PRIMAVERA - Flora Alpina Bergamasca stampa/2017... · Quelli che crescono nella spaccatura di una...

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16 BERGO Alcuni fiori spontanei pre- senti in città. I loro nomi esatti sono Allium neapo- litanum (in alto a sinistra); Tulipa Clusiana (in alto a destra). Androsace hau- smannii (a sinistra sotto il titolo) è presente in Pre- solana. A seguire, Hermo- dactylus tuberosus (sotto il titolo a destra); Hyo- scyamus albus (in basso a sinistra) e Campanula si- birica (in basso a destra). In cento anni il cemento si è mangiato oltre il 50 per cento del territorio del Co- mune di Bergamo, eppure i fiorì resistono (in fondo alla pagina, tre mappe del- la città con il consumo di suolo nell'ultimo secolo. i' VENERDÌ 21 APRILE 2017 BergamoPost PRIMAVERA Angiolino Persico, del Fab, racconta la sua passione. Un nuovo libro con enta inerari e da oggi, venerdì, una mosa all'ingresso della Provincia Guardate intorno, e' è il miracolo dei fiori Anche in città ne sbocciano di bellissimi e rari. E sopravvivono nonostante tutto, spuntando dal ciglio di una strada e sui muretti di Angela Clerici «I fiori mi stupiscono. Mi meravigliano. Per questo li cerco, li osservo, li fotografo. Anche in città ci sono fiori che ti tolgono il fiato per tanta bellezza, fiori che magari sono pure rari. Fiori che sopravvi- vono nonostante tutto, che spuntano dalle rotatorie in mezzo al traffico, dalle scre- polature dei marciapiedi, dai muretti. Se guardiamo come è cambiata la città in questi cen- to anni ci spaventiamo. Il ce- mento si è mangiato oltre il cinquanta per cento del ter- ritor del comune _ di Berga-

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Alcuni fiori spontanei pre­senti in città. I loro nomi esatti sono Allium neapo­ litanum (in alto a sinistra); Tulipa Clusiana (in alto a destra). L'Androsace hau­smannii (a sinistra sotto il titolo) è presente in Pre-solana. A seguire, Hermo­ dactylus tuberosus (sotto il titolo a destra); Hyo­scyamus albus (in basso a sinistra) e Campanula si­birica (in basso a destra). In cento anni il cemento si è mangiato oltre il 50 per cento del territorio del Co­mune di Bergamo, eppure i fiorì resistono (in fondo alla pagina, tre mappe del­la città con il consumo di suolo nell'ultimo secolo.

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VENERDÌ 21 APRILE 2017

Bergamo Post

PRIMAVERA Angiolino Persico, del Fab, racconta la sua passione. Un nuovo libro con trenta itinerari e da oggi, venerdì, una mostra all'ingresso della Provincia

Guardatevi intorno, e' è il miracolo dei fiori Anche in città ne sbocciano di bellissimi e rari. E sopravvivono nonostante tutto, spuntando dal ciglio di una strada e sui muretti

di Angela Clerici

«I fiori mi stupiscono. Mi meravigliano. Per questo li cerco, li osservo, li fotografo. Anche in città ci sono fiori che ti tolgono il fiato per tanta bellezza, fiori che magari sono pure rari. Fiori che sopravvi­vono nonostante tutto, che spuntano dalle rotatorie in mezzo al traffico, dalle scre­polature dei marciapiedi, dai muretti. Se guardiamo come è cambiata la città in questi cen­to anni ci spaventiamo. Il ce­ mento si è mangiato oltre il cinquanta per cento del ter­ritori_? del comune_ di Berga-

sto, i fiori resistono. Raccon-tano tante storie».

Angiolino Persico è un socio del Fab, Flora alpina berga­masca, il gruppo che da oltre trent'anni studia i fiori della nostra provincia, li cerca, li rintraccia, li scheda. Ma non solo: il Fab porta i fiori nelle scuole, in mezzo alla gente. Li racconta. In questi giorni ha pubblicato un libro prezioso: Trenta luoghi verdi del cuore, sono trenta itinerari che vanno dai colli di Bergamo all'alta montagna, alla pianura. Que­sti percorsi sono diventati una mostra che si apre oggi, ve­ nerdì, nell'atrio del palazzo della Provincia in via Tasso; durerà soltanto dieci giorni, fino al primo maggio. Due an­ ni fa il Fab aveva pubblicato un atlante dei fiori della città. E, alcuni anni orsono, il censi­mento completo dei fiori pre­senti nella nostra provincia. Un lavoro durato trent'anni, in collaborazione con il gruppo gemello di Brescia.

Ang_o lino Persico è di Al­bino. E un appassionato della natura. Della montagna, della pianura, del mare. Dei fiori. Dice: «A volte si cammina per delle ore alla ricerca di alcuni esemplari, camminando si ve­dono panorami, rocce, . prati. I.:incontro con i fiori suscita emozioni che cerchiamo di comunicare. Quindici giorni fa ho accompagnato sul monte Cerreto, sopra Albino, un gruppo di trentaquattro per­sone, c'erano anche due stu­diosi svizzeri che erano en­tusiasti perché vedevano delle specie che in Svizzera non si trovano. I fiori stupiscono per la loro bellezza, per i colori, le forme. Ma mi stupiscono so­prattutto perché riescono a vi­vere in ogni luogo, in maniera anche precaria, molto preca­ria. Quelli che spuntano dal ciglio della strada. Quelli che crescono nella spaccatura di una roccia, sopra i duemila metri».

La prima fotografia ai fiori Angiolino la fece in Marmo­lada, quando aveva diciotto anni. Racconta: «Mi è sempre piaciuto camminare in mon-

tagna. Quel giorno stavo in­seguendo un capriolo, volevo fotografarlo. Ero arrivato in Marmolada in autostop, da Al­bino, allora si usava. A un certo punto, s_ul sentiero, vidi un pa­pavero giallo, mi fermai in­cantato e lo fotografai. Era un Papaver Rheticum (l'ho sco­perto dopo). Il fatto è che i fiori

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hanno sempre fatto parte della mia vita. Ricordo che da bam­bino accompagnavo mia ma­dre sulla Cornagera o sul Poie­to, lei raccoglieva i fiori e li portava a casa. Mi ricordo il J?rofumo del Fior di Stecco, (Daphne Mezzereum), un ar­busto che si trova dalla media montagna fino alle praterie al-

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pine, mia madre ne prendeva dei rami che profumavano tut­ta la casa, anche il colore è bello, un rosato brillante».

Ogni anno, Angiolino cerca un fiore nuovo. Fra gli ultimi una piccola orchidea, la Ca­morchis Alpina. «Cresce sui costoni ventosi, sopra i due­mila metri, io l'ho vista sa-

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!endo al Lago della Vacca, so­pra il Croce Domini. Un altro fiore rarissimo che ho incon­trato in questi anni è la Pri­mula Albenensis, primula dell' Alben, un endemismo: la si trova soltanto nella zona dell' Al ben sopra il santuario del Frassino e poi in un solo altro luogo, piuttosto distante,

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nella Val d'Ancogno, un'im­pervia diramazione della Val­torta. Questo endemismo ven - ne riconosciuto per la prima volta da due botanici, Ferlinghetti e Banfi, nel 1996».

Il nostro territorio è ricco di fiori. Spiega An�iolino Persico che anche nell Ottocento ar­rivavano botanici dall'estero a caccia di "endemismi". «E qualche volta non venivano molto bene accolti: capitava che i pastori li accogliessero a sassate ... Ma erano mossi dal senso della meraviglia, e non si fermavano. Tra i fiori che mi piacciono di più ci sono le androsacee, tipo l'Androsace Hausmanii; sono come dei cu­scinetti di piccoli fiori che cre­scono in alto, tra le rocce e i nevai. In certi anni, quando la neve rimane anche d'estate, non f ior iscono, ma non muoiono, aspettano il mo­mento propizio. Magari passa un anno, due anni, poi sboc­ciano in tutto il loro colore».

Fra i trenta itinerari proposti nel nuovo libro del Fab, alcuni lungo viottoli e scalette di città Alta dove è possibile scorgere anche fiori rari come il tu­lipano di Clusius che cresce sui muretti, la Campanula si­beriana che si trova con il suo leggero color ciclamino nei prati aridi, l'aglio napoletano, il Giusquiamo bianco. Dice Persico: «Questo è il momento migliore per andare a cercare i fiori. Fra i percorsi dei colli segnaliamo quello che dalla Conca d'Oro, dalla scaletta delle More sale fino a San vi­gilia attraverso le scalette dello Scorlazzino e poi Scorlazzone. Ma anche il sentiero che da Astina va alla via del Rione e· alla via alle Case Moroni, quin­di via Orsarola e via Ciaregotto per arrivare al Colle dei Roc­coli e scendere alla chiesetta di San Sebastiano e ad Astina di nuovo. Sono luoghi di grande armonia e si trovano fiori par­ticolari come anche la Bella­vedova e la Valeriana rossa».