Procedendo nell'itinerario meditativo sui documenti del ... · ai decreti Ad Gentes sull'attività...

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Procedendo nell'itinerario meditativo sui documenti del Concilio Vaticano II, dopo le tappe dedicate alla rilettura delle costituzioni dogmatiche DVe LG, giungiamo alla co- stituzione pastorale Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (GS), così denominata dalle parole iniziali del testo latino. Siamo di fronte all'ultimo dei sedici documenti votati dai Padri, promulgato da papa Paolo VI il 7 dicembre 1965, gior- no precedente la solenne conclusione del Concilio, insieme ai decreti Ad Gentes sull'attività missionaria della Chiesa (AG), Presbyterorum Ordinissul ministero e la vita'dei presbi- teri (PO) e alla dichiarazione Dignitatis Human.e sulla liber- tà religiosa (DH). La costituzione GS, insieme alle altre tre (di cui ci resta il commento alla Sacrosanctum Concilium), fa parte delle quattro colonne dell'edificio conciliare su cui si reggono tut- ti gli altri dodici documenti (decreti e dichiarazioni). È quel- lo più esteso, forse il più importante, tanto che, a detta degli studiosi, costituisce l'apice magisteriale del Vaticano Il. Di fronte ai suoi novantatré articoli, infatti, si prova quasi un senso d'inadeguatezza, tanto è vasta la sua trattazione e nu- merosi gli argomenti di cui la costituzione si occupa. Diciamo da subito, però, che la GS non è un testo acca- demico riservato esclusivamente agli "addetti ai lavori", ma un documento ecclesiale molto bello, persuasivo per il modo con cui gli argomenti sono trattati, affascinante per la spe-

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Procedendo nell'itinerario meditativo sui documenti delConcilio Vaticano II, dopo le tappe dedicate alla riletturadelle costituzioni dogmatiche DVe LG, giungiamo alla co-stituzione pastorale Gaudium et Spessulla Chiesa nel mondocontemporaneo (GS), così denominata dalle parole inizialidel testo latino.

Siamo di fronte all'ultimo dei sedici documenti votati daiPadri, promulgato da papa Paolo VI il 7 dicembre 1965, gior-no precedente la solenne conclusione del Concilio, insiemeai decreti Ad Gentes sull'attività missionaria della Chiesa(AG), Presbyterorum Ordinissul ministero e la vita'dei presbi-teri (PO) e alla dichiarazione Dignitatis Human.e sulla liber-tà religiosa (DH).

La costituzione GS, insieme alle altre tre (di cui ci restail commento alla Sacrosanctum Concilium), fa parte dellequattro colonne dell'edificio conciliare su cui si reggono tut-ti gli altri dodici documenti (decreti e dichiarazioni). È quel-lo più esteso, forse il più importante, tanto che, a detta deglistudiosi, costituisce l'apice magisteriale del Vaticano Il. Difronte ai suoi novantatré articoli, infatti, si prova quasi unsenso d'inadeguatezza, tanto è vasta la sua trattazione e nu-merosi gli argomenti di cui la costituzione si occupa.

Diciamo da subito, però, che la GS non è un testo acca-demico riservato esclusivamente agli "addetti ai lavori", maun documento ecclesiale molto bello, persuasivo per il modocon cui gli argomenti sono trattati, affascinante per la spe-

ranza che infonde a chiunque vi si accosta 'nel desiderio discoprire il perché della sua fama. Confesso, personalmente,di avere provato queste sensazioni quando l'ho letto per in-tero e di portarle ancora nel mio animo dopo tanto tempo.La sua lettura e meditazione, in effetti, arricchisce tutti i let-tori affascinandoli con quella visione alta del cristianesimoe della società contemporanea, poiché senza negare gli aspet-ti problematici e complessi del mondo moderno, con la suacorrente benefica di ottimismo e di simpatia, motiva a pen-sare e agire ancora di più, infondendo negli animi il deside-rio di contribuire a quel vero "rinnovamento" umano e so-ciale tanto auspicato dal Concilio.

Attraverso questa proposta di lettura continua, scoprire-mo in prima persona trattarsi di un testo molto articolatonella sua struttura generale, ricco di motivi di riflessione ed'impegno apostolico, ancora attuale nella maggior partedelle sue analisi intorno ai principali problemi del mondocontemporaneo, esposti nella seconda parte dedicata ad Al-cuni problemi più urgenti (nn. 47-90), e che nella prima par-te, intitolata La Chiesa e la vocazione dell'uomo (nn. 11-45),si erge sulle contingenze di ogni epoca storica. Queste duegrandi parti sono entrambe precedute da un Proemio (nn.1-3; n. 46) e incorniciate da un'introduzione generale moltobella che, proprio perché espone sinteticamente La condizio-ne dell'uomo nel mondo contemporaneo (nn. 4-lO), ci trascinapersuasivamente con sé lungo un percorso che termina conuna sorprendente breve Conclusione (nn. 91-93).

Riguardo al termine "pastorale" con cui questa costitu-zione viene chiamata, per capirne il senso e la motivazionedovremo fare attenzione all'importante nota iniziale appostaallo stesso titolo. Nella sua spiegazione di considerare comeun tutto unitario i nove capitoli che compongono le due par-ti del documento, si mostra evidente il motivo per cui papaGiovanni decise di indire il Concilio Vaticano II. Fu lui, in-fatti, a voler imprimere al passo della Chiesa quel famosobalzo innanzi nella penetrazione del deposito dottrinale del-la rivelazione e un più coraggioso dialogo con il mondo con-

temporaneo alle prese con una vastità enorme di problemi,fatto che lo persuase a coinvolgere più attivamente tutta lacomunità ecclesiale con «le gioie e le speranze, le tristezze ele angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e ditutti coloro che soffrono» (cfr. GS 1)1.

A questo proposito, aggiungiamo anche l'importanzadel titolo finale scelto, ossia costituzione pastorale sulla Chie-sa nel mondo contemporaneo, frutto di un serrato dibattitotra i Padri su quale atteggiamento la Chiesa dovesse assu-mere nei confronti del mondo moderno. La maturazionedi quella lunga discussione portò alla scelta di non conti-nuare a contrapporsi ad esso, limitandosi per lo più a emet-tere solo condanne, ma di cercare un confronto sereno ecostruttivo per discutere insieme sui gravi problemi che at-tanagliavano l'umanità, così che - memori delle parole dipapa Giovanni - si potesse «immettere l'energia perenne,vivificante, divina del Vangelo nelle vene di quella che èoggi la comunità urnana-".

In modo particolare, perciò, noteremo l'abbandono diuna certa rigidità e di un linguaggio cosiddetto clericale uti-lizzato dalla Chiesa per relazionarsi ai principali movimenticulturali e filosofici che hanno segnato la storia del pensiero

ITutta la GS vuoi essere una fedele applicazione di quanto disse papa Gio-vanni nel suo famoso discorso inaugurale del Concilio l'l! ottobre 1962, intito-lato Gaudet Mater Ecclesia (<<Lasanta madre Chiesa gioisce»), in cui espose il suosenso di "pastorale" da arrribui re al Vaticano Il: «i:: necessario che questa dottri-na certa e immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita epresentata in modo che risponda alle esigenze del nostto tempo ... Bisognerà at-tribuire molta importanza a questa forma e; se sarà necessario, bisognerà insiste-re con pazienza nella sua elaborazione; e si dovrà ricorrere a un modo di presen-tare le cose che più corrisponda al magistero, il cui carattere è preminentementepastorale». Per chi volesse leggerlo per intero può riferirsi a AAS, 54 (1%2), pp.786-795 e, per chi vuole approfondirne il senso, al mio Alla scoperta del ConcilioVaticano Il Il programma d'azione per il cristiano del nostro tempo, edito nel 2010da Sugarco (MI), pp. 75-79.

'Queste parole sono tratte dalla costituzione Humnne Salutis, promulgata il24 dicembre 1961, con cui papa Giovanni stabiliva la convocazione del prossimoConcilio Ecumenico Vaticano Il. Per chi desidera leggere tutto il testo rimandia-mo a AAS 54 (1962), pp. 5-13. Per chi vuole approfondire la situazione dellaChiesa e del mondo al tempo del Concilio, cfr. il mio testo Alla scoperta delConcilio Vaticano J/(cit.), alle pp. 41-55.

3Cfr. PAOLO VI, Omelia nella IX Sessione del Concilio (7 dicembre 1965), inConcilio Vaticano JI. Documenti, LEV, Città del Vaticano 1998, pp. 1362-1383.Si ntesi del discorso e commento si possono leggere nel mio Alla scoperta delConcilio Vaticano Il (cit.), alle pp. 164-168 .

. 4 Questa sarà lirnposrazione che Giovanni Paolo II farà propria fin dalla suapnma enciclica, Intitolata Redemptor Hominis (4 marzo 1979), in cui, riprenden-do il messaggio di Paolo VI esposto nell'Ecclesiam Suam (6 agosto 1964), rilan-cerà la centralità del mistero di Cristo per la vita degli uomini e delle donne delnostro tempo.

rente e piagato nel corpo e nello spirito, l'altro, il mondo, ri-c?iede attenzione cordiale e accoglienza misericordiosa, spe-cialrnente - come amava dire papa Giovanni - verso gli "er-ranti e i peccatori".

Probabilmente fu proprio per questo spirito, che pervadetutto il documento, che la GS suscitò un interesse partico-lare fin dal suo primo apparire, a dimostrazione di un feliceconnubio tra la voce di Cristo nei Vangeli e quella della Chie-sa nel magistero dei suoi pastori, tra la preoccupazione difarsi capire e la volontà di discernere, alla luce dello SpiritoSanto, i "segni dei tempi" (altro termine di papa Giovanni)che reclamano la presenza e l'azione dei cristiani nel mondo,pur senza essere del mondo (cfr. Gv 17,14), per mostrare neifatti la pertinenza e l'attualità della parola di Dio lungo ilsuccedersi di ogni epoca storica.

Attenta a "distinguere e unire" il piano della creazione equello della redenzione, la GS assume decisamente tutta ladensità e la particolarità dei tempi e degli ambienti di vita,trascinando la comunità cristiana al seguito del Verbo di Dioche si è fatto uomo ed è entrato "nella" storia, dischiudendol'orizzonte spesso angusto e limitato dell'uomo contempora-neo, volendo persuaderlo a dare risposta alle domande disenso: «Che cosa è l'uomo? Qual è il significato del dolore,del male, della morte, che malgrado ogni progresso conti-nuano a sussistere?» (GS lO). È un invito, perciò, a cammi-nare insieme proprio a partire dalle domande fondamentaliche reclamano, in ogni tempo, nuove modalità di rispostecomuni, nella persuasione che senza collaborazione il futurodell'umanità sarà senz'altro più incerto, oscuro e difficile.

Convinta dell'urgenza non più procrastinabile di riallac-ciare un doveroso e necessario rapporto con il mondo, la Chie-sa in questa costituzione muove i suoi passi a partire propriodalle questioni universali del rispetto della dignità della per-sona umana (cap. l) e della sua interdipendenza con la socie-tà (cap. 2), esponendo, quindi, quale sia il senso dell'attivitàdegli uomini nell'universo (cap. 3) e quale il servizio che de-sidera offrire al mondo, insieme all'aiuto che riceve da esso

degli ultimi secoli. In diverse questioni osserveremo il supe-ramento della mera difesa dal «rnodernismo» antico e nuovoe avremo modo di considerare in più punti quanto dirà Pao-lo VI nel suo grande discorso finale del Concilio, ossia che«l'uomo è la via della Chiesa» e, quindi, è necessario tornarea guardare con simpatia all'umano se si vuol essere sino infondo discepoli di Chi per amore si è fatto uomo". Apprez-zeremo così la sottolineatura a più riprese del rispetto per ladignità della persona umana e della sua libertà", e saremoaffascinati dal desiderio della Chiesa, in continuità con quan-to esposto nella costituzione Lumen Gentium, di proseguirenel «dialogo» con la comunità umana su temi che, al di làdelle contingenze storiche, toccano la vita nelle sue questio-ni fondamentali.

In tutta la GS si respira, dunque, l'aria nuova del Conci-lio, antica quanto all'ispirazione soprannaturale dello Spiri-to di Dio, ma nuova quanto al rilancio della missione pasto-rale della Chiesa nel mondo. Pur riprendendo temi tradizio-nali, essi, però, sono resi più persuasivi persino per la novitàdella scelta di un linguaggio che permette di rendersi com-prensibili e prossimi a un'umanità che si desidera servire, peroffrire motivi di fiducia e di speranza in mezzo alla comples-sità dei problemi contemporanei.

Entrambi, quindi, la Chiesa e il mondo, hanno bisognol'una dell'altro per camminare "nella storia" in fraterna e co-struttiva collaborazione nell'edificazione del regno di Dio:se l'una ha assoluto bisogno di riascoltare più profondamen-te la chiamata a imitare più da vicino lo stile di servizio delsuo divino Maestro, che si è fatto «servo» dell'uomo soffe-

(cap. 4). S'impegna, perciò, a mettere in luce la dignità e lapromozione del matrimonio e della famiglia (cap. 5), il valo-re della cultura (cap. 6), auspicando miglioramenti nella vitaeconomico-sociale (cap. 7), nell'impegno politico (cap. 8) e,infine, nella comune promozione della pace (cap. 9)5.

In merito alla sua redazione, diciamo (come abbiamo giànotato) che essa fu laboriosa e non priva di sofferta parteci-pazione. da parte dei vescovi che, in seguito al rifacimentodegli schemi iniziali, si videro sottoporre la discussione del-lo schema XVII, intitolato «Principi e azione della Chiesaper promuovere il bene della societàs", Ulteriormente cam-biato nella numerazione (schema XIII) e nel titolo (Costitu-zione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo), fu oggetto pertre anni di discussioni dentro e fuori l'aula, di ripetute vota-zioni e rifacimenti, giungendo all'approvazione finale del 7dicembre 1965, giorno precedente la chiusura ufficiale delConcilio, con la votazione a grande maggioranza di 2391 sì,75 voti contrari e 7 schede nulle.

Aggiungiamo anche che due importanti documenti in-fluirono nel lungo processo della sua elaborazione: l'ultimaenciclica di papa Giovanni, Pacem in Terris, scritta 1'11 apri-le 1963, due mesi prima della sui! morte, e la prima di PaoloVI, Ecclesiam Suam del 6 agosto 1964, scritta proprio mentrepiù ferveva il dibattito dentro l'aula e nelle commissioni. En-trambi i testi, anche se da angolature diverse e in tempi sue-

cessivi, diedero un forte impulso all'esame dello schema XIII,favorendo l'approfondimento delle questioni concernenti lapace e la giustizia sociale, l'impegno politico e la convivenzatra i popoli, il dialogo dentro e fuori la Chiesa, la messa afuoco di quella che, anche grazie al lavoro affidato a una ri-stretta équipe redazionale, costituirà la successione dei capi-toli del testo definitivamente approvato e, quindi, promul-gato dal papa?

Abbiamo così un documento importante, venuto alla lucenonostante le difficoltà dovute all'ampiezza del materiale sucui lavorare e la scarsa disponibilità di tempo a disposizione;un documento prezioso perché in esso continua a risuonarealta la voce della Chiesa nel tempo dopo il Concilio, nel cam-mino storico dell'umanità; un testo che custodisce il suo de-siderio di condividere con tutti il «messaggio di salvezza» ri-cevuto da Cristo (cfr. GS 1).

Entrando nel merito degli argomenti trattati e poterneapprezzare il suo intramontabile valore, accenniamo al fattoche, oltre alla "storicità" molto evidenziata in tutte le partidel documento, si noterà il profondo equilibrio cercato inogni argomentazione al fine di superare il duplice rischio diun integralismo rigido e di un'apertura acritica a qualsiasi"novità". Nella prima parte, perciò, se persino l'impiego deltermine «vocazione» esce dall'ambito del linguaggio eccle-siale per riferirsi a quello della creazione e all'essenza dellanatura umana, si vuole proporre una visione dell'uomo (an-tropologia) non giustapposta al Cristo (cristologia), ma in-trinsecamente connessa e portata a compimento dal mistero5 Per amore di precisione, i nove capitoli sono indicari con una numerazione

diversa, che si rifà alla divisione della cosriruzione in due parri: così ai primiquattro capitoli della prima paree (dal n. I al n. 4), seguono nella seconda, dedi-cara ad Alcuni problemi più urgenti, gli altri cinque a partire nuovamenre dal n. l.

6 È urile sapere che il 9 luglio 1960 era stato inviaro alle Commissioni e aiSegrerariari l'elenco degli argomenri che, per volere del papa, dovevano esseresrudiari. Dopo due anni di assiduo lavoro, furono da quesri elaborar i 75 schemisu vari argomenri di natura dorrrinale e disciplinare, il cui numero fu ridono a22. lnviari ai Padri pochissimo rempo prima dell'inizio del Concilio, dopo il 7dicembre 1962, su sollecirazione dei cardinali Monrini, Lercaro, Suenens, Dopf-nel' e Léger, fu approvata una nuova lista di schemi preparatori ridotti a 17. Eccoperché la GS fu infine nominata schema XITI e non più XVII. Per approfondi-menti cfr. quanto scritto dall 'Archivisra del Concilio Vaticano II, V. CARBONE,Il Concilio Vaticano Il. Preparazione della Chiesa al Terzo Millennio, in Quadernide L'Osservatore Romano, Città del Vaticano 1998, pp. 17-24.

7 Da srudi e da testimonianze dei protagonisti sappiamo che il lavoro finaledi redazione della GS fu affidato a mons. P. Haubtmann, segretario per l'infor-mazione dellcpiscoparo francese, futuro rettore dell'lnsritut carholique di Pari-gi, a padre J.B. Hirschmann, reologo gesuira tedesco di Francoforte, a padre R.Tucci, direttore di Civiltà Cattolica e futuro cardinale, al canonico C. Moeller diLovanio, coordinati da mons. G. Philips, anch'egli di Lovanio. Per il contributodi padre Tucci, ad esempio, si può leggere l'inreressanre articolo-intervista a fir-ma di F. Rrzzr, pubblicato su Avvenire il 21/04/2011, intitolato 190 anni delcardinale gesuita Tucci. Quando Pinochet ingannò Wojtyla. P. Tucci, oltre allepersonalità citate, ha ricordato a questo proposito pure il giovanissimo KarolWojtyla e i domenicani francesi M. D. Chenu e Y.M. Congar.

del "nuovo Adamo", giungendo ad affermare che «in realtàsolamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce ilmistero dell'uomo» (GS 22).

Alla domanda, quindi, circa la verità dell'uomo (chi è l'uo-mo?) e qual è la sua vocazione e destino - questioni moltosentite a quel tempo sul piano filosofico e portate avanti dal-le correnti dell'esistenzialismo, del personalismo e dell'uni-versalismo" -la GS risponde che la persona di Cristo, il Ver-bo incarnato (non solamente, dunque, la sua dottrina o il suoesempio), svela allo stesso tempo il mistero di Dio come Padree, pienamente, «il mistero dell'uomo a se stesso, facendogliconoscere la sua altissima vocazione» (cfr. GS 22).

Si prosegue argomentando che l'uomo, mosso dalla gra-zia e nell'esercizio della sua libertà redenta, può apprenderela verità su se stesso e sugli altri, cosl da riconoscersi parte diuna «comunità» d'intenti e di destino; la Chiesa (secondoquanto già esposto in LG) costituisce, nel mondo, il segno elo strumento della presenza e dell'agire di Cristo, "sacramen-to" del suo essere e agire tra gli uomini; la comunità cristia-na vuole essere al servizio della fraternità universale tra gliuomini, aiutandoli a diventare tutti figli di un unico Padreche «vuole la salvezza di tutti, giungendo alla conoscenzadella verità» (cfr. lTm 2,4).

Si afferma più volte, perciò, che la Chiesa «mira solo acontinuare, sotto la guida dello Spirito consolatore, l'opera

8 Con esistenzialismo s'intende descrivere un movimento culturale sorto inFrancia subito dopo la seconda guerra mondiale. Le sue radici si ritrovano nelpensiero del danese S. Kierkegaard (1813-1855), che negava praticamente ognipossibilità di conoscenza dell'essere e riduceva l'uomo alla sua esistenza. Con iltermine personalismo si descrive un altro movimento di pensiero francese, an-ch 'esso dei primi anni trenta del secolo scorso, rappresentato dai filosofi E.Mounier e J. Marirain: l'uomo gode di diritri inalienabili ed è in rapporro con latotalità dell'essere e della comunità umana. Con uniuersalismo ci si riferisce allaconcezione che ritiene gli individui e le parti come esistenti all'interno di unacomplessità omogenea e, perciò, il singolo o il particolare si realizza solo in rap-porto con il tutto. Da questi accenni possiamo intuire la vastità del rerroterraculturale in cui si colloca la GS e il valore della sua novità. Per ulteriori appro-fondimenti, tra le numerose pubblicazioni a proposito, si può leggere l'agevoletesto (sia pur datato) di B. MONDIN, Le teologie del nostro tempo, Edizioni Paoli-ne, Alba 1975.

stessa di Cristo» (cfr. GS 3), ossia a servire gli uomini, per-ché scoprano il loro posto e impegno nel mondo, senza no-stalgie di ritorno all'antico né fughe inrirnistiche o visualitroppo ristrette. Se l'edificazione del futuro di Dio nell'oggidella storia si compirà pienamente solo nell'al di là dei «cielie terra nuovi» (cfr. 2Pt 3,13), esso, tuttavia, inizia con l'at-tenzione alla densità e concretezza nel "già" presente "qui eora", cosicché tensione escatologica, chiara visione sull'uomoe su Dio, senso della Chiesa, si richiamano a vicenda e sonoprofondamente connesse.

Questi profondi legami e impegni sono presentati con lapersuasività di chi desidera andare oltre la sola affermazionedi principi dottrinaii per proporre più realisticamente uncammino di crescita per la persona umana e la società nelsuo insieme, proprio grazie all'incontro con Cristo che vivenella Chiesa e nella storia, stimolando a un impegno comu-ne nei confronti di tutta la realtà sempre nuova e mutevoledel mondo, con la luce e la forza che vengono dalla rivela-zione di Dio.

Nella seconda parte della GS si affrontano, quindi, nelconcreto e in modo molto ricco alcuni "problemi più urgen-ti" del vivere umano (da qui il senso dell'aggettivo "pastora-le" richiamato all'inizio del testo), privilegiando la dignitàdel matrimonio e della vita familiare (cap. I); la promozionedi una cultura che valorizzi "i beni e i valori" della natura aservizio di tutti (cap. II); la visione di un'economia che ten-ga presente «la dignità della persona umana, la sua vocazio-ne integrale e il bene dell'intera società» (cap. II!); sottoli-neando l'impegno della comunità politica «nel campo cheriguarda i diritti e i doveri di tutti nell'esercizio della libertàcivile e nel conseguimento del bene comune» (cap. IV); au-spicando l'edificazione della comunità delle nazioni attraver-so un più deciso coinvolgimento di tutti gli uomini «conanimo rinnovato alla vera pace» (cap. V).

Per dirla con le parole di Paolo VI, pronunciate nel suoimportante discorso il giorno dell'approvazione finale dellaGS, in questa costituzione «il magistero della Chiesa, pur

non volendo pronunciarsi con sentenze dogmatiche straor-dinarie, ha profuso il suo autorevole insegnamento su unaquantità di questioni, che oggi impegnano l~coscien.zae l'at-tività dell'uomo»; esso ci insegna cosa vuol dire che «li nostroumanesimo si fa cristianesimo, e il nostro cristianesimo si fareocentrico»; ci persuade che «per conoscere Dio bisogna co-noscere l'uomo», ossia bisogna amarlo «non come strumento,ma come primo termine verso il supremo termine trascen-dente, principio e ragione di ogni amore-".

"Rileggendo" di seguito tutta la costituzione, ci rende.re-mo conto che forse anche l'accusa ad essa rivolta di eccessivoottimismo non è poi così del tutto fondata; a ben osservare,ci accorgeremo che il Concilio non ha voluto per nulla na-scondere o sminuire i problemi, ma li ha voluti affrontarecon quell'atteggiamento che dovrebbe caratterizzare ogni no-stro giudizio sulla storia e sugli uomini, dunque più globalee profondo: porre l'accento, infatti, sempre unicamente s~quanto non va, limitarsi alla denuncia pessimistica delle SI-

tuazioni, non risolve certo le grandi questioni che ancora esempre più assillano l'umanità e la comunità cristiana.

Ci sarà, perciò, possibile apprendere quella precompren-sione positiva, sia pure critica, dei malesseri e delle ingiusti-zie che, proprio a causa di una fede ricca di speranza, i~du-ce all'ascolto, sprona a una prossimità caritatevole, sostienenella testimonianza lieta e instancabile della "bella notizia"per tutti. Ecco perché la Chiesa, nonostante le tante e ricor-renti infedeltà e peccati dei suoi membri, continua a esserenel mondo «sorgente inesauribile di quelle forze di cui haassoluto bisogno il nostro tempo» (cfr. GS 43).

In umiltà e collaborazione con tutti, disposti comunquesempre a perdonare quanti ci si oppongono (cfr. GS 44), ri-troveremo in queste pagine la magna charta del rapporto au-

tentico e fecondo tra la fede e la vita, la luce che ci sostienenell' impegno nei diversi settori della vita sociale, i nostri le-gami con i fratelli non cristiani e non credenti.

Allo stesso tempo, capiremo pure cosa voglia dire essere"coscienza critica" dei complessi fenomeni della vita contem-poranea, impareremo a essere "proferici", non nel senso - co-me disse papa Giovanni all'inizio del Concilio - di «annun-ziare eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine delmondo», ma in quello più evangelico, dunque più umano evero, di mostrare nei fatti prossimità e accoglienza caritate-vole vera con tutti, disposti piuttosto a pagare di persona chelimitarsi a criticare o a dire "non c'è più niente da fare"!

Auguro, quindi, a tutti i lettori di ricavare da questo com-mento meditativo sulla GS quanto mi convince sempre dipiù sulla necessità di ritornare alla "lettera" delle parole delConcilio. Potremo così - come ha detto papa Benedetto XVInell'omelia pronunciata durante l'Eucaristia per l'aperturadell'eAnno della fede», giovedì 11 ottobre 2012 - cammina-re nel mondo quali "sapienti viaggiatori", equipaggiati sola-mente di ciò che è essenziale, ossia del Vangelo e della fededella Chiesa, di cui i documenti del Concilio Vaticano IIsono luminosa espressione, come pure lo è il Catechismo del-la Chiesa Cattolica (CCC), al quale, anche in questo caso, cisiamo rifatti al termine di ogni meditazione.

Rispondiamo così all'invito del papa a «entrare più pro-fondamente nel movimento spirituale che ha caratterizzato ilVaticano II, per fado nostro e portarlo avanti nel suo verosenso», cosa alla quale ci stiamo dedicando da diverso tempo.

9 La citazione è tratta daU:Allocuzione nell'ultima sessione pubblica del Conci-lio Vaticano II, (martedì, 7 dicembre 1965) di Paolo VI, che si può leggere perintero in Concilio Vaticano II (Documenti), LEV, Città del Vaticano 1998, pp.1362-1383 e di cui si può trovare un breve commento nel mio Alla scoperta delConcilio Vaticano !I (cit.) , pp. 164-168.