangia-re italiano' fondamentale in que-sto momento di emergenza per ilnostro Paese. Italmercati ha scel-to di aprirsi a tutte le realtà signi-

ficative in Italia per dare al setto-re piena rappresentanza. E’ no-stra intenzione di continuare sul-la strada intrapresa e a breveavremo ulteriori novità”.Treviso ospita 18 operatori, 16grossisti e due cooperative di pro-duttori. 800 i lavoratori coinvoltiogni giorno. 160 i produttori or-ganizzati. Una movimentazionemedia annua di circa 110 milatonnellate; 100 mila metri qua-drati di superficie. E un progettodi trasformazione degli spazi esi-stenti ormai in dirittura d’arrivo,che così illustra Francesco Volpa-to, presidente del CdA, nonchéoperatore del Mercato: "Si trattadella realizzazione della nuovacopertura di 12mila metri quadriin acciaio con un investimento di5,2 milioni di euro che rimodel-lerà l’area in ottica smart grazieanche a un impianto fotovoltaicoper autoconsumo da 700kW. Inquesto modo avremo una struttu-ra fondamentale per l’economiadel territorio, capace di risponde-re alle richieste di produttori or-ganizzati, grossisti , piccola e me-dia distribuzione organizzata”.

Un’operazione ormai completataall’80% che vede coinvolti 14 ope-ratori privati del Mercato di Tre-viso riuniti nella società COMTreviso che si trasformerà a brevein Nord Est Mercati - CentroAgroalimentare Treviso con l’in-gresso nella compagine sociale diAgrimarca, società che riunisce lacooperativa di produttori patro-cinata da Coldiretti. E la certezzadi poter programmare il futurovisto che il bando pubblico vintogarantisce una concessione tren-tennale dell’area.

MERCATI&DIST

RIBU

ZION

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Anche Treviso in ItalmercatiLa Rete si allarga. È a quota 16

Pallottini: “Siamo sempre più rappresentativi. Presto

nuove adesioni”

Supera i 450 milioni di euro il fatturato complessi-vo delle imprese concessionarie del Mercato di Ve-rona per una movimentazione totale di oltre 430mila tonnellate. La quota export raggiunge il 45%mentre è anche pari al 45% la percentuale destinataalla GDO. Al Mercato di Verona si vende ortofruttaper il 56% di orgine nazionale. Le imprese grossisteoperanti nella struttura sono 53 mentre sette sonole imprese di logistica. Gli utenti presenti in un gior-no medio sono circa 1.900.Questi alcuni dei dati emersi alla presentazione delbilancio dell’esercizio 2019 approvato all’unanimitàdall’assemblea dei soci di Veronamercato, la societàdi gestione del Centro agroalimentare di interesse

nazionale di Verona, bilancio che presenta un utilenetto di 237.083 euro, migliore rispetto ai valori delbudget e della semestrale 2019 così come anche ri-spetto alle risultanze del piano economico finanzia-rio della società, che è certamente tra le più efficien-ti a livello nazionale nella categoria di appartenen-za.Punti di forza del Mercato di Verona sono la loca-tion, all’interno dell’area logistica internazionaledell’interporto Quadrante Europa, e l’organizzazio-ne interna, con le strutture tutte in banchina, così darendere la logistica estremamente veloce, economi-ca e competitiva nei confronti delle strutture con-correnti.

Cresce l’utile e l’efficienza di VeronamercatoL’export al 45%, tra i più alti in Italia

Fabio Massio Pallottini

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

39www.corriereortofrutticolo.itMaggio 2020

MELA

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FOCUS PRODOTTO F

Chiara Brandi

Negli ultimi anni, il compartodelle melanzane ha subìto unprofondo cambiamento che hatrasformato questo tipico ortag-gio estivo del Sud Italia da com-modity a prodotto dalla propostadifferenziata e destagionalizzata. L’Italia è il primo produttore eu-ropeo di melanzane con 327.487tonnellate raccolte nel 2019, inaumento del 10% rispetto all’an-no precedente, su una superficiededicata di 9.823 ettari (+3%), dicui 8.295 a pieno campo e 1.528in serra (elaborazione CSO Italysu dati ISTAT). In termini di vo-lumi ci segue la Spagna con unaproduzione 2019 pari a 245.150tonnellate e, a distanza, arrivanoRomania e Grecia, rispettivamen-te con 79.660 e 70.960 tonnellate(elaborazione CSO Italy su datiEurostat). Quest’anno la stagione sottoserradella Sicilia (ottobre 2019-mag-gio 2020) si è conclusa tra luci eombre con un paio di settimanedi anticipo a causa del caldo: lascarsa disponibilità di prodotto

dovuta alla botrite (fungo che at-tacca tutti gli organi epigei dellapianta) aveva portato ad un au-mento dei prezzi già nei primimesi dell’anno. Nelle settimanesuccessive, durante la fase dilockdown, le quotazioni non han-no registrato particolari impen-nate nemmeno a fronte di un in-cremento delle vendite per le va-rietà tonde, nere e viola. Una bru-sca frenata si è invece verificataper le tipologie bianche e striate,maggiormente richieste dall'Ho-reca e dunque direttamente colpi-te dalla chiusura degli esercizi diristorazione. “Fortunatamentesiamo riusciti a piazzare onlinetutta la produzione di melanzanebianche, nonostante la chiusuradel principale canale di sbocco.Abbiamo colto una nuova e im-portante opportunità che ci apreinteressanti strade per il futuro”,ha spiegato al Corriere Ortofrutti-colo Nuccia Alboni Alessandrello,responsabile marketing di Orto-natura, realtà ragusana di Vitto-ria, dal 2018 tra le tre cooperativeche costituiscono l’OP Ioppì, unvero e proprio colosso per la pro-

duzione di melanzane. L’Organiz-zazione di Produttori, già tra iProtagonisti dell’Ortofrutta delCorriere Ortofrutticolo nel 2019,vanta un totale di 92 ettari dedi-cati a questo prodotto, per unaproduzione di circa 10 mila ton-nellate annue e un fatturato in-torno ai 10 milioni di euro, per il98% generato in Italia. Per un altro global player comel’Azienda Agricola Giardina di Si-racusa (circa 40 mila tonnellatel’anno di produzione tra frutta eortaggi), la stagione produttiva ecommerciale di melanzane, a cuisono dedicati oltre 20 ettari diserre, si sono concluse con un an-damento "nella media”, con l’a-zienda che ha presidiato, secondoprecisi standard qualitativi certi-ficati, la grande distribuzione ita-liana con il brand La Mongolfierae rifornendo i marchi dei distri-butori.Salendo lungo lo Stivale, tra leimprese campane del compartoc’è l’Azienda Agricola Silvestri diCaserta che, nei suoi circa 30 et-tari di superfici dedicate, tra cam-po aperto e serre, ottiene una

Primi in Europa ma tanta stradaresta da fare per la promozione

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Negli ultimi anni, il compartodelle melanzane ha subìto unprofondo cambiamento che hatrasformato questo tipico ortag-gio estivo del Sud Italia da com-modity a prodotto dalla propostadifferenziata e destagionalizzata. L’Italia è il primo produttore eu-ropeo di melanzane con 327.487tonnellate raccolte nel 2019, inaumento del 10% rispetto all’an-no precedente, su una superficiededicata di 9.823 ettari (+3%), dicui 8.295 a pieno campo e 1.528in serra (elaborazione CSO Italysu dati ISTAT). In termini di vo-lumi ci segue la Spagna con unaproduzione 2019 pari a 245.150tonnellate e, a distanza, arrivanoRomania e Grecia, rispettivamen-te con 79.660 e 70.960 tonnellate(elaborazione CSO Italy su datiEurostat). Quest’anno la stagione sottoserradella Sicilia (ottobre 2019-mag-gio 2020) si è conclusa tra luci eombre con un paio di settimanedi anticipo a causa del caldo: lascarsa disponibilità di prodotto

dovuta alla botrite (fungo che at-tacca tutti gli organi epigei dellapianta) aveva portato ad un au-mento dei prezzi già nei primimesi dell’anno. Nelle settimanesuccessive, durante la fase dilockdown, le quotazioni non han-no registrato particolari impen-nate nemmeno a fronte di un in-cremento delle vendite per le va-rietà tonde, nere e viola. Una bru-sca frenata si è invece verificataper le tipologie bianche e striate,maggiormente richieste dall'Ho-reca e dunque direttamente colpi-te dalla chiusura degli esercizi diristorazione. “Fortunatamentesiamo riusciti a piazzare onlinetutta la produzione di melanzanebianche, nonostante la chiusuradel principale canale di sbocco.Abbiamo colto una nuova e im-portante opportunità che ci apreinteressanti strade per il futuro”,ha spiegato al Corriere Ortofrutti-colo Nuccia Alboni Alessandrello,responsabile marketing di Orto-natura, realtà ragusana di Vitto-ria, dal 2018 tra le tre cooperativeche costituiscono l’OP Ioppì, unvero e proprio colosso per la pro-

duzione di melanzane. L’Organiz-zazione di Produttori, già tra iProtagonisti dell’Ortofrutta delCorriere Ortofrutticolo nel 2019,vanta un totale di 92 ettari dedi-cati a questo prodotto, per unaproduzione di circa 10 mila ton-nellate annue e un fatturato in-torno ai 10 milioni di euro, per il98% generato in Italia. Per un altro global player comel’Azienda Agricola Giardina di Si-racusa (circa 40 mila tonnellatel’anno di produzione tra frutta eortaggi), la stagione produttiva ecommerciale di melanzane, a cuisono dedicati oltre 20 ettari diserre, si sono concluse con un an-damento "nella media”, con l’a-zienda che ha presidiato, secondoprecisi standard qualitativi certi-ficati, la grande distribuzione ita-liana con il brand La Mongolfierae rifornendo i marchi dei distri-butori.Salendo lungo lo Stivale, tra leimprese campane del compartoc’è l’Azienda Agricola Silvestri diCaserta che, nei suoi circa 30 et-tari di superfici dedicate, tra cam-po aperto e serre, ottiene una

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produzione intorno alle 2200tonnellate. “Negli ultimi annistiamo notando un aumento del-l’interesse verso il consumo dimelanzane in Italia, soprattuttoal Nord, dove il picco viene rag-giunto nel mese di settembre”, hadichiarato il titolare Antonio Sil-vestri.Una tendenza che sembra cresce-re sempre più da parte dei nostriconnazionali, attratti dalle nuoveproposte e dall’elevato livello diinnovazione. “Stiamo lavorandoallo sviluppo di varietà di piccolapezzatura (mini melanzane), con

forme e colori caratteristici e di-stintivi”, ci ha svelato Gianni Ot-taviani, crop specialist melanzanadi Rijk Zwaan Italia, filiale dell’a-zienda sementiera olandese co-nosciuta per offrire soluzioni in-novative attraverso la ricerca va-rietale in linea con le nuove sfidedel mercato. Nell’elenco delleprincipali varietà richieste traquelle attualmente in catalogo,Ottaviani indica per le tonde nerela Fantastic RZ (per la serra) e laCheryl RZ (per il pieno campo).“Entrambe si distinguono per lafacilità di coltivazione, l’elevata

produttività, la qualità del fruttonero brillante e la shelf life”. Ri-spetto alla tipologia delle striateovali, Rijk Zwaan è leader sulmercato italiano con Angela RZ,Leire RZ e Lydia RZ, apprezzateper la produttività, per il fruttoelegante di colore brillante e il ca-lice coprente. “Manteniamo altoil focus su questo segmento e stia-mo lavorando per l’introduzionedi nuovi prodotti”, ha specificatoil manager. Nilo RZ e Brigitte RZrestano tra le più richieste daiproduttori tra le lunghe nere,mentre la grande novità per ilpieno campo è Melusina RZ, confrutto cilindrico spesso, regolareed uniforme, di colore nero bril-lante e con calice senza spine edelegante.Per la categoria ‘ovali dalla formaarrotondata’, da sottolineare laleadership di Velia F1 di Enza Za-den, scelta dai produttori per leottime performance (in serra e incampo aperto), anche nei periodiin cui le temperature esterne so-no molto basse, mantenendo lesue caratteristiche di colore, bril-lantezza e forma. L’assenza di spi-ne, le qualità organolettiche ele-vate in termini di sapore e dolcez-za l’hanno resa riconoscibile e ap-prezzata al consumo e, dunque,dalla GDO.Un comparto sano e dinamico,che tuttavia soffre la concorrenzaestera, Spagna in primis, con con-seguenze sui prezzi da non sotto-valutare. Lo scorso anno l’importnostrano di melanzane ha rag-giunto le 24.523 tonnellate, diqueste ben 21.502 tonnellate era-no di origine iberica (in crescitadi circa il 15% rispetto al 2018).Sul fronte export, in linea con ilgenerale calo delle esportazioni diortofrutta a livello nazionale, gliinvii oltre frontiera sono passatidalle 5.316 tonnellate del 2018 al-le 4.794 dello scorso anno, vera-mente poca cosa. Da parte dellegrandi aziende produttrici, c’è si-curamente un deficit a livello dimarketing perché la melanzanaitaliana meriterebbe di esseremaggiormente valorizzata.

Nata nel 2003 dall’esperienzadei fratelli Luigi e Fabio Alessan-drello la Cooperativa Ortonaturaè un’importante realtà di Vitto-ria, socia dell’OP Ioppì, che van-ta tra le sue produzioni anche 18ettari di serre in coltivazionefuori suolo destinate alla produ-zione di melanzane di diverse ti-pologie (viola, striata, lunga,baby, tonda-ovale e bianca),complete di impianti di fertirri-gazione computerizzati e stazio-ne meteorologica per orientarel’apertura delle serre in automa-tico. La coltivazione è tutta inlotta per rispetto verso l’ambien-te e la salute del consumatore.In questi mesi Ortonatura sta at-traversando una fase di profon-do e radicale cambiamento checoinvolgerà anche un marchio -caso unico in Italia per questoprodotto - conosciuto al consu-mo come La Signora Melanzana.“Da luglio saremo sul mercatocon un nuovo brand ancora topsecret, nuovi servizi, una nuovaidentità grafica e un nuovo pianodi comunicazione”, ha anticipatoal Corriere Ortofrutticolo NucciaAlboni Alessandrello, responsa-bile marketing di Ortonatura.“Dopo la morte di mia suocera, a

cui era stato dedicato il marchio,ci sono stati cambiamenti interniall’azienda in seguito ai quali ab-biamo deciso di dare un nuovocorso alla commercializzazionedelle nostre melanzane". "A talproposito - svela Alboni - da set-tembre mi troverete sui socialper proporre piatti a base di me-lanzane e fare storytelling attor-no a questo inimitabile prodotto.Farò un viaggio virtuale dalla Si-cilia all'estremo Nord con rubri-che su contadini, tradizioni, det-ti popolari, curiosità, sagre e ti-picità regionali. L’obiettivo è at-trarre sempre più il consumatorepoiché la melanzana, sebbene sianella memoria culinaria di cia-scuno di noi, viene troppo spessoesclusa dalle nostre tavole per-ché ritenuta complicata da cuci-nare”.

Signora Melanzana addio, a lugliosul mercato il nuovo brand

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

41www.corriereortofrutticolo.itMaggio 2020

CILIE

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FOCUS PRODOTTO F

Emanuele Zanini

Sarà difficile dimenticare il 2020per i produttori di ciliegie delMezzogiorno, a partire dalla Pu-glia, principale area vocata delSud. Se l'inizio campagna permolte realtà produttive è statodifficile, per altre si è rivelato per-sino disastroso. Ancora una volta,a causare la crisi è stato il clima:prima con la gelata tardiva di finemarzo, che ha compromesso leproduzioni precoci, poi con il for-te vento di scirocco di metà mag-gio, con trombe d’aria su alcunezone, che hanno aggiunto proble-mi su problemi con danni vistosial raccolto.Secondo Coldiretti Puglia oltre il70% delle primizie, varietà Bigar-reau, sono andate perse a causadel gelo nell'ultima settimana dimarzo nell'areale produttivo delBarese, un terremoto per il com-parto. Il Barese infatti significa 47mila tonnellate pari al 34% dellaproduzione nazionale, in una re-

gione, la Puglia, che ne rappre-senta il 39,8%.Le difficoltà derivanti dal climasono confermate da alcuni deiprincipali produttori pugliesi, in-tervistati a fine maggio dal Cor-riere Ortofrutticolo. I commentinon nascondono delusione epreoccupazione per quanto acca-

duto, ma c'è chi cerca di essere ot-timista per il prosieguo della sta-gione, con giugno consideratoquanto mai determinante.Tra chi si mantiene ottimista c'èMassimiliano Del Core, presiden-te della OP Pignataro, nata nel2018 e operativa dal 2019, checonta 42 soci, per una produzioneortofrutticola totale di 430 ettari,di cui circa 60 a ciliegie. "La nevi-cata del 24 marzo scorso e la rela-tiva gelata sono state davvero ec-cezionali. In Puglia non si ricordaun fenomeno tale alla fine di mar-zo”, osserva Del Core. Il risultatoper le produzioni è stato dram-matico: le varietà precoci di cilie-gie, in anticipo nella maturazio-ne, avevano già le gemme aperte esono state “bruciate” dal gelo. An-che le tipologie precocissime eprecoci di uva da tavola hannosubito danni per almeno il 20% intermine di rese produttive. “Per leciliegie precoci, a partire dalla Bi-garreau - precisa l’imprenditore -le rese produttive sono dimezza-

Prima il gelo, poi il ventoma la ciliegia pugliese sa reagire

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Emanuele Zanini

Sarà difficile dimenticare il 2020per i produttori di ciliegie delMezzogiorno, a partire dalla Pu-glia, principale area vocata delSud. Se l'inizio campagna permolte realtà produttive è statodifficile, per altre si è rivelato per-sino disastroso. Ancora una volta,a causare la crisi è stato il clima:prima con la gelata tardiva di finemarzo, che ha compromesso leproduzioni precoci, poi con il for-te vento di scirocco di metà mag-gio, con trombe d’aria su alcunezone, che hanno aggiunto proble-mi su problemi con danni vistosial raccolto.Secondo Coldiretti Puglia oltre il70% delle primizie, varietà Bigar-reau, sono andate perse a causadel gelo nell'ultima settimana dimarzo nell'areale produttivo delBarese, un terremoto per il com-parto. Il Barese infatti significa 47mila tonnellate pari al 34% dellaproduzione nazionale, in una re-

gione, la Puglia, che ne rappre-senta il 39,8%.Le difficoltà derivanti dal climasono confermate da alcuni deiprincipali produttori pugliesi, in-tervistati a fine maggio dal Cor-riere Ortofrutticolo. I commentinon nascondono delusione epreoccupazione per quanto acca-

duto, ma c'è chi cerca di essere ot-timista per il prosieguo della sta-gione, con giugno consideratoquanto mai determinante.Tra chi si mantiene ottimista c'èMassimiliano Del Core, presiden-te della OP Pignataro, nata nel2018 e operativa dal 2019, checonta 42 soci, per una produzioneortofrutticola totale di 430 ettari,di cui circa 60 a ciliegie. "La nevi-cata del 24 marzo scorso e la rela-tiva gelata sono state davvero ec-cezionali. In Puglia non si ricordaun fenomeno tale alla fine di mar-zo”, osserva Del Core. Il risultatoper le produzioni è stato dram-matico: le varietà precoci di cilie-gie, in anticipo nella maturazio-ne, avevano già le gemme aperte esono state “bruciate” dal gelo. An-che le tipologie precocissime eprecoci di uva da tavola hannosubito danni per almeno il 20% intermine di rese produttive. “Per leciliegie precoci, a partire dalla Bi-garreau - precisa l’imprenditore -le rese produttive sono dimezza-

Prima il gelo, poi il ventoma la ciliegia pugliese sa reagire

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FOCUS PRODOTTO F

te. La stagione è iniziata con volu-mi così bassi da non creare, in al-cuni casi, le condizioni minime disostenibilità per la raccolta. Iprezzi iniziali sono stati di conse-guenza molto elevati. La doman-da ha assorbito rapidamente lascarsa offerta. Ora la partita deci-siva si gioca in giugno, quandotoccherà alle produzioni mediotardive dire la loro sul mercato, apartire dalla Ferrovia, cavallo dibattaglia tra le varietà pugliesi,più resistente e meno sensibile avento e pioggia, con le prime pro-duzioni partite già a fine maggio.Speriamo si riesca a vincere labattaglia, sul mercato interno maanche all'estero, su cui la Pugliafinora si è mossa poco non aven-do i volumi sperati e un prodottocon una shelf-life sufficiente adaffrontare l'esportazione. La spe-ranza di fare bene a giugno co-munque c’è, facendo però atten-zione a Grecia e Turchia, diventa-te sempre più competitive sia perle varietà del prodotto offerto siaper i canali logistici e distributiviche sono ormai in grado di sfrut-tare al meglio”.Clima e condizioni di mercato sa-ranno cruciali per proseguire lacampagna fino alla prima metà diluglio, condizione determinanteper recuperare marginalità, inuna stagione segnata anche dalnetto aumento dei costi dovutoalle misure di sicurezza sanitaria.Indubbiamente, si assiste a unacampagna diversa dalle prece-denti. Il mercato è cambiato, peresempio, nelle proposte delpackaging. Con l'esplosione dellapandemia, la tendenza è statasempre più marcata, su richiesta

della GDO, verso le confezionichiuse. Nonostante tutto ciò, laqualità del prodotto e le capacitàproduttive delle aziende pugliese

dovrebbero essere in grado di farfronte ai problemi.Un’altra delle principali realtà or-tofrutticole pugliesi, Orchidea

Si profila una stagione comples-sa anche per la ciliegia dell’Etna,una produzione di nicchia, di po-che centinaia di tonnellate, concaratteristiche peculiari. “Il Co-ronavirus ha creato molti pro-blemi, tra cui la carenza di ma-nodopera. Il mercato è rimastofermo”, sottolinea con rammari-co Carmelo Spina (nella foto),presidente del Consorzio Ciliegiadell'Etna DOP, la cui zona diproduzione si estende sui terri-tori che vanno dal Mar Ionio finoa 1.600 metri di altutudine, svi-luppandosi sui versanti est esud-est dell'Etna, comprenden-do diversi Comuni del Catanese."Veniamo purtroppo da due annidi grossa crisi produttiva. Nel2018 - afferma il presidente Spi-na - ci sono stati quattro giornidi pioggia a giugno che hannofatto marcire i frutti, mentre loscorso anno la Drosophila Su-zukii ha compromesso la stagio-ne. Quest'anno si sperava di risa-lire la china e invece l'emergenzasanitaria ha provocato un'altraannata difficile”.Il risultato dovrebbe essere unraccolto ridotto del 50%.Il Consorzio conta una ventina disoci ma c’è voglia di crescere, diarrivare ad una cinquantina en-

tro un paio d'anni. “Le vendite almomento sono soprattutto suimercati locali ma con l'allarga-mento della compagine socialepuntiamo a commercializzare ilprodotto anche al Nord Italia ol-tre che in Paesi come Svizzera eGermania”, si augura CarmeloSpina.L'ecotipo Mastrantonio che ca-ratterizza questa ciliegia maturasolo lungo le pendici dell'Etna. Ilcalendario di raccolta inizia dal10 giugno, nella zona costiera sullivello del mare, e prosegue finoa luglio inoltrato, a volte spin-gendosi a inizio agosto, grazieagli impianti collocati in alta col-lina e fino a quote a 1.600 metridi altitudine. Il presidente Spinanon ha dubbi sulle incertezze e iproblemi di inizio campagna mala situazione potrebbe migliora-re tra metà e fine stagione, con laraccolta che si sposta dalla metàcollina (500-900 metri) a quellapiù elevata. (e.z.)

Sulle pendici dell’Etna una DOPpiccola ma che vuole crescere

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te. La stagione è iniziata con volu-mi così bassi da non creare, in al-cuni casi, le condizioni minime disostenibilità per la raccolta. Iprezzi iniziali sono stati di conse-guenza molto elevati. La doman-da ha assorbito rapidamente lascarsa offerta. Ora la partita deci-siva si gioca in giugno, quandotoccherà alle produzioni mediotardive dire la loro sul mercato, apartire dalla Ferrovia, cavallo dibattaglia tra le varietà pugliesi,più resistente e meno sensibile avento e pioggia, con le prime pro-duzioni partite già a fine maggio.Speriamo si riesca a vincere labattaglia, sul mercato interno maanche all'estero, su cui la Pugliafinora si è mossa poco non aven-do i volumi sperati e un prodottocon una shelf-life sufficiente adaffrontare l'esportazione. La spe-ranza di fare bene a giugno co-munque c’è, facendo però atten-zione a Grecia e Turchia, diventa-te sempre più competitive sia perle varietà del prodotto offerto siaper i canali logistici e distributiviche sono ormai in grado di sfrut-tare al meglio”.Clima e condizioni di mercato sa-ranno cruciali per proseguire lacampagna fino alla prima metà diluglio, condizione determinanteper recuperare marginalità, inuna stagione segnata anche dalnetto aumento dei costi dovutoalle misure di sicurezza sanitaria.Indubbiamente, si assiste a unacampagna diversa dalle prece-denti. Il mercato è cambiato, peresempio, nelle proposte delpackaging. Con l'esplosione dellapandemia, la tendenza è statasempre più marcata, su richiesta

della GDO, verso le confezionichiuse. Nonostante tutto ciò, laqualità del prodotto e le capacitàproduttive delle aziende pugliese

dovrebbero essere in grado di farfronte ai problemi.Un’altra delle principali realtà or-tofrutticole pugliesi, Orchidea

Si profila una stagione comples-sa anche per la ciliegia dell’Etna,una produzione di nicchia, di po-che centinaia di tonnellate, concaratteristiche peculiari. “Il Co-ronavirus ha creato molti pro-blemi, tra cui la carenza di ma-nodopera. Il mercato è rimastofermo”, sottolinea con rammari-co Carmelo Spina (nella foto),presidente del Consorzio Ciliegiadell'Etna DOP, la cui zona diproduzione si estende sui terri-tori che vanno dal Mar Ionio finoa 1.600 metri di altutudine, svi-luppandosi sui versanti est esud-est dell'Etna, comprenden-do diversi Comuni del Catanese."Veniamo purtroppo da due annidi grossa crisi produttiva. Nel2018 - afferma il presidente Spi-na - ci sono stati quattro giornidi pioggia a giugno che hannofatto marcire i frutti, mentre loscorso anno la Drosophila Su-zukii ha compromesso la stagio-ne. Quest'anno si sperava di risa-lire la china e invece l'emergenzasanitaria ha provocato un'altraannata difficile”.Il risultato dovrebbe essere unraccolto ridotto del 50%.Il Consorzio conta una ventina disoci ma c’è voglia di crescere, diarrivare ad una cinquantina en-

tro un paio d'anni. “Le vendite almomento sono soprattutto suimercati locali ma con l'allarga-mento della compagine socialepuntiamo a commercializzare ilprodotto anche al Nord Italia ol-tre che in Paesi come Svizzera eGermania”, si augura CarmeloSpina.L'ecotipo Mastrantonio che ca-ratterizza questa ciliegia maturasolo lungo le pendici dell'Etna. Ilcalendario di raccolta inizia dal10 giugno, nella zona costiera sullivello del mare, e prosegue finoa luglio inoltrato, a volte spin-gendosi a inizio agosto, grazieagli impianti collocati in alta col-lina e fino a quote a 1.600 metridi altitudine. Il presidente Spinanon ha dubbi sulle incertezze e iproblemi di inizio campagna mala situazione potrebbe migliora-re tra metà e fine stagione, con laraccolta che si sposta dalla metàcollina (500-900 metri) a quellapiù elevata. (e.z.)

Sulle pendici dell’Etna una DOPpiccola ma che vuole crescere

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F FOCUS PRODOTTOCILIEGIE

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Frutta, con sede a Rutigliano, hasubìto meno danni, calcolati in-torno al 30%. "Il gelo ha incisosolo in parte e la qualità di Bigar-reau è stata da noi più che soddi-sfacente, così come per tutte leprimizie”, afferma FrancescoGiuliano, direttore di produzionedell'azienda. “Anche la varietàGiorgia è stata accolta bene dalmercato e non ha registrato parti-colari problematiche. Siamo par-titi nell’ultima settimana di mag-gio con la Ferrovia, che pure pre-senta ottima qualità. L'unico neoderiva dal vento che ha provocatoda metà maggio qualche ammac-catura sulla buccia della ciliegia,perché i frutti spinti dall'aria for-te sono andati contro i rami”. A livello commerciale, Giulianoprecisa: “Il trend rimane sui livel-li dello scorso anno. Ci sono me-no volumi ma i prezzi sono stabi-li, e anche piuttosto sostenuti perla Ferrovia che viaggia a fine

maggio a 7 euro al chilo in raccol-ta. Stiamo alla finestra aspettan-do le ulteriori evoluzioni del mer-cato. Certo, è un'annata strana,che va vissuta alla giornata e chenon consente di programmare amedio-lungo termine. Fino ad og-gi, a causa dei volumi ridotti, ab-biamo fatto poco estero, solo unpo’ di Belgio".Orchidea Frutta conta su tre cen-tri di ritiro: a Bisceglie, Conversa-no e Turi. Qui l’attività ha dovutofare i conti con le misure di sicu-

rezza sanitaria e con le richiestedella GDO per quanto riguarda ilpackaging chiuso. Nei program-mi dell’azienda c’è il passaggiodalla plastica riciclata al cartone,passaggio previsto quest’anno marinviato a causa della complessitàdella situazione generale.Nell'areale barese l'azienda LaPernice di Turi conferma unnetto calo di produzione, con lavarietà Bigarreau scesa fino al70% dei volumi, con prezzi moltosostenuti, pressoché raddoppiatirispetto alla scorsa annata. “Col-locare il prodotto con prezzi mol-to alti a volte diventa difficile - os-serva Vincenzo Pernice, titolaredell'impresa barese, che commer-cializza ogni anni circa 2.000 ton-nellate di ciliegie (quest'anno dif-ficilmente si supereranno le1.300) - anche perché buona par-te delle catene distributive sta al-la finestra. Per fortuna le buonerichieste dall'estero e il ritardo

Le aziende pugliesi più significative puntano sulla seconda parte della

stagione dopo che il maltempoha falcidiato le varietà

precoci a partire dalla Bigarreau

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CILIE

GIE

FOCUS PRODOTTO F

produttivo e commerciale di Gre-cia e Turchia ci hanno lasciatoqualche spiraglio”. La Pernice ha una particolarespecializzazione sull’export. Il40% delle ciliegie vendute da LaPernice viene esportato, princi-palmente in Germania, Austria eSvizzera. Le ciliegie rappresenta-no tra il 20 e il 30% dell'interofatturato di un’azienda che fa lasua parte nel settore ortofruttico-lo pugliese.Tornando alla campagna, Vin-cenzo Pernice ricorda come que-st'anno le premesse parlavano diun forte anticipo di maturazionedelle piantagioni grazie ad un in-verno caldo: “Senza le gelate di fi-ne marzo si sarebbe riusciti a par-tire addirittura a Pasqua, attornoal 15 aprile, con ottime prospetti-ve. Purtroppo è stata proprio lamaturazione anticipata a provo-care così tanti danni perchéquando è arrivato il gelo le gem-

me si erano già sviluppate. Oradobbiamo sperare che le tardivenon subiscano troppi danni per-ché dovremmo avere una più chebuona qualità”.Il nemico, in giugno, potrebbe es-sere di nuovo il vento.Francesco Coniglio, dell'omo-nima azienda barese, conferma iltrend: il gelo ha condizionato an-che per questa azienda pesante-mente la campagna, con la perdi-ta del 50% delle gemme da frutto.“Si registrano - afferma l’impren-

ditore - cali del 70-80% sul preco-ce e del 30% sul medio tardivo. Ilvento fortissimo del 12 e 13 mag-gio ha segnato i frutti. La primatornata di piogge ha causato feno-meni di cracking e ad oggi, 29maggio, le previsioni non sonoproprio le migliori. A maggio tut-tavia ce la siamo cavata in qual-che modo con i prezzi sostenuti,ma a giugno la vedo molto dura.Non dobbiamo dimenticare che agiugno turchi e greci non scherza-no, per cui rischiamo di perderecompetitività”.La Puglia delle ciliegie è coriaceaperché ha le ciliegie nella sua tra-dizione agricola, le sa coltivare, leconosce molto bene. Un salto or-ganizzativo e tecnico, tale da per-mettere investimenti nella difesadei frutteti dal maltempo e in unapiù ampia diversificazione dellevarietà, permetterebbe però allaregione di essere ancora più com-petitiva di quello che già è.

Il calo produttivo ha condizionato soprattutto

le esportazioni. Mentre la Spagna ha sofferto come

il nostro Sud, le ciliegie turchee greche sono considerate

temibili concorrenti in Europa

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produttivo e commerciale di Gre-cia e Turchia ci hanno lasciatoqualche spiraglio”. La Pernice ha una particolarespecializzazione sull’export. Il40% delle ciliegie vendute da LaPernice viene esportato, princi-palmente in Germania, Austria eSvizzera. Le ciliegie rappresenta-no tra il 20 e il 30% dell'interofatturato di un’azienda che fa lasua parte nel settore ortofruttico-lo pugliese.Tornando alla campagna, Vin-cenzo Pernice ricorda come que-st'anno le premesse parlavano diun forte anticipo di maturazionedelle piantagioni grazie ad un in-verno caldo: “Senza le gelate di fi-ne marzo si sarebbe riusciti a par-tire addirittura a Pasqua, attornoal 15 aprile, con ottime prospetti-ve. Purtroppo è stata proprio lamaturazione anticipata a provo-care così tanti danni perchéquando è arrivato il gelo le gem-

me si erano già sviluppate. Oradobbiamo sperare che le tardivenon subiscano troppi danni per-ché dovremmo avere una più chebuona qualità”.Il nemico, in giugno, potrebbe es-sere di nuovo il vento.Francesco Coniglio, dell'omo-nima azienda barese, conferma iltrend: il gelo ha condizionato an-che per questa azienda pesante-mente la campagna, con la perdi-ta del 50% delle gemme da frutto.“Si registrano - afferma l’impren-

ditore - cali del 70-80% sul preco-ce e del 30% sul medio tardivo. Ilvento fortissimo del 12 e 13 mag-gio ha segnato i frutti. La primatornata di piogge ha causato feno-meni di cracking e ad oggi, 29maggio, le previsioni non sonoproprio le migliori. A maggio tut-tavia ce la siamo cavata in qual-che modo con i prezzi sostenuti,ma a giugno la vedo molto dura.Non dobbiamo dimenticare che agiugno turchi e greci non scherza-no, per cui rischiamo di perderecompetitività”.La Puglia delle ciliegie è coriaceaperché ha le ciliegie nella sua tra-dizione agricola, le sa coltivare, leconosce molto bene. Un salto or-ganizzativo e tecnico, tale da per-mettere investimenti nella difesadei frutteti dal maltempo e in unapiù ampia diversificazione dellevarietà, permetterebbe però allaregione di essere ancora più com-petitiva di quello che già è.

Il calo produttivo ha condizionato soprattutto

le esportazioni. Mentre la Spagna ha sofferto come

il nostro Sud, le ciliegie turchee greche sono considerate

temibili concorrenti in Europa

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Per la ciliegia di Vignola, unadelle produzioni italiane più ri-nomate, i volumi si sono dimez-zati a causa dei danni da gelo nelperiodo pre-pasquale. Se di soli-to nell'areale vocato, in provinciadi Modena, si raccolgono tra le5.000 e le 7.000 tonnellate diprodotto, quest'anno non si su-pereranno i 3.500. “La stagione ècomunque partita bene - affer-ma Walter Monari, presidentedel Consorzio di Tutela della Ci-liegia di Vignola IGP - con unprodotto di ottima qualità, siacome pezzatura (anche con fruttidi calibro fino a 32 millimetri)che come caratteristiche organo-lettiche. Il clima alla fine non cimortificato. Grazie anche a 150ettari coperti riusciamo ad esseresul mercato anche in caso di ca-lamità naturali grazie alle prote-zioni”.Positivo l'andamento dei prezzi,buoni per tutte le tipologie e ca-tegorie. E le quotazioni sono sta-te soddisfacenti fin da subito, at-torno al 15 maggio, da quando èpartita la stagione, favorite daquesta produzione piuttosto bas-sa. “La media va dai 5 ai 6 euro alchilo con punte che toccano gli 11euro al chilo per il prodotto di al-tissima qualità, una nicchia que-st'ultima che viene pagata moltobene, specie nelle boutique dellafrutta, in particolare a Milano erelativo hinterland. Quest'annoanche quest'ultima categoriapremium registra buoni raccolti,visto che, non avendo grandi vo-lumi in generale, la pezzaturamedia è più grande”.Tra le novità di quest'anno c'è unparticolare packaging in plasticapiù leggero e sostenibile, accop-piato al cartoncino con una gran-de capacità di comunicare il pro-dotto al consumatore. Si chiamaSliptray, ed è il primo cestinoibrido al 100% R-PET e cartonci-

no all-in-one per prodotti orto-frutticoli premium realizzato daILIP, in partnership proprio conil Consorzio di Tutela della Cilie-gia di Vignola IGP. Una soluzio-ne in grado di ridurre del 40-45% il peso del cestino in plasti-ca. La robustezza e la funzioned’uso della confezione viene ga-rantita dal fustellato in cartonci-no incollato esternamente. Inquesto modo, inoltre, l’interno inplastica garantisce conservabilitàe massima visibilità del prodotto,mentre il cartoncino esterno of-fre maggiori opportunità di co-municazione, grazie alle possibi-lità della stampa su carta.Una nuova soluzione, fondamen-tale per un prodotto come la cilie-gia di Vignola IGP, che per il 65%viene spedito alla grande distri-buzione, mentre il 35% raggiungele boutique della frutta nelle

maggiori città del Nord Italia.“In un'annata come questa, con-dizionata dall'emergenza Covid-19 - precisa con sincerità Monari- ha inciso positivamente il fattodi aver poca produzione. Se aves-simo avuto volumi normali sa-rebbe stato più difficile spuntareprezzi buoni”.Sul trend dell’andamento com-merciale negli ultimi anni, Mo-nari sottolinea: "Ci siamo rivoltisoprattutto al mercato interno,per scelta. All'estero la concor-renza offre prodotti di qualità in-feriore ma con prezzi decisamen-te più bassi. Per esempio Germa-nia e Olanda prenderebbero ilnostro prodotto ma pretendonodi acquistarlo allo stesso prezzodi quello della Turchia. Preferia-mo venderlo dove pagano l'altaqualità delle nostre produzioniper quello che vale”. (e.z.)

L’IGP di Vignola si presenta in ottima formaanche se sconta volumi dimezzati a causa del gelo

Walter Monari, presidente del Consorzio della Ciliegia di Vignola IGP. Sotto,il nuovissimo imballaggio in cartoncino-plastica R-PET che debutta quest’anno

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GIE

FOCUS PRODOTTO F

In Veneto e in particolare nel Ve-ronese - che da solo con più di1.600 ettari (dati Veneto Agricol-tura 2019) rappresenta ben oltre idue terzi delle estensioni regiona-li, che arrivano a 2.100 ettari – lastagione cerasicola è partita di-scretamente. La situazione que-st'anno è decisamente migliorerispetto al disastroso 2019, carat-terizzato da un maggio molto pio-voso che aveva condizionato lastagione. A parità di superfici in-vestite, nel 2018 in Veneto eranostate raccolte 11.657 tonnellate, dicui quasi novemila nel Veronese,contro le 7.500 del 2019 a livelloregionale e le poco più di seimilaa Verona.“Al momento la produzione sem-bra buona - afferma Stefano Pez-zo, delle aziende scaligere Bra-gantini e Cherry Passion, intervi-stato il 26 maggio - i volumi ci so-no, con le prime consegne appenaeffettuate. Siamo partiti con i du-roni come Giorgia, Adriana e Du-roncino. I calibri sono nella me-dia, attorno ai 24-26 millimetri.Per misure superiori si riescono astaccare prezzi piuttosto elevati.Nei primi giorni di giugno arriva-no le More, varietà particolar-mente buona e apprezzata”. Il prodotto è lavorato e lavato tra-mite hydrocooling per bloccare lamaturazione e aumentare la con-servabilità dei frutti.“Le richieste non mancano - pre-cisa Pezzo -. La California finorasta esportando poco in l'Europa.La domanda è sostenuta dal NordEuropa. E considerando che Spa-gna, Grecia e Turchia devono an-cora arrivare in maniera consi-stente sul mercato, le nostre pro-duzioni stanno sfruttando una fi-nestra commerciale interessante.Le prospettive sono abbastanzaincoraggianti. Il clima, senzatroppe piogge, ha favorito la ma-turazione regolare del prodotto.

Ora dobbiamo sperare proprionel tempo anche nella secondaparte della stagione”.La campagna in Veneto e nel Ve-ronese proseguirà fino all'iniziodi luglio, per poi passare alle pro-duzioni in alta collina e in monta-gna, dove si prevedono produzio-ni di buona qualità anche se noncon volumi particolarmente ele-vati.Spostando l'attenzione più anord, in Trentino, Melinda si stapreparando alla stagione delle ci-liegie che dovrebbe partire versofine giugno in Val di Non e Val diSole. La varietà principale è Kor-dia, di colore rosso scuro, croc-cante e zuccherina, dalla tipicaforma a cuore - che rappresentacirca il 70% della produzione – acui si aggiunge Regina, dalla for-ma più allungata e la colorazionerossa intensa, altrettanto succosae croccante, che copre il restante30%. Lo scorso anno sono state vendu-te oltre 2.000 tons attraversoAPOT (Melinda e La Trentina).“Il nostro lavoro - spiegano a Me-linda - è quello di valorizzare ilprodotto delle Valli del Noce, Valdi Non e Val di Sole, e le ciliegie diLa Trentina. Quindi gestiamo evalorizziamo la maggior partedella produzione della provincia”.Per quanto riguarda il bilanciodel Consorzio Melinda, l’ultimoesercizio fiscale (2018-19) è statochiuso con 257 milioni di euro diricavi (+50% del fatturato). Infat-ti per l’esercizio 2017/18, i ricaviammontavano a 128 milioni dieuro. Il giro d'affari deriva dalladivisione mele (ricavi pari a248,37 milioni di euro) e dalla di-visione ciliegie e frutti di bosco(8,59 milioni di euro).Melinda sottolinea come per pun-tare sempre al massimo dellaqualità ed efficienza, le ciliegiesono “coltivate in modo sosteni-

bile, sotto telo, protette da avver-sità atmosferiche e fenomeni dicracking. Le ciliegie vengono sot-toposte ad analisi, sia dagli occhiesperti del personale che da mac-chinari all’avanguardia. È il casodell’hydrocooler - sistema in gra-do di raffreddare velocemente ifrutti in modo che possano esserelavorati in macchina mantenendouna lunga shelf life -, e della futu-ristica Cherry Vision Unitec Te-chnology, l’esclusiva tecnologiaper la rilevazione della qualità in-terna ed esterna dei frutti, che nepermette la rilevazione del cali-bro, del colore, di eventuali difet-ti interni ed esterni, così come lavalutazione della morbidezza, delgrado Brix e dell’assenza o menodel picciolo. La selezionatrice au-tomatica presente presso la Coo-perativa Cocea, permette di sele-zionare e confezionare le ciliegiein modo tempestivo ed efficiente.Ha una capacità di lavorazione di70 tonnellate al giorno, che si tra-duce nell’ottimale gestione deimomenti di punta della raccolta,senza alcuna dispersione del ci-clo”. (e.z.)

Dal Veneto al Trentino la produzione è in ripresa

Un buon maggio fa partire bene la stagione dei veronesi.Nuove tecnologie a Melinda

Stefano Pezzo di Cherry Passion

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In Veneto e in particolare nel Ve-ronese - che da solo con più di1.600 ettari (dati Veneto Agricol-tura 2019) rappresenta ben oltre idue terzi delle estensioni regiona-li, che arrivano a 2.100 ettari – lastagione cerasicola è partita di-scretamente. La situazione que-st'anno è decisamente migliorerispetto al disastroso 2019, carat-terizzato da un maggio molto pio-voso che aveva condizionato lastagione. A parità di superfici in-vestite, nel 2018 in Veneto eranostate raccolte 11.657 tonnellate, dicui quasi novemila nel Veronese,contro le 7.500 del 2019 a livelloregionale e le poco più di seimilaa Verona.“Al momento la produzione sem-bra buona - afferma Stefano Pez-zo, delle aziende scaligere Bra-gantini e Cherry Passion, intervi-stato il 26 maggio - i volumi ci so-no, con le prime consegne appenaeffettuate. Siamo partiti con i du-roni come Giorgia, Adriana e Du-roncino. I calibri sono nella me-dia, attorno ai 24-26 millimetri.Per misure superiori si riescono astaccare prezzi piuttosto elevati.Nei primi giorni di giugno arriva-no le More, varietà particolar-mente buona e apprezzata”. Il prodotto è lavorato e lavato tra-mite hydrocooling per bloccare lamaturazione e aumentare la con-servabilità dei frutti.“Le richieste non mancano - pre-cisa Pezzo -. La California finorasta esportando poco in l'Europa.La domanda è sostenuta dal NordEuropa. E considerando che Spa-gna, Grecia e Turchia devono an-cora arrivare in maniera consi-stente sul mercato, le nostre pro-duzioni stanno sfruttando una fi-nestra commerciale interessante.Le prospettive sono abbastanzaincoraggianti. Il clima, senzatroppe piogge, ha favorito la ma-turazione regolare del prodotto.

Ora dobbiamo sperare proprionel tempo anche nella secondaparte della stagione”.La campagna in Veneto e nel Ve-ronese proseguirà fino all'iniziodi luglio, per poi passare alle pro-duzioni in alta collina e in monta-gna, dove si prevedono produzio-ni di buona qualità anche se noncon volumi particolarmente ele-vati.Spostando l'attenzione più anord, in Trentino, Melinda si stapreparando alla stagione delle ci-liegie che dovrebbe partire versofine giugno in Val di Non e Val diSole. La varietà principale è Kor-dia, di colore rosso scuro, croc-cante e zuccherina, dalla tipicaforma a cuore - che rappresentacirca il 70% della produzione – acui si aggiunge Regina, dalla for-ma più allungata e la colorazionerossa intensa, altrettanto succosae croccante, che copre il restante30%. Lo scorso anno sono state vendu-te oltre 2.000 tons attraversoAPOT (Melinda e La Trentina).“Il nostro lavoro - spiegano a Me-linda - è quello di valorizzare ilprodotto delle Valli del Noce, Valdi Non e Val di Sole, e le ciliegie diLa Trentina. Quindi gestiamo evalorizziamo la maggior partedella produzione della provincia”.Per quanto riguarda il bilanciodel Consorzio Melinda, l’ultimoesercizio fiscale (2018-19) è statochiuso con 257 milioni di euro diricavi (+50% del fatturato). Infat-ti per l’esercizio 2017/18, i ricaviammontavano a 128 milioni dieuro. Il giro d'affari deriva dalladivisione mele (ricavi pari a248,37 milioni di euro) e dalla di-visione ciliegie e frutti di bosco(8,59 milioni di euro).Melinda sottolinea come per pun-tare sempre al massimo dellaqualità ed efficienza, le ciliegiesono “coltivate in modo sosteni-

bile, sotto telo, protette da avver-sità atmosferiche e fenomeni dicracking. Le ciliegie vengono sot-toposte ad analisi, sia dagli occhiesperti del personale che da mac-chinari all’avanguardia. È il casodell’hydrocooler - sistema in gra-do di raffreddare velocemente ifrutti in modo che possano esserelavorati in macchina mantenendouna lunga shelf life -, e della futu-ristica Cherry Vision Unitec Te-chnology, l’esclusiva tecnologiaper la rilevazione della qualità in-terna ed esterna dei frutti, che nepermette la rilevazione del cali-bro, del colore, di eventuali difet-ti interni ed esterni, così come lavalutazione della morbidezza, delgrado Brix e dell’assenza o menodel picciolo. La selezionatrice au-tomatica presente presso la Coo-perativa Cocea, permette di sele-zionare e confezionare le ciliegiein modo tempestivo ed efficiente.Ha una capacità di lavorazione di70 tonnellate al giorno, che si tra-duce nell’ottimale gestione deimomenti di punta della raccolta,senza alcuna dispersione del ci-clo”. (e.z.)

Dal Veneto al Trentino la produzione è in ripresa

Un buon maggio fa partire bene la stagione dei veronesi.Nuove tecnologie a Melinda

Stefano Pezzo di Cherry Passion

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PUGLIA

PRIMO PIANO P

Antonio Felice

La Capitanata, il Barese, il Taran-tino, il Salento. In Puglia, per l’or-tofrutta, c’è di tutto e di più. Ep-pure, gli imprenditori più avve-duti avvertono la necessità di uncambiamento. "Tra aggregazionee innovazione - afferma un giova-ne manager come MassimilianoDel Core, presidente della OP Pi-gnataro e della Grape&Grape - èin gioco la partita della competiti-vità”. Che in un territorio così va-sto non riguarda la singola azien-da ma un progetto d’insieme o al-meno che abbracci i distretti pro-duttivi che per la loro specializza-zione non sono difficili da indivi-duare. A questa logica può sfuggi-re solo qualcuna tra le aziendepiù grandi, che ha puntato carteimportanti sulle partnership in-ternazionali e che, in un certosenso, è meno pugliese delle altre. Nicola Giuliano della OP Giulia-no, una delle tre aziende ortofrut-ticole di punta nella regione, doveha tenuto ben salde le sue radici:“La Puglia dell’ortofrutta ha biso-gno di svecchiare. Ha fatto un

percorso con l’uva da tavola che ciha portati ad avere le migliori va-rietà al mondo. Deve ripetersi congli agrumi, le drupacee, gli ortag-gi. Almeno il 50% della produzio-ne regionale è da rinnovare. Maservono gli incentivi, serve un

premio a chi toglie i vecchi im-pianti e innova. Tante aziendevanno avanti ad ogni costo, por-tano a casa l'indispensabile manon sono più competitive. In Pu-glia abbiamo la fortuna che si puòprodurre di tutto ma dobbiamo

Verso un nuovo progetto

LO SCENARIO REGIONALE. È in gioco la partita della competitività

Aggregazione, innovazione, cambio generazionale. Come mettereinsieme questi elementi? Con una nuova organizzazione di filiera

privilegiando le aree più vocate e le produzioni tipiche

La Puglia dell’ortofrutta vanta non pochi primati: è tra le prime regioni al mondoper la produzione di uva da tavola e la prima regione italiana per gli ortaggi

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Antonio Felice

La Capitanata, il Barese, il Taran-tino, il Salento. In Puglia, per l’or-tofrutta, c’è di tutto e di più. Ep-pure, gli imprenditori più avve-duti avvertono la necessità di uncambiamento. "Tra aggregazionee innovazione - afferma un giova-ne manager come MassimilianoDel Core, presidente della OP Pi-gnataro e della Grape&Grape - èin gioco la partita della competiti-vità”. Che in un territorio così va-sto non riguarda la singola azien-da ma un progetto d’insieme o al-meno che abbracci i distretti pro-duttivi che per la loro specializza-zione non sono difficili da indivi-duare. A questa logica può sfuggi-re solo qualcuna tra le aziendepiù grandi, che ha puntato carteimportanti sulle partnership in-ternazionali e che, in un certosenso, è meno pugliese delle altre. Nicola Giuliano della OP Giulia-no, una delle tre aziende ortofrut-ticole di punta nella regione, doveha tenuto ben salde le sue radici:“La Puglia dell’ortofrutta ha biso-gno di svecchiare. Ha fatto un

percorso con l’uva da tavola che ciha portati ad avere le migliori va-rietà al mondo. Deve ripetersi congli agrumi, le drupacee, gli ortag-gi. Almeno il 50% della produzio-ne regionale è da rinnovare. Maservono gli incentivi, serve un

premio a chi toglie i vecchi im-pianti e innova. Tante aziendevanno avanti ad ogni costo, por-tano a casa l'indispensabile manon sono più competitive. In Pu-glia abbiamo la fortuna che si puòprodurre di tutto ma dobbiamo

Verso un nuovo progetto

LO SCENARIO REGIONALE. È in gioco la partita della competitività

Aggregazione, innovazione, cambio generazionale. Come mettereinsieme questi elementi? Con una nuova organizzazione di filiera

privilegiando le aree più vocate e le produzioni tipiche

La Puglia dell’ortofrutta vanta non pochi primati: è tra le prime regioni al mondoper la produzione di uva da tavola e la prima regione italiana per gli ortaggi

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scegliere di lavorare nelle areepiù vocate e nelle produzioni tipi-che per fare solo qualità e supera-re il gap che ci divide dai concor-renti esteri a livello di costi. E’ unragionamento che non vale soloqui ma per tutta Italia”. Giacomo Suglia, vicepresidentedi Fruitimprese, con delega per ilSud, e presidente di APEO, l’asso-ciazione che in Puglia raccoglieuna settantina di aziende di pro-

duttori ed esportatori di ortofrut-ta: “Ci attendiamo più fatti dalleistituzioni. I tempi sono cambiati,la politica no, continua a metterepezze senza un progetto serio. Va-le un po’ per tutti i settori, ancheper il nostro. Gli altri Paesi nonsono fermi. Prendiamo la Grecia,ha fatto un’inversione di tenden-za e adesso sta crescendo. Le po-tenzialità in Puglia ci sono tutte:professionalità ed esperienza,

terreni eccezionali, clima adatto amolte produzioni e posizione geo-grafica favorevole. Poi accadonoannate strane come questa, conproduzioni scarse e costi che cre-scono, e ci accorgiamo che mancaun progetto d’insieme, una politi-ca che dia risposte concrete”.Ma quale può essere il progetto.Massimiliano Del Core dà una ri-sposta: “Servono aggregazioni difiliera”.

Giacomo Suglia, presidente di APEO, Massimiliano Del Core, presidente di OP Pignataro e Nicola Giuliano della OP Giuliano

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scegliere di lavorare nelle areepiù vocate e nelle produzioni tipi-che per fare solo qualità e supera-re il gap che ci divide dai concor-renti esteri a livello di costi. E’ unragionamento che non vale soloqui ma per tutta Italia”. Giacomo Suglia, vicepresidentedi Fruitimprese, con delega per ilSud, e presidente di APEO, l’asso-ciazione che in Puglia raccoglieuna settantina di aziende di pro-

duttori ed esportatori di ortofrut-ta: “Ci attendiamo più fatti dalleistituzioni. I tempi sono cambiati,la politica no, continua a metterepezze senza un progetto serio. Va-le un po’ per tutti i settori, ancheper il nostro. Gli altri Paesi nonsono fermi. Prendiamo la Grecia,ha fatto un’inversione di tenden-za e adesso sta crescendo. Le po-tenzialità in Puglia ci sono tutte:professionalità ed esperienza,

terreni eccezionali, clima adatto amolte produzioni e posizione geo-grafica favorevole. Poi accadonoannate strane come questa, conproduzioni scarse e costi che cre-scono, e ci accorgiamo che mancaun progetto d’insieme, una politi-ca che dia risposte concrete”.Ma quale può essere il progetto.Massimiliano Del Core dà una ri-sposta: “Servono aggregazioni difiliera”.

Giacomo Suglia, presidente di APEO, Massimiliano Del Core, presidente di OP Pignataro e Nicola Giuliano della OP Giuliano

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Il Tavoliere di Puglia, storicamen-te la Capitanata, che corrispondequasi interamente alla provinciadi Foggia, chiuso dal mare e dalGargano a est e dai monti dellaDaunia a ovest, rimane l’area orti-cola più importante d’Italia per leproduzioni a pieno campo. Ri-spetto agli altri areali produttividel Meridione, la Capitanata haun vantaggio che è il “segreto” delsuo primato: vanta un sistemad’irrigazione in grado di coprire200 mila ettari grazie al buon la-voro svolto negli anni dal Consor-zio di bonifica.Ne parliamo con Giorgio Mercuri,foggiano, presidente nazionaledel settore agroalimentare di Al-leanza delle Cooperative Italiane,rimasto sempre legato al suo ter-ritorio. “L’orticoltura nella nostrazona è cresciuta moltissimo negliultimi 10 anni, occupando pro-gressivamente e interamente i 16mila ettari un tempo coltivati abietole. Se prendiamo l’asparago -

spiega Mercuri - la coltura è pas-sata da 1.200 a 6.000 ettari. Sia-mo diventati così la prima provin-cia per la produzione di asparagoverde d’Italia. Per il broccoletto,

prodotto per 10 mesi all’anno, sia-mo il secondo areale europeo do-po Murcia. Importanti sono an-che le produzioni di spinaci da in-dustria e di carciofi”.Si coltivano anche cavolfiori, fi-nocchi, sedano, bietole da costa etutti gli ortaggi tipici del Sud. Il75% della produzione viene ven-duta fresca ed è destinata a tutto ilmercato nazionale con quote oltreil 50% di export; il 25% - soprat-tutto pomodoro e spinacio - va al-la trasformazione.Sono cambiate molte cose negliultimi anni. “Abbiamo aziende ca-paci di condizionare e trasforma-re il prodotto - racconta Mercuri -perché il sistema aggregato è cre-sciuto e si è rafforzato. Il risultatoè che se prima una parte significa-

La capitale degli ortaggi

CAPITANATA. Leadership italiana nella produzione a pieno campo

Seimila ettari di asparagi, grandi produzioni di broccoletto, cavolfiore, finocchio, sedano e altri ortaggi tipici del Sud. Il 70%della produzione passa attraverso la cooperazione. Poche le OP

Giorgio Mercuri, un profondo conoscitore della Capitanata

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“La conversione al bio è pratica-mente conclusa. Nel 2021 avre-mo i primi asparagi e i primibroccoli biologici di nostra pro-duzione. Sarà la nostra rispostaalle nuove esigenze del mercato".Lo afferma soddisfatto GiovanniPasquariello, titolare dell’omoni-ma azienda agricola, nata nel-l’anno 2000 a Carapelle, a sud diFoggia, forte di una produzionedi 400 tonnellate di asparagi - ilprodotto di punta -, 400 di broc-coletti, 800 di finocchi e un fortequantitativo di zucchine destina-to per il 70% all’industria deisurgelati. Il prodotto fresco vieneesportato per il 60% verso Fran-cia, Germania, Svizzera, RegnoUnito, Scandinavia ed Est euro-

peo. L’azienda possiede 80 ettaricoltivati ad orticole e opera inol-tre su una significativa estensio-ne di terreni in affitto. Fa parte diuna OP partenopea, la APOPA di

Caivano, che conta su 300 azien-de in otto regioni e aderisce al-l’Unione Nazionale Italia Orto-frutta.L'azienda ha ottimizzato la ge-stione dell’acqua con un rispar-mio notevole di questa risorsapreziosa. “La nostra sfida? E’raggiungere i mercati con unprodotto il più fresco possibile,con un servizio h24”, rispondeGiovanni Pasquariello. Altre sfide? “Il rinnovamento va-rietale, una produzione il più so-stenibile possibile, ottimizzare ilnostro ciclo produttivo nei 12mesi, dalle verdure invernali allezucchine estive passando per unampliamento del calendario de-gli asparagi”.

Ortaggi biologici e consegna h24 negli obiettivi della Agricola Pasquariello

Giovanni Pasquariello, titolare dell’omonima azienda agricola

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tiva del prodotto andava in Cam-pania o in Emilia Romagna peressere lavorato e poi venduto, og-gi il 90% della produzione è con-dizionato e venduto sul territorio.La crescita produttiva ha svilup-pato le capacità imprenditoriali enuove opportunità lungo la filieradei diversi prodotti”.Il 70% della produzione passa at-traverso la cooperazione. Poche leOP, una decina, concentrate so-prattutto nel settore del pomodo-ro da industria (la più grande siavvicina a un fatturato di 50 mi-lioni di euro, la più piccola è in-torno ai 15 milioni).“Nonostante i risultati raggiunti -sottolinea Giorgio Mercuri - il si-stema è ancora fragile nei con-fronti dei grandi gruppi d’acqui-sto. Il potere contrattuale dellaproduzione dovrebbe essere piùforte, per esserlo l’aggregazionedovrebbe crescere ancora ma èchiaro l’obiettivo: veder ricono-scere alla produzione il giusto va-lore per l’attività che svolge”.Resta il fatto che nella Capitanatal’orticoltura non ha mai smesso dicrescere, mentre si è insediatanell’area anche qualche colturanuova. Il melograno per esempio,anche se su superfici ancora limi-tate. Le mandorle, che negli ulti-mi tre anni hanno attirato forti in-vestimenti. Nel vicino Gargano èin recupero la produzione dellearance. A Zapponeta si coltivanocipolle, patate e pomodorini perl’esportazione. Nel complessol’orticoltura è l’asse portante del-l’economia del territorio. (a.f.)

La cooperativa Giardinetto, co-stituita nel 1983, è una dellerealtà produttive più importantidella Capitanata. Raggruppa ol-tre 120 produttori dell’area per1200 ettari coltivati a ortaggi,due magazzini di lavorazione etre centri di raccolta. E' forte-mente orientata all’estero graziea un export pari al 60% dell’out-put di prodotti freschi, percen-tuale che sale al 70% se si consi-dera anche la produzione tra-sformata.I prodotti di punta di Giardinet-to sul fronte dell’export sono gliasparagi (verdi e viola), i brocco-li, i cavolfiori, il sedano e la bie-tola da costa ovvero i tipici ortag-gi del Sud italiano. Giardinetto èfortemente vocata alla diversifi-cazione dell’offerta ed è stata laprima in Puglia a puntare sullaproduzione di asparagi. "Abbiamo sempre cercato di dif-ferenziare la nostra offerta - af-ferma il presidente della coope-rativa, Giorgio Mercuri - tantoche negli ultimi tempi abbiamoinserito anche la frutta, metten-do a dimora melograni e man-dorli. I risultati sono buoni e ladomanda è soddisfacente anchedall’estero, sebbene i margininon siano ancora molto elevati”.Sui mercati europei e in partico-lare in Germania, mercato su cui

tutti puntano dopo la chiusuradella Russia, Giardinetto deveaffrontare la concorrenza degliesportatori spagnoli. “E’ unacompetizione serrata - precisaMercuri - che in Germania si gio-ca sul prezzo dove gli spagnolisono più bravi di noi per ragionidi costi e di organizzazione. Masui mercati che apprezzano laqualità, la musica cambia e pos-siamo dire la nostra. La ragioneprincipale del nostro vantaggioqualitativo è semplice: usiamomeno fitofarmaci, garantiamoprodotti a residuo zero e unabuona produzione biologica, fat-tori sempre più importanti per ilconsumatore europeo”. “Ciò che resta da fare - aggiunge- è superare il gap infrastruttura-le che ci penalizza sul piano del-la competitività, infrastrutturefisiche e telematiche. Ma qui è ilsettore pubblico che deve inter-venire”. Nel 2007 da Giardinettoè nata Farris Srl per la produzio-ne di ortaggi disidratati, semidrye surgelati per l’industria ali-mentare, certificati BRC, ISO9001:2015, Kosher, anche conuna linea bio. Il 40% della pro-duzione Giardinetto finisce inFarris. L’iniziativa ha avuto suc-cesso ed è apprezzata dalle mul-tinazionali dell’industria alimen-tare anche all’estero.

Giardinetto, realtà avanzataTrasforma il 40% del prodotto

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Ecco una realtà speciale per l’uvada tavola, una realtà che guardaavanti, con preparazione e corag-gio. Il Gruppo Tarulli OP produ-ce su 350 ettari circa settemilatonnellate l’anno di una grandevarietà di uve esclusivamentebiologiche, anzi per il 50% biodi-namiche. Ha tutte le certificazio-ni che contano, da BRC Food aBiosuisse a Demeter, ed è co-stantemente a caccia delle novitàvarietali più rinomate in declina-zione bio: l’ultima arrivata in ca-sa Tarulli è la Cotton Candy.Il magazzino è a Noicattaro, laproduzione è divisa in quattroaree vocate: Mola di Bari, Sanni-candro di Bari, Adelfia e Castel-laneta nel Tarantino; quest’uti-ma, circa 100 ettari, dedicata allevarietà tardive.“Produciamo per cinque mesi -spiega Marilena Daugenti, checon il marito Antonio Tarulliconduce il Gruppo - dalla primasettimana di luglio fino alla finedi novembre garantendo ai di-stributori un prodotto a quantità

e qualità costanti per le tre tipo-logie rossa, nera e bianca, seed-less o con semi. Facciamo soloGDO e siamo concentrati su tremercati in particolare: Germa-nia, Svizzera e Austria, dove ap-prezzano la nostra organizzazio-ne, affinata negli anni e sostenu-ta da una cultura avanzata tesaalla conoscenza del prodotto, delmercato e delle sue esigenze”.L’OP è nata nel 2007 da un grup-po di quattro aziende, già specia-

lizzate nell’uva da tavola, chehanno deciso di creare un’orga-nizzazione comune e che attra-verso una cooperativa raccolgo-no anche produzioni minori daaziende affiliate. L’attenzione aidettagli, sugli imballaggi peresempio così come sulla puntua-lità delle consegne, ha permessoal Gruppo Tarulli, insieme allaproduzione biologica, di supera-re le difficoltà che altre aziendeincontrano sui mercati esteri.“Abbiamo fatto le nostre scelte -commenta Marilena Daugenti - ele portiamo avanti. Inevitabil-mente queste ci hanno portato aprivilegiare i mercati esteri dovela nostra organizzazione e la no-stra offerta sono particolarmenteapprezzate. Purtroppo in Italianon viene garantita una pari or-ganizzazione a livello di acquisti.Il nostro Paese, per quanto si ri-ferisce al nostro settore, dovreb-be uscire da una certa arretratez-za culturale ed economica, di cuisoffrono particolarmente le pic-cole aziende”.

350 ettari di solo bio, nell’uva da tavola il Gruppo Tarulli è una realtà che si distingue

Marilena Daugenti con Antonio Tarulli e i figli

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Ecco una realtà speciale per l’uvada tavola, una realtà che guardaavanti, con preparazione e corag-gio. Il Gruppo Tarulli OP produ-ce su 350 ettari circa settemilatonnellate l’anno di una grandevarietà di uve esclusivamentebiologiche, anzi per il 50% biodi-namiche. Ha tutte le certificazio-ni che contano, da BRC Food aBiosuisse a Demeter, ed è co-stantemente a caccia delle novitàvarietali più rinomate in declina-zione bio: l’ultima arrivata in ca-sa Tarulli è la Cotton Candy.Il magazzino è a Noicattaro, laproduzione è divisa in quattroaree vocate: Mola di Bari, Sanni-candro di Bari, Adelfia e Castel-laneta nel Tarantino; quest’uti-ma, circa 100 ettari, dedicata allevarietà tardive.“Produciamo per cinque mesi -spiega Marilena Daugenti, checon il marito Antonio Tarulliconduce il Gruppo - dalla primasettimana di luglio fino alla finedi novembre garantendo ai di-stributori un prodotto a quantità

e qualità costanti per le tre tipo-logie rossa, nera e bianca, seed-less o con semi. Facciamo soloGDO e siamo concentrati su tremercati in particolare: Germa-nia, Svizzera e Austria, dove ap-prezzano la nostra organizzazio-ne, affinata negli anni e sostenu-ta da una cultura avanzata tesaalla conoscenza del prodotto, delmercato e delle sue esigenze”.L’OP è nata nel 2007 da un grup-po di quattro aziende, già specia-

lizzate nell’uva da tavola, chehanno deciso di creare un’orga-nizzazione comune e che attra-verso una cooperativa raccolgo-no anche produzioni minori daaziende affiliate. L’attenzione aidettagli, sugli imballaggi peresempio così come sulla puntua-lità delle consegne, ha permessoal Gruppo Tarulli, insieme allaproduzione biologica, di supera-re le difficoltà che altre aziendeincontrano sui mercati esteri.“Abbiamo fatto le nostre scelte -commenta Marilena Daugenti - ele portiamo avanti. Inevitabil-mente queste ci hanno portato aprivilegiare i mercati esteri dovela nostra organizzazione e la no-stra offerta sono particolarmenteapprezzate. Purtroppo in Italianon viene garantita una pari or-ganizzazione a livello di acquisti.Il nostro Paese, per quanto si ri-ferisce al nostro settore, dovreb-be uscire da una certa arretratez-za culturale ed economica, di cuisoffrono particolarmente le pic-cole aziende”.

350 ettari di solo bio, nell’uva da tavola il Gruppo Tarulli è una realtà che si distingue

Marilena Daugenti con Antonio Tarulli e i figli

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Antonio Felice

Maggio è stato buono e se giugnosi sistema l’uva avrà un gradobrix alto quest’anno. La Pugliaguarda alla campagna 2020, or-mai imminente, con ottimismo.L’ottimismo di chi ama il proprioprodotto e sa fare il suo mestierecome pochi. Il know-how dei pro-duttori pugliesi non teme con-fronti a livello mondiale. Eppurele prospettive non sono ugualiper tutti. I piccoli produttori fati-cheranno anche quest’anno aportare a casa la pagnotta. Inevi-tabilmente. L’analisi di MarilenaDaugenti è spietata quanto cor-retta: “Il piccolo produttore pu-gliese soffre e continuerà a soffri-re. A Noicattaro, a Rutigliano hafatto la storia degli anni Settantae Ottanta - afferma la managerdel Gruppo Tarulli - poi ha co-minciato a faticare perché non hacapito in tempo che il mondo at-torno era cambiato, non gli basta-

va più essere bravo a fare l’uva,non riusciva più a produrre e avendere da solo, avrebbe dovutoassociarsi. In troppi non l’hannofatto e adesso non ce la fanno adessere competitivi. Non hanno laforza per acquistare le varietà deigrandi breeder, per dotarsi dellecertificazioni oggi richieste dalmercato, per rispondere alle re-gole del mondo del lavoro, per re-sistere quando i prezzi di mercatovanno sotto i costi di produzione.Per questi produttori, quasi sem-pre grandi lavoratori, così bravi afare l’uva, forse sta passando l’ul-timo treno, forse è già passato”.“Sì - conferma Nicola Giuliano,che con la sua OP di uva ne pro-duce 30 mila tonnellate su milleettari a conduzione diretta - sono

ancora in troppi a tener duro conaziende che per dimensioni nonpossono più essere competitive alivello di qualità e quindi si trova-no costrette a vendere a bassoprezzo per tirare avanti danneg-giando il mercato. Ma la sfida del-la competitività per una realtà co-sì straordinaria come quella del-l’uva da tavola pugliese, in cui laspecializzazione discende dal la-voro appassionato di 3-4 genera-zioni, non coinvolge solo i piccolie la loro dimensione, è più ampiae riguarda il mercato internazio-nale”.“Un po’ tutti - dice Nicola Giulia-no - soffriamo della differenza deicosti che gravano su di noi rispet-to a concorrenti come gli spagno-li e ancora di più i turchi, gli egi-

La sfida si chiama board

DISTRETTO DELL’UVA DA TAVOLA. Tra aggregazione e innovazione

Con 900 mila tonnellate annue la Puglia copre circa il 70% dellaproduzione nazionale di uva da tavola. Servirebbe un comitato

di coordinamento per mettere a frutto questo valore

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ziani, i tunisini, che si sonorafforzati in questi anni andandosui mercati in cui ci siamo anchenoi con prezzi che noi non ci pos-siamo permettere e con varietà

che si avvicinano alle nostre.Hanno meno costi, non hanno re-gole e ci fanno soffrire. Concreta-mente, quando nella grande di-stribuzione europea si vendono i

cestini da mezzo chilo a certiprezzi e a noi quei cestini costanoun euro a pezzo, lì soffriamo. Enon è piccola cosa. Il mercato eu-ropeo dell’uva da tavola per l’80%è questo, ragiona in termini diprezzo. Per il 20% rimanente chechiede qualità, cura del prodottoe della sua presentazione, lì sia-mo i più bravi, non c’è niente dafare per nessuno”.“Siamo il Paese più sicuro almondo - sottolinea l’imprendito-re - ma ciò ha un costo; le regolecostano, i protocolli costano, lamanodopera costa e questo ciporta fuori pista. Un rischio chedobbiamo evitare per non gettarea mare tutto il resto, perché per ilresto non abbiamo niente da invi-diare a nessuno, abbiamo anchele migliori varietà al mondo, an-che uno scalino sopra gli altri”.Come evitare il rischio di cui par-la Nicola Giuliano e come aiutarei piccoli produttori pugliesi a sali-re sull’ultimo treno? E di qualetreno si tratta?Stiamo parlando di 30 mila ettaridi uva da tavola pugliese concen-trati per lo più in un territorioben circoscritto, un territorio spe-cializzato, un vero e proprio di-stretto, che può produrre in unanno da un minimo di 650 milafino a 900 mila tonnellate ovverotra il 60 e il 70% della produzionenazionale, di un prodotto che è labandiera dell’export italiano diortofrutta insieme alle mele e aikiwi. Insomma una gran cosa, ungrande valore che va o andrebbericonosciuto dalle politiche na-zionali e regionali per quello cheappunto vale. Ma questo ricono-scimento, che in Spagna sarebbescontato e comporterebbe benefi-ci non indifferenti per il compar-to, non c’è. Anche a livello di istituzione re-gionale in Puglia la situazionenon è buona. L’assessorato è ret-to ad interim dal presidente dellaRegione, che ha altre priorità acui fare fronte. “Speriamo in unmiglioramento, ma la situazioneche abbiamo davanti oggi è pur-troppo di scarsa efficienza se non

Tra le "top ten" dell’ortofruttapugliese merita un posto di ri-guardo il Gruppo costituito dallagiovane OP Pignataro, nata nel2018, e la Franco Pignataro Srl,che conta 70 anni di attività, le-gata alla storia dell’uva da tavolapugliese e alla sua esportazione.Un posto di riguardo perché ilconnubio tra la storica società dicapitale e la nuova OP funziona esta dando luogo a un’attività vi-vace e in crescita. L’OP, in parti-colare, si candida ad essere polodi aggregazione. In soli due anniha raggiunto le 42 aziende asso-ciate, che operano su 430 ettaridove si producono uva da tavola,per 12-13 mila tonnellate l’anno,ma anche ciliegie (1.500 tonnel-late), angurie, i tipici ortaggi pu-gliesi (a partire dai cavolfiori, ca-voli romaneschi e broccoli), e poiclementine, arance e frutta esti-va con nocciolo. Tutta la produ-zione è integrata ad eccezione diuna quota, partita dall’uva da ta-vola e in crescita, di biologico. Albio nella OP ci credono molto e

stanno rafforzando la filiera perprodurne di più. Sarà importan-te anche per dare ulteriore im-pulso alle esportazioni che giàraggiungono, grazie all’esperien-za della Franco Pignataro Srl, iPaesi europei, gli Stati Uniti e gliEmirati Arabi. Le aziende dellaOP operano nelle province di Ba-ri, Taranto e Foggia, e ad esse siè aggiunto un socio siciliano. Ilmercato estero rappresenta l’80per cento delle vendite. Il Grup-po intende rilanciarsi sul merca-to interno.Una caratteristica del Gruppo èl’impegno nella ricerca, portatoavanti principalmente attraversola partecipazione, con altre setteaziende private, in Grape&Gra-pe. Questa società ha investito innuove varietà che ha poi messo adisposizione degli otto aderential progetto ed ha avviato la sele-zione in proprio di nuove culti-var con personale tecnico specia-lizzato su campi sperimentali inappezzamenti messi a disposi-zione dai soci.

OP Pignataro punta a diventareun forte polo di aggregazione

Uva rossa seedless. Nella pagina precedente il magazzino di lavorazione diNoicattaro del Gruppo Tarulli OP

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di assenza del settore pubblico.Una prova di ciò è la mancanza diun coordinamento regionale perla distribuzione dei fondi europeisul territorio. Un vero peccato”,avverte Massimiliano Del Core,che con Grape&Grape è impegna-to a creare in Puglia nuove varietàdi uva da tavola. Il presidente diAPEO, Giacomo Suglia, un riferi-mento per il settore, spesso impe-gnato in prima persona a mediarecon la politica per il suo stesso in-carico, è sulla stessa posizione.Dunque sulla competitività inter-nazionale c’è da dare la sveglia al-la politica perché innanzitutto sirenda conto del valore economicoe occupazionale della partita ingioco. E chi gliela può dare questasveglia se non le associazioni de-gli imprenditori e i loro rappre-sentanti più autorevoli? Ma c’è un’azione, forse ancora piùimportante, nelle loro mani ed èuna riflessione seria sul distrettodell’uva da tavola pugliese. “Ser-virebbe - afferma Del Core -un’organizzazione verticale del-l’uva da tavola e della sua filiera,che curi gli interessi, che rispon-da alle esigenze del comparto, chegoverni questa idea del distretto”.Gli inglesi hanno la parola giusta:board. Un comitato di coordina-mento. I neozelandesi hanno ilboard del kiwi e il board delle me-le, che di solito funzionano a me-raviglia. In Sudafrica, in Egitto, inPerù, in Cile e in altri Paesi esistequalcosa del genere. Un board didistretto potrebbe prendere permano i piccoli produttori pugliesie condurli sulla strada dell’aggre-gazione, il loro ultimo treno inuna regione che può correre versoil futuro senza sbuffare.

Un sondaggio condotto tra tuttele aziende pugliesi nel 2018 sullabase dei bilanci 2017 ha indicatocon esattezza come si compone ilpodio delle principali realtà or-tofrutticole regionali. L’aziendacon il fatturato più alto è la Or-chidea Frutta di Rutigliano, l’u-nica a superare nell’anno di rife-rimento gli 80 milioni di euro,seguita, quasi a pari merito, dal-la Giacovelli Srl di Locorotondoe dalla OP Giuliano di Rutiglia-no, entrambe oltre i 70 milioni.Seguono tre aziende oltre la so-glia dei 30 milioni e altre sopra i20 milioni. E’ significativo chenon solo il podio ma anche leprime cinque posizioni siano oc-cupate da aziende il cui core-bu-siness è l’uva da tavola. Quelloche è successo negli ultimi dueanni conferma i trend preceden-ti, con una crescita maggiore perle aziende che si sono internazio-nalizzate con partnership e filialiall’estero, e inferiore per chi hamantenuto tutta l’attività all’in-terno dei confini della Puglia.Una discriminante importante èstata anche la scelta del prodottobiologico che ha registrato mar-gini di crescita più interessantidel convenzionale. OP Giulianoconta su mille ettari di uva da ta-vola di proprietà, l’estensionepiù ampia in Italia e in Europa,con tutte le varietà più richiestedal mercato, ma occupa in Pugliala terza posizione, il che chiara-mente significa che si è sviluppa-to di più chi ha agito anche perlinee esterne.Ma veniano all’azienda numerouno. Orchidea Frutta è specializ-zata principalmente in uva da ta-vola, ciliegie e carciofi. Per questiprodotti l'azienda si approvvi-giona da terre di proprietà e daaltri produttori pugliesi. Parte

della produzione, inoltre, vienesvolta in Marocco, Egitto e Tur-chia. L'azienda produce nelleproprie aree di coltivazione pocopiù del 20% del fabbisogno diuva da tavola del proprio merca-to.L'efficiente organizzazione del-l'azienda permette il colloca-mento dei prodotti confezionatisui mercati di tutta Europa e de-gli altri continenti nel più brevetempo possibile. L'azienda con-trolla rigorosamente ogni fasedel processo operativo, dallaproduzione e approvvigiona-mento alle attività di selezione,confezionamento e distribuzionedel prodotto finito, nelle propriesedi e in quelle dei partner este-ri, non solo in Marocco, Egitto eTurchia, ma anche in Grecia.I principali canali di vendita del-la Orchidea Frutta sono rappre-sentati dalla GDO italiana ed eu-ropea. Ma l’uva da tavola di Or-chidea Frutta raggiunge anchegli Stati Uniti, il Canada e i Paesiemergenti del Medio Oriente edel Sud America. Tra i numerosi partner commer-ciali esteri di Orchidea Frutta siannoverano Fruchthansa, Oco-mo, Edeka, Aldi, Creno, Euro-frut, Greenyard, Kölla, Car-refour, Direct Source Internatio-nal. Le partnership produttivenel Mediterraneo sono partico-larmente utili. Basti pensare allapossibile integrazione tra le pro-duzioni di ciliegie pugliesi, dallavarietà precoce Bigarreau, a se-guire alla Ferrovia e alla Giorgia,con le varietà tardive turche neimesi di luglio e agosto. A partel’alta specializzazione nell’uva datavola, interessante la produzio-ne di carciofi da novembre all’a-prile dell’anno successivo, di cle-mentine e arance, e di pesche.

Orchidea Frutta, Giacovellie OP Giuliano sul podiodell’ortofrutta pugliese

Il peso economico e occupazionale del comparto,che opera su 30 mila ettari,

dovrebbe essere maggiormentericonosciuto dalla politica

regionale e nazionale

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A Rutigliano, tra coloro che con-tinuano a credere fortementenella produzione di uva da tavolae nel suo futuro, c'è la LozuponeImport Export Srl. La società, na-ta dall'esperienza trentennaledell’Azienda Agricola LozuponeNatale, continua a destinare al-meno l’80% della produzioneverso il mercato estero ed in par-ticolare verso Francia, Germania,Olanda, Belgio, Polonia, Spagna,Portogallo, Inghilterra, EmiratiArabi e Sri Lanka. Oggi, però, l'o-biettivo è quello di rafforzare lapropria presenza anche sul terri-torio italiano dove attualmentedistribuisce il prodotto maggior-mente a Milano, Verona e Pado-va. Lozupone vanta la produzio-ne di un’ampia gamma di varietà,nuove e tradizionali, con e senzasemi, garantendo sul mercato unprodotto fresco già dalla secondametà del mese di giugno e sinoalla fine del mese di dicembre.L'azienda inizia infatti la raccoltadelle uve nelle zone della costaadriatica, con le varietà precoci

come Superior Seedless, Flame,Vittoria, Black Magic e Palieri, eprosegue nell'entroterra con levarietà tardive tra cui Crimson,Italia, Red Globe e Black Pearl).La Lozupone, oltre a produrreuve certificate GlobalGAP, GRA-SP e SQNPI riconosce l'impor-tanza del rinnovamento varietalevolto ad ottenere uve autoctonedi alta qualità. Per questo ha par-tecipato alla costituzione delConsorzio NuVaUT (Nuove Va-rietà Uva da Tavola), nato in Pu-glia dalla collaborazione tra ilCREA ed alcune aziende aderen-ti ad APEO. Attualmente, al finedi ampliare il raggio della propriacommercializzazione, sta testan-do nuove varietà in campi speri-mentali allestiti ad hoc nella del-la propria Azienda Agricola."Guai se non credessimo nel fu-turo dell’uva da tavola in Puglia”,sostiene, da sempre, Natale Lo-zupone. "Siamo consapevoli chequesto prodotto è il simbolo del-la nostra regione riconosciutonon solo a livello nazionale. È un

patrimonio che vogliamo e dob-biamo salvaguardare a tutti i co-sti. Abbiamo, dalla nostra parte,un territorio ad alta vocazionalitàviticola, l'innovazione varietale el’aggregazione produttiva delle

aziende locali. Non possiamonon attribuire a queste qualità ilgiusto valore”. Già consigliere del Consorzio IGPUva di Puglia, Natale Lozuponeha recentemente partecipato,con altre aziende, alla costituzio-ne del Distretto del Cibo e dellaCommissione dell'Uva da Tavola(CUT) con l’obiettivo di valoriz-zare la filiera viticola e la filieraagroalimentare pugliese attra-verso attività promozionali voltea rafforzare la competitività delcomparto produttivo e continua-re a fare rete sul territorio. "Lanostra terra è il nostro futuro".

Natale Lozupone: “Guai se non credessimonel futuro dell’uva da tavola in Puglia”

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In una regione dove l’orticoltura èin pieno campo, l’Azienda Agrico-la F.lli Lapietra di Monopoli èl’eccezione che conferma la rego-la. I suoi pomodori e i suoi cetrio-li non conoscono il terreno e cre-scono in serre dotate di tecnolo-gie tra le più avanzate a livello in-ternazionale. L’ultimo impianto -una serra in vetro di due ettari emezzo - è entrato in produzionenel novembre del 2019. E’ com-pletamente asettico pur essendosolo semichiuso; vi si entra comein un laboratorio scientifico, bar-dati di tutto punto; gli insetti visono estranei perché la serra haun sistema di aerazione a pressio-ne che li respinge all’aperto.La coltivazione idroponica di po-modoro e cetriolo, con sistemi dafar invidia agli olandesi, assicurastandard elevati di qualità e pro-duzione, nel rispetto di un’attentapolitica ambientale. Il sistema dicoltivazione punta non solo allaqualità del prodotto e alla sicu-rezza alimentare ma anche al ri-sparmio di risorse naturali. Dal-

l’uso dell’acqua che, con la tecni-ca senza suolo, si riduce ad unterzo per chilo di prodotto rispet-to alle tecniche di coltivazione incampo, fino alla produzione dienergia attraverso il fotovoltaicoe la cogenerazione (che permetteall’azienda di produrre elettricità,

energia termica per riscaldare leserre e anidride carbonica per in-crementare la fotosintesi dellepiante). Il motto dell’azienda èsostenibilità. E quel che è certo èche è una sostenibilità nei fatti,rigorosamente perseguita, e checi troviamo di fronte ad uno degliesempi più chiari di innovazionein Puglia.Nove ettari di serre sono destina-ti ai pomodori, quattro ai cetrioli,il tutto senza suolo. Con 80 colla-boratori, l’azienda sviluppa unaproduzione annuale media di 3-4.000 tonnellate di pomodoro eoltre mille tonnellate di cetriolo lacui destinazione è stata essenzial-mente, almeno fino al 2017, laGDO regionale di alta qualità,nell’ottica di un “km zero” chepunta a proporre al cliente unprodotto sempre fresco e al mas-

Il miracolo dei Lapietra: serretra le più anvanzate al mondo

A Monopoli inaugurato a ottobre il nuovo impianto per la coltivazione idroponica del pomodoro: una serra in vetro ad

aerazione a pressione. Un tassello dell’esperienza avviata nel 1994

I fratelli Enzo e Lino Lapietra, titolaridell’omonima azienda

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simo delle proprietà nutritive edorganolettiche. Lo stesso risultatosi cerca anche per il prodotto che,nell’ultimo biennio, è uscito dallaPuglia per raggiungere il Nordd’Italia e alcuni Paesi dell’EuropaCentrale.Nell’attuale formula produttiva eorganizzativa d'avanguardia, l’a-zienda nasce nel 2000 allo scopodi gestire sia le serre originarienate sui terreni di famiglia dei ti-tolari, i fratelli Enzo e Lino Lapie-tra, sia l'area in contrada Stomaz-zelli dove è stata edificata la pri-ma serra ad alto tasso tecnologi-co. Questo primo insediamentoha poi subìto una serie di amplia-menti: agli 11mila metri quadriiniziali se ne sono aggiunti nove-mila nel 2004, diecimila nel 2007e altri dodicimila nel 2008. E ilprocesso di innovazione continuatanto che oggi serre e tecnologiedei fratelli Lapietra possono esse-re considerate all’avanguardia inItalia e in Europa. Nel 2019 l’a-zienda ha ottenuto, da un entecertificatore accreditato a livellonazionale, la certificazione NichelFree a beneficio dei soggetti affet-ti da ipersensibilità a questo me-tallo.Che la campagna di Monopoli

possa esprimere un’azienda cosìall’avanguardia ha le sue ragioni.Enzo e Lino Lapietra sono partitiinterrogandosi sulla identità pro-duttiva aziendale e si sono mossi,si sono guardati attorno in Euro-pa, hanno studiato il modelloolandese. Racconta Enzo Lapie-tra: “Nel 1994 abbiamo fatto l’e-sperienza di computerizzazione eautomazione delle serre già rea-lizzate. Questo primo step di inte-grazione della tecnologia nellanostra routine lavorativa ha datobuoni riscontri tanto che ci siamospinti oltre. Dopo queste primesperimentazioni, abbiamo decisodi fare un investimento più cor-poso e nel 2000 abbiamo avviatol’insediamento della prima serrache mutuava le coltivazioni senzasuolo olandesi e puntava a intro-durre nel nostro lavoro quotidia-

no un approccio ancora più tec-nologico. Da allora abbiamo agitoper uno sviluppo coerente, checontinua”.Enzo Lapietra è mosso da unagrande passione. “Noi nel Sud ab-biamo la cultura del pomodoro,ne riconosciamo il sapore fin dabambini. Produrre per i consu-matori pugliesi e del Sud ci dà perquesto una particolare soddisfa-zione perché sono consumatoriche sanno distinguere un pomo-doro di qualità. E’ vero che abbia-mo adottato tecniche che nonfanno parte della tradizione ma ilrisultato è importante e ci dà sod-disfazione perché l’acqua è la no-stra, non è quella olandese, cosìcome l’aria e il clima. E i consu-matori ci premiano, sono loro checi fanno andare avanti sulla stra-da intrapresa”, ci racconta. E poic’è la salute, che il Coronavirus haportato in primo piano: “Qui nes-suno tocca con le proprie mani unpomodoro, da noi il prodotto esceincontaminato”. “Ma questa epi-demia - chiosa Enzo Lapietra -dovrebbe insegnare a chi ci go-verna che ciò che conta è il cibo ela salute. E’ nell’agricoltura e nel-la sanità che il settore pubblicodeve investire di più”.

Enzo Lapietra: “L’epidemia che ci ha colpiti deve insegnare

al settore pubblicoche è nell’agricoltura e nella

sanità che deve investire. Quiproduciamo un pomodoro

incontaminato”

La F.lli Lapietra produce in serra quasi 4 mila tonnellate di pomodoro e oltre mille di cetriolo. Un mix tra tecnologia e sapori di una volta

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simo delle proprietà nutritive edorganolettiche. Lo stesso risultatosi cerca anche per il prodotto che,nell’ultimo biennio, è uscito dallaPuglia per raggiungere il Nordd’Italia e alcuni Paesi dell’EuropaCentrale.Nell’attuale formula produttiva eorganizzativa d'avanguardia, l’a-zienda nasce nel 2000 allo scopodi gestire sia le serre originarienate sui terreni di famiglia dei ti-tolari, i fratelli Enzo e Lino Lapie-tra, sia l'area in contrada Stomaz-zelli dove è stata edificata la pri-ma serra ad alto tasso tecnologi-co. Questo primo insediamentoha poi subìto una serie di amplia-menti: agli 11mila metri quadriiniziali se ne sono aggiunti nove-mila nel 2004, diecimila nel 2007e altri dodicimila nel 2008. E ilprocesso di innovazione continuatanto che oggi serre e tecnologiedei fratelli Lapietra possono esse-re considerate all’avanguardia inItalia e in Europa. Nel 2019 l’a-zienda ha ottenuto, da un entecertificatore accreditato a livellonazionale, la certificazione NichelFree a beneficio dei soggetti affet-ti da ipersensibilità a questo me-tallo.Che la campagna di Monopoli

possa esprimere un’azienda cosìall’avanguardia ha le sue ragioni.Enzo e Lino Lapietra sono partitiinterrogandosi sulla identità pro-duttiva aziendale e si sono mossi,si sono guardati attorno in Euro-pa, hanno studiato il modelloolandese. Racconta Enzo Lapie-tra: “Nel 1994 abbiamo fatto l’e-sperienza di computerizzazione eautomazione delle serre già rea-lizzate. Questo primo step di inte-grazione della tecnologia nellanostra routine lavorativa ha datobuoni riscontri tanto che ci siamospinti oltre. Dopo queste primesperimentazioni, abbiamo decisodi fare un investimento più cor-poso e nel 2000 abbiamo avviatol’insediamento della prima serrache mutuava le coltivazioni senzasuolo olandesi e puntava a intro-durre nel nostro lavoro quotidia-

no un approccio ancora più tec-nologico. Da allora abbiamo agitoper uno sviluppo coerente, checontinua”.Enzo Lapietra è mosso da unagrande passione. “Noi nel Sud ab-biamo la cultura del pomodoro,ne riconosciamo il sapore fin dabambini. Produrre per i consu-matori pugliesi e del Sud ci dà perquesto una particolare soddisfa-zione perché sono consumatoriche sanno distinguere un pomo-doro di qualità. E’ vero che abbia-mo adottato tecniche che nonfanno parte della tradizione ma ilrisultato è importante e ci dà sod-disfazione perché l’acqua è la no-stra, non è quella olandese, cosìcome l’aria e il clima. E i consu-matori ci premiano, sono loro checi fanno andare avanti sulla stra-da intrapresa”, ci racconta. E poic’è la salute, che il Coronavirus haportato in primo piano: “Qui nes-suno tocca con le proprie mani unpomodoro, da noi il prodotto esceincontaminato”. “Ma questa epi-demia - chiosa Enzo Lapietra -dovrebbe insegnare a chi ci go-verna che ciò che conta è il cibo ela salute. E’ nell’agricoltura e nel-la sanità che il settore pubblicodeve investire di più”.

Enzo Lapietra: “L’epidemia che ci ha colpiti deve insegnare

al settore pubblicoche è nell’agricoltura e nella

sanità che deve investire. Quiproduciamo un pomodoro

incontaminato”

La F.lli Lapietra produce in serra quasi 4 mila tonnellate di pomodoro e oltre mille di cetriolo. Un mix tra tecnologia e sapori di una volta

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Tra i primati nazionali della Pu-glia c’è la maggiore superficie amelograni - 300 ettari - di pro-prietà di una singola azienda.Parliamo di Masseria Fruttirossidi Castellaneta, in provincia diTaranto, con un impianto, inau-gurato nell’ottobre 2018, dotatodi settemila metriquadri di cellefrigorifere circondato dai terreniin produzione, letteralmente im-merso nel frutteto. La stagioneinizierà a fine agosto per prose-guire fino a novembre. “Nel 2021 - afferma Dario De Li-si, responsabile commerciale emarketing - dovremmo avvicina-re il nostro obiettivo di una pro-duzione di 12 mila tonnellate de-stinata, come è già oggi, per lametà al mercato del fresco e perl’altra metà al mercato dei succhie degli estratti a freddo. Tutto fat-to in casa, all’interno del nostrostabilimento, perché fin dall’ini-zio il nostro è nato come un pro-getto di filiera completa. Siamodecisi a raggiungere volumi cin-que volte più grandi di quelli del-l’ultima stagione”.Proprio per integrare il prodottotrasformato, Masseria Fruttirossicoltiva anche goji (che vengonopure essiccati e trasformati insnack), aronia e avocado. Così isuoi estratti si possono conside-rare a tutti gli effetti un superfood(l’aronia è poco conosciuta macontiene principi antiossidantieccezionali).Il marchio dell’azienda è LomeSuper Fruit, dove Lome è una sin-tesi tra le due lettere iniziali diLove e di melograno. I melogranifreschi vengono venduti perl’80% alla GDO italiana e si stan-no affacciando al mercato estero.L’azienda sta lavorando per av-viare all’esportazione anche suc-chi ed estratti. La recente storia diMasseria Fruttirossi è partita conun accordo con la veronese B&B

Frutta che in una prima fase hafunzionato da ufficio commercia-le esclusivo; ora la collaborazionecon B&B Frutta continua ma l’a-zienda ha avviato anche una com-mercializzazione diretta. “Abbia-mo chiaro l’obiettivo di ottenereun melograno italiano di qualità adisposizione del mercato per iltempo più lungo possibile - sotto-linea De Lisi -. Abbiamo per que-sto installato tecnologie innovati-ve che ci permettono di avere

prodotto disponibile per cinque-sei mesi dall’introduzione in cel-la. Da novembre, quando terminala campagna produttiva, possia-mo così arrivare fino al marzodell’anno successivo”.Un aspetto interessante di unprogetto che ha comportato uninvestimento complessivo di 50milioni di euro, è l’economia cir-colare entrata in funzione paral-lelamente alla produzione deisucchi. “Abbiamo un impianto dicompostaggio che funziona per ilriciclo dello scarto di estrazionedel succo - spiega De Lisi -. I lom-brichi mangiano lo scarto e pro-ducono un humus fertilissimoche viene reintrodotto per la con-cimazione delle piante”.Gli erbicidi sono assolutamenteesclusi dalla produzione. Il pro-dotto è a residuo zero. “Abbiamoavviato nell’estate del 2019 lapiantagione dell’avocado, le pian-te stanno reagendo bene, avremo

I melograni di Masseria Fruttirossiun altro primato pugliese

Con 300 ettari di superficie l’azienda di Castellaneta è la prima in Italia nella produzione di melograno. Nel progetto di filiera completa, che comprende succhi ed estratti, investiti 50 milioni

Lome Super Fruit è il marchio lanciato da Masseria Fruttirossi. Sotto, il responsabile commerciale e marketing Dario De Lisi

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il primo raccolto nel 2021. Stiamoprocedendo. Oggi siamo a circa il20% della realizzazione del no-stro progetto ma stiamo andandoavanti decisi a portarlo fino infondo”.Nel novembre 2019 MasseriaFruttirossi, sfruttando le tecnolo-

gie presenti in azienda, ha avviatoanche la produzione della nuovaspremuta di arancia “Lome SuperFruit”, 100% solo purissimo suc-co di arance coltivate sul territo-rio pugliese, senza zuccheri oconservanti aggiunti. La spremi-tura delle arance avviene rigoro-

samente a freddo e poi le botti-gliette da 250 ml vengono sotto-poste al trattamento HPP (HighPressure Processing) nella mac-china Hyperbaric 420 al cui inter-no si sviluppa, sempre a tempera-tura ambiente, l’enorme pressio-ne idrostatica di 6.000 bar.

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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

M E N S I L E D I E C O N O M I A E A T T U A L I T À D I S E T T O R E

daily news: www.corriereortofrutticolo.itTHE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIV Nuova serie Maggio 2020 Euro 6,00

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