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1 Procura Generale della Repubblica di Palermo Relazione sull’amministrazione della Giustizia per l’anno giudiziario 2017

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Procura Generale della Repubblica di Palermo

Relazione

sull’amministrazione della Giustizia

per l’anno giudiziario

2017

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PREMESSA

L’organico di questa Procura Generale prevede, oltre al Procuratore Generale ed

all’Avvocato Generale, 15 Sostituti Procuratori.

La tabella sotto riportata (tab.1) illustra la composizione del personale di magistratura

della Procura Generale di Palermo al 30 giugno 2017 operando la distinzione tra magistrati in

pianta organica e magistrati in effettivo servizio.

L’organico attuale risulta appena sufficiente per far fronte alle molteplici esigenze

dell’Ufficio che opera su un territorio molto vasto (2.120.339 abitanti), caratterizzato da una

densità criminale tra le più elevate del paese, anche a causa della pervasiva e capillare

presenza dell’associazione di stampo mafioso “Cosa nostra”.

Al riguardo va considerato che le competenze della Procura Generale non si esauriscono

nell‘espletamento delle molteplici ed impegnative attività processuali previste dal codice di

rito, ma si articolano anche nella complessa gestione di una pluralità di compiti funzionali al

*

In data 18/10/2016 il Sost. Procuratore Generale Dr Luigi Patronaggio ha lasciato l’ufficio per ricoprire il posto di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento. In data 20/10/2016 la d.ssa Annamaria Palma Guarnier, Sost. Procuratore Generale di Palermo ha assunto le funzioni di Avvocato Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Palermo. La d.ssa M.V. Randazzo in data 7/06/2017 si è immessa nelle funzioni di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Palermo. Pertanto nel secondo semestre del 2017 si registrano tre posti vacanti nella qualifica di Sostituto Procuratore Generale.

Tab.1 Pianta organica numerica del Personale di magistratura

Organico Vacanti Effettivi Uomini Donne % scopertura

effettiva

Procuratore Generale

presso la Corte di

Appello

1 0 1 1 0 0%

Avvocato Generale di

Corte di Appello 1 0 1 0 1 0%

Sostituto Procuratore

Generale presso la

Corte di Appello

15 3 12 * 7 5 20%

Magistrato

Distrettuale

Requirente

2 1 1 1 0 50%

TOTALE 19 4 15 9 6 21%

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servizio giustizia che, sotto taluni profili, investono anche la magistratura giudicante (si

consideri al riguardo la delicata ed impegnativa gestione dei profili della sicurezza dei

magistrati). A tali attribuzioni tradizionali si sono sommati i nuovi complessi compiti

attribuiti al Procuratore Generale dall’art. 6 D.Lg.vo 20 febbraio 2006, n.1061, che impongono

una rivisitazione innovativa di modelli organizzativi ereditati dal passato, nonché la

conseguenziale messa in opera di strutture e di competenze che richiedono ingenti risorse in

termini di personale e di tempo.

1Art. 6 D.Leg.vo 20 febbraio 20016: “Il procuratore generale presso la corte di appello, al fine di

verificare il corretto ed uniforme esercizio dell’azione penale, l’osservanza delle disposizioni relative

all’iscrizione delle notizie di reato ed il rispetto delle norme sul giusto processo, nonché il puntuale esercizio da

parte dei procuratori della Repubblica dei poteri di direzione, controllo e organizzazione degli uffici ai quali

sono preposti, acquisisce dati e notizie dalle procure della Repubblica del distretto ed invia al procuratore

generale presso la Corte di cassazione una relazione almeno annuale”

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1- STATISTICHE DELLE PRINCIPALI ATTIVITÀ E

PROVVEDIMENTI IN MATERIA PENALE

Durante il presente anno giudiziario si è osservato un incremento delle istanze di

avocazione ex art. 413 c.p.p. che, da n. 31 dell’anno giudiziario 1 luglio 2015 – 30 giugno

2016, sono passate a n. 49 nell’anno giudiziario 1 luglio 2016 – 30 giugno 2017, con un

aumento percentuale pari al 58% .

Rilevante è stato anche l’incremento che ha subito l’attività del Procuratore Generale in

materia di art. 409 co.3 c.p.p.. Si è passati infatti da 798 a 1451 visti con un aumento pari a

circa l’ 82%.

È altresì aumentato il numero di “Appelli su sentenze penali” del 109%. Si è passati

infatti da 221 a 460 appelli, con una media per sostituto Procuratore Generale di 42 appelli

contro i 16 del precedente anno giudiziario.

I “Ricorsi per Cassazione su sentenze penali” sono passati da 56 a 177 con un

incremento percentuale del 216 %.

In lieve diminuzione i visti su sentenze penali; ridotti del 2,4%.

Il numero complessivo delle partecipazioni alle udienze dei sostituti Procuratori è

lievemente aumentato dello 0,76%, ma si è contemporaneamente ridotto il numero dei

Sostituti Procuratori Generali in servizio rispetto all’anno giudiziario precedente, ciò ha

determinato un aumento dell’impegno richiesto a ciascun magistrato con una media che si

attesta a 120 udienze pro capite per anno contro le 93 udienze dell’anno giudiziario

precedente.

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Attività dell'Ufficio di Procura Generale

ANNO

GIUDIZIARIO

2015-2016

ANNO

GIUDIZIARIO

2016-2017

Variazione

percentuale

Avocazioni 11 4* -63,64%

Attività del PG in materia di art. 409 co. 3

c.p.p 798 1451 81,83%

Visti su sentenze penali 23469 22913 -2,37%

Altri visti in materia penale 20285 20207 -0,38%

Pareri in materia di libertà personale 782 797 1,92%

Altri pareri, richieste e provvedimenti vari

(materia penale) 3281 3049 -7,07%

Ordini di esecuzione 704 746 5,97%

Unificazioni pene 189 180 -4,76%

Altri provvedimenti in materia di

esecuzioni 3204 3517 9,77%

Appelli su sentenze penali 220 460 109,09%

Ricorsi per Cassazione su sent. Penali 56 177 216,07%

Gip/Gup e Dib.

Tribunale 0 0 0,00%

Corte di Appello (penali e civili)

1037 1082 4,34%

Corte di Assise di

Appello 146 111 -23,97%

Tribunale di Sorveglianza

125 125 0,00% Part

eci

pazi

on

i ad

ud

ien

ze

TOTALE 1308 1318 0,76%

MAGISTRATI EFFETTIVI AL 30 GIUGNO 2017

PG e Avv.GEN. 2 2

Sostituti Procuratori

Generali 14 11

*Si precisa che il dato numerico delle avocazioni si riferisce in concreto a n. 3 procedimenti di cui il n. 7/2016 è passato da Mod. 45 a Mod. Noti.

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Appelli e Ricorsi

Visti e Pareri

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Attività Pro capite per magistrato

(media per sostituto Procuratore Generale)

ANNO

GIUDIZIARIO

2015-2016

ANNO

GIUDIZIARIO

2016-2017

Visti su sentenze penali 1676 2083

Altri visti in materia penale 1449 1837

Pareri in materia di libertà

personale 56 72

Altri pareri, richieste e

provvedimenti vari (materia

penale) 234 277

Ordini di esecuzione 50 68

Unificazioni pene 14 16

Altri provvedimenti in materia di

esecuzioni 229 320

Appelli su sentenze penali 16 42

Ricorsi per Cassazione su sent.

Penali 4 16

Gip/Gup e Dib. Tribunale 0 0

Corte di Appello (penali e civili) 74 94

Corte di Assise di Appello 10 13

Tribunale di Sorveglianza 9 11

Part

eci

pazi

on

i ad

ud

ien

ze

TOTALE 93 120

Sono state escluse le attività inerenti le avocazioni e quelle in materia di art.

409 co. 3 c.p.p. perché di esclusiva pertinenza del Procuratore Generale.

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Di seguito si riportano le tabelle delle sentenze impugnate suddivise per Ufficio di

provenienza.

APPELLI

Ufficio TRIBUNALE CORTE

D'ASSISE

ALTRE

CORTI

GIUDICE DI

PACE TOTALE

PROCURA GENERALE di

PA 456 1 3 460

RICORSI IN CASSAZIONE

Ufficio TRIBUNALE CORTE

D'ASSISE

ALTRE

CORTI

GIUDICE DI

PACE TOTALE

PROCURA GENERALE di

PA 141 3 30 3 177

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2- AVOCAZIONE DELLE INDAGINI PRELIMINARI -

PERIODO 1° LUGLIO 2016 – 30 GIUGNO 2017

Nel periodo di riferimento si è registrato un incremento delle istanze di avocazione, con

conseguente impegno nell’attività di istruttoria. In particolare questo Ufficio ha ricevuto.

N. 49 istanze ex art. 413, co. 1, c.p.p.. Per tutte le istanze i Sostituti Procuratori

Generali assegnatari hanno provveduto a richiedere alle competenti Procure del Distretto le

necessarie informazioni ed atti per avere contezza dell’attività di indagine svolta ed

eventualmente monitorare l’attività a conclusione delle indagini (richiesta di archiviazione –

avviso di conclusione delle indagini e relativa richiesta di rinvio a giudizio o decreto di

citazione diretta a giudizio) ed al 30.6.2017 si è delineata la seguente situazione:

• n. 9 istanze risultano pendenti in attesa di risposta;

• n. 38 istanze sono state definite con decreto di rigetto;

• n. 2 istanze sono state definite con decreto di avocazione delle indagini e

conseguente iscrizione nel Registro Avocaz. - Mod. 8. Si tratta dei seguenti

procedimenti:

a) N. 7/2016 del Registro delle Avocazioni NOTI P.G., avocazione del

procedimento penale N. 3370/2015 RGNR Mod. 45 iscritto alla Procura della

Repubblica di Palermo- iscrizione passata al Registro Noti per i reati di cui agli

artt. 323, 595, 368 e 612 c.p., ancora in fase di indagini;

b) N. 1/2017 del Registro Avocazioni NOTI P.G., avocato dalla Procura della

Repubblica di Palermo per il reato di omicidio aggravato dell’agente di P.S.

Agostino Antonino e della moglie Castelluccio Ida, commesso a Villagrazia di

Carini il 5 agosto 1989, nonché per il reato di cui all’art. 416 bis c.p.

N. 1253 decreti di fissazione udienza ex artt. 409, co.2, 410 e 127 c.p.p., trasmessi

dagli Uffici G.I.P. del distretto. A seguito di tali comunicazioni si è proceduto ad avocare il

seguente procedimento:

• N. 2/2017 del Registro delle Avocazioni NOTI P.G., avocazione del proc. pen.

N. 1423/16 RGNR Mod. 21 iscritto alla Procura della Repubblica di Trapani

per i reati di cui agli artt. 81 cpv, 609 quater u.c., nei confronti della figlia minore

in fase di indagini.

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Inoltre, nello stesso periodo si sono svolte le indagini relative ai seguenti procedimenti

già precedentemente iscritti al Reg. Avocaz. P.G. - Mod. 8:

• N. 4/2015 del Registro delle Avocazioni Noti P.G., avocazione del

procedimento N. 1388/14 iscritto alla Procura della Repubblica di Agrigento

per colpa medica a carico di n. 10 tra medici ed infermieri, definito con richiesta

di archiviazione opposta dinanzi al G.I.P. che ha restituito il fascicolo con

ordinanza di archiviazione solo per n. 3 iscritti, per gli altri rigetto della richiesta

di archiviazione e formulazione di imputazione coatta. Attualmente in fase di

indagini preliminari;

• N. 1/2016 del Registro Avocazioni IGNOTI P.G., avocazione del proc. pen. N.

6074/2014 RGNR Mod. 44 iscritto alla Procura della Repubblica di Marsala

per i reati di cui agli artt. 40 e 589 c.p., relativo al decesso di una neonata nata

con problemi cardiaci non diagnosticati nella gravidanza da cui derivava il

decesso, successivamente (a seguito di integrazione consulenza tecnica e delega

indagini) iscritto al N. 6/2016 del Registro delle Avocazioni NOTI P.G. in

data 7/7/2016 a carico di 3 medici per i reati di cui sopra, definito con richiesta

di archiviazione per infondatezza della notizia di reato;

• N. 1/2016 del Registro delle Avocazioni NOTI P.G., avocazione del proc. pen.

N. 4206/2010 RGNR Mod. 21, iscritto alla Procura della Repubblica di

Palermo per il reato di cui agli artt.110 – 416 bis c.p. successivamente iscritto

anche per il reato di cui all’art. 416 ter , definito con richiesta di rinvio a

giudizio;

• N. 2/2016 del Registro delle Avocazioni IGNOTI P.G., avocazione del proc.

pen. N. 3502/13 RGNR Mod. 44 iscritto alla Procura della Repubblica di

Trapani per il reato di cui all’art. 589 decesso per morbillo di soggetto

cerebroleso (n. 2 ricovero a distanza di pochi giorni e decesso), successivamente

iscritto al N. 5/16 del Registro delle Avocazioni Noti P.G. in data 4/7/2016,

definito con richiesta di archiviazione del 10.2.2017 opposta dalla p.o. Il G.I.P.

di Trapani non ha accolto la richiesta di archiviazione ed ha restituito il fascicolo

e quindi attualmente si trova in fase di indagini.

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• N. 2/2016 del Registro delle Avocazioni NOTI P.G., avocazione del proc. pen.

N. 24951/2013 RGNR Mod. 21, iscritto alla Procura della Repubblica di

Palermo per i reati di cui agli artt.416 c.p. e 96 DPR n. 361/1957,

successivamente iscritto da questo Ufficio per l’art. 416 ter c.p. definito con

decreto di citazione diretta a giudizio del 25/7/2017;

• N. 3/2016 del Registro delle Avocazioni Noti P.G., avocazione del proc. pen.

N. 19350/2013 iscritto alla Procura della Repubblica di Palermo, per colpa

medica a carico di n. 2 medici, definito con richiesta di rinvio a giudizio ma

restituito dal GUP per la rinnovazione dell’avviso di garanzia e di conseguenza

della richiesta di rinvio a giudizio;

• N. 4/2016 del Registro delle Avocazioni NOTI P.G., avocazione del proc.

pen. N. 1315/16 RGNR Mod. 21 iscritto alla Procura della Repubblica di

Trapani per i reati di cui agli artt. 349 e 544 ter c.p., attualmente pendente in

fase di indagini preliminari.

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3- RISOLUZIONE CONFLITTI TRA PP. MM. DEL DISTRETTO

I contrasti tra PP.MM. ai sensi dell’art. 54 c.p.p. si riducono numericamente del 44%

rispetto all’anno giudiziario precedente

Si tratta di un’attività particolarmente impegnativa sia perché, analogamente che per i

casi di avocazione, incide sulla competenza degli uffici requirenti, sia perché impone la

soluzione di questioni in diritto spesso assai complesse per le quali sono necessarie studio

approfondito e ricerche accurate di giurisprudenza della Cassazione.

ATTIVITA' IN MATERIA PENALE AG 2015

- 2016 AG 2016 -

2017 VARIAZ. %

Contrasti di competenza ai sensi dell'art. 54 c.p.p. 18 10 -44%

Si indicano schematicamente di seguito alcune delle problematiche in diritto

affrontate.

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- n. 1./17 N.R. contrasto tra P.M. di Palermo e P.M. di Termini Imerese: competente Procura

di Palermo. Si trattava della autenticazione di firme di procura ad litem da

parte di difensori nel cui studio di Palermo non erano presenti coloro che

avevano apposto la sottoscrizione alla procura medesima, laddove uno degli

apparenti firmatari aveva disconosciuto la firma che era stata apparentemente

autenticata come vera dai legali.

- n. 2/17 N.R. Contr. tra P.M. di Palermo e P.M. di Termini Imerese; con nota successiva

all’elevazione del conflitto il P.M. di Palermo ha revocato il provvedimento

di trasmissione alla Procura Generale e pertanto veniva dichiarato cessato il

contrasto tra i PP.MM. dei circondari indicati e restituiti gli atti alla Procura

di Palermo.

- n. 3/17 N.R. contrasto tra P.M. Trapani e P.M. Sciacca: competente Procura di Sciacca. Si

trattava del reato di truffa contrattuale commesso mediante bonifico bancario

accreditato in conto corrente presso BPL Agenzia di Sciacca. Il luogo di

commissione viene individuato nel luogo in cui il beneficiario consegue il

profitto e cioè nel momento in cui si realizza l’effettivo conseguimento del

bene da parte dell’agente e la definitiva perdita dello stesso da parte del

raggirato. Il momento consumativo è quello dell’acquisizione della relativa

valuta poiché è in quel momento che si concreta il vantaggio patrimoniale

dell’agente e nel contempo diviene definitiva la lesione del patrimonio della

p.o.

- n. 4/17 contrasto tra P.M. di Agrigento e P.M. di Sciacca: competente Procura di

Sciacca. Si trattava di procedimento relativo al reato di cui all’art. 648 c.p. a

carico di un soggetto extracomunitario presente in maniera irregolare sul

territorio dello Stato e poiché non era conosciuta né la residenza, né la

dimora, né il domicilio non poteva trovare applicazione il comma 2 dell’art. 9

c.p.p., bensì il comma 3 del citato art. 9 c.p.p. che stabilisce quale criterio

suppletivo quello del giudice presso cui è il P.M. che per primo ha iscritto la

notizia di reato.

- 5/17 contrasto tra P.M. di Palermo e P.M. di Sciacca: competente Procura di

Palermo. Si trattava di un procedimento relativo (tra gli altri) alla fattispecie

di cui all’art. 640 ter comma 3 c.p. Tale reato radica la “competenza

dell’Ufficio di P.M. presso il capoluogo del distretto in cui ha sede il giudice

competente” ai sensi del comma 3 quinquies dell’art. 51 c.p.p.

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- 6/17 N.R. contrasto tra P.M. Termini Imerese e P.M. Palermo: competente Procura di

Palermo. Si trattava di procedimento relativo a reati di bancarotta che,

secondo la nostra legislazione, non sono concepibili senza la dichiarazione di

fallimento indispensabile per l’integrazione della fattispecie normativa. Il

delitto di bancarotta si consuma nel luogo della declaratoria del fallimento,

con sentenza nel caso in esame, dell’Ufficio Giudiziario di Palermo.

- n. 7/17 N.R. contrasto tra P.M. Sciacca e P.M. Agrigento: competente Procura di

Agrigento. Si trattava di un procedimento-stralcio per il reato di minacce

gravi dopo che il P.M. di Sciacca aveva chiesto ed ottenuto l’archiviazione

del procedimento in relazione ai reati di maltrattamenti e violenza sessuale. Il

residuo reato di minacce deve radicarsi presso il Tribunale del territorio di

Agrigento poiché le espressioni intimidatorie e minacciose erano pervenute

alla p.o. quando la stessa si era trasferita presso la sede Arcivescovile di

Favara e successivamente presso un centro di accoglienza della città di

Agrigento; ed invero il reato di minaccia aggravata si consuma nel momento

in cui l’azione di intimidazione viene portata a conoscenza del soggetto

passivo e questi percepisce il contenuto minaccioso.

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4- PRINCIPALI ATTIVITÀ E PROVVEDIMENTI IN MATERIA CIVILE

Continua nel settore civile la tendenza in aumento dei Visti sulle sentenze civili, che da

n.1004 dell’A.G. 2015/2016 passano a n. 1399 nell’A.G. 2016/2017, con un incremento in

termini percentuali del 39%.

In diminuzione invece i Visti su ordinanze e decreti (-31%), per la gran parte costituiti

da visti sulle ordinanze e sui decreti riguardanti il Patrocinio a spese dello Stato, provenienti

dalla Corte di Appello e dal Tribunale di Sorveglianza. In particolare: n. 1409 sono le

ordinanze e i Decreti in materia di Gratuito Patrocinio trasmessi dalla Corte di Appello

nell’A.G. 2016/2017 (n. 828 in meno rispetto all’A.G precedente); n. 759 sono invece i

provvedimenti per la stessa materia provenienti dal Tribunale di Sorveglianza (anche questi in

diminuzione rispetto all’A.G. 2015/2016).

Aumentano del 59% le Requisitorie, collegiali e camerali, che da n. 497 dell’A.G.

2015/2016 passano a n. 792 nell’A.G. 2016/2017.

Aumentano considerevolmente i Pareri in materia civile che passano da n. 270

nell’A.G. 2015/2016 a n. 1728 nell’A.G. 2016/2017 (con un aumento in termini percentuali

del 540%).

Diminuisce del 29% il numero dei Visti inerenti l’attività di vigilanza sugli ordini

professionali (Notai, Avvocati, Giornalisti ecc..) . Con riferimento a quest’ultima attività, la

gran parte dei fascicoli trattati riguardano le Iscrizioni all’Albo degli Avvocati e i relativi,

eventuali, ricorsi del Procuratore Generale (n. 903 fascicoli nell’A.G. 2016/2017, contro i

1257 dell’A.G. precedente). Sono n. 541 i fascicoli inerenti le iscrizioni all’Albo dei

Giornalisti movimentati nell’A.G. 2016/2017, in lieve diminuzione rispetto all’A.G.

precedente.

Sono 73 le partecipazioni alle udienze nell’A.G. 2015/2016 contro le 70 dell’A.G.

precedente.

ATTIVITA' IN MATERIA CIVILE ED

AMMINISTRATIVA AG 2015 - 2016 AG 2016 - 2017

VARIAZ.

%

Visti su sentenze civili 1004 1399 39%

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Visti su ordinanze e decreti civili 3170 2192 -31%

Visti sui motivi di appello civili 108 68 -37%

requisitorie (collegiali e camerali) 497 791 59%

Pareri 270 1728 540%

Procedimenti disciplinari iniziati a carico degli iscritti

all'ordine dei notai 12 6 -50%

Visti inerenti l'attività di vigilanza sugli ordini

professionali 2605 1862 -29%

Partecipazioni alle Udienze civili 70 73 4%

Si segnalano altresì le seguenti attività:

− registrazione dei Notai con la relativa attività di fascicolazione e di corrispondenza con il

Ministero della Giustizia e con gli archivi Notarili distrettuali;

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− La predisposizione delle relazioni biennali, annuali e semestrali riguardanti gli Archivi

Notarili, la Conservatoria dei registri immobiliari e l’ufficio P.R.A;

− L’invio delle notifiche riguardanti gli atti stranieri (n. 4 nel periodo) e le rogatorie

internazionali civili.

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5- MODULI ORGANIZZATIVI DELLA PROCURA GENERALE

Nell’attuale modello organizzativo della Procura Generale per alcuni specifici settori è

stata prevista la divisione in gruppi.

E’ stato costituito un pool di sostituti procuratori generali addetti a collaborare il

Procuratore Generale nell’esercizio di tutti i poteri funzionali all’esercizio dell’avocazione,

poteri previsti da una pluralità di norme processuali e che, nella precedente organizzazione,

erano invece distribuiti all’interno dell’ufficio in modo frammentato senza una visione

organica e di sistema.

Così, ad esempio, al Procuratore generale era riservata la competenza a decidere in

ordine alla avocazioni di cui all’art. 413 c.p.p. a seguito di richieste formulate dalle persone

sottoposte ad indagini o dalle persone offese dal reato.

L’esame delle comunicazioni dei giudici ai sensi dell’art. 409, 3 comma, c.p.p., dalle

quali possono scaturire eventuali avocazioni ai sensi dell’art. 412, 2 comma, c.p.p., era invece

attribuito ai medesimi sostituti ai quali era devoluta la competenza per il controllo delle

sentenze dei GIP/ GUP secondo le circoscrizioni rispettivamente assegnate.

L’esame degli elenchi di cui all’art. 127 disp. att. c.p.p., da cui possono scaturire

avocazioni ai sensi dell’art. 412, 1 comma, c.p.p., era attribuito ad altri sostituti, quelli ai

quali era devoluta la competenza per il controllo delle sentenze dei tribunali secondo le

circoscrizioni rispettivamente assegnate.

Poiché alla luce dell’esperienza applicativa tale frammentazione delle competenze

appariva disfunzionale e poco produttiva, si è provveduto ad una reductio ad unum

accorpandole tutte nel pool specializzato sopra indicato, composto da quattro magistrati ai

quali è stata attribuita una competenza territoriale con rotazione annuale (Palermo, Agrigento -

Sciacca, Trapani – Marsala, Termini Imerese).

Ciascun magistrato addetto al pool oltre ad assolvere i compiti endoprocessuali previsti

dal c.p.p., è altresì incaricato di redigere un report semestrale ove evidenziare tutte le

informazioni acquisite nel corso dell’esame dei casi di avocazione, delle comunicazioni dei

giudici ai sensi dell’art. 409 c.p.p., degli elenchi di cui all’art. 127 disp. att. c.p.p., utili ai fini

dell’esercizio del potere dovere di vigilanza di cui all’art. 6 citato.

I report semestrali, inseriti in un database, sono poi oggetto di analisi comparata

all’interno del pool, unitamente al Procuratore Generale, nella diversificata ottica della

funzione di vigilanza di cui all’art. 6 citato.

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L’esperienza operativa ha dimostrato infatti che i canali costituiti dagli elenchi di cui

all’art. 127 disp. att c.p.p., dalle comunicazioni di cui all’art. 409, terzo comma, c.p.p., dalle

richieste di cui agli art. 413 c.p.p. oltre ad essere funzionali allo scopo endoprocessuale al

quale sono preordinati, veicolano un flusso costante di preziose informazioni che “messe a

sistema” offrono nel tempo una visione organica sulle modalità di conduzione delle procure

del distretto e della concreta gestione dell’azione penale.

A mezzo di una adeguata piattaforma informatica si rende così possibile, interfacciando

i dati desunti dalle fonti sopra specificate, individuare eventuali disfunzioni, casi di ripetute

negligenze o di inadeguatezza nell’ organizzazione degli uffici (sistematici deficit nelle

indagini per determinate tipologie di reato in una determinata procura o in capo ad determinati

sostituti, ripetute omissioni di svolgimento delle indagini, reiterate prescrizioni di reati

rilevanti in capo ai medesimi sostituti procuratori e indice di omessa sorveglianza dei capi di

ufficio, etc).

A seguito dell’acquisizione di tali piattaforme informative, è possibile esercitare con

cognizione di causa il potere dovere di vigilanza di cui all’art. 6 citato, ponendo in essere un

ventaglio di interventi diversificati a secondo dei casi, in un ‘ottica non di sovra ordinazione

ma di controllo istituzionale multilivello.

E’ stato inoltre istituito il gruppo “misure di prevenzione e 12 sexies” composto da

quattro magistrati che partecipano in via esclusiva alle udienze delle misure di prevenzione

della Corte di Appello che tratta anche i procedimenti ex art.12 sexies.

I risultati di questa nuova struttura sono estremamente positivi perché si è formato un

gruppo di magistrati esperti in misure di prevenzione, profondi conoscitori dei singoli fascicoli

e in grado di interloquire su tutte le complesse questioni che si profilano in tale settore di

intervento, che assume un respiro strategico nel contrasto all’economia criminale.

Al riguardo basti considerare che la Procura Generale ha gestito in appello procedimenti

per misure di prevenzione di peculiare complessità e aventi per oggetto patrimoni di

ingentissimo valore economico, apportando un contributo importante per la conferma di

confische in primo grado fronteggiando difese agguerrite e tecnicamente attrezzate pronte a

evidenziare nell’interesse dei loro assistiti punti deboli delle decisioni di confisca anche

mediante la produzione o la richiesta di nuovi atti o per supportare gli avvenuti dissequestri.

Analogo impegno è stato profuso per ottenere la riforma del diniego di confische

richieste dalla Procura della Repubblica e per la revoca di dissequestri di ingenti beni.

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Ed ancora è stato istituito un gruppo di lavoro composto da sei magistrati dedito ad

dare esecuzione alle complesse e farraginose procedure necessarie per pervenire alla

demolizione delle opere edili abusive accertate con sentenze definitive.

Come è noto l’abusivismo edilizio costituisce nelle regioni meridionali un fenomeno

sociale risalente di ampie proporzioni che non trova adeguati deterrenti nella risposta statale

sul piano amministrativo. La legislazione urbanistica attribuisce ai sindaci il compito di

intimare ai costruttori abusivi di demolire i manufatti illecitamente edificati che, decorso

inutilmente il termine concesso per l’autodemolizione, vengono acquisiti opelegis al

patrimonio comunale e devono essere demoliti a cura dell’amministrazione comunale, ove

l’immobile non presenti caratteristiche tipologiche e urbanistiche tali da poter essere destinato

a fini di interesse pubblico. Di fatto gli amministratori comunali nella quasi generalità restano

inerti dopo avere constatato il mancato adempimento dell’intimazione a demolire. Gli

immobili restano nella piena disponibilità dei proprietari e dei loro aventi causa senza che gli

stessi vengano onerati di corrispondere ai Comuni, divenuti proprietari dei manufatti, alcun

onere o canone per la loro occupazione, e senza che i sindaci provvedano ad irrogare le

sanzioni pecuniari amministrative da 2000 a 20.000 euro previste dall’art. ex art. 31 comma 4

bis del D.P.R. 380/01. All’inazione della pubblica amministrazione, contribuisce

l’atteggiamento defatigatorio di molti costruttori abusivi i quali, ricevuta l’intimazione a

demolire, presentano istanze di sanatoria e di condono prive di fondamento e facilmente

rigettabili che vengono lasciate a giacere negli uffici comunali, determinando così la stasi

prolungata dell’iter demolitorio ed offrendo l’alibi per la sua paralisi. Analoghe inerzie si

registrano per gli interventi sostitutivi devoluti alla Regione.

A causa della sistematica inazione delle pubbliche amministrazioni, il compito di

procedere alla demolizione degli immobili abusivi nei casi nei quali sia stata emessa una

sentenza definitiva di condanna a carico dei proprietari, è venuto a gravare esclusivamente sui

pubblici ministeri tenuti a darvi esecuzione, ove i sindaci non abbiano autonomamente

provveduto, adempiendo ai compiti ad essi devoluti dalla normativa urbanistica. Si è venuta

così ad accumulare negli uffici esecuzione di quasi tutti gli uffici di procura una notevole

massa di pratiche di demolizione caratterizzate da una infruttuosa e pluriennale

corrispondenza con le amministrazioni comunali, volta a conoscere lo stato del procedimento

ammnistrativo di demolizione e a sollecitarne l’iter, prima di impegnare le ridotte risorse delle

Procure nell’attivazione di procedimenti che, per la loro complessità, richiedono

l’investimento di ingenti risorse in termini di personale e di tempo prima di essere definiti

(nomina di consulenti per le modalità della demolizione anche sotto il profilo della sicurezza,

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incarico a ditte per la demolizione con la previsione anche dello smaltimento dei detriti,

attivazione di pratiche per l’anticipazione di somme cospicue per la demolizione da parte della

Cassa depositi e prestiti, coinvolgimento delle autorità di pubblica sicurezza per lo sgombero

dell’area in fase esecutiva e per sedare frequenti manifestazione di protesta). Talune procure

hanno stipulato con le amministrazioni comunali protocolli di intesa finalizzati a

responsabilizzare i pubblici amministratori e ad ottenere la loro fattiva collaborazione nelle

procedure demolitorie. Tuttavia tali protocolli, tranne poche eccezioni, alla prova dei fatti

hanno deluso in buona misura le aspettative.

Avendo preso atto della dimensione massiva del fenomeno descritto e dell’ inefficacia

delle metodologie sin qui seguite, si è proceduto ad una radicale riorganizzazione di tale

settore dell’ ufficio in modo da costruire in progress un modello operativo pilota da diffondere

progressivamente in tutte le procure del distretto, ai sensi dei poteri-doveri di cui all’art. 6 del

Decreto legislativo nr. 106 del 2006.

La costruzione di tale innovativo modello operativo è stata realizzata attraverso varie

fasi.

In una prima fase lo scrivente ha preso atto della improduttività della preesistente

organizzazione di tale settore della Procura Generale che prevedeva che tali pratiche venissero

assegnate a tutti i sostituti procuratori generale addetti all’ufficio esecuzioni con un criterio di

distribuzione automatica basato sulle lettere alfabetiche dei cognomi condannati.

Tale criterio fondato su una casualità distributiva che prescindeva totalmente dalla

ubicazione dei manufatti sul territorio, determinava una improduttiva parcellizzazione del

processo lavorativo.

Ed infatti ogni sostituto gestiva contemporaneamente centinaia di casi diversi di abusi

edili disseminati su tutto il territorio infradistrettuale, avendo dei medesimi una visione

atomizzata e gestendo una conseguenziale interlocuzione episodica e casuale con le

amministrazioni comunali nei cui territori i manufatti insistevano.

Lo scrivente ha quindi mutato il modello organizzativo creando un pool composto da sei

sostituti responsabili di quattro distinte aree territoriali (Palermo e Provincia /Termini Imerese/

Agrigento - Sciacca / Trapani-Marsala) e assegnatari delle pratiche di demolizione concernenti

i manufatti ricadenti in tali aree.

Mediante la rimodulazione del modello organizzativo, ciascun componente del pool è in

grado di aggregare la trattazione delle procedure demolitive per singoli comuni, acquisendo

una visione unitaria di insieme che consente di monitorare l’evoluzione del fenomeno nei

singoli comparti territoriali e l’atteggiamento di passività o di collaborazione delle singole

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amministrazioni comunali, modulando così adeguatamente l’intervento del pubblico

ministero.

I componenti del pool confrontano in apposite riunioni l’evoluzione del fenomeno nei

rispettivi territori, focalizzano le criticità emergenti, individuano e pianificano comuni

strategie di intervento, socializzando quelle rivelatesi più efficaci.

La seconda fase della riorganizzazione di tale settore è consistita nella creazione di un

programma informatico che consente di passare da una dispersiva gestione cartacea delle

pratiche ad una dinamica gestione informatica delle stesse. Il programma è stato messo a

punto dal gruppo di lavoro “Progettazione e gestione servizi informatici” creato alla Procura

Generale dallo scrivente, composto da magistrati e da personale tecnico qualificato. Si è

provveduto allo sviluppo di un’applicazione strutturata in maniera tale da razionalizzare la

gestione di tutti i fascicoli esistenti creando una banca dati. La costituzione di tale banca dati

ha richiesto mesi di lavoro per l’inserimento dettagliato di tutti gli elementi necessari allo

svolgimento delle attività procedurali che riguardano i fascicoli. Attualmente il numero dei

procedimenti inseriti è di circa 800.

Per la descrizione dettagliata di tale applicativo e per i risultati conseguiti si rinvia al

prosieguo.

Per i rimanenti settori invece nella ripartizione del lavoro non è prassi ricorrere

all’assegnazione dei magistrati alle singole sezioni della Corte di Appello, in quanto tale

scelta avrebbe provocato una ricaduta non positiva nel percorso professionale dei Colleghi,

che avrebbero di fatto trattato sempre la stessa tipologia di processi.

Si è invece scelto con il consenso unanime dei magistrati di tutto l’ufficio, di garantire a

ciascuno di essi la possibilità di acquisire una completa esperienza professionale.

Per alcuni processi ritenuti di particolare rilevanza, si opera nel seguente modo:

i processi vengono“ segnalati” dall’Avvocato Generale a un singolo magistrato che li

segue per tutta la durata del dibattimento di secondo grado, redigendo eventualmente il ricorso

per Cassazione.

I processi segnalati sono in genere quelli aventi per oggetto il delitto di associazione

mafiosa (e reati satellite), quelli relativi alla violenza sulle donne e quelli aventi particolari

refluenze sul piano politico – amministrativo.

Particolare attenzione è stata posta alla delicata materia dei reati minorili, affidati

soprattutto alla d.ssa M. Vittoria Randazzo, già procuratore della Repubblica per i minori a

Caltanissetta e profonda conoscitrice di tale settore, con elevata esperienza e sensibilità.

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Ciò vale anche per il settore Minori civile in cui si privilegia l’assegnazione degli affari

alla d.ssa Valenti.

Ciò premesso, si fornisce a questo punto una breve panoramica dell’attività

giurisdizionale dell’ufficio, nel periodo in esame, illustrando i principali settori di interesse.

Al riguardo va preliminarmente puntualizzato che i dati statistici, pur attestando

l’ordine di grandezza dei flussi lavorativi gestiti, non consentono di dare piena contezza

dell‘impegno profuso dai magistrati della Procura Generale nell’assolvere ai propri compiti.

Al fine di lumeggiare meglio tale impegno, si forniscono qui di seguito sintetiche

informazioni su alcuni dei processi penali trattati. Si potrà così tra l’altro constatare come, ad

esempio, innovando una pluridecennale prassi operativa preesistente presso la Procura

Generale di Palermo, sia stato dato particolare impulso all’autonoma attività integrativa di

indagine del pubblico ministero di cui all’art. 430 c.p.p. anche in fase di appello dopo la

emissione della sentenza di primo grado(al punto da divenire un modus operandi pressoché

generalizzato nei processi per reati della criminalità organizzata e per quelli più complessi). E

ciò al fine di richiedere l’assunzione di nuove prove e la rinnovazione dell’istruzione

dibattimentale ai sensi dell’art. 603 c.p.p. in ordine a temi di prova già rientranti nel perimetro

dei capi di imputazione ma non adeguatamente sviluppati nel corso delle indagini e del

dibattimento di primo grado, oppure necessitanti di indagini a seguito della scoperta di nuove

prove sopravvenute dopo il giudizio di primo grado. Tale nuovo dinamismo probatorio del

pubblico ministero di secondo grado ha ricevuto l’avallo della Corte di Cassazione dopo che

alcune Procure generali pilota avevano interpretato e valorizzato l’art. 430 c.p.p. nel senso

che tale articolo abilita alle indagini integrative non solo il pubblico ministero di primo grado

ma anche quello di appello, non potendosi ravvisare al riguardo alcuna preclusione di tenore

letterale e di ordine sistemico. Al fine di efficientare ulteriormente il ruolo del P.G in appello

è stato altresì stipulato in data 21 maggio 2015 un protocollo con la Procura della Repubblica

di Palermo, grazie al quale si è raggiunto il risultato di creare un rodato ed efficace canale

istituzionale di tempestiva e completa trasmissione dalla Procura della Repubblica di Palermo

alla Procura Generale di tutte le risultanze processuali sopravvenute dopo la conclusione del

giudizio di primo grado, utili per la celebrazione del secondo grado ed eventualmente

suscettibili di sviluppi ed approfondimenti probatori da parte della Procura Generale.

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6 - PROCESSI PENALI DI MAGGIOR RILIEVO

REATI DI MAFIA

Procedimento nr. 23/14 RG C.A. a carico di MADONIA Antonino per l’omicidio del

dott. Sebastiano BOSIO ( Sostituto Procuratore Generale dott. Domenico Gozzo)

Il processo riguarda l’omicidio con metodo mafioso del prof. BOSIO, primario

dell’Ospedale Civico di Palermo, conclusosi in primo grado con l’ assoluzione dell’imputato

MADONIA Antonino.

In secondo grado il processo si è concluso con la riforma della sentenza assolutoria, e la

condanna di MADONIA Antonino alla pena dell’ergastolo.

Tale ribaltamento dell’esito del giudizio di primo grado è stato ottenuto a seguito di una

intensissima e articolata attività suppletiva di indagine svolta dal P.G. e di riapertura

dell’istruttoria dibattimentale, come si da atto nella sentenza di riforma.

In specie, sulla base di richieste avanzate da questo ufficio alle Procure di Palermo e

Caltanissetta sono state acquisite nuove dichiarazioni di rilievo rese da BRUSCA Giovanni e

dal neo collaboratore GALATOLO Vito. Sulla base di tali risultanze il P.G. ha presentato

richiesta di riapertura dell’istruttoria dibattimentale ex art. 603 c.p.

I due collaboratori hanno fornito importanti elementi di prova sulla permanenza, nel

periodo in questione, dell’imputato ai vertici della famiglia di Resuttana, competente per

territorio per l’omicidio, che vanno ad aggiungersi a quelli già esistenti (DI CARLO

Francesco e MUTOLO Gaspare), pur se ritenuti insufficienti in primo grado.

Inoltre, questo ufficio, sulla base dei poteri di cui all’art. 430 c.p.p. e delle pronunzie

della Suprema Corte, ha avviato – come accennato - una attività suppletiva di indagine che è

stata anch’essa depositata alla difesa, e poi assunta quale prova al dibattimento, circa i

retroscena del delitto (in specie, i rapporti dell’ucciso presso l’Ospedale Civico con l’allora

Dirigente Giuseppe LIMA, fratello del più noto On. Salvo LIMA, e richieste che quest’ultimo

ebbe a fargli negli ultimi giorni della sua vita; ed eventuali ulteriori dichiarazioni di

collaboratori).

In specie:

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1) è stato sentito il dott. NASCÈ, allora collaboratore di Beppe Lima, che ha rivelato che il

Lima significativamente ricollegò nell’immediatezza l’omicidio a “problemi con alcuni

ricoverati”

2) Sono state prodotte le dichiarazioni di PENNINO Gioacchino, già collaboratore di

giustizia, che ha confermato l'esistenza di un sistema di potere all'interno del Civico

dell'inizio anni '80, che comprendeva i suoi vertici (Beppe LIMA e PURPURA) e che era

strettamente legato ai vertici mafiosi.

3) Ancora, sono state ammesse le produzioni delle nuove acquisizioni sui ricoveri al civico di

boss mafiosi, che hanno confermato la frequentazione del Civico da parte dei principali

capi mafia corleonesi. Tra cui MADONIA Francesco, padre dell’imputato Madonia

Antonino.

4) Si è appurato, poi – così confermando le dichiarazioni di DI CARLO e BRUSCA - che i

capi mafia di Santa Maria di Gesù richiamati dalle loro dichiarazioni non erano in

isolamento

5) Sono state acquisite presso la Procura della Repubblica di Caltanissetta 42 intercettazioni

di conversazioni di CIANCIMINO Massimo ed è stata richiesta la produzione e

trascrizione di 8 di tali intercettazioni.

6) E’ stato nuovamente sentito il predetto CIANCIMINO

7) Sono state sentite le figlie del dott. BOSIO che hanno riferito circostanze di rilievo.

8) E’ stata conferita delega di indagine al RONI dei CC al fine di effettuare riscontri

Procedimento nr. 3683/14 RG C.A. a carico di VITALE Gianni (Sostituto Procuratore

Generale dott. Domenico Gozzo).

Si tratta di processo per estorsione aggravata dal metodo mafioso, per la quale il

VITALE (detto “Panda”) è già stato condannato in primo grado.

A seguito della sopravvenuta collaborazione con la giustizia di GALATOLO Vito, il

P.G. ha chiesto la riapertura dell'istruzione dibattimentale, a fonte della quale la difesa ha

articolato controprova, e la Corte ha ammesso l’audizione.

Sulla base della riapertura dell’istruzione dibattimentale e dell’audizione del

GALATOLO, sono stai acquisiti ulteriori atti della Procura di Palermo.

Si è andati, dunque, a decisione, e la Corte - come da richiesta del P.G. - ha confermato

la condanna del VITALE alla pena di anni quattro di reclusione.

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Successivamente alla sentenza, il P.G. ha provveduto a richiedere l’emissione di

ordinanza di custodia cautelare che la Corte ha rigettato.

Il P.G. ha dunque fatto ricorso al Tribunale della Libertà, che ha accolto il ricorso.

Il ricorso del VITALE in Cassazione avverso la decisione del Tribunale del Riesame è

stato rigettato. E’ stato, dunque, emesso ordine di carcerazione nei confronti del VITALE,

che, sebbene imputato di altri gravi reati, era in quel momento libero.

Nelle more, però, il VITALE si era reso irreperibile ed era stato dichiarato latitante. Lo

stesso è stato poi catturato ed ha deciso di iniziare una proficua collaborazione, ammettendo,

tra le altre cose, l’estorsione contestata in questo processo.

Nonostante ciò, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado con

rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello di Palermo. Il processo riprenderà a breve.

Procedimento nr. 1315/15 RG C.A. a carico di SCIORTINO Antonino + 40 (Sostituti

Procuratori Generali dottori Giuseppe Fici e Domenico Gozzo).

Il GUP di Palermo emetteva sentenza n. 1509/2014 il 19 dicembre 2014 con il rito

abbreviato (depositata il 28 maggio 2015).

Il processo , riguardante, tra l’altro, ipotesi di reato di associazione mafiosa, estorsioni,

un omicidio, si concludeva con alcune pronunzie di condanna, e con altre parzialmente o

totalmente assolutorie. In specie, veniva assolto in primo grado lo SCIORTINO, ritenuto il

capo del grande nuovo mandamento che comprendeva Camporeale, Partinico e Monreale.

A seguito del giudizio d’appello, venivano accolti gli appelli nei confronti di

SCIORTINO Antonino (che veniva condannato alla pena di 18 anni di reclusione) e nei

confronti di DAMIANI Sergio, ritenuto capo della famiglia di Monreale, che veniva

condannato alla pena di anni 11 di reclusione.

Nel processo veniva compiuta una complessa attività di rinnovazione della istruttoria

dibattimentale, basandosi sull’acquisizione dei seguenti atti:

a) i verbali resi da GALATOLO Vito, nato a Palermo il 10 ottobre 1973, resi il 10 febbraio

2015, sulla posizione di un imputato.

b) La nota di P.G. c.d. “Rete” e l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di

TARANTINO Giuseppe + 4.

c) il verbale reso da GUERRERA Silvio, nato a Palermo l’8 ottobre 1961, reso il 20

novembre 2015, sulla posizione di un imputato.

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d) Parte precedentemente omissata della nota 17810/10 del 6 novembre 2012 dei Carabinieri

di Monreale, e la correlata ordinanza di custodia cautelare (su supporto informatico)

emessa il 27 novembre 2015 nei confronti di CAMPO Pietro;

e) Perizia riguardante le intercettazioni telefoniche ambientali già utilizzate in questo

processo, con gli atti relativi.

Veniva, dunque, richiesta e disposta la riapertura dell’istruzione dibattimentale,

comprendente tutte le dette prove, nonché l’audizione del coimputato, divenuto collaboratore,

MICALIZZI, in base alla giurisprudenza DAN c/ MOLDAVIA sulla reformatio in peius.

All’udienza finale venivano confermate le condanne di primo grado e condannati

ulteriormente SCIORTINO e DAMIANI nei cui confronti su richiesta del P.G. veniva

disposta la custodia cautelare. Veniva quindi deciso lo stralcio della posizione di TINERVIA

Giacomo, ex Sindaco di Montelepre, imputato per i capi 10 e 11 (concussione ed estorsione

aggravata dal metodo mafioso) e veniva disposta, anche su richiesta del nostro Ufficio,

riapertura dell’istruzione dibattimentale.

Venivano, dunque, sentiti tutti i testi di questa vicenda concussivo-estorsiva, ed

TINERVIA (in riforma della sentenza assolutoria di primo grado) veniva condannato alla

pena di 7 di reclusione.

Veniva richiesta l’emissione di ordinanza di custodia cautelare nei confronti dello stesso,

ma la Corte d’Assise non riteneva di accoglierla.

In conclusione, rispetto al primo grado, venivano confermate le condanne e riformate tre

assoluzioni di rilievo, con condanna di tre dei principali imputati (due dei quali venivano

sottoposti a custodia cautelare dalla Corte d’Appello).

Procedimento n. 20480\2011 RG NR Mod. 21 DDA Procura di Palermo nei confronti di

CONIGLIO Vincenzo + 18, imputati del delitto di cui all’art. 416 bis c.p. e diverse

estorsioni. Gli imputati, in particolare, sono accusati di far parte della famiglia mafiosa

di Palermo Porta Nuova. (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Il P.G. ha ottenuto la riapertura della istruzione dibattimentale consistita nel deposito di

alcuni provvedimenti giudiziari e nella audizione di CHIARELLO Francesco, imputato nello

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stesso processo, che ha iniziato a collaborare con la Giustizia dopo la emissione della sentenza

di primo grado.

Il processo si è definito in data 20 ottobre 2016 con accoglimento dell’appello del PM

relativamente agli imputati assolti.

Il P.G. ha richiesto ed ottenuto la emissione della ordinanza di custodia cautelare in

carcere nei confronti di CONIGLIO Vincenzo (in appello la pena è stata elevata ad anni dodici

di reclusione), LA TORRE Nunzio (assolto in primo grado e condannato in appello alla pena

di anni dodici di reclusione), CATALANO Agostino (assolto in primo grado e condannato in

appello alla pena di anni dodici di reclusione), PECORARO Maurizio (assolto in primo grado

e condannato in appello alla pena di anni tredici di reclusione), DI MARCO Giuseppe (in

appello la pena è stata elevata ad anni nove di reclusione).

Procedimento nr. 20/15 RG C.A. a carico di MAZZARA Vito e VIRGA Vincenzo

inputati per l’omicidio di Mauro ROSTAGNO (Sostituti Procuratori Generali dottori

Umberto De Giglio e Domenico Gozzo).

Si tratta del processo a carico dell’allora capo del mandamento di Trapani, Vincenzo

VIRGA, e dell’associato mafioso MAZZARA Vito per l’omicidio di Mauro ROSTAGNO,

avvenuto il 26 settembre 1988.

Si tratta di processo di grosse dimensioni (la sola sentenza di condanna di primo grado

consta di ben 3039 pagine), riguardo al quale sono già state tenute più di 10 udienze.

La condanna si basa su di alcune perizie e consulenze in atti in materia di DNA e

balistica, nonché sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, e sull’analitico esame

(negativo) di altre “piste” che avevano condotto a diversi scenari probatori.

La difesa aveva chiesto la riapertura dell’istruzione su molti punti della sentenza, cui la

Procura Generale si è opposta.

E’ stata ammessa una parziale riapertura, con il richiamo dei collegio dei periti in

relazione al DNA. Il collegio ha risposto ai cinque temi ritenuti meritevoli di attenzione dalla

Corte.

La difesa, ma anche questa Procura Generale, hanno, poi, nominato dei propri consulenti

di parte, che hanno a loro volta depositato relazioni di consulenza.

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Al termine di questa complessa attività istruttoria, la Corte ha rigettato ulteriori richieste

della difesa di riapertura istruttoria, ed ha fissato per la discussione l’ udienza del 17

novembre 2017. Il processo dovrebbe concludersi entro la fine del 2017.

Procedimento n. 11/16 a carico di FONTANA IGNAZIO (“EZIO”) + 1 (Sostituto

Procuratore Generale dott. Sergio Barbiera)

Il procedimento concerne l’omicidio, con il metodo della lupara bianca, ai danni di

Cottone Andrea: la vicenda processuale, particolarmente delicata a cagione dell’efferatezza

dell’episodio omicidiario che si inquadra nella faida di Villabate-Ficarazzi e costituente un

omicidio di assestamento eseguito col beneplacito di BERNARDO PROVENZANO per

ripristinare gli equilibri all’interno delle Famiglie mafiose, si fonda sostanzialmente su di

un’unica chiamata di correità e la Corte, anche su impulso del P.G. sta svolgendo attività

istruttoria a supporto del quadro probatorio posto a fondamento della decisione di condanna

all’ergastolo dal Giudice di Primo Grado.

Procedimento n. 8/2015 R.G. C.A. a carico di MONACHELLI NATALE Romano,

imputato di duplice omicidio in pregiudizio del fratello e della cognata, in Palermo il 20

novembre 1994 (Sostituto Procuratore Generale dott. Giuseppe Fici).

Il procedimento è stato definito il 25 settembre u.s. con la riforma della sentenza

assolutoria pronunciata dal Giudice di primo grado e la condanna dell’imputato a 24 anni di

reclusione.

Tale esito è stato conseguito a seguito di una intensa attività integrativa probatoria. In

particolare il P.G. ha effettuato, in data 27 ottobre 2015, prima dell’avvio della fase

dibattimentale di appello, attività integrativa di indagine, attraverso l’audizione del nuovo

collaboratore di giustizia Galatolo Vito; il procedimento è stato quindi trattato, innanzi la

seconda sezione della Corte di Assise Appello alle udienze del 9 novembre 2015 (con la

relazione introduttiva e richieste di prova ex art. 603 c.p.p.); del 23 novembre 2015 (con

l’audizione in video conferenza del nominato Galatolo Vito); dell’8 gennaio 2016 (con

l’audizione in video conferenza dell’imputato di reato connesso Fontana Gaetano); del 29

febbraio 2016 (con ulteriore attività istruttoria); dell’11 aprile 2016 (con l’audizione in video

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conferenza del collaboratore di giustizia Spataro Maurizio e dell’imputato di reato connesso

Pillitteri Calogero); del 16 maggio 2016 (con ulteriore attività istruttoria); del 4 luglio 2016

per la requisitoria del Procuratore Generale e per la difese della parte civile; del 3, 17 ottobre

e 7 novembre 2016 per una ulteriore riapertura del dibattimento, a seguito delle propalazioni

di un nuovo collaboratore di giustizia, Tantillo Giuseppe; del 5 dicembre 2016 per l’ulteriore

requisitoria del Procuratore Generale e per le arringhe del difensore di parte civile e di uno dei

due difensori dell’imputato; e con fissazione delle udienza del 16 gennaio 2017 per l’arringa

del secondo difensore dell’imputato e del 23 gennaio 2017 per eventuali repliche e camera di

consiglio.

Procedimento n. 2982/2015 R.G. C.A. nei confronti di FERDICO Giuseppe, imputato del

reato di cui agli artt. 110, 416 bis C.P. (Sostituto Procuratore Generale dott. Umberto De

Giglio).

Nel corso del processo di appello nei confronti del FERDICO (noto imprenditore,

accusato di contiguità con le cosche mafiose attive nei quartieri palermitani dell’Acquasanta e

Tommaso Natale nonché nel territorio di Carini) si è proceduto, in sede di rinnovazione

dell’istruttoria, all’esame dei collaboratori di Giustizia GALATOLO Vito e PIPITONE

Antonino. Trattandosi di un processo conseguente ad appello del PM avverso la sentenza di

assoluzione emessa dal giudice di primo grado, l’intervenuta modifica dell’art. 603 c.p.p. (con

l’introduzione del comma 3 bis) ha imposto la richiesta, da parte del nostro ufficio, di

procedere al nuovo esame dei collaboratori GALATOLO Giovanna e FONTANA Angelo. La

Corte ha accolto la richiesta e disposto (per la prossima udienza del 12 dicembre 2017) la

nuova audizione dei suddetti dichiaranti.

Procedimento a carico di ACQUISTO MICHELE + 25, denominato anche “Addio

Pizzo 5” (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Riguarda gli ultimi “pizzini” rinvenuti nel covo dei Lo Piccolo latitanti al momento del

loro arresto il 5.11.2007 e le estorsioni compiute dagli affiliati mafiosi del mandamento di

Resuttana dopo l’arresto dei predetti latitanti fino all’anno 2009/10. Sono imputati gli stessi

Salvatore e Sandro Lo Piccolo e altri esponenti di spicco dell’organizzazione mafiosa, alcuni

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storici come Gaspare Di Maggio, per estorsioni a imprese ed esercizi commerciali che

ricadono in un’area territoriale che va da Torretta a Carini, a Isola delle Femmine, a Cinisi e

nei quartieri palermitani di Cardillo, Partanna Mondello, Zen 1 e 2, Resuttana. Alcuni degli

imputati sono responsabili anche del reato associativo e di fatti specifici relativi alle sostanze

stupefacenti nel quartiere Zen.

Il processo si è già avvalso delle dichiarazioni accusatorie di numerosi collaboratori di

giustizia, e la Corte ha accolto la richiesta del P.G. di sentire Galatolo Vito, divenuto

collaboratore di giustizia soltanto nel mese di novembre 2014, e Silvio Guerrera, divenuto

collaboratore di giustizia nel 2015, mentre ha rigettato tutte le istanze di rinnovamento

dell’istruzione dibattimentale presentate dai difensori.

Il P.G. ha concluso per tutti gli imputati al termine di una requisitoria durata per ben tre

udienze, l’ultima prolungatasi sino a sera, chiedendo la conferma della sentenza di condanna

di primo grado, ad eccezione per la posizione di Gaspare Di Maggio, deceduto nelle more del

processo, per cui ho chiesto di dichiarare estinto il reato per morte.

La Corte di Appello ha confermato la sentenza di condanna di primo grado per tutti gli

imputati.

Procedimento a carico di Mannino Calogero, innanzi la I sezione della Corte di Appello

relativo alla c.d. trattativa Stato-mafia (Sostituti Procuratori Generali dottori Sergio

Barbiera e Giuseppe Fici).

Le prime udienze sono state destinate alla valutazione sulla necessità o meno di

rinnovare l’istruttoria dibattimentale, pur trattandosi di rito abbreviato. La posizione assunta

dalla Procura Generale è che non si debba rinnovare l’istruttoria dibattimentale e che, ove la

Corte dovesse decidere diversamente, superando una serie di profili di legittimità

costituzionale, si tratterebbe di assumere la testimonianza di circa cinquanta soggetti.

Procedimento a carico di BUGLISI Salvatore + 24 (N. 862/15 RGNR) – CAA sez. 2(

Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi di un processo per associazione mafiosa, omicidi e estorsione aggravata nei

confronti di numerosi imputati del clan mafioso di Bagheria che avevano imposto il “pizzo”

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sul territorio di Bagheria, Villabate, Altavilla Milicia, Ficarazzi, Casteldaccia e financo alla

borgata palermitana di Porta Nuova, non disdegnando la perpetrazione di omicidi. Il processo

si presenta particolarmente complesso non solo per le contestazioni e per il numero degli

imputati coinvolti, ma soprattutto perché, a causa del ritardo nel deposito della sentenza di

primo grado, è prossima la scadenza dei termini di custodia cautelare.

Procedimento a carico di URSO Francesco (n. 2939/16 RGNR) – CA sez. 3 (Sostituto

Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi del fascicolo relativo all’agguato che ha portato al ferimento di Cona Luigi da

parte di un commando composto da URSO Francesco (nipote di Vernengo Cosimo e figlio

Urso Franco) e di Sciacchitano Salvatore, che ha portato come immediata ritorsione

l’uccisione del citato Sciacchitano da parte di alcuni soggetti gravitanti nell’ambito della

famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù

Procedimento n. 3932\15 RG NR DDA Procura di Palermo nei confronti di RUGERI

Diego definito in primo grado con sentenza di condanna per il delitto di cui all’art. 416

bis c.p. e diverse ipotesi di estorsione e danneggiamento. (Sostituto Procuratore Generale

dott.ssa Rita Fulantelli)

RUGERI Diego è stato condannato dal Tribunale di Trapani in quanto ritenuto

appartenente alla famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo. Il P.G. ha ottenuto la

riapertura della istruzione dibattimentale consistita nell’esame di CIMAROSA Lorenzo,

appartenente alla famiglia mafiosa di Castelvetrano. Dopo la discussione della difesa, il

procedimento è stato rinviato per la decisione.

Procedimento a carico di Profeta Salvatore + 6, della famiglia mafiosa della Guadagna,

innanzi la IV sezione della Corte di Appello (Sostituto Procuratore Generale dott.

Giuseppe Fici).

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Il P.G. ha già concluso chiedendo la conferma di tutte le condanne in primo grado ed il

riconoscimento delle aggravanti di cui ai commi 4 e 6 dell’art. 416 bis c.p. con aggravamento

di pena per tre imputati.

Procedimento a carico di Centineo Salvatore + 4 relativo a fatti di criminalità mafiosa,

innanzi la VI sezione della Corte (Sostituto Procuratore Generale dott. Giuseppe Fici).

Il P.G. ha chiesto la conferma delle statuizioni di condanna pronunciate dal Giudice di

primo grado, e la riforma in peius della pronuncia assolutoria nei confronti di uno degli

imputati, della famiglia mafiosa di Bagheria.

Procedimento a carico di Bellomo Girolamo + 8 (famiglia mafiosa di Castelvetrano,

presunti fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro), innanzi la quarta sezione della

Corte (Sostituto Procuratore Generale dott. Giuseppe Fici).

Il P.G. ha chiesto la conferma delle statuizioni di condanna pronunciate dal Giudice di

primo grado, con accoglimento del gravame della Procura Generale e conseguente aumento di

pena per alcuni imputati. Le richieste sono state accolte dalla Corte pressoché integralmente.

Procedimento nei confronti di LIPARI Onofrio, MILANO Nunzio, DI GIACOMO

Giovanni, DI GIACOMO Marcello, COMANDE’ Stefano, ZIZZA Francesco, LO

PRESTI Tommaso e LIPARI Emanuele, tutti condannati in primo grado per il delitto di

cui all’art. 416 bis c.p. (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Nel corso del giudizio di appello, il P.G. ha depositato i verbali del collaboratore di

Giustizia TANTILLO Giovanni ed ha proceduto all’audizione di VITALE Giovanni detto il

Panda. Il processo si è concluso all’udienza del 12 maggio 2017 con riduzione della pena nei

confronti di due degli imputati. Per il resto, la sentenza di primo grado è stata confermata.

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Procedimento nei confronti di AIELLO Epifanio + 89, c.d. processo APOCALISSE,

definito in primo grado con il rito abbreviato. (Sostituti Procuratori Generali dottori

Sergio Barbiera e Rita Fulantelli).

Le condanne sono state appellate dalla difesa e le assoluzioni da parte del PM e di questo

PG che ha anche proposto, per errori nel calcolo della pena, ricorso per cassazione. Nel

processo di appello è stata riaperta la istruzione dibattimentale e sono stati sentiti, su richiesta

di questo Ufficio, i collaboratori di Giustizia CHIARELLO Francesco, TANTILLO Giuseppe,

PIPITONE Antonino e VITALE Giovanni. Su richiesta della difesa è stato sentito, su alcune

vicende, il collaboratore di Giustizia GALATOLO Vito. Per le prossime udienze sono previste

le richieste i contro prova delle difese e altre richieste istruttorie di questo Ufficio.

Procedimento n. 7201\04 RG NR Procura di Palermo nei confronti di CASCIO Rosario

+ 3, imputati del delitto p. e p. dall’art. 416 bis c.p. (Sostituto Procuratore Generale

dott.ssa Rita Fulantelli).

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna. E’ stata chiesta

ed ottenuta la riapertura della istruttoria dibattimentale con l’esame di BUCCERI Vito, uno

degli imputati che ha, nel frattempo, iniziato a collaborare con al Giustizia. Il PG ha concluso

e la Corte ha rinviato per il prosieguo della discussione all’udienza del 28 settembre p.v.

Nell’ambito dei processi di mafia, vanno segnalati i seguenti tre processi a carico di “tre

donne di mafia” che hanno raggiunto posizioni apicali o comunque vengono riconosciute

nell’organigramma delle cosche mafiose come personaggi di assoluto rilievo, sia per ragioni

familiari di appartenenza a clan storici della mafia palermitana, sia per le capacità “criminali”

che le medesime hanno manifestato nei più recenti anni.

Procedimento n.. 4380/15 R.G.C.A. a carico di MESSINA DENARO PATRIZIA + 4

(Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Si tratta di un procedimento a carico di congiunti e fiancheggiatori del latitante Messina

Denaro Matteo e, in particolare, GUTTADAURO Francesco, condannato alla pena di anni

sedici di reclusione, MESSINA DENARO Patrizia alla pena di anni tredici di reclusione, LO

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SCIUTO Antonino, imputato di associazione mafiosa ma assolto in primo grado, nonché altri

imputati minori, sempre gravitanti nell’area del capomafia di Castelvetrano e tutt’ora latitante.

Il procedimento si fonda su un cospicuo numero di intercettazioni telefoniche nonché sulle

dichiarazioni dell’imputato di reato connesso CIMAROSA Lorenzo collaboratore di giustizia.

Le imputazioni riguardano le fattispecie associative a carico di soggetti che avevano posto in

essere condotte finalizzate alla conservazione e consolidamento dell’articolazione mafiosa di

“cosa nostra” nella provincia di Trapani, attraverso la sovvenzione per il mantenimento del

latitante e dei suoi familiari.

Procedimento n. 2522/15 R.G.C.A. a carico di DI TRAPANI ROSALIA E LO

PICCOLO SALVATORE E SANDRO (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella

Agliastro).

DI TRAPANI Rosalia è moglie del noto LO PICCOLO Salvatore già capo della mafia

del mandamento di San Lorenzo. Ruolo dominante nella vicenda è quello della medesima,

attorno a cui ruotano le figure del marito e del figlio come mandanti (allora latitanti) e

dell’avv. TRAPANI Marcello, condannato per mafia e oggi collaborante, come intermediario

tra gli operatori commerciali. L’udienza è stata rinviata al 12.09.2017. La requisitoria è stata

svolta e depositata. La Cassazione, accogliendo il ricorso del P.G., ha annullato la sentenza di

assoluzione. E’ stata svolta e depositata la requisitoria nel procedimento di rinvio.

Procedimento n. 4814/16 R.R.M.P. a carico di GRAVIANO NUNZIA (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

La condanna in secondo grado di GRAVIANO Nunzia per 416 bis c.p. è stata annullata

dalla Cassazione con rinvio. E’ stata svolta una cospicua attività di indagine in relazione alla

condotta associativa della sorella degli ergastolani GRAVIANO Giuseppe e Filippo, ed è stata

svolta e depositata la requisitoria. L’udienza è fissata per il 15.12.2017

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OMICIDI e TENTATI OMICIDI ORDINARI

Procedimento n. 17/2016 R.G. C.A. nei confronti di AZZARELLO Angelo, in ordine al reato di omicidio, commesso in danno della propria fidanzata. (Sostituto Procuratore Generale dott. Umberto De Giglio).

Nella trattazione del processo dinanzi alla Corte di Assise di Appello è stata per la prima

volta sollevata la questione della capacità di intendere e volere dell’imputato. Il P.G. ha

sollecitato una perizia medico-legale, il cui esito ha consentito di escludere il vizio di mente

prospettato dalla difesa. E’ stato necessario, però, valutare con attenzione le diverse

conclusioni cui era pervenuto il consulente tecnico della difesa. In sede di discussione sono

stati dettagliatamente ricostruiti tutti gli elementi dimostrativi del dolo (considerato che

l’appello della difesa risultava incentrato sull’ipotesi della insussistenza di una volontà

omicida). All’esito del giudizio è stata confermata la condanna.

Procedimento a carico di CICERO Calogero (n. 193/15 RGNR) – CAA sez. I (Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi di un processo per omicidio nei confronti di un soggetto che ha ucciso a colpi di

arma da fuoco il presunto amante della moglie. L’imputato è stato assolto dal GUP di Termini

Imerese per incapacità di intendere e di volere. L’appello del PG si basa proprio sulla

inconsistenza delle argomentazioni tecniche scientifiche su cui è fondata la sentenza

assolutoria

Procedimento a carico di VAIANA Michele Claudio + 1 (n. 957/11 RGNR) – CAA sez. 2 (Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi di un processo per omicidio nei confronti di due fratelli (Vaiana Michele

Claudio e Vaiana Giuseppe) accusati di avere ucciso nel lontano 24 agosto 1990 la sorella

Caterina e il cognato Favara Paolo da un lato per impedire che la sorella Caterina rendesse

noto un episodio di violenza sessuale perpetrato alcuni anni prima da Vaiana Giuseppe nei

confronti della nipote minorenne Margiotta Vincenza (figlia di Caterina) e, dall’altro, per

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impedire alla coppia Vaiana Caterina e Favara Paolo di vendere a terzi il proprio gregge di

pecore, cosa che avrebbe impedito a Vaiana Michele Claudio di recuperare un credito vantato

nei confronti della sorella Caterina. Si tratta di un “cold case” poiché le indagini effettuate

nell’immediatezza dei fatti si erano concluse con una archiviazione e solo nel 2012 la

riapertura delle indagini aveva consentito di fare emergere il duplice movente dell’omicidio e

quindi di individuare i responsabili dell’efferato omicidio

Procedimento n.15/16 a carico di 2 imputati accusati di omicidio plurimo aggravato ed

immigrazione clandestina (Sostituto Procuratore Generale dott. Sergio Barbiera)

A seguito della sentenza di assoluzione resa dal G.U.P., la Corte di Assise di Appello ha

proceduto alla rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale (conformemente ai dicta della

CEDU ed alle sentenze dei nostri Giudici di legittimità Dasgupta e Patalano) tuttora in corso.

Procedimento nr. 4473/2016 a carico di Castiglione Gaetano, De Biasio Gianluca e Bruno Salvatore, imputati del reato di tentato omicidio in danno di due agenti di polizia, rapina aggravata e altro (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rosalia Camma)

Con la sentenza di primo grado il Bruno era stato assolto da tutte le imputazioni; gli

altri imputati erano stati condannati per il reato di rapina e connessi reati in materia di

armi. Erano stati però assolti dai reati di tentato omicidio. In appello, il P.G. ha ottenuto la

condanna di tutti gli imputati non solo per delitto di rapina ma anche per uno dei fatti di

tentato omicidio.

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DELITTI CONTRO LA P.A. E DELITTI CONTRO IL PATRIMONIO PUBBLICO

Procedimento n. 1374/17 R.G.C.A. a carico di CASCIO FRANCESCO (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Secondo la tesi accusatoria Il CASCIO, nella seconda metà dell’anno 2001, allorquando

aveva assunto le funzioni di Assessore del Turismo, della Comunicazione e dei Trasporti della

Regione Sicilia (2 agosto 2001), concludeva con l’imprenditore Giuseppe Lapis un accordo

corruttivo avente ad oggetto il compimento (in favore del gruppo di imprese da questi diretto,

soprattutto della Ecotecna s.r.l.) di atti del suo ufficio, atti rivelatisi contrari ai doveri

d’ufficio, miranti a garantire il finanziamento delle opere di realizzazione del costruendo

resort “Borgo delle vacanze e del tempo libero”, di proprietà della Ecotecna s.r.l., ed in

particolare del campo del golf.

La correlazione tra gli atti contrari ai doveri d’ufficio compiuti da un lato, il denaro e le

altre utilità ricevute dall’imputato dall’altro, risulta processualmente esistente ed ha

comportato per gli imprenditori la percezione di cospicue entrate di origine comunitaria e

regionale e, per l’onorevole Cascio, il vantaggio patrimoniale dell’acquisto del terreno, della

realizzazione e del godimento di una villa nelle immediate adiacenze del Resort di proprietà

della società dei Lapis sino al giugno 2010. Nella vicenda in esame si staglia molto evidente

“l’asservimento della funzione pubblica”, da parte dell’Assessore Regionale, al

soddisfacimento degli interessi privati del gruppo imprenditoriale Lapis, per far si che questo

gruppo ottenesse l’ammontare del contributo regionale di circa euro 7.000.000,00. Nel caso in

esame non c’è stata una dazione intesa come consegna di pagamenti in più rate, ma, come

detto, un asservimento della pubblica funzione agli interessi del gruppo imprenditoriale e il

patto criminoso è stato congegnato e strutturato per venire incontro alle esigenze di

arricchimento delle imprese Lapis, con le condotte illecite da parte di chi rivestiva la funzione

di Assessore e Vicepresidente dell’ARS. Il momento dell’accordo collusivo è il momento del

collegamento relazionale sinallagmatico che viene stretto nel luogo in cui le volontà dei poli

di interessi si incontrano, ed è in quel momento ed in quel luogo che si realizza il contenuto

offensivo del comportamento al bene giuridico tutelato, consistente nell’uso distorto del

potere conferito.

L’udienza è fissata per il 13.9.17. Nelle more il P.M. di primo grado ha proceduto

all’interrogatorio degli imprenditori Lapis i cui verbali sono stati trasmessi dalla Procura di

primo grado alla Procura Generale e all’udienza gli stessi verranno depositati, chiedendo

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l’audizione di testi in grado di appello, anche se era stata già svolta e depositata la requisitoria

del P.G., trattandosi di novum processuale intervenuto successivamente.

Procedimento a carico di NOCILLA Nicola + 5 (n. 4619/07 RGNR) – CA sez. III (

Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi di un processo per reati di corruzione, falso e turbata libertà degli incanti a

carico di alcuni funzionari del comune di Palermo che, nel 2004, nel corso di

un’aggiudicazione di un appalto, avrebbero favorito un’impresa a discapito di una A.T.I. La

trattazione del processo di appello si è rivelata particolarmente complessa perché la appellata

sentenza di primo grado ha affrontato alcuni aspetti giuridici della vicenda in maniera

difforme rispetto alla pronuncia di appello e di cassazione emesse nel frattempo a carico di un

coimputato separatamente giudicato. Numerosi reati contestati risultano essersi estinti per

prescrizione all’epoca di trattazione del giudizio di appello. La Corte di Appello di Palermo

ha confermato la sentenza di primo grado, salvo dichiarare estinto per prescrizione i reati

contestati al capo E).

Procedimento a carico di DI LISI Giuseppe + 8 (N. 9569/09 RGNR) – CA sez. II III

(Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi di un processo a carico di alcuni medici imputati di truffa aggravata ai danni

dello Stato e di abuso di ufficio. Gli imputati in servizio presso strutture ospedaliere

pubbliche palermitane in rapporto di esclusività, prestavano con continuità la propria opera

presso cliniche private, nella consapevolezza da parte dei titolari della clinica di violare il

rapporto di esclusività, e dirottavano i pazienti della struttura pubblica in quella privata, così

facendo percepire alla clinica i proventi derivanti dal ricovero

Procedimento a carico di BONOMO Mario + 1 (n. 6650/11 RGNR) – CA sez. 1 (Sostituto

Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

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Trattasi del processo a carico del Deputato Regionale dell’ARS che, in concorso con

VITRANO Gaspare, altro Deputato Regionale separatamente giudicato, è accusato di

concussione ai danni di alcune società interessate alla realizzazione di parchi fotovoltaici

Procedimento a carico di PALMERI Sergio + 5 (n. 21238/11 RGNR) – CA sez. 6

(Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi del processo ad alcuni medici e infermieri in servizio presso l’Ospedale Civico

di Palermo che, con condotte colpose, hanno somministrato (o comunque consentito che

venisse somministrata) una dose di farmaco chemioterapico enormemente superiore a quella

consentita dai protocolli medici e farmaceutici, cagionando il decesso della paziente Lembo

Valeria

Procedimento a carico di GRAFFAGNINI Luigi + 10 (n. 19521/09 RGNR) – CA sez. 4

(Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi del processo a carico del Sindaco pro-tempore del comune di Palermo e dei

vertici della AMIA S.p.a. per l’inquinamento del suolo, delle acque superficiali e sotterranee e

dell’aria causato dalla discarica di RSU di Bellolampo. Il processo in primo grado si è

concluso con la condanna del solo COLIMBERTI Orazio (amministratore AMIA) per il reato

di cui agli artt. 255 e 256 D.L.vo 152/06 (fino al 16 gennaio 2009) e art. 6 comma 1 lett. b) L.

210/08 (dal 16 gennaio 2009 all’aprile 2010). Gli altri imputati sono stati assolti o dichiarati

non procedibili per prescrizione.

Procedimento nei confronti di HELG Roberto (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa

Rita Fulantelli)

Trattasi del presidente della Camera di Commercio di Palermo, condannato in primo

grado per avere estorto una somma di denaro ad un imprenditore, operante all’interno

dell’aeroporto di Palermo, al fine di ottenere il rinnovo della concessione per mantenere la

propria attività commerciale all’interno dell’aerostazione. Il processo si è definito all’udienza

del 27 settembre 2016 con conferma della sentenza di primo grado. La Corte di Cassazione ha

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di recente annullato solo con riferimento alla entità della pena.

Procedimento nei confronti di BANNO’ Manuela Rita + 1 (Sostituto Procuratore

Generale dott.ssa Rita Fulantelli).

Gli imputati in servizio presso Polizia Municipale di Palermo sono stati condannati in

primo grado per avere chiesto (ed ottenuto) somme di denaro da alcuni soggetti che multavano

per violazioni al codice della strada. La Corte di Appello, in data 26 maggio 2017, ha assolto

la BANNO’ confermando la condanna nei confronti del coimputato;

Procedimento n. 3991\2014 RG NR Procura di Palermo nei confronti di MARTORANA

Francesco, condannato in primo grado per il delitto di cui all’art. 314 c.p. (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli).

Il MARTORANA, dipendente della SERIT di Palermo, è accusato di essersi appropriato

delle somme di denaro consegnategli dai privati per il pagamento di cartelle esattoriali. Il P.G.

ha concluso chiedendo la conferma della sentenza di primo grado. il processo è stato rinviato

per l’arringa della difesa e per discussione.

Procedimento nr. 683/2105 nei confronti di PORRELLO Salvatore + 9, relativo a reati di

falso commessi da medici privati e operatori di strutture sanitarie (Sostituto Procuratore

Generale dott.ssa Rosalia Camma)

Gli imputati in primo grado erano stati assolti in primo grado. La Corte ha proceduto

all'integrale rinnovazione delle prove dichiarative, come condizione per un'eventuale riforma.

Il P.G. ha di recente concluso la propria requisitoria, formulando richieste di condanna per

alcuni fatti di falso e sollecitando la trasmissione all'ufficio del PM dei verbali di numerose

testimonianze, per procedere contro i dichiaranti per il reato di falsa testimonianza, e, in un

caso, anche per il reato di calunnia.

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PROCEDIMENTI CONCERNENTI COINVOLGIMENTI ILLECITI DI ESPONENTI

DELLE FORZE DELL’ORDINE ATTINTI DA CONDANNE PENALI PERCHÉ

MILITARI INFEDELI O FIANCHEGGIATORI DELLA MAFIA.

Procedimento n. 4921/15 R.G.C.A. a carico del carabiniere MIRARCHI ANDREA.

(Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Il procedimento ha ad oggetto un fatto di rapina nel quale risulta coinvolto il militare

dell’Arma in territorio di Aragona e Palma di Montechiaro assieme ad altri correi. Nel

giudizio di primo grado si sono riscontrate carenze istruttorie che purtroppo hanno condotto

all’assoluzione del carabiniere. Nelle more del giudizio di secondo grado, il P.G. ha disposto

ex art. 430 comma 2 c.p.p., attività di indagine con l’acquisizione dei tabulati telefonici il cui

sviluppo ha consentito di verificare gli intestatari delle utenze e la riconducibilità all’imputato.

In sede di richiesta di rinnovazione dell’istruzione dibattimentale, si è altresì chiesto l’esame

testimoniale di numerosi soggetti, l’acquisizione di verbali di trascrizioni di conversazioni

telefoniche e soprattutto di quelle intervenute nel pomeriggio del 26.6.2011 tra il Mirarchi ed

altri carabinieri della Stazione CC di Palma di Montechiaro, da cui è desumibile il

coinvolgimento, tra gli altri, del Mirarchi di cui si tratta. In sintesi, in secondo grado si è

dovuto ricostruire sul piano probatorio quasi per intero il procedimento e, alla data attuale, la

Corte ha sciolto la riserva, ammettendo tutte le fonti di prova che sono state chieste dalla

Pubblica Accusa.

Procedimento n. 4803/15 R.G.C.A. a carico del poliziotto MAENZA LORENZO

(Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Il MAENZA è imputato dei reati di rivelazione segreto di ufficio e favoreggiamento nei

confronti di un capomafia. La Corte di Appello Sezione Prima ha confermato la condanna ad

una severa pena l’agente di polizia infedele nei confronti del quale la Pubblica Accusa, oltre a

ricostruire i fatti storici, ha addotto numerose pronunce della Corte Suprema a sostegno della

ritenuta colpevolezza dell’imputato. Un procedimento di notevole complessità per le questioni

giuridiche proposte, ma anche di rilevanza per la notorietà dell’imputato, è quello a carico

dell’onorevole Francesco Cascio, politico regionale di lungo corso e peraltro di apprezzata

stima nel territorio locale.

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DELITTI CONTRO L’ECONOMIA

Procedimento a carico di ADONIA GIUSEPPE + 5 per i reati di bancarotta fraudolenta

impropria da falso in bilancio e di bancarotta fraudolenta patrimoniale aggravata

dall’entità del danno economico (circa 4.000 miliardi di lire), della ventesima banca

italiana, la Cassa di Risparmio per le Province Siciliane poi divenuta Sicilcassa S.p.a.

(Sostituti Procuratori Generali dottori Umberto De Giglio e Vittoria Randazzo)

Gli imputati rimasti nel procedimento dopo patteggiamenti, assoluzioni in primo grado

non appellate dal P.M. e decessi, sono i componenti del Consiglio di Amministrazione, il

Presidente del Collegio dei Sindaci e uno dei direttori della Filiale di Catania.

Il tracollo della banca è stato determinato da finanziamenti dissipatori del patrimonio

della Banca, consistenti in 123 condotte esplicitate nel capo di imputazione di bancarotta

fraudolenta patrimoniale ai c.d. grandi gruppi siciliani (Aiello, Alfano, Bondì, Caravello,

Cassina, Costanzo, Graci, Finocchiaro-Graci, Ienna, Rappa, Russo) nonostante la palese

insolvenza degli imprenditori e delle imprese riconducibili agli stessi e la contiguità di molti

di questi imprenditori a Cosa Nostra.

Il dissesto della Sicilcassa è stato causato dal successivo indebitamento della stessa

nonostante tre ispezioni della Banca d’Italia e le censure irrogate agli amministratori,

condannati a pesanti pene pecuniarie e anche condannati in sede civile per responsabilità

contrattuale.

Il procedimento si è rivelato eccezionalmente complesso non solo per l’entità dei motivi

di appello (circa duemila pagine complessive di impugnazioni su questioni prevalentemente

tecnico contabili) ma anche e soprattutto per la qualità della materia trattata, che comprende

tutta la normativa bancaria e una mole di documenti veramente impressionante: perizia

tecnico contabile con la ricostruzione delle complesse delibere di finanziamento alle imprese,

consulenze di parte, consulenze di ufficio relative al procedimento civile per la dichiarazione

dello stato di insolvenza e delle relative opposizioni in primo e secondo grado, sentenze

relative alle sanzioni pecuniarie inflitte a sindaci e amministratori e al giudizio di

responsabilità contrattuale degli stessi, nonché trascrizioni delle dichiarazioni dei numerosi

periti e consulenti e testi sentiti in primo grado (funzionari di vario grado della Banca d’Italia

tra i quali perfino il Presidente Ciampi, personale interno della Banca).

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Il P.G. ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado al termine di una

requisitoria durata ben quattro udienze. Il P.G. ha inoltre depositato una corposa memoria a

sostegno della requisitoria della Procura Generale, anche per ulteriormente confutare le nuove

tesi dei difensori rappresentate nel corso delle loro arringhe. La Corte, all’udienza del

2.12.16 ha confermato la sentenza di condanna di primo grado.

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REATI CONTRO LE FASCE DEBOLI CON VIOLENZE SESSUALI

Procedimento penale n.5181/14 R.G. a carico di Mantia Angelo (Sostituto Procuratore

Generale dott.ssa Rosa Valenti)

L’imputato docente di “Educazione fisica” presso una Scuola Media di Licata, è stato

condannato in primo grado ad anni 6, mesi 6 e gg.15 di reclusione per abuso sessuale,

sequestro di persona ed altro, reati perpetrati all’interno della Scuola l’1/10/11 ai danni di

un’alunna 14enne, CORVITTO Anna Maria. La condanna è stata confermata .

Procedimento penale a carico di Marino Pietro Ignazio (Sostituto Procuratore Generale

dott.ssa Rosa Valenti)

L’imputato è stato assolto in primo grado dall’abuso perpetrato in Marsala nei confronti

di un’assistita, Paladino Maria, giovane madre di due minori. E’ stata accolta la richiesta

preliminare formulata dal P.G. di nullità della sentenza assolutoria di primo grado per difetto

di notifica alla persona offesa e ciò a seguito di attività di accertamento svolta dal P.G. con

delega ai CC di Marsala.

Procedimento penale n 2129/15 R.G. c/Marfo William Fordjour e Bema Evelyn

(Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rosa Valenti)

Gli imputati sono due cittadini ghanesi, il primo amante della seconda, madre della

vittima degli abusi, la minore Oduro Ruth, all’epoca dei fatti di soli 6 anni. Trattasi del quarto

grado di giudizio. Ad una sentenza di condanna, rispettivamente ad anni otto ed anni cinque e

mesi sei, emessa in primo grado aveva fatto seguito una assoluzione pronunciata dalla III Sez.

Corte di Appello ed annullata dalla Cassazione, in accoglimento dei ricorsi avanzati dal P.G.

La IV Sez. di questa Corte di Appello ha confermato la condanna per Marfo, ma ha assolto la

madre della minore ai sensi del II comma dell’art. 530 c.p.p.. Assoluzione impugnata dal P.G.

con ricorso alla Suprema Corte, d oggi non trattato.

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Procedimento penale n. 2621/16 R.G. a carico di Cacciatore Francesco + 1 (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Rosa Valenti)

Trattasi di violenza sessuale e maltrattamenti, perpetrati dagli imputati in danno dei figli.

E’ stata espletata perizia psichica sui rei, che ha confermato l’assenza di patologie e la piena

capacità di intendere e volere di entrambi, pur con i limiti conseguenti al basso livello

culturale ed ambientale.

Procedimento penale n. 3733/16 R.G. a carico di Ganci Vincenzo (Sostituto Procuratore

Generale dott.ssa Rosa Valenti)

Trattasi di violenza sessuale perpetrata per oltre un decennio in Palermo dal genitore

adottivo nei riguardi della figlia adottata, minore di 10 anni. Da rilevare che la famiglia

adottiva appartiene ad un ceto sociale elevato culturalmente ed economicamente. La madre

adottiva, venuta a conoscenza dei fatti, si è adoperata a tutela della minore, separandosi dal

consorte e costituendosi parte civile nel presente procedimento. La parziale riforma della

condanna da 10 ad anni 9 e mesi tre è conseguente solo all’ulteriore periodo di parziale

prescrizione maturato tra il primo e secondo grado.

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ALTRI REATI

Procedimento n. 1405\16 RG CA nei confronti di CANNARIATO Vincenzo,

CANNARIATO Mirko, CANNARIATO Michele CANNARIATO Maurizio e

SETTEGRANA Felice, condannati in primo grado per diverse ipotesi di estorsioni, furti,

ricettazioni e spaccio di sostanze stupefacenti (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa

Rita Fulantelli)

Il P.G. ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado all’udienza del 22 giugno

2016. Il processo si è concluso all’udienza del 14 luglio 2016 con parziale riforma della

sentenza di primo grado. Il P.G. ha proposto ricorso per Cassazione di cui ancora non si

conosce l’esito.

Procedimento n. 1998\2015 RG NR Procura di Trapani (Sostituto Procuratore Generale

dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi di procedimento nei confronti di BATTAGLIERI Giovanni, RUGGIRELLO

Giuseppe, RUGGIRELLO Nicola e BEVILACQUA Maria condannati, dal Tribunale di

Trapani per vari delitti di falso avendo il BATTAGLIERI e RUGIRELLO Giuseppe

presentato documentazione falsa al fine di favorire la permanenza illegale in Italia di donne

dedite alla prostituzione; RUGGIRELLO Nicola e RUGGIRELLO Giuseppe, inoltre, per

avere presentato falsa documentazione al fine di ottenere il rinvio della prova per un concorso

cui doveva partecipare RUGGIRELLO Nicola e PASSALACQUA Maria per

favoreggiamento della prostituzione. Il processo è stato definito all’udienza del 22 novembre

2016 con parziale riforma della sentenza di primo grado.

Procedimento n. 65/ 16 R.G.. MISTRETTA ANTONINO, AMATO ENZO, DOMINGO

FRANCESCO (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

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Il procedimento riguarda un attentato incendiario ai danni dell’onorevole PAPANIA. Il

P.G. ha redatto requisitoria scritta. La peculiarità di questo procedimento è data dalla

questione giuridica riguardante l’invocato canone del divieto di ne bis in idem e di reformatio

in peius a cui la Pubblica Accusa ha opposto la inapplicabilità perché non vi è stata ancora una

statuizione di condanna da parte del giudice dell’appello, atteso che la sentenza del primo

GUP è stata rescissa con l’annullamento.

Procedimento a carico di VASILE NICOLÒ + 2 (Sostituto Procuratore Generale

dott.ssa Vittoria Randazzo)

Si tratta di una lunga serie di estorsioni praticate nei confronti dei posteggiatori della

spiaggia di S. Leone ad Agrigento da parte del Vasile che, approfittando della sua vicinanza a

soggetti appartenenti alla criminalità organizzata di tipo mafioso dell’agrigentino, taglieggiava

le vittime. La sentenza di primo grado è stata parzialmente confermata, in quanto si è ritenuto

che non vi fosse prova della responsabilità dell’imputato per tutti i reati contestati.

Procedimento a carico di KOSTIC LJIUBISA + 2 (Sostituto Procuratore Generale

dott.ssa Vittoria Randazzo)

L’imputato e i suoi complici hanno compiuto una lunga serie di rapine nella zona tra

Sciacca e Ribera all’interno delle abitazioni delle vittime, in orario notturno e tenendole in

ostaggio con modalità particolarmente violente.

La Corte ha accolto la richiesta di conferma della pesante condanna di primo grado.

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7- MISURE DI CONTRASTO ALL’ECONOMIA CRIMINALE

Come è noto una valida strategia di contrasto deve incidere proprio sulle basi

economiche del crimine organizzato (e cioè su quella vastissima rete di beni e rapporti

economici destinati alla conservazione ed all’esercizio dei poteri criminali).

La tendenza evolutiva riscontrabile, sin dagli anni ’70 del secolo scorso, negli

ordinamenti più esposti all’emergenza rappresentata dalle forme di inquinamento

dell’economia connesse all’intreccio tra associazioni delittuose e mondo delle imprese (con i

gravissimi riflessi che ne discendono sul piano della gestione del potere pubblico e della

formazione del consenso politico) è proprio quella di introdurre forme “moderne” di confisca,

caratterizzate dall’espansione dell’oggetto dei provvedimenti, dalla sintomaticità dei

presupposti, dalla semplificazione dell’onere probatorio gravante sull’accusa, sulla base della

realistica considerazione che i fenomeni di riciclaggio e di reinvestimento del denaro sporco

rendono estremamente difficile il puntuale abbinamento tra il provento ed il singolo reato, che

condiziona il ricorso alla confisca “classica”.

Nelle pagine che seguono vengono segnalati alcuni dei procedimenti più rilevanti.

MISURE DI PREVENZIONE

Procedimento M.P. nei confronti DI BELLA Angelo + 10 intervenienti (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Il Di Bella Angelo è stato condannato alla pena di anni dieci di reclusione per il reato di

cui all’art. 416 bis c.p. con sentenza ormai irrevocabile.

Il procedimento di M.P. è estremamente complesso soprattutto per l’ingente patrimonio

sottoposto a sequestro in primo grado (una lista di circa seicento beni fra imprese, beni

immobili, conti correnti e polizze assicurative con cifre consistenti varianti tra decine e

centinaia di migliaia di euro).

Il giudice di primo grado ha deciso sulla sola consulenza di parte, senza disporre perizia

di ufficio, pervenendo alla decisione di confiscare soltanto alcune imprese, peraltro anche

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oggetto di confisca in ambito penale, e disponendo la restituzione al Di Bella, e agli

intervenienti, della maggior parte del patrimonio in sequestro.

Su appello della Procura di Palermo, che ha lamentato che la pericolosità sociale del Di

Bella è soprattutto di natura economica perché, con la sua attività imprenditoriale, si inserisce

mediante società compiacenti, ovvero società gestite direttamente dall’organizzazione

mafiosa, in un sistema economico manipolato e deviato dalle profonde infiltrazioni mafiose, la

Corte ha disposto la sospensione della esecutività del decreto di primo grado.

Su richiesta di perizia formulata dalla Procura Generale, volta a valutare la sussistenza

della sproporzione tra redditi e patrimonio del proposto, considerato il complesso dei beni in

sequestro come “unicum” del nucleo familiare allargato, la Corte si è riservata di decidere e,

sciogliendo la riserva ha nominato perito e affidato il relativo incarico nei termini richiesti

dalla Procura Generale.

Tenuto conto dell’entità dell’accertamento i periti hanno richiesto numerose proroghe,

tutte concesse dalla Corte. È stata depositata la perizia e anche le controdeduzioni dei

difensori. Nell’ udienza fissata per la discussione il P.G. ha chiesto la conferma della misura

personale, e in riforma del decreto di primo grado, la confisca di tutti i beni e, a supporto delle

richieste, ha depositato alla Corte una memoria scritta di ben 133 pagine, in cui sono stati

confutati punto per punto gli argomenti difensivi e valorizzati gli elementi emersi dalla

perizia.

All’udienza di rinvio del 12 settembre 2016 il P.G. ha depositato ulteriore

documentazione nel frattempo rinvenuta, (sentenze irrevocabili relative agli anni ‘80/’90) per

dimostrare che al momento degli acquisti dei primi beni Di Bella Angelo era già persona

socialmente pericolosa, conformemente alla più recente sentenza delle Sezioni Unite in

materia di perimetrazione temporale della confisca. Il processo è in riserva per la decisione dal

12.9.2016.

Procedimento M.P. nei confronti di LEONE Vincenzo + 8 intervenienti (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Questo procedimento è strettamente collegato a quello di cui al punto precedente (Di

Bella + 10), anche perché Leone Vincenzo è nipote di Di Bella Angelo e con lo zio è stato da

sempre in stretti rapporti di “affari”.

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Diversamente da Di Bella Angelo, Leone Vincenzo è stato condannato per il reato di cui

all’art. 416 bis c.p. soltanto in primo grado. La conferma della sentenza disposta dalla Corte di

Appello è stata annullata dalla Corte di Cassazione con rinvio ad altra sezione della Corte che

ha invece assolto il Di Bella. La Procura Generale ha proposto ricorso per Cassazione, ragione

per cui la sentenza di assoluzione è ancora sub iudice.

Il procedimento è estremamente complesso, anche per la misura patrimoniale.

E’ stato sottoposto a sequestro in primo grado un ingente patrimonio. Il giudice di primo

grado, ha disposto la confisca solo per alcune imprese, ordinando la restituzione al Leone e

agli intervenienti della maggior parte del patrimonio in sequestro.

Su appello della Procura di Palermo, che ha lamentato che la pericolosità sociale del

Leone è soprattutto di natura economica, perché, con la sua attività imprenditoriale, si

inserisce in un sistema economico manipolato e deviato dalle profonde infiltrazioni mafiose,

la Corte ha anche disposto la sospensione della esecutività del decreto di primo grado.

Su richiesta di perizia formulata dal P.G., volta a valutare la sussistenza della

sproporzione tra redditi e patrimonio del proposto, considerato il complesso dei beni in

sequestro come “unicum” del nucleo familiare allargato , la Corte ha nominato perito e gli ha

affidato il relativo incarico nei termini richiesti dalla Procura Generale.

Tenuto conto dell’entità dell’accertamento i periti hanno richiesto numerose proroghe,

tutte concesse dalla Corte. È stata depositata la perizia e anche le controdeduzioni dei

difensori. Il P.G. ha concluso chiedendo la conferma della misura personale e, in riforma del

decreto di primo grado, la confisca di tutti i beni e, a supporto delle richieste, ha depositato

alla Corte una memoria scritta di ben 55 pagine, in cui sono stati confutati punto per punto gli

argomenti difensivi e valorizzati gli elementi emersi dalla perizia. Il procedimento è

attualmente in riserva per la decisione.

Procedimento M.P. nei confronti di MESSINA DENARO Salvatore + 1 interveniente

(Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

E’ il fratello del più noto Matteo Messina Denaro.

Il procedimento riguarda soltanto la misura patrimoniale della confisca dei beni della

moglie del proposto, Cascio Antonella.

Su richiesta del P.G. è stato chiamato il perito di primo grado a rendere chiarimenti e

sulla scorta dei chiarimenti, ritenuti insufficienti, il P.G. ha chiesto un supplemento di perizia

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accolto dalla Corte. Dopo diversi rinvii, dovuti a richiesta di proroga da parte dei periti e per le

controdeduzioni dei consulenti di parte, il procedimento è stato rinviato per la discussione. La

Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’interveniente Cascio Antonella per mancanza

di procura speciale al suo difensore, ma ha restituito i beni ugualmente alla stessa. Il P.G. ha

proposto ricorso per Cassazione utilizzando recentissima giurisprudenza di legittimità che, pur

ammettendo un certo interesse del proposto alla valutazione dei redditi provenienti da beni

intestati a terze persone, ha escluso la possibilità di restituzione di tali beni al proposto.

Procedimento M.P. nei confronti di FONTANA Francesco (Sostituto Procuratore

Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Il procedimento è stato incardinato a seguito di appello del P.G. al decreto del Tribunale

di Agrigento che aveva rigettato la misura della confisca di alcune quote di un oleificio del

valore nominale di 101.400 euro. E’ stata accolta dalla Corte la richiesta del P.G. di

sospensione dell’esecutività del decreto impugnato e di ascolto del perito di primo grado.

Dopo numerosi rinvii dovuti alla integrazione della perizia e di presentazione di

controdeduzioni da parte della difesa accompagnate da rilievi tecnici, la Corte ha riformato il

provvedimento di primo grado disponendo la confisca dell’intero oleificio, con provvedimento

depositato il 28.12.2015.

Il decreto di confisca è stato confermato dalla Suprema Corte di Cassazione.

Procedimento M.P. nei confronti di TARANTOLO Vito + 4 intervenienti (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Trattasi di procedimento molto complesso, la cui particolarità consiste anche nel fatto

che l’appello verte sulla disposta confisca da parte del Tribunale di Trapani misure di

prevenzione, del complesso aziendale (beni mobili, immobili e beni registrati) organi e quote

sociali, conti correnti e rapporti bancari relativi a due società S.M.G. Costruzioni e

Melograno, e che la confisca è stata successiva all’apertura di due procedimenti, poi riuniti,

con i quali è stata disposta, ai sensi dell’art. 34 del d.lvo n. 159 del 6.9.11, la sospensione della

amministrazione dei beni connessi alle attività economiche delle predette due società.

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Si tratta, quindi, di un procedimento incidentale rispetto a quello relativo alla misura di

prevenzione personale e patrimoniale nei confronti del Tarantolo.

Tarantolo Vito è stato ritenuto prestanome del boss mafioso trapanese Virga Vincenzo,

al quale viene ricondotta la società Melograno s.r.l.

Originariamente ne erano soci Tarantolo, Messina, Gentile, Marciante e Ruggirello.

Dalle dichiarazioni di Messina (socio) e di Marciante (commercialista di Virga) le quote

dei primi quattro (ovvero Tarantolo, Messina, Gentile, Marciante) erano da ricondurre al

Virga Vincenzo. Per tale ragione il terreno nella Via Libica denominato Fondo Alberillo,

appartenente alla società il Melograno in liquidazione è stato sottoposto a sequestro ex art. 321

c.p.p.

Il procedimento penale a carico del Tarantolo si è concluso con applicazione della pena

per favoreggiamento, ma il GIP non ha preso posizione sul sequestro dei beni della società

Melograno perché il P.M. non ne aveva chiesto la confisca ex art. 12 sexies. Inoltre non erano

stati compiuti atti di indagine sulla formazione del patrimonio, e quindi il GIP non aveva

potuto disporre in sede esecutiva la confisca obbligatoria.

L’amministratore giudiziario della società il Melograno, ritenuto vicino al contesto

mafioso e per il quale si prospetta il pagamento di una tangente di 50.000 euro da parte del

Tarantolo, ha proposto al Giudice Delegato l’autorizzazione alla vendita del terreno del Fondo

Alberillo, unico bene di valore della società. Il G.D. si è pronunziato favorevolmente nei

confronti della richiesta di acquisto presentata dalla società S.M.G., costituita in Trapani da

Susca Maria Grazia in data 19.1.2004, ma avente sede legale in Alberobello.

Questa società non ha indotto in sospetto il G.D. perché ha sede ad Alberobello, ma la

Susca si è rivelata essere la convivente di tale Ruggirello Giuseppe, anche lui prestanome di

Virga nella società Il Melograno che originariamente deteneva il terreno.

Pertanto Ruggirello, con il placet del Virga boss mafioso, e con la compiacenza

dell’amministratore giudiziario, si è servito della compagna Susca per costituire fuori sede la

S.M.G., e per dotarla del capitale e della provvista necessaria per acquistare il Fondo

Alberillo.

Come conferma che la Susca ha agito quale prestanome del compagno Ruggirello, a sua

volta prestanome del boss Virga Vincenzo, la stessa, dopo avere chiesto l’ultima delle

autorizzazioni a costruire con la società S.M.G. sul terreno acquistato dalla società Melograno,

in data 27.5.2005, ha ceduto a Ruggirello Giuseppe il 95% delle quote della S.M.G.

Una tale cessione è da ritenersi fittizia non soltanto per i rapporti sussistenti fra la Susca

e Ruggirello, ma anche perché il prezzo pattuito è stato di favore con riguardo sia al valore

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potenziale del terreno edificabile sia all’entità degli apporti di capitale già effettuati dalla

Susca nella società S.M.G.

Dunque il titolare effettivo della S.M.G. è sempre stato Ruggirello Giuseppe, tanto che

la Susca gli aveva conferito in data 7.10.2005 una procura notarile institutoria, dunque con

pieni poteri di gestione.

In data 9.2.2006, a sua volta Ruggirello ha ceduto a tale Sortino la quota del 33,30%

della S.M.G., per nominali euro16.650 (Ferdinando Sortino ingegnere ha dichiarato di essere

entrato in società solo per il valore nominale della quota). Anche Sortino Ferdinando è

ritenuto uno dei prestanome di Tarantolo Vito, a sua volta prestanome del boss Virga

Vincenzo.

Dopo questo passaggio ulteriore la società S.M.G. ha cominciato a costruire.

Tali movimenti di denaro tra la società S.M.G. e il Ruggirello sono stati favoriti dalla

circostanza che la Susca, convivente di Ruggirello, faceva parte del consiglio di

amministrazione della Banca BCC di Alberobello, il cui consiglio è stato sciolto dalla Banca

d’Italia in seguito ad ispezione dalla quale risultava la ripetuta violazione di norme

antiriciclaggio, a causa della riscontrata incoerenza tra l’attivazione della movimentazione

bancaria e i movimenti di denaro contante che simulavano ingenti flussi di denaro in entrata e

in uscita sul conto corrente intestato a Ruggirello. L’ispezione della Banca d’Italia rilevava

anche movimentazioni sospette sul conto della sorella della Susca e di altra società di cui è

titolare la Susca, ovvero la Azzurra Costruzioni.

La confisca dei beni delle due società Melograno e S.M.G., disposta dal Tribunale di

Trapani Misure di Prevenzione al termine del procedimento ex art. 34 D. L.vo 159/2011, e per

la quale è pendente il presente appello, è intervenuta nelle more della decisione dello stesso

Tribunale di Trapani sulla misura personale e patrimoniale di Tarantolo Vito, per cui al

momento esiste in appello questo procedimento in cui la confisca è già stata disposta ex art. 34

D.L.vo 159/2011 e, da notizie apprese dalla cancelleria del Tribunale di Trapani, la misura di

prevenzione personale e patrimoniale nei confronti del Tarantolo è andata in decisione e si

trova tuttora in riserva.

Allo stato il P.G. ha depositato numerosi atti richiesti e pervenuti dal Tribunale di

Trapani e ha chiesto perizia per verificare la provenienza degli ingenti flussi di denaro

movimentati sul conto corrente intestato alla Susca e a Ruggirello presso la BCC di

Alberobello.

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Nel corso del 2016 il P.G. ha acquisito numerose sentenze penali irrevocabili che

ricostruiscono i rapporti tra mafia e imprenditoria trapanese a partire dalla fine degli anni ’80,

ed ha depositato dichiarazioni di testi utili a sostenere le ragioni dell’accusa.

La Corte ha disposto numerosi rinvii per acquisire maggiori informazioni sulla posizione

di Ruggirello Giuseppe, nel frattempo sottoposto a misura di prevenzione personale e

patrimoniale dal Tribunale di Trapani.

Procedimento M.P. nei confronti di TARANTOLO Vito + 8 intervenienti (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Si tratta del procedimento per la misura personale e patrimoniale a carico di Tarantolo

Vito, del quale il procedimento indicato al punto precedente è soltanto una parte. Il Tribunale

di Trapani Misure di Prevenzione ha proceduto alla confisca di tutte le imprese e i beni di

Tarantolo Vito. Il procedimento pende in appello su istanza dei difensori. A più riprese il P.G.

ha acquisito e depositato, nel corso del primo semestre del 2016, numerose sentenze penali

irrevocabili che ricostruiscono i rapporti tra mafia e imprenditoria trapanese a partire dalla fine

degli anni ’80, nonché depositato dichiarazioni di testi utili a sostenere le ragioni dell’accusa.

La Corte ha disposto rinvio all’udienza del 3.5.2017 e in quella sede il P.G. ha concluso

chiedendo la confisca del patrimonio personale e delle società intestate al Tarantolo. In data

6.6.2017 il P.G. ha depositato memoria scritta di 135 pagine a sostegno delle richieste. Il

procedimento è attualmente in riserva dal 26.6.2017.

Procedimento M.P. nei confronti di Eredi di MESSINA Arturo (Sostituto Procuratore

Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Il procedimento è stato incardinato su appello della D.D.A. di Palermo avverso il decreto

del Tribunale di Agrigento del 3.11.2014, con il quale è stata parzialmente rigettata la

proposta di applicazione della misura di prevenzione della confisca dei beni nei confronti

degli eredi di Messina Arturo, appartenente in vita al sodalizio mafioso Cosa Nostra di

Agrigento, anche con funzioni di vertice, e socio occulto dell’impresa Calcestruzzi Villaseta

s.r.l.,

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In sede di udienza per le conclusioni, il P.G. ha chiesto la conferma del decreto di primo

grado, tenuto conto che non appariva sostenibile l’appello della Procura di Palermo, anche

alla luce delle argomentazioni della sentenza penale di condanna del Messina e dal risultato

negativo delle ulteriori indagini disposte sui soci del Messina, in merito ai quali non è emerso

alcun elemento indiziante di intestazione fittizia delle quote in luogo di Messina Arturo. La

Corte ha confermato il decreto di primo grado.

Procedimento M.P. nei confronti di LO PICCOLO Filippo (Sostituto Procuratore

Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Si tratta della applicazione della misura personale nei confronti di uno degli imputati del

processo Acquisto Michele + 25, denominato anche “Addio Pizzo 5” che riguarda gli ultimi

“pizzini” rinvenuti nel covo dei Lo Piccolo latitanti al momento del loro arresto il 5.11.2007 e

le estorsioni compiute dagli affiliati mafiosi del mandamento di Resuttana dopo l’arresto dei

predetti latitanti fino all’anno 2009/10. Il processo penale ha confermato la sentenza di

condanna di primo grado. Il P.G. ha depositato alla Corte la sentenza di primo grado e le

dichiarazioni dei nuovi collaboratori di giustizia Galatolo Vito e Guerrera Silvio. Il processo è

stato rinviato più volte per acquisire la motivazione della decisione di conferma della

condanna di primo grado

Procedimento M.P. nei confronti di DI PIAZZA Vincenzo +2 (Sostituto Procuratore

Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Il Tribunale di Agrigento, misure di prevenzione, ha restituito al proposto 172 ettari di

terreno coltivato a frutteto e altre colture di qualità ritenendo che non vi fossero i presupposti

per la confisca in quanto acquistati in un periodo di tempo di molto antecedente alla condanna

per associazione di tipo mafioso quale capomafia di Casteltermini e per avere ricevuto da enti

pubblici sovvenzioni economiche che giustificavano l’ammodernamento degli impianti. Il

P.G. ha presentato appello chiedendo la sospensiva della restituzione dei terreni e la Corte ha

accolto quest’ultima istanza. All’udienza del 29.3.2017 Il P.G. ha chiesto nuova perizia

contabile, con riferimento ai punti specificati nell’atto di appello presentato dalla Procura

Generale, e per valutare la legittimità dei procedimenti amministrativi che avevano portato

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all’erogazione in favore del Di Piazza di contributi cospicui per i terreni dallo stesso

posseduti. La perizia era ancora in corso di definizione.

Procedimento M.P. nei confronti di BONURA Gaspare (Sostituto Procuratore Generale

dott.ssa Vittoria Randazzo)

Il Bonura è stato condannato in primo e secondo grado per il reato di cui all’art. 416 bis

per avere fatto parte della famiglia mafiosa della Noce, e per avere mantenuto, attraverso il

continuo scambio di comunicazioni, un costante collegamento con gli altri associati in libertà,

nonché per avere acquisito e comunicato agli altri associati notizie riservate in merito alle

operazioni di polizia giudiziaria ed effettuato molteplici incontri e riunioni finalizzate alla

trattazione di affari illeciti con altri importanti esponenti dell’organizzazione mafiosa.

La pericolosità del Bonura e la sua vicinanza al Chiovaro Fabio emerge anche dalla

fittizia intestazione alla di lui moglie Mirabella Giuseppa di due esercizi commerciali Donna

In e Uomo In di Corso Camillo Finocchiaro Aprile. Il procedimento è in corso di definizione.

Procedimento N. 18/15 R.R.M.P a carico di SALADINO Melchiorre (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Trattasi di imprenditore di Salemi al quale sono stati confiscati beni per circa 3,5

milioni di euro. Tra i beni riconducibili anche a familiari dell'imprenditore, vi sono società,

quote societarie e conti correnti bancari.

Il Saladino viene annoverato nella categoria delle “persone che vivono dei proventi del

delitto in questo caso come persona dedita alla corruzione, alla concussione, ai delitti in

materia economica tributaria e fiscale”.

In particolare il Saladino avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti riscontrate

dalla revisione contabile e reati contro la pubblica amministrazione (in questo caso si fa

riferimento all’inchiesta denominata “Eolo”).

Così inserita la figura del Saladino nella categoria tipologica del pericoloso sociale il

Tribunale di Trapani , ha ritenuto di potere applicare la misura patrimoniale della confisca

alle società di cui il proposto aveva la disponibilità con i relativi beni aziendali tra i quali

anche proprietà immobiliari. La trattazione del procedimento di prevenzione è stata rinviata

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all’udienza del 29.09.2017. Il Sostituto assegnatario ha già redatto e depositato la requisitoria

scritta.

Procedimento N. 116/15 + 113/15 R.R.M.P. a carico di PALMERI Antonino (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Trattassi di titolare del complesso turistico denominato “Villaggio Albergo Grotticelli” a

Castellammare del Golfo, sorvegliato speciale e già coinvolto nell’attentato ai danni del

giudice Carlo Palermo nel 1985 (sebbene assolto per insufficienza di prove) e facente parte

della cosca alcamese, in rapporti con il già capo della famiglia locale, Asaro Mariano. La

confisca di primo grado ha riguardato l’intero complesso alberghiero composto da 15 corpi di

fabbrica a nome del figlio, ma nella disponibilità del proposto. L’udienza è rinviata al

13.11.2017. Anche in questo procedimento è stata redatta requisitoria scritta per sostenere la

pubblica Accusa.

Procedimento N. 141/15+149/15+146/15+145/15+160/15 R.R.M.P. a carico di

MAZZARA MICHELE (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Il MAZZARA è sorvegliato speciale, già vicino al capomandamento di Trapani, Virga

Vincenzo. Era stato condannato per favoreggiamento di Sinacori Vincenzo, già reggente della

famiglia mafiosa di Mazara del Vallo di cui aveva curato la latitanza. Ha usufruito di

numerosi contributi della A.G.E.A. pur non avendone diritto, essendo stato condannato per

fatti di mafia. Secondo la tesi accusatoria ha agito tramite soggetti prestanome, garantendogli

la conservazione del patrimonio e lo svolgimento occulto di attività edili, fino al momento del

sequestro. Il proposto è inquadrabile nella categoria dei soggetti dediti a traffici delittuosi e

che vivono abitualmente, anche in parte, dei proventi del delitto. L’udienza è rinviata per il

22.11.2017. E’ stata redatta e depositata requisitoria scritta.

Procedimento N. 180/16 R.R.M.P. a carico di AMODEO GIUSEPPE (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

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La confisca ha riguardato la sala banchetti denominata “Giardino delle Esperidi”, sita in

Castelvetrano, l’ufficio e l’appartamentino annessi, una villa in Alcamo Marina, un terreno

adibito a parcheggio. Il Tribunale di Trapani aveva restituito tutti gli altri beni sul presupposto

che l’Amodeo si fosse effettivamente staccato dall’organizzazione mafiosa dopo un

patteggiamento di epoca risalente per il reato di favoreggiamento nei confronti

dell’organizzazione medesima. La difesa aveva addotto altresì una presunta collaborazione di

Amodeo Giuseppe con le Forze dell’Ordine, mentre in realtà lo stesso era stato, semmai,

“informatore” in danno di associati mafiosi di opposto schieramento allo stesso invisi. Il

giudice di primo grado aveva sequestrato beni immobili “virtualmente corrispondenti alla

ritenuta sproporzione” quale era stata accertata dai periti, ma con un metodo eccentrico che

infatti il P.M. di primo grado aveva impugnato. Sono stati escussi in secondo grado il

colonnello Lo Pane della DIA, il commissario di P.S. Linares e il commissario Leuci.

La linea accusatoria ha riferimento all’accertamento nelle scritture contabili di

appostazioni con la dizione “finanziamento in conto futuro aumento di capitale” e cioè

versamenti di denaro che si trasformano in aumento di capitale sociale da parte di un soggetto

che la DIA ha accertato essere “sperequato”.

Procedimento N. 127/16 R.G.C.A a carico di LO SCIUTO ANTONINO (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Il Lo Sciuto, già assolto in primo grado, è stato condannato alla pena di anni tredici e

mesi sei di reclusione, su richiesta del Procuratore Generale in quanto riconosciuto quale

associato mafioso al servizio della famiglia di Matteo Messina Denaro ed in particolare della

sorella Patrizia. In sede di prevenzione viene in rilievo come destinatario di misura personale e

patrimoniale, per il riconoscimento della pericolosità sociale e la conseguente confisca di due

fabbricati di cui risulta la sua disponibilità (provvedimento Misure di Prevenzione di Trib.

Trapani del 9.3.2016).

Procedimento N. 112/16 R.R.M.P. a carico di GUTTADAURO FILIPPO, NICETA

MASSIMO e altri (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

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Secondo la tesi del giudice di primo grado la NICA s.r.l. formalmente società con socio

unico Niceta Massimo, in realtà aveva come soci occulti Guttadauro Francesco e Guttadauro

Maria nella misura della metà. L’indagine probatoria si è concentrata sull’apertura di due

negozi al centro commerciale Belicittà da parte della società dei Niceta in società con

Guttadauro Francesco e Maria, figli di Guttadauro Filippo, capomafia della cosca di

Castlvetarno e sposato con una delle sorelle. Le risultanze probatorie consentono di affermare

che i Guttadauro, figli, si sono interposti tra Niceta e Grigoli Giuseppe per l’affitto di locali di

vendita nel centro commerciale Belicittà gestito da esso Grigoli (già condannato per mafia e

socio occulto di Matteo Messina Denaro nell’impero dei supermercati DESPAR), attraverso il

meccanismo negoziale della società occulta con i Niceta, tramite l’intermediazione di

Guttadauro padre per consentire l’apertura di due punti vendita presso il centro commerciale

suddetto. E’ stata svolta ampia requisitorie e la Corte di Appello Sezione V ha posto il

procedimento in riserva per la motivazione.

Procedimento nei confronti di MESSINA Giuseppe Amedeo Attilio (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi di commercialista di Trapani, già condannato per il delitto di cui all’art. 416 bis

c.p. a cui il Tribunale di Trapani ha confiscato un immobile. Avverso il decreto hanno

proposto appello sia il PM che il difensore. L’udienza sarà celebrata il 27 settembre 2017;

Procedimento N. 35/11 R.R.M.P. a carico di ZUMMO Francesco (Sostituto Procuratore

Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Il procedimento ha per oggetto la richiesta di confisca dell'intero patrimonio

immobiliare dello ZUMMO per valore di circa due miliardi e cinquecento milioni di euro,

richiesta che era stata rigettata in primo grado ed impugnata dalla Procura di Palermo.

La prospettazione accusatoria è che lo Zummo abbia formato il proprio ingentissimo

patrimonio immobiliare grazie al sostegno di Ciancimino Vito, il quale in virtù delle cariche

ricoperte al Comune di Palermo e del suo collegamento organico con i capi dello

schieramento corleonese, era in grado di condizionare il rilascio di varianti urbanistiche e di

fare ottenere indebite licenze edilizie allo ZUMMO, di cui era socio occulto in vari affari.

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Proprio grazie al Ciancimino e alle sue relazioni privilegiate altri capi di Cosa Nostra, lo

Zummo aveva assunto una posizione di privilegio nel marcato edilizio, prestandosi anche a

riciclare ingenti capitali illeciti.

Il P.G. ha attivato una intensa attività investigativa integrativa diretta ad acquisire

presso gli archivi del Comune di Palermo tutte le delibere consiliari e le licenze edilizie

riguardanti le imprese di Zummo, o a lui riconducibili, dagli anni Sessanta in poi. A tal fine,

stante la complessità e corposità della documentazione da acquisire presso gli archivi, veniva

costituito un apposito gruppo di lavoro presso la DIA di Palermo supportato da personale

messo a disposizione dal Comune di Palermo. Sono state quindi delegate indagini alla DIA di

Palermo. Su richiesta del P.G. la Corte d’Appello ha svolto una articolata attività istruttoria

suppletiva mediante l’audizione presso il Tribunale di Roma dei collaboranti ANZELMO,

GANCI CALOGERO, ONORATO, AVITABILE DI CARLO) e a Palermo di CIANCIMINO

MASSIMO. All’esito dell’esame si è proceduto all’audizione a riscontro dei fratelli SERGIO,

GIOVANNI E ROBERTO CIANCIMINO. In fase conclusiva il P.G. ha depositato una

complessa ed articolata requisitoria scritta, che oltre a ricostruire il profilo di pericolosità

genetica delle risorse finanziarie del proposto, è finalizzata a dimostrare l’origine illecita delle

disponibilità societarie, richiamando la più ampia giurisprudenza del settore e le sentenze della

Cassazione.

La Corte di Appello ha confermato la sentenza di rigetto di primo grado.

La Corte di Cassazione accogliendo il ricorso della Procura Generale, ha disposto

l’annullamento con rinvio del provvedimento della V Sezione Corte di Appello con la

seguente motivazione (che è opportuno riportare per intero perché può costituire il paradigma

di riferimento in fascicoli per misure di prevenzione patrimoniale ai fini della richiesta di

conferma di confische avvenute in primo grado:

“4 Il terzo motivo è fondato e va, pertanto, accolto.

4.1 II tema dei rapporti tra imprenditori e mafia è stato negli ultimi anni più volte

affrontato dagli studiosi della materia, sotto il profilo sia sociologico sia giuridico, ed è

sempre più frequentemente oggetto di esame nei provvedimenti giudiziari, specialmente,

per ovvie ragioni, in quelli relativi alle misure di prevenzione patrimoniali, che possono

incidere direttamente sui beni dell'imprenditore, anche quando - come solitamente avviene

- l'impresa sia esercitata in forma societaria.

I rapporti che concretamente si possono instaurare tra imprenditori e mafia si risolvono

di solito o nel rapporto di protezione-estorsione, o in quello relativo alla manipolazione

degli appalti pubblici, o altre agevolazioni; e l'atteggiamento dell'imprenditore nei

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confronti dell'associazione mafiosa può essere non solo quello dell'imprenditore vittima o

comunque subordinato, ma anche di tipo strumentale, clientelare o collusivo. A queste

ultime due situazioni può corrispondere la formazione della cosiddetta impresa mafiosa,

che trova fondamento normativo nell'art. 416 bis c.p. e che è espressione della tendenza

delle associazioni mafiose a svolgere attività produttive, commerciali e finanziarie

mediante l'utilizzo di capitali di provenienza illecita, ovvero avvalendosi nell'esercizio

dell'attività imprenditoriale delle tipiche modalità operative dell'associazione, cioè la

forza di intimidazione del vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e di

omertà che ne deriva, che fungono da componenti anomale dell'avviamento.

L'impresa mafiosa si presenta sul mercato con elementi differenziali specifici, che si

traducono in altrettanti vantaggi sul piano della competitività: l'esistenza di un ombrello

protezionistico idoneo a scoraggiare la concorrenza; la compressione salariale e la

maggiore fluidità della manodopera occulta; la maggiore solidità ed elasticità

finanziaria. In ogni caso, risultano imprescindibili i caratteri di mafiosità costituiti o dalla

provenienza illecita delle risorse finanziarie o dalla utilizzazione di metodi mafiosi nella

gestione dell'impresa o nei rapporti anomali con i concorrenti o con i dipendenti.

In presenza, anche alternativamente, di queste condizioni, l'impresa funge da strumento

per il perseguimento di fini delittuosi dell'associazione mafiosa, in quanto, pur svolgendo

attività economiche lecite, opera al contempo nell'interesse del sodalizio attraverso

modalità che solitamente consistono o nella realizzazione di riciclaggio dei proventi

illeciti dell'associazione o nella manipolazione delle gare d'appalto, con conseguente

alterazione delle regole generali della concorrenza.

L'impresa mafiosa si espande e produce reddito proprio grazie all'inserimento del

proposto nel sodalizio mafioso, e per questa ragione tutte le entrate progressivamente

reimpiegate per l'ulteriore sviluppo aziendale o via via distribuite ai soci e da costoro

utilizzate per l'acquisto di beni personali sono da considerare illecite e giustificano

pertanto la confisca ai sensi dell'art. 2 ter della legge 575/1965.

4.2 Tanto premesso, rileva il Collegio che, nel decreto impugnato, la Corte territoriale ha

affermato che lo Zummo ha intrattenuto nel corso degli anni rapporti stretti e duraturi con

i vertici dell'associazione mafiosa, e che ha tratto da tali cointeressenze economiche

vantaggi indubbi (v.pag.5); che la collusione prestata dallo Zummo alla mafia si è

costantemente intrecciata con l'esercizio da parte del medesimo di una fiorente attività

edilizia che ha prodotto notevoli ricavi economici che si sono potuti apprezzare fin dai

primi anni '60, quando il proposto, con il socio Civello, iniziò ad operare nel settore

dell'edilizia (v.pag.9). Lo Zummo poneva in essere una serie di condotte che da un canto

sfruttavano il potere pubblico di Ciancimino a proprio profitto, ponendosi in una

posizione privilegiata rispetto ad altre aziende nel settore edilizio, e dall'altro

consentivano al politico mafioso di arricchire il proprio personale patrimonio, attraverso

le operazioni di permuta (scambio favori pubblici-acquisizione di particene millesimali

immobiliari sulle costruzioni realizzate a dal gruppo Zummo-Civello) (v.pag.31). L'aiuto

che lo Zummo ha tratto dalle agevolazioni fornite al politico mafioso è quindi consistito

nell'aver assunto una posizione privilegiata che gli aveva consentito di incrementare il

proprio patrimonio già costituito con le imprese esercitate con il socio Civello (v.pag.33);

le condotte di favore di Ciancimino Vito avevano diretta refluenza sulla capacità

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imprenditoriale del proposto, che si vedeva favorito rispetto a tutti gli altri proposti

(v.pag.34). Secondo le stesse valutazioni della Corte territoriale, l'attività imprenditoriale

di Zummo nel settore dell'edilizia, pur non giovandosi di immissioni di capitali di

origine illecita e pur non dando luogo ad una società di fatto con Ciancimino, traeva

comunque dai rapporti con gli esponenti del sodalizio mafioso vantaggi attinenti proprio

all'esercizio dell'attività edilizia, nella quale l'impresa di Zummo è stata favorita per

decenni rispetto ad altre imprese non colluse o comunque aventi minori cointeressenze

con l'associazione.

I giudici di merito hanno quindi delineato un'impresa che si è avvalsa di condizioni di

privilegio, e che - grazie a queste condizioni di favore - ha potuto esercitare e

incrementare le proprie attività, e svolgere quel ruolo sinergico con Cosa Nostra che gli

ha consentito di esercitare l'impresa edilizia al riparo da eccessive intrusioni (v.pag.51).

Tuttavia, pur riconoscendo che il rapporto con Ciancimino ha sicuramente influito sulla

consistenza patrimoniale del gruppo, a far data dagli anni '70 in poi, hanno ritenuto

arduo ogni accertamento a riguardo e concluso, con motivazione del tutto apparente, che

le imprese costituite dal proposto e dal Civello non furono caratterizzate da investimenti

illeciti profusi dall'organizzazione criminale, e che quindi le stesse non possono

certamente inquadrarsi nello schema delle imprese a capitale mafioso (v.pag.49).

4.3 Sussiste poi la dedotta violazione di legge, in quanto una volta accertato - come

ritenuto nel decreto impugnato - che le imprese dello Zummo hanno potuto crescere e

prosperare per un bel lungo arco temporale proprio grazie al concreto appoggio

proveniente dall'associazione mafiosa, non è necessario individuare i singoli appalti

illegittimamente ottenuti, né occorre accertare la commissione di specifici reati, ma

occorre verificare se la contiguità del proposto all'associazione abbia dato luogo, alla

stregua dei canoni probatori in materia di prevenzione, a concreti vantaggi

economici.

4.4 L'assunto della provenienza illecita del patrimonio, secondo l'insegnamento di questa

Corte (v.Cass.S.U., sent.n.4880/2014 Rv. 262604), deve sempre risultare da un processo

dimostrativo, che può avvalersi anche di presunzioni, affidate ad elementi indiziari,

purché connotati dei necessari coefficienti di gravita, previsione e

concordanza. E in tal processo dimostrativo, anche le dimensioni dei privilegi

accordati, quando siano di tale entità da inficiare la liceità dell'intera

attività imprenditoriale, possono fungere quale presupposto della confisca di

prevenzione.

Devono, infatti, considerarsi "frutto di attività illecita" i beni derivanti da attività

imprenditoriale che, pur non giovandosi direttamente di immissioni di capitali di

origine illecita, traggano dal rapporto con il sodalizio mafioso rilevanti

vantaggi attinenti all'esercizio dell'attività, in termini - ad esempio - di eliminazione

della concorrenza, agevolazioni nell'acquisizione di appalti, facilitazione nelle

procedure amministrative per il rilascio di autorizzazioni e licenze, di compressione

salariale e maggiore fluidità della manodopera occulta, di maggiore solidità ed

elasticità finanziaria.

In presenza, anche alternativamente, di queste condizioni, l'impresa funge infatti da

strumento per il perseguimento di fini delittuosi dell'associazione mafiosa, in quanto, pur

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svolgendo attività economiche lecite, opera al contempo nell'interesse del sodalizio, che

funge da ombrello di protezione con conseguente alterazione delle regole generali della

concorrenza.

5. Il decreto impugnato va pertanto annullato, con rinvio ad altra Sezione della Corte

d'Appello di Palermo che dovrà effettuare un nuovo esame tenendo conto dei principi di

diritto coma sopra enunciati”.

Procedimento N. 29/15 R.R.M.P. VERNENGO Antonino (Sostituto Procuratore

Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Imprenditore del settore movimentazione terra legato al capomandamento di Cruillas-

Noce, già alleato dei Lo Piccolo di San Lorenzo, anche lui imprenditore ritenuto colluso. Il

procedimento è in corso di trattazione e l’udienza è stata fissata per il 26.09.2017.

Procedimento N. 69/16 R.G.C.A. ADELFIO F.SCO + 2 (Sostituto Procuratore Generale

dott.ssa Mirella Agliastro).

È stata disposta la perizia e la discussione è stata fissata per il 2.10.2017. Il proposto è

destinatario della misura di prevenzione personale quale soggetto di pericolosità qualificata

dall’appartenenza del mandamento di Santa Maria di Gesù-Villagrazia ed allo stesso sono stati

confiscati in primo grado alcuni beni immobili che sono stati intestati alla figlia Adelfio

Marcella e al genero Meli Gioacchino, nel tentativo di sottrarli alla misura ablatoria. La

confisca si giustifica sul presupposto della coincidenza temporale tra l’epoca degli acquisti e

delle ristrutturazioni e quella in cui risultano le condotte rivelatrici della pericolosità.

Procedimento N. 86/15 R.R.M.P. DI TRAPANI MARIA ANGELA (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Si tratta di familiare della dinastia dei Madonia di Palermo, esponenti di spicco

dell’associazione mafiosa cosa nostra del mandamento di Resuttana ed altresì imparentati con

i Messina Denaro di Castelvetrano. Il procedimento è in corso di trattazione ed è stata svolta

la requisitoria; sono stati confiscati alcuni immobili e i gravi elementi indiziari sono stati

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desunti dai colloqui intercettati presso i penitenziari italiani in cui la Di Trapani si recava per

parlare con i suoi parenti mafiosi. L’udienza è stata fissata per il 20.09.2017

Procedimento n. 3/16 R.M.P. II Sezione C.A. a carico di ALTADONNA LORENZO + 1,

(Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Trattasi di procedimento proveniente da annullamento della Cassazione del

provvedimento definitorio della Corte di Appello. Il processo è stato rinviato al 25.09.2017.

La confisca ha avuto per oggetto un immenso patrimonio costituito da società, edifici, imprese

edili, estensioni di terreni fino al territorio di Valderice e Campobello di Mazara e decine di

immobili di origine illecita, considerato reimpiego di proventi di origine illecita.

La Corte di Cassazione aveva annullato la confisca sul presupposto della necessaria

verifica “se il proposto abbia acquisito in epoca antecedente al suo accertato manifestarsi,

beni che solo per questo dovrebbero essere considerati acquisizioni non inquinate da

pericolosità, nel senso che si sarebbe trattato di beni acquisiti in epoca ampiamente

antecedente all’emersione della pericolosità sociale qualificata, la quale in realtà è

riconosciuta a partire dalla seconda metà degli anni ’90 e quindi non potrebbe riguardare

beni acquistati a metà degli anni ’80”.

La Procura Generale, nel corso del giudizio di rinvio ha chiesto ed ottenuto l’audizione

del neo-collaborante Pipitone Antonino. Inoltre ha depositato una memoria nella quale sono

state messe a fuoco problematiche da affrontare nel giudizio di rinvio, sollecitando la Corte di

Appello Sezione Seconda ad adottare provvedimenti interinali (in particolare una perizia di

carattere ricognitivo per la individuazione dei beni acquistati prima del riconoscimento della

pericolosità).

Procedimento N. 169/16 R.R.M.P. a carico di GUTTADAURO GIUSEPPE (fratello del

già citato Filippo) (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Il procedimento proviene da annullamento da Cassazione con riferimento a due

immobili nella titolarità del proposto il quale è stato riconosciuto capomafia della cosca di

Brancaccio e oggetto delle intercettazione nel famoso procedimento “Ghiaccio”. Il

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procedimento è stato posto in riserva dalla Seconda Sezione della Corte di Appello cui era

stato assegnato in sede di rinvio.

Procedimento nr. 2/16 M.P. nei confronti di COMO Gaspare e Messina DENARO Bice

Maria (Sostituto Procuratore Generale dott. Domenico Gozzo).

Si tratta di procedimento per l’applicazione della misura di prevenzione personale e

patrimoniale a COMO Gaspare e MESSINA Denaro Bice, parenti del noto capo mafioso

latitante. In particolare, presupposto della richiesta, accolta in primo grado, è un processo per

il reato di cui all’art. 12 quinquies d.l. 306/92 (senza l’aggravante di cui all’art. 7), celebrato

dinanzi al Tribunale di Marsala.

Procedimento nr. 171/2015 M.P. nei confronti di PIRROTTA Antonino + 2 (Sostituto

Procuratore Generale dott. Domenico Gozzo).

Si tratta di procedimento per misura di prevenzione personale e patrimoniale, entrambe

rigettate in primo grado. Si tratta di imputato per il reato di cui all’art. 416 bis nel processo

penale MAZZE’ più 13, da me trattato in appello quale PG di udienza.

Il PIRROTTA è stato assolto in primo, ed ora in secondo grado.

E’ stata disposta rinnovazione dell’istruttoria, con nomina di periti che hanno

determinato una notevole sproporzione tra i redditi del PIRROTTA ed i suoi investimenti.

Procedimento nr. 2/15 M.P. nei confronti di SCAVETTO Vincenzo Giovanni (Sostituto

Procuratore Generale dott. Domenico Gozzo).

Lo SCAVETTO è stato condannato per associazione mafiosa quale componente della

famiglia mafiosa di Casteltermini, sulla base delle dichiarazioni dei collaboratori DI GATI e

VACCARO. Il Tribunale in primo grado ne ha ritenuto la pericolosità e ha disposto la

confisca del patrimonio immobiliare (14 terreni) per sproporzione dei redditi. Non è stata

confiscata la ditta individuale SCAVETTO Giuseppe, né i beni di SCAVETTO Luisa e DI

GRIGOLI Enrico.

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E’ stato presentato ricorso sia da parte del PM che dello SCAVETTO.

Procedimento nr. 93/16 M.P. nei confronti di AGATE Giovan Battista e CUTTONE

Antonino (Sostituto Procuratore Generale dott. Domenico Gozzo).

Si tratta di rinvio da parte della Corte di Cassazione. Il procedimento ha per oggetto la

confisca di una società sulla base non della sproporzione, ma della illiceità della costituzione

del patrimonio della stessa. La società era dell’AGATE Giovan Battista, del fratello Mariano,

e del CUTTONE, tutti soggetti con pedigree mafioso.

La Suprema Corte loda la motivazione dell’appello, ma ha disposto che va verificato se

le fluttuazioni delle quote societarie abbiano riferimento in qualche modo alla posizione

all’interno dell’associazione dei proposti.

Procedimento n. 41\2016 RMP nei confronti di ESPOSITO Vincenzo (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi di soggetto già condannato per il delitto di cui all’art. 74 DPR 309\90.

Il Tribunale di Palermo, pur non applicando la misura di prevenzione personale per

mancanza di attualità della pericolosità sociale, ha disposto la confisca di alcuni beni ritenuti

acquisiti nel periodo in cui ha riconosciuto la pericolosità sociale del predetto. La Corte ha

disposto perizia;

La prossima udienza è prevista per il 20 novembre 2017.

Procedimento nei confronti di VITALE Salvatore (Sostituto Procuratore Generale

dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi di uomo d’onore della famiglia mafiosa dello ZEN di Palermo.

Allo stesso è stata applicata dal Tribunale di Palermo la misura della sorveglianza

speciale di PS con obbligo di soggiorno. Dopo la requisitoria del PG la Corte ha rinviato al 13

ottobre 2017.

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Procedimento nei confronti di CATANIA Filippo (Sostituto Procuratore Generale

dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi di imprenditore vicino alla famiglia di San Lorenzo mafiosa dello ZEN di

Palermo.

Allo stesso è stata applicata dal Tribunale di Palermo la misura della sorveglianza

speciale di PS con obbligo di soggiorno e sono confiscati alcuni beni tra cui il centro estetico

“O Sole Mio” sito in piazza Castelnuovo di Palermo. La Corte ha rinviato al 24 gennaio 2018;

Procedimento nei confronti di SEIDITA Fausto + 2 (Sostituto Procuratore Generale

dott.ssa Rita Fulantelli)

Al SEIDITA già condannato per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p., il Tribunale di

Palermo ha applicato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di PS con obbligo

di soggiorno ed ha confiscato dei beni.

Il processo sarà trattato, dopo numerosi rinvvii, all’udienza del 13 novembre 2017;

Procedimento nei confronti di MONDINO Girolamo (Sostituto Procuratore Generale

dott.ssa Rita Fulantelli)

Al Mondino già condannato per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p., + 2, il Tribunale di

Palermo ha applicato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di PS con obbligo

di soggiorno ed ha disposto la confisca di alcuni beni. La Corte si era riservata di decidere alla

udienza del 21 aprile 2017 ma, con ordinanza, ha rimesso la causa sul ruolo.

Procedimento n. 37\15 R.M.P. nei confronti di AGRO’ Diego (Sostituto Procuratore

Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

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Trattasi dell’appello avverso i provvedimenti di applicazione della misura di

prevenzione personale e patrimoniale emessi dal Tribunale di Agrigento – sez. misure di

prevenzione – nei confronti dei fratelli AGRO’ Ignazio ed AGRO’ Diego (e dei loro familiari

relativamente alla misura patrimoniale).

I predetti, accusati dell’omicidio di MANCUSO Vito che li aveva denunciati per usura,

sono stati assolti ma ritenuti vicini a FRAGAPANE Salvatore e dediti all’attività di usura.

Il loro ingente patrimonio (oltre ad ingente patrimonio immobiliare, ad opifici uno dei

quali in Spagna) è stato ritenuto provento di attività illecite.

La Procura Generale aveva chiesto la conferma dei provvedimenti di primo grado.

La Corte ha parzialmente revocato la confisca di alcuni beni.

Avverso i decreti della Corte il PG ha avanzato ricorso per cassazione.

Relativamente ad AGRO’ Diego, la Corte di Cassazione ha confermato il decreto della

Corte di Appello mentre, con riguardo ad AGRO’ Ignazio, in accoglimento del ricorso ha

annullato con rinvio ad altra sezione della Corte di Appello.

Procedimento n. 123\2015 RMP nei confronti di BUGGEA Giancarlo, (Sostituto

Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi di imprenditore agrigentino al quale il Tribunale di Agrigento, applicata la

misura di prevenzione personale, ha confiscato il patrimonio ritenendolo prestanome del già

latitante e rappresentante provinciale di Cosa Nostra in Agrigento FALSONE Giuseppe.

La requisitoria del PG è si è svolta il 19 aprile 2017.

La Corte ha confermato il decreto di primo grado.

Procedimento n. 154\15 RMP nei confronti di FINOCCHIO Gaspare + 9 cui il Tribunale

di Palermo ha applicato la misura di prevenzione personale e la confisca dei beni nella

sua disponibilità (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

FINOCCHIO Gaspare era stato condannato con sentenza irrevocabile per i delitti di cui

all’art. 416 bis c.p. e 12 quinquies L. 356\92 in quanto ritenuto imprenditore colluso con

l’associazione mafiosa e, in particolare, a disposizione della famiglia mafiosa di Trabia.

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Allo stesso ed al suo nucleo familiare sono stati confiscati una ditta individuale, sei

società, oltre 400 unità immobiliari , conti correnti e numerosi titoli di credito;

La requisitoria di questo PG è stata svolta il 26 ottobre 2016 e si è in attesa della

decisone della Corte.

Procedimento nei confronti di MESSINA Anna, condannata in primo grado per 110 e

416 bis c.p. (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi della sorella di MESSINA Gerlandino di Porto Empedocle già condannato per

omicidi ed altro e ritenuto vice capo provincia di cosa Nostra in Agrigento .

Alla stessa è stata applicata dal Tribunale di Agrigento la misura della sorveglianza

speciale di PS con obbligo di soggiorno;

La Corte ha confermato il decreto di primo grado.

Procedimento n. 129\16 R App. nei confronti di CAPIZZI Giuseppe + 2 (figlio di

Simone) di Ribera (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

In primo grado il Tribunale ha confiscato beni che non erano stati confiscati in altro

procedimento di prevenzione. La Corte ha confermato il decreto di primo grado.

Procedimento nei confronti di CAPIZZI Simone + 1, uomo d’onore della famiglia

mafiosa di Agrigento (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Al CAPIZZI è stata applicata dal Tribunale di Palermo la misura della sorveglianza

speciale di PS con obbligo di soggiorno e sono confiscati alcuni beni. La Corte ha rinviato al 6

novembre 2017.

Procedimento nei confronti di RUSSELLO Calogero + altri (Sostituto Procuratore

Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

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Trattasi di imprenditore di Canicattì, non condannato perché deceduto nelle more del

giudizio di merito. Il Tribunale di Agrigento ha disposto la confisca di numerosi beni tra cui

strutture alberghiere.

Il processo sarà trattato, dopo numerosi rinvii, all’udienza del 27 ottobre 2017.

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8- RAPPORTI GIURISDIZIONALI CON LE AUTORITÀ

STRANIERE IN MATERIA INTERNAZIONALE

La Procura Generale cura una vasta gamma di servizi e di adempimenti inerenti la

materia internazionale penale come disciplinati dalle norme del codice penale, del codice di

procedura penale, dalla legislazione vigente in materia, nonché dagli accordi internazionali.

Nel periodo in esame l’andamento dei servizi è stato regolare ed i relativi adempimenti

sono stati effettuati dal personale addetto con immediatezza e nelle forme ritenute più idonee

al raggiungimento del risultato prefisso.

Il clima organizzativo e di benessere realizzato ha valorizzato le risorse umane,

aumentando la motivazione del personale tutto, che ha partecipato all’espletamento dei servizi

affidati adottando la cultura dell’orientamento al risultato, più che quello dell’adempimento.

Il dato numerico dei fascicoli che nel periodo risultano iscritti nei registri ministeriali,

come già previsti dal Decreto Ministeriale 30 settembre 1989, si riporta di seguito.

Estradizioni dall’estero (attive) ex Mod.10 – n.62

Estradizioni per l’estero (passive ) ex Mod.11 – n.20

Rogatorie dall’estero ex Mod.12 - n.60

Esecuzioni all’estero di sentenze penali straniere Mod.13 – n.11

Riconoscimento delle sentenze penali straniere Mod.14 - n.25

Rogatorie all’estero ex Mod.40- nessuno.

Si ricorda che con circolare n.5452/13 del 12/6/13 il Direttore Generale della giustizia

penale ed il Direttore Generale per i sistemi informativi automatizzati, hanno disposto

l’abolizione dei registri cartacei mod.10 – 11 – 12 – 40 - sopra riportati, dall’avvio in

esercizio del S.I.C.P. di II grado, in quanto integralmente gestiti in via informatica dal

sottosistema AGI (Autorità Giudiziaria Internazionale), attivazione avvenuta il 12/5/2015.

Il sistema non prevede la sostituzione dei rimanenti registri ministeriali riguardanti:

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Mod. 13 esecuzioni all’estero di sentenze penali italiane

Mod. 14 riconoscimento sentenze penali straniere.

La Procura Generale ha pienamente utilizzato il sistema ma ha continuato ad effettuare

le iscrizioni (in forma di doppio binario) anche sui registri cartacei. Infatti gli Uffici del

Distretto e la Corte di Appello, con cui dovrebbe avvenire lo scambio informatico dei dati,

non utilizzano lo stesso per caricare quanto di propria competenza e, quindi, non provvedono

al popolamento dei dati.

Il mancato utilizzo da parte degli Uffici del distretto, che come detto sono pure i

destinatari del suddetto applicativo, riduce notevolmente anche la possibilità di evidenziare

lacune e criticità per una loro correzione tecnica.

Considerata la nuova legislazione in materia internazionale, si resta in attesa di

determinazioni ministeriali per l’effettiva efficienza di un sistema informatico funzionale alla

materia.

Il numero delle riportate iscrizioni non può ritenersi rappresentativo delle attività in tali

materie svolte dall’Ufficio che, occorre precisare, non sono limitate ai fascicoli iscritti nel

periodo, ma a tutte le pratiche precedenti ed anche remote che, se pur dichiarate definite dalle

rilevazioni statistiche, sono oggetto di attività costante, anzi molto più impegnative.

Proprio al fine di monitorare i flussi lavorativi viene redatta, ormai da anni, una

rilevazione giornaliera delle attività svolte dalla sezione inerenti i fascicoli di cui ai registri

ministeriali e attinenti i visti su corrispondenza dall’esterno, la redazione di note relative la

corrispondenza verso gli altri uffici, i visti su sentenze, su ordinanze e pareri.

Da tale rilevazione risultano espletate nel periodo un totale di n.1005 attività, di cui :

- 920 per visti e valutazioni note provenienti da Ministero della Giustizia, dal

Ministero dell’Interno – Divisione Interpol e Divisione Sirene, dalle Autorità

straniere, e dalle Autorità giudiziarie sia distrettuali che nazionali.

- 85 per visti su sentenze, ordinanze e altri pareri alla Corte di Appello.

Ma anche questa rilevazione non riesce ad essere pienamente rappresentativa delle

attività realmente svolte dall’Ufficio, considerata la continua evoluzione della legislazione e

delle prassi nella materia, come di seguito si farà cenno.

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Sempre più intensa la corrispondenza tramite mail della sezione (ordinaria e certificata -

in entrata n.735, in uscita 585), nonché la corrispondenza registrata al protocollo informatico,

oggi script@, riguardanti pratiche e attività, che pur riguardando la materia internazionale,

non trovano collocazione sui registri ministeriali.

E’ d’obbligo, infatti precisare, che i registri ministeriali di cui detto, in parte ora gestiti

dal sistema informatico, prevedono una struttura ed annotazioni ferme alla legislazione del

1989, come previsti dal DM citato, (unica eccezione nel nuovo sistema informatico la

procedura MAE - mandato di arresto europeo – anno 2005) e non tengono conto delle

avvenute trasformazioni legislative avvenute in campo internazionale, ma soprattutto in

campo europeo con l’avvento del trattato di Schengen ( per l’Italia nel 1990) e di tutte le

ulteriori e conseguenti novità nella materia.

L’Ufficio provvede regolarmente ad emettere MAE per tutti i condannati per i quali, a

seguito di verbale di vane ricerche, non è stato possibile eseguire la pena inflitta, considerati i

parametri indicati dal Ministero della Giustizia.

Nel periodo questo Ufficio ha emesso n.16 Mandati di Arresto Europei (MAE).

Con l’emissione del MAE viene trasmessa al Ministero della Giustizia ed al Ministero

dell’Interno-Interpol, anche completa documentazione per l’internalizzazione delle ricerche in

campo internazionale al fine di estradizione.

Nel periodo sono stati effettuati in territorio straniero n.19 arresti, di cui n.16 soggetti

sono stati consegnati all’Italia, 1 soggetto ha chiesto di eseguire la pena in Germania, la

consegna di 1 soggetto è stata rifiutata dalle Autorità belghe perché non ritenute sufficienti le

assicurazioni fornite dallo Stato italiano sulle condizioni carcerarie cui sarebbe stato

sottoposto il condannato, 1 soggetto non è stato consegnato per un errore nella traduzione da

parte del Ministero della Giustizia della risposta di questa Procura Generale all’Autorità

giudiziaria francese.

Quest’ultimo caso è da segnalare in quanto oggetto di particolare interesse da parte

dell’opinione pubblica ed in particolare da parte dell’associazione dei familiari delle vittime

del disastro aereo di Capo Gallo. Il soggetto in questione infatti è il co-pilota dell’aereo

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precipitato nello specchio di mare antistante Capo Gallo, della compagnia aerea Tuninter,

nella quale hanno perso la vita 16 persone e ci sono stati 22 casi di lesioni gravi.

L ’Ufficio è stato pertanto costretto a riemettere nuovo MAE nei confronti di Kebaier

Lassoued Ali, scarcerato dalle Autorità francesi .

Da segnalare inoltre che nel periodo è stata disposta da parte delle Autorità libanesi

l’estensione dell’estradizione già concessa anche in relazione ad un ulteriore procedimento

penale esistente in Italia a carico di Dell’Utri Marcello.

Riconoscimento sentenze penali straniere - Mod. 14

Per la tutela riconosciuta internazionalmente al condannato di eseguire la pena nello

Stato di cittadinanza, ovvero in quello ove lo stesso ha interessi e legami familiari, molte

procedure per MAE vengono definite con l’acquisizione dell’esecuzione della pena da parte

dello Stato membro ove il condannato è stato arrestato, il che comporta attività ulteriori.

Si rappresenta, infatti, che molte procedure passive per MAE oggetto di condanne

esecutive non si concludono con la consegna allo Stato estero del condannato in quanto la

Corte di Appello di Palermo dispone l’esecuzione in Italia della pena inflitta dall’autorità

estera o perché il condannato è cittadino italiano o perché richiesto dal singolo soggetto,.

Dette esecuzioni non vengono pertanto riportate a mod. 14 nel quale invece risultano un

totale di n.25 fascicoli iscritti, e più precisamente:

n.3 procedure per riconoscimento sentenza penale straniera finalizzate al trasferimento

del detenuto per l’esecuzione in Italia della pena inflitta all’estero, di cui 1 procedura attivata

con l’emissione del Cert. Art. 5, come previsto dal D.L.vo 7 settembre 2010 n. 161 e le altre 2

attivate ai sensi della Convenzione adottata a Strasburgo il 21/03/1983.

1 procedura riguarda la richiesta di arresto da parte delle Autorità tedesche finalizzata

all’esecuzione in Italia della pena inflitta in Germania ad un cittadino italiano. Detta procedura

è stata attivata con l’emissione del Cert. Art. 4 della D.Q 2008/909/GAI attuata con D.L.vo 7

settembre 2010 n. 161.

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n. 10 iscrizioni sono state effettuate ai fini del riconoscimento di sentenze penali

straniere ai fini previsti dall’art. 12 del C.P., su richiesta dell’Autorità svizzera, mentre per i

Paesi membri della UE per i quali era già in vigore la Convenzione europea di mutua

assistenza in materia penale del 21 aprile 1959, oggi fruiscono della D.Q. 675/2008/GA

attuata in Italia con Decreto leg.vo n.73 12/05/2016 - cosiddetta “recidiva europea”.

Oggi l’informazione di condanna di un soggetto avviene informaticamente attraverso il

Sagace, sottosistema dell’ECRIS (European Criminal Record Information System), il sistema

europeo di informazione sui casellari giudiziari realizzato in applicazione dell’art.11 della

decisione quadro 2009/315/GAI, più brevemente denominato Casellario europeo.

Il riconoscimento del valore giuridico, come previsto dal D.Q. 675/2008 del certificato

estratto dal casellario europeo per gli effetti previsti dall’art 12 c.p , rende ormai non più

necessaria la procedura prevista dall’art.730 c.p.p., almeno per le sentenze di condanna

emesse in campo europeo.

Il riconoscimento è ancora più efficace per quanto previsto dal D.L.vo 74/16 che all’art.

11 integra l’articolo 110 disp. att. c.p.p. che, nella nuova formulazione, impone l’acquisizione

al fascicolo processuale anche del certificato del casellario giudiziario europeo.

L’Ufficio, pertanto, continuerà ad attivare presso la locale Corte di Appello la procedura

per i riconoscimenti di sentenze penali straniere per l’esecuzione in Italia della pena inflitta

all’estero e per gli effetti previsti dall’art.12 c.p. solo per quegli Stati non aderenti all’ECRIS.

Del tutto nuove risultano invece le iscrizioni di n. 10 procedure per il riconoscimento dei

provvedimenti emessi dagli Stati Membri UE, per l’esecuzione delle sanzioni pecuniarie con

gli stessi inflitte.

La nuova procedura di competenza della Procura Generale, anche per la successiva

esecuzione, è data dal D. L.vo 15/02/16 n.37 attuativo della D.Q. 205/2014/GAI del

24/02/2004. Tale normativa ha l’obiettivo di garantire la riscossione, da parte dello Stato di

residenza, delle sanzioni pecuniarie inflitte a titolo definitivo ad una persona fisica o giuridica

da un altro Stato Membro.

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E’ da segnalare che l’esecuzione dei provvedimenti riconosciuti dalla locale Corte di

Appello è di competenza, come previsto dall’articolo 11 n. 4 del D.L.vo in questione, della

Procura Generale e che è stato dalla dirigenza formulato un quesito al Ministero della

Giustizia per la procedura da utilizzare ai fini della detta esecuzione.

Si è ancora in attesa di risposta al quesito.

Una nuova procedura iscritta risulta quella relativa al riconoscimento di sentenza

penale spagnola per l’esecuzione di pena sostitutiva come previsto dalla D.Q. 2008/947/GAI

relativa all’applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sentenze e alle

decisioni di sospensione condizionale in vista della sorveglianza delle misure di sospensione

condizionale e delle sanzioni sostitutive, attuata con D. L.vo 15 febbraio 2016 n.38.

Esecuzione all’estero di sentenze penali straniere – Mod. 13

Trasferimento detenuti - Certificato di cui all’art. 4 del citato D.to

L.vo n.161/2010

Sono stati iscritti al registro Mod. 13 (esecuzione all’estero di sentenze penali italiane)

un totale di 11 fascicoli di cui 2 per Convenzione di Strasburgo (con delibazione della Corte di

Appello), 5 fascicoli relativi a ordini di esecuzione emessi da questa Procura Generale, per i

quali sono stati emessi n.4 Certificati di cui all’art. 4 del citato D.to L.vo ed 1 in corso di

emissione, 3 fascicoli per i quali le Procure della Repubblica del distretto hanno emesso i Cert.

Art. 4 di competenza.

Inoltre 1 procedura si è conclusa senza l’emissione del certificato avendo questo

Ufficio espresso parere contrario alla richiesta del detenuto, già trasferito in Italia per l’

esecuzione della pena inflitta con un provvedimento straniero, al ri-trasferimento nello stato di

condanna .

Si ricorda che per l’esecuzione all’estero di sentenze penali di condanna è intervenuto il

D.to L.vo 7 settembre 2010 n.161, entrato in vigore il 05/12/2011, attuativo della Decisione

Quadro 2008/909/GAI relativa alla applicazione del reciproco riconoscimento delle sentenze

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penali che irrogano pene detentive o misure privative della libertà personale, ai fini della loro

esecuzione negli stati membri dell’Unione Europea, che prevede la possibilità di trasferire i

condannati, in alcuni casi, anche senza il loro consenso.

La procedura prevista dal D.L.vo n.161/2010, finalizzata a garantire che il condannato

possa eseguire nel proprio Paese di origine, o quantomeno nel Paese ove stabilmente ricorrono

i suoi interessi, le pene a lui inflitte da autorità giudiziarie appartenenti alla UE, non ha

riscontrato gli effetti voluti dall’Europa.

Si ricordano a tale proposito le problematiche sorte con la nota sentenza CEDU

dell’aprile 2016 con la quale è stato incrinato il principio del reciproco riconoscimento basato

sulla fiducia fra gli Stati membri.

Tutti gli accordi europei presuppongono, infatti, il riconoscimento di fiducia reciproca

fra gli Stati membri circa il fatto che i rispettivi ordinamenti giuridici nazionali sono in grado

di fornire una tutela equivalente ed effettiva dei diritti fondamentali, riconosciuti a livello

dell’Unione. E su tali presupposti si fonda tutta la normativa europea in materia di

cooperazione penale, rivolta al reciproco riconoscimento dei provvedimenti giudiziari emessi

sia nella fase di indagini, sia in tutte le altre fasi del processo, comprese quelle successive alla

sua definizione.

Tale impostazione, cioè mutuo riconoscimento sul presupposto di similitudini delle

legislazioni dei vari Stati, ha subito, sia pure in chiave di deroga con caratteristiche di

eccezionalità, un’incrinatura da parte della Corte di Giustizia UE, Grande Sezione, con la

sentenza citata del 5 aprile 2016, cause riunite nn. C-404/15 e C-659/15, proprio sulla

decisione quadro 2002/584/GAI sul Mandato di Arresto Europeo (MAE), che pochi spazi

riserva al giudice dello Stato richiesto, se non quelli tassativamente previsti dalla norma,

riconoscendo allo stesso, se pur eccezionalmente e con presupposti ben delineati, il potere di

chiedere allo Stato richiedente la consegna del soggetto, garanzie sul rispetto dei diritti

fondamentali come valori fondamentali riconosciuti e garantiti dal diritto UE (art.4 della Carta

dei diritti fondamentali dell’Unione europea). Qualora il giudice ritenga carenti tali garanzie

può rinviare, informandone l’Eurojust, l’esecuzione del MAE.

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Da tali premesse è derivata l’impossibilità, se non in rari casi, di consegnare il soggetto

arrestato in Italia in esecuzione di Mandato di arresto Europeo emesso dall’Autorità rumena,

o per Cert. Art. 4 emesso dall’autorità di esecuzione, in quanto lo Stato della Romania non ha

dato, seppur richiesto, piena assicurazione del rispetto dei diritti fondamentali riconosciuti dal

diritto UE ed in particolare non ha fornito per l’estradando garanzie per un trattamento

penitenziario conforme all’art. 3 della CEDU.

Pertanto la locale Corte d’Appello, per mancanza di risposte idonee, o addirittura

mancanti, da parte delle Autorità rumene richieste in merito allo stato delle carceri secondo le

condizioni richieste dalla sentenza CEDU, non potendo consegnare il condannato o l’indagato

allo Stato di origine, ha ritenuto coerente con quanto stabilito dalla corte CEDU, e ribadito

dalla Suprema Corte di Cassazione, disporre la liberazione del soggetto interessato.

Si ricorda il primo caso nel distretto, in cui la Corte di Cassazione con sentenza del

10/11/2016 ha annullato con rinvio la sentenza emessa il 30/09/2016 dalla Corte di Appello di

Palermo, che aveva disposto la consegna di un cittadino rumeno alla richiedente Autorità

giudiziaria rumena, non ritenendo le informazioni fornite dalle autorità penitenziarie rumene

bastevoli ad escludere il rischio del trattamento penitenziario inumano e degradante.

Considerato che le successive indicazioni fornite dalle citate Autorità straniere non hanno

assicurato le condizioni richieste dalla Suprema Corte, la Corte di Appello di Palermo ha

rifiutato, sulle indicazioni date dalla Cassazione, la consegna del cittadino rumeno alle

Autorità della Repubblica della Romania disponendo l’immediata liberazione dello stesso.

Così come non è attuabile la consegna del condannato richiesto dallo Stato straniero in

base ad un provvedimento emesso dallo stesso, a maggior ragione non sarà applicabile il

trasferimento nello Stato di origine per l’esecuzione della pena inflitta in Italia, come previsto

dalla D.Q. n.909/2008 attuata in Italia con D. L.vo 07/09/2010 n.161.

In sintesi se colpiti da MAE emessi dalla Romania, qualora non siano state fornite

idonee garanzie sullo stato delle carceri, i soggetti arrestati in Italia sono scarcerati, e risulta

pressoché inapplicabile la normativa che prevede la possibilità di eseguire la pena inflitta dallo

Stato italiano in Romania, quale Stato di origine del condannato.

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Evoluzione del diritto in materia di cooperazione penale in campo

Europeo. Nuove competenze e procedure.

Si ritiene opportuno ribadire, come già rappresentato nella precedente relazione, che l’

ampia e stratificata legislazione in materia di cooperazione europea, promulgata lo scorso

anno e questo anno, e/o in corso di definizione per delega già conferita al governo o per

regolamenti UE o nuove direttive UE ancora da attuare nel nostro ordinamento, sta creando

gravi problematiche interpretative sulla vigenza e sui limiti di applicabilità delle norme in essa

contenute, sia con la normativa europea, sia con la legislazione interna e sia con le

determinazioni della giurisprudenza, stabilizzata ormai da anni su interpretazioni condivise.

Il quadro normativo relativo alla Cooperazione giudiziaria penale in materia probatoria è

stravolto, non basandosi più su scambio di informazioni per rogatorie, che comunque in forma

marginale, o a volte semplificativa, continueranno ad esistere, ma avverranno attraverso il

nuovo strumento, l’ordine europeo di indagine penale (OEI), come da direttiva del Parlamento

europeo e del Consiglio n.2014/41/UE, recepita nell’ordinamento italiano con Decreto

legislativo n. 108 del 21/06/2017 pubblicato sulla G.U. 162 del 13/07/2017.

Il nuovo strumento tende a creare un sistema più agile nella cooperazione probatoria

basato sulla diretta interazione tra autorità giudiziarie e sul mutuo riconoscimento delle

relative decisioni.

L’OEI (Ordine Europeo di Indagine o EIO, acronimo in lingua inglese European

Investigation Order) è destinato a sostituire il vecchio sistema basato sulla Convenzione

europea, e relativi protocolli, di assistenza giudiziaria in materia penale e non solo. In parte la

citata direttiva modifica e sostituisce la decisione quadro 577/2003 inerente l’esecuzione dei

provvedimenti di blocco dei beni o di sequestro probatorio, decisione quadro appena attuata in

Italia con decreto legislativo 15/02/2016, n.35.

Con il Decreto L.vo n. 108/2017 viene conferita al Procuratore della Repubblica presso

il Tribunale del capoluogo del distretto nel quale devono essere compiuti gli atti richiesti

dalla competente Autorità di altro Stato Membro dell’Unione Europea, la competenza ad

emettere decreto motivato di riconoscimento dell’ordine di indagine alla cui esecuzione

provvederà entro i successivi 90 giorni lo stesso pubblico ministero o il giudice per le indagini

preliminari cui lo stesso farà richiesta di esecuzione.

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La stessa direttiva supera, almeno in parte, anche quanto concordato in materia di

assistenza giudiziaria con la Convenzione firmata a Bruxelles il 29 maggio 2000, e la cui

ratifica da parte dell’Italia è stata autorizzata con la legge 21/07/2016 n.149 ed è stata attuata

con Decreto L.vo del 05/04/2017 n.52.

Con la citata legge di ratifica della Convenzione di Bruxelles del 2000 (ben sedici anni

trascorsi), relativa all’assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell’Unione

europea ( brevemente chiamata MAP- Mutua Assistenza Penale- ), sono state apportate anche

modifiche ad alcuni articoli del codice di procedura penale ma, soprattutto, è stata conferita

delega al Governo, oltre che per l’attuazione della Convenzione come sopra già effettuata,

anche per la riforma del libro XI del codice di procedura penale.

Fra i principi attuati con il decreto legislativo n.52/17 rilevante è il mutamento della

disciplina della mutua assistenza che, tendendo alla semplificazione, elimina o limita

l’intervento ministeriale e prevedere la competenza del Procuratore della Repubblica per

l’esecuzione diretta delle rogatorie, competenza sino ad oggi ancora attribuita alla Corte di

Appello, considerato che il citato decreto l.vo n.52, se pur in vigore dal 12/5/2017, avrà effetto

dalla reale entrata in vigore per l’Italia della Convenzione di Bruxelles del 2000, della cui data

sarà dato avviso nella Gazzetta Ufficiale.

È comunque da tenere presente che sostanzialmente il decreto legislativo n. 108 del

21/06/2017, relativo all’ OEI, sostituisce, almeno per le richieste di assistenza giudiziaria,

quanto determinato con il d.l.vo n.52, relativo al MAP, ancora inefficace, come appena detto.

Da menzionare anche la Direttiva 2014/42/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio

del 03/04/2014, relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da

reato nell’Unione europea attuata con D. L.vo 29/10/2016 n. 202 che prevede in tema di

confisca obbligatoria modifiche degli articoli del codice penale .

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Rete Giudiziaria europea

Sempre più attiva la cooperazione internazionale tramite i punti di contatto della rete

europea, o magistrati di collegamento. Regolari le comunicazioni con Eurojust, per quanto di

interesse e competenza.

Per ultimo è stato inviato il manuale sull’emissione e l’esecuzione del Mandato di

Arresto Europeo come da comunicazione della Commissione Europea a Bruxelles del

28/09/2017.

La rete di cooperazione ha permesso di collaborare ad operazioni internazionali,

prevedendo tempi di procedure o criticità in genere del sistema, e raggiungendo i risultati

prefissati.

Vengono effettuati arresti su procedura MAE ed in contemporanea sequestri, con

procedura di delibazione di richiesta di assistenza giudiziaria internazionale, per i medesimi

procedimenti penali riguardanti vari coimputati.

Costante la funzione di coordinamento ed informazione effettuata dalla segreteria e dai

magistrati addetti al servizio su richiesta degli uffici requirenti e giudicanti del distretto.

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9- ESECUZIONI PENALI

a) ESECUZIONI PENALI IN GENERALE

L’attività svolta dall’Ufficio, organo preposto all’esecuzione delle sentenze definitive

provenienti dalla Corte di Appello e dalla Corte di Cassazione, non soltanto è di rilevante

importanza, ma anche di forte impatto sociale, in quanto punto di arrivo dell’enorme sforzo

al quale l’apparato giudiziario si sottopone per pervenire in tempi ragionevoli alla emissione

di sentenze definitive di condanna.

Tale premessa trova la sua maggiore esplicazione nella delicata attività svolta

nell’applicare la circolare del 12/06/1998 del Ministero della Giustizia, relativa alle ipotesi

di imputati in stato di libertà, condannati in attesa di sentenza definitiva, per la pendenza di

ricorso in Cassazione, con riferimento ai procedimenti per i reati indicati nell’art. 407 co. 2

lett. A) c.p.p. ed, in ogni caso, per i reati puniti in concreto con una pena superiore ad anni

cinque di reclusione.

Le cancellerie delle sezioni penali della Suprema Corte comunicano in anticipo la data

dell’udienza all’Ufficio del Pubblico Ministero competente, il quale predispone tutti gli

adempimenti necessari per dar corso all’esecuzione in seguito al rigetto o all’inammissibilità

del ricorso.

L’utilizzo di procedure informatiche nella gestione delle posizioni giuridiche (DAP) e

il collegamento al Casellario Giudiziale consentono, nella maggior parte dei casi,

l’emissione dell’ordine di carcerazione in tempi brevi, spesso anche nella medesima giornata

in cui la sentenza è divenuta definitiva.

Le novità introdotte dal D.L. 78/13 coordinato con la legge di conversione n. 94/13

recante “Disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena” relative alla operatività

dell’art. 656 c.p.p. in materia di sospensione dell’esecuzione, hanno imposto una particolare

attenzione nello studio della sentenza da eseguire, della posizione giuridica e del certificato

penale del condannato, poiché la ratio della legge è di ritardare e limitare la detenzione

carceraria anche alla luce della drammatica situazione che ha comportato interventi della

Corte Europea, con il conseguente incremento di provvedimenti particolarmente elaborati

come provvedimenti di unificazione di pene concorrenti, fungibilità, etc…

Da segnalare altresì l’ulteriore aggravio di lavoro dovuto all’entrata in vigore il

06/02/2016 dei decreti legislativi nn. 7 e 8 del 15 gennaio 2016 rispettivamente:

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“Disposizioni in materia di abrogazione di reati e introduzione di illeciti con sanzioni

pecuniarie civili, a norma dell’art. 2 co. 3 L 28 aprile 2014 n. 67” e “Disposizioni in materia

di depenalizzazione, a norma dell’art. 2 co. 2 L 28 aprile 2014 n. 67”.

L’Ufficio quindi, dopo una attenta disamina dei fascicoli, ha proceduto con richiesta al

giudice dell’esecuzione, alla scarcerazione dei condannati laddove l’illecito depenalizzato ha

contemplato l’irrogazione di pene detentive, prestando particolare attenzione ai

provvedimenti di unificazione di pene concorrenti nell’ambito dei quali vi è la presenza di

porzioni di pena detentiva imputabile al reato depenalizzato.

Per quanto riguarda i dati statistici si rileva quanto segue:

PROCEDURE ESECUTIVE – PERIODO 01/07/2016 - 30/06/2017

Procedure esecutive iniziate nel periodo

(tutte le condanne in corso di esecuzione dall’ 01 luglio

2016 al 30 giugno 2017

825

Procedure esecutive da iniziare a fine periodo (ossia le

esecuzioni che debbono essere ancora iniziate alla data

del 30 giugno 2017

12

Si rileva un incremento nelle procedure esecutive, iniziate nel periodo, che passano

da 776 nell’anno giudiziario 2015/2016 a 825 nell’anno giudiziario 2016/2017 ( il 6% in più

in termini percentuali).

b) DEMOLIZIONE IMMOBILI ABUSIVI

Una nota a parte è da dedicare alle problematiche attinenti la demolizione delle opere

abusive, materia di grande attualità e che rappresenta uno strumento insostituibile per la

tutela del territorio e del paesaggio (bene garantito dall’art. 9 della Costituzione).

Prima di procedere all’emissione dell’ingiunzione di demolizione in ogni caso è

necessario accertare l’inesistenza di cause impeditive, quali rilascio di concessioni edilizie in

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sanatoria o la presenza della dichiarazione del Consiglio Comunale circa l’esistenza di

prevalenti interessi pubblici e sempre che l’opera non contrasti con rilevanti interessi

urbanistici o ambientali di cui al comma 5 art. 31 DPR N. 380/2001.

Tale attività di ricerca ed indagine è svolta da questo Ufficio, che cura i fascicoli che

prevedono l’obbligo di demolizione per la cui gestione ci si è avvalsi, fino al dicembre 2017,

dello strumento cartaceo. Vista l’entità dei procedimenti trattati si è reso necessario

l’utilizzo dello strumento informatico idoneo a gestire tale mole di dati, creando

un’applicazione, denominata “DEMOLIZIONI”, strutturata in maniera tale da razionalizzare

tutti i fascicoli esistenti, costituendo una banca dati e restituendo una serie di servizi ed

automatismi che semplificano l’espletamento di atti inerenti la “procedura della

demolizione”.

La struttura dell’applicazione è composta da moduli suddivisi in sottosistemi che

consentono agli utenti (sia gli Agenti di Polizia Giudiziaria che i Sostituti Procuratori) la

costante implementazione dei dati e delle informazioni attraverso un sistema integrato tra le

funzioni di inserimento dei dati stessi e di consultazione delle informazioni; ciascun utente

dispone di proprie credenziali di accesso che consentono di esercitare operazioni di

supervisione ed analisi dei dati secondo il ruolo e le competenze.

All’interno dei moduli del programma “demolizioni” i dati sono organizzati in modo

tale da poter effettuare interrogazioni riguardanti:

- la sentenza di condanna (data, numero, irrevocabilità);

- l’anagrafica del condannato (e degli eventuali coimputati) ;

- la data dell’accertamento del reato;

- il luogo di commissione del reato (Provincia e/o Comune);

- il Sostituto Procuratore e la relativa area territoriale di assegnazione relativa a ciascun

fascicolo;

- le fasce di rilevanza dell’immobile abusivo (A: opere di grande rilievo; B: opere di

medio rilievo; C: opere di basso rilievo);

- i vincoli di inedificabilità;

- l’eventuale ordine di demolizione e l’ente che l’ha emesso (Procura o Comune);

- la trascrizione dell’immobile sui registri immobiliari del Comune;

- la modulistica relativa alle varie fasi del procedimento di demolizione, etc.

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Per lo svolgimento di tale attività, alquanto laboriosa, sia per la creazione del

programma che per la sua continua implementazione ed aggiornamento, l’Ufficio si avvale

della competenza e conoscenza, in materia “Urbanistico – Edilizia”, degli agenti di Polizia

Giudiziaria (e specificamente della Polizia Municipale di Palermo) i quali collaborano con i

Sostituti Procuratori competenti per l’esecuzione degli ordini di demolizione, analizzando

insieme a questi ultimi tutti i fascicoli relativi ai summenzionati provvedimenti ed

individuando con essi i criteri di priorità da adottare per l’esecuzione degli stessi affinché

questi siano percepiti dalla comunità come giusta attuazione della legge.

Attualmente il numero dei fascicoli movimentati è di circa 855; l’attività svolta sino ad

oggi consiste nell’accertare (con richiesta al Comune) se: l’opera sia stata demolita

(spontaneamente dal condannato o ad opera del Comune) o se invece sia ancora esistente

nell’originaria consistenza; se siano intervenuti provvedimenti dell’Amministrazione

Comunale (ordinanza di demolizione e acquisizione al patrimonio del Comune); se sono

intervenuti provvedimenti amministrativi di condono o risulti avanzata l’istanza di condono

edilizio ovvero dichiarazione d’interesse alla sanatoria, etc. Inoltre, si è deciso, per buona

parte dei fascicoli trattati, di emettere l’ingiunzione di demolizione, nell’attesa, trascorsi i 90

giorni dalla notifica del provvedimento alle parti interessate, di procedere alle attività

successive e descritte nella prima interfaccia, sotto la voce “modulistica”, dell’applicazione

“DEMOLIZIONI”.

Infine, un dato che va evidenziato, in quanto indice di risultato dell’attività svolta,

riguarda il numero dei fascicoli archiviati in quanto definiti dal 2014 ( in realtà dal 2015 in

quanto anno di inizio del feedback) alla data odierna; esso ammonta a n. 106 e deriva da

“autodemolizioni” (50), “rilascio concessione edilizia” (49), “prescrizione reato principale”

(5), “dichiarati interessi pubblici” (1), “demolizione ad opera dell’autorità amministrativa”

(1).

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SUDDIVISIONE FASCICOLI IN FUNZIONE DELL’ATTIVITA’ SVOLTA

ARCHIVIATI

Autodemolizione

Rilascio ConcessioneEdiliziaPrescriz. Reato principale

Prevalenti InteressiPubbl.

0

100

200

300

400

500

600

700

REGISTRATI INGIUNZIONI INCARICHI

C.T.U.

PROCURA

CORTE CONTI

ARCHIVIATI

FASCICOLI

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10- AFFARI GENERALI

Le competenze della Procura Generale non si esauriscono nell‘espletamento delle

molteplici ed impegnative attività processuali previste dal codice di rito, ma si articolano

anche nella complessa gestione di una vasta gamma di compiti funzionali al servizio giustizia

che, investendo l’intero distretto, assumono una rilevante dimensione quantitativa e

richiedono un notevolissimo impegno lavorativo. A tali attribuzioni tradizionali si sono

sommati i nuovi complessi compiti assegnati al Procuratore Generale dall’art. 6 D.Leg.vo 20

febbraio 2006, n.1062, che impongono una rivisitazione innovativa di modelli organizzativi

ereditati dal passato, nonché la conseguenziale messa in opera di strutture e di competenze

che richiedono ingenti risorse in termini di personale e di tempo.

Per avere contezza del flusso documentale degli atti di tale tipologia, basti considerare

che il dato statistico dal 01/07/2016 al 30/06/2017 ammonta a n 13.532 atti, di cui n 5.412

sono atti concernenti lo stato giuridico ed economico dei magistrati, applicazioni, concorsi

della Polizia Giudiziaria, adempimenti inerenti la Sicurezza del Palazzo di Giustizia Palazzo

etc., e n 1423 atti riservati, dei quali n 703 provenienti dalla Rete Cifrata Ponente (misure di

protezione, segnalazioni dell’Ispettorato Generale e della Procura Generale della C.S. della

Cassazione etc.).

Al fine di rendere più spedita la ricerca ed assicurare un’uniformità alla registrazione

degli atti, è stato necessario effettuare l’inserimento nella banca dati della rubrica on-line del

protocollo informatico di circa n 250 voci con oggetti predefiniti (es. misure di protezione,

provvedimento di applicazione magistrato, autorizzazione all’accesso al Palazzo di Giustizia).

L’utente quando protocolla, trova nella rubrica una descrizione sintetica dell’oggetto e

completa la registrazione integrandola con l’argomento specifico della nota da trasmettere ( es

revisione….. misure di protezione …del dr….).

Stante i volumi globali gestiti non è possibile, né pare utile in questa sede, scendere

nel dettaglio.

2Art. 6 D.Leg.vo 20 febbraio 20016: “Il procuratore generale presso la corte di appello, al fine di

verificare il corretto ed uniforme esercizio dell’azione penale ed il rispetto delle norme sul giusto

processo, nonché il puntuale esercizio da parte dei procuratori della Repubblica dei poteri di

direzione, controllo e organizzazione degli uffici ai quali sono preposti, acquisisce dati e notizie dalle

procure della Repubblica del distretto ed invia al procuratore generale presso la Corte di cassazione una relazione almeno annuale”

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Ci si limita solo a rappresentare che in ordine nell’esercizio dell’attività di sorveglianza

ex art 16 RD L n 511 del 31/05/1946, si è proceduto alla gestione delle attività conseguenti

all’istruzione di n 2 Relazioni Ispettive Ordinarie Ministeriali: quella riguardante la Procura

della Repubblica di Palermo e quella della Procura della Repubblica di Agrigento. Tali

pratiche risultano tuttora pendenti in quanto ad oggi è stato trasmesso, per entrambi i due

Uffici, il rapporto non definitivo di regolarizzazione dei servizi oggetto di verifica ispettiva al

competente Ministero.

In particolare oggetto di una elaborata istruzione è stata quella della Procura di

Agrigento che ha comportato, per le variegate problematiche affrontate, l’analisi

dell’andamento dell’attività dell’Ufficio anche in sede di Consiglio Giudiziario.

Sempre nell’ambito delle attività del Procuratore Generale concernenti l’esercizio

dell’attività di sorveglianza ex art 16 RD L n 511 del 31/05/1946, sono state istruite n° 35

pratiche di cui due sono sfociate in n°2 procedimenti disciplinari a carico di alcuni magistrati

di una Procura della Repubblica del distretto. Un procedimento a carico di un Sostituto

Procuratore della Repubblica è tuttora pendente, mentre un altro a carico del già Procuratore

Capo si è concluso con il “non luogo a procedere per cessata appartenenza all’ ordine

giudiziario per raggiunti limiti di età”.

Alle sopracitate informative si aggiungono n°24 esposti di natura riservata concernenti

prevalentemente esposti nei confronti di magistrati requirenti del Distretto o aventi un

contenuto di particolare rilevanza riservata; n° 25 Esposti Anonimi e n° 41 esposti non aventi

rilevanza penale. Tutto per un ammontare di n° 90 esposti.

Le circolari Ministeriali, del Consiglio Superiore della Magistratura, della D.N.A. od

altra autorità istituzionale pervenute ammontano a n°139. Queste sono state registrate nel

software dello Script@, diramate come prescritto dal Ministero, telematicamente per

“interoperabilità” alle Procure del Distretto ed all’interno dell’Ufficio tramite il portale

Intranet della Procura Generale. Sono state rilegate, come avviene annualmente e di queste è

stato redatto un elenco indicizzato, sia su supporto informatico (dal 2002 ad oggi ) che

cartaceo.

L’obiettivo predominante e conforme a quello già portato avanti dalla Segreteria dallo

scorso anno è stato il potenziamento e l’utilizzo dei servizi informatizzati incentrati su più

settori. Si è fatto ricorso, in via primaria, per consentire un risparmio in termini di efficienza, e

di spesa per la P.A. alle procedure telematiche nella comunicazione dei “documenti

amministrativi”.

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In ottemperanza a quanto stabilito dal Ministero della Giustizia DGSIA – Ufficio

protocollo informatico, si è data priorità all’utilizzo delle caselle di posta elettronica ordinaria

e certificata, del Sistema operativo Script@, protocollo informatico nazionale, che prevede

uno stesso canale telematico di scambio, interoperabile tra uffici della P.A. tramite le caselle:

PEO [email protected] o PEC [email protected].

Si precisa che il sistema consente una positiva funzionalità nel movimento e nella

sicurezza di destinazione degli atti, in quanto nel momento in cui gli Uffici del Ministero della

Giustizia ricevono e/o trasmettono atti agli Uffici facenti parte di questo medesimo circuito,

in base ad un meccanismo automatico del sistema Informativo Script@, l’ufficio mittente

viene prontamente a conoscenza, non solo del momento cronologicamente esatto in cui l’atto

viene consegnato all’autorità destinataria ma anche del numero di protocollo che l’Ufficio

destinatario gli ha assegnato. Si crea così un circuito di condivisione reciproca dei dati tra più

Uffici.

Per quanto riguarda il requisito della sicurezza e della velocizzazione nello scambio

degli atti di “natura riservata” ( misure di protezione di magistrati, segnalazioni riservate a

seguito esposti nei confronti di magistrati, procedimenti penali e disciplinari e quant’altro….)

è stata puntualmente utilizzata la Rete cifrata Ponente, che ha consentito di trasmettere i

messaggi, evitando di avvalersi, in talune ipotese, del centro Cifra della Prefettura, o di

utilizzare gli autisti per la consegna cartacea “brevi manu” di determinati atti. Ciò ha favorito

la riduzione in termini di costi (benzina) e di risorse umane (autisti e commessi) per l’Ufficio.

Ad oggi il collegamento fra le postazioni criptate otre che avvenire in modo -diretto

con tutti gli Uffici giudiziari, avviene indirettamente, cioè per il tramite del centro cifra del

Gabinetto del Ministro, che fa da tramite per il collegamento con tutti i Dipartimenti del

Ministero della Giustizia, del Servizio Centrale di Protezione e degli Affari Esteri, inclusa la

postazione criptata della Rete del punto di contatto della Rete Europea (postazione criptata

dell'Eurojust).

Ad oggi, non è operativo il collegamento diretto tra le postazioni criptate degli Uffici

Giudiziari e dei centri Cifra delle Prefetture, pertanto ci si avvale ancora del cosfax per gli

atti riservati da trasmettere alle Prefetture, non locali.

Si rappresenta che, i documenti di natura riservata che nel periodo di riferimento sono

stati inoltrati tramite tale sistema criptato, ammontano a n° 793, ad essi si aggiungano i n°

412 documenti registrati, nell’apposito registro per quelli non classificati come strettamente

“riservati” ma che, per ragioni di privacy, come prescrive il Gabinetto del Ministro devono

essere tramessi all’interno del sistema cifrato.

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Fra le iniziative dell’Ufficio rientra quella di avere incentivato l’applicazione di “best

practices” non solo con le Procure del Distretto e altri Uffici ma anche all’interno del proprio

ufficio (Sito Intranet). Pertanto si è continuato ad aggiornare ed implementare la Banca Dati

del Portale Interno della Procura Generale, garantendo quotidianamente ai magistrati ed agli

operatori di giustizia, l’aggiornamento delle diverse informazioni attinenti l’attività

dell’ufficio (circolari, disposizioni, ordini di servizio, avvisi di riunioni, prospetti aggiornati

con le date di udienze dei magistrati, etc….). Tutto ciò ha contribuito ad un uso più frequente,

da parte di tutti gli operatori di giustizia, di questo strumento informatico (intranet, logica

della navigazione, procedure telematiche …) che è sicuramente strumento di evoluzione nelle

pratiche di ogni Ufficio.

L’Ufficio al fine di allinearsi alla politica della smaterializzazione dei documenti

cartacei e della digitalizzazione degli atti, ad oggi ha proceduto alla implementazione della

digitalizzazione degli atti dei fascicoli dei magistrati onorari requirenti del Distretto.

Una delicata attività espletata è quella relativa alla tenuta dei fascicoli riguardanti le

misure di protezione dei magistrati del Distretto, tali misure tutorie dei magistrati tutelati sia

dei magistrati della Giudicante che della Requirente del distretto della Corte di Appello,

sono sottoposte ad una costante verifica per l’adeguato aggiornamento delle posizioni. A tal

proposito viene curato l’aggiornamento della banca dati informatica della schede dei

dispositivi tutori dei magistrati, con l’indicazione dei criterio di giudizio da tenere in

considerazione per la tutela e la protezione delle persone sottoposte a pericoli o minacce,

anche potenziali, per sé e per i propri familiari. Nelle predette schede informatiche sono

indicati i vari livelli di rischio dei magistrati, e le misure tutorie adottate comunicate dalla

Prefettura, una volta omologate dall’ UCIS ( Ufficio Centrale Interforze di Sicurezza) ai sensi

della normativa disposta con D.M. 28/05/2003 nonché della circolare ministeriale n 5517 del

26/04/2004.

Le comunicazioni dei dispositivi tutori adottati nei confronti dei magistrati vengono

dalla Segreteria comunicate telematicamente e riservatamente tramite la rete cifrata protetta,

agli Uffici ove questi prestano servizio notiziando gli uffici gerarchicamente superiori. ( es.

Tribunali e Corte di Appello).

Con nota del luglio c.a. è stato disposto dal competente Ministero della Giustizia –

D.O.G. del personale e dei servizi Direzione Generale delle risorse materiali dei beni e servizi

Uff IV^, che il monitoraggio dei magistrati che usufruiscono di misure di protezione in base

ai livelli di rischio riconosciuti ( I° II° III° IV°) debba essere effettuato trimestralmente e non

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più semestralmente al fine di potere avere, una visione realistica del fabbisogno e della

disponibilità delle autovetture sia blindate che ordinarie, a livello distrettuale e nazionale.

Inoltre si è provveduto, nel periodo di riferimento ad inserire informaticamente, nella

cartella condivisa del Procuratore Generale, i verbali trasmessi dalle Prefetture attestanti gli

argomenti discussi nelle Riunioni Tecniche di Coordinamento delle Forze di Polizia, dove

vengono esaminate le misure di protezione da adottare per i magistrati, sulla scorta di quanto

rappresentato dal magistrato nella scheda valutazione rischi e del prescritto parere del

Procuratore Generale.

Per avere contezza dell’impegno lavorativo concernente la gestione di tale delicato

settore, si consideri che i magistrati sottoposti a misure tutorie e di protezione nel distretto di

Palermo ammontano al numero di 90 unità.

Per quanto concerne l’attività svolta per le pratiche relative alla Polizia Giudiziaria, nel

periodo di riferimento sono state istruite, ai sensi dell’art 7 comma 2° norme di attuazione,

n° 19 procedure concorsuali per la copertura delle vacanze posto nelle sezioni della Polizia

Giudiziarie delle Procure, mentre sono stati istruiti n°4 procedimenti disciplinari a carico dei

membri delle Forze dell’Ordine.

Per ogni bando di concorso, le numerose istanze che arrivano in Segreteria vengono

registrate, selezionate e vagliate in base al parere espresso dalla Amministrazione competente,

viene redatto un elenco di quelle contenenti il parere favorevole per poi passare

all’assegnazione finale dell'unità operativa della Polizia Giudiziaria scelta, a fronte delle

motivazioni e del parere espresso dal Procuratore della Repubblica e dal Procuratore Generale.

A seguito di un accordo convenuto con alcuni comandi delle Forze dell’Ordine, le istanze

sono pervenute telematicamente corredati da atti digitalizzati ritenuti essenziali, al fine di un

oculata valutazione da parte dei capi degli Uffici Giudiziari nella scelta finale del partecipante

al concorso per la vacanza nella sede della sezione di Polizia Giudiziaria.

Sono state altresì istruite nel periodo compreso dal 01/07/2016-30/06/2017, n°88

pratiche relative ad avanzamenti e trasferimenti dei componenti delle sezioni di Polizia

Giudiziaria e più specificatamente n° 54 ai sensi dell’art 15 comma 1 Dls. 28 luglio n 271

per gli avanzamenti e n°34 ai sensi dell’art 14 delle norme di attuazione del D.L.vo n. 271 del

28/07/1989 per i trasferimenti.

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Per quanto concerne la Sicurezza Passiva degli edifici giudiziari, le pratiche relative ai

provvedimenti di autorizzazioni, per l’accesso nell’area di sicurezza della cittadella

giudiziaria, che sono stati nel periodo di riferimento n° 746.

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11- ATTIVITA’ SVOLTA IN MATERIA DI SICUREZZA

L’art. 2 del Decreto Interministeriale del 28 ottobre 1993 approvato a seguito del

divampare dello stragismo mafioso negli anni 1992-1993, ha attribuito al Procuratore

Generale la competenza per l’adozione dei provvedimenti necessari ad assicurare la sicurezza

interna delle strutture in cui si svolge l’attività giudiziaria, ad esprimere il parere sui

provvedimenti che il prefetto assume in ordine alla incolumità dei magistrati, oltre che in

ordine alla sicurezza esterna alle strutture in cui si svolge l’attività giudiziaria.

Tale delicata competenza del Procuratore Generale assume un carattere di primaria

rilevanza e determina un assorbente impegno in un distretto giudiziario quale quello della

Corte di Appello di Palermo che presenta il più elevato coefficiente di rischio per la sicurezza

dei magistrati in campo nazionale, come attesta la drammatica esperienza del passato

contrassegnata da una lunga sequenza di omicidi e di attentati nei confronti di magistrati che

non ha uguali in tutto il paese per numero ed efferatezza.

Per avere un parametro dell’impegno lavorativo determinato da tale settore si consideri

che attualmente l’ufficio gestisce le posizioni di ben 82 magistrati sottoposti a varie tipologie

di misure di sicurezza, con una valutazione del coefficiente di rischio che deve essere

rivalutata con cadenza semestrale.

In questo contesto, un decisivo salto di qualità in tale sforzo di riorganizzazione si è

verificato quando a far data dagli inizi del 2014 sono state acquisite notizie da una pluralità di

fonti (intercettazioni di soggetti ai vertici di Cosa Nostra, dichiarazioni di collaboratori di

giustizia, notizie acquisite da informatori delle Forze di polizia, segnalazioni del Ministero

dell’Interno) convergenti nell’indicare la progettazione di attentati nei confronti di taluni

magistrati impegnati in indagini di grande rilievo, attentati da compiersi anche nelle

prossimità o all’interno del Palazzo di Giustizia per potenziarne l’impatto simbolico, minando

la credibilità dello Stato.

Dopo avere proceduto ad una attenta ricognizione degli interventi indispensabili per

eliminare varie lacune esistenti nei sistemi di protezione passiva, la Procura Generale nella

persona dello scrivente ha quindi chiesto l’ urgente convocazione di un Comitato nazionale

della Sicurezza al quale oltre al Ministro degli Interni e ai vertici delle Forze di Polizia, ha

preso parte in data 18 novembre 2014 anche il Ministro della Giustizia. In tale sede è stata

svolta una attenta analisi del coefficiente di rischio e delle contromisure necessarie.

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A tale riunione ha fatto seguito in data 25 novembre 2014 una ulteriore riunione con il

Ministro della Giustizia con la partecipazione del vicepresidente del C.S.M., del Presidente

della Regione Siciliana, dei vertici della Forze di Polizia.

In occasione di tale incontro la Procura Generale ha evidenziato la necessità di

nominare un Commissario straordinario per la realizzazione di un complesso e organico piano

di ristrutturazione del sistema di sicurezza mediante una pluralità di interventi coordinati che

sono stati illustrati.

Tale proposta veniva fatta propria dal Ministro della Giustizia e quindi, venivano inserite

nella legge di stabilità 23 dicembre 2015 n.190 i comma da 98 a 106 dell’art. 1 che istituivano

la figura del Commissario Straordinario per la realizzazione con procedure urgenti e

semplificate delle opere necessarie per la messa in sicurezza delle strutture giudiziarie di

Palermo con uno stanziamento speciale di sei milioni di euro.

Con decreto interministeriale del 29 gennaio 2015 veniva quindi nominato il

Commissario straordinario.

In data 12.3.2015 veniva sottoscritto un Protocollo d’intesa del 12.3.2015 tra la Regione

Siciliana ed il Commissario Straordinario per l’utilizzo di risorse economiche aggiuntive

della Regione Sicilia sino alla concorrenza di euro 2.500.000,00.

La Procura Generale quindi procedeva a collaborare il Commissario straordinario, al

quale veniva fornito un apposito ufficio nonché il supporto della segreteria di sicurezza, per

mettere a punto il nuovo piano di sicurezza e per svolgere numerose conferenze di servizio, la

maggior parte delle quali tenute nella sala conferenze della Procura Generale. A tali

conferenze oltre al Procuratore Generale prendevano parte i rappresentati di vari organi

(Provveditorato alle opere pubbliche, Regione siciliana, Comune di Palermo, Sovrintendenza

ai beni culturali ed altri).

In data 5/10/2015, si è provveduto a richiedere al Ministero l’autorizzazione per

l’applicazione di speciali misure di sicurezza per l’affidamento dell’appalto ai sensi dell’art.

17 comma 1 lettera b) D.Lgs. 163/2006, come stabilito dall’art. 1 comma 102 della legge 23

dicembre 2014 n. 190.

In data 7/10/2015 è stata richiesta al Ministro della Giustizia la proroga dei termini

assegnati per l’esecuzione dei lavori, rappresentando inoltre l’urgenza di fornire risposta al

Commissario straordinario in merito al tipo di procedura da espletare per l’ affidamento dei

lavori: procedura negoziata senza pubblicazione di bando oppure procedura aperta.

In data 11/11/2015 presso i locali di questa Procura Generale si è tenuta una conferenza

di servizi decisoria per l’esame del progetto esecutivo, relativo alla realizzazione delle opere e

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degli impianti di sicurezza degli uffici giudiziari di Palermo, approvato dalla Conferenza

Permanente presso la Corte di Appello di Palermo nella seduta del 2/12/2015.

Il 18/11/2015 il Comitato Tecnico Amministrativo del Provveditorato Interregionale per

le Opere Pubbliche per la Campania, il Molise, la Puglia e la Basilicata – sede coordinata di

Bari, esprimeva all’unanimità parere favorevole all’approvazione del progetto esecutivo per la

realizzazione delle strutture e degli impianti di sicurezza degli Uffici Giudiziari di Palermo

dell’importo complessivo di € 8.500.000,00.

Nella seduta del 2 dicembre 2015 la Conferenza Permanente presso la Corte di Appello

di Palermo esprimeva all’unanimità parere favorevole al progetto esecutivo delle opere e degli

impianti di sicurezza degli Uffici Giudiziari di Palermo.

Il 10.5.2016 è stata espletata la gara di aggiudicazione dell’appalto per la realizzazione

delle opere.

A seguito dell’avvio della procedura di gara negoziata, senza pubblicazione di bando e

della procedura di sorteggio delle imprese qualificate per l’esecuzione dei lavori di cui al

progetto esecutivo, è stato delegato il sostituto procuratore generale dott. Domenico Gozzo,

con provvedimento n. 28 del 3.3.2016, a presenziare alla procedura di cui sopra.

Inoltre, questa Segreteria di Sicurezza ha collaborato con l’ufficio del Commissario

straordinario per la ricezione e protocollazione delle buste contenenti le offerte,

predisponendo un elenco giornaliero con un ordine cronologico di consegna, nominativo

dell’operatore economico, data, ora e numero di protocollo assegnato.

A seguito di aggiudicazione definitiva all’operatore Eragon Consorzio Stabile Scarl di

Roma, per i lavori finalizzati alla realizzazione delle strutture e degli impianti di sicurezza

degli uffici giudiziari di Palermo, questo Ufficio ha provveduto a richiedere al Nucleo

Informativo dei Carabinieri gli accertamenti di rito per il personale della ditta RECOOP S.r.l.

di Messina, affidataria dalla Eragon s.r.l..

E’ stato quindi designato il referente di questa Procura Generale, nell’ambito dei

rapporti con il responsabile di cantiere dell’impresa appaltatrice per i lavori di messa in

sicurezza degli edifici della cittadella giudiziaria di Palermo.

A seguito della consegna dei lavori da parte dell’Ufficio Commissariale all’impresa

ERAGON (2.08.2016), si è tenuta una riunione preliminare ed un sopralluogo in presenza del

Presidente della Corte di Appello, del Sostituto Procuratore Generale dott.ssa M.V. Randazzo,

delegata dalla S.V., del Dirigente della Corte di Appello, del Commissario Straordinario, del

Comandante della Sezioni Tribunali dei Carabinieri e degli addetti ai lavori, al fine di

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individuare un’area per le attività di cantiere e per i locali uffici da destinare alla ditta

RECOOP.

Sono state comunicate ai Capi degli Uffici giudiziari ed al Comandante della Sezione

Tribunali dei Carabinieri, le modalità di accesso ai locali degli uffici interessati ai lavori, del

personale della ditta RECOOP (esibizione di documento di riconoscimento al personale

addetto alla vigilanza e concertandosi con il Referente di ciascuno degli uffici).

A seguito di consegna anticipata dei varchi controllati agli Uffici Giudiziari (14 marzo

2017) collocati presso l’ingresso di via Impallomeni del Palazzo di Giustizia e del Palazzo ex

EAS, si è provveduto a convocare l’Esperto Qualificato ing. Alessandro D’AQUILA, al fine

di procedere alla verifica strumentale in situ delle sopra menzionate apparecchiature.

Dal 1° settembre 2015 a seguito del passaggio delle competenze dai Comuni al

Ministero della Giustizia in materia di spese di funzionamento degli Uffici giudiziari, l’ufficio

di Sicurezza di questa Procura Generale si è occupato delle modalità di attuazione delle

disposizioni delle Legge 23 dicembre 2014 n. 190 ed in particolare delle novità introdotte dal

D.P.R. 133/2015, concernenti le misure organizzative a livello centrale e periferico di cui

all’art. 3, comma 1, che stabilisce che sulle materie inerenti la sicurezza a norma dell’art. 4,

comma 1, la Conferenza Permanente può essere convocata anche su richiesta del Procuratore

Generale presso la Corte di Appello.

A seguito di ciò sono state plurime le tematiche sottoposte alla Conferenza Permanente,

quali si indicano a titolo meramente esemplificativo le seguenti:

� Segnalazione di carenze riscontrate nelle strutture costituenti i sistemi di sicurezza passivi

– dispositivi metal detector e apparecchiature passa pacchi posti all’ingresso principale del

vecchio Palazzo di Giustizia ed alla Palazzina “A-B” Nuovo Palazzo di Giustizia;

� Avaria telecamere esterne del sistema di videosorveglianza esterno e della telecamera

posta a ridosso dell’ingresso pubblico;

� Avaria del dispositivo HDD di archiviazione immagini registrate dalle telecamere del

vecchio Palazzo di Giustizia;

� Segnalazione di anomalia di funzionamento dell’impianto di videosorveglianza dell’Aula

Bunker V. Bachelet, inglobata all’interno della struttura dell’istituto penitenziario

“Pagliarelli”;

� Segnalazione di carenze nelle strutture costituenti sistemi di sicurezza passiva del nuovo

Palazzo di Giustizia di Palermo – ripristino del sistema centralizzato per il controllo degli

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accessi che consente il transito dei detenuti dal piano cantinato direttamente alle aule di

udienza del nuovo Palazzo di Giustizia;

� Segnalazione di avaria del metal detector posto all’ingresso Magistrati del vecchio

Palazzo di Giustizia;

� Segnalazione di guasto del quadro comando che gestisce l’automazione del cancello a due

battenti della Sezione Carabinieri;

� Sicurezza strutture giudiziarie di Palermo – Segnalazione carenze di misure di sicurezza

attive e passive dell’Ufficio del giudice di Pace di Palermo;

� Lavori di adeguamento dei locali ubicati al piano terra del Palazzo ex EAS, nuova sede

dell’Ufficio Postale;

� Attività di vigilanza e misure di sicurezza nelle aree prossime alle cancellerie ed alle aule

di udienza della Sezione per il riesame dei provvedimenti cautelari personali e reali del

Tribunale di Palermo;

� Manutenzione dei locali ad uso della Polizia Penitenziaria presso il Palazzo di Giustizia di

Palermo

Sempre nell’ambito dei compiti in materia di sicurezza si è provveduto alle seguenti attività:

� Rilascio di n. 656 provvedimenti di autorizzazioni all’accesso nell’area di sicurezza della cittadella giudiziaria, previo accertamento richiesto al Comando Provinciale di Palermo – Legione Carabinieri Sicilia;

� Emissione di n. 3 provvedimenti di interdizioni all’accesso alle strutture giudiziarie, n. 1 provvedimento di revoca di interdizione e n. 1 provvedimento di rigetto revoca di interdizione;

� Rilascio di n. 74 badge per gli accessi alle autorimesse “Impallomeni” e “Orlando”; � Rilascio di n. 130 badge per i transiti interni che consentono il collegamento dalla sede Centrale

al Nuovo Palazzo di Giustizia; � Emissione di n. 90 esoneri per il transito attraverso i metal detector per i portatori di pacemaker

e i portatori di protesi metalliche o acustiche. � Rilascio di autorizzazioni alla estrapolazione ed acquisizione delle immagini registrate dai

sistemi di videosorveglianza installati presso il Palazzo di Giustizia di Palermo.

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Sicurezza edifici giudiziari del distretto di Palermo

Relativamente alla sicurezza degli Uffici giudiziari del Distretto di Palermo, l’ Ufficio

ha provveduto agli adempimenti amministrativi propedeutici alla realizzazione degli interventi

di implementazione, di manutenzione ordinaria e straordinaria, in materia degli impianti e

sistemi di sicurezza, nonché all’espletamento di tutte le attività necessarie alla procedura per

l’affidamento del servizio di vigilanza armata presso i seguenti Uffici giudiziari del distretto di

Palermo:

� Palazzo di Giustizia di Agrigento; � Nuovo Palazzo di Giustizia di Marsala; � Palazzo di Giustizia di Sciacca; � Palazzo di Giustizia di Termini Imerese � Palazzo di Giustizia di Trapani.

Automezzi

L’attuale parco auto del Distretto di Palermo è costituito da un numero consistente di

autovetture immatricolate negli anni 2005/2006 che, oltre a comportare un inefficace utilizzo

per i continui fermo-macchine e ragguardevoli ed antieconomiche spese di manutenzione

ordinaria e straordinaria, non è più in grado di fornire adeguate garanzie per le esigenze di

mobilità e di tutela dei magistrati sottoposti a misure di protezione.

Infatti, nonostante il numero delle autovetture disponibili nel Distretto di Palermo sia

pari a 42 unità, (n. 27 autovetture blindate di proprietà e n. 15 autovetture ordinarie di

proprietà), ed il numero dei magistrati sottoposti a misure di tutela personale sia pari a 20 (n.

1 sottoposti alla misura di protezione di livello eccezionale, n. 3 sottoposti alla misura di

protezione di secondo livello, n.15 sottoposti alla misura di protezione di terzo livello e n. 1

sottoposto alla misura di protezione di quarto livello), l’ Ufficio deve provvedere spesso alle

necessità rappresentate dagli Uffici di questo Distretto, circa le richieste di assegnazioni o di

sostituzioni di autovetture che, a causa del pessimo stato, risultano inadeguate per la sicurezza

dei magistrati.

Inoltre afferisce a quest’Ufficio anche la rendicontazione delle spese di manutenzione, di

carburante, la gestione dei sinistri e la verifica dei verbali di contravvenzione delle autovetture

in dotazione alla Procura Generale.

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In esecuzione alla nota DAG 10/0112013.0002912.U e alla circolare prot. n. 136737.U

del 30.12.2014 del Ministero della Giustizia, l’ ufficio provvede alla tenuta del libro di bordo

mod. 261, allo stato informatizzato mediante il programma SIAMM, provvedendo pertanto

all'inserimento nel suddetto sistema dei dati del foglio di servizio, compilato da parte degli

autisti alla fine di ogni singolo viaggio, e dei dati contabili quali fatture, tasse di possesso, etc.

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12- INFORMATIZZAZIONE DELLA PROCURA GENERALE

NELL’ANNO 2016/2017

Gruppo di lavoro “Progettazione e Gestione Servizi Informatici”

Il gruppo di lavoro denominato “Progettazione e gestione servizi informatici” è stato

costituito nel febbraio 2016. È un gruppo di lavoro a composizione mista e ne fanno

attualmente parte 2 Magistrati affiancati da 3 unità di Personale amministrativo.

Il gruppo informatico si avvale anche del contributo tecnico di due collaboratori esterni

applicati alla Procura Generale.

Due sono i compiti principali del gruppo “Progettazione e gestione servizi informatici”:

1) l’ideazione, la realizzazione e il successivo monitoraggio di applicativi

informatici per una progressiva estensione della gestione automatizzata dei

servizi della Procura Generale.

2) la gestione immediata di problematiche connesse all’utilizzo quotidiano di

sistemi e supporti informatici, problematiche che possono essere risolte senza il

ricorso all’assistenza sistemistica esterna all’Ufficio.

Con riferimento al primo compito, sono stati posti in esecuzione due importanti progetti

nel periodo 1 luglio 2016 – 30 giugno 2017:

− Il primo progetto consiste nella estensione della procedura di apposizione dei visti

telematici. Inizialmente realizzata per le sole sentenze del Tribunale per i Minorenni, poi

per quelle dell’ Ufficio Gip/Gup del Tribunale di Palermo, nel periodo in esame la

procedura di apposizione telematica del visto tramite firma digitale anche alle sentenze, ai

provvedimenti e alle comunicazioni dei Tribunali di Trapani, di Marsala e dell’ufficio del

Giudice di Pace di Sciacca.

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Per il periodo 1 luglio 2016 – 30 giugno 2017 si cono stati apposti, nel complesso, n.

2007 visti con firma digitale (Tab1). Il dato risulta inferiore a quello dell’anno giudiziario

precedente (n. 2588 visti telematici) presumibilmente a causa di disservizi nella RUG, occorsi

a livello nazionale, che hanno causato pesanti rallentamenti nella fruizione del servizio

Internet, impedendo il corretto utilizzo delle funzionalità ad esso connesse e quindi il regolare

svolgimento dell’attività di apposizione del visto telematico. Disservizio che, nel corso della

sua durata, ha costretto ad un ritorno al visto su sentenza cartacea.

Le sentenze vistate con firma digitale vengono inserite da ciascun Sostituto Procuratore

Generale in apposite cartelle nominative, create sul server della Procura Generale

Tab.1 – NUMERO DI SENTENZE VISTATE CON FIRMA DIGITALE NEL

PERIODO 1 LUGLIO 2016 – 30 GIUGNO 2017.

2 SEM 2016 1 SEM 2017 TOT AG 2016/2017

DR.SSA AGLIASTRO 24 18 42

DR. BARBIERA 35 103 138

DR.SSA CAMMA' 11 34 45

DR. COSTANZO 48 52 100

DR. CRISTODARO 33 57 90

DR. DE GIGLIO 112 80 192

DR. FICI 41 57 98

DR.SSA FULANTELLI 65 95 160

DR. GOZZO 91 41 132

DR. PATRONAGGIO 13 - 13

DR.SSA RANDAZZO 44 99 143

DR. RAVAGLIOLI 87 76 163

DR. SABATINO 73 516 589

DR.SSA VALENTI 26 76 102

TOTALE 703 1304 2007

N.B. : La tabella non riporta il totale delle sentenze vistate da questa Procura

Generale, ma il totale delle sentenze vistate con apposizione della firma digitale,.

− Il secondo progetto consiste nella realizzazione di un applicativo per la gestione

informatizzata delle comunicazioni ex art. 127 disp.att. c.p.p.. L’applicativo è

finalizzato ad agevolare il monitoraggio periodico dello stato dei procedimenti iscritti nei

registri delle Procure della Repubblica del distretto i cui termini per le indagini sono

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scadute e che, allo stato attuale, vengono comunicati al Procuratore Generale con elenco

cartaceo.

Già realizzato nelle sue componenti di base, il programma è attualmente in fase di

ulteriore sviluppo. La finalità è la creazione di un database con le principali informazioni

identificative dei procedimenti con termini per l’indagine scaduti (Ufficio di provenienza,

num. di registro di primo grado, magistrato assegnatario, data di iscrizione e data di

scadenza, qualificazione giuridica del fatto ed altre), il database viene periodicamente

alimentato dalle comunicazioni, in formato elettronico, delle Procure della Repubblica del

distretto. Per ciascun procedimento, alle informazioni iniziali si aggiungeranno le

annotazioni sul tipo di attività svolta dal Sostituto Procuratore Generale assegnatario e

sugli esiti di tale attività, a completamento di in quadro che fornisce l’immediata

cognizione dello stato del procedimento.

Nel corso del periodo in esame è stata portata a termine l’attività di progettazione e

realizzazione del sito web istituzionale della Procura Generale

http://[email protected] .

Il sito è on line dal mese di luglio 2016 e rappresenta a tutti gli effetti uno “sportello

web” attraverso il quale vengono fornite al cittadino informazioni utili per un accesso

semplificato ai servizi resi dalla Procura Generale all’utenza, in conformità alla normativa

vigente in materia di trasparenza e diritto all’uso delle tecnologie telematiche nelle

comunicazioni con la Pubblica Amministrazione.

Il sito è affidato alla gestione e manutenzione del gruppo Progettazione e Gestione

Servizi Informatici, che provvede alla periodica verifica dei contenuti in esso pubblicati e al

loro aggiornamento.

Si riportano di seguito una tabella con i dati relativi al traffico di visitatori del Sito e un

grafico con le linee di tendenza del numero di visite mensili e del numero di visitatori diversi

per mese.

Mese Visitatori diversi

Numero di visite

Pagine Accessi

lug-16 33 95 2.755 5.723

ago-16 62 144 5.462 9.021

set-16 135 226 5.972 13.840

ott-16 114 208 5.800 12.038

nov-16 171 263 5.962 15.235

dic-16 153 228 5.876 12.527

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gen-17 161 255 6.195 16.007

feb-17 181 267 5.549 16.239

mar-17 165 260 5.645 14.989

apr-17 189 268 5.537 15.299

mag-17 223 349 6.753 19.579

giu-17 208 311 5.864 17.131

Medie 150 240 5.614 13.969

Occorre tenere presente che il si tratta del Sito istituzionale di una Procura Generale

della Repubblica, che non fornisce ordinariamente servizi ad una utenza esterna generalizzata,

ma ha rapporti con utenti qualificati quali possono essere avvocati, consulenti, fornitori che

per lo più sono interessati alla modulistica scaricabile dal sito (quali ad esempio il modello di

richiesta di certificato di espiata pena, i modelli relativi alle spese di giustizia, il modello di

richiesta di autorizzazione all’accesso nella cittadella giudiziaria).

Le linee di tendenza mostrano una lenta ma progressiva crescita del numero mensile

delle visite complessive (che comprendono i contatti ripetuti da uno stesso visitatore) e del

numero mensile di visitatori diversi.

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E’ stato anche definito, nel periodo in esame, un progetto di digitalizzazione degli

“Indici” dei fascicoli del Personale amministrativo. Tale progetto prevedeva inizialmente

la scansione dell’Indice cartaceo contenuto in ogni fascicolo personale e la creazione di files

informatici organizzati in un “archivio informatizzato di Indici” per una consultazione più

agevole e veloce. Circa l’80% degli Indici sono stati scansionati nel periodo in esame

Il progetto prevede un ulteriore sviluppo rappresentato della scansione dell’intero

fascicolo personale la cui consultazione sarà resa possibile dalla postazione lavorativa di

ciascun dipendente.

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13- FORMAZIONE DEL PERSONALE AMMINISTRATIVO

La Procura Generale ha aderito al Progetto VALORE PA 2016, promosso dall’INPS per

il finanziamento di Corsi di formazione in favore dei dipendenti iscritti alla Gestione unitaria

delle prestazioni creditizie e sociali. Grazie a tale progetto sono state formate 5 unità di

personale amministrativo appartenente all’area terza ed il Dirigente Amministrativo, senza

alcun costo per l’amministrazione.

Nell’ambito dei tirocini formativi in affiancamento a magistrati ai sensi dell’art. 73

legge 98/2013 l’ Ufficio ha inoltre organizzato il percorso di tre tirocinanti che hanno

concluso con esito positivo il tirocinio di diciotto mesi presso la Procura Generale di Palermo

nel mese di Settembre 2016. Dopo la puntuale verifica dei requisiti previsti dal decreto

interministeriale e dalla connessa circolare, è stato curato l’inoltro, al superiore Ministero, di

tutta la documentazione relativa alle borse di studio relative all’anno 2016 percepite dai

tirocinanti di tutti gli uffici requirenti del distretto.

Nell’ambito della programmazione 2016-17 è stato realizzato il seguente corso:

- Corso “ In <FormAzione ” Formazione in Ingresso per il Personale in Mobilità Esterna, Modulo 4 “Competenze relazionali: leadership e gestione dei gruppi negli Uffici Giudiziari” che ha avuto luogo il 12 e 13 dicembre 2016 presso l'Aula “Crescente” - Nuova struttura Palazzo di Giustizia - Palazzina M – piano terra.

Nell’ambito del Piano Nazionale 2016-2017 di formazione del personale amministrativo

sugli applicativi in uso negli Uffici Giudiziari per il settore penale sono stati realizzati i

seguenti corsi:

- “Corso di formazione per referenti degli uffici giudiziari sul Sistema Informativo della

cognizione penale (SICP) – Misure cautelari personali e reali e loro gestione” - Distretti di Palermo e Caltanissetta - che ha avuto luogo il 20 e 21 febbraio 2017 presso l’aula informatica del CISIA – Nuova struttura Palazzo di Giustizia – Corpo B – Terzo piano

- “Corso di formazione per referenti degli uffici giudiziari sul sistema per il Trattamento Informatico degli Atti Processuali” - Distretti di Palermo e Caltanissetta - che ha avuto luogo il 20 e 21 marzo 2017 presso l’aula informatica del CISIA – Nuova struttura Palazzo di Giustizia – Corpo B – Terzo piano

- “Corso di formazione per referenti degli uffici giudiziari sul Sistema Informativo della cognizione penale (SICP) per l’estrazione dei dati e dei modelli statistici in uso presso

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gli Uffici Giudiziari requirenti e giudicanti: Consolle e SIRIS” - Distretti di Palermo e Caltanissetta – che ha avuto luogo il 30 e 31 maggio 2017 presso l’aula informatica del CISIA – Nuova struttura Palazzo di Giustizia – Corpo B – Terzo piano

Il Modulo 4 “Competenze relazionali: leadership e gestione dei gruppi negli Uffici

Giudiziari” del corso Formazione in Ingresso per il Personale in Mobilità Esterna, è

stato realizzato nell’ambito delle attività di assunzione del personale che ha partecipato al

Bando di mobilità esterna pubblicato il 20 gennaio 2015. La Direzione Generale del Personale

e della Formazione - Ufficio II Formazione ha pianificato, con la collaborazione dei referenti

per la formazione decentrata, un programma formativo dettagliato di attività di sviluppo

professionale destinate sia al personale esterno in mobilità che al personale interno che

collabora alle attività di accoglienza e accompagnamento previste dal progetto stesso.

Nel nostro distretto oltre alla partecipazione di alcuni funzionari interni, che ricoprono

posizioni apicali e che hanno ulteriormente potenziato le loro competenze, hanno partecipato a

questo modulo del progetto 9 Funzionari provenienti dalla mobilità esterna, già

professionalizzato ma estraneo alla realtà ministeriale. Ciò ha permesso di favorire l’efficace

integrazione del personale in ingresso nella realtà degli uffici di destinazione.

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108

14- GESTIONE DELLE RISORSE ECONOMICHE, FINANZIARIE E

STRUMENTALI

Dopo l’entrata in vigore della riforma introdotta dalla Legge 23/12/2014, n. 190 (art. 1,

commi 526 e 527), la quale ha sancito, a decorrere dal 1 settembre 2015, il subentro del

Ministero della Giustizia nei rapporti concernenti le spese obbligatorie già di competenza dei

Comuni ex comma 2, dell'art. 1 della legge 24 aprile 1941, n. 392, necessarie al

funzionamento degli Uffici giudiziari, è stata delegata a questo Ufficio una copiosa attività

negoziale particolarmente impegnativa, sia per la novità dell’oggetto dell’appalto da affidare,

sia per il valore degli importi da porre a base di gara e che comportano procedure di evidenza

pubblica di speciale complessità da richiedere figure professionali e specifiche competenze

tecniche delle quali si registra una assoluta carenza, (invero, i RUP nominati dagli uffici

comunali per le relative procedure erano tutti ingegneri, architetti, geometri, ecc.), sia ancora

per il numero e l’estensione dell’ambito di operatività dei relativi contratti riguardanti tutti gli

Uffici requirenti dell’intero Distretto ora accentrati in capo alla Procura Generale ed in

precedenza di competenza delle singole amministrazioni comunali.

Nel periodo oggetto di rilevazione, l’attività volta al compimento delle procedure

contrattuali finalizzate all’approvvigionamento di beni e servizi di competenza del Reparto

Acquisti e Contratti è stata espletata principalmente facendo ricorso alle procedure telematiche

di acquisizione attraverso il portale acquistinretepa del Ministero dell’Economia e delle

Finanze, avvalendosi di specifici strumenti di acquisto come il MEPA (mercato elettronico

della pubblica amministrazione), e le Convenzioni Consip in attuazione dell’art. 26 della

Legge 23 dicembre 1999, n.488. Trattasi di strumenti di acquisto che attuano procedure di

scelta del contraente basate su sistemi di negoziazione interamente telematici, a cui le stazioni

appaltanti che sono Pubbliche Amministrazioni hanno l’obbligo, giuridicamente sanzionato, di

farvi ricorso in attuazione del Programma per la razionalizzazione degli Acquisti della P.A.

avviato con la Legge Finanziaria del 2000 con l'obiettivo di ottimizzare gli acquisti pubblici di

beni e servizi, ridurre i relativi costi e attribuire maggiore efficienza alle procedure di spesa.

Assolutamente marginale, è stato il ricorso ad acquisizioni al di fuori del portale

telematico, limitato esclusivamente alle eccezionali ipotesi consentite per mancanza di

Convenzioni attive o non reperibilità del bene o servizio nel Mercato Elettronico ovvero nelle

ipotesi di urgenza e contestuale modesto importo dell’acquisto comunque sempre inferiore ai

mille euro. In questi eccezionali casi si è adottata la procedura dell’affidamento sotto soglia, ai

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sensi dell’art. 36 D. Lgs. 18 aprile 2016, n. 50 (codice dei contratti pubblici) previa indagine

di mercato e con acquisizione di preventivi dalle ditte operanti nel settore merceologico del

bene o servizio di volta in volta da acquistare, pervenendo alla scelta del contraente in base

all’offerta che presentava il prezzo più basso, avendo sempre a parametro di riferimento il

rispetto del rapporto qualità/prezzo desunto dalle Convenzioni Consip o dai cataloghi

reperibili nel Mercato Elettronico della P.A. per analoghe tipologie di beni e servizi

comparabili con quelli oggetto della transazione.

Nel periodo oggetto di rilevazione, l’avvio delle procedure di approvvigionamento di

beni e servizi è stato preceduto da attenta e ponderata programmazione del fabbisogno

complessivo rappresentato dalle singole unità organizzative di questa Procura Generale, per il

tramite del Consegnatario-Economo, operando una stima delle effettive esigenze rapportate

all’esercizio finanziario di competenza. La rilevazione e la successiva rappresentazione del

fabbisogno alla competente Direzione Generale del Ministero è stata svolta attraverso

procedure distinte per tipologie di beni, quantitativo e costo presuntivo calcolato sulla base dei

prezzi rilevati dai cataloghi Consip o sul MEPA.

In particolare, le attività concernenti le procedure contrattuali finalizzate all’acquisizione

di beni e servizi svolte nel periodo in considerazione hanno riguardato:

- Acquisto di carta per apparecchiature di fotoriproduzione.

È da segnalare che a decorrere dall’esercizio finanziario 2012, sono stati trasferiti ai

Funzionari Delegati, mediante OA, i fondi destinati all’acquisto di carta per fotocopiatrici, di

toner e drum per stampanti e fax, nonché per l’acquisto di materiale igienico sanitario.

Pertanto, anche per queste tipologie di beni, le relative procedure di acquisto sono state

espletate in autonomia. Infatti, ottenuto l’accredito dei fondi, la procedura di acquisizione si è

avviata con formale Atto di Determina ai sensi dell’art. 32, comma 2, D. Lgs. 18 aprile 2016,

n. 50. La procedura di acquisizione si è svolta mediante ricorso al MEPA con Richiesta

D’Offerta (RDO) rivolta a 20 Operatori Economici abilitati al Mercato Elettronico ed

aggiudicata alla ditta che ha offerto il maggior ribasso sul prezzo posto a base di gara.

- Acquisto di toner e drum per stampanti e fax.

Anche per questa tipologia di beni, come sopra evidenziato, si è avuta l’assegnazione

diretta dei fondi con OA intestati al Funzionario Delegato, con plurime Determine è stata

disposta l’acquisizione. Si è provveduto all’acquisto con ricorso al MEPA attraverso n.2

Richieste D’Offerta rivolte, rispettivamente, la prima a 23 e la seconda a 16 Operatori

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Economici abilitati al Mercato Elettronico ed aggiudicate sempre con il criterio del maggior

ribasso offerto sul prezzo posto a base di gara.

- Acquisto di Materiale igienico sanitario.

Con Ordine di Accreditamento intestato al Funzionario Delegato di questa Procura

Generale sono state assegnate le risorse finanziarie destinate all’acquisto di materiale igienico

sanitario. L’acquisizione è avvenuta, previa emissione della Determina di rito, attraverso il

ricorso al Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione, con Richiesta D’Offerta

(RDO) rivolta a 16 Operatori Economici abilitati al Mercato Elettronico ed aggiudicata alla

ditta che ha offerto il maggior ribasso sul prezzo posto a base di gara. Si evidenzia che nella

fornitura è compreso, altresì, materiale di reintegro delle cassette di Pronto Soccorso la cui

tenuta è obbligatoria in ottemperanza alle disposizioni di cui al D.Lgs. 81/2008 in materia di

sicurezza sui luoghi di lavoro.

- Acquisto di materiale di cancelleria e beni di facile consumo.

Con Ordine di Accreditamento intestato al Funzionario Delegato di questa Procura

Generale e successivo piano di riparto endodistrettuale, sono state assegnate le risorse

finanziarie sul capitolo per spese d’ufficio destinate all’acquisto di materiale di cancelleria e

beni di facile consumo. L’acquisizione dei relativi beni, necessari ad assicurare la continuità

dei servizi, è avvenuta, previa emissione di plurime determine a contrarre, attraverso il ricorso

al Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione, con n. 7 Ordini Diretti di Acquisto

(O.D.A.).

Sempre nel periodo in considerazione è stata espletata una procedura di acquisizione

per la fornitura di carburante rete per autotrazione mediante Buoni Acquisto per le

autovetture in uso agli Uffici di procura del Distretto. Sono stati acquistati, con Ordine Diretto

in Convenzione Consip “Carburanti Rete – Buoni Acquisto 6”, a valere sul Lotto N°2,

aggiudicataria ENI SPA. da imputare sul cap. 1451.20. Sempre in convenzione Consip si è

provveduto ad acquisire su richiesta dell’ufficio automezzi le necessarie Fuel Card-Cartissima

Q8 da associare alle nuove autovetture assegnate in uso a questa Procura Generale per la

fornitura di Benzina senza piombo - Accise Ordinaria.

Per quest’ultima fornitura è stato necessario riferirsi espressamente a quanto indicato

nell'Ordine Diretto di Acquisto n.2567281 del 02/12/2015 – CIG: Z2F1751E2B – in adesione

alla Convenzione Consip CARBURANTE RETE - FUEL CARD 6 - LOTTO 5, anche con

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riferimento al quantitativo presunto di consumo di carburante stimato nel periodo di validità

del contratto.

In queste ultime menzionate ipotesi di ricorso alle Convenzioni consip, si precisa, la

Procura Generale non interviene come Stazione Appaltante ma come mera Amministrazione

contraente.

Per quanto concerne le accennate ipotesi residuali di mancato ricorso alle procedure

telematiche di acquisto esse hanno riguardato esclusivamente beni e servizi non forniti sul

portale acquistinretepa e, comunque, si è trattato di spese di modico valore nel limite di

importo consentito inferiore ai mille euro.

Nel periodo in considerazione, il reparto acquisti e contratti ha curato il servizio di

sorveglianza fisica e dosimetrica delle sorgenti radiogene degli impianti di sicurezza installati

negli edifici giudiziari di Palermo e Marsala (Palazzo di Giustizia sede principale, Uffici

Giudiziari di via Pagano, Tribunale di Sorveglianza, uffici ubicati nella Palazzina N, Aula

bunker di via Vittorio Bachelet, Aula bunker di via Remo Sandron, Palazzo di giustizia di

Marsala).

In particolare è stata svolta una procedura di affidamento sotto soglia per la stipula di un

contratto, per l’acquisizione del servizio di sorveglianza fisica delle sorgenti radiogene,

con l’Esperto Qualificato per tutti gli impianti sopra indicati. Si tratta di contratto

obbligatorio ai sensi del D. Lgs. 230/95 e s.m.i. connesso alla detenzione e all’uso di impianti

a rischio di esposizione a radiazioni ionizzanti.

Per soddisfare analoga esigenza di sicurezza, è stata svolta analoga procedura di

affidamento sotto soglia per l’acquisizione del servizio di Dosimetria ambientale presso

laboratorio di analisi dosimetriche Tecnorad S.u.r.l. di Verona. Si tratta di un servizio che

assicura un costante monitoraggio dei livelli di radiazioni negli ambienti in prossimità degli

impianti: i dosimetri ambientali opportunamente allocati vengono, con periodicità trimestrale,

prelevati e inviati, a cura di questo reparto, al laboratorio affidatario del servizio che effettua

le rilevazioni comunicando le risposte dosimetriche di cui viene presa scrupolosa annotazione

provvedendo, altresì, ad inoltrarle e sottoporle all’attenzione dell’Esperto Qualificato.

Con riguardo alle attività connesse agli obblighi ed agli adempimenti in materia di tutela

della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, il Reparto acquisti e contratti dell’Ufficio

ha svolto tutti gli atti della procedura finalizzata all’acquisizione dei servizi demandati al

Medico Competente di cui al D.Lgs.n. 81/2008 e s.m.i., per la durata di trentasei mesi,

facendo ricorso alla Convenzione Consip per la “Gestione integrata per la salute e sicurezza

sui luoghi di lavoro presso le PP.AA.” , in conformità all’offerta della ditta aggiudicataria del

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Lotto 6, di pertinenza territoriale, EXITone S.P.A. con sede legale in Augusta, di cui al Piano

Dettagliato delle Attività per l’importo pari a complessivi € 21.275,91=IVA esente. Il Piano

Dettagliato delle Attività, emesso in esito alla Richiesta Preliminare di Fornitura per le

specifiche esigenze di questa Procura Generale è stato preliminarmente sottoposto ed

approvato dalla competente Direzione Generale delle Risorse Materiali e delle Tecnologie del

Ministero della Giustizia ed infine si è proceduto all’acquisizione dei servizi demandati al

Medico Competente, attraverso specifico contratto attuativo in adesione alla predetta

Convenzione Consip. Sempre con riguardo alla materia di tutela della salute e della

sicurezza nei luoghi di lavoro, il Reparto acquisti e contratti ha gestito taluni aspetti di

esecuzione post negoziali relativi al contratto per l’affidamento dell’incarico di

Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione di cui al D.Lgs. n.81/2008 e s.m.i..

Trattasi di contratto con validità pluriennale, stipulato anteriormente al periodo oggetto di

rilevazione che è tuttora in corso di validità. Pertanto, gli adempimenti hanno riguardato la

regolarità della verifica di conformità della prestazione alle prescrizioni normative e

contrattuali in occasione della periodica richiesta di liquidazione del compenso pattuito ed a

tutte le incombenze connesse al pagamento: acquisizione del DURC, tracciabilità dei flussi

finanziari, eventuale verifica Equitalia, ecc..

Nel periodo oggetto di rilevazione, il reparto ha continuato a svolgere attività di

coordinamento e supervisione di tutta l’ordinaria attività contrattuale residua demandata agli

Uffici requirenti del Distretto, in particolare in materia di sicurezza delle sedi giudiziarie e

per l’acquisizione e la manutenzione dei relativi impianti. Per la delicatezza della materia è

stato costantemente assicurato il necessario supporto tecnico, di indirizzo e raccordo di tutte le

esigenze espresse dalle procure con il competente Ufficio ministeriale, provvedendo altresì,

nei debiti casi, a fornire apposita delega ai capi degli Uffici per lo svolgimento di tutte le

attività connesse all’espletamento delle procedure di acquisizione in esecuzione delle

specifiche determine. In questo particolare settore di intervento, le Procure rappresentano le

esigenze attraverso il Procuratore Generale, Autorità competente per la sicurezza, il quale

investe l’apposito Ufficio ministeriale corredando la richiesta con il prescritto parere motivato.

Il reparto ha, altresì, continuato a gestire e assicurare il servizio connesso all’adesione

alla Convenzione Consip telefonia mobile 4 per le esigenze di reperibilità del personale

amministrativo. Attività contrassegnata da notevole criticità che richiede un forte impegno di

tempo nell’affrontare e tentare di risolvere tutte le più disparate problematiche rappresentate

dal personale che fruisce del servizio con opzione Tim Duo in modalità Dual Billing abbinato

alle schede SIM aziendali. Tali problematiche risultano oltremodo aggravate per l’assenza di

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adeguato supporto da parte dell’operatore telefonico fornitore del servizio determinata dal

fatto che la Convenzione risulta scaduta ed in regime di proroga in attesa di una opportuna

migrazione alla Convenzione Consip Telefonia Mobile 6.

Per tutte le attività contrattuali descritte, nel periodo in considerazione, si è provveduto

ad acquisire n. 30 C.I.G. (Codice Identificativo Gara) presso il servizio SMARTCIG e

SIMOG (Sistema Monitoraggio Gare) del portale telematico dell’Autorità Nazionale

Anticorruzione (A.N.A.C.). Successivamente, come prescritto, si è provveduto a darne

tempestiva comunicazione ai fornitori per inserirli nelle relative fatturazioni ai fini

dell’assolvimento degli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari e per la correlativa

dichiarazione del conto corrente dedicato alle commesse pubbliche, ai sensi dell’articolo 3

della legge 13 agosto 2010, n. 13 (“Piano straordinario contro le mafie”).

All’esito delle procedure di affidamento, particolare attenzione è stata dedicata alla

complessa attività di gestione di tutti gli adempimenti relativi alle procedure post-contrattuali

connesse all’esecuzione degli atti negoziali fino alla verifica di conformità ed attestazione

dell’esatto adempimento delle prestazioni, presupposto indefettibile per il regolare successivo

pagamento delle fatture nei termini di legge.

Non si è, infine, mancato di dare ottemperanza all’assolvimento degli obblighi di

trasmissione delle informazioni all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), ai sensi

dell’art. 1, comma 32 della legge n. 190/2012 recante “Disposizioni per la prevenzione e la

repressione della corruzione e dell’illegalità nella Pubblica Amministrazione” e del D. Lgs.

33/2013 e Linee Guida ANAC del 28 dicembre 2016 in materia di trasparenza. La

normativa citata individua fra i settori ad elevato rischio di corruzione, quello relativo

alla scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi, anche con riferimento

alla modalità di selezione prescelta. Per i predetti procedimenti, le stazioni appaltanti sono

tenute a pubblicare nei propri siti web istituzionali una serie di informazioni, precisamente: la

struttura proponente; l’oggetto del bando; l’elenco degli operatori invitati a presentare offerte;

l’aggiudicatario; l’importo di aggiudicazione; i tempi di completamento dell’opera, servizio o

fornitura; l’importo delle somme liquidate. A tal fine, nel periodo oggetto di rilevazione, è

stato implementato da parte del Ministero un portale telematico, il SIGEG, che

periodicamente deve essere popolato dei dati richiesti ed attraverso il quale devono essere

adempiuti gli oneri di comunicazione e trasparenza. La mancata pubblicazione dei dati

richiesti è oggetto di comunicazione alla Corte dei Conti da parte dell’ANAC per l’attivazione

dei relativi procedimenti sanzionatori.

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114

Analogamente si è provveduto a fornire le prescritte comunicazione delle

informazioni sugli incarichi conferiti e/o retribuiti da questa Procura Generale a consulenti

esterni al fine di provvedere al loro inserimento nella banca dati della "Anagrafe delle

Prestazioni” del Dipartimento della Funzione Pubblica.

Altra onerosa attività è stata portata a compimento nei termini di scadenza prescritti del

5 giugno 2017 in relazione alla richiesta da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze

di comunicare i dati per l’indagine sulla rilevazione dei prezzi relativi a beni e servizi

acquistati e/o noleggiate dalle Pubbliche Amministrazioni. Rilevazione condotta in

modalità telematica, accedendo al sistema reso disponibile sul sito del Dipartimento

dell'Amministrazione Generale del Personale e dei Servizi.

Infine, nel periodo oggetto di rilevazione, si evidenzia che per effetto della accennata

riforma introdotta dalla Legge 23/12/2014, n. 190 (art. 1, commi 526 e 527), la quale ha

stabilito il subentro del Ministero della Giustizia nei rapporti concernenti le spese

obbligatorie necessarie al funzionamento degli uffici giudiziari già di competenza dei

Comuni ex comma 2, dell'art. 1 della legge 24 aprile 1941, n. 392, è stata delegata a questo

Ufficio una gravosa attività negoziale che ha riguardato:

- la stipula di contratti attuativi con Ordine Diretto di acquisto in adesione alla

Convenzione Consip per la fornitura dei servizi di Telefonia Mobile 6 per gli Uffici

giudiziari requirenti del Distretto di Palermo;

- la stipula di contratti attuativi con Ordine Diretto di acquisto in adesione alla

Convenzione Consip per la fornitura dei servizi di Telefonia Mobile 6 per la Procura

della Repubblica di Palermo;

- la stipula del contratto, con procedura negoziata senza previa pubblicazione di bando,

ai sensi dell’art. 36 D. Lgs. 18 aprile 2016, n.50, per l’affidamento del servizio di

vigilanza armata degli Uffici Giudiziari aventi sede nel territorio del comune di

Agrigento;

- la stipula del contratto, con procedura negoziata senza previa pubblicazione di bando,

ai sensi dell’art. 36 D. Lgs. 18 aprile 2016, n.50, per l’affidamento del servizio di

vigilanza armata notturna degli Uffici Giudiziari aventi sede nel territorio del comune

di Sciacca e di vigilanza armata degli Uffici NEP del Tribunale di Termini Imerese;

- procedura di “proroga tecnica” per il periodo 01/01/2017 - 30/06/2017 per il servizio

di vigilanza armata degli Uffici Giudiziari di Agrigento;

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- procedura di acquisto di SIM-CARD per l’attivazione di utenza di telefonia mobile con

Ordine Diretto di acquisto in adesione alla Convenzione Consip per la fornitura dei

servizi di Telefonia Mobile 6 per le esigenze della Procura della Repubblica di

Sciacca;

- procedura di acquisizione del servizio per la configurazione di postazione di lavoro

informatiche (n.114 desktop e n. 27 laptop), con affidamento diretto ex art. 36, comma

2, lett. a) del D. Lgs. 50/2016 tramite “Trattativa Diretta” sul Mercato elettronico

della Pubblica Amministrazione.

Nel corso delle complesse menzionate procedure ci si è imbattuti in questioni che hanno

dato origine a dei subprocedimenti con carattere di assoluta novità e di inedita problematicità.

Si sono affrontate e gestite, non senza difficoltà, tematiche come il soccorso istruttorio,

esercizio di diritto di accesso agli atti della procedura negoziale, verifica delle offerte

anomale ex art. 97 D.Lgs.50/2016, contestazioni in tema di verifica della sussistenza dei

requisiti di ordine generale in capo all’aggiudicatario, ecc..

Concludendo, occorre evidenziare che, nel corso del periodo oggetto di rilevazione, la

disciplina degli appalti pubblici è stata contrassegnata da una turbolenta produzione normativa

che ha procurato disorientamento anche tra gli addetti ai lavori più navigati: il Decreto

Legislativo 18 aprile 2016, n. 50, (nuovo codice dei contratti) ha abrogato e sostituito

integralmente la precedente disciplina dettata dal D. Lgs. 163/2006, ha disposto, altresì,

l’abrogazione parziale, graduale e differita del Regolamento n. 207/2010 contenente le

modalità di attuazione del vecchio Codice; il nuovo codice dei contratti non prevede un

regolamento d’attuazione ma uno strumento innovativo e più snello demandando all’ANAC di

emanare delle Linee Guida a carattere vincolante, oltre a quelle a carattere non vincolante con

valore di mere raccomandazioni. Avvalendosi di tale potestà l’ANAC ha emesso ben 7 Linee

Guida di specificazione e di dettaglio della normativa dettata dal nuovo codice. Tuttavia, ad

appena un anno dall’entrata in vigore del nuovo codice dei contratti, è stato emanato il

Decreto legislativo 19 aprile 2017, n. 56 cosiddetto “decreto correttivo” al Codice dei

contratti. Il provvedimento è costituito da 131 articoli che introducono numerose e profonde

modifiche al Codice dei contatti di cui al d.lgs. 18 aprile 2016, n. 50. In particolare sono

apportate modifiche a 128 dei 220 articoli; sono effettuate nei 128 articoli quasi 450

modifiche, e l’ANAC si è dovuta rimettere al lavoro per aggiornare alla luce delle nuove

disposizioni le Linee Guida n.3, n.4, n.5, n.6 già emanate.

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Ovviamente tutto nell’ottica di una maggiore efficacia, efficienza, semplificazione ed

accelerazione delle procedure ed ottimizzazione della spesa pubblica.

Invero, l’ordito normativo tracciato dal nuovo Codice sottolinea con enfasi la necessità

di una riorganizzazione della committenza pubblica valorizzando la fase della

programmazione delle esigenze pubbliche, la centralizzazione e l’aggregazione della

domanda, ma la novità più rimarchevole, che più ci riguarda direttamente, consiste nella

previsione di una necessaria qualificazione delle Stazioni Appaltanti espressamente

prescritta dall’art. 38 del Codice. L’obiettivo è quello di avere stazioni appaltanti capaci di

governare in modo efficace l’intero ciclo di vita dei contratti per far fronte ad affidamenti che

richiedono committenze sempre più specialistiche.

È evidente che livelli di efficienza plausibili non possono prescindere dall’assumere

nuovi modelli organizzativi innervati da risorse umane professionalizzate, dotate delle

necessarie competenze tecniche e costantemente formate, tutti aspetti reclamate con forza dal

rinnovato assetto normativo, per governare con efficacia i nuovi processi di gestione degli

affidamenti pubblici e per marginalizzare il rischio di fenomeni corruttivi e di spreco delle

risorse pubbliche.

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117

INDICE

PREMESSA pag. 2

Cap. 1 - STATISTICHE DELLE PRINCIPALI ATTIVITÀ E PROVVEDIMENTI IN

MATERIA PENALE pag. 4

Cap. 2 - AVOCAZIONE DELLE INDAGINI PRELIMINARI

PERIODO 1° LUGLIO 2016 – 30 GIUGNO 2017 pag. 9

Cap. 3 - RISOLUZIONE CONFLITTI TRA PP. MM. DEL DISTRETTO pag. 12

Cap. 4 - PRINCIPALI ATTIVITÀ E PROVVEDIMENTI IN MATERIA CIVILE pag. 15

Cap. 5 - MODULI ORGANIZZATIVI DELLA PROCURA GENERALE pag. 18

Cap. 6 - PROCESSI PENALI DI MAGGIOR RILIEVO pag. 24

- REATI DI MAFIA pag. 24

- OMICIDI E TENTATI OMICIDI ORDINARI pag. 36

- DELITTI CONTRO LA P.A. E DELITTI CONTRO IL PATRIMONIO PUBBLICO pag. 38

- PROCEDIMENTI CONCERNENTI COINVOLGIMENTI ILLECITI DI

ESPONENTI DELLE FORZE DELL’ORDINE ATTINTI DA CONDANNE

PENALI PERCHÉ O MILITARI INFEDELI, O FIANCHEGGIATORI DELLA

MAFIA. pag. 42

- DELITTI CONTRO L’ECONOMIA pag. 43

- REATI CONTRO LE FASCE DEBOLI CON VIOLENZE SESSUALI pag. 45

- ALTRI REATI pag. 47

Cap. 7 - MISURE DI CONTRASTO ALL’ECONOMIA CRIMINALE pag. 49

- MISURE DI PREVENZIONE pag. 49

Cap. 8 - RAPPORTI GIURISDIZIONALI CON LE AUTORITÀ STRANIERE

IN MATERIA INTERNAZIONALE pag. 72

- Riconoscimento sentenze penali straniere - Mod. 14 pag 75

- Esecuzione all’estero di sentenze penali straniere - Mmod.13 Trasferimento detenuti - Certificato di cui all’art. 4 del citato D.to L.vo n.161/2010 pag 77

- Evoluzione del diritto in materia di cooperazione penale in campo Europeo. Nuove competenze e procedure pag 80

- Rete Giudiziaria Europea pag 82

Cap. 9 - ESECUZIONI PENALI

a) Esecuzioni penali in generale pag 83 b) Demolizione immobili abusivi pag 84

Cap. 10 - AFFARI GENERALI pag. 88

Cap. 11 - ATTIVITÀ SVOLTA IN MATERIA DI SICUREZZA pag. 94

Page 118: Procura Generale della Repubblica di Palermo · Corte di Appello (penali e civili) 74 94 Corte di Assise di Appello 10 13 Tribunale di Sorveglianza Partecipazioni ad udienze 9 11

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Cap. 12 - INFORMATIZZAZIONE DELLA PROCURA GENERALE

NELL’ANNO 2016/2017 pag. 101

Cap. 13 – FORMAZIONE DEL PERSONALE AMMINISTRATIVO pag. 106

Cap. 14 – GESTIONE DELLE RISORSE ECONOMICHE, FINANZIARIE E STRUMENTALIpag. 108