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ISTITUTO COMPRENSIVO “FRATELLI BANDIERA” di ROMA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO CLASSI II C e III C DOCENTI: ANNARITA STANIZZI E CINZIA ROMANO MEMORIE D’INCHIOSTRO ANNO SCOLASTICO 2015-2016

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ISTITUTO COMPRENSIVO “FRATELLI BANDIERA” di ROMA

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO

CLASSI II C e III C

DOCENTI: ANNARITA STANIZZI E CINZIA ROMANO

MEMORIE D’INCHIOSTRO

ANNO SCOLASTICO 2015-2016

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Il primo disegno rappresenta la generazione bruciata. La bambina è l'unica della sua famiglia ad essere rimasta in vita, le è stata tolta la sua famiglia, la possibilità di vivere la sua infanzia. Le è stata tolta un'identità, perché quello che siamo dipende da chi amiamo, perciò è senza volto, così come i suoi familiari morti, non riconosciuti, divenuti cenere in un campo di concentramento. Nel secondo disegno c'è un maestro, grande e potente nella vita dei bambini, con il registro dove annota tutto stretto al petto, il riflesso gli copre gli occhi perché non vede e non vuole farsi vedere, un sorriso disegnato con un pennarello rosso sul nastro adesivo, lui non dice la verità, solo bugie rassicuranti imposte dal fascismo. Un balilla fascista e un bambino ebreo si tengono la mano perché si sentono vicini nonostante siano costretti a darsi le spalle.

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Alla memoria dei fratelli Marco, Franco, Santoro ed Ennio Di Consiglio

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RINGRAZIAMENTI

Ad Enrico Modigliani e all'associazione Progetto Memoria, che ha supportato e

valorizzato ogni fase del nostro lavoro; ad Adachiara Zevi e all'associazione Arte in

Memoria, con cui abbiamo iniziato i nostri percorsi didattici; a Sandra Terracina e ad

Annabella Gioia, per la fiducia e l'incoraggiamento; a Daria De Carolis, per il supporto

didattico ad alunni e a docenti; a Giulia Spizzichino, alle sorelle Ester e Fortunata Di

Tivoli; a Eva Masini, che ha condotto nell'archivio della scuola una ricerca

approfondita, al nostro D.S. Valter Farris e alla D.S.G.A. Elisabetta Abruzzetti, per

averci dato la possibilità di realizzare il progetto; a tutto il personale scolastico per il

supporto tecnico e organizzativo che ci ha agevolato nell'accesso e nella consultazione

dell'archivio.

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ISTITUTO COMPRENSIVO “FRATELLI BANDIERA” di ROMA Classi II C e III C

DOCENTI: ANNARITA STANIZZI E CINZIA ROMANO

MEMORIE D’INCHIOSTRO LE DIRETTIVE SULLA RAZZA E I MAESTRI DELLA

SCUOLA ELEMENTARE “ENRICO CORRADINI” DI ROMA

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MEMORIE D’INCHIOSTRO

LE DIRETTIVE SULLA RAZZA E I MAESTRI DELLA SCUOLA ELEMENTARE

“ENRICO CORRADINI” DI ROMA

0. Premessa

Il testo che presentiamo è il risultato di un lavoro collettivo di ricerca sul modo in cui i

maestri della nostra scuola nel 1938 recepirono le direttive sulla razza ed è anche, più in

generale, una riflessione sul valore del libro come espressione del libero pensiero e sulle

conseguenze che possono derivare dalla discriminazione e dalla censura.

Il lavoro di ricerca storica è stato condotto all'interno del Progetto Memorie d'inchiostro

dalle classi II e III C della scuola secondaria di primo grado ed è stato coordinato dalle

insegnanti Annarita Stanizzi e Cinzia Romano.

Abbiamo inquadrato storicamente il tema attraverso lo studio dei nostri manuali e la

consultazione di testi di approfondimento; abbiamo analizzato, quindi, guidati dalle

nostre insegnanti, il documento storico a nostra disposizione, il registro scolastico.

Abbiamo preso in esame i “giornali di classe” dei maestri, in particolare la parte relativa

alla Cronaca della Scuola dell'anno scolastico 1938-1939; essa costituisce una fonte

preziosa, come si legge nelle pagine introduttive dei registri: “E’ inutile dire che la

Cronaca della Scuola non deve mai ridursi ad una raccolta di componimenti sugli

avvenimenti principali della vita scolastica durante l’anno; deve essere cronaca perciò

viva, ma sobria, e tale che anche a distanza di anni si possa rileggere con utilità e

soddisfazione. Nell’avvenire la raccolta delle cronache annuali di una scuola potrà dare

preziosi elementi per ricostruire le vicende dell’attività educativa in ogni Comune

d’Italia”.

La nostra scuola oggi si chiama “Fratelli Bandiera” e conserva l'archivio storico che ci

consente di ricercare i segni tangibili di un preciso progetto di formazione delle nuove

generazioni, teso a censurare la cultura, a spingere all'autocensura i maestri e alla

realizzazione più completa della propaganda fascista.

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La scuola fu inaugurata in epoca fascista, più

precisamente il 28 ottobre 1935, con il nome di

“Enrico Corradini”. L’archivio conserva anche i

registri della sede precedente, provvisoria, che

si trovava, ugualmente, nel nostro quartiere.

Abbiamo potuto esaminare quindi i registri

scolastici degli anni 1931-1939.

I registri scolastici dell’epoca citata erano

diversi da quelli di oggi: c’era una prima

sezione con i dati anagrafici di ogni alunno; una

seconda sezione con lo svolgimento del

programma scolastico; una terza sezione, molto

importante per il nostro lavoro, la cosiddetta

Cronaca della scuola, dove gli insegnanti potevano fare approfondimenti sullo

svolgimento del programma scolastico, potevano annotare la loro metodologia di

lavoro, potevano scrivere annotazioni anche personali; la quarta e ultima sezione era

quella in cui gli insegnanti stendevano la loro relazione finale sulla classe.

Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di capire come i maestri recepirono le direttive

sulla razza; ci siamo quindi soffermati su quelli che abbiamo ritenuto i più

rappresentativi o i più “particolari”.

Uno di questi è Amelio Venditti, maestro che si distinse dagli altri prima

dell’emanazione delle leggi antiebraiche grazie alla sua metodologia di lavoro

innovativa e particolarmente coinvolgente per la classe. La didattica del maestro

Venditti si basava sull’amorevolezza con tutti, senza distinzioni sociali, intesa come

espressione della solidarietà umana. Dopo l’emanazione delle leggi antiebraiche il

cambiamento di comportamento di Venditti fu radicale: nonostante l’anno prima avesse

giurato fedeltà al fascismo, il maestro iniziò ad assentarsi per lunghi periodi e si

allontanò dal comportamento diligente che egli stesso aveva tenuto precedentemente.

Questo dimostra che le direttive sulla razza interferivano con i suoi principi ed i suoi

valori.

In netta contrapposizione con Amelio Venditti abbiamo messo il maestro Giulio

Sciaccaluga, esplicitamente filofascista. Con lui la centralità dell’alunno, le

preoccupazioni relative alla metodologia di insegnamento, che erano principi

fondamentali per Venditti, scompaiono, per fare spazio alla solennità delle gesta del

duce e del fascismo.

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Ci sono anche maestri filofascisti, che si attengono alle direttive della razza con

entusiasmo e addirittura, avendovi aderito con piena convinzione, si pongono il

problema di far capire l’importanza dell’appartenenza alla razza ariana a dei bambini

così piccoli come quelli delle classi prime delle elementari, come la maestra Vittorina

Gandini De Grandis. Altri aderiscono senza riserve, come la maestra Giuseppina Di

Bucci, che il 17 ottobre 1938, giorno della solenne cerimonia inaugurale dell’anno

scolastico, annota: “Per la prima volta gli alunni si trovano nella scuola senza

infiltrazioni estranee: essi devono sentire l’orgoglio e il sentimento della razza”.

Ci sono dei maestri, infine, come Vincenzo Satta, che si attengono alle istruzioni

ricevute dalla direttrice sulla razza senza però mostrare particolare convinzione.

L’ultima fase della nostra ricerca si è concentrata sulla famiglia Di Consiglio, il cui

destino è stato profondamente segnato dagli eventi della Seconda guerra mondiale.

Dalla consultazione dei registri scolastici si evince che quattro membri della famiglia, i

fratelli Marco, Santoro, Franco ed Ennio, frequentarono, tra il 1931 e il 1938, la scuola

elementare “Enrico Corradini”. In appendice riportiamo le informazioni ricavate

dall’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma sulla famiglia Di Consiglio, i

dati sintetici della ricostruzione del loro percorso scolastico presso la scuola elementare

“Enrico Corradini”, il contenuto delle pagelle con relativa documentazione fotografica

ed infine la testimonianza orale raccolta dagli alunni del laboratorio di giornalismo sotto

forma di intervista ad Ester e Fortunata di Tivoli.

1. Le maestre e i maestri

La scuola elementare “Enrico Corradini” di Piazza Ruggiero di Sicilia fu inaugurata il

28 ottobre 1935, lo stesso giorno del palazzo postale di Ridolfi. Questi edifici, assieme

ai palazzi Federici di Viale XXI Aprile, completati nel 1937, possono essere visti come

il risultato di un progetto molto complesso e con finalità ben precise, che portò alla

costruzione di un nuovo quartiere di Roma. Fanno infatti parte di un programma

d'intervento sul territorio, secondo il piano regolatore che venne presentato nel 1931.

Il risultato fu un quartiere “dalle molte anime in cui l'elemento di spicco sembra essere

il bisogno di distinzione sociale di una di esse (quella piccolo borghese) rispetto all'altra

(quella popolare)”1.

1 E. Masini, Piazza Bologna, Alle Origini di un quartiere “borghese”, Milano, ed. Franco Angeli, 2009,

p.17.

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Il quartiere in questione è quello Italia-Sant’Ippolito per il quale “il progetto totalitario

sembra essere perseguito con pervicacia e con un certo successo (...) Il quartiere appare

infatti perfettamente rispondente al progetto che per esso era stato pensato: un quartiere

destinato alla media e alla piccola borghesia che esprime consenso al regime fascista e

si identifica con un sistema di valori piccolo borghese"2. La propaganda del regime lo

esalta, descrivendolo come un quartiere “elegante, nuovo, moderno (...) roccaforte di

consenso, complice anche la presenza al suo interno della residenza del duce che, come

è noto, si stabilisce dal 1925 a Villa Torlonia, sulla via Nomentana”3.

La scuola “Corradini” si propone come modello di funzionamento della scuola fascista

“moderna, igienica, dotata di strumenti di avanguardia” e, dall’ottobre del 1939, di

impianto radiofonico centralizzato.

Frequenti nei registri i riferimenti all'utilizzo della radio. Non a caso uno degli eroi della

nazione che viene celebrato da tutte le classi nel giorno 24 aprile è proprio Guglielmo

Marconi, alla vigilia dell'anniversario della nascita. E il 25 aprile è ovviamente

“Vacanza per l'anniversario della nascita di Marconi”, scrive la maestra Maria Meloni

Di Fraia della VG.

Il maestro Amelio Venditti, della VB, il giorno 21 ottobre 1938 annota: “La Sig.na

Direttrice si è compiaciuta per scegliere questa classe per seguire il corso di telegrafia

indetto dall'Ente Radio Rurale. La notizia è stata accolta con vivo entusiasmo dagli

alunni”. La radio viene installata all'interno della classe “in modo da usufruirne tutti i

lunedì senza doversi muovere ed anche perché gli alunni devono scrivere”. Il maestro se

ne rallegra, perché la sua classe sarà agevolata rispetto alle altre, che saranno soggette a

continui spostamenti per poter ascoltare le trasmissioni. Pertanto “l'anno scolastico mi

sembra avviato bene” e si adopererà al fine di “arginare bene le cose in modo che il

lungo e complesso programma venga svolto nella migliore maniera”, e al fine di

realizzare “le nostre migliori attività per raggiungere le idealità che la scuola si

propone”. È interessante notare che quelle 'idealità' sono della 'scuola' non sono le sue.

Il non detto, che lascia trasparire però qualche piccola allusione, può essere percepito da

un lettore attento come una forma interessante di autocensura.

Il maestro Luigi del Bon, della VC, il 31 ottobre 1938 scrive: “Conduco i ragazzi ad

ascoltare la trasmissione dell'Ente Radio Rurale intitolata Terrore rosso4. La

trasmissione effettuata con singolare veridicità colpisce profondamente i ragazzi”. Nel

mese di febbraio annota: “Durante questo mese vengono interpellate le famiglie per un 2 E. Masini, Piazza Bologna..., op.cit., pp.100-101. 3 E. Masini, Piazza Bologna..., op.cit., p.17. 4 Nel testo delle citazioni tratte dai registri il corsivo è nostro.

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eventuale contributo alle spese d'istallazione all'impianto radio centralizzato.

L'iniziativa incontra il favore delle famiglie che, nel giro di pochi giorni coprono ad

usura la somma richiesta”. Il 22 marzo 1939 “Tutte le classi IV e V si riuniscono in

salone per ascoltare le parole di Bottai rievocanti la storica seduta del 23 marzo 1919 a

piazza S. Sepolcro. Purtroppo le parole del Ministro giungono agli alunni poco chiare

dato il non perfetto funzionamento dell'apparecchio radio”.

Apprendiamo quindi che l'impianto centralizzato fu un servizio che le famiglie

contribuirono a pagare e che addirittura si indebitarono pur di soddisfare le richieste

della scuola.

La maestra Cerina Bernardina Peruzzi della VI, lo stesso giorno annota: “Con la classe

scendo in palestra dove, insieme ad altre classi, sentiamo il discorso di S.E. il Ministro

dell'Educazione Nazionale G. Bottai, fatto in occasione del ventennale della fondazione

dei Fasci, alle alunne ne avevo già precedentemente parlato, come pure avevo parlato

del movimento ascensionale dell'Italia Fascista in questo periodo. All'uscita saluto alla

Bandiera”. Il maestro Luigi Del Bon il 26 aprile riporta che “I ragazzi ascoltano una

Radiotrasmissione dell'Ente Radio Rurale, il cui soggetto è Il Maggiore Giuseppe

Galliano a Macallè”. Il 24 novembre la maestra Meloni annota che la classe ha assistito

ad una “Radioaudizione sulla Battaglia di Legnano”. La maestra Elvira Minghelli

Simoni della VH a sua volta: “Audizione della radioscena Pietro Micca”. Elena

Martella Masi della VM il 16 novembre riporta: “Prima trasmissione radiofonica

audizione-argomento: L'Investitura del cavaliere” e il 18 novembre: “Audizione

radiofonica trasmessa dalla scuola rurale di Acilia. Ha parlato S.E. il Ministro Bottai

sull'utilità, necessità della radio considerata come prezioso ausilio del maestro”. E

ancora il 25 novembre: “Trasmissione radiofonica. Programma speciale in occasione

dell'accordo antibolscevico italo-nippo-tedesco”.

I maestri sono perfettamente consapevoli dell'efficacia di questo ausilio tecnologico,

come lo è il ministro, che addirittura ne sottolinea la “necessità” nella formazione

dell'”Italiano nuovo”. Alla voce del maestro si sovrappone quella diretta del governo,

che vuole assicurarsi la cieca fedeltà ai principi del fascismo, che vuole inculcare nelle

menti malleabili dei fanciulli che la realtà dell'Italia e del mondo, l'unica possibile, è

quella costruita dagli strumenti della propaganda.

La realtà appare agli occhi dei bambini deformata, edulcorata dalle parole ridondanti

che escono dalla radio, oggetto tecnologico, che doveva certo ispirare autorevolezza. Lo

dimostra il prodigarsi dei genitori per indebitarsi 'a usura' per l'acquisto dell'ultimo

ritrovato della tecnologia.

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Conseguenza evidente delle disposizioni che l'insegnante è obbligato a seguire nella

compilazione della cronaca della scuola è la somiglianza fra i diari di ogni classe da cui,

prima di ogni altra informazione, si può ricavare il ripetitivo ossequio al calendario del

regime: “Ho parlato ai ragazzi dell'eroico gesto di Balilla [1dicembre]”, e “Ricorrendo

domani all'anniversario della Marcia su Roma, ho parlato ai ragazzi della grandezza del

Fascismo e del Duce [27ottobre]”.

Alla scuola “Corradini” il maestro Angelo Bajocchi annota sul giornale della classe il 18

novembre del 1938: “I ragazzi vivono con intensità la loro vita che è tutta permeata

dalla vicenda politica della Nazione. Ho parlato delle sanzioni”. Il maestro sembra

aderire alla costruzione dell’”uomo nuovo” e fa sua la propaganda di regime, se nelle

pagine dedicate alle osservazioni particolari insiste: “Molte conversazioni ho avute con i

miei ragazzi sulla necessità di vivere intensamente la vita eroica della Nazione che

rinnovando il destino imperiale di Roma è tesa verso un destino di supremazia […] Ho

curato […] più di ogni altra cosa l’educazione dello spirito dei miei alunni e non ho

lasciato sfuggire occasione per ricordare loro che la buona volontà, la disciplina e la

costanza finiscono è per farci giungere alla meta prefissa”.

La propaganda fascista inizia subito a “coprire” la morte e la distruzione della guerra

trasformandola quasi in un’annessione pacifica, nascondendo perfino l’uso di sostanze

chimiche che generò poi le “inique sanzioni”.

I maestri della “Corradini” non mancano di “rievocare” in classe “l’iniquo assedio

economico che avrebbe dovuto paralizzare ogni nostro movimento nella conquista

dell’AOI” (Luigi Del Bon, maestro della VC) e gli “sforzi che compie la Nazione sotto

le direttive del Duce per la completa autarchia economica” (Mariano Garofalo, maestro

della VA), spiegando ai bambini “le ragioni che spingono l’Italia a reclamare i suoi

diritti sulla regione Tunisina” (ancora Luigi Del Bon).

Del resto, come sottolinea Labanca nel

suo Oltremare. Il discorso e la

propaganda, l’imposizione della

Società delle Nazioni contribuì forse

più della propaganda a rinsaldare lo

spirito nazionalistico.

Il maestro Pio Simonelli sembra aver

chiaro il ruolo svolto dai fatti storici

specifici: “Non torna inutile parlare

delle Sanzioni. Io quasi quasi ringrazierei i sanzionisti. Hanno aperto gli occhi a molti

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italiani. Dalle Sanzioni è nata l’autarchia, la più aspra nostra battaglia. E’ argomento di

vita e non è difficile per fare una buona lezione”; così scrive il 18 novembre.

La scuola ebbe un ruolo di grande importanza nella formazione dei “nuovi italiani” e

l’anno scolastico 1938 si apre con l’approvazione delle leggi antiebraiche -anticipate

dalla propaganda razzista sulla inferiorità delle popolazioni africane durante la guerra

d’Etiopia -con il R.D.L. del 5 settembre che istituisce scuole elementari per fanciulli di

razza ebraica.

Strumento di controllo della scuola, dopo la Riforma Gentile del 1923, era stata, a

partire dal 1926, anche la legge per l’introduzione dell’Opera Nazionale Balilla, che

prevedeva l’assistenza fisica e morale degli ragazzi tra gli 8 e gli 11 anni.

Il maestro Angelo Bajocchi il 3 dicembre annota sul suo registro: “Ho parlato ai ragazzi

di Balilla cercando di incidere sul loro spirito il richiamo al senso del dovere ed alla

disciplina che deve avere il ragazzo del tempo di Mussolini se vuol essere degno di

portare la divisa”. Il maestro Pio Simonelli il 5 dicembre lamenta il mancato

raggiungimento dell’obiettivo: “Balilla. Dopo tanti anni di lavoro ci sono ancora molti

ragazzi che non sanno chi fosse Balilla. Mi si dirà ch noi vogliamo la formazione

spirituale, dinamismo. Ma come si costruisce senza le conoscenze? Ed è buona

formazione spirituale quella che non sa ottenere lo sforzo di ricordare le vicende del

proprio eroe? Bisogna curare il carattere, è dura, ma è necessario per l’Italia”.

2. Lezione di storia commentando il calendario

Il maestro Pio Simonelli scrive il 5 maggio 1938: “Quante date! Si potrebbe benissimo

far lezione di storia commentando il calendario!”. Lo stesso maestro nel mese di giugno

così commenta la Carta della Scuola di Bottai: “Creerà la mentalità dell’italiano nuovo

che deve considerare il lavoro la più sacra espressione dell’uomo. Noi abbiamo innanzi

a noi un mondo caotico e decrepito che bisogna forgiare “a nostra immagine e

somiglianza”. Ma per piegare le anime è bene aver prima piegato la materia, cioè

dominato noi stessi”.

L’insegnamento della storia si era ormai ridotto ad adulazione servile o a delle pure

esercitazioni retoriche, ad esempio veniva enfatizzato il coraggio del giovane Balilla a

Genova nel 1746.

Nel Novembre 1925, prima che il fascismo imponesse il giuramenti di fedeltà, Gaetano

Salvemini, professore di storia moderna all'università di Firenze, invia al rettore una

lettera di dimissioni in cui parla delle condizioni in cui è ridotto l’insegnamento della

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storia. Fu il primo docente universitario a proptestare contro il regime fascista, perché

non gli era possibile lo scambio di opinioni che riteneva fondamentale per l'educazione

dei giovani. Promise di tornare ad insegnare quando si sarebbe riacquistata la libertà

civile: "Signor Rettore, la dittatura fascista ha soppresso, oramai, completamente, nel

nostro paese, quelle condizioni di libertà, mancando le quali l'insegnamento

universitario della storia -quale io l'intendo- perde ogni dignità: perché deve cessare di

essere strumento di libera educazione civile, e ridursi a servile adulazione del partito

dominante, oppure a mere esercitazioni erudite, estranee alla coscienza morale del

maestro e degli alunni. Sono costretto perciò a dividermi dai miei giovani e dai miei

colleghi, con dolore profondo, ma con la coscienza di compiere un dovere di lealtà

verso di essi. Ritornerò a servire il mio paese nella scuola, quando avremo riconquistato

un governo civile".

Il maestro Amelio Venditti, come mostreremo più avanti, rappresenta la posizione di

molti insegnanti dell’epoca. La

percezione che ha della scuola

fascista è concorde con la sua

passione e amore

dell'insegnamento, tanto da

convincerlo addirittura a prestare il

solenne giuramento "nelle mani

della Direttrice": "Dopo 11 anni di

insegnamento non avevo ancora

attemprato a questo mio dovere di maestro. Nell'ascoltare le parole della formula non

sono rimasto insensibile all'alto significato di esse". La Direttrice e perfino il Ministro

Bottai hanno ammirato la sua classe, hanno saputo apprezzare il metodo del giovane

maestro tanto da convincerlo della bontà dei valori della "scuola fascista", e di giurare

su di essi.

Riprendiamo le parole del maestro Bajocchi Angelo, già citato: “Ho parlato ai ragazzi di

‘Balilla’ cercando di incidere nel loro spirito il richiamo al senso del dovere ed alla

disciplina che deve avere il ragazzo del tempo di Mussolini se vuol essere degno di

portare la divisa”.

Il maestro Pio Simonelli il 5 dicembre scrive: Ci sono ancora molti ragazzi che non

sanno chi fosse Balilla. Mi si dirà che noi vogliamo la formazione spirituale,

dinamismo. Ma come si costruisce sempre la conoscenza? Ed è buona formazione

spirituale quella che non sa ottenere lo sforzo di ricordare le vicende del proprio eroe?

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Bisogna usare il carattere, è duro ma è necessario per l'Italia”.

Il maestro Sciaccaluga Giulio il 24 maggio 1939 scrive: “Per me la buona volontà è ciò

che vale. Penso che nella scuola elementare sia più di giovamento agli effetti della

formazione dell’”Italiano nuovo” l’ottenere questo che non formare tanti saccentelli con

l’animo vuoto di quei principi che servano di base fondamentale perché nella vita il

ragazzo divenga cittadino ed ottimo soldato”. Il fervore nazionalista lo troviamo del

resto in tutte le annotazioni del maestro, che non manca di sottolineare il

comportamento dei bambini presenti alla cerimonia di inaugurazione del 17 ottobre

1938: “in clima fascista, hanno soppresso i loro pianti, inquadrati militarmente come

tanti soldatini” o quello dei suoi ragazzi il 24 gennaio: “I ragazzi si entusiasmano

facilmente e debbo usare la mia autorità per frenare le loro aspirazioni e rivendicazioni.

Vorrebbero prendersi l’Europa intera!”.

E ancora Simonelli scrive: “Noi abbiamo innanzi un mondo caotico e decrepito che

bisogna forgiare a nostra immagine. Ma per piegare le anime è bene aver prima piegato

la materia, cioè avere dominato se stessi”.

Angelo Bajocchi nelle osservazioni particolari nello svolgimento del programma

declama: “Per l'insegnamento della Storia ho creduto opportuno tornare daccapo per una

rapida scorsa al programma studiato nelle due classi precedenti, per far poi emergere in

un secondo tempo le figure più rappresentative scelte per l'esame. Ho curato però più di

ogni altra cosa l'educazione dello spirito dei miei alunni e non ho lasciato sfuggire

alcuna occasione per ricordare loro che la buona volontà, la disciplina e la costanza

finiscono per farci giungere alla meta prefissa. Molte volte ho avute con i miei ragazzi

sulla necessità di vivere intensamente la vita eroica della Nazione che rinnovando il

destino imperiale di Roma è tesa verso un destino di supremazia”. Ancora sullo stesso

tema leggiamo il 20 aprile, nella commemorazione del 'Natale di Roma': “Sono lieto di

constatare che gli alunni mi hanno seguito con attenzione e con profitto e hanno un'idea

ben chiara dell'opera di civiltà che Roma rappresenta nella storia dell'umanità”. La

storia non viene letta e studiata con metodo critico, gli eventi, gli eroi, non vengono

neanche contestualizzati. Al contrario, vengono estrapolati, diremmo manipolati e ridotti

a strumento di propaganda.

Il personale della scuola era organizzato in un sistema rigido e ben disciplinato, nel

quale un ruolo importante era rivestito dal Regio Direttore Didattico, che

periodicamente svolgeva visite nelle classi per controllare lo svolgimento del

programma e la preparazione degli alunni. Il maestro Amelio Venditti il 18 novembre, a

proposito del fatto che ha svolto una lezione di aritmetica anziché la prevista lezione di

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scienze, “perché ero stanco e con me anche gli alunni”, scrive: “Nel quaderno dei rilievi

la Sig.na Direttrice ha rilevato questo fatto ed ha altresì espresso dei dubbi sulla serietà e

accuratezza con la quale mi preparo al mio lavoro giornaliero”.

La propaganda era così ramificata da raggiungere ogni aspetto all’interno della vita

quotidiana del singolo: la famiglia, l’istruzione, lo sport, il tempo libero, tutto usato

come fonte di propaganda, tutto utilizzato per diffondere le idee del fascismo, il culto

della patria e del Duce. Doveva nascere una generazione di nuovi italiani, con idee

uniformate ed è a questo che si oppone Salvemini rifiutandosi di educare i giovani

all’adulazione dell’idea dominante.

La lezione di Salvemini è estremamente significativa per noi studenti, in primo luogo

perché ci fa capire quanto sia importante avere una fonte di istruzione libera, che ci

permetta di elaborare ed esprimere la nostra opinione, in secondo luogo, perché ci fa

capire che l’istruzione non deve essere solo conoscenza, ma anche educazione alla

cittadinanza.

La libertà di pensiero va di pari passo con le informazioni e in un paese che si definisce

libero le informazioni non dovrebbero essere oggetto di censura e la linea che separa

uno scrittore da un intellettuale sta “nella consapevolezza che la scrittura debba essere

difesa dell’uomo. Che scrivere sia lo sforzo estremo, spesso vano ma necessario, di

sottrarre un’era alla barbarie”5.

Vogliamo chiudere con la riflessione di Vittorio Zucconi contenuta in un articolo sulle

segrete della censura fascista: “La forma di censura più insuperabile è quella che noi

esercitiamo su noi stessi, di fronte alla realtà”6. Gli scaffali dell’Istituto Luce, dice,

hanno ancora segreti da offrire, “bambini desolati, corpi straziati, rovine, devastazioni di

guerra” inutilmente nascoste dal Ministero della Cultura Popolare. Noi aggiungiamo: gli

archivi storici delle scuole hanno anch’essi segreti da offrire, per chi vuol vedere.

3. Roghi senza fuoco

Nella società odierna l’abitudine di vedere circolare liberamente libri, quotidiani,

settimanali e la libertà di scelta delle fonti di informazione rendono difficile immaginare

l’esistenza della censura, propria dei regimi totalitari e del controllo sui mezzi di

comunicazione di massa. Tuttavia, benché tutelata dalla legge, ancora oggi questa

5 R. Saviano, Prefazione a M. Sestili (a cura di), L’affaire Dreyfus. La verità in cammino, Firenze, ed. Giuntina, 2011. 6 V. Zucconi, La guerra è finta, in “La repubblica”, 1 novembre 2015.

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libertà è spesso messa a rischio, così come è successo molte volte nella storia.

Scrivere non è mai stato facile e non lo sarà mai; giornalisti e scrittori vorranno sempre

far conoscere la verità attraverso i loro scritti: “Scrivere può essere molto pericoloso.

Sono più di 1000 i giornalisti uccisi nel 1992 -anno in cui si è cominciato a contarli- per

aver fatto il loro mestiere”. Così ha scritto recentemente Roberto Saviano su

“L’Espresso” del 12 dicembre 2013 nella rubrica L’antitaliano.

La censura esercita una forma di controllo della comunicazione e di altre forme di

libertà, questo in netto contrasto con quanto sancito dalle costituzioni dei regimi liberali

e democratici. Oggi giornalisti e scrittori possono svolgere il loro lavoro e i principi di

libertà di espressione e di comunicazione sono accettati e difesi dalla Costituzione.

L’articolo 21 afferma che “tutti i cittadini hanno il diritto di manifestare liberamente il

proprio pensiero con la parola, o scritto o ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non

può essere soggetta ad autorizzazioni e censure”.

Tutti dovremmo avere il diritto di esprimerci e poter leggere liberamente ciò che

preferiamo. Il 7 gennaio 2015 in Francia questo diritto è stato violato con l’attentato alla

redazione della rivista satirica “Charlie Hebdo”. Non è stata la prima volta né sarà

l'ultima che assistiamo alla violazione del diritto di espressione e di stampa. Esso,

riconosciuto e garantito dall’articolo 21 è, come tutti i diritti umani, irrinunciabile,

imprescrittibile e inalienabile; l'unico potere che può imporre, in casi particolari, che la

libertà di espressione venga limitata, è quello giudiziario.

Ci sono ancora oggi molti stati dove purtroppo questo diritto non viene riconosciuto,

perché ci sono dittature che opprimono i loro popoli; i cittadini non sono liberi di

esprimersi e rischiano di finire in prigione o addirittura di essere condannati a morte.

Oggi questo diritto per noi così scontato, è il risultato di un'evoluzione storica non priva

di ostacoli. L'apice della repressione della libertà di pensiero in Italia c'è con l'avvento

del fascismo.

Con le leggi fasciste Mussolini abolì la libertà di stampa, di opinione, di manifestazione,

di associazione, furono proibiti opuscoli, manifesti e libri. Tutti dovevano vedere il

mondo non con i propri occhi, ma come il regime lo vedeva. I giornalisti

abbandonarono la ricerca delle verità sui fatti e in Italia sembrava non si verificassero

più crimini, dal momento che la cronaca nera veniva censurata. Si raccontavano solo

fatti che potessero esaltare ciò che di positivo era stato fatto dal regime.

La storia ci insegna che la censura del diritto di espressione è stato il primo passo per il

controllo delle masse durante il fascismo. Mussolini manipolò, censurandola, la stampa

ed intraprese una martellante propaganda con lo scopo di entusiasmare le masse e

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dirigerle verso gli obiettivi del regime. Fu il primo leader politico ad intuire la potenza

dei mezzi di comunicazione di massa, usò i giornali e la radio. Il governo controllava

tutte le espressioni culturali: la stampa, il teatro, il cinema attraverso l’Istituto Luce;

venivano trasmessi brevi documentari in cui si descriveva la realtà italiana addolcita,

senza crimini né reati; tutto doveva “filare bene”. Le cronache di guerra tacevano le

sconfitte italiane e l’Italia sembrava un paese dove non esistevano rapine, assassini,

incidenti ferroviari e dove gli incidenti stradali erano provocati solo da macchine

straniere.

Tutto il Paese si fermava ad ascoltare le parole del Duce. Il cinema ebbe un ruolo

strategico. Pellicole, macchine fotografiche e da presa rappresentavano armi micidiali.

Anche questo mezzo di propaganda doveva sottomettersi alle regole del regime: era

proibito diffondere foto che riprendessero soldati di spalle; le immagini dei caduti

potevano essere diffuse solo in pose eroiche. Gli italiani furono disinformati anche sulla

durata e sull'andamento della guerra e sulle sconfitte subite. Si faceva credere che l'Italia

fosse una grande e gloriosa potenza.

Ci chiediamo come sia stato

possibile azzerare queste

libertà fondamentali.

Leggendo i testi dell’epoca,

libri, giornali, diari e, nel

nostro caso, registri scolastici

ci accorgiamo che ciò è stato

realizzato non sempre in

modo evidente.

Il termine “censura” significa

controllo morale o ideologico

di ogni forma di espressione

e fa la sua prima apparizione

nel 443 a. C., quando i

romani istituirono una

magistratura appunto

chiamata “censura” con lo

scopo di registrare, quindi

censire, i cittadini e i loro

beni. A questa magistratura, in un secondo momento, fu affidata anche la vigilanza

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sulla moralità dei costumi.

La censura è il peggior nemico dei diversi protagonisti dell’informazione: giornalisti,

scrittori, fotografi, registi ed altri rappresentanti del mondo dell’informazione e della

cultura; è un modo di limitare la libertà di esprimere le proprie idee, di evitare che si

sappia cosa succede nel mondo, di bloccare il transito delle informazioni. Si può

manifestare in vari modi, come oscuramento delle immagini e può essere di vari tipi,

come la censura politica, la censura repressiva, che avviene tramite il sequestro del

mezzo d’informazione, preventiva, che controlla il testo prima della sua diffusione, ma

soprattutto l’autocensura esercitata dal soggetto stesso che, come mostreremo,

coinvolge massicciamente i maestri della scuola “Corradini”.

In Italia ai libri non fu dato mai ufficialmente fuoco, come accadde a Berlino il 10 e l'11

maggio 1933. Ma tra il 1938 e il 1942, gli italiani, come i tedeschi, accesero il loro rogo

di libri, anche se “senza fuoco”. “In Italia migliaia di volumi, forse milioni, per

tonnellate di carta, erano scomparsi, si erano dileguati e nessuno ne aveva più parlato” 7.

Fino agli anni '30 la censura era nelle mani dei singoli prefetti e del Ministro

dell'Interno. Da qui venne poi trasferita all'Ufficio Stampa del capo del governo. Il 24

giugno 1935 viene istituito il Ministero della Stampa e della Propaganda che, cinque

mesi dopo, è sostituito dal Ministero della Cultura Popolare.

Fino al 1934 la censura non fu preventiva, apparentemente c'era libertà di stampa: le

pubblicazioni non venivano bloccate prima della stampa ma successivamente. In realtà

“gli editori dovettero impegnarsi in una forte autocensura anticipata”8, sulla base degli

elenchi di autori proibiti che circolavano tra le prefetture, case editrici, biblioteche,

questure, ministeri. Il 3 aprile 1934 Mussolini in persona firmò una circolare telegrafica

del Ministro dell'Interno. Di ogni pubblicazione si dovevano inviare tre copie alla

prefettura e precisamente all'ufficio stampa del Capo del Governo, alla Direzione

Generale della Pubblica Sicurezza e all'Ufficio Stampa della Prefettura, cui faceva capo

di fatto Mussolini stesso. La circolare faceva riferimento al testo unico di Pubblica

Sicurezza del 6 novembre 1926, in base al quale venne tolta dalla circolazione “l'opera

completa” degli scrittori ostili al fascismo.

I libri sgraditi e quindi tolti dal mercato erano anche libri russi e americani. Sul piano

formale, editori e stampatori (entrambi) potevano liberamente stampare i loro libri o

opuscoli, ma per metterli in vendita o diffonderli “bisognava attendere il nulla osta delle

prefetture o dell'ufficio stampa di Mussolini”9. L'editoria rischiava di subire sequestri e

7 G. Fabre, L’Elenco. Censura fascista, editoria e autori ebrei, ed. Silvio Zavorani, p. 7. 8 G. Fabre, L’Elenco..., op.cit., p.18. 9 G. Fabre, L’Elenco..., op.cit., p. 24.

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quindi di perdere molto denaro, da qui la necessità di sapere, prima di mandare in

stampa, quali fossero gli autori sgraditi al regime.

La svolta decisiva nel controllo delle pubblicazioni avvenne nell'aprile del 1934, quando

“Mussolini in persona imprimeva (...) una svolta razzista al controllo dell'opinione

pubblica”. Ci riferiamo al caso sollevato dalla pubblicazione del libro Sambadù Amore

negro, dell'autrice Maria Volpi alias Mura, per la casa editrice Rizzoli. Il libro racconta

di una relazione sentimentale tra una donna italiana e un uomo africano figlio di un

capotribù. La pubblicazione non era passata inosservata anche per la copertina del

disegnatore Marcello Dudovich che rappresentava la donna tra le braccia dell'amato.

Ciò era “inammissibile da parte di una nazione che vuole creare in Africa un impero”10.

Qualche mese dopo ci sarebbe stata infatti la campagna di Etiopia (20 ottobre 1935-5

maggio 1936).

L'intervento censorio di Mussolini determinò il ritiro delle pubblicazioni per motivi

razziali. A partire dal 1934 "era stato introdotto un concetto di ‘dignità di razza’ che,

all'occasione, avrebbe potuto essere dilatato”11.

Dopo la guerra di Etiopia la censura si indirizza verso gli autori ebrei. Nel novembre del

1936 “come ha ricostruito Michele Sarfatti, il gran Consiglio del fascismo aveva

segretamente discusso di eventuali misure antisemite” 12.

Tra le prime misure antisemite c'è l'ordine che Mussolini diede al suo giornale, “Il

Popolo d'Italia”, il 23 dicembre 1936, per il quale fece sapere che "non voleva ebrei

sulla prima pagina"13. La discriminazione iniziò a colpire a cominciare dai collaboratori

del suo giornale.

Dal 1937 venne pubblicato e fu permessa circolazione a un primo testo antisemita di

Paolo Orano, Gli ebrei in Italia, pieno di stereotipi. Il 29 marzo 1937 sul quotidiano

“Tevere” un altro antisemita, Telesio Interlendi, espresse liberamente le sue idee che

fondavano l'antisemitismo su questioni “di sangue”14. Si nota che Orano faceva una

distinzione di tipo 'culturale', mentre Interlendi basava il suo antisemitismo su basi

biologiche. Sarà quest'ultima ad avere l'appoggio del regime quando iniziò la

pubblicazione della rivista, diretta sempre da Interlendi “La difesa della razza”, il 5

agosto 1938.

Già dall'aprile 1938, cinque mesi prima delle leggi antiebraiche, si cominciò ad

10 G. Fabre, L’Elenco..., op.cit., p. 24. 11 G. Fabre, L’Elenco..., op.cit., p. 42. 12 G. Fabre, L’Elenco..., op.cit., p. 30. 13 G. Fabre, L’Elenco..., op.cit., p. 161. 14 G. Fabre, L’Elenco..., op.cit., p. 47.

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elaborare un elenco di scrittori ebrei che le case editrici dovevano evitare. La prima

raccolta di nomi venne iniziata nel settembre 1938. L'editore Formiggini si uccise pochi

giorni dopo un carteggio col Ministero, per le leggi umilianti di quell'autunno e “dopo

aver dovuto lui stesso indicare i nomi degli autori "di razza ebraica del proprio

catalogo” 15.

L'elenco venne completato nell'aprile del 1942 quando il Ministero della Cultura

Popolare lo inviò alle prefetture affinché lo comunicassero alle case editrici.

In Germania nel 1933 era stato istituito il Ministero della Propaganda con a capo

Goebbels e si arrivò al rogo di molti libri, al controllo delle librerie e delle biblioteche

pubbliche. Qualche dato: l’indice

dei libri proibiti compilato nel

1935 conteneva 3.601 titoli e 524

nomi di autori; fino alla fine del

1944 questi indici furono

stampati ogni mese. Dopo un

controllo di 5.000 librerie e

librerie d’antiquariato nel 1937

furono confiscati 300.000 “scritti

proibiti”.

Nella censura politica lo scopo

diretto è quello propagandistico;

è forse questo il campo in cui si

può vedere come la propaganda

si colleghi alla censura: limitando

la possibilità di comunicare

informazioni ed esprimere

opinioni contrarie, si finisce per

comunicare soltanto notizie scelte dall’autorità governativa.

Censura e propaganda sono molto simili negli effetti finali; limitare infatti la libertà di

pensiero e imporre un’idea che “deve” essere accettata e condivisa hanno lo stesso

effetto: controllare le menti, omologarle, sottrarre loro ogni stimolo di originalità e

autonomia. La pluralità delle idee e dei modi di pensare può solo arricchire la società e

renderla più varia ma anche più vigile e critica.

Mussolini voleva convincere la gente a credere che tutto andasse bene, che l’Italia stesse

15 G.Fabre, L’Elenco..., op.cit., p. 43.

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vincendo la guerra, che l’industria italiana non temesse confronti. Adombrando il senso

critico degli italiani tolse loro gli strumenti per valutare. La censura è il primo passo che

apre la strada alla propaganda cioè entusiasmare le masse servendosi di mezzi di

comunicazione e concentrare l’attenzione sugli obiettivi del regime. Ma, anche in

assenza di censura esplicita, l’autocensura di chi fa informazione e che teme la reazione

del regime produce lo stesso effetto.

Il caso della censura di Sambadù coincide non casualmente con il drammatizzarsi della

crisi con l’Etiopia e l’imposizione della sanzioni da parte della Società delle Nazioni.

L’ideologia fascista aveva come elementi fondanti il militarismo e l’imperialismo,

l’Italia di Mussolini doveva arrivare allo splendore e ai trionfi dell’antica Roma e

doveva innanzitutto avere un impero. Mussolini utilizzò la propaganda in modo

massiccio e concentrico per stimolare e creare un sentimento patriottico a favore della

politica imperialista del regime. Si fece ampio uso dei cinegiornali in cui si mostravano

soltanto le gesta epiche ed eroiche della campagna d’Etiopia, trasmissioni rafiofoniche

incentrate soprattutto sui discorsi del Duce. La stampa nazionale era orientata a favore

delle politiche del regime a tal punto che molti articoli erano ispirati dalla veline che

arrivavano direttamente da Ministero della Cultura Popolare o da Mussolini stesso.

Il 9 maggio 1939 i registri riportano la celebrazione dell'Impero e il riferimento alle

'inique sanzioni'. Angelo Bajocchi annota: “L'anniversario della proclamazione

dell'Impero ci ha dato lo spunto per una conversazione cui ha partecipato la maggior

parte della classe”. La maestra Minghelli riporta: “Parlo alla classe dell'impresa

etiopica. Rammento lo sforzo dell'Italia durante le sanzioni, l'eroismo dei nostri

legionari che arrivarono alla vittoria dopo pochi mesi di guerra, gli eroi che caddero

vittime della ferocia abissina. L'entrata delle nostre truppe nella capitale etiopica dopo

giornate di marce faticose e la proclamazione dell'Impero. All'uscita-Saluto alla

Bandiera”. La maestra Andreoli Lanza scrive: “La conquista dell'Impero rimarrà

l'evento storico più importante del secolo Fascista. Nella scuola ho illustrato gli

avvenimenti più significativi”.

La maestra Meloni il 9 maggio annota soltanto che si tratta di un giorno di vacanza per

la Proclamazione dell'Impero, mentre il 30 ottobre fa un riferimento a un fatto

estremamente significativo per il colonialismo italiano -da notare che lei sola annota

questo episodio tra tutti gli insegnanti delle V di quell'anno: “Partenza da Napoli di

1800 famiglie di lavoratori italiani che si recano in Libia per colonizzare le nostre terre.

Importanza dell'avvenimento sulle future condizioni di questa colonia che è considerata

un'altra regione dell'Italia”.

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4. 28 Ottobre 1935. Cerimonia Inaugurale dell’anno scolastico

Il 28 ottobre 1935 viene inaugurata la scuola elementare “Enrico Corradini”, che

accoglierà tutta la popolazione scolastica del Quartiere Italia, in occasione dell’annuale

ricorrenza della Marcia su Roma.

La maestra Ida Lanza della II G annota sul suo registro: "La scuola d'oggi prende il

nome di E. Corradini. Alla bella cerimonia sono intervenute: S.E. il Vice Governatore di

Roma e il R. Provveditore agli studi con altre autorità. Il corpo insegnante era al

completo e la festa è riuscita bellissima".

Il maestro Domenico Aloja della V C ci descrive dettagliatamente l’atmosfera:

“L'edificio, dentro e fuori, è tutto uno sfolgorio di drappi e bandiere. Presta servizio un

plotone di carabinieri con musica, dietro i cui cordoni una folla immensa fa ressa. Alle

10 in punto il R. Provveditore Comm. Padellaro e la cerimonia ha inizio con la

benedizione dei locali. Segue il canto degli inni della Patria e delle Scuole di Roma che

riesce ottimamente riscuotendo calorosi applausi. Intanto il cielo, da imbronciato che

era, va lento illuminandosi di un

tenue sorriso di sole, come per

partecipare anch'esso a tanta festa".

Gli alunni sono stati già accolti dal

9 ottobre, come ci dice la maestra

Luigia Fabris Bentivoglio della II

C: "Cominciamo scuola con orario

alternato cioè: un giorno scuola, un

giorno vacanza, dato il numero

maggiore di iscritti e il locale piccolo. Così fino al 28/10 giorno della inaugurazione

della nuova scuola".

L’inaugurazione è tanto attesa e desiderata e l’edificio “tutto imbandierato con colori

nazionali e di Roma (...). Tutti gli alunni in perfetta divisa scolastica sono al loro posto

nelle varie classi. Balilla, Piccole Italiane e Lupetti fanno scorta d'onore alle autorità che

verranno e militi maestri sono addetti all'ordine. Nel refettorio sono adunati e ospiti i

bimbi di Portonaccio, in generale poveri, ai quali viene offerta una colazione di biscotti

e ciocolatte. In palestra gruppi di alunni scelti assegnano canti patriottici. Uno squillo di

trombe annuncia l'arrivo del R.Provveditore, del Vice Governatore di Roma e di Padre

Leone il quale benedirà il nuovo edificio. Io, non potendo indossare per forza maggiore

la divisa scolastica, tengo in una classe un po' appartata gli alunni non troppo in ordine

di altre classi (...)". Anche la maestra Ida De Santis Giorgi della II D ha dovuto assitere

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da lontano alla cerimonia come molte altre classi per ordine della Direttrice “poichè non

si sarebbe potuti entrare tutti nel salone e lungo l'ingresso. I miei bambini restarono

molto dispiaciuti ma da bravi Balilla capirono quale era il loro dovere: obbedire".

La reazione delle bambine e dei bambini ci viene restituita dalla maestra Letizia Rosalia

Vinotti Diana della II E: “Le mie bimbe, assieme a molte altre, sono raccolte nel

refettorio, preparato con fine gusto per l'occasione. Sembrano fiocchi di neve, tanto

sono pulite. Dopo la breve visita di S.E. il Vice Governatore di Roma, del R.

Provveditore, del R. Ispettore Professor Sacchè, del Comm. Di Donato in

rappresentanza del Senato, accompagnati dalla nostra egregia Signorina Direttrice,

visita che fu attesa a lungome con trepida ansia, le bimbe, stimolate dall'appetito e

anche dalla gola, consumano lentamente lo spuntino che viene loro offerto". Il 29

ottobre loda l'aula che le è stata assegnata: "Com'è bella la nostra aula! È inondata di

luce e di sole. Tutto è in perfetto ordine: banchi, cattedra, lavagne, armadio, quadri e

crocifisso. Le bimbe sono felici ed io commossa. La loro felicità traspare dagli occhi,

dal viso, da tutta quanta la persona. Il lavoro della scuola sembrerà meno pesante e

faticoso in quest'aula solare, ariosa e pulita. Saluto alla bandiera". Anche il maestro

Domenico Aloja della V C loda la scuola il 29 ottobre: "L'aula che mi è stata assegnata

ha il numero 109 ed è al primo piano, quasi vicino alle scale. Dalle ampie vetrate che

ornano quasi tutta la parete esterna, a destra della cattedra, piove in abbondanza la luce

e il sole. La vista che vi si gode è magnifica. Fino ai colli lontani l'occhio spazia beato

per l'azzurro di questo meraviglioso cielo ottobrino; una nota di riposante mestizia è

data dalla selva di cipressi del Verano tra i cui tronchi dritti s'annidano bianche e

silenziose le tombe. Ma un fabbricato imponente che va con rapidità febbrile salendo

proprio di fronte alla nostra vetrata nasconderà tra poco questa oasi solenne di morte!".

Le autorità intervenute incontrano le classi III e V, come ci dice la maestra Rosalia

Genchi della V A: "Alla inaugurazione sono intervenuti il vice Governatore di Roma e il

professor Padellaro, i quali hanno prima visitato tutto il primo piano dell'edificio, poi

accompagnati dalla Signorina Direttrice sono venuti nel salone dove erano raccolti i

ragazzi di III e V che hanno cantato: 'Giovinezza' e l'inno delle scuole di Roma. Quindi

il parroco Padre Leone da Caluso ha benedetto le bandiere dicendo la formula di Rito".

Il maestro Giuseppe Bagiardi della V B non descrive le modalità di svolgimento della

cerimonia, si dilunga invece nel riportare le modalità con cui ha proceduto ad inizio

d'anno alla" raccolta del ferro": "La raccolta del ferro fui uno dei primi insegnanti ad

iniziarla con molto profitto. I miei ragazzi hanno fatto a gara per portare ferro alla

scuola e a darmi notizie di quegli oggetti pesanti e di dimensione troppo grandi, che non

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potevano portare. Per questo ho dato disposizioni caso per caso. Anche la raccolta di

altri metalli è stata fruttuosa: un anello, tre pennini e dei rottami d'oro; undici oggetti e

otto medaglie d'argento; molti oggetti oggetti, monete e rottami d'ottone, bronzo,

acciaio, nichel e metallo placcato oro, due croci di guerra, tre medaglie incesellate,

quattro grandi medaglie americane e un grande medaglione. Infine trentadue medaglie

di bronzo e argento conseguite dai miei alunni nello studio. Questa raccolta continua

ancora insieme a quella della carta per la Croce Rossa. Abbiamo seguito giorno per

giorno la nostra avanzata vittoriosa in Africa, segnando nel diario gli episodi più

salienti. Nella libreria ho posto una carta dell'Abissinia, nella quale segno, con le

bandierine, le posizioni raggiunte dai nostri valorosi soldati. La data del 18 novembre è

continuamente scolpita nei nostri cuori. Ho commemorato in classe le date più

importanti come risulta dal programma mensile".

Durante il 1934 Mussolini aveva deciso di puntare tutto sulla conquista coloniale

dell’Etiopia. Era compito strategico quello di creare in pochi mesi un clima di guerra e

di tensione patriottica all’espansione. La campagna d’Etiopia fu accompagnata da una

grande azione di propaganda. L’azione propagandistica del fascismo si avvaleva di

molti mezzi e fu massiccia. Anche la scuola contribuì a preparare un clima favorevole

alla conquista, in pochi mesi il Paese fu pronto.

Il mondo scuola risponde attraverso i maestri che propongono ai bambini temi e pensieri

sulla forza del regime e tengono “lezioni occasionali” in cui le parole della propaganda

nascondono un mondo di distruzione.

Non è un caso infatti che la maestra Elisa Loch della VF non parli affatto

dell'inaugurazione della scuola e riporti invece dettagliate notizie che arrivano dal fronte

africano: "5 novembre. Ieri è stato il diciassettesimo anniversario della vittoria e la data

gloriosa è stata commemorata con grande entusiasmo, reso forse ancora più vivo ora che

la nostra Italia è impegnata in una guerra di liberazione e di civiltà in terra d'Africa". Il 9

novembre annota: "Da ieri il nostro tricolore sventola sul fronte africano di Macallè e un

avvenimento come questo non può passare inosservato nella scuola. Io ho perciò

rammentato alle mie alunne come questo medesimo forte fosse stato valorosamente ed

eroicamente difeso nel 1896 dal Maggiore Galliano e come, dopo tanto sacrificio, fu

dovuto abbandonare per la debolezza dei governanti di allora. Ora altri figli d'Italia

hanno rivendicato i soldati di allora unendo questa grande intima soddisfazione alla

gioia della Vittoria. Sulla nostra carta dell'Africa Orientale è stata posta una bandiera di

più e la poesia di Pascoli A Ciapin ha completato la commemorazione". Il 18 novembre

la maestra, come tutti, ricorda "le sanzioni economiche " applicate "da molti stati che

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non approvano la nostra avanzata in Abissinia": "Alle mie alunne ho parlato della

grande ingiustizia che si commette verso di noi e del dovere che incombe su tutti:

risparmiare il più possibile ed usare soltanto prodotti italiani per resistere e uscire

vittoriosi dall'impresa.Su tutte le finestre, su tutti i balconi, e i palazzi d'Italia sventola il

tricolore, a scuola abbiamo fatto il saluto alla Bandierae in quel saluto era quasi la

promessa di continua, amorevole difesa dei diritti della nostra Patria". Anche lei procede

alla raccolta di " ferro, oro, argento " e " croci di guerra che i babbi offrono con gioia

per una patria più grande".

5. 14 novembre 1938. Riunione in direzione

Tutti i maestri, dalle classi prime alle classi quinte, tranne casi eccezionali, fanno

riferimenti, più o meno ampi, al 14 novembre 1938, data di un’importante riunione in

direzione nella quale vengono date loro le direttive sulla razza e sui comportamenti da

assumere nei confronti della classe.

Tutti riportano gli argomenti affrontati durante la riunione nella Cronaca della scuola,

ma alcuni lo fanno riportando in modo preciso i vari punti numerandoli e riservando

particolare attenzione nei confronti della direttiva n. 4 (“utilizzare tutti i mezzi e tutte le

forme per radicare nel fanciullo l’orgoglio e la fierezza della razza”), altri le riportano in

maniera più discorsiva, altri ancora cambiano delle parole, inserendo termini come

“problema della razza”, “difesa della razza” o “orgoglio della razza”.

Alla scuola “Corradini” “ogni giorno all’ora dell’uscita che si anticipa di 30 minuti, ci

soffermiamo in direzione per ascoltare dalla viva voce della Direttrice quei

suggerimenti e quei consigli necessari ad ottenere una perfetta intesa per lo svolgimento

del nostro compito”. Così annota nel giornale della classe quinta B il maestro Amelio

Venditti il giorno 18 ottobre 1938. Il 14 novembre il maestro Del Bon scrive

seccamente: “Riunione in direzione” e il 17 novembre annota che l’argomento della sua

unità di insegnamento è stata “la razza”. Sarà il maestro Giulio Sciaccaluga a svelarne il

contenuto: “Accordi circa i quaderni, la questione della razza. Gli alunni di razza

ebraica sono radiati dalla comunità con gli ariani. Incutere negli alunni con opportune

lezioni il sentimento e l’orgoglio di razza”. Lo stesso maestro Venditti aveva dovuto del

resto registrare il 19 ottobre: “La mia classe risulta degli stessi elementi dell’anno

scorso, meno 2 perché figli di ebrei e 2 perché hanno abbandonata la scuola. Sono

perciò 38 gli iscritti”.

La maestra Elvira Minghelli Simoni Elvira scrive: “Adunanza in Direzione in cui la

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Sig.na Direttrice parla dell'unità dell'insegnamento, del problema della razza e dei

ripetenti. Da indirizzi anche per i programmi, il lavoro dell'insegnante e la preparazione

giornaliera delle lezioni”. La maestra Ida Teresa Andreoli Lanza rimane invece sul vago

e non riporta la parola “razza”, si limita a parlare in modo generico delle “direttive”:

“La Sign.na Direttrice ha tenuto una riunione al corpo insegnante per diramare parecchi

ordini di servizio riguardante l'organizzazione scolastica, perché il nostro lavoro sia

sempre più perfezionato secondo le direttive delle superiori autorità”.

Secca, la maestra Elena Martella Masi annota: “Riunione in Direzione. Argomenti

trattati: compilazione dei registri-questione della razza”.

L'anno scolastico 1938-39 si apre all'insegna dell'epurazione razziali, come si legge

dalle parole di un'insegnante, nella cronaca della scuola, il 17 ottobre 1938: “Per la

prima volta gli alunni si trovano nella scuola senza infiltrazioni estranee: essi devono

sentire l'orgoglio e il sentimento della razza”. Tutti gli alunni di religione ebraica

vengono infatti espulsi dalla scuola o, comunque, visibilmente emarginati; ha così inizio

la drammatica persecuzione degli ebrei che dopo l'8 settembre 1943, nella Roma

occupata dai tedeschi, si trasformerà nella pagina “più tragica della storia millenaria

degli ebrei romani”.

Così prosegue la testimonianza orale di Mario Bianchi -riportata da Eva Masini nel suo

Piazza Bologna-, che racconta di un tristemente celebre compagno di classe: “Per

arrivare al '38, io già la discriminazione l'avevo subita, per quant'è vero, nella mia classe

io stavo all'ultimo banco, mi avevano messo, poi viene il '38, le leggi razziali, me

s'avvicina uno, vicino al banco mio e se mette a sede'. Lo guardo, lo consola

testimonianza orale dicevo, dico: ‘Senti un po', ma tu non sei Franco Di Consiglio?’

dice: ‘Sì, ma tu stai già qua?’ Dico: ‘Da mò...’. Allora se mise lì... perchè la madre che

se chiamava Leonora, aveva un banco di tessuti lì, nella piazza, nel mercato, che allora

si trovava in via Eleonora d'Arborea, e la mamma era amica di mia madre [...], poi

sappiamo come è finita la famiglia Di Consiglio, trucidati alle Fosse Ardeatine...”16.

Tra i banchi di scuola si realizzava un vero e proprio indottrinamento: veniva insegnata

l’esistenza delle razze. Basti leggere le pagine sulle “razze” del Libro della quinta

classe di Luigi Rinaldi o del Secondo libro del fascista in uso alla “Corradini”, dove gli

ebrei sono accusati di aver “inoculato nei popoli nordici uno spirito nuovo fatto di

mercantilismo e di sete di guadagno, uno spirito che mirava ad accaparrarsi le maggiori

ricchezze della terra” e l’Italia mussoliniana si riserva il compito di combattere “questa

associazione di interessi affaristici, seminatrice di discordie, nemica di ogni idealità”. Si

16 E. Masini, Piazza Bologna..., op.cit., p. 133.

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legge ancora: “Gli ebrei sono perfettamente distinguibili. Essi hanno sempre mantenuto

i loro caratteri razziali e non si sono mai assimilati con la popolazione ove dimorano” e

ancora: “nonostante la generosità del trattamento fascista verso gli ebrei, l’ebraismo

internazionale si pose contro il fascismo, alleandosi con tutti i suoi nemici e

capeggiando le congiure straniere ordite ai danni dell’Italia”.

Il 21 aprile l’opera dei maestri è già molto avanzata se il maestro Pio Simonelli può

scrivere: “Natale di Roma. E’ l’alba della civiltà delle nazioni moderne. Bisogna

infondere in tutti l’orgoglio smisurato della nostra stirpe. Non adopero il termine

“razza” perché è ancora vago e generico. Noi siamo soprattutto di stirpe italica”.

Sul suo registro, in data 17 ottobre, la maestra Giuseppina Di Bucci della I B, il giorno

della "solenne cerimonia inaugurale" dell'anno scolastico, annota: "Per la prima volta gli

alunni si trovano nella scuola senza infiltrazioni estranee: essi devono sentire l'orgoglio

e il sentimento della razza." I suoi propositi per il nuovo anno sono quelli di "penetrare

nel cuoricino dei miei piccoli perchè mi amino e comprendano che desidero solo il loro

bene. Li sprono a diventare veri soldatini del Duce pronti sempre all'obbedienza", così

scrive il giorno successivo. Il 31 ottobre un'altra importante annotazione: "Ho distribuito

ai bambini i moduli da completare con la dichiarazione della razza a cui appartengono"

e il 14 novembre: "Adunanza in Direzione, La Signorina Direttrice ha commentato i

problemi essenziali della Scuola trattati nel Convegno dei Direttori: 1) Unità della

Scuola ed unità d'insegnamento in quanto unità di spirito; 2) Il problema dei ripetenti; 3)

Lettura espressiva; 4) Mezzi e forme per radicare nel fanciullo l'orgoglio e la fierezza

della razza".

Gli insegnanti partecipano il 4 febbraio ad una lezione di Badoglio al Teatro Adriano

"sulla difesa personale e collettiva contro i gas asfissianti". Il 13 aprile si svolge alla

"Corradini" un "esperimento per la difesa antiaerea". L'Italia si prepara alla guerra.

Il 14 Novembre anche la maestra Enrica Rossi Priolo della prima I annota la riunione:

"Riunione in Direzione. La Sig. Direttrice ci spiega come dobbiamo regolarci per quei

casi di problema della razza"; allo stesso modo non manca di annotare la maestra Anna

Galletti Russo della I G: "Riunione per prendere visione dell'unità dell'insegnamento,

del problema della razza, della compilazione dei programmi di classe, dei ripetenti,

dell'importanza della lettura ad alta voce, [...]". Nella sezione Elenco alunni del registro

troviamo depennati in rosso i nomi di due alunne, sorelline gemelle, e la nota:

"Cancellate per gravi ragioni di famiglia". I loro nomi sono Carla e Matilde Kessler di

Carlo e di Ghilli Iolanda, nate a Roma il 24 agosto 1932, professione del padre:

"impiegato". Il 12 aprile nella Cronaca, la maestra scrive: "Altre due alunne della mia

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classe, due gemelle: Kessler Carla e Matilde, hanno abbandonato la scuola dovendosi

recare in Svizzera per ragioni di famiglia.

Silvia Mainardi Marruncheddu della I F scrive: "Ore 8. Adunanza presieduta dalla R.

Direttrice che tratta i seguenti argomenti: Unità dell'insegnamento, Difesa della razza,

ripetenti." Il 15 dicembre annota: "Distribuisco alle alunne la scheda di dichiarazione

della razza".

Il 17 Ottobre la maestra Letizia Rosalia Vinotti della I A si sofferma sul clima in cui si

svolse la cerimonia inaugurale dell’anno scolastico 1938: "La cerimonia

dell'inaugurazione del nuovo anno scolastico si svolge in un clima prettamente fascista.

La Signorina Direttrice fa un sereno discorso che è tutto uno stimolo alla fede in chi ci

guida, all'obbedienza e al lavoro. Gli insegnanti e gli scolari applaudono cantano

esultanti i più begli inni della Patria fascista". Non manca anche lei di annotare il 14

novembre con le medesime parole usate dalle altre maestre su citate e il 27 marzo

annota: "Ieri gli Squadristi alla domanda del Duce" quali sono le tre parole che formano

il nostro dogma? " risposero gli uomini: "Credere, obbedire, combattere. Anche i miei

scolaretti conoscono queste tre parole e le sanno dire con forza. Mi parse la parola che

gridano al vento senza che il cuore prenda parte è certamente l'"obbedire". Mi

preoccuperò che i miei lupetti si accendano anche della luce dell'obbedienza".

Anche Marcella Donati della I D ci offre elementi preziosi. Il 31 ottobre 1938 leggiamo:

"Ho distribuito ai miei alunni i moduli , su cui i loro genitori debbono dichiarare a quale

razza appartengono. Oggi i bimbi sanno di appartenere alla razza ariana, molto diversa

dalle altre razze esistenti sulla terra". Il 12 novembre la maestra annota sulla riunione in

direzione, oltre alle indicazioni che già conosciamo, che la direttrice, sulle direttive sulla

razza, “illustra brevemente l'importanza, esprimendoci il suo pensiero al riguardo". Il

lavoro è stato avviato e tutti si sono allineati; la maestra Vittorina Gandini De Grandis

della I C il 31 ottobre: "In seguito alla campagna per la difesa della razza, sono stati

oggi distribuiti agli alunni dei foglietti, nei quali i genitori dichiarino a quale razza

appartengono. Far comprendere l'importanza della razza a dei bambini così piccoli, non

è cosa facile: però ora essi sanno che la nostra razza, la razza Ariana, è la più bella e tra

le più forti e per questo noi dobbiamo essere orgogliosi di appartenervi". La “signorina

direttrice” del resto guida i suoi maestri “con consigli su ogni argomento", come ci

informa la maestra Lavinia De Chicchis della prima I.

Particolari rilevanti ci vengono offerti da Guglielmina Apolloni della II G: "Adunanza.

La Signorina Direttrice ha riferito quanto è stato detto nel raduno dei Direttori e degli

Ispettori al quale ha preso parte anche S.E. Il Ministro dell'Ed. Nazionale. Temi: "1)

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Difesa e orgoglio della razza (...). Nei riguardi della difesa della razza parlarne ogni

volta che se ne presenti l'occasione. Quanto alla storia, l'insegnamento non deve essere

basato sullo studio a memoria, ma gli avvenimenti storici debbono essere

profondamente sentiti dagli alunni".

La maestra Luigia Sciamanna Mauri della II E inizia l’anno scolastico il 17 ottobre 1938

con l'ascolto del discorso della Direttrice che mette "tra l'altro in rilievo la grande figura

del nostro Duce che ha saputo arrestare gli eventi e riportare la pace in Europa allorchè

l'incubo spaventoso della guerra gravava sul mondo". A dispetto di queste rassicurazioni

però, nelle annotazioni della maestra si rileva preoccupazione ripetuti sono i riferimenti

all'ombra di una imminente guerra (esercitazioni di difesa antiaerea con evacuazione

degli alunni che vengono condotti nel "ricovero sottostante"e cartelloni appesi in classe

che ne illustrano le modalità, "esperimento" per la difesa antiaerea "in città" e a scuola).

Il 14 novembre ritroviamo l'annotazione riguardo all'adunata in direzione, ma nessun

riferimento viene fatto questa volta alle direttive sulla razza: "La Signorina Direttrice ci

ha tenuto stamane una breve adunanza per darci chiarimenti sul programma. Ci ha

espresso inoltre il desiderio che ogni insegnante annoti giornalmente in un quaderno il

programma della lezione da svolgere".

La maestra Ida Giorgi De Santis, come la maggioranza degli insegnanti, annota il

contenuto della riunione del 14 novembre, ma è il 15 dicembre che ci offre una

interessante annotazione: "Per il 21 dicembre dobbiamo presentare alla Signorina

Direttrice il Registro compilato con le generalità degli alunni, le votazioni dei primi due

mesi di scuola ed il Programma didattico svolto nei due suddetti mesi".

Il 4 febbraio si tiene al teatro Adriano una conferenza", a cura del generale Bagliolo sul

tema: la difesa antiaerea da trattarsi nelle scuole. La conferenza nonostante lo sgomento

naturale che ha suscitato in tutti i nostri animi, è riuscita interessantissima ed è stata

molto applaudita. Il generale Bagliolo ha concluso ricordando la risposta del ministro

Bismark nel '70. Se la Germania ha vinto deve la vittoria all'opera dei maestri di scuola,

e augurandosi che se una guerra dovesse esserci altrettanto possa dire di noi il Duce a

vittoria completa". Il 4 febbraio c'è infatti la prima esercitazione con "l'ammassamento"

di "più di mille bambini nei sotterranei". Il 13 aprile arriva perfino nelle aule "il rombo"

causato dalle "prove di incursione aerea" in città e a scuola si svolgono le "prove di

ammassamento degli alunni nei sotterranei" in soli "otto minuti" tutti gli alunni si sono

ritrovati nel ricovero. Ancora il 31 maggio "prove di ammassamento".

Il 14 Novembre la maestta Caterina Andrei Codastefano della II I annota con

soddisfazione che "Le alunne hanno riempito il modulo di razza". La maestra non

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riporta nessuna annotazione in merito all'adunanza del 14 novembre.

Sono presenti anche insegnanti, come Lidia Tocco della II F, che si limitano a parlare in

generale dei propri alunni, dei numerosi provveduti, dei problemi di disciplina, del

profitto e dell'attenzione della classe, con sporadici riferimenti alle ricorrenze del

calendario fascista, o alla guerra, ma senza enfasi. Sono annotazioni burocratiche.

La maestra Rosetta Donati della IV N ci appare completamente abbagliata dagli ideali

fascisti e immersa nel clima di una guerra imminente. Il 27 marzo è raggiante per il

discorso ascoltato del duce: "Mi sono recata oggi a Scuola munita del giornale con

l'intenzione di leggere alle alunne il Discorso del Duce agli Squadristi. Ma esse lo

avevano udito per radio o dalla viva voce dei loro familiari ed io non ho voluto guastare

la schietta impressione ricevuta. Ciò che le ha maggiormente colpite è stato il colloquio

finale del Duce col popolo e il "No!" formidabile che segue le rapide domande "Volete

onori, ricompense, la vita comoda?" Interessanti sono poi state le loro osservazioni

individuali. L'intelligente Carabelli ha notato l'ironia del Duce a proposito di certe

sorellanze, fratellanze e cuginanze; la piccola Marcato, che avendo una sorellina di

pochi mesi, è in trepidazione continua per la pericolante pace europea, ha visto nel

desiderio di pace del Duce una quasi futura promessa, mentre la battagliera Sperati è

contraria ad una pace "che avrebbe il suono di monete false". Il 3 Aprile: “Cerco,

specialmente attraverso l'insegnamento della Storia romana e di quella sacra, di

coltivare nelle alunne il sentimento orgoglioso della loro razza latina. Contrappongo le

belle, leali generose, sebbene impetuose e sanguinarie, figure di Romolo, Coriolano,

Fabrizio, Tiberio e Caio Gracco, Scipione, a quelle torve, vili, seriali che spesso

s'incontrano nella storia ebraica e di cui Giuda è l'esempio tipico. Parlando in questi

giorni della "Passione" del nostro Signore non ho mancato di paragonare la bella,

serena, romana figura di Ponzio Pilato alla turba ebraica urlante, sporca, vendicativa”. Il

21 Aprile, commemorando il Natale di Roma, la maestra non può fare a meno di

esaltare la continuità tra il popolo romano e l'Italia fascista: "In occasione

dell'anniversario del Natale di Roma ho ricordato alle alunne la leggenda della

fondazione di questa meravigliosa, eterna città. Ho fatto loro ancora ammirare le qualità

solide dei primi rozzi pastori che formarono il popolo romano, degni prosecutori di

uomini della tempra di Muzio Scevola, Coriolano, Fabrizio, Dacio Muro. Ho fatto poi

loro notare come l'aratro, col quale Romolo traccia il solco, possa oggi considerarsi

come il più alto simbolo dell'Italia Fascista". Il 20 dicembre il suo delirio continua:

"Questi ultimi giorni precedenti al Natale sono stati da me spesi per preparare

spiritualmente le alunne a questa grande Festa Cristiana. Ho parlato loro delle profezie

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avveratesi, dell'immenso amore divino per le sue creature, del privilegio che noi

abbiamo avuto da Dio come appartenenti alla razza ariana e come discendenti dai gentili

che primi compresero e soffrirono per il Cristianesimo. Ma ho fatto loro sapere come

questo privilgio non debba renderci orgogliosi ma umili perchè l'Umiltà è una delle più

grandi virtù cristiane".

Non possiamo non menzionare la maestra Elena Marconi Aiazzi, maestra di Santoro Di

Consiglio nella II A e nella III A, che nella relazione finale, nelle Osservazioni

particolari sullo svolgimento del programma, offre un piccolo riferimento ai suoi vecchi

alunni: “All'inizio dell'anno scolastico mi fu affidata dall'ottima nostra S. Direttrice

Didattica, una terza maschile. Fui felicissima perchè detta classe era composta dagli

alunni miei di seconda, coi quali avevo già lavorato, con buon risultato, un

annomscolastico, certa quasi di ottenere l'uguale esito anche quest'anno". Nessun

riferimento però a Santoro, che non c'è più. Il 16 settembre "La Signorina Direttrice dà

norme riguardanti le iscrizioni degli alunni " e il 14 Novembre riporta il contenuto

dell'adunanza in direzione, e , nell'elenco dei "capisaldi" illustrati dalla Direttrice,

troviamo il "problema della razza". Il 16 novembre la maestra non annota la consegna

dei "moduli di razza", ma la consegna dei "libri ai provveduti".

Il maestro Francesco Saliani della III C redige annotazioni molto essenziali: nessun

riferimento alla razza, nessun riferimento al calendario fascista. Apprendiamo però che

la Direttrice assistette tre volte alle sue lezioni. Inoltre il maestro annota: "Noto che

quasi tutti gli alunni sono assistiti dalle famiglie (e in alcuni casi più del necessario) nel

lavoro scolastico. La mia opera educativa viene perciò ontrollata anche abbastanza dalle

famiglie, non sempre giudici competenti: il mio dovere viene reso perciò più delicato da

questa situazione che esige molto tatto".

E’ il maestro Vincenzo Satta che ci della III B che ci offre una preziosa annotazione:

“La direttrice mi ha sconsigliato di parlare della storia del popolo ebraico e sopratutto

delle sue qualità eroiche tenuto conto della campagna sulla razza e della lotta che il

Governo conduce contro gli ebrei perturbatori dell'economia nazionale. Mi atterrò alle

sue istruzioni”.

Ermanno Gentili della

IV A era stato, l'anno

precedente, il maestro di

Marco Di Consiglio

nella V B, che risulta in

quell'anno promosso.

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Non troviamo nessun riferimento a vecchi alunni, nè alle direttive sulla "razza", ma

riscontriamo una prosa molto pomposa e affettata nei ripetuti riferimenti agli ideali del

fascismo e dell'Impero, nelle lodi sperticate al "Re Imperatore". La scuola, viene detto,

"opera per il Regime, per la sua organizzazione sociale ed economica, per i suoi ideali

politici, nazionali e universali". Inoltre, viene indicata come "opera additata dal

Fascismo nell'elevazione del popolo italiano ad una sempre maggiore dignità e nella

conquista d'una nuova coscienza imperiale.". Nessun riferimento all'adunata del 14

novembre. È forse significativo il fatto che non trascriva nessun appunto per quasi tutto

il mese.

Le annotazioni del maestro Silvio Teppati della IV C seguono gli avvenimenti del

calendario fascista e quelli relativi agli avvenimenti politici di quest'anno: "Si nota un

grande movimento politico in Italia e all'estero, e specie per l'Italia per le mire che il

Duce ha palesate circa la liberazione della Corsica, i nostri diritti sulla Tunisia ed i

nostri interessi nel canale di Suez e Gibuti. I ragazzi seguono questi grandi avvenimenti

sentendo lo svolgersi della politics per le comunicazioni date a mezzo della radio o dai

giornali. Sono perfettamente aggiornati dell'importanza dell'asse Roma-Berlino. Al

mattino appena entrati in classe un gruppo si raccoglie sempre davanti la carta d'Europa

seguendo i punti su cui si svolgono gli avvenimenti, specie per i progressi che va

sempre più facendo la Germania prima in Austria dopo nella Cecoslovacchia". L’11

maggio l'asse Roma-Berlino “va maggiormente saldandosi. Le aspirazioni del Duce

vanno sempre più rendendosi fattive. Tutto il mondo guarda all'Italia mentre l'Inghilterra

e la Francia cercano di circoscrivere l'Italia e la Germania queste invece allargano

maggiormente le loro alleanze imponendosi sempre più a quelle rendendosi sempre più

temute. Le aspirazioni del Duce saranno rese realtà. L'Italia avrà quello che le spetta".

È un anno denso di avvenimenti che proiettano l'Italia nello scacchiere europeo. Il 12

gennaio "abbiamo avuto vacanza in via straordinaria per la venuta a Roma di Lord

Chamberlain e Lord Halifasc, per avere col Duce nuovi definitivi colloqui per la pace

europea e per un nuovo trattato Italo-Inglese", "Ciò mi ha dato occasione di parlare agli

alunni del momento politico europeo e cella pace nel Mediterraneo voluta dal Duce".

Nessun riferimento alle direttive antiebraiche.

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Anche il maestro Alfonso Cavallo della IV D non fa nessun riferimento alle direttive. La

prosa è semplice ma ossequiosa del calendario fascista. Si nota, nell'insegnamento della

Storia, un sottolineare la continuità tra l'espansionismo del popolo romano antico con la

politica imperiale del suo

tempo.

Asciutta ed essenziale anche

la prosa della maestra Laura

Troiano Di Guglielmo della

IV E: nessun riferimento

esplicito né alle direttive né

al calendario fascista. Le sue

parole ci colpiscono quando

coraggiosamente sembrano

opporsi alle pressioni esterne

sull'insegnamento: "Io mai

come in questi giorni penso

ad una scuola che sia più

consona ai bisogni di tante

giovani vite; penso ad una

scuola meno scuola, che dia

alla fanciullezza il modo di

vivere la sua vita, senza

restrizioni di sorta. Invece finora i programmi scolastici sono sempre stati infarciti di

notizie più o meno premature ed inutili. Si è molto parlato di una scuola che avesse un

valore formativo, però in effetti essa è divenuta sempre più informativa con grave danno

della fanciullezza e dell'insegnamento che spesso per tener dietro alle parole dimentica

il suo vero e preciso fine. La scuola ha il compito di aiutare la formazione fisico-

psichica, di formare, non di informare solamente".

Le annotazioni del maestro sono Molto allusive e significative le annotazioni del

maestro Amelio Venditti della V B. Il 15 ottobre scrive: "Nessuna novità mi attendevo,

nè ne ho trovate degne di nota". Il 18 ottobre troviamo il riferimento alle frequenti

adunate in Direzione nei primi giorni di scuola: "Ogni giorno all'ora dell'uscita, che si

anticipa di 30 minuti, ci soffermiamo in Direzione per ascoltare dalla viva voce della

Direttricr quei suggerimenti e quei consigli necessari ad ottenere una perfetta intesa per

lo svolgimento del nostro compito di quest'anno". Il 19 ottobre il maestro Amelio

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ricorda due suoi alunni dello scorso anno, Franco Di Consiglio ed Eugenio Moscati: "La

mia classe risulta degli stessi elementi dell'anno scorso, meno 2 perchè figli di ebrei". Il

14 novembre fa alcune annotazioni sulla riunione in direzione: "Questa mattina c'è stata

riunione dalle 8 alle 8.40. La Signorina Direttrice ci ha parlato dei programmi e del

nuovo registro. Ci ha inoltre riepilogato gli argomenti trattati nella riunione dei Direttori

Didattici, esortandoci a mettere in azione le nostre migliori attività per raggiungere le

idealità che la scuola si propone". La Direttrice farà un'ispezione nella sua classe pochi

giorni dopo, e riscontrerà una certa stanchezza e trascuratezza nel suo lavoro:

"Quest'oggi alle ore 11 la Signorina Direttrice è venuta nella mia classe e si è

intrattenuta un'ora circa, partecipando ed assistendo alla lezione di aritmetica da me

svolta. Effettivamente durante quell'ora destinata all'aritmetica avrei dovuto svolgere

una lezione di scienze ma me ne sono astenuto perchè ero stanco e come me anche gli

alunni. Nel quaderno dei rilievi la Signorina Direttrice ha rilevato questo fatto ed ha

altresì espresso dei dubbi sulla serietà e accuratezza con la quale mi preparo al mio

lavoro giornaliero".

Abbiamo confrontato il registro di quest'anno con quello dell'anno precedente e

abbiamo riscontrato molte differenze. Non riscontriamo più entusiasmo nel suo lavoro e

nella progettualità, nè quell'originalità nella metodologia che lo contraddistingueva. Non

ci sono più le lodi della signorina direttrice che stimava così tanto Venditti da invitare

il Ministro Bottai a ispezionare proprio la sua classe il 12 aprile del 1938. Il maestro

appare ora spento, dimesso, stanco e ne troviamo conferma nel fatto che prenderà un

lungo congedo dal 21 dicembre fino alla fine dell'anno scolastico.

Il maestro Pio Simonelli della V D se non fa riferimento alla riunione del 14 novembre,

sembra non condividere la nuova parola “razza”. Il 21 aprile leggiamo: “Natale di

Roma. È l'alba della civiltà delle nazioni moderne. Bisogna infondere in tutti l'orgoglio

smisurato della nostra stirpe. Non adopero il termine " razza" perchè è ancora vago e

generico. Noi siamo soprattutto di stirpe italica”.

Il maestro sembra non condividere la nuova parola, che viene virgolettata in quanto,

evidentemente, non condivisa. Egli sembra quindi rifarsi al dibattito molto fervido

durante l'estate che precedette l'anno scolastico, in cui si confrontarono tre correnti di

pesiero: quella dei "razzisti spirituali", Preziosi e Farinacci, che insistevano sulle

differenze culturali e spirituali, quella dei "razzisti biologigi", Interlandi e Panunzio, che

facevano leva sull'aspetto genetico ed ereditarista, e quella "Nazional razzista", Pende e

Acerbo, che valorizzava invece il concetto di "stirpe italiana". Quest'ultima posizione

collegava la "stirpe" alla "nazione" ed era per Interlandi una posizione da superare:

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occorre "evitare di parlare di stirpe in senso retorico e di progenie, in senso comiziale,

quando stirpe e progenie non hanno altro valore che quello di puro suono nella rotonda

bocca dei retori". Interlandi la indicava come posizione "Nazional-Razzista e la voleva

superare con la "concretezza biologica". La teoria della "stirpe", risultava per lui

superata: "La politica non è più una contesa tra le nazioni ma lotta tra le razze per la

conquista di vasti spazi". Secondo Acerbo invece:"È più produttivo il ricorso a 'stirpe'".

Per lui , per l'Italia "non si può [...] parlare di razza ariana"17.

Il maestro a fine anno si dilunga nelle lodi al ministro Bottai per le riforme adottate

nella scuola, e ci appare perfettamente allineato agli ideali del Regime: “In mezzo a

questo fervore di lavoro, fervore che io ho dovuto spesso frenare, in vista degli esami, è

giunta la Carta della scuola. Sia lode a Bottai. Il lavoro è la pietra angolare della

riforma; esso accorcerà le distanze frai dirigenti e gli operai creando una comprensione

reciproca più intensa ; creerà la mentalità tale italiano nuovo che deve considerare il

lavoro la più sacra esperienza dell'uomo. Noi abbiamo innanzi a noi un mondo caotico e

decrepito che bisogna forgiare a nostra immagine e somiglianza. Ma per piegare le

anime è bene aver piegato la materia, cioè aver dominato noi stessi".

Ritorna il fervore e l’adesione piena con il maestro della III E Giulio Sciaccaluga:

"Riunione in Direzione. La Signorina Direttrice ci dà alcune direttive di indole didattico

specialmente nell'unità d'insegnamento. Accordi circa i quaderni. La questione della

razza. Gli alunni di razza ebrea sono eradiati dalla comunità con gli ariani. Inculcare

negli alunni con opportune lezioni il sentimento e l'orgoglio della razza".

Il maestro della V F Angelo Baiocchi, se non annota il 14 novembre, nella relazione

finale con prosa asciutta si allinea agli ideali fascisti: "Molte conversazioni ho avute con

i miei ragazzi sulla necessità di vivere intensamente la vita eroica della Nazione e che

17 F. Germinario, Fascismo e antisemitismo: Progetto razziale e ideologia totalitaria, e-book, pos. 1741 di 2450, capitolo 6.

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rinnovando il destino imperiale di Roma è tesa verso un destino di supremazia".

6. La parola agli alunni

Abbiamo voluto dare voce a questo punto anche ai destinatari delle lezioni dei maestri,

abbiamo scelto i diari di due bambine messi a disposizione dall’Istituto Piemontese per

la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea “Giorgio Agosti”. Elena Vita

Finzi frequenta la terza elementare, le piace molto leggere le avventure di Gulliver, va

d’accordo con le sue compagne, si diverte con loro, anche se confessa che qualcuna è

proprio antipatica, ed è molto affezionata alla sua ‘cara maestra’. Scrive con gioia della

sua prima medaglia, di quando è andata al cinematografo e di quando ha avuto l’onore

di tenere la bandiera. Con meno entusiasmo racconta invece dell’arrivo di Hitler in

Italia, pensa però che sia venuto in amicizia. E’ costretta a lasciare la sua scuola e la

“sua cara maestra” perché il padre l’ha dovuta iscrivere alla scuola ebraica. Nel suo

diario scolastico scritto nell'anno 1937-38, il giorno 7 ottobre leggiamo: "Caro diario,

dimmi se mai ti ho già annunziata una notizia brutta come questa: debbo lasciare la mia

cara scuoletta; sissignori, debbo lasciare la mia adorata Maestrina! (...) Mi consolo un

pochino pensando che imparerò l'ebraico, il mio sogno, e poi ci saranno tante bambine

che conosco (...). So già che le nuove Maestre mi accetteranno volentieri perché,

quando Papà andò ad iscrivermi, leggendo sulla pagella secondo premio, dissero: ‘Qui

c'è una bimba studiosa’. Ed io spero che abbiano indovinato e che mi farò onore anche

quest'anno". La bambina si fa forza solo pensando che "la mia cara Maestra vedrà con

piacere che pur lontana farò il possibile perché tutti dicano: “La sig. Piera Marenico è

una bravissima Maestra!”. E vedrai, diario, che io sarò sempre promossa molto bene, e

la mia Maestrina potrà dire: “Si vede che il mio fiato non è stato fiato sprecato!".

In seguito alle direttive e del 5 settembre infatti, i bambini di religione ebraica non

poterono più frequentare la scuola pubblica, vennero espulsi e la stessa sorte toccò agli

insegnanti. La Comunità provvide ad allestire scuole, dove i bambini poterono

continuare a studiare e gli insegnanti licenziati ad insegnare.

Sul diario di Elena Ottolenghi il 10 marzo '39 leggiamo: "Oggi ho avuto un gran

piacere: ho incontrato la maestra che avevo prima. Ella zoppicava ancora, ma andava a

scuola e ciò mi fa molto piacere. Mi ha chiesto se andava bene la scuola, io le ho detto

di sì, ed ella se ne è rallegrata molto. La mia maestra aveva premura e perciò non

s'intrattenne con me, ma ora che va a scuola la incontrerò spesso". Notiamo un po' di

nostalgia nelle sue parole e il dispiacere per il fatto che la maestra non si sia fermata

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molto a parlare con lei. Il giorno 8 aprile racconta di aver ricevuto, in risposta ad una

sua, "una bellissima cartolina" dalla sua prima maestrina: "L'affezionatissima maestra

che lasciai"." Le poche parole di quello scritto mi fecero più piacere che se avessi

ricevuto un magnifico regalo". La nostalgia è talmente forte che la bambina fa un sogno

e lo riporta sul diario il 18 aprile '39: "Stanotte ho fatto un sogno che non so dire se

bello o brutto. Ero in un giardino che correvo in bicicletta a cui era appesa la cartella.

Ad un tratto ho incontrato la maestra che avevo prima che, dopo avermi salutato

affettuosamente e dato due libri da portate alla mamma, mi ha baciato sulla fronte. Io a

quel bacio, mi commossi pensando che non potrò più stare con quella maestra che

m'insegnò a leggere, a scrivere,..e piansi, piansi, piansi....e poi mi svegliai sempre molto

triste e con gli occhi bagnati". Lei spera di incontrare spesso "la mia adorata maestrina",

e desidera che lei possa vedere la sua pagella "per poterle procurare tanta gioia".

Interessanti sono le pagine che

contengono riferimenti

all'Impero italiano: "In queste

giornate sono addirittura fuori di

me per due ragioni: perché sto

leggendo un libro

interessantissimo: Amore di terra

lontana che descrive la vita di

una famiglia e perciò ora non sto

più nella pelle dal desiderio di

andare in quel delizioso paese

ove la Patria è nei cuori dei suoi

figli lontani. Tra questo gruppo di

persone civili, quasi sperse in

quell'immensità di ascari e negri,

è compresa una buona ragazzina,

Laura di 18 anni. Questa, durante

una caccia trovò un dich-dich,

animale di quei paesi ed io,

vedete come sono sciocchina?, ora non vedo l'ora di avere uno di quegli animalucci da

poter cullare ed allevare".

Notiamo che alla scuola ebraica si svolgono gli stessi programmi scolatici della scuola

pubblica, fatta di continue adulazioni e ripetitiva propaganda caratterizzata

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dall'esaltazione della guerra e dell'impero: "Il Duce ha ordinato che in questo fausto

giorno sia anche celebrata la giornata dell'esercito. A voi, Eroi e Martiri del

Risorgimento, della grande guerra, della guerra d'Africa, di Spagna, d'Albania, che

avete fatto la mia Patria libera, unita, prospera e forte, vada il mio grazie affettuoso e

riconoscente".

Il 14 maggio '39 descrive la giornata solenne di cerimonia con sventolamento delle

bandiere lungo piazza Vittorio Veneto a Torino: "Sventolano bandiere da un capo

all'altro della città: musiche e canti patriottici si levano da ogni angolo cittadino", e

ancora: "In piazza Vittorio Veneto il podio, raffigurante un'aquila con un ‘M’

stampatello, svelava sullo sfondo della collina verde e fiorita. In alto, su di una palizzata

è il profilo del Duce". La retorica fascista caratterizza il modo di esprimersi della

bambina: "Tra pochi istanti arriverà il fondatore dell'Impero a Torino sabauda e fascista,

e nelle nuove opere, condotte a termine in questi giorni vedrà i frutti del suo prodigioso

volere, i segni della sua creazione formidabile".

Il giorno 17 aprile 1939 leggiamo parole molto simili a quelle usate dai maestri della

“Corradini” sui loro registri a proposito dell'occupazione dell'Albania, i programmi

scolastici sono davvero identici: "Al Re d'Italia Imperatore d'Etiopia è stata offerta dalla

delegazione speciale la Corona d'Albania ASM Vittorio Emanuele III facemmo il saluto;

per il Duce gridammo: ‘A noi!’”.

Le maestre si preoccupano di formare gli alunni al profondo rispetto nei confronti del

duce e del re, nonostante abbiano firmato le infami leggi antiebraiche: "La maestra della

V classe disse che il Duce conduce a grandi passi l'Italia a divenire una grande potenza.

Il Fascismo si estenderà sempre più. Ci disse di essere orgogliosi di avere un Re e un

Duce che sanno governare così saggiamente e ci esortò ad onorare sempre la nostra

Patria. L'alza bandiera e l'ammaina bandiera furono fatti, come sempre, molto

solennemente".

La Comunità ebraica credeva che le leggi antiebraiche non fossero state veramente

volute dal Duce e dal Re, che in qualche modo erano stati costretti a firmarle. Molti

credevano che il periodo delle umiliazioni, delle espulsioni, dei licenziamenti, della

propaganda razzista e antisemita, sarebbe finita prima o poi. Si dava la colpa

all'avvicinamento dell'Italia alla Germania, come se il re e il duce non avessero

responsabilità particolari.

Anche la seconda bambina ci racconta di come fosse triste il suo primo giorno nella

scuola ebraica, perché le mancavano la sua cara maestra e le sue compagne. Racconta

della cerimonia con l’alza bandiera e fa notare che i professori e la direttrice volevano

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educare i bambini ad esaltare l’Italia ed il proprio Duce. Nel diario si legge che Elena

voleva mettersi d’impegno per fare vedere a tutti la sua buona volontà. Dedica anche

una pagina di storia del 28 ottobre che fa riferimento alla guerra di Spagna, in cui molti

soldati andarono a combattere al fianco dei tedeschi: “Poveri soldati chissà quanti disagi

avranno sofferto!”. I giorni passano e la bambina fa progressi a scuola, riceve il suo

primo “lodevole” e la sua prima “buona nota” ed è molto entusiasta. Per lei c’è anche un

bellissimo premio preparato dalla sua vecchia maestra, ma nonostante la gioia, è

dispiaciuta di non averlo ricevuto in dono da lei, perché le è stato consegnato dalla

bidella senza neanche una festicciola di premiazione con canti e le bandiere tricolori.

Per fortuna, la madre, capendo il dispiacere della figlia, organizza una festicciola a casa.

Leggendo questo si può capire quanta importanza all’epoca venisse data alla bandiera

tricolore, quanto fossero patriottici; si capisce anche quanto Elena fosse affezionata alle

sue maestre, avesse un forte rispetto e stima verso di loro, infatti quando riceve una sua

cartolina è felicissima, più di aver ricevuto un altro regalo.

Importante è il racconto del 17 aprile. Elena riporta con entusiasmo il discorso fatto

dalla signorina Amarra in occasione del grande avvenimento storico: al re d’Italia,

imperatore di Etiopia è stata offerta dalla delegazione speciale la Corona d’Albania.

Venne detto che il Duce conduceva a grandi passi l’Italia, che bisognava essere

orgogliosi di avere un Re e un Duce in grado di governare saggiamente. Nonostante gli

ebrei fossero esclusi dalle scuole pubbliche, continuavano a sentirsi italiani “tutti

fratelli”, commenta Elena, orgogliosi di quei valorosi che conquistarono un altro regno

per il nostro Re che ora ha il titolo di Re d’Italia e d’Albania e imperatore di Etiopia.

Una notte Elena sogna la maestra che aveva prima che le da un bacio affettuoso sulla

fronte; la bambina si mette a piangere, realizza che non potrà più stare insieme a lei e si

sveglia con gli occhi pieni di lacrime. Quanto amore e quanta riconoscenza prova verso

colei che le ha insegnato a leggere e a scrivere, ma nello stesso tempo quanta tristezza

per non poterla avere più. Purtroppo per Elena non finiscono i dispiaceri; lo leggiamo

quando scrive che la sua cuginetta partirà per l’America, andrà lontana e non la rivedrà

più. Le leggi antiebraiche stanno mettendo gli ebrei sempre più in difficoltà e molto

probabilmente anche i genitori di Elena stanno pensando all’ eventualità di partire. Tutto

questo la rattrista molto.

La bambina scrive anche di quando il duce impone la celebrazione della giornata

dell’esercito per ringraziare “Eroi e Martiri della grande guerra, che avevano reso la

patria libera”; in Piazza Vittorio Veneto a Torino c’erano il podio raffigurante un’aquila

con una “M” in stampatello maiuscolo, su una palizzata il profilo del Duce in grande,

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bandiere che sventolavano al vento e i canti patriottici si sentivano in ogni via, fascisti e

persone tutti in piazza per osannare il loro Duce.

Le due bambine, nonostante non si conoscano, hanno molte cose in comune; una di

queste è la stima e il rispetto verso le loro maestre, verso chi ha insegnato loro tutto

quello che sanno.

7. Dentro le storie: i fratelli Di Consiglio

Eva Masini, nel suo Piazza Bologna, alle origini di un quartiere "borghese", scrive:

“Alla scuola "Corradini" sono (...) iscritti e frequentanti Marco, Franco, Santoro ed

Ennio Di Consiglio, figli di Salomone e nipoti di Mosè, famiglia di venditori ambulanti

e macellai, ebrei, residenti in via della Lega Lombarda 43, al "palazzone" Icp di

Sabbatini. Marco, Franco e

Santoro, insieme a Mosè,

Salomone e Cesare (fratello di

Salomone). I Di Consiglio

moriranno alle Fosse

Ardeatine. La famiglia Di

Consiglio viene arrestata a via

Madonna dei Monti il 21

marzo 1944 dove si era

trasferita probabilmente in

seguito al bombardamento che

il 14 marzo aveva colpito tutto

il quartiere di Piazza Bologna e

distrutto parte del palazzo di

via della Lega Lombarda. Sotto

gli occhi della cugina Giulia

Spizzichino che vede la scena

dalla finestra di fronte, i

tedeschi portano via l'intera

famiglia. Ennio, il più piccolo

dei figli di Salomone, riesce a

fuggire dal camion in corsa. Le

donne della famiglia saranno portate ad Auschwitz dove moriranno. Il padre, i fratelli, il

nonno e gli zii, saranno uccisi alle Ardeatine, solo tre giorni dopo la cattura. La storia

della famiglia Di Consiglio è forse una delle più atroci vissute dalla comunità ebraica

romana. Se si escludono le case popolari dove la famiglia risiedeva, l'episodio non

sembra però, essere rimasto molto impresso nella memoria del quartiere di piazza

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Bologna”18.

Giulia Spizzichino nel libro La farfalla impazzita ci dice che i fratelli Di Consiglio

facevano parte del ramo materno della sua famiglia, costituita dal nonno Mosè e la

nonna Orabona, i loro dieci figli, tra cui Ester, madre di Giulia Spizzichino, Clara e

Salomone, detto Pacifico. Quest'ultimo aveva sposato Gemma Di Tivoli ed assieme

hanno nove figli: Virginia, Marco, Santoro, Franco, Ennio, Rina, Marisa, Lina, Cesare.

Di essi furono ben sette le vittime alle Fosse Ardeatine il 24 marzo: “il nonno

settantaquattrenne, tre zii fra cui un invalido della Grande Guerra, tre cugini l'ultimo dei

quali”, Franco, “il giorno in cui lo presero, compiva diciassette anni” (Mosè, il nonno,

Salomone detto Pacifico, il figlio, Franco, Marco e Santoro, i figli di Salomone, e

Angelo Di Castro, marito di Clara (figlia di Mosè, e quindi sorella di Salomone).

Così ricostruisce la giornata del 21 marzo 1944: “La mattina del 21 marzo mi trovavo a

fare una passeggiata dalle parti di casa con mio cugino Franco [...] A un certo punto lo

vidi fermarsi. Mi guardò fisso, con un'aria triste. Si sentiva addosso una grande

malinconia, mi rivelò, dovuta alla situazione in cui ci trovavamo, ma non solo. Era

qualcosa di più, una sorta di presentimento, per qualcosa che doveva accadere”. Franco

nel '43, continua nel libro, “si era trovato in mezzo alle macerie” per via dei

bombardamenti; inoltre “lui e i suoi fratelli Marco e Santoro avevano perso il lavoro,

erano tutti e tre macellai (...). Franco era uno dei nove figli dello zio Pacifico. La sua

famiglia si eta trasferita dai nonni, in una bottega di fronte alla nostra perchè la loro casa

era stata distrutta dai bombardamenti. Non l'avessero mai fatto! Quel locale, dove il

nonno Mosè teneva pure i mobili vecchi che commerciava, era diventato il rifugio di

tanti”. Mosè era molto benvoluto in quella zona e tutti speravano non vi fossero

delatori. A casa del nonno Giulia Spizzichino ricorda anche la presenza di Clara, che

“aveva chiesto asilo alla madre perchè doveva partorire. C'era anche il marito di Clara,

Angelo Di Castro e la figlioletta Giuliana. Il 21 marzo del 1944 era già nato il secondo

figlio di Clara e Angelo: si chiamava Giovanni e aveva 18 giorni. Alle otto di sera di

quel 21 marzo, l'ora in cui a Roma scattava il coprifuoco, Giulia, all'epoca

diciassettenne, fu testimone dell'arresto dei suoi cari. Vide tutto dalla finestra, abitava

proprio di fronte alla casa di nonno Mosè. La sorellina Valeria di 8 anni venne mandata

a portare alla casa del nonno dei pesci fritti, ma appena varcò la soglia della porta, vide i

militari tedeschi che rovistavano ovunque e vide che “insieme ai nazisti ci sono anche

diverse guardie fasciste”. Valeria scappò e si salvò, al contrario di tutti gli altri che

vennero fatti salire sui camion. “Non tutti restarono nelle mani dei nazisti. Come mia

18 E. Masini, Piazza Bologna..., op. cit., pp.133-134.

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sorella Valeria, anche mio cugino Ennio pensò di tentare la sorte. Saltò giù dal camion

in movimento mentre tiravano giù i tendoni, [...], lui si salvò e andò a rifugiarsi presso

certi parenti, ma il destino non volle ridergli. Al momento della fuga aveva dodici anni,

non arrivò nemmeno a diciotto: un brutto male se lo portò via. Non uno della sua

famiglia era tornato. Portava sempre con sé la mia foto, perché ero la cugina maggiore e

mi voleva molto bene. Non ci sei voluto restare, povero Ennio mio, su questa terra dove

non avevi più nessuno, e succedevano cose tanto brutte”. Di zio Angelo Di Castro così

Giulia ricorda: “Era mio zio acquisito, fra lui e me c'erano solo dieci anni di differenza.

Ne aveva 27, un giovane padre di famiglia, e sua moglie Clara uno di meno. Anche i

loro bambini, Giuliana e Giovanni, sono saliti in cielo. Possibile che lassù non sia

vietato accettare angeli così piccoli? Mia sorella li vide salire sul camion che ci ha

rubato tante persone care”. Ricorda anche lo zio Cesare, che fu preso sempre il 21

marzo ma in un altro luogo: “Ci si era nascosto dopo la retata del 16 ottobre'43, nella

quale erano caduti sua moglie e i suoi figli. Quella notte erano rimasti a dormire dai

genitori di lei, mio zio non c'era ed era stato l'unico a salvarsi. Li prelevarono tutti, i

miei familiari che finirono fra gli agnelli sacrificali delle Fosse Ardeatine, dal carcere di

Regina Coeli. Li chiamarono uno alla volta, per raggiungere il numero delle persone da

uccidere avevano compilato delle liste”.

Di Franco Giulia riporta che “Più d'uno, fra i sopravvissuti che si trovavano in carcere al

momento dell'appello, ha testimoniato che mio cugino Franco, quello che aveva appena

compiuto diciassette anni, non era stato chiamato. Fu lui a farsi avanti, vedendo che i

suoi familiari erano in quel gruppo e ignorandone la sorte, che come al solito non era

stata rivelata: "Vanno a lavorare, posso andare con loro?". Con quell'offerta spontanea

egli si condannò a morte, facendo per giunta un favore ai carnefici. In quelle ore si

stavano affannando per raggiungere il numero desiderato [...]. Naturalmente, tra le perso

e da mandare a morte, gli ebrei erano bene accetti. Erano comunque destinati al

macello. Così Franco fu messo nel gruppo degli uomini. Anticipò di poco il proprio

destino, gli altri nostri parenti partirono presto per Auschwitz, dove trovarono una fine

peggiore”. Così ricorda lo zio Salomone: “Era un invalido della Grande Guerra, uno dei

famosi "ragazzi del '99", la leva che tanto contribuì alla vittoria finale dopo la disfatta di

Caporetto. Aveva solo diciotto anni quando, in quel conflitto, le truppe germaniche lo

avevano fatto prigioniero”.

Del nonno Mosè così riporta: “Mio nonno, con le sue settantaquattro primavere, è stato

il più vecchio a cadere sotto i colpi delle SS, esplosi nella penombra di una cava.

Qualcuno mi ha raccontato che un uomo, vedendolo così anziano, si era offerto di

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prendere il suo posto, pensando come gli altri che il suo gruppo fosse destinato a un

lavoro di fatica. È finita che hanno preso entrambi, sono amdati insieme incontro a

quella sorte”. Un testimone ricorda che quando i tedeschi ordinarono alla fila dei

lrigionieri “ "Il fianco dest!", lui si confuse e per errore si girò sul fianco sinistro. Era

anziano, all'epoca un uomo della sua età non era come uno di oggi, che è autosufficiente

e fa sport. Era proprio un vecchio, e in più non eta abituato agli ordini militari, per

auesto sbagliò fianco. I prigionieri si misero a ricere. Fu un fatto spontaneo, non

sapevano di essere condannati, avevano ancora voglia di scherzare. La cosa indispettì i

nazisti. Uno di loro si avvicinò a mio nonno e lo schiaffeggiò sul viso, pensando che

avesse voluto burlarsi di loro”. Sappiamo che dopo li fecero salire sui camion, che li

portarono alle cave. Qui li incolonnarono in una fila divisa in piccoli gruppi, e li fecero

entrare cinque alla volta, “per farsi sparare il colpo alla nuca che li avrebbe cancellati”.

Di Santoro Giulia ricorda che “aveva due anni più di noi, ho un ricordo preciso.

Ripeteva sempre che per lui la cosa più preziosa era la vita. "Quando la mia casa era un

cumulo di macerie e io ci stavo sotto" mi diceva, ricordando il bombardamento di San

Lorenzo "ho pregato Dio che mi facesse perdere un braccio, magari una gamba, ma non

la vita”. Marco invece era il maggiore dei tre figli di Salomone, ed “era un ragazzo serio

e riservato. Parlava poco, così sembrava più adulto dei suoi ventun anni”.

Ma il ricordo più dolce lo riserva a Franco. Ricorda con nostalgia la lunga chiacchierata

fatta la mattina di quel 21 marzo: “Era il primo giorno di primavera, c'era il sole, la

tentazione di uscire era stata più forte della paura. Era pure il compleanno di mio

cugino, compiva diciassette anni, un'età verde come la stagione che stava iniziando. A

un certo punto lo vidi fermarsi. Mi guardò fisso, con un'aria triste. Si sentiva addosso

una grande malinconia, mi rivelò, dovuta alla situazione in cui ci trovavamo, ma on

solo. Era qualcosa di più, una sorta di presentimento, per qualcosa di terribile che

doveva accadere. Io non seppi cosa rispondergli. Avevo i suoi stessi anni, ma per

quell'età ero una ragazza molto timida. Trovai strano ciò che diceva, e non era la prima

volta che le sue parole mi facevano un effetto simile. Mi erano rimasti impressi i suoi

racconti riguardantii bombardamenti. A San Lorenzo, nel luglio del '43, Franco si era

rovato in mezzo alle macerie. Stordito, ferito, senza sapere se il sanfue che lo

circondava appartenesse a lui o a qualcuno di quelli che gli giacevano vicini. Altre

disgrazie lo avevano colpito: non poteva tornare a casa perchè rischiava di incappare nei

rastrellamenti, in più lui e i suoi fratelli Marco e Santoro avevano perso il lavoro, erano

tutti e tre macellai. Mi fissò dicendomi che temeva qualcosa di brutto, io in cuor mio

chiedevo: cos'altro potrebbe succedergli? L'idea di ciò che sarebbe avvenuto non mi

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sfiorava neppure”.

Un testimone, Mario Bianchi, compagno di classe di Franco Di Consiglio, ricorda che la

madre “aveva un banco di tessuti lì, nella piazza, nel mercato, che allora si trovava in

via Eleonora d'Arborea”.

Ricordiamo che nel 1940 venne ritirata dalla Questura di Roma la licenza ai venditori

ambulanti ebrei della città: “Si trattava di un provvedimento preso su scala nazionale,

nell'ambito della politica generale del regime verso gli ebrei, ma in nessun'altra

comunità le sue conseguenze furono dirompenti come a Roma, dove c'era una tradizione

secolare di commercio ambulante, ampiamente sopravvissuta ai cambiamenti degli

ultimi decenni”.

Alessandro Portelli, nel suo L'ordine è già stato eseguito, Roma, le Fosse Ardeatine, la

memoria, si basa sulla testimonianza di Giulia Spizzichino riferendosi ai

bombardamenti del 19 luglio del 1943: “Una bomba abbatte il palazzo dove abita con la

famiglia Pacifico Di Consiglio. "Aveva nove figli, tra questi tre ragazzi che sono stati

fucilati alle Fosse Ardeatine [Franco, Marco, Santoro]. Erano rimasti sotto il

bombardamento. Infatti mio cugino ha detto che quando lui s'è svegliato aveva tutti

pezzi di, di, di roba addosso, pensava che fosse roba sua, invece era dei morti che aveva

vicino. Che lui pregava, diciannov'anni 'sto ragazzo-'Signore Signore ti prego'-nel

frattempo che venivano i soccorsi pe' levalli da sotto le macerie-'pigliame una gamba,

pigliame un braccio, dice, 'non me fa' morire, lasciame la vita" (Giulia Spizzichino)19.

Una testimone, Eleonora Lavagnino, riferisce di aver riconosciuto tra i prigionieri: “Di

Consiglio Mosè, Di Consiglio Marco, Di Consiglio Franco, Di Consiglio Santoro, Di

Consiglio Salomone, Di Consiglio Cesare”. Inoltre riporta che quando venne fatto

l'appello, secondo la lista dei destinati all'eccidio, Franco Di Consiglio, diciassettenne,

che non era stato chiamato, chiese di potersi aggiungere e di poter seguire i suoi

familiari. Tutti credevano che sarebbero andati a lavorare20.

Rai Tre lo scorso anno si mise sulle tracce di qualche Di Consiglio sopravvissuto e

mandò in onda le immagini girate da una troupe di Combact Film nel momento in cui

venne scoperto il massacro. Tra i familiari e le persone che si accalcavano disperate

davanti alle cave della strage, c'era un ragazzo che fino allora non si è mai saputo chi 19 A. Portelli, L'ordine è già stato eseguito, Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, ed. Feltrinelli, Milano, 2012, pp. 58, 104, 118, 239, 439. 20 Il 24 marzo 2004 Valter Veltroni inaugura a Testaccio i Giardini intitolati alla Famiglia Di Consiglio, e, sempre Veltroni, ha inaugurato una scuola intitolata a loro. A Veltroni si deve inoltre l'intitolazione della scuola secondaria di primo grado di via Casalbianco, a Case Rosse, Settecamini. In una pagina di “La Repubblica” del 23 marzo 2004, la testimonianza: “Ricordo di una famiglia di sette persone. Alle ore 16, il sindaco Veltroni in piazza Santa Maria Liberatrice, a Testaccio, dedicherà una targa ricordo e un giardino.

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fosse21. I testimoni di allora furono concordi nel dire che quel ragazzo col volto

disperato era Ennio Di Consiglio, ebreo, 14 anni, catturato insieme a tutta la sua

famiglia. Ma che riuscì a sfuggire all'arresto, gettandosi dal camion in corsa. Nonni,

genitori e fratelli di Ennio furono tutti uccisi alle Fosse Ardeatine, le donne morirono ei

campi di sterminio. Quel ragazzo era l'unico sopravvissuto della famiglia romans col

maggior numero di vittime nella rappresaglia. E qualche mese prima erano stati anche

fortunati: scampati per caso alla deportazione del Ghetto il 16 ottobre dell'anno prima.

Nel marzo del 1944 Ennio si nascondeva con tutta la famiglia a casa di un parente, in

via Madonna dei Monti, dietro ai Fori. Ma cambiare casa non servì: il 21 marzo l'intera

famiglia Di Consiglio fu arrestata dai tedeschi sotto gli occhi della cugina Giulia

Spizzichino, allora diciassettenne, che vide tutto da una finestra dell'edificio di fronte.

Ennio fu costretto a salire sul camion militare tedesco insieme a 18 familiari e parenti.

Fuggì, saltando giù dal mezzo in corsa. E poi morì a 18 anni, il 7 novembre del 1949 per

un cancro allo stomaco”.

Il 9 gennaio 2012 in via Madonna dei Monti 82 a Roma, l'artista tedesco Gunter

Demning, alla presenza di Giulia Spizzichino, di Adachiara Zevi e degli studenti della

scuola secondaria primo grado "G. Mazzini", ha installato 20 Stolperstein in ricordo

della Famiglia Di Consiglio. “Il figlio maggiore di Mosè, Salomone detto Pacifico, ive a

S. Lorenzo ma la casa viene distrutta dal bombardamento del 19 luglio, così si sposta

con la moglie Gemma Di Tivoli ed i loro 9 figli, in via Madonna dei Monti, dove

vivevano e avevano il negozio i suoi genitori.[...] Il 21 marzo 1944 la famiglia Di

Consiglio viene arrestara su delazione. I sei uomini, Mosè, Franco, Marco, Santoro, e

Salomone Di Consiglio con Angelo Di Castro, marito dell'altra figlia Clara, finiscono

anche loro alle Fosse Ardeatine. Il delatore è stato individuato e ha subito un processo

dopo la guerra” 22.

21 Un'iniziativa comune del Campidoglio, con l'associazione dei familiari delle vittime, e la trasmissione Chi l'ha visto? ha cercato di dare un nome a quel ragazzo. 22 Sito di Arteinmemoria.it, pietre Roma 2012. Ricordiamo che un delatore guadagnava 5 mila lire per un uomo, 3 mila lire per una donna e mille lire per un bambino. Di bambini il 21 marzo 1944 ne presero ben cinque. Queste le Pietre: Orabona Moscato (assassinata ad Auschwitz all'arrivo il 23 maggio '44), Mosè, Di Consiglio (Martire Fosse Ardeatine), Salomone (Martire Fosse Ardeatine), Gemma (Auschwitz), Virginia (Auschwitz), Marco (Martire Fosse Ardeatine), Santoro (Martire Fosse Ardeatine), Rina Ester (Auschwitz), Marisa (Auschwitz), Cesare (nato nel 1942 e assassinato ad Auschwitz il 23 maggio '44), Clara (Auschwitz), Angelo Di Castro (Martire Fosse Ardeatine), Giuliana Colomba Di Castro (nata nel 1941, assassinata il 23 maggio '444), Giovanni Di Castro (nato nel '44, assassinato il 23 maggio '44), Leonello Di Consiglio (Auschwitz), Graziano Di Consiglio (Auschwitz), Enrica Di Consiglio (Auschwitz), Mario Marco Di Consiglio ( nato nel 1940 e assassinato il 23 maggio '44).

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8. Dentro le storie: il maestro di Franco

Scorrendo l'elenco degli alunni del registro del maestro Amelio Venditti della IV A

incontriamo il nome di "Di Consiglio Francesco", di 12 anni. È una classe maschile

costituita da 41 alunni, di cui uno 10 dai 6 ai 9 anni, 30 dai 9 agli 11, 10 dagli 11 ai 14.

Non ci sono riferimenti di iscrizione agli enti parascolastici (non compare il numero

della tessera all'E.F.).

La classe, come ci riporta il maestro, è "formata di alunni poveri". Nel suo registro

personale, nella sezione riservata alla "Cronaca ed osservazioni dell'insegnamento sulla

vita della scuola", troviamo frequenti riferimenti al necessario intervento del patronato.

Il 10 novembre: "Nella mia classe numerosa di 41 alunni ci sono 28 provveduti i quali

attendono i libri dal Patronato". Il maestro attende con pazienza che l'ente distribuisca i

sussidiari per i bisognosi, poichè "Gli alunni sono impazienti di iniziare il programma di

Storia e Geografia ed io lo sono altrettanto". In data 21 dicembre riporta: "devo notare

come il Patronato abbia funzionato male. Nella mia classe ci sono 29 provveduti senza

libro di testo e ciò costituisce un grave intralcio allo svolgimento del programma". E il

10 gennaio: "ancora niente libri per i provveduti, cosa questa che mi procura lagnanze

da parte degli alunni e dei genitori ed intralcia il buon andamento dell'insegnamento". In

compenso la Signorina Direttrice l’8 dicembre 1937 sembra molto attenta e puntuale:

"Ho avuto modo di osservare le attenzioni della Direttrice in favore dei meno abbienti.

Due miei alunni non potevano recarsi a scuola perchè sprovvisti di scarpe e Lei ha

provveduto senz'altro a rifornirli". All'interno del registro troviamo un bigliettino con

cui la Direttrice invita il maestro a rimproverare un alunno, che non aveva ringraziato

per aver avuto in dono le scarpe. Il 28 febbraio "si istituisce il bagno caldo nella scuola;

cosa questa provvidenziale, specialmente per la mia classe formata di alunni poveri".

Il maestro Amelio proprio in quest'anno, il 16 gennaio, presta giuramento: "Oggi ho

prestato giuramento nelle mani della Direttrice, in Direzione. Pur contando 11 anni di

insegnamento non avevo ancora attemperato a questo mio dovere di maestro.

Nell'ascoltare le parole di formula non sono rimasto insensibile all'alto significato di

esse e sempre più mi sono convinto che l'opera del maestro se è sentita, può apportare

un grande contributo alla formazione della coscienza morale, patriottica e religiosa dei

futuri cittadini".

Grande attenzione viene data alla disciplina, all'ordine e alla pulizia dell'edificio

scolastico e all'igiene personale. Il 19 ottobre c'è una riunione in cui la Direttrice

impartisce "direttive e consigli "in merito alla metodologia da adottare. Accanto ai

principi della "scuola fascista", troviamo però grande attenzione anche al benessere

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degli alunni: "Dote fondamentale del maestro sia l'amorevolezza, concessa a tutti, non

come premio per la simpatia scaturente dalla persona dell'alunno, dal suo vestire, dalla

sua condizione sociale; ma come sentimento base per ottenere in se stessi quella calma

indispensabile alla formazione dei caratteri dei propri alunni". E sono queste parole che

il maestro fa sue e su cui costruisce il rapporto con i ragazzi. Guidandoli amorevolmente

alla disciplina, Amelio riesce a coinvolgere i ragazzi tanto da far diventare la classe un

modello per tutta la scuola: "Annullo il registro delle sospensioni e punizioni. Gli alunni

traggono dal mio gesto l'incentivo a perseverare sulla via del bene".

Il 19 novembre la classe riceve dalla Direttrice una lettera di lodi: "M'auguro che il

vostro esempio sia seguito da tutti". E ancora il 4 dicembre: "Cari ragazzi, vi mando la

mia lode con vivo compiacimento e vi annuncio che la vostra classe avrà il segno di

distinzione per la condotta assiduità e la puntualità, appena il tipografo me l'avrà

consegnato. Bravi!".

Gli alunni vanno con piacere a scuola, tutti e 41 gli iscritti sono "assidui e puntuali".

Vengono gratificati anche con "cartelli di distinzione": "Sono stati applicati i cartelli di

distinzione per la classe. Gli alunni sono orgogliosi e si propongono di saperli

conservare per tutto l'anno". Ottimi risultati vengono raggiunti anche nell'igiene

personale, come leggiamo nella Cronaca il 20 gennaio: "La Signora Vigilatrice nella sua

visita odierna per accertare lo stato di pulizia, lo ha fatto con ogni cura, dando ottimi

consigli pratici per ottenere quel decoro personale personale esteriore ed intimo che

scaturisce dall'osservanza delle norme igieniche. Ha confermato il giudizio favorevole

per la classe e di ciò sono lieto giacchè soltanto attraverso una mia indagine quotidiana

sono riuscito ad ottenere il buon risultato che mi attendevo".

Grazie ad amorevoli cure e incoraggiamenti, già dal primo novembre si nota come" gli

alunni comincino ad amalgamarsi ed indirizzarsi sulla via da me indicata". E il 10

gennaio con soddisfazione riconosce l'efficacia del metodo: "È per effetto di queste

attenzioni che gli alunni sentendosi sorvegliati ed amorevolmente guidati, da sbandati

che erano si sono ora fusi in un insieme di cooperazione che mi fa piacere". E continua:

"Mentre nel primo periodo dell'anno scolastico mimsono occupato più particolarmente

di sviluppare negli alunni il sentimento della disciplina, dell'assiduità, l'amore per

l'igiene personale, usando molti mezzi ricreativi per farli affezionare alla scuola, ora mi

propongo senz'altro lo svolgimento del programma nelle altre materie".

Amelio è riuscito a trovare un metodo efficace nel sollecitare la motivazione, per

incoraggiare l'autostima dei suoi piccoli alunni. Ha intuito che non è con l'intimidazione

e la punizione che si ottengono i risultati, ma con amore. Ed è questo amore per

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l'insegnamento e per i ragazzi che trasuda dalle sue parole e ne riconosciamo la

modernità: "In tutti gli alunni a me affidati ho notato a principio d'anno: turbolenza,

nessun attaccamento alla scuola, nessun ausilio da parte delle famiglie, tendenza alle

assenze arbitrarie, insofferenza di disciplina. Ho subito stabilito dei punti fermi intorno

ai quali mi sono poi orientato: 1) Amorevolezza con tutti, senza distinzioni sociali; ma

concessa come espressione di solidarietà umana. 2) Ho sollecitato la conoscenza con le

famiglie degli alunni. 3) Ho abolito il registro delle punizioni, della denuncia in

Direzione ed alle famiglie. 4) Massimo controllo per tutte le mie manifestazioni

esteriori: tono di voce-gesticolare-girare tra i banchi- mi sono fermato spesso in fondo

all'aula per poter sorvegliare gli alunni alle spalle durante lo svolgimento dei compiti. 5)

Ho raggruppato spesse volte più alunni intenti allo stesso lavoro per esercitarli alla

cooperazione disciplinata"; così scrive nella Relazione finale dell'insegnante.

Innovativo appare anche nell'insegnamento della storia e della geografia; nella Cronaca

ed osservazioni dell'insegnamento sulla vita della scuola il 19 gennaio1938 traccia un

programma "che si ispira alla capacità stessa degli alunni i quali sono per natura più

inclini a ritenere le impressioni visive. Per la Storia: di pari passo con la spiegazione che

faccio, segue l'illustrazione dei fatti più notevoli (Coriolano, Cincinnato, Veio, I Galli,

Guai ai vinti! ecc.....), con disegni alla lavagna. Infine: resoconto di storia scritto e

illustrato. Per la geografia: In unione col lavoro manuale: Abbiamo costruito una carta

d'Italia con carte lucide colorate e contenente l'indicazione stilizzata di: Alpi-Appennini-

Mari-Fiumi-Laghi".

Come abbiamo visto in pagella, Franco era molto abile nel lavoro manuale, possiamo

immaginare il suo entusiasmo, la motivazione e l'impegno in attività che sembrano

molto innovative per quei tempi.

Il maestro Amelio parte dalla pratica, come spiega nella Relazione finale

dell’insegnante, dal lavoro manuale per guidare i suoi alunni all'apprendimento di

concetti astratti: "Ho dato prevalenza agli insegnamenti artistici che ho collegati a tutte

le altre materie d'insegnamento. (Ritaglio, bella scrittura, disegno). Per fissare nella

mente degli alunni il ricordo dei fatti storici più salienti, ho fatto preparare da essi una

striscia decorativa con quadri disegnati e incollati uno di seguito all'altro. Per la cultura

fascista ho fatto fare la raccolta di ritagli, vedute, articoli riferentisi alla vita attiva della

Nazione. Per la geografia ho ricorso al lavoro manuale: Ritaglio su carta colorata e

preparazione di carte geografiche con l'indicazione di prodotti, cose da ricordare per le

singole province ecc...)”.

La volontà di cercare attività stimolanti e innovative la vediamo anche il 21 marzo: "Ho

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lanciato un appello sulla rivista "Scuola Italiana Moderna" per la corrispondenza

scolastica e 5 scuole hanno risposto. Abbiamo intrapreso questo efficace mezzo per

sviluppare il senso di italianità, di amicizia ed assistenza reciproca fra connazionali. Gli

alunni si mostrano assai lieti di questo lavoro che procede gaio, puntuale, preciso”. Il 17

aprile con soddisfazione annota: "La corrispondenza scolastica ha uno svolgimento

completo e soddisfacente. Settimanalmente c'è lo scambio di lettere previsto. In esse gli

alunni si raccontano le ansie famigliari, i desideri e le aspirazioni più grandi; si

scambiano notizie riguardanti il paese nativo, intessono vere e proprie trattazioni

storiche, geografiche, religiose!". È un maestro entusiasta, che si appassiona alle attività

insieme ai suoi ragazzi, a cui piace che imparino divertendosi in un ambiente sereno e

"gaio".

La Direttrice mostra molta stima per il maestro e per la sua classe. Evidentemente ne

condivide la metodologia e lo incoraggia spesso, come lo stesso Venditti frequentemente

scrive.

E il 12 aprile ne abbiamo la conferma: la sua classe viene scelta tra tutte per ricevere la

visita nientepocodimeno che del Ministro Bottai e dal Provveditore agli Studi: "Questa

mattina, all'improvviso, mentre svolgevo, come al solito il mio lavoro con gli alunni, è

entrato in classe S.E. il Ministro Bottai, accompagnato dal R. Provveditore agli Studi e

dalla Signorina Direttrice. Egli si è intrattenuto affabilmente con gli alunni, ha

esaminato il lavoro che essi vanno svolgendo per lo studio della Storia e della

Geografia, ha chiesto notizie delle famiglie, ha rivolto parole d'incoraggiamento e di

esortazione agli alunni noti per la loro insufficienza negli anni scorsi ma che si sono

trasformati ora. Per questa visita siamo stati molto lieti e riconoscenti alla nostra

Direttrice, la quale ci ha voluto prescegliere e presentarci al Ministro". E ancora il 5

maggio: "La Signorina Direttrice ha visitata la classe ed ha assistito alla lezione. Ha poi

interrogati gli alunni sulle altre materie d'insegnamento svolgendo una vera e propria

lezione piacevole, interessante, densa di efficacia". La Direttrice ha per lui solo parole di

lode e di incoraggiamento, come apprendiamo l’8 maggio 1938 dalla Cronaca: "La

Signorina Direttrice mi ha invitato a far firmare il rapporto informativo che ha redatto

dopo la visita alla mia classe. Le parole che mi ha rivolto sono di leale ed aperto

incoraggiamento ed io posso senz'altro dichiarare che sono lieto del lavoro che ho

compiuto durante questo primo anno in questa nuova scuola". Il 9 maggio viene dal

maestro organizzata una "piccola recita su argomenti tratti dalla vita di Augusto" e la

Direttrice "recatasi in classe ha voluto assistervi e ha lodato i piccoli attori".

"Attenendomi alle delucidazioni che di volta in volta ho chiesto ed ottenuto dalla

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Direttrice, sono giunto alla fine dell'anno senza sentire affatto il peso del lavoro che ho

proseguito gaio, vario, piacevole per tutti [...] Nessun motivo di lagnanza mi è stato

rivolto dalla Direttrice, dai colleghi, dalle famiglie degli alunni. La massima correttezza,

cordialità e disciplina, ho riscontrato in tutte le manifestazioni di questa bella scuola

diretta con tanto amore".

Alla fine dell'anno nella Relazione finale troviamo scritto che "I 42 alunni sono stati

tutti promossi in quinta e nel lasciarli ho pensato con piacere al venturo anno di lavoro".

Il maestro Venditti è veramente soddisfatto, dei risultati ottenuti dai suoi alunni, delle

lodi della Direttrice, "della massima correttezza, cordialità" riscontrate in questa scuola.

La percezione che lui ha della Scuola Fascista è concorde con la sua passione e amore

dell'insegnamento tanto da convincerlo addirittura a prestare il solenne giuramento

"nelle mani della Direttrice", dopo ben 11 anni di insegnamento": "Dopo 11 anni di

insegnamento non avevo ancora attemprato a questo mio dovere di maestro.

Nell'ascoltare le parole della formula non sono rimasto insensibile all'alto significato di

esse". La Direttrice e perfino il Ministro Bottai hanno ammirato la sua classe, hanno

saputo apprezzare il metodo del giovane maestro tanto da convincerlo della bontà dei

valori della "Scuola Fascista", e di giurare su di essi.

Purtroppo il maestro dovrà ricredersi, purtroppo il suo entusiasmo verrà spento, l'amore

per la sua scuola, la stima per la Signorina Direttrice, la passione che metteva nel

coinvolgimento dei suoi piccoli alunni andrà scemando. Questo perchè come una

stonatura dovettero risuonare nei principi in cui credeva, le "Direttive sulla razza".

L’anno scolastico del 1938 si apre con considerazioni amare: "La mia classe risulta

degli stessi elementi dell'anno scorso, meno due perchè figli di ebrei". Da un confronto

degli elenchi dei registri scopriamo che i due elementi sono: Franco Di Consiglio ed

Eugenio Moscati. Il 14 ottobre viene convocato con gli altri insegnanti in Direzione,

dove la Signorina Direttrice illustra "le idealità che la scuola si propone": "Questa

mattina c'è stata una riunione dalle 8 alle 8.40. La Signorina Direttrice ci ha parlato dei

programmi e del nuovo registro. Ci ha inoltre riepilogato gli argomenti trattati nella

riunione dei Direttori Didattici, esortandoci a mettere in azione le nostre migliori attività

per raggiungere le idealità che la scuola si propone". Nessun concreto riferimento a

quali fossero queste "idealità", mentre altri maestri e maestre nello stesso giorno hanno

riportato "il problema della razza" come questione predominante nella riunione.

Qualche giorno dopo, il 18 novembre, la Direttrice visita la sua classe, si intrattiene con

gli alunni e non è contenta del metodo del maestro. Il maestro è "stanco", e come lui

"anche gli alunni". Vogliamo credere che ci sia un nesso tra quanto ascoltato il 14

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novembre e l'umore di quei giorni che doveva essere calato molto. Qui il non detto

sembra parlarci più del detto: "Quest'oggi alle ore 11 la Signorina Direttrice è venuta

nella mia classe e si è intrattenuta un'ora circa, partecipando ed assistendo alla lezione

dinaritmetica da me svolta. Effettivamente dura te quell'ora destinata all'aritmetica avrei

dovuto svolgere una lezione di scienze, ma me ne sono astenuto perchè ero stanco e

come me anche gli alunni. Nel quaderno dei rilievi la Signorina Direttrice ha rilevato

questo fatto ed ha altresì espresso dei dubbi sulla serietà e accuratezza con la quale mi

preparo al mio lavoro giornaliero. Malgrado questi dubbi siano molto tenui, pure ho

provato un forte disappunto ed ho fatto serio proponimento di perfezionare il mio

metodo e di eguagliarlo sempre più alle aspettative della mia Signorina Direttrice nei

cui consigli ripongo la massima fiducia".

I controlli della Direttrice diventano molto frequenti durante l'anno. Specie nei mesi

ottobre-novembre, a dimostrazione che l'arrivo delle nuove direttive ministeriali

obbliga la nostra Direttrice a modificare il proprio comportamento nei confronti di

alunni e docenti. Non più amorevolezza, ora gli alunni non sono più tutti uguali, e

occorre procedere all'insegnamento di procedure discriminatorie (si ricordino i consigli

che la Direttrice diede nella riunione di inizio dell'anno precedente, riscontriamo un

contrasto stridente col comportamento di ora). Il 18 ottobre leggiamo: "Ogni giorno

all'ora dell'uscita, che si anticipa di 30 minuti, ci soffermiamo in Direzione per ascoltare

dalla viva voce della Direttrice quei suggerimenti e quei consigli necessari ad ottenere

una perfetta intesa per lo svolgimento del nostro compito di quest'anno".

Il 17 dicembre il maestro ci parla di un'altra visita di controllo della classe: "Oggi la

Signorina Direttrice si è recata nella mia classe e si è soffermata dalle ore 9,30 alle

11,10. Ha assistito allo svolgimento di una lezione di Scienze sulla incompenetrabilità

dei corpi, che io ho dimostrato con un esperimento fatto in classe. Gli alunni

contemporaneamente hanno stesa una relazione dell'esperimento. Sono passato poi alla

II parte della lezione [...] A questo lavoro abbiamo partecipato tutti intensamente e la

correzione ha assunto un

carattere divertente, geniale,

intuitivo, efficace. La Signorina

Direttrice nel lasciare l'aula ha

espresso il suo compiacimento

del quale siamo molto lieti: gli

alunni ed io".

Il maestro terrà la classe fino al

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31 marzo, dopo si assenterà per lunghi mesi, fino alla fine delle attività scolastiche. Lo

ritroviamo solo agli esami e alla firma della sua Relazione finale in data 30 giugno

1939.

Ci piace pensare che quella "Scuola Fascista" non lo motivasse e non lo gratificasse più.

9. Dentro le storie: i maestri di Santoro

Nell'elenco degli alunni per l’anno scolastico 1935/1936 iscritti troviamo al n. 11 il

nome di Santoro Di Consiglio. Risulta "Ripetente" in quanto proveniente dalla classe 2

sez. B.

Alla voce "Condizione della famiglia" leggiamo: "Mercante", riferito al mestiere del

padre. Come indirizzo troviamo "via Adalberto N.4", che è altra strada d'ingresso dello

stesso stabile, il "Palazzo del Sole". Non ha la tessera Balilla, e non risulta iscritto al

patronato . Non è iscritto all'istituto "Dante Alighieri". Dalla pagella vediamo subito che

ha in tutte le materie una buona valutazione. Alla voce Religione notiamo l'annotazione

"A cura della famiglia", e manca la valutazione, a dimostrazione che non si avvalesse a

scuola dell'insegnamento della religione cattolica. La classe è formata da 40 alunni, ma

al 1 marzo troviamo 37 effettivi frequentanti. È una classe maschile con alunni di

diversa età compresa tra i 6 e i 14 anni (come tutte le classi). Dalle annotazioni della

maestra Elena Marconi, nel Processo Verbale dell’esame dello scrutinio di promozione

alla terza classe, il 27 giugno 1936, notiamo subito la grande importanza che viene data

alla cura e all'igiene della persona: "Dettato -L'acqua e il sapone. L'acqua e il sapone

sono due fedeli amici per il nostro corpo. Una bella schiumata di sapone schietto e

un'ondata di acqua fresca e abbondante rimettono a nuovo le manine sudice e i visetti

ambrati, imbruttiti da un velo di polvere. La mattina, quando vi presentate sull'uscio

della classe e salutate la maestra, ella indovina subito se la mattinata sarà buona perchè

chi è sudicio è sempre di pessimo umore e conclude poco nella sua giornata". Le

attenzioni della maestra sono rivolte ad "istillare nell'animo dei miei cari piccoli,

l'amore all'ordine, al rispetto, alla pulizia, l'amore alla Patria, al Re, al Duce"; così

leggiamo il 30 giugno 1936 nella Relazione finale.

Il 27 marzo "La Signorina Vigilatrice, visita improvvisamente la mia classe. Fa togliere

scarpe e calzini. Trova qualche piedino un po' sudicio. Loda qualche alunni

perfettamente pulito e addita per il premio di pulizia".

La prima lezione si tiene il 7 ottobre, ma le attività in cui sono coinvolti gli insegnanti

iniziano il 21 settembre. Intensi è l'incontro del 13 ottobre con la nuova Direttrice della

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scuola "Enrico Corradini", per i preparativi dell'inaugurazione ufficiale del nuovo

stabile che si svolgeranno il 28 ottobre, in occasione dell'anniversario della Marcia su

Roma.

Il 14 ottobre annota: "Mi è stata affidata una seconda maschile sez. C di elementi poco

soddisfacenti. Ripetenti, alcuni perfino di 12 anni! Due alunni ritornati da poco dal

collegio dei discoli. Cosa affatto lusinghiera! Infatti lasciano molto a desiderare sia nella

condotta che nel profitto. Mi sento sfiduciata, avvilita! Con la mia esperienza però, a cui

unirò buona volontà, spero di superare l'ostacolo". Il 16 ottobre aggiunge: "Molti

bambini, essendo provveduti, non hanno la tessera O.N.B.. Insisterò per il versamento

della quota, onde ottenere il tesseramento totalitario". Tra questi bambini sappiamo c'è

anche Santoro, che aveva 10 anni. Non aveva la tessera, ma, al contrario, tra i suoi

compagni, si contraddistingue da subito per la buona condotta e la buona cura

dell'igiene personale.

Il 15 novembre la maestra è convocata insieme ad altre in Direzione per alcuni

"suggerimenti" in merito alla metodologia didattica: "Oggi, dopo la lezione, la nostra

Direttrice ci ha riunite in Direzione per dare a tutte, con la sua saggia parola, unita a

tanta amorevolezza, altri suggerimenti, altri consigli, che portino ai buoni risultati che

Ella desidera. Raccomandò nuovamente la puntualità anche dell'alunno e pregò di non

ricorrere ad atti maneschi per punire un bambino. Ella fece comprendere che il Maestro

esperto non ricorre a castighi, ma ottiene con amorevolezza, con esortazione e con altri

mezzi che colpiscono l'animo dei piccoli". Ci piace pensare che Santoro abbia avuto una

maestra amorevole e che egli abbia voluto in tutti i modi corrispondere e renderla fiera

di lui. E dalla pagella sappiamo che fu certamente così.

Da un'annotazione del 18 novembre, apprendiamo che i "piccoli" vengono coinvolti

nella comprensione delle ''inique Sanzioni", e dei sacrifici cui sono chiamati a

partecipare:" Per quanto piccoli siano i miei piccoli, pure mi adopererò per far

comprendere il significato di esse, e quanto si hiede alla Patria in questo momento

anche a costo di sacrificio. Inizierò la raccolta della carta da macero e di rottami

metallici. Saluto alla Bandiera." E il 23 novembre i "bambini rispondono con

commovente slancio all'appello loro rivolto e fanno a gara per portare ferro bronzo, e

vari oggetti metallici". Il 25 un alunno "offre alla Patria vari oggetti d'argento", un altro

"il suo triciclo", un'altra "un anello d'oro della mamma".

Il 20 dicembre "La N. Direttrice riunisce il personale insegnante, anzitutto raccomanda

l'osservanza più assoluta dell'orario. In secondo luogo, di non parlare agli alunni di pace

nel momento attuale, ma di preparare ogni spirito alla resistenza più grande e spiegare

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azione viva specie cogli alunni che hanno i loro cari in A.O. Prego di dare incremento

alle opere assistenziali, specie in questi giorni di festa e stabilì dare scarpe ai bimbi

bisognosi assistenziali, specie in questi giorni di festa e stabilì dare scarpe ai bambini

bisognosi. Parlò del contributo che ogni insegnante farà al Comitato locale e della

raccolta di indumenti usati, del Presepio, del Diario, delle pagelle e del premio da darsi

all'alunno più puntuale ed assiduo".

In quei giorni infatti, i soldati italiani erano impegnati in Etiopia in azioni che

porteranno alla vittoria di Amba-Alagi (la maestra la cita il 29 febbraio '36). Gli alunni

partecipano con "fervore" all'avanzamento delle truppe (18 e 29 febbraio). Il 16 aprile si

esulta per la nuova vittoria a Dessie. E il 6 maggio la maestra parla " della grande

adunata di ieri per la Vittoria riportata dai nostri valorosi soldati. La bandiera Italiana

sventola ad Adis Abeba. Tale argomento fisserò per centro d'interesse (diari, compiti,

dettati, letture fatte da me). Saluto alla Bandiera".

Il 18 gennaio, data fatta coincidere " col sessantesimo giorno delle Sanzioni", si tenne la

premiazione degli alunni che nell'anno precedente si erano contraddistinti per "condotta,

profitto, igiene". E vennero scelti anche "4 alunni dei non premiati, in rappresentanza

della classe, di fidata pulizia e disciplina". Ci fa piacere pensare che tra i quattro

premiati ci fosse proprio Santoro, come possiamo evincere dalla valutazione di gennaio.

Nella stessa cerimonia i bambini dovettero donare "le medaglie guadagnate nel corso

dell'anno, alla Patria, ed in luogo della medaglia hanno ricevuto un Diploma il cui

valore è tanto più alto, tanto più memorabile, in quanto l'alunno che lo possiede sente la

fierezza del dovere compiuto e la gioia profonda dell'atto di generosa rinuncia alla

Patria. La cerimonia si è svolta in una atmosfeta di vivo entusiasmo da parte degli

alunni e delle famiglie.".Inoltre " gli alunni cantarono gli inni della Patria. La bella

manifestazione si concluse col saluto al Re e al Duce!".

Il 21 gennaio la diligente maestra fa "la distribuzione delle Tessere. Facendo leggere, ed

imparare a memoria il Giuramento del Balilla".

La Direttrice raccomanda che vi sia il tesseramento completo, anche alla "Società Dante

Alighieri", e la maestra la rassicura dicendo il 28 gennaio che "Gli alunni, nella

maggioranza, hanno risposto all'appello loro rivolto, dando prova di ubbidienza" e che

"gli altri porteranno sicuramente la loro quota, otenuta quindi una sottoscrizione

totalitaria". La stessa raccomandazione la Direttrice la fa il 19 maggio: "Ella ricorda

infine che col corrente mese si chiude il tesseramento O.N.B. e lo raccomanda

totalitario".

Il 28 ottobre 1935 nella Cronaca ed osservazioni dell’insegnamento sulla vita della

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scuola leggiamo: "28 Ottobre. Oggi ha avuto luogo l'inaugurazione della nuova Scuola

E. Corradini. Il magnifico locale ha avuto l'onore di essere inaugurato da S.E. il

V.Governatore di Roma, dal R. Provveditore Comm. Padellaro, dal Sig. R. Ispettore

Prof. Sacchi, dal Comm. Di Di Donato in rappresentanza del Senato, da altre autorità e

giornalisti. Tutti si sono compiaciuti con la nostra egregia Direttrice per il magnifico

comportamento delle scolaresche ed Insegnanti al completo . L'elogio rivolto alla nostra

Direttrice è stato veramente meritevole per le grandi amorevoli premure che Ella sa

esplicare con fede a beneficio degli alunni che saranno i futuri soldati d'Italia".

Nell'elenco alunni della classe IV F dell’anno scolastico 1937/1938 di Giulio

Sciaccaluga troviamo il nome di Santoro Di Consiglio, di anni 12. In corrispondenza

della voce "Condizioni della famiglia", troviamo l'annotazione: "disagiata".

Apprendiamo inoltre che Santoro è iscritto all'ONB dal 1933, e che il suo numero di

tessera è "159505". Viene segnalato come "assistito dal Patronato Scolastico" con

grado II. Non è iscritto al doposcuola. Sul Registro delle qualifiche degli alunni

leggiamo che alla fine dell'anno viene promosso.

Dalla lettura della Cronaca ed osservazioni dell'insegnamento avvertiamo subito un

tono diverso rispetto a quello umile e colloquiale di Venditti. Il tono è aulico, fa ampio

uso della retorica fascista nell'esaltazione dei valori e dell'Impero, e soprattutto ci

accorgiamo che non ci sono annotazioni sugli alunni. La centralità dell'alunno, le

preoccupazioni relative alla metodologia di insegnamento, che erano prerogative del

maestro Venditti, qui scompaiono per fare spazio alla solennità delle gesta del duce.

Il 28 ottobre non può mancare il ricordo della Marcia su Roma: "Ricordo le condizioni

d'Italia dalla fine della guerra mondiale alla storica data che tanta importanza ha nella

vita della Nuova Italia". Faccio comprendere, con adeguati paragoni (lotta fra patrizi e

plebei) (le membra e lo stomaco), quanto bisogno avesse l'Italia nel periodo del

dopoguerra, di un uomo saldo e forte capace di guidare e disciplinare la massa che

pervertita da idee socialiste, attentava alla pace e alla prosperità della Nazione. Parlo

dell'Uomo che provvidenzialmente venne al potere e seppe, seguito da numerose schiere

di uomini devoti all'Italia, impone la sua legge d'amore alla Patria, di disciplina del

lavoro, d'indomito desiderio d'ascesa". Simile retorica troviamo al 23 marzo: "Faccio

conoscere ciò che il Duce ha operato per promuovere la grande Rivoluzione che doveva

rigenerare l'Italia e come fece sorgere il primo fascio a Milano. Celebro la forza, la

disciplina alimentata dal grande amor patrio e la saggezza dei pochi uomini che seppero

aver illimitata fiducia in Colui che avrebbe apportato all'Italia un'era di benessere e di

pacificazione interna che imperava ogni più felice pronostico". Il 24 maggio non può

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fare ancora a meno di parlare di Mussolini: "Colgo l'occasione di parlare di Mussolini

interventista e della sua vita di soldato".

L'unica volta in cui parla degli alunni e della metodologia didattica seguita è il 30

novembre: "Nel primo periodo dell'anno mi sono occupato specialmente di sviluppare

negli alunni il sentimento del dovere, della disciplina, lo spirito di emulazione, l'amore

all'igiene; ora che la classe è disciplinata e, diciamolo pure, ormai stanca delle

ripetizioni, (necessarie per cercar di riportare in carreggiata i più scadenti) appronterò

senz'altro lo svolgimento del programma."

Nella Relazione finale il maestro ribadisce che "il programma è stato completamente

svolto e le continue ripetizioni hanno portato quasi tutti gli alunni ad uno stesso livello.

Ho curato molto l'igiene dell'aula, delle vesti, della persona dei miei alunni; la lode,

l'incoraggiamento, l'emulazione mi sono valsi ad ottenere buone abitudini igieniche e

l'amore allo studio. Dallo scrutinio finale sono risultati promossi 34 alunni, uno non

approvato, 3 rimandati a settembre". L'unico non approvato e poi bocciato a settembre è

un simpatico studente, Marzelli Stelio, di cui abbiamo il tema di riparazione.

Dove Venditti per pudore aveva taciuto, dicendoci col suo silenzio molto del suo

carattere e del suo modo di intendere la scuola, non tace il maestro Sciaccaluga:

"Riunione in Direzione. La Signorina Direttrice ci dà alcune direttive d'indole didattica

specialmente nell'unità d'insegnamento. Accordi circa i quaderni. La questione della

razza. Gli alunni di razza ebrea sono eradiati dalla comunità con gli ariani. Inculcare

negli alunni con opportune lezioni il sentimento e l'orgoglio di razza".

Come nel caso del maestro Venditti, la Direttrice si reca nell'aula di Sciaccaluga per

"ispezionare" la classe: "Interroga vari alunni che in generale rispondono bene. Assiste

poi ad una mia lezione di storia. Dal verbale di visita noto che è abbastanza soddisfatta

dell'andamento della classe. Mi fa poi osservazione perchè avrebbe voluto sentire più

vita nella lezione di storia. È un'osservazione giusta però è naturale che il maestro che fa

lezione alla presenza di un superiore viene a trovarsi in uno stato anormale dalle

consuete condizioni quindi è soggetto a diventar pedante e farragginoso".

La Direttrice, come abbiamo già notato, è diventata molto esigente e vuole il massimo

dell'enfasi nell'insegnamento delle discipline, e specie in quello della Storia. Di Santoro

Di Consiglio, promosso, che non c'è più nella sua classe, Sciaccaluga non dice

assolutamente nulla. Il 18 ottobre 1938 si limita a considerare di avere 34 alunni, "in

massima parte tutti i miei promossi dell'anno passato". Si dichiara "soddisfatto di essi" e

prevede per loro "un proficuo lavoro".

Leggiamo nella Relazione finale queste poche note: "La classe è formata in massima

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parte da alunni che già avevano fatto con me la quarta l'anno precedente. [...]. Non ho

stentato molto ad ottenere una buona disciplina nella classe essendo essa formata in

maggioranza da miei vecchi alunni". Nessun riferimento all'assenza di Santoro, che

ebbe anche lodevoli gratificazioni dal suo maestro, ligio nella frequenza, nella

disciplina, nella pulizia della sua persona. Sicuramente lo ha bene in mente quando

scrive queste parole nella Relazione finale, riferendosi al rendimento generale dei suoi

alunni: "Per me la buona volontà è ciò che vale. Penso che nella scuola elementare sia

più di giovamento agli effetti della formazione dell'Italiano Nuovo, l'ottenere questo che

non formare tanti saccentelli con l'animo vuoto di quei principi che servono di base

fondamentale perchè nella vita il ragazzo divenga ottimo cittadino e ottimo soldato".

10. Dentro le storie: i maestri di Marco

Nell'elenco degli alunni della IV B dell’anno scolastico 1936/1937 troviamo al numero

11 il nome di Marco Di

Consiglio. Alla voce

"Condizioni di famiglia"

leggiamo: "venditore

ambulante". Non compare il

numero di iscrizione all'O.N.B.

(che invece compare per la

maggior parte degli alunni in

elenco). Alla voce "Assistenza

Patronato Scolastico" è

segnalato il grado "I". Dalla

pagella apprendiamo che venne

"approvato" e promosso alla

classe successiva. Il maestro

Vittorio Polletta, ad inizio

d'anno, non sembra affatto

contento della classe

capitatogli: "Ho una quarta:

metà alunni miei e metà di altri

insegnanti. Anche quest'anno elementi di scarto"; così scrive nella Cronaca ed

osservazioni dell'Insegnante sulla vita della scuola, l’8 ottobre 1936.

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La vita scolastica è scandita dalle ricorrenze dettate dal calendario. Lo stile del maestro

è estremamente asciutto e non trapelano osservazioni sugli alunni. Evidenti sono i

riferimenti alle conquiste imperiali. Nella Cronaca della Scuola il 5 marzo si parla del

"viaggio del Duce a Tripoli. La scolaresca lo ha seguito con la lettura dei giornali e

disegnando cartine geografiche delle regioni che venivano visitate". Il primo maggio:

"Passeggiata e visita all'accampamento delle truppe coloniali indigene venute a Roma in

occasione della grande rivista militare per celebrare il primo annuale della Fondazione

dell'Impero". Apprendiamo il 5 maggio che i bambini dovettero fare al rientro dalla

"passeggiata" un compito scritto: "Lettura del lavoro della Signorina Direttrice sui

compiti dei bambini sulla passeggiata all'accampamento". E il 9 e il 10 maggio c'è

vacanza "per la celebrazione del I annuale della fondazione dell'Impero".

Nell'elenco degli iscritti alla classe VB per l’anno scolastico 1937/1938 troviamo il

nome di Marco Di Consiglio al n.11, nato il 15 maggio 1925. Alla voce "Condizioni di

famiglia" troviamo: "Venditore ambulante". Leggiamo inoltre che l'alunno è iscritto

all'O.N.B. dal 1932 col numero 159508. Gode dell'assistenza del Patronato scolastico

con grado "II". Non è iscritto alla" Mutualità Scolastica" e neanche alla "Dante

Alighieri".

È una classe di 33 alunni e probabilmente tutti parteciparono il 16 ottobre alla cerimonia

di inaugurazione del nuovo anno scolastico: "Gli alunni, inquadrati inappuntabilmente

dai rispettivi maestri, numerosi genitori e invitati, hanno ascoltato la parola piana,

efficace della Signorina Direttrice la quale ha tracciato con arte veramente squisita, il

bilancio ideale della scuola che vive in questa meravigliosa atmosfera e contribuisce

potentemente alla grandezza della nostra Patria. Ha esaltato le virtù e le glorie della

nostra stirpe, ha parlato dell'imponente opera che l'Italia fascista sta compiendo in ogni

campo, avendo come meta il benessere del popolo italiano, il trionfo della pace, della

giustizia e della civiltà romana. Infine ha letto i nomi degli alunni che maggiormente si

distinsero l'anno precedente. La cerimonia veramente suggestiva, si è chiusa al canto

degli inni della Patria eseguito dagli alunni e rivolgendo un caloroso saluto al Re e al

Duce".

È il maestro stesso che ci riassume la sua linea pedagogica: "troverò il programma e

l'orario seguendo i principi d'ordine igienico e didattico che consentono il migliore

impiego del tempo senza dimenticare le necessità di riposo, di varietà, di diletto che, per

la natura dell'alunno, sono i migliori coefficienti dell'importante lavoro didattico-

educativo"; così scrive nella Cronaca il 18 ottobre. Da subito ci appare un maestro

molto diverso da quello di Franco nello stesso anno. Si dilunga sulle modalità

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dell'insegnamento della religione e infatti nella sezione del registro dedicata al

Programma didattico annuale leggiamo: "Preghiera quotidiana cantata o recitata, varia

a seconda delle ricorrenze e dei bisogni morali della scolaresca.

Venditti invece prediligeva la preghiera silenziosa, come la Direttrice gli aveva

consigliato: "A proposito della preghiera in classe: La Direttrice ha inviato una circolare

esortandoci a dare a questa attività l'impronta della massima sincerità. Ci ha consigliato

la preghiera muta o cantata al posto di quella recitata ad alta voce ma con l'animo

assente. Ho applicato senz'altro il consiglio, avendolo ritenuto giusto, ed ho notato una

più perfetta emozione negli alunni"; così scrive il 10 novembre 1937. Il 27 ottobre

aveva annotato con fervore fascista: "Parlando agli alunni di questo XVI annuale della

Rivoluzione, faccio rilevare come ogni anno questa ricorrenza trova la Nazione lanciata

e protesa in una nuova opera della quale già si delinea, all'orizzonte, la vittoria. Due

anni addietro era la conquista dell'Impero, un anno addietro la fondazione dell'Impero,

oggi è la lotta antibolscevica e la partecipazione dei volontari italiani alla guerra

spagnola. L'Italia fascista non ha momenti di sosta, non ha peridi di stanchezza, ma

procede instancabilmente e

dinanzi ad essa le strade si

schiudono ampie e silenziose.

Perciò la Rivoluzione

continua. I centomila gerarchi

che convengono a Roma,

portano al Duce l'espressione

più ardente della fede e della

coscienza dell'Italia fascista.

Mentre la Nazione combatte e

vince le più dure battaglie per

superare ogni conquista, il

Fascismo ritroverà nel

rapporto di domani il clima

ardente delle più decisive

vigilie". Anche la

commemorazione dei defunti,

il 2 novembre del 1937,

diventa per lui occasione di

retorica: "Ricordo che tutti abbiamo dei morti da piangere, [...], Parlo dei morti lontani,

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di quelli che rimasero nei campi di battaglia, nei deserti, negli oceani, eroi oscuri ma

non dimenticati. La libertà , il benessere, la civiltà furono il sublime retaggio che

ereditammo da essi. Siamo dunque degni della civiltà, della grandezza che ci dettero col

loro supremo sacrificio". L'1 febbraio conduce gli alunni in Direzione "per sentire la

radiocronaca della cerimonia che si svolge dinanzi al Colosseo, oggi XV annuale della

Fondazione della Milizia. Gli alunni faranno poi la relazione scritta sull'odierno

avvenimento". L'11 marzo il maestro fa "la commemorazione di Gabriele D'Annunzio,

simbolo della nostra stirpe, genio romano universale. Egli resta nella storia una delle

glorir più fulgide del nostro tempo. Poeta e soldato, vaticinò il destino imperiale d'Italia

e verso di esso sospinse l'ansito delle nostre generazioni con l'impeto dei suoi canti e

l'audacia delle sue gesta guerriere. Gli italiani tutti hanno vibrato di profondo e fiero

orgoglio per l'immane perdita ed a questo dolore si sono uniti tutti i popoli civili del

mondo". Il 22 marzo, parla agli alunni dell'anniversario dei "Fasci di Combattimento" e

cerca "d'istillare nell'animo dei miei discepoli l'amore più grande e la riconoscenza

infinita verso l'Uomo che Dio ha dato a questa nostra Italia, faro luminoso di grandezza

e di civiltà in tutti i tempi". Il 13 marzo si tengono di domenica le "Preagonali della

cultura" e devono svolgere il tema dalla traccia: Hai visto mai il Duce? Racconta".

Gli alunni si recano il 30 maggio, assieme alle altre classi quinte e alle quarte, alla

"Mostra Augustea della Romanità". "Visita molto interessante ed efficace. Forse gli

alunni hanno passato oggi la più bella giornata dell'anno scolastico". Il 31 maggio gli

alunni assistono all'ultima radiotrasmissione dell'anno scolastico: "Alunni delle scuole

elementari dell'Urbe, fra cui Romano e Anna Maria Mussolini, hanno cantato inni di

guerra e della rivoluzione. Gli ascoltatori sono stati attenti e disciplinati tanto che la

Signorina Direttrice ha loro rivolto parole di compiacimento e di lode".

Il 23 giugno "si presentarono agli esami 29 alunni e tutti sono stati promossi. Oggi

tornano a scuola per ritirare i quaderni di classe, le pagelle e i diplomi. La mia ultima

conversazione tenderà a fissare nei ragazzi il ricordo della loro classe, della loro scuola,

dei loro Superiori: come una eredità e un viatico prima che per loro s'inizi un più lungo

e faticoso cammino".

Non possiamo fare a meno di ribadire l'abisso che divide i giornali della classe dei due

insegnanti: alla centralità dell'alunno del maestro Venditti, qui si oppone la pomposa

retorica e l’attenzione alle ricorrenze del calendario fascista.

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11. Dentro le storie: la maestra di Ennio

Scorrendo l'elenco degli alunni della classe I E dell’anno scolastico 1937/1938 troviamo

al numero 12 il nome di Ennio, nato il 9 gennaio 1931, di anni 6. Alla voce "Condizioni

della famiglia" troviamo l'annotazione: "Venditore ambulante". Ennio risulta iscritto

all'O.N.B. con tessera n. 795179, e risulta assistito dal Patronato Scolastico con grado

"I". Tutta la classe risulta iscritta alla "C.R.G.I." (C'è l'annotazione: "è iscritta la classe").

Fece nel corso dell'anno 48 assenze, per lo più concentrate nei mesi di novembre,

gennaio e aprile. È una classe maschile di 45 alunni, tutti in età compresa tra i 6 e i 10

anni, di cui 10 ripetenti.

La prima lezione è tenuta il 16 ottobre e l'ultima il 15 giugno. "La scuola fu chiusa

straordinariamente il 3 e il 25 marzo , il 3 e il 9 maggio per la morte di D'Annunzio, per

celebrazione di Marconi, per la venuta del Furer".

Il 12 novembre la maestra scrive: "Sono stata oggi trasferita a questa scuola e mi è stata

affidata una prima classe maschile-Sezione E -44 sono gli alunni fino ad oggi iscritti e

tutti frequentanti. Nella massima parte sono bambini appartenenti a famiglie di

condizione povers. 23 sono i provveduti del Patronato scolastico, di cui 5 di primo

grado, 11 di secondo grado, e 7 di terzo grado". Il 23 novembre annota: "Continuo ad

insistere per il tesseramento della G.I.L., ma per ora solo ina ventina di alunni hanno

completato il pagamento della tessera". Il 12 novembre : "Ho distribuito i fogli con il

resoconto del locale Comitato Assistenza dello scorso anno scolastico, pregando al

tempo stesso i bambini di volere anch'essi secondo le loro possibilità, contribuire perchè

anche quest'anno il Comitato possa funzionare e quindi beneficiare tanti alunni poveri".

E il 18: "Insisto per ottenere il massimo numero di adesioni alla "Dante Alighieri",

finora sono 21 gli iscritti, ma temo che avrò raggiunto il massimo, perchè i miei alunni

sono in generale assai poveri".

Il 10 gennaio, al ritorno dalle vacanze natalizie, annota: "Ho parlato di una delle più

belle istituzioni del Regime: la Befana fascista che tanta gioia e sorrisi porta ai più

poveri. Quasi tutti i miei piccoli hanno avuto la befana fascista e con entusiasmo hanno

voluto enumerarmi i doni ricevuti".

Il 17 va in classe il medico scolastico per "visita di pulizia agli alunni. In genere mi

hanno lodato per scrupolosa osservanza delle regole d'igiene e tre sono stati allontanati".

Il 27 febbraio va in classe "l'ispettrice dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni per la

propaganda. Vede però che nella mia classe quasi nessuno si assicura perchè tutti

appartengono a disagiate famiglie".

Il 2 aprile la maestra ricorda agli alunni "l'anniversario della fondazione dell'O.N.B.

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illustrando loro i grandi benefici che detta istituzione ha portato alla gioventù.

Il 4 maggio c'è l'ispezione di Religione". Il 5 maggio "ho parlato agli alunni degli

avvenimenti di questi giorni: la visita del furer a Roma". Tale visita viene annotata

anche nella sezione del registro alla voce Svolgimento del programma didattico, nella

sezione riservata alla Cultura fascista: "Il grande avvenimento della visita del Fuhrer a

Roma.". Leggiamo tra gli argomenti di questa disciplina una serie di date: "28 ottobre, 4

novembre, 5 dicembre, 24 dicembre, la Befana fascista, l'11 febbraio, il 23 marzo, il 21

aprile, il 9 maggio, il 24 maggio". E poi ancora: "I doveri del Balilla, valore e

significato della tessera, brevi cenni sulla vita del Duce, le principali opere del Regime".

Il 29 maggio si celebra la "XII leva fascista". Il 4 giugno ha inizio lo scrutinio: "Gli

alunni hanno fatto il dettato", e il 6 giugno la classe riceve la visita dell'Ispettore che

raccomanda "di insistere perchè gli alunni non mordicchino le penne e le matite". L'11

finisce lo scrutinio con "33 alunni promossi, 4 non promossi, 6 rimandati alla seconda

sazione". Ennio fece sicuramente il seguente dettato d'esame : "Bambini, che direte alla

vostra maestra quando la saluterete? Veniste a scuola tutti analfabeti e ora sapete

scrivere i vostri pensieri, leggere dei bei racconti e contare. Ditele grazie con tutto il

cuore. La vostra Direttrice. Piega, pieghe, ago, aghi, barca, barche, solco, solchi,

compagno, lavagna, pesce, fascia, foglio, scoglio".

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APPENDICI

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APPENDICE 1

Riportiamo di seguito le informazioni tratte dall’Archivio Storico della Comunità

Ebraica di Roma, avute grazie all'aiuto della Dott.ssa Silvia Haia Antonucci.

Nello Schedario Anagrafe del Novecento, la famiglia Di Consiglio risulta aver abitato a

Roma prima a via Marforio 50, a Torre Spaccata, zona Alessandrino, e poi a via della

Lega Lombarda 43.

MARCO risulta iscritto alla CER dalla nascita, quindi dal 15 maggio 1924. Ha

effettuato la "Dichiarazione della Razza" il 17/01/1939 ( p. 288, n. 9252). È registrata la

sua data di morte, avvenuta per fucilazione alle Fosse ardeatine il 24/03/1944 (salma n.

217).

SANTORO è iscritto alla CER sempre dalla nascita, 23 settembre 1925. Ha effettuato

anche lui la "Dichiarazione della Razza" il 17/01/1939 (p. 290, n. 9252).

Fu fucilato il 24/03/1944 alle F.A. (salma 219).

FRANCO è iscritto alla CER dalla nascita, 21 marzo 1927, ha effettuato la

"Dichiarazione della Razza" il 17/01/1939 ( p. 287, n. 9252).

Anche lui martire alle F.A. ( salma n. 218).

ENNIO, nato a Roma il 9 gennaio 1931, ha effettuato la "Dichiarazione della Razza" il

17/01/1939 (p. 286, n. 9252), deceduto il 17/ 11/ 1949.

SALOMONE Di Consiglio (detto Pacifico), figlio di Mosè ed Orabona Moscato, nato a

Roma il 20/02/1899, risulta iscritto alla CER dalla nascita, professione: Venditore

ambulante. Coniugato con Gemma Di Tivoli il 21/07/ 1921. Ha effettuato la "Dich.

Della Razza" il 17/01/39 ( p. 290, n. 9252). Fu fucilato il 24/03/1944 alle Fosse

Ardeatine (salma n. 220).

GEMMA DI TIVOLI, figlia di Santoro ed Ester Di Consiglio, nata a Roma il

09/08/1898, iscritta alla CER dalla nascita, coniugata con Salomone Di Consiglio il

21/07/1921. Ha effettuato la "Dichiarazione della Razza" il 17/01/1939. Uccisa

all'arrivo ad Auschwitz il 23/05/1944.

Ricordiamo che tutte le persone di religione ebraica vennero obbligate a presentarsi

nelle questure per effettuare la umiliante "DENUNZIA DI APPARTENENZA ALLA

RAZZA EBRAICA", a partire dal dicembre 1938, con riferimento alla legge del 17

novembre.

Il numero di registrazione era per nucleo familiare e quello della Famiglia Di Consiglio

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era il n. 9252.

Qualche mese prima, ad agosto, era stato effettuato un censimento, che però non

prevedeva una formale dichiarazione di appartenenza alla "razza ebraica".

Si riporta la citazione della legge da: Nando Tagliacozzo, Dalle leggi razziali alla Shoah

1938-45, Documenti della persecuzione degli ebrei italiani, per conoscere, per capire,

per insegnare, ed.Sinnos.,p.16-17: "Il Podestà rende noto che pel disposto dell'art.9 del

R. Decreto-legge 17 Novembre 1938-XVII,N.1728, recante provvedimenti per la difesa

della razza italiana, l'appartenenza alla razza ebraica, deve essere denunciata ed annotata

nei registri dello Stato Civile e della popolazione [...]

Invita pertanto tutti gli appartenenti alla razza ebraica, residenti nel Comune, a farne

denuncia a questo Ufficio di Stato Civile, entro il termine di novanta giorni dalla data di

entrata in vigore del precitato Decreto, e cioè entro 90 giorni a partire dal 4 Dicembre

1938. Coloro che non adempiono a tale obbligo entro tale termine prescritto o

forniscono dati inesatti od incompleti, sono puniti con l'arresto fino ad un mese e con

ammenda fino a lire tremila. Addì 20 Dicembre 1938-XVII. Il Podestà".

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APPENDICE 2

Riportiamo i dati sintetici della ricostruzione del percorso scolastico di Franco, Marco,

Santoro ed Ennio Di Consiglio presso la scuola elementare “Enrico Corradini”:

Di Consiglio Marco nato il 15 maggio 1924

Di Consiglio Santoro nato il 23 settembre 1925

Di Consiglio Franco nato il 21 marzo 1927

Di Consiglio Ennio nato il 9 gennaio 1931

Genitori: Salomone e Gemma Di Tivoli , professione paterna: "Venditore ambulante".

Si noti quanto segue:

1) l'indirizzo della famiglia risulta sempre "via della Lega Lombarda 43", dall'anno di

iscrizione di Marco alla prima classe nell' a.s '31-'32 fino al giugno '38; solo in un caso

viene specificata la scala: "scala A"(Marco 1936-37);

2) Solo in un caso l'indirizzo è curiosamente diverso: "via Adalberto 4" (Santoro 1935-

3) Si tratta di una strada di accesso alternativa a quella dell'ingresso principale;

4) Franco risulta nel registro delle iscrizioni solo dal 1936-36 , iscritto in 3 D;

solo in un caso viene registrato col nome per esteso "Francesco", 1937-38 classe 4 A.

MARCO

nato il 15 maggio 1924

a.s.1931-32

Iscritto alla prima classe sez.D, maestra Vanda Rapaccini,

domicilio in via della Lega Lombarda 43, "Approvato".

a.s. 1932-33

Di Consiglio Marco, iscritto alla classe seconda sez. D, maestra De Grandis, "Non

approvato".

a.s. 1933-34

Di Consiglio Marco, iscritto alla classe seconda sez. B , Ins. Maria Badaloni,

domicilio in via della Lega Lombarda 43, "Approvato".

a.s.1934-35

Di Consiglio Marco, iscritto alla classe sez. B, maestro Luigi Del Bon, "Non

approvato".

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a.s.1935-36

Di Consiglio Marco, iscritto alla classe 3 D, maestro Vittorio Polletta (insieme a

Franco!), Insegnante Polletta Vittorio,"Promosso".

a.s. 1936-37

Di Consiglio Marco, iscritto alla classe quarta sez. B, maestro Vittorio Polletta

domicilio in via della Lega Lombarda 43 Sc. A, "Promosso".

a.s. 1937-38

Di Consiglio Marco, iscritto alla classe quinta sez. B, maestro Ermanno Gentili

domicilio in via della Lega Lombarda 43, "Promosso".

SANTORO

nato il 23 settembre 1925

a.s.1931-32

Iscritto alla classe 1 sez.C, insegnante Giorgia Spisani,

residente in "via della Lega Lombarda 43", "Non approvato".

1932-33

Iscritto alla classe 2 sez. C,insegnante Ludovici

residente in via della Lega Lombarda 43, "Non approvato".

1933-34

Iscritto alla classe 2 maschile sez.B, insegnante Maria Badaloni,

"TRASFERITO AD ALTRA CLASSE DELLA MEDESIMA SCUOLA IL 30 novembre

1933.

Iscritto alla classe 1 mista sez. D, nsegnante Priolo Enrica

"CANCELLATO PER MOTIVI DI FAMIGLIA IL 30 aprile 1934.

a.s. 1934-35

Iscritto alla 2 classe maschile sez. B, Ins. Maria De Fraja, "Non approvato".

a.s.1935-36

Di Consiglio Santoro, iscritto alla classe seconda sez. A, maestra Elena Marconi Aiazzi

(annotazione: " PROMOSSO"), domicilio in via Adalberto 4.

a.s. 1936-37

Di Consiglio Santoro, iscritto alla classe 3 sez. A, maestra Elena Marconi (annotazione:

"PROMOSSO").

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a.s. 1937-38

Di Consiglio Santoro, iscritto alla classe quarta sez. F, maestro Giulio Sciaccaluga

(annotazione:"PROMOSSO").

FRANCO

nato il 21 marzo 1927

a.s. 1935-36

Di Consiglio Franco, iscritto alla classe terza sez. D, maestro Vittorio Polletta (con

Marco!), "Non promosso".

a.s. 1936-37

Di Consiglio Franco, iscritto alla classe terza sez. F, ins. Roberto Cametti, "Non

promosso".

a.s.1937-38

Di Consiglio Francesco, iscritto alla classe quarta sez.A, Insegnante Amelio Venditti,

"Promosso" (Solo in questo caso troviamo il nome per esteso "Francesco" e non

"Franco").

ENNIO

a.s.1937-38

Di Consiglio Ennio, nato il 9 gennaio 1931, iscritto alla classe prima E, maestra

Elisabetta Vistoli Castiglione, (annotazione:"NON PROMOSSO"), domicilio in via

della Lega Lombarda 43.

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APPENDICE 3

REGISTRO DELLE QUALIFICHE DEGLI ALUNNI

FRANCO DI CONSIGLIO

ANNO SCOLASTICO 1937/1938

Assenze: 10 nel primo trimestre (probabilmente in coincidenza con le festività

ebraiche), 3 nel secondo trimeste, nessuna nel terzo. Troviamo l'annotazione:

"Frequenza assidua". Franco venne "Approvato", quindi ammesso agli esami, e

"Promosso" alla classe successiva con i seguenti voti: Religione: sufficiente; Canto:

sufficiente; Disegno e Bella Scrittura: sufficiente; Lettura Espressiva e Recitazione:

sufficiente; Lingua Italiana: sufficiente; Aritmetica e Contabilità scritta e orale:

sufficiente (solo nel secondo trimestre troviamo come valutazione una "I"di

insufficiente al posto della "S"; Nozioni Varie e Cultura Fascista (curiosamente non

compare la valutazione in nessuna pagella ); Ortografia: sufficiente; Storia e Cultura

Fascista: sufficiente; Scienze fisiche e naturali-Nozioni organiche di igiene: sufficiente;

Nozioni di diritto e di economia (nessun alunno ha valutazione); Educazione fisica:

buono; Lavori donneschi e manuali: "L", lodevole; Disciplina (Condotta): lodevole,

fino a febbraio, e buono nelle valutazioni successive; Igiene e cura della persona:

lodevole, fino a febbraio, poi un buono e, nei restanti mesi e nella valutaz. finale:

lodevole. Riassumiamo: Franco venne "approvato" con voto sufficiente in tutte le

materie, tranne che in Ed Fisica e in Condotta, con buono, e in Igiene e cura della

persona e in Lavori manuali: lodevole.

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SANTORO DI CONSIGLIO

ANNO SCOLASTICO 1935/1936

In Lingua italiana ( ortografia e lettura ed esercizi scritti), ha sempre :"buono" ( tranne

un "Sufficiente" nel mese di ottobre; in Aritmetica eccontabilità scritta e orale ha

"buono" e " lodevole", con valutazione finale "lodevole"; in Nozioni varie e cultura

Fascista :"buono" e "lodevole"; in Lavori manuali "buono"; in Disciplina "buono"; in

Igiene e cura della persona sempre "lodevole" (tranne un "buono" nel mese di ottobre).

ANNO SCOLASTICO 1937/1938

Ha fatto 11 assenze nel mese di novembre, come Franco, e 9 tra gennaio e marzo; due

soltanto in aprile. Ecco i suoi voti per materia: Religione:"Buono", nei tre trimestri;

Canto: "Buono"; Disegno e bella scrittura:"Sufficiente"ma alla fine dell'anno

:"Insufficiente"; Lettura espressiva e recitazione: qui troviamo l'alternanza nei mesi di

"Sufficiente", "Insufficiente" e "Buono",ma nel giudizio finale :"S"; in Ortografia e

Lettura ed esercizi scritti troviamo molte insufficienze nei primi due trimestri e

sufficiente nel terzo; Aritmetica e Contabilità scritta e orale troviamo alternanza di

"sufficiente", "Insufficiente", "Buono " e un "Lodevole", e la valutazione finale è "

Buono"; Geografia: alternanza di "Sufficiente", "Insufficiente", e un solo"Buono", e la

valutazione finale è "Sufficiente"; lo stesso in Storia e Cultura Fascista, e in Scienze

fisiche e naturali; in Nozioni di Diritto sempre "Sufficiente"; in Educazione Fisica

sempre "Buono" e due volte " Lodevole"; in Lavori Manuali :"Buono"; in Condotta

:"Sufficiente" e un "insufficiente" nel secondo trimestre, mentre nel terzo trimestre ha

:"Buono" e un "Lodevole", con valutazione finale di: "Buono"; sempre "Buono" in

Igiene e cura della persona.

Santoro ha avuto come giudizio "Buono" in: Religione, Canto, Aritmetica, e in Lavori

Manuali, Condotta e Igiene e cura della persona.

ENNIO DI CONSIGLIO

ANNO SCOLASTICO 1937/1938:

Alla sezione "Registro delle qualifiche degli alunni", troviamo indicazioni sulle

valutazioni avute nel corso dell'anno. Leggiamo : Religione "Insuff." da ottobre fino ad

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aprile, da maggio a giugno "suff.".; Lingua italiana sempre "Insuff."; Aritmetica sempre

"Insuff."; invece in Disciplina troviamo due "Lodevole" e gli altri voti "Buono"; in

Igiene e cura della persona:"Buono" in tutti i mesi tranne che nei mesi di febbraio e

marzo in cui ebbe "Suff.". Nel " Registro degli Scrutini o degli esami ", prima sessione,

Ennio risulta tra gli alunni scrutinati ma troviamo la nota "Non promosso". I suoi voti

sono: Religione "Suff."; Lingua Italiana, Aritmatica e Nozioni varie di cultura fascista

"Insuff."; Disciplina e Igiene e cura della persona "Buono".

MARCO DI CONSIGLIO

ANNO SCOLASTICO 1936/1937

La sua frequenza è stata assidua: solo 9 assenze in tutto l'anno scolastico. Isuoi voti

sono: in Religione "sufficiente" il primo e il secondo trimestre,il terzo "buono"; lo

stesso troviamo in Canto; in Disegno semre "buono"; in Lettura espressiva e recitazione

sempre "sufficiente"; in Italiano migliora passando da "insufficiente"nel mese di ottobre

a sufficiente nei mesi successivi, e raggiunge una buona valutazione nei mesi

conclusivi.; in Aritmetica passa da sufficiente a buono nei mesi di maggio e di giugno;

in Geografia troviamo "insufficiente nel primo trimestre, "sufficiente " nel secondo,

"buono" nel terzo; in Storia e Cultura fascista troviamo "sufficiente" nel primo e nel

secondo trimestre e "buono" nell'ultimo; in Scienze fisiche e naturali passa da

"sufficiente" nei primi due trimestri, a "buono" nell'ultimo; in Educazione Fisica passa

da "sufficiente" a "buono"nel mese di aprile e a "lodevole" ad aprile , a maggio e a

giugno. Nei lavori manuali:"sufficiente" nel primo trimestre e nel secondo, e "buono"

nei mesi di aprile e di maggio e poi a giugno "lodevole"; in disciplina passa dal

"sufficiente del primo trimestre, al "buono negli altri due; in Igiene e cura della persona

troviamo "sufficiente"nel primo trimestre e "buono" nel secondo e sempre "lodevole"

nel terzo. Marco viene con promosso 5 "buono" e due "lodevole".

ANNO SCOLASTICO 1937/1938

Sul Registro delle qualifiche degli alunni leggiamo che è stato "approvato" , quindi

ammesso agli esami con voti che vanno dal "sufficiente" al "buono" al "lodevole", e che

sono stati superati con: "Lodevole" in Canto e in Igiene e cura della persona.

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APPENDICE 4

TESTIMONIANZA ORALE

INTERVISTA A ESTER DI TIVOLI, di Arianna e Valentina Bellante.

- Come vi chiamate voi due?

- Il mio nome è Ester Di Tivoli, quello di mia sorella è Fortunata Di Tivoli.

- Quanti anni avevate nel marzo del 1944?

- Noi non c'eravamo, io sono del '46, mia sorella del '55.

- Noi vorremmo dirvi che Marco, Franco, Santoro ed Ennio Di Consiglio hanno

frequentato la nostra scuola, la F.lli Bandiera, che all'epoca si chiamava “Enrico

Corradini”, fino al 1938 e che ci sono ancora le loro pagelle. Con le nostre insegnanti e

con Sandra Terracina stiamo lavorando al Progetto Memoria. Sandra Terracina ci ha

chiesto personalmente di farle l'intervista. Ci ha anche invitato al Pitigliani il 5 maggio

a parlare dell'archivio della scuola. I Di Consiglio hanno sempre abitato in questo

palazzo?

- Sempre.

- Puoi scrivere che l'ultimo, Ennio, quello che tu hai menzionato, era un grandissimo

amico di tuo nonno, erano tutti, sai come siete adesso un gruppo di ragazzi così, loro

erano: Giorgio, Ennio, e il marito di Lola, di cui mi sfugge il nome. Loro uscivano

sempre insieme, andavano sempre insieme.

- Come hanno fatto i Di Consiglio a scampare ai rastrellamenti?

- Allora, loro sono scappati da qui, e loro vivevano qui, di solito quando c'erano i

bombardamenti andavano in Chiesa, sotto c'era un rifugio, li aiutavano i preti, le

monache che c'erano allora.

- Alla chiesa di Sant'Ippolito?

- Sì, al Sant'Ippolito e... invece quella mattina, loro vollero andare giù a Madonna Dei

Monti. Stai registrando? E invece a Madonna Dei Monti ci fu un grande rastrellamento.

- Ah! Quindi non qui il rastrellamento.

- No, non qui, a Madonna Dei Monti, e rastrellarono tutta la famiglia, coi nonni, perciò

loro erano, mi sembra dodici persone della famiglia. Erano undici o dodici persone e

scappò solo Ennio, perché quando lo misero sopra al camion dei tedeschi, lui gli dette

uno schiaffo al tedesco. E saltò, però poi è morto, dopo due anni che ha dovuto

riconoscere i famigliari alle Fosse Ardeatine, perché dopo due anni furono scoperte. E

quando chiamarono chi era rimasto per andare a riconoscerli, lui riconobbe i fratelli da

come aveva messo i chiodi alle scarpe il padre... e riconobbe i fratelli e il padre, e lì poi

cominciò a stare male, e dopo due anni e mezzo è morto. Mio padre e questi ragazzi che

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hai menzionato adesso erano cugini buoni, come voi col figlio di Cristiano [zio di

Arianna e Valentina], per farti capire la parentela insomma, perchè mio nonno e la

mamma di questi ragazzi erano fratello e sorella. Ecco perché c'è la parentela.

- Dove giocavano i bambini?

- In cortile.

- Ma in cortile c'era una fontana prima? Una fontanella, qualcosa?

- Non me lo ricordo, quando sono venuta io avevo due anni, e il cortile era così. Le

fontane c'erano dove sono anche adesso, se tu vai di sotto giù, ci sono le fontane, le

hanno messe tutte da una parte, invece, quando ero ragazzetta, erano tutte fontane e

c'erano di sotto come degli scavi.

- Dove ora c'è la cantina?

- Dove ci sono le cantine, alla scala B, di sotto, ci sono le fontane, dove ci sono adesso i

rubinetti dell'acqua. Durante la guerra alle fontane ci andavano a lavare, c'erano degli

scavi, e ci si nascondevano. Quando è venuta la guerra ci si nascondeva pure chi

scappava, e tanti sono morti pure lì sotto nei bombardamenti... Ennio, l'ultimo, che si è

salvato, era un grandissimo amico di tuo nonno,e ,quando questo ragazzo rimase solo, il

tutore lo affidò al nonno mio. Questa casa, noi ci siamo, perché ci voleva qualcuno che

guardasse Ennio, e allora, mio nonno, siccome abitavamo insieme... siamo venuti qui ad

abitare, dopo che è morto.

- Voi siete mai state alle Fosse Ardeatine?

- Io ero ragazzina quando ci sono stata, ancora non c'era il monumento che c'è adesso,

era peggio, vedervi questa montagna, queste fosse... E guardate, ragazze, quel film che

vedete, quelle madri che si strappano, che urlano, e che strillano, non è un film artefatto,

è un film ripreso dal vivo, le prime pellicole che c'erano.

- Come si chiama il film?

- Non me lo ricordo come si chiama, quando fanno vedere le Fosse Ardeatine fanno

sempre questo, i parenti che a uno ad uno li facevano entrare per il riconoscimento,

capito? Le guerre comunque sono brutte dappertutto, in qualunque periodo. Vi ci hanno

portato a voi?

- Sì, a vedere le tombe.

- Adesso si, è tutto... Ma quando ci andai io non erano così, io, per esempio, non ce l'ho

mai fatta ad andare ai Campi di Concentramento. Le guerre sono sempre un male.

Bisognerebbe dialogare, parlare, perché se io sono ebreo e tu sei cattolico non è detto

che dobbiamo stare al mondo ad ammazzarci. Io faccio la mia vita, ho il mio credo e tu

hai il tuo, cioè ci vuole rispetto, penso sia una cosa naturale, almeno per me, la vedo

naturale, non so per voi...

- Sì.

- Perchè l'educazione è innanzi tutto, il rispetto innanzitutto, io, quando vedo tutti questi

stranieri che stanno scappando, vedo quello che ho studiato e che ho letto, di quello che

è successo a noi, che siamo dovuti scappare, dico noi come popolo ebraico, perché io

non c'ero, perché è la realtà dei fatti, alla fine, se vai a vedere, che colpa ci avevamo? La

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colpa di pregare un Dio che non è uguale al tuo, ma ognuno crede al proprio

- Ora per fortuna è finita.

- Speriamo, tesoro mio, speriamo.

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Archivio Scuola Elementare "Fratelli Bandiera", registri scolastici, anni scolastici 1931-32, 1932-33, 1933-34, 1934-35,1935-36, 1936-37, 1937-38, 1938-39; Archivio storico Comunità Ebraica di Roma: Schedario Anagrafe del Novecento (consultazione tramite la cortese mediazione della Dott.ssa Silvia Haia Antonucci); Vittoria Calvani, Storyboard. Parole e immagini della storia. Il Novecento, Milano, A.

Mondadori scuola editore, 2014, pp. 137-162;

Angelo Del Boca, Italiani, brava gente?, Vicenza, Neri Pozza, 2005;

Giorgio Fabre, L'Elenco. Censura fascista, editoria e autori ebrei, Fienze, ed. Silvio

Zavorani, 1998;

Francesco Germinario, Fascismo e antisemitismo, Progetto razziale e ideologia totalitaria, Bari, Editori Laterza, 2009, consultato in ed. ebook, cap. 6, Tra "razzismo biologico " e "razzismo spirituale"; Le Fosse Ardeatine, Geografia del Dolore, Regione Lazio, A.N.F.I.M., 2006; Eva Masini, Piazza Bologna. Alle origini di un quartiere "borghese", Milano, ed.

Franco Angeli, 2009;

Nicola Labanca, Oltremare. Storia dell'espansione coloniale italiana, Bologna, Il

Mulino, 2002;

Valentina Pisanty, La difesa della razza, Antologia 1938-1943, Firenze, Tascabili Bompiani, 2007; Alessandro Portelli, L'ordine è già stato eseguito, Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Milano, Universale Economica Feltrinelli, Milano; Giulia Spizzichino e Roberto Riccardi, La farfalla impazzita. Dalle Fosse Ardeatine al processo Priebke, Firenze, Giuntina, 2013; Roberto Saviano, Prefazione a Massimo Sestili (a cura di), L'Affaire Dreyfus. La verità

in cammino, Firenze, ed. Giuntina 2011;

Roberto Saviano, Quando scrivere diventa pericoloso, in “L'Espresso”, 12 dicembre

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2013;

Nando Tagliacozzo, Dalle leggi razziali alla Shoà 1938-45. Documenti della persecuzione degli ebrei italiani, per conoscere, per capire, per insegnare, Roma, Sinnos, 2007; Vittorio Zucconi, Stranieri come noi, Torino Einaudi Scuola, 2002;

Vittorio Zucconi, La guerra è vera, in “La Repubblica” del 1 novembre 2015.

Sono stati consultati inoltre, i seguenti siti internet: Istituto Piemontese per la Storia

della Resistenza e della Società Contemporanea "Giorgio Agosti" e Centro

Documentazione Comunità Ebraica Contemporanea: Per la voce ‘censura’ ci si è avvalsi

di V. Zaslvsky, in Enciclopedia delle scienze sociali, 1991, vol. I; arteinmemoria.it,

pietre Roma 2012; la Repubblica.it, Archivio 24 marzo 2004, Un giardino e una targa

per la famiglia che non esiste più.