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progetto urbano IL PERIODICO DEI PROFESSIONISTI DEL COSTRUIRE 2016 - anno 10 - numero II Per il Consiglio di Stato è legittimo non intervenire sugli ascensori costruiti prima del 1999 A Selva di Val Gardena uno straordinario esempio di edilizia moderna Ma la sicurezza deve restare una priorità. In Italia almeno 700mila vecchi ascensori Per superare la pendenza, Perathoner Architects si affida ad IdealPark L’adeguamento è un obbligo? Un montauto rivoluzionario Ogni giorno milioni di italiani usano ascensori vecchi, che han- no dotazioni di sicurezza non in linea con gli auali standard europei; questi funzionano sulla base di leggi e regolamenti vec- chi che non prevedono gli obbli- ghi di sicurezza minimi previsti sugli impianti moderni. Si traa di almeno 700mila impianti ri- salenti al secolo scorso. Questo significa che sono fuorilegge? Recentemente su questo tema si è espresso il Consiglio di Stato che con parere 1852/2016 ha rite- nuto valida la scelta del governo di non imporre l’obbligo di ade- guare gli impianti ante 1999, ma la sicurezza degli elevatori rima- ne una priorità a cui tui, pro- prietari e manutentori, devono tendere. a pagina 3 A Selva di Val Gardena, a 1.563 metri di altezza, immersi tra le maestose cime delle Dolo- miti, è stata progeata dallo studio Perathoner Architects un’abitazione con linguaggio architeonico particolare. L’e- dificio è ubicato su un terreno in pendenza con poco spazio circostante. Proprio per que- sto motivo e per evitare un’an- tiestetica rampa i progeisti hanno deciso di installare un montauto invisibile dall’ester- no davvero rivoluzionario. a pagina 7 Un viaggio quasi fiabesco all’in- terno di un’azienda che “eleva” i sogni a realtà. Ai piedi delle colline veronesi, nella zona in- dustriale di Settimo di Pescan- tina, ha sede la Pizzeghella e Stevan S.r.l., realtà radicata nel territorio veronese che ha fatto arte della sfida di elevare. L’ani- ma forte alle spalle dell’azienda ha il volto e il cuore di Alvaro Stevan. Stevan non è solo un colle- zionista, ma anche in qualche modo a sua volta un artista. Infatti, aiutato dai più affezio- nati operai in pensione, cura personalmente la manutenzio- ne ordinaria degli spazi interni dell’azienda e realizza personal- mente elementi che completa- no la già affollata esposizione. a pagina 5 Il Traffic Scorecard 2015, l’ul- timo rapporto stilato da Inrix, rappresenta il punto di riferi- mento per amministrazioni e città, in Europa e negli Stati Uniti, per la misurazione dei progressi nella mobilità urbana. Il rapporto analizza i livelli di congestione in 96 città europee nel corso del 2015. I livelli di traffico in Italia sono comples- sivamente in calo per il secon- do anno consecutivo: gli auto- mobilisti hanno speso in media 19 ore fermi in coda, un’ora in meno rispetto al 2014. a pagina 14 Arte e storia nella fabbrica degli ascensori Fermi in coda per 19 ore in un anno Rivista ArchitettiVerona IN QUESTO NUMERO P.8 | MUSICA FIERA DI CREMONA Un Revolving Stage per il “Bat-Piano” P.9 | CULTURA L’ANALISI Critica d’arte o arte della critica? P.12-13 | STORIA L’EVOLUZIONE Il cuneo, dai Sumeri fino ai giorni nostri IN PILLOLE... Un attico in stile Hollywood, tra natura e design nella zona produttiva di Schio. Il sogno di Roberto Costa si avvera IN PILLOLE... A fine gennaio, alla fiera Bau di Monaco, Wöhr Autoparksysteme e IdealPark presenteranno parcheggi che ricaricano l’auto e ascensori per vetture UNA BARRIERA DEFINITIVA CONTRO L’UMIDITA’ ASCENDENTE DEI MURI. ALL’UMIDITÀ STOP Peter Cox Organismo accreditato da ACCREDIA Body accredited by ACCREDIA UNI EN ISO 9001:2008 www.petercoxitalia.it Verona Tel. 045 830301 3 • Milano Tel. 02 730675 • Roma Tel. 06 6869326 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nr.46) art. 1, comma 1, CNS VR - Editrice Gruppo Editoriale Omnibus

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progettourbanoI L P E R I O D I C O D E I P R O F E S S I O N I S T I D E L C O S T R U I R E 2016 - anno 10 - numero II

Per il Consiglio di Stato è legittimo non intervenire sugli ascensori costruiti prima del 1999

A Selva di Val Gardena uno straordinario esempio di edilizia moderna

Ma la sicurezza deve restare una priorità. In Italia almeno 700mila vecchi ascensori

Per superare la pendenza, Perathoner Architects si affida ad IdealPark

L’adeguamento è un obbligo?

Un montauto rivoluzionario

Ogni giorno milioni di italiani usano ascensori vecchi, che han-no dotazioni di sicurezza non in linea con gli attuali standard europei; questi funzionano sulla base di leggi e regolamenti vec-chi che non prevedono gli obbli-ghi di sicurezza minimi previsti sugli impianti moderni. Si tratta di almeno 700mila impianti ri-salenti al secolo scorso. Questo significa che sono fuorilegge? Recentemente su questo tema si è espresso il Consiglio di Stato che con parere 1852/2016 ha rite-nuto valida la scelta del governo di non imporre l’obbligo di ade-guare gli impianti ante 1999, ma la sicurezza degli elevatori rima-ne una priorità a cui tutti, pro-prietari e manutentori, devono tendere.

a pagina 3

A Selva di Val Gardena, a 1.563 metri di altezza, immersi tra le maestose cime delle Dolo-miti, è stata progettata dallo studio Perathoner Architects un’abitazione con linguaggio architettonico particolare. L’e-dificio è ubicato su un terreno in pendenza con poco spazio circostante. Proprio per que-sto motivo e per evitare un’an-tiestetica rampa i progettisti hanno deciso di installare un montauto invisibile dall’ester-no davvero rivoluzionario.

a pagina 7

Un viaggio quasi fiabesco all’in-terno di un’azienda che “eleva” i sogni a realtà. Ai piedi delle colline veronesi, nella zona in-dustriale di Settimo di Pescan-tina, ha sede la Pizzeghella e Stevan S.r.l., realtà radicata nel territorio veronese che ha fatto arte della sfida di elevare. L’ani-ma forte alle spalle dell’azienda ha il volto e il cuore di Alvaro Stevan. Stevan non è solo un colle-zionista, ma anche in qualche modo a sua volta un artista. Infatti, aiutato dai più affezio-nati operai in pensione, cura personalmente la manutenzio-ne ordinaria degli spazi interni dell’azienda e realizza personal-mente elementi che completa-no la già affollata esposizione.

a pagina 5

Il Traffic Scorecard 2015, l’ul-timo rapporto stilato da Inrix, rappresenta il punto di riferi-mento per amministrazioni e città, in Europa e negli Stati Uniti, per la misurazione dei progressi nella mobilità urbana.Il rapporto analizza i livelli di congestione in 96 città europee nel corso del 2015. I livelli di traffico in Italia sono comples-sivamente in calo per il secon-do anno consecutivo: gli auto-mobilisti hanno speso in media 19 ore fermi in coda, un’ora in meno rispetto al 2014.

a pagina 14

Arte e storianella fabbrica degli ascensori

Fermi in codaper 19 orein un anno

Rivista ArchitettiVerona

IN QUESTO NUMERO

P.8 | MUSICA

FIERA DI CREMONA

Un Revolving Stage

per il “Bat-Piano”

P.9 | CULTURA

L ’ANALISI

Critica d’arte

o arte della critica?

P.12-13 | STORIA

L ’EVOLUZIONE

Il cuneo, dai Sumeri

fino ai giorni nostri

IN PILLOLE...Un attico in stile Hollywood, tra natura e design nella zona produttiva di Schio. Il sogno di Roberto Costa si avvera

IN PILLOLE...A fine gennaio, alla fiera

Bau di Monaco, Wöhr Autoparksysteme e

IdealPark presenteranno parcheggi che ricaricano

l’auto e ascensori per vetture

UNA BARRIERA DEFINITIVA CONTROL’UMIDITA’ ASCENDENTE DEI MURI.

ALL’UMIDITÀSTOP

Peter Cox

Organismo accreditato da ACCREDIABody accredited by ACCREDIA

UNI EN ISO 9001:2008

www.petercoxi tal ia. i t

Verona Tel. 045 830301 3 • Milano Tel. 02 730675 • Roma Tel. 06 6869326

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S e n o n c i c o n o s c i c o n t a t t a c i , m i g l i o r e r e m o i l s e r v i z i o e t i f a r e m o r i s p a r m i a r e .

S i a m o l ’ u n i c a s t r u t t u r a i t a l i a n a c h e p r o d u c e a s c e n s o r i e p e z z i d i r i c a m b i o .

ASCENSORIPIATTAFORME ELEVATRICI

MONTASCALEMONTACARICHI

I N S T A L L A Z I O N E • M A N U T E N Z I O N E • A S S I S T E N Z A 2 4 H

A b b i a m oO l t r e 5 0 a n n i d i e s p e r i e n z a n e l s e t t o r e

3 5 0 0 e d i f i c i i n g e s t i o n e7 0 p e r s o n e a v o s t r a d i s p o s i z i o n e

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progettourbano dicembre20163

Parere del Consiglio di Stato che sancisce la legittimità formale della scelta di non intervenire sui vecchi impianti

I magistrati segnalano che la responsabilità del mancato adeguamento ricade sulla proprietà e sulla ditta incaricata alla manutenzione

Ascensori costruiti prima del 1999 C’è l’obbligo di adeguamento?Mai nessuno ha pensato di intro-durre una “tassa sugli ascensori”, ma grazie al clamore mediatico di questa falsa notizia, creata ad arte dalla lobby dei grandi proprietari immobiliari, circa 700 mila impianti installati prima del 1999 in Italia po-trebbero essere a rischio sicurezza.Ogni giorno milioni di italiani usa-no ascensori vecchi, che hanno do-tazioni di sicurezza non in linea con gli attuali standard europei; questi funzionano sulla base di leggi e re-golamenti vecchi che non prevedo-no gli obblighi di sicurezza minimi previsti sugli impianti moderni. Tra questi, i sensori per impedire l’urto

accidentale contro le porte in chiu-sura, il livellamento della cabina ascensore con il pianerottolo, il col-legamento telefonico con un centro di assistenza operante 24 ore su 24 in caso di persone bloccate in cabi-na. I media affrontano questo tema solo in momenti tragici ma ogni giorno in Italia si verificano decine di incidenti con costi sociali e sani-tari elevatissimi.Recentemente su questo tema si è espresso il Consiglio di Stato che con parere 1852/2016 ha ritenuto valida la scelta di non imporre l’ob-bligo di adeguare gli impianti ante 1999 ma la sicurezza rimane una priorità. Tuttavia il Consiglio di Stato segna-la al Governo che pur non poten-do censurare la scelta di non agire sugli ascensori ante 1999, formal-mente legittima poiché la materia è disciplinata non dalla direttiva 2014/33/Ue a cui si dà attuazione con il regolamento in esame, ma dalla Raccomandazione 95/216/CE che è atto non vincolante, è neces-sario intervenire sulla sicurezza con urgenza.Trattandosi di materia attinente all’incolumità pubblica, il Consiglio di Stato suggerisce di “non correre il rischio che una significativa dif-ferenza degli standard di sicurez-za tra vecchi e nuovi impianti sia percepita come un’ingiustificata di-scriminazione che patiscono i pro-prietari di edifici acquistati in epo-ca più antica, legata a un mancato adeguamento alle nuove norme di sicurezza”. Infatti in Italia, secondo i dati forniti dalle stesse associazioni di catego-ria rappresentative degli operatori del settore, vi sono circa 700.000 ascensori installati antecedente-mente all’attuazione (nel 1999) della

Direttiva 95/16 CE, che ha previsto requisiti di sicurezza più efficaci e rigorosi rispetto a quelli all’epo-ca in uso e in linea con quelli ora sostanzialmente confermati dalla nuova direttiva. Il Consiglio di Sta-to sottolinea che tali ascensori, ove non siano stati oggetto di autono-mi interventi di adeguamento o di sostituzione di parti e componenti, non garantiscono a chi li utilizza il medesimo livello di sicurezza dagli ascensori installati più recentemen-te ed in conformità alla predetta direttiva. È stato stimato che dei predetti 700.000 ascensori installati prima del 1999 circa il 40% siano ancora caratterizzati da un’inade-guata precisione di arresto della cabina dell’ascensore (problema cui risulta connesso più di un terzo degli infortuni rilevati), circa il 35% presentino problemi relativamente all’adeguatezza dei sistemi di pro-tezione contro urti e schiacciamen-to per la chiusura delle porte della cabina o al piano (carenza cui risul-ta connesso più di un quarto degli infortuni rilevati), e circa il 70% è sprovvisto di adeguati dispositivi di illuminazione di emergenza o di richiesta di aiuto dalla cabina. Va ricordato che il nuovo regolamen-to, che andrà a modificare il DPR 162/1999, riguarderà gli ascensori, intesi come prodotti finiti e instal-lati in modo permanente in edifici o costruzioni, e i componenti di si-curezza per ascensori, prodotti da un fabbricante nell’Unione europea

oppure importati da un paese ter-zo.Il provvedimento tiene conto del-le innovazioni in materia di ac-creditamento degli organismi di valutazione della conformità, di vigilanza e controllo del mercato per quanto riguarda la commercia-lizzazione dei prodotti, di principi generali della marcatura CE e di stato compatibile. Le nuove norme prevedono una serie di obblighi per installatori, fabbricanti, impor-tatori e distributori; ad esempio gli installatori devono conservare tutta la documentazione tecnica che di-mostri la conformità dell’ascensore, i fabbricanti devono garantire che i componenti di sicurezza siano conformi e nel caso di difformità devono prevedere il ritiro del com-ponente. In principio lo schema di regolamento prevedeva nuove ve-rifiche sugli impianti esistenti, “at-tribuendo ai soggetti verificatori la facoltà di prescrivere una serie di costosi interventi a carico dei pro-prietari di casa”. Dopo le polemi-che sollevate da Confedilizia tale prescrizione è stata eliminata.Ma facciamo una breve analisi della normativa sull’argomento.Primo decreto correttivo: nel 2014 la Camera aveva approvato un primo schema di decreto che modificava il D.P.R. 162/1999 (di attuazione della Dir. 2014/33/UE), al fine di chiudere la procedura di infrazione avviata contro l’Italia dalla Commissione Europea, per il non corretto recepi-

mento della Dir. 95/16/CE e per sol-lecitare il Governo a provvedere, in tempi brevi, all’aggiornamento dei requisiti di sicurezza degli ascenso-ri installati precedentemente all’en-trata in vigore del D.P.R. 162/1999 e privi quindi della marcatura euro-pea. Nel contempo si voleva ripri-stinare un organo competente che potesse garantire il rilascio delle abilitazioni necessarie all’esercizio dell’attività di manutenzione di ascensori e montacarichi, nel rispet-to della normativa sulla sicurezza prevista dalla Dir. 2014/33/UE.Quest’ultima direttiva, emanata dalla Commissione Europea, pre-vedeva l’armonizzazione delle legi-slazioni degli Stati membri relative agli ascensori e ai componenti di sicurezza degli stessi apparecchi e dunque che gli stessi aspetti tecnici e i requisiti prestazionali dei vari componenti, dovessero adeguarsi e uniformarsi agli standard previsti; lo stesso dicasi per le certificazioni e documentazioni varie rilasciate dai produttori. Il 20 giugno 2016 è stato quindi approvato un secondo sche-ma correttivo del D.P.R. 162/1999 che ha puntato ad innalzare i livelli di sicurezza degli ascensori, sia di quelli installati permanentemente negli edifici, che dei componenti di sicurezza per quelli nuovi prodotti da un fabbricante nell’Unione o dei componenti nuovi o usati importa-ti da un paese terzo. È stato quindi rimesso in vigore il “certificato di abilitazione” per i manutentori (ri-

lasciato dalle Prefetture dopo una prova teorico-pratica), e sono stati responsabilizzati al rispetto della normativa e alla protezione della salute e della sicurezza delle perso-ne anche gli installatori, i verifica-tori, i produttori i distributori e gli operatori economici.È stata poi annullata la norma pre-vista dal primo decreto correttivo (quello del 2014), che obbligava i verificatori, in occasione della pri-ma verifica periodica sugli ascenso-ri in servizio anteriormente al 1999, di eseguire ulteriori controlli sui requisiti minimi di sicurezza (come indicati nel D.Lgs. 17/2010, di attua-

zione della Dir. 2006/42/CE relativa alle macchine) con conseguenti ag-gravi di costi per i proprietari de-gli impianti. Secondo il parere del Consiglio di Stato, il regolamento approvato è apprezzabile per gli obiettivi che si pone a medio e lun-go termine, nel rispetto della nor-mativa europea: ovvero controllo e miglioramento del mercato; accre-scimento della credibilità del mar-chio CE; abbattimento del rischio di vendita; messa in servizio di ascen-sori e componenti non conformi alla sicurezza; tutela della salute e dell’incolumità sia dei consumatori che dei verificatori e manutentori; miglioramento della competitivi-tà delle imprese e degli organismi notificati che rispettano gli obblighi normativi. In merito alla decisione del Governo di non intervenire sulla sicurezza degli ascensori in servizio ed instal-lati anteriormente al 1999, il Consi-glio di Stato ha dichiarato tale scel-ta legittima in quanto “la materia è disciplinata non dalla Direttiva cui si dà attuazione con il regolamento in esame, ma con la Racc. 95/216/CE - sul miglioramento della sicurezza degli ascensori esistenti - che è atto non vincolante”. Tale Raccoman-dazione, infatti, invita tutti i Paesi membri che non prevedano un’a-deguata legislazione, a predisporre una serie di disposizioni e misure supplementari che: assicurino una manutenzione soddisfacente del parco ascensori esistente; miglio-rino la sicurezza del suddetto par-co basandosi sui principi riportati nell’allegato alla Raccomandazione. Nel contempo, però, il Consiglio di Stato ha invitato comunque a pre-vedere una serie di misure urgenti che possano garantire la massima sicurezza per la collettività.

Il 70% delle cabine più datate

è sprovvisto di adeguati dispositivi

di illuminazione di emergenza o di richiesta di aiuto

Il 40% del vecchio parco elevatori è caretterizzato da un’inadeguata

precisione di arresto che provoca un terzo

degli infortuni

IN PILLOLE...Ogni giorno milioni di italiani usano ascensori vecchi, che hanno dotazioni di sicurezza non in linea con gli attuali standard europei. Per i giudici il mancato adeguamento scarica la responsabilità di eventuali infortuni sui proprietari e sui manutentori

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progettourbano dicembre20164

Al centro direzionale e residenziale di Schio, conosciuto come “Le tre torri” il nuovo spazio eventi pensato da Roberto Costa

Per collegare i piani 9 e 10 la ditta Cest Srl ha installato una piattaforma elevatrice oleodinamica in acciaio inox

Attico Summano, tra natura e designNel cuore produttivo di Schio è sbocciato un nuovo prestigiosis-simo spazio dove invitare i pro-pri ospiti all’insegna del contem-poraneo e delle emozioni visive forti. Un suggestivo “rooftop” ovvero la parte più alta dell’edificio, dal quale osservare il panorama cir-costante concedendosi attimi di relax.“Attico Summano - spazio per eventi” sta diventando infatti un punto di riferimento per quanti vogliano organizzare un appun-tamento culturale, aziendale o privato che si ricordi, immersi nel design contemporaneo con, in più, una vista mozzafiato sulla natura dell’Alto Vicentino. Da un’idea dell’istrionico padro-ne di casa, l’imprenditore Ro-berto Costa, gli ultimi due piani della torre C del Centro Dire-zionale Summano sono da oggi il set ideale anche per il mondo della moda, per ricevere i propri clienti e rappresentanti o i gior-nalisti; ambientarvi una sfilata, uno shooting fotografico o persi-no delle suggestive riprese cine-matografiche. Attico Summano riprende infatti la filosofia delle nuove architet-

ture studiate per il jet set interna-zionale, come a Miami o Dubai, con in più la visione tridimensio-nale delle montagne che corona-no Schio, visibili da ogni angola-zione e ancora più magiche con la neve.La vera novità di quest’anno è la terrazza panoramica al decimo piano, una grande piattaforma di vengé e cristallo dalle linee essenziali che ruota attorno alla piscina con idromassaggio, letti-ni e poltrone di design, oltre ad

uno spazio coperto riscaldato in inverno dedicato al banqueting, al relax e alla proiezione di im-magini. Non potevano mancare pareti di lussureggiante giardino verticale che creano continuità con il ver-de della natura circostante. Tutti gli spazi, rigorosamente coperti da wi-fi e sofisticato impianto domotico audio e luce, consento-no di sfruttare i diversi ambienti anche per il relax, senza perdere di vista gli impegni della vita

quotidiana.“Uno spazio versatile come que-sto - spiega Costa - è unico nel suo genere nel Vicentino e si of-fre quale spazio polifunzionale attrezzato come lussuoso day office divenendo la sede ideale di eventi aziendali e privati fino a cento persone per un totale di 450 metri quadrati di superficie”.Per collegare i due piani dell’at-tico, piano 9 e terrazza, la ditta Cest Srl ha fornito e installato una piattaforma elevatrice oleo-dinamica con porta a battente in acciaio inox spazzolato e mano-vra automatica. L’impianto presenta fossa e te-stata ridotte e richiede un basso impegno elettrico.L’elevatore viene utilizzato per il trasporto di disabili, vivan-de e attrezzature per il catering dall’appartamento al terrazzo dove si trovano la piscina con vasca idromassaggio e due zone relax.In un periodo in cui la crisi si è abbattuta pesantemente sul mer-cato immobiliare, provocando di fatto difficoltà nella vendita degli immobili, anche di alto livello come quelli delle Torri (molti dei quali risultano sfitti o in vendita

da tempo), è sceso in campo lo spirito d’intraprendenza e di sfi-da imprenditoriale per creare un qualcosa di diverso, uno spazio esclusivo per l’arte, gli affari e i momenti conviviali.Sala conferenze, sala cinema,

spa, cucina a vista per lo show cooking, design, terrazza pa-noramica con piscina, giardino pensile, tecnologie domotiche: non manca nulla nell’attico Sum-mano.Nel corso degli ultimi mesi sono già stati organizzati alcuni even-ti e altri saranno in programma; ma lo spazio lascia margine an-che alla fantasia di chi vuole organizzare eventi, banchetti di nozze o semplicemente una festa che si farà ricordare.

L’ultima arrivata nella “scuderia” di Pizzeghella e Stevan Orientamento nella Legge di Stabilità 2017

Il riduttore Gear Silent assicura altissimi livelli di prestazione Detrazioni per lavori di ristrutturazione

La nuova piattaforma SHF:consumi ridotti e comfort

L’Ecobonus al 65%prorogato per 5 anni

Più silenziosa, più ecologica, più flessibile. Si presenta così la nuova piattaforma elettrica SHF di SELE, l’ultima arrivata tra le proposte di Pizzeghella e Stevan. La piattafor-ma, un miniascensore che può essere installato a servizio di abitazioni di

pochi piani, consente di affrontare al meglio le esigenze di trasporto verticale, coniugando un estremo comfort di marcia e consumi ridotti, grazie alla trazione di un nuovo ri-duttore ad alto rendimento brevetta-to denominato “Gear Silent”.Il nuovo riduttore Gear Silent per-mette di raggiungere livelli di comfort e di consumi paragonabili al gearless, garantendo anche precisio-ne di arresto e silenziosità. La nuova piattaforma SHF rispetto alle altre tipologie di piattaforme proposte dall’azienda presenta una serie di miglioramenti come, per esempio, consumi di soli 4.3 A in in-gresso rete pienamente compatibili per utenze monofase a 230V - 3Kw; elevata silenziosità di marcia e certi-ficazione energetica Classe A secon-do VDI 4707. Una serie di accessori

opzionali rendono l’esperienza con la nuova piattaforma SHF maggior-mente personale e confortevole, co-me ad esempio il dispositivo UPS, che permette il ritorno della cabina al piano in caso di black out elettrico. È possibile inoltre personalizzare pareti, fronte porta, montanti, tetto, bottoniera, antine di cabina e porte

di piano. In caso di impianti pa-noramici i materiali delle pareti si possono applicare a richiesta anche all’esterno della cabina. Grande at-tenzione è infine riservata anche al tema del risparmio energetico, con lo spegnimento temporizzato dell’illu-minazione di cabina e la riaccensio-ne automatica in caso di chiamata.

Crescono le opportunità per met-tere mano alla propria abitazione vedendosi garantiti sgravi fiscali consistenti. La detrazione per in-terventi di risparmio energetico che coinvolgano l’intero condomi-nio potrà infatti arrivare al 75%. La Legge di Stabilità 2017 presentata dal governo e in via di approvazio-ne entro la fine dell’anno, prevede la proroga, estesa a interventi sui condomini e alberghi, per le detra-zioni fiscali del 65% per interventi di riqualificazione energetica e del 50% per le ristrutturazioni edilizie. È sta-to inoltre confermato il bonus mobili del 50%; ovvero un’opportunità in più per quei contribuenti che effet-tueranno lavori in casa, acquistando parallelamente mobili ed elettro-domestici di classe energetica non inferiore alla A+ (A per i forni) per una spesa massima di 10mila euro. L’ecobonus del 65% sarà inoltre pro-rogato per 5 anni, cioè fino al 2021. In particolare se l’intervento riguarderà l’intero condominio, la riduzione Ir-pef sarà modulabile e potrà salire al 70% nel caso in cui gli interventi re-alizzati sull’involucro dell’immobile abbiano un’incidenza su più del 25% della superficie disperdente lorda. La detrazione potrà arrivare quin-di al 75% qualora il condominio dopo i lavori evidenzi un miglio-ramento certificato della presta-

zione energetica invernale ed esti-va, con tetto di spesa massima di 40mila euro per appartamento. La Legge di bilancio 2017, in via di approvazione, ha confermato la possibilità - a lungo discussa - di cessione del credito alle imprese o anche a soggetti terzi, consen-tendo così la possibilità ai contri-buenti che fanno parte della no tax area di poter beneficiare indiret-tamente delle detrazioni del 65%. Il Governo sta valutando l’ipotesi di aumentare fino all’85% le agevola-zioni per gli interventi di efficienta-mento nei condomini e fino all’80% il sismabonus, nel caso in cui gli in-terventi riescano ad aumentare di 2 livelli la classificazione antisismica dell’edificio. Il “Sismabonus” attual-mente è fermo al 50%, anch’esso con durata fino al 2021, ed è rivolto ai la-vori di adeguamento degli immobili alle norme antisismiche.

Grande attenzione anche al tema del

risparmio energetico

Giardino pensile con piscina per feste, incontri di lavoro

o momenti di puro relax nella vasca

idromassaggio con panorama unico

Confermata anche l’opportunità dello sconto sull’Irpef per

chi acquista mobili e elettrodomestici per un tetto massimo di

spesa di 10mila euro

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Viaggio nell’affascinante sede della “Pizzeghella e Stevan Srl” a Settimo di Pescantina, tra piante, statue e ricordi

Alvaro Stevan, aiutato dai più affezionati operai in pensione, cura personalmente la manutenzione interna

Dentro la fabbrica degli ascensoriun vero labirinto d’arte e di coloriUn viaggio quasi fiabesco all’in-terno di un’azienda che “eleva” i sogni a realtà. Ai piedi delle colli-ne veronesi, nella zona industria-le di Settimo di Pescantina, ha sede la Pizzeghella e Stevan S.r.l., realtà radicata nel territorio vero-nese che ha fatto arte della sfida di elevare. L’anima forte alle spal-le dell’azienda ha il volto e il cuo-re di Alvaro Stevan. Proprio come nei romanzi di formazione per ra-gazzi, Stevan comincia la sua av-ventura all’età di 15 anni entran-do come giovanissimo fattorino nella ditta veronese Grazian, all’e-poca il riferimento per la vendita di ascensori, motori, trasformato-ri e condensatori. L’impegno e la passione per l’elettronica, per le macchine e il loro funzionamento porta ben presto Stevan a diven-tare venditore e rappresentante, fino ad entrare nel cuore pulsante dell’azienda come socio in un mo-mento di ricambio generazionale. Nel 1965 Stevan insieme al colle-ga Arturo Pizzeghella prende in mano completamente le redini dell’azienda, mutando il nome della stessa nella denominazio-ne che conosciamo oggi. Da quel momento in poi passione e deter-minazione hanno permesso alla ditta di crescere e di affermarsi sul territorio, riuscendo a resiste-re e coesistere sul mercato anche dopo l’avvento delle grandi mul-tinazionali. Per fare questo sono stati fondamentali il lavoro duro, la passione e il giocarsi in prima persona nelle associazioni di ca-

tegoria. In anni più recenti, Pizze-ghella lascia l’incarico per soprag-giunti limiti di età ed entrano a far parte del team i figli di Stevan. Con l’inserimento della successi-va generazione, la ditta riesce ad ampliare la copertura sul merca-to aggiungendo ulteriori rami a quello dei sistemi di elevazione: nel 1993 viene fondata Cest per la progettazione e realizzazione di piattaforme elevatrici, montacari-

chi, montavivande e servoscala, e nel 2000 nasce IdealPark per com-pletare l’offerta con i parcheggi meccanizzati e gli ascensori per auto. Le tre aziende formano oggi il Gruppo Stevan Elevatori. Quel-la narrata fin ad ora è storia, ma esiste anche microcosmo paral-lelo nascosto dietro ai 2.100 me-tri quadri di capannoni, ai 1.000 metri quadrati commerciali ai quali si aggiungeranno in futuro ulteriori spazi. Ecco quindi cosa Alvaro Stevan ha realizzato negli ultimi dieci anni nella sede di Set-timo di Pescantina. Se la filosofia del gruppo sta nell’arte di eleva-

re, la sede della ditta non può che essere assimilabile ad un museo, con un interessante percorso di visita. Va ovviamente premesso che la conformazione interna del prefabbricato risente in parte del-la vocazione principale della ditta che è quella di risolvere il proble-ma di collegare quote diverse. La distribuzione degli spazi quindi, per fare di necessità virtù, si sno-da su più mezzanini deputati alle varie destinazioni, determinando un labirintico schema dei flussi interni. Ad articolare ancora di più un già complesso collage di livelli, vi è la concezione degli ambienti, dove ogni spazio è sta-to pensato come un punto in cui fermarsi a rimirare con stupore qualche oggetto o qualche ele-mento. Concretamente, nonostante le officine, gli uffici tecnici e i locali amministrativi serbino sostan-zialmente un profilo più serioso e professionale, assicurando la funzione principale per cui l’edi-ficio e i locali che accoglie sono stati pensati, subito al di fuori di questi luoghi tra sale riunioni, locali espositivi, uffici direzio-nali, corridoi e collegamenti si è catapultati in una giungla urba-na (o forse industriale?) fatta di vegetazione, piante rampicanti, cascanti e liane di cui se si cerca l’origine si ha davvero difficoltà nel capire dove esse possano es-sere state messe a dimora. Alla presenza massiccia del verde, che accompagna lungo tutta la visita, si affiancano le interessanti e sin-golari collezioni che Stevan cura personalmente fra cedri, zucche, sassi e oggetti risalenti agli ulti-mi conflitti bellico. Nelle cabine degli ascensori posti in esposi-zione fanno capolino, ripetendo-si all’infinito grazie agli specchi interni, statue tribali, lignee e più in generale opere d’arte. Gli arredi che completano i locali,

spesso progettati e realizzati in officina rielaborando alla propria maniera celebri pezzi di design, si allineano a questa mescolanza di stili ed elementi, definendo an-cora di più gli eclettici ambienti. Proprio perché l’arte è uno degli interessi principali di Alvaro Ste-van essa è presente in maniera massiccia ovunque lo sguardo abbia la possibilità di posarsi. Co-me un mecenate dei nostri giorni, Stevan colleziona dipinti e scultu-re e stimola gli amici artisti nel-la produzione delle stesse. Tutto quanto da lui scelto e selezionato trova uno spazio adatto nei locali dell’azienda, mescolandosi senza un confine definito fra i pannelli stampati e serigrafati esposti qua e là per mostrare le infinite possi-bilità di rifinitura delle cabine in vendita. Stevan non è solo un col-

lezionista, ma anche in qualche modo a sua volta un artista. Infat-ti, aiutato dai più affezionati ope-rai in pensione, cura personal-mente la manutenzione ordinaria degli spazi interni dell’azienda e realizza a sua volta elementi che completano la già affollata espo-sizione. All’ingresso della ditta, per esem-pio, troneggia un simbolico quan-to imponente albero genealogico realizzato con grosse catene di scarto rimaste dalle lavorazioni, ciascuna dipinta in un diverso colore a simboleggiare i vari com-ponente della famiglia. Le moti-vazioni che hanno portato Stevan a caratterizzare così fortemente gli spazi di lavoro sono imme-diatamente intuibili. In una storia così radicata, profonda e perso-nale l’azienda, intesa proprio co-me le mura che la costituiscono, non può che rappresentare una casa a cui essere affezionati come alla propria residenza. Di questo spazio quindi, il proprietario non può che farsi progettista, ideato-re e custode restituendo a clienti e visitatori un’immagine che sia filosofia di vita e lavoro, come un meno stravagante, ma più reale Willy Wonka, nella sua fabbrica degli ascensori.

Un connubio di forme, spazi, natura e livelli diversi fanno

di questo stabile un’area davvero

unica nel suo genere

Di questi ambienti il proprietario è progettista,

ideatore e custode per trasmettere

un’anima del lavoro ai visitatori

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progettourbano dicembre20166

La sentenza del Tribunale di Roma sulla controversia riguardante il superamento delle barriere architettoniche

I giudici hanno difeso l’interesse generale: la tecnologia moderna offre soluzioni per installare entrambi

Quando l’ascensore condominiale prevale sul servoscala del singoloOccorre contemperare i contrap-posti interessi per garantire a tut-ti l’uso dei beni comuni; il diritto dei condòmini ad installare l’a-scensore non può essere comple-tamente sacrificato dall’esigenza del condomino di munirsi del servoscala.Tanto più se, come nel caso di specie, la tecnologia offre solu-zioni soddisfacenti, montando un modello di servoscala com-patibile con l’intenzione dei con-dòmini di realizzare, negli stessi luoghi, un ascensore.È quanto emerge dalla sentenza del Tribunale di Roma n. 1797 del

27 gennaio 2016.Per il giudice va rimosso il servo-scala già installato, sostituendolo con uno compatibile con l’ascen-sore deliberato dall’assemblea. Il diverso modello di montascale, individuato dalla stessa assem-blea, è idoneo a soddisfare ogni esigenza: consente di superare le barriere architettoniche a tu-tela del singolo proprietario e, al contempo, di realizzare l’ascen-sore, garantendo il pari uso della tromba delle scale.I fatti: l’assemblea di condominio delibera la realizzazione di un ascensore, a spese dei soli con-dòmini favorevoli all’installazio-ne. Quasi contemporaneamente, una coppia di condòmini comunica la propria intenzione di installare, a proprie spese e nello stesso luo-go, un servoscala per consentire l’accesso ad un familiare affetto da handicap motorio. Il proble-ma è che il servoscala impedisce la realizzazione dell’ascensore.L’assemblea, allora, delibera un nuovo progetto che prevede l’installazione dell’ascensore in-sieme ad un diverso modello di servoscala, compatibile con l’a-scensore, con spese interamente a carico dei condòmini.Nonostante la soluzione propo-sta dall’assemblea, i condòmini fanno installare il proprio model-lo di servoscala, bloccando così il progetto approvato in assemblea.

Il Condominio chiede quindi la rimozione del servoscala, che impedisce il pari uso della trom-ba delle scale. Di contro, i con-dòmini ritengono illegittima la delibera dell’assemblea, perché l’ascensore costituisce un’inno-vazione vietata, mentre il servo-scala da loro installato non com-porta alcuna lesione all’uso dei beni comuni. In ogni caso, affer-mano di aver esercitato un loro diritto, quello alla eliminazione delle barriere architettoniche ex art. 2, comma 2, L. n. 13/1989.Così sintetizzata la questione, il tribunale chiarisce anzitutto che l’installazione di un ascen-sore può avvenire per iniziativa dell’assemblea (con imputazione dell’opera all’intera collettività, anche con riferimento alle spe-se, a cui partecipano anche tutti i condòmini, pur dissenzienti) ov-vero anche di un gruppo di con-dòmini o di un solo condòmino, in questo caso con imputazione dell’opera e dei relativi costi ai soli “promotori”.Nel primo caso, si rientra nella disciplina delle innovazione ex art. 1120 c.c., nel secondo caso nella disciplina degli usi consen-titi dei beni comuni ex art. 1102 c.c..“È pur vero – si legge nella sen-tenza – che con tale intervento si pone in essere non solo una maggiore utilizzazione ma anche una modifica strutturale di parti

comuni: in genere della tromba della scala e dei pianerottoli”. Ma è anche vero che le innova-zioni della cosa comune rientra-no nell’ambito dell’art. 1120 c.c. ante novella “solo ove comporti-no una spesa da ripartire fra tutti i condòmini anche dissenzien-ti su base millesimale, mentre qualora (come nella specie) non debba farsi luogo ad un riparto di spesa (anche a carico dei dis-senzienti), per essere questa as-sunta interamente da un gruppo di condòmini, trova applicazione la norma di cui all’art. 1102 c.c., che contempla anche le innova-zioni”. Tra gli usi possibili della cosa co-mune da parte del singolo, ex art. 1102 c.c., possono dunque rien-trare anche le innovazioni; in tal caso sono consentite pure al sin-golo condòmino o a un gruppo di condomini, purché non alterino la destinazione e non impedisca-no il pari uso della cosa comune, oltre a rispettare i divieti di cui all’art. 1120 c.c. (divieto di recare pregiudizio alla stabilità o alla si-curezza del fabbricato; divieto di alterare il decoro architettonico o di rendere talune parti inservibili all’uso o al godimento anche di un solo condòmino).Ne consegue che, nella fattispe-cie in esame, risulta del tutto le-gittima l’iniziativa del gruppo di condòmini di realizzare l’ascen-sore, tanto più che la c.t.u. ha

chiarito che il progetto approvato dall’assemblea non lede il diritto al pari uso delle cose comuni e la sicurezza dell’edificio.Chiarito questo aspetto, la con-troversia trova allora soluzione nel “contemperamento degli in-teressi in tema di uso dei beni co-muni”. Non rileva, invece, l’art. 2 della L. n. 13/89, invocato dai convenuti.Tale disposizione riguarda il di-ritto del portatore di handicap di installare, in caso di inerzia dell’assemblea, a proprie spese, un servoscala; invece nel caso di specie si discute della compatibi-

lità del già installato servoscala con la contemporanea intenzio-ne di un gruppo di condòmini di realizzare, negli stessi luoghi, un ascensore con servoscala. La soluzione del tribunale si basa su quanto emerso dalla consulen-za tecnica d’ufficio. L’ascensore progettato è compatibile con un servoscala con guida a soffitto, con aggancio diretto a ruote tra-mite apposite cinture e montabile anche su scale con larghezza mi-nima di 80 cm. Insomma, un mo-dello diverso da quello installato dai convenuti, ma che garantisce prestazioni pressoché identiche e il pari uso della tromba delle scale.Secondo il giudice “il diritto dei condòmini, che dall’installazione dell’ascensore possono ben trarre analogo apprezzabile beneficio, in particolare con riguardo agli anziani o alle persone con ridotta capacità fisica anche temporanea dimoranti ai piani alti, non può essere completamente sacrifica-to a fronte della contrapposta esigenza dei convenuti. Special-mente laddove la tecnologia con-senta l’esercizio, seppur con reci-proci sacrifici, dei contrapposti diritti sui beni comuni, in parti-colare senza comprimere eccessi-vamente quelli rappresentati da persona portatrice di handicap se, con il servoscala del modello suindicato, ben può superare le barriere architettoniche per poter accedere alla sua abitazione”.Nel caso in esame, il servoscala già montato impedisce ai con-dòmini di esercitare il diritto di installare l’ascensore, per cui lo stesso va rimosso.

Fonte: condominioweb.com

L’ascensore progettato è

compatibile con un servoscala con

guida a soffitto, modello diverso da

quello installato

“Il diritto dei condomini

non può essere completamente

sacrificato a fronte della contrapposta

esigenza del singolo”

IN PILLOLE...Dopo che l’assemblea condominiale aveva deliberato la realizzazione di un ascensore, due condomini installavano un servoscala che impediva, di fatto, di dare attuazione alla delibera

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progettourbanoIL PERIODICO DEI PROFESSIONISTI DEL COSTRUIRE

anno 10 - numero II

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progettourbano dicembre20167

A Selva di Val Gardena uno straordinario esempio di edilizia moderna, ma rispettosa della tradizione locale

L’esempio di un condominio di Verona che ha preferito sostituire l’ascensore anziché mettere a norma quello vecchio

Per superare la pendenza, Perathoner Architects ha scelto un montauto di design IdealPark

I tecnici di Pizzeghella e Stevan hanno proposto una soluzione che abbatte tutte le barriere architettoniche

Il parcheggio che rompe gli schemi

Veloce, spazioso, pratico e più sicuro

A Selva di Val Gardena, a 1.563 metri di altezza, immersi tra le maestose cime delle Dolomiti, pa-trimonio naturale Unesco, è stata progettata dallo studio Peratho-ner Architects un’abitazione con linguaggio architettonico partico-lare. Essa sorge nel mezzo di un paesaggio unico e vanta una vista d’eccezione verso il massiccio del Sella.L’estetica dell’intera costruzione ha un sapore modernista dalle li-nee pulite, pur conservando l’eco delle tradizioni architettoniche con l’impiego di materiali tradizionali del luogo come la pietra e il legno. L’obiettivo iniziale, posto a fonda-mento del progetto, era proprio la ricerca del migliore inserimento della costruzione nell’ambiente circostante senza rompere l’armo-nia del paesaggio naturale alpino in cui è collocata. L’accentuata pendenza del terreno ha suggerito di estendere l’edificio su quattro piani, con i due primi livelli par-zialmente interrati, presentando un fronte più contenuto sul lato nord, mentre sul lato sud si apre il fronte principale caratterizzato da ampie vetrate.La costruzione comprende tre uni-tà abitative distinte e un ampio ga-

rage sotterraneo al quale si accede mediante un montauto invisibile dall’esterno. La mansarda aperta alla suggestiva visione del pae-saggio è lo spazio più significativo della casa e punta su un continuo rimando di sguardi e prospettive tra interno ed esterno.La costruzione è stata realizzata secondo i criteri degli edifici a bas-so consumo energetico con certi-ficazione Casa Clima Nature nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale dei materiali utilizzati. L’edificio è ubicato su un terreno in pendenza con poco spazio cir-costante. Proprio per questo mo-tivo e per evitare un’antiestetica

rampa i progettisti hanno deciso di installare un montauto invisi-bile dall’esterno progettato e re-alizzato da Idealpark. Il portone esterno dell’ascensore per auto e tutta la facciata del pianoterra sono stati rivestiti in pietra natu-rale per ridurre l’impatto visivo del portone d’accesso interfaccia-to con l’impianto. All’interno vi è un secondo cancello motorizzato a scomparsa che garantisce la si-curezza quando il pianale si trova al piano inferiore. Le due chiusu-re, oltre all’estetica, migliorano il contenimento termico, date le temperature che in questa zona di montagna nella stagione invernale

possono essere piuttosto rigide.Il montauto scelto per questa abi-tazione è il modello IP1-HMT V07, con omologazione IMQ per il tra-sporto del conducente a bordo. Il dislivello è di 3.260mm, le dimen-sioni del pianale 2.600x5.600mm e la portata di 2.700 kg. Dotato di luci Led a bordo di colore bianco per l’illuminazione, l’impianto è stato verniciato con trattamento Triplex®, RAL 9004, una tecnolo-gia avanzata che crea la protezione più completa ed efficace per l’ac-ciaio. Questo sistema combina la zincatura a caldo con il processo di verniciatura a polvere, con una serie di trattamenti intermedi che

preparano la superficie affinché aderiscano meglio. Il sistema Tri-plex® può essere utilizzato con un range di colori pressoché infini-to per adattarsi ai toni e l’estetica dell’ambiente circostante. Il vano del montauto è stato verniciato in nero, come l’elevatore.L’impianto è stato progettato per garantire il funzionamento anche in ambienti con temperature par-ticolarmente rigide, tramite l’im-piego di oli speciali e sonde riscal-danti. Il pavimento è industriale di colore grigio chiaro e il soffitto è in legno di larice spazzolato, trattato specificamente per renderlo igni-fugo.

I condòmini di un palazzo a Vero-na avevano espresso l’esigenza di ammodernare il vecchio ascensore presente nell’edificio per renderlo accessibile alle persone in sedia a rotelle, confortevole e performan-te per ogni utente e finalmente adeguato alle normative vigenti in materia di abbattimento delle bar-riere architettoniche.Dopo un’analisi eseguita dai tecni-ci qualificati di Pizzeghella e Ste-van è stata proposta la sostituzio-ne dell’intero impianto elevatore.Nello specifico gli obiettivi dell’in-tervento erano l’aumento dello spazio disponibile e il migliora-mento dell’accessibilità anche per persone diversamente abili; un migliore comfort di marcia (si-lenziosità, velocità, precisione di fermata); una maggiore sicurezza e conformità agli standard vigenti; la riduzione sensibile di consumi, costi ed emissioni (anche ad im-pianto fermo) e il miglioramento dell’estetica.Il vecchio ascensore a fune tradi-zionale con locale macchine è stato quindi sostituito con un ascensore elettrico di nuova generazione.Quando infatti gli interventi da eseguire per mettere a norma un impianto ascensore già installato cominciano ad essere numerosi allora è il caso di valutare la com-pleta sostituzione dell’impianto ascensore. Questa soluzione risul-

ta essere, nella maggior parte dei casi, la più conveniente in termi-ni di costi e la più performante in termini di funzionalità e utilizzo dell’impianto.In questo modo ora il nuovo im-pianto elevatore non ha più la por-ta a battente ai piani e la porta a doppia anta in cabina ma presenta porte automatiche che offrono il vantaggio di poter sfruttare l’in-tera luce netta dell’ingresso e ga-rantire l’accessibilità dell’impian-to anche a persone con disabilità o con problemi di deambulazione secondo quanto stabilito anche dalla normativa di riferimento già

dal 1989 (D.M. 236/’89). L’impiego di porte a 4 ante centrali ha ridotto al minimo i disagi per i condomini in quanto non sono state necessa-rie costose e fastidiose opere mu-rarie di demolizione e ripristino. Il rivestimento della vecchia cabina dell’ascensore era in legno e con-feriva all’impianto un aspetto non più in linea con i tempi. Ora inve-ce la cabina è in simil-acciaio con una parete di fondo a specchio e corrimano laterale. L’effetto è dav-vero moderno, elegante, luminoso e pulito. Il vecchio ascensore pre-sentava inoltre una pulsantiera applicata sulla parete della cabina

ormai del tutto usurata e rovinata. La nuova cabina è dotata invece di pulsantiera a colonna con display grafico per garantire robustezza e leggibilità da parte di tutti anche tramite l’impiego del braille su ogni pulsante. Il soffitto è stato poi dotato di faretti a Led temporizzati che si spengono automaticamente ad impianto fermo e che garanti-scono una perfetta illuminazione dell’ambiente e una significativa riduzione dei consumi. Per quanto riguarda la portata dell’ascensore, questa è passata da 360 kg per 4 persone a 450 kg per 6 persone. La velocità da 0.6 m/sec a 1 m/sec. La qualità dei componen-ti impiegati è migliorata notevol-mente; in questo caso specifico so-no stati utilizzati tutti componenti di fabbricazione italiana, di facile reperibilità e di indiscussa quali-tà e affidabilità. Un occhio è stato prestato anche alla sostenibilità: grazie all’assenza di oli inquinanti

e all’utilizzo di materiali rigene-rabili il nuovo impianto elevatore risulta infatti molto più rispettoso dell’ambiente. Senza dimenticare poi il risparmio energetico che su un impianto idraulico è del 90%, in caso di impianto elettrico inve-ce è del 50%. Da non dimenticare anche l’aspetto legato allo spazio: il vecchio ascensore necessitava di un locale dedicato per l’alloggio del quadro di manovra di almeno 2,50 m x 2,50 m. Ora il quadro di manovra viene alloggiato in un armadietto da 30 cm x 14 cm x 160 cm che può essere posizionato dove si preferisce. Il locale mac-chine quindi può restare libero e a disposizione dei condomini per altri usi.Sia i costi fissi dell’ascensore che quelli di gestione sono stati ridotti notevolmente. Quelli fissi sono di-minuiti in quanto il nuovo ascen-sore presenta componenti più moderne e quindi maggiormente performanti. I costi di gestione invece sono minori in quanto es-sendo l’impianto completamente nuovo ha una longevità maggiore e non richiede interventi di manu-tenzione straordinaria. A seguito di questo intervento di sostituzio-ne, l’immobile ha acquisito nuovo e maggiore valore sia dal punto di vista estetico sia da quello energe-tico con estrema soddisfazione di tutti i proprietari.

Risparmio considerevole

con un moderno impianto che

permette anche di recuperare spazio

dal locale macchine

L’ascensore prima dell’intervento L’impianto dopo la riqualificazione

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Una delle questioni più ricorren-ti in materia di ascensori e nor-mative condominiali è il divieto che talvolta viene inserito in al-cuni regolamenti. Si tratta di una disposizione del tutto illegittima.Contenuto del regolamento condominiale, modalità di uti-lizzazione dell’ascensore (anche indipendenti dal regolamento stesso) e conseguenze per il caso di norme illegittime: questi i tre elementi che ci possono portare a chiarire se e quando sia possibile vietare di portare i cani in ascen-sore.Quanto al regolamento è noto-rio che esso possa essere di due tipologie: assembleare, ossia votato in assemblea con le mag-gioranze indicate dall’art. 1138 c.c.; oppure contrattuale, cioè approvato da tutti i condòmini (ed eventualmente trascritto, ove possibile, per renderlo opponibi-le a terzi).Il regolamento assembleare può contenere norme “circa l’uso del-le cose comuni e la ripartizione delle spese, secondo i diritti e gli obblighi spettanti a ciascun con-domino, nonché le norme per la tutela del decoro dell’edificio e quelle relative all’amministrazio-

ne”, mentre quello contrattuale può limitare i diritti dei singoli sulle parti comuni e di proprie-tà esclusiva, purché non siano derogate le disposizioni indicate nell’art. 1138, quarto comma, c.c..Tra queste disposizioni non è menzionato l’art. 1102 c.c. relati-vo all’uso delle cose comuni da parti dei condòmini.A ben vedere, tuttavia, l’art. 1102

c.c. non riguarda l’uso conforme alla destinazione del bene (usare l’ascensore per arrivare al piano desiderato), ma l’uso partico-lare (anche non conforme della destinazione purché rispettoso di essa). Usare l’ascensore come montacarichi durante i lavori di manutenzione potrebbe essere considerato illegittimo, stante la

precipua funzione dell’ascensore al sollevamenti di persone.Resta la possibilità, però, per il

regolamento contrattuale di limi-tare i diritti dei singoli sulle parti comuni e quindi vietarne parti-

progettourbano dicembre20168

Presentato al “Cremona Musica International Exhibitions” uno strumento rivoluzionario del valore di 250mila euro

L’opera dell’ungherese Gergely Bogànyi è stata valorizzata al meglio con la Revolving Stage di IdealPark

Una pedana rotante per il “Bat-piano”Le superfici nero lucide, mo-dellate in un gioco di curvature fluttuanti, gli sono valse il so-prannome di “bat-piano”; il suo suono ‘puro’ e avvolgente, inve-ce, ha ispirato tra gli addetti ai lavori la definizione di “the hu-man piano”. Quello progettato dal pianista ungherese, vincito-re del Premio Kossuth, Gergely Bogányi (valore 250.000 euro) è uno strumento rivoluzionario per concept, design e peculiarità acustiche: il Bogányi Piano è sta-to protagonista all’edizione 2016 di Cremona Musica International Exhibitions. In esposizione per i tre giorni della manifestazione (dal 30 settembre al 2 ottobre nei padiglioni di CremonaFiere), il pianoforte è stato liberamente provato dal pubblico e, inoltre, è stato suonato sia dallo stesso Bo-ganyi che dai pianisti del Decca-Deutsche Grammophon Show-case, festival che CremonaFiere dedica ai musicisti della celebre etichetta discografica.Durante la fiera, per mostrare e mettere in luce ogni singola cur-va del bellissimo strumento, la ditta Boganyi ha scelto di utiliz-zare una piattaforma rotante di IdealPark.

La pedana è il modello Revol-ving Stage da 5 metri di diametro e 2.000 chilogrammi di portata.Per l’evento la piattaforma è stata rivestita con un telo bianco che ha fatto spiccare l’elegante colore nero del piano Boganyi. Grazie alla rotazione del pianoforte i vi-sitatori hanno potuto ammirare il bellissimo strumento a 360°.La rotante Revolving Stage è infatti ideale per l’esposizione di qualsiasi tipo di prodotto in stand fieristici, showroom e ne-

gozi.Le piattaforme rotanti di Ideal-Park sono universalmente rico-nosciute come uno strumento di sicuro successo e un metodo in-fallibile per attrarre l’attenzione del pubblico su un prodotto in particolare da valorizzare. In due secoli di storia l’impian-to strutturale del pianoforte non aveva mai subito modifiche so-stanziali. Fino alla realizzazione del Bogányi Piano, frutto di una ricerca durata quasi un decen-

nio. Partendo dalla constatazio-ne dell’inevitabile gap tra suono ideale e suono reale, Gergely Bogányi si è messo alla guida di uno staff di specialisti con l’intento di ripensare le 18mila componenti ‘classiche’ del pia-noforte. Ne è scaturito uno strumento riprogettato nel profondo. Tra le innovazioni più evidenti spic-cano le 90 chiavi in luogo delle tradizionali 88, perché “alcune composizioni musicali richiedo-no queste due note aggiuntive sulla tastiera” spiega Bogányi. Del tutto inedito è, poi, l’impiego di materiali come la ghisa per il telaio e la fibra di carbonio per la cassa, “utilizzata anche nella tecnologia aero-spaziale”, come sottolinea lo stesso Bogányi. In questo modo il Bogányi Piano riduce sensibilmente il rumore delle componenti meccaniche dando vita a un suono più po-tente e pulito. Inoltre i compositi di carbonio si rivelano più funzionali rispetto al legno anche in relazione alle variazioni acustiche legate alle condizioni climatiche.Il design del Bogányi Piano ri-serva altri elementi inediti ap-

positamente studiati per l’otti-mizzazione degli aspetti acustici. La gamba centrale che funge da deflettore indirizza il suono ver-so gli ascoltatori; inoltre il telaio aperto è appositamente pensa-to per facilitare il passaggio del

suono. “In genere il suono, che arriva dalla cassa del piano, si disperde in diverse direzioni – osserva Bogányi –. Ma in questo caso è diretto, perché la gamba interna del piano rafforza il suo-no dirigendolo verso il pubblico che ascolta. La tastiera, inoltre, permette un suono limpido, un fluire ininterrotto che parte dal-la mente del pianista e arriva al pubblico, senza intermediari: il piano diventa tutt’uno con chi lo suona”.

La risposta ad un’annosa questione che divide: dal caso particolare alla norma generale

I divieti agli amici a 4 zampe nel regolamento assembleare sono considerati nulli

Cani in ascensore, semaforo verdeIl condominio non può mettere il veto

Ai tradizionali 88 tasti ne sono stati aggiunti due, la

struttura è invece composta in ghisa e

fibra di carbonioper la cassa

IN PILLOLE...Se il regolamento assembleare dovesse contenere divieti di portare cani in ascen-sore, quella norma sarebbe impugnabile

La legge non contiene riferimenti

agli animali, mentre vieta l’uso dell’ascensore ai minori di 12 anni

non accompagnati

colari modalità di utilizzazione. Molto dipende dalla formulazio-ne della clausola e dal suo scopo precipuo.Sicuramente il regolamento as-sembleare non può contenere alcun divieto di portare cani in ascensore. Dato che tale statuto può disciplinare l’uso delle cose comuni, potrebbe contenere del-le norme di condotta (es. guin-zaglio in ascensore) per evitare problemi nel caso di uso contem-poraneo da parte di più persone. Se il regolamento assemblea-re dovesse contenere divieti di portare cani in ascensore, quella norma dovrebbe essere conside-rata nulla e come tale impugna-bile in ogni momento con azione davanti all’Autorità Giudiziaria finalizzata all’accertamento di tale nullità.Quanto ai divieti di utilizzazio-ne dell’ascensore previsti dalla legge, l’art. 17 d.p.r. n. 162/99 non contiene alcun riferimento agli animali e tra le altre cose si perizia nell’imporre “l’uso degli ascensori e dei montacarichi ai minori di anni 12, non accompa-gnati da persone di età più ele-vata”. In teoria, quindi, il cane può es-sere fatto entrare nell’ascensore poi chiamato da persona che lo aspetta ad un altro piano, mentre il bambino di dieci anni, no. Una contrasto che potrebbe sembrare irragionevole, ma che in realtà è dato dalla palese inutilità di una norma che vieti ai cani di pren-dere l’ascensore non accompa-gnati.

Fonte: condominioweb.com

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progettourbano dicembre20169

Da Giorgio Vasari arrivando alle figure contemporanee, ma perdendo di vista la preparazione specifica

Il curatore sta alla storia del bello come un portiere di condominio sta a un direttore di museo

Critica d’arte o arte della critica?Pubblicato una prima volta nel 1550 e ampliato nel 1568 “Le vite dei più eccellenti architetti, pit-tori e scultori”, rimane un testo fondamentale nell’ambito della letteratura artistica del 1500.Scritto da Giorgio Vasari, pitto-re, architetto e scrittore (Arezzo 1511 – Firenze 1574) aveva lo sco-po di stabilire criteri di giudizio qualitativo degli autori, dando inizio alla moderna critica d’arte.Vasari teorizzò tre età evolutive dell’arte, di cui la terza, intesa co-me Rinascimento maturo o ma-niera, giunse al più alto grado di perfezione formale. Una visione che affondava le ra-dici nell’antica Grecia, motivata dall’idea platonica secondo cui l’arte, come processo creativo, avrebbe dovuto essere sempre imitazione della realtà (mime-sis) e pervenutaci attraverso vari scritti di Vitruvio e Plinio il Vec-chio. Secondo Vasari i criteri di riferi-mento per stabilire il valore degli artisti erano: l’abilità di rappre-sentare il vero naturale e la ca-pacità di interpretarne la forma (stile).Una concezione basata sui prin-cipi canonici dell’armonia e sull’evoluzione progressiva dei mezzi espressivi, il cui parame-tro di riferimento era il mondo reale.Solo nel diciannovesimo secolo alcuni studiosi d’Oltralpe la mi-sero in discussione sostenendo che la qualità dell’opera non di-pendeva dalla sua evoluzione, ma dalla sensibilità dell’artista capace di interpretarla a prescin-dere dal tempo.La tesi evolutiva, anticipata in buona parte dal libro dell’arte di Cennino Cennini, pittore e scrittore nato a Colle Val D’Elsa e vissuto a cavallo tra il 1300 e il 1400, e confermata in seguito da artisti-scrittori come Bellori, Cel-lini, Rosa solo per citarne alcuni, si protrasse per almeno tre secoli.Ciò fu possibile grazie al fatto che gli autori citati fondavano la loro competenza sia sul lavoro manuale che intellettuale.Con il concilio di Trento (1545-1563) nel periodo della con-troriforma, le immagini sacre

vennero regolamentate secondo criteri di pietà e devozione po-polare, allo stesso modo, ma con fini diversi, comparvero le prime accademie d’arte che avevano lo scopo di insegnarla.Sorte con l’intento di disciplina-re l’attività creativa, esse finirono col trasferire tutte le problemati-che artistiche sui “dotti”, privile-giando l’aspetto filosofico-specu-lativo su quello tecnico-fattuale.Una scissione già in atto agli ini-zi del 1400 quando l’autore passò da semplice esecutore manuale a moderno operatore intellettuale delle arti liberali.Una separazione che ha finito per togliere all’autore il proprio ruolo critico.Avvenne così che nel dicianno-vesimo secolo, con l’avvento del Romanticismo, l’artista emanci-pato dalla funzione tradizionale di illustrare storie sacre e profa-ne e libero in una nuova dimen-sione creativa, finì col lasciare ad altri il compito di giudicare il proprio lavoro.L’attività creativa un tempo unita sotto un’unica persona, l’artista, venne separata con l’affermarsi di una nuova figura professiona-le, il critico-letterato, un teorico dell’arte che discettava su di essa senza conoscerne il mestiere, che pontificava sui massimi sistemi privo d’esperienza operativa, in-dispensabile alla vera conoscen-za.

Tutta la cultura critica europea, a cavallo tra Ottocento e Novecen-to, vede il trionfo di queste na-ture speculative per eccellenza, che diedero impulso a scuole di pensiero spesso in contrasto tra di loro e in contraddizione con loro stesse.L’estetica come scienza filosofica che ha lo scopo di evidenziare la qualità dell’opera per dare un fondamento scientifico a qualco-

sa che per definizione non lo è, mostra tutti i suoi limiti.Quanto più la critica si addentra nei meandri speculativi alla ri-cerca di senso, tanto più si allon-tana da esso in una sorta di cor-tocircuito del pensiero astruso e indecifrabile.Vasto è il panorama critico attua-le e proprio nel momento del suo massimo fulgore, esso appare del tutto insufficiente a stabilire giudizi di valore e del tutto ina-deguato rispetto alle quotazioni di mercato.Con l’avvento delle avanguardie agli inizi del Ventesimo secolo, si affaccia alla ribalta artistica il cri-tico impegnato, solerte inventore di gruppi e movimenti di ten-denza, pronti a cavalcare mode e oltrepassare i confini del buon senso immaginativo.Costui è il critico creativo che sancisce la fine della critica d’ar-te e dà inizio all’arte della critica, una sorta di gioco al massacro, fondato sull’abuso intellettuale. Oggi l’ultima frontiera del nuo-vo è il curatore, una specie rara a metà strada tra un guru e un faccendiere, che a differenza del creativo, che mantiene ancora un debole rapporto con la criti-

ca, il curatore non ne ha alcuna. Manager astuto e fortemente addentrato nei meccanismi po-litico-burocratici della cultura globalizzata, egli non ha bisogno di una preparazione specifica, poiché al di là delle interviste e presenze televisive, tutto il resto (critica compresa) appare inutile

ai suoi fini.Il curatore sta alla storia dell’arte come un portiere di condomi-nio sta a un direttore di museo. Esperto di psicologia delle mas-se e di marketing, come un mo-derno illusionista egli è capace di trasformare la banalità in arte mediante un linguaggio funam-bolico e propagandistico, ma es-senzialmente falso.

Pittore F. Giostrelli

Sistema completamente automatizzato di stivaggio delle due ruote

I mezzi vengono restituiti in appena 16 secondi. Esperimento lanciato in Germania

La bicicletta ora è al sicurocol sistema Bikesafe di Wöhr

I parcheggi per biciclette, sicuri e comodi, sono un prerequisito im-portante per la scelta di utilizzare la bicicletta come mezzo di tra-sporto. Secondo i risultati del “Mo-nitor Bicicletta 2015”, sondaggio condotto in Germania dall’Istituto Sinus per la Ricerca e Consulenza, il 52% degli intervistati ha richie-sto più posti di parcheggio sicuri per le proprie biciclette, mentre il 27% ha chiesto che ci siano più spazi di parcheggio per le bici. Il sistema di parcheggio automatico per biciclette progettato dalla ditta tedesca Wöhr Autoparksysteme soddisfa entrambi i requisiti. Le biciclette vengono parcheggiate in modo molto sicuro a porte chiuse e l’ingresso non è accessibile a terzi non autorizzati. Il sistema Bikesa-fe è, inoltre, il mezzo più compatto di stivaggio biciclette: una super-ficie di soli circa 37 metri quadri offre un totale di 122 posteggi. Il funzionamento è estremamente semplice. L’ingresso delle biciclet-te e la zona di trasferimento, che è esattamente il punto in cui il pro-prietario della bici trasferisce la stessa nel sistema di parcheggio, si trovano a livello della strada. Il ciclista posiziona semplicemente la bicicletta nelle guide speciali per le ruote. Sotto le rotaie si tro-vano sensori che servono per rile-

vare il peso della bicicletta da un lato e dall’altro e a riconoscere il comando di parcheggio della bici-cletta da parte del ciclista. La porta scorrevole che si trova nella zona di trasferimento si apre automa-ticamente abbastanza per inserire la ruota della bicicletta e spingerla all’interno. Appena viene spostata nel sistema di stoccaggio, i senso-ri di altezza e larghezza rilevano gli ingombri della bicicletta. Se la bicicletta risulta avere una di-mensione superiore a una qualsi-asi delle dimensioni massime con-sentite, il processo di parcheggio

viene immediatamente terminato e la bicicletta viene riconsegnata nella zona di ingresso e di trasferi-mento con un segnale sonoro. Nei sistemi standard, le operazioni vengono eseguite tramite un chip RFID, grazie al quale l’utente con-ferma il parcheggio delle biciclet-te. Per il recupero della bicicletta sono necessari solo pochi secondi. Nei parcheggi pubblici è necessa-rio che i tempi di deposito e ritiro biciclette siano brevi. Il tempo di attesa per i ciclisti per recuperare le loro biciclette equivale a una media di 16 secondi.

L’estetica come scienza filosofica che evidenzia la qualità

di un’opera per darle fondamento scientifico, mostra

tutti i suoi limiti

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progettourbano dicembre201610

La Suprema Corte ha rigettato con una sua decisione il ricorso del proprietario di un immobile con cortile interno

Via l’elevatore installato dal singolo condomino in area di propria pertinenza se “invade” l’edificio a fianco

Non rispetta le distanze dalle vedute? La Cassazione: l’ascensore va rimossoL’ascensore realizzato tra fabbri-cati adiacenti deve rispettare le distanze legali delle vedute se in-stallato all’interno della proprie-tà individuale.Niente deroghe alle distanze le-gali se l’ascensore privato sorge in un cortile non comune ma di proprietà esclusiva e i manufatti che circondano il cortile, pur ade-renti, non costituiscono un unico fabbricato. Non si applica la di-sciplina speciale prevista dalla normativa anti-barriere architet-toniche.Questo, in sintesi, quanto deciso dalla seconda sezione civile della

Corte di Cassazione con la sen-tenza n. 13358/2016.L’ascensore realizzato tra fabbri-cati adiacenti deve rispettare le distanze legali delle vedute se installato all’interno della pro-prietà individuale, dunque non comune o condominiale.Inutile invocare le deroghe alle distanze legali previste dalla leg-ge n. 13/1989 sulle barriere archi-tettoniche: l’ascensore va rimosso se sorge in un cortile di proprietà esclusiva e i manufatti, pur ade-renti, non costituiscono un unico fabbricato.La Suprema corte ha rigettato il ricorso del proprietario di un immobile con annesso cortile interno, che aveva realizzato un ascensore senza rispettare le di-stanze legali rispetto alle finestre dell’edificio confinante, di pro-prietà diversa, che si affaccia sul-

lo stesso cortile.Nel caso di specie mancano i pre-supposti per poter invocare la di-sciplina anti-barriere architetto-niche. Innanzitutto, il cortile che ospitava la struttura dell’ascen-sore non è di proprietà comune o di uso comune a più fabbricati, ma di proprietà e uso esclusivo del ricorrente.Inoltre, i due edifici, anche se aderenti, non fanno parte di un unico fabbricato e costituiscono due proprietà distinte.“Se è vero - osserva la supre-ma Corte - che il primo comma

dell’articolo 3 della legge 13/1989 (relativo alla deroga alle distanze previste dai regolamenti edilizi) contempla, oltre ai cortili “co-muni o in uso comune a più fab-bricati”, anche i cortili “interni”, indipendentemente dal regime dominicale di questi ultimi, ciò tuttavia non consente di perve-nire alla cassazione della senten-za gravata, perché quest’ultima risulta autonomamente sorretta dall’affermazione che l’obbligo del ricorrente di rispettare le di-stanze dai confini e dalle vedute previste dal codice civile deriva, nella fattispecie, dal disposto del secondo comma del suddetto ar-ticolo”.Per comprendere il caso in esa-me, è utile anzitutto ricordare quanto previsto dall’art. 3 della Legge n. 13/1989. Tale articolo di-spone che le innovazioni dirette ad eliminare le barriere architet-toniche (tra le quali l’installazio-ne di ascensori) “possono essere realizzate in deroga alle norme sulle distanze previste dai rego-lamenti edilizi, anche per i cortili e le chiostrine interni ai fabbricati o comuni o di uso comune a più fabbricati”.Il secondo comma dispone che “È fatto salvo l’obbligo di rispet-to delle distanze di cui agli ar-ticoli 873 e 907 del codice civile nell’ipotesi in cui tra le opere da realizzare e i fabbricati alieni non sia interposto alcuno spazio o al-

cuna area di proprietà o di uso comune”.Nella vicenda in oggetto di giu-dizio, Tizia, premesso di essere proprietaria di un appartamento in un fabbricato che chiude in-teramente un cortile interno di proprietà esclusiva di Caio, e che in tale cortile quest’ultimo aveva realizzato un ascensore che non rispettava le distanze legali ri-spetto alla finestra dell’attrice che sul medesimo si affaccia, citava Caio per la rimozione dell’ascen-sore.Caio contestava la fondatezza della domanda, affermando la legittimità dell’opera, realizzata a norma di legge n. 13/1989 sul superamento delle barriere ar-chitettoniche.Come anticipato, il Tribuna-le prima, e la Corte d’appello poi, hanno accolto la domanda dell’attrice ed escluso la possi-bilità di derogare alla disciplina sulle distanze per eliminare le barriere architettoniche, sulla base di una duplice ratio deci-dendi: in primis, la deroga di cui al primo comma dell’art. 3 della legge n. 13/89 alle distanze pre-viste dai regolamenti locali non è applicabile alla fattispecie per-ché il cortile ove è stato collocato l’ascensore è in proprietà indivi-duale e non in proprietà comu-ne o condominiale; in ogni caso, l’obbligo di rispettare le distanze dai confini e dalle vedute previ-

ste dal codice civile deriverebbe, nella fattispecie, dal disposto del secondo comma del suddetto ar-ticolo.La decisione è stata conformata dalla Corte di Cassazione, a cui il proprietario dell’ascensore era ricorso per contestare la sentenza d’appello. Secondo quest’ultimo, entrambi i punti sopra elencati erano errati.Quanto alla prima ragione, sa-rebbe irrilevante che il cortile sia in proprietà esclusiva, perché il citato art. 3 della L. n. 13/89 fa riferimento non solo ai “corti-li comuni a più fabbricati” e ai

“cortili in uso comune a più fab-bricati”, ma anche ai “cortili in-terni”, indipendentemente dalla circostanza che essi siano in pro-prietà comune o condominiale o individuale. Quanto al secondo punto, nella fattispecie non si ap-plicherebbe la disposizione di cui al secondo comma del suddetto art. 3, perché la stessa riguarde-rebbe la distanza tra le opere da realizzare e i fabbricati alieni, mentre l’ascensore di cui si tratta è collocato all’interno di un fab-bricato condominiale.La suprema Corte, però, è di avviso contrario. Se è vero che il primo comma dell’art. 3 della L. n. 13/89 (relativo alla deroga alle distanze previste dai rego-lamenti edilizi) contempla, oltre ai “cortili in uso comune a più fabbricati”, anche i cortili “in-terni”, tuttavia nel caso di specie l’obbligo di rispettare le distanze legali dai confini e dalle vedute previste dal codice civile deriva, nella fattispecie, dal disposto del secondo comma del suddetto ar-ticolo. Nella sentenza impugna-ta, infatti, è stato accertato non solo che non è condominiale il cortile in cui è installata la colon-na dell’ascensore, ma anche che non è condominiale, cioè non ap-partiene al medesimo fabbricato di cui fa parte l’unità immobilia-re della controparte, la muratura perimetrale a cui detta colonna si appoggia.Non ci sono dunque i presuppo-sti per poter applicare la discipli-na anti barriere architettoniche. Di conseguenza niente deroga alle distanze legali: l’ascensore va rimosso.

Fonte: condominioweb.com

Nel caso di specie mancano i presupposti per poter invocare

la disciplina anti-barriere

architettoniche

Il proprietario di un immobile con

cortile privato, in cui aveva realizzato un ascensore, si è visto rigettare il ricorso

avanzato dalla vicina

IN PILLOLE...L’ascensore realizzato tra fabbricati adiacenti deve rispettare le distan-ze legali delle vedute se installato all’interno della proprietà individuale, dunque non comune o condominiale

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Otto Wohr GmbH rende il par-cheggio intelligente. Al BAU 2017, manifestazione fieristica di architettura, materiali e si-stemi, la ditta presenterà nuove soluzioni Combilift comandate utilizzando un’app mobile. Gli intelligent living concepts sono quindi ampliati per includere funzioni aggiuntive non solo in grado di rendere la vita di tutti i giorni più facile, ma anche di mi-gliorare lo spazio a disposizione.Con oltre 60 anni di esperienza nel settore dei sistemi di par-cheggio meccanici e automatici, Wöhr Autoparksysteme, ditta tedesca rappresentata in Italia da IdealPark Srl, offre costantemen-te soluzioni di parcheggio com-patte per ottimizzare lo spazio disponibile. Durante il BAU 2017 (padiglio-ne B3, stand n. 319) l’azienda, tra l’altro, dimostrerà il funziona-mento di un sistema Combilift utilizzando la App del parcheg-gio intelligente.Durante le fasi di sviluppo di tutte le innovazioni tecnologi-che, particolare attenzione viene posta sulla facilità di utilizzo. A partire dal 2017, i sistemi tecni-ci Combilift saranno disponibili

anche con funzionamento da App di smartphone. Tali fun-zioni App consentiranno il con-trollo a distanza dei sistemi tec-nici Combilift tramite qualsiasi smartphone dotato di un sistema operativo IOS 9 o Android 5.0.

Lo smartphone integrerà così le opzioni operative messe in atto fino ad oggi vale a dire identifi-cazione a radio frequenza (RFID) e telecomandi. Ciò comporterà una serie di vantaggi: per il futu-ro, gli utenti dovranno solo por-

tare con sé un unico dispositivo per la gestione della loro casa e del loro posto auto; gli utenti dovranno semplicemente sele-zionare il parcheggio su App per potervi accedere. Non sarà ne-cessario alcun dispositivo opera-tivo aggiuntivo.La Smart Parking App Wöhr po-trà inoltre essere scaricata gratu-itamente dal Google Play Store o dall’Apple Store. Ogni utente sarà poi dotato di un QR code

progettourbano dicembre201611

IdealPark, con la partner tedesca Wöhr, installa parcheggi con stazioni di ricarica per auto elettriche

Alla Fiera Bau 2017 di Monaco di Baviera saranno illustrate tutte le soluzioni pensate per l’auto green

La piattaforma che ti dà la caricaAlcuni Paesi europei stanno va-lutando l’idea di vietare la ven-dita di auto alimentate a diesel o benzina a partire dal 2025 per far circolare solo auto alimentate elettricamente. Da qui prende le mosse una soluzione ecologica-mente corretta di parcheggio: su tutti i propri impianti IdealPark, tramite la partner tedesca Wöhr Autoparksysteme, offre le stazioni di ricari-ca installate direttamente sulla piattaforma.Le persone affollano le cit-tà e con i livelli crescenti di urbanizzazione e compattazio-ne costante di “habitat urbani”, vengono emesse quotidianamen-te enormi quantità di CO2. Un veicolo di medie dimensioni con motore diesel nel traffico citta-dino emette circa 400 gram-mi di CO2 al giorno.Il numero di veicoli elet-trici rispetto ai veicoli con motore a combustione in-terna rimane ancora molto basso, anche se molti Paesi han-no fissato obiettivi chiari su come aumentare il numero di auto elet-triche entro il 2020. In Germania il governo federale prevede un milione di veicoli elettrici in cir-

colazione dal 2020 e fino a sei milioni en-

tro il 2030. Entro il 2025 in altri Paesi come la Norve-gia ad esempio stanno valutando

di introdurre il di-vieto di vendita di auto nuove dotate di motore diesel o benzina a favore di auto alimentate elet-

tricamente.

A tale scopo IdealPark offre sta-zioni di ricarica adatte a tutti i si-stemi di parcheggio e dei servizi di consulenza per orientarsi tra le varie tecnologie.Stazioni di ricarica per tutti i tipi di sistemi di parcheggio.I sistemi di parcheggio meccanici, semi-automatici e completamen-te automatici Wöhr, distribuiti in Italia da IdealPark, possono es-sere dotati di stazioni di ricarica rivolte a clienti eco-consapevoli. Date le molteplici opzioni tecni-

che sul mercato, a fianco del re-lativo hardware, l’azienda offre anche servizi di consulenza. Che tipo di alimentazione elettrica è necessaria? Il tempo medio di ri-carica? È necessario prendere in considerazione l‘assorbimento? La potenza dell’impianto elettrico disponibile è sufficiente per ali-mentare sia l’uso domestico che le ricariche dei veicoli?Durante la fiera BAU 2017 che si terrà a Monaco di Baviera dal 16 al 21 gennaio Wöhr Autoparksy-steme ed IdealPark saranno liete di dare una risposta a tutte queste domande rispettivamente negli stand B3/319 e B3/515. La fiera BAU è l’appuntamento internazionale più importante nel settore edile. Tutti i maggiori protagonisti nell’ambito della progettazione e costruzione di edifici sono pre-senti in questa fiera biennale. Al BAU ogni espositore presenta i propri prodotti ed innovazioni a livello mondiale: dalle tecnologie per le costruzioni commerciali e residenziali, ai materiali per le nuove costruzioni, le ristruttura-zioni e gli ammodernamenti.IdealPark sarà presente in special modo per mostrare tutte le solu-

zioni innovative per raggiungere un garage interrato evitando la realizzazione della rampa con-venzionale. Dei veri e propri ascensori per auto omologati con conducente a bordo, realizzabili con o senza tetto di copertura. I

montauto di IdealPark permetto-no di recuperare ed ottimizzare lo spazio da utilizzare per crea-re nuovi posti auto, cortili o aree verdi. Tradizione ed innovazione, personalizzazione, qualità del made in Italy, costante ricerca di miglioramento degli impianti so-no alla base della filosofia azien-dale di IdealPark. Con la parte-cipazione al BAU 2017 l’azienda vuole proprio trasmettere tali va-lori a tutti coloro che visiteranno la fiera internazionale.

Nuovi sistemi Combilift comandati a distanza dal conducente grazie all’uso di uno smartphone

La Smart Parking App Wohr è scaricabile gratuitamente negli store Google e Apple

Parcheggiare è un gioco da ragazzi con l’App direttamente sul telefonino

Alcuni Paesi europei stanno pensando

di mettere al bando le macchine

alimentate a benzina in favore di

mezzi ecologici

IN PILLOLE...Questa applicazione sarà presentata all’inizio del prossimo anno alla fiera BAU 2017 di Monaco di Baviera

relativo al proprio posto auto generato direttamente da Wöhr. Un sistema di scanner verrà uti-lizzato per riconoscere il codice QR, dopo di ché il conducente verrà autorizzato ad accedere al proprio parcheggio. Il collegamento tra lo smartpho-ne ed il Combilift è assicurato tramite 128 bit di crittografia a chiave, mentre è prevista la co-municazione tra l’applicazione e il sistema tramite il più recente Bluetooth Low Energy o Blueto-oth Smart con un raggio di azio-ne di circa 10,15 metri - per se-lezionare un posto auto da parte dell’utente comodamente dalla vettura. Sarà inoltre possibile integrare nei comandi del Combilift gesti-ti tramite la Smart Parking App anche le porte di accesso sotter-ranee del garage installate diret-tamente dal cliente.

L’immagine mostra un sistema di parcheggio Combilift 542.Per il futuro, la Smart parking App sarà disponibile anche per i sistemi di parcheggio automatici

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Credo che ognuno di noi quan-do scrive di cose tecniche pensi di aver qualcosa da dire perché ha studiato, capito e anche (spe-ro) perché ha fatto. Altrimenti perché scrivere? Ma ogni volta che si scrive, ovvero si cerca di mettere ordine intorno ad un ar-gomento, qualche cosa di nuovo vien fuori, assolutamente inso-spettato all’inizio.Occupandomi del cuneo, mai avrei pensato di dedicare alcu-ne righe all’alfabeto cuneiforme, adottato dai Sumeri a partire dal 4.000 a. Cr. Il cuneo che avevo ed ho in mente è la macchina sem-plice (fig. 1).Chiedendomi però perché i cu-nei della scrittura abbiano tutti la punta verso destra, oppure ver-so il basso, ho pensato al gesto di impugnare lo stilo o lo scalpello. In entrambi i casi, immaginando che allora come ora pochi sono i mancini, è inevitabile che nell’in-cidere il cuneo si inizi con la punta per poi affondare ed allar-gare la forma. Il gesto è possibi-le solo andando verso sinistra o dall’alto verso il basso. Perciò si legge da destra verso sinistra. La logica sottesa è quella indotta dal gesto tecnico e non quello della logica mentale. Forse qualcuno ha già fatto questa osservazione. Ma a me poco importa, perché ci sono arrivato da solo e nella pic-cola, presunta scoperta, sta spes-so la soddisfazione del lavoro di scrivere che altrimenti sarebbe troppo duro e privo di gratifica-zione (figg. 2 e 3).Provo a cambiare registro e tor-nare alla macchina cuneo.Vi è mai successo che un sem-

plice foglio di carta vi abbia leg-germente tagliato un dito? Come può un così debole materiale, la carta, tagliare?Ecco dunque la forza della for-ma: il cuneo.Il cuneo penetra, allarga, si fa

posto anche quando sembra im-possibile.La punta della radichetta entra nella pietra e la spacca, la prua della nave fende l’acqua, ma an-che lo strato di ghiaccio! L’arco a sesto acuto del gotico è un cuneo che sembra voler penetrare il cie-lo. La lama del pugnale squarcia la carne e spacca il cuore. Il vo-mere dell’aratro dissoda la terra e la prepara al seme.Ancor prima di definire il cu-neo come macchina semplice e definirne le caratteristiche mi viene da parlare della sua forza evocativa, prima che meccanica. Mi sembra che poche cose, come appunto il cuneo, siano in grado di tener così bene insieme due opposti, come l’utile ed il bello, la razionalità e l’evocazione, la forza e l’astuzia, necessità e gra-zia, o se vogliamo, ingegneria ed architettura.Ora cambio registro davvero.Il cuneo è un prisma che ha per sezione un triangolo isoscele. Più allungato è, meglio è. Se diciamo t la base del triangolo, l il suo la-

to obliquo, P ed R rispettivamen-te la potenza applicata su t e la resistenza offerta dal materiale in cui si vuole far penetrare il cuneo, le condizioni di equilibrio (prescindendo dagli attriti) è:P : R = t : l

La penetrazione del cuneo ri-chiede dunque una potenza tan-to minore, quanto più grande è l (oppure quanto più piccolo è t). La lama del coltello rappresenta un ottimo esempio.Il cuneo è senza dubbio fra i primissimi utensili dell’uomo: è presente negli oggetti di per-cussione, di taglio, nelle asce di pietra, nei raschietti, nella punta delle frecce e delle lance. Soprattutto è un utensile atto a sollevare, smuovere, schiaccia-re e bloccare. E’ così diffuso e connaturato in ogni civiltà che le sue applicazioni si affinano, si complicano e diventano base per nuove sinergie ed invenzioni. Spesso se ne perde la forma pri-mitiva e semplice. Ad esempio nell’incastro a coda di rondine i cunei sono quattro ma bisogna fermarsi un attimo per ricono-scerli (fig. 4).La semplice forma del torchio giapponese (fig. 5a), serrato gra-zie ai cunei contrapposti fa capi-re quanta potenza possa essere, con semplicità, messa a servizio di strumenti utili per il quotidia-no.La tecnica se ne è servita a piene mani ed in quella delle costru-zioni gli esempi sono innumere-voli, sorprendenti, magnifici.Tra le tante applicazioni del cu-neo ho privilegiato negli esem-pi quelle che inducono stati di coazione. Più che la descrizio-ne sull’utilità valga l’eloquenza dell’immagine e la soddisfazio-

ne che il lettore ne trae capendo l’intelligenza sottesa.Accanto alla figura del torchio, ho schizzato l’impiego del cu-neo per aumentare l’attrito fra il tenone e la mortasa ed unire saldamente le parti, o per non far uscire il martello dal manico.Il cuneo è stato usato per fende-re la pietra. In questo caso non si usa solo la potenza, ma anche, se il cuneo è di legno, viene sfrutta-ta la proprietà del legno di dila-tarsi trasversalmente qualora lo si bagni (figg. 5b e 5c).L’impiego del cuneo nella car-penteria lignea è sempre pre-sente. Nei sistemi di giunzione a dardo di Giove, il cuneo è im-piegato per serrare le due travi da unire, ma soprattutto, infi-lato nell’apposita sede centrale, spinge le due facce contrapposte dove i carpentieri, con la sega, le rifilano (fig.6). Ed in opera, due cunei contrapposti metteranno in coazione la giunzione a dardo di Giove! Questa unione è stori-camente presente presso molte popolazioni sia nella carpenteria navale, sia in quella civile. E’ una tecnica di giunzione che potreb-be diventare di nuova attualità con l’impiego di macchine a con-trollo numerico.Anche nel “ciavarol”, apparec-chio usato per interrompere l’appoggio di una trave al muro, ad esempio se c’è una canna fu-maria, funziona grazie ai doppi

cunei contrapposti e con grande semplicità, senza ricorrere a co-stose, brutte e pericolose scarpe metalliche (fig. 7). Ogni volta infatti che legno ed acciaio ven-gono a contatto, a causa delle inevitabili condense provocate dall’acciaio, iniziano sul legno attacchi biotici. L’impiego del cuneo per mettere in tensione catene e tiranti di ac-ciaio ha nel dardo di Giove il suo archetipo (fig. 8).Nelle illustrazioni dei libri di carpenteria lignea il cuneo è onnipresente, sia negli utensi-li del carpentiere. Ad esempio

nella pialla, dalla lama, al fer-mo, al regolatore di taglio. La figura 9, tratta da “L’architettu-ra pratica” di Giuseppe Vala-

progettourbano dicembre201612

Fenomenologia della forma geometrica nota fin dall’alba dei tempi dell’uomo, usato in tantissimi campi

Le applicazioni, meccaniche ed evocative, di questo straordinario strumento in grado di penetrare e tagliare

Il cuneo: dai Sumeri ai giorni nostriSemplice e potente, utile e bello

È fra i primissimi utensili dell’uomo:

è presente negli oggetti di percussione, di

taglio, nelle asce di pietra e nei raschietti

1

5a, 5b, 5c

7a7 8 8a6

DARDO DI GIOVEÈ un sistema di giunzione di due elementi lignei in cui si impiegano due cunei contrapposti alloggiati in apposita sede. La forza esercitata dai due cunei conferisce uno stato di coazione, specie se i due elementi uniti lavorano a flessione

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dier, fa vedere un doppio uso del cuneo, sia per stringere – precomprimere – le tavole, sia per mettere in perfetta bolla i li-stelli del pavimento. In modeste e semplici applicazioni il cuneo è presente (fig. 10)In altre occasioni ho attirato l’attenzione sullo straordinario impiego di cunei per bloccare il monaco con la catena (fig. 11) o per legare muri contrapposti (fig. 12).Infine mi piace riportare l’impie-go di due macchine semplici, le-va e cuneo. Come si deduce dai bassorilievi sia assiri, sia egizia-ni, il doppio cuneo che si viene a formare fra lo sguincio della slitta e la punta della leva non ha l’effetto di sollevare , bensì di smuovere e far avanzare la slitta con l’ingente peso (fig. 13).Pochissimi studiosi avevano ca-pito che non di sola leva si trat-tasse, ma di una mirabile combi-nazione, spiegata dal compianto amico Raffaelle Santillo. La po-tenza del cuneo e della leva non si sommano, bensì si moltiplica-

no con il risultato di vincere l’at-trito di primo impatto.Se non si capiscono i principi di base della meccanica classica, si rischia spesso di gridare al mira-colo o di interrogarsi invano di fronte ad indecifrabili arcana. Uno dei maggiori impieghi del cuneo, tutti sanno, è nella realiz-zazione di archi, volte e cupole.Ogni concio è un cuneo che esplica la sua azione grazie alla gravità.Nelle figure 14, 15 e 16 ho ripor-tato tre applicazioni proposte per stupire gli sprovveduti. Vil-lard de Honnecourt propone un doppio arco senza il ritto centra-le, mentre l’architrave del portale del Duomo di Prato ci stupisce con l’alternanza di cunei rovesci o paralleli. Ultimo l’inganno di Giulio Romano. Ogni volta sem-brano negate le leggi di natura, come quella di gravità, ma il pro-tagonista è il cuneo che mantiene il suo tecnema, anche se il morfe-ma sembra negarlo.Non dimentichiamo che la paro-la macchina, dal greco machanà, significa appunto inganno, astu-zia. Riappropriamoci dunque di questa macchina.Ho iniziato questo articolo sul cuneo con la notazione dell’alfa-beto cuneiforme. Voglio chiuder-lo con una osservazione ad una favola di Esopo. Mi riferisco a “I boscaioli ed il pino”. Racconta Esopo che alcuni boscaioli stan-no spaccando un pino, appena tagliato e lo facevano senza diffi-coltà grazie ai cunei ricavati dal-lo stesso albero. E il pino escla-mò: “Non me la prendo tanto con la scure che mi ha abbattuto, quanto con questi cunei che sono della mia stessa sostanza”.

È ben vero che i maltrattamenti degli estranei non sono così do-lorosi come quelli inferti dai fa-migliari, ma voglio rassicurare il pino: “Non è la tua materia che ti fende, ma la forma, la macchi-na cuneo, ovvero l’inganno de-gli uomini”, Esopo scrive nel VI secolo prima di Cristo: come sei attuale, caro cuneo.

1. P : R = t : l Quanto più piccolo è t (o quanto maggiore è l), tanto il potere di P sarà grande.

2. Scrittura cuneiforme

3. L’archetipo della scrittura da destra verso sinistra potrebbe dipendere dal gesto tecnico: con la destra si impugna il martello e con la sinistra lo stilo o lo scalpel-lo. Il cuneo ha inizio dalla punta e quindi è logico proseguire da destra verso sinistra. Il disegno è di Romano Burelli. Quale onore! Ma anche a ciò serve l’amicizia.

4. Incastro a coda di rondine. Pochi riconoscono in questo in-castro l’azione di quattro cunei.

5a, 5b, 5c. Eloquenti impieghi del cuneo. Oltre al cuneo, per spaccare la roccia, viene impie-gata la bagnatura del legno che

ingrossandosi spinge ed aumen-ta l’azione del cuneo.

6. Unione a dardo di Giove.

7. Il “ciavariol” è una delle tec-nologie più semplici ed efficaci di collegamento di elementi li-gnei nel piano.

8. Giunzione per tirantature me-talliche. Si capisce che l’archetipo è il ligneo dardo di Giove.

9. Da Valadier. Nella tavola che illustra la posa di un pavimen-to si può vedere un doppio uso del cuneo: per mettere in bolla e per precomprimere lateralmente l’assito.

10. Impiego del cuneo per serra-re una condotta idrica.

11. Intelligente unione del mo-naco con la catena. Nella gran-de tradizione della carpenteria lignea la capriata era concepita “chiusa”, non cioè col monaco staccato dalla catena come te-orizzato nell’ottocento, che ha schematizzato la capriata come arco a tre cerniere.

12. Impiego di cunei lignei per legare muri contrapposti.

13. L’arcano che permette di smuovere ingenti pesi. L’allean-za in questo caso è fra la leva ed il cuneo e per capire il meccani-smo si immagini l’azione della leva la cui punta è sagomata a cuneo, che scivola sul cuneo con-trapposto dato dallo sguincio della slitta.

14. Vuoi - chiede Villard de

Honnecourt - costruire un dop-pio arco appoggiato su due co-lonne, anzichè su tre? La spiega-zione del disegno non ha bisogno d’altro.

15. Conci contrapposti dei por-tali del Duomo di Prato. La spie-gazione me l’ha fornita il com-pianto Salvatore Di Pasquale.

16. L’ultima figura non è solo un omaggio al genio inventivo di Giulio Romano. Nel visitare, in occasione della Mostra “la forza del bello” allestita a Palazzo Te a Mantova (2008) l’occhio si è fer-mato sul concio del triglifo che sembra cadere! Siamo sulla stes-sa linea degli espedienti costrut-tivi proposti da Villard de Hon-necourt o del Duomo di Pisa, che dimostra il totale controllo del cuneo nell’arco. Altre volte ho vi-sitato Palazzo Te, ma non mi ero mai accorto di questo particola-re. Allora, scrivere sul cuneo, è perlomeno servito a me?

Prof. Franco Laner

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La potenza del cuneo e della leva non si sommano,

bensì si moltiplicano con il risultato di vincere l’attrito di

primo impatto

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Rapporto Traffic Scorecard 2015, la capitale è scesa dal secondo al quarto posto. Al suo posto adesso c’è Cagliari

Per il secondo anno consecutivo i livelli di ingorghi sono complessivamente in calo, recuperata un’ora sul 2014

Nel traffico si perdono 19 ore l’anno Milano è la città più congestionataIl Traffic Scorecard 2015, l’ul-timo rapporto stilato da Inrix, rappresenta il punto di rife-rimento per amministrazioni e città, in Europa e negli Stati Uniti, per la misurazione dei progressi nella mobilità urbana.Il rapporto analizza i livelli di congestione in 96 città europee nel corso del 2015. I livelli di traffico in Italia sono complessi-vamente in calo per il secondo anno consecutivo: gli automo-bilisti hanno speso in media 19 ore fermi in coda, un’ora in me-no rispetto al 2014. Nonostante questa diminuzio-

ne, l’Italia resta al decimo po-sto nella classifica dei Paesi più congestionati in Europa, al cui vertice si colloca il Belgio, con 44 ore perse nel traffico.Milano si conferma ancora una volta come la città più traffica-ta in Italia, con una media di 52 ore perse negli ingorghi da parte degli automobilisti in un anno, più del doppio di quanto succede a Cagliari, la seconda città più congestionata in Italia. Il tempo mediamente speso nel traffico a Milano è sceso tutta-via di cinque ore nello scorso anno, la maggior riduzione re-gistrata in tutte le città italiane. Nella classifica delle città euro-pee più congestionate, Milano è scesa dal settimo posto nel 2014 al decimo posto del 2015. Per il secondo anno consecuti-vo, Londra si è confermata la capitale degli ingorghi a livello europeo.Delle 13 città italiane analizzate

sono sei quelle che hanno regi-strato un declino nei livelli di traffico. Gli automobilisti di Roma han-no speso in media 2 ore in me-no in coda rispetto al 2014, un fattore che ha fatto scendere la Capitale dal secondo al quarto posto nella classifica italiana delle città più trafficate. Altre riduzioni sono state registrate a Firenze (-3 ore), Torino (-2), Brescia (-2) e Bologna (-1).L’Italia ha mostrato dei segni di recupero economico, con un aumento del Pil dell’1,5% e del-la fiducia delle imprese. Men-tre il tasso di disoccupazione è sceso all’11,9%, in calo rispetto

al 12,7% del 2014, la disoccupa-zione giovanile ha raggiunto il livello record del 44,2%. Nonostante la crescita mode-rata e l’incremento del 16% del numero di immatricolazioni delle auto nel 2015, il traffico in Italia ha continuato a dimi-nuire, in parte grazie anche alla crescita dell’economia del car sharing. I noleggi di auto sono cresciuti del 18% nel 2015 in Italia e i veicoli acquistati per finalità di noleggio rappresen-tano circa il 20% del totale del mercato.Anche gli investimenti nel tra-sporto pubblico hanno contri-buito a ridurre i livelli di traf-fico. A Milano sono state aperte 10 stazioni della nuova linea della metropolitana M5 Lilla, utiliz-zata da più di 130.000 passeg-geri al giorno. Roma ha registrato un leggero aumento nel car sharing pub-blico e anche il trasporto pub-blico ha potuto usufruire di mi-glioramenti in termini di nuove stazioni e passeggeri serviti. Bologna ha registrato un au-mento dell’8,9% degli abbona-menti mensili ai servizi di tra-sporto pubblico locale, a Torino il numero dei passeggeri della metropolitana è aumentato del 3%, mentre l’incremento dell’u-tilizzo di mezzi pubblici a Bre-scia è stato del 5%.

Il rapporto Traffic Scorecard 2015 di Inrix ha anche identifi-cato le peggiori strade per livel-li di traffico in Italia, oltre agli orari peggiori per percorrerle. Dodici delle 20 strade più con-gestionate in Italia si trovano nell’area di Milano. Gli auto-mobilisti che hanno percorso il tratto di 17,24 km della A4 com-preso tra l’allacciamento con la A8 e la Tangenziale Nord di Milano hanno perso una media di 38 ore nel traffico. Al di fuori dell’area milanese, il tratto stradale che ha registrato più ingorghi è la A55 a Torino: gli utenti che hanno percorso la distanza di 17,33 km tra l’al-lacciamento con la A5 e l’inter-connessione con la Tangenziale Sud hanno speso una media di 15 ore in coda.Dei 13 Paesi europei analizzati dal rapporto, nel corso del 2015 il 70% ha registrato una ridu-zione nei livelli di congestione. Un risultato che può essere at-tribuito alla lentezza dell’eco-nomia europea, con una cre-scita media del Pil trimestrale dello 0,3% nella seconda metà dell’anno, che resta inferiore al picco precedente alla crisi del 2008. Il Belgio si è collocato in cima alla classifica, con una me-dia di 44 ore perse nel traffico da parte degli automobilisti, davanti a Olanda (39 ore), Ger-mania (38 ore) e Lussembur-

go (34), seguite dalla Svizzera che passa dalla sesta posizione dell’anno precedente alla quin-ta del 2015.Londra è in cima nella classifi-ca delle città europee con più ingorghi, gli automobilisti nella capitale britannica restano in coda nel traffico per una media di 101 ore, più di 4 giorni. Il maggior incremento del traf-fico è stato rilevato a Stoccarda, che ha raggiunto una media di 73 ore perse nel 2015, con un aumento del 14% rispetto al 2014. A Bruxelles, la città con più traffico in Europa nel 2012

e nel 2013 e collocatasi seconda dietro Londra nel 2014, si so-no registrati cali significativi: con 70 ore perse nel traffico in seguito a una riduzione di più di 4 ore rispetto al 2014 la città belga è scesa al quinto posto in classifica.Nel confronto tra città europee e altri centri urbani a livello glo-bale, Londra si colloca in testa alla classifica globale delle città piagate dal traffico, con un tota-le di 101 ore, seguita da Los An-geles (81 ore), Washington D.C. (75 ore), San Francisco (75), Houston (74), New York (73), Stoccarda (73), Anversa (71), Colonia (71) e Bruxelles (70). Gli automobilisti che percorro-no le 10 peggiori strade a livel-lo globale perdono in coda una media di 110 ore all’anno, più di 4 giorni e mezzo.Tra i paesi analizzati dall’Inrix Traffic Scorecard, gli Stati Uniti sono in cima alla classifica per numero di ore perse nel traffico – con una media vicina alle 50 ore nel 2015 – superando Belgio (44 ore), Olanda (39), Germania (38), Lussemburgo (33), Svizze-ra (30), Regno Unito (30) e Fran-cia (28).I dati presenti nel rapporto In-rix Traffic Scorecard 2015 sono ottenuti a partire dalle informa-zioni sulle velocità di percor-renza stradale raccolte da più di un milione di strade e autostra-de in 13 Paesi europei e 96 città nel periodo compreso tra gen-naio e dicembre 2015. Per acce-dere al rapporto, in cui è inclusa un’analisi dei tratti stradali più trafficati in Europa e negli Stati Uniti, visitare il seguente link: inrix.com/scorecard.

Buone performance per Firenze, Torino, Brescia e Bologna,

località in cui il disagio si è ridotto

grazie ai mezzi pubblici potenziati

L’Italia si colloca al decimo posto in Europa tra i Paesi

più ingolfati; al vertice c’è il Belgio

con 44 ore trascorse all’interno dell’auto

IN PILLOLE...Londra è la peggiore a livello globale: in coda 101 ore all’anno in media, se-guita da Los Angeles (81 ore), Washington (75), San Francisco (75), Houston (74), New York (73), Stoccarda (73), Anversa (71) e Bruxelles (70)

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