Progetto Kisangani - "Centre Saint Laurent - Centre des enfants en rupture familiale"

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PROGETTO KISANGANI Kisangani è una delle principali città della Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), si trova nella parte centrale di questo Paese proprio a cavallo dell'Equatore. Le guerre che si susseguono nella regione a partire dal 1996 hanno provocato un forte afflusso di persone dalle zone rurali verso la città di Kisangani. Ad oggi la città conta più di un milione e mezzo di abitanti. La maggior parte della popolazione è senza un lavoro remunerato, nonostante sia una città capoluogo di Provincia e di Regione con molti uffici amministrativi. Lo Stato infatti paga i suoi impiegati con stipendi molto bassi. Dal 1998 un esercito di ribelli ha difatto diviso la Repubblica Democratica del Congo e occupato la zona orientale dove si trova la città di Kisangani. A tutto ciò si aggiunge anche la mancanza di strade per trasportare i prodotti agricoli dalle zone rurali alla città, obbligando la popolazione ad acquistare molti prodotti traportati per via aerea da Kampala (Uganda) o da Kigali (Rwanda). Questo fenomeno produce un aumento dei prezzi molto forte. C’è comunque lo sforzo di molta gente di coltivare un piccolo pezzo di terra per un minimo di autosostentamento. Le scuole funzionano poco e male. Gli alunni di ogni grado devono pagare gli insegnanti. Spesso, in una famiglia con diversi figli, solo qualcuno di loro può studiare, in quanto la famiglia non ha i mezzi per garantire l'accesso scolastico a tutti. I bisogni più importanti sono il cibo e le cure sanitarie. Lo Stato è praticamente assente e non interviene in nessuna situazione. Il presente progetto è stato elaborato da A.P.I.Bi.M.I. Onlus. È vietata la riproduzione parziale o totale e la divulgazione senza il consenso dell’organizzazione.

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PROGETTO KISANGANI

Kisangani è una delle principali città della Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), si

trova nella parte centrale di questo Paese proprio a cavallo dell'Equatore.

Le guerre che si susseguono nella regione a partire dal 1996 hanno provocato un forte

afflusso di persone dalle zone rurali verso la città di Kisangani.

Ad oggi la città conta più di un milione e mezzo di abitanti.

La maggior parte della popolazione è senza un lavoro remunerato, nonostante sia una città

capoluogo di Provincia e di Regione con molti uffici amministrativi.

Lo Stato infatti paga i suoi impiegati con stipendi molto bassi.

Dal 1998 un esercito di ribelli ha difatto diviso la Repubblica Democratica del Congo e

occupato la zona orientale dove si trova la città di Kisangani.

A tutto ciò si aggiunge anche la mancanza di strade per trasportare i prodotti agricoli dalle

zone rurali alla città, obbligando la popolazione ad acquistare molti prodotti traportati per

via aerea da Kampala (Uganda) o da Kigali (Rwanda). Questo fenomeno produce un

aumento dei prezzi molto forte. C’è comunque lo sforzo di molta gente di coltivare un

piccolo pezzo di terra per un minimo di autosostentamento.

Le scuole funzionano poco e male.

Gli alunni di ogni grado devono pagare gli insegnanti. Spesso, in una famiglia con diversi

figli, solo qualcuno di loro può studiare, in quanto la famiglia non ha i mezzi per garantire

l'accesso scolastico a tutti.

I bisogni più importanti sono il cibo e le cure sanitarie.

Lo Stato è praticamente assente e non interviene in nessuna situazione.

Il presente progetto è stato elaborato da A.P.I.Bi.M.I. Onlus. È vietata la riproduzione parziale o totale e ladivulgazione senza il consenso dell’organizzazione.

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Gli interventi più significativi sono opera di alcuni Organismi Internazionali, come Medici

Senza Frontiere e la Croce Rossa Internazionale.

Gli organismi che dipendono dall’ONU (UNICEF, PAM, FAO, OMS. OCHA, ecc.) pongono

delle condizioni troppo esigenti, e fanno parte di una macchina troppo pesante e lenta per

intervenire efficacemente in queste situazioni.

In questa città opera da 30 anni padre Giovanni Pross di Volano (TN), della

congregazione dei Dehoniani, da 25 anni responsabile del "Centre Saint Laurent – Centre

des enfants en rupture familiale", all'interno del quale sono situate la "Maison Saint

Laurent", per bambini abbandonati, e la "Maison Sainte Bakhita", per bambine

abbandonate. Da febbraio 2015 una terza struttura “Maison Saint Vincent” accoglie 15

bambini piccolissimi.

UN PO' DI STORIA DEL "CENTRE SAINT LAURENT – CENTRE DES

ENFANTS EN RUPTURE FAMILIALE"

Nata nel 1989 come comunità di accoglienza per prigionieri liberati in attesa di rientrare

nei loro villaggi, nel 1991 la "Maison Saint Laurent" rivolge le sue attenzioni ai ragazzi

detenuti nel carcere minorile.

I padri che la gestiscono, padre Gianni Lamieri e padre Giovanni Pross, visitano

regolarmente sia la prigione centrale di Kisangani, sia quella a 15 chilometri dalla città

sulla riva sinistra del fiume Congo, riservata a condannati all’ergastolo e alla pena capitale.

Nel gennaio 1991 la comunità accoglie 12 minori, affidati dalle autorità giudiziarie, sulla

base di un decreto legge del 1950.

Alfabetizzazione e lavoro manuale sono le colonne di questa esperienza. I ragazzi

frequentano la scuola al mattino e la sera preparano il pane. Alcuni imparano a fare le bare

in una piccola falegnameria. L’acquisto di un campo permette di fare delle attività agricole

due volte alla settimana. La proposta di queste mansioni mira a far comprendere ai ragazzi

Il presente progetto è stato elaborato da A.P.I.Bi.M.I. Onlus. È vietata la riproduzione parziale o totale e ladivulgazione senza il consenso dell’organizzazione.

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che si può vivere con un lavoro onesto. In effetti, sia il pane che le bare non richiedono

molto tempo di lavoro e le entrate sono immediate. Un po’ di sport e qualche campeggio

completano il programma formativo.

L’esperienza, contrassegnata da alti e bassi, termina bruscamente a causa di un saccheggio

di tutta la città operato dai militari e completato dalla popolazione nel settembre dello

stesso anno. I ragazzi si arricchiscono col bottino del saccheggio e se ne vanno.

Lo smacco di questa esperienza impone una riflessione sull'approccio adottato. L'aspetto

più evidente è che con giovani di 14-15-16 anni il dispendio di energie psicologiche ed

anche economiche, non vale il gioco. Questi ragazzi sono abituati a procurarsi molti soldi

con furti. Spesso sono già tossicodipendenti. Lavoro e studio sono troppo lontani dai loro

ideali.

Un nuovo approccio

Con un giovane che sta per finire la laurea in psicologia si cerca un nuovo approccio. La

scelta dei più piccoli che vagano per la strada è sostenuta dalla necessità di fare

prevenzione, di impedire che questi ragazzi vivano l’esperienza della prigione.

Dopo qualche mese di "riposo" e di presenza sul territorio nei punti di incontro dei ragazzi,

alcuni di questi decidono di entrare nel centro.

Sempre un po’ di scuola, sport, dei piccoli lavoretti, ma gli esiti sono completamente

differenti rispetto a quelli ottenuti lavorando con i ragazzi più grandi.

I risultati scolastici sono incoraggianti e a fine anno tutti i ragazzi sono iscritti in scuole

pubbliche cittadine. Rispondendo alla loro richiesta sono accolti anche la notte e così nasce

un internato.

Il numero aumenta, altri ragazzi che vogliono andare a scuola si presentano. Per ognuno

vengono fatte ricerche sulla situazione della famiglia e sulle ragioni della loro presenza in

strada. Lo scopo principale è quello di riunificarli con le famiglie e di reinserirli nella

società.

L'avvento della guerra civile destabilizza le attività. Il pane diventa un alimento per gente

eletta: la farina arriva per via aerea, le segherie che fornivano gratuitamento la legna per

alimentare il forno non ci sono più, e il potere d’acquisto è inesistente. La panetteria

chiude i battenti.

Per la falegnameria avviene quasi la stessa cosa. I morti aumentano, ma le autorità civili e

militari che richiedono le bare, non pagano e lasciano solo un'attestazione di credito che

non verrà mai onorata.

Nessuno può permettersi di ordinare mobili perché non potrà mai pagarli. I due falegnami

rimangono per seguire i ragazzi che vogliono imparare qualcosa e allora il lavoro è per

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tenere occupate le macchine e costruire qualcosa per la casa stessa: sedie, tavoli, letti, ecc.

Chi sono i bambini accolti

I bambini – soldato

Durante la prima guerra del Congo (1996-1997) e la seconda guerra del Congo (1998-

2002), scoppia il fenomeno dei bamibini – soldato. Il Comitato Internazionale della Croce

Rossa (CICR) ne "raccoglie" molti sul fronte formatosi tra le due parti belligeranti. Il CICR

chiede di firmare un protocollo d’accordo per accogliere questi ragazzi soldato strappati

alla guerra in attesa di farli rientrare nei loro villaggi. Dobbiamo creare un altro luogo di

accoglienza.

Fortunatamente un amico di fede musulmana mette a disposizione una sua struttura.

Siamo costretti a reclutare educatori di fortuna per fare fronte all'emergenza sia pure con

molte difficoltà.

Questa esperienza ha visto passare più di 150 ragazzi ai quali abbiamo dispensato corsi di

alfabetizzazione e dato la possibilità di fare un po’ di sport e un po’ di lavoro nei campi. Il

CICR continua ancora oggi ad affidarci "Bambini non Accompagnati" che trova in diversi

villaggi del paese, in attesa di contattare le loro famiglie e concretizzare la riunificazione.

I bambini accusati di essere stregoni

Il fenomeno dei ‘enfants sorciers’ (ragazzi accusati di essere stregoni), ha fatto crescere a

dismisura il numero dei ragazzi abbandonati dalle loro stesse famiglie e obbligati a

stabilire la loro dimora sulla strada. Il fenomeno ha diverse cause. Una molto rilevante è la

miseria, accresciuta con la guerra, per cui le famiglie si trovano con troppe bocche da

sfamare. Basta un comportamento un po’ bizzarro del ragazzo e questo è accusato di tutte

le disgrazie possibili, anche di "mangiare" (inteso nel senso di uccidere) delle persone a

distanza di chilometri.

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Una casa anche per le ragazze

Da diverse parti ci viene richiesto di aprire una casa anche per ragazze. Non ci sentiamo

pronti, ma con l’aiuto di Suor Giovanna, comboniana, accettiamo. Prendiamo in affitto una

vecchia officina meccanica e sistemiamo le prime ragazze. Sono in 15.

La "Maison Saint Laurent" diventa piccola, il luogo dove abitano le ragazze è veramente

pietoso. Nasce l’idea di costruire una nuova casa per i ragazzi, nel terreno che abbiamo

vicino al nostro seminario, liberando così la "Maison Saint Laurent" per le ragazze. Un

amico del settore umanitario della MONUC ci aiuta a contattare dei possibili donatori.

L’ambasciata tedesca di Kinshasa accetta di finanziare il progetto per il 70% del suo costo. I

benefattori e la Provincia (l’opera è un’opera sociale della Provincia scj del Congo)

assicurano la copertura del 30% rimanente.

Al momento di cominciare i lavori, la sezione della MONUC per la protezione dell’infanzia

e il distaccamento militare dell’ambasciata USA a Kinshasa si offrono di aiutarci nella

costruzione della casa delle ragazze. Mentre la MONUC mantiene la promessa per la parte

convenuta, gli Statunitensi si eclissano. Grazie all’intervento eccezionale di alcuni

benefattori italiani, i lavori hanno potuto incominciare e finire.

Per la prima casa, quella dei ragazzi, i lavori sono stati condotti da padre Wilson Hobold.

La casa delle ragazze invece è cresciuta sotto la guida di un Fratello (ottantenne)

premonstratense, anche lui con molti anni di esperienza nelle costruzioni in Congo.

IL "CENTRE SAINT LAURENT – CENTRE DES ENFANTS EN RUPTURE

FAMILIALE" OGGI: LA "MAISON SAINT LAURENT", LA "MAISON SAINTE

BAKHITA" E LA NUOVA "MAISON SAINT VINCENT"

Oggi i ragazzi della "Maison Saint Laurent" sono circa 90, e le ragazze della "Maison Sainte

Bakhita" sono 40. Di questo gruppo fanno parte anche i maschietti più piccoli che, data

l’età, non possono vivere con gli amici più grandi. La frequenza a scuola è d’obbligo, per

poter restare al centro. Non appena è possibile, dopo ricerche, incontri e negoziazioni,

quando la famiglia si convince ad accettarli di nuovo, i ragazzi rientrano nella loro famiglia

o presso dei parenti.

Chi non ha finito le scuole secondarie (di solito le professionali) è sostenuto per tutte le

spese scolastiche almeno per un anno. Per gli altri cerchiamo un'occupazione, cosa molto

complicata, anche se abbiamo avuto dei casi positivi di assunzione.

Buone prassi, buoni frutti

Il nostro orgoglio è l'essere riusciti a dare a centinaia di ragazzi la possibilità di imparare a

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leggere e a scrivere, fino ad arrivare a un diploma di scuola superiore, in alcuni casi.

Dei ragazzi hanno ripreso i rapporti con le loro famiglie.

Altri si sono sistemati individualmente.

Purtroppo alcuni, dal momento che hanno lasciato il centro, si sono lasciati coinvolgere di

nuovo dalla vita di strada e sono finiti in prigione.

Una casa per i più piccoli

Un'esperienza tutta particolare negli ultimi tre anni: ci sono stati affidati dei bambini. La

polizia ci ha portato una neonata di una settimana, col cordone ombelicale strappato e una

benda sulla bocca, abbandonata dietro una casa un po’ fuori dalla portata della gente.

Abbiamo accolto tre bambini, due gemelli di quattro anni con la loro sorellina di tre, figli di

una donna che non faceva che picchiarli. Un altro bambino di circa tre anni è da noi,

perché trovato abbandonato in un grande mercato della città, e sconosciuto da tutti. Inutili

gli appelli fatti alla radio. Nessuno si è presentato.

L’AIDS è un’altra piaga che fa aumentare il numero dei nostri ospiti. Una buona parte dei

bambini che sono da noi è costituita da figli di genitori morti di AIDS. Nelle nostre due

case abbiamo avuto decessi di bambini per questa stessa ragione, ed altri convivono con

essa. La casa per i piccoli è pronta e abitata da febbraio 2015 anche se manca ancora

qualche mobile che provvederemo ad acquistare appena possibile.

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Gli educatori

L’esperienza della "Maison Saint Laurent" e "Maison Sainte Bakhita" è possibile grazie al

lavoro di educatori il cui obiettivo è di garantire una convivenza civile tra questi ragazzi,

minori cresciuti senza regole perché sempre vissuti abbandonati a se stessi subendo ed

infliggendo soprusi di ogni tipo.

In totale gli educatori che si occupano dei ragazzi sono 10.

Tranne il direttore dell’opera, che è un sacerdote, tutto il personale è laico. Tutti, tranne il

direttore, sono assunti con regolare contratto e pagati secondo le norme salariali in vigore

nel Paese. Tra gli educatori, tre sono specificamente impegnati nel settore

dell’insegnamento. Altri tre sono presenti accanto ai ragazzi per ogni eventualità (uno di

loro è infermiere). Uno si occupa soprattutto dell’approvvigionamento del cibo e di altro

materiale necessario. Due seguono il lavoro agricolo. Uno è il punto di riferimento e gioca

il ruolo di responsabile a fianco o al posto del direttore, se questo è assente.

Occorre sottolineare che gli educatori sono disponibili per diverse mansioni e sanno

aiutarsi tra di loro in caso di necessità. Per la notte c’è un guardiano e in falegnameria

lavorano due operai, che completano il numero dei salariati.

Con il gruppo dei ragazzi più grandi abbiamo privilegiato l’attività agricola perché sul posto

ci sono le condizioni per garantirsi almeno un autosostentamento una volta usciti dal

centro. L’aver assunto un giovane agronomo come sostegno ai due educatori, ha facilitato il

compito e ha motivato i ragazzi. La scuola e l’alfabetizzazione restano comunque i pilastri

delle attività.

Negli ultimi anni abbiamo sviluppato un laboratorio per la costruzione artigianale di

chitarre elettriche con la collaborazione di padre Corrado, missionario comboniano nativo

del Bleggio. All’inizio del 2015, grazie alla Fondazione don Lorenzo Guetti e con il sostegno

della P.A.T., è stato costruito e attrezzato un laboratorio di falegnameria dove, oltre alle

chitarre, si costruiscono mobili di uso comune che possono essere venduti sul posto con un

ricavo immediato. Le chitarre invece sono difficili da vendere sul mercato locale.

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La partecipazione locale

La popolazione vive in una miseria indescrivibile e non può assolutamente offrire un aiuto

gratuito. Ciò nonostante ci sono ancora delle famiglie che accettano di accogliere i nostri

ragazzi durante il fine settimana. Purtroppo le aziende addette all’erogazione dell’acqua e

della corrente elettrica ci tassano come se fossimo un’impresa, anche se possediamo

l’attestato di "opera sociale senza scopo lucrativo" rilasciatoci dal Governatore della

Provincia.

La Chiesa locale ci sostiene perché vede la validità del servizio. I parroci della città ci

aiutano segnalandoci la presenza di ragazzi sulla strada e a scoprire il vero contesto da

dove questi provengono.

Nessun organismo locale partecipa direttamente alle attività del "Centre Saint Laurent –

Centre Des Enfants En Rupture Familiale", se non un gruppo di giovani fondato e seguito

da padre Zenon Sendeke. Quando questi organizzano una giornata di riflessione o

un’uscita ricreativa, i nostri giovani più grandi sono invitati e vi partecipano volentieri. Vi

sono poi dei giovani seminaristi della Congregazione dei Dehoniani, e due suore

Comboniane che ci aiutano soprattutto sul piano della sanità.

La valutazione della popolazione locale del nostro lavoro

Il fatto di aiutare dei ragazzi e dei giovani a inserirsi nella scuola e ad avere comunque una

possibilità di istruirsi, nella situazione catastrofica del Paese e della città in particolare, è

certamente un vantaggio per la città stessa. Molti apprezzano il lavoro svolto perché non

lasciamo sulle strade dei ragazzi votati al banditismo, al furto, all’avventura della ricerca di

diamanti e di altre materie preziose.

Il sostegno internazionale

Oltre A.P.I.Bi.M.I. Onlus ci sostengono il Comitato Internazionale della Croce Rossa

(CICR) e i Medici Senza Frontiere con medicine ed altro materiale.

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COSTI DEL PROGETTO

VOCE IMPORTO

Spese per assistenza sanitaria annuale per 130 tra ragazzi e ragazze € 5.300,00

Spese scolastiche annuali per 130 tra ragazzi e ragazze (tassa

d'iscrizione, divise, materiale didattico, stipendio insegnanti)

€ 10.300,00

Spese annuali per alimentazione, manutenzione delle strutture e

trasporto per 130 tra ragazzi e ragazze

€ 37.500,00

Salario annuale per operatori del "Centre Saint Laurent – Centre Des

Enfants En Rupture Familiale"

€ 41.000,00

Spese annuali per i ricongiungimenti dei ragazzi con le famiglie di

origine

€ 7.800,00

Totale € 101.900,00

A.P.I.Bi.M.I. Onlus contribuisce con 25.000,00 euro annui.

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