Primo Piano nov-dic 2010 n 11-12

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CRONACA Olio ... di gomito pag. 2 SANITA’ Il futuro è la Casa della salute pag. 8 CULTURA 30 Spettacoli 30 al Traetta pag. 34 Periodico di cultura, politica e attualità - www.primopiano.info - Numero 11 /12 - Novembre Dicembre 2010 - Anno XV - N. 147 - Sped. in abbonamento postale 70% filiale di Bari Novembre - Dicembre 2010 2,00 euro servizio a pag. 32

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online il numero di dicembre

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Comparto ad alta sismi-cità, l’agricoltura conserva ancora il suo ruolo di colon-na portante dell’economia lo-cale, soprattutto nel settore dell’olivicoltura, da sempre intrecciata alle vicende della città.

Ad impreziosire questo legame indissolubile, l’an-niversario della cooperativa Cima di Bitonto, fiore all’oc-chiello della produzione olea-ria locale che, con i suoi 160 soci, ha celebrato proprio in questi giorni i cinquant’anni dalla fondazione.

L’evento è stata l’occa-sione per un interessante dibattito sulle problema-tiche dell’ambito olivicolo, focalizzando l’attenzione in particolare sulle potenzialità commerciali, in un mercato dominato sempre più dalla grande distribuzione.

Moderati dal direttore di Telenorba Verde-Agri7, Roberto De Pedro, sono in-tervenuti il dott. Francesco De Palo (presidente “Cima di Bitonto”), il sen. Giovan-ni Procacci, il sindaco Valla, il vicesindaco e assessore all’agricoltura Damascelli, e gli on. Paolo De Castro e Ser-

Olio... di gomitoTanta fatica, costi elevati, scarso profitto: il settore olivicolo è sempre più in crisi

gio Silvestris, rispettivamen-te presidente e componente della commissione Agricoltu-ra del parlamento europeo.

Ma l’autunno in agricol-tura è anche tempo di bilan-ci, o meglio di diagnosi, sul-lo stato di salute del settore primario, che ha nell’olio il suo core business.

A tracciarne il “quadro cli-nico”, Domenico Damascelli, assessore al ramo nonché imprenditore olivicolo.

“Una prima criticità è cer-to il basso prezzo dell’olio -commenta Damascelli-, troppo esiguo per remune-rare i costi di produzione. Il valore di mercato è determi-nato da una vera e propria asta al ribasso, monopolizza-ta dalle grandi aziende, che spesso vendono olio adulte-rato o di dubbia provenien-za, azzerando la competiti-vità dei frantoiani, che per sopravvivere sono costretti a svendere un prodotto di as-soluta qualità”.

E a chi suggerisce di espor-tare il nostro olio all’estero, ad esempio in Oriente, pun-tando su un mercato di nic-chia, l’assessore risponde con un dato, forse inaspetta-

to: la produzione nazionale e, di riflesso, quella locale non sono in grado di soddisfare il fabbisogno del Bel Paese.

Ma quali strade percorre-re per ridare fiato ad un mer-cato ormai asfittico e, quin-di, dignità al duro lavoro di tanti addetti, dai braccianti alle piccole e medie imprese del settore?

“Innanzitutto bisogna cercare di mettere attorno a un tavolo tutta la filiera, con l’assessorato regionale all’agricoltura a fare da pro-motore e interlocutore prin-cipale, coinvolgendo, allo

di Francesco Daucelli

stesso tempo, la grande di-stribuzione nel fare squadra ed evitare la nefasta corsa al ribasso. A livello cittadi-no, data la forte incidenza sul tessuto socio-economico dell’agricoltura, con cinque-mila addetti e 3400 aziende, è necessario un impegno su due fronti: da un lato, la cre-azione di momenti che valo-rizzino la commercializzazio-ne dell’olio; dall’altro, e sarà questo il prossimo obiettivo dell’assessorato, suggellare il binomio olivicoltura-cultu-ra”.

Intanto, confermata la seconda edizione del Festi-val dell’olio, promossa dallo stesso Damascelli, che si ter-rà il prossimo febbraio (alla chiusura della campagna olearia), resta in piedi l’ipote-si del consorzio di categoria che, nonostante le sollecita-zioni del sindaco Valla, sten-ta ancora a concretizzarsi.

L’assessore lancia, infine, una provocazione. “L’agri-coltura è un settore di cui non si può fare a meno e che coinvolge il 50% degli italia-ni. Cosa succederebbe se gli agricoltori incrociassero le braccia? Di sicuro una pa-ralisi dell’economia, poiché bloccherebbe un enorme comparto formato da lavo-ratori dipendenti, consorzi, associazioni, organi di con-trollo e aziende dell’indotto. E’ necessario, pertanto, il riconoscimento di pari digni-tà al mondo agricolo rispet-to all’industria, oltre ad un maggiore interesse da parte dei livelli istituzionali più elevati, pur riconoscendo i segnali positivi contenuti nell’ultima legge di stabili-tà e l’ottimo lavoro svolto in Europa dalla coppia De Ca-stro-Silvestris, bypassando gli steccati politici”.

Foto G. Loporto

Il presidente del “Cima di Bitonto”, dott. De Palo, consegna una targa per i cinquant’anni dell’oleificio all’on. De Castro. A sin. il direttore di Verde-Agri7, De Pedro

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La sicurezza di nuovo al centro del dibat-tito pubblico.

Questa volta, però, a causa di polemici “scambi di opinione” tra rappresentanti del-le forze dell’ordine.

D’accordo, l’incidente “diplomatico” sembra oggi superato, ma l’intesa operativa tra le figure istituzionali, preposte alla tu-tela dell’ordine pubblico, appare in qualche modo appannata.

E’ il commissario di polizia Francesco Triggiani ad “inaugurare” la disputa, dichia-rando agli organi di stampa che “da tempo ho segnalato agli enti competenti, senza al-cuna risposta, che le telecamere di sorve-glianza posizionate in città non forniscono più alcuna immagine alla sala operativa del commissariato, per decisione unilaterale della polizia municipale”.

Lo stesso dirigente evidenzia poi di aver constatato, in questi mesi, “la totale assen-za sul territorio dei vigili urbani, soprattutto nelle ore serali dopo le 20, quando è più fa-cile riscontrare reati”.

Non si fa certo attendere la replica della polizia municipale, che, in una nota congiun-

Se la sicurezza è terreno di scontroIl commissario pungola i vigili; immediata la replica

ta a firma del comandante, degli ufficiali e di tutti gli agenti, precisa come durante la visita ispettiva, presso il comando, del dott. Giannella, dirigente generale del ministero degli Interni, per la verifica delle instal-lazioni informatiche disposte dallo stesso ministero nell’ambito del PON sicurezza 2007-2013, “l’alto dirigente notava la pre-senza delle immagini sui monitor, trasmesse dalle telecamere montate in città, appren-dendo da un funzionario dei vigili che le stesse immagini venivano trasmesse anche alla sala operativa del commissariato”, gra-zie ad una stazione remota fatta installare diversi anni fa a spese del comune.

In quella sede, il dott. Triggiani (stando allo stesso comunicato) segnalava che le immagini non giungevano più al commissa-riato e che il rappresentante ministeriale provvedeva successivamente ad interpellare la ditta installatrice (Sitel srl di Foggia) per verificare il funzionamento delle telecame-re.

Per la cronaca, ad oggi sono 12 gli occhi elettronici dislocati nei vari quartieri, cui se ne aggiungeranno a breve altri 16 in fase di

collaudo, per un totale di 28 telecamere.“Presuntuosa e fuori da qualsivoglia

correttezza istituzionale, tesa ad offendere e disconoscere il lavoro silenzioso che gli operatori di polizia locale quotidianamen-te svolgono, tra mille difficoltà”, la replica stizzita a Triggiani delle sigle sindacali rap-presentative dei vigili.

“Occorre ribadire che la polizia munici-pale non è inquadrata tra le forze di polizia -spiegano i sindacati- come lo sono la polizia di stato o i carabinieri, e che per legge gli addetti alla polizia municipale collaborano con le forze di polizia di stato nell’ambito delle proprie attribuzioni, a titolo di impie-gati comunali atipici, che non devono affatto sostituirsi alle forze di polizia, come spesso invece accade”.

U fuoco di fila, insomma, a cui il com-missario Triggiani si limita ad opporre una laconica risposta: “Ne prendo atto. Ma, ad oggi, sono ancora in attesa, sul mancato in-vio delle immagini, di una risposta scritta da parte del comando dei vigili e del sindaco”.

Per il dirigente della polizia di stato si tratterebbe, in buona sostanza, di un gran polverone, del tutto ingiustificato rispetto a quanto contestato: “lasciare la città incusto-dita dopo le otto di sera significa davvero esporla ad un gran numero di reati, intesi nell’accezione più ampia, non solo nel sen-so restrittivo di quelli collegati alle attivi-tà malavitose”, spiega, vantando peraltro un’ottima sintonia con le altre forze di poli-zia, carabinieri e guardia di finanza.

A quest’ultimo riguardo Triggiani fa rife-rimento alla copertura del territorio per l’in-tera giornata, grazie alla concreta sinergia tra le volanti di polizia, carabinieri e fiamme gialle, e anticipa uno specifico programma di monitoraggio del centro antico, affidato agli agenti che presidiano a piedi la città, ai quali si affiancheranno, molto probabilmen-te, i carabinieri con le stesse funzioni.

Un occhio vigile sul quartiere più a ri-schio che, come spiega il commissario, si deve avvalere, inoltre, di ogni iniziativa di carattere sociale, soprattutto per il recupe-ro dei minori, in piena sinergia con le isti-tuzioni che agiscono sul territorio, in primis le parrocchie che svolgono un’opera davvero meritoria.

di Pasquale Bavaro

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A.A.A. dirigente cercasi. Così recite-rebbe l’ipotetico annuncio all’ingresso di Palazzo Gentile, nel disperato tentativo di far fronte alle gravi lacune della pianta or-ganica.

Da tempo, infatti, la gestione delle proce-dure di competenza dell’ente locale incontra rilevanti e, talvolta, insormontabili ostacoli nella grave carenza di personale qualificato. Con ricadute senz’altro negative, in termini di celerità dei procedimenti amministrativi (il pensiero corre veloce alle pratiche della nuova zona 167 o alle gare d’appalto delle opere pubbliche) e di efficienza complessiva della struttura comunale.

Negli ultimi mesi, se possibile, la situa-zione si è fatta ancor più cupa, per il con-corso di restrittive novità legislative e pen-sionamenti di dirigenti “storici”.

“La manovra correttiva contenuta nel decreto legge n.78 dello scorso luglio, poi convertito nella legge n.122/2010 -spiega l’assessore al personale Nicola Antuofermo, titolare inoltre della delega alle finanze- ha introdotto numerose misure in materia, de-stinate ad affiancarsi alle norme del cosid-detto “decreto Brunetta”: dalla riduzione ulteriore delle spese per il personale alla razionalizzazione e snellimento delle strut-ture burocratiche, attraverso accorpamenti di uffici; dal contenimento delle dinamiche di crescita della contrattazione integrati-va alla soppressione della derogabilità dei limiti di spesa per il personale. Senza di-menticare, a partire dal prossimo anno, la contrazione al 20% degli esborsi corrispon-denti alle cessazioni di rapporti di lavoro, in-tervenute nell’esercizio precedente, laddove si stabilisca l’acquisizione di nuove risorse umane”.

A queste innovazioni generali si aggiun-ge, per il nostro comune, il recente collo-camento in quiescenza, nell’arco di appena qualche mese, di ben tre dirigenti di lungo

La paralisi? Il rischio è davvero graveMa il problema personale è all’ordine del giorno a Palazzo Gentile

di Pasquale Bavaro

corso: la dott.ssa Abbadessa (a capo delle ripartizioni servizi sociali e demografici, pubblica istruzione e cultura), il dott. De Santis (alla guida degli uffici affari generali, contenzioso e personale) e il dott. Granieri (responsabile delle aree urbanistica e asset-to del territorio). Pensionamenti che hanno imposto una ridistribuzione delle funzioni tra il personale apicale ancora in organico: e così, il dott. Padovano, oltre ai servizi fi-nanziari, si trova oggi a gestire “ad interim” i dipartimenti di pubblica istruzione, cultura e fondi strutturali, mentre al segretario co-munale dott. Bonasia sono stati affidati gli ambiti affari generali, contenzioso, persona-le, servizi sociali e demografici.

Gli altri due dirigenti attualmente in servizio sono l’ing. Remine (chiamato al comando dei lavori pubblici, il Suap e l’am-biente) e il dott. De Paola (comandante dei vigili urbani e, da poco, al vertice del settore economico).

Una carenza evidente di figure qualifi-cate, solo in parte compensata dal cospicuo numero di funzionari-categoria D.

“L’amministrazione -osserva Antuofer-mo- sta cercando le soluzioni più appropria-te al problema, nella volontà di rispettare alcuni obiettivi di fondo: l’accorpamento dei settori comunali, di fatto ridotti a sei, il re-clutamento di nuove risorse umane e la va-lorizzazione delle professionalità interne. A breve, inoltre, saranno risolti alcuni dubbi di interpretazione delle leggi in materia e, con la collaborazione dei sindacati di categoria, sicuramente si riuscirà a dare un rinnovato assetto organizzativo alla pianta organica, così da offrire servizi migliori alla cittadi-nanza”.

L’auspicio concreto è di pubblicare entro fine anno avvisi pubblici per l’assunzione di nuove leve nella macchina amministrativa, così da scongiurare il rischio di una vera pa-ralisi delle procedure burocratiche.

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La solidarietà, vero motore della nostra realtà sociale, ha dato impulso al progetto della società Mobilità gra-tuita garantita (Mgg); un nuovo mezzo di trasporto, con funzione di taxi so-ciale, è stato donato alla Pubblica as-sistenza da ben 50 esercizi commer-ciali, e non solo, aderenti all’iniziativa. La sensibilità degli sponsor unitamen-te all’amministrazione comunale con-sente, così, alle persone con limitate capacità motorie, che non dispongono di un mezzo proprio, di fruire di un trasporto idoneo e sicuro.

TAXI SOCIALE

di Pasquale Bavaro

L’espressione “patto di stabilità” è entrata ormai stabilmente nel vocabola-rio della politica, poiché i vincoli che ne derivano condizionano pesantemente le azioni amministrative e la predisposi-zione del bilancio di un comune.

Ogni misura in ambito economico, pertanto, è chiamata (suo malgrado) a confrontarsi con i legacci del famigera-to patto, o comunque viene pensata per assicurare la stabilità finanziaria.

In questa prospettiva si colloca an-che il consiglio tributario, la cui isti-tuzione è stata approvata nelle scor-se settimane all’unanimità dall’assise comunale, con specifico regolamento. Tale organismo, sorto in ottemperanza alla manovra finanziaria d’estate (legge n.122/2010), affonda le sue radici nel terreno della partecipazione degli enti locali al recupero dell’evasione fiscale e contributiva.

“La misura, adottata recependo al-cuni suggerimenti della minoranza -il-lustra l’assessore alle finanze Nicola Antuofermo - prevede che l’agenzia delle entrate competente per territorio, prima di procedere alla notifica nei confronti di contribuenti persone fisiche di accer-tamenti sintetici, chieda ai comuni in-formazioni integrative, al fine di deter-minare maggiori imponibili economici. Un ruolo quest’ultimo che sarà assolto appunto dal consiglio tributario, for-mato da tre componenti selezionati con apposito avviso pubblico, riconoscendo alla struttura comunale, in cambio della collaborazione prestata, un premio pari al 33% delle più elevate somme riscos-se a titolo definitivo, per i tributi statali come per le sanzioni”.

Sempre in ambito finanziario, ha de-stato molto interesse la recente delibera di giunta, con la quale si è autorizzata la cessione “pro soluto” a banche e in-termediari finanziari dei crediti vantati dai fornitori nei riguardi del comune. Un provvedimento che mira a fronteg-giare le crescenti difficoltà dell’ente, a causa dei limiti di spesa fissati proprio dal patto di stabilità, nel rispettare i ter-mini di pagamento delle varie imprese, che erogano opere e servizi in favore del-la struttura amministrativa. La schema di funzionamento appare molto sempli-

L’ombra lunga del patto di stabilitàPer rispettarne i vincoli, consiglio tributario e cessione di crediti alle banche

ce: il titolare di crediti liquidi, di impor-to compreso tra 5 mila e 150 mila euro, ha la possibilità, previo rilascio di cir-costanziata attestazione, di richiedere alle banche convenzionate il versamen-to delle somme dovute, impegnandosi a pagare per almeno 12 mesi gli interessi concordati e agevolati.

Alla scadenza dell’anno, poi, sarà il comune a versare all’istituto bancario l’intero ammontare già erogato al for-nitore. “La delibera di giunta -commen-ta Antuofermo- nasce dalla ricerca di strumenti efficaci, volti ad assicurare l’assolvimento delle obbligazioni giuri-diche contratte per somministrazioni, forniture e appalti di beni, lavori e ser-vizi, mediante afflusso di liquidità dal settore bancario”.

Sulla reale incisività della misura, tuttavia, non sono mancate critiche pungenti da parte dell’opposizione. “L’intervento -attacca il consigliere Pd Emanuele Pinto- perde ogni efficacia positiva nel momento in cui non è ac-compagnato ad una seria programma-zione di contenimento della spesa e reperimento delle risorse finanziarie. E non mi risulta che la giunta Valla abbia fatto nulla in merito. Tale operazione, pertanto, si risolve in un mero ed irre-sponsabile differimento dei pagamenti a futura memoria, come specchio dell’al-legra gestione che il governo cittadino sta ponendo in essere sin dalla data di insediamento, quando ha ereditato un ente con oltre 14 milioni di euro di at-tività per avanzi di amministrazione. Ho il timore che le politiche economico-finanziarie della maggioranza abbiano l’unico obiettivo di rinviare il più pos-sibile il pagamento delle passività, sca-ricando così una patata bollentissima sugli esecutivi che verranno”.

In questo quadro, tra l’altro, non gio-va certo la notizia del mancato rispetto, in sede di assestamento di bilancio, del patto di stabilità, ma l’assessore Antuo-fermo ostenta serenità. “Siamo in attesa di ricevere dalla Cerin eventuali avvisi di accertamento per Ici e Tarsu e rite-niamo di incassare, a breve, maggiori oneri di urbanizzazione alla luce del si-curo incremento delle pratiche edilizie, riveniente dalle agevolazioni del piano casa. In più, se entro il 31 dicembre ri-usciremo a stipulare le convenzioni con gli assegnatari del quinto bando della zona Pip, per il quale sono pervenute 17 domande a fronte dei 16 lotti a disposi-zione, con ogni probabilità per il terzo anno consecutivo saremo in grado alla fine di rispettare i vincoli del patto”.

L’ass. alle finanze Nicola Antuofermo

Foto R. Schiraldi

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Sul problema dell’ospedale, il Rubico-ne i vertici regionali della sanità sembra-no averlo varcato già da un pezzo. Siamo al cosiddetto punto di non ritorno, che, tuttavia, dovrebbe aprire anche un ven-taglio di nuove prospettive. Invece, sono più dubbi che certezze.

Rimane la conferma di un accentra-mento dei servizi sanitari e lo spiraglio di un nuovo tipo di assistenza, la Casa del-la salute, che in una città di oltre 60mila abitanti, come appunto Bitonto, sarà un esperimento articolato e senza preceden-ti.

Così, nel caos generale, tocca al circo-lo “Cultura Democratica” del Pd “addos-sarsi l’onere” di fare un po’ di chiarezza, mettendo attorno ad un tavolo gli alti pa-paveri della sanità pugliese: l’assessore regionale Tommaso Fiore, il direttore ge-nerale dell’Asl Bari Nicola Pansini insie-me al dott. Bruno Benigni, ex assessore ai servizi sociali della Toscana, profon-do conoscitore dei modelli di assistenza socio-sanitaria territoriale e ideatore del progetto Casa della salute nel SSN.

Il destino del nostro ospedale è segna-to dalla vicinanza al San Paolo. “Pensare di tenere aperto il nosocomio cittadino equivale a pensare di far sopravvivere il negozietto con il supermercato dietro l’angolo”. Non usa mezzi termini l’ass. Fiore: “il problema è principalmente eco-nomico”.

“La Puglia è la prima regione d’Italia per ricoveri ordinari che, sommati ai day hospital, danno la seconda cifra, in ter-mini di spesa, più importante su scala nazionale. Una spesa che non ci possia-mo più permettere. Oggi, molti ospedali non sono altro che residenze sanitarie per anziani -spiega Fiore-; ci si ricovera per saltare le lunghe liste d’attesa e ot-tenere rapidamente analisi specialistiche esenti da ticket”.

Sulla stessa linea di pensiero Nicola Pansini, direttore dell’Asl barese.

“La riabilitazione -osserva- è stata sinora patrimonio del privato; il pubbli-co da sempre privilegia le urgenze”. Un sistema che va cambiato. Come? “Ci sono persone che possono essere cu-rate fuori gli ospedali. La ragione di un numero così elevato di ricoveri va attribuita all’onere dei ticket e alla mancanza di alternative sul territorio -spiega Bruno Benigni-. Occorre offrire risposte che, sen-za un’adeguata interazione con l’intervento sociale, l’assistenza a domicilio e i centri diurni risulterebbero monche”. Questo, in soldoni, il concetto di Casa della salute.

Mentre in ospe-dale occorre con-centrare i mezzi e gli specialisti dell’emergenza, per affrontarla efficacemente, per l’ex asses-sore toscano, la Casa della salu-

Il futuro è la casa della saluteArchiviato il capitolo ospedale, ecco il nuovo progetto targato Fiore - Pansini

di Marco Agostinacchio

te (adatta ad un bacino di utenza, da 5 a 30mila unità), dovrebbe assistere il pa-ziente in tutte le altre sue richieste con pari efficacia.

In una città come Bitonto, si prospet-terebbe, pertanto, l’idea di un progetto che preveda più strutture del genere (di cui una nelle frazioni). Una vera e propria rete della salute, in grado di assistere il cittadino nelle fasi di prevenzione, cura e riabilitazione, puntando su un team com-posto da medici di famiglia, infermieri e specialisti, in coordinamento spaziale, che sostituisca l’attuale babele di servizi e sia riconducibile ad un unico conteni-tore.

“Un servizio completamente pubblico -precisa il dott. Benigni- che, in rete con le associazioni e il volontariato, sia in gra-do di soddisfare tutte le necessità extra-ospedaliere”.

Punto di forza della struttura il “pro-gramma della salute”: affrontare

cioè i problemi epidemiologici contestualizzati all’area sub-distrettuale in cui la Casa della salute opera, basando-si sui dati offerti dai medici di base.

“La serata -sintetizza il circolo PD- forse ci indica una strada percorribile per

far diventare il territorio bitontino un polo di

eccellenza della me-dicina territoriale in una rete che si completi, maga-ri, con la realiz-zazione a medio termine di un nuovo comples-so ospedaliero sovracomunale del nord barese.

Il primo pas-so operativo in tal

senso potrebbe essere quello di proporsi come città pilota nella codifica e speri-mentaizone del day service nella nostra ASL.

Questo servizio specialistico ambula-toriale, attraverso il pagamento di un uni-co ticket, permette al singolo ammalato di tenere sotto controllo la propria patologia senza doversi dissanguare nel pagare le singole prestazioni. Si tratta di procedu-re ben sperimentate che richiedono uno sforzo organizzativo che coinvolga i medi-ci di famiglia, i pediatri di libera scelta e le associazioni di malati per identificare le patologie da monitorare in tal modo.”

La strada per riformare il sistema sa-nitario e renderlo più efficiente non è certo agevole. E nel caso particolare di Bitonto, qualcuno, come il dott. Mimmo Rubino, ancora non ci sta e chiede: perché Molfet-ta, Corato, Terlizzi non sono stati toccati e si finanzia, addirittura, l’ospedale “Bono-mo” di Andria con 60.000.000 di euro?

“U COnTAdìnE pOjèITE”Un raccontare che si fa rievocazione. La rima come canto del tempo anda-

to. È questo il senso della scrittura sem-

plice di Domenico Ferrovecchio, pensio-nato con la passione per i versi in verna-colo, arte ereditata da papà Michele.

Ed è proprio a Michele che Domenico ha dedicato la sua ultima poesia (“A mio padre”), pubblicata nel volume a cura del concorso letterario “Il mio cuore, la mia terra, la mia vita”, organizzato dalla Uil pensionati di Bari.

Particolare menzione per la poesia di Ferrovecchio.

“Mànghe quànne si scìute in penziò-ne te si repeséute/ pròime si fadeghéute de vràzze, pòue de mènde”, scrive Dome-nico ricordando suo padre (“U contadìne pojèite”), cantore delle fatiche e delle gio-ie della vita rurale d’un tempo.

L’ass. reg. alla sanità Tommaso Fiore

Il direttore dell’Asl Bari Nicola Pansini

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di Mario Sicolo

DOLCEAMARO

Tra il granito e la magnesia. Tra l’illusione e la realtà.

La maggioranza di centrode-stra ha una fisionomia dimidiata tra l’immaginazione e la verità.

Per carità, niente di nuovo sotto il sole della politica.

Però, si avverte un malu-more serpeggiante fra la gente -che, è bene non dimenticarlo mai, costituisce il bacino degli elettori- che dà il polso della situazione.

Non ce la passiamo affatto bene.

Da un lato, la profonda con-vinzione del primo cittadino.

Valla ha la certezza d’essere sorretto da una coalizione inaf-fondabile.

Frattanto, piccole punte d’iceberg incocciano nel Titanic che naviga in una notte sempre più buia. Non è un caso che il consiglio comunale sia stato in-terrotto bruscamente, durante le ultime sedute, per mancanza

Quei mal di pancia in maggioranzadi numero legale.

Tante volte ci è capitato di raccogliere gli sfoghi confi-denziali dell’ex prefetto, che è animato da buone intenzioni davvero -l’azzeramento della sua prima giunta, per esempio- ma, poi, quasi immediatamente è costretto a fare macchina in-dietro.

È vero quando dice che ha a cuore le sorti della città, però non sempre al pensiero segue l’azione. Nel senso che grandi-nano d’un subito i veti incrocia-ti.

Tra i banchi del centrodestra, infatti, s’annidano potenziali franchi tiratori e molti consi-glieri soffrono di mal di pancia.

E, in questo dettaglio, il lo-cale rispecchia pure troppo fe-delmente il nazionale, il piccolo è pedissequo riverbero del gran-de (si fa per dire).

E non parliamo degli ex assessori, che ogni due per tre

fanno sfoggio di favella al cura-ro nei confronti dell’ex prefetto in versione San Sebastiano.

Comunque. Nonostante tut-to, si tira dritto. Per dove, non si sa.

Dal momento che resta in-tatta -ahinoi- la percezione di un esecutivo che non sia ancora riuscito a trovare un programma strategico e lungimirante, che possa dare omogeneità all’azio-ne dei diversi assessorati.

È fondamentale che ci sia un’idea a nutrire l’opera di ognuno di noi, quale che sia il mestiere che svolge. A maggior ragione se trattasi di politico, che le idee deve averle illumi-nanti (si spera un po’ più dei nuovi lampioni che illustrano fiocamente corso Vittorio Ema-nuele).

Si dirà: è la crisi, bellez-za! Chiunque vada a Palazzo per chiedere qualcosa, si sente rispondere: non ci sono soldi.

Così, capita che dalla tavola imbandita non cadano più le briciole, come succedeva una volta, per cui si aveva l’impres-sione che gli amministratori d’un tempo avessero a cuore il bene comune.

Niente. Nisba. Zero. Tutto viene aspirato sul de-

sco, perché oggi ci sei, domani chissà. Che si occupino in fretta e furia tutte le poltrone, donan-dole gentilmente pure ai rami più lontani dell’albero genealo-gico d’appartenenza, del diman non v’è certezza.

E allora, il dilemma resta questo: tirare a campare o dare una svolta seria per affrontare i problemi -durissimi, laceranti, ormai insolubili- della comunità e predisporsi agli ultimi due anni di mandato con buone prospetti-ve elettorali. Traccheggiare non serve a nulla. Si finirà per esse-re sommersi dagli effetti della magnesia...

Il corso di “Scuola in-ternazionale della pietra”, presso la sede di Officine culturali, finalizzato all’ap-prendimento e al perfezio-namento delle tecniche per la realizzazione di manufatti in pietra, si prefigge l’obiet-tivo di tramandare i segreti di una lavorazione rigorosa-mente manuale che si serve, da generazioni, di strumenti e tecniche sopravvissute nel-la tradizione delle famiglie di scalpellini.

Presso le Officine cultura-li ha operato un team di ma-estri scalpellini francesi, che hanno dato sfoggio di una forma espressiva forse oggi un po’ trascurata, ma che custodisce l’essenza stessa della magia dell’arte, dimo-strando inoltre una passione smisurata per il proprio la-voro e alimentando in quanti li hanno seguiti curiosità e interesse.

Il corso ha avuto inizio con un workshop, nel corso del quale sono state illustra-te le diverse tipologie di pie-

Maestri scalpelliniI corsi della Scuola internazionale della pietra

di Davide Serio

tra e le relative caratteristi-che: la “pietra forte” di color ferrigno, largamente utilizza-ta nella Firenze medievale, e la “pietra macigno” nelle sue varietà di “pietra serena”, di color ceruleo chiaro, e di “pietra bigia” di color bruno-terra, entrambe utilizzate da Brunelleschi nella Firenze del 1400, perchè più tenere e quindi più facilmente lavo-rabili.

Si è passati poi alla parte più pratica, attraverso l’uti-lizzo di martelli, mazzuoli, scalpelli e subbie di varie tipologie e dimensioni che, nelle mani esperte dei ma-estri, hanno liberato dalla pietra magnifici bassorilievi, ornamenti e sculture.

I partecipanti al workshop, in conclusione, si sono ci-mentati nell’esecuzione di un’opera che, a partire dal disegno, è stata modellata per poi essere sottoposta alle operazioni di finitura, con la possibilità di testare real-mente quanto appreso.

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Maestri scalpelliniI corsi della Scuola internazionale della pietra

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Prosegue senza sosta l’attività di contrasto all’illegalità messa in campo dagli agenti della tenenza della Guardia di finanza, guidati dal comandante Giu-seppe Rinaldi.

Le ultime settimane, in particolare, hanno visto le Fiamme gialle colpire con la misura restrittiva del sequestro,

Ecco il tesoretto della malaLe Fiamme Gialle sequestrano beni per oltre 500mila euro

di Pasquale Bavaro

al termine di complesse operazioni di indagine e controllo, beni di ingente va-lore, rientranti nel patrimonio di affiliati alla mala locale.

“L’obiettivo principale di questi prov-vedimenti -ha commentato Rinaldi- è aggredire le proprietà delle organizza-zioni criminali, nell’intento di tagliare i

canali di finanziamento dei traffici illeci-ti e bloccare la disponibilità di beni, da parte dei numerosi sorvegliati speciali residenti in città”.

La portata del colpo messo a segno dai militari della Guardia di finanza emerge chiaramente dai numeri dell’ope-razione: un patrimonio di oltre 500 mila euro posto sotto sequestro preventivo, dietro specifica autorizzazione del tribu-nale competente, tra abitazioni, garage, autovetture e conti correnti bancari.

Un autentico “tesoretto” illegale, ac-cumulato, è da ritenere, con i proventi di furti, rapine, truffe, traffico di armi e droga, che veniva intestato, nel tentati-vo (rivelatosi vano) di sottrarlo al con-trollo degli inquirenti, a soggetti legati da stretti vincoli familiari al pregiudica-to di turno.

Un’inchiesta destinata in futuro ad ulteriori sviluppi. Così come davvero clamorosa potrebbe rivelarsi l’evoluzio-ne del recente blitz compiuto dagli stessi agenti delle Fiamme Gialle presso l’uffi-cio tecnico del comune, con il sequestro di ben 1.500 fascicoli relativi a pratiche per la concessione di condoni edilizi.

Il sospetto degli investigatori è che le autorizzazioni amministrative siano state rilasciate in maniera fraudolenta, in epoca anteriore all’entrata in vigore della legge di riferimento o in relazio-ne a situazioni che esulano dai termini imposti dalla normativa. Chiarimenti importanti emergeranno nelle prossime settimane dagli interrogatori di tecnici, funzionari e dirigente del settore urba-nistico.

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Un gruppo di lavoro e studio sulla situazione scolastica, formato dall’as-sessore alla pubblica istruzione, Eli-sabetta Tonon, dall’assessore ai lavo-ri pubblici, Vito Antonio Labianca, da

di Alessandro Robles

Gli studi professionali non sono esclusivamente luoghi di lavoro.

Possono trasformarsi in punti d’in-contro, dove scambiare opinioni ed esperienze, “confortati”, magari, dalla degustazione di un raffinato aperitivo.

È quanto suggerito da Towant, azien-da fiorentina che da tre anni organizza “ArchitectsParty”, iniziativa di respiro nazionale, che coinvolge i maggiori stu-di di architettura.

L’ultima serie di incontri del 2010 si è svolta in provincia di Bari. Dieci studi hanno aperto le porte a colleghi e amici per discutere di architettura e design. Per i professionisti si è trattata di un’occasione informale per mostrare

ArchitectsPartyLo studio Pazienza - De Renzioapre le porte a colleghi e visitatori

i propri lavori e rafforzare i rapporti con le aziende sponsor degli incontri. Per gli altri visitatori si è trattato di una pia-cevole parentesi, grazie a cui conoscere più da vicino uno studio di architettu-ra e passare una serata diversa e a suo modo costruttiva.

Tra le sedi scelte da direttori com-merciali e agenti di zona delle aziende promotrici, lo studio Pazienza - de Ren-zio. Ai noti marchi Campari, Lorenz e Loacker, che hanno fornito “drink e food”, si sono associate aziende del set-tore edile e dell’arredamento, che hanno proposto cataloghi e informazioni diret-te, attraverso propri rappresentanti.

Oltre centocinquanta gli ospiti dello

studio bitontino, nell’arco della serata.“Sono molto soddisfatto -sottolinea

l’arch. Carmine De Renzio- dell’esito della serata, a cui hanno preso parte, oltre a tanti stimati colleghi della città e della provincia, anche alcuni ospiti par-ticolarmente graditi, come gli architetti Gloria Anna Valente, dello studio Netti di Bari, e Lorena Luccioni di Pescara, moglie di Cristiano Toraldo di Francia e mia amica dai tempi dell’università”. “Un successo -osserva l’arch. Pazien-za- che ci fa apprezzare il suggerimento di colleghi e amici di organizzare nuovi appuntamenti del genere, coinvolgendo magari le aziende locali”.

Foto G. Loporto

OBIETTIVO SCUOLA tre consiglieri e da funzionari comuna-li, si è insediato a Palazzo Gentile. Tre gli obiettivi principali: la ricognizione degli attuali plessi scolastici, l’analisi dell’andamento demografico della po-polazione studentesca attuale e futura,

la programmazione e pianificazione del riordino degli istituti scolastici.

Una fase preliminare di raccolta e disamina di dati, dunque, cui segui-ranno soppesate valutazioni sulle azio-ni da compiere.

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Il centro della vita cittadina è in fase di cambiamento.

I primi giorni di gennaio verranno av-viati, infatti, i lavori che, in primis, riguar-deranno corso Vittorio Emanuele, per poi coinvolgere anche l’area di piazza Marconi e piazza Cavour.

Lo staff di progettazione è composto dall’arch. Francesco Ghiro, che ha illu-strato il progetto, nel corso di un incontro con la stampa, dall’ing. Giuseppe Sforza e dall’arch. Elisa Stellacci, mentre il respon-sabile del procedimento è l’ing. Gaetano Ideale Remine.

Innanzitutto, si procederà alla ripavi-mentazione del corso, eliminando l’asfalto e utilizzando le basole calcaree, che verranno montate a seconda delle diverse pendenze,

Un lifting per il centro cittàA gennaio i lavori lungo corso Vittorio Emanuele

Tra Yoga e Taiji Quan la proposta rigenerante di Manonmani

di Davide Serio

di Marino Pagano

rispettando le esigenze e i problemi che possono nascere dal decorso dell’acqua pio-vana.

Lungo tutto il corso, poi, verranno messi a dimora 49 alberi di arancio e leccio, che pur lontani dalla tradizione locale, sono gli unici su cui la Soprintendenza ha già dato il benestare; le piante permetterebbero una buona amministrazione degli spazi, lascian-do intatta la visuale delle facciate degli antichi palazzi, tra cui la casa comunale, evitando, altresì, problemi alla nuova illumi-nazione.

Prima di procedere alla chiusura del corso, con conseguente installazione di dis-suasori fissi e mobili, in corrispondenza dei punti di accesso, che permetteranno ai non residenti di circolare solo nel tratto che

porta da via A. Garibaldi a via R. Bonghi, sarà realizzato un “park&ride” (ad 1 euro al giorno), in futuro collegato al centro da un servizio di bus navetta.

Il sindaco Valla ha sottolineato che i la-vori saranno finanziati con fondi strutturali, per un ammontare del quadro economico di 893.000 euro, che non peseranno, quindi, sul bilancio comunale.

Nella fase post-progettuale è, poi, previ-sto l’abbassamento di piazza Moro al livello del corso e l’istituzione di una zona a traffi-co limitato nei pressi di piazza Cavour.

Il progetto è ancora in fase di definizione e potrebbe subire qualche modifica, perchè vi è la disponibilità ad ascoltare le esigenze della cittadinanza e, in particolare, dei com-mercianti operanti nelle zone interessate.

Un po’ lo immaginavamo così. L’oasi che t’aspetti.

Silenzio e cura. Attesa e sospensio-ne. Sapori speziati e odori inebrianti.

L’angolo d’una silenziosa, silenzio-sissima vitalità. È il centro Manonmani, che esiste in città ormai da tempo (pres-so palazzo Ferrara, in piazza Marconi) e che, colpevolmente, non avevamo anco-ra visitato.

Come felicemente avvolta dalla soa-ve atmosfera di quiete e raccoglimento, ci ospita la responsabile di Manonmani, Anna De Palma: ogni sua parola è segno di quanto crede in quel che fa e sente.

Lo yoga come via di libertà, contro ogni visione vetero-occidentalista, ci verrebbe da dire, quella che, quasi qua-si, meglio l’insostenibile pesantezza del nostro stress che un attimo di riflessio-ne, meditazione, ascolto (innanzitutto di sé). Via di libertà, chiarisce Anna, anche al di là di eventuali letture “reli-giose” dello yoga.

“Chi viene da noi e sceglie la via del Tibet non abbandona la sua cultura e la sua fede”, assicura.

E se è vero che, in questi casi, il peri-colo del sincretismo, del relativismo che tutto appiattisce, è sempre in agguato, ad ogni modo amiamo fidarci delle per-sone che “credono” e dunque i nostri

dubbi vengono contenuti. Del resto, come non lasciarsi coin-

volgere da un clima così rispettoso di ogni personalità?

E poi: “Quando guardate all’esisten-za immutabile dall’esterno, la chiamate Dio; e quando la guardate dall’interno, lo chiamate voi stessi. Ma le due cose sono identiche”.

Parola di Svami Vivekananda, misti-co induista morto agli albori del nove-cento, ma grande ammiratore del cri-stianesimo. Dio e noi, noi e Dio, allora.

Ed ecco Agostino, teologo di dottri-na e tribolazione: “Dunque io non sa-rei, Dio mio, non sarei affatto, se tu non fossi in me; o meglio, non sarei, se non fossi in te, poiché tutto da te, tutto per te, tutto in te”. Da ottobre Manonma-ni è in piena attività, all’insegna di più pratiche “che aiutano a ritrovare il be-nessere fisico, ma anche la gioia inte-riore e il piacere di stare con gli altri”, scrivono gli animatori del centro. Alla De Palma, s’affiancano, tra gli altri, Anna Elisa Lacetera, Elisabetta Tonon e Lucia Granieri. Non solo yoga (previ-sto pure per bambini e adolescenti) ma anche il Taiji-Quan, arte cinese di tipo marziale.

Il corso per insegnanti di yoga, già partito, è invece una guida all’approfon-dimento della disciplina nel suo mes-saggio originario: la scoperta del proprio sé più autentico.

Il centro, occorre precisarlo, si avva-le di docenti di livello, con esperienza pluriennale.

Un’ultima curiosità. Cosa significhe-rà mai il termine Manonmani? Deriva dal sanscrito ed indica il “sentiero me-diano”, condizione in cui la mente di-venta stabile e calma.

La via deLL’eqUiLibrio

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“Fuori Le Mura” è il nome del primo comitato di quartiere.

Il battesimo della nuova associazione si è tenuto presso la sala degli specchi a Palazzo Gentile: presenti i componenti del comitato insieme ad una rappresen-tanza della giunta.

Il quartiere sotto la tutela del comi-tato ha i seguenti confini: ad est, dalla periferia alla poligonale; ad ovest, com-prende le vie De Gasperi, Larovere e Ri-capito; a nord, via G. da Durazzo e la linea ferroviaria; a sud, via gen. Ragni.

Il comitato è un’associazione no pro-fit, apartitica e mantiene la propria au-

iL qUartiere si mobiLitaBattesimo per “Fuori le Mura”, comitato dei cittadini

di Chiara Colamorea

di Giuseppe Perrulli

Non più soltanto “criminalità orga-nizzata”. Ora a Bitonto esiste anche la “legalità organizzata”.

Presso la sede di Agorà, in via San Rocco 13, si è costituito ufficialmente il “Comitato per la legalità”, con la finalità di smuovere le coscienze troppo spesso assuefatte ai tanti episodi criminosi, a cui quotidianamente assistiamo, e pro-muovere una cultura del diritto che re-stituisca alla città la sua dignità.

Nata in occasione della marcia di protesta contro il ferimento accidentale di una passante, nel corso di una spa-ratoria, la realtà ha raccolto un numero sempre maggiore di consensi, vedendo

Nel segno della legalitàUn comitato riunisce associazioni, partiti e cittadini

tonomia nei confronti delle associazioni sportive, sociali e culturali operanti nel quartiere o al di fuori di esso. È compo-sto da cittadini che s’incontrano in riu-nioni periodiche. Una bacheca, presso la sede (ancora da definire), darà visibi-lità alle comunicazioni e ai programmi in calendario, per favorire la partecipa-zione dei cittadini.

Il comitato agisce nell’intento di rendere partecipe la cittadinanza del-le scelte amministrative, ma anche per farsi interprete e promotore degli inte-ressi dei cittadini presso le istituzioni stesse. Una sfida allettante, dunque, la

cui prima responsabilità ricade nelle mani del neoeletto presidente Vincen-zo Parisi.

progressivamente crescere l’impegno e l’entusiasmo dei partecipanti e confer-mando, così, l’esistenza di una società civile presente e attiva, capace ancora d’indignarsi e dire no.

A sigillare questa nuova speranza, uno statuto che oggi raccoglie ben 20 soci, singoli cittadini o rappresentanti di sigle associative e politiche: parrocchia San Leucio, Enfantes terribile, Federa-zione della sinistra “Circolo Peppino Im-pastato”, Upsa Confartigianato, Eughe-nia, Ulixes Bari, Partito Democratico, Giovani democratici, Pasquale Rapio, Vincenzo D’Aspro, Angela Giordano, Nicola Abbondanza, Più valore, Fidapa,

Aisfa, Acli, Mondodomani, Città Demo-cratica, Agorà, Progetto Continenti.

Membri del consiglio direttivo sono stati eletti Gianna Sammati (coordi-natrice), Chiara Colamorea (vice-coor-dinatrice), Vincenzo D’Aspro, Michele Naglieri, Ornella Maione, Isabella Pap-pagallo, Filippo D’Acciò, Oriana De Pal-ma e Pasquale Rapio. Nel collegio dei probiviri, Angela D’Eredità, Angela Ab-batantuono e Michele Bulzis.

L’indirizzo mail del comitato è [email protected]; il blog http://co-mitatoperlalegalita.blogspot.com/.

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CONTROCORRENTEdi Mimì Luiso

Centocinquant’anni e non li dimo-stra!

Riferito a un vecchio (anche solo di 80 anni) è senz’altro un complimento, magari con l’implicito augurio di “ad maiora” (come se il “maiora” non fosse stato ancora raggiunto).

E veniamo a noi. In questo 2010, che sta per spirare, l’Italia compie 150 anni (o 140 se la nascita si fissa al 1870 con la presa di Roma, oppure 92 se nell’atto di nascita dobbiamo inclu-dere Trento e Trieste).

Comunque si dice che sono 150 anni e va bene così. Perché contraddire i tanti celebrazionisti della domenica, tutti a far mostra di sè, chi fregiandosi di una specie di coccarda rettan-golare all’occhiello, chi scri-vendo una storia creduta di-versa, chi facendo della vera “spy story” in senso stretto? Tutti (beh, non proprio tutti) a celebrare questo evento.

Che dire? Io sono favore-vole (anzi, plaudo) a chi vuo-le ricordare, commemorare ecc. ecc. E prescindo, come forse non si dovrebbe fare, dal giudicare, dal verificare se i suoi anni la nostra Ita-lia li abbia vissuti in buona salute fisica e morale. Allo stesso modo dichiaro inso-stituibile l’Inno di Mameli anche se, fatemelo dire, mu-sicalmente lascia alquanto a desiderare. E la bandiera? Tre bande rettangolari di tre diversi colori: non è male, ma c’è di meglio (che so, un sole che si leva, tante stelle e tante strisce, foglie di ace-ri, ecc.). E però è la nostra bandiera e, come tale, è degna di svet-tare sempre in siti ben più nobili di un W.C. Lo dico perché qualcuno l’ha detto in preda a un rigurgito di carta igienica dalla testa.

Luigi XIV diceva: l’état c’est moi. Lui era (magari Richelieu e Mazarino a par-te) la Francia, la Nazione, lo Stato.

Noi, invece (come ci suggerisce la no-stra invidiabile Costituzione), noi e non altri siamo lo Stato, siamo la Nazione, siamo l’Italia. Così deve essere, anzi dovrebbe. Perché dovrebbe? Perché mi pare di osservare che proprio noi siamo piuttosto inclini a considerare lo Stato non dico un alter ego ma come un altro non io, punto e basta. E, con la presen-

e comunque, viva l’italiaza di un altro, ci può essere di tutto: un accordo per comunanza di idee e in-teressi oppure, in mancanza, un litigio. Quando si litiga occorrono almeno due parti. E se litighiamo con lo Stato, noi non siamo lo Stato e lo Stato non è noi.

Per dirne una, un motivo di litigio è quello che vede contrapposti, per esem-pio, in materia di tasse due entità di-stinte e non fuse. Lui, lo Stato è l’altro (e non ci riesce di considerarlo diversa-

mente), il quale è iniquo nella gestione del patrimonio in funzione della eroga-zione dei servizi verso i cittadini (che, ri-spetto allo Stato, sono altri) e allora noi (i cittadini) lo freghiamo non pagando in toto o in parte (ma sono esclusi quel-li che, pur volendo, non possono farlo perche l’altro -lo Stato- lo frega prima trattenendo in anticipo quanto è dovu-to).

Quelli che non pagano li chiamano evasori. Non pagano perché lo Stato è un altro e se non gli bastano le risorse, peggio per lui. Ovviamente è lontano il pensiero che lo Stato (noi stessi o l’altro che sia) potrebbe spendere meglio e di più per i suoi bisogni (dello Stato stesso

o di noialtri, fate voi). Finisce che l’eva-sore è una sorta di staterello autonomo, a cui è difficile affibbiare il cartello di cittadino.

Si sente spesso parlare di cittadini di serie A e di serie B: è vero. Si tratta di un cancro che l’Italia si porta addosso dal momento della nascita; lombardi e cala-bresi sono un vulnus che pare insana-bile tra le altre piaghe. E come non rian-dare al tempo in cui ai “feroci” briganti e ai cafoni del Sud si opposero, non meno ferocemente, le lucide baionette e le az-zimate divise dei nordisti (chi dice an-nessori, chi dice invasori, chissà)? Ma poi, come tutti i cancri, le piaghe e le metastasi si espansero e invasero altri settori (anche fuori dei confini naziona-li). A questa cancrena diffusa si aggiun-ge oggi la cancrena di chi si sente offeso se gli dici che il cancro l’ha contratto pure lui che vive a Milano, a Torino, a Parma. Mafia, camorra, ‘ndràngheta (per nominare la più grosse) e in più un ministro (sic!) berlusconiano il quale, non molto tempo fa, disse che non c’è niente da fare: bisogna imparare a con-vivere con la mafia, ecc. Mi è parso di assistere ad una sorta di investitura di un altro Stato, di un terzo Stato diverso da quello rivoluzionario della Francia di fine ‘700. E sì che, come ho detto, due Stati sono una irregolarità... e figuria-moci tre o quattro o cinque.

Nell’immediato secondo dopoguerra in Sicilia ci fu un movimento separati-sta (Finocchiaro Aprile, forse Giuliano, l’America) ma poi tutto rientrò e la Si-cilia è una regione a Statuto speciale (come anche la sempre riottosa Corsica in Francia). Ma il vizio della separazio-ne spesso mi pare non passato del tut-to, visto che sulle rive del Po o dell’Ad-da c’è chi sbraita che i Lombardi sono Lombardi e non italiani, gente fiera che sconfisse il Barbarossa e che non è di-sposta a condividere i propri destini con quelli di una Roma che è ladrona e di un Sud sempre parassita.

Tenete presente Borghezio della Lega Nord? Avrete, forse, notato che nelle ul-time apparizioni in pubblico si è fatto un po’ più misurato rispetto a quando le sparava così grosse da meritarsi un giorno una scarica di pugni e calci nel sedere (un atto di violenza, è vero, ma mica fine a se stesso!). Qualcuno dis-se, a ragion veduta, che fare l’Italia era il meno; il più consisteva nel fare gli Italiani. Non credo che avesse torto (lo stesso Mussolini asseriva che governare gli Italiani rasentava l’impossibile; detto da lui, poi...).

Il tricolore svetta sul Quirinale

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Il tema della sicurezza va assumendo connota-zioni sempre più ampie. Le sue problematiche, per essere affrontate, ri-chiedono la rielaborazio-ne dei sistemi dei valori, dei comportamenti, dei rapporti sociali e, natu-ralmente, di un percorso educativo adeguato.

A tal proposito le scuole bitontine, riunite per l’oc-casione presso la scuo-la secondaria di primo grado “Carmine Sylos”,

La sicurezzasale in cattedraAlla media Sylos l’ambito Trofeo

di Giuseppe Perrulli

di Marco Agostinacchio

sono state premiate per i meriti conseguiti in tema di sicurezza nell’anno 2009/2010.

Alla cerimonia era pre-sente una delegazione del comando di polizia mu-nicipale, con l’ass. Giulio Cesare Ferrara, oltre ai rappresentanti delle scuo-le premiate, tra alunni, professori e dirigenti. È stata la stessa “Carmine Sylos” ad aggiudicarsi il primo posto, per il secon-do anno di fila: ha aggiun-

to così alla sua bacheca una nuova coppa, conse-gnata direttamente nelle mani del dirigente scola-stico, dott.ssa Angela Ma-ria Mangini.

Un risultato che ci fa ben sperare per il futuro delle nuove generazioni, chiamate in prima linea a rendere più sicuro l’am-biente in cui vivere.

La preside Angela Mangini riceve il Trofeo sicurezza dall’assessore Elisabetta Tonon

Da circa dieci anni, è attiva sul territorio una realtà considerata tra le più innovative e proficue a livello nazionale.

E’ il progetto Spras (Sistema di protezione per richiedenti asilo e ri-fugiati) “Refugees in progress”, che si occupa dell’accoglienza, dell’inte-grazione e tutela di 48 tra uomini, donne e bambini, richiedenti prote-zione internazionale.

Storie di vittime di violenze e torture, che hanno trovato nella no-

Il futuro si fa incerto Cambio di gestione per “Refugees in progress”

stra città strutture di accoglienza, diventando così storie di integra-zione.

Otto i professionisti dietro il progetto, specializzati nel lavoro di accoglienza e orientamento dei ri-fugiati.

Sino ad oggi “Refugees in pro-gress” è stato gestito dall’Arci di Bari, ma dal 2011 un bando di gara, indetto dal nostro comune, assegne-rà il progetto nelle mani di una nuo-va cooperativa, con esperienza nella

gestione di Cie (Centro di identifica-zione ed espulsione) e Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo).

Cooperativa, questa, che risulte-rebbe coinvolta in alcune inchieste condotte dalle procure di Bari e Po-tenza sulla gestione del Cara di Bari e sull’acquisizione dell’appalto per quello di Policoro. L’Arci però non ci sta. Comincia, così, una protesta che parte da un sit-in all’ingresso di Palazzo Gentile e approda al Tar.

“L’assessore alle politiche so-ciali, Damiano Somma, sostiene che sia una questione meramente economica -spiega Livia Cantore, presidente dell’Arci barese-. Invece, c’è in ballo un lavoro di anni per la costruzione di una vera e propria rete di supporto e accoglienza, che crollerebbe da un giorno all’altro; senza contare la perdita di impor-tanti professionalità e collaborazio-

ni costruite nel tempo”.“Bitonto Integra”, tengono

a precisare gli operatori del pro-getto, nasce infatti dieci anni fa proprio come proposta dell’Arci al comune di Bitonto, per una comu-nione d’intenti rimasta immutata anche con il cambio di ammini-strazione.

“Crediamo che molti aspetti del bando necessitino di approfon-dimenti e spiegazioni -conclude la dott.ssa Cantore -. Ci rivolgeremo al Tar per fare chiarezza e chiedia-mo all’amministrazione comunale di offrire risposte ai beneficiari del progetto in corso, i quali non sanno da gennaio in quali appartamenti andranno a vivere, quali saranno gli operatori che si occuperanno di loro e a quali servizi potranno accedere, nonché quanto avranno a disposizione per vivere”.

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“Chi apre le porte di una scuola chiude quelle di una prigione”: poche parole es-senziali, che risuonano come un ammonimento dinanzi alle attuali problematiche del sistema educativo.

Così ha avuto inizio l’in-contro-dibattito, organizzato dall’Associazione docenti bi-tontini, presso la sala degli Specchi, che ha accolto un tema spigoloso e ricorrente quale la “razionalizzazione del sistema scolastico loca-le”.

Oltre al prof. Nicola Fiori-no Tucci, presidente dell’Adb e coordinatore della serata, sono intervenuti la dott.ssa Carmela Rossiello, dirigente scolastico del II circolo di-dattico di Giovinazzo, l’as-sessore ai Lavori pubblici Vito Labianca e l’assessore all’Istruzione Elisabetta To-non.

Scelta costruttiva privile-giare la strada del confronto per comprendere quali siano le reali problematiche del di-mensionamento scolastico previsto dalla delibera della giunta regionale n.2227/10.

LA SCUOLA NEL MIRINODibattito sul piano di razionalizzazione disposto dalla Regione

Strumenti di questa pro-grammazione sono: la sop-pressione, la fusione, lo sdoppiamento, la trasforma-zione delle istituzioni scola-stiche o di parte di esse, che causeranno la perdita di au-tonomia di istituti con meno di 500 alunni e uno sdop-piamento per quelli oltre i 900 iscritti. Ciò nasce da un piano valutativo della popo-lazione scolastica, del bacino di utenza, della devianza mi-norile e della criminalità del nostro territorio.

di Sonia Vacca

Il piano di articolazione della rete scolastica deve es-sere approvato dalla giunta comunale entro il 20 dicem-bre e alcuni docenti hanno suggerito di non dimentica-re l’importanza dei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti, che favoriscono il rientro, nel percorso for-mativo, dell’utenza che se ne è allontanata e sono una giusta alternativa alla chiu-sura di una scuola.

Per ora nulla di certo è stato deciso, ma ciò che si è dimostrato è l’importanza di ribadire la funzione do-minante della scuola nella costruzione della persona-lità individuale e sociale. Ciò non può prescindere da un aumento dei livelli di prestazione del servizio scolastico. Pertanto, il di-mensionamento vuole offri-re una riorganizzazione del sistema, attraverso la qua-lità di analisi delle vere esi-genze dei ragazzi e garanzia di mense, trasporti, labora-tori, strutture idonee e im-pulso alla formazione tecni-ca, per consentire maggiore aderenza alle richieste di fi-gure professionali di pronta occupabilità e restituire al futuro la parola speranza.

Da sin. gli assessori Labianca e Tonon, la dirigente scolastica Rossiello e il prof. Fiorino Tucci

foto R. Schiraldi

dIFEndERSI dAL dIABETETorna la giornata mondia-

le del diabete e con essa anche l’iniziativa in piazza Moro a cura della dott.ssa Pascale, responsa-bile dell’ambulatorio di Diabeto-logia presso l’ospedale, e del suo staff. Molti i cittadini che si sono sottoposti allo screening gratuito della glicemia proposto dall’equi-pe medica, nell’ottica di una sana prevenzione e di un responsabile controllo della propria salute.

LA VITA In Un LIBROIl ristorante GiZero accoglierà il

13 dicembre la presentazione del libro autobiografico “Nei panni degli altri” di Gianna Martorella (in foto), artista to-scana che ha affidato alla carta stampa-ta le tappe più salienti della propria vita professionale e privata, con le emozioni, le ansie, le gioie e le difficoltà incontra-te lungo il cammino.

L’evento, organizzato dal cantante e musicista Onofrio Minenna, vedrà la partecipazione di Francesco Paolo Cambione, editore di biton-totv, che converserà con l’autrice, dando così voce ai racconti racchiusi nell’opera.

In un periodo di crisi, in cui leggi e riforme sono in-dirizzate al taglio dei fondi, soprattutto in ambito sco-lastico, sorprende sapere che proprio là dove i fondi ci sono, si tende a non sfrut-tarli per pigrizia e negligen-za o, quel che è peggio, per ignoranza e incapacità.

Il prof. Fiorino Tucci, presidente dell’Associazio-ne docenti bitontini, sottoli-nea come, da qualche tem-po, sia emerso il problema della razionalizzazione del-la rete scolastica, preludio, tra l’altro, al ridimensiona-mento del polo scolastico bitontino.

Bitonto e l’istruzione da tempo sono grandi compa-gni di viaggio nella tradizio-ne cittadina e, dopo la legge sull’autonomia del ‘98, che portò all’accorpamento de-gli istituti Rutigliano e Mo-dugno, si dovrebbe evitare che si verifichi un’ulteriore sferzata al sistema scolasti-co. Anche perchè, come evi-denzia Fiorino Tucci, i fondi ci sono, ma il problema che attanaglia l’amministrazio-ne, è non saperli intercetta-re, sfornando idee e progetti che possano portare a finan-ziamenti sostanziosi, al fine di vedere ampliata, anzichè ridimensionata, la struttura scolastica locale.

“Innanzitutto, bisogne-rebbe richiedere l’istitu-zione del Cpia, i corsi pro-vinciali per l’educazione di adulti e lavoratori -spiega Tucci- motivo di vanto per la cultura locale; inoltre, considerando che la riforma Gelmini prevede l’istituzio-ne di un liceo musicale, se ne potrebbe ipotizzare la realizzazione nel complesso di Sant’Agostino. Un’idea che attende solo di tradursi in realtà grazie ai fondi di-sponibili”.

“Il problema di fon-do -conclude il presidente dell’Adb- è sempre lo stes-so: l’inerzia della classe po-litica. Che dovrebbe cercare di aggiornarsi, per progredi-re e non restare ancora più indietro”.

Fondigiacenti

di Davide Serio

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Week end da ricordare quello vissuto da un gruppo di bitontini nell’incantevole Siviglia dal 15 al 17 ottobre.

L’avv. Michele Procac-ci, presidente dell’arcicon-fraternita Santa Maria del Suffragio e il dott. Alessio Gaudimundo, responsabile dell’arciconfraternita Maria SS. Del Rosario, insieme al sen. Giovanni Procacci sono stati ricevuti presso il con-solato italiano della capitale andalusa dal delegato conso-le, mons. Giovanni Lanzafa-me, direttore spirituale della confraternita del SS. Cristo de Las Aguas nonché vicario generale di Siviglia.

L’incontro ha visto la presenza di Adolfo Arenas Castillo, presidente delle confraternite di Siviglia, di rappresentanti dell’Orazione nell’orto di Granada, del dr. Valentino Mirto, responsabi-le del SS. Crocifisso di Mon-reale, con il padre spirituale don Mario Campisi, di Ger-lando G. Taibi, gran cerimo-niere della Real Maestranza

Nel nome di MariaGemellaggio tra confraternite a Siviglia

di Caltanissetta. Al console, la delegazione

bitontina ha donato un piat-to in ceramica con l’incisio-ne della cattedrale, emblema religioso, storico e culturale della nostra città; inoltre, l’arciconfraternita Maria SS. del Rosario ha offerto un quadretto in argento, con l’immagine della Vergine del Rosario venerata in San Do-menico. Nell’occasione, il giovane Alexander Lovascio è stato insignito del titolo di socio onorario della Real Ma-estranza di Caltanissetta.

Alla solenne processio-ne della Virgen del Rosa-rio dell’Hermandad de Las Aguas, sabato 16 ottobre, hanno partecipato entrambe le confraternite bitontine.

Domenica 17, mons. Lan-zafame ha celebrato nella Capilla de la Virgen del Rosa-rio la solenne messa in ono-re della Madonna, durante la quale l’arciconfraternita del Rosario insieme all’Herman-dad de las Aguas hanno get-tato le basi per il gemellaggio

di Rosanna Schiraldi

In alto, la processione della Virgen del rosario a Siviglia. In basso a sin. le delegazioni delle arciconfraternite di Santa Maria del suffragio e di Maria Santissima del rosario incontrano mons. Lanzafame, direttore spirituale della Hermandad de las Aguas di Siviglia

internazionale, in nome del-la comune devozione per la Madre di Dio, legame che si concretizzerà ad ottobre del prossimo anno, quando la delegazione spagnola giun-gerà a Bitonto.

Artefice dell’iniziativa, volta a favorire i rapporti di conoscenza e amicizia tra le confraternite di Bitonto e Siviglia, e a ciò delegato da mons. Lanzafame, il dr. An-drea Lovascio, membro del-la confederazione mondiale

delle confraternite e consi-gliere dell’associazione inter-nazionale “La Veste Rossa”, che studia la cultura popola-re religiosa del nostro paese con particolare interesse alla settimana santa.

In un periodo di profonda crisi di valori sociali e mora-li, com’è il nostro, il dr. Lo-vascio da tempo si adopera per mantenere e consolidare i rapporti di fratellanza tra le confraternite d’Italia, Spagna e Sud America.

Al Traetta le performances di quattro artisti pugliesi

Quando le radici sono salde

Buon successo di pubblico per la serata conclusiva de “La Puglia che mi aspetta”, idea nata dalla sinergia tra Acli, Regione e amministrazione co-munale, con l’obiettivo di rac-

contare e celebrare la pugliesità in giro per il mondo.

Il Traetta ha dato il suo “ben-tornati” a quattro artisti pugliesi emigrati all’estero, protagoni-sti di un talk-show condotto da

Francesco Paolo Cambione e Maurizio Loragno di BitontoTv, che ha trasmesso in streaming lo spettacolo, in una sorta di ritorno a casa virtuale per i tanti puglie-si sparsi per il globo e collegati in rete. Durante l’evento, quattro mini-retrospettive di Arcangelo Adriani, Manuela Centrone, Giu-seppe Savoni e Cosimo Terlizzi, che hanno mostrato al pubblico le proprie creazioni: rispettiva-mente, Ponte Ponente Ponte Pi,

di Francesco Daucelli

Second Skin, No other way e Murgia Tre Episodi.

Sono intervenuti Gianluca Budano, Enzo Purgatorio e Vin-cenzo Menna (rispettivamente presidente regionale, provincia-le e segretario generale Acli) e Giovanna Genchi, assessore regionale al welfare e respon-sabile del progetto “Pugliesi nel mondo”, oltre al sindaco Valla e agli assessori Tonon, Antuofermo e Ragno.

Manuela CentroneGiuseppe Savoni Arcangelo Adriani Cosimo Terlizzi

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Grande successo di pub-blico per il “Gluten Free Par-ty”, la cena informativa sulla celiachia, ideata e organizza-ta dall’associazione Vox Po-puli Group.

Il blog di informazione in-dipendente, ideato da alcuni studenti universitari della provincia di Bari, ha voluto bissare l’evento patrocinato dall’Aic (Associazione italia-na celiachia), con un nuovo appuntamento, a distanza di

No glutine, sì partyL’ iniziativa di Vox Populi Group

pochi mesi dal primo incon-tro dello scorso luglio.

La seconda cena educa-tional, che ha superato quo-ta cento partecipanti, è stata ancora una volta ospitata dal ristorante pizzeria GiZe-ro, specializzato nell’alimen-tazione senza glutine.

Sono intervenuti Miche-le Calabrese, presidente dell’Aic Puglia e Massimo Papappicco, noto imitatore e attore.

“L’idea è nata dalla vo-lontà di denunciare le diffi-coltà che i celiaci incontra-no nell’acquistare i prodotti alimentari -commenta Fe-dele Marrano, coordinato-re per Bitonto di Vox Populi Group-. Due le cause princi-pali: il continuo aumento dei prezzi e la scarsa liberalizza-zione nel commercio gluten free. L’evento è stato l’occa-sione per gustare un menù completamente privo di glu-tine e affrontare un tema for-se ancora troppo trascurato dall’opinione pubblica e dal-le istituzioni”.

di Francesco Daucelli

Fedele Marrano, coordinatore Vox Populi Group

Intenso amore per la musi-ca e profonda passione per la tradizione. Sono gli elementi che hanno caratterizzato la storia dell’associazione Davide Delle Cese sin dalla sua nasci-ta, nell’autunno del 2000.

Dieci proficui anni di vita che, nelle parole della prof.ssa Maria Antonietta Elia, madrina dell’associazione, “sono stati sostenuti da un buon metodo di studio e di lavoro”, conciliando ecletticamente musica, storia, tradizione, poesia e arte in ge-nere. Con una punta d’orgoglio il presidente Giuseppe Desan-tis ricorda come l’obiettivo di questa realtà sia sempre stato la ricerca dell’identità storica della città, attraverso i grandi

Festa per il decennaleConvegni e concerti per l’associazione Delle Cese

maestri, figli della nostra terra. È proprio per questo che in

cantiere c’è il progetto di al-lestire, a livello nazionale, un corpus di tutte le composizioni del maestro Delle Cese, bitonti-no d’adozione, conosciuto però molto più all’estero che in pa-tria. Per festeggiare il decenna-le del sodalizio, una kermesse di iniziative, annunciate con una conferenza stampa, durante la quale è stata anche inaugurata la mostra fotografica di Nicola Bastiani e presentata la stagio-ne artistica 2011 dell’orchestra sinfonica di fiati Delle Cese. In-tanto è fissato al 21 dicembre, al coviello, l’attesissimo Gran concerto di Natale.

di Chiara Colamorea

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L’arte continua a stupirci e il mondo del teatro diventa stru-mento di catarsi della malattia.

Ancora una volta, il “Traet-ta” ha accolto un’iniziativa di grande spessore culturale, dedi-cata alla cura del disagio psichi-co attraverso le arti.

Si tratta del festival naziona-le “Altri Teatri”, promosso dalla cooperativa sociale Anthropos (che si occupa del settore della salute mentale dal 1986), asso-ciando la pratica teatrale alle cure psichiatriche.

L’arte per vincere il disagioSuccesso della terza rassegna “Altri Teatri”

“Altri teatri”, ormai alla sua terza edizione, è un concor-so aperto a tutte le compagnie impegnate con progetti di ria-bilitazione psicosociali; il fine è portare in scena queste real-tà in modo che la malattia, in qualsiasi sua forma, non sia un “ghetto” ma un’opportunità di relazione.

Il sipario si apre su tre ec-cellenti gruppi: l’associazione culturale D.M.A. di Roma, con “L’anima buona del Sezuan”; la compagnia senese “I Girasoli”

di Sonia Vacca

con “Silenzio” e, infine, “AC-CUA” di Urbino con “Cirko”, che propongono temi quali il bene e il male, l’universo men-dace della tv e le raggiungibili utopie.

Gli spettacoli hanno avuto grande impatto sul pubblico, chiamato ad una partecipazione attiva dalla presenza di una giu-ria popolare. Di tutte le rappre-sentazioni sono state previste repliche per gli studenti degli istituti superiori: una “terapia” per tutta una comunità.

Si fa, dunque, più vicino l’obiettivo di educazione e sen-sibilizzazione della società con-tro pregiudizi e stereotipi, che allontanano le persone affette da disagi mentali dal mondo delle pari opportunità.

I limiti non sono in queste persone ma nella nostra testa e l’arte dimostra di essere un giu-sto veicolo di crescita individua-le e collettiva. Quindi applausi, applausi e ancora applausi.

La compagnia D.M.A di Roma in “ L’anima buona del Sezuan”. Foto M.Robles

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di Emilio Garofalo

Una madre coraggiosa, in balìa di sentimenti contrastanti. L’unica sua esigenza, mantenere unita una famiglia disgregata che, nell’epopea trentennale dell’Italia post-sessantottina, avverte su di sé il peso degli importanti cambia-menti sociali e politici del tempo.

Questo, l’ultimo, impegnativo ruolo di Bianca Guaccero, nel film per la tv “Mia Madre”, scritto e diretto da Ricky Tognazzi.

Circa sei milioni gli spettatori che hanno seguito, in prima serata, l’attrice bitontina nei panni di una donna d’altri tempi, plasmata dalle idee progressiste di suo padre ed innamorata di un brac-ciante, che segna la sua vita ed i suoi sentimenti, la sua sete di giustizia e le lotte per garantire un avvenire ai propri figli.

“Dare credibilità al rapporto tra ma-dre e figli, per me, è stato come frequen-tare una grande scuola di vita. Grazie al mio personaggio, ho capito quanto sia difficile il ‘mestiere’ di madre, soprattut-to di fronte all’aggressività dei figli. A me è servito per provare ancora più rispetto verso i miei genitori e per capire che non bisogna dare tutto per scontato”.

Così Bianca Guaccero descrive il per-sonaggio di Nunzia, in un’intervista rila-sciata ad un noto settimanale.

Le atmosfere di disagio sociale, così simili a quelle della nostra quotidianità, sono lo scenario su cui Bianca si è mos-sa, con esperienza e generosità artistica. Le doti tipiche, queste, di un’attrice che, nonostante la giovane età, vanta già un trascorso importante.

Tra fiction, programmi di prima se-rata, teatro, con l’emozionante parentesi del palcoscenico di Sanremo, accanto a Pippo Baudo nel 2008, la Guaccero si è costruita, negli anni, un’immagine puli-ta, dimostrando di avere tanto da dare al mondo dell’arte.

Un’eroina acqua e sapone

Con “Mia Madre” un nuovo ruolo da protagonista per la nostra Bianca Guaccero

Il suo sogno, si sa, resta quello della recitazione che, nelle ultime stagioni te-levisive, è diventata il suo impegno prin-cipale.

Sono passati quattro anni, infatti, da quando interpretò il ruolo di Assun-ta Spina, che nel 1947 aveva il volto di un’illustre collega, Anna Magnani, figura cara al cinema realista della prima metà del novecento. Da allora, il volto medi-terraneo di Bianca è stato prestato a tante eroine della quotidianità, che tan-to sono amate dal pubblico italiano per la genuina semplicità: Carolina Scapece in “Capri”, la giornalista Lidia Roccella nella miniserie “La terza verità”, Grazia Micheli ne “Il bene e il male”.

I personaggi interpretati da Bianca Guaccero sono velati di un fascino d’altri tempi che, in un tempo dominato dalla volgarità, dal culto dell’immagine e dal-la banalizzazione del corpo femminile, diviene emblematico e, forse, si riscopre ancora più importante.

Alcuni la definiscono bellezza “acqua e sapone”. Si tratta, in realtà, della ri-scoperta di una bellezza autentica che, attraverso la gentilezza estetica, riflette l’immagine di un successo, raggiunto at-traverso difficili sacrifici personali.

Più volte, l’attrice bitontina ha riven-dicato l’amore per la sua terra, per la sua famiglia ed anche per il pubblico dei suoi concittadini che, ora brandendo invidie e gelosie, ora, e sempre più convintamene, dimostrandole fiducia e simpatia, ha ri-conosciuto in lei un’artista di cui essere orgogliosi.

Spesso, l’aspetto umano e persona-le degli artisti sembra non avere alcuna importanza. Non per Bianca. Perché lei è una ragazza vera, che sceglie di interpre-tare donne vere.

Solo tutto il resto, attorno, è fiction.(Nelle foto alcuni momenti del film tv

“Mia Madre”)

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Si respirava una curiosa eu-foria nel foyer del Traetta, la mattina di sabato 20 novembre. Un’atmosfera di rinnovata pas-sione per lo spettacolo. Un’aria di fiduciosa soddisfazione come non accadeva da anni, si potreb-be dire.

Alla presenza di giornalisti e addetti ai lavori, infatti, il sin-daco Raffaele Valla, l’assessore all’istruzione, alla cultura e alle politiche giovanili, Elisabetta Tonon, il direttore artistico Mi-chele Mirabella e la coordina-trice della programmazione ed organizzazione attività di prosa e danza del Teatro pubblico pu-gliese, Giulia Delli Santi, hanno annunciato e illustrato il pro-gramma della nuova stagione. Un cartellone che finalmente presenta una ratio, un’idea, un progetto culturale non legato ad un discorso elitario né rispon-dente ad un’esigenza riempiti-va. Per capirci, stilare un calen-dario di trenta appuntamenti, che abbracciano tutte le forme artistiche e che non scontenta-no proprio nessuno, dai piccoli ai grandi, dall’erudito all’uomo del popolo, risparmiando peral-tro sul budget a disposizione, non è facile. Finalmente un te-atro che sia davvero principio di identità di una comunità, che

30 spettacoli 30 Fra teatro, rivista, danza e fiabe un cartellone per tutti i gusti

sia un luogo sacro ove il tempo si recupera, non si passa, e che non sia un mero contenitore da farcire, all’ultimo momento e in tutta fretta, di spettacoli di ogni sorta, tanto è più un peso che altro.

E se aggiungiamo che vivia-mo in tempi di crisi e che si pre-ferisce dall’alto sforbiciare su cultura e istruzione, ignorando che proprio puntando su cultura e istruzione si creano le basi per la ricchezza del Paese, allora siamo dinanzi a un mezzo mira-colo, compiuto con la bacchetta magica del buon senso e della preparazione.

Sì, perché l’assessore Tonon, che ha spiegato dettagliata-mente il programma (un felice amalgama di nomi affermati e giovani emergenti, di classico e di sperimentale), di teatro ha sempre vissuto e ben sa quanto sia civilmente significativo che il sipario resti sempre aperto. Anche il sindaco ha sottolinea-to con malcelato orgoglio l’im-portanza che il teatro funzioni tutto l’anno e ha ribadito che per realizzare tale sogno non ha attinto solo dalle casse comu-nali, piuttosto magre in verità, ma ha anche chiesto una colla-borazione alla Fondazione del-la Caripuglia. Inoltre, vinto dal

sacro fuoco dell’arte, ha persi-no bacchettato, bonariamente s’intende, il direttore artistico per una certa latitanza dalle scene butuntine, esigendo una presenza più assidua del prof catodico nella sala del Traetta. Sorrisi e soddisfazione per una proficua collaborazione con il Comune da parte della respon-sabile del consorzio del Teatro pubblico pugliese, Giulia Delli Santi, e della dott.ssa Daniela De Bellis, vicedirettore della Galleria nazionale “Girolamo e Rosaria Devanna” (per quan-to riguarda spettacoli che co-niughino arte e musica).

Poi, ha preso la parola Mi-chele Mirabella e, come suo stile, ai complimenti ha fatto seguire argute provocazioni. Dopo aver ringraziato il sin-daco, caro compagno di scuo-la (una classe politicamente fortunata, se si considera che anche il prof. Pice fu sodale di banco del direttore artistico), ha concentrato l’attenzione su tre punti

Primo. Si è giunti alla terza stagione da quel memorabile 16 aprile 2005, data di aper-tura del Traetta, affrontando diverse difficoltà, non solo tecniche, ma anche artistiche. Soprattutto quando si devono

impiantare assurde e sterili po-lemiche riguardo alla piccolezza del teatro (con l’abominio di vo-ler costruire al suo posto un su-permercato), come se la “Scala” potesse contenere tutti i milane-si. Secondo. È stata ed è impre-sa ardua venire incontro a tutti i gusti del pubblico, una sorta di Idra dalle mille teste. Il teatro, ha detto il direttore artistico, “deve interpretare il mondo, una macchina filosofica come l’ha de-finito Eliot. Perciò occorre stabi-lire con gli spettatori un dialogo, accogliere le loro istanze. Si sbaglia moltissimo, si azzecca qualche volta”. Terzo. Possibile, si è chiesto il professore, che Bi-tonto non abbia una cooperativa teatrale di giovani che gestisca con passione il Traetta? Questa domanda non pare essere stata gradita dal direttore dell’Abe-liano, Vito Signorile, presente in sala, per ovvie ragioni. Auguran-do, infine, di vivere serenamente e pienamente questa stagione interessante e intensa, il nostro Mirabella ha risposto presente all’invito del sindaco. “E se sono stato un po’assente, era per far-mi desiderare”, ha concluso con un sorriso. E considerando l’aria di piacevole euforia che si respi-rava, quasi quasi viene voglia di crederci.

di Francesco Paolo Sicolo

Da sin. G. Delli Santi, l’ass. E. Tonon, il sindaco Valla, M. Mirabella e D. De Bellis. Foto M. Robles

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Una nuova luce per le lunetteI lavori di restauro alla chiesa del Crocifisso

Proseguono, a ritmo ser-rato, i restauri degli affre-schi nelle cappelle laterali del Crocifisso, unitamente ai lavori di manutenzione delle coperture della chiesa.

Il progetto, curato dall’ing. Paolo Dellorusso e dall’arch. Antonella Carella, dell’impre-sa di costruzione e restauro Arcangelo Abbattantuono, si avvale di un finanziamento dell’assessorato regionale ai Lavori pubblici.

Nel corso degli anni, la pioggia ha creato molteplici infiltrazioni, mettendo a ri-schio la stabilità degli affre-schi. I fondi stanziati dalla Regione ammontano a cin-quantamila euro, la metà rispetto a quelli necessari. I lavori, sotto la supervisione delle Sovrintendenze ai beni architettonici, artistici e sto-rici, interessano, così, por-zioni ridotte di superficie, ri-spetto a quanto previsto dal progetto originario.

“L’intervento prevede in-nanzitutto la riconfigura-zione dei lastrici solari della chiesa -spiega l’ing. Dellorus-so-, per impedire alle gronde di accumulare una quantità d’acqua superiore alla pro-pria portata: saranno inver-tite le pendenze e inserito un nuovo pluviale, che dirotti la pioggia verso il giardino. Più delicato e complesso il restauro degli affreschi nelle semilunette laterali”.

Le immagini sono opera di

maestri della bottega di Car-lo Rosa e databili ai primi del Settecento: le raffigurazioni della “flagellazione di Cristo” (semilunetta nella cappella di San Martino, a destra) e di “Cristo nel Getsemani” (se-milunetta nella cappella di San Filippo Neri, a sinistra).

“Vi sono grosse porzio-ni d’intonaco staccatesi dal supporto lapideo -continua il progettista- che occorre-rà riancorare, con apposite iniezioni di maltine a base di calce; oltre a preconsolidare la pellicola pittorica, che pre-senta vistosi sollevamenti. Successivamente si passerà alla fase di pulitura, con la rimozione di polvere e fumo,

di Domenico Schiraldi

accumulatisi negli anni”.I primi restauri su picco-

le porzioni d’affresco hanno già dato risultati soddisfa-centi. Nella fase successi-va, si provvederà anche alla reintegrazione pittorica, con acquerello o altri pigmenti, secondo le disposizioni della Sovrintendenza.

La fine dei lavori, avviati ai primi d’ottobre, è prevista per il prossimo gennaio: sarà l’ennesimo colpo d’occhio in una delle chiese più belle e ricche d’arte della città. Nel-la speranza che, a breve, la Regione finanzi gli altri inter-venti.

Sopra un saggio di ripulitura. Nelle altre foto alcuni momenti del restauro

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Sopra un saggio di ripulitura. Nelle altre foto alcuni momenti del restauro

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STARBENE

di Rosa Chieco

del dott. Pasquale Lovero

Ci avviciniamo all’inverno e dobbiamo adeguatamente pre-pararci ad eventuali attacchi febbrili.

L’aumento della tempera-tura corporea può essere do-vuto alla presenza nel nostro organismo di batteri, virus e microbi in genere, oppure ad un trauma o ad un’emorragia, ovvero ad una necrosi di un gruppo cellulare o più sempli-cemente ad un fatto infiamma-torio qualsiasi.

Per correggere tale au-mento (superiore ai 38°c) si usano gli antipiretici. Essi fan-no parte dei cosiddetti FANS (Farmaci antinfiammatori non steroidei, cioè non cortisonici); tra i più noti sicuramente no-valgina, tachipirina e aspirina.

Per la verità, la febbre (temperatura superiore ai 37°c) è un meccanismo di di-fesa del nostro corpo e non va temuta né contrastata, entro certi limiti. Direi che, quando si aggira fra i 37 e i 38°c, non è necessario ricorrere agli an-tifebbrili. In occasione degli eventi su menzionati (come una semplice infiammazione), alcune sostanze, chiamate prostaglandine, favoriscono l’insorgere di dolori, febbre, edemi e lividi.

Ora, queste sostanze vengo-no prodotte grazie all’interven-to di un enzima, una proteina detta ciclossigenasi. E’ qui che agiscono i FANS, bloccandola

Inverno? Ci salvano i FANSe inibendo la cascata infiamma-toria.

I FANS hanno un’azione con-testualmente antipiretica, anti-dolorifica ed antinfiammatoria: vengono usati per curare dolori di piccola e media entità (cefa-lea, odontalgia, dolori mestruali o reumatici, per esempio dovuti all’artrosi) e per abbassare la febbre. Fra tutti questi farmaci, uno un po’ atipico è il paraceta-molo (Piros, Efferalgan, Tachi-pirina), che ha una forte azione antipiretica ma blanda attività antiflogistica. Inoltre, poiché gli effetti indesiderati sullo stomaco sono pressoché nulli, costituisce l’antipiretico e l’antidolorifico più usato in assoluto, bambini compresi. Il paracetamolo viene usato con una certa sicurezza an-che in gravidanza e durante l’al-lattamento. Unica accortezza: se ne consiglia un uso molto più limitato nei nefropatici e negli epatopatici.

Un uso smoderato dei FANS può provocare seri danni allo sto-maco, ai reni e all’intestino; in ogni caso, si rammenta che essi vanno assunti a stomaco pieno. Possono anche produrre gravissi-me allergie.

In gravidanza non devono essere usati nel modo più asso-luto, in quanto sono in grado di danneggiare il feto, specie il suo apparato cardiocircolatorio. Non ultimo, possono ridurre il peso corporeo del neonato.

"La donna metafisica", la nuova scultura in marmo nero del Belgio, realizzata dall'artista Emanuele Ru-bini, si presenta di primo acchito, "bella viva ...molto sexy", mutuando le paro-le del critico d'arte Vittorio Sgarbi.

Nata nello studio di scultura "Nicoli" a Carrara, presso cui Rubini è attivo da qualche tempo, l'opera è un omaggio alla sessua-lità, evocata nell'inconscio da forme rotondeggianti e sinuose che si prioettano verso l'alto, seguendo curve leggiadre. Da masso infor-

Sensuale ma eterea, la donna di Rubinime a scultura viva: sta pro-prio nel singolare passaggio da ciò che non è a ciò che è la maestria dei veri artisti, come quella rara di Emanuele, in grado di trasfondere nella pie-tra vitalità, ottimismo, grinta e ambizione.

"La donna metafisica" punta, così, leggera, in alto, al pari del nostro scultore che, con piglio irrefrenabile e con fare intrepido, continua a lavorare con zelo e passio-ne per raggiungere traguardi sempre più alti.

Il video dell'opera è su http://www.youtube.com/SculptureSuper.

La nuova opera dello scultore bitontino

Emanuele Rubini con la sua scultura

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È intitolato a Marco Rucci il premio di pittura promos-so dall’associazione “Pola-ris”, in collaborazione con “Primo piano” e col centro di socializzazione “Una... teca per tutti”.

Un omaggio alla memoria del giovane artista, protago-nista di tanti corsi di pittura, apprezzato per la profondità e raffinatezza della propria cifra espressiva.

L’iniziativa ha colorato le pareti degli ambienti di via Mazzini, sede della Teca, con 27 opere di altrettanti parte-cipanti, bitontini e non.

Ad aggiudicarsi la palma della vittoria Vito Giamma-relli, “per la resa volumetri-ca e la luce simbolicamen-te espressa, generatrice di grande complicità; momento d’incontro fatale in cui ani-ma e corpo si fondono pro-vocando riflessioni, emozio-ni, intrecci sublimi”, come sottolineato dalla giuria di esperti.

L’arte per crescereSuccesso della rassegna dedicata a Marco Rucci

di Domenico Schiraldi

Al secondo posto, l’enig-matica tela di Achille Damia-ni, premiata “per la grande interpretazione di una visio-ne, di un pensiero evocativo di libertà, di colore, di infi-nito e per l’espressività con-templativa”.

Anastasia Silvestri, di Ca-nosa di Puglia, si è invece ag-giudicata il terzo premio, con un quadro che esprime “una grande forza comunicativa di un silenzio espresso da un urlo prigioniero in un ascolto assordante”.

La giuria ha, poi, espres-so la segnalazione per un simbolico quarto posto, at-tribuito ad un’opera “ironi-ca, pungente, inconsueta, espressione di un pensiero che va oltre ogni identità formale”: la carta d’identità di Pinocchio, realizzata da Maddalena Mancini, di Co-rato.

Non poteva mancare il voto della giuria popolare, che ha incoronato la tela di

Mariella Baldassarre: un momento di riflessione e ri-poso, espresso dai grandi oc-chi neri di una ragazza vista in primo piano.

Oltre ai vincitori, l’inizia-tiva ha voluto premiare tutti i concorrenti, che hanno ri-cevuto un attestato di parte-

cipazione ed una medaglia, a sottolineare l’importanza dell’evento non solo come momento artistico ma an-che, e soprattutto, come oc-casione di crescita e socializ-zazione.

In alto, l’opera di Achille Damiani (2° posto), a sin. il quadro di Vito Giammarelli (1° posto), accanto le tele di Anastasia Silvestri (3° posto), Mariella Baldassarre (premio giuria popolare) e Maddalena Mancini (segnalazione della giuria)

“Un milione di piccoli passi. Tutti in avanti”. È que-sto lo slogan dell’onlus e ong “Progetto Continenti” che, in ventun’anni di storia, ha realizzato oltre centoventi progetti di autosviluppo in alcune zone del Sudamerica, Sud Est asiatico ed Etiopia.

Nei giorni scorsi, presso il Cenacolo, l’associazione ha inaugurato il nuovo anno

Imprese socialiGiuseppe Florio a “Progetto Continenti”

di Chiara Colamorea

sociale alla presenza del bi-blista Giuseppe Florio, di-rettore generale di Progetto Continenti, che ha proposto una riflessione sul significato della solidarietà.

Oggi assistiamo ad una vera e propria guerra tra poveri in una società liquida (Baumann docet), in cui nel-le parole dello stesso Florio, “si è passati dal primato della

cultura umanistica a quel-lo della capacità tecnica, del coraggio individuale, dell’iniziativa del singolo a scapito dei molti”.

È necessario, dunque, ripensare la solidarietà, realizzando progetti “co-munitari” di lunga dura-ta, che siano affiancati anche da qualche attività produttiva, imprendito-riale.

In Etiopia, per esem-pio, nella città di Awassa, Progetto Continenti sta co-struendo un centro di salute rivolto soprattutto alle par-torienti (foto a lato) che non possono recarsi in ospedale, perché troppo distante e co-stoso. Accanto a questo, l’as-

sociazione sta realizzando un centro benessere per i turisti, utilizzando le acque termali della zona, fonte di ricchezza che potrebbe consentire di co-prire almeno in parte le spese del progetto.

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Prendete un libro, opera creativa di una mente dinamica. Anzi prendete tanti libri e affi-dateli ad altrettanti artisti, figli della creatività stessa.

Il risultato non può che esse-re originale ed irripetibile.

A questo ha puntato la ras-segna di libri d’artista “Lib(e)rArte”, curata da Francesco Sannicandro e dall’associazio-ne culturale ArtSOB di Lucre-zia Naglieri e Lara Carbonara. L’evento, col patrocinio dell’as-sessorato alla cultura, si è inse-rito a pieno titolo nell’ambito della manifestazione “Ottobre piovono libri”.

“E se piovono libri, perché

Libri per fare arteL’insolita rassegna nelle “vetrine” della città

di Domenico Schiraldi

non inondare l’intera città di opere d’arte? Per Bitonto -sot-tolinea l’artista Franco Sanni-candro- è senz’altro qualcosa di nuovo. A dire il vero l’idea è antica e la sua messa in atto si deve alla sensibi-lità dell’ass. El isabett a Tonon, che ne ha subito colto il valo-re. Così, ho invitato nu-merosi arti-sti pugliesi e non: è stato

bello vedere i libri da punti di vista tanto diversi e originali; ricreati, reinventati, rianimati in forme e funzioni altre, rispet-to alla propria originaria natu-

ra”.La rasse-

gna si è sno-data non solo attraverso i luoghi simbo-lo della cultu-ra cittadina, quali il torrio-ne angioino, la biblioteca comunale e le Officine cultu-rali, ma anche

le vetrine di quattordici attività commerciali.

“La difficoltà più grande è stata proprio questa -spie-ga Sannicandro-, perché molti negozianti non hanno colto lo spirito dell’iniziativa, rifiutan-dosi di mettere a disposizione i propri spazi espositivi. Tuttavia, il risultato complessivo è sta-to soddisfacente. E per l’anno prossimo sarebbe bello portare in città collezioni di libri-opere d’arte già consolidate in altre parti d’Italia”.

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Arte e cinema. Il binomio vincente da cui ha preso avvio la terza edizione del Bitonto Art Festival, una manifestazio-ne dal sapore squisitamente bitontino, che valorizza la creatività di numerosi artisti emergenti.

Organizzato dell’associazione cultu-rale “Sole”, con il patrocinio degli as-sessorati alle Politiche giovanili, al Tu-rismo, ai Grandi eventi, alla Cultura e alle Politiche sociali, e da Fabio Fornelli, il Bart si propone come vero e proprio palcoscenico per le forme d’arte più di-sparate, dal cinema alla musica, al tea-tro, al fumetto, al ricamo.

Proprio quest’ultimo è stato prota-gonista dell’evento di apertura, un wor-kshop curato dall’artista Ilaria Margotti, che ha inaugurato la sua mostra “Tr-amando. Il filo dell’imperfetto”, nella suggestiva location di via Rogadeo 39. L’artista abilmente fissa su tela storie di donna, storie di dolore e di trasfor-mazione, tutte segnate da una cicatri-ce, una ferita, reale oltre che metafori-ca, alla perfetta bellezza propria di ogni corpo.

Un altro appuntamento del Bart è stato, invece, dedicato al cinema con

Arte e cinema a braccettodi Chiara Colamorea

di Domenico Pierro

la proiezione del cortometraggio di An-drea Costantino “Sposerò Nichi Vendola”, che ha offerto uno spaccato della storia d’Italia, dal ventennio fascista al Vaf-fa Day di Beppe Grillo, visto con gli occhi di una famiglia costret-ta a valutare la vendita di un appartamento nella Bari dei nostri giorni. L’autore ha an-che presentato il corto “Il provino”, che ha già ricevuto ben trentadue riconoscimenti.

Sul palco, accanto a Costantino, an-che il bitontino Cosimo Terlizzi che ha presentato la sua produzione “Folder”, un’anteprima nazionale in cui l’autore raccoglie ricordi e pezzi di vita per ri-comporli poi in un viaggio alla ricerca della sua identità, della propria storia.

Ecco comparire all’orizzonte creativo del Bitonto Art Festival gli interessanti cor-tometraggi dei registi Domenico de Ceglia e Ermes Di Salvia; le tematiche affrontate,

nella sede dell’associa-zione “Il Cenacolo”, sono di stringente at-tualità, come suggeri-scono gli stessi titoli: “La libertà: cronaca di una rivolta mancata” (2004), “Come quando le nuvole” (2006), “I lavoratori del mare” (2010) del De Ceglia e “Il cielo della domeni-ca” e “Smettere” della Di Salvia.

Sul palco dello spazio sociale di via Frisicchio, invece, la musica ha regnato in-contrastata; è qui che

si sono esibiti, infatti, gruppi locali come Rockshine, Nemophonica e Zed, per citarne solo alcuni.

La manifestazione è stata realizzata interamente grazie agli artisti locali che hanno messo a disposizione il loro talento e il loro tempo, in un’atmosfera giovanile e frizzante, nella speranza di poter fruire di un contenitore culturale per tutte le stagioni dell’anno.

band alla ribaltaLe originali proposte della terza edizione del BART

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In occasione della festa di San Fran-cesco d’Assisi, la chiesa di San Leone si è arricchita di quattro icone, realizzate da padre Tommaso Rignanese di Bicca-ri, già autore del crocifisso.

Le tavole sono state disposte nel-la nicchia dietro l’altare, al centro del grande ciclo d’affreschi, in modo da tracciare un solco a forma di croce.

Così, all’ingresso del tempio il cre-dente si ritrova di fronte ai due pilastri del cristianesimo e del francescanesi-

Lo sguardo verso AssisiPadre Tommaso Rignanese realizza un’artistica pala per l’altare di San Leone

di Lea Schiraldi

mo: l’incarnazione e la passione.La nuova pala vede nella parte bassa

l’Arcangelo Gabriele, che incede verso Maria benedicendola con la mano de-stra, mentre la Madonna, rappresentata nell’atto di filare la futura veste purpu-rea del Salvatore, china il capo all’arrivo della colomba (nel semicerchio in alto a sinistra), da cui partono tre raggi, segno della Santissima Trinità.

Nelle due tavole superiori, invece, vengono rappresentati i due santi as-

sisiati, Chiara e Francesco: la prima nell’atto di contemplare l’eucarestia, il secondo mentre suona con due rami.

A unificare la composizione è la do-ratura dei bordi rialzati, dello sfondo e delle aureole. Emerge, inoltre, una grande cura dei dettagli, del simbolismo dei colori e dell’effetto tridimensionale.

Un’opera che si adatta al contesto e che accentua il concetto di semplicità, tipico delle chiese romaniche.

La pala sull’altare di San Leone. Foto R. Schiraldi

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Tre ante di un grosso ar-madio che, nel loro ritmico aprirsi e chiudersi, segnano l’ingresso sul palcosceni-co dei diversi personaggi e l’avvicendarsi roboante delle

L’amore ai tempi d’oggiFatti d’Arte rivisita “Romeo e Giulietta”

di Rosa Chieco

scene del dramma. Due pic-coli podi in legno chiaro che, di volta in volta, diventano i cubi di una festa da ballo in maschera, il letto nel qua-le suggellare l’amore tanto

agognato, il talamo sul quale consumare l’ultimo volo in-sieme verso la morte.

Una scenografia sobria, ma incisiva (curata assieme ai costumi degli attori da Franco Colamorea) ha ac-compagnato il pubblico nei meandri della celebre trage-dia shakespeariana “Romeo e Giulietta”, rivisitata dai ra-gazzi dell’associazione “Fatti d’Arte” al culmine della set-timana dedicata allo strava-gante e poliedrico poeta in-glese.

Un’opera antica in abiti moderni, conservando la leg-giadria e il fascino inegua-gliati di numerosi passaggi del testo originario (su tutti, quel “Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo?” che ancor’og-gi simboleggia lo scontro im-perituro tra passione e ragio-ne). E così, i due protagonisti del dramma (Nicola Napoli e Raissa Riccardi, inappunta-bili nel comunicare le mil-le inquietudini di un amore osteggiato da antiche rivalità familiari) indossano jeans, t-shirt e scarpe da ginnasti-ca, quasi a testimoniare che i dardi di Cupido colpiscono anche i ragazzi della moder-na società, troppo spesso facilmente etichettati con assiomi solo negativi. E così, i fidati compagni di Romeo (quel Mercuzio potentemen-

te interpretato da Michele Tullo e quel Benvolio portato in punta di piedi sulla sce-na da Vincenzo Pazienza) in-gaggiano con i coetanei della stirpe Capuleti (con Tebaldo impersonato da un maturo Piergiorgio Meola) numerosi duelli, che ricordano da vici-no le risse in qualche locale notturno o per le viuzze del borgo antico.

E così, la fermezza dei ge-nitori di Giulietta (un appas-sionato Gaetano Napoli e una convincente Ada Mezzapesa) nell’imporre alla figlia le noz-ze con il nobile Paride (nella sapiente interpretazione di Filippo Modugno), tempera-ta soltanto dalla delicatezza della balia (una preziosa Li-liana Tangorra, che ha anche adattato il testo della trage-dia) e della serva (nella sof-fice dialettica di Monica Var-rese), avrà rievocato a tanti il rigore educativo dei propri parenti, specchio in realtà di un affetto sconfinato per la prole. La regia ben studiata di Raffaele Romita (fantasio-so nel costruire la figura di sorella Lorenza, una vivace Mariantonia Capriglione) ha aggiunto il tocco finale, per trasformare la tragedia del passato in un dramma senza tempo, capace di accarezza-re da vicino la complessità della modernità.

Foto di M. Robles

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TRAETTA AUTORE SACROdi Emilio Garofalo

E’ la sacralità l’indiscussa protagonista della stagione autunnale del Traetta Opera Festival.

Molti i protagonisti, diver-si gli eventi. La produzione sacra del compositore biton-tino, il trait d’union del car-tellone di una rassegna che, giunta alla sua sesta edizio-ne, si è svolta tra convegni e concerti.

Il pubblico, che ha ac-colto la programmazione operistica con particolare entusiasmo, oltre a godere di spettacoli importanti, ha avuto la possibilità di scopri-re gli affascinanti retroscena di una così interessante pro-duzione, grazie agli incontri che hanno accompagnato le performance dal vivo. Rela-tori di queste lezioni, incen-trate su storia e sacralità, gli stessi artisti, assieme a studiosi ed esperti della cul-tura musicale del tempo, tra cui il prof. Nicola Pice, che ha curato, assieme all’atto-re Raffaello Fusaro l’evento d’apertura della rassegna, e il prof. Giovanni Cipriani, preside della facoltà di Let-

Tra concerti e convegni, vivo interesse per il festival dedicato al nostro maggiore musicista

tere dell’università di Foggia, partner del festival, insieme agli assessorati alla cultura del Comune e della Regione.

Intensa, anche in quest’occasione, la collabo-razione con il Centro studi e documentazione musicale intitolato a Traetta, il cui ric-co patrimonio documentale ha posto le basi per questo felice intreccio di eventi. Non solo; grazie al recupero di manoscritti e partiture, che il Centro studi ha fornito a studiosi e musicisti, si è po-tuto apprezzare il profilo col-to e profondamente ispirato dai temi della sacralità e del-la riflessione cultuale del no-stro maggior musicista.

Nel concerto d’apertu-ra del festival, svoltosi nella solenne cornice della catte-drale e presentato dal gior-nalista Ugo Sbisà, sono stati eseguiti i due diversi Stabat Mater, capolavori sinfonici che Traetta concepì in fasi e luoghi diversi della sua vita, Monaco e Napoli. Il primo, nella versione rivisitata da Dan Voiculescu e trascritta da Jolando Scarpa; il secon-

do, nella rivisitazione a cura del Traetta Opera Festival.

Tra gli interpreti, diretti dal maestro Vito Clemente, importante protagonista non solo della ricerca e della va-lorizzazione del nostro patri-monio musicale, ma anche della realtà culturale con-temporanea, artisti di rilievo, tra i quali il mezzosoprano Antonella Colaianni ed il te-nore Gianni Leccese. Assie-me ai solisti, il coro Cappella Musicale Corradiana. La for-mazione, con le sue robuste trame vocali, ha evocato gli splendidi scenari europei settecenteschi dei palcosce-nici su cui Traetta era solito esibirsi.

Nel nostro teatro, il festi-val è poi proseguito con la rivisitazione dell’Antifone e dei mottetti, diretti dal clavi-cembalista Michele Visaggi, il quale, assieme ad un quar-tetto d’archi, ha accompa-gnato le soliste Tomomi Oga-sa ed Annamaria Bellocchio, già note al grande pubblico per essersi imposte in nume-rosi concorsi e festival lirici nazionali ed internazionali.

La libertà espressiva dei cantanti ha riservato le mi-gliori sorprese al pubblico, che ha assistito ad un piace-vole connubio di suoni vocali e strumentali, incorniciati dal suono antico del clavi-cembalo e dei fraseggi d’ar-chi.

Un percorso melodico per scoprire un passato religioso e personale di un uomo ricco di umanità; un graffito sacro e fedele della fervida creativi-tà di Tommaso Traetta.

LA MAIL

Suggeriamo al signor sin-daco di emettere un’ordinan-za urgente per contrastare chi fruga nei cassonetti, un fenomeno in crescita.

Un’ordinanza da applica-re ai sensi dell’articolo 650 del codice penale, che stabi-lisce fino a 3 mesi di arresto o un‘ammenda per chi non osserva un provvedimento dell’autorità.

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Il prof. Labellarte pen-sa e parla come un vecchio saggio. E, forse, questo non è solo un ruolo cucitogli ad-dosso per fini editoriali. E’, in realtà, lo status di un uomo che racconta di aver studia-to durante i bombardamenti della seconda guerra mon-diale.

Suo padre, contadino me-ridionale, sacrificando tutti i suoi averi, ha preferito sot-trarre ai campi le braccia del figlio e consegnarne la men-te alla cultura. Questo dono prezioso ha consentito, così, all’adolescente di divenire uomo, di maturare pensieri, ideali ed esperienze che, nel costante fluire del tempo, si sono rivelati inossidabili.

“Profondo è il pozzo del passato” è il titolo dell’ulti-ma fatica letteraria di Roc-co Labellarte, concepita per capire un presente di con-traddizioni e degeneranti

Un racconto allegorico”Profondo è il pozzo del passato” del prof. R.Labellarte

di Emilio Garofalo

IL DIFENSORE CIVICOdel dott. Franco Castellucci

Spesso sui giornali, in te-levisione e più in generale per strada, nei bar, in famiglia, tra amici si parla o si sente par-lare di tasse, perché si reputa che siano troppo alte o ingiu-ste. In realtà, senza entrare nel merito di queste valutazio-ni, con quel termine ci si vuole riferire più precisamente alle “imposte”; nel linguaggio co-mune, infatti, si confonde la parola “imposta” con quella di “tassa”.

Allora proviamo a definire i due termini, sottolineandone differenze e/o similitudini, con l’avvertenza che la distinzione tra tassa e imposta è ereditata dal diritto romano ed è tipica dei paesi di diritto latino.

L’imposta è una prestazio-ne coattiva pecuniaria, dovuta dal soggetto passivo senza alcu-na relazione specifica con una particolare attività dell’ente pubblico, tantomeno a favore del soggetto stesso, il quale deve semplicemente adempie-re la prestazione. In altre pa-role l’imposta è un’obbligazio-ne che nasce dalla legge e che ha come caratteri essenziali la coattività e la mancanza di una controprestazione diretta dello stato. Parte di ricchezza privata che lo stato, le regioni e gli enti locali prelevano co-attivamente per far fronte alle

Fra tasse e impostespese necessarie al loro mante-nimento e per soddisfare i biso-gni pubblici.

La tassa, invece, è una pre-stazione coattiva, applicata in base al criterio della contro-prestazione: è collegata, infatti, alla richiesta da parte del singo-lo di una specifica prestazione dell’ente pubblico ed al vantag-gio che lo stesso può trarne.

Quindi, la tassa è il corri-spettivo che un privato deve ad un ente pubblico per la fornitura di un bene o di un servizio spe-cifico (ad esempio, le tasse sco-lastiche).

Si distingue, perciò, dall’im-posta, che rappresenta un prelie-vo privo di corrispettivo, rivolto a finanziare esigenze pubbliche di carattere generale.

Per saperne di più sull’ar-gomento si consiglia di visitare il sito dell’Agenzia delle entra-te (www.agenziaentrate.it), in particolare la sezione FiscoOg-gi, giornale on line della stessa Agenzia.

Queste pagine offrono aggior-namenti sull’attività dell’Agen-zia e dei suoi uffici centrali e periferici, commenti sulla nor-mativa, prassi e giurisprudenza tributaria. L’obiettivo è aiutare i contribuenti a comprendere le circolari, le risoluzioni e i prov-vedimenti adottati.

sconfitte umane, attraverso l’ausilio del mito. Il volume, la cui presentazione è stata curata dall’Aede presso la Galleria Devanna, è stato de-finito, dal prof. Nicola Pice, che ne ha curato il commen-to, un “racconto allegorico sapienziale”. La definizione comprende le mille anime di questo saggio, che l’autore ha voluto puntualmente de-scrivere: dalla riscoperta dei classici all’attenzione per la spiritualità, dalla passione tormentata degli eroi della tragedia greca sino al dolo-re eterno, ma sinonimo di saggezza, delle donne canta-te nella letteratura di tutti i tempi. Un excursus rigoroso, attraverso realtà e raffigu-razione artistica, con cui il prof. Labellarte cerca di ali-mentare desideri di riscatto di un mondo “buio” ma sem-pre così romanticamente af-fascinante.

di Carmela Loragno

Slogan ufficiale: “Volunteer Make a difference” - “Volonta-ri! Fate la differenza”.

Come ricorda la Carta dei valori del volontariato “La gratuità è l’elemento distintivo dell’agire volontario e lo rende originale rispetto ad altre com-ponenti del terzo settore e ad altre forme di impegno civile.”

Su questa linea proseguono i lavori della consulta del Vo-lontariato (ispirata da ventuno organizzazioni cittadine), che da luglio scorso ha ripreso un percorso volto a rafforzare il concetto della cittadinanza re-sponsabile per la promozione dei diritti e delle buone pratiche di democrazia partecipativa.

Il volontariato, quindi, come motore per lo sviluppo delle politiche locali del welfare e dell’inclusione sociale, ma an-che dell’innovazione sociale, esercita efficacemente la di-mensione politica attraverso l’agire organizzato.

Questa concezione del volon-tariato si fonda sulla definizione contenuta nella legge quadro sul volontariato: “La Repubblica italiana riconosce il valore so-ciale e la funzione dell’attività di volontariato come espressio-ne di partecipazione, solidarietà

IL RUOLO DELLA CONSULTA Anno europeo del volontariato

e pluralismo...” (Art. 1 - comma 1 - L. 266/91).

L’anno che s’appresta si apre, quindi, con un’opportuni-tà di crescita collettiva: per la comunità, verso un modello di società civile in grado di inter-loquire di continuo con la base e con efficacia con il sistema politico, e per quest’ultimo, ver-so un modello di governance in grado di accogliere le istanze dei cittadini per produrre “bene comune”. Per maggiori infor-mazioni sull’attività della con-sulta, si consiglia di visitare il sito www.comune.bitonto.ba.it - Sezione “Consulte”.

L’e-mail è [email protected].

Una marcia dei diritti per celebrare insieme la Giornata mondiale dell’infanzia, organizzata dall’ Azienda pubblica di servizi alla persona, “Maria Cristina di Savoia”. Il lungo serpentone di bambini delle scuole primarie N. Fornelli, G. Modugno, G. Caiati, V. Rogadeo, V.F. Cassano, Don Milani e IC Modugno-Rutigliano è partito, munito di colorati car-telloni, da palazzo di città per raggiungere la pineta dell’ex istituto femminile, dove i partecipanti hanno condiviso un momento ludico, alla presenza del sindaco Valla e dell’ass. Tonon.

Foto R. Schiraldi

BAMBInI In MARCIA

La dott.ssa ROSA CHIECOsi è iscritta all’albo dei

Giornalisti Pubblicisti.A Rosa gli auguri più ca-

lorosi della redazione

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Com’è bella Bitonto quando è bella.

Certi giorni, quando lo sfavil-lio del sole indora i tetti antichi e il biancore lontano delle case ci restituisce quasi il profilo d’un presepe onirico, è davvero hermosa.

Deve averla trovata così, maliosa e seducente non meno dello skyline di New York, Fran-cisco Cervelli, catcher degli Yankees.

Il ricevitore ventiquattren-

In visita alla “sua” città il catcher degli Yankees

Francisco asso del baseball

ne, nato in Venezuela, ma pro-fondamente innamorato della città che fu la culla dei suoi nonni, apre il suo cuore: “Oggi, ho realizzato tre sogni: viaggia-re accanto a mio padre, rivede-re Bitonto e conoscere Alex Del Piero”.

La stella del diamante s’illu-mina quando parla della nostra città. E non nasconde affatto le sue passioni.

D’altronde, lo incontriamo in un salone in cui campeggia, sulla

di Mario Sicolo

parete principale, uno specchio di dimensioni gigantesche, so-pra un piattino sta una treccia di pane di Sant’Antonio e sulla mensola una foto seppiata del-la nonna.

La famiglia bitontina sa essere un caldo abbraccio di carezze e sorrisi.

I parenti se lo coccolano questo figlio che non metterà mai un oceano tra la memoria ed il presente, anche se lavora al di là dell’Atlantico.

“Mamma mia, ho mangia-to come mai mi era successo prima - sorride Francisco -. Primo, secondo, terzo, quarto, frutta, dolce e poi si ricomincia. Mi fanno impazzire la pasta al forno e i frutti di mare. Però, appena torno in America c’è da lavorare sodo. Quando inizia la preparazione ci vuole massima concentrazione. Non esistono più amici e divertimenti, ma solo duro impegno, perchè la stagione, che parte ad aprile, è lunga e faticosa”.

Una dinastia di Cervelli - fa notare con salace ironia la cu-gina Mafalda - ha invaso il Su-damerica ed ha fatto fortuna, col sudore della fronte, come usavano i nostri avi. Ma il cor-done ombelicale non si è mai spezzato. Anzi: “Amo Bitonto perchè è la città dei genitori di mio padre, per questo non ve-devo l’ora di venire a vederla. Stamattina ho conosciuto pure il sindaco e devo dire che è una gran brava persona”.

Francisco, come molti bam-bini in Venezuela, cresceva col dubbio: pallone da calcio o pal-lina da baseball?

La predilezione è ricaduta sulla sfera più piccola e, dopo quattro anni nel campionato venezuelano, il volo nel torneo più bello del mondo.

Senza dimenticare l’Italia: “Sì, ho fatto parte della nazio-nale azzurra nelle World Series del 2009 e vorrei tanto essere convocato per i prossimi mondia-li. Voglio dare il mio contributo affinché il movimento, che sta fa-cendo grandi passi avanti, cresca ulteriormente”.

Eppure, questo ragazzone infinito qualche ferita già l’ha subita, mai crollando, però: “Sì, ho rischiato d’interrompere la carriera sul nascere, quando nel 2008 mi scontrai sul campo con un avversario e mi fratturai il polso. Poi, il tempo di riprender-mi e mi infortunai ai legamenti del ginocchio destro. Per fortuna, ora va meglio e desidero rimane-re per tutta la vita negli Yankees. Comunque, vivo giorno per gior-no, senza farmi illusioni”.

Cervelli prova grande am-mirazione per un campione del calcio: Alex Del Piero. Mentre ci parla, con le dita sfiora, come fosse un oggetto prezioso, la ma-glia autografata da numero dieci bianconero: “Sono juventino da sempre ed il mio idolo è Alex perchè è un uomo eccezionale, oltre ad essere un grandissimo giocatore. Sabato, sarò a Torino in tribuna a tifare per lui. Nello sport ci sta che una squadra ab-bia alti e bassi, per questo non mi dispero per il periodo buio che abbiamo vissuto noi juventini. L’importante era superarlo”.

Insomma, Francisco ha nel cuore l’ormonale fierezza d’es-sere bitontino, pur non essendo nato tra questi vicoli.

Magari molti di noi, invece d’addestrarsi quotidianamente a buggerare il prossimo, nutrissero il medesimo amore per la nostra città. Le cose andrebbero me-glio...

È raro incontrare nel mondo del pallone, specie regionale, per-sone serie e leali come Antonio De Lucci.

Il giovane imprenditore orto-frutticolo, che nel giro di pochi anni aveva scritto la favola del Palese, approdato alla Promozio-ne dopo il necessario purgatorio nelle varie categorie inferiori, fu chiamato a Palazzo Gentile durante l’estate al capezzale del pallone butuntino, ormai alla can-

na del gas. Antonio si fece quattro con-

ti e si rese conto che una cosa è giocare nella frazione barese, con struttura e seguito striminziti, un’altra è portare la sua squadra in una realtà come la nostra con un bacino d’utenza alquanto nu-trito. Così, il patron della Libertas decise di piazzare le tende qui da noi, augurandosi un campionato quanto meno decoroso.

Agli investimenti di una cer-

ta importanza fatti per affron-tare il difficile torneo ha fatto da contraltare qualche sfasatu-ra nell’amalgama tra i repar-ti. Mister Lele Loconsole, che pedatore neroverde è stato in passato, predica sempre ai suoi ragazzi l’umiltà, sperando che questa dote si trasformi nella forza segreta del gruppo.

Sennonché, la formazione appare squilibrata tra la difesa, scafata e coriacea (Di Liso e Faccitondo le torri), e l’attac-co possente (Pica, Petaroscia e Vincenzo Modesto: un trio che farebbe tremare qualsiasi avver-sario), con un centrocampo che fatica a trovare la quadratura. Senza dimenticare gli infortuni sempre in agguato.

Insomma, c’è da lavorare.

Perciò, il sesto posto a sette punti dal non irresistibile Canosa lascia tuttora l’amaro in bocca ai sostenitori della Libertas, che at-tendono fiduciosi il giorno in cui muterà denominazione da Palese a Bitonto. Frattanto, è scoppiata la grana “Città degli Ulivi”, con mille squadre, incluso il Bari di mister (molto poco) libido Ventu-ra, a martoriare la preziosa erba dello stadio.

“Non voglio essere preso in giro. Se, all’inizio della stagione, mi sono state fatte delle promes-se, vorrei che fossero mantenute. Altrimenti che senso avrebbe aver speso tutti quei soldi per creare una formazione competi-tiva?”.

Come si può dar torto a quest’uomo sì trasparente?

Francisco Cervelli

Con l’amaro in boccaLa sfortuna relega la Libertas al sesto posto

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Zero sconfitte

Quando l’amore per il calcio scorre nelle vene, c’è poco da fare. È una malattia irre-sistibile.

Per questo, Antonio, Pierfrancesco, Fran-cesco, Marco e Custode, ogni fine settimana, vanno in giro per la provincia barese con una banda di imberbi leoncelli (tuttora im-battuti), che, almeno per ora, vogliono solo divertirsi. Poi, si vedrà. Frattanto, si fanno sacrifici immani durante tutta la settimana. D’accordo, si tratta solo di terza categoria, ma il pallone impone sempre delle rinunce.

Ne parla con orgoglio il vicepresidente del Bitonto calcio 1921, Vincenzo Cariello: “Sono loro i ragazzi con cui vogliamo fare calcio: volti nuovi e intraprendenti che han-no solo voglia di affermarsi”.

Certo, scendere bruscamente dall’Empi-reo della serie D alla bolgia infernale della Terza Categoria fa male, ma il più stretto collaboratore di Ciccio Novello non ha per-so l’ottimismo: “Questo per noi è un anno di transizione. Abbiamo intenzione di fare bene in questo torneo che sappiamo esse-

re molto difficile. Una volta concluso de-gnamente questo campionato, volgeremo lo sguardo ad altre realtà, perché come è successo quest’estate potrebbe esserci una moria di società che ci darebbe la possibi-lità di tornare in categorie più consone ala nostra città”.

Le prime gare casalinghe sono state di-sputate dal gruppo di mister Morrone - so-lito, spumeggiante e arioso gioco predicato - in quel campo di patate - e sia detto con sommo rispetto per i tuberi - che si chiama Centro Polisportivo “Nicola Rossiello”. Che, da un mese a questa parte, risulta inagibi-le, motivo per cui i piccoli neroverdi sono tornati a salire l’erta di via Megra. Cariel-lo s’attende che la concessione da parte dell’amministrazione comunale venga con-fermata, “perché noi siamo il vero Bitonto”, s’inorgoglisce Vincenzo.

Però, ci resta un solo dubbio. Perché lo scorso anno, quando il Bitonto di Noviello e Cariello disputava la serie D, nessuno vole-va che altre società calpestassero il manto erboso del “Città degli Ulivi”.

Eppure avrebbe potuto farlo l’Omnia, che era un sodalizio ancor più bitontino - dal momento che tanti nostri concittadini vi gio-cavano e giocano - e che, invece, si pappava il fango di via del Petto?

Un fisico scolpito, frutto di faticosi allenamenti e di una scrupolosa atten-zione alla preparazione atletica. Negli occhi il vivo desiderio di non acconten-tarsi, di andare oltre i propri limiti. Una lezione di vita che non ha eguali. È il ritratto degli atleti di bench press de “La palestra del corpo”, che, grazie alla passione e alla competenza del maestro Antonio Luisini, continuano a racco-gliere allori e riconoscimenti nell’intero panorama nazionale.

Ed infatti, nel recente campionato italiano Csain di Carapelle, la società bi-tontina si è piazzata al terzo posto nella classifica assoluta, potendo contare sul-le convincenti prestazioni di molti suoi componenti: su tutti, Mauro Mastropa-squa, che nella categoria 107,500 kg ha sbaragliato la concorrenza conquistan-do il gradino più alto del podio, Angelo Pontrelli e Roberto Dell’Olio, che hanno meritato la terza posizione rispettiva-mente nei settori 155 kg e 95 kg. Come pure, degne di nota le performance di Antonio Pontrelli (quarto nella categoria 147,500 kg), Giuseppe Antuofermo (se-sto nel torneo 55 kg) e Giuseppe Rienzo (settimo nella categoria 145 kg).

IL SEgRETO è LA TENACIANuovi allori per gli atleti de “La palestra del corpo”

di Pasquale Bavaro

Tanti tasselli di un unico puzzle di indiscutibile successo, nella scia dei trionfi già registrati negli anni passa-ti. Da ultimo, nel gran prix nazionale di Catanzaro Lido, a salire alla ribalta

è stato Emiliano Costa, che ha sfiorato la vittoria finale nella categoria 117,500 kg, artigliando un più che onorevole se-condo posto.

Gli atleti de “La palestra del corpo”, terza classificata al campionato italiano di Carapelle

Il Bitonto calcio ancora imbattuto in terza categoria

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Primo piano novembre - dicembre 2010

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Robur nella lingua di Cicerone significa “forza”.

E devono averne davvero tanta dirigen-ti, tecnici e giocatrici dell’omonima società sportiva.

Ogni anno è un gioioso ricominciare nel segno dell’entusiasmo e della passione.

In più, stavolta, c’è il fiore all’occhiello.Il nuovo tecnico, che guiderà le ragazze

nel campionato di prima divisione, è Miche-le Carelli. La storia di questo sport per la nostra città (e non solo) riassunta in un sol uomo.

“Siamo felici e orgogliosi di lavorare con lui, che preferisce sempre le sfide ardue, che da queste parti significa saper lavorare con le forze giovani soprattutto”, parla con toni fieri il dirigente Vincenzo Barile.

Non è semplice fare i conti quotidiana-mente con la carenza delle strutture citta-

Passione ed entusiasmoMichele Carelli alla guida della Robur

di Mario Sicolo

dine. “Per ora, non possiamo lamentarci -pro-

segue-. Ognuno si ritaglia i suoi spazi, visto che sono buoni i rapporti con l’altro sodali-zio, la Volley Ball, a cui ci legano sentimenti di stima reciproca e amicizia”.

“I risultati che raccoglieremo saranno la logica conseguenza dell’impegno che sa-premo profondere in fase di preparazione”, dichiara mister Carelli.

La rosa appare rinforzata col ritorno delle sorelle De Palma, l’arrivo di Annalisa Cacace dal Palese e il rientro, dopo un anno sabbatico dedicato agli studi, di Francesca Barile.

Per dare continuità all’attività sportiva societaria, il settore giovanile sarà guidato dall’ottima Susanna Sciancalepore, sempre con la supervisione dell’ex Victor Ugento.

Primo piano augura

ai suoi lettori Buon Natale

eFelice Anno Nuovo

L’A.S. Bodyline, che di recente ha aperto la nuova sede in via Ugo La Mal-fa, gestita da Francesco Zizzi e dal socio Francesco Bacco, è uno spazio in cui lo sport assolve la sua funzione più alta.

Un punto d’incontro dove non si cura solo il corpo, ma anche l’aspetto relazionale, dove il benessere è sinoni-mo di vigore fisico e di star bene con se stessi.

Questa l’impostazione di fondo volu-ta da Francesco (per 2 volte campione italiano nella categoria massime taglie), che coltiva la sua passione per il fitness da più di 20 anni, sostenuto e incorag-giato dalla moglie.

La nuova palestra, dotata di ogni più moderna attrezzatura, è pronta ad accogliere chiunque voglia praticare lo sport a 360°.

di Rosa Chieco

Non solo palestra

Nella foto Francesco Zizzi e Giovanna Rosa, Miss Universo di body building

Nuova sede per l’A.S. Bodyline

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