"Progetto ascolto" nelle scuole. Riflessioni su una ricerca presso il Comune di Monfalcone

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ro o ::::l (.) (j) 34 SEZIONE "Progetto ascolto" nelle scuole Riflessioni su una ricerca presso il Comune di Monfalcone Rossana Spazzali*, Sara Bajec**, Catina Feresin*** Da dove nasce il progetto Le ricerche effettuate negli ultimi anru m campo psicopedagogico ed i fatti di cronaca rile- vano l'aumento nelle scuole primarie e medie in- feriori della dispersione scolastica, dell'aggressività fra i giovanissimi e della presenza del fenomeno del bullismo (Balli, 2004). Oltre a questi casi estremi, esistono, e sono la maggioranza, famiglie serene, convinte di aver un buon rapporto con i propri figli, che si trovano di fronte a comportamenti in- desiderati. Spesso questi genitori affermano di non riconoscere più il loro figlio/figlia e s'interrogano sulle cause di tali atteggiamenti. Ancora più fre- quentemente alcuni genitori si trovano ad affron- tare problemi quotidiani, come ad esempio, in caso di figli preadolescenti e adolescenti, l'incertezza sul comportamento da assumere davanti alle incessanti richieste d'acquisto del motorino, del computer, del coerente, mentre basterebbe che fossero aiutati a cellulare, o agli atteggiamenti di distacco e aggres- trovare dentro di le risorse che già possiedono sività nei loro confronti. Come sottolinea Milanese per risolvere tali problematiche. (1998): "Gli ultimi decenni sono stati testimoni di [interesse nei confronti della famiglia e la una molteplicità di trasformazioni e sviluppi nel con- conseguente progettazione di percorsi educativi testo sociale che hanno finito per a favore dei ragazzi e dei loro incidere in maniera significativa Tra i problemi genitori, nasce quindi come anche sul rapporto tra mondo degli maggiormente segnalati possibile risposta a bisogni co- adulti e mondo dell'infanzia, in nella Regione Friuli me quelli appena descritti. particolare per quanto concerne la Venezia Giulia, al primo Come osserva Paola Mila- dimensione familiare". Le nuove posto risulta la difficoltà ni, l'educazione familiare è da generazioni esprimono fin dalla rei azionale con i genitori tempo presente nella realtà italia- più tenera età, un'insofferenza al rispetto delle re- na. Infatti, vi sono stati numerosi progetti rivolti gole che l'adulto (genitore o insegnante) vive con ai genitori di bambini che frequentano le scuole un profondo senso di disagio per la sua incapacità dell'infanzia, primarie e medie inferiori. Tuttavia, di dar contenimento ai comportamenti indeside- tali progetti non hanno poi avuto un seguito forse rati e di imporsi con la propria autorevolezza nella perché mirati a prescrivere ricette preconfezionate relazione educativa. Tutto ciò può provocare nei su come educare i figli. Secondo Milani: "cè biso- genitori dubbi e perplessità riguardanti la validità gno invece di una nuova prospettiva delfleducazione dei propri stili educativi e generare delle reazioni familiare che consideri l 1 educare nei suoi due originari educative incoerenti. significati di tirar fuori e guidare" (Milani, 2001). Talvolta i genitori si rivolgono allo psico- Come sostiene Balli in un suo recente arti- lago per se stessi e per i loro figli senza che vi colo (Balli, 2004): "sono molte le proposte valide sia una necessità effettiva dell'intervento "sanita- per aiutare i genitori a rafforzare le loro compe- rio". Essi si possono anche sentire colpevolizzati tenze e potenzialità di educatori". Per esempio è per non essere in grado di educare i figli in modo sicuramente utile: Pedagogika.it- Anno X n. 5

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"Progetto ascolto" nelle scuole Riflessioni su una ricerca presso il Comune di Monfalcone

Rossana Spazzali*, Sara Bajec**, Catina Feresin***

Da dove nasce il progetto Le ricerche effettuate negli ultimi anru m

campo psicopedagogico ed i fatti di cronaca rile­vano l'aumento nelle scuole primarie e medie in­feriori della dispersione scolastica, dell'aggressività fra i giovanissimi e della presenza del fenomeno del bullismo (Balli, 2004). Oltre a questi casi estremi, esistono, e sono la maggioranza, famiglie serene, convinte di aver un buon rapporto con i propri figli, che si trovano di fronte a comportamenti in­desiderati. Spesso questi genitori affermano di non riconoscere più il loro figlio/figlia e s'interrogano sulle cause di tali atteggiamenti. Ancora più fre­quentemente alcuni genitori si trovano ad affron­tare problemi quotidiani, come ad esempio, in caso di figli preadolescenti e adolescenti, l'incertezza sul comportamento da assumere davanti alle incessanti richieste d'acquisto del motorino, del computer, del coerente, mentre basterebbe che fossero aiutati a cellulare, o agli atteggiamenti di distacco e aggres- trovare dentro di sé le risorse che già possiedono sività nei loro confronti. Come sottolinea Milanese per risolvere tali problematiche. (1998): "Gli ultimi decenni sono stati testimoni di [interesse nei confronti della famiglia e la una molteplicità di trasformazioni e sviluppi nel con- conseguente progettazione di percorsi educativi testo sociale che hanno finito per a favore dei ragazzi e dei loro incidere in maniera significativa Tra i problemi genitori, nasce quindi come anche sul rapporto tra mondo degli maggiormente segnalati possibile risposta a bisogni co-adulti e mondo dell'infanzia, in nella Regione Friuli me quelli appena descritti. particolare per quanto concerne la Venezia Giulia, al primo Come osserva Paola Mila-dimensione familiare". Le nuove posto risulta la difficoltà ni, l'educazione familiare è da generazioni esprimono fin dalla rei azionale con i genitori tempo presente nella realtà italia-più tenera età, un'insofferenza al rispetto delle re- na. Infatti, vi sono stati numerosi progetti rivolti gole che l'adulto (genitore o insegnante) vive con ai genitori di bambini che frequentano le scuole un profondo senso di disagio per la sua incapacità dell'infanzia, primarie e medie inferiori. Tuttavia, di dar contenimento ai comportamenti indeside- tali progetti non hanno poi avuto un seguito forse rati e di imporsi con la propria autorevolezza nella perché mirati a prescrivere ricette preconfezionate relazione educativa. Tutto ciò può provocare nei su come educare i figli. Secondo Milani: "cè biso­genitori dubbi e perplessità riguardanti la validità gno invece di una nuova prospettiva delfleducazione dei propri stili educativi e generare delle reazioni familiare che consideri l1educare nei suoi due originari educative incoerenti. significati di tirar fuori e guidare" (Milani, 2001).

Talvolta i genitori si rivolgono allo psico- Come sostiene Balli in un suo recente arti-lago per se stessi e per i loro figli senza che vi colo (Balli, 2004): "sono molte le proposte valide sia una necessità effettiva dell'intervento "sanita- per aiutare i genitori a rafforzare le loro compe­rio". Essi si possono anche sentire colpevolizzati tenze e potenzialità di educatori". Per esempio è per non essere in grado di educare i figli in modo sicuramente utile:

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- lavotare sulla comunicazione verbale e non ver­bale con i figli;

-potenziare le capacità d'ascolto delle problema­tiche dei figli;

- favorire il confronto con altri genitori riguardo ai problemi ed alle tecniche educative utilizzate;

- conoscere in modo approfondito le tappe di sviluppo cognitivo/emotivo dei figli; ·

- riflettere sui modelli educativi ricevuti e con­frontarli con quelli ~ttuali;

- riuscire a mettersi nei panni dei figli.

Il "Centro d'Ascolto" per genitori presso il Comune di Monfalcone

Fra le tipologie di problemi maggiormen­te segnalate nella Regione Friuli Venezia Giulia dal Centro Studi della linea telefonica gratuita "Telefono Azzurro", al primo posto risulta la dif­ficoltà relazionale con i genitori seguita da altre problematiche familiari. Anche nel contesto so­ciale monfalconese, così trasformato negli ultimi quindici anni (sia dai massicci Bussi di immi­grazione dovuti all'offerta di lavoro nei cantieri navali, sia al fenomeno dell'abbandono scola­stico e del bullismo) è necessaria una maggiore sensibilizzazione della collettività all'attuazione di progetti volti ad aiutare i genitori, al fine di sostenere una genitorialità aperta alla comunica­zione e al dialogo.

Il presente progetto rientra quindi negli in­terventi che l'Amministrazione del Comune di Monfalcone mette a punto per il sostegno al-

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la genitorialità e, più in generale, in quelli per l'integrazione degli immigrati e della sicurezza, in linea anche con le iniziative degli Istituti Scolasti­ci mirate a prevenire la dispersione scolastica.

All'interno dunque di un progetto più va­sto, intitolato Educare alla legalità, il Comune di

Monfalcone ha realizzato anche per l'anno scola­stico 2005-2006 un "centro d'ascolto" per geni­tori. Sulla base degli anni precedenti, in cui erano stati attivati dei "centri d'ascolto" a favore dei ge­nitori con figli in età prescolare da zero a sei anni, si è voluto proseguire in quest'attività di sostegno alla genitorialità, ma rivolgendosi ora alle famiglie con figli in età preadolescenziale ed adolescenzia­le, in altre parole nella fascia di età compresa fra i dieci ed i tredici anni circa (ossia ragazzi/ e fre­quentanti gli ultimi due anni della scuola prima­ria e il triennio delle medie inferiori).

Nell'elaborare del presente progetto è par­so necessario fornire una competenza educativa, ossia la capacità di un agire professionale basato sulla promozione e sul potenziamento delle ri­sorse genitoriali, che già la Legge 285/97 aveva sottolineato. E' noto che il campo sociosanitario lavora in concomitanza con il campo del sociale, mentre il sociale e lo scolastico non sono sempre connessi: scuola e servizi alla persona dovrebbero incontrarsi creando delle relazioni costruttive.

Come sostengono Milani (2000; 2001; 2002) e Vegetti Finzi (2003) è possibile, infatti, che alcune situazioni di conflitto abbiano radici in realtà di solitudine e di carenze educative. A

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queste è possibile rispondere in spazi d ascolto dove creare una cultura positiva, basata sulle ri­sorse, sulla salute e sull'educazione.

In quest'ottica, il Centro d'Ascolto attivato dal Comune di Monfalcone, è un luogo dove i ge­nitori possono, all'interno del' istituzione scolastica, condividere esperienze educative. Il Centro è anche uno "spazio emotivo" per ascoltare ed essere ascol­tati; è un'occasione per chiedere un eventuale sup­porto per la rielaborazione delle incomprensioni e dei conflitti che derivano dall'interazione familiare e che possono talvolta confluire nel disagio scola­stico. Inoltre, la funzione dell'ascolto delle persone e delle loro difficoltà si può tradurre nell'indica­zione di opportune strade da seguire per trovare miglior risposta ai bisogni delle famiglie. In molte occasioni quest'attività d'ascolto dà la possibilità ai genitori di trovare qualcuno che comprenda il loro vissuto e si può rivelare molto utile per stempera­re l'aggressività ed i disturbi nella comunicazione tra i componenti della famiglia (Milanese, 1999). Potenziando le risorse genitoriali e garantendo l ascolto delle problematiche familiari, il Centro si pone l'obiettivo principale di fornire una preven­zione del disagio e dell'abbandono scolastico. Di norma, infatti, è la scuola a segnalare al genitore o ai Servizi competenti le difficoltà degli alunni: il Centro vuole fornire alla scuola e agli insegnanti un aiuto nella prevenzione primaria, potenziando le risorse degli alunni e dei genitori e creando una partnership fra il sociale e lo scolastico.

Gli obiettivi del progetto Gli obiettivi del progetto sono stati i se­

guenti: l - Fornire ai genitori un luogo d ascolto

in cui poter esprimere le proprie perplessità ri­guardanti il difficile compito di educatori ed in cui offrire un occasione di riflessione sul proprio ruolo educativo.

2 - Fornire alla scuola e agli insegnanti un supporto al problema del disagio e dell'abban­dono scolastico, agendo sul potenziamento delle funzioni educative genitoriali.

3 - Raccogliere dati sul lavoro svolto e valu­tare i risultati ottenuti. Tale valutazione può di­ventare strumento oggettivo per la progettazione d'eventuali iniziative future.

Destinatari I genitori dei bambini/e e ragazzi/e delle

scuole primarie e medie inferiori del comune di Monfalcone.

I dati forniti dal Centro Regionale di Docu­mentazione e Analisi sull'infanzia e l'adolescen­za della Regione FVG, indicano che nell'anno 2002 nell'ambito di Monfalcone i minori tra 6 e l O anni erano 2 517; quelli tra 11 e 13 erano 1297, per un totale di 3814 minori. Di questi gli iscritti dell'anno scolastico 2002-2003 erano 2616 nelle scuole primarie e 1661 nelle scuole medie inferiori (CRDA, 2003).

Il comitato tecnico Poiché l'educazione familiare è un processo

che prevede principalmente competenze pedago­giche ma anche psicologiche e comunicative, un pedagogista, uno psicologo, un educatore pro­fessionale, che hanno avuto numerose esperienze nel condurre gruppi e facilitare la comunicazio­ne, sono tra le figure più adatte a svolgere questo compito. Il comitato tecnico, responsabile della progettazione, della stesura, della conduzione e della gestione dell'intero progetto, è composto da figure esperte in campo educativo che trova­no nel quotidiano, nel normale, nell'assenza di malattia il focus del proprio lavoro (Balli, 2004).

Il percorso di lavoro Lattività programmata dal gruppo tecnico

si è sviluppata in cinque fasi: l - E' stata individuata una sede all'interno di un asilo nido del Comune di Monfalcone dove svolgere i colloqui settimanali con i genitori, in orari pomeridiani extrascolastici, della durata di tre ore (dalle 16,30 alle 18,30). 2- E' stata promossa un'attività d'informazione capillare nelle scuole primarie e nelle medie infe­riori del Comune di Monfalcone per presentare all'Istituzione Scolastica e alla comunità territo­riale il Progetto "Centro d'Ascolto". Quest'attivi­tà d'informazione è stata svolta tramite l'utilizzo della stampa locale, la distribuzione di brochure, ma, soprattutto, promuovendo nelle scuole degli incontri fra educatori, genitori ed insegnanti con la finalità di comprendere le specifiche esigenze dei singoli istituti scolastici. 3 - Sono state organizzate delle attività di collo­quio settimanali con finalità prettamente educa­tive e non psicologico/psicoterapeutiche per da­re ascolto ai genitori riguardo alle problematiche relative al rapporto genitori-figli e la prevenzione

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del disagio e dell'abbandono scolastico. I genito­ri hanno chiesto agli educatori risposte adeguate da dare a domande problematiche poste loro dai figli. Queste domande erano varie e riguardava­no argomenti quali: -malattia, morte, scoperta della sessualità; - chiarimenti su come gestire le situazioni di conflitto tra genitori e figli; - diffìcol tà dei figli/ e a rispettare le regole poste dagli adulti (sia genitori sia insegnanti); - richiesta di come rapportarsi ad una situazione di disagio vissuta da compagni di classe dei pro­pri figli/e e di cui sono venuti a conoscenza. 4 - Sono stati organizzati degli incontri a cadenza mensile con finalità educativo/ didattiche rivolte ai genitori e agli insegnanti e riguardanti alcu­ne problematiche di grande interesse generale, quali la famiglia (Galli, 2005) o il bullismo nelle scuole. 5 -Sono stati organizzati degli incontri a caden­za trimestrale con finalità didattiche rivolte agli insegnanti e riguardanti alcune problematiche di gestione della classe in cui sono presenti alunni con disturbo dell'attenzione.

Riflessioni finali sul progetto "Centri d'ascolto" Riteniamo interessante sottolineare alcuni

punti riguardanti situazioni particolari che si sono presentate e che hanno messo in evidenza come il "Centro d'Ascolto" abbia saputo rispon­dere ad ulteriori richieste non implicite nella struttura iniziale del progetto di sostegno alla genitoriali tà.

Innanzi tutto, nonostante il target d'età cui il Centro d'Ascolto si era rivolto (ragazzi/e prea­dolescenti ed adolescenti di età compresa tra dieci ed tredici anni) si sono presentati anche alcuni genitori con figli molto piccoli (tre anni e mezzo) e decisamente più grandi (quindici an­ni). Ciò sta a significare che il Centro potrebbe in futuro essere utile anche per bambini e ragazzi d'età diverse rispetto a quelle prese in considera­zione attualmente.

In secondo luogo, alcuni insegnanti si so­no rivolti al Centro per parlare con le operatrici assieme ad un genitore o per richiedere degli in­contri e delle lezioni su vari argomenti. Questo significa che il Centro ha svolto una funzione di raccordo tra scuola e famiglia, fornendo uno spazio d'ascolto e di dialogo reciproco per soste­nere entrambi gli adulti nel rispettivo e compie-

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mentare compito di educatori. · In terzo luogo, un genitore si è rivolto al

Centro per parlare non del proprio figlio/a ma di un suo compagno/a di classe la cui situazio­ne lo preoccupa. Ciò vuol dire che al Centro si possono rivolgere tutti gli adulti che, a vario ti­tolo, si occupano e "pre-occupano" dei minori, svolgendo quindi una funzione genitoriale più ampia cui nessun adulto dovrebbe esimersi.

Infine, come sottolinea Guida Conti (2006) riguardo all'esperienza di uno Spazio Famiglia Interculturale: " uno degli aspetti più interessanti ed innovativi è, senza dubbio, la possibilità per i genitori di interagire con altri genitori impegnati negli stessi intensi e complessi compiti educativi". Questo vuol dire che una delle funzioni dei Cen­tri d'Ascolto o degli Spazi famiglia Interculturali, è sicuramente quella di permettere ai genitori di comunicare con altri adulti. Il confronto avviene alla pari, non c'è la paura dello "specialistà', ben­sì una positiva comunicazione fra persone che hanno problemi e finalità educative simili.

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*Pedagogista ResponsabzJe UO. Atti­vità educative Comune di Monfalcone

**Educatore Comune di Trieste

***Docente di Psicologia Generale Facoltà di Scienze della Formazione, Università di Trieste

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Facoltà di Medi­cina e Chirurgia, Università di Padova

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