Principi delleconomia e linee evolutive del pensiero economico Lezione 1 del modulo introduttivo di...

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Principi dell’economia e linee evolutive del pensiero economico Lezione 1 del modulo introduttivo di Economia politica a cura di R. Capolupo e G. Ferri

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Principi dell’economia e linee evolutive del pensiero economico

Lezione 1 del modulo introduttivo

di Economia politica

a cura di R. Capolupo e G. Ferri

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Di cosa si occupa l’economia?• L’economia è la scienza che studia il modo in

cui la società alloca in maniera ottimale le risorse scarse tra vari usi alternativi

• Poiché le risorse della società sono insufficienti a soddisfare i bisogni pressoché illimitati degli individui l’economia studia le scelte che individui e imprese devono attuare per decidere come utilizzare i fattori produttivi disponibili e l’ammontare dei beni da produrre

• Come vengono attuate queste scelte?

• Attraverso i meccanismi di allocazione e distribuzione delle risorse scarse

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Meccanismi di allocazioneSono essenzialmente due:• Se l’intervento dello Stato è limitato: economie di

libero mercato (tutti i paesi occidentali con vario grado di intervento statale). Meccanismo che caratterizza le economie capitalistiche : USA, Europa, Asia

• Se i mercati liberi sono assenti e le scelte di produzione e scambio sono prese dallo Stato: economie pianificate o centralizzate (es. URSS e paesi comunisti fino al 1989 ma oggi sono anche queste economie di mercato)

N.B.: Se a fianco di mercati liberi lo Stato ha grosso peso nelle scelte di produzione e scambio: economie miste

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Economie di mercato

• Riconoscimento dei diritti di proprietà

• scambio volontario

• prezzi sono lo strumento attraverso il quale le scelte vengono attuate

• le variazioni dei prezzi sono i segnali attraverso i quali sia i consumatori sia le imprese adeguano il loro comportamento alle mutate esigenze del mercato

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I 10 principi di base dell’economia

1. Scelte alternative

2. Costo opportunità

3. Principio di razionalità

4. Principio degli incentivi

5. Vantaggi dello scambio

6. Efficienza del mercato

7. Ruolo dello Stato

8. Principio del benessere economico

9. Relazione tra moneta e livello dei prezzi

10. Trade-off tra inflazione e disoccupazione

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1. Scelte alternative

Il principio di base per compiere una scelta è il confronto tra costi e benefici che da tale scelta derivano.

Se vi sono due sole possibili azioni, x e y: quale scegliamo? Si confrontano costi (C) e benefici (B):

1) Se C(x) > B(x) e C(y) > B(y) nessuna è conveniente;

2) Se C(x) = B(x) e C(y) = B(y) ambedue indifferenti;

3) Se C(x) < B(x) e C(y) > B(y) preferito x e se C(x) > B(x) e C(y) < B(y) preferito y;

4) Se C(x) < B(x) e anche C(y) < B(y) varrà {[B(x) – C(x)] – [B(y) – C(y)]}

< 0 preferito x, indifferenza o preferito y

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2. Costo opportunitàIl costo opportunità (marginale) di un bene (o servizio) è

dato dalla quantità di altri beni (o servizi) a cui si deve rinunciare per poter ottenere una unità addizionale del bene

Se due azioni si escludono a vicenda (scegliendo x si è costretti a rinunciare a y) allora il valore di y è il costo opportunità di x

Esempio: si può andare a sciare (con un costo di 300 euro e un beneficio di 400 euro) oppure lavorare (guadagnando 200 euro). Qual è il costo opportunità di andare a sciare? CO(x) = 300 + 200 =500 In questo caso costo opportunità > beneficio (400)

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3. Razionalità e principio marginaleEssere razionali significa scegliere in base al criterio costi-benefici.

Ciò esclude considerazioni di tipo altruistico (es. far contenti gli altri, far la cosa “giusta”)

Gli economisti, in altre parole, studiano il comportamento dell’Homo Oeconomicus — modello di comportamento stilizzato di un individuo che prende decisioni in base all’interesse individuale

La razionalità implica il ricorso al principio marginale: Infatti le decisioni si rivelano ottimali se si confrontano le variazioni marginali che scaturiscono dalla ns azione (es. nel decidere se produrre un’unità in più di un bene, si considera il costo marginale, vale a dire il costo aggiuntivo per produrre quella unità in più e lo si confronta con il ricavo marginale

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Esempi• Laurea triennale o specialistica?

Confrontare il costo marginale di un anno di scolarizzazione aggiuntivo (perdita del salario) con il beneficio marginale (opportunità di un lavoro migliore a un salario più elevato)

• Impresa aerea:

costo totale viaggio aereo = 100.000 euro; posti aereo = 100; costo medio del viaggio CT/n. posti= 100.000/100 = 1.000 euro

Supponete che prima del decollo ci siano 10 posti vuoti. Conviene alla compagnia aerea vendere biglietti a un prezzo inferiore al costo medio? Sì se il prezzo è superiore al costo marginale (incremento del costo totale per effetto di un incremento unitario del numero dei passeggeri)

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4. Principio degli incentiviNelle loro scelte di produzione e consumo gli individui

rispondono agli incentivi. Vediamo qualche esempio:- Gli interventi dello Stato introducono incentivi importanti: (i) tasse più (meno) alte su un bene ne scoraggiano

(favoriscono) il consumo; (ii) i sussidi alla disoccupazione sostengono i consumi dei

disoccupati, ma scoraggiano la loro ricerca di lavoro.- L’ordinamento dà incentivi attraverso regolamenti e leggi: (i) codice stradale scoraggia parcheggi abusivi con multe; (ii) leggi anti-inquinamento comminano sanzioni alle

imprese che inquinano l’ambiente

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5. Vantaggi dello scambio

La possibilità di procurarsi altri beni scambiando quelli da lui prodotti permette all’individuo di specializzarsi nella produzione di ciò che sa fare meglio

Specializzandosi in ciò che sa fare meglio, l’individuo riesce a produrre quel bene a costi più bassi

Se tutti gli individui specializzano la propria produzione in ciò che sanno fare meglio, i costi della produzione di tutti i beni si riducono

Ma il presupposto perché ci possa essere questa forma di specializzazione è che, attraverso gli scambi, ci si possa procurare da altri ciò che non produciamo noi stessi

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6. Efficienza del mercatoL’intuizione più importante della scienza economica è che il

perseguimento dell’interesse individuale coincide con la realizzazione del bene comune (ottimo sociale)

Ciò è possibile grazie al meccanismo dei prezzi (se liberi e non amministrati) che coordina le scelte di produzione e consumo decentralizzate nei mercati

È questo il meccanismo della “mano invisibile” proposto da Adam Smith: pur scegliendo in modo egoistico, consumatori e produttori, come se fossero guidati da una mano invisibile, determinano i risultati ottimali per la società nel suo complesso efficienza economica

N.B.: ciò non vale sempre: es. se vi sono esternalità non colte dai prezzi (cfr. sotto)

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7. Ruolo dello Stato

Ma se il meccanismo dei prezzi e del libero mercato è così efficiente nel raggiungere ottimo individuale e sociale, perché si osservano in realtà interventi dello Stato? Quand’è che tali interventi sono giustificati?

L’intervento dello Stato è giustificato se vi sono “fallimenti del mercato” (quando il libero mercato non riesce ad allocare le

risorse in modo efficiente, non funziona la mano invisibile), es.: (i) esternalità (l’azione di un individuo influenza il benessere di un

altro) (es. il libero meccanismo dei prezzi è incapace di indurre un’impresa chimica a non inquinare servono leggi);

(ii) potere di mercato (un soggetto è in grado di distorcere i prezzi di mercato a proprio vantaggio) (es. monopolista serve Antitrust)

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8, 9 e 10: gli ultimi tre principi8. Il benessere di un Paese dipende dalla sua capacità di

produrre beni e servizi — Le enormi differenze nel tenore di vita tra paesi dipendono da differenze di produttività (quanti beni/servizi l’individuo produce nell’unità di tempo). A loro volta, le differenze di produttività dipendono dalle differenze nella dotazione di capitale fisico, capitale umano e tecnologia

9. Relazione tra prezzi e moneta: i prezzi aumentano quando aumenta la quantità di moneta in circolazione — si ha inflazione (aumento generalizzato e continuo livello dei prezzi)

10. Nel breve periodo si ha un trade-off tra inflazione e disoccupazione (noto come curva di Phillips)

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Uno sguardo di sintesi ai 10 principi dell’economia

DECISIONI INDIVIDUALI 1. Individui devono scegliere tra alternative

2. Il costo di qualcosa è ciò cui si deve rinunciare per averla

3. Gli individui razionali pensano “al margine”

4. Gli individui rispondono agli incentivi

INTERAZIONE TRA INDIVIDUI 5. Lo scambio può dare benefici a tutti

6. I mercati sono di solito efficienti per organizzare l’attività

economica7. Talora l’intervento dello Stato migliora i risultati

di mercato

FUNZIONAMENTO ECONOMIE 8. Il benessere di un paese dipende dalla sua capacità di produrre beni e servizi9. I prezzi aumentano quanto lo Stato stampa troppa

moneta

10. Nel breve periodo i sistemi economici sono costretti a scegliere tra inflazione e disoccupazione

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Linee evolutive pensiero economico (1)

Negli ultimi 200 anni vi sono state varie fasi di evoluzione (e consolidamento) del pensiero economico in risposta a:

• Sorgere di nuovi problemi cui fornire risposta• Necessità generalizzare/rendere più rigorosi principi già

formulati• Ricerca di fondamenti empiricamente più solidi• Evoluzione dei sistemi economici• Cambiamenti nell’ideologia del tempo

Si contano 4 fasi principali:1. Scuola classica (1750-1870; principali esponenti: Adam

Smith, David Ricardo, Karl Marx, Robert Malthus, John S. Mill)Il fondamento della scuola classica è l’ideologia liberale. L’ottica è quella di ricercare le determinanti della crescita economica.

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Linee evolutive pensiero economico (2)

2. Scuola neoclassica o marginalista (1870-90; principali esponenti: Karl Menger, Stanley Jevons, Irving Fisher, Alfred Marshall, Leon Walras, Vilfredo Pareto, Knut Wicksell)Ancora basata su ideologia liberale; si assume che l’economa sia in equilibrio di pieno impiego. L’ottica si sposta su uso efficiente di risorse date, lasciando la crescita economica dipendere da fattori esterni (es. crescita popolazione, progresso tecnico)

3. Scuola keynesiana (1920-60; John M. Keynes e seguenti)Impostazione liberale ma si apre un ruolo cruciale per lo Stato: lasciata a se stessa, l’economia può collocarsi in equilibri di sotto-impiego politiche economiche interventiste possono riportare verso il pieno impiego. L’approccio è macro-economico (di sistema) e non più centrato sul comportamento individuale. Sintesi neoclassica-keynesiana (anni 1950-60)

4. Sviluppi contemporanei (1970-; sia in micro che in macroeconomia)

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Tra microeconomia e macroeconomia (1)

La microeconomia studia come il sistema determina: (i) che cosa e quanto produrre; (ii) come produrre; (iii) per chi produrre

Il problema centrale è quello di rendere compatibili bisogni degli individui e scarsità delle risorse disponibili. Sono risorse scarse quelle non disponibili in quantità illimitata e con prezzo non nullo (es. terra, lavoro, macchinari), mentre sono beni non economici quelli che hanno prezzo zero (es. aria).

Nelle economie di mercato, tale problema viene risolto con le interazioni tra imprese (produzione, offerta), consumatori (consumo, domanda) e governo (regole); le risorse sono allocate sulla base del meccanismo dei prezzi.

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Tra microeconomia e macroeconomia (2)

Approcci positivo e normativo all’economia:

- l’economia positiva descrive i fenomeni economici così come essi si presentano (es. l’economista prevede che un aumento delle tasse su un bene ne farà crescere il prezzo);

- l’economia normativa descrive ciò che dovrebbe essere, ovviamente sulla base di certe convinzioni (es. si raccomanda di ridurre le tasse ai ricchi per accelerare la crescita economica)

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Tra microeconomia e macroeconomia (3)

Ma come si distinguono microeconomia e macroeconomia?

- la microeconomia studia il comportamento economico degli individui (consumatori e produttori) e di particolari mercati e industrie; attenzione speciale ai prezzi relativi tra beni;

- la macroeconomia studia i problemi che riguardano il sistema economico nel suo complesso. Tutti i mercati vengono aggregati fino a considerare un solo mercato dei beni, uno del lavoro, uno della moneta ecc.

Pur non essendo una scienza esatta (ove vigono modelli esatti di comportamento e verifiche di laboratorio sono possibili), bensì una scienza sociale, anche l’economia usa sia modelli di comportamento sia verifiche empiriche

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ModelliPer studiare il comportamento degli agenti sul

mercato ci avvaliamo di modelli economici che:

• sono rappresentazioni stilizzate dell’economia e dei mercati;

• trascurano i dettagli;

• sono composti da grafici ed equazioni;

• semplificano la realtà al fine di migliorare la nostra capacità di comprenderla.

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Due tipi di variabili

• ENDOGENE: quelle variabili che il modello vuole spiegare e determinare (nel mercato prezzi e quantità sono variabili endogene)

• ESOGENE: sono grandezze considerate date (es. nel mercato degli affitti, talora il prezzo è un “equo canone” determinato esogenamente mentre le quantità sono variabili endogene). Nei modelli macro le variabili esogene sono rappresentate dalle politiche di governo