Progetto di un impianto elettrico per tlc - I NOSTRI...
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Prof. Duilio Tazzi Materia: Tecnologia degli Impianti Industriali
PROGETTO DI UN IMPIANTO ELETTRICO PER TLC Esercitazione Pratica
3
Le apparecchiature elettriche ed elettroniche sono collegate alla rete
elettrica e molto spesso trasportano segnali e dati attraverso linee di
comunicazione sensibili ai disturbi dovuti all’alimentazione di rete, tutte
queste reti possono essere percorsi da sovratensioni. Le protezioni contro la
fulminazione e di conseguenza contro le sovratensioni, tendono a dare una
maggiore continuità di servizio salvaguardando dai guasti le apparecchiature
elettriche. E’ d’obbligo anticipare che è inutile realizzare impianti con
dispositivi avanzati, se non risulta ben eseguito l’impianto di terra,
nell’esposizione, spenderemo due parole in più sull’impianto di terra,
descrivendo la mia personale esperienza.
L’IMPIANTO DI TERRA.
E’ cosa buona, quando possibile, ma non indispensabile, realizzare l’impianto
di terra lungo il perimetro della sito di telecomunicazione, normalmente
denominato “casotto”, realizzando uno o due nodi equipotenziali e
chiudendo il quadrato del circuito realizzando almeno due pozzetti. Ogni
struttura in metallo deve avere il suo collegamento a terra, come disegnato
in figura. L’impianto di terra per sua fisionomia è formato dai seguenti
componenti, definiti dalla norma CEI 64/8 e destinati a realizzare il circuito
di messa a terra, le cui parti fondamentali dell’impianto sono:
• PE: conduttore di protezione;
• M: massa;
• ME: massa estranea;
• EQP: collegamento equipotenziale principale;
• EQS: collegamento equipotenziale supplementare;
• COL/MT: collettore e/o Nodo equipotenziale
• CT: conduttore di terra;
• DA: dispersore.
Dispersori
I dispersori sono gli elementi posti a contatto con il terreno con lo scopo di
realizzare il collegamento elettrico con la terra, essi vengono infissi nel
terreno allo scopo di disperdere la corrente di un guasto a terra, i dispersori
più frequentemente impiegati sono:
• Il dispersore orizzontale, generalmente interrato fino ad una
profondità di circa 1 m, costituito di nastri, di tondini o di conduttori
4
cordati disposti in modo radiale, ad anello, a maglia o da una loro
combinazione.
• Il picchetto di terra, comunemente interrato od infisso per una
profondità superiore ad 1 m, costituito da un tubo, da una barra cilindrica
o da altri profilati metallici, ed è quello di uso più comune.
Le norme CEI indicano delle sezioni minime per i vari tipi di dispersori, che
alleghiamo in tabella.
Dispersore utilizzato nell'esempio
Conduttori di terra
Sono i conduttori che collegano i dispersori fra loro ed al collettore principale
di terra; le norme CEI richiedono che siano utilizzati conduttori di terra in
materiale metallico di sezione minima pari a:
• 16 mm2 se protetti contro la corrosione;
• 25 mm2 se realizzati in rame e non protetti contro la corrosione;
• 50 mm2 se realizzati in ferro e non protetti contro la corrosione.
Protetti meccanicamente Non Protetti
meccanicamente
Sezione conduttore
di fase
Sezione minima
conduttore di terra
Sezione minima
conduttore di terra
Protetto contro
la corrosione
Sf<16
Sf>16>35
Sf>35
Sr = S
Sr = 16
Sr = S/2
16 mm2
In rame
16mm2
In ferro zincato
Non Protetto
contro la
corrosione
25 mm2 se in rame
50mm2 se in ferro zincato
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Collettore di terra
Si tratta di una sbarra, una piastra,
raramente è un morsetto, a cui sono
collegati i conduttori di terra, di
protezione, equipotenziali e, nel caso dei
sistemi TN, il neutro o il PEN. La figura
mostra un esempio di collettore di terra. Si
noti che il collegamento tra l’anello
perimetrale, e il nodo equipotenziale è
effettuato mediante un cavo di terra,
proporzionale tra le due sezioni.
Conduttori di protezione
Sono i conduttori che collegano le masse al collettore principale di terra e
devono soddisfare, come tutti gli altri componenti dell’impianti elettrici
dell’impianto, i vari requisiti della norma CEI 64/8. La loro sezione deve
essere tale da resistere agli sforzi meccanici, alla corrosione, alle
sollecitazioni termiche prodotte dalle correnti di guasto a terra. La sezione
del conduttore di protezione Sp (in mm2) deve essere scelta con il criterio di
cui alla tabella, si consiglia comunque di mantenere la sezione del cavo di
terra uguale a quello di fase. Sf rappresenta la sezione del conduttore di fase
(in mm2).
Installazione della dorsale di terra lungo il perimetro.
Nodo Equipotenziale o Collettore di terra.
7
Conduttori equipotenziali
I conduttori equipotenziali sono destinati ad assicurare, mediante
collegamento elettrico, l’equipotenzialità tra le masse e/o le masse estranee.
Sono detti principali (EQP) quelli che collegano le masse estranee al
collettore di terra e supplementari (EQS) gli altri.
Il valore della resistenza di terra Rt, può essere considerato indipendente
dalla corrente iniettata e possiamo calcolarlo, anche se in forma
approssimata, in base alle caratteristiche del picchetto e alla natura del
terreno, con l’espressione:
𝑅𝑡 =𝜌
𝐿
Le Norme raccomandano, per gli impianti di I, II e III categoria, le dimensioni
minime che sono riportate nelle tabelle CEI 11-8 e 64-8, ma per gli impianti
di II e di III non sempre le misure delle norme CEI sono sufficienti in questo
caso si verifica la resistenza di ogni elemento utilizzato come dispersore
applicando la classica formula:
𝑆𝑡 =√𝐼2𝑡
𝐾𝑡
dove:
I e la quota parte (in ampere) della corrente di terra che percorre l’elemento
del dispersore;
t è il tempo di eliminazione del guasto in secondi;
Kt è un coefficiente che vale 229 (A/mm2s2) se il materiale è il rame oppure
78 (A/mm2s2) se il materiale è l’acciaio con sovrariscaldamento di tipo
adiabatico con temperatura iniziale di 30 °C e finale non superiore a 400°C.
Si ricorda che la resistenza minima di terra deve essere pari a :
𝑅𝑡 =𝑈
𝐼=
Nel nostro caso abbiamo U=220 V mentre I rappresenta la massima corrente
differenziale (nel nostro caso) che è pari a =0.03A:
𝑅𝑡 =220
0.3= 733,33 Ω
8
IL NOSTRO IMPIANTO.
Seguendo lo schema di figura 4 diamo un occhiata alle apparecchiature
presenti nell’impianto, le cui specifiche sono:
Tensione d’esercizio = 220 Volt = U
Potenza installata = 3 KW = P
Tipologia di fornitura = Monofase sistema TT
Cos φ =0.8
Lunghezza della linea montante 30 metri
DIMENSIONAMENTO DELL’IMPIANTO.
Per dimensionare l’impianto che vedasi in figura ci atterremo alle norme CEI,
in modo da poter certificare sia l’impianto che il quadro, seguendo la
successiva procedura ed effettuando alcuni semplici calcoli.
La norma CEI stabilisce per le linee di adduzione ed i loro componenti,
interruttori e cavi, devono essere dimensionati per il sovraccarico e per il
cortocircuito rispettando e verificando le seguenti espressioni:
Ib<In<Iz
If<1.45 ∙Iz
I2t<k2s2
Andiamo a descrivere i vari membri definite nella norma CEI 64.8.
9
Ib= corrente massima del circuito
In= corrente nominale del dispositivo di protezione (magnetotermico).
Iz= Portata massima del cavo.
If= corrente di sicuro intervento.
I2t= integrale di Joule o energia specifica passante.
k= costante del materiale utilizzato Rame 134
s = sezione del cavo utilizzato.
Dopo aver effettuato la somma delle apparecchiature installate, Ptot, la
maggioriamo del 30%, ora dunque per prima cosa calcoliamo la corrente
massima Ib ovvero la massima corrente erogabile dal “contatore”, il suo
calcolo avviene mediante la seguente espressione:
𝐼𝑏 =𝑃
𝑈 ∙ 𝑐𝑜𝑠𝜑=
Nel nostro caso abbiamo:
𝐼𝑏 =3000
220 ∙ 0.8=
3000
176= 17,4𝐴
Calcolata la Ib tentiamo un calcolo preliminare della sezione s (nel prosieguo
la sezione è indicata con s e non con S maiuscola per non confondere con il
termine della potenza apparente) del cavo “montante” utilizzando la seguente
espressione, che prevede alla massima corrente di lavoro una caduta di
tensione di circa l’1% (circa 2 Volt) di U:
𝑠 = 𝜌 ∙ 𝑙 ∙ 𝐼𝑏 =
10
Dove:
ρ= resistività del rame 0.018
l= 30m
Ib=18A
Abbiamo: 𝒔 = 0.018 ∙ 30 ∙ 18 = 9,72 𝑚𝑚2 Possiamo anche procedere nel seguente modo, si calcola Izmin con:
𝐼𝑧𝑚𝑖𝑛 =𝐼𝑏
𝐾=
Nel nostro caso abbiamo:
𝐼𝑧𝑚𝑖𝑛 =18
0.6= 30𝐴
11
La scelta cade sul cavo standard da 10 mm2 che dalle tabelle ha una portata
di 50A massimi.
Le Tabelle I e II presenti nella Norma CEI 64-8, Parte 5, specificano le portate
dei cavi con conduttori di rame per i tipi più comuni di posa, inoltre vengono
indicate altre metodologie di posa assimilabili, per le quali le portate indicate
possono ritenersi ancora applicabili. I valori di portata non considerano però
l’eventuale azione del sole (per esempio per i cavi sospesi a fune portante o
per installazioni esterne non protette da opportuni schermi). La portata
Iz(A) di un cavo, in una determinata condizione di installazione, si ricava con
la seguente formula:
Iz=Izo∙k1∙k2
Izo - portata in aria a 30 °C relativa al metodo di installazione previsto, dalle
tabelle CEI 64.8.
k1 - fattore di correzione per temperature ambiente diverse da 30 °C
(Tabella III);
k2 - fattore di correzione per più circuiti installati in fascio o strato (Tabella
IV,V o VI)-
Inoltre definiamo per completezza le definizioni di strato e di fascio.
Strato: Insieme di più circuiti realizzati con cavi installati affiancati,
distanziati o no, disposti in orizzontale o in verticale. I cavi su strato sono
installati su muro, passerella, soffitto, pavimento o su scala porta-cavi.
Fascio: Insieme di più circuiti realizzati con cavi non distanziati e non
installati in strato.
Inserendo questi coefficienti che tengono conto come abbiamo appena
accennato, delle posa dei cavi, dei circuiti caricati, dell’aumento di
temperatura, (ricordiamo che Iz=Izo∙K1∙K2) e la cosa si farebbe piuttosto
complessa, per questo dal dato tabellare inseriamo un coefficiente Kx
(generale) variabile da 0.5 a 0.7 secondo la gravità del servizio, poniamo nel
nostro caso Kx=0.6, per cui la portata massima è pari a:
𝐼𝑧 = 𝐼𝑧𝑜 ∙ 𝐾𝑥 = 𝐼𝑧𝑜 ∙ 0,6 = 50 ∙ 0,7 = 35𝐴
Si ricorda per completezza che l’eventuale diametro del tubo, meglio, del
corrugato, utilizzato come protezione, deve avere un diametro maggiore del
30%, rispetto al fascio di cavi utilizzato.
A questo punto dobbiamo scegliere la corrente nominale dell’interruttore
magnetotermico secondo le portate (in Ampere) normalizzate, presenti in
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commercio, funzione a loro volta del tipo di curva caratteristica magneto-
termica.
Le modalità di intervento magnetico sono tre, come vedasi in tabella e sono
caratterizzate in base ai multipli della corrente di intervento (riferiti alla
corrente nominale In) in caso di sovraccarico:
Tipo di Curva Valori della Corrente di intervento
B 3In --- 5In C 5In --- 10In D 10In --- 20In
Mentre le correnti in Ampere nominali normalizzate sono:
La scelta cade
obbligatoriamente su un interruttore con In = 20A, curva C.
A questo punto la prima fase è rispettata, infatti:
Ib<In<Iz ovvero 18<20<35
Possiamo fare un passo in più, ovvero calcolare la corrente di sicuro
intervento pari a:
𝐼𝑓 < 1.45 ∙ 𝐼𝑧 = 1.45 ∙ 35 = 50,75𝐴
6 10 16 20 25 32 40 50 63
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Ora passiamo alla verifica del cortocircuito utilizzando la terza espressione:
I2t<k2s2
Il calcolo della protezione di sovraccarico è più impegnativa di quella in
cortocircuito, pertanto se è verificata la prima è verificata anche la seconda.
Per calcolare la corrente di cortocircuito non basterebbero venti pagine, il
calcolo infatti è alquanto complesso e non rientra nel seguente trafiletto,
pertanto introdurremo delle piccole semplificazioni.
Posto Ib la corrente massima di corto circuito e utilizzando un interruttore
con curva C, la massima corrente in caso di cortocircuito vale 10∙In (vedasi
tabella) ovvero 10∙20A=200A.
Natura dell'isolante Conduttore in
rame Conduttore in
alluminio
PVC (polivinilcloruro):
115 74
Gomma naturale:
135 87
Gommabutilica:
135 87
Gomma etilenpropilenica:
143 87
Polietilene reticolato:
143 87
Tabella per la determinazione di K
Essendo:
t; il tempo di intervento massimo che stabiliamo a 1 secondo ma l’intervento
avviene in un tempo molto minore ma a noi permette di aumentare il livello
di sicurezza e semplificare i calcoli.
k; la costante del materiale conduttore (rame 134).
s; la sezione del cavo 10 mm2.
2002∙1<1342∙102 = 40.000<1.795.600
Che possiamo confermare più che verificata.
Ora dobbiamo caratterizzare le protezioni e verificare il più possibile la
selettività verticale dell’impianto e delle protezioni utilizzate, utilizzando la
seguente tabella:
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Dispositivo Posizione In
(A) Idn (A)
Icc (kA)
Classe Poli
protetti Curva
U (V)
Interruttore magnetotermico differenziale
1 20 0.5 6 B 2 C 220
Interruttore magnetotermico
2 25 6 2 C 220
Interruttore magnetotermico differenziale
3 6 0.03 4.5 B 2 C 220
Interruttore magnetotermico differenziale
4 6 0.3 4.5 B 2 C 220
Interruttore magnetotermico differenziale
5 6 0.3 4.5 B 2 C 220
In generale per la verifica della selettività verticale, possiamo utilizzare la
seguente disuguaglianza:
Id1∙0.5<(Id2+Id3+……) Se analizziamo attentamente lo schema, possiamo notare che tutti i
differenziali sono con caratteristica B, che possono essere installati in
qualsiasi tipologia di impianto con presenza di correnti alternate, pulsanti,
continue, ed impulsive, e con diverse sensibilità come è possibile vedere in
tabella. Nel sottoquadro del contatore abbiamo un interruttore
magnetotermico differenziale da 20A, Icc pari a 6 KA, Idn pari a 0.5A, che
assicura la selettività verticale rispetto agli interruttori più bassi
Protezione dalle sovratensioni. Gli SPD.
In serie ad esso ma in parallelo alla linea, abbiamo la presenza di uno
scaricatore SPD combinato del tipo 1+2 Classe I&II. Qui si è voluto aumentare
la protezione ponendo un SPD in grado di rispondere a due possibilità sia la
fulminazione diretta (abbastanza remota) che la fulminazione per
propagazione su rete elettrica (con probabilità elevata).
Nel quadro posto all’interno, possiamo constatare la presenza di un
interruttore magnetotermico con funzioni di sezionatore del circuito, alla sua
uscita ed in parallelo ai carichi, è installato uno scaricatore tipo 1 Classe I, in
serie al primo magnetotermico sono installati tre interruttori
magnetotermici differenziali con In da 6A, all’uscita abbiamo tre scaricatori
tipo 2 Classe II. Si consiglia comunque di utilizzare nell’armadio contenente
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le apparecchiature elettroniche, l’installazione ove possibile di scaricatori
Classe III.
Una sovratensione (overvoltage) è una differenza di potenziale transitoria
che si stabilisce fra un conduttore di fase e quello di terra o fra i conduttori
di fase e che presenta un valore di tensione superiore a quello di tenuta delle
apparecchiature. La Norma CEI EN 50160:2011-05 definisce la
sovratensione dovuta a fulminazione come sovratensione transitoria ovvero
una sovratensione oscillatoria o non oscillatoria di breve durata di solito
molto smorzata e con durata di pochi millisecondi o inferiore.
Gli SPD, o limitatori di sovratensione, costituiscono la principale misura di
protezione contro le sovratensioni. La loro installazione può essere
necessaria per ridurre i rischi di perdita di vite umane, di servizi pubblici,
dovuti alla fulminazione della struttura che ospita l’impianto elettrico.
Le condizioni per eseguire la corretta valutazione del rischio e le istruzioni
per la realizzazione degli impianti di protezione contro i fulmini sono
descritte dalla serie di Norme CEI EN 62305:2013-02.
A seconda del tipo di protezione che devono offrire, gli SPD vengono
raggruppati per Classi; la classe di appartenenza identifica la prova a cui
l’SPD è stato sottoposto in termini di corrente di scarica.
Classe (di prova) I: a questa classe appartengono gli SPD che vengono
provati dal costruttore con un generatore di forma d’onda 10/350 μs.
Questa forma d’onda è quella che viene usata per simulare il primo
colpo di fulmine e definisce le prestazioni dell’SPD in termini di
corrente impulsiva: Iimp. Gli SPD di Classe I, inoltre, vengono provati in
termini di corrente nominale In con una forma d’onda 8/20 μs tipica
delle sovratensioni indotte. Gli SPD di Classe I sono obbligatori in
edifici dotati di parafulmine. Vengono installati nel quadro principale
nel punto di allacciamento con la rete elettrica.
Classe II: gli SPD appartenenti a questa classe vengono provati con un
generatore di forma d’onda 8/20 μs (tipica delle sovratensioni indotte)
per definire le prestazioni in termini di corrente nominale e corrente
massima, rispettivamente In e Imax. Vengono installati nei quadri di
distribuzione.
Classe III: appartengono a questa classe i dispositivi che svolgono un
ruolo di rifinitura, il grosso dell’energia è stato rimosso dagli SPD
installati a monte. Gli SPD di Tipo 3 sono i più veloci, ed eliminano le
sovratensioni residue.
16
I collegamenti tra SPD e terra devono essere i più corti possibile, non
superare di norma i 50 cm, con la sezione indicate dalla norma CEI, riportata
in tabella.
La certificazione del quadro.
I quadri di distribuzione per uso domestico e similari sono trattati dalla
nuova norma CEI EN 61439 ma nel nostro caso essendo la corrente del
quadro inferiore a 32A ricade ancora nella vecchia norma CEI 23-51 ed è
necessario che rispondano ai seguenti requisiti:
a) involucro conforme alla Norma CEI 23-49, dichiarato tale dal costruttore
mediante dichiarazione diretta o mediante cataloghi; su tale involucro deve
essere indicata la potenza massima dissipabile, detta Pinv;
b) corrente nominale in entrata non superiore a 125 A; se il quadro fosse
privo di dispositivi in entrata, la limitazione di 125 A si applicherebbe alla
corrente nominale in uscita.
c) installazione possibile solo in punti in cui la corrente presunta di corto
circuito nominale (Icc) non superi i 10 kA almeno che tali quadri non siano
dotati di dispositivi limitatori di corrente aventi corrente limitata non
superiore a 15 kA in corrispondenza del loro potere di interruzione
nominale. Inoltre essi vengno suddivisi in due grandi categorie. A e B, nel
nostro caso ricade nella categoria la A che ci dice:
17
A - Quadri con corrente nominale monofase fino a 32 A. L 'unica prescrizione
per questi quadri è la presenza di una targa, posta anche dietro la portella,
che riporti in maniera indelebile i seguenti dati:
nome o marchio del costruttore;
tipo o altro mezzo di identificazione del quadro;
corrente nominale del quadro;
natura della corrente e frequenza;
tensione nominale di funzionamento
grado di protezione.
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Documento:
Dati di progettoONDATV - MONTESELVA
Data:
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Coordinatore:
N° di disegno:
Tensione di esercizio [V]: 400 (400) / 230 (230)
C.d.t. massima totale ammessa nell'impianto: 4,0 %
Sistema di Distribuzione: TT
Potenza totale impianto: 3,000 kW
Corrente nominale impianto: 20,00 A
Fasi dell'impianto: L1 N
Corrente totale impianto: 14,49 A
Icc massima ai morsetti d'entrata: 0,000 kA
Alimentazione - Sezione di Fase: 10,0 mm²
Alimentazione - Sezione di Neutro: 10,0 mm²
Alimentazione - Sezione di PE: 10,0 mm²
Alimentazione - Corrente fase L1: 0,00 A
Alimentazione - Corrente fase L2: 0,00 A
Alimentazione - Corrente fase L3: 0,00 A
Alimentazione - Corrente neutro N: 0,00 A
6,50 kACorrente di c.to c.to presunta trifase nel punto di consegna:
Corrente di c.to c.to presunta fase-neutro nel punto di consegna: 2,60 kA
Contributo motori alla corrente di c.to c.to: No
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Documento:
Dati quadroONDATV - MONTESELVA
Data:
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1Quadro n°:
Metodo di calcolo del Potere di Interruzione: Icn / Icu
Potere di Interruzione degli apparecchi modulari secondo la norma: CEI EN 60898
Metodo di selezione della taratura: In > Ib
Protezione di Back-Up: No
Collegamento in morsettiera: Si
Cablaggio interno al Quadro: Si
Livello massimo per il quadro: 5
Sezione minima abilitata: 1,5 mm²
Taratura minima abilitata: 1,00 A
Descrizione:
Potenza quadro: 3,000 kW
Note:
Corrente nominale quadro: 20,00 A
Fasi in ingresso: L1 N
Icc massima ai morsetti d'entrata: 0,000 kA
10,0 mm²Alimentazione - Sezione di Fase:
10,0 mm²Alimentazione - Sezione di Neutro:10,0 mm²Alimentazione - Sezione di PE:
0,00 AAlimentazione - Corrente fase L1:
0,00 AAlimentazione - Corrente fase L2:
0,00 AAlimentazione - Corrente fase L3:
0,00 AAlimentazione - Corrente neutro N:
Corrente totale quadro: 14,49 A
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