Progetto articolo 18

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“mercatomondo.pa”. Presupposti di contesto e proposta di unʼattività per il centro storico di Palermo Il contesto La città di Palermo è storicamente stata il crocevia del Mediterraneo. Adesso, nel Mediterraneo, è il crogiolo delle culture del mondo. La caratteristica sociale, strutturale ed architettonica che si è sempre potuta contraddistinguere nelle dinamiche evolutive della città è quella dellʼintegrazione, del frastuono colorato della complessità. Lʼessenza di queste parole si sprigiona con evidenza lampante in particolari spazi antropici del centro storico: i mercati. Lʼimmenso centro storico della città, scrigno dei tesori architettonici ed urbanistici sviluppatisi nel tempo ma anche al centro di forti criticità, attinge a tuttʼoggi energia umana e vitale dai suoi quattro mercati storici. La valorizzazione di questi non è solo una chiave di lettura decisiva delle dinamiche e delle tensioni sociali che si stanno sviluppando ma anche un modus operandi coerente, oltre che necessario, allʼevoluzione del contesto. Analizziamo dunque il contesto. Il centro storico di Palermo negli ultimi decenni ha assistito ad un progressivo ricambio del tessuto sociale che ha visto parte della popolazione storicamente radicata nei suoi vicoli lasciare spazio alle necessità abitative di importanti nuclei di immigrazione, tendenzialmente proveniente dallʼAfrica, dallʼarea indiana, e, più recentemente, dalla Cina. In questa situazione si segnala anche il tendenziale spostamento della borghesia palermitana verso zone più residenziali e di nuova costruzione. Il centro storico rischiava di essere abbandonato dai palermitani, perché non rispondeva più alle esigenze abitative e di vita degli stessi. Il risultato è stato un drammatico ammaloramento dellʼarea nel suo complesso, urbano e sociale. Tuttavia è stata una fase; gli ultimi cinque anni invece dimostrano come, in accordo con il piano urbanistico del Comune, la cittadinanza palermitana, in particolar modo quella borghesia che aveva perso interesse a risiedere al centro, torna ad investire sul mattone della parte storica della città, torna a viverla, torna ad abitarla. Ecco quindi che si crea, ad oggi, una situazione sociale che vede la coesistenza della storica classe colta ed economicamente affermata con coloro che il centro non lʼhanno mai lasciato e con i migranti che al centro hanno avuto il tempo di stanziarsi e di reciprocamente appartenersi. Eʼ chiaro dunque come lo status quo, attualmente infatti gli interventi di bonifica strutturale vengono predisposti sulla zona a macchia di leopardo, possa rappresentare allo stesso tempo una criticità sociale pronta ad esplodere ed unʼopportunità fondamentale per rilanciare ancora di più lʼattrattività e la vivibilità della vecchia Palermo puntando su quel valore di integrazione che da sempre scorre per la città. Su questo substrato, storia a sé, hanno fatto i mercati che hanno registrato, malgrado un ridimensionamento economico (imputabile certamente alle sorti del centro storico), e quindi di impatto sociale, non solo unʼattiva permanenza sul territorio ma anche un laboratorio sociale ove popolazione locale ed istanze degli immigrati hanno convissuto. I mercati storici di Palermo sono dunque quattro: Vucciria , Ballarò, Capo ed il mercato del Borgo Vecchio, insistono in zone cruciali del centro storico. In particolare i primi tre hanno origini che si perdono nel tempo, vivi già nel X secolo d.C., trascinando così nellʼoggi la loro storia centenaria di scambi. Riassumendo dunque, il contesto palermitano sul quale vogliamo intervenire presenta: Un centro storico che ricomincia ad attrarre interesse ed investimenti

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“mercatomondo.pa”. Presupposti di contesto e proposta di unʼattività per il centro storico di Palermo

Il contesto

La città di Palermo è storicamente stata il crocevia del Mediterraneo. Adesso, nel Mediterraneo, è il crogiolo delle culture del mondo.La caratteristica sociale, strutturale ed architettonica che si è sempre potuta contraddistinguere nelle dinamiche evolutive della città è quella dellʼintegrazione, del frastuono colorato della complessità. Lʼessenza di queste parole si sprigiona con evidenza lampante in particolari spazi antropici del centro storico: i mercati.Lʼimmenso centro storico della città, scrigno dei tesori architettonici ed urbanistici sviluppatisi nel tempo ma anche al centro di forti criticità, attinge a tuttʼoggi energia umana e vitale dai suoi quattro mercati storici. La valorizzazione di questi non è solo una chiave di lettura decisiva delle dinamiche e delle tensioni sociali che si stanno sviluppando ma anche un modus operandi coerente, oltre che necessario, allʼevoluzione del contesto.Analizziamo dunque il contesto. Il centro storico di Palermo negli ultimi decenni ha assistito ad un progressivo ricambio del tessuto sociale che ha visto parte della popolazione storicamente radicata nei suoi vicoli lasciare spazio alle necessità abitative di importanti nuclei di immigrazione, tendenzialmente proveniente dallʼAfrica, dallʼarea indiana, e, più recentemente, dalla Cina. In questa situazione si segnala anche il tendenziale spostamento della borghesia palermitana verso zone più residenziali e di nuova costruzione. Il centro storico rischiava di essere abbandonato dai palermitani, perché non rispondeva più alle esigenze abitative e di vita degli stessi. Il risultato è stato un drammatico ammaloramento dellʼarea nel suo complesso, urbano e sociale. Tuttavia è stata una fase; gli ultimi cinque anni invece dimostrano come, in accordo con il piano urbanistico del Comune, la cittadinanza palermitana, in particolar modo quella borghesia che aveva perso interesse a risiedere al centro, torna ad investire sul mattone della parte storica della città, torna a viverla, torna ad abitarla. Ecco quindi che si crea, ad oggi, una situazione sociale che vede la coesistenza della storica classe colta ed economicamente affermata con coloro che il centro non lʼhanno mai lasciato e con i migranti che al centro hanno avuto il tempo di stanziarsi e di reciprocamente appartenersi. Eʼ chiaro dunque come lo status quo, attualmente infatti gli interventi di bonifica strutturale vengono predisposti sulla zona a macchia di leopardo, possa rappresentare allo stesso tempo una criticità sociale pronta ad esplodere ed unʼopportunità fondamentale per rilanciare ancora di più lʼattrattività e la vivibilità della vecchia Palermo puntando su quel valore di integrazione che da sempre scorre per la città.Su questo substrato, storia a sé, hanno fatto i mercati che hanno registrato, malgrado un ridimensionamento economico (imputabile certamente alle sorti del centro storico), e quindi di impatto sociale, non solo unʼattiva permanenza sul territorio ma anche un laboratorio sociale ove popolazione locale ed istanze degli immigrati hanno convissuto.I mercati storici di Palermo sono dunque quattro: Vucciria , Ballarò, Capo ed il mercato del Borgo Vecchio, insistono in zone cruciali del centro storico. In particolare i primi tre hanno origini che si perdono nel tempo, vivi già nel X secolo d.C., trascinando così nellʼoggi la loro storia centenaria di scambi.Riassumendo dunque, il contesto palermitano sul quale vogliamo intervenire presenta:• Un centro storico che ricomincia ad attrarre interesse ed investimenti

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• Struttura sociale composita: palermitani storicamente e lavorativamente occupanti il centro, colonie di immigrati che nel centro storico si son inseriti, fasce economicamente e culturalmente più forti in rapido riappropriamento di spazi e strutture negletti.

• La storia e la funzione dei mercati storici e dei commerci.

Su questo contesto si palesa quanto determinante sia il concetto di integrazione sociale per un rilancio bilanciato del centro storico.

I mercati: tradizione ed opportunità

Concentriamoci dunque sulle dinamiche commerciali del centro storico; concentriamoci sulle mai sopite fonti di energia dello stesso: i mercati storici. Riteniamo questi luoghi il laboratorio umano, economico, culturale, ove si concentrano complessità le più disparate, ove la tradizione continua a imperare, ove però lʼintegrazione si è fortemente saldata.Inutile sottolineare che i mercati di Palermo, per lʼimportanza decisiva che ricoprono, abbiano attirato la attenzione critica del mondo accademico ed intellettuale. In particolar modo si distinguono in questo senso le riflessioni sorte nel convegno del 2003, tenutosi a Palermo, intitolato appunto Mercati storici siciliani. La spina dorsale delle teorie emerse si concentra nei seguenti punti:

• I mercati rappresentano lʼidentità storica di un luogo• Sono, antropologicamente parlando, un fatto sociale prima che economico• Sono lo spazio antropico ove allo scambio materiale si intreccia lo scambio immateriale• Conservano e reinterpretano la storia non scritta di una terra da sempre dominata dai

più vari conquistatori• Sono in definitiva il luogo ove persistenza e cambiamento coesistono

I mercati detengono dunque allʼinterno dei loro vicoli intricati, che resistono ad ogni riassestamento urbano, non solo tutto il patrimonio immateriale legato alla compravendita, ma conservano un universo cromatico, olfattivo, sensoriale insomma, che non muta; conservano e consacrano posture di venditori, abbanniate (grida per lo smercio), professionalità, archetipi altrove scomparsi. Sono delle piazze medioevali calate nella contemporaneità. Sacro e profano trovano sintesi in questi spazi urbani: ciascun mercato è legato ad una parrocchia e per ogni parrocchia esiste una confraternita di corporazione che tramanda feste locali sentite dalla popolazione locale e necessarie al riconoscersi comunità. Accanto alle liturgie a carattere religioso, si pongono le liturgie della compravendita, al richiamo del venditore, che si modula su musicalità definite, corrisponde la maestria della disposizione della merce. Le putie (botteghe) assistono da secoli allʼirrinunciabile contrattazione sul prezzo, fino allo sfinimento, animate anche soltanto dal gusto di averla vinta, ed alle furberie del venditore che riesce a vendere roba cattiva in mezzo alla roba buona, il tutto in un clima di reciproca, immediata consapevolezza. Un passo fondamentale degli atti del convegno, che concretizza tali riflessioni, si ha quando si sostiene che la storia dei mercati siciliani è assimilabile alla storia della Sicilia: cumulativa e mai ad escludendum.Tuttavia, ritornando al contesto iniziale, ricordiamo che seppur nella loro centralità, i mercati (ed il centro storico tutto) hanno subito, pericolosamente, il dramma del degrado, dello svuotamento, dellʼabbandono. In questo senso il ruolo degli immigrati, come già detto, è stato critico (e criticato) ma determina lʼopportunità per un completo rilancio.A riconoscere culturalmente e socialmente il ruolo degli immigrati con il loro straordinario apporto di diversità culturale è stato fra gli altri, il Dipartimento di Geografia dellʼUniversità degli studi di Palermo, che monitora da sempre lʼevoluzione urbana e demografica (e

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quindi socio-economici) e si fa a tuttʼoggi promotore di occasioni di dialogo e confronto fra le comunità.La criticità maggiore, e tendenzialmente percepita negli anni scorsi, era rappresentata dallʼinsediamento massiccio delle colonie di migranti nelle zone del centro storico progressivamente lasciate dagli antichi residenti autoctoni. Il contesto era certamente di degrado ed incuria. Il centro storico smarriva il suo tessuto connettivo fatto di unʼamalgama storicamente consolidata di classe intellettualmente ed economicamente forte con quelle popolari (perfettamente riflessa nelle strutture architettoniche del centro che a quartieri popolari alterna costruzioni sfarzose); si riempiva di istanze e problematiche nuove.La situazione tuttavia ad oggi appare palesemente mutata. Il centro storico di Palermo è in una fase di disordinato ma costante risveglio, sociale, immobiliare, economico. Torna ad essere insomma il centro gravitazionale del tessuto urbano, e di questo tessuto urbano le comunità straniere non solo fanno solidamente parte ma hanno avviato attività economiche ed iniziano ad aver parte alle scelte amministrative della città. Valorizzare dunque i processi di solidificazione del tessuto urbano è un passo politicamente imprescindibile per assicurare uno sviluppo senza tensioni. Filippini, tunisini, mauriziani, cingalesi e soprattutto bengalesi riempiono con le loro attività e le loro tradizioni i quartieri del centro. Il commercio è stata la prima forma di aggregazione, di risposta ad esigenze prima ristrette ora sempre più cittadine. Gli immigrati avviano imprese, lavorano nei mercati storici, li riempiono di novità, li arricchiscono. I mercati, dal canto loro, ancora una volta hanno dimostrato nei fatti la bontà delle teorie, mutuando le istanze nuove hanno assorbito, hanno accolto, hanno mescolato, hanno ridato dignità e possibilità di realizzazione. Palermo, come dicevamo in principio, da sempre fulcro del Mediterraneo si candida nei fatti a centro di integrazione fra le culture del mondo. Culture che hanno in comune grandissime storie, profondissime tradizioni, ed indicibili drammi. I reciproci patrimoni dunque tendono ad essere reciprocamente compresi.Comprendiamo tuttavia quanto delicati siano questi equilibri, quanto sia indispensabile che vengano evitati malumori od episodi di intolleranza che comunque, in una fase di transizione, sono una minaccia sempre in agguato. Se si vuole investire su una città sempre meno autoreferenziale e sempre più multiculturale, portare la nuova cittadinanza a riflettere sullʼimportanza dellʼintegrazione e del rispetto è determinante.Le comunità locali, chiaramente, coinvolte nella quotidianità, avvertono lʼurgenza di interfacciarsi reciprocamente in maniera sempre più automatica; questo vale sia per le tante associazioni e comunità politiche e religiose che raccolgono gli immigrati che spingono perché si dia sempre più innanzitutto dignità, e poi visibilità e peso al ruolo dei nuovi cittadini nella comunità (emblematico, per comprendere lʼattivismo di tali congregazioni, il caso clamoroso dello sciopero degli immigrati nel 2009) e che testimonino i valori di rispetto e legalità propri di gran parte delle comunità; ma vale anche per i palermitani stessi, che vedono nelle risorse degli immigrati un valore ormai irrinunciabile.Il bisogno di legalità è unʼaltra leva che motiva le comunità. La mafia ha allungato la sua mano di malaffare anche sulle comunità immigrate, ha strumentalizzato e sfruttato manovalanza per i fini più biechi. In un momento di risveglio, soprattutto delle coscienze, questa immensa partita va affrontata e vinta. Investire sul rispetto fra gli uomini e sul rispetto delle leggi non è vuota retorica ma un impegno morale universale, cui la comunità tutta anela. Siamo dunque partiti da lontano: abbiamo affrontato il contesto in cui si trovava e si trova il centro storico, compreso lʼimportanza culturale e sociale che in esso rivestono i mercati storici, capito quali siano le criticità e le nuove sfide che la nuova composizione sociale impone di affrontare

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“mercatomondo.pa”. Lʼidea ed i suoi effetti

Avvertendo le esigenze delle comunità, siamo mossi dalla volontà di valorizzare lʼimmenso ed unico patrimonio immateriale che impregna i vicoli storici della città, che sempre più si arricchisce di sfumature, di tradizioni, di lingue e sapori che vengono da lontano; riteniamo che i processi di integrazione, che nascondono tante contraddizioni e criticità, siano per Palermo lʼunica via per uno sviluppo sano e coerente con la propria storia; credendo infine che lʼarricchimento sociale e culturale non possa che essere la base fondamentale per il rilancio definitivo del centro storico di Palermo, che per il suo monumentale impatto ha ben due candidature alla lista UNESCO per i beni dellʼumanità.

Vogliamo dunque proporre la realizzazione di un evento culturale e mediatico, che venga supportato economicamente e burocraticamente dalle Istituzioni Pubbliche Locali insieme ad altri Stake Holders già individuati e resisi disponibili, che concentri lʼattenzione e porti alla riflessione sulle dinamiche descritte, sulle opportunità intrinseche, e le criticità più o meno latenti. Come abbiamo ampiamente descritto nelle fasi precedenti, riteniamo che individuare nelle dinamiche commerciali del centro storico il tema dellʼevento, e quindi delle riflessioni conseguenti, sia cruciale.Immaginiamo dunque lo scenario: il centro storico luogo di commercio, grazie ai suoi mercati carichi di tradizioni, il centro storico luogo di coesistenza, ed anche in questo i mercati hanno svolto un ruolo determinante ed hanno storie da raccontare, il centro storico come idea di sviluppo multiculturale legalitaria storicamente coerente.Nel concreto, si pensa di sviluppare un evento a cadenza annuale, che si sviluppi, sfruttando le attuali disposizioni di chiusura del centro storico alla circolazione delle vetture nel fine settimana, il primo week end di maggio. Il titolo della manifestazione “mercatomondo.pa”, immediatamente comprensibile, concentra, a nostro parere elementi cruciali di riflessione: localismo-internazionalimo, concentrazione sullʼidea del commercio, sono i principali.Mercatomondo.pa sarà un evento diffuso sul territorio, che accenderà i riflettori,zona dopo zona su tutto il centro storico. Avrà inizio il venerdì sera con eventi che accenderanno contemporaneamente Vucciria, Capo, Ballarò, Borgo Vecchio. Riproponendo unʼesperienza che si era già verificata una decina di anni fa, i mercati vivranno di notte oltre che di giorno, anche se soltanto per tre sere. Lʼidea è di guidare la gente verso tutti i microeventi che si progetteranno lungo gli itinerari commerciali, permettendo lʼespletamento della liturgia della compravendita in notturna. I micro eventi ai quali si accennava saranno di più svariata tipologia: si andrà da rappresentazioni teatrali di compagnie, a contributi musicali dal vivo, passando per tavole rotonde, mostre fotografiche, sfilate di moda. Sarà lʼoccasione, con una comunicazione fatta per tempo, di indire concorsi per la presentazione di progetti di sviluppo urbano, sociale e culturale. E chiaramente il cibo, principale prodotto di scambio che nella sua concretezza contiene le radici delle tradizioni più diverse. Insomma creiamo piccoli focolai creativi che per tre giorni e tre notti incendino il centro storico di tradizioni, colori, sapori, pensieri che convergano verso la costituzione di un patrimonio immateriale comune, necessario per lo sviluppo non del domani ma già dellʼoggi della città.Sono stati individuati, al di là dei mercati, alcuni spazi pubblici e privati (per i quali i gestori hanno dato ampia disponibilità) che dovrebbero fisicamente accogliere alcuni eventi: il Nuovo Teatro Montevergini, Santa Maria dello Spasimo, Piazza Magione, il locale Blow UP, il Teatro Garibaldi per citarne soltanto alcuni.

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Questa proposta nasce dal confronto con vari Stake Holders: • Università degli Studi di Palermo• Goethe Institut• Centro culturale Francese• Congregazioni dei mercati storici• Confindustria e confcommercio• Fondazione BdS• Associazione Addio Pizzo• Emergency (sede locale)• Amnesty International (sede locale)• CARITAS diocesana Palermo• Associazioni di comunità: Tamil, Ghanese, Bengalese, Cinese, Algerina, ROM.

Si sono inoltre dimostrati interessati a sponsorizzare lʼevento alcune imprese private locali:• Caffè Morettino• Antica Focacceria di San Francesco• La Cuba• Laros abbigliamento• Spinnato

Chiaramente un progetto di così ampia portata ha delle criticità lampanti che bisogna aver chiare per tempo. Innanzitutto è necessario garantire lʼordine pubblico in una zona così vasta di giorno e di notte e, soprattutto per il venerdì, progettare un piano ad hoc di gestione del traffico diurno. Al di la degli strumenti politici e gestionali da porre in essere è chiaro che per minimizzare le critiche bisogna coinvolgere attivamente, tramite una comunicazione efficace, capillare e puntuale, ogni singola comunità o meglio ogni singolo palermitano, stuzzicandolo colla promessa degli eventi, offrendo, emotivamente parlando, uno scenario che superi le sue aspettative e soprattutto lavorando mediaticamente sul suo convincimento critico e intellettuale. Esiste in città una corrente di pensiero riluttante allʼintegrazione, diffidente, osteggiante. Mercatomondo.pa deve essere lʼoccasione del dibattito, delle conferenze e del confronto serio e serrato, che integri e che non escluda. Eʼunʼoccasione di crescita e confronto culturale per chi vuole coglierla.Difficile inoltre risulta lʼinserimento - in realtà il più recente- di una massiccia comunità cinese che ha occupato una via commerciale sul limitar del centro storico, coinvolgerla nella manifestazione certamente amplierà le prospettive. Discorso analogo, ma più profondo, vale per la comunità ROM, per la verità non presente in maniera rilevante al centro storico, ma senzʼaltro una realtà, e problematica, della città di Palermo. Anche in questo caso affrontare le delicate questioni di dignità e legalità come presupposto culturale allʼintegrazione è davvero la sola via percorribile.Infine la grande criticità è rappresentata dalla presenza sul territorio e nelle pieghe delle dinamiche sociali della mafia. Il comitato di gestione dellʼevento deve essere dunque al di sopra di ogni sospetto, formato da esperti dellʼevent management competenti, intellettuali e politici proposti internamente dalle autorità locali, e deve avere piena autonomia nella gestione delle risorse. La trasparenza è il volto migliore della legalità di cui questa terra necessita.

Realizzare un evento scaturente da unʼurgenza così condivisa, tanto dalla cittadinanza, quanto dal mondo accademico, passando per associazioni culturali locali ed internazionali che abbia i suoi assi portanti in concetti quali la dignità dellʼindividuo, la legalità, lʼinterazione fra culture, il rilancio culturale (insieme a quello monumentale) di un

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patrimonio unico significa, oltre che avere a cuore le istanze locali ed adoprarsi secondo le loro indicazioni, ben interpretare le riflessioni e le tendenze su cui a livello internazionale si riflette; un impegno serio per la realizzazione di un progetto di questo tipo sarebbe una chiave per ottenere un riconoscimento da parte dellʼUNESCO - che ancora Palermo non è riuscito ad ottenere altrimenti- grazie alle indicazioni contenute nella convenzione del 2003; ed in ogni caso sarebbe un progetto ad alta risonanza internazionale.

Se degli obiettivi primari si è ampiamente parlato, non si nasconde quanto, un evento di tale respiro, per di più progettato per un percorso di crescita anno dopo anno, possa se ben supportato e gestito, divenire un brand dʼeccellenza allʼinterno del marchio di Palermo come città di turismo e cultura. Può apportare flussi turistici, senzʼaltro interesse mediatico, rilevanza internazionale.

In conclusione riteniamo che la storia di Palermo sia una storia che conserva ed accetta le culture altre, e ne fa tesoro, se ne appropria senza fagocitarle. La quotidianità tuttavia, dietro questa verità, nasconde delle realtà spesso di disagio, illegalità, emarginazione, inaccettabili in unʼottica di rilancio definitivo della città. Attività come quella proposta sono soltanto un passo verso il domani che questa città attende, ma un passo che tutti devono compiere, per dire no alle paure ed allʼillecito che ci attanaglia e che possiamo superare soltanto a partire da ciò che forse è lʼunico patrimonio inalienabile: LA CULTURA dalle culture.

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Budget e Gantt

1. Budget

2. Gantt

Comune Provincia RegioneArcidiocesi Università Fondazione BdsConfindustria-Confcommercio Altri

30%

5%5%

5%5%15%

10%

25%

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Galleria fotografica1

1 Foto attinte da blogs

Gioco al mercato

Il Capo

Scorcio de la Vucciria

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Giovanni Messina

Venditore a Ballarò

Toponomastica bilingue delle vie commerciali del centro storico