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Pronuncia francese per italiani Luciano Canepàri Fonodidattica contrastiva naturale II edizione

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Pronuncia franceseper italiani

Luciano Canepàri

Fonodidatticacontrastiva naturale

II edizione

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I edizione: gennaio 2008I ristampa: febbraio 2009II edizione: settembre 2009

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Pronuncia francese per italianiFonodidattica contrastiva naturale

7 0. Breve introduzione8 Il metodo fonotonetico naturale

15 1. Sintesi preliminare20 Lista dei simboli fonici21 2. Per pronunciar bene le vocali21 Accostiamoci alle vocali (nel modo giusto)29 Gl'italiani e le vocali francesi35 3. Per pronunciar bene le consonanti44 Tabella delle consonanti47 4. Per conoscer l'intonazione49 L'intonazione italiana54 L'intonazione francese59 5. L'individualità del francese59 Il fonema [#] instabile ("e cadùca&, "[E]&, "schwa&)61 Incontri di parole 63 La "liaison& 66 Riflessioni sull'accento 67 Un breve testo trascritto 69 6. Libri di lingua adatti per la pronuncia81 7. "Minipronunciario&

101 8. Pronunciar i numeri e le lettere113 9. Appendìci113 La pronuncia di [e, E] finali di parola 114 Alcune peculiarità utili da conoscere 117 Assimilazione del tipo di fonazione 118 Il problema degli omofoni 133 10. Nota bibliografica

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0. Breve introduzione

0.1. La fonotonetica naturale descrive accuratamente le va-rie lingue. Gli autodidatti appassionati di fonetica trovano inquelle descrizioni ciò che serve per apprender bene una buonapronuncia, grazie alla fonodidattica contrastiva che attivano, i-stintivamente, avendo a disposizione la descrizione della linguad'arrivo e di quella di partenza.

In questo libro, non si descrive solo, ma s'estende anche ilconfronto mirato delle due lingue, presentando la situazionereale dell'italiano, comprese le peculiarità più frequenti o tipi-che delle pronunce regionali (causa d'interferenza) e della lin-gua d'arrivo per quanto riguarda la pronuncia più consigliabi-le agli stranieri (come ls, o anche come lingua seconda, l2). Nelcaso del francese, si potranno indicare alcune peculiarità tipi-che, anche mediatiche, soprattutto in determinati casi con note-vole variazione, come succede per le "vocali nasali&.

0.2. Inevitabilmente, chi studia una lingua straniera (a me-no che non abbia doti particolari o uno speciale allenamento)trasferisce, nella nuova lingua, le abitudini foniche della linguamaterna, perché le "nuove abitudini& non vengono spontanea-mente (come si pensa ancóra), ma vanno apprese con un po' dilavoro, come qualsiasi altra attività.

La glottodidattica ha fatto un grande passo in avanti da quan-do s'è capìto che la pronuncia, come qualsiasi altro aspetto del-lo studio linguistico, può esser insegnata in modo scientifico:finalmente s'è capìto che si può analizzar e descriver accurata-mente la vera natura di qualunque suono usato in qualsiasi lin-gua: si tratta di far vera fonodidattica (contrastiva, o ancheapplicativa, oltre che descrittiva).

La fonotonetica naturale s'a‚anca e‚cacemente alle ca-pacità imitative di chi studia una lingua straniera, facendo da

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guida e da complemento indispensabile, ricorrendo a semplicie complete informazioni scientifiche, e abolendo definitivamen-te famigerate espressioni come "questo suono non può esser de-scritto& o "questo suono dev'esser appreso dalla viva voce dell'in-segnante& (cosa che non "funziona& nemmeno coi nativi).

In questo libretto, semplifichiamo un po' l'approccio (fornen-do, comunque, un certo numero d'approfondimenti, pur senon sistematicamente, per stuzzicar l'appetito per gli altri volu-mi o capitoli indicati).

Il metodo fonotonetico naturale

0.3. Ci si rende raramente conto di quali siano le vere di‚col-tà che s'incontrano nello studio d'una lingua parlata; ma, se ven-gono rivelate e spiegate chiaramente, è molto più facile supe-rarle. Infatti, a causa del particolare sistema fonologico dellapropria lingua, l'interferenza fonica può esser di quattro tipi: 1)non si distinguono certi fonemi ("ipodi‡erenziazione&), 2) sifanno più distinzioni del dovuto ("iperdi‡erenziazione&), 3) sidanno valori diversi a certe distinzioni ("reinterpretazione&), 4)si confondono certi foni ("sostituzione&).

Il metodo fonetico (ch'è l'ideale per l'autodidatta, purchécoscienzioso, ma è senz'altro utile anche per l'insegnamentou‚ciale, se a‚dato alle persone adatte) consiste nel rendersipienamente conto delle possibilità dell'apparato fono-arti-

colatorio e nell'esercitarsi a riconoscere, e a produrre a pia-cere, un gran numero di suoni, sistematicamente analizzati, finoa frasi e fono-testi, coll'intonazione giusta.

Si spiega come si producono determinati suoni consonanti-ci, servendosi di diagrammi appositi: orogrammi, linguogram-

mi e palatogrammi. Ovviamente, s'ascolteranno registrazioni(raccolte anche occasionalmente, o –meglio– già predispostemiratamente) e si ripeteranno.

Per i suoni vocalici, ci si serve, necessariamente, anche delvocogramma (o "quadrilatero vocalico&).

8 0. Breve introduzione

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È più che naturale che anche l'intonazione sia mostrata trami-te tonogrammi, che vanno analizzati nei minimi particolari(come, del resto, anche qualsiasi figura articolatoria), per "scoprir-ne& tutte le caratteristiche, che portano alla vera conoscenza.

0.4. La prima di‚coltà da superare, per acquisir una buonapronuncia d'una lingua, riguarda la capacità di percepir i suo-

ni della lingua, in modo adeguato. Gl'individui di‡erisconomolto in ciò, ma non è raro trovar chi sia in grado di distin-guer facilmente molti suoni, di sentir anche piccole sfumature,di produrre a piacere suoni uditi altre volte, di confrontar mental-mente suoni familiari e nuovi.

Per riuscir a pronunciar bene una lingua straniera, si deve–per primissima cosa– esercitar l'orecchio a riconoscer suoninuovi. Senza dubbio, l'esercizio migliora qualsiasi orecchio, an-che cattivo. L'importante è rendersi conto delle di‡erenze, eche tali di‡erenze esistono; ma non si può far a meno d'eserci-zi sistematici, in misura maggior o minore.

Per studiar le lingue, è fondamentale esercitarsi a riconoscermolti suoni e molte sfumature di suono. È ovvio che non si puòriuscir a imitar e a usar, in modo conveniente e opportuno, isuoni d'una lingua straniera, se non si riesce, prima, a distin-guer tali suoni.

0.5. La seconda di‚coltà da superare consiste nel produrre

i suoni. Come si può facilmente verificare, ogni lingua ha uncerto numero di suoni caratteristici; alcuni di questi sono, gene-ralmente, estranei alla lingua materna dello studente, che de-ve, allora, imparar a produrli, e ciò comporta nuove (e, spesso,insolite) abitudini articolatorie, che bisogna acquisire con eserci-zi particolari, talvolta un po' complicati e lunghi, ma che nonmancheranno di dar una vantaggiosa, e meritata, ricompensa,in termini di facilità a capire e a farsi capire, nonché apprezza-re!

È importante che chi studia un altro sistema fonico si rendaprima conto delle proprie capacità percettive e articolatorie, e-

90. Breve introduzione

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sercitandosi a riconoscer i suoni della propria lingua e le varierealizzazioni dei fonemi (cioè i foni e i tassòfoni), da parte suae di molte altre persone che, pur parlando la "stessa& lingua, u-sano (o possono usare) suoni più o meno diversi, più o meno"(s)corretti&.

È molto importante anche notar quale pronuncia usano lepersone che sentiamo, riconoscendo analiticamente i tratti checi fanno dire, per esempio, che qualcuno è toscano, o campa-no, o veneto, Æ. E non basta accontentarsi dell'insieme dellesue emissioni foniche, ma bisogna individuarne le particolarivarietà di suoni vocalici o consonantici e tratti intonativi, che,in qualche modo, di‡eriscono da (o s'avvicinano a) quelli ch'e-mettiamo noi stessi.

0.6. C'è una terza di‚coltà sul cammino di chi studia la pro-nuncia d'una lingua (straniera, o anche della propria): consistenel saper dove usar i suoni imparati, cioè la corretta distribuzio-

ne dei suoni d'una data lingua, nella catena parlata, val a direanche nelle frasi, non solo in parole isolate. In questo caso, lamemoria ha molta importanza; ma, il metodo fonetico, ancó-ra una volta, viene in soccorso, permettendo di veder i suoni

che si devono pronunciare (e che si sentono nelle registrazio-ni), segnati graficamente mediante i simboli dell'alfabeto fone-tico.

Inoltre, l'uso della trascrizione fonetica (e di quella fonemi-ca: separate, o –meglio– abbinate), come si sa bene, ha il vantag-gio di mostrar quali siano i suoni che, e‡ettivamente, si devo-no produrre, con le loro ben definite qualità, mostrando eventua-li assimilazioni ed elisioni, e segnando chiaramente dove sonogli accenti delle parole e delle frasi, senza confonder e distoglierchi studia con le ortografie tradizionali che, spesso, rispecchia-no poco, o addirittura ormai quasi per nulla, la struttura foni-ca della lingua.

Le trascrizioni più utili, perché più complete (e tipiche delleversioni più avanzate del metodo fonetico naturale), indicanoanche le curve melodiche delle frasi: l'intonazione, che può es-

10 0. Breve introduzione

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ser l'unico elemento di di‡erenza, come in domani /do'mani./(do'ma:ni23), domani? /¿do'mani?/ (¿do'ma:ni21), Æ.

0.7. La quarta di‚coltà da superare, poi, consiste nell'arri-var ad acquisir una su‚ciente facilità e velocità, nel pronunciarfrasi complete nella lingua studiata. Prima di tutto, come giàdetto, si deve aver imparato a riconoscer e riprodurre, senzatroppo sforzo, i suoni isolati d'un nuovo idioma, o quelli neutrid'una lingua già appresa (materna o straniera che sia).

Finché ogni nuovo suono non viene emesso con su‚cientefacilità e naturalezza (quando pronunciato da solo, o in combi-nazioni improvvisate), non se ne può aver un'esecuzione (su‚-cientemente) corretta e naturale, nella catena parlata. Perarrivar a ciò, è necessario esercitarsi a pronunciar tutti i suoni(specialmente i più di‚cili) in sillabe e gruppi (specie i più com-plessi), procedendo dagli elementi più semplici a quelli più com-plicati.

Per completare, adeguatamente, l'opera, si dovranno usar ilritmo e l'intonazione adatti al senso degli enunciati, dalle singo-le frasi a periodi più lunghi, fino alla conversazione quotidiana(anche improvvisata).

0.8. Infine, c'è una quinta di‚coltà, di natura diversa, perquanto riguarda l'acquisizione adeguata dell'aspetto significan-te d'una lingua. Riguarda la scrittura, secondo le convenzio-ni tradizionali, che spesso hanno poco senso, oggi, o non nehanno più molto, visto che la grafia tende a ripetersi, per iner-zia, senz'adeguarsi all'evoluzione, naturalissima e inevitabile,della lingua parlata, ch'è alla base di tutto.

La scrittura è, quindi (come s'è già evidenziato), un aspettodecisamente secondario, rispetto all'oralità, anche se, corrente-mente, le si attribuisce un valore eccessivo, decisamente esorbi-tante.

Il vero metodo fonetico dovrebbe arrivar alla grafia, solo do-po che tutte le strutture foniche (: vocali, consonanti e intonazio-ne con eventuali tonemi) d'una data lingua siano state apprese

110. Breve introduzione

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adeguatamente. Nello spirito vero del metodo, perciò, si dovreb-be arrivar a pronunciar correntemente la lingua (e, quindi, asaperla già usare, per comunicare), prima di passar all'"ortogra-fia& e a tutti i suoi –tristemente noti– problemi.

L'interferenza della grafia sulla produzione fonica è inevitabi-le; e, purtroppo, limita anche le capacità percettive stesse, imbri-gliandole in false analogie, sia a causa della propria lingua mater-na (e per le di‡erenze nelle convenzioni grafiche), sia per i trop-pi capricci delle varie "ortografie&.

0.9. Appena una lingua viene analizzata e descritta fonicamen-te, i vari suoni sfuggenti diventano dei foni ben precisi, che ne-cessariamente appartengono a qualcuno dei fonèmi particolaridi quella lingua. Solo così si possono far comparazioni utili perdescriver lingue e dialetti, rendendone possibile anche l'appren-dimento e l'insegnamento, in modo serio, senza dannose improv-visazioni e senza rovinosi pressappochismi.

Il fonema è in grado di far cambiar significato a una di dueparole simili d'una stessa lingua (dando, quindi, due concettidi‡erenti); cane e lane, cioè /'kane, 'lane/, formano una coppia

minima, come anche botte: /'botte/ "recipiente& e /'bOtte/ "per-cosse&.

Normalmente, i foni sono dati fra parentesi quadre: (a, m);mentre i fonemi sono posti fra barre oblique: /a, m/. I grafemisono indicati in corsivo: a˚ m, oppure fra parentesi angolari: >a,m≥.

Uno degli obbiettivi più importanti della fonetica naturale èquello di liberar mentalmente i lettori dalla schiavitù dell'orto-grafia, coi suoi nefasti influssi sulla pronuncia delle lingue stranie-re e anche della propria lingua. Per questo, insistiamo moltosull'importanza fondamentale della separazione dei due livelli:grafico, che inevitabilmente è troppo statico, e fonico, ch'è quel-lo della vera lingua, che (prima d'essere scrittura) è suono!

0.10. Quindi, la fonetica naturale si compone inevitabil-mente di tre parti: fonetica articolatoria, uditiva e funzionale.

12 0. Breve introduzione

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Ovviamente, sarebbe più completo dire "fono-ton-etica…&, peresser più precisi; ma anche la tonetica rientra nella fonetica, es-sendo fonetica sovrasegmentale (in particolare più uditiva).

La fonetica articolatoria ci permette di produrre i foni (cherealizzano i fonemi della nostra lingua); e li abbiamo imparatida bambini, grazie alla fonetica uditiva. Infatti, prima si devo-no riconoscer i foni (e le intonazioni), che sentiamo attorno anoi da bambini; poi riusciamo a riprodurli in modo naturale efedele, tanto che acquisiamo anche tutte le "peculiarità regio-nali& che contraddistinguono la pronuncia e‡ettiva delle varielocalità.

Tutto questo è reso possibile dalla fonetica funzionale (dettaanche fonologia˚ o fonemica˚ o fonematica), che ci permette diricavar il valore dei singoli fonemi (e intonazioni – compresele sovrastrutture parafoniche). I fonemi non hanno una vera so-stanza: la loro essenza è quella di non esser nessuno degli altrielementi dello stesso sistema fonologico, piuttosto che suoniparticolari. Questo permette d'identificar il valore d'ogni fone-ma, anche se le realizzazioni e‡ettive siano peculiari.

Pensiamo ai vari difetti di pronuncia: non ha importanza chel'r sia prodotta esattamente come previsto; l'importante è cheresti un "suono& diverso da tutti gli altri, all'interno dello spa-zio fonico appartenente a ogni sistema fonologico, che crea oppo-sizioni e relazioni fra i vari elementi. I diversi tipi d'"r moscia&restano pur sempre diversi da tutti gli altri fonemi dell'italia-no, evitando le confusioni. In fondo, anche quando il fonema/r/ diventa (V) (approssimante labiodentale sonoro), rado /'rado/('ra:do) ï ('Va:do), rimane abbastanza diverso, comunque, dalfonema /v/ (realizzato dal costrittivo labiodentale sonoro, (v)),vado /'vado/ ('va:do) – anche se certi ascoltatori possono essertratti in inganno, come denuncia l'espressione popolare "par-lare coll'evve& (paV'la;Ve kol'lEV:Ve).

0.11. Ribadiamo, infine, che il suono è un elemento imprecisa-to e vago, ancora inclassificato. Il fono, invece, è strutturato eclassificato, perché rientra in un particolare tassello della foneti-

130. Breve introduzione

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ca generale, in relazione con altri, più o meno simili. Il fonemaè un elemento strutturale e funzionale, con un ruolo (oppositi-vo e negativo) ben preciso nel sistema fonologico d'una datalingua, anche se non è a‡atto concreto, o fisico, ma piuttostoteorico e virtuale.

Concludiamo, ringraziando in modo particolare Floréal Mo-lina, Riccardo Mura e i tanti altri amici che hanno letto le bozze,eliminando refusi e suggerendo migliorie.

˝

Università di Venezia, Dipartimento di Scienze del linguaggio2a edizione aggiornata, 19 gennaio 2009(1a edizione, gennaio 2008)[email protected]://venus.unive.it/canipa (per il sito canIPA ~atural πhonetics]

14 0. Breve introduzione

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1. Sintesi preliminare

1.1. Le ˙ 1.1-3 ci aiutano a familiarizzarci coll'apparato fo-noarticolatorio, per conoscerne le parti indispensabili per laproduzione dei suoni linguistici. Come al solito, ulteriori infor-mazioni si possono ricavare consultando la bibliografia. Certitermini articolatòri, che dovremo usare in séguito, saranno piùchiari se li ricolleghiamo alle parti indicate in queste figure.

0 labbro (inferiore) 1 labbro (superiore) 2 denti (superiori) 3 alvèoli 4 postalveoli 3-4 pre-palato 5 palato 6 pre-velo 7 velo (del palato) 8 ùvula 9 faringe 10 àpice (o punta, d. lingua) 11 làmina (della lingua) 10-11 corona (della lingua) 12 dorso (pre-, medio-, pos- della lingua) 12+ radìce (della lingua) 13 glottide (passaggio nella laringe), s'osservi che: 1- = pliche vocali (meglio che "corde vocali&) -3 = aritenòidi 14 epiglòttide (chiude la tra- chea) 15 cavità nasale (corrispon- dente a e in ©; con a cav. labiale, b cav. buccale, c cav. faringale e d cav. la- ringale).

1 23

45 6 7

80

13-31-

14

9

1012 12+

11

15

å

∫ ©

e

ab

c

d

˙ 1.1. L'apparato fono-articolatorio.

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1.2. La ˙ 1.4 ci mostra come possiamo arrivar a percepiremeglio i suoni che emettiamo, se l'incanaliamo dalla bocca all'o-recchio, tramite la "mànfia& (mano-cu‚a).

1.3. La vibrazione delle pliche vocali (grazie all'aria espirato-ria) ci permette di distinguere fra f e v, come percepiamo, spe-cie se li allunghiamo, (ffff, vvvv), e se usiamo la manfia e, alter-nativamente, un altro espediente: il palmo d'una mano che co-pre un orecchio ci fa sentire il ronzio dei foni sonori, come (v,m, a), mentre l'altra mano sulla gola ce ne fa sentire la vibrazio-ne; riproviamo con (vv, zz) (mentre tutto questo non accade

16 Pronuncia francese per italiani

√ (velo) ¨ (uvula) ƒ (faringe) ¬ (lingua)

¬

ƒ ¨

1 2

˙ 1.2. Visione frontale della bocca aperta (velo sollevato 1, abbassato 2).

1

10 117

89

23 4

65

˙ 1.3. Suddivisioni della volta palatale – primarie: 1 denti (superiori),2 prepalato, 3 palato, 4 prevelo, 5 velo, 6 uvula; secondarie: 7 alveoli, 8postalveoli, (7+8 = 2 prepalato), 9 propalato, 10 pospalato, 11 provelo.

˙ 1.4. La "mànfia&, per ascoltar meglio.

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con (ff, ss)): va˚ sviene ('va, z'vjE:ne) (sonori), ma fa˚ sfida ('fa,s'fi:Da) (non-sonori, meglio che "sordi&).

La ˙ 1.5.a-b mostra la posizione delle pliche vocali duran-te il respiro, e –al contrario– quando saldamente chiuse (per(ö), come nel secondo esempio tedesco dato sotto, alla fine del§ 1.4). La ˙ 1.5.c fa vedere la posizione per la pronuncia di fo-ni non-sonori, come (p, T, k÷ f, s) (che sono aperte, lasciandopassar liberamente l'aria): patacca˚ fissi (pa'Tak:ka, 'fis:si). La ˙1.5.d dà la posizione dei foni sonori, come (b, D, g÷ v, z) (le pli-che sono accostate e l'aria, passando, le fa vibrare, producendola "voce&, che distingue i foni sonori dai non-sonori): bado˚ le-ga˚ vaso ('ba:Do, 'le:ga, 'va:zo). Nella tipica pronuncia italianacentromeridionale, abbiamo ('va:so).

1.4. È importante conoscere anche una posizione "interme-dia& (o parziale) fra quella delle pliche accoste (con vibrazionee sonorità) e quella delle pliche aperte (senza vibrazione e non--sonorità): non si tratta tanto d'una vibrazione più debole, quan-to più breve (cioè solo per una parte dell'intera durata del fo-no), come in alcune tipiche pronunce centromeridionali (nontoscane) di (p, T, k) dopo vocale o nasale dico patata ('Di;Ÿo Êa-'∂a:∂a), cinque ponti ('ci˙Ÿwe 'Êon:∂i) (in queste trascrizioni ci

171. Sintesi preliminare

å. respiro ( )

∫. occlusione (ö, P)

©. non-sonorità (f, s, ·)

∂. sonorità (v, z, â, m, a) Ï Á Ë

˙ 1.5.a-d. Principali stati della glottide.

™. fonazione mista (Ñ, Ω, ≈, Ø) 1 (pb), 2 (bpb), 3 (bp):1 (|'Êa, ap'Êa)÷ 2 (&aÊa'Êa)÷ 3 (aÊ'pa, 'aÊ|)

+1 32 +++

XX XÎ Í Û

˙ 1.5.e. Posizioni intermedie per la "semi-sonorità&.

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limitiamo a considerare –un po' genericamente– le consonan-ti, ignorando volutamente di‡erenze vocaliche, che per ora cisvierebbero dall'obiettivo particolare).

Perciò, la ˙ 1.5.e.1-3 mostra il breve periodo di sonorità intre posizioni diverse: dopo pausa o un fono non-sonoro (comein tedesco Druck˚ Abdruck ('∂ºUk, 'öap&∂ºUk)), tra foni sonori(come negli esempi italiani "centromeridionali& visti), e davantia pausa o a un fono non-sonoro.

1.5. Gli accenti regionali italiani usano anche un grado leni-to (meno estremo) dei tipi di fonazione basilari: la non-sonorità((ò, ù, ¡)) e la sonorità ((b, d, g)) leni, ˙ 1.5.f-g: le cartilagini a-ritenoidèe (la parte in basso nella figura) sono aperte, mentre lepliche sono accoste; nel primo caso non vibrano, nel secondo sì.

Come si vede nella ˙ 1.6, i fonemi italiani /p, T, k/ (occlusi-vi non-sonori) si realizzano come (non-sonori) leni nella pronun-cia napoletana tipica: il cappotto (&il¡√p'òOT:ùo) (ma non troppomarcata, tant'è vero che la gente non se ne rende conto, di so-lito; mentre in pronuncia più marcata abbiamo la realizzazio-ne intermedia con (Ê, ∂, Ÿ)).

Molto più evidente (tanto che sembra quasi sonorità pienadi (b, D, g)) è la sonorizzazione lenita di /p, T, k/ semplici, nell'ac-cento romano in posizione posvocalica: sapete (sa'be:de), o napo-letano in posizione posnasale: un cantante (&u˙g√n'dan:de) (imita-ti male come se fossero *(sa'be:De, &u˙gan'Dan:De)). È importantenon trasferire al francese queste realizzazioni regionali, comevedremo più avanti.

Per il francese di tipo "internazionale&, come proponiamoqui, la sonorizzazione parziale non è così importante, purché

18 Pronuncia francese per italiani

ƒ. non-sonorità lene (É, s, h, ), A)

Ÿ. sonorità lene (v, z, H, ") Ù È

˙ 1.5.f-g. I tipi di fonazione leniti.

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siano evitate quelle derivanti da pronunce regionali italiane.Comunque, per un'acquisizione di tipo più "nativo&, indichere-mo ciò che bisogna conoscere se si vuol esser in grado di deci-der se assumer o meno alcune caratteristiche tipiche. La desono-rizzazione parziale più utile in francese, vicino a consonantinon-sonore, è del tipo 1 e 3 (nella ˙ 1.5.e) per le sonanti ((m,n, ®, l, j, Y, w)) oppure per le consonanti difoniche sonore enon-sonore, (b/p, D/T, g/k÷ v/f, z/s, Z/S), che possono diventare(Ê, ∂, Ÿ÷ Ñ, Ω, Ë), negli stessi contesti, in una forma di pronun-cia che possiamo considerar "intermedia&. Per ora, non è neces-sario indugiar oltre su quest'argomento. Invece, è molto piùimportante (far attenzione e) acquisir bene il tipo d'assimilazio-ne di sonorità (o non-sonorità) completa, come vedremo.

Nella ˙ 1.6 troviamo alcuni esempi (in cui ogni segmentoè indicato secondo le convenzioni iconiche della ˙ 1.5, coi la-ringoidi) che illustrano i tipi di fonazione per l'italiano neutroe regionale e per il francese neutro e internazionale.

191. Sintesi preliminare

('fa:va)ÁËËËË

(u˙'gwan:to)ËËËËËËËÁË

(sa'pe:te)ÁËÁËËÁË

(s√'Êe;I∂e)ÁËÍËËÍË

(&u˙kan'tan:te)ËËÁËËÁËËËÁË

(&u˙g√n'dan:de)ËËÈËËÈËËËÈË

(&ilkap'pOt:to)ËËÁËÁÁËÁÁÁË

(&ilk√p'pOt:ùo)ËËÙËÁÙËÁÁÙË

fava

sapete

un cantante

un cantante (~å)

il cappotto

('p¿e)ÁÎË

('p#Å)ÁÎË

('pÎi)ÁÎË

('púÅ)ÁÎË

('p§pa)ÁËÁÙ

pied poids puis plat

('püis))ÁÎËÁÙ

prismepeuple

(francese neutro)('©ÅtX)

ÁËÁÁ

('pje)ÁËË

('pwa)ÁËË

('p¥i)ÁËË

('pla)ÁËË

('p§pl)ÁËÁË

('p˜ism)ÁËËÁË (francese

internazion.)('©at˜)ÁËÁËquatre

il cappotto (~å)

('sud:H, -d:È)ÁËËËÈsud

('Es:th, -tÈ)ËÁÁÁÙest

(sa'be:de)ÁËÈËËÈËsapete (®µ)sapete (~å)

un guanto

˙ 1.6. Esempi italiani e francesi, per alcuni tipi di fonazione (laringoi-di). La trascrizione del francese neutro indica i foni e i tipi di fonazionee‡ettivi; ci si può so‡ermar anche sulle di‡erenze; ma, per ora, è su‚cien-te considerar la pronuncia internazionale del francese.