PROGRAMMA ELETTORALE LA DESTRA SARDEGNA

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Il programma elettorale de La Destra Sardegna per le Elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013

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Cara elettrice, caro elettore "Ora credici", non e' uno slogan scelto a caso. E' l'invito al cittadino a comprendere che e' finalmente giunto il momento della Destra vera, nazionale, sociale, popolare e che sta qui, col nome del suo Segretario nazionale, Storace, impresso nostro simbolo e senza possibilità di equivoci. Sovranità e' la nostra bandiera e rinnoveremo il nostro giuramento con gli italiani, a partire dal 26 febbraio se avremo la loro fiducia per tornare a rappresentarli in Parlamento. Chiederemo voti per la sovranità dell'Italia: più seggi avremo noi tra Camera e Senato, meno forza contro l'Italia avranno la Germania, la Bce e i loro compagni italiani. Contrasteremo la sinistra, disprezzeremo i restauratori di centro, competeremo nel centrodestra per affermare diritti e Sovranità.

Un programma per il cittadino, per le famiglie, per i giovani e per le imprese. Un programma per la Sovranità, tema che dominerà la scena nei prossimi anni

e che ci vantiamo di aver rimesso per primi al centro del dibattito politico. Italia sovrana, con La Destra in Parlamento

Antonio Piu Segretario regionale La Destra

Candidato alla Camera dei Deputati

Danilo Preto Direttore Marketing e comunicazione

Sisa supermercati Italia Candidato al Senato della Repubblica

RIFORMA ARCHITETTURA DELLO STATO Sovranità significa fare dell’Italia una Repubblica Presidenziale, per restituire ai cittadini il diritto di poter scegliere il Presidente della Repubblica, conferirgli maggiori poteri e sottrarre la sua scelta agli interessi di partito. Sovranità significa abrogare le Province e gli enti inutili e costosi, restituendo maggiori competenze ai comuni e riavvicinare le Istituzioni ai cittadini. Sovranità significa ridurre i costi della politica, gli stipendi e i privilegi dei politici senza per questo intaccare il diritto alla rappresentanza. Dimezzare i parlamentari e i consiglieri regionali è solo un’operazione di facciata che rischia di creare nuove caste e una nuova élite. Siamo per un dimezzamento degli stipendi dei politici, a tutti i livelli, per restituire alla politica la sua missione di servizio alla comunità e non di carrierismo personale. TASSE, FISCO e LAVORO Sovranità significa restituire potere d’acquisto alle famiglie e una moneta che conti veramente. Le tasse e il debito pubblico sono aumentati: Monti dice che le ha diminuite. Le uniche cose che sono diminuite invece sono:

il potere d'acquisto delle famiglie: -4,1% il Prodotto Interno Lordo: -2,5% il mercato immobiliare: -23%

Il sistema fiscale in Italia è opprimente sia per le imprese che per le persone. La situazione si è inoltre ulteriormente aggravata negli ultimi anni per le politiche di rigore nei conti pubblici che hanno richiesto sacrifici sia alle famiglie che agli operatori economici. Occorre avviare un progetto che, recuperando risorse dalla lotta all’evasione, dalla tassazioni dei capitali all’estero e dalla razionalizzazione dei benefici fiscali consenta un abbassamento del cuneo fiscale, uno “spread” che ci allontana dall’Europa e toglie competitività alle nostre imprese, distribuendone i vantaggi tra aziende e lavoratori. Bene quindi le ipotesi di revisione della legge di stabilità che ne prevedono il taglio, ma bisogna fare anche ogni sforzo possibile per evitare l’aumento di un punto dell’aliquota Iva del 21%, che non può essere elemento di compensazione per il taglio al cuneo fiscale. Per restituire respiro ai contribuenti italiani e competitività alle imprese, proponiamo:

togliere l’Imu dalla prima casa, frutto del sudore e della fatica di una vita intera e già ampiamente tassata;

stop ad ogni ipotesi di ulteriore aumento pressione fiscale; detassazione degli utili reinvestiti dalle aziende; detrazioni fiscali per le imprese che assumono giovani; favorire l'impresa under 35 e semplificare le procedure amministrative per la loro creazione; puntare su turismo e ambiente:

giù l'Iva di settore abbattere IMU per fabbricati e terreni agricoli riduzioni fiscali per le imprese verdi e giovani tutela degli interessi nazionali in Europa tutela dei marchi DOP e delle tipicità locali tutela della produzione italiana dalla contraffazione

Nonostante gli auspici che hanno accompagnato la legge di riforma del mercato del lavoro, quest’ultimo è ancora troppo rigido e caratterizzato da una scarsa flessibilità in entrata, in uscita e nello svolgimento delle prestazioni, elemento — quest’ultimo — particolarmente importante per ottenere un recupero di efficienza. Una maggiore flessibilità darebbe più produttività e competitività alle imprese, migliorandone anche la capacità di andare all’estero e di cogliere le opportunità di crescita sui nuovi mercati internazionali; attirerebbe maggiori investimenti dell’imprenditoria estera, con positive ricadute occupazionali; scoraggerebbe meno le assunzioni. La riforma irrigidisce il part time e non riesce a cogliere, per quanto riguarda il tempo determinato, le specificità di alcuni settori, come ad esempio quelli del commercio e della distribuzione, caratterizzati da periodi discontinui di forti picchi nelle vendite. Finora non si è compresa la necessità, per l’economia del Paese, di non disincentivare (con un ulteriore incremento del costo del lavoro previsto da un’aliquota aggiuntiva ASPI dell’1,4% della retribuzione lorda, introdotta per finanziare i nuovi ammortizzatori sociali) possibili investimenti nazionali ed internazionali correlati all’avvio di nuove attività/aperture/progetti che presuppongono un importante ricorso nella fase di start up di contratti di lavoro a tempo determinato. Questo rende inutilmente più costosi gli investimenti in nuove aperture, ristrutturazioni, startup di iniziative e progetti, tutte attività nelle quali viene utilizzato il tempo determinato. Di fronte ad un continuo aumento della disoccupazione, in particolare quella giovanile, che ha ormai superato il 37%, occorre combattere questa emergenza con una urgente attuazione delle politiche attive promesse dalla riforma del mercato del lavoro e con più efficaci strumenti di incontro tra domanda e offerta di lavoro. MENO BUROCRAZIA, PIU’ SEMPLIFICAZIONI PER LE IMPRESE, PIU’ EFFICIENZA PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Sovranità significa pretendere che, nell’ottica di una reale semplificazione delle attività economiche, vengano emanati i regolamenti attuativi, al fine di individuare le attività per le quali permane l’atto preventivo di assenso dell’amministrazione e di disciplinare i requisiti per l’esercizio delle attività economiche, nonché i termini e le modalità per l’esercizio dei poteri di controllo dell’amministrazione, individuando le disposizioni di legge e regolamentari dello Stato che vengono abrogati a decorrere dalla data di entrata in vigore dei regolamenti stessi. Per svolgere le pratiche amministrative, un’impresa del comparto della Distribuzione Moderna, ad esempio, dedica in un anno risorse pari all’ 1,15% del proprio fatturato (130 miliardi di euro annui). Le recenti decisioni dal Governo sui termini di pagamento per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione rappresentano un provvedimento che potrà contribuire a ridare fiato alle imprese e a portare in Italia nuovi investimenti dall’estero. Il recepimento della Direttiva Europea sui termini di pagamento (che stabilisce in 60 gg il limite massimo per i pagamenti lasciando però, nelle trattative tra imprese, la possibilità di diverso accordo) riguarda ogni tipo di prodotto ed è nostra opinione che anche l’art. 62 che disciplina, tra gli altri aspetti, in maniera oltremodo rigida, i pagamenti nel settore agroalimentare, vi si debba adeguare. La Pubblica Amministrazione deve diventare un alleato delle imprese e dei cittadini, non un avversario da temere o dal quale fuggire. Serve meno burocrazia e più semplificazione per una maggiore efficienza di sistema. E’ necessario rendere più fluidi i rapporti tra soggetti, per recuperare tempi e risorse da dedicare ad attività che possano creare valore.

IL RAPPORTO STATO-REGIONI Sovranità significa riappropriarsi del corretto modo di intendere il quadro di riferimento nazionale contro un distorto modo di concepire il federalismo e le sue derive autonomistiche, indipendentiste e isolazioniste. Va certamente risolta la vertenza Stato-Regione, restituendo ai cittadini la potestà di buona parte delle tasse versate allo Stato e garantendo una reale e capillare presenza e possibilità di servizi essenziali, ma il tema della ripartizione della potestà legislativa fra Stato e Regioni, come disciplinata dalla riforma del Titolo V della Costituzione, merita un sostanziale ripensamento avendo prodotto una situazione di grande complessità gestionale, in particolar modo per le imprese a carattere nazionale: 21 ordinamenti regionali differenti fra loro, ciascuno diverso dall’altro tanto da comportare un costoso processo di adattamento dell’attività operativa d’impresa. In sostanza, come detto dall’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato nella sua ultima segnalazione di ottobre :

“... va semplificato il peculiare “federalismo” italiano .... che è confuso e irresponsabile. Troppi attori istituzionali, con competenze sovrapposte e interferenti tra loro, sostanzialmente dotati di potere di

veto, ma privi di responsabilità “ La disciplina amministrativa del Commercio ne è un esempio lampante: gli interventi legislativi dello Stato intesi ad assicurare una disciplina nuova e di stimolo per l’attività di impresa, e dunque di favore per la liberalizzazione degli orari di apertura non trovano riscontro negli interventi delle Regioni, che hanno varato provvedimenti contrastanti con le norme nazionali. Si tratta di azioni che creano incertezza tra le imprese e ne frenano gli investimenti, con danno per l’intero Paese; per contro, l’adeguamento alle norme statali di riforma costituisce unico strumento per garantire uno sviluppo del settore armonico ed equilibrato tra tutte le formule distributive, sostenendo e incentivando l’ammodernamento del dettaglio tradizionale, pensando a una politica di distretti del commercio, rivalorizzando e potenziando i centri storici delle città. La recente sentenza della Corte Costituzionale che ha respinto il ricorso di otto Regioni (Piemonte, Veneto, Sicilia, Lazio, Lombardia, Sardegna, Toscana, Friuli Venezia Giulia) contro l’art. 31, della legge “Salva Italia” ritenuto, dalle ricorrenti, invasivo della competenza legislativa regionale in materia di commercio, contribuisce a fare chiarezza nel rapporto tra Stato e Regioni. Essa infatti conferma l’approccio liberista e pro-concorrenziale del provvedimento statale e ne afferma la piena legittimità, in quanto emanato a tutela della concorrenza, materia di competenza esclusiva del legislatore statale. Asserisce inoltre che non vi è alcuna disposizione europea incompatibile con una normativa interna che disciplini giorni e orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali. E’ stato riconosciuto che la normativa nazionale “persegue un obiettivo legittimo alla luce del diritto comunitario” in quanto “le discipline nazionali che limitano le aperture domenicali degli esercizi commerciali costituiscono l’espressione di determinate

scelte rispondenti alle peculiarità socio culturali nazionali o regionali” e “spetta agli Stati membri effettuare queste scelte attenendosi alle prescrizioni del diritto comunitario”.

Occorre puntare ad un sistema nel quale le Regioni rappresentino un decentramento del potere coerente ai principi costituzionali di tutela, efficienza e libertà del mercato e della concorrenza, valorizzando gli organismi che siano in grado di governare questo processo di localizzazione decisionale per orientarlo nella giusta direzione, prima fra tutte la Conferenza Stato-Regioni, così che possa armonizzare gli interventi delle Regioni nelle materie di loro competenza in coerenza con le indicazioni del governo.

INDIPENDENZA ENERGETICA Sovranità significa anche non soffrire più di quel deficit energetico che ci pone in forte dipendenza dal rifornimento estero per il soddisfacimento dei propri bisogni. L’Italia paga l’energia il 30 o 40% in più rispetto agli altri Paesi. Inoltre, la riduzione dei consumi registrata nel 2012 e prevista anche nel 2013, sta generando un minor gettito per lo Stato, che per mantenere i propri impegni economici ha la necessità di incrementare le tariffe, in particolare la A3 che copre gli incentivi per le rinnovabili che pesano per il 90 % sul totale degli incentivi di sistema. Ciò sta producendo e produrrà sempre più incrementi di costo energetico depressivi per il sistema delle imprese. Occorre rapidamente dare seguito al piano di sviluppo strutturale e delle soluzioni energetiche che sostengono la white-green economy previste nella recente Strategia Energetica Nazionale che ci porti progressivamente anche a ridurre la dipendenza dall’estero. TURISMO e AGRICOLTURA Sovranità significa riappropriarsi e sostenere due settori importanti della nostra economia nazionale, perno intorno al quale si è costruito anche il tessuto economico della Sardegna e la sussistenza di intere generazioni di sardi. La struttura economica del Paese è ormai centrata sul terziario, responsabile di circa il 70% del Valore Aggiunto nazionale e all’interno del terziario turismo e commercio giocano un ruolo fondamentale. In particolare il turismo rappresenta una risorsa essenziale, in chiave di sviluppo e di assorbimento occupazionale, che invece non si riesce a sfruttare nel modo adeguato:

occorre ripensare ad una nuova politica di rilancio del settore, dirottando in quest’ambito investimenti destinati al miglior funzionamento di un’agenzia per la promozione del nostro Paese all’estero, alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale, alla dotazione delle infrastrutture necessarie per l’accoglienza dei turisti.

Un fattore importante in questo senso è rappresentato dal binomio turismo-commercio, in grado di esprimere forti sinergie per sviluppare una capacità attrattiva del nostro Paese unica al mondo, purché sia lasciata all’imprenditore commerciale la piena libertà di adeguare la propria offerta in termini di orari di apertura dei punti vendita, anche durante la domenica e nei giorni festivi, alle esigenze dei consumatori, cittadini e turisti.

occorre una riforma dell’agricoltura che introduca più efficienza e competitività. Il settore agroalimentare italiano appare inefficiente e non in grado di affrontare la nuova concorrenza internazionale;

occorre favorire un complessivo processo di ammodernamento, promuovendo innovazione, accorciamento delle filiere, miglioramenti logistici, ampliamento delle dimensioni d’impresa, una migliore organizzazione della produzione.

Condizioni necessarie per rimettere in moto questo settore trainante dell’economica del nostro Paese e della nostra regione sono:

l’abbattimento dell’IMU per terreni e fabbricati agricoli; favorire le imprese giovani e che utilizzino fonti energetiche rinnovabili detassare gli utili reinvestiti nelle aziende agricole; favorire un più semplice e rapido accesso al credito; occorre rendere la nostra agricoltura più efficiente e competitiva, aiutarla a superare i suoi gap

strutturali di eccessiva frammentazione;

Le imprese che operano nel settore del commercio e della distribuzione sentono il bisogno di un settore agricolo che si consolidi, che possa garantire quantità e continuità nelle forniture e che rafforzi la sua capacita di esportare. Per le piccole e medie aziende alimentari efficienti il rapporto con la distribuzione rappresenta una grande potenzialità, sia nazionale che internazionale, dando l’opportunità di costruire una relazione orientata al successo di entrambi i protagonisti. La distribuzione rappresenta anche uno straordinario veicolo di diffusione e valorizzazione del “Made in Italy”, portando sulla tavola dei consumatori le produzioni locali di qualità e le eccellenze della nostra agricoltura attraverso i prodotti Dop e Igp. SICUREZZA e LEGALITA’ Sovranità significa sentirsi liberi a casa propria, nelle nostre strade, nelle nostre città. Liberi di fare impresa e di poter operare in un contesto di sicurezza e legalità. Significa potenziare e incentivare economicamente le forze dell'ordine, che sono il vero presidio della legalità e della sicurezza sul territorio. Sovranità significa riconoscere al cittadino il diritto, non solo ad essere risarcito in tempi certi dallo Stato, in caso di sentenze o provvedimenti giudiziari iniqui o ingiusti, ma di poter anche pretendere che il giudice che sbaglia debba assumersi e pagare la responsabilità civile dei propri atti. Sovranità significa anche scrollarci di dosso i costi eccessivi di mantenimento delle strutture e della popolazione carceraria, specie se il 35% di carcerati sono stranieri. Perciò niente indulti o amnistie per risolvere il problema del sovraffollamento, ma una soluzione semplice:

gli stranieri che commettono reati in Italia, tornino nelle patrie galere a scontare la loro pena Sovranità significa anche disegnare un quadro di legalità che garantisca sviluppo e pari opportunità tra cittadini e tra imprese.

Occorre promuovere nel nostro Paese la realizzazione di un quadro di maggiore legalità che possa rappresentare uno stimolo per lo sviluppo e che riesca a garantire eguaglianza tra i cittadini e pari opportunità competitive tra le imprese.

La giustizia in Italia è troppo lenta. La lunghezza dei processi civili crea un quadro di incertezza nel quale le aziende non riescono a prendere decisioni e ad avere una gestione programmata delle proprie attività. La lentezza della giustizia è inoltre una delle cause che frenano gli investimenti (anche stranieri) nel nostro Paese, per i quali la mancanza di un quadro di riferimento certo rappresenta un ostacolo spesso insormontabile. Lo stato di salute della nostra giustizia costituisce quindi un vero e proprio costo per il Paese.

Occorre combattere l’evasione, una piaga che affligge il nostro Paese, che sottrae risorse da investire nella crescita, che crea disuguaglianze tra i cittadini e fenomeni di concorrenza sleale tra imprese. Negli ultimi tempi sono stati fatti passi avanti ma è necessario continuare con determinazione questa battaglia per allineare l’Italia ai parametri dei Paesi europei più avanzati.

Anche la lotta alla contraffazione deve essere considerata un obiettivo prioritario. Questo fenomeno, che ha raggiunto ormai dimensioni notevoli sia nel campo alimentare che in quello non alimentare, penalizza pesantemente il “made in Italy” e rappresenta un ostacolo concreto per la ripresa della nostra economia e per le nostre imprese che hanno maggiori difficoltà nel cogliere le opportunità che offrono i mercati internazionali.

Infine è necessario contrastare ogni forma di abusivismo, un’altra pratica che nel nostro Paese ha assunto quantificazioni preoccupanti e rappresenta una forma di concorrenza sleale e scorretta che penalizza la distribuzione regolare e rispettosa di leggi e norme.

INSULARITA’, CONCORRENZA e TRASPORTI Sovranità significa risolvere, a vantaggio dei sardi, l’annoso problema dei trasporti e della continuità territoriale. Solo intervenendo sui prezzi dei trasporti e dei carburanti e riducendo le tasse si può rimettere in moto la competitività delle nostre imprese, ponendole in una situazione di sostanziale equilibrio con quelle della penisola:

continuità territoriale interna, migliorando la rete viaria nelle zone interne; continuità territoriale portuale e aeroportuale per passeggeri e merci; potenziare la rete ferroviaria e il trasporto merci su rotaia verso i porti di Cagliari, Porto Torres e Olbia,

imponendo a Trenitalia di rivedere la sua strategia di disimpegno; potenziare gli scali aeroportuali, aprendo sempre di più alle compagnie di voli low cost, immaginando

di poter dotare anche l’interno Sardegna di uno scalo turistico.

EUROPA Sovranità significa riappropriarci del diritto di scelta per le decisioni prese in Europa e che riguardano da vicino il nostro Paese, la nostra identità culturale e religiosa, la nostra economia, la nostra politica. Meno euro-burocrazia, più Europa dei popoli e delle nazioni. L’Europa della moneta così com’è non la vogliamo più, il nostro sogno si chiama Europa dei popoli e può esistere solo se c’è la politica, che oggi è assente. Anche il Premier inglese David Cameron qualche giorno fa ha affermato che «il divario tra Ue e cittadini è aumentato negli ultimi anni, e questo è sintomo della mancanza di senso democratico». E’ vero e lo sosteniamo da tempo. Bisogna riportare la politica al centro dell’Europa. Prima si rafforzino gli Stati nazionali e poi si costruisca l’Europa dei popoli. Per cancellare l'euro-burocrazia, proporremo un referendum popolare per rivedere il Fiscal compact, il trattato fiscale che ci lega per i prossimi vent'anni a leggi finanziarie dettate dalla casta europea.

FAMIGLIA e SOCIETA’ Sovranità significa anche rispetto della nostra tradizione culturale. E al centro va posta la famiglia. Qui la proposta del centrodestra è radicalmente alternativa a Bersani e Vendola. La via maestra non può essere inventare altre tipologie di famiglia. Ci basta tutelare quelle esistenti:

micro-credito per giovani coppie, anche per giovani senza lavoro; sgravi fiscali per famiglie numerose e quoziente familiare; mutuo sociale per l’acquisto della prima casa; bonus natalità;

Siamo riusciti a far inserire nel programma del Centro-Destra una formula che chiarisce un valore, per noi sacro:

"la difesa e il sostegno alla famiglia, comunità naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la promozione della dignità della persona e la tutela della vita, della libertà economica, educativa e

religiosa, della proprietà privata, della dignità del lavoro, la solidarietà e la sussidiarietà saranno i punti di riferimento della nostra azione legislativa"

Da ciò segue la nostra assoluta contrarietà a qualsiasi possibilità di matrimoni e adozioni per coppie di omosessuali. Nel programma del Centro-Destra si legge: "ripristino delle opportunità di accesso ai servizi pubblici a domanda individuale per i cittadini italiani" e ancora:

“il ripristino delle condizioni di parità per i cittadini italiani nelle assegnazioni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica"

Si tratta, in buona sostanza, della nostra battaglia sulla PREFERENZA NAZIONALE, perché Sovranità significa anche riappropriarci di ciò che ci appartiene, prevedendo ad esempio che per l’assegnazione degli alloggi popolari, per la fruizione dei servizi sociali, degli asili nido e della sanità vengano tutelati prima gli interessi degli italiani e solo dopo quelli degli stranieri che hanno deciso di vivere stabilmente in Italia, rispettando le nostre regole, il nostra cultura, il nostro credo.