Professione Educatore

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1) IL SAPER FARE DELL’EDUCATORE Difficile definire il ruolo dell’educatore. Viene interpretato o cm colui che” educere”, tira fuori, o come colui che insegna. È più ampio il ruolo in quanto si richiede all’educatore di formare il ragazzo e accompagnarlo nel processo di crescita rispondendo ai bisogni propri di ogni periodo della crescita. Negli anni 50 l’educatore gestiva i ragazzi in ambito di istituti religiosi. Negli anni 60 gestivano le attività del tempo libero per ragazzi e adulti in strutture preposte. Solo negli anni 70 di sente l’esigenza di qlcosa di più specifico, di figure professionali e preparate per la cura di bambini con handicap o anziani ecc. Dagli anni 80 questa grande quantità di categorie e di nomi da vita a dibattiti sui termini d’uso e di denominazione dei vari ruoli e tipologie di educatori. Si è parlato prima di operatore pedagogico, poi di educatore professionale ecc La polemica nn ancora risolta riguarda anche qual è la formazione che l’educatore dve avere, se basta la semplice esperienza sul campo o sia fondamentale la laurea e la specializzazione sul campo. Secondo BERTOLINI è essenziale una formazione di tipo universitario per evitare un assunzione e un lavoro privo di garanzie basilari per un lavoro importante cm quello dell’educatore. Ruolo dell’educatore è anche quello di contenimento. Cioè di elaborare e riparare le angosce esistenziali dell’individuo- L’educatore risponde a quella domanda che nasce nell’ambito scolastico. SCUOLA: nn solo come formazione ma anche cm luogo di ascolto, aiuto per il disagio, sostegno e benessere. Per fare ciò è necessaria la figura dell’educatore. Migrazione e impoverimento aprono per l’educ. Orizzonti del tutto nuovi. Essendo molteplici i campi di intervento deve essere alta la formazione dell’educatore. L’educatore deve : FUNGERE DA CONTENITORE: deve contenere e raccogliere le parti del sogg che si sente in difficoltà.

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1) IL SAPER FARE DELL’EDUCATORE

Difficile definire il ruolo dell’educatore. Viene interpretato o cm colui che” educere”, tira fuori, o come colui che insegna.È più ampio il ruolo in quanto si richiede all’educatore di formare il ragazzo e accompagnarlo nel processo di crescita rispondendo ai bisogni propri di ogni periodo della crescita.Negli anni 50 l’educatore gestiva i ragazzi in ambito di istituti religiosi.Negli anni 60 gestivano le attività del tempo libero per ragazzi e adulti in strutture preposte.Solo negli anni 70 di sente l’esigenza di qlcosa di più specifico, di figure professionali e preparate per la cura di bambini con handicap o anziani ecc.Dagli anni 80 questa grande quantità di categorie e di nomi da vita a dibattiti sui termini d’uso e di denominazione dei vari ruoli e tipologie di educatori.Si è parlato prima di operatore pedagogico, poi di educatore professionale eccLa polemica nn ancora risolta riguarda anche qual è la formazione che l’educatore dve avere, se basta la semplice esperienza sul campo o sia fondamentale la laurea e la specializzazione sul campo.Secondo BERTOLINI è essenziale una formazione di tipo universitario per evitare un assunzione e un lavoro privo di garanzie basilari per un lavoro importante cm quello dell’educatore.Ruolo dell’educatore è anche quello di contenimento. Cioè di elaborare e riparare le angosce esistenziali dell’individuo-L’educatore risponde a quella domanda che nasce nell’ambito scolastico.SCUOLA: nn solo come formazione ma anche cm luogo di ascolto, aiuto per il disagio, sostegno e benessere. Per fare ciò è necessaria la figura dell’educatore.Migrazione e impoverimento aprono per l’educ. Orizzonti del tutto nuovi.Essendo molteplici i campi di intervento deve essere alta la formazione dell’educatore.

L’educatore deve : FUNGERE DA CONTENITORE: deve contenere e raccogliere le parti del sogg che si sente in difficoltà.Per farlo dve stabilire un contatto fisico , emotivo e cognitivo.Una vera e propria empatia, stabilire cn il sogg un codice di domande e risposte per poter frenare ansia e paure del soggFUNGERE DA CALAMITA: deve analizzare sogg e situazione e capire che ogni azione del sogg è la conseguenza di qlcosa e nn è casuale. Attraverso osservazione e comunicazione può ricomporre il Sé del sogg in difficoltà.FUNGERE DA COMPLEMENTO AMPLIFICATORE: fondamentali per la risoluzione sono le tecniche di ascolto e di amplificazione dei msg ricevuti. Inoltre è importante anche fungere da PONTE per le relazioni sociali.Principi imprescindibili per un modo di educare che va definito cm INTENZIONALE: cioè lavorare in modo originale e responsabile, porre la propria presenza attiva nella risoluzione dei problemi e nell’approccio cn l’altro.

Molte ricerche mettono al primo posto tra i comportamenti da possedere quello del dialogo. L’educatore deve saper ascoltare il sogg che parla, cercare di ascoltare prima ancora che di parlare, entrare in empatia, o meglio, conoscere l’altro per mezzo dell ENTROPATIA, che consiste nel penetrare nell’ anima dell’altro, nella sua parte più intima ( esperienza spirituale)La cosa fondamentale per l’educatore è quella di saper agire nella quotidianità in modo consapevole e programmato e nn intervenendo in modo generici o cn una generica sensibilità o con tecniche comuni con altre discipline ( es. la tecnica che in psicologia è quella dell’ascolto, nella pedagogia diventa nello specifico del dialogo) .

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La programmazione e il progetto.Programmazione e progettazione fanno parte di quegli strumenti metodologici che permettono di fare pedagogia in modo scientifico.E’ inoltre il tentativo di ancorare l’esperienza educativa a dei criteri precisi e provati costituendo il METODO per saper fare l’educatore.+

PROGRAMMAZIONEPrima area di lavoro sull’intervento educativo.Divisa in 4 momenti:1 analizzare la situazione di partenza:. Bisogna conoscere bene il ragazzo, la famiglia, l’ambiente, le risorse e il territori. Punti fondamentali2 Definire degli obiettivi: le finalità e gli obiettivi educativi. Ovviamente anche la capacità di scegliere e selezionare in autonomia gli obiettivi fa parte delle capacità del sogg.3 scelta dei metodi, attività e contenuti: selezionare cosa insegnare, come farlo , pianificare le procedure, materiali strumenti e atteggiamenti da assumere.4 valutazione dei risultati e del processo: obiettivi raggiunti che vanno documentati e che n servono però a giudicare il ragazzo ma a valutare l’insieme del processo educativo e l’efficacia. PROGETTOMomento in cui è maggiore il contatto tra educatore e ragazzo.Cioè tra che educa e chi necessita di essere educato

Sono momenti fondamentali perché spesso l’educatore a differenza dello psico. O dell inseganante nn ha un piano preciso da seguire e quindi tende a inventarsi momenti e situazioni.L’educatore tende a gestire il quotidiano in base all’esperienza, senza precise direttive, ma presto si accorge di quanto la cosa sia sbagliata e ricorre al METODO

Per riassumere la pratica di PROGRAMMAZIONE risponde alla pianificazione all’organizzazione del sistema educativo. La pratica della PROGETTAZIONE tende più ai bisogni individuali e sogg. Riguarda più strettamente nn tanto il metodo generale ma la valutazione che l’educatore fa nello stretto rapporto con l’altro. Il tutto per evitare ovvietà e improvvisazione nell’esperienza educativa.

R-A RICERCA E AZIONE

È il processo per cui l’educatore ricerca il metodo e poi lo mette in pratica.L’educatore diventa ricercatore e attore in una costante autoriflessione sulla propria pratica. Si pone domande, indaga e studia nuovi modi e nuovi comportamenti da utilizzare.Questo termine è stato usato per la 1’ volta da Lewin che lo ha descritto come un insieme di cicli dinamici caratterizzati dalle seguenti azioni: pianificareagireosservareriflettere

In sintesi potremmo caratterizzare la R-A attraverso i seguenti punti:1) è una indagine che ricerca la natura di un problema che vuol dire averlo in parte risolto.2) Pone problemi oltre che cercare di risolverli3) Si nutre di dati: grazie all’osservazione si raccolgono dati mirati per comprendere la

situazione-

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4) Richiede all’educatore di essere vigile e di fare una ricerca approfondita su se stesso5) Riguarda sia aspetti più ampi dell’educazione che quelli più dettagliati dell’educatore.6) Nella R-A È fondamentale il controllo durante il processo con osservazione e raccolta e

analisi dei cambiamenti. Un metodo che può andare bene in una situazione può nn andare bene in un'altra.

7) Rendere esplicito ogni momento del percorso. 8) La r-a ricorre alla scrittura come stimolo per la riflessione. Si scrive per tenere conto di

quello che accade ma soprattutto per riflettere. Sia una scrittura personale e riflessiva che una documentaria

9) La R-A si nutre anche delle riflessioni degli altri.

LAVORARE IN GRUPPO La messa in atto del concetto di ricerca-azione ha senso se all’interno di un ben strutturato lavoro di gruppo. Gruppo contiene in se la parola “nodo” concetto essenziale in quanto risultato di uno stretto intreccio tra i vari membri-

L gruppo di può considerare sulla base di 2 diverse prospettive:PSICOLOGICA: composto da insieme di individui che ha cm scopo il soddisfacimento di bisogni soggettiviSOCIOLOGICA: interagisce e nome di scopi comuni ed è regolato da norme socialmente condivise.

Il gruppo è positivo per l’educatore in quanto può nn sentirsi solo nei dubbi e nei problemi ma ha qlcuno cn cui condividerli.

Può essere aiutato a capire i propri limiti e raggiungere la coscienza dei propri comportamenti e atteggiamenti e delle influenze che esercitano sugli altri( viene aiutato in quanto ha persone esperte cm lui che possono giudicarlo con occhi esterni!!

Per questo sono importanti gli incontri e il ruolo dell agevolatore che durante gli incontri dve mantenere un clima di tranquillità e d tolleranza.

Un semplice gruppo diviene gruppo di lavoro quanto dalla semplice INTERAZIONE tra le parti si passa all’INTEGRAZIONE cioè all’interdipendenza.È un processo di crescita paragonabile a quello di un essere umano che man mano si adatta all’ambiente che lo circonda.( leggere pg 47/48 fenomeni negativi del gruppo)

Elementi che portano invece alla costruzione di un gruppo di lavoro sono:1 DEFINIZIONE DELL’OBIETTIVO: è quell’elemento che segna il passaggio da gruppo generico e interazione tra le parti, tra quelli che sn gli obiettivi del singolo, quelli del gruppo.Una perfetta interazione tra bisogni, aspettative e motivazioni.

2 ASSUNZIONE DI UN METODO O REGOLA DI LAVORO: i 3 elementi fondamentali sono analisi, confronto e discussione.Confronto e discussione sono fondamentali e aderiscono al concetto di R.A. È fondamentale la condivisione di un metodo comune in quanto altrimenti lì attività sarebbe improduttiva, e ci sarebbe una sovrapposizione di idee e una conseguente formazione di sottogruppi.

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3 CHIARIMENTI DEI RUOLI GRUPPALI: i ruoli vanno chiariti per un perfetto funzionamento del gruppo e per evitare scontri o sovrapposizioni di ruli. Ogni ruolo corrisponde a un’area di azioneServe inoltre per evitare il cosiddetto effetto di “ sala degli specchi” ( vedi pg 47/48) cioè quell’ effetto per cui si tende e vedere se stessi negli altri membri del gruppo. Mentre all’interno della famiglia e dei rapporti di amore ecc c’è l’affetto el’amore che ci permettono di distinguere l’altro da se, questo nn è csi nel gruppo all’interno del quale l’idea del ruolo per smantellare cerchi meccanismi di difesa che porterebbero alla nn protezione del sentimenti di identità proprio e altrui.

4 ASSUNZIONE DI UNA LEADERSHIP:Funzione equilibratrice tra il singolo e il gruppo. Deve accudire i bisogni, essere competente, mantenere e tutelare i valori del gruppo e dei singoli e inoltre fare da ponte tra i vari sogg.

5 ANALISI DEI PROCESSI COMUNICATIVI:Lo scambio comunicativo è la struttura che sorregge l’edificio. Ascolto attivo, empatia, chiarezza, sono solo alcuni, insieme a aperture e flessibilità, dei concetti fondamentali che permettono un analisi dei processi comunicativi.

6 CONSIDERAZIONE DELLA VARIBILE CLIMA: clima è fondamentale perché è strettamente legato al concetto di calore.

7 VALUTAZIONE DEL PROCESSO DI SVILUPPO:

METODO OSSERVATIVOè un’ importante matrice della professionalità dell’educatore. E fornire all’educatore tali capacità e sicurezza di competenza e qualificazione.È fondamentale in quanto permette di individuare l’altro, comprenderlo e poer da ciò costruire e migliorare il proprio metodo educativo.Cosa può aiutare l’oggettività dell’osservazione?a) i sogg potrebbero comportarsi in modo diverso sapendo di essere osservati. È necessaria un

‘osservazione prolungata nel tempo per vedere quei comportamenti che solo il tempo evidenzia.

b) L’educatore dve avere un atteggiamento nn invasivoc) Nn dve nascondere di osservare ma dve nascondere cosa osserva.

Le modalità del metodo osservativo fanno riferimento a 3 criteri:1 DISTANZA: guardare un evento con distanza aiuta a eliminare certi pregiudizi.2 PARTECIPAZIONE: per capire bene contenuti di cui spesso neanche i componenti del gruppo sono consapevoli è necessario prenderne parte3 COMUNICABILITA’: i dati raccolti dall’osservatore dvono essere comunicabili a qualunque esperto. Dvono essere fruibili e comprensibili.

Altri elementi più strutturati possono essere più difficili da individuare e necessitano di un DIARIO SEMISTRUTTURATO: consiste nella raccolta strutturata cn schemi precisi degli espisodi significativi della giornata, dei luoghi in cui si sn svolti, quali sono le attività, i contesti, i sogg che vi hanno preso parte e una narrazione dettagliata del fatto accaduto.

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Tto ciò permette una chiarificazione ersonale e trasmettibile fscilemte agli altri della situazione che ci troviamo ad affrontare. Permette di acquisire uno schema di indagine, un vero e proprio metodo scientifico. Permette di riflettere anche personalmente sul proprio operato e inoltre permette di analizzare l’operato in modo ogg senza troppi coinvolgimenti emotivi.

OSSERVARE IL GRUPPOÈ un’osservazione più complicata in quanto nn è solo di un sogg ma è un ‘insieme di sogg che tra loro interagiscono e tra loro si creano delle dinamiche/forze:coesione, cambiamento e interazione.

CAPITOLO 2 I SAPERI DELL’EDUCATORE

I percorsi teorici del lavoro educativo verteranno in particolare su:1 Approccio sistemico- relazionale2 approccio fenomenologico3 approccio cognitivo

APPROCCIO SISTEMICO RELAZIONALE: Il sogg è un sistema aperto, un reticolo di dimensioni interconnesse, di conseguenza ogni azione educativa avrà effetto nelle sue molteplici dimensioni.L’approccio sistematico nasce dall’incontro interdisciplinare tra elettronica e biologia.SISTEMA: insieme di elementi interagenti. Interagenti vuol dire che gli elementi (p) sono connessi da relazioni (r ) in modo che il comportamenti di p in r è differente rispetto a quello che sarebbe in r1, quindi c’è una relazione. Se csì nn fosse e i comportamenti fossero in qualunque relazione uguali allora nn ci sarebbero interazioni tra gli elementi.

L’universo individuale è a sua volta formato da sistemi aperti, ch epossiedono alcuni principi/proprietà fondamentali:

PRINCIPIO DI TOTALITA’: non possiamo analizzare il comportamento del sogg cm di un essere a sé stante, e indipendentemente dall’educatore e csì all’inverso. Il comportamento dell’uno dipende e va analizzato in base all’altro.

PRINCIPIO DI RETROAZIONE: se il comportamento del sogg nn spiega quello dell’educatore e né viceversa, vuol dire che sono entrambi in un gioco di azioni o retroazioni che licollegano tra loro.La retroazione può essere positiva o negativa.È positiva quando accentua il fenomeno, es se l’educatore rimprovera il ragazzo questo risponde e fa sempre peggio. O negativa, quando tende a smorzare il fenomeno, es se l’educatore parla con calma al ragazo egli nn risponderà male ma si calmerà.

PRINCIPIO DI OMEOSTASI: + un meccanismo che permette ai sistemi di nn variare, come fosse un insieme di norme e prerogative che mantengono l’equilibrio nel sistema.

PRINCIPIO DI EQUIFINALITA’: se vogliamo capire cosa accade in un sistema dobbiamo analizzare il come e nn il perché

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Le relazioni tra sistemi sono le interazioni vere e proprie.Interazione è l’elemento cardine in un approccio di tipo sistemico.Essa presuppone in primo luogo la comunicazione sia verbale che nn: cn questa prospettiva l’interazione diventa un insieme di msg che due individui si scambiano in una relazione reciproca.CONTESTO: fondamentale all’interno del modello sistemico.È l’insieme degli elementi dell’ambiente i quali influenzano il sistema e da esso sono influenzati.La novità di questo modello sta nel fatto che l’educatore nn travasa semplicemente nell’alunno il proprio sapere, ma lo fa indirettamente.Il compito dell’educatore è quello di creare un contesto all’interno del quale, grazie alle interazione e alle relazioni tra i due, il sogg b (alunno) venga indirettamente influenzato.Quello che dve fare l’educatore è creare un contesto educativo STIMOLANTE!!La relazione tra i due viene di conseguenza definita di tipo asimmetrico.

È necessario tenere presente che il sogg nn è un semplice ogg all’interno del quale travasare il proprio sapere, ma è dotato di preferenze e gusti, è per questo che l’educatore deve creare un contesto stimolante e adatto alla ricerca condivisa di significati. La strategia di intervento dell’educatore verterà su una grande competenza comunicativa e un adeguata relazione di aiuto per il sogg.

STRATEGIE SISTEMICHE

COMUNICAZIONE: è qualunque passaggio di informazione che si verifichi in un contesto relazionale. Ogni comportamento umano ha un valore comunicativo, anche nn fare nulla e restare immobili comunica qualcosa.È impossibile nn comunicare.

PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA:La modalità pragmatica di approccio al problema della comunicazione riguarda l’influenza che la comunicazione ha sul comportamento. Tiene quindi conto sia del linguaggio verbale che di quello nn verbale, postura movimenti ecc

La pragmatica della com. si articola attorno a una serie di assiomi:1) impossibilità a non comunicare. È impossibile non comunicare cm abbiamo detto prima.2) aspetto del contenuto e della relazione della comunicazione. Ogni comunicazione dice

qualcosa a proposito della relazione tra chi la emette e chi la riceve. Il messaggio di relazi0one è un modo di comunicare che consiste nell’offrire all’altro una definizione di come vediamo noi stessi in relazione all’altro in quella situazione. I due utilizzano il contenuto della comunicazione per esprimere le relazioni che intercorrono tra loro. Non esprimono esplicitamente simpatia o antipatia, ma usano il contenuto del discorso per dimostrarlo. Es: io sono più capace di te. Ci possono essere 3 diverse conseguenze di questo tipo di atteggiamento . O l’educatore si apre e ascolta il ragazzo e cerca di capire quello che vuole dire, che sarebbe la situazione educativa ottimale.( conferma del sé) o l’educatore crea il rifiuto del sé trasmettendo al ragazzo il msg che lui nn vale nulla e di conseguenza neanche quello che dice o ancora attua la disconferma” nn capisci nulla” che è la cosa più deleteria in assoluto.

3) Punteggiatura della sequenza degli eventi: in una transazione comunicativa esistono tanti punti di vista quanti sono i partecipanti. Spesso il nostro comportamento viene considerato come reazione a quello dell altro, cioè come effetto di qualcosa che ne è causa secondo uno schema lineare. Questo provoca accuse reciproche, la convinzione di essere la vittima della

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situazione, o l’illusione che il comportamento dell’altro dipenda dal nostro. Il tutto dipende dall’idea che esista solo una realtà, la propria e l’educatore ha il compito di perturbare questa realtà e quei sogg che hanno questa idea non giusta. Possono però esserci degli abusi da parte dell’educatore, come ad esempio giudicare un ragazzo avendo analizzato un solo comportamento in una sola situazione o senza aver considerato anche il proprio comportamento. NESSUNO SCAMBIO RELAZIONALE HA UN PRINCIPIO ma va letto in modo circolare e non lineare.

4) Comunicazione numerica e analogica: il linguaggio numerico è quello verbale, quello analagico è nn verbale. Nelle relazioni ci serviamo di entrambi i tipi di comunicazioni. la comunicazione nn verbale si basa sul linguaggio del corpo. Oltre a questo nella comunicazione è fondamentale il contesto, perché un ‘azione cambia di significato in base al contesto in cui si svolge.

5) Interazione complementare e simmetrica: in ogni relazione pedagogica va distinto il ruolo dell’educatore che sta sopra- one up- e quello del sogg che sta sotto – one down. Questi ruoli definiti sono importanti per evitare che l’uno cerchi di prevalere sull’altro. I concetti di simmetria e complementarietà nelle relazioni sono diversi. la simmetria indica che l’uno provoca nell’altro un comportamento identico al suo. Nel modello complementare l’uno provoca nell’altro un comportamento opposto e contrastante il suo. Entrambi i modelli possono però sfociare in patologie. per quanto riguarda quello complementare potrebbe esserci o una oppressione da parte dell’educatore che manipola e schiaccia chi è in basso che risponde contrastando. Oppure una complementarietà troppo rigida che non lascia spazio di evoluzione da parte del sogg. Come una mamma troppo attaccata e che vuole troppo controllare il figlio farà in modo tale che egli nn potrà mai uscire dal rapporto di complementarietà e avere una propria indipendenza. Per quanto riguarda la relazione simmetrica si può sfociare in una rivalità da parte del sogg che vorrà essere uguale all’educatore.

qui si inserisce il concetto di PARADOSSO: ossia quelle espressioni all’interno di un discorso che si definiscono: messaggi paradossali in quanto contengono all’interno comunicazioni contraddittorie e quindi paradossali. Es: sii spontaneo. È allo stesso tempo un ordine a essere se stessi, ma si potrebbe essere se stessi, ma in quel caso si disobbedirebbe al comando.

LA RELAZIONE DI AIUTOLe capacità che consentono di aiutare l’altro sono specifiche e devono essere acquisite come competenze stabili della professione di educatore.È necessario fornire alla persona un sostegno che le permetta di “imparare ad imparare”.Nel rapporto di aiuto è fondamentale un empatia da parte dell’educatore, e il dialogo è mlto importante perché ci permette di capire cosa prova l’altro e capire in cosa va aiutato.Nel rapporto è necessario quello che viene definito: non direttivismo di Rogers cioè l’educatore nn deve porsi in termini valutativi verso il sogg ma rispettando il suo punto di vista e la sua libertà.L’educatore dvrebbe assumere secondo Rogers certi atteggiamenti perché i processi personali siano produttivi e l’aiuto sia concreto:

trasparenza-genuinità: l’educatore deve essere se stesso , nn deve distorcere i suoi stati emotivi ma usare le emozioni in modo costruttivo. Ciò facilita la conversazione e aiuta il ragazzo ad aprirsi sempre di più.

Accettazione- considerazione positiva incondizionata: quando l’accettazione viene al sogg da una persona a cui lui tiene e che stima è spinto al cambiamento positivo.

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Ovviamente nn bisogna accettare incondizionatamente qualunque comportamento, anche dannoso, ma credere alla crescita e alle capacità del sogg: stima positiva = migliore realizzazione dell’obiettivo.

Empatia: comprensione emotiva dell’altro, necessaria per una conoscenza approfondita.L’educatore dovrebbe riuscire a capire il soggetto cm se fosse lui. Senza mettersi nei panni dell’interlocutore nn lo si potrà mai capire fino in fondo.

Un altro elemento essenziale di ogni rapporto relazionale e di aiuto è L’ASCOLTO.L’ascolto può però essere di vari tipologie, quello passivo in cui l’educatore nn interferisce e il sogg sente cm se parlasse ad alta voce e l’educatore risponde solo cn cenni con la testa.Poi c’è quello attivo in cui l’educatore è come un partner di ballo, partecipe e interessato. C’è poi quello “non ascolto passivo” in cui l’educatore sente ma non ascolta e poi il “non ascolto attivo” in cui l’educatore in apparenza ascolta ma in realtà parla di altro, è quel tipo di conversazione in cui nn c’è un argomento centrale ma ognuno ha interesse in qualcosa.

Molti teorici hanno cercato un modo per incrementare il rapporto di ascolto, un metodo chiamato tecnica speculare o riformulazione che consiste in delle espressioni che l’educatore utilizza per evidenziare che il suo ascolto è attivo e partecipe, esempio delucidazioni o chiarificazioni, “ se ho ben capito”, “correggimi se sbaglio” eccO anche attraverso la formulazione el sentimento che il ragazzo prova: “ ciò che tu provi è” , “penso che ti senta”Tecnica che secondo Rogers consiste nel riformulare quello che il sogg esprime per evidenziare il proprio interessamento e il proprio ascolto, aiuta la concentrazione, si rende esplicito il contenuto che può sembrare vago, si evidenzia qual è il concetto importante di cui si vuole parlare e si evita anche il non ascolto attivo che è uno dei più diffusi.

Nel modello Rogenziano originario al centro c’è il concetto della comprensione.Il soggetto va aiutato ad autocomprendersi. La critica che gli viene mossa da parte di Carkhuff è che nn basta solo questo per il cambiamento e lo sviluppo positivo del sogg ma è necessaria un azione, su come intervenire in modo pragmatico.

Le condizioni di base del suo modello sono 7 qualità imprescindibili nel lavoro educativo. Azioni di base per ogni azione pedagogica correttamente strutturata:

1)Comprensione empatica2)rispetto che corrisponde all’accettazione incondizionata di Rogers3) genuinità che corrisponde alla congruenza di R.4) specificità/ concretezza : abilità dell’educatore nell’aiutare il sogg ad esprimere in modo 5) confronto6) immediatezza7) auto manifestazione : espressione di autenticità

Alla metà degli anni 70 presenta una seconda formulazione in cui sono 4 le abilità necessarie.1 PRESTARE ATTENZIONETanto maggiore è l’attenzione che presentiamo verso il sogg e maggiore sarà il suo coinvolgimento e apertura verso l’educatore.Bisogna fare attenzione al linguaggio non verbale es le sedie poste allo stesso livello per nn dare un’idea di superiorità o andare con il corpo verso il sogg indica interessamento eccDeve anche prestare attenzione all’osservazione dell’aspetto fisico, di quello intellettivo e di quello affettivo.

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Prestare attenzione ascoltando in modo attivo.

2 RISPONDEREÈ il tipo di intervento che corrisponde alla riformulazione/ tecnica speculare che abbiamo visto prima di Rogers. ( vedi sopra)

3 PERSONALIZZAREAiutare il sogg a comprendere se stesso.Lo si può fare aiutandolo a vedere il problema nella giusta dimensione, spronarlo a capire i propri sentimenti e ad uscire così dalla situazione negativa, aiutarlo infine a individuare la propria meta, capire la direzione in cui intende muoversi.

4 INIZIARE: fase finale e scendente in cui l’educatore aiuta il soggetto a designare la meta, programmare i passi e rinforzare e sostenere che è il momento finale degli elogi.

Infine troviamo il modello di MucchielliSecondo lui vi è autentica relazione di aiuto solo quando vi è incontro tra due persone di cui una si trova i condizioni difficili, di sofferenza e malessere e l’altra in condizioni superiore di competenza, e abilità verso gli stessi problemi del primo.

Un educatore per M. deve essere accogliente, concentrarsi sul vissuto del sogg, manifestargli interesse e considerazione e essere empatico, cercare di vedere il problema dal punto di vista del sogg e nn del proprio.

Durante il dialogo che è il fondamento del rapporto tra i due l’educatore può correre rischi e ostacoli che vanno evitati:

Soggettività: asseganre a quello che il sogg confida dei significati troppo personaliDeformazione professionale: cioè affrontare ogni situazione secondo il proprio modello personale, sempre uguale.Dare giudizi morali che possono solo intimorire e allontanare il sgg.

L’educatore dve infine aiutare il sogg a rivivere e affrontare i propri problemi e lo può fare aiutandolo a :esplicitarli, memorizzarli, cioè raffrontare quelli passati con la situazione presente, aiutarlo a capire e trasformare in positivo il problema.

APPROCCIO FENOMENOLOGICOCon la fenomenologia ci riferiamo alla dottrina fondata da Husserl.Per H. fenomenologia è lo studio dell’essere in quanto appare alla coscienza nelle sue essenze universali. La fenomenologia descrive queste forme dette poi essenze o idee.Fenomeno: tto ciò che appare può essere colto nella sua essenza.La fenomenologia pura non è una scienza di fatti ma di essenza e i fenomeni di cui essa si occupa sono irreali.Scienza dedita allo studio delle essenze.

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La nostra prima preoccupazione è stata quella di pervenire ad una lettura fenomenologica dell’esperienza educativa che consentisse di chiarire meglio il senso stesso di tale esperienza e conseguentemente di costituire una pedagogia come scienza, ovviamente non naturalistica od oggettivistica. Una scienza che in quanto tale sia in grado di opporsi all’estemporaneità, all’occasionalità e al pressapochismo propri di un certo modo di intendere quella esperienza, che finiscono per trasformarla in facile strumento di istanze (ideologiche) ‘altre’ e dei ‘poteri’ (economici, politici…) via via costituitisi nel tempo. Come dire che l’esigenza da cui siamo partiti è stata quella di mettere in relazione l’indubbio stato di crisi della nostra cultura e della nostra società con l’azione educativa e con il pensiero pedagogico, nella convinzione che questi ultimi, con le loro contraddizioni e con le loro debolezze epistemologiche, ma anche con la loro rilevanza esistenziale, fossero quanto meno co-responsabili di quello stato di crisi.

(ri)guadagnare la propria soggettività sia a livello individuale sia a livello comunitario. Il che vuol dire, in prima istanza, lottare contro ogni forma di alienazione che si esprime tanto in una rinuncia (in una impossibilità?) alla propria autonomia o, se si preferisce, in una passiva acquiescenza nell’eterodirezione; quanto in quella crisi della cultura e della società che si caratterizza in una perdita di senso delle loro strutture e delle loro stesse ragioni d’essere. In altre parole, riguadagnare la propria soggettività significa (ri)prendere coscienza del proprio responsabile coinvolgimento nel costituirsi stesso della storia personale e sociale

In questa prospettiva l’oggettività che corrisponde sia alla realtà che agli altri sogg è nn sol dotata di propria autonomia ma è anche necessaria affinchè esista la soggettività.

perdere l’altro comporterebbe perdere se stessi”.

In sintesi i punti fondamentali dell’unione tra istanza fenomenologica e pedagogica sono i seguenti:1) centralità del sogg2) il comportamento è frutto di un insieme di interazioni simboliche3) il sogg è artefice del proprio modello di comportamento e interazione con il mondo4) qualsiasi individuo è portatore di un particolare contributo sogg

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STRATEGIE FENOMENOLOGICHE

BIOGRAFIA: fondamentale cm chiave di lettura del sgg.E sulla biografia l’educatore può costruire il suo progetto educativo.La biografia è importante perché il passato del sogg è ciò che influenza la vita e le scelte presenti e future.Capire e conoscere il pass di un sogg vuol dire capire il processo di costruzione della sua visione del mondo, quella visione che coordina le sue esperienze odierne.Quello tra l’educatore e il sogg è un rapporto di scambio, e l’intento da raggiungere dve essere la presa di coscienza del passato, deve mettersi dal punto di vista del sogg e osservare i suo mondo. Per farlo deve però attuare una sospensione del giudizio, spogliarsi cioè delle proprie convinzioni, giudizi e pregiudizi.Può farlo attraverso L’ENTROPATIA: cogliere la visione del mondo del sogg partendo da motivi casuali e finali del comportamento.

Fino a pg 123

Da pg 175 a pg 194L'adolescenza: un laboratorio dal vero

L'adolescenza è un periodo molto difficile segnato dall'incertezza, un periodo in cui i riferimenti e i modelli cambiano, poiche' la famiglia non è piu' al centro del mondo del ragazzo. Storicamente, è una fase evolutiva che è sempre stata celebrata presso le civilta' antiche, che le dedicavano cerimonie e veri e propri riti di passaggio.Ora questi riti sono scomparsi , ma è scomparsa anche la capacita' di sostenere questa fase dello sviluppo in modo adeguato; la tipica metropoli, in un certo senso, non aiuta perche' rispecchia in se' le caratteristiche di confusione e caos che risiedono nel ragazzo. La famiglia e la scuola non sono spesso in grado in incidere in modo efficace e risultano luogo di conflitto piuttosto che di aiuto. La crisi dell'adolescente diventa una vera e propria sfida per l'educatore, poiche' essi spesso feriscono con crudelta', quasi sfidando la professionalita'. Occorre l'intelligenza di modificare le proprie abitudini di lavoro, per andare incontro al ragazzo, creare regole e patti di convivenza. Aiutare gli adolescenti è difficile, perche' sono diffidenti e rifiutano il mondo adulto, non sopportano la dipendenza e non pensano di avere bisogno di aiuto. L'educatore che si trova a gestire un gruppo di adolescenti e che intende avviare un percorso di educazione relazionale e socio-affettiva, necessita di un' esperienza formativa che gli consenta di instaurare con i ragazzi una relazione di ascolto e di empatia per gestire le dinamiche di gruppo e giungere ad un livello di consapevolezza adeguato.

L' adolescente tra normalita' e devianza

L'adolescenza è il periodo della messa in discussione di se stessi, della propria identita' e del proprio ruolo. Avviene una trasformazione totale sia dal punto di vista psicologico che fisico. Sarebbe sbagliato accostarsi allo studio di questo fenomeno considerandolo come facente parte di una

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categoria, adottando cosi uno sbagliatissimo punto di vista “da adulto”. Infatti, se la puberta' è un evento caratterizzato da un cambiamento fisico, l'adolescenza è una categoria sociale, in quanto possono esistere tante adolescenze quante sono le culture. In occidente , ad esempio, la nascita di questa categoria è segnata da due eventi fondamentali:1- la nascita della societa' industriale, durante la quale il ragazzo veniva usato in fabbrica come sostentamento alla famiglia contadina, in cui si innescava un meccanismo di controllo da parte del padre nei confronti del figlio, che pero' era gia' ampiamente inserito in una dimensione lavorativa.2-la nascita del moderno sistema pedagogico scolastico che ha influenzato il periodo dell'adolescenza relativamente al tempo di durata della frequentazione della scuola. Questi due fenomeni hanno prodotto importanti conseguenze:1- il prolungamento del periodo scolastico ha favorito la presa di posizione autoritaria dei padri sui figli che sono divenuti soggetti da educare, favorendo l'emergere di comportamenti aggressivi e trasgressivi. La scuola, ma piu' in generale tutto il sistema delle norme, viene vissuta come un'imposizione, un'accettazione del potere altrui. Le paura delle generazioni passate nei confronti degli adolescenti, nasce proprio dal fatto che si teme un ribaltamento dei ruoli, un capovolgimento che muterebbe una situazione che va avanti cosi da secoli. L'adolescente viene quindi visto come un soggetto perennemente da educare, da plasmare secondo le norme imposte dall'autorita'. L'insegnante ritiene che il ragazzo sia maturo, solo quando egli arrivera' a pensare come lui. Il ragazzo quindi è condannato a non avere mai un ruolo da protagonista nella societa'. Tuttavia l'adolescenza cerca di cancellare l'autorita' per poter entrare nel gruppo dei pari, mettendo in evidenza quelli che sono i lati negativi della famiglia, per poter avere cosi' una motivazione per lasciarla. Si innesca una dinamica caratterizzata da odio inespresso nei confronti della madre e del padre che sono stimolati ad adottare meccanismi di difesa . Blos a proposito ritiene che si verifichi una ipervalutazione di se', a una intensa percezione del se' che porta a suscettibilita'e ad egocentrismo narcisista. Tutto ciò si manifesta nell'arroganza e nella ribellione, nella sfida alle regole e nello scherno verso l'autorita'. Questo momento di narcisismo pero', puo' avere un carattere positivo, se si facilita il processo di distacco dalla famiglia e le modalita' di relazione con il gruppo dei pari. Si puo' considerare, in questo caso, l'ambiente come un agente che fornisce stimoli negativi che positivi. Lutte scrive che l'adolescenza è una condizione di emarginazione imposta a una classe di eta' in una societa' come la nostra, fondata sul profitto e sul potere, non sul valore e la dignita della persona. E' la prevaricazione da parte di un gruppo su un altro, determinata da mutamenti economici. L'adolescenza, quindi, è un terreno fertile per gli stereotipi che ne riducono la complessita', dividono gli adolescenti in buoni e cattivi e impediscono di operare una attenta analisi del fenomeno. Ne consegue, che classificare l'adolescenza si riveli una forzatura.Tutti coloro che sono definiti disadattati o delinquenti vanno analizzati in un'ottica pedagogica : la strutturazione disadattata del sé nel mondo e con gli altri. I comportamenti devianti, cioè, vanno letti in una chiave che comprenda la biografia del soggetto e la sua storia personale. L'approccio classificatorio, infatti, individua queste difficolta' in alcune categorie:1- adolescenza adeguata- dove il soggetto ha la possibilita' di mediare i conflitti attraverso il pensiero critico e riesce a mediare in modo positivo il distacco dalla famiglia. I modelli famigliari, prima squalificati, nella tarda adolescenza vengono recuperati fino ad instaurare un rapporto alla pari con essi. L'individuo si proietta nella societa' puntando alla propria realizzazione personale.2-adolescenza ritardata- il giovane nega i conflitti, non critica i modelli famigliari, ma li asseconda. E' brillante negli studi e nella carriera, ma è privo di capacita' critica. Accade che egli entri in ritardo nella crisi adolescenziale, mettendo in discussione il proprio matrimonio o le sue scelte professionali.3-adolescenza prolungata- c'è un arresto del processo di crescita e un rifiuto a diventare adulti. In questo caso, i giovani rimangono in famiglia ad oltranza, hanno relazioni affettive ma non si impegnano in un rapporto paritario.

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4- adolescenza sacrificata- il ragazzo viene costretto a vivere lo status di adulto, senza che gli sia concesso il tempo necessario per formarsi. In genere, cio' accade nelle famiglie disagiate, in cui i problemi economici costringono il giovane a lasciare la scuola per il lavoro. Si sviluppa la frustrazione poiche' non si puo' progettare un proprio percorso evolutivo, si desidera la ricchezza in quanto veicolo di agiatezza economica.5- adolescenza dissociale- c'è una grande oppositivita', vengono deliberatamente attuati comportamenti disapprovati. Ci sono relazioni famigliari negative, impulsivita', egocentrismo.6- adolescenza tossicomane- alcuni ragazzi ricorrono all'uso di droghe leggere per adeguarsi al gruppo, altri ricorrono all'uso di droghe pesanti fino a perdere completamente il loro ruolo sociale. La droga facilita il senso di appartenenza al gruppo e risponde bene alle esigenze psicologiche dell'eta' adolescenziale. I giovani provano uno stato di benessere e armonia, evitando cosi', di affrontare i conflitti interiori che gli permetterebbero di vivere in modo sano. Negli ultimi tempi si possono riconoscere i cosiddetti “ragazzi difficili”, definiti cosi, per la difficolta' che puo' avere l'educatore nel gestirli.

Dall'adolescenza all'eta' adulta: chiavi di lettura

Durante il periodo adolescenziale, il sistema di rappresentazioni e gli schemi che hanno regolato la vita del ragazzo fino a quel momento vengono messi in discussione. Si passa da una concezione di tipo “satellitare” in cui il bambino accetta di avere un ruolo subordinato verso i genitori, ad una condizione di autonomia tipica dell'adolescenza dove subentra l'indipendenza. Il soggetto, infatti, inizia a stabilire gli scopi da raggiungere indipendentemente dall'approvazione dei genitori da cui si stacca creando un Sè indipendente. Si forma il pensiero formale e quello astratto, che investe tutto l'ambiente sociale in cui vive il ragazzo, come il gruppo di riferimento, verso il quale incidono il concetto di autostima, l'immagine del Sè e il rispetto delle norme. Questo distacco dalla dimensione infantile pero', lo porta a distanziarsi sempre piu' dalla realta' concreta e a portare il proprio pensiero alle estreme conseguenze.. Infatti l'adulto è capace di esprimere il proprio mondo interiore attraverso un filtro, che è quello della capacita' critica di riflettere su di Sè, mentre l'adolescente non filtra e esterna le proprie emozioni senza filtro, in modo confuso e contraddittorio.Ma come avviene il processo di separazione dell'adolescente dalla famiglia? Come fa un adolescente a diventare adulto? Occorre pertanto, analizzare alcune tappe fondamentali della crescita dell'adolescente.

LA CONCEZIONE DEL SÈ I COMPITI DI SVILUPPO E IL PROCESSO DI SEPARAZIONE-INDIVIDUAZIONE IL CONTESTO FAMIGLIARE IL GRUPPO DEI PARI (AGGREGAZIONE FORMALE E INFORMALE)

La concezione del Sèsi ritiene che la nozione di identità e la nozione ci concetto di Sè siano equivalenti.IDENTITA': consapevolezza da parte del soggetto di essere la stessa persona, pur affrontando cambiamenti e mutazioni nelle differenti relazioni sociali. Ogni individuo elabora la propria indentita' sulla base delle proprie appartenenze sociali e della propria storia personale. I concetti di comtinuita' e di unicita' del proprio Sè contribuiscono a tutto cio'. Una volta formata, l'identita' influisce sul modo in cui il soggetto elabora il proprio mondo. Erikson ritiene che l'identita' si costruisca attraverso il superamento delle identificazioni infantili, scartando le quali, in accordo col proprio interesse, il soggetto raggiunge la sintesi della sua identita'. L'identita' è un elemento fondamentale del concetto di sé. Rispetto all'espressione “concetto di sè” che fa pensare a qualcosa di statico, è meglio parlare di “concetti di sè”, perche' ci si rende conto della malleabilita' dell'individuo. I concetti di sé vanno interpretati insieme al concetto di esperienze di sé, le quali permettono di cogliere il sé come entita' presente nel contesto fisico, delle relazioni e sociale. L'esperienza di sé implica sempre il riferimento ad altre persone, ad un gruppo.

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Forzi ha collocato la concezione del sé in due dimensioni temporali:quelle relative al sé attuale, di cui fanno parte le concezioni sul sé del passato, ma che influiscono sul presente :1- il contenuto del sé: è l'insieme di concetti che il ragazzo ha di sé stesso, come l'identita' sociale ( ruolo, gruppo ecc) e gli attributi disposizionali ( peso, altezza ecc)2- le dimensioni del sé che sono elaborate dal ragazzo, grazie alle varie forme del contenuto di sé, in modi diversi nelle diverse situazioni. A questa dimensione appartengono la valutazione del sé ( sentimento del proprio valore), e le aspettative determinate dall'interazione tra le concezioni di sé e i progetti futuri. Ci sono altre due dimensioni temporali che fanno parte del :1- sé potenziale., in cui le concezioni del sé si collocano nel futuro, in cui il ragazzo non pensa a sé solo come è ora, ma si immagina come potrebbe essere nel futuro. A questo proposito la Markus riflette sulla fluidita' del sé, ritenendo che la dimensione del sé possa cambiare a seconda delle situazioni in cui il ragazzo si viene a trovare, ed introduce la concezione di sé possibili. E' l'idea che il ragazzo ha rispetto a ciò che potrebbe diventare e ciò che vorrebbe diventare. Questa teoria è importante perche' viene riconosciuta al sé la possibilita' di arganizzarsi in base alle eperienze passate e ricreare una gamma di possibilita' future. Questa concezione di sé possibili è utilissima all'educatore per capire quali atteggiamenti puo' assumere il ragazzo di fronte alle varie situazioni quotidiane. In questa dimensione infatti, rientra il concetto di sé ideale, cioè il modo in cui il ragazzo vorrebbe essere percepito. Partendo da questa concezione, il ragazzo ha molte possibilita' di lavorare sul concetto di sé. Egli puo' rendersi conto che, anche se è inserito in un contesto di norme a cui deve ubbidire, , puo' mettere in atto delle iniziative personali, o intenzionali, con uno scopo riconoscibile solo da lui. Queste iniziative vanno a stimolare l'autostima che è il piu' importante tra i motivi del sé. L'autostima è il giudizio che ogni soggetto esprime sulla propria adeguatezza, essa spinge il soggetto ad orientarsi verso il successo. Nicholls pensa che proprio attraverso il comportamento orientato al successo il soggetto posso dimostrare a sé a agli altri il proprio grado di abilita'. L'abilita' puo' essere concepita in due modi:1- bassa o alta, in riferimento all'esperienza passata o alle conoscenze del soggetto ( self-referenced); in questo caso acquisire padronanza vuol dire acquisire competenza;2- come una capacita' in riferimento agli altri. In questo caso è necessaria la presenza di altri soggetti ai quali dimostrare di avere un alto livello di abilita ottenuto con uguale o minore sforzo.L'autostima del ragazzo dipende dall'importanza che egli attribuisce a ognuna delle sfere che compongono la sua vita. Se conferisce valore a sfere in cui è bravo, la sua autostima sara'' positiva, se invece non sara' abile in queste sfere a cui attribuisce valore, provera' un sentimento di inadeguatezza. L'autostima positiva è il centro di un buon adattamento socio-emozionale, mentre la bassa stima porta alla depressione.

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