Proletari di tutti i paesi, unitevi!...

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Proletari di tutti i paesi, unitevi! Scintilla Febbraio 2019 Numero 96 www.piattaformacomunista.com [email protected] Prezzo: 1,50 euro Come previsto, l’Italia imperialista è di nuovo in recessione. Negli ultimi mesi la produzione industriale è crollata, l’export è diminuito e i consumi interni sono rimasti al palo a causa dei miseri salari e dell’alta disoccupazione. Dopo lunghi anni di stagnazione e una modesta e incostante ripresina, si profila un’altra distruzione di forze produttive, con licenziamenti di massa. L’ennesima recessione italiana (dal 2000 a oggi la crescita del PIL è stata pari ad appena il 4% e la produzione manifatturiera è calata del 16%) s’inquadra in uno scenario mondiale caratterizzato dal declino dell’attività industriale e del commercio, mentre il debito globale è giunto al 318% del PIL. L’Eurozona, Germania compresa, è in frenata. La Cina, motore del capitalismo mondiale nell’ultimo decennio, rallenta. Si sviluppano guerre commerciali per mantenere e conquistare i mercati. Il riarmo delle potenze imperialiste prelude a una nuova spartizione del mondo per mezzo della guerra. A livello politico si diffonde l’incertezza e l’instabilità, specie nella UE: con la disputa sulla Brexit e le elezioni europee questo fenomeno si accentuerà nei prossimi mesi. Il periodo della relativa stabilizzazione del capitalismo, ottenuto dopo la grande crisi del 2008, con fiumi di denaro pubblico, politiche di austerità, etc., è alle nostre spalle. Alla contraddizione fondamentale fra il carattere sociale delle forze produttive e la proprietà privata capitalistica dei mezzi di produzione si sommano in questa fase gli acuti conflitti esistenti tra lo sviluppo universale delle forze produttive e le barriere poste dagli Stati borghesi con il loro nazionalismo aggressivo. Il risultato di questi contrasti è la tendenza a una nuova crisi del capitalismo mondiale, che esacerberà i pericoli di guerra. L’esperienza dimostra che dalla china senza possibilità di risalita del capitalismo monopolistico non si esce con le ricette neoliberiste e neokeynesiane, nè con gli inganni populisti. Mentre rilanciamo la parola d’ordine “gli operai non devono pagare la crisi del capitale!” affermiano che le contraddizioni di questo sistema moribondo possono essere risolte solo dalla rivoluzione socialista, destinata a distruggere i rapporti di produzione capitalistici, che sono un intollerabile ostacolo per lo sviluppo dell’umanità, per creare nuovi rapporti, corrispondenti al livello di sviluppo e al carattere sociale delle forze produttive.

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Proletari di tutti i paesi, unitevi!

ScintillaFebbraio 2019 Numero 96 www.piattaformacomunista.com [email protected] Prezzo: 1,50 euro

Come previsto, l’Italia imperialista è di nuovoin recessione. Negli ultimi mesi la produzioneindustriale è crollata, l’export è diminuito e iconsumi interni sono rimasti al palo a causadei miseri salari e dell’alta disoccupazione. Dopo lunghi anni di stagnazione e unamodesta e incostante ripresina, si profilaun’altra distruzione di forze produttive, conlicenziamenti di massa. L’ennesima recessione italiana (dal 2000 a oggila crescita del PIL è stata pari ad appena il 4%e la produzione manifatturiera è calata del16%) s’inquadra in uno scenario mondialecaratterizzato dal declino dell’attivitàindustriale e del commercio, mentre il debitoglobale è giunto al 318% del PIL. L’Eurozona, Germania compresa, è in frenata.La Cina, motore del capitalismo mondialenell’ultimo decennio, rallenta. Si sviluppanoguerre commerciali per mantenere econquistare i mercati. Il riarmo delle potenzeimperialiste prelude a una nuova spartizionedel mondo per mezzo della guerra.A livello politico si diffonde l’incertezza el’instabilità, specie nella UE: con la disputasulla Brexit e le elezioni europee questofenomeno si accentuerà nei prossimi mesi.Il periodo della relativa stabilizzazione delcapitalismo, ottenuto dopo la grande crisi del2008, con fiumi di denaro pubblico, politiche diausterità, etc., è alle nostre spalle.Alla contraddizione fondamentale fra ilcarattere sociale delle forze produttive e laproprietà privata capitalistica dei mezzi diproduzione si sommano in questa fase gli acuticonflitti esistenti tra lo sviluppo universaledelle forze produttive e le barriere poste dagliStati borghesi con il loro nazionalismoaggressivo.Il risultato di questi contrasti è la tendenza auna nuova crisi del capitalismo mondiale, cheesacerberà i pericoli di guerra.L’esperienza dimostra che dalla china senzapossibilità di risalita del capitalismomonopolistico non si esce con le ricetteneoliberiste e neokeynesiane, nè con gliinganni populisti. Mentre rilanciamo la parola d’ordine “glioperai non devono pagare la crisi delcapitale!” affermiano che le contraddizioni diquesto sistema moribondo possono essererisolte solo dalla rivoluzione socialista,destinata a distruggere i rapporti diproduzione capitalistici, che sono unintollerabile ostacolo per lo sviluppodell’umanità, per creare nuovi rapporti,corrispondenti al livello di sviluppo e alcarattere sociale delle forze produttive.

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Dove va la borghesia italiana?2 febbraio 2019

Il periodo della “ripresina” (chein Italia è stata poco più di unalunga stagnazione), seguita alladevastante crisi del 2008, è allenostre spalle. Il mondocapitalista-imperialista si avviaverso una degradazioneeconomica accelerata, verso unnuovo periodo di conflitti e diurti di classe.Questa caratteristica generaledel periodo che stiamo vivendo,infonde ad ogni avvenimento lasua impronta, ne determina glisviluppi e le prospettive.La borghesia italiana (specie lesue grandi famiglie) è uscitadalla crisi indebolita e scossa, haperso molte posizioni a livelloeconomico, ha svendutoimprese, ha visto logorarsi ilsistema di controllo“piramidale” delle societàquotate in borsa, ha banchepiene di titoli tossici ed è alleprese con una feroceconcorrenza internazionale. In dieci anni non è riuscita arisalire la china, nonostantel’enorme pressione esercitatasulla classe operaia, autoctona eimmigrata. La crisi economica mondiale haaggravato tutte lecontraddizioni tra il grandecapitale e la piccola e mediaimpresa, ha aumentato iconflitto al loro interno equello fra i loro rappresentantipolitici e istituzionali, ad ognilivello. Il problema politico cheoggi si pone alla borghesiaitaliana, immersa dentro unacrisi di egemonia, è quello delraggruppamento reazionariodelle sue forze, reso più acutodal nuovo sfacelo economicoche si profila.La classe dominante nondispone più di solidi partitiriformisti o liberali su cuiappoggiarsi per avanzarevelocemente nelle sue politicheantioperaie. Le elezioni del 4marzo 2018 hanno accelerato ilprocesso di decadimento deipartiti tradizionali e dei loroprincipali rappresentanti, da cuile masse si vanno staccandosempre più. Oggi PD e FI sononomenclature di strati borghesiin piena decomposizione,distaccati dalle masse. In questa situazione i due partitisu cui può appoggiarsi permandare avanti i suoiprogrammi sono quelli

attualmente al governo, il M5S ela Lega. Questi due partiti siavvantaggiano di una situazionedi sostanziale assenza diopposizione parlamentare,dando vita a una continuacampagna demagogica edelettoralistica (oggi tutte le loromanovre vanno lette alla lucedelle elezioni europee dimaggio), in attesa di far saltare illoro patto privato, il “contrattodi governo”, alla primaoccasione utile. Il M5S è l’espressione piùautentica dell’incoerenza,dell’inconsistenza edell’impotenza della piccolaborghesia “progressista” emeridionale. I rappresentanti diquesta mezza classe anchequando giocano a fare l’”anti-casta” non possono e nonvogliono intaccare i rapporti diproduzione vigenti, ma con iloro giochi di prestigio e ilvergognoso appiattimento sullalinea di estrema destra,sostengono sordidi interessicapitalistici che cozzano con leesigenze e le aspirazioni deisettori popolari cheintravvedevano in questomovimento l’artefice del“cambiamento”. Questacontraddizione si traduce nellacrisi nei rapporti con ilmovimento No Tap, No Tav,sulle questioni delle trivellenello Ionio, dell’acquisto degli F35, dell’elemosina del reddito dicittadinanza che beneficerà più ipadroni che i disoccupati. Di qui il calo dei consensi delM5S e le sue spaccatureinterne. La tendenza èall’implosione di un movimentola cui funzione è quella dicavallo di Troia della reazione,alla faccia dei tanti illusi di“sinistra”. Non sarà certo conle sparate di DI Maio contro ilneocolonialismo francese (pergiustificare le migliaia dimigranti che il governogialloverde lascia affogare inmare e deviare l’attenzione daidrammatici problemieconomici), che il M5S potràmantenersi come primopartito.La Lega, pur sorgendo dallostesso letamaio imperialista –ma avendo altra storia, solidità einsediamento organizzativo – èil partito politico che oggiesprime in maniera più

coerente con il suo livoreantiproletario, con il razzismo, ilnazional-populismo, iltrumpismo, il filo sionismo - gliinteressi di un ampio bloccosociale, diretto dai settori piùreazionari del grande capitale,che la crisi spinge a unamaggiore aggressività politica. Il partito di Salvini, che sorgequale movimento reazionariodella media e piccola borghesiadell’Italia settentrionale,rinvigoritasi grazie alla spintaricevuta dalla destra USA, sipone come centro diaggregazione della borghesia edei ceti medi che si distaccanodal M5S, dei settori piùoscurantisti della chiesacattolica. La Lega adotta una linea politicache combina la difesa aggressivadella proprietà privata e delmassimo profitto (“decretosicurezza”, “legittima difesa”,salvataggio Carige, TAV, etc.), latrasformazione reazionariadell’apparato statale e dellasocietà (esautorazione delparlamento, autoritarismo,politica securitaria,militarizzazione, il culto delcapo, etc.), il protezionismodelle industrie italiane, larinegoziazione dei rapporti conla Germania (la capofila dellefiliere in cui sono incardinate leindustrie del nord), lasubalternità alla politicaguerrafondaia nordamericana, ilcontrollo militare delle aree diinfluenza in Africa e la ricercaaffannosa di sbocchicommerciali e di mercatoalternativi (i cosiddetti paesiBrics). Non deve quindi sorprendereche nuovi settori dell’indebolitaborghesia italiana e della piccola

borghesia impaurita, frustrata erancorosa, si gettano a capofittonelle braccia di Salvini. Vedononel truce ministro dell’Interno ilnuovo “uomo dellaprovvidenza” che si sfoga con ipiù deboli (mentre cala lebraghe davanti la commissioneUE) e spinge alla mobilitazionereazionaria delle masse,specialmente quelle piccoloborghesi e i settori arretratidella classe operaia, con losciovinismo, la xenofobia,l’anticomunismo, lo squadrismoistituzionale e non, tipiciingredienti del risorgentefascismo. La Lega può attrarre settori diindustriali che hanno scaricato ilPD renziano, quadri e spezzonidi FI, del M5S, parte del mondocattolico e dei sindacaticollaborazionisti, ma perdiventare un vero “partitoregime” della borghesia (nonsolo su base locale come nelVeneto), deve identificarsipienamente con gli interessi delcapitale finanziario e realizzareun compromesso organico congli agrari e i notabili delmeridione, l’alta burocrazia diStato, l’esercito la burocraziasindacale, etc. Un’operazioneche non può certamentelimitarsi al fregolismosalviniano.Noi pensiamo che l’avventuraleghista dell’italica oligarchiacapitalistica, oggi più che mai“immignottita” in quantosottoproletariato al verticedella società, non puòstabilizzare il capitalismoitaliano, ma solo renderlo piùinstabile. I conflitti fra settori di

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Uno degli slogan più sbandieratida leghisti e i fascisti è “Prima gliitaliani”. Lo slogan si basa suipresunti privilegi di cuigodrebbero i lavoratoriimmigrati (che nel nostro paesesono 2,4 milioni, per lo piùoperai e assimilati impiegati neilavori meno pagati e menoqualificati) e sui presunti danniche deriverebbero dalla loropresenza (in realtà questilavoratori producono il 9% delPIL e versano ogni anno circa12 miliardi annui di contributiprevidenziali, coprendo il bucocreato alle casse Inpsdall’evasione fiscale). Se “Prima gli italiani” si traduceper i lavoratori immigrati inmaggiori discriminazioni esottosalari, soppressione deidiritti elementari e più ricatti,cosa significa per i lavoratoriitaliani?L’ideologia del populismo didestra è una variantedell’ideologia borghese eriformista. Il cardine su cui giraè il concetto di collaborazionefra le classi, la conciliazione degliantagonismi di classe,l’intervento dello Stato“superiore alle classi”.Oggi le frecce avvelenate diquesta ideologia sono utilizzateper paralizzare e ostacolarel’azione di lotta degli operai indifesa dei propri interessieconomici e politici.Attraverso lo slogan “Prima gliitaliani” l’attenzione e la lottadegli operai italiani vienedeviata contro i lavoratoriprovenienti da altri paesi, chevengono additati come la causadei loro problemi.Ma a causare i problemi deilavoratori italiani non sono glioperai rumeni, albanesi,marocchini, ucraini, pakistani,etc. Sono i padroni e ipadroncini (spesso mascheratisotto forme“cooperativistiche”) che liutilizzano a livelli disfruttamento altissimi. Sono gliaffaristi e gli speculatori cheaffittano loro topaie a prezzi dacapogiro. Sono i caporali che litormentano per far rispettare la“regola” del minimo salario edel massimo orario impostadalle aziende. E’ lo Stato chechiude tutti e due gli occhi su

questi fenomeni e sottopone ilavoratori immigrati a un regimespietato attraverso leggi come il“Decreto sicurezza”. Asfruttare gli operai italiani, atogliere loro il pane di bocca, areprimerli, sono gli stessipadroni, affaristi, speculatori ecaporali, è lo stesso Statooppressore. Il ragionamento che seguono ireazionari consiste invece neldire agli operai italiani che leloro esigenze e le lororivendicazioni non possonoessere soddisfatte perché visono gli operai stranieri, perchévi è la crisi, e quindi devonoaccettare sempre nuoveriduzioni di salari e di diritti.In tal modo si fa credere aglioperai che hanno gli stessiinteressi dei padroni, e noninteressi diametralmenteopposti; che devono unirsiassieme ai padroni per fare lalotta ai lavoratori di altri paesi,invece che lottare contro icapitalisti che si approfittano dientrambi.“Prima gli italiani” serve a fardimenticare la classe, lasolidarietà e la lotta di classe, aimprimere nella mente deglioperai che esiste “l’Italia”(come la Francia, la Germania,gli Stati Uniti, etc.) in quantocomunità di persone che hannole stesse esigenze, gli stessiobiettivi, le stesse aspirazioni,nascondendo il fatto che nelnostro paese, come negli altri,non è vero che “siamo tuttisulla stessa barca”. C’è chi ha loyacht e chi il gommone, chiviaggia a sbafo e chi sgobba tuttii giorni. Questo per dire cheesistono proletari e capitalisti,lavoratori sfruttati e padronisfruttatori, con condizioni divita, esigenze, obiettivi easpirazioni contrapposti. Con la demagogia di “Prima gliitaliani” si vuole spegnere conogni mezzo la coscienza diclasse dei lavoratori, prevenirela rivolta delle masse sfruttate,favorire la divisione e lacollaborazione di classe. Allo stesso tempo questoslogan serve a sostenere il“proprio” imperialismo nellalotta contro altre potenze enella politica di saccheggio deipopoli oppressi, serve per

giustificare le sempre maggiorispese militari. E’ dunqueun’arma di cui si serve la classeal potere per la preparazionepolitica e psicologica dellemasse alla guerra. Si scorticano gli operai, siriducono i salari, si allungano gliorari, la disoccupazioneaumenta e le promesse fattenon vengono rispettate? Lacolpa è sempre dello stranieroche dev’essere schiacciatocome capro espiatorio delladisoccupazione, dei bassi salari,della miseria dilagante.L’immigrato è l’untore delpopulismo in una fase diaccentuata pressione sullaclasse operaia e di preparazionealla guerra, mentre i capitalistivengono scagionati dalle lororesponsabilità.Gli operai intossicati dallademagogia sciovinista smettonodi lottare contro i proprisfruttatori e affamatori;collaborano di fatto conpadroni e ministri indirizzandoil loro malcontento verso laparte più debole della classelavoratrice; avversano lerivendicazioni e le lotte deilavoratori immigrati, sperandoin questo modo di salvarsi aspese altrui. Nulla di più controproducente!Chi non lotta contro i padroni,ma lotta contro i lavoratoriimmigrati adottando lo slogan“Prima gli italiani”, fa soltantol’interesse dei suoi nemici,tradisce gli interessi suoi e dellasua classe. L’immigrazione è un fenomenotipico del sistema imperialista-capitalista, è una suaconseguenza. Non sono i

migranti che hanno creato laglobalizzazione, l’UE e la crisi.Non sono loro che portano viail lavoro e la casa, cheimpongono licenziamenti esacrifici. Non sono loro acausare la disoccupazione el’impoverimento di massa. Nonè l’accoglienza ai migranti(meno di 5 mld l’anno) acausare il debito, ma i regali abanche e padroni, l’evasionefiscale (260 mld), la corruzionee gli sprechi (100 mld).Il male dell’Italia non sono ilavoratori stranieri, ma icapitalisti e i ricchi, i mafiosi, icorrotti, che si accaparrano lamaggior parte della ricchezzaprodotta.Diciamo basta alle divisionifomentate dalla demagogia edalle menzogne dei leghisti, deifascisti e dei loro complici!Smascheriamo in ognioccasione, di fronte alle masse,la demagogia leghista e fascista!Operai, non lasciatevi metterel’uno contro l’altro, nonscaricate le responsabilità sualtri lavoratori e su altri popoli,ma rafforzate l’unità di classe.Lottate uniti contro i capitalistiper avere l’aumento generaledei salari, la riduzionedell’orario di lavoro e diritti pertutti. Lottate per respingere ilicenziamenti, affinché tutti ilavoratori abbiamo assicuratoun lavoro dignitoso e ilbenessere, per farla finita con iveri privilegiati, che sono ipadroni, i parassiti e i loro servi.Lottate contro la guerra dibrigantaggio imperialista, per lavia di uscita proletaria erivoluzionaria dalla crisi!

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Significato e conseguenze dello slogan“Prima gli italiani”

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In vista delle elezioni europee, iltruce Salvini batte forte sultasto della legge sulla “legittimadifesa” come arma dipropaganda per placare lepaure della piccola borghesia, laquale teme di perdere la suaposizione sociale e il suorelativo benessere. In tal modopunta ad ottenere maggioriconsensi fra l’opinione pubblicache reclama maggiore sicurezza(istigata dalle continuecampagne dei principali media),senza alcun riguardo ai mezziapplicati e soprattuttorimuovendo le cause realidell’insicurezza sociale.Come è noto, il capo della Legaha un accordo con gliindustriali armaioli del nord,suoi grandi elettori, e lo deverispettare, pagando unacambiale sostanziosa.La questione “sicurezza” haimportanti risvolti ideologici epolitici. E’ uno dei principali terreni sucui insistono le destre peracquisire consenso con la lorodemagogia sociale. E’ unaspetto della lotta palese esotterranea fra i partiti algoverno e al loro interno. E’una questione su cui icomunisti devono saper dire laloro.Partiamo da una constatazionefondamentale: il capitalismo è lasocietà della crescenteinsicurezza della vita e dellavoro per i lavoratori salariatie ampi strati delle classisubalterne. Il dominio politico dellaborghesia è incompatibile conla sicurezza e la protezionedella classe operaia a partiredalla sfera della produzione, incui ogni anno si contanomigliaia di omicidi per ilprofitto (nel 2018 tre morti algiorno). Una malattia, un incidente, laperdita della capacità lavorativapossono mandare l’operaio e lasua famiglia nella rovina. Gli operai sono costretti avivere nel capitalismo sotto laminaccia permanente dellicenziamento e delladisoccupazione, della cassaintegrazione, della riduzione deisalari, della miseria, deitrasferimenti, dello sfratto,dell’impossibilità di curarsi, diriscaldare la casa, etc.

La sorte degli strati inferioridella piccola borghesia urbanae rurale è per alcuni aspettisimile a quella degli operai:perdita del lavoro, rovinaeconomica, impossibilità dipoter contare su una esistenzaindipendente, prestiti e tasseche strangolano il piccoloproduttore. Per le giovani generazioni ilcapitalismo non offre altro chedisoccupazione, precariato,supersfruttamento in milleodiose forme, emigrazione,dunque l’incertezzadell’esistenza e del futuro.Le donne degli strati popolarisoffrono la penuria el’insicurezza del lavoro, lamancanza di protezionesociale, e sono esposte allaviolenza di genere.Il capitalismo è la società delcrimine, nella quale sguazzanomafie e bande delinquenzialiorganizzate, che in molti casigodono di agganci politici esono legati agli apparati statali,a loro volta fonte di continuaviolenza antipopolare. Nella società borghese lo Statonon protegge e tutela ilavoratori, ma li sfrutta, liopprime e li aggredisce in millemodi. Si stanziano sempre menofondi per la protezione e lasicurezza sociale, sempre piùfondi per attaccare e reprimerele lotte dei lavoratori, per leguerre di saccheggio e dioppressione dei popoli, perfinanziare le quali si mettono lemani nelle tasche dei lavoratori. La legislazione anticrimine –come la legge sulla “legittimadifesa” - non è determinatadagli interessi delle masselavoratrici, ma da quelli diristretti gruppi economici epolitici che usano questenorme per avanzarenell’ottenimento dei profitti enel rafforzamento del propriopotere e dei propri privilegi. E’ tipico della borghesia trovaresoluzioni al fenomenodell’insicurezza sociale, di cui èla prima responsabile,mettendo al servizio delloStato un apparato sempre piùvasto di polizie, con poteri earmamenti rafforzati. Siaumenta il controllo militaredel territorio e si intensifica larepressione contro il “nemico

interno”, una pratica che èsempre legata ai piani di guerraesterna. L’aggressività borghesesi rivolge specialmente controgli operai che lottano per illavoro, i contratti, i diritti e lelibertà democratiche.E’ ovvio che i problemidell’insicurezza e dell’aumentodella delinquenza non sirisolvono con i mezzi adottatidalla classe dominante, enemmeno con i guardianiprivati, i sistemi di allarme, lavendita di armi ai privati e la“licenza di uccidere”, perché lacausa che li genera sta nellanatura del sistema capitalistico,incapace di generare sicurezza,poiché le sue leggi difunzionamento determinanol’aumento dello sfruttamento edelle ingiustizie sociali, laconcentrazione delle ricchezzenelle mani di una minoranza el’impoverimento delle grandimasse. Come non è possibile eliminarela grande delinquenzaorganizzata se non si elimina ilcapitale finanziario, il riciclaggio,il traffico di droga, i paradisifiscali, i segreti bancari, etc., cosìnon è possibile combattere lapiccola delinquenza se non siabbatte la disoccupazione, lapovertà, l’emarginazione. Ma ciò è possibile farlo solocon la rivoluzione socialista el’instaurazione della dittaturadel proletariato, per edificare ilsocialismo, fino al comunismo. Questo obiettivo storico valegato a un insieme dirivendicazioni parziali chedobbiamo sviluppare conattenzione alle questioni dellavoro stabile, della prevenzionesociale della criminalitàattraverso la creazione di postidi lavoro per i disoccupati, ladiminuzione dei livelli di

povertà e ingiustizia socialeesistenti, misure contro l’altocosto della vita e delle case, laconfisca dei capitali e delleproprietà dei capitalisti evasorie frodatori, dei mafiosi, dei ladrie dei corrotti, la creazione diun sistema di sicurezza socialee servizi sanitari gratuiti per lemasse, la protezione delledonne degli strati popolari, lecampagne educative einformative, la lotta al degradonei quartieri popolari e altraffico di droga, l’abolizionedelle leggi e delle misurereazionarie utilizzate persoffocare le lotte operaie, larepressione della criminalitàorganizzata, il castigo pertorturatori e assassini di Stato,le politiche per la riabilitazionedei condannati in attivitàsocialmente utili, le strutture direcupero e reinserimentoproduttivo dei giovanidelinquenti, lo sviluppo distrutture culturali, sportive ericreative, la vigilanza el’autodifesa operaia e popolare,etc.Dobbiamo strappare il temadella sicurezza dalle mani deidemagoghi populisti ereazionari chestrumentalizzano il bisogno diprotezione sociale, affinchéanche su questo terreno sisviluppi la lotta, lamobilitazione, la solidarietà el’organizzazione di classe.E’ il proletariato, aggredito supiù fronti, che deve esercitare ildiritto alla difesa dei propriinteressi contro il pericoloattuale e incombenterappresentato dalla borghesia,una classe armata fino ai denti,dedita al furto quotidiano diplusvalore e alle guerre dirapina!

Legittima difesa contro il capitalismo!

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5febbraio 2019

FCA: prepararsi alla lotta duraL’amministratore delegato diFCA ha annunciato che è indiscussione il piano diinvestimenti, industriale eoccupazionale in Italia.Vengono invece annunciatinuovi investimenti negli USA eviene dato un giudizio positivosui risultati della vendita diMagneti Marelli.E’ un modo elegante per direche le promesse e gli impegnidella multinazionale in Italiasono a rischio, che gli operairischiano in massa illicenziamento e la chiusuradefinitiva degli stabilimenti. Unaprospettiva che si fa concretacon il crollo della produzioneautomobilistica che si staregistrando. Dopo anni e anni di cassaintegrazione, dopo lo stillicidiodegli accordi di solidarietà e dicassa straordinaria, che si sonodimostrati dei semplicipalliativi, dopo i fiumi diottimismo riversato dai capisindacali collaborazionisti peringannare i lavoratori, oggi lasituazione potrebbeprecipitare. Il possibile ritiro degli impegnipresi dall’azienda e dei progettie investimenti promessidall’azienda - assiemeall'andamento negativo delmercato, alla riduzione deivolumi prodotti da FCA già nel

2018 in Italia, alla cassaintegrazione di lungo periodoper migliaia di operai diMirafiori e Grugliasco, diPomigliano d'Arco) e allepolitiche negative del governo– tutto ciò rende la situazionecomplicata, potenzialmenteesplosiva per gli stabilimenti delgruppo e il relativo indotto.La tanto promessa “pienaoccupazione” è dunque unacolossale bufala. La realtà èinvece fatta di sottorganico, diaumento della fatica e dellostress sulle linee, dei carichi edei ritmi di lavoro, dellesaturazioni, di scarse pause peroperai e operaie, di salari dafame, di autoritarismo dei capiaziendali, di repressione.Di fronte a ciò, la FIOM affermache i lavoratori non devonopagare il costo delle decisionisbagliate dell’azienda, ma invecedi organizzare la lotta cerca ditenerli calmi limitandosi allarichiesta dell’aperturaimmediata di un confronto perimpedire il rischio. Chiede cheil governo intervenga nellaquestione e convochi un tavoloper rilanciare il settore auto. Le eventuali iniziative di lottavengono subordinateall’assenza di garanzie per ilavoratori, come se il volere diFCA e la politica antioperaiadel governo non siano già

sufficientemente esplicite.Quale risposta mettere incampo? La forza della FCA negli ultimianni sì è basata sulla debolezzae la divisione degli operai,favorite dai collaborazionistipolitici e sindacali. Questo significa che più verràsviluppata la mobilitazione e ilfronte unico di lotta deglioperai, più sarà difficile perFCA far passare i pianiantioperai. Sosteniamo pertanto l’azionecomune dal basso, realizzatasulla base della difesaintransigente degli interessi,dei diritti e delle libertà deglisfruttati.Smascheriamo tutti coloro chesi oppongono alla solidarietà ealla lotta degli sfruttati contro ilcapitale monopolistico!Non bisogna aspettare l’avviodel nuovo attacco antioperaio,non bisogna illudersi suisindacati complici di FCA ofidarsi del governo nazional-populista, spudoratamenteasservito ai padroni.Al contrario, bisogna ripartireal più presto con le assembleee gli scioperi contro l’aumentodello sfruttamento (turni, ritmi,carichi di lavoro, etc.) per ladifesa del salario e dellecondizioni lavorative, per ladifesa dei posti di lavoro stabili

in tutte le fabbriche, contro ilicenziamenti di massa e quellipolitici che puntano areprimere e disincentivare lamobilitazione. La lotta degli operai FCA saràessenziale non solo per ilrisveglio delle larghe masse deilavoratori sfruttati ma ancheper sviluppare il processo diunità politica delle forzeproletarie. Tutti i proletari e le massepopolari, tutti i coerenticomunisti devono unirsi suquesta battaglia fondamentaleper le sorti della classe operaianel nostro paese.Nessun posto di lavoro deveessere perso, nessuna fabbricadeve essere chiusa! Fermiamo con l’unità di lotta el’organizzazione di classe iprogetti criminali dei padroni edei loro servi!

borghesia del nord e delcentro-sud si accentueranno sultema della “autonomiaregionale” (nel campo dellasanità e dei trasporti il“regionalismo differenziato” stavedendo un’accelerazioneimpressionante, attaccando icontratti nazionali di lavoro,affossando i valoridemocratico-borghesi erendendo il divario territorialesempre più marcato nel quadrodel capitalismo). La stessa base piccolo borghesee operaia della Lega sarà unelemento di una crisi internadestinata ad aprirsi nelmomento in cui la direzione delpartito sarà più chiaramente inmano al capitalismo e lademagogia sociale si scontreràcon il peggioramento dellacondizione di vita e di lavorodelle larghe masse. Con l’ascesa della Lega

l’involuzione economica epolitica della borghesia italianaè destinata ad approfondirsi econ essa tutti i problemi sociali.Il logorio della classe dominantee dei suoi apparati, così come ildiffuso malcontento, sonofattori di maturazione di unasituazione rivoluzionaria. Ma attenzione: la nottata italiananon passerà da sola ed èillusorio sperare nell’azione delriformismo e dellasocialdemocrazia. Questecorrenti, organicamente legateall’imperialismo, non possonobattersi per la causa della classeoperaia, della democrazia, dellapace e della libertà, ma sonocondannate ad aprire la strada efiancheggiare la reazione,mentre ritardano con tutti imezzi lo sviluppo della lotta diclasse degli sfruttati. La stessa latitanza dei settoriborghesi liberal-democratici e

“progressisti”, i loro silenzi e leloro reticenze sulla criminalepolitica leghista (quando nonsono oggettivofiancheggiamento), l’indifferenzae il continuo sottrarsi alleproprie responsabilità, devonofar capire che questi pezzi diclasse dirigente hanno esauritoil ruolo e la funzione chesvolgevano in passato. Da qualunque parte si veda lasituazione, è alla classe operaiache spetta il compito di guidareal rovesciamento dellaborghesia e della sua politicareazionaria. Non può esistere una tattica dilotta contro il leghismo e ilfascismo che non sia la tatticadell’avanguardia del proletariatoper mobilitare, unificare eorganizzare attorno a sé lamaggioranza della classeoperaia e attorno alla classeoperaia la grande massa della

popolazione lavoratrice. Il varodi una piattaforma di lottaanticapitalista, su cui faravanzare il fronte unico di lottaoperaia e ricomprendere quellerivendicazioni parziali eimmediate delle classilavoratrici che non siano incontrasto con gli interessifondamentali del proletariato,avrà una funzione positiva in talsenso. La lotta contro la svoltareazionaria della borghesiaitaliana è la lotta rivoluzionariacondotta dal proletariato perl’abbattimento dell’ordinecapitalistico e l’edificazione delsocialismo, una lotta che peressere vinta necessita di unPartito comunista che sappiaessere nella teoria, nelprogramma, nell’interventopolitico e nell’azione quotidianail partito della rivoluzioneproletaria.

segue da pag. 2 - Dove va la borghesia italiana?

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Contro l’immiserimento dei lavoratorilottiamo uniti per il pane e il lavoroUn recente rapporto delCensis (Centro StudiInvestimenti Sociali) sullasituazione del nostro paesecertifica che il salario reale inItalia è fermo da ben 17 anni.Per la precisione, in questoperiodo esso è aumentato intermini reali solo dell’ 1,4%. In Germania, nello stessoperiodo, l’aumento è stato del13,6 %; in Francia del 20,4. In soldoni: dal 2000 al 2017, isalari medi italiani sonoaumentati di soli 400 eurol’anno contro i 5.000 dellaGermania e i 6.000 circa dellaFrancia.Naturalmente, qui si parla disalario medio; questo significache gli operai, i lavoratorigiovani, i precari sono ancorapiù penalizzati. Se poi vediamo le differenze direddito individuali fra gli operaie impiegati da un lato, emanager e dirigenti, dall’altro,scopriremo che mentre ilsalario e lo stipendio dei primiè sempre più schiacciato versoil basso, le ricche retribuzionidi “lor signori” crescono senzasoste.Insomma, si lavora in pochi, silavora sempre peggio(aumentano i carichi di lavorola fatica e lo stress), si lavorasempre più a lungo (sia comeetà, sia come orari di lavoro) eper giunta con retribuzionisempre più inadeguate.La tendenza del sistemacapitalista ad abbassare ilmonte salari e peggiorare lecondizioni di vita della classeoperaia, viene ancora una voltaconfermata. La disoccupazione e la cassaintegrazione, la decadenza el’attacco ai CCNL, lapolverizzazione contrattualefino ai contratti individuali(quando non si è costretti alavorare al nero), la politica diausterità e le tasse dirette eindirette che gravano suisalariati, non fanno altro cheaggravare tale situazione diprogressivo ed incessanteimpoverimento della classelavoratrice e delle massepopolari. La politica di abbassamento deisalari, serve al capitale per

intensificare lo sfruttamentodella classe operaia (legando inparticolare il salarioall’aumento della produttività,e dunque alla maggioreestrazione di plusvalore), eperseguire la divisione deilavoratori.Il lasso di tempo considerato, eil raffronto con i dati di altripaesi, fanno sì che non si puòdare la responsabilità di questofenomeno semplicementeall’ultima crisi economicamondiale.Tra i fattori che hanno aiutatoa determinare nel nostro paeseun misero prezzo della forzalavoro, va ricordato un elevatotasso di disoccupazione(aumentato dalla crisi del2008) che ha premuto sui salaritenendoli fermi, il tentativo deipadroni di recuperare imargini di profittocomprimendo i salari senzainnovare il capitale fisso, unapolitica fiscale oppressiva deilavoratori dipendenti. Oltre a ciò, l’elementosoggettivo che ha determinatoil blocco dei salari è stata lapolitica di cedimento etradimento dei sindacaticollaborazionisti e della sinistraborghese e socialdemocratica,che si è tradotta in contratti aperdere e ha messo i lavoratoridavanti al ricatto occupazione-salari da fame.Il crollo dei salari operai è unadelle prove più chiare delfallimento delle politicheriformiste e sindacali neiriguardi dei lavoratori, nonchéun sintomo preciso dellacondizione di debolezza e dipassività che la classe operaiasta patendo in questi annisotto il predominio dellapolitica di concertazione ecollaborazione sindacale.Come sempre l’oligarchiafinanziaria e i suoi multicolorigoverni continuano a colpirecoloro che producono tutta laricchezza del paese, perrendere ancora più ricchi ipadroni, i ceti più agiati, iparassiti. La soluzione per contrastare ilcalo generalizzato dei salarinon sta certo nel “welfareaziendale”, che viene attuato

solo in poche aziende, peraltroa vantaggio dei padroni e dellesocietà di assistenza,previdenza e dei servizi. La questione salariale, laquestione dell’occupazione equella del precariato sonoquestioni collegate fra loro sucui deve tornare a svilupparsila lotta di classe operaia per ladifesa dei suoi interessiimmediati e urgenti, e ingenerale contro il sistema disfruttamento capitalista chegenera costantemente piaghesociali.La politica di resistenza aiprogetti e alle politichepadronali è possibilesviluppando la più energicamobilitazione unitaria, basatasulle esigenze più sentite daiproletari, superando lasituazione di passività erompendo gli argini creati dagliopportunisti, dai riformisti edalla burocrazia sindacale,approfittando di ognioccasione per scatenare lalotta a favore dellerivendicazioni di classe. La formazione del fronte unicodi lotta proletario, lacostruzione degli organismi difronte unico (consigli, comitatioperai e popolari, di sciopero,ecc.) sono obiettivi chepossono essere realizzati sulla

base di questa lotta.Rilanciamo e sviluppiamo lalotta intransigente perl’incremento del salario,legandola a quella contro lachiusura delle fabbriche e delleaziende, la disoccupazione el’aumento dello sfruttamento,per la sicurezza e salute sullavoro, per la difesa dei dirittidei lavoratori quali il diritto disciopero, di picchetto, perpoter andare in pensione adun’età decente e senza tagli,ecc.Tali rivendicazioni devonoservire a sviluppare e unificarela lotta delle masse sfruttate eoppresse contro i padroni e iloro rappresentanti governativie sindacali.La lotta per la difesa senzaquartiere degli interessieconomici e politici urgenti edimmediati del proletariato avràmaggiori probabilità disuccesso se gli operai non silimiteranno ad essa, rimanendoin una pura dimensione“economica”, ma saprannoconsiderarla come parte dellalotta generale contro il sistemacapitalista in quanto tale, il veroresponsabile della condizionedi miseria e sfruttamento deilavoratori, nell’otticadell’alternativa rivoluzionariadel proletariato.

6 febbraio 2019

Com'è noto, il Tribunale deiministri di Catania hacontestato a Matteo Salvini ilreato di sequestro di personaaggravato per avere, abusandodei suoi poteri di ministro,privato della libertà personale -per un periodo di cinque giorni- 117 migranti di varienazionalità, giunti nel porto diCatania a bordo della nave disoccorso Diciotti. Quello che giornalisticamenteviene chiamato ”Tribunale deiMinistri” è un collegiospecializzato, formato da tremagistrati effettivi e tresupplenti. Esso, una volta investito delcaso, può deciderel'archiviazione oppure chiederealla Camera dei Deputati o alSenato l'autorizzazione a

procedere. Una volta ottenutal'autorizzazione, il giudiziospetta al Tribunale ordinario. La pena prevista per ilsequestro di persona aggravatoè la reclusione da uno a diecianni.Come andrà a finire tutta lafaccenda? Abbiamo chiesto algiovanissimo avvocato russoVladimir Ulianov (meglioconosciuto, alcuni anni dopo,col nome di Lenin) un pareresull'esito del giudizio. Dal suo studio di Samara egli ciha così risposto: “l'auspicio diogni comunista e di ogniproletario politicamenteavanzato può essere espressocon tre semplici parole:SALVINI IN GALERA!”

Il “caso Salvini”

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febbraio 2019 7

L’inferno in provincia di LatinaPer almeno tre anni 500braccianti immigrati rumeni edi diversi stati africani sonostati costretti a lavorare neicampi dell’agro pontino per 12ore al giorno, fino allosfinimento, per 4,50 euro l’ora,in condizioni vicine alloschiavismo, dai caporali della“Agri Amici SocietàCooperativa di Sezze” e dailoro complici. I braccianti stranieri, a cui nonera garantito nulla di quantoprevede il contratto sindacale,venivano stipati in furgoni dellaCooperativa in numero doppiorispetto alla capienza del mezzoe trasportati da un campoall'altro.Sei aguzzini italiani (tra cuil’amministratore della Coopincriminata) sono stati arrestati(“prima gli italiani….”); tra diessi un ispettore del lavoro eun sindacalista Fai-CISL (ilavoratori erano costretti alasciare il loro sindacato epassare alla CISL). Una vera e propriaassociazione a delinquere.Un’attività criminale svolta fin

dal 2015 e che ha fruttato allabanda milioni di euro. Tutto ciò senza che leistituzioni, fino ad oggi, siaccorgessero di nulla. Cosìfunziona il “sistema Italia”, cosìsi ingrassano i padroni, i ricchi, iparassiti.Questo episodio nontestimonia l’arretratezza delsistema produttivo agricolo, maè un esempio della normale e“moderna” gestione delproletariato immigrato eautoctono nelle campagne, sulcui lavoro non pagato siarricchisce un’intera filiera.Non siamo di fronte ad unisolato episodio di caporalato,ma a un fenomeno che riguardal’intero territorio nazionale: icaporali oggi sono i broker delproletariato agricolo, i collettibianchi del lavoro nero (un girodi affari che vale ben 320miliardi di euro, il 19,5% del Pil).Non siamo davanti a unasingola coop degenerata, maalla prova di come molte coopfunzionino come centrali dellosfruttamento capitalistico piùestremo, smistando la forza

lavoro a prezzi stracciati nellediverse aziende del territorio. Il sindacalista arrestato non èuna singola “mela marcia”, ma èl’intera burocrazia sindacalecollaborazionista ad essereinfestata da un vomitevolelivello di marciume ecorruzione.Quanto accaduto nell’agroPontino accade tutti i giorni intutta Italia. In diversi settoriproduttivi (agricoltura, edilizia,etc.) i lavoratori sonocondannati a salari da fame,turni di lavoro massacranti,supersfruttamento, caporalato,ricatti e mancanza di diritti. In questa condizione sonocondannati in particolare ilavoratori immigrati, cheproducono una quotaimportante della ricchezzanazionale, i quali soffronopesanti condizioni di schiavitùsalariale, razzismo, xenofobia erepressione delle loro lotte.Sulla pelle di questi proletari sisvela il volto del sistemacapitalista, un sistema inumanoe senza scrupoli, basato sullosfruttamento a sangue dei

lavoratori.Il governo del “cambiamento”non fa nulla per debellarequesti scempi, ma hareintrodotto gli odiosi voucherin agricoltura.... Di Maio, ministro del lavorosedicente abolitore dellapovertà, tace (la sua famiglia èun’esperta di lavoro irregolare).Il “Twittatore compulsivo”Salvini, idem. D’altronde il loro “Decretosicurezza” serve proprio arendere più ricattabili,emarginati, sfruttati e repressigli operai stranieri e italiani. Soltanto uscendo dalla passivitàe dalla fiducia verso leistituzioni borghesi, soltantocon la lotta, l’unità d’azione el’organizzazione di classe,soltanto unendo i propri sforzicon quelli analoghi degli altrilavoratori sfruttati ed oppressi,gli operai immigrati e autoctonipotranno resistere ed opporsial feroce sfruttamento, al climadi aperta minaccia, costrizionee cancellazione dei propridiritti da parte dei padroni edei loro complici.

Sicurezza sul lavoro: un’intesa che va a vantaggio dei capitalisti Mentre l’analisi degli ultimi dati fornitidall’INAIL segnala un preoccupanteincremento di infortuni e malattieprofessionali, il 12 dicembre Cgil, Cisl, Uil eConfindustria hanno raggiunto un’intesa su“Salute e sicurezza- Attuazione del Pattoper la fabbrica” e siglato l’AccordoInterconfederale sulla rappresentatività epariteticità in materia di salute e sicurezza.Questo accordo, che regola l’applicazionedel D. Lgs 81/08 nelle aziende, costituisceparte integrante dello scellerato TestoUnico della rappresentanza del 10 gennaio2014 ed ha come principale obiettivoquello di estendere anche sul tema dellasalute e sicurezza nei luoghi di lavoro ilmonopolio dei vertici sindacali confederali,cosi come già è stato fatto in ambito dirappresentanza sindacale.L’intesa composta da 12 punti, compresol’Accordo, oltre ad alcune considerazioniovvie e frasi ad effetto ha come unicoscopo quello di alleggerire le responsabilitàe gli obblighi per i padroni (esempiemblematici sono la richiesta di abolizionedi alcuni obblighi di legge a carico deldatore di lavoro definiti “adempimentimeramente formali ..” o la richiesta didiminuire le responsabilità penali deicapitalisti nei casi di malattie professionali

che guarda caso sono in notevoleaumento).Questa intesa è l’ennesima riprova che lasicurezza non può essere conquistata soloattraverso leggi, documenti, timbri eburocrazia. Le cause dell’aumento di infortuni emalattie professionali che colpiscono iproletari e le loro famiglie sonol’incremento dello sfruttamento, ilpeggioramento delle condizioni di vita e dilavoro, la precarietà, l’assenza di misureserie di prevenzione che rappresentanocosti improduttivi per i capitalisti.Quindi la sicurezza va impostaquotidianamente all'interno delle fabbrichee nei cantieri e in tutti gli altri posti dilavoro con la lotta, la mobilitazione e ilcoinvolgimento attivo di tutti i lavoratori.Dobbiamo promuovere e organizzare lottee scioperi immediati ad ogni infortunio eper ogni violazione delle norme sullasicurezza.Organizziamoci per difendere la nostraclasse, lottare per un più elevatoordinamento economico e sociale in cuisia abolita la proprietà privata dei mezzi diproduzione, condizione basilare persopprimere la nocività e le morti sullavoro.

Sul fronte di lotta della cultura proletaria edella solidarietà internazionalista,segnaliamo la bella iniziativa del "CircoloItinerante Proletario Georges Politzer", chemercoledì 20 febbraio, alle h. 21 proietterà aMilano, presso lo "Spazio Ligera" di ViaPadova 131, il film “Cuore di Tuono”, dandovita a una serata a sostegno della causa diLeonard Peltier, il coraggioso militante delmovimento dei popoli nativi d’America, da42 anni ingiustamente recluso nelle carceridell’imperialismo USA.Leonard Peltier è ormai il più famosoprigioniero politico degli Stati Unitid'America. Neanche milioni di firme raccolte sono stateutili per ottenere il rilascio di un uomo cheè il simbolo della lotta per i diritti nazionali.dei popoli nativi americani. Obama non loha scarcerato e Trump lo vuole morto.Il genocidio dei popoli nativi purtroppocontinua. Nel ventre della bestia a stelle estrisce vengono uccisi ogni anno più nativiche afroamericani, come riporta il poetaCheyenne Lance Henson.Ma prosegue anche l’indomita resistenza ditutti coloro che si difendono dalla feroceopppressione e dal razzismo yankee.Invitiamo i compagni e gli amici di Milano apartecipare alla serata. Libertà per Peltier!

“Cuore di Tuono”a Milano

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febbraio 20198

Landini segretario CGIL: nessuna illusione,ma unità di azione dal basso!Maurizio Landini è stato elettosegretario generale della CGIL.In quale contesto, su quali basi,con quali prospettive? Landini è stato elettosegretario dopo oltre un annodi totale immobilismo dellaCGIL, che in questo periodo hacontinuato a trascurare ladifesa degli interessi e dei dirittibasilari dei lavoratori, attaccatiferocemente da padroni egoverni, concentrandosi invecesugli organigrammi, gli equilibriinterni, la spartizione dei postinegli apparati, frenando esmobilitando ogni lottaproletaria. Non uno sciopero generale,non una mobilitazionedeterminata e convinta, non unconfronto reale con ilavoratori, ma solo qualcheinconcludente passeggiata:questo clima di ritirata si èriflesso nella diminuzione dipartecipazione degli iscritti alCongresso, stimabile in un calodel 20% rispetto il precedenteCongresso. L’atmosfera che si è registratanelle assemblee congressuali èstata tutt’altro che positiva edinamica, ma caratterizzato dapassività, mutismi, sfiducia,ritualità burocratiche. A ciò si sono accompagnate leillusioni di una parte della basesul ruolo del governo populistae reazionario (“lasciamolilavorare…”). Una “luna dimiele” che è tanto più lungaquanto più lunghe e profondesono state le delusioni subite acausa della politica della sinistraborghese. Landini è stato eletto su unalinea sindacale di destra,contenuta nel primodocumento congressuale cheripropone il collaborazionismoe l’unità con i vertici di CISL eUIL sotto la falsa bandiera della“redistribuzione del lavoro edella ricchezza”. L’ex segretario FIOM è statoeletto con una facciata di quasiunanimità, ma dietro di essasono affiorate le crepe delfallimentare gruppo dirigenteriformista, che rispecchiano lespaccature interne del PD e deisocialdemocratici. Per ricucirle è stato raggiuntoun compromesso: il neo

segretario CGIL sarà affiancatodall’ultramoderato Colla e dauna segreteria ereditata dallagestione Camusso, che lomarcheranno da vicino. A queste prime considerazioni,che di per sé dovrebberospegnere qualsiasi entusiasmosulla nomina del nuovosegretario, dobbiamoaggiungerne altre, cheattengono alla figura e al ruolodi Landini. Maurizio Landini è un exapprendista saldatore che daglianni ‘80 ad oggi ha compiutotutta la trafila nell’apparatosindacale (delegato sindacaledella FIOM, funzionario dellaFederazione, segretariogenerale a Reggio Emilia,segretario generale della FIOM,segreteria nazionaleconfederale e infine segretariogenerale del sindacato).All’interno di questa scalata si èdistinto per i toni accesi e lefrasi roboanti che si sonosempre tradotte in un nulla difatto (ricordiamo quelle sulleoccupazioni delle fabbriche),per i progetti campati per aria epoi affossati (la “coalizionesociale”), per i cedimentisostanziali sulla lineacontrattuale, per una visioneinterclassista, in cui la classedegli operai viene convertita in“persone”. Ricordiamo come Landinipassò dalla critiche allaCamusso sulla questione dellademocrazia sindacale,all’accettazione dell’accordoantidemocratico sullarappresentanza del 10 gennaio2013 e alla collaborazione sulla“linea della passività”, una voltaentrato in segreteria CGIL. Le sue prime esternazioni inqualità di segretario generaledella CGIL sulla questione dellaTAV e sulla crisi del Venezuelasono indicative di un suoulteriore spostamento suposizioni ultraopportuniste.Da un punto di vista di classe,Landini rappresenta gli interessidell’aristocrazia operaia e dellaburocrazia sindacalesocialdemocratica che cerca direcuperare un ruolo a livello diconcertazione e confronto coni padroni e il governo. L’eIezione di Landini, se da un

lato serve ad arginare la crisi dicredibilità e di rappresentanzadel sindacato, cercando direcuperare consensi e iscritti,dall’altro è funzionale a frenarele spinte operaie di lotta piùconseguenti. Il neo segretario della CGILdeve affrontare il problemadella “disintermediazione” erecuperare per il sindacato unruolo concertativo. Vuole aprire il dialogo con ipopulisti, vuole discutere,essere coinvolto nelle sceltedel governo, diventare il suointerlocutore: questo èl’obiettivo fondamentale diLandini, e per realizzarlo tira lagiacchetta a Di Maio (il modelloè il “buon accordo” ILVA, grazieal quale 3000 operai sono statisbattuti fuori dalla fabbrica). Ma se pensa che il M5S si faràcondizionare dalla CGIL hacapito male: lo stesso Di Maioha già intensificato l’attacco alsindacato, non vuole sentireragioni sulla manovratruffaldina del governo.Cosa comporterànell’immediato l’elezione diLandini? Alcuni settori di lavoratori sisentiranno più incentivati allapartecipazione e alla lotta,risponderanno alle chiamate diLandini e cercheranno diavanzare sul piano rivendicativoimmediato. La manifestazione a scoppioritardato del 9 febbraio è stataun test utile per misurarequesta tendenza, che però nonva interpretata come unsemplice ritorno al passato, alperiodo delle speranze nel PDe nel “governo delle sinistre”.Anni e anni di fregature non sidimenticano in un giorno.

Certo è che questa tendenza aa credere che Landini possaessere l’artefice di una riscossadei lavoratori non è destinata adurare a lungo, per il semplicefatto che il neo segretario nonpuò e non vuole imboccare unacoerente linea di classe. Sul piano tattico gli operairivoluzionari devonoapprofittare di ogni occasioneper sviluppare le mobilitazionisui problemi reali, stringere unrapporto con i delegati e ilavoratori CGIL più combattivie coerenti, senza spargerealcuna illusione ma chiamandocostantemente all’unità diazione dal basso per far entrarela massa operaia nella lotta espingere avanti la lotta control’offensiva reazionaria,economica e politica dellaborghesia. Landini vuole tornare fra ilavoratori? Vuole fare il“sindacato di strada”, vuole“tornare alle origini”, vuoledavvero “unire tutto il mondodel lavoro”? Bene, questa sarà un’occasioneper rivelare il contrasto fra lesue altisonanti frasi e la realecondotta dinanzi agli attacchisferrati dai capitalisti. Noi comunisti (m-l) siamo perl’azione comune degli operai,per la difesa intransigente degliinteressi dei lavoratori, dellelibertà democratiche attaccatedalla borghesia, siamo perlottare a fondo contro glisfruttatori dei lavoratori e suquesta base valuteremo esmaschereremo tutti i vertici ei burocrati sindacali che sonocontro il fronte unicoanticapitalista e cercano diostacolarlo e sabotarlo.

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9febbraio 2019

Riceviamo e volentieripubblichiamo

10 febbraio. “Foibe”: il giorno delricordo o il giorno dei ricordi?!

Revisionismo di Stato eamnesie della Repubblica

Il 20 settembre 1920, al Teatro“Ciscutti” di Pola, Mussolinidette inizio alle brutali violenzecontro le popolazioni dellaVenezia Giulia: “Qual è la storiadei fasci? E' brillante! Abbiamoincendiato l'Avanti di Milano, loabbiamo distrutto a Roma.Abbiamo revolverato i nostriavversari … abbiamo incendiatola casa croata di Trieste, l'abbiamoincendiata a Pola. Di fronte ad unarazza come la slava, inferiore ebarbara, non si deve seguire lapolitica che dà lo zuccherino, maquella del bastone. I confini italianidevono essere il Brennero, ilNevoso e le (Alpi) Dinariche dellaDalmazia. Il nostro imperialismovuole raggiungere i giusti confinisegnati da Dio e dalla natura, evuole espandersi nelMediterraneo. Basta con le poesie.Basta con le minchionerieevangeliche”.Dopo quel discorso, l'Istria fumessa a ferro e fuoco. Venti annidopo, le truppe di Mussoliniinvasero Dalmazia, Slovenia eMontenegro, dando inizio a

nuove stragi in nome della civiltàitaliana.Dalle terre annesse all'Italiadopo la prima guerra mondiale,le violenze fasciste e lasnazionalizzazione forzatacostrinsero più di 80 milasloveni, croati, tedeschi,ungheresi, ed anche alcunemigliaia di italiani antifascisti, adandarsene.Agli slavi furono italianizzati icognomi, fu vietato di parlare laloro lingua, furono tolte lescuole e qualsiasi dirittonazionale; subironopersecuzioni, a migliaia finironoin carcere e al confine, loroesponenti furono fucilati per lecondanne del Tribunale specialefascista, altri uccisi dalle squadred'azione fasciste.Emblematica di quel periodo, inIstria, una canzoncina cantatadai gerarchi: “A Pola xe l'Arena, laFoiba xe a Pisin: butaremo zo inquel fondo chi ga certo morbin”, -e alludendo alle foibe - siminacciava chi si opponeva alregime “ … la pagherà, in fondoalla foiba finir el dovarà”. E cosìfu!Aprile '41: aggressione allaJugoslavia senza neppure ladichiarazione di guerra, seguitadall'occupazione di regioni dellaSlovenia e della Croazia,dell'intero Montenegro e delKosovo … Così l'Italia

incorporò nel proprioterritorio nazionale regioniabitate al 99% da sloveni ecroati.Le violenze contro civili deiterritori annessi o occupatifurono compiute in base a “unaben ponderata politica repressiva”come da circolare del generaleRoatta nel marzo '42 nella qualesi legge: “il trattamento ai ribellinon deve essere sintetizzato nellaformula dente per dente, bensì daquella di testa per dente”.A sua volta, il generale Robotti:“ … esecuzione di tutte lepersone responsabili di attivitàcomunista o sospette tali ... Siammazza troppo poco!”.Nel solo mese del luglio '42, inmolti paesi, i fascisti furonoesecutori di un vero sterminio:incendiate centinaia di case,fucilati decine di uomini per'avvertimento', villaggicompletamenti distrutti,bambini, donne e anziani,deportati nei campi diconcentramento.I fascisti nostrani, dopo l'8settembre '43, passati alservizio dei tedeschi,continuarono a battersi perl'“italianità” dei territori cedutial Terzo Reich. Fra le numerosestragi, quella di Lipa (30 aprile'44) dove 269 bambini, donne evecchi, quel giorno in paese,furono sterminati: parte fucilatie parte rinchiusi in un edificiodato alle fiamme. Di tali eccidi

ve ne furono a centinaia. Né dipiù, né di meno, delle 'nostre'Sant'Anna di Stazzema eMarzabotto.Questo viene volutamentetaciuto nel “giorno del ricordo”,istituito 15 anni fa. Comepossono, tali istituzioni e similipoliticanti, occultarecoscientemente le decine dimigliaia di vittime dellepopolazioni slave oppresse,martoriate e decimate, primadal ventennio fascista in Istria eZara, poi nella seconda guerramondiale. Non è accettabilenascondere dolori e stragi chegli “italiani brava gente” hannoarrecato in quegli anni in queiterritori.La storia, la realtà, i fatti,mostrano e dimostrano chel'“operazione foibe” (con attirealmente accaduti) in quelcontesto storico, sono statiartatamente, strumentalmentee pretestuosamente, utilizzati infunzione antipartigiana,antipatriottica, anticomunista.Dalle foibe post guerra furonoriesumati corpi umani e resti dianimali. Il numero delle vittimenon fu superiore ad alcunedecine; podestà, gerarchi,dirigenti d'azienda e fascisti,macchiatisi di gravi crimini,furono passati per le armi dalleformazioni partigiane. Si trattòdi poche centinaia, di cuisicuramente una parte gettati inquelle fosse comeprecedentemente era avvenutoagli antifascisti e ai comunisti.Questa è la storia o, per lomeno, l'altra storia daraccontare, per non essere nébuonisti, né riduzionisti. Lastoria non fa sconti, neppuresulle cifre.

Note di colore. Il presenteportavoce dell'ex cavaliereBerlusconi, il Gasparri di turno(sostituto del Bonaiuti), a suotempo, preso dalla foga di postfascista, sparò la cifra delmilione di 'infoibati'. Già questamenzogna la dice lunga sullafalsificazione e sullamanipolazione della realtà.Il suddetto portaborse, fecesicuramente confusione con imilioni (quelli sì) di ebrei, civili,oppositori, antifascisti,comunisti, gasati e massacratidai regimi nazi-fascisti.

Ultim'ora. Da Salvini: “Le foibecome Auschwitz ...”. E' proprio ilcaso di dire: la follia non ha …confini.

Revisionismo di Stato eamnesie della Repubblica

NO alla repressione!Esprimiamo la nostra pienasolidarietà militante alCoordinatore nazionale e aicompagni del SI Cobas e delCSA Vittoria colpiti dallapesante repressione per losciopero del marzo 2015 allaDHL di Settala (MI).La sentenza, dal carattereevidentemente politico, siinserisce nel clima reazionario edi attacco ai diritti e alle libertàdemocratiche dei lavoratori,che vede nel “DecretoSicurezza” la sua punta di lanciacontro le lotte del proletariato,autoctono e immigrato.Denunciamo con forzal’ingiusta a condanna deicompagni. E’ evidente che laclasse al potere, di fronteall’avvicinarsi di una nuova crisi

economica, e al risveglio dellemasse lavoratrici che già simanifesta in alcuni paesieuropei, vuole togliere dimezzo il sindacalismo di lotta. Aquesto servono le sentenzedella magistratura e larepressione borghese.Contro l'offensiva del capitalee il collaborazionismo sindacaledobbiamo proseguire eampliare la mobilitazioneoperaia, con la massima unitàd’azione dal basso. Di fronte all’inasprimento dellalotta di classe, si rende semprepiù necessaria la formazione delPartito indipendente dellaclasse operaia, capace didirigere la lotta degli sfruttatinelle battaglie rivoluzionarieche ci attendono.

ScintillaOrgano di Piattaforma Comunista

- per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

Periodico mensile.Iscrizione ROC n. 21964 del 1.3.2012

Dir. resp. E. MassiminoRedaz: Via di Casal Bruciato 15, Roma

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febbraio 201910

Due proposte sulla questionedel Partito Nelle ultime settimane sonocircolati due documenti checontenegono proposte volte afavorire il processo di unitàorganica dei comunisti, per ilPartito. Si tratta dell’appello dal titolo

“Per un Fronte Militante per ilPartito comunista”, lanciato dalCoordinamento comunistacampano proletario (m-l) e daRed Militant, e del documento“Per un Manifesto politico”,firmato dal CoordinamentoComunista Toscano. In quanto documenti pubblici ciproponiamo di analizzarli edibatterli pubblicamente,perché tra gli scopi di questogiornale c’è quello di essere unambito di discussione, diapprofondimento di tutti iproblemi storici, teorici, politiciche interessano i settoriavanzati del proletariato, qualiche siano le divergenze dellenostre concezioni. Abbiamo sempre ritenuto chela mancanza di un dibattito epersino di una polemicapubblica, aperta, fra concezionidiscordi, la tendenza amantenere nascoste e acancellare le divergenze chetoccano questioni diimportanza risolutiva, è unadelle deficienze dell'odiernomovimento comunista. Dunquenon solo non escludiamo lediscussioni fra compagni masiamo pronti ad accordargli unampio spazio, davanti a tutti icomunisti ed alla classeoperaia, per partecipare esviluppare le proprie vedute,per illuminare gli aspetticontroversi, per combatterequel culto dei dissidi secondariin cui spesso incorrono gliesponenti dei diversi gruppicomunisti. Che esistano diverseconcezioni e divergenze sucome arrivare al Partito non èuna novità. Ma allo stessotempo esistono cause,profonde e oggettive, cheproducono nel movimentocomunista e operaiomutamenti che creano le basidella unità, generano la suapiattaforma ideologica edorganizzativa, talvoltanonostante e controdeterminate organizzazioni,

gruppi e singoli compagni edanche senza che questi se nerendano conto. Ed è proprio questa la primadomanda che ci siamo postileggendo i due documenti: qualicause, quali cambiamenti nellasituazione, hanno spinto aformulare queste proposte?Nella nostra opinionefondamentalmente due: laprofonda e perdurante crisipolitica del riformismo e delrevisionismo, il fallimentoevidentissimo che hanno subitonel movimento operaio negliultimi tempi; l’ascesa delleforze reazionarie e fasciste,della politica di guerraimperialista e dunque lanecessità di farvi fronte conuna politica di classe erivoluzionaria. In Italia questoprocesso si è evidenziato con ilfracasso del PD e delleformazioni socialdemocratichenelle elezioni del 4 marzo 2018da un lato; con l’andata algoverno di M5S e Lega, partitipopulisti di destra, antioperai erazzisti, aventi base elettoraledi massa soprattutto piccolo-borghese. Con il governoSalvini-Di Maio il processo ditrasformazione reazionaria eautoritaria dello Stato e dellasocietà borghese si èaccentuato. Il “Decretosicurezza” è il cuore dellapolitica del governo, a cui iriformisti, i socialdemocratici ei revisionisti hanno aperto laporta con la loro politicacollaborazionista, liberista eantioperaia. La lotta contro la reazioneavanzante, l’offensivacapitalistica e le minacce diguerra imperialista è una basereale per l’unione deicomunisti e degli operaiavanzati e per la formazione diuna direzione rivoluzionariache elabori la piattaformapolitica della lotta di classe,necessaria a legarsi piùstrettamente al proletariato ealle masse popolari. Questa stessa lotta porteràsenza dubbio a una maggioreunità dei coerenti comunisti edei proletari d’avanguardia chesentono l’esigenza dell’unità daun lato, e a differenziazionisempre più profonde con gli

opportunisti e i revisionisti,dall’altro lato. Tali condizioni creanomutamenti, spostamenti,necessità e compiti adeguatialla fase, generano nuovielementi di avanguardia cheemergono dalle lotte delproletariato. Con questa breve premessa,entriamo nel merito dei duedocumenti.

Il primo documento, avanzatodal Coordinamento comunistacampano proletario (m-l) e daRed Militant, è un “appello” perla costruzione del “Frontemilitante per la ricostruzionedel Partito Comunista”.Sarebbe però meglio definirloun “non-appello” perché innessun punto del testo apparel’invito ad aderire al Fronte. Si tratta in pratica di unadichiarazione in cui i firmatariespongono le proprie posizionie 21 condizioni di ammissioneper compagni (singoli oorganizzati), e organizzazioniche vogliono partecipare al“Fronte militante”, a cui le altreforze dovrebbero adeguarsi. A chi si rivolge questo appello?A coloro che vengono definiti“militanti comunisti”, non alleavanguardie di lotta della classeoperaia che solosuccessivamente verrebberoaggregate. La classe operaia è la grandeassente di questo documento;laddove si accenna al lavoro dimassa, si insiste nel lavoro fra ibraccianti e nei cantieri, nonnelle grandi fabbriche.

Il Fronte è già organizzato.Esisterebbe un Direttivonazionale che prende decisionivincolanti per singoli compagnie organizzazioni. QuestoFronte non prevede unpercorso di confronto, lavoroin comune e fusione, ma soloadesioni formali alla strutturache svolgerebbe una funzioneaggregativa, educativa, diformazione quadri, etc. Il documento èapparentemente avanzato edeciso a risolvere la questionedel partito. L’unità che sipropugna è quellaprogrammatica e organizzativa,propria di uno stadio piùavanzato, da semi-partito. Siparla di un programma dasottoscrivere come condizionedi adesione al Fronte. Ma non èdato sapere se questoprogramma già esiste, oppureno. In altre parole si chiede unasorta di adesione a “scatolachiusa” a una fantomaticadirezione che non ha nessunacaratteristica per potersvolgere questo ruolo. I firmatari del documentodichiarano di voler denunciaree combattere la attualerappresentanza di“opportunisti e sedicenticomunisti” in organismiinternazionali; non è però datosapere a quali organismiinternazionali essi vogliano farparte e contro chi è rivolta laloro critica. Sta di fatto cheun’integrazione ideologica,politica e organizzativa diPartiti e Organizzazioni

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11febbraio 2019

marxisti-leninisti esiste, ma diessa però non si fa cenno. L’appoggio incondizionato allaWTFU (Federazione SindacaleMondiale) diretta dairevisionisti è una discriminanteinsensata e chiarificatrice allostesso tempo. Altrettanto irragionevole, senon controproducente, lacondizione poste ai singoliaderenti riguardo l’uso deipropri profili social. A ben vedere questi compagnicercano una garanzia contronuove delusioni e nuovitradimenti aggrappandosi allecondizioni di ammissione postedalla Terza Internazionale nel1920. Ma il processo di ricostruzionedel Partito non è cosa che sipossa affrontare e risolvereriproducendo e modificandoper l’occasione i 21 punti senzacomprenderne il loro sensocomplessivo e calandolimeccanicamente nella realtàattuale. In questo modo si ottengonosolo due risultati: il primo èquello di ridurre i 21 puntileninisti a un sistema di formulee di frasi vuote, senza agganciocon la situazione concreta; ilsecondo, che scade nelgrottesco, è quello di pensareche due forze locali possanosvolgere il ruolo che svolse laTerza Internazionale negli anniVenti dello scorso secolo. Si tratta dunque di un metodoerrato e di una forzaturasoggettivista compiuta dagruppi al cui internopermangono deviazioni eincrostazioni revisioniste alivello teorico e politico,astrattismo rivoluzionario esettarismo, che nonpermettono di svolgere unruolo chiarificatore eunificatore, ma concorrono adar vita a inconsistenti tentativiegemonici.

Passiamo al secondodocumento, che è unaproposta di “Manifestopolitico” articolato in “seitesine”, presentato dalCoordinamento ComunistaToscano (CCT). Il primo punto “Sulla faseattuale” è quello che contienela proposta politico-organizzativa. Seguono poidelle tesi sulla Rivoluzioned’Ottobre, sullo Stato, sul

conflitto capitale/lavoro,Resistenza e antifascismo,I n t e r n a z i o n a l i s m oproletario/Antimperialismonelle quali il CCT espone i suoipunti di vista su tali questioni edelinea i relativi compiti deicomunisti. Vi sono fra i due documentipunti in comune e persinosovrapposizioni, indicative diuna elaborazione in comuneche si è interrotta a un certopunto. Dobbiamo dunque evidenziarele differenze più significative frai due documenti: - il primo propone un Frontecomposto da vari gruppi, ilsecondo un’Organizzazionecomunista di caratterenazionale quale primo passoper la fondazione di un Partitocomunista basato sulmarxismo-leninismo; - il primo dichiara l'esistenza diun Direttivo nazionale, ilsecondo mira a un confrontocollettivo e organizzato; - il primo pone condizioni diammissione e discriminanti, ilsecondo presenta un progettopolitico; - il primo è rivolto ai“compagni singoli oorganizzati”, il secondo a sirivolge “alla parte più coscientee combattiva del proletariatoche combatte lo sfruttamentocapitalista”. Questo secondo documento –partendo dalla giustaconstatazione che oggi non èpossibile giungere al Partitoper scissione da un partitoriformista o per confluenza inuna adeguata forza comunista,illustra un metodo e degliobiettivi assai differenti dalprimo per progredire sullastrada del Partito. Anche se nel documento nonappare un chiaro percorso dic o s t i t u z i o n edell’Organizzazione comunistae della sua trasformazione inPartito, dobbiamo dire che siariguardo gli obiettivi, sia per ilprogetto politico che vienedelineato, troviamo senzadubbio un’affinità con leposizioni che abbiamosviluppato e pubblicamenteespresso. In particolaresull’idea-chiave: primal’Organizzazione preparatoria,poi il Partito. E questaOrganizzazione deve esserereale, operante, conosciutadalla classe operaia. Naturalmente, pur

apprezzando l’impiantogenerale del documento delCCT e sentendo fortemente lanecessità di partecipare a unprogetto collettivo che siincammini verso il Partito, visono diversi punti politici eideologici che meritano diessere illuminati, approfonditi,precisati, per superaredebolezze, lacune eimprecisioni; ciò è necessariosia ai fini dell’analisi concretadella situazione concreta, siaper avere una migliorecomprensione dei compitiattuali da svolgere nella classeoperaia. Il carattere aperto allaulteriore elaborazione del“Manifesto politico” e laricerca di un percorso diconfronto collettivo espressadal CCT sono condizioniimportanti per progredire inquesto senso, verso l’unitàideo-politica el’Organizzazione comunista.L’esigenza di chiarezza eprecisione che poniamo derivadalla consapevolezzadell’acutezza della lotta incorso tra marxismo-leninismoe tutte le concezionicontemporanee che hannocercato di snaturarlo. Non è stata“l’autoreferenzialità”, o ilsemplice “spirito di setta” adimpedire di per sé laricostituzione del partito, mapiuttosto il revisionismo nellesue differenti varianti - diffusosia a larghe mani, sia in pillole egocce velenose che sono statesparse non solo nella massa, maanche nelle avanguardie dellaclasse. Non cadiamo dunquenell’illusione ottica dell' unitàraggiunta in quattro equattr'otto, che spessoostacola l'avvicinamento,l'aggregazione, la fusione idealee pratica delle diverse realtà inun’organizzazione unica, daperseguire con pazienza ecostanza. Ci guardiamo bene dallospacciare le nostre convinzioni,in tutti i loro particolari, comele concezioni dell' interomovimento comunista(marxista-leninista). Ma nonintendiamo nemmeno saltare apiedi pari le differenze e ledivergenze esistenti, soffocarleo passarle sotto silenzio. Non è questa la strada cheporta all’unità organica. Alcontrario, assieme allo sviluppo

di una pratica comune esigiamola discussione approfondita deiproblemi teorici, politici eorganizzativi che riguardano lalotta per il partito, il tipo dipartito di cui abbiamo bisogno,la relazione fra il partito e laclasse, etc., apprendendo dallanostra esperienza storica cosìcome dai nostri errori.Dobbiamo imparare adiscutere rispettando i principi,conoscendo i punti di partenza,i punti di convergenza e gliinevitabili contrasti. Solo cosìsarà possibile lottare per unorientamento coerente aiprincipi, contro la confusione el'eclettismo. Per quanto potràessere utile, questo giornale è adisposizione del dibattitoaperto fra comunisti. Nella situazione attuale ilcammino da seguire èl'avvicinamento e la fusione inuna sola Organizzazionecomunista dei gruppi comunistie degli elementi di avanguardiadel proletariato che sentonol'esigenza di un partito con unapropria concezione scientificadel mondo, con un proprioprogramma di classe erivoluzionario, una propriapolitica indipendente. Oggi è più che matura laformazione di questo primolivello organizzativo capace diriunire in un solo ambito igruppi, i circoli e gli elementid’avanguardia del proletariato,di preparare le condizionidell'unità ideologica eorganizzativa, di lavorare nellaclasse combattendo tutti ipunti di vista errati ed estraneiall’ideologia marxista-leninistache allignano tra le fila delmovimento operaio epopolare, per porre così le basidella formazione di un partitoguidato dal marxismo-leninismo. I sinceri comunisti e i settori diavanguardia del proletariatodebbono solo saper trovare –rompendo con ogni settarismoe ogni attendismo - le giustevie per cominciare a lavorareinsieme, traducendo illeninismo nella concretasituazione italiana. Quanto all’internazionalismoproletario, è chiaro che non èpossibile limitarsi a una suavisione “celebrativa”. A nostroavviso, il problema odierno nonè quello di scalzare irappresentanti opportunistiche partecipano negli incontri

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La farsa delle elezioni europeefebbraio 201912

Per la riuscita delle prossimeelezioni europee la borghesiavorrebbe preparare un climapsicologico “europeista”.Si annunciano «Manifestieuropeisti» dietro ai quali tuttele figure del corrotto mondopolitico borghese possanoagitarsi nella difesa delcosiddetto ideale europeo.La borghesia vorrebberisollevare la pessimaconsiderazione che i popoli delcontinente hannodell’«europeismo».La cosiddetta Europa unita nonha portato nulla di buono aipopoli che la compongono, e laloro miseria si è anzi aggravata.Non v’è dubbio che l’organismochiamato Unione Europea ha uncarattere reazionario eantioperaio insopprimibile.L’Europa “unita” non è cheun’entità politica, economica eorganizzativa dei consorziimperialisti industriali,commerciali e bancari e dellesocietà miste dei paesi membri.Questi consorzi e società miste,in altre parole il capitalefinanziario, non fanno cheimpegnarsi in trattative volte adutilizzare gli apparatidell’Unione europea, ai qualisono stati preposti gli uomini difiducia del capitale finanziario,come dei mezzi di lotta peraffermare il proprio dominio adiscapito del proletariato e deipopoli.Il parlamento europeo è pocopiù di un organo formale, difacciata, una maschera dietro laquale agiscono la borghesiacapitalista, i consorzi imperialistie le società miste in ragione delpacchetto azionario di cuidispongono.Le sessioni plenarie delparlamento europeo sono fatte

su misura per gli esercizi diretorica, con in più la certezzache le deprecazioni control’Unione Europea sonodestinate a spegnersi nel circoitinerante fra Bruxelles eStrasburgo.Le elezioni del parlamentoeuropeo rappresentano per leclassi proprietarie un’altraoccasione per contagiare glioperai e i popoli con i rifiutiideologici prodotti dallaputrefazione del capitalismo.I fiacchi e lacerati partitiborghesi tradizionali e i partitipiccolo-borghesi «populisti» didestra guidati da Salvini, Le Pen,Kaczinsky, Wilders, etc., chepuntano a scalzarli, hannolinguaggi diversi ma sono mossida uno stesso interessefondamentale, quello della difesaa oltranza del moribondoregime capitalistico.La tutela dei confini esterni, ilterrorismo, l’accesso e lo statusdegli immigrati, la «civiltàeuropea», costituisconol’arsenale propagandisticoreazionario dal quale pescal’«europeismo» in tutte le salse,per portare la scissione nel senostesso del proletariato e pertrascinarlo al carrodell’imperialismo europeo, dellamilitarizzazione della politica edell’economia, dell’interventomilitare in sempre maggioriregioni del mondo.La «difesa degli interessinazionali» e la «giustainterpretazione» dei Trattatieuropei sono le formuledemagogiche dietro le quali sirinfocola lo sciovinismo el’inimicizia tra il proletariato etra i popoli dei vari paesieuropei.A dispetto di tutto ciò, leelezioni europee hanno messo

in agitazione certuni professoridi «marxismo».Questi «marxisti» vorrebberorecare chiarezza tra i lavoratoripreparando simboli e liste “duevolte” rivoluzionari sotto lequali presentarsi in tali elezioni:ancora una volta essi non fannoche distogliere i lavoratori dalcompito immediato e concretopolitico del momento. La verapreoccupazione che arrovella lementi di siffatti «marxisti» è ilfatto che gli avvenimenti dellaGran Bretagna e della Franciarivelano come la politica difronte unico operaio e di frontepopolare diretto dalproletariato è l’unica in grado disuperare la disunione e lapassività della massa deilavoratori.L’Unione Europea è un’unione,diretta contro il proletariato e ipopoli, dei più grandi monopolie dei loro Stati capitalisti, sortasulla base della leggedell’ineguale sviluppo delcapitalismo nell’epocadell’imperialismo, per assicurarela libera azione della legge delmassimo profitto capitalisticoattraverso lo sfruttamento, larovina, l’impoverimento dellamaggior parte della popolazionelavoratrice d’ogni paese, perl’asservimento e la spoliazionesistematica dei popoli degli altripaesi, infine per lamilitarizzazione dell’economia ela preparazione di nuove guerre.Questo è ciò che bisogna saperspiegare con un’appositapropaganda alle masselavoratrici, vanificando i tentatividei nemici della classe operaia disostituire alla lotta di classerivoluzionaria la lotta elettorale,ivi inclusa la lotta elettorale peri seggi del cosiddettoparlamento europeo,

smascherando quanti con la piùgrande impudenza vorrebberotrovare nella critica sferrata asuo tempo da Lenin alla parolad’ordine socialdemocratica degli“Stati Uniti d’Europa” unagiustificazione del propriocarrierismo.I comunisti marxisti-leninistisostengono che alle avanguardiedel proletariato del nostropaese s’impone il compito disvolgere una campagna dichiarificazione control’«europeismo» e per ladiserzione delle urne elettorali.I lavoratori e i popoli devonocondurre con risolutezza lalotta contro il capitalismointerno e contro l’«unione» deimonopoli e dei capitalisti,contro questa falsa unità traimperialisti che viene sfoggiatasolo per mascherare gli effettidella grande crisi in cui si dibatteil capitalismo europeo e ilcapitalismo mondiale, e permascherare le lorocontraddizioni e la loro asprarivalità nel tentativo di sfuggiredalla crisi generale delcapitalismo.A dispetto delle dichiarazioni diagire «nell’unità», in realtàabbiamo a che fare con unagrande disunione nel campoimperialista. Contrariamente ai sostenitoridelle teorie sul super-imperialismo o sulle super-potenze europee, lecontraddizioni tra gliimperialismi americano, cinese,russo, tedesco, giapponese, sistanno acuendo rendendosempre più necessaria lavigilanza e la mobilitazione deipopoli contro la preparazione diuna guerra per una nuovaripartizione del mondo giàinteramente diviso.

internazionali egemonizzati dalmoderno revisionismo, in cuisono presenti partiti condifferenti posizioni ideologiche,ma quello di rompere conqueste realtà per dar vita a unanuova Internazionalecomunista, basandosisull’esperienza e l’autenticaunità, pratica e teorica, deimarxisti-leninisti a livellointernazionale, sui livelli diintegrazione e congiunzioneraggiunti. Se vi sono compagni

che vogliono seguire un’altravia per dare battagliaall’opportunismo, questo nonrappresenta un problemainsuperabile per noi e in ognicaso tale differenza diapproccio non può e deveimpedirci di sviluppare unlavoro e un percorso incomune su alcuni punti chiave.

Concludiamo. Una nuova crisidel capitalismo si avvicina e lesue conseguenze politiche e

sociali saranno diverse daquelle del 2008. Ma anchel’atteggiamento della classeoperaia sarà diverso da quellodi dieci anni fa. Gli operai noncredono più come prima allericette del neoliberismo, aivecchi partiti della borghesia.La risposta operaia sarà piùradicale, nonostante ladebolezza ideologica. La lottacambierà la situazione, lerelazioni e gli equilibri di classe,la posizione della classeoperaia, i suoi livelli di lotta eorganizzazione. Nulla rimarrà

come prima. Tutto ciò rappresenta per icomunisti una grandeopportunità, ma abbiamo unproblema di tempo. Gli sviluppisaranno veloci, la reazioneavanza e la classe operaia nonpuò trovarsi senza direzionerivoluzionaria. Occorreassumere senza indugi lenecessarie responsabilità, perprogredire nella formazionedel partito indipendente dellaclasse operaia, contrapposto atutti i partiti borghesi e piccoloborghesi.

Due proposte - segue da pag 11

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febbraio 2019 13

La fondazione del Comintern

Ai primi di marzo del 1919 sisvolse a Mosca il congressofondativo dell’InternazionaleComunista. Vi parteciparono 35delegati con diritto di voce e divoto, che rappresentavano 19partiti e organizzazioni, e 19delegati con diritto di voce,rappresentanti di 16organizzazioni. Come si giunsea questo storico evento?La fondazionedell'Internazionale Comunistafu determinata da fattori storicioggettivi e soggettivi, preparatidal corso generale dellosviluppo della lotta di classe delproletariato e maturati sottol’impulso della vittoriosaRivoluzione socialistad’Ottobre. Il fallimento della Secondainternazionale fu determinatodal collaborazionismo e dalrifiuto dei metodi di lottarivoluzionari espresso dallamaggioranza dei capi dei partitisocialisti, dalla sostituzione delmarxismo rivoluzionario con ilriformismo e il nazionalismoborghese, dal predominiodell’opportunismo piccoloborghese all’interno di questipartiti- fenomeni rivelatisi intutta la loro ampiezza e gravitàcon lo scoppio della primaguerra mondiale imperialista.La fondazione di una nuovaorganizzazione internazionaledel proletariato si sarebbepotuta ottenere solo con ildistacco netto, aperto edefinitivo dalla maggioranza deipartiti socialdemocratici, che sierano schierati a fianco dellaborghesia e contro ilproletariato; solo lottandoaccanitamente contro i dirigentitraditori del socialismo - iKaustky e i Plekhanov, i

Vandeervelde e i Legien, iBissolati e gli Hyndman – sisarebbe potuta formare unanuova organizzazione insostituzione della SecondaInternazionale corrosa edistrutta dall’opportunismo. A questa lotta si dedicò congrande determinazione ilPartito Socialdemocraticorusso, diretto da Lenin. Nei suoi scritti "La guerra e lasocialdemocrazia russa", "Ilfallimento della IIInternazionale", "Il socialismo ela guerra", "La situazione e icompiti dell'Internazionalesocialista", "L'imperialismo, fasesuprema del capitalismo", e inmolti altri, Lenin elaborò le basiideologiche e organizzative sullequali doveva nascere la nuovaInternazionale, denunciando ilcontenuto politicodell’opportunismo e delsocialsciovinismo e delineandoil programma del proletariatorivoluzionario.Nonostante le difficoltà dellaguerra e il diffondersi dellosciovinismo, Lenin riuscì nellaConferenza di Zimmerwald e diKienthal a ristabilire i legami delproletariato internazionale ecompiere importanti passiavanti verso la rotturaideologica e pratica conl’opportunismo e il socialsciovinismo. La temporanea convivenza con icentristi si stava esaurendo, laseparazione organizzativacompleta e definitiva colriformismo e l’opportunismo,diventava necessaria e urgente.Durante la guerra, l’agitazionesociale degli operai, dei soldati,delle donne, dei contadiniaffamati, si sviluppò conl’incremento di scioperi,dimostrazioni e proteste,represse col ferro e col fuoco.Se la prima guerra mondialedeterminò i primi tentativi dicostituzione di una nuovaInternazionale rivoluzionaria,contrapposta all’Internazionalesocial-sciovinista, lo sviluppo delmovimento comunistainternazionale compì un grandebalzo con la marcia vittoriosadella rivoluzione in Russia.Lenin e il Partito bolscevico inquesto periodo burrascoso,operarono costantemente pergettare le basi organizzativedella nuova Internazionale.

La VII Conferenza del PartitoOperaio SocialdemocraticoRusso (bolscevico), realizzatanell’aprile del 1917, adottò unarisoluzione con la quale sistabiliva che era compitoPartito prendere l’iniziativa percreare una terza Internazionale,rompere definitivamente con itraditori sciovinisti ecombattere decisamente lapolitica oscillante eopportunista del “centro"kautskiano.A quale forza sarebbe spettatoil compito di battere le correntidi destra e di centro nelmovimento operaio ecomunista internazionale e difondare la nuovaInternazionale?Lenin non aveva dubbi: “Spettaproprio a noi (il proletariatorusso, ndr), e proprio in questomomento, di fondare senzaindugi una nuova Internazionalerivoluzionaria, proletaria”.Questo obiettivo fuconcretizzato dopo la presa delpotere nel novembre 1917. L’enorme impatto ideologico,politico e morale dellaRivoluzione Socialistad’Ottobre agì come unpoderoso catalizzatore eacceleratore dell’unità deisinceri comunisti. Il rafforzamento delle posizionirivoluzionarie del proletariatosi accompagnò a una profondacrisi della socialdemocrazia. Inquest'opera di chiarificazione,grande importanza ebbero idiscorsi e le opere di Lenin(come "La rivoluzioneproletaria e il rinnegatoKautsky", "Lettera agli operaid'Europa e d'America") che

smascherarono completamentel'opportunismo e il centrismo,aiutando i coerentiinternazionalisti.Nel gennaio del 1918 furonointrapresi passi decisivi perfondare la Terza Internazionale.Una conferenza dei partiti e deigruppi socialisti, indetta aPietroburgo dal ComitatoCentrale del Partito bolscevico,stabilì la convocazione di unaconferenza internazionale.Contemporaneamente ibolscevichi moltiplicarono illavoro di organizzazione dellesinistre nel movimento operaiointernazionale e dipreparazione di nuovi quadri.Un nuovo stimolo venne dallafondazione nella seconda metàdel 1918 dei partiti comunisti diAustria, Polonia, Ungheria,Finlandia, Lettonia, Argentina, enel dicembre, del PartitoComunista di Germania (KPD).Due fattori convinsero ibolscevichi che la situazione eraormai matura per la creazionedella Terza Internazionale. Il primo, fu l’indizione di uncongresso da parte dei capisocialdemocratici, poi svoltosi aBerna nel febbraio 1919, alloscopo di ridare vita al cadaveredella Seconda Internazionale. Il secondo, fu la fondazione delKPD, partito rivoluzionario diuna certa consistenza collocatonel cuore dell’Europacapitalistica, considerata ilbaricentro del movimentorivoluzionario delle masse.La nascita di un vero centro delmovimento operaiointernazionale era ormaiimminente.

Ricorre quest’anno il 100°anniversario della fondazionedell’Internazionale Comunista,avvenuto nel marzo 1919 aMosca.Nel corso del 2019, su ogninumero di Scintilla verràpubblicato un articolo dedicatoalla sua storia, alle questionipolitiche generali, teoriche,programmatiche e organizzativeaffrontate dal Comintern el corsodella sua gloriosa esperienza dilotta contro il capitalismo el’imperialismo, per il socialismo eil comunismo.

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febbraio 201914

L’8 Marzo si sciopera e si manifesta!Il prossimo 8 Marzo, giornatainternazionale di lotta delledonne, dovrà essere ricordatoper il recupero del verosignificato di questa giornatache trae origine dalla battagliacontro lo sfruttamento, laduplice oppressione e lemolteplici discriminazioni chesoffrono le masse femminili.Non una banale ricorrenza,come vorrebbe la borghesia,non innocue passeggiate eserate consumistiche, ma unagiornata di sciopero e di lotta! Il recupero del significato dell’8Marzo è in atto da alcuni anni.Ricordiamo gli scioperi e legrandi manifestazioni che sisono tenute lo scorso anno in70 paesi, fra cui Spagna,Argentina, USA e anche in Italia,caratterizzate da paroled’ordine come “abbasso ilmaschilismo e lo sfruttamento”e da rivendicazioni come “auguale lavoro uguale salario”, noall’austerità, diritto pieno egratuito all'aborto, no ai taglialle spese sociali e ai diritti dellelavoratrici e dei lavoratori.Agli scioperi hanno aderitomolte lavoratrici, delegate,strutture sindacali di fabbrica etaluni sindacati. Oggi la necessità di rafforzare lemobilitazioni e di mettere al

centro parole d’ordineunificanti si lega con i segnali diuna prossima crisi economicacapitalistica, in cui le donnecome sempre pagheranno altiprezzi.Le donne proletarie e deglistrati popolari sono infatti leprime ad essere sbattute fuoridai posti di lavoro, le prime allequali vengono tagliati i salari, leprime a subire i tagli ai servizisociali, alla sanità, alle pensioni,etc.Le politiche della classedominante si ripercuotonoviolentemente sulle donne, chevengono private della loroindipendenza economica ecostrette sempre di più tra lemura domestiche, per supplire atutte le mancanze di un“Welfare state” ormai ridottoal lumicino. Assieme alle politiche dimacelleria sociale assistiamoalla diffusione della peggioreimmondizia ideologica contro ledonne, allo spargimentodell’oscurantismo religioso emaschilista, che in Italia harecentemente preso le formedel DDL Pillon, del familismocattolico-borghese, beninterpretato dai ministrireazionari Fontana e Salvini. In questo quadro si collocano i

femminicidi e le altre forme diviolenza maschile, fisica epsicologica, tra cui quellasessuale (nella maggioranza deicasi ne sono responsabili mariti,fidanzati ed ex), contro ledonne. Un tipo di violenza tipica dellasocietà basata sulla proprietàprivata, in cui le donne vengonoancora considerate proprietàesclusiva degli uomini, senzalibertà di scelta.La situazione di peggioramentoeconomico, le pressioni e lefrustrazioni a cui sonosottoposti molti lavoratori, hadeterminato un ulterioreaumento di questa forma diviolenza, che si scatena controle donne lavoratrici e deglistrati popolari, native eimmigrate.Mobilitare, unificare eorganizzare le donne peravanzare nella lotta per lapropria emancipazione e ipropri diritti, è oggi la via daseguire. Da sempre, e oggi più che mai,questa lotta è direttamentelegata a quella contro ilcapitalismo, un sistema che sibasa sullo sfruttamento,l’oppressione della maggioranzadella società.Ciò significa che la lotta al

capitalismo, per il suoabbattimento rivoluzionario el’instaurazione dapprima delsocialismo e poi della societàsenza classi, è impossibile senzail contributo e la partecipazionediretta e attiva delle donnelavoratrici e dei settoripopolari, che oggi sonochiamate ad unire le lororivendicazioni a quelle di tutti glialtri lavoratori sfruttati, peravanzare in un solo frontecontro l’offensiva reazionaria eguerrafondaia. Ma ciò implica allo stessotempo la partecipazioneconvinta dei lavoratori asostegno delle iniziative e dellelotte delle donne. Di qui la grande importanza chetutti i sindacati e i movimenti dilotta decidano finalmente diproclamare lo scioperogenerale per l’8 Marzo 2019,come richiesto dal movimentoNUDM delle donne e comeavverrà in molti altri paesi delmondo; che lo preparino conriunioni e assemblee nei luoghidi lavoro; che scendanounitariamente in piazza contro ipadroni e il loro governopopulista, per una società senzasfruttamento dell’essere umanosull’essere umano e senzaoppressione delle donne.

A fine gennaio del 1919 si tennel'assemblea dei rappresentantidi 8 partiti e organizzazionicomuniste.Su proposta di Lenin fu decisodi rivolgersi ai partiti proletaririvoluzionari con la richiesta dimettere all’ordine del giorno laquestione della convocazionedel congresso comunistainternazionale. All'appello del 24 gennaio 1919risposero molti Partiticomunisti e operai, i cuirappresentanti raggiunseroMosca, non senza difficoltà. La riunione iniziata il 1° marzo1919, deliberò con votounanime la costituzione dellaTerza Internazionale, col nomedi Internazionale Comunista.Il congresso approvò laPiattaforma dell’InternazionaleComunista, le Tesi e larisoluzione sulla democraziaborghese e la dittatura delproletariato, la risoluzione

sull’atteggiamento verso lecorrenti socialiste e laconferenza di Berna, le tesi sullasituazione internazionale e unManifesto ai proletari di tutto ilmondo nel quale s’invitavano glioperai e le operaie di tutti ipaesi a unirsi sotto la bandieradella Terza Internazionale.Per avviare subito l’attivitàfurono creati gli organidirigenti: un ComitatoEsecutivo, nel quale entrarono afar parte i rappresentanti deipartiti comunisti dei paesi piùimportanti; e un Ufficio politicocomposto di cinque membri.L’Internazionale Comunistaguidò per un quarto di secolo ilMovimento comunista eoperaio internazionale, assicuròla coesione dei partiticomunisti, fornì loro lametodologia per definire lastrategia e la tattica, utilizzòtutti i mezzi e le vie necessariea difendere la causa del

socialismo, diffuse in tutto ilmondo l’ideologia proletaria,aiutò ed educò generazioni dicomunisti. Grazie a questo centrodirigente internazionale ilcomunismo divenne la piùgrande forza politica dell’epoca.L’attività, l’esperienza compiutae i documenti elaborati dallaTerza Internazionale sono unafonte preziosa di insegnamentie di ispirazione per la politicarivoluzionaria del proletariato.Nell’attuale turbolentasituazione internazionale,lanecessità di disporre di uncentro di direzione politicaunificata del movimentorivoluzionario mondiale è unaquestione fondamentale esempre più urgente. Ai comunisti spetta dare unarisposta ideologica, politica eorganizzativa all’altezza dellesfide che pone la lotta di classe. Non partiamo da zero. Da un

quarto di secolo esiste e agiscela CIPOML, erede della TerzaInternazionale. Il suo consolidamento ecostante ampliamento, la lottasenza quartiere per il distaccodelle forze coerentementecomuniste dal revisionismomoderno e dal centrismo, illoro rafforzamento eradicamento nella classeoperaia, sono la via maestra checondurrà alla nuovaInternazionale Comunista. Per avanzare verso questa metaè indispensabile che ogniPartito e Organizzazionemarxista-leninista lotti e operiquale reparto del movimentooperaio e comunistainternazionale, compiendo ilsuo dovere verso il proletariatoe la sua rivoluzione mondiale,educando i suoi militanti nellospirito dell’internazionalismoproletario e praticandolocoerentemente.

segue da pag. 13 - La fondazione del Comintern

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India, sviluppi della lotta di classefebbraio 2019 15

Fra gli avvenimenti della lotta diclasse degli sfruttati che si sonosucceduti in tutto il mondodall’inizio del 2019, un posto dirilievo spetta senza dubbio algrande sciopero che si è svoltoin India l’8 e 9 gennaio scorsi.Questo sciopero – a cui hannopartecipato oltre 200 milioni dilavoratori - è stata la rispostamessa in campo dalla classeoperaia al governo Modi checon la sua politica a favore dicapitalisti e agrari ha causatol’aumento della disoccupazionee della migrazione all’interno eall’estero, la diminuzione deisalari, l’aumento dei prezzi delcibo, dei medicinali, dei trasportipubblici, il taglio dei fondi per laprevidenza e l’assistenzasociale. Un governo reazionario cherestringere le agibilità e i dirittidei lavoratori, che attacca lalibertà di associarsi neisindacati, che permette lemolestie sessuali sui posti dilavoro, che sparge odionazionalista e oscurantismoreligioso, che arresta i militantioperai.Contro questa politica ilavoratori indiani si sonosollevati dicendo “il troppo ètroppo!”.Nei due giorni di sciopero emanifestazioni, indettiunitariamente da 10 federazionisindacali, tutte le sezioni dellaclasse operaia indiana sonoavanzate nella lotta. Di notevole importanza lapartecipazione massiva deilavoratori con contratti precari,giornalieri, impiegati in lavoriinsicuri e insalubri, con salari damalnutrizione. Altrettanto significativa lapartecipazione allo scioperodegli operai delle multinazionali

(Abott, Ashok Leyland, BajajAuto, Blue Star, Cadila, Holcim,Hyundai, Earthmovers, KnorrBremse, Novartis, Sanofi, SunPharma, Tenneco, Thermax,Valeo, H&M, Marks & Spencer,NorthFace, Timberland etc.)che stanno duramenteattaccando le libertà diassociazione dei lavoratori. La repressione poliziesca e ilcollaborazionismo del sindacatoBMS, legato al partito digoverno BJP, non sono riusciti afermare la loro mobilitazione.Non vi è dubbio che lo scioperoha assunto un carattere politico,tanto più che si è svolto a pochimesi di distanza dalle elezionipolitiche in cui il primo ministroNarendra Modi cerca diottenere un secondo mandato. Fra le rivendicazioni espressedai lavoratori in sciopero spiccala richiesta di un salario minimoe la sicurezza sociale per tutti,contro i crescenti profitti edisuguaglianze sociali.Come ha dichiarato GautamMody, segretario della NewTrade Union Initiative, “Questosciopero riflette la forza dellaclasse operaia contro ungoverno reazionario che mette iprofitti davanti a tutto. E’ unosciopero contro un governoche mira ad alterare, sabotare epersino sospendere ogniambito di democrazia esistente….l’avanzata del movimentodella classe operaia deveincludere ogni sezione e ognifilo di pensiero progressista chec’è all’interno del movimentooperaio. E’ questa unità che cipermette di sostenere laresistenza della classe operaiache è in permanenteopposizione al capitalismo,indipendentemente da qualepartito vada al governo”.

Cina: la Costituzione, il “socialismo” e gli operaiLa Costituzione della RepubblicaPopolare Cinese (la quarta dopoquelle del 1954, del 1975 e del1978) è stata approvata il 4Dicembre 1982. Ad essa sonostati apportati emendamenti nel1988, nel 1993, nel 1999, nel2004 e nel 2018. Nel testoemendato attuale: -non esiste più alcun riferimentoall'internazionalismo proletario; -è stato inserito in Costituzioneil principio della “economia

socialista di mercato” (artt. 11 e15); -è stato introdotto il seguentefondamentale emendamento: “Laproprietà privata conseguitalegalmente dai cittadini èinviolabile. Lo Stato, in accordocon la legge, protegge il dirittodei cittadini alla proprietà privatae alla sua eredità”. C'è ancora qualche “ingenuo”che continua a credere che laCina sia un paese socialista?

La risposta chiaramente vacercata nella struttura, prima chenelle sovrastrutture che lariflettono.E a proposito della baseeconomica rileviamo che il 2018si è chiuso in Cina con la primacontrazione dell’attivitàindustriale. Le aziendecontinuano a licenziare: lariduzione dei posti di lavoro nelsettore ha ormai raggiunto unastriscia ininterrotta di 62 mesi.

Mentre il P”C”C abbandona a sestessi i lavoratori, le vertenze, gliscioperi e le proteste operaiecontro le chiusure e i salariarretrati si estendono,specialmente nelle areeindustriali di Guandong, Henan,Jangsu e Shandong, supportati daun giovane movimento cinese,duramente represso dallaburocrazia revisionista e liberistaal potere. La vecchia talpa stascavando bene anche in Cina!

Ungheria: il populismo gettala mascheraDal 1 gennaio 2019 è andata invigore in Ungheria la modificadel Codice del Lavoro, volutadal premier populista di destraOrban, stretto alleato di Salvini,che aumenta il lavorostraordinario annuale “legale” a400 ore, da pagare entro 3 anni.Questo significa che gli operaisaranno obbligati a lavorare seigiorni a settimana, oppure 10ore al giorno. La misura è chiaramente voltaad aumentare l’estrazione diplusvalore assoluto, dunqueaumenta lo sfruttamento deglioperai e sposta i rapporti diforza fra le classi a tuttovantaggio dei padroni, che orahanno una nuova arma diricatto nelle loro mani. La nuova legge della schiavitùsalariata è entrata in vigoresenza alcun confronto con isindacati, con una largaopposizione operaia e delleorganizzazioni sociali, che si è

manifestata nelle dimostrazionie nei blocchi stradali.L’opposizione borghese epiccolo borghese haapprofittato di questasituazione per reclamare piùlibertà nell’ambito delcapitalismo. Ma il processo dilotta di classe non è ancoraconcluso e la critica investirà lebasi del sistema, in Ungheria,come in Polonia e altrove. La legge voluta da Orbandimostra che l’offensivaantioperaia in corso in tutti ipaesi capitalistici non rallentacon i populisti al potere, ma alcontrario si indurisce.La classe operaia che in parteha sostenuto questi reazionari,attraverso la propria esperienzasi rende conto che i populistisono una falsa alternativa,interna al sistema capitalistico eutile solo ai padroni. La vostra pacchia finirà presto,signori “sovranisti”!

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febbraio 201916

NO all’intervento imperialista e allareazione borghese, solidarietà con ilavoratori e il popolo del Venezuela

Aderente alla Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)

Dal 23 gennaio è in atto inVenezuela un tentativo di colpodi Stato, attraversol’autoproclamazione apresidente ad interim di JuanGuaidò, l’oscuro ingegnerepopulista con master allaGeorge Washingon University,l’università della CIA. Siamo di fronte a un'azioneconcertata dell'opposizione diestrema destra venezuelana,dell'imperialismo USA e deigoverni complici del Brasile,Colombia, Perù, Cile, Canada,Spagna, Gran Bretagna.... cosìcome dell’Unione Europea,ansiosi di saccheggiare le grandirisorse naturali del paese(petrolio, gas, diamanti, oro,acqua dolce, coltan, torio, etc.)e sfruttare a sangue i lavoratorivenezuelani. Mentre il falco John Boltonannunciava il piano di invio di5000 soldati USA in Colombiae il Dipartimento del Tesoroyankee imponeva le sanzioniall’azienda petroliferavenezuelana, dalla Bancad’Inghilterra partiva la rapinadell’oro e delle riservemonetarie del paesesudamericano. Il governo italiano, servo dellaNATO, sotto la pressione delleforze più imperialiste cerca ditrovare una posizione perschierarsi dalla parte delfantoccio di Trump e dei gruppiborghesi venezuelani piùreazionari. L’appello a “elezioni libere edemocratiche” di Contesignifica riconoscere de factoGuaidò e negare qualsiasilegittimità a Maduro e apre leporte al riconoscimento delgolpista Guaidò, come giàhanno fatto molti altri paesieuropei. Ma quale neutralità! La storia dimostra chel’imperialismo americano,quello europeo ed altri, hannosempre ordito complottireazionari, rovesciato governilegittimi, insediato governifascisti, scatenato aggressionimilitari, imposto blocchieconomici e sanzioniantipopolari, hanno aiutato la

borghesia dei vari paesi perliquidare i governi e schiacciarele forze rivoluzionarie chemettevano sia purminimamente in pericolo lebasi del sistema capitalista.Diciamo minimamente, perchénon reputiamo il governo diMaduro un governo socialista,ma un governo di tiposocialdemocratico legato adeterminati gruppi di potere,incapace di far fronte alsabotaggio della grandeborghesia e ai gravi problemiche attanagliano il popolovenezuelano. Finora non ha attaccatoseriamente la strutturaeconomica capitalistica, non harotto la catena imperialista enon ha dimostrato la volontà dicolpire seriamente i capitalisti ele forze di destra, nemiche dellalibertà e dell’indipendenza delpaese, organizzate e spinteall’azione controrivoluzionariadagli Stati Uniti. Perciò si è manmano indebolito.Gli errori e l’incapacità politicadell’attuale governovenezuelano hanno alimentatoil malcontento delle masse cheda parte loro hanno soffertonegli ultimi anni unpeggioramento delle lorocondizioni di vita . Ciò ha determinato in ampisettori l’abbandono delprogetto politico chavista chesi era presentato comealternativa di cambiamento. Per ora il vertice dell’esercitoha confermato il suo appoggio,ma vi sono settori delle forzearmate che possono compierealtre scelte. La defezione di un alto generaledell’aviazione è un segnale cheparla chiaro: Maduro non puòcontare sulla monolitica fedeltàdelle forze armate.Questo può essere un puntodecisivo per la sopravvivenzadel suo governo.Maduro nei giorni scorsi hadato 72 ore ai diplomatici USAper lasciare il paese e hachiamato il popolo allamobilitazione. Ma ciò non basta, come non

bastano le pronunce dellamagistratura venezuelana. Nella situazione attuale, afronte della minaccia diun’invasione militare USA(un’opzione reale perl’ultrareazionario Trump), pernon finire come il Cile diAllende, ben altre misurerivoluzionarie, urgenti erisolutive, sono richieste perfar fronte alla crisi delVenezuela e ai tentativi golpistie interventisti. Altro che dialogo, ci vuole ilpugno di ferro control’oligarchia venezuelana chevuole fare del Venezuela lacinquantunesima stelladell’imperialismo USA! Il disarmo deicontrorivoluzionari borghesi el’armamento degli operai, deigiovani, delle donne, èl’alternativa per difendere ilpaese dalla minaccia concretadi un’invasione straniera.La forza delle masse direttedalla classe operaia, la loroazione antimperialista, la loropartecipazione diretta alla lottaattraverso la creazione dipropri organismi di difesa e diaffermazione dellerivendicazioni anticapitaliste, èla risposta da dare alla reazionee all’interventismo imperialista,l’unica via per avanzare sullastrada della rivoluzionesocialista.Questa è una posizionescartata dalla politica dellasocialdemocrazia del XXIsecolo, ma è sempre piùcompresa e sentita da queisettori del popolo venezuelanoche resistono e lottano nellestrade contro il bloccoimperialista USA-UE e laborghesia.

Noi esprimiamo solidarietà conla classe operaia e il popolovenezuelano, rigettiamoqualsiasi ingerenza einterferenza straniera negliaffari interni della RepubblicaBolivariana del Venezuela;rifiutiamo qualsiasiriconoscimento di Juan Guaidòe siamo a fianco della lottapopolare, per un'alternativarivoluzionaria e socialista.La soluzione della crisi delVenezuela - che va vista nelquadro dell’acutizzazione dellalotta economica politica emilitare delle grandi potenzeper l’egemonia mondiale - nonpassa per l’interventoeconomico e militare di paesiimperialisti come Cina e Russiache, dietro la facciata dellasolidarietà, si muovono per ipropri scopi e non hannonessuna intenzione discontrarsi con l’imperialismonordamericano per favorire gliinteressi della lotta proletaria. Passa invece per la rivoluzionee la democrazia popolare sottola direzione della classeoperaia. Come affermano i nostricompagni del PartitoComunista Marxista Leninistadel Venezuela, “il socialismo sicostruisce solo con l’alleanzaoperaia-contadina al potere e ilpopolo in armi!”. I lavoratori non possono essereneutrali o equidistanti di frontealle intromissioni e alleaggressioni imperialiste. Intensifichiamo lemanifestazioni di solidarietàconcreta con il popolovenezuelano aggreditodall’imperialismo e dallareazione borghese, sviluppiamola mobilitazione antimperialista!