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PRIMO CENTENARIO NASCITA AL CIELO DON LUIGI GHINELLI 1909 GATTEO 2009

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PRIMO CENTENARIONASCITA AL CIELO

DON LUIGI GHINELLI

1909 GATTEO 2009

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4 maggio 1848 Nasce a Gatteo don Luigi Ghinelli.23 dicembre 1876 Ordinazione sacerdotale a Cesena.

6 gennaio 1883 Nomina a rettore della chiesa di S. Antonio in Gatteo.Primavera 1883 Inizia a "Casa Verona" il primo laboratorio con 12 ragazzi.23 agosto 1883 Prima festa di N. Signora del S. Cuore nella chiesa di S. Antonio Ab.7 maggio 1888 Approvazione dell'Istituto Fanciulli Poveri da parte dell'autorità diocesana.

5 gennaio 1899 Erezione canonica della Pia Opera di N. Signora del S. Cuore da parte diMons. Alfonso M. Vespignani.

31 maggio 1892 Inaugurazione dei nuovi edifici in Gatteo paese e celebrazione della festa diN. Signora nella nuova cappella.

18 novembre 1901 Primo incontro con don Luigi Guanella a Milano.16 luglio 1903 Le Suore Figlie di S. Maria della Provvidenza iniziano il loro servizio all'Istituto.

1908 Inaugurazione dell'Ospedale e Ricovero Maschile.19 marzo 1909 Morte di don Ghinelli.3 agosto 1909 Nomina di don Martino Cugnasca, guanelliano, a direttore dell'Istituto.6 agosto 1915 Don Martino Cugnasca acquista per l'Opera don Guanella l'Istituto Fanciulli Poveri.

24 marzo 1924 Posa della Prima Pietra della nuova chiesa dell'Istituto. Direttore don Samuele Curti.30 maggio 1926 Consacrazione della nuova chiesa fatta da Mons. Fabio Berdini.29 maggio 1927 Traslazione della salma di don Ghinelli dal cimitero di Gatteo alla chiesa

dell'Istituto.23 ottobre 1933 Cinquantenario dell'Istituto Fanciulli Poveri e inaugurazione dei nuovi edifici.

Direttore don Francesco Frigo.Dicembre 1941 Don Abramo Rivellini riprende i lavori per la realizzazione del progetto edilizio

che sarà completato dal suo successore don Pietro Calvi.6 giugno 1944 Benedizione dei nuovi edifici fatta da Mons. Beniamino Socche e Mostra

Laudativa del Nome di Gesù.Ottobre 1944 Nel passaggio del fronte di guerra l'Istituto rimane semidistrutto.

Nel giugno 1945 inizia la seconda ricostruzione, direttore don Pietro Calvi.8 dicembre 1947 Il Vescovo Mons. Vincenzo Gili eleva a Santuario la chiesa dell'Istituto.

Giugno 1948 Celebrazione del 1° Centenario della nascita di Don Luigi Ghinelli einaugurazione degli edifici ricostruiti.

18 luglio 1948 Inaugurazione della Colonia don Guanella a Gatteo Mare.1952 - 53 Inizia la scuola dell'avviamento professionale di tipo industriale.1959 - 60 La scuola viene riconosciuta sezione staccata della Statale di Cesena.

1963 Costruzione campo da tennis, pallavolo e pallacanestro nel cortile interno.1980 - 81 L'Istituto ospita: 300 alunni, 100 semiconvittori e 30 interni.

1983 1° Centenario dell'Istituto don Ghinelli.1991 Chiusura del convitto.

1996 - 2000 Terza ristrutturazione per un "Servizio Educativo - Riabilitativo e Assistenzialea favore di disabili fisici e psichici.

26 Febbraio 2002 Autorizzazione al funzionamento per 25 posti al Centro Socio RiabilitativoDiurno Parsifal, 18 nel Centro Socio Riabilitativo Residenziale e 12 nei GruppiAppartamento.

14 Dicembre 2003 Mons. Lino Garavaglia inaugura gli edifici ristrutturati.19 Marzo 2009 Centenario della nascita al cielo di don Luigi Ghinelli.3 Agosto 2009 Centenario della presenza a Gatteo dell'Opera don Guanella.

CRONISTORIA DELL'ISTITUTO DON GHINELLI

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Il 19 marzo ricorre il primo centenario della piamorte del Servo di Dio don Luigi Ghinelli, "perlapreziosa" del Presbiterio della Chiesa di Cesena,testimone coraggioso del Vangelo della Carità.Don Luigi, nato a Gatteo il 4 maggio 1848, si èfatto prete per rispondere ad una vocazione chelo chiamava a vivere la radicalità del Vangelo, adessere testimone in mezzo ai fratelli, soprattuttoi più sfortunati, dell'Amore misericordioso delSignore Gesù. Significativa la sua devo-zione alla Madonna invocata con iltitolo di Nostra Signora del SacroCuore.Sulla scia del Cattolicesimocaritativo e sociale degli anniSettanta e Ottanta dell' 800nasce dal cuore generoso emite di questo santo pretel'Istituto dei Fanciulli Poveridi Gatteo.Accanto all'Istituto per ifanciulli, attrezzato secon-do le indicazioni sapientiche venivano dalla espe-rienza educativa di SanGiovanni Bosco, a Torino, sideve annotare il ricovero pergli anziani, cui le famiglie nonpotevano provvedere, ed an-cora la promozione di tutte quelleiniziative che ponevano il fermentodella fede cristiana in una società chestava drammaticamente trasformandosi,e spesso in contrasto con il Vangelo. Don Ghinelliaveva maturato questa capacità di lettura dei"segni del tempo", tenendosi aggiornato con ilMagistero del Papa e con le proposte di quelMovimento Cattolico che ha avuto nella nostraDiocesi e in Romagna una rilevanza captata anchea livello nazionale. Giova ricordare con riconoscen-za al Signore anche gli altri preziosi doni, apostolidel Vangelo della Carità, che la Provvidenza hadonato alla nostra Chiesa, alla nostra gente, quasicontemporanei di don Ghinelli, come il canonicodon Carlo Baronio e il canonico Giuseppe Lugaresi.Il Servo di Dio don Luigi Ghinelli ha vissuto perintero i suoi anni a Gatteo, ben radicato nella

chiesa locale. Fa bene al cuore leggere .nella suabiografia degli stretti legami che lo univano alvescovo e ai confratelli di tutta la diocesi.Un segno di cosciente e responsabile appartenen-za alla Chiesa diocesana mi pare di coglierlo,nell'impegno costante profuso nel suscitare ecoltivare nuove vocazioni alla vita sacerdotale ereligiosa.Concludo richiamando una frase della Lettera

pastorale che ho indirizzato l'8 settembredello scorso anno alla Diocesi di Cesena-

Sarsina: "Nel rispondere alla chia-mata alla santità, siamo sostenuti

in particolare dalla comunionedei santi della nostra Chiesa,che hanno costellato comestelle luminose i secoli dellanostra storia. Sono essi laparte più vera, più nobile epiù bella della tradizioneecclesiale, ma oso dire anchedella tradizione sociale. Sonofigure di vescovi, sacerdoti,religiosi, laici che, ciascunoper la sua parte e per il suo

tempo, ma mai isolatamente,hanno contribuito a quel pro-

cesso di trasmissione della fedeche ha plasmato la vita delle

nostre comunità dalla più piccolaalla più popolosa" (Lettera pastorale

per l'anno 2008-2009 "Avevano un cuorsolo e un'anima sola", At 4,32, pagg. 14-

15).Accanto ai nomi di Angelina Pirini, don QuintinoSicuro, il canonico Carlo Baronio, padre GuglielmoGattiani, e anche i "nostri" papi Pio VI e Pio VII,possiamo collocare a pieno titolo il nome di donLuigi Ghinelli, invocandone la protezione e il so-stegno nella grande impresa dell' evangelizzazionein questi nostri tempi, pieni di timore e di speranza,come lo furono gli anni suoi.

+ Antonio LanfranchiCesena, festa della Conversione di San Paolo,

25 gennaio 2009, "Anno Paolino"

Don Luigi Ghinelli: perla preziosa

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L’anno de’ portentiIl 1848 é l'anno de' portenti per le giornate eroichedi Milano, di Bologna, per la difesa di Venezia,per il turbine di riscossa che sommosse da unpunto all'altro tutta l'Italia; re Carlo Alberto, var-cato il Ticino, s'avviò verso il Mincio per cacciaregli Austriaci dal quadrilatero, riportando a Goitola prima italica vittoria.Anche la Romagna si era preparata a scuotere ilgiogo pontificio; a nulla erano valse le riformepropugnate dal card. Ercole Consalvi, segretariodi Stato di Pio VII, né il rigore del card. AgostinoRivarola, governatore delle Romagne, che nel1825 volle il processo contro i carbonari della suagiurisdizione, concluso con 513 condanne.Congiure, moti e sollevazioni serpeggiarono anchenello Stato della Chiesa; anzi,nelle Romagne iCarbonari cominciarono molto presto a tramareed a congiurare di pugnale.Il card. Rivarola cercò di ristabilire l'ordine alter-nando rigori ad atti di clemenza; ma dopol'attentato alla sua vita raddoppiò di severità ed'astuzia, senza tuttavia riuscire a spegnere ilfuoco che covava sotto la cenere.Esso riarse prima a Roma, durante i novendiali diPio VIII (morto nel novembre del 1830) e, l'annoappresso, si fece rivoluzionario estendendosi daBologna a tutte le Romagne, alle Marche ed aparte dell'Umbria; fu costituito un Governo Prov-visorio, venne proclamato decaduto il poteretemporale dei papi, si fece lo Statuto delle Pro-vince Unite e fu adottata la bandiera tricolore.La massoneria poteva ritenersi soddisfatta. Pervoi di Romagna basterà un cenno all'opera maz-ziniana nello Stato Pontificio, ove le idee repub-blicane, la fiducia nella rivoluzione popolare eranovivamente sentite dalle anime ribelli dei patrioti.Nessun legame di tradizione monarchica o diaffetto verso il sommo pontefice avvinceva i sud-diti al sovrano. Il card. Giovanni Mastai Ferrettida Imola scriveva: "Tolti i vecchi, le donne e ifanciulli, il resto della popolazione, dai 18 anni insopra, è tutto ostile al governo temporale".Negli anni 1842, '43, '44, vari infelici tentativi dimoti mazziniani nello Stato Pontificio finirono conla condanna di molti patrioti alla galera e di seialla fucilazione. Massimo d'Azeglio, che nel 1847,pubblicò "Gli ultimi casi di Romagna", condannò

queste impazienze mazziniane ma stigmatizzò lapolitica del governo pontificio. Fortunamente nonpochi insorti poterono fuggire riparando in Tosca-na, aiutati da un prete di Modigliana (Forlì), donGiovanni Verità, lo stesso che nel 1849 accolseGiuseppe Garibaldi, inseguito dai franco-pontifici,e gli agevolò la fuga. Nel 1831 il prosegretario diStato card. Tommaso Bernetti pubblicò due pro-clami contro i rivoluzionari; in quello del 14 feb-braio notificava che "una turba di scellerati haimmaginato che fosse facile sconvolgere l'ordinepubblico e far dimenticare ai Romani la Religioneche professano". Nel successivo, del 18 febbraio,egli comunicava che, "dolente, Sua Santità... sivede nella necessità di armarsi del rigore delgiudice" per gli "orrori dell'insurrezione". Dueaffermazioni denotanti la violenza dei moti rivo-luzionari e la categorica severità del giudice chearma la mano del Sommo Pontefice alla streguadi ogni altro sovrano. Una situazione incompatibilecon la missione del Vicario di Cristo, alla qualeporrà termine la presa di Roma (20 settembre1870), che darà inizio alla Questione Romanarisoltasi nella Conciliazione (11 febbraio 1929).

La nascita e la famigliaIn questo rovente clima politico, il 4 maggio 1848,nacque Luigi, il quarto figlio dei coniugi GiuseppeGhinelli e Maria Geltrude Fabbri, abitanti nellaCasa Verona, un gruppo di casupole demolite trail 1870 e il '72, ad un chilometro dal centro diGatteo. È una famiglia romagnola, tradizionalmen-te religiosa; di costumi semplici, tipicamenterurali. Il clima politico del tempo poco o nullaincide sullo spirito dei contadini; le aspirazioniincontenute dei patrioti, che hanno qualche esplo-sione in Gatteo, non giungono fino alla campagna.Il sogno dei novelli sposi sono i figli; dall'amoredi Giuseppe e Maria Geltrude sbocceranno suc-cessivamente sei fiori delicati che, eccetto uno,profumeranno per brevissimo tempo le aiuoledella terra: i cinque fratelli e sorelle di Luigi Ghinelliripartirono per il cielo ancora infanti o in teneraetà. Il mattino seguente alla nascita, don France-sco Burioli, cappellano in Gatteo, rigenerò allagrazia Luigi che, più di quattro anni dopo, il 24ottobre 1852, in età inconsueta, ricevette il sacra-

Il servo di Dio Don Luigi Ghinelli

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mento della Cresima da mons. Enrico Orfei, ve-scovo di Cesena, in visita pastorale alla parrocchia.In quegli anni: mentre il brigantaggio imperversa-va in Romagna, cui tenne pure il Passator cortesere della strada, re della foresta, nella Corografiad'Italia (Milano, 1854, vol. Il, p. 106), un grandedizionario geografico statistico delle città, borghie castelli della Penisola, fu scritto: "Gatteo. -Borgo negli Stati Pontifici, distretto di Cesena,legazione di Forlì, ha 2600 abitanti. Sta nellevicinanze della strada postale da Cesena a Rimini,tra i fiumi Rigossa e Fiumicino, in suolo ricco dicereali, viti e gelsi".Romano di nascita, Gatteo vive fra il lustro di duevie consolari, la Flaminia e l'Emilia; verso la metàdell'Ottocento il paese è costituito da una lungacontrada fiancheggiata da case e interrotta, amezzo, su un lato dal castello e sull'altro dallapiazza maggiore. Gli fanno scolta quattro borghi:quello di San Liborio, che dà il benvenuto a chiarriva da Savignano; un po' più avanti, a destra,è il borgo di San Rocco, con oratorio del Quattro-cento riccamente decorato; poco lontano esistevail borgo di San Simone, di cui restano ancoraalcune vestigia. Un altro borgo era in fondo alpaese, con chiesa dedicata a San Antonio Abate,distrutta durante i bombardamenti dell'ultimaguerra mondiale; di essa sarà rettore per moltianni don Luigi Ghinelli, che vi adunerà i primiragazzi delle sue fabbriche e del suo oratoriofestivo.L'economia è prevalentemente agricola. I genitori

di Luigi Ghinelli nel 1852 si trovano ad abitare inpaese; non sono più casanti nella campagna, maaffittuari e poi addirittura proprietari di una casacomoda e vasta, nella quale è aperto un localeadibito alla vendita di granaglie e di generi diversi.Giuseppe Ghinelli è conosciuto come bottegaio,benché sia l'esattore che riscuote le tasse comu-nali.Anche quel negozietto fruttava qualcosa: in paese,ove i mezzi economici erano ridotti a causa deinumerosi braccianti e dei pochi abbienti, la fami-glia Ghinelli, di sole tre persone, era ritenutabenestante. Non è né mazziniana né garibaldina;in essa domina la religione che si traduce nellarealtà di una vita cristiana fatta di opere buone edi pratiche religiose.Luigi è sempre figlio della campagna in cui è natoe del paese nel quale si è trasferito; è un figliodel popolo e tale resterà fino alla morte, conl'invidiabile privilegio di conoscerlo nella suamiseria materiale e morale.Alla formazione spirituale di questo ragazzo nonfu estraneo l'arciprete locale, don Andrea Corazzi,che il popolo chiamava il santo; morì il 15 agosto1861, quando Luigi era tredicenne. Sei anni innan-zi, nel 1855, il "cholera morbus" si presentò inRomagna falciando numerose vittime. Nella cittàdi Cesena i colpiti furono 887, dei quali 520 mo-rirono. A Gatteo il male infierì nei mesi di luglio- agosto, mietendo 31 vittime; fra esse era MariaGhinelli, la madre del nostro Luigi, la quale, quan-do fu portata al cimitero, pare fosse in stato di

Entrata storica dell’Ospedale Don Ghinelli

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catalessi. Luigino, appena settenne, pianse incon-sciamente la dipartita della mamma; ma fatto piùgrandicello e conosciuta la tragica realtà, le suelagrime, consapevolmente amare, non si contaro-no più. Anche in età matura, ogni volta che ildiscorso cadeva su quella dolorosa vicenda, eglinon sapeva trattenere le lagrime.Suo padre passò a seconde nozze l'anno succes-sivo, sposando Chiara Vincenzi vedova di AmatiGaudenzio; il rito si svolse nella chiesa di S. Mi-chele in S. Arcangelo di Romagna. Da questomatrimonio non nacquero figli; Luigi godette cosìtutte le tenerezze della seconda madre, donna disentimenti profondamente cristiani.A dodici anni -e non prima, perché questa era laconsuetudine di allora -il Nostro fu ammesso allaprima Comunione. È di questo tempo il seguenteritratto: "Luigino è delicato di salute ma sano; hacapelli neri, piccoli occhi di colore scuro. Nelcomplesso, esteticamente, non ha alcuna attrat-tiva".Qualche anno dopo, un difetto di visibilità richiesel'intervento del medico chirurgo del paese, dott.Luigi Riccioni, per ampliare l'apertura dell'angololaterale della palpebre che, a chi le guardava,sembravano quasi chiuse.

Adolescenza e giovinezzaIn quegli anni ci furono notevoli mutamenti politicinella Penisola: l'annessione dell'Emilia e del du-cato di Toscana allo Stato Sardo e l'abolizionedel Regno delle Due Sicilie. Il 24 settembre 1859,Vittorio Emanuele II accettò l'annessione delleRomagne al suo Regno.Seguirono feste civili che si sarebbe voluto fosserosancite con funzioni religiose di ringraziamentoe canti di Te Deum. A Cesena il marchese GiacomoGuidi, presidente della Commissione Municipaledella città, presentò domanda per simile funzionein cattedrale al vescovo mons. Enrico Orfei, ilquale non accolse la richiesta ed estese il divietodi tali funzioni a tutte le chiese della diocesi.L'autorità civile alla prima occasione si vendicòdi tale rifiuto. Nel concistoro del 23 marzo 1860,l'Orfei fu promosso alla sede metropolitana diRavenna e decorato della porpora; contempora-neamente mons. Vincenzo Moretti fu traslato daComacchio a Cesena. Ma con dispaccio del suc-cessivo 31 marzo, il ministro dell'Interno, da Tori-no, inibì al cardinal Orfei di prendere possessodella sede di Ravenna senza prima aver ottenuto

il regio placet; lo dovrà attendere a lungo: soltantonel 1867 gli verrà concesso. Il 14 marzo 1861, aTorino fu proclamato il Regno d'Italia e VittorioEmanuele II, fino allora re di Sardegna, assunseper sé e per i suoi successori il titolo di Re d'Italia.Altre feste furono indette per commemorarel'avvenimento e si fecero pressioni affinché ilclero, nel tempio di Dio, unisse la sua voce aquella osannante dei patrioti. Non mancaronoecclesiastici che aderirono alla richiesta; i vescoviperò, fra i quali quello di Cesena, opposero unnuovo rifiuto; ne seguirono insulti, minacce e, perqualche prete, la prigione. È la sorte toccata adon Pietro Pedrelli, coadiutore dell'arciprete Co-razzi. Era uomo mitissimo e condiscendente, maquando si trattava di sostenere l'autorità dellaChiesa diveniva intransigente. Affrontò serena-mente la prigionia a Savignano, dove venne tra-dotto da Gatteo. Si difese dalle imputazioni mos-segli dai suoi avversari; il popolo, solidale conlui, ne reclamò a gran voce la liberazione. Il suoritorno in paese fu un trionfo; nella chiesa arci-pretale si cantò il Te Deum che egli non avevavoluto fosse cantato il giorno della proclamazionedel Regno d'Italia.Tra coloro che in quel giorno applaudivano DonPedrelli c'era il tredicenne Luigi Ghinelli, il qualeracconterà più tardi i particolari della triste vicen-da, indicando il segreto impresario della loscafaccenda nel sindaco che, "novello Giuda", alpassaggio a livello della ferrovia, sulla stradaSavignano Gatteo, s'era fatto ad incontrare, acapo della Giunta Comunale, il reduce glorioso.Luigi Ghinelli, fanciullo, per l'istruzione el'educazione fu affidato dai genitori a sacerdotilocali. In quegli anni Gatteo abbondava di clero,parte del quale non aveva cura d'anime; alcunipreti davano lezioni private ai giovinetti benestantidel paese; qualche sacerdote fungeva da maestropubblico. Nel 1863 lo Stato d'Anime della parroc-chia qualifica Luigi Ghinelli come studente; dalche si deduce che egli, terminate le classi elemen-tari, proseguiva negli studi di Umanità, il ginnasioinferiore di un tempo.In una dichiarazione, posteriore di anni aquest'epoca, è detto che Luigi "in età giovanileha atteso agli studi di grammatica e di retoricacon molta premura, diligenza e lodevole profitto".Il ragazzetto si era fatto adolescente; la sua vitatrascorreva come quella di alcuni suoi coetanei:studio, famiglia e chiesa, nella pace serena di unpaese di campagna, raramente rotta da fatti di

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sangue.Gatteo non aveva industrie; ma, come centroagricolo, aveva le sue fiere del bestiame, fra lequali teneva un posto principale quella di SanLorenzo Martire. Il 10 agosto di ogni anno afflui-vano da varie parti della Romagna uomini e donnecon bestiame, merce e giocattoli da vendere o dabarattare.La fiera del 10 agosto 1867 rimase a lungo indi-menticata a Gatteo e nel contado. Ruggero Pascoli,amministratore della tenuta "La Torre" di CasaTorlonia, arrivò alla fiera, "fece spesa e nondimenticò -mai se n'era dimenticato -quattro fi-gliuoli (altri quattro, compreso Giovannino, eranoin collegio a Urbino)... Comperò loro alcuni gio-cattoli e due bambole". Poi andò a Cesena peraffari; tornò a sera inoltrata. Nelle vicinanze deltabernacolo della Madonna del Pietrone, tra SanGiovanni in Compito e Savignano (di Romagna),loraggiunsero i colpi mortali di un assassino,. na-scosto dietro la folta siepe della via Emilia:

...un uomo tornava al suo nido:l'uccisero; disse: -Perdono! -

E restò negli aperti occhi un grido:portava due bambole in dono...

La morte di Ruggero Pascoli fu un lutto non soloper San Mauro ma anche per Gatteo. Quella data,segnata col sangue, anche se avvolta nel misteroper l'anonimia del sicario e dei mandanti, fu ricor-data a lungo con infinita tristezza dalle popolazionidei due paesi limitrofi, affratellate dal dolore. Aquest'epoca Luigi Ghinelli contava 19 anni d'età;certamente pensava al suo avvenire. Ma nullaattesta questa supposizione.Solamente molto tempo dopo, egli rivela il suoideale francescano. Lo confida a un suo parente,padre Pier Damiano da S. Arcangelo, minore rifor-mato, religioso illustre per sapere e virtù.. Era difamiglia nel convento di Faenza quando, il 7 luglio1866, fu emanato dal Governo Italiano il decretodi soppressione degli Ordini e delle CongregazioniReligiose; più tardi sarà parroco a Cesena, ovemorì nel 1890, a 60 anni di età. Luigi Ghinelli aveva24 anni quando si rivolse a questo pio e dottoreligioso aprendogli il suo cuore desideroso dimettersi alla sequela di San Francesco d'Assisi.Siamo nel 1872; il triennio seguente fu tutto unCalvario per quest'anima in pena, che bussò allaporta di vari conventi, fu bene accolto dai superiorilocali, ma nessuno l'accettò come novizio.

Gli inizi dell’Istituto

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A piedi, nel 1873, pellegrinò alla Verna per strap-pare al Poverello d'Assisi la grazia desiderata;soltanto il 29 aprile 1875 parve schiudersi per luila porta del convento dell'Incoronata di Bologna:quel giorno ci fu l'esame di accettazione; tuttoandò bene; il giovane aspirante ebbe la benedi-zione serafica, ma la sua domanda non poté es-sere accolta perché mancava il consenso paterno.Una repulsa inspiegabile; dati i 27 anni di Luigi,che lo ponevano fuori della patria potestà.Prostrato ma non avvilito, il giovane, dopo qualchegiorno, si presenta ai genitori, ignari di tutto;svela loro il segreto che da tempo serba in cuore:essere frate di San Francesco.Dopo qualche minuto di silenzio, il padre mormo-ra: "Prete, pazienza! Ma frate, no". Luigi non satrattenere i singhiozzi; ma poi si frena e risponde:"Ebbene, mi farò prete; poi Dio provvederà". Egliaveva già studiato teologia morale; la sua ascesaagli ordini fu veloce: il 1° aprile 1876, sabatoSitientes, ricevette la tonsura e i primi quattroordini minori. Non sappiamo se Luigi entrasse inSeminario o restasse in famiglia. Il 10 giugno dellostesso anno ebbe il suddiaconato; il 23 settembresuccessivo, il diaconato; e, il 23 dicembre, fuordinato sacerdote nella cappella dell'episcopio,titulo patrimonii, e destinato al servizio dellachiesa parrocchiale di Gatteo. Non ebbe compagnidi ordinazione. Il mattino dopo, domenica,Gatteoera in festa: un altro novello sacerdote della suaterra saliva l'altare della chiesa arcipretale percantare la sua prima Messa.

I primi anni di sacerdozioA Gatteo, come s'è detto, non mancavano preti.Don Luigi Ghinelli viveva nella casa paterna edera a disposizione dei fedeli: celebrava la Messanella parrocchiale, ascoltava le confessioni, am-ministrava i sacramenti: battesimo ed estremaunzione compresi. Nel 1877 fu nominato cappel-lano festivo nella vicina parrocchia di Sant'Angeloin Salute, ove si recò immancabilmente sino al1884, quando già era rettore della chiesa di Sant'Antonio Abate, sita in paese nella via omonima.La nomina a questa rettoria fu fatta, il 15 ottobre1882, da mons. Giovanni Maria Strocchi, vescovodi Cesena; essa era stata patrocinata dall'arcipretedi Gatteo; Mons. Carlo Poloni, perché - com'egliscrisse - "in essa manca un po' di vita, e il parrocoè nell'impossibilità di dargliela, senza trascurarela propria chiesa".

L'aspettativa dell'arciprete non andò delusa: laMessa due volte la settimana, la disposizione delsacerdote per le confessioni, le feste dei santiAntonio Abate e Antonio da Padova celebratesolennemente insieme con quella della Madonnadel Carmine, ridiedero vita a quell'antica chiesettadestinata - come s'è detto -ad essere il primocentro religioso dei fanciulli poveri di Don Ghinelli.La cappellania di Sant'Antonio Abate non potevaesaurire l'attività sacerdotale del nostro Don Luigi;egli non aveva qualità oratorie per le quali potessedarsi alla predicazione, né il suo temperamentotimido impacciato gli permetteva attività extrasa-cerdotali.Egli poteva dirsi occupato solamente una partedel giorno; a quei tempi la chiesa era il solo am-biente ove i fedeli s'incontravano; ma questo, perla quasi totalità, avveniva unicamente nei giornifestivi; durante la settimana, attorno al prete erail deserto.Nella quaresima del 1877 la contessa Maria Ghi-selli di Gatteo diede inizio alla costruzione di unAsilo d'Infanzia. Don Ghinelli, un paio d'anni dopo,ne venne fatto economo dal Consiglio di Ammini-strazione; l'assistenza ai bambini fu affidata alleSuore Maestre Pie dell' Addolorata di Rimini. DonLuigi seguì con il massimo interesse i primi passidi quest'opera umanitaria e cristiana, la cui pre-senza era da lui ritenuta provvidenziale.Nella lettera del 26 febbraio 1877, con la quale ilComitato Promotore rendeva di pubblica ragionel'atto benefico della contessa, era scritto: "Lafilantropica e utilissima Istituzione degli Asilid'Infanzia ispirò alla nobile signora di fondarneuno in Gatteo sua patria ove il bisogno ne è piùsentito, in quanto che quattro quinti della popo-lazione del paese appartengono alla classe pro-letaria e miserabile, e mancano di qualunquerisorsa industriale e commerciale".Per interessamento della medesima contessa sifece qualcosa anche in favore delle ragazze. Sorseinfatti presso l'Asilo -trovo scritto -"un'istituzionenuova per le giovani che si danno ai lavori femmi-nili; ed ivi si ebbe il decoro di arredi e maestre etutto quanto può occorrere all'uopo di avernebuone e brave lavoratrici".A questa iniziativa in campo femminile nulla cor-rispondeva in quello maschile. La scuola era limi-tata alle prime tre classi elementari; chi volevaproseguire gli studi doveva andare fuori paese;ma il numero di questi privilegiati era ridottissimo.Le iniziative private per dare lavoro mancavano;

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si riteneva fortunato chi veniva assunto in qualchefabbrica delle città o borgate vicine, con il disagioquotidiano di lunghe trasferte; non mancavanoquelli che andavano a giornata presso i contadini:la paga era irrisoria, ma almeno si potevano sfa-mare.Molti emigravano all'estero: Germania, Americadel Sud, Austria, specialmente a Trieste. Il giornodella partenza, le famiglie emigranti in Americaerano salutate dal suono delle campane, invitantii fedeli alla chiesa per invocare dalla Madonnadel Popolo la protezione sui partenti. Molti ragazzie giovani languivano nell'ozio. Don Ghinelli, per-correndo le vie del paese, scorgeva la gioventùsfaccendata che se ne stava seduta sui gradinid'ingresso della propria casa in attesa che giun-gesse la sera per riversarsi all'osteria, ove il conto,che aumentava ogni giorno, sarebbe stato pagatoquando si fossero fatte giornate di lavoro. Ma c'èdi peggio. È quanto risulta da una supplica che ilNostro, il 22 febbraio 1890, indirizzò al sommopontefice Leone XIII. In essa si legge: "... al vederei fanciulli poveri del proprio paese frequentareogni giorno una fabbrica di fiammiferi, ovel'iniquità e l'odio alle cose sante era tale da fareorrore, lo scrivente si credette in dovere di attivareuna simile fabbrica per togliere i fanciulli dallavia dei vizio e metterli in quella della virtù". Il 1°marzo 1882 morì il padre di Don Luigi, che ne fuerede universale. La matrigna, Chiara Vincenzi,

rimase con lui, donna provvidenziale, fino allamorte, avvenuta nel 1890. La sostanza paternapermise a don Luigi Ghinelli di realizzare la suaprima opera in favore dei fanciulli poveri.

Le sue fabbricheLungo la strada che da Gatteo porta a Cesenatico,in parrocchia di Sant' Angelo, egli prese in affittodall'amico Luigi Abbondanza, detto Bigiozz, unacasetta di un solo piano, composta di quattrostanze. Là raccolse i primi dodici fanciulli peravviarli ad un mestiere: aprì una modestissimafabbrica di fiammiferi. Fanciulli ed adolescenticompivano un lavoro molto semplice: preparava-no gli stecchi di legno per gli operai che facevanoi fiammiferi, mentre altri fabbricavano le scatoleper riporli. Un lavoro artigiano e di ridottissimedimensioni.Con quest'opera don Luigi Ghinelli s'inserisce nelmovimento sociale della seconda metàdell'Ottocento per la regione Romagna. I lontaninon s'accorsero della presenza di questo pretefisicamente insignificante; i vicini, quelli apparte-nenti alla borghesia liberale, per ragioni evidentilo ignorarono. Ma questo prete vide bene, e videlontano, benché fosse cecuziente.Giovanni Massari di Gatteo ebbe la direzionetecnica dell'impresa; Don Luigi tenne l'assistenza

Il colonnato e l’ampio cortile

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religiosa. I ragazzi provenivano da Gatteo e daSant'Angelo. A mezzogiorno mangiavano un po'del ben di Dio preparato da qualche donna delvicinato e, alla sera, tornavano in famiglia. Ilsacerdote guarda con compiacenza i suoi ragazzitolti dalla strada e al pericolo dei vizi; li esortaalla devozione filiale verso la Madonna, invocatasotto il titolo di Nostra Signora del Sacro Cuoredi Gesù.È una forma recente di devozione a Maria Santis-sima, nata in Francia l'anno stesso della definizio-ne dommatica dell'Immacolata (a. 1854). Arricchitada Pio IX di numerosi favori spirituali,l'Associazione di N.S. del Sacro Cuore di Gesùnon tardò molto a varcare i confini francesi perraggiungere l'Italia. Nel 1873, in Roma, essa fuelevata al rango di Arciconfraternita, con facoltàdi aggregarsi le Pie Unioni che sarebbero natenelle singole parrocchie, come avvenne di quellaeretta a Gatteo per interessamento di Don Ghinelli,che la fece sua e ne divenne promotore zelantein tutta la Romagna. Il 23 agosto 1883, per laprima volta egli celebrò la festa di N.S. del SacroCuore di Gesù nella chiesa di Sant' Antonio Abate,la sua rettoria; nessuna solennità esteriore, nientesfarzo: sono presenti solamente i suoi fanciulli epoche persone; è giorno di lavoro. Sull'altare,

ove celebra la santa Messa spicca la devota im-magine: un'oleografia in cui la Vergine é rappre-sentata seduta ed ha sulle ginocchia il Bambinocon le braccia aperte e il cuore visibile che paresorretto dalla mano destra della madre. Questoè l'anno storicamente più importante nella vitadi don Luigi Ghinelli: esso segna l'umile iniziodell' Istituto Fanciulli Poveri.I ragazzi in breve aumentarono di numero nelminuscolo laboratorio; la gioventù maschile diGatteo cominciò a frequentare la casa di Don Luigie ad invadere lo spazio che la circondava, dandoorigine all'oratorio festivo; egli ne era felice. Piùvolte dalla finestra guardava il prato contiguo,adibito a fiera bestiame; i suoi piccoli occhis'illuminavano, li volgeva a ponente e con sicuropresagio diceva: "Là sorgerà l'Istituto per i Fan-ciulli Poveri".Per l'attuazione di questo piano, egli si misesubito all'opera. Acquistò dal Comune un appez-zamento di terreno in via Sant' Antonio, confinantecon l'Asilo Infantile. Un anno dopo, un fabbricatodi un solo piano poteva accogliere il laboratoriodei fiammiferi, che da Sant' Angelo passava aGatteo. Successivamente ampliata, la casa, conil minuscolo opificio per fiammiferi, ospitò nel1887 una calzoleria, nella quale, sotto la guida di

L’avviamento professionale: tipografia

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un esperto, i ragazzi imparavano a tagliare cuoioed a cucire scarpe. Di lì a poco, fu la volta di unlaboratorio per la confezione di cappelli di paglia:li usavano i lavoratori e le lavoratrici dei campiper difendersi dai raggi del sole, e non era rarovederli in testa a gente che si recava al mercato.Fu pure aggiunta una falegnameria per la costru-zione di mobili casalinghi e di cassoni per la cu-stodia della biancheria.L'opera di Don Ghinelli, ignorata dalla stampa,era seguita con attenzione dalla Curia di Cesena,la quale espresse la sua approvazione tramitemons. Teodoro Cantoni, vicario capitolare. Il 7maggio 1888 egli approvò ufficialmente una cir-colare del Nostro, inviata ai benefattori, apponen-do il seguente poscritto: "Nel nome di Dio. Ap-proviamo e lodiamo di tutto cuore l'Opera sopraindicata, raccomandandola caldamente alla pietàdi tutti i cattolici, mentre ci preme lo scopo dellamedesima".Negli anni successivi al 1890 altri locali si aggiun-sero a quelli esistenti; nella costruzione deglistessi il Ghinelli volle fossero seguiti criteri mo-derni, così che, a distanza di decenni, figuraronomolto bene accanto a nuove costruzioni, cheformarono con essi un tutto armonico.Durante un viaggio compiuto da Don Luigi nel1890 in alta Italia, egli trovò benefattori che glipermisero di aprire nel suo Istituto una tipografia.Era un traguardo vagheggiato da tempo, per dareal popolo, com'egli scrisse "una stampa schietta-mente cattolica".Nel 1892 le opere edilizie progettate potevanodirsi ultimate. Don Ghinelli lasciò la casa di viaMaggiore, da lui abitata per circa quarant’anni,tanto da farla ritenere erroneamente la sua casanatale, e prese dimora in via Sant' Antonio.Al primo piano dell'Istituto erano stati costruiti ilteatro e la cappella, nella quale, il 31 maggio 1892,si ripeté la festa di N.S. del Sacro Cuore di Gesù.Dieci sacerdoti, circondati da una folla di amici edi ammiratori del Ghinelli, celebrarono successi-vamente la santa Messa per i benefattori dellaCasa della Carità.Nel 1894 si ebbe l'inaugurazione di una casettamessa a disposizione dall'arciprete di Gatteo peri vecchi e le vecchie che nella loro casa mancavanodi assistenza e forse il pane. Era una specie diRicovero sorto a fianco della chiesa parrocchiale;nell'elenco dei benefattori appare il nostro DonLuigi, che mise a disposizione del Comitato Pro-motore i premi destinati ad una lotteria per il suo

Istituto.Alla cerimonia inaugurale partecipò anche il ve-scovo diocesano, accolto in paese dall'entusiasmodella folla, dal suono festoso delle campane edalle note della fanfara dell'Istituto.Quando nel 1908 furono inaugurati l'Ospedale eil Ricovero Maschile, ubicati in un solo fabbricatocostruito di fronte all'Istituto, il programma cari-tativo di don Luigi Ghinelli si era fatto una conso-lante realtà.Apostolo della buona stampa, egli dal 1892 al1895 pubblicò La Sveglia di Romagna, un giorna-letto periodico, battagliero, cattolico intransigen-te; scemato il primo fervore, davanti a difficoltàeconomiche insuperabili, La Sveglia dovette ce-dere: perdette la vita, ma non l'onore. Nel 1895Don Luigi iniziò la pubblicazione annuale delCalendario dell'Istituto e, nel 1904, diede vita alBollettino trimestrale che, con alterne vicende, ègiunto fino a noi.

Gli ultimi anniAllo scopo di aggiornarsi nel metodo educativodella gioventù, Don Ghinelli partecipò al Congres-so dei Cooperatori Salesiani, che si tenne a Bolo-gna nell'aprile 1895. Nel mese di maggio dell'annosuccessivo, egli attuò un'altra iniziativa: si trattavadell'internato degli operai addetti alle diverseattività lavorative. Lo Stato d'Animo della parroc-chia di Gatteo, redatto nel 1897, ricorda che nellaFamiglia Ghinelli c'erano tre tipografi, tre falegna-mi, tre calzolai, quattro studenti e un cameriere.All'assistenza disciplinare dei ragazzi provvide ilvescovo diocesano, assegnando all'Istituto ungiovane prete di Montiano, don Egidio Menghi;questi si fermò appena un paio d'anni, poi ebbela parrocchia di Badia di Longiano.Don Luigi rimase ancora solo, con la sua famigliafatta più numerosa da quindici convittori che,notte e giorno, vivevano nell'Istituto.Nel 1898 in tutta Italia ci furono agitazioni, som-mosse, tumulti: il tentativo di una vera rivoluzione,rimasta un'insurrezione. La disoccupazione el'alto prezzo dei viveri determinarono queste"rivolte della fame". In Romagna, la scintilla scop-piata il 25 aprile a Faenza si fece fiamma edivampò a Russi, Ravenna, Bagnacavallo, Rimini.Don Luigi subì un'ispezione della polizia, la qualesospettava che lì si stampassero fogli clandestini

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di tinta rivoluzionaria. Essa non trovò nulla dicompromettente; ma proprio quel 1898 dovevaserbargli amare delusioni: furono chiuse la calzo-leria e la falegnameria, dopo che qualche tempoprima aveva cessato la sua attività il laboratoriodei cappelli di paglia; nel 1900 chiuderà anche lafabbrica dei fiammiferi. Si parlò di fallimento;furono invece un complesso di cause che porta-rono al dissesto economico dell'impresa e allarelativa chiusura degli opifici.Rimase solamente la tipografia con l'unita rilega-toria, per le quali bastavano pochi giovinetti conun dirigente. L'Istituto è ridotto a semplice Ester-nato; gli altri ragazzi li vedrà soltanto all'Oratorionei giorni festivi. Il dolore morale, indicibile, didon Luigi Ghinelli fu accentuato dalle sofferenzefisiche causate dal male che, negli ultimi anni,trasformò la sua esistenza in un Calvario.Siamo all'inizio del nuovo secolo; la preoccupa-zione dell'avvenire del suo Istituto assilla DonGhinelli, il quale sa che dal clero locale non puòsperare alcun aiuto e pensa di mettersi in comu-nicazione con i vescovi di altre diocesi.Nella confinante Ravenna c'è il card. AgostinoRiboldi, ivi traslato dalla diocesi di Pavia, il qualeconosce il Ghinelli e la sua Opera. Il presule lo

mette in relazione con i suoi amici di Lombardia:padre Gerardo Beccaro, carmelitano, fondatorea Milano dell'Ospizio Nazionale per i Derelitti, edon Luigi Guanella, che tutti conosciamo.Di ritorno da Roma, ove aveva guidato un pelle-grinaggio romagnolo, nell'aprile del 1902 il cardi-nale Riboldi improvvisamente morì.Lo sconforto provocato da quella perdita trovòconforto, due anni dopo, nell'agosto del 1904,all'annuncio della nomina del nuovo vescovo diCesena, mons. Giovanni Cazzani, pavese e pupillodel Riboldi.In Romagna il nuovo presule giunse, con i suoi37 anni, il 6 gennaio 1905. Quel giorno la Romagnanon gli veniva incontro con lo sfondo delle suetorri e dei suoi castelli, già cari al Valentino, macon le immagini benedicenti di Pio VI e di Pio VII,tutte due di Cesena, la cittadinanza raccolta aipiedi dei colli nevati, quasi un presepio dentroun plenilunio. Visione ch'egli portò sul pulpitonel primo saluto ai Cesenati: "Vedo i miei figliaccorrere da ogni parte della diocesi incontro alnuovo Padre, della gentile città, dai colli bianchidi neve, dalle rive del mare, dalla estesa pianurache serba già in seno le nuove ricchezze dellacampagna...". Cesena era in quegli anni travaglia-

La colonia Don Guanella

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ta da due grosse questioni: l'agitazione agrariae il modernismo.L'agitazIone agraria era la lotta tra i proprietari ei mezzadri, cioè i contadini che lavorano i loropoderi. Nel 1907, la lotta, sempre più estesa,assume proporzioni inquietanti. Il vescovo inter-venne e, con un atteggiamento nuovo e coraggio-so, scrisse la pastorale intitolata La agitazioneagraria: in essa, mettendosi dalla parte dei lavo-ratori, riconosceva l'arretratezza dei patti econo-mici, e li invitava a unirsi ed a iscriversi alle legheche esistevano per far meglio sentire la forza deiloro diritti e la voce dei loro bisogni. Letta in tuttele parrocchie della diocesi, la lettera destò entu-siasmo nel giovane clero e nei laici iscritti allaLega Democratica Nazionale di don Romolo Murri,il sacerdote di Fermo, il cui movimento ideologicoe di dottrina diede seri grattacapi a MonsignorCazzani, che già si era visto accusato di socialistadagli agrari romagnoli e dai vecchi parroci che,avendo il beneficio in poderi affittati ai contadini,protestavano contro la lettera del vescovo, cheminacciava loro di limitare le rendite degli ulivi edei vigneti dislocati lungo il Savio e il Rubicone.Don Luigi Ghinelli, già colpito dal cancro allo

stomaco che lo porterà alla tomba, non stette conle mani in mano: diede inizio all'attuazione di unaColonia Agricola. Egli non la vedrà terminata: ilocali da lui progettati diverranno, per volontà didon Luigi Guanella Ricovero per le Vecchie e Casaper le Suore.Mons. Giovanni Cazzani fu per don Luigi Ghinelliil consigliere saggio, autorevole e paterno, durantele trattative condotte dal Nostro con il fondatoredei Servi della Carità. Quando la morte, il 19 marzo1909, giorno da lui predetto, liberò dallo straziodella carne l'anima eletta di Don Luigi, la succes-sione e la continuazione della sua Opera eranodefinitivamente approvate dal vescovo di Cesena,che, nemmeno un mese prima, l'aveva personal-mente visitato e confortato.Don Luigi Guanella, avvertito telegraficamentedel decesso da don Filippo Bonacina, guanelliano,che dall'estate dell'anno innanzi era stato nomi-nato vicerettore dell'Istituto, gli rispose: "Eccotidinanzi un piccolo San Filippo Neri... Parla di luicon alta venerazione sempre...: tieni raccolta edevota, come sempre, la famiglia dei fanciullipoveri, continuando fino a soluzione scioltal'indirizzo del santo Fondatore".È noto quanto Gatteo fece per mantenere viva lamemoria di questo suo grande figlio, da tuttiritenuto un santo.Una santità progressivamente programmata du-rante gli esercizi spirituali assiduamente frequen-tati, e sintetizzata in due parole: Gesù solo. Oggil'Istituto che porta il suo nome, ampliato e in granparte rifatto, serba memoria visibile della caritàeroicamente vissuta da questo prete, all'insegnadi due grandi amori: l'amore per Dio, praticatoda vero asceta, e l'amore verso il prossimo, eser-citato nell'assistenza ai fratelli poveri, malati evecchi.A Lui, in questo primo centenario della sua morte,offriamo riverenti ed ammirati l'omaggio dellariconoscenza e della preghiera.

Sac. prof. dott. Eugenio CazzaniConservatore degli archivi parrocchialidell'arcidiocesi di Milano

Il Santuario

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Le persone accolteL'Opera Don Guanella fin dal 1909 si trova ad operarein Gatteo, nel campo della assistenza sociale. L'Istitutoera stato iniziato dal sacerdote del tempo, don Ghinelli,nel 1883, a vantaggio dei ragazzi del Comune di Gatteoe dei comuni vicini. A seguito delle mutate condizionisociali nel 1991, l'Istituto ha prima ridotto e poi chiusocon questa finalità. Recentemente, 1996-2000, gli edificidell'Istituto sono stati oggetto di una impegnativa ri-strutturazione che, oltre a riparare ai danni del tempo,ha consentito l'offerta di servizi in ambienti particolar-mente qualificati. L'Istituto si presenta come un edificioben disposto all'interno di un vasto parco di 6000 mq;così che dalle unità abitative si passa alla palestra, ailaboratori, agli impianti sportivi, agli uffici, alla chiesa.Le sue strutture sono semplici e decorose: idonee dauna parte a proteggere l'intimità di ciascun ospite e diciascun gruppo, e dall'altra a favorire lo stare insiemee l'incontro fra le persone.

La struttura dei centriresidenzialiI due Gruppi Appartamento ed il CentroSocio Riabilitativo Residenziale, con unadisponibilità di 30 posti, offrono in formaresidenziale un ambiente sereno che per-mette e facilita un cammino di crescitaarmonica e di maturazione personale, tra-mite un modello di tipo familiare "perchénessuno sia lasciato ai margini della vita".

Il centro diurnoE' una struttura semiresidenziale cheaccoglie giornalmente fino a 25 sog-getti adulti con compromissionedell'autonomia e delle funzioni ele-mentari. Tale struttura indirizza il pro-prio intervento alla conservazione eal potenziamento delle singole capa-cità.

Lavoro

Attività culturali

Riabilitazione

La casa oggi

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Le attività"Chiunque può essere educato alla bellezza ed al valoredel lavoro dell'uomo". Una proposta concreta per educareed osservare la realtà, imitare gli esempi e imparare ilsignificato dell'impegnarsi per costruire qualcosa di belloe di unico, attraverso una partecipazione attiva e concreta."Il cuore di una persona è come terra da orto e da giardinoche, coltivata, produce fiori e frutti".

Il metodo di lavoroLo stile d'intervento educativo è basato sulla condivisionee collaborazione tra le varie persone che vi lavorano; tuttidevono concorrere al buon andamento così da raggiungeregli scopi educativi, riabilitativi, curativi, assistenziali epastorali per i quali è stato voluto dal beato Luigi Guanella:"dare pane e Signore".

Finalità ObiettiviLa finalità è quella di offrire alle personeospitate un ambiente accogliente, sere-no, gioioso e sicuro, che faciliti, sul mo-dello della famiglia, un percorso di cre-scita e di maturazione personalearmonica, l'instaurarsi di positive e fe-conde relazioni interpersonali. La nostrasperanza è "che ognuno circondato diaffetto possa sentirsi protagonista dellapropria vita".

L'intervento educativoL'organizzazione trae vantaggio dall'ampia e qua-lificata presenza di personale laico che collaboracon la comunità religiosa. L'attenzione pedagogica- educativa alla globalità della persona costituiscel'orizzonte all'interno del quale si muovono i singoliinterventi e le diverse attività nel rispetto del me-todo educativo in stile guanelliano. che pone lapersona al centro dell'attenzione.

Divertimento

Cura di sè

Fraternità

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Istituto Don Ghinelli - Opera Don GuanellaVia Don Ghinelli, 1 - 47043 - Gatteo (FC)

Tel. 0541 930157 - Fax 0541 933424E-mail: [email protected]

Parco Piscina

RefettorioAmpi corridoi

Laboratori Camere da letto