Progetto culturale CEI Gesù e le donne · do di ribadire che «spesso la fresca e genuina parola...

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24 n. 6 - 17 febbraio 2012 ATTUALITÀ un esempio. Credenti e non credenti continuano a interrogarsi su Gesù e la distanza storica che conti- nuamente si allarga tra il tempo di Gesù e il nostro non sembra offuscare la sua rilevanza. Come ha sottolineato il Cardinale Scola «se vuol essere esauriente, qualsia- si riflessione o dialogo su Gesù di Nazaret non può evitare la sconvolgente “pretesa” dell’annuncio della Sua risurrezione». Il Vescovo anglicano Wright, dal canto suo, è intervenu- to sul significato della Re- surrezione: il suo annun- cio ha rappresentato un evento sconvolgente anche da un punto di vista stori- Quello della storicità di Gesù è stato naturalmente uno dei temi ricorrenti del Convegno internazionale «Gesù, nostro contempo- raneo». Come papa Bene- detto XVI ha indicato nel suo messaggio di apertu- ra, infatti, nel riflettere sul- la contemporaneità di Gesù «siamo stimolati a suscitare in noi stessi e do- vunque una comprensione sempre più profonda e compiuta della figura rea- le di Gesù Cristo, quale può scaturire solo dall’er- meneutica della fede posta in fecondo rapporto con la ragione storica». Molti interventi al Con- vegno sono tornati su que- sto tema partendo da diver- si punti di vista. Come ha rimarcato il Cardinal Ruini nelle conclusioni, «su Ge- sù ormai da 250 anni, vie- ne condotta una gigantesca ricerca storico-critica, la più grande mai condotta su uno specifico evento stori- co, e si è sviluppato un di- battito storico, filosofico e teologico assai acceso e che non accenna ad avere termine». Gesù, insomma, ha la- sciato un segno nella sto- ria che è presente ancora oggi e anche la gran mole di ricerche sul Gesù stori- co ne costituisce senz’altro co. La vicenda di Gesù in quanto giudeo vissuto due- mila anni fa in Palestina, in tutta la concretezza del- la sua vicenda umana e ter- rena, si lega al tema della cultura di oggi e dell’in- culturazione del Vangelo, quindi ha a che fare anche con la “contemporaneità” di Gesù. In questo senso è una questione che riguar- da da vicino l’idea stessa del “Progetto Culturale”. La ricerca sul Gesù sto- rico è stata una grande ri- sorsa per la comprensione autentica delle scritture: an- cora Wright ha avuto mo- do di ribadire che «spesso la fresca e genuina parola di Dio emerge dopo aver svolto un duro lavoro per comprendere cosa signifi- cavano quella frase o quel passaggio per un pubblico del I secolo». Dio, attra- verso la concretezza del- l’Incarnazione, si rivela nei dettagli storici e non lo si può comprendere astraen- dosi da questi ultimi. Rimane il problema del rapporto con il mistero, con la dimensione del tra- scendente. L’indagine sto- rica, come scienza, non può assumere la fede nel Risorto come presupposto, però è vero anche il con- trario, cioé che l’investiga- zione storica delle Scrittu- re non può essere usata come un modo per esclu- dere il trascendente. Un dialogo corretto tra fede e storia, o, per dirla come il papa, “l’ermeneutica del- la fede posta in fecondo rapporto con la ragione storica” può essere un ter- reno molto fecondo per u- no scambio aperto e profi- cuo tra credenti, non cre- denti e fedeli di altre reli- gioni. Per tutti, infatti, il fine della storia è un mi- stero. Un’indagine storica aperta al mistero, disponi- bile a un dialogo basato sul rispetto tra diverse creden- ze e tra diversi presuppo- sti, può dare vita a un’in- teressante ricerca comune, capace di essere plurale e condivisa al tempo stesso. Il prof. Henning Ottmann, docente di Filosofia poli- tica presso l’Università di Monaco, nella sua relazio- ne su “L’escatologia nel mondo secolarizzato”, ha affermato che «la dottrina cristiana non afferma di co- noscere una fine della sto- ria». Essa appartiene al mi- stero della salvezza. Per il cristiano il mondo è prov- visiorio, relativo. Rinun- ciare a ideologie sul fine della storia, pensare che questo non è a nostra di- sposizione, non si trova in nostro potere e aprirsi così al mistero del fine per met- tersi alla ricerca della ve- rità senza pensare di aver- la già trovata: questo può essere un buon punto di partenza per indirizzarsi al- la ricerca storica senza pen- sare che sia l’uomo il pa- drone della storia stessa. Su questo terreno di dia- logo, le ricerche sul Gesù storico possono continuare a essere un nutrimento in- dispensabile per la com- prensione delle Scritture per i credenti, ma anche una base di confronto assai ric- ca e stimolante con chi, pro- veniendo da altre credenze e convinzioni, si vuole con- frontare con la vicenda con- creta e umana di Gesù. Giacomo Balduzzi L’evento di un convegno internazionale promosso dal Progetto Culturale del- la Cei sul tema “Gesù no- stro contemporaneo” ha un suo precedente nelle gior- nate del 10-12 dicem- bre 2009, quando si svol- se il primo grande raduno “Dio oggi. Con lui o sen- za di lui cambia tutto”. Il Convegno allora si era a- perto con una lettera di pa- pa Benedetto XVI al Car- dinal Bagnasco nella qua- le il Santo Padre si augu- rava che le giornate potes- sero “contribuire a dirada- re quella penombra che rende precaria e timorosa per l’uomo del nostro tem- po l’apertura verso Dio, sebbene egli non cessi mai di bussare alla nostra por- ta”. Nei giorni scorsi è sta- ta la volta di “Gesù nostro contemporaneo”, un nuo- vo Convegno, quindi, per continuare un percorso che il Progetto Culturale vuo- le portare avanti per affer- mare le importanti verità della fede, attraverso mo- menti in cui la riflessione teologica si apre al dialo- go con l’arte, con la cultu- ra di oggi e con le altre re- ligioni in occasioni di gran- de partecipazione: più di Progetto culturale CEI Gesù nostro contemporaneo mille gli iscritti all’appun- tamento di quest’anno pro- venienti dalle diocesi di tutta Italia. La scenografia è sugge- stiva: i grandi pannelli sul palcoscenico dell’Audito- rium di via della Concilia- zione riproducono con li- nee luminose da un lato lo skyline di una moderna città e dall’altro “L’incre- dulità di San Tommaso” del Caravaggio, quasi a e- vocare visivamente lo sfondo su cui la Chiesa ita- liana oggi si proietta. Con le sue oltre 12 ses- sioni, molte delle quali in contemporanea, oltre alle diverse mostre ed eventi collaterali, il Convegno è stato un evento piuttosto vario e composito. In questi tre articoli alcu- ni partecipanti al Conve- gno della Diocesi di Ales- sandria si soffermano su alcuni dei temi affrontati durante i lavori, tutti legati alla presenza di Gesù nel- la storia: Gesù e il nostro tempo, con riferimento al problema della questione femminile, Gesù e il suo tempo, la tematica del Ge- sù storico, infine Gesù co- me origine e compimento del tempo. Nella mattinata di vener- dì 10 febbraio, Liliana Ca- vani, fedele al suo mestie- re di regista, ha lasciato parlare i volti e le storie di altri personaggi, proiettan- do un cortometraggio ine- dito sul tema “Gesù e le donne”, che è stato al cen- tro della tavola rotonda di una delle sessioni in con- temporanea, tra le più se- guite del convegno Il fil- mato, sorprendente nella sua voluta semplicità, è nato da un colloquio della Cavani con le Clarisse di Urbino. Le religiose, convinte che Gesù non facesse differen- ze con le persone che in- contrava, al quesito “Ave- te mai pensato che la Chie- sa sia un po’ misogina?” replicano “Il clero non rie- sce ad avere una visione contemporanea sulla don- na. Da noi in genere i frati vengono solo per dire la messa e se ne vanno”. Una di loro, ricordando che san- ta Chiara veniva sempre consultata da Francesco, sottolinea la possibilità di un rapporto vero solo nella completa reciprocità. Su questo aspetto anche Paola Ricci Sindoni, mo- deratrice dell’incontro e docente di filosofia mora- le all’Università di Messi- na, ha sottolineato che il rapporto di Gesù con le donne è costruito sulla ba- se di una reciproca accetta- zione. Citando gli episodi dell’incontro con la Mad- dalena al pozzo e con Ma- ria di Magdala dopo la Ri- surrezione, Ricci Sindoni ha spiegato che “Gesù si espone senza titubanza” al rapporto con le donne, guardando al mondo fem- minile secondo l’ottica della relazione personale. Il messaggio di Gesù, in- fatti, si rivolge a tutti e va oltre ogni differenza, an- che di genere. Nel commentare il corto- metraggio Emma Fattori- ni, docente di storia con- temporanea presso l’Uni- versità “La Sapienza” di Roma, ha invitato ad im- parare dalle Clarisse pro- tagoniste del video. Nelle loro parole, infatti, non si scorgeva traccia di lamen- to o rivendicazione per l’indifferenza che spesso ricevono, ma esclusiva- mente amarezza e stupore. Si rammaricano di non es- sere riconosciute in quan- to donne, “come se non ci fosse niente da imparare dalle donne”. La storica ha espresso la convinzione che la Chiesa debba recu- perare “l’alleanza con il femminile”, perché le don- ne “possono essere il cen- tro propulsore di una nuo- va antropologia”, grazie alla loro peculiare capaci- tà di essere “ponte con i non credenti”. Infine il teologo Ermene- gildo Manicardi, rettore del collegio Capranica a Ro- ma, ha proposto una minu- ziosa ricognizione della presenza femminile all’in- terno dei Vangeli: “la don- na non è mai una catego- ria a sé stante” e dunque lo sguardo di Gesù sull’a- dultera rivela qualcosa di ogni uomo, annunciando l’orizzonte di un perdono universale. Bisogna quindi auspicare che, come ha detto la Fat- torini, la Chiesa, interpre- tando il messaggio di Gesù nella contemporaneità, si esprima sulla condizione femminile con un coraggio e una creatività simili a quelli dimostrati nei seco- li XIX e XX quando si ma- nifestava al mondo la gran- de sfida della questione sociale. Nel mondo occi- dentale e nella Chiesa, al- l’interno dell’ottica relati- va alla dignità propria del- l’uomo e della donna, si dovrà avere il coraggio di parlare di quest’ultima non solo per il problema della mercificazione o per i va- lori non negoziabili. D’al- tro canto in molte parti del mondo convertirsi al cri- stianesimo significa crede- re in un Dio che parla a tutti senza differenze e in un Gesù che guarda alle don- ne con tutta la loro dignità: come ricorda la Gaudium et spes (cap. 22) “Cristo svela pienamente l’umani- tà a se stessa e gli ma- nifesta la sua altissima vo- cazione”. Agnese Bellieni Terreno di dialogo Il Gesù storico: la ricerca continua Partendo da diversi punti di vista Credere in un Dio che parla a tutti Gesù e le donne Attraverso i volti dei personaggi di Liliana Cavani (Siciliani-Gennari/Sir) (Siciliani-Gennari/Sir)

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24 n. 6 - 17 febbraio 2012 ATTUALITÀ

un esempio. Credenti enon credenti continuano ainterrogarsi su Gesù e ladistanza storica che conti-nuamente si allarga tra iltempo di Gesù e il nostronon sembra offuscare lasua rilevanza.

Come ha sottolineato ilCardinale Scola «se vuolessere esauriente, qualsia-si riflessione o dialogo suGesù di Nazaret non puòevitare la sconvolgente“pretesa” dell’annunciodella Sua risurrezione». IlVescovo anglicano Wright,dal canto suo, è intervenu-to sul significato della Re-surrezione: il suo annun-cio ha rappresentato unevento sconvolgente ancheda un punto di vista stori-

Quello della storicità diGesù è stato naturalmenteuno dei temi ricorrenti delConvegno internazionale«Gesù, nostro contempo-raneo». Come papa Bene-detto XVI ha indicato nelsuo messaggio di apertu-ra, infatti, nel riflettere sul-la contemporaneità diGesù «siamo stimolati asuscitare in noi stessi e do-vunque una comprensionesempre più profonda ecompiuta della figura rea-le di Gesù Cristo, qualepuò scaturire solo dall’er-meneutica della fede postain fecondo rapporto con laragione storica».

Molti interventi al Con-vegno sono tornati su que-sto tema partendo da diver-si punti di vista. Come harimarcato il Cardinal Ruininelle conclusioni, «su Ge-sù ormai da 250 anni, vie-ne condotta una gigantescaricerca storico-critica, lapiù grande mai condotta suuno specifico evento stori-co, e si è sviluppato un di-battito storico, filosoficoe teologico assai acceso eche non accenna ad averetermine».

Gesù, insomma, ha la-sciato un segno nella sto-ria che è presente ancoraoggi e anche la gran moledi ricerche sul Gesù stori-co ne costituisce senz’altro

co. La vicenda di Gesù inquanto giudeo vissuto due-mila anni fa in Palestina,in tutta la concretezza del-la sua vicenda umana e ter-rena, si lega al tema dellacultura di oggi e dell’in-culturazione del Vangelo,quindi ha a che fare anchecon la “contemporaneità”di Gesù. In questo senso èuna questione che riguar-da da vicino l’idea stessadel “Progetto Culturale”.

La ricerca sul Gesù sto-rico è stata una grande ri-sorsa per la comprensioneautentica delle scritture: an-cora Wright ha avuto mo-do di ribadire che «spessola fresca e genuina paroladi Dio emerge dopo aversvolto un duro lavoro per

comprendere cosa signifi-cavano quella frase o quelpassaggio per un pubblicodel I secolo». Dio, attra-verso la concretezza del-l’Incarnazione, si rivela neidettagli storici e non lo sipuò comprendere astraen-dosi da questi ultimi.

Rimane il problema delrapporto con il mistero,con la dimensione del tra-scendente. L’indagine sto-rica, come scienza, nonpuò assumere la fede nelRisorto come presupposto,però è vero anche il con-trario, cioé che l’investiga-zione storica delle Scrittu-re non può essere usatacome un modo per esclu-dere il trascendente. Undialogo corretto tra fede estoria, o, per dirla come ilpapa, “l’ermeneutica del-la fede posta in fecondorapporto con la ragionestorica” può essere un ter-reno molto fecondo per u-no scambio aperto e profi-cuo tra credenti, non cre-denti e fedeli di altre reli-gioni. Per tutti, infatti, ilfine della storia è un mi-stero. Un’indagine storicaaperta al mistero, disponi-bile a un dialogo basato sulrispetto tra diverse creden-ze e tra diversi presuppo-sti, può dare vita a un’in-teressante ricerca comune,capace di essere plurale e

condivisa al tempo stesso.Il prof. Henning Ottmann,docente di Filosofia poli-tica presso l’Università diMonaco, nella sua relazio-ne su “L’escatologia nelmondo secolarizzato”, haaffermato che «la dottrinacristiana non afferma di co-noscere una fine della sto-ria». Essa appartiene al mi-stero della salvezza. Per ilcristiano il mondo è prov-visiorio, relativo. Rinun-ciare a ideologie sul finedella storia, pensare chequesto non è a nostra di-sposizione, non si trova innostro potere e aprirsi cosìal mistero del fine per met-tersi alla ricerca della ve-rità senza pensare di aver-la già trovata: questo puòessere un buon punto dipartenza per indirizzarsi al-la ricerca storica senza pen-sare che sia l’uomo il pa-drone della storia stessa.

Su questo terreno di dia-logo, le ricerche sul Gesùstorico possono continuarea essere un nutrimento in-dispensabile per la com-prensione delle Scritture peri credenti, ma anche unabase di confronto assai ric-ca e stimolante con chi, pro-veniendo da altre credenzee convinzioni, si vuole con-frontare con la vicenda con-creta e umana di Gesù.

Giacomo Balduzzi

L’evento di un convegnointernazionale promossodal Progetto Culturale del-la Cei sul tema “Gesù no-stro contemporaneo” ha unsuo precedente nelle gior-nate del 10-12 dicem-bre 2009, quando si svol-se il primo grande raduno“Dio oggi. Con lui o sen-za di lui cambia tutto”. IlConvegno allora si era a-perto con una lettera di pa-pa Benedetto XVI al Car-dinal Bagnasco nella qua-le il Santo Padre si augu-rava che le giornate potes-sero “contribuire a dirada-re quella penombra cherende precaria e timorosaper l’uomo del nostro tem-po l’apertura verso Dio,sebbene egli non cessi maidi bussare alla nostra por-ta”. Nei giorni scorsi è sta-ta la volta di “Gesù nostrocontemporaneo”, un nuo-vo Convegno, quindi, percontinuare un percorso cheil Progetto Culturale vuo-le portare avanti per affer-mare le importanti veritàdella fede, attraverso mo-menti in cui la riflessioneteologica si apre al dialo-go con l’arte, con la cultu-ra di oggi e con le altre re-ligioni in occasioni di gran-de partecipazione: più di

Progetto culturale CEI

Gesù nostrocontemporaneo

mille gli iscritti all’appun-tamento di quest’anno pro-venienti dalle diocesi ditutta Italia.

La scenografia è sugge-stiva: i grandi pannelli sulpalcoscenico dell’Audito-rium di via della Concilia-zione riproducono con li-nee luminose da un lato loskyline di una modernacittà e dall’altro “L’incre-dulità di San Tommaso”del Caravaggio, quasi a e-vocare visivamente losfondo su cui la Chiesa ita-liana oggi si proietta.

Con le sue oltre 12 ses-sioni, molte delle quali incontemporanea, oltre allediverse mostre ed eventicollaterali, il Convegno èstato un evento piuttostovario e composito.

In questi tre articoli alcu-ni partecipanti al Conve-gno della Diocesi di Ales-sandria si soffermano sualcuni dei temi affrontatidurante i lavori, tutti legatialla presenza di Gesù nel-la storia: Gesù e il nostrotempo, con riferimento alproblema della questionefemminile, Gesù e il suotempo, la tematica del Ge-sù storico, infine Gesù co-me origine e compimentodel tempo.

Nella mattinata di vener-dì 10 febbraio, Liliana Ca-vani, fedele al suo mestie-re di regista, ha lasciatoparlare i volti e le storie dialtri personaggi, proiettan-do un cortometraggio ine-dito sul tema “Gesù e ledonne”, che è stato al cen-tro della tavola rotonda diuna delle sessioni in con-temporanea, tra le più se-guite del convegno Il fil-mato, sorprendente nellasua voluta semplicità, ènato da un colloquio dellaCavani con le Clarisse diUrbino.

Le religiose, convinte cheGesù non facesse differen-ze con le persone che in-contrava, al quesito “Ave-te mai pensato che la Chie-sa sia un po’ misogina?”replicano “Il clero non rie-sce ad avere una visionecontemporanea sulla don-na. Da noi in genere i frativengono solo per dire lamessa e se ne vanno”. Unadi loro, ricordando che san-ta Chiara veniva sempreconsultata da Francesco,sottolinea la possibilità diun rapporto vero solo nellacompleta reciprocità.

Su questo aspetto anchePaola Ricci Sindoni, mo-deratrice dell’incontro edocente di filosofia mora-

le all’Università di Messi-na, ha sottolineato che ilrapporto di Gesù con ledonne è costruito sulla ba-se di una reciproca accetta-zione. Citando gli episodidell’incontro con la Mad-dalena al pozzo e con Ma-ria di Magdala dopo la Ri-surrezione, Ricci Sindoniha spiegato che “Gesù siespone senza titubanza” alrapporto con le donne,guardando al mondo fem-minile secondo l’otticadella relazione personale.

Il messaggio di Gesù, in-fatti, si rivolge a tutti e vaoltre ogni differenza, an-che di genere.

Nel commentare il corto-metraggio Emma Fattori-ni, docente di storia con-temporanea presso l’Uni-versità “La Sapienza” diRoma, ha invitato ad im-parare dalle Clarisse pro-tagoniste del video. Nelleloro parole, infatti, non siscorgeva traccia di lamen-to o rivendicazione perl’indifferenza che spesso

ricevono, ma esclusiva-mente amarezza e stupore.Si rammaricano di non es-sere riconosciute in quan-to donne, “come se non cifosse niente da impararedalle donne”. La storica haespresso la convinzioneche la Chiesa debba recu-perare “l’alleanza con ilfemminile”, perché le don-ne “possono essere il cen-tro propulsore di una nuo-va antropologia”, graziealla loro peculiare capaci-tà di essere “ponte con inon credenti”.

Infine il teologo Ermene-gildo Manicardi, rettore delcollegio Capranica a Ro-ma, ha proposto una minu-ziosa ricognizione dellapresenza femminile all’in-terno dei Vangeli: “la don-na non è mai una catego-ria a sé stante” e dunquelo sguardo di Gesù sull’a-dultera rivela qualcosa diogni uomo, annunciandol’orizzonte di un perdonouniversale.

Bisogna quindi auspicareche, come ha detto la Fat-torini, la Chiesa, interpre-tando il messaggio di Gesùnella contemporaneità, siesprima sulla condizionefemminile con un coraggioe una creatività simili aquelli dimostrati nei seco-li XIX e XX quando si ma-nifestava al mondo la gran-de sfida della questionesociale. Nel mondo occi-dentale e nella Chiesa, al-l’interno dell’ottica relati-va alla dignità propria del-l’uomo e della donna, sidovrà avere il coraggio diparlare di quest’ultima nonsolo per il problema dellamercificazione o per i va-lori non negoziabili. D’al-tro canto in molte parti delmondo convertirsi al cri-stianesimo significa crede-re in un Dio che parla a tuttisenza differenze e in unGesù che guarda alle don-ne con tutta la loro dignità:come ricorda la Gaudiumet spes (cap. 22) “Cristosvela pienamente l’umani-tà a se stessa e gli ma-nifesta la sua altissima vo-cazione”.

Agnese Bellieni

Terreno di dialogo

Il Gesù storico: la ricerca continuaPartendo da diversi punti di vista

Credere in un Dio che parla a tutti

Gesù e le donneAttraverso i volti dei personaggi di Liliana Cavani

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25n. 6 - 17 febbraio 2012ATTUALITÀ

Recensione

Grazie a Dio è venerdìSguardi su Gerusalemme e dintorni

profeti e di Gesù. Intervi-stando personaggi noti epoco noti, il libro aiuta illettore a farsi un’idea che,superando le diatribe poli-tiche, converge sul fatto chela guerra e la violenza sonouna tragedia per tutti.

Fabrizio Casazza

euro 14. Franco La Torre,raccontando la sua espe-rienza sul campo, fa emer-gere i timori e le speranzedi due popoli che fatico-samente vivono sulla me-desima terra, chiamata“terra santa” poiché santi-ficata dalla presenza dei

“Gerusalemme in questianni ha rappresentato lageografia della paura”.Questa frase ben sintetiz-za Grazie a Dio è venerdì.20 anni di sguardi su Ge-rusalemme e dintorni(Frammenti di memoria,22) Iacobelli 2011, pp 215,

La centralità di Gesù al-l’interno della dimensionetemporale non si esprimesoltanto attraverso la suaviva presenza nei tempi,ma si estende fino coinvol-gere radicalmente la nostrastessa esperienza del tem-po. A tal riguardo, il Con-vegno ha dedicato alcuniimportanti momenti di ri-flessione.

Nella seconda sessione divenerdì mattina, Pierange-lo Sequeri, docente di Teo-logia Fondamentale pres-so la facoltà Teologica del-l’Italia Settentrionale, haesposto una complessa re-lazione dal titolo “La pros-simità di Gesù e i limiti del

sacro”. Sono state due letesi presentate con partico-lare incisività: Sequeri havoluto innanzitutto soste-nere che “Gesù onora conla sua prossimità”, vale adire, “la prossimità di Ge-sù onora la prossimità diDio”, e infrangendo le bar-riere della separazione, ri-scatta l’umanità dall’ab-bandono e dalla disperazio-ne. La prossimità di Gesùè dunque quell’evento re-ale, quel segno fisico econcreto che dà inizio altempo, che apre cioè al-l’interno dell’uomo unospazio attraverso cui siapossibile mettersi in cam-mino verso il Padre. Sen-za questa possibilità, l’uo-mo non dispone propria-mente del tempo, e si ri-trova ad essere semplice-mente un prigioniero neltempo. La venuta di Cri-sto è quindi per l’uomo unfatto così radicale che locoinvolge anche quandonon ne è, o non vuole es-serne, coinvolto. Non èpossibile non prendere po-sizione rispetto a questofatto, giacché anche quan-do non si prende, o non sivuole prendere una posi-

zione, il proprio destino èugualmente compromesso(quantomeno nel senso eti-mologico del termine).Sequeri sostiene questeultime considerazioni at-traverso la seconda tesi:“La prossimità contiene inse stessa il suo giudizio”,vale a dire, “nella prossi-mità Dio giudica e il Suogiudizio è irrevocabile; re-spingere tale prossimità èsenza scampo, ti giudicairrevocabilmente”.

La tavola rotonda del po-meriggio, che ha visto con-frontarsi sul libro di RenéGirard “Prima dell’apoca-lisse”, Sergio Lanza, Teo-logo e Assistente ecclesia-

stico generale dell’Univer-sità Cattolica del SacroCuore, e Sergio Belardinel-li, Docente di Sociologiadei processi culturali pres-so l’Università di Bologna,grande assente per malat-tia Giuliano Ferrara, hacontribuito implicitamentead approfondire le conclu-sioni di Sequeri, esplici-tando la questione del Giu-dizio Universale. Entram-bi i relatori hanno rilevatoin Girard un’interpretazio-ne “gnostica” e “pessimi-stica” dell’Apocalisse, chesi discosta dal significatoche si è andato costituen-do nella tradizione catto-lica: l’avvento del Regnodi Dio non deve essere in-teso come una profezia ca-tastrofica, poiché il Regnodi Dio è già iniziato con laredenzione. L’apocalisse èdunque già in atto, anchese non è ancora pienamen-te attualizzata. In quest’ot-tica, il pieno significatodell’apocalisse risiede nelmodo in cui il cristiano èchiamato a vivere il tem-po, vale a dire come con-dizione intermedia tra il“già” e il “non ancora” cheriempie il cuore dell’uomo

di conforto, in quanto ilRegno di Dio è già inizia-to, e di speranza, in quan-to il suo compimento deveancora avvenire.

Nell’ultima sessione disabato, Henning Ottman,Docente di Filosofia poli-tica presso l’Università diMonaco di Baviera, ha ri-percorso il processo cultu-rale che ha determinato laproliferazione di quelleconcezioni catastrofiche epessimistiche della storia,a cui in qualche modo Gi-rard si avvicina e che, so-prattutto in tempi recentis-simi, sembrano esercitareuna grande influenza.Ottman parla di “secolariz-zazione dell’escatologia”,per indicare quel processoche ha gradualmente sosti-tuito la Provvidenza conpotenze e forze intramon-dane, le quali, se in un pri-mo tempo (da Bacone aKant, da Kant a Hegel, daHegel a Marx, fino allenuove forme di positivi-smo) sembravano potergarantire il progresso e lafelicità dell’umanità, fini-rono per assumere tonali-tà decisamente cupe e ne-gative in seguito ai disastripolitici, culturali e am-bientali del secolo scorso.La descrizione del proces-so non è ovviamente esen-te da una valutazione, inquanto Ottman illustracome i limiti dell’escatolo-gia secolarizzata possanoessere superati solo recu-perando una concezionecristiana della storia: lad-dove “nessun progresso -per quanto grande esso sia- può rimediare a ciò che èstato fatto alle vittime del-la storia, un giusto equili-brio è possibile soltanto sequesto mondo in cui vivia-mo non è l’ultimo, se esi-ste un altro mondo, nelquale tutti i torti di questomondo saranno riparati;soltanto se esiste uno spi-rito, che ricorda tutto, puòessere possibile la giusti-zia; soltanto se esiste ilgiorno del giudizio, nelquale tutto si fa chiaro,solo allora, potrà darsi lagiustizia. Diversamentequesto mondo rimarrebbela misura ultima, e in que-sto mondo può essere cheil guardiano del campo diconcentramento trionfisulla sua vittima”.

Antonio Lizzadri

Convegno internazionale del Progetto Culturale CEI

Gesù origine ecompimento del tempo

‘Il prezzo della libertà’ di Adriano Bianchi

Resistenza e CostituzioneL’intervento del ministro Balduzzi

Anche la libertà ha unprezzo. Un prezzo moltoalto, non pagato diretta-mente dalle attuali genera-zioni, ma che, proprio perquesto, non può essere di-menticato.

A questo proposito, saba-to pomeriggio a palazzoGhilini è stato presentatodall’autore il libro di Adria-no Bianchi Il prezzo dellalibertà (ed. ImpressioniGrafiche, Acqui Terme),con gli interventi del mini-stro della Salute e costitu-zionalista Renato Balduzzi,del vicepresidente dellaprovincia di Alessandria Ri-ta Rossa, e del vicepresiden-te della Fondazione CRAGianni Ghè.

“Il prezzo della libertà -ha detto Balduzzi - fa bril-

lare quel filo di valori cheparte dalla Resistenza edarriva all’interno della Co-stituzione. Una preghieralaica recitata con grandegarbo, nella tradizione del-l’associazionismo cattoli-co. Avete lottato non per ri-vendicare privilegi, non peresercitare poteri, ma pergiungere ad una conquistacomune.”

Effettivamente, le vicen-de raccontate si compene-trano di cultura cattolica.Adriano Bianchi, tortone-se, si è formato nella Fuci(Federazione universitari

cattolici italiani), è statoprotagonista della lotta par-tigiana (ottenendo la meda-glia d’argento al valor mi-litare) e poi dell’impegnopolitico nella Dc nel secon-do dopoguerra (capogrup-po in Regione Piemonte dal1970 al 1980). In qua-rant’anni si è impegnatoper il mantenimento dellamemoria della Resistenza,portando spesso la sua te-stimonianza anche in mol-te scuole.

E proprio perchè è neces-sario rivolgersi ai giovani,la presentazione è stata im-preziosita da interventi dilettura drammatica di alcu-ni brani del libro da partedegli allievi della scuola diteatro I Pochi di Alessan-dria. In particolare, si è ri-

cordato l’eccidio di Villadea-ti e la battaglia di Cantalu-po Ligure con il sacricio delsoldato russo Fjodor Pole-taev di cui si celebra pro-prio in questi giorni la me-moria.

“Dedicherò il tempo chemi resta - ha concluso l’au-tore, rivolgendo un pensie-ro a tutti coloro che hannoperso la vita in nome dellalibertà e della democrazia-impegnandomi ogni giornoa nutrire e divulgare valorie sentimenti unitari e di fra-tellanza’”.

Il libro, voluto e promos-

so dall’Istituto per la storiadella resistenza e della so-cietà contemporanea inprovincia di Alessandria,con il contributo della Fon-dazione Cassa di Rispar-mio di Alessandria, è stato

curato da Vittorio Rapetti,che ha rivisto e riorganiz-zato i testi secondo un per-corso ideale ed ha elabora-to un ampio saggio intro-duttivo, centrato sul rappor-to tra cattolici e resistenza.

“La Resistenza - ha dettoil ministro Balduzzi duran-te un’intervista - è stata un’o-pera corale e pluralista.Nessuno può mettere lemani sulla Resistenza enessuno può permettersi dirimuoverla o di considerar-la come una questione cheriguarda solo il passato.”

D.P.

(Siciliani-Gennari/Sir)

(Navarria)