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Le due giornate di studio intendono porre l’attenzione sul rapporto che intercorre tra la voce,

intesa nei suoi aspetti sonori e espressivi e la formazione – manifestazione dell’identità personale.

La voce, più che la parola, racconta del sé: dice chi siamo o chi vorremmo essere; “chi”

vogliamo presentare di noi o “chi” vorremmo che gli altri vedessero o credessero che noi siamo.

La voce ci racconta e si racconta. Inevitabilmente manifesta le nostre emozioni, ma anche le può

celare, tutto dipende dal grado di coscienza e dalla nostra capacità di “manipolazione”. Dipende

dalla nostra consapevolezza di saperla usare e dal controllo che riusciamo ad attivare sulle

nostre emozioni, vere o rappresentate. Dipende, in ultima analisi, da quanto il sentire la nostra

voce è presente nell’inconscio piuttosto che dalla sua raffigurazione nel nostro conscio.

La generale paura di cantare, piuttosto che recitare una poesia, risiede in buona misura proprio

nella cognizione che, non sapendo usare la voce in quella dimensione dove il suo suono ha più

valore del significato della ‘parola’, non riusciamo a controllare l’elemento inconscio che attraverso il

‘suono della voce’ si manifesta.

Nella voce risiedono molteplici aspetti archetipi che si mescolano con l’oralismo in tutte le

sue dimensioni fino alla finalizzazione anche del suono stesso come fenomeno intrinsecamente

ed esplicitamente “creatore”. L’oggetto della nostra “creazione”, la voce in quanto suono, si fa,

diventa concretamente altro nel momento in cui nomino l’oggetto, lo chiamo e gli assegno un

significato, così come ci è descritto nelle varie cosmogonie. E così, pure la realtà della vita si

manifesta allorché esce il primo suono. L’urlo primordiale!

Ecco che, sulla qualità e sulle caratteristiche fisiche del suono, vocale, si concentra il senso più

remoto del nostro essere. Identità di genere, di carattere, di stato emotivo, di appartenenza

culturale, di salute o malattia, di forza, di energia o di debolezza e spossatezza. La vita e la morte

si distinguono anche dalla presenza del suono.

Ciò che si genera può essere un atto vocale consapevole o inconsapevole: così l’attore che

imita un’emozione e la stessa emozione vissuta nella realtà.

Se nelle varie cosmogonie la creazione avviene principalmente per un atto vocale, nel teatro

lirico le qualità vocali hanno tradizionalmente delineato i caratteri tipologici dei personaggi, in

un trascorrere dall’archetipo al culturale.

Come la ricerca della propria identità di genere che richiede la determinazione del proprio suono

corporeo-vocale, così ogni lingua parlata ha le proprie determinate caratteristiche vocali; esse

riguardano frequenza, timbro, inflessione melodica.

Tutto ciò parte dal corpo, diventa fenomeno psichico e torna al corpo: così è la voce dello

schizofrenico o del malato psichiatrico che rivela il suo stato evolutivo. Così è per

l’adulto/adolescente con i suoi shift frequenziali tra petto e falsetto.

Si dice che talvolta la voce è lo specchio dell’anima! E, ancora una volta torniamo agli

archetipi sonori della voce.

La giornata di studio si propone dunque una riflessione, una sorta di indice sulla realtà del

fenomeno voce tra arte e scienza, salute e malattia, corpo e mente.

Mario Degli Stefani, Francesco Facchin

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Relatori, Moderatori e Discussant

Sami Alanne University of Oulu, Faculty of Medicine, Psychiatric Clinic, Extension School; University of Arts Helsinki, Sibelius Academy

Paola Barzan Università degli Studi di Padova

Augusta Bassi-Nazzaro C.I.R.M.A.C. – Piemonte

Marco Beghelli Università degli Studi di Bologna

Andrea Beghi Casa di Cura “Città di Rovigo” Responsabile Ambulatorio di Otoneurologia e Riabilitazione Vestibolare – Rovigo

Elisa Benassi Esserevoce, Accademia Internazionale di Psicofonia

Michele Biasutti Dip. FISSPA – Università degli Studi di Padova

Luciano Borin Conservatorio Statale di Musica di Padova

Helen Brunner Trieste

Concetto Campo Verona

Alain Carré Commission Internationale Musique et Médecine – France

Caterina Cangià Università Pontificia Salesiana di Roma

Anna Capovilla Studio “VocaleConsonante” - Milano

Gianpaolo Chiriacò Università del Salento

Giancarlo Cuccato Direttore 2° Servizio di Psichiatria - ULSS 16 Padova

Graziano De Giorgio Brescia

Massimo De Mari Centro Veneto di Psicanalisi

Mario Degli Stefani 2° Servizio di Psichiatria ULSS 16 Padova

Giulio Di Raco Conservatorio di Bolzano

M. Emerenziana D’Ulisse Istituto Neurotraumatologico Italiano, Villa Dante - Guidonia (Roma)

Francesco Facchin Conservatorio Statale di Musica di Padova

Carlo Fantozzi

Dip. D.E.I. - Università degli Studi di Padova

Gerardo Favaretto Dipartimento di Salute Mentale - Treviso

Giorgio Maria Ferlini Scuola di Psicoterapia psicoanalitica e fenomenologica Aretusa – Padova

Giuseppe Ferronato Dip. DNS – Università degli Studi di Padova

Luca Flesia CantArte – Centro di Studi Musicali, Padova

Francesco Forges-Davanzati Conservatorio "B. Marcello" di Venezia

Bruno Forti Dipartimento di Salute Mentale Azienda ULSS 1 – Belluno

Guido Gainotti Istituto di Neurologia – Policlinico Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma

Laura Gamba Azienda Ospedaliera – Cremona

Letizia Gomato Università degli Studi di Teramo

Antonella Grusovin Istituto Regionale Rittmeyer per i Ciechi – Trieste

Manuela Guadagnini 2° e 3° Servizio di Psichiatria ULSS 16 Padova

Nathalie Henrich Bernardoni CNRS, GIPSA-LAB Grenoble, France

Cinzia Labbadessa Roma

Cristian Leorin Dip. D.E.I. - Università degli Studi di Padova

Tatiana Lai 2° Servizio di Psichiatria ULSS 16 – Padova

Antonio Lovato Dip. DBC – Università degli studi di Padova

Laura Mainardi Centro Residenziale per Anziani “Umberto I” – Piove di Sacco (PD)

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Leonardo Meneghetti Servizio di Psichiatria ULSS 15 – Cittadella (PD)

Stefano Navone Centro Studi Musicoterapia Alto Vicentino – Thiene

Stefano Patron Università Ca’ Foscari - Venezia

Laura Pigozzi Ospedale San Paolo – Milano

Joana Revis Aix-Marseille Université – France

Valentina Rigato Dip. D.E.I. - Università degli Studi di Padova

Antonio Rodà Dip. D.E.I. – Università degli Studi di Padova

Mario Rossi Dip. DNS – Università degli Studi di Padova

Stefano Sanzovo UOS Riabilitazione Psichiatrica C.S.M. Mogliano V.to (TV)

Alberto Schön Membro ordinario S.P.I. – “Centro Veneto di Psicoanalisi”

Daniele Schön Institut de Neurosciences des Systèmes – Aix-Marseille Université – Faculté de Médecine, France

Massimo Semenzin Dipartimento di Salute Mentale ULSS 2 Feltre (BL)

Manuela Susigan Dip. D.E.I. - Università degli Studi di Padova

Mariselda Tessarollo DPSS – Università di Padova

Anna Urbani

C.S.M. ULSS 10 – Veneto Orientale, San Donà (VE)

Diego Vescovi Dip. D.E.I. - Università degli Studi di Padova

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GIOVEDì 15 Ottobre 2015

Piazzola Sul Brenta (PD) – Villa Contarini, Galleria delle Conchiglie I SESSIONE: VOCE TRA SUONO, EMOZIONI E ARTE

8.30 Registrazione partecipanti 9.00 Saluti delle Autorità

Momento musicale: DidaOrchestra: Heinrich Biber, Battalia à 9 per archi e bc. (1673)

Giancarlo Cuccato: Apertura dei lavori 9.30 Mario Degli Stefani, Francesco Facchin: Presentazione del Congresso –“ Progetto PerSona”

Moderatore: Mario Degli Stefani Discussant: Giorgio M. Ferlini

10.00 Alberto Schön: Voce, incanto, disincanto

10.30 Stefano Patron: Antropologia della voce nella cultura popolare del Nordest

11.00 Coffee break / Theater break

11.15 Paola Barzan: Voci dalla storia, storie dalle voci. Interpretare le registrazioni del passato

11.45 Gianpaolo Chiriacò: Vocalità nera. Memoria, identità e pratiche culturali del canto afro-americano

12.15 Dibattito 13.00 Light lunch

Moderatore: Giuseppe Ferronato Discussant: Mario Rossi

14.30 Marco Beghelli: Voci oltre il confine di genere

15.00 Giulio di Raco: Il suono nella sua trasversalità comunicativa tra diverse culture umane e tra

diverse specie animali; note per la ricerca di una chiave di lettura comune per la materia vivente

15.30 Andrea Beghi, Anna Capovilla: Il sistema vestibolare: un nuovo strumento per il performer?

16.00 Manuela Guadagnini, Alice Gambera: Esperienza musicale

16.15 Coffee break / Theater break

16.45 Augusta Bassi Nazzaro: L’identità della voce del sordo = L’identità del sordo nella sua vita

17.15 Dibattito Conclusioni

18.00 Seminari Luciano Borin: “La voce funzionale” – una pedagogia vocale

Mario Degli Stefani, Manuela Guadagnini: Musica e salute mentale 20.30 Concerto Vincitore premio Venezia

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VENERDÌ 16 OTTOBRE 2015 Piazzola Sul Brenta (PD) – Villa Contarini, Galleria delle Conchiglie II SESSIONE: VOCE E IDENTITÀ – VOCE E PERSONALITÀ

Moderatore: Leonardo Meneghetti Discussant: Maria Emerenziana D’Ulisse 9.00 Michele Biasutti: Voce e didattica 9.30 Caterina Cangià: Ricadute positive per l’attenzione, la motivazione e l’apprendimento

grazie alla cura della voce dell’insegnante 10.00 Nathalie Henrich: When speech becomes music ... how do singer play with vowels? 10.30 Manuela Guadagnini, Alice Gambara: Esperienza musicale 10.45 Coffee break / Theater break 11.00 Guido Gainotti: Il ruolo della voce, della faccia e del nome nei disturbi di riconoscimento

delle persone

11.45 Daniele Schön: Risonanza Musicale: dalla sincronizzazione motoria al sistema specchio 12.15 Dibattito Aperitivo musicale: Carlo Tosato (percussioni) Casey Cangelosi, Sleight and evil hand;

Bad touch 13.10 Light lunch

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Pomeriggio 14.00 Intervento musicale: CORALE TUKI TUKI dir. G. Boldetti 14.15 Sami Alanne: Music as Psycoterapy and the Structure of Personal Identity Moderatore: Bruno Forti Discussant: Gerardo Favaretto 14.45 – 17.45 TAVOLA ROTONDA: Voce e salute mentale Mario Degli Stefani, Manuela Guadagnini: Voce e Musicalità: Opportunità di trattamento della

malattia mentale

Massimo De Mari: Le voci di dentro

Laura Pigozzi: La voce del padre

Stefano Sanzovo: Voce e identità sessuale

Anna Urbani: Voce e Psichiatria

Stefano Navone: Senso e significato nel vocale in musicoterapia

17.45 Gerardo Favaretto, Maria Emerenziana D’Ulisse: Conclusioni finali Break musicale Patrizia Cavinato (pianoforte): Sergej Vasil'evič Rachmaninov, Variazioni su un tema di Corelli 18.00 Seminari Caterina Cangià: L’arte della presentazione orale

M. Emerenziana D’Ulisse: L’urlo dentro di noi

18.00 Spazio libri: Incontro con gli autori

Mario Degli Stefani, Manuela Guadagnini: Suoni, tempi e ritmi nelle relazioni di cura

Massimo De Mari: Tra psicoanalisi e musica 19.45 Compilazione documentazione ECM

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SABATO 17 OTTOBRE 2015 Piazzola Sul Brenta (PD) – Anfiteatro Negrelli III SESSIONE: VOCE E COMUNICAZIONE Comunicazioni preordinate e Poster Moderatore: Tatiana Lai Discussant: Massimo Semenzin 9.00 Graziano De Giorgio: La voce dell’anima 9.20 Letizia Gomato: Comunicazione verbale e non verbale: la produzione sonora-vocale nell’Autismo

9.40 Luca Flesia: “Libera la voce e la tua espressività”. Un approccio mindfulness-based alla voce e

al suo rapporto con il corpo, mente ed emozioni

10.00 Laura Gamba: La voce e il canto nella riabilitazione dell’infanzia 10.20 Dibattito 10.50 Coffee break 11.20 Alain Carré: L’identità della voce del sordo = L’identità del sordo nella sua vita

11.40 Elena Benassi: La Psicofonia: un modello di musicoterapia fondato sull’uso della voce 12.00 Cristian Leorin, Manuela Susigan, Carlo Fantozzi, Antonio Rodà, Valentina Rigato, Diego Vescovi: Logokit: a mobile application for the treatment of language disorders in children

12.20 Dibattito 13.00 Light lunch

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Pomeriggio Moderatore: Francesco Facchin Discussant: Antonio Lovato 14.30 Mariselda Tessarollo: Voce e identità dalla polifonia al rap 14.50 Concetto Campo: La lingua modifica non solo la struttura mentale ma anche quella fisica 15.10 Helen Brunner: Dalla babele linguistica al canto corale: divagazioni sull’identità 15.30 Francesco Forges-Davanzati: Per una nuova didattica della vocalità Jazz e popular come

resistenza all’omologazione vocale imposta dai talent show 15.50 Dibattito 16.10 Coffee break 16.30 Cinzia Labbadessa: Per una definizione di ‘postura vocale’ 16.50 Antonella Grusovin: Il canto della voce: esperienza d’improvvisazione vocale in musicoterapia

17.10 Laura Mainardi: Psicoterapia di gruppo in Casa di Riposo: dare voce a chi non ha voce

17.30 Francesco Facchin, Antonio Lovato: Conclusioni Poster

Laura Alessio – Marilisa Fiorilla: “Progetto Orchestra per la salute”

Marco Anzovino, Milena Pizza: Gruppi di “psicomusica” con adolescenti problematici e non

Thomas Balin: La neuropedagogia performativa e i disturbi comunicativi nella sordità, afasia,

disfluenze e nelle disfonie dei professionisti della voce

Alessandro Calò: Progetto Coro Apparenti Stonature

Carmen Napolitano, Esperienza di musicoterapia per l’ADHD: imparare a modularsi

attraverso la sincronizzazione di intensità e ritmo della voce

Elena Sartori: L'incanto della mamma

Mario Degli Stefani, Riccardo Tronca, Voce e immagini: l'importanza e utilità della

trasmissione orale nella identità popolare. Uno studio sulla trasmissione della mitologia

dell'anguana al 2011

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Interventi musicali Gli interventi musicali sono da considerare quasi relazioni. Sono l’esperienza pratica-emozionale di quanto descritto dalle parole. Nella musica, proprio per le caratteristiche implicite dell’ “oggetto”, le emozioni e la loro rappresentazione sono un unicum. Musica ed emozioni condividono l’assenza del “principio di non contraddizione”. Così possono essere presenti contemporaneamente melodie dal carattere antitetico senza possibilità di scelta da parte dell’ascoltatore ma, anzi, dando all’insieme maggiore pregnanza e senso. Allo stesso modo i compositori da sempre si sono cimentati sia nella rappresentazione delle emozioni, sia nell’interpretare personalità sonore “altre” come rumori, situazioni o strumenti che si sfidano nell’imitare un altro strumento. Heinrich Ignaz Franz Biber (1644-1704), Battalia à 9 per archi e bc. (1673) / Das liederliche Sachwirmen der Musquetier, Mars, die Schlacht und Lamento der Verwundeten, mit Arien imitirt und Baccho dedicirt Presto I, Allegro ( Die liederliche gselschafft von allerley Humor / hic dissonat

ubique nam ebrii sic diversis Cantilenis clamare solent), Presto II, Der Mars, Presto III, Aria, Die Schlacht, Lamento Adagio

DidaOrchestra:

Violini: Matteo Anderlini, Lucia Dalla Libera, Nicolò Turatello Viole: Giovanna Gordini, Fabrizio Castanìa, Francesca Marino, Elena Baldon Violoncelli: Alessandra Juvarra Contrabbasso: Federico Mistè basso continuo: Roberto Loreggian Concertatore: Francesco Facchin Casey Cangelosi, Sleight and evil hand (tamburo solo e metronomo);

Bad touch (mimo e nastro magnetico) Carlo Tosato* tamburo e mimo * classe di percussioni del M. Massimo Pastore

Sergej Vasil'evič Rachmaninov, Variazioni su un tema di Corelli

Andante, Poco più mosso, L’istesso tempo, Tempo di Menuetto, Andante,Allegro (ma non tanto), L’istesso tempo, Vivace, Adagio misterioso, Un poco più mosso, Allegro scherzando, Allegro vivace, L’istesso tempo, Agitato, Intermezzo, Andante (come prima), L’istesso tempo, Allegro vivace, Meno mosso, Allegro con brio, Più mosso – Agitato, Più mosso, Coda (Andante). Patrizia Cavinato pianoforte CORALE TUKI TUKI direttore Kate Iglis, referente Giada Boldetti (I servizio di Psichiatria) Wair Craig cornamusa

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Interventi teatrali a cura di Bruno Pietro Spolaore

Sonetto amoroso di Pantalone L’amore è proprio una gran “cossa” dice Pantalone.

Il vecchio Pantalone, pieno di senile erotismo, disperato per amore della giovane Isabella rimpiange di non aver approfittato del suo vigore da giovane cosi da diventare matto per amore da vecchio. Pantalone interpretato da Bruno Pietro Spolaore

Da Carlo Goldoni, “I Rusteghi”, atto II scena V

Cosa si può dire del conflitto esistente tra la morale severa del mercante che pensa ad accumulare ricchezze, a non sperperare e la mentalità moderna e illuministica che sta prendendo piede nella nuova società del ‘700? Chiaro esempio di tale conflittualità è il dialogo tra Lunardo e Simon. Lunardo interpretato da Bruno Pietro Spolaore Simon interpretato da Gabriele Ferrarese

Da Carlo Goldoni, “La putta onorata”

Il popolo, i suoi problemi, la sua spontaneità, i suoi stessi difetti sono oggetto di considerazione attenta e viva e vengono evidenziati in questa scena che rappresenta l’incontro-scontro in canale tra i due gondolieri Nane e Menego. Nane interpretato da Gabriele Ferrarese Menego interpretato da Bruno Pietro Spolaore

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Concerto 15 ottobre 2015 ore 20.30 Galleria delle Conchiglie

Adrian Nicodim, Pianoforte Ludwig van Beethoven Sonata n. 23 in Fa minore, Op. 57

- Allegro assai - Andante comodo - Allegro ma non troppo

Fryedryk Chopin Scherzo n. 2 in si bemolle minore op. 31

Notturno in do diesis minore op. postuma

Johann Sebastian Bach Ciaccona in Re minore BWV 1004

(trascrizione per pianoforte di Ferruccio Busoni)

Sergej Prokofiev Sonata per pianoforte n. 2 in re minore, op. 14

- Allegro ma non troppo - Scherzo: Allegro marcato - Andante - Vivace

Progetto di musica per il territorio

con LA FENICE di VENEZIA

Evento musicale esterno correlato Sabato 17 ottobre – Auditorium Istituto Barbarigo Via Rogati 17, Padova – ore 18,30

CONCERTO Giovane Orchestra Portello, direttore Maria Luisa Girardello, maestri preparatori, Erika Tosato, Alice Gambera Craig Weir (cornamusa) e Becky Forbes (ballo)

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ABSTRACT Sami Alanne Music as Psycoterapy and the Structure of Personal Identity

Music is a psychotherapeutic Praxis similar to language in music psychotherapy: With music it is possible to study the

being-in-the-world as it appears in a consciousness. Etymologically the word person refers to the mask, which provides

the voice and shape for the something that exists. In this respect, the dynamic unconsciousness of Sigmund Freud is

revisited from the perspective of sounds and music how they develop and sustain the self-experience: The early

interaction between a mother and an infant is a play of sound, rhythm, movement and humor that constitutes the

later musical experiences. Thus music can be seen as a form of vitality in human communication and development. It

speaks to us secretly in a present moment with its sounds and affects of pleasure, joy, eroticism, sadness, anger etc.,

providing us with empowerment and self-esteem. This makes the musical expression meaningful to our identity and

shareable with others. Music is not only symbolic representations of the defenses, transference and pathology

expressing the layers of unconsciousness. The past reverberates in presence with the personality and the whole

existence through our voices as we speak, sing or play with Pathos. In music, we are in the direct contact with the

world through our bodies communicating with ourselves and the others. This enables the understanding and

analyzing of the musical ideas and associations as the personal communications of the unconsciousness and identities,

not only as texts but as the experienced “voice of life” in psychotherapy or in musical dialogue. (Alanne, 2010; 2014.)

Paola Barzan Voci dalla storia, storie dalle voci: ascoltare e Interpretare le registrazioni del passato

Con l’attenuazione della fase di urgent anthropology, ed il moltiplicarsi degli archivi sonori, gli studiosi delle discipline etno-antropologiche sempre più frequentemente si trovano ad analizzare registrazioni effettuate in un passato spesso remoto, con informatori sconosciuti e ormai scomparsi, in contesti non personalmente visitati. L’etnomusicologo, in particolare, affronta repertori vocali folklorici il cui l’ascolto e la cui interpretazione sono, molte volte, l’unica possibilità di “conoscere” le persone che con le proprie esecuzioni hanno trasmesso una parte importante di sé. L’intervento vuole condividere le considerazioni suscitate dall’intensa esperienza di ascolto delle registrazioni effettuate da Sergio Liberovici nel 1968 in Polesine; esempi dalle registrazioni di tre diversi informatori aiuteranno a comprendere come nel canto tradizionale il testo sia indissolubilmente legato alla musica, e come ogni variazione timbrica o di altezza, ogni cambio di intensità, ogni inflessione vocale, in quanto frutto di una necessità espressiva, possa essere rivelatrice del vissuto di chi ha consegnato al nastro la propria voce. Mentre l’esperienza aurale è passaggio indispensabile per recuperare la dimensione emotiva della voce cantata, l’analisi acustica interviene a dare risposte e conferme, a supportare scientificamente le ipotesi di interpretazione ed allo stesso tempo evidenziare elementi non immediatamente ed empiricamente percepibili. L’approccio al documento registrato propone quindi una visione olistica che non si fermi ai dati, pure importanti, dell’analisi musicologica, testuale e stilistica, ma tenti di restituire, insieme al canto e alla voce, la persona e la sua storia.

Marco Beghelli Voci oltre il confine di genere

La voce viene comunemente considerata uno dei caratteri sessuali secondari dell’essere umano, differenziata fra maschio e femmina. Eppure proprio la voce, con le sue mille sfumature di grigio fra i toni spiccatamente maschili e femminili, sembra offrirsi come una metafora della

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parcellizzazione dei generi sessuali sempre più evidente nella società contemporanea. Le mutazioni timbriche della voce non seguono necessariamente di pari passo quelle del corpo, al punto che non è impossibile imbattersi in una voce prettamente virile proferita da un corpo effeminato. Ma il timbro della voce è a sua volta malleabile, soggetto a modifiche temporanee o permanenti, procurate attraverso la chirurgia, la farmacologia o la semplice educazione dell’organo laringeo. Di tanta versatilità ha approfittato anche l’arte, che nel corso della storia ha fatto spesso uso di forme di canto al confine di genere. Con l’ausilio di esemplificazioni sonore, verrà mostrata una carrellata di situazioni vocali ambigue, corredate da considerazioni di carattere estetico-musicale.

Michele Biasutti Voce e didattica

La presente relazione analizza i rapporti tra voce e didattica secondo varie direzioni di ricerca, considerando l'importanza della didattica della voce e del canto per lo sviluppo psicofisico delle persone e le funzioni del canto in educazione. Le domande che hanno animato il percorso di ricerca della relazione includono: Quali sono le variabili dell'apprendimento del canto?, Quali sono i principali processi stimolati? Che ruolo e funzione ha il canto in educazione? In particolare ci sono diverse buone ragioni che possono stimolare l'apprendimento del canto quali lo sviluppo delle capacità intellettive e il transfer per capacità logico matematiche, logico-spaziali, linguistiche e di lettura. Cantare sviluppa la consapevolezza corporea attraverso lo sviluppo della coordinazione tra parole, dell'intonazione e consente di verificare cosa sia possibile ottenere con il proprio corpo. Il canto stimola anche il dominio emotivo-affettivo, l'espressione di una dimensione interiore e i processi divergenti. Diversi sono poi i fattori che influenzano l'apprendimento del canto, che comprendono aspetti socio-culturali, fisici e fisiologico-evolutivi, psicologici, musicali e pedagogici. Anche le concezioni degli insegnanti su come i bambini imparano a cantare hanno un'importanza rilevante nei processi di insegnamento e di apprendimento del canto. Da ultimo saranno analizzati alcuni progetti per l'insegnamento del canto e le possibili implicazioni per lo sviluppo della ricerca

Andrea Beghi – Anna Capovilla Il sistema vestibolare: un nuovo strumento per il performer?

I disordini posturali contribuiscono alla genesi di diverse patologie dei musicisti in particolare nell’ambito della sindrome da overuse (Norris, 1998). La valutazione posturale abitualmente riguarda gli aspetti biomeccanici mentre le più recenti acquisizioni neurofisiologiche affermano il ruolo centrale dell’input vestibolare come riferimento intrinseco nella regolazione del controllo posturale finalizzato alla massima efficienza quindi al minimo dispendio energetico (Goodworth, 2009; Borel, 2008). I disturbi vestibolari sono molto frequenti nella popolazione generale e in particolare oltre i 40 anni di età; rappresentano uno dei più comuni motivi di consultazione medica oltre i 65 anni (Agrawal, 2009). Non si può comunque trascurare il ruolo dell’input vestibolare nell’età dello sviluppo (Cakrt, 2011). Recenti ricerche scientifiche evidenziano come l’influenza dell’input vestibolare sul controllo posturale sia migliorabile con il training anche nel soggetto sano; interessanti esperienze in tal senso riguardano la medicina dello sport sia per quanto riguarda la prevenzione degli infortuni che l’ottimizzazione della performance (Morimoto, 2011). Riteniamo quindi che l’implementazione di tecniche di allenamento vestibolare e dell’equilibrio in generale possano aiutare a migliorare l’efficienza corporea soprattutto per quanto riguarda la coordinazione motoria, la riduzione delle tensioni in particolare a carico del rachide cervicale e del cingolo scapolare (data la rilevanza delle specifiche proiezioni vestibolo-spinali), e di conseguenza l’ottimizzazione del gesto tecnico e la riduzione del rischio di patologie da overuse che possono portare ad

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un carico di lavoro eccessivo e, se protratte nel tempo, possono avere delle conseguenze estremamente gravi sulla performance (ad esempio, come fattore di rischio di distonia focale) (Jabusch, 2006). Per questi motivi crediamo che la valutazione vestibolare, oltre a quella uditiva, visiva e biomeccanica, dovrebbe fare parte della routine minima di analisi del musicista a tutte le età ma in particolare nell’età evolutiva e a partire dai 40 anni e che il training vestibolare possa costituire una valida risorsa per la prevenzione, la cura e l’ottimizzazione della performance artistica.

Caterina Cangià Ricadute positive per l’attenzione, la motivazione e l’apprendimento grazie alla cura della voce dell’insegnante

La voce è uno strumento fondamentale nella comunicazione didattica e i problemi legati alla continua vociferazione minano l’abilità degli insegnanti nello svolgimento della loro attività quotidiana per via del chiaro legame fra l’uso corretto della voce e il loro senso di autoefficacia. Su questo fronte una risposta potrebbe essere il vocal training. Sul fronte, invece, dei tratti caratteristici dell’elocuzione verbale quali l’articolazione, la pronuncia, l’accento, il ritmo e l’intonazione, va evidenziato che contribuiscono in maniera significativa all’attenzione e alla motivazione degli allievi. Gli elementi di retorica e di public speaking, spesso poco considerati dai linguistici, hanno un alto potenziale di coinvolgimento degli allievi ad apprendere confermato dalla ricerca

Alain Carré, Augusta Bassi-Nazzaro L’identità della voce del sordo = L’identità del sordo nella sua vita

A guardarla bene, la voce del sordo è particolare. Ci dà indicazioni sull’identità della sordità, dunque sull’identità della persona. Ci dà anche indicazioni sull’identità educativa della persona sorda, ed anche sul suo modo di percepire, se questo sia favorito da protesi o impianti. La parola è la realizzazione acustica del linguaggio. Tutti gli elementi qualitativi della parola sono degli elementi musicali gestiti maggiormente dall’emisfero destro del cervello. Questi elementi che costruiscono la nostra voce ci danno allo stesso tempo l’identità, come per tutti gli individui non sordi. Nel caso dei sordi esiste una piattaforma comune degli elementi deficitari che ci permettono di dire: lui è sordo, ed eventualmente ci permettono di precisarne anche il grado di sordità. Allo stesso modo, gli elementi acustici che costituiscono la parola, sono elementi comuni con la musica: ritmo, altezza, accento, timbro. Le persone che hanno beneficiato di una stimolazione precoce, regolare e duratura di questi elementi avranno una voce che si avvicina a quella di un udente e ne guadagneranno in identità. Questo significa che una persona sorda può essere identificata, grazie alla musica, con il proprio nome e non come sorda, guadagnando l’identità di persona, di individuo. L’impianto cocleare ha rivoluzionato il mondo della sordità. Durante l’anno che segue l’impianto, le stimolazioni musicali sono determinanti e vengo gestite dall’emisfero destro (quello musicale). Dopo un anno è l’emisfero sinistro che riprende la gestione della parola, aiutato sempre da quello destro per l’analisi prosodica. Ricerche scientifiche e cliniche confermano le nostre ricerche.

Gianpaolo Chiriacò Vocalità nera. Memoria, identità e pratiche culturali del canto afro-americano

In questa presentazione esplorerò il ruolo della voce cantata nella musica afroamericana, e più in generale nella società statunitense. Attraverso un’analisi dei modi in cui nozioni di memoria e identità si intersecano con pratiche espressive e performance vocali, l’esplorazione si svilupperà lungo due direzioni.

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In una prima parte – dal titolo Storia, significati, e tecniche della vocalità nera – si mostrerà come le fonti scritte e il lavoro sul campo possono intrecciarsi per ricostruire l’origine africana e il valore culturale di stili e tecniche quali gli hollers, i calls, il declamato dei sermoni, lo yodel, il melisma, etc. In una seconda parte – definita Call and Response – verrà preso in considerazione il ruolo sociale e politico del canto nero. Da Mahalia Jackson che introduce e ispira il famoso discorso I Have a Dream di Martin Luther King a Nina Simone che scrive il suo grido di protesta Mississippi Goddam in risposta a un attentato dinamitardo contro una chiesa del Sud, fino ad arrivare ai canti e ai rap che accompagnano le proteste di Baltimora e Ferguson; verrà evidenziato il modo in cui il canto diventa strumento indispensabile per conservare una memoria collettiva che è fondamentale per lo sviluppo di intere comunità.

Massimo De Mari Le Voci di dentro

Nell'omonima opera teatrale di Eduardo De Filippo, si parla di un sogno, interpretato alla lettera, con parole concrete, vuote, senza un senso logico o ambigue, che finisce per generare false interpretazioni; d'altra parte c'è un personaggio che invece nelle parole non crede più e ha scelto di vivere nel silenzio o di comunicare solo con smorfie e sputi o, tutt'al più, facendo esplodere dei petardi, che solo uno dei suoi familiari sa "interpretare". Da questo spunto l'autore propone una riflessione sul tema dell'interpretazione e dell'improvvisazione nella musica jazz e nel lavoro analitico. Le voci dell'inconscio sono confuse, hanno un senso difficile da decifrare, a volte sono assordanti, altre volte si nascondono nel silenzio eppure raccontano sempre qualcosa; allo stesso modo nel jazz, la successione di note e silenzi a volte lineare, altre apparentemente caotica, che costituisce l'improvvisazione, ha le stesse caratteristiche di un racconto. L'emozione scatta quando l'interpretazione trova, in ambedue gli ambiti, un senso al racconto.

Mario Degli Stefani – Manuela Guadagnini Suoni, tempi e ritmi nelle relazioni di cura

Tra le artiterapie che sempre più, dalla letteratura specifica, vengono indicate come utili nel trattamento di patologie psichiche nelle diverse fasi della malattia, il linguaggio musicale sembra offrire la possibilità di una comunicazione a vari livelli, e anche in aree di sofferenza psichica profonde. In particolare sembra risultare valido nelle condizioni di malattia come la psicosi e altre patologie affini, in cui la scarsa capacità di elaborare emozioni e sentimenti in un pensiero esprimibile e condivisibile, riduce notevolmente il raggio di una azione terapeutica fondata sul linguaggio parlato. Da queste considerazioni nasce l'idea di una attività di musicoterapia in gruppo, per pazienti psichiatrici. In gruppo, perché l’approccio gruppale permette non solo uno spazio di condivisione e riflessione di aspetti comuni della malattia, ma consente altresì di ampliare notevolmente le proprie potenzialità espressive e terapeutiche attraverso l’utilizzo di un linguaggio immediato come quello sonoro e musicale. L’attività terapeutica può in questo modo raggiungere e rivolgersi anche agli elementi più disorganizzati della malattia psichica, e avvalersi della possibilità di oscillare tra momenti socializzanti, riabilitativi o più prettamente terapeutici, insiti nelle opportunità dell’espressione musicale, nelle fasi diverse delle attività di cura.

Giulio Di Raco Il suono nella sua trasversalità comunicativa tra diverse culture umane e tra diverse specie animali; note per la ricerca

di una chiave di lettura comune per la materia vivente

La voce viene utilizzata dal mondo animale per fini comunicativi ma anche espressivi; la trasmissione delle emozioni attraverso la vocalizzazione è prerogativa dell’uomo come del regno animale. Molti aspetti di segnale vocale non verbale possiedono tratti che sono studiati da

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neurobiologi e zoosemiotici per ipotizzare forme sonore comuni che, a differenza dell’arbitrarietà della struttura sonora della parola rispetto al significato, lasciano ipotizzare una possibile universalità del segno sonoro vocale quando questo è veicolo di emozioni di base, che rappresenterebbero un elemento comune che lega tra di loro le specie animali aventi antenati filogeneticamente comuni.

Guido Gainotti Il ruolo della voce, della faccia e del nome nei disturbi di riconoscimento delle persone.

In una specie sociale come quella umana, l’identificazione delle persone è una fondamentale funzione biologica ed a tal fine un complesso sistema multisensoriale, basato soprattutto sulla voce, sulla faccia e sul nome, si è evoluto nel cervello dell’uomo. Lo scopo del mio intervento consisterà nel mostrare che le modalità di riconoscimento basate su queste tre modalità sono rappresentate in modo diverso nelle due metà del cervello. Le modalità ‘sensoriali’ (faccia e voce) sono rappresentate soprattutto nel lobo temporale dell’emisfero destro, mentre la modalità ‘linguistica’ (nome) è rappresentata soprattutto nel lobo temporale dell’emisfero sinistro. In corso di lesioni temporali destre osserveremo, quindi, soprattutto disturbi di riconoscimento attraverso la faccia (prosopagnosia, che costituisce il disturbo più frequente), attraverso la voce (fonagnosia, meno frequente), o attraverso un deficit congiunto (multimodale), riguardante sia la faccia che la voce. In corso di lesioni temporali sinistre, invece, osserveremo soprattutto un deficit specifico nel riconoscimento dei nomi o nel trovare i nomi delle persone.

Nathalie Henrich Bernardoni When speech becomes music ... how do singer play with vowels?

Human voice is our essential means of communication with each other. It is also a beautiful

musical instrument which can turn text sentences into touching musical phrases. The production of

vowels is governed by an interplay between source harmonics - provided by laryngeal vibrations -

and resonances - raised by vocal-tract articulatory gestures. In speech, vocal pitch is much lower

than vocal-tract first-resonance frequency in most cases, whatever the speaker’s gender. Thus, a

spoken vowel is perceptually well-defined by amplitude enhancements in the sound spectral

envelope. In singing however, harmonics and resonances may come together. This is particularly

true for high-pitch voices. In this presentation, we will discuss the interplay between harmonics and

resonances in the soprano voice in comparison with other lyrical voice types. The tuning strategies

that soprano use to sing vowels in the upper part of their tessitura will be illustrated. In such cases,

tuning strategies are a necessity for the singer to sing audible vowels at high pitches. Yet, tuning

strategies may also be observed as the result of an aesthetical choice in the case of singers

searching for specific timbre or loudness. We will illustrate the case of Bulgarian women’s singing

who aim to sing vowels loudly and with a bright timbre. Similar strategies are observed for

musical-theatre singers. Finally, the play between source harmonics and vocal-tract resonances

may be the essence of a singing art. We will demonstrate the interplay between harmonics and

resonances in Mongolian höömij singing and provide insights into the underlying articulatory

movements.

Stefano Navone Senso e significato nel vocale in musicoterapia

Partendo da una panoramica del pensiero teorico riferito ai principali modelli storici della Musicoterapia, l’autore propone una breve rivisitazione di alcuni tra gli approcci attualmente accreditati della disciplina privilegiandone una rilettura attraverso l’analisi della componente

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vocale. Senso e significato dell’espressione vocale, tra terapista e paziente, sembrano essere due costrutti che raramente si integrano nella prassi operativa. Il rischio di una netta separazione tra comunicazione di senso e di significato porta ad una sorta di rischiosa frattura tra due elementi costitutivi della comunicazione globale con i pazienti; è auspicabile quindi, in un’ottica attuale sempre più orientata all’integrazione degli approcci e nel riconoscimento di una autonomia della disciplina, che le metodologie si confrontino nel proporre strumenti osservativi e valutativi che includano senso e significato delle espressioni vocali, nel tentativo di uscire definitivamente da un dualismo sterile che tende ad estremizzare la disciplina musicoterapica o in direzione degli orizzonti teorici delle psicoterapie o viceversa in direzione dei quanto mai vari e diffusi interventi socio-animativi che utilizzano il mondo sonoro.

Stefano Patron Antropologia della voce nella cultura popolare del Nordest

Lo scopo dell'intervento è definire il ruolo dei “testimoni” nella trasmissione del canto di tradizione popolare nel Veneto. Il passaggio dalla tradizione orale al testo scritto e alla registrazione fonografica rappresenta un momento decisivo e particolarmente delicato. Le modalità, le condizioni e il momento in cui il testimone trasmette le proprie conoscenze sono determinanti per il contenuto del documento da mettere in archivio e da usare per far conoscere un determinato canto.

I due protagonisti di questa fase delicata sono da un lato il ricercatore e dall'altra il testimone. Presenterò l'esempio di alcune registrazioni (Luisa Ronchini “Una voce unica e sola” e Gualtiero Bertelli “E d’Anguillara siamo”) pubblicate dall'archivio dell'Istituto Ernesto De Martino di Venezia, e la descrizione di alcune figure di testimoni tratte dal libro “Sentime bona zente” di Luisa Ronchini. Per finire cercherò di definire il ruolo che ancora svolgono le persone anziane o che fanno parte di contesti socio culturali in cui è ancora viva la tradizione orale. Non soltanto continua il ruolo del testimone nella produzione di documenti etnomusicali ma diventa sempre più importante la capacità di testimoniare i contesti sociali descritti dai canti e la possibilità di trasmetterli con una corretta modalità esecutiva creando le condizioni emotive che ne consentano la fruizione.

Laura Pigozzi La voce del padre

Parlare della voce del padre è parlare del corpo del padre: si parla spesso del corpo della madre e pochissimi sono i riferimenti al corpo del padre. Nella tradizione psicanalitica il corpo è il teatro dell’inconscio, così come lo è la voce. Per ciascuno, la voce è un’esperienza d’intimità e di estraneità: è marchio della nostra identità, dunque nulla di più prossimo; ma, una volta che essa si è staccata da noi, va per il mondo senza che vi possiamo esercitare più un gran controllo e, a volte, senza riconoscerla come nostra. Riascoltata in registrazione ci può risultare angosciosamente estranea: questo fatto ci permette un piccolo esercizio di umiltà. La voce, pur così intima, non è mai un’esperienza rassicurante; essa è unheimlich, spaesante. Meno rassicurante di tutte è la voce del padre perché congiunge legge e animalità: come accade nel rito ebraico con il suono dello shofar che simbolizza, unite, la voce dell’animale-totem e la voce della legge. Per il tema voce-patologia si farà riferimento alla funzione della voce del padre nei balbuzienti, negli stonati e nei dislessici Perché ci sia trasmissione al figlio non basta il padre simbolico, funzione di cui anche un maestro o persino un padre morto può fare supplenza. Bisogna che il padre ci metta la faccia, il corpo, la voce: a partire dal suo corpo, dalla sua voce, un padre può reinventare una propria presenza in famiglia, significativa e distinta da quella materna. Da qui può partire anche una rivalorizzazione sociale del maschile.

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Joana Revis From vocal behavior to voice quality

We do not have one voice, we have a thousand voices. Depending on the interlocutor, the situation, the

context, the emotions, the intentions, our voice quality is modified, and may vary among three axes:

pitch, loudness, and timbre. The infinite combination of those parameters leads to a phenomenal vocal

flexibility. We can whisper we can yell, we can use roughness or breathiness, we can sound childish or

dominant… This allows us to convey our emotions; this allows us to convey who we are.

The way we modify our voice is linked to our vocal behavior. From brain to vocal tract through the lungs,

and considering the posture and the muscular tensions, the whole body participates to voice production.

Each step of this global physiology influences voice quality.

It is widely assumed that a vocal forcing behavior may alter the vocal folds integrity by generating lesions.

But it is less known that the respiratory patterns, the glottic configuration and the muscular tensions that

we describe as the vocal forcing symptoms are also a normal behavior for expressing some emotions, or

to be heard in specific situations.

How does it work? When ends emotional expression and when begins vocal misuse? The aim of this

lecture is to illustrate the complex behavior of phonation and the wonderful power of voice flexibility.

Stefano Sanzovo Voce e identità sessuale

Sentire una voce porta gli individui a caratterizzarla all'interno di uno specifico gruppo sociale. Pochi secondi d'ascolto e già ci siamo fatti delle impressioni sul genere, l'etnia, l'età, persino sulla sua personalità. E per quanto riguarda l'orientamento sessuale, si suppone di essere in grado di determinarlo da varie caratteristiche, quali il portamento o le espressioni del viso. Recenti studi hanno suggerito che queste "abilità" possano funzionare solo sulla base di indizi acustici, come se le persone possano capire l'orientamento sessuale di uno speaker solo dalla voce. E la categorizzazione sembra esser più accurata quando è basata sulle caratteristiche della voce piuttosto che del volto. Ma queste abilità acustiche possono essere fuorvianti: la voce di una persona è influenzata dal suo aspetto fisico e dalle sue condizioni di salute. E anche chi ascolta è influenzato da aspettative sciali legate al suo gruppo di appartenenza.

Alberto Schön Voce, Incanto, Disincanto

La voce è veicolo di comunicazioni preverbali e poi verbali, indispensabili nella nostra vita, ci contrassegna come identità, è materia di una delle forme estetiche, quella prosodica-musicale, è presente nelle formule magiche e nei riti religiosi e in psicoanalisi rappresenta il centro delle principali comunicazioni tra paziente e analista. E' importante la funzione che assume nelle cosmogonie e si veda quanto contribuisca alla popolarità di persone dello spettacolo o di altri ruoli pubblici

Daniele Schön Risonanza Musicale: dalla sincronizzazione motoria al sistema specchio

Il punto di vista teorico che difende la modularità del linguaggio è stato di recente messo alla prova da una serie di studi che hanno mostrato una condivisione di risorse neurali fra musica e linguaggio. Lo studio del canto è particolarmente interessante in quanto contiene informazione linguistica e musicale in un unico stimolo uditivo, il canto, forma di espressione universale. La percezione del canto e della parola si basano su un insieme di aree neurali condivise della corteccia temporale e frontale. Questa condivisione forse spiega perché l'apprendimento di una nuova lingua (compresa quella materna) sia più facile quando la lingua sia cantata rispetto a quando sia parlata. Inoltre l'implicazione di cortecce motorie o premotorie nel semplice ascolto

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della voce cantata, mette in evidenza dei meccanismi imitativi che sono possibili grazie ad un circuito d'iterazione audio-motoria. Questi meccanismi influenzano il modo in cui percepiamo i suoni , ci rendono sensibili alla qualità della voce e influenzano le nostre capacità imitative. Anna Urbani Voce e Psichiatria

Nel mio intervento vorrei soffermarmi sul ruolo della voce nello sviluppo psichico. La voce ha a che fare con un’esperienza precoce (pre e perinatale) che si colloca tra corpo e psiche e nello stesso tempo stabilisce la relazione con l’altro da me. La voce, quindi, parla del mondo interno e dell’identità, mettendoci in relazione con il mondo esterno. La voce della madre consente, nell’ascolto della voce del neonato e nella traduzione e restituzione di essa in altri suoni (parole) e gesti, di costruire i significati e dare un senso a ciò che il bambino prova e sta comunicando. Il secondo spunto di riflessione sarà la voce nella relazione terapeutica. Proprio per questo suo carattere precoce di conferire senso ulteriore al contenuto verbale del discorso (emozioni, stati d’animo, vissuti), le voci del paziente e del terapeuta vanno considerate strumenti di conoscenza e di cambiamento, anche se, a volte, possono incantare o annoiare e quindi ostacolare la comunicazione e il cambiamento. Diventa perciò fondamentale, nel nostro lavoro, esserne consapevoli. Per concludere: tutti noi portiamo dentro le voci dei nostri pazienti e dei nostri colleghi ed è proprio ascoltandole e facendole risuonare che, nell’esperienza quotidiana del nostro lavoro, questi “discorsi” acquistano intensità (spessore) e tonalità (qualità) per con-sentire delle relazioni veramente terapeutiche.

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Sabato Elena Benassi, La Psicofonia: un modello di musicoterapia fondato sulla voce

La voce è il proprium musicale dell’Essere Umano, è la chiave di volta del suo esistere, è lo specchio della sua identità e rappresenta al tempo stesso lo strumento privilegiato per accedere all’universo delle emozioni viscerali, così come anche al sistema degli affetti e ai processi rappresentativi e simbolici. Sintomo, Segno e Simbolo, la voce può essere anche Via e Meta dell’evoluzione della Persona. Nel contesto terapico la Psicofonia propone l’uso della voce non come uno strumento tra i tanti, ma come una forma di espressione completa, integrata e peculiare all’Uomo. La Psicofonia è una disciplina che definisco integrativa, poiché fa leva sulla circolarità tra i processi di ricezione, di integrazione e di espressione che realizzano il riconoscimento, la formulazione e la condivisione del Suono che “viene da dentro” rendendolo partecipabile e carico di senso. Le applicazioni terapeutiche più conosciute della Psicofonia sono:

- in ambito ostetrico, attraverso il canto prenatale per la realizzazione del legame precoce padre-madre-bambino e attraverso il training psicofonetico per il parto per l’accompagnamento alla nascita attraverso la voce,

- in ámbito neurologico, con la riduzione dei sintomi legati ad ictus, sla, distrofia muscolare, - in ámbito psichiatrico per mezzo dell’integrazione del soffio, del suono, del senso.

Helen Brunner Dalla babele linguistica al canto corale: divagazioni sull’identità

Prendendo spunto dai lavori di George Steiner, Jaqueline Amati Mehler, Jorge Canestri, Simona Argentieri e Gilda Sabsay Fox svilupperò una riflessione sulle connessioni tra la mia esperienza personale di un’infanzia plurilingue e quella in età adulta di cantare in un coro. In particolare mi concentrerò sul binomi ordine – dis/ordine e attivo – passivo presenti sia nell’esperienza plurilingue che in quella corale. Obiettivo dell’intervento sarà quello di individuare i punti di contatto tra le possibili declinazioni che le diverse lingue possono assumere nelle vicende di ogni persona (lingua madre, lingua padre, lingua ambiente e così via) e le molteplici voci presenti in un coro. Concetto Campo La lingua modifica non solo la struttura mentale ma anche quella fisica

Le ricerche del dottor Alfred Tomatis sull'orecchio e il linguaggio sono sfociate su importanti scoperte, come l'effetto Tomatis provato nei laboratori di fisiologia delle funzioni della Sorbona che recita: l'apparato fonatorio riesce a emettere più facilmente le frequenze che l'apparato uditivo riesce a percepire con maggiore chiarezza. Questo ha permesso di comprendere perché alcune popolazioni la cui lingua madre contiene un range di frequenze molto vasto e il cui orecchio è di conseguenza allenato a discriminare e percepire con chiarezza molti suoni, hanno una maggiore facilità rispetto ad altre nell'apprendimento delle lingue straniere. Le scoperte hanno permesso anche di mettere a punto un sistema acustico-elettronico per allenare l'orecchio a percepire con maggiore chiarezza le frequenze a cui non è abituato, ad esempio i suoni di una lingua acusticamente molto diversa dalla propria e quindi difficile da integrare nelle sue componenti sonore e ritmiche.

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Accanto a ciò Tomatis riesce a mettere in evidenza che ogni lingua produca una sorta di imprinting neuropsichico attraverso le sue componenti frequenziali e ritmiche (tempo medio di emissione sillabica) grazie alla stretta influenza reciproca esistente tra la parte cocleare e quella vestibolare. Ciò va ad influire da una parte sulla mentalità media della popolazione parlante quella determinata lingua e dall'altra sui loro atteggiamenti mimici, posturali e psicomotori generali medi creando di fatto il substrato fisico di ciò che poi sviluppandosi ed evolvendosi saranno le linee di tendenza che contraddistingueranno la loro cultura.

Graziano De Giorgio La voce dell’anima

Alcune forme dell’esperienza vitale sono incomunicabili e inesprimibili mediante il linguaggio verbale, ma possono essere veicolate da espressioni artistiche che proprio nell’astrazione e nel simbolo fondano il loro potere. In virtù della loro struttura dinamica, esse possono anche rappresentare i sentimenti e costituire il mezzo attraverso cui un osservatore può riconoscere un movimento interno originario. Tra le arti, la musica possiede caratteristiche comuni al linguaggio verbale e come quest’ultimo promuove un’articolazione di puri suoni, solo che lo fa senza il ricorso a lessemi o morfemi. Se le arti plastiche rendono visibile lo spazio nei diversi modi secondo cui lo concepiamo e trattiamo, la musica ci introduce in una sfera densa di forme sonore diverse e indefinitamente mobile che rendono udibili il tempo e la sua continuità. In questo lavoro, l’autore si sofferma non solo sulle sonorità che si fanno musica, espressione artistica, ma anche su quei suoni che non si conformano alla disciplina della creazione artistica e che tuttavia acquistano, a volte, grande importanza all’interno di una seduta analitica, spesso terra di frontiera col pensiero nascente. Alcune situazioni verificatesi con un paziente, in cui giochi sonori, brusii, vocalizzi, reminiscenze sonore ecc. avevano assunto un alto senso comunicativo sono descritte nel lavoro; la rilettura della trascrizione delle sedute, in occasione della scrittura di un lavoro scientifico, ha prodotto un’elaborazione après coup che ha messo ordine in accadimenti avvicendatisi tra loro molto rapidamente, consentendo di fermare l’attenzione al non verbale, alle tracce sensoriali apparentemente incomprensibili inscritte nella memoria somatica.

Carlo Fantozzi, Cristian Leorin, Valentina Rigato, Antonio Rodà, Manuela Susigan, Diego Vescovi Logokit: a mobile application for the treatment of language disorders in children

The role of technology in supporting speech therapy has been significant in the last twenty years.

Mobile applications ("apps") have just started being introduced but, albeit very promising, the

phenomenon is still limited. Even though there are examples of apps developed in the UK and US, distinct

language specific processes and representations are needed for the Italian language. That is what

"Logokit" aims to be: a professional app to improve the overall effectiveness of the language disorder

treatment, stimulating child engagement through individually-customized activities.

In this talk we will present "Prime Frasi", the first module of Logokit currently developed. The module was

designed to assist children with the constructions of clauses. Differently from conventional approaches,

the child 1) has an active role thanks to touch-screen interaction; 2) has auditory-visual feedback for

her/his actions and, chiefly, can re-listen to her/his own voice, a base element of speech. Thus, listening

becomes crucial for self-awareness and reason for improvement of linguistic skills.

The app was tested with a sample group of pre-school children with SLD and secondary language

disorders. The experimental phase included an initial assessment, a questionnaire for the speech

therapists, followed by a treatment period and a post-treatment evaluation.

The therapists judged the app to be a useful tool for their work. Moreover, the app measurably increased

the motivation and attention of children during therapy. Accuracy of the answers was improved with a

reduction of errors or omissions in the clause structure.

The collaboration between speech therapists and engineers played a significant role in the step-bystep

development of the app.

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Luca Flesia “Libera la voce e la tua espressività”. Un approccio mindfulness-based alla voce e al suo rapporto

con il corpo, mente ed emozioni

L’atto autentico e risonante di colui che canta scaturisce dal contatto con ciò che c’è nel momento presente a livello fisico, emozionale e cognitivo: nel canto l’individuo suona se stesso mediante lo strumento della voce, rivelando i moti del proprio animo. Spesso tuttavia meccanismi mentali di giudizio o blocchi interiori non consentono una libera e fluida espressione di Sé, impedendo di essere cassa di risonanza della propria vera Essenza. Riconnettersi con il proprio Sé psicosomatico, integrando mente corpo ed emozioni, diventa quindi fondamentale per liberare voce ed espressività personale. Liberare il potenziale espressivo; maggior piacere e spontaneità nell’uso di voce e corpo; potenziare la performance vocale; minori ansia e stress da performance; maggior autoconsapevolezza psicosomatica di Sé; miglior gestione delle emozioni. Ad un gruppo di 12 allievi di canto di un Centro di Studi Musicali di Padova è stato applicato il Protocollo Mindfulness Psicosomatica (PMP) del progetto Gaia, programma validato di educazione alla consapevolezza e alla salute globale approvato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e patrocinato dall’Unesco. Sono state utilizzate le più efficaci pratiche di consapevolezza psicosomatica di Sé: mindfulness psicosomatica, tecniche di respiro consapevole, movimento, esercizi psicocorporei in coppia, utilizzo psicosomatico della voce. È stata effettuata valutazione quantitativa e qualitativa pre e post intervento. Conclusioni. Tutti i partecipanti hanno fatto esperienza consapevole ed integrata del proprio Sé psicosomatico. Il PMP ha consentito di ridurre stress e ansia da performance, liberare l’espressività personale e promuovere maggior piacere, efficacia e sicurezza nella performance vocale. Francesco Forges-Davanzati Per una nuova didattica della vocalità Jazz e popular come resistenza all’omologazione vocale

imposta dai talent show

La voce è uno strumento e come gli altri puó essere oggetto di insegnamento. Ma la didattica della tecnica vocale e dell'arte del canto deve tenere conto delle caratteristiche che differenziano lo strumento-voce da tutti gli altri: - la singolaritá - corporea ed esperienziale - di timbro, inflessioni, potenza e durata, diversi per ciascun individuo; - la trasformazione incessante cui è sottoposto, giacché ogni trasformazione del corpo - temporanea o irreversibile - diviene trasformazione della voce, anch'essa ne determinando il potenziale performativo; - l'invisibilità (lo strumento vocale non può essere osservato): l'apprendimento passa attraverso la percezione interiore e l'intuizione, mediate entrambe da uno scambio verbale, spesso foriero di ambiguità; - l'articolabilità in linguaggio, perché la voce è uno strumento che intona parole e si modella nella diversità di ogni lingua, salvo i rari casi di melodie prive di testo poetico. Queste caratteristiche sono esaltate nelle vocalità jazz e "popular", laddove la storia ci tramanda voci uniche di auto-didatti. La contemporaneità invece tende, come avviene nella cosiddetta voce impostata, a standardizzare i timbri, nella ricerca di un suono prevedibile, riconoscibile e quindi commercializzabile. Occorre dunque esercitare una critica serrata di questa tendenza, veicolata dai talent show televisivi, contapponendole la vitalità inesauribile della bio-diversità vocale che ha origine nelle culture musicali tradizionali. Solo in questo modo è possibile insegnare l'arte del canto, in una prospettiva che è allo stesso tempo segnata dalla necessità psichica dell'espressione vocale e caratterizzata dalla resistenza all'omologazione imposta dal mercato e dalla cultura individualistica che lo mantiene in vita.

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Laura Gamba La voce e il canto nella riabilitazione dell’infanzia

La voce e il canto e più in generale la musica e il suono sono elementi fondamentali nella costruzione della relazione con i bambini, tanto nel caso di sviluppo tipico, quanto nel caso si presentino ritardo e disabilità. Per tutti i bambini la melodia, il ritmo e il canto costituiscono una preziosa opportunità di armonizzazione

nel proprio percorso di crescita oltre che un fondamentale veicolo nell’acquisizione e nello sviluppo del linguaggio. Le prime forme di interazione tra madre e bambino, già nella fase preverbale, sono fortemente connotate dal punto di vista dei parametri musicali e in particolare della melodia e del ritmo; fin dalle prime fasi dell’acquisizione del linguaggio l’utilizzo del canto nella ripetizione di parole e di frasi costituisce un efficacissimo rinforzo per l’apprendimento, oltre che una preziosa modalità di gioco condiviso. Se nei bambini con sviluppo tipico l’utilizzo della melodia, del ritmo e della musica in genere può contribuire all’acquisizione e al consolidamento di abilità fondamentali sul piano cognitivo, relazionale e della comunicazione, nel caso di bambini con alterazioni nello sviluppo del linguaggio l’utilizzo del canto in un contesto di musicoterapia può costituire un’efficace integrazione al trattamento di logopedia. In musicoterapia l’uso di canzoncine ha lo scopo principale di richiamare e agganciare l’attenzione dei bambini in funzione della costruzione della relazione e della creazione di momenti di gioco condiviso mediati dal suono e dal canto, oltre che dal ritmo e dal movimento. La relazione prevede alcuni esempi di utilizzo di canzoncine con presentazione di materiale dedicato. Letizia Gomato Comunicazione verbale e non verbale: la produzione sonora-vocale nell’Autismo

Isolamento, attività ripetitive, sviluppo anomalo del linguaggio e del comportamento relazionale sono tratti che contraddistinguono l’autismo. I bambini affetti dal disturbo dello spettro autistico o dalla sindrome di Asperger vivono una vita diversa dalle altre cosiddette tipiche, dove le aree di sviluppo maggiormente compromesse sono la comunicazione, le relazioni sociali e il comportamento. Obiettivo comune a tutti i protocolli riabilitativi, a prescindere dalla matrice cognitiva o analitica, è favorire in ogni modo l’autonomia del bambino e dell’adulto poi. In una realtà dove il contatto oculare e tattile è spesso assente o scarso, il contatto sonoro attraverso le attività musicoterapiche e gli stimoli sonori assumono molta importanza. La musica con tutto ciò che racchiude, dal canto alla motricità ritmico-motoria, ha un ruolo preferenziale e fa breccia con molta facilità nel bambino e nella sua complessa emotività. I dati forniti dall’esperienza clinica, dicono che se i bambini vengono adeguatamente motivati e stimolati, rispondono con più facilità agli apprendimenti e alle acquisizioni delle abilità. La musica in questo, funge da strumento facilitatore ed aiuta il bambino a far venire fuori spesso l’intenzionalità nelle azioni, promuovendo la produzione del linguaggio verbale sia attraverso il canto che l’ascolto. Lo spettro autistico è un vero continuum dimensionale, in cui la variabilità e l’evoluzione della malattia accompagneranno chi ne è affetto durante tutta la vita. Nel momento dell’espressività, della creatività artistica e della produzione vocale-sonora, in cui tutti almeno per una volta diventano un po’ artisti, sarà difficile riconoscere un bambino ‘tipico’ da uno ‘atipico’. Antonella Grusovin Il canto della voce: esperienza d’improvvisazione vocale in musicoterapia

Il tema di questa esposizione riguarda una ricerca condotta nell’arco di quindici anni che pone a confronto l’espressione vocale di diversi gruppi di adulti caratterizzati da comuni nevrosi. L’obiettivo iniziale di questa ricerca è stato quello di sviluppare un metodo che prevedesse l’utilizzo della sola vocalità negli incontri di musicoterapia ovvero senza l’utilizzo dello strumentario. Il metodo adottato trae origine da quello proposto da E. Lecourt per l’improvvisazione strumentale e fa riferimento a Benenzon (teoria dell’ISO), Bion (dinamiche di gruppo) e Winnicott (ruolo del gioco). Nel tempo stati aggiunti ulteriori riferimenti. Risultati: attraverso la pratica improvvisativa, oltre a riscontrare elementi dinamici ed espressivi caratteristici di ciascun gruppo, sono state evidenziate delle “tappe evolutive”, anche a livello sonoro, comuni a tutti i gruppi

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esaminati. In questo percorso, la ricerca mette in rilievo le suddette fasi e come i gruppi ritrovino una voce primordiale comune che gradualmente consente il raggiungimento di una coscienza del sé individuale e collettivo. L’esposizione prevede, attraverso l’ascolto delle registrazioni effettuate, il confronto fra le diverse espressioni vocali e le “tappe evolutive” riscontrate. Inoltre viene evidenziata e discussa la modalità del singolo partecipante in rapporto alla propria voce e al proprio corpo. Il percorso ha favorito la crescita di ciascun partecipante che ha avuto modo di scoprire l’essenza della vocalità e quindi “d’essere voce”.

Cinzia Labbadessa Per una definizione di ‘postura vocale’

È quando la voce nasce, non semplicemente dal corpo, ma dal corpo orientato, che si può parlare di “postura vocale”. Dal gesto al gesto vocale. Dunque, in questa cornice, i temi della “corporeità”, del “soggetto” e della “voce” si animano sullo sfondo della condizione costitutivamente finita della postura. Come il corpo e i suoi movimenti, mediante l’organizzazione posturale, (ovvero attraverso una continua gestione delle tensioni muscolari), sono alla base dell’esperienza dell’esserci e delle limitate (e per questo soggettive) possibilità espressive e di contatto con l’altro, la vocalità si sprigiona come arco intenzionale. Una vibrazione orientata che si fa “spaziatura” secondo il senso di un riempimento che è acustico e simbolico, vettoriale e intonativo. La ipotesi di fondo di questa indagine, si lega, pertanto, al tentativo di trasferire il costrutto psicofisiologico/esistenziale della postura alla base dell’esperienza identitaria della vocalità. Inoltre, una riflessione dai margini, intenzionalmente lasciati opachi, per promuovere inediti innesti, con le dimensioni, della cura e delle arti performative.

Laura Mainardi Psicoterapia di gruppo in Casa di Riposo: dare voce a chi non ha voce

L’ingresso in Casa di Riposo rappresenta, per la persona anziana, la perdita di numerose parti di sé, alcune fisiche e altre più psichiche. Si perdono la casa e i propri oggetti ma anche la propria rete sociale e i propri ruoli. Se si incappa nella demenza vengono compromesse anche la memoria e l’identità. L’obiettivo della psicoterapia di gruppo è consentire alle persone di avere uno spazio protetto in cui dare voce alle emozioni che non si possono esprimere altrove, sentirsi accolti nella propria individualità e sostenuti dalla rete gruppale. Il lavoro mostra i risultati di un gruppo di psicoterapia a conduzione psicoanalitica che si tiene da dieci anni in una RSA. Il gruppo, formato solo da donne, si incontra una volta alla settimana, sempre nello stesso giorno e orario e nello stesso luogo ed è formato da una media di 16 donne con una situazione cognitiva di deterioramento da lieve a medio. Le donne che partecipano al gruppo sono state abituate, nella loro cultura di appartenenza, a non esprimere, durante la loro vita, pensieri ed emozioni ma solo ad accogliere e sostenere pensieri e bisogni altrui, soprattutto del marito e dei figli. Il gruppo, con le sue caratteristiche di riservatezza, consuetudine, contenimento ed esclusivamente femminile ha permesso alle partecipanti di lasciar uscire la loro “voce”, una voce prima trattenuta a sottolineare un’identità al servizio di altri. Mariselda Tessarollo Voce e identità dalla polifonia al rap

La voce appartiene alla persona ed è attraverso di essa che l’individuo si manifesta agli altri. Il canto è un particolare modo di utilizzare la voce che è uno “strumento” musicale importante che nel corso dei secoli si è collegato alla comunità a cui apparteneva l’individuo e poi si è via via individualizzato. Il contrappunto, e quindi la polifonia (XIII sec.) si perfeziona fino allo stile “a cappella” in cui ci sono solo le voci senza gli strumenti. A mano a mano che ci si allontana dal Medioevo l’individuo assume maggiore importanza e verso la metà del 1500 con la Camerata fiorentina sorge il divieto di mescolare le voci. Si va, quindi, verso l’Opera e nella tarda modernità si rafforza la vocalità individuale specialmente con il gospel, il blues, il jazz e il canto si va sempre più individualizzando con la musica pop-rock, fino al rap con la sua particolare manifestazione vocale.

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Seminari: Luciano Borin “La voce funzionale” – una pedagogia vocale

Descrivere il Metodo del Lichtenberger® Institut für angewandte Stimmphysiologie equivale, fondamentalmente, a parlare di un processo di trasformazione. Il lavoro e le strategie che vengono messe in atto in questa pedagogia sono, infatti, in continua evoluzione. La ricerca dell’Istituto di Lichtenberg è un modello vocale "orientato al suono e alla continua metamorfosi del suono e conseguentemente del corpo e della mente". Un processo di ottimizzazione ai fini anche dello sviluppo del proprio suono, con effetti e benefici per il corpo e la psiche, può incominciare in qualunque momento o età della persona, e per qualsiasi tipo di persona (intesa come categoria professionale) comprendendo anche soggetti in stati di difficoltà. L’ottimizzazione, intesa ergonomicamente come la capacità di realizzare una resa efficiente con il minimo impegno e sforzo fisico, si esprime dapprima con la stimolazione/eutonizzazione del corpo (catene muscolari, respirazione, postura, diaframmi) cioè con la liberazione dai e dei luoghi in cui il corpo annida i modelli tensivi; poi con la nascita di un suono per certi versi nuovo e diverso (orientato alla qualità), può iniziare uno sviluppo nel senso dell’autoregolazione (modello sinergetico), dove l’attività motoria viene smorzata, diminuita, e può iniziare una produzione che si affida più alla sensorialità, al sentire sensoriale (empfindung) che all’attività muscolare. Il suono vocale può orientarsi così verso i suoi aspetti qualitativi (vibrato e brillantezza) trasformando i parametri di base (suono fondamentale e vocale) integrandoli in una nuova gestalt sonora dagli evidenti influssi benefici per il corpo e la mente.

Caterina Cangià L’arte della presentazione orale

L’arte della presentazione orale efficace comporta il parlare con chiarezza e con economia di sforzo da parte dell’insegnante. Il workshop offre elementi di pratica per coltivare una voce libera e aperta a tutte le sue possibilità di gamma e di forza in vista di un maggiore coinvolgimento degli allievi di scuole di ogni ordine e grado. Mario Degli Stefani – Manuela Guadagnini Musica e Psichiatria

Il seminario si propone di illustrare le applicazioni cliniche della musicoterapia in psichiatria con particolare sguardo al servizio pubblico di salute mentale. Si articola in parti teoriche ed espositive integrate da attività esperienziali esplicative delle tecniche di Musicoterapia. Si rivolge a musico terapisti, operatori della psichiatria e del disagio mentale, psicologi, psichiatri, studenti e quanti desiderino approcciare le potenzialità di cura del suono e della musica.

M. Emerenziana D’Ulisse L’Urlo dentro di noi

Il laboratorio prevede che ciascun partecipante possa lavorare attivamente su se stesso per scoprire il proprio URLO. L'urlo rappresenta un modo di usare la voce o meglio la propria capacità fonatoria per esprimere la parte più profonda del sé. Da neonati e nella primissima infanzia si possono emettere tantissimi suoni che con l'acquisizione del linguaggio si vanno perdendo. Il linguaggio, o meglio la lingua parlata, non aumenta le nostre capacità di comunicare, ma le modifica in modo praticamente irreversibile. Esistono vari tipi di URLO secondo l’intenzione comunicativa (paura, gioia, scarica catartica, ecc); il laboratorio cercherà di permettere a ciascun partecipante di incontrare il proprio “Urlo” primordiale, quello essenziale che è diverso per ciascuno di noi. Una bibliografia sarà fornita solo alla fine del laboratorio.

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POSTER

Tatiana Lai, Manuela Guadagnini, P. Tono, Alice Gambera, E. Bazzan, Riccardo Tronca, Marilisa Fiorilla, Laura Alessio, Francesco Facchin, Mario Degli Stefani “Music-Abile: un’orchestra per la salute cittadina”

In linea con le più recenti esperienze internazionali di utilizzo della musica come strumento terapeutico (Il Chelsea and Westminster Hospital, il Royal Hospital for Neuro-disability di Londra, per esempio), da gennaio 2007, presso il Centro di Salute Mentale CSM del 2° Servizio di Psichiatria ULSS 16 Padova, sono attive una serie di proposte terapeutiche e riabilitative fondate sull'utilizzo della musicoterapia e indirizzate ai pazienti afferenti a tale struttura. Accanto ai gruppi di musicoterapia clinica, inoltre, è attivo dal 2009, "Collincanto", un laboratorio musicale maggiormente rivolto alla performance esecutiva. Da un’ulteriore apertura al territorio, quindi, e in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Padova, il Conservatorio “Pollini” di Padova, l’Università degli Studi di Padova e alcune Associazioni cittadine, nel 2014 nasce “Music-Abile” un énsamble coro-orchestra di tipo laboratoriale rivolto, non solo, ad utenti e operatori della salute mentale, ma anche a familiari, cittadini, musicisti professionisti e amatoriali. Un’opportunità, quindi, per costruire e offrire alla cittadinanza tutta, un luogo privilegiato e protetto per crescere umanamente, socialmente, musicalmente; un luogo ove la musica sarà veicolo di socializzazione e prevenzione primaria e secondaria. Thomas Ballin (Coloora S.r.l., MuscAzioni, Amplifon S.p.a.) Storie di voci. Voci e storie di persone

L'intervento si propone di illustrare la Neuropedagogia Perfomativa, nuova tecnologia che in funzione dei destinatari e delle tecniche utilizzate, assume in talune circostanze una connotazione didattica, in talaltre di stimolazione cognitiva o di neuroriabilitazione. In questa sede, l' obiettivo è l' analisi del potenziale della Neuropedagogia Performativa nella comunicazione in senso lato e nell' ambito della riabilitazione e prevenzione dei disturbi riguardanti la voce, quali afasia, disfluenze e disturbi comunicativi secondari a sordità medio-gravi. Un'ulteriore punto di analisi riguarderà il suo possibile utilizzo come terapia complementare e preventiva delle disfonie nei professionisti della voce e del mantenimento di una spontaneità, chiarezza e verità espressiva. I metodi utilizzati in Neuropedagogia Performativa sono molteplici e integrati, in base alla problematica che si affronta, ma hanno come denominatori comuni: la dimensione gruppale e l' interdipendenza, l' attenzione e la presenza nel qui e ora, la performance con finalità terapeutiche e/o preventive, non propriamente estetiche, le richieste e le consegne in tempo reale da parte del tecnico terapista attraverso l' utilizzo di un codice comunicativo non verbale, ma gestuale. I risultati che si possono ottenere con questo approccio sono incoraggianti su più fronti, che l'intervento indagherà

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Alessandro Calò (Coro “Apparenti Stonature” – Volterra) Progetto Coro Apparenti Stonature

L’attività del coro “Apparenti Stonature” è iniziata, presso il Centro Diurno della UFSMA ( Unità Funzionale Salute Mentale Adulti) nel 2002. Inizialmente si è trattato di “sperimentazione” inserita in un percorso di Musicoterapia, successivamente il coro ha sempre più definito la sua identità, come attività non direttamente terapeutica, ma soprattutto riabilitativa, mirata alla reinclusione sociale, e caratterizzata da una particolare “mission” di tipo culturale (pur inseribile nell’attività di prevenzione primaria ): valorizzare le risorse delle persone con disagio psichico, avvicinare il mondo “normale” al mondo della sofferenza psichica, ridurre lo stigma e la diffidenza verso il ”matto”, porsi come offerta culturale particolare per una riflessione sul significato, profondamente umano, della sofferenza psichica. Da attività riabilitativa in contesto semiresidenziale, è diventata negli anni attività territoriale con finalità di tipo riabilitativo (attività di gruppo in cui si inserisce il percorso riabilitativo individuale del singolo utente), di inclusione e di comunicazione sociale. Negli ultimi anni si è posta particolare attenzione all’integrazione ed alla collaborazione con agenzie esterne, quali associazioni culturali e di volontariato aumentando sempre di più le occasioni di contatto e confronto tra il contesto riabilitativo ed il contesto sociale. L’attività di canto corale è, di per sé, altamente socializzante in quanto favorisce momenti e processi interattivi ed associativi molto importanti per ciascun individuo. Il percorso del coro è testimonianza di un lavoro che ha come base la condivisione di esperienze ed emozioni, il superamento dei ruoli nella valorizzazione del sapere di ognuno, l’acquisizione di discipline artistiche e comportamentali, ed una forte integrazione con le agenzie formative e culturali, e con le associazioni di volontariato presenti sul territorio.

Milena Pizza (Psicoterapeuta), Marco Anzovino (Educatore e Musicista), (Silvia Corbella, Membro SPI Supervisore) - Comunità terapeutica Villa Renata – Coop. Comunità di Venezia, Lido (Ve) Gruppi di “psicomusica”* con adolescenti problematici e non

Tale progetto nasce con l’intento di fornire una risposta alle problematiche adolescenziali attraverso un intervento che unisce la psicoterapia di gruppo e la musica. L’esperienza di gruppo agevola il rapporto interpersonale fornendo il viatico per il superamento di eventuali difficoltà a cui spesso il giovane risponde con attitudini e comportamenti errati. La musica, indispensabile strumento relazionale e comunicativo, insieme alla scoperta della propria voce (respirazione, postura ed emissione) garantiscono una compensazione personale e sociale. Gli obiettivi consistono nel portare l’adolescente a nuove possibilità identificatorie promuovendo il riconoscimento di appartenenza ad un gruppo, e la formazione di nuove e più adeguate modalità relazionali. L’obiettivo musicale consiste nella scoperta della propria voce attraverso l’esperienza del canto, e la realizzazione di un brano musicale, come prodotto del singolo o di più individui. Il gruppo è costituito da varie fasi, dalla costruzione e incisione di un brano alla realizzazione di un Cd e di un videoclip musicale. Il setting è un gruppo ad orientamento psicodinamico di tipo chiuso. Le sedute sono settimanali della durata di 150 min, di cui 75 sono dedicati al laboratorio musicale e gli altri al cerchio gruppale. L’equipe è costituita da una Psicoterapeuta e da un Educatore/Musicista Grazie quindi a quest’esperienza di psicomusica condivisa può cambiare e migliorare la percezione di sé e insieme la modalità di pensarsi insieme agli altri. In virtù di detto funzionamento gruppale, i ragazzi si sentono uniti da una storia e dalla necessità di perpetuarla.

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E. Menotti1,2

, C. Napolitano2, C. Torre

3, G. Pireddu

2, M. Carotenuto

4, C. Giuliano

4, S. Mosca

4,

S. Nasso4, L. Casiglio

2,5

1 Presidente AIDAI Lazio;

2 Psicoterapeuta socio AIDAI;

3 Psicologo socio AIDAI;

4 Musicoterapista;

5 Direttore Scuola di Formazione in Musicoterapia “Oltre”, Roma

Esperienza di musicoterapia per l’ADHD: imparare a modularsi attraverso la sincronizzazione di

intensità e ritmo della voce

Dal 2013 a Roma l’Associazione Italiana Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività della regione Lazio ha proposto un campus estivo “Imparare Giocando” per bambini con diagnosi di ADHD e altre patologie correlate gestito da personale opportunamente formato. L’idea del campus nasce dall’esigenza di integrazione sociale di questi bambini che, con la fine dell’anno scolastico, non trovano adeguate risposte d’accoglienza da parte delle strutture ricreative estive territoriali; questo a causa di comportamenti dirompenti, di scarse abilità sociali e difficoltà emotive.

Nell’edizione 2015 il campus ha introdotto, tra le attività ludico-terapeutiche prestrutturate, la musicoterapia attiva non verbale basata sull’improvvisazione con l’obiettivo di incrementare i tempi attentivi, promuovere le capacità di autocontrollo psicomotorio, favorire il rispetto delle regole e del turno e l’interazione sociale. Sono state ideate e create attività ad-hoc con proposte sonoro musicali scandite temporalmente e anche con l’utilizzo di un supporto visivo. Lo strumentario utilizzato per l’intervento è uno strumentario facilmente manipolabile (Strumentario ORFF) che non richiede competenze pregresse. Tale attività di intervento, gestita da due musicoterapisti esperti, è stata inserita per tre volte a settimana all’interno del planning del campus. In ciascuna seduta, della durata di 45 minuti circa e videoregistrata, era prevista la partecipazione dei bambini in piccoli gruppi con un rapporto operatore-bambino di 1:2 Gli strumenti di valutazione utilizzati sono stati il CBCL (Achenbach, 2001), la scheda storico-sonora una rielaborazione della Music Therapy Rating Scale (Raglio et al.2011). Quest’ultima griglia di osservazione, compilata attraverso l’osservazione delle videoregistrazioni, è stata introdotta con lo scopo di avere una misurazione il più possibile oggettiva delle modificazioni di alcuni parametri dell’uso della voce.

Elena Sartori (Centro Trentino Musicoterapia - Trento) L'incanto della mamma

Le evidenze dell'Infant Research stanno dimostrando che siamo prima di tutto degli “esseri musicali”, predisposti per condividere la nostra musicalità. Nel primo periodo di vita si realizza, per mamma e bambino, l'amplificazione degli aspetti musicali e non verbali della vocalità: la musicalità della mamma arricchisce la qualità degli scambi con il bambino, scambi che saranno per lui strutturanti. Favorire nelle mamme la scoperta e la percezione profonda del suono della voce, l'ampliamento delle possibilità comunicative e improvvisative, in uno spazio dove si possano sentire confortate e sostenute nello sviluppo di un utilizzo della vocalità libero, creativo, per se stesse, e con i loro bambini. Il metodo prevede un percorso di 6 incontri di un ora e un quarto in piccolo gruppo, rivolti a mamme e neonati, nei quali viene utilizzato esclusivamente lo strumento voce, con una precisa struttura, in modo da toccare i seguenti aspetti: rilassamento/attivazione corporea – vibrazione, respiro, ascolto – pulsazione e ritmo - giochi vocali, canti, vocalizzi - parametri sonori - sintonizzazione - improvvisazione. I riferimenti sono: Daniel Stern (Forme Vitali), Colwyn Trevarthen e Stephen Malloch (Musicalità Comunicativa), Michel Imberty, Elisa Benassi, Iegor Reznikoff, Antonella Grusovin Le mamme nel percorso sentono di poter avere più fiducia nelle proprie possibilità comunicative con i figli, scoprono e valorizzano competenze legate all'utilizzo della vocalità, attraverso vocalizzazioni, canti e giochi; si favorisce la sperimentazione di nuove possibilità improvvisative e creative, e la valorizzazione di momenti di ascolto del bambino e delle sue risposte.

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Mario Degli Stefani, Riccardo Tronca, Voce e immagini: l'importanza e utilità della trasmissione

orale nella identità popolare. Uno studio sulla trasmissione della mitologia dell'anguana al 2011

La presente ricerca è stata condotta nel 2011 in un borgo di nome Durlo situato a circa 800mt nella Lessinia vicentina al confine tra le province di Vicenza, Verona e Trento. Si tratta di una ricerca antropologica di tipo qualitativo volta a studiare la percezione dell’immaginario collettivo alimentato dalla narrazione orale, approfondendo in particolare il tema della figura mitologica dell’Anguana. Sono stati intervistati 14 informatori del posto, di età compresa tra i 12 e i 90 anni. È stato chiesto loro che cosa sono le anguane e se credono nella loro esistenza. Tra i risultati più interessanti emersi dai colloqui possiamo citare il tema dell’ambivalenza, sia riguardo le caratteristiche positive vs negative, sia in termini di realtà vs invenzione, laddove specialmente gli anziani non ammettono, ma nemmeno negano, l’esistenza di queste figure. Inoltre sono emerse rilevanti differenze generazionali, imputabili soprattutto ai recenti cambiamenti nelle fonti e nei mezzi di informazione, che plasmano inevitabilmente la cultura di piccole e grandi comunità. La ricerca sul campo ha dimostrato che l'immaginario, ha una base archetipale universale e si mantiene vivo nel tempo. Nonostante la percezione dei simboli dell'immaginario sia sostanzialmente diversa nei giovani, rispetto ai più anziani, possiamo constatare come anche nel caso specifico di Durlo e delle frazioni limitrofe vi siano diverse realtà (associazioni, scuole, artisti, scrittori) che volontariamente si mettono all'opera per trasmettere la tradizione, talvolta reinventandola in alcune sue componenti. Se da un lato le nuove generazioni sono stimolate alla conoscenza del proprio patrimonio demoetnoantropologico, dall'altro emerge anche un limitato interesse spontaneo a riguardo: solo il tempo potrà dire se e in che misura i simboli dell'immaginario di Durlo entreranno nel sistema di valori dei più giovani. Come ci ricorda l'informatore Gioacchino «adesso guardano la televisione, le anguane non interessano più».

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INFO – CONTATTI

Mob. 329 7761582 (Dott.ssa Manuela Guadagnini)

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Si ringrazia Multidea s.r.l.per l’elaborazione del logo