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PAGE 1 Assessorato alle Direzione dei Servizi Sociali Politiche Sociali DIREZIONE DEI SERVIZI SOCIALI SER.T. 2 Primario Dr. Andrea Vendramin UNITA' FUNZIONALE DI PREVENZIONE Responsabile Dr.ssa Rosaria Sorgato PREVENZIONE DELLE DIPENDENZE NEL MONDO DEL LAVORO In Appendice in collaborazione con AGENZIA TERRITORIALE TOSSICODIPENDENZE INDAGINE CONOSCITIVA SULLE ABITUDINI ALL'USO DI "SOSTANZE" IN UN CAMPIONE DI 500 GIOVANI LAVORATORI

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��Assessorato alle Direzione dei Servizi Sociali Politiche Sociali

DIREZIONE DEI SERVIZI SOCIALI

SER.T. 2 Primario Dr. Andrea Vendramin

UNITA' FUNZIONALE DI PREVENZIONE Responsabile Dr.ssa Rosaria Sorgato

PREVENZIONE DELLE DIPENDENZE NEL

MONDO DEL LAVORO

In Appendice in collaborazione con

AGENZIA TERRITORIALE TOSSICODIPENDENZE

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE ABITUDINI ALL'USO DI "SOSTANZE" IN UN CAMPIONE DI 500 GIOVANI

LAVORATORI

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Gli operatori dell'Unità Funzionale di Prevenzione ringraziano tutti coloro che hanno reso possibile lo

svolgimento del programma.

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RINGRAZIAMENTI

ASCOM CISL CGIL

FOREMA UIL

UNINDUSTRIA GRUPPO GIOVANI IMPRENDITORI DI UNINDUSTRIA

ASSOCIAZIONE ALBERGATORI ABANO TERME CONSORZIO ARTIGIANO PER INSEDIAMENTI

PRODUTTIVI DI SAONARA COMUNE DI ABANO TERME COMUNE DI CADONEGHE

COMUNE DI PADOVA COMUNE DI SAONARA

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Hanno collaborato alla realizzazione dell'iniziativa

Responsabile del Progetto Dr.ssa Sorgato R. Psicologa Psicoterapeuta Ser.T. 2

Sig. Barazza M. Educatrice Ser.T. 2

Dr.ssa Bardelle D. Psicologa Tirocinante Ser.T. 2 Sig.ra Bernardi R. Educatrice Ser.T. 2

Sig. Dalla Pietà G. Assistente Sanitario S.P.I.S.A.L Dr.ssa De Nicolo A. Psicologa Tirocinante Ser.T. 2

Sig.ra Mazzuccato B. Infermiera Professionale S.P.I.S.A.L Dr.ssa Milani I. Psicologa Tirocinante Ser.T. 2

Sig.ra Milesi V. Educatrice Ser.T. 2 Sig.ra Mion M. Assistente Sanitario S.P.I.S.A.L Dr.ssa Mutti S. Psicologa Tirocinante Ser.T. 2

Dr.ssa Pappagallo E. Psicologa Tirocinante Ser.T. 2 Dr. Rizzoli V. Psicologo, Esperto statistico Agenzia Territoriale Tossicodipendenze

Dr.ssa Sabbion R. Medico Psichiatra Ser.T. 2 Dr. Sarto F. Responsabile S.P.I.S.A.L

Dr.ssa Scaglia E. Psicologa Tirocinante Ser.T. 2 Dr. Sgrò M. Presidente Agenzia Territoriale Tossicodipendenze

Dr. Stivanello A. Medico Psicoterapeuta Ser.T. 2 Dr.ssa Trotta B. Psicologa Tirocinante Ser.T. 2

Dr. Vendramin A. Primario Ser.T. 2 Dr. Vianello L. Medico del lavoro S.P.I.S.A.L

Tutti i medici dello S.P.I.S.A.L

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AUTORI

Sig.ra M. Barazza Educatrice Ser.T. 2

Sig.ra R. Bernardi Educatrice Ser.T. 2 Dr.ssa A. De Nicolo Psicologa Tirocinante Ser.T. 2

Dr.ssa O.Fagnoni Psicologa Tirocinante Ser.T. 2 Dr.ssa S. Mutti Psicologa Tirocinante Ser.T. 2

Dr. V. Rizzoli Psicologo/Esperto statistico Agenzia Territoriale Tossicodipendenze

Dr. F. Sarto Responsabile S.P.I.S.A.L

Dr.ssa E. Scaglia Psicologa Tirocinante Ser.T. 2 Dr. M. Sgrò Presidente Agenzia Territoriale Tossicodipendenze

Dr.ssa R. Sorgato Psicologa/Psicoterapeuta Ser.T. 2 Dr.ssa B. Trotta Psicologa Tirocinante Ser.T. 2

Dr. A. Vendramin Primario Ser.T. 2

Dr. L. Vianello Medico del lavoro S.P.I.S.A.L

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INDICE

PRESENTAZIONI Assessore Regionale A. De Poli pag. 8

Direttore Generale A. Cestrone pag.10 Direttore dei Servici Sociali F. Rao pag.11

PREMESSA R. Sorgato pag.12

MOTIVAZIONI AD UNA SCELTA DI PREVENZIONE NEL MONDO DEL LAVORO R. Sorgato - F. Sarto - L. Vianello pag.14

QUALE PREVENZIONE? R. Sorgato - O. Fagnoni - S. Mutti pag.16

IL PROGETTO R. Sorgato - M. Barazza - R. Bernardi pag.19

ESPERIENZE DI PREVENZIONE NEL MONDO DEL LAVORO R. Sorgato - B. Trotta - E. Scaglia - A. De Nicolo pag.25

APPENDICE GIOVANI LAVORATORI E RAPPORTO CON LE SOSTANZE PSICOATTIVE INDAGINE CONOSCITIVA SVOLTA SU UN CAMPIONE DI 500 GIOVANI LAVORATORI V. Rizzoli - R. Sorgato - M. Barazza - R. Bernardi - M. Sgrò - A. Vendramin pag.39

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PRESENTAZIONE ASSESSORE REGIONALE

E' sicuramente un impegno delicato percorrere un nuovo territorio d'intervento,

come accade in questo progetto, individuarne le modalità di funzionamento ed i

possibili collegamenti allo scopo di far emergere proficue potenzialità non ancora

attivate. Ogni contesto elabora, in tali occasioni, proprie strategie che nascono dal

confronto, in un equilibrio continuo, dei diversi apporti e possono rappresentare un

importante tassello nello sviluppo delle attività dirette al cittadino. In queste occasioni

il compito della regione è anche quello di esercitare un'attenta osservazione di quanto

localmente intrapreso promuovendo occasioni di confronto per l'individuazione di

modelli di riferimento e di "buone prassi".

Riferendoci ai dati dell'indagine, svolta in collaborazione con l'Agenzia

Territoriale Tossicodipendenze, si evidenziano, in una percentuale non irrilevante di

soggetti, comportamenti a rischio dal punto di vista sociosanitario di cui è bene

conoscere in anteprima i contorni per predisporre adeguate risposte socio-sanitarie. La

fotografia, che emerge da tale indagine, mostra una popolazione per la quale ha

particolare significato lavorare in termini di prevenzione in quanto le abitudini di

questi giovani lavoratori rispecchiano più generalizzati cambiamenti nelle abitudini di

vita, cambiamenti che non sempre comportano un maggior benessere per le persone.

Potremmo osservare che l'esistenza di una famiglia che per anni ha avuto il

compito di trasferire ai giovani competenze di vita e strumenti di rapporto con la

realtà, rischia di essere sempre meno significativa mentre cresce la disattenzione per

quanto di nocivo entra nel quotidiano, senza creare più sorpresa o imbarazzo. Le

conseguenti difficoltà, nel costruire le basi per un'osmosi dei sentimenti e delle

confidenze all'interno del dialogo e del confronto tra generazioni, possono portare a

difficoltà d'integrazione tra un "nuovo" che non deve irrompere nella vita di giovani

non ancora attrezzati e un "consolidato" che non deve soffocare le indispensabili

innovazioni.

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Intervenire nel mondo del lavoro può offrire il duplice vantaggio di contattare

sia quei giovani che possono direttamente beneficiare di un intervento di prevenzione

sia quei lavoratori meno giovani e quindi spesso genitori che potranno, anche se con

modalità d'approccio diverse, essere sensibilizzati e coinvolti nel programma.

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PRESENTAZIONE DIRETTORE GENERALE

L'organizzazione, gli stili di vita ed i bisogni di salute delle persone richiedono

sempre più che l'istituzione ULSS sia flessibile nella sua organizzazione, competente

nell'intervento quanto creativa nelle risposte, capace inoltre di raggiungere le persone

con interventi non solo di tipo curativo. L'innovazione è la carta vincente poiché

permette di captare, nei tempi più rapidi possibili, quali settori siano strategici per lo

sviluppo di una prevenzione diretta al territorio. Il progetto dell'Unità Funzionale di

Prevenzione del SerT 2, indirizzandosi ad ambiti non convenzionali, si muove in

questa direzione e costituisce un'esperienza pilota per il nostro territorio. Lo sviluppo

del programma potrà offrire, in futuro, indicazioni sull'opportunità di individuare

stabilmente il mondo del lavoro quale ambito in cui attivare programmi di

prevenzione.

Un aspetto interessante dell'iniziativa è rappresentato dal riconoscere a tutte le

partnership, con riferimento alla tutela della salute nell'ambito delle dipendenze, uno

spazio di collaborazione per la messa a punto di strategie di partecipazione

democratica e di integrazione. Si auspica, in tal senso che l'attenzione posta dal

progetto alla "crescita culturale del contesto" promuova la ricerca e la condivisione di

linguaggi ed obiettivi comuni tra i vari attori, potenziando al contempo, il raccordo tra

momenti di prevenzione ed accoglienza precoce delle situazioni problematiche.

In conclusione, considerando che la realtà del mondo lavorativo nel territorio

dell'ULSS 16 è estesa, diversificata e richiederà interventi diffusi, ritengo che la

progettualità dell'Unità Funzionale di Prevenzione del SerT2 debba ottenere il

contributo e l'apporto di tutte quelle componenti dell'organizzazione sanitaria che

possono favorire il costituirsi di una prassi consolidata di tutela della salute della

persona, in relazione alle dipendenze, negli ambienti di lavoro.

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PRESENTAZIONE DIRETTORE SOCIALE

In qualità di Direttore ai Servizi Sociali volevo presentare il progetto, descritto in

questo fascicolo, relativo alla prevenzione dell’uso di sostanze nei giovani lavoratori:

un progetto che si è espletato in più direzioni per comporre un insieme di attività

sinergiche.

In particolare, ritengo sia da sottolineare l’importanza della metodologia adottata

che ha puntato sulla collaborazione di numerose partenership: aziende, sindacati,

comuni, Ser.T., Spisal.

La costruzione di una rete di lavoro è spesso un percorso difficile e faticoso che

richiede investimento di tempo, disponibilità alla condivisione e competenza. Tale

metodologia, sebbene faticosa, ne guadagna in qualità di lavoro, nella valorizzazione

delle potenzialità di tutte le partenership in gioco.

Tale metodologia s’inserisce in un’ottica più ampia, in un particolar modo

d’intendere la prevenzione che prevede l’intersecazione di molteplici sistemi operativi

alla scoperta di nuovi punti di connessione e di obiettivi comuni. . Una scelta che,

peraltro, s’accorda perfettamente con la politica dei servizi sociali.

Il Progetto ha dato una certa rilevanza anche alla ricerca, che costituisce una

fondamentale premessa conoscitiva consentendo ai servizi che si occupano di

prevenzione di mettersi in relazione ai giovani lavoratori in modo più efficace,

conoscendone le abitudini e soprattutto quelle riguardanti l'’uso di sostanze. I dati

della ricerca costituiscono, quindi temi di riflessione da cui partire, in modo

coordinato, nella costruzione di una mappa operativa nei programmi di prevenzione

che vedano sempre più presente la partecipazione degli stessi lavoratori.

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PREMESSA R. Sorgato

Il Consiglio Europeo ha formalmente assunto, in occasione del vertice di Helsinki del 1999, la strategia dell'Unione europea in materia di droga (2000-2004), individuando, tra gli obiettivi da conseguire anche una "rilevante riduzione della prevalenza del consumo di stupefacenti e del numero di nuovi consumatori di età inferiore ai 18 anni".

L'O.E.D.T.(Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze), nella relazione dell'anno 2000, conferma l'attenzione posta al problema dell'utilizzo di sostanze stupefacenti nella popolazione dei giovani, come possiamo desumere dalle percentuali indicate di seguito.

Circa il 25% dei giovani di 15-16 anni ha provato la cannabis ed è in forte aumento la richiesta di disintossicazione da questa sostanza soprattutto da parte dei consumatori più giovani

Dal'1 al 5% degli individui d'età compresa tra i 16 e i 34 anni ha fatto uso d'anfetamine e/o ecstasy.

Tra l'1 e il 16% di coloro che rientrano nella fascia di età 16-34 anni, hanno provato la cocaina almeno una volta. Il consumo di questa sostanza tendenzialmente è in aumento, soprattutto tra gruppi di popolazione socialmente attiva.

L'esperienza dell'eroina rimane nel complesso percentualmente ridotta, dal 1 al 2% dei giovani adulti.

Il contatto con le sostanze stupefacenti, nei giovani, rappresenta dunque una emergenza anche tenuto conto del fatto che l'Italia è al secondo posto tra i paesi dell'Unione Europea per “consumo problematico” di sostanze (come viene definito nella relazione dell’OEDT relativa all’anno1999).

L’osservazione della condizione emotivo-relazionale dell'adolescente e più in generale del giovane, ci può fornire degli spunti nell'interpretazione di alcuni degli elementi collegati a tali comportamenti.

Si assiste infatti, nel giovane, ad una naturale fluttuazione della vita emozionale dovuta, per quanto riguarda il piano intrapsichico, a tensioni fisiologicamente non ancora elaborate e ad una identità in via di definizione che determina instabilità degli investimenti affettivi. Spesso questo quadro psicologico del giovane è caratterizzato dall'esigenza di trasferire all'esterno del sé la tensione emotiva, a mediare la risposta attraverso il corpo e ad esprimersi tramite condotte agite.

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Nei suoi comportamenti di sperimentazione attiva, il giovane attua una "ricerca" vissuta come assolutamente personale, un mettersi alla prova nell'intento di individuare il proprio limite o le proprie potenzialità. Il suo "agire" può essere una ricerca di autonomia o di normalità, di adeguatezza o di entrata nel mondo adulto, di ribellione o di altro ancora, di qualcosa di sentito comunque come intensamente significativo per il suo contesto emotivo di riferimento.

Anche per il sistema familiare la crescita dei figli rappresenta una fase di passaggio e di cambiamento all'interno del suo ciclo vitale. Adeguare le risposte educative al bisogno di crescita e di autonomia dei figli, favorendo il superamento della seconda fase del processo di “differenziazione”, pone gli adulti nella condizione di riconsiderare la propria identità personale e relazionale, mentre, il disimpegno del figlio dal contesto emotivo-relazionale della famiglia porta la coppia genitoriale, a ricontrattare e ridefinire la propria relazione.

Modelli familiari fragili affrontano con difficoltà i compiti caratteristici di questa fase, attivando di stili di relazione, in risposta ai bisogni di cambiamento, troppo rigidi o lassisti, rifiutanti o invischianti, comunque inadeguati. L'incapacità di leggere le esigenze del giovane, all'interno di un processo evolutivo che necessita di un "accompagnamento", di un sostegno mediato da una genitorialità matura, inibisce il processo che dovrebbe portare il giovane ad essere sempre più protagonista responsabile della sua vita. Venendo meno la funzione di "regolatore della distanza" assolta dal giovane, in quanto figlio, i suoi movimenti emancipatori possono essere vissuti come minacciosi dell'equilibrio del sistema.

All'interno di questa situazione emotiva carica di tensioni e di bisogni non ancora elaborati, il contatto con la "sostanza" può rappresentare, agli occhi del giovane, uno schema iniziatico che si accorda con il suo bisogno, talvolta esasperato, di agire e di concretizzare attraverso il corpo. La possibilità che questa esperienza rappresenti solo una momentanea curiosità o dia l'avvio ad un destino di tossicodipendenza è legato a molteplici e complessi fattori in gioco.

La specificità dell'oggetto di interesse di questo resoconto, la presentazione di un'esperienza di prevenzione diretta a giovani lavoratori non ne consiglia l'approfondimento anche se verrà fatto cenno ad alcune di queste componenti allo scopo di argomentare sulle scelte di intervento.

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MOTIVAZIONI AD UN INTERVENTO DI PREVENZIONE NEL MONDO DEL LAVORO

R. Sorgato, F. Sarto, L. Vianello

Si segnala da più anni una convivenza prolungata con la dipendenza da sostanze psicotrope da parte di una larga fascia di consumatori compatibile con il mantenimento di relazioni familiari, sociali e lavorative (M. Ingrosso, 1995).

Per quanto riguarda l’aspetto lavorativo, i dati riportati da De Luca stimano che un numero oscillante tra il 40% e il 50% dei tossicodipendenti seguiti dai servizi pubblici abbiano un’occupazione stabile o relativamente stabile (G. De Luca, 1994). I dati relativi all’utenza d'alcuni Ser.T italiani danno le seguenti percentuali: il 60% (M. Serrentino, 1994) e il 63,5% (E. Lucchesi e T. Poggi, 1997).

E' innegabile, inoltre, che una larga fascia della popolazione giovanile, regolarmente inserita in vari contesti sociali, tra cui quello lavorativo, si stia avvicinando sempre più ad un consumo “ricreazionale” di sostanze psicoattive dalle cosiddette nuove droghe all’alcol.

La scarsa propensione a riconoscere le situazioni a rischio, habitus mentale dei giovani, e l'uso di "sostanze", si associano spesso ad una ridotta capacità nel ritenere ed introiettare conoscenze specifiche sulle problematiche connesse al loro consumo, facilitando, così, una esposizione del target a problemi sanitari specifici.

Un altro tema importante riguarda la relazione con gli infortuni sul lavoro. Osserviamo come questi abbiano il loro massimo indice di frequenza nelle classi d'età comprese tra i 15 e i 20 anni. Gli infortuni sul lavoro riconoscono due grosse categorie di cause: quelle soggettive (comportamenti, istruzione, cultura, stato fisico e psichico del soggetto, ecc.) e quelle oggettive (sicurezza delle macchine, impianti, edificio, illuminazione, ecc.).

Nei giovani prevalgono le cause soggettive, prevalentemente legate ad un atteggiamento di sottovalutazione del pericolo che genera un comportamento imprudente (e quelle rappresentate dalla mancata od incompleta istruzione e formazione). Se a questo si aggiunge l’effetto biochimico legato all'assunzione di sostanze che agiscono sulle capacità psichiche e fisiche dell'individuo, alterandole, il rischio d'infortunio può aumentare ulteriormente.

Non esistono dati certi sul rapporto esistente tra infortuni ed assunzione di "sostanze", ma fonti scientifiche stimano che la percentuale relativa agli incidenti sul lavoro si aggiri attorno al 30-35%. E' possibile ipotizzare, quindi, che tutta quella serie d'infortuni che riconoscono i fattori "soggettivi" come preponderanti (calo

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dell'attenzione, aumento dei tempi di reazione, eccitamento o forte calo del tono dell'umore, ecc.) siano più frequenti nei lavoratori che fanno uso di sostanze.

Alla luce di quanto sopra esposto, non potendo considerare il mondo del lavoro immune od esente da problemi legati all'uso di sostanze psicoattive, è doveroso mobilitarsi per affrontare la sfida della prevenzione. In questa direzione andranno sempre più coinvolti gli imprenditori, stimolando interesse per la creazione di ambienti favorevoli sia alla qualità produttiva sia alla difesa della sicurezza e della salute dei lavoratori. Sul piano strategico ciò comporta lo sviluppo di uno scenario culturale basato sulla collaborazione fra “attori” pubblici, imprenditoria, sindacati, no-profit e professionali.

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QUALE PREVENZIONE?

R. Sorgato, O. Fagnoni, S. Mutti

Le linee europee riguardanti la prevenzione del consumo di stupefacenti e della tossicodipendenza suggeriscono di intensificare gli sforzi per costruire cooperazioni e coordinamenti tra i vari sistemi in gioco in questa problematica. Gli sviluppi attorno al tema della prevenzione, a loro volta, pongono sempre più in evidenza come la salute sia la risultante di un insieme di fattori che coinvolgono i vari ambienti nei quali le persone vivono il loro quotidiano.

Tali tipi di lettura comportano uno spostamento progressivo negli interventi dal livello di individuazione-intervento su singoli problemi di salute a quello di progettazione di interventi di rete che prevedono attività sul contesto per la promozione di “alleanze”, all’interno delle quali innescare processi di cambiamento e di innovazione nell’ambito della salute.

L'organizzazione dei servizi ancora oggi si definisce molto spesso all'interno di un modello di tipo clinico e/o sociale che concepisce la persona come paziente, individuo deprivato, bisognoso, mancante di opportunità, affetti ed esperienze. In questi contesti si esplicano interventi diretti alla singola persona o al singolo problema, a connotazione medica, psicologica e/o assistenziale. Tale operatività pur rispondendo ad una serie di reali esigenze dell'individuo, se isolata da una prassi d'intervento di promozione della salute, potrebbe rendere i servizi immobili, statici.

L'adeguato riconoscimento ed utilizzo delle potenzialità di un Servizio, da parte degli utenti, può risultare, per questi motivi, deficitaria. I servizi pubblici, in particolare, difficilmente riescono ad “agganciare” il target giovanile sanamente più orientato all'identificazione nel ruolo di "protagonista" piuttosto che in quello di "paziente". Per accettare la sfida della prevenzione e attuarla nei confronti della popolazione giovanile riteniamo sia necessario attrezzarsi di pacchetti d'intervento agilmente esportabili in contesti polifunzionali, in situazioni non schermate dall'etichetta della cura, sovvertendo le logiche comunicative proprie dei contesti della terapia.

Per procedere in questa direzione è fondamentale interrogarsi rispetto al contesto sociale nel quale si andrà ad operare.

Ogni ambiente si può concepire come un insieme di relazioni costituenti una rete interattiva, all'interno della quale le varie componenti ricevono input dagli altri elementi intra ed extra sistemici e contemporaneamente controreagiscono. In una visione degli eventi di tipo non lineare, l'utente viene identificato come "la persona nella sua complessità affettiva, psicologica e sociale chiamata ad ogni età ad affrontare

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specifici compiti evolutivi, indipendentemente dall'essere portatrice di un disagio manifesto" (Guaita F., Cazzin A. 1997).

Le politiche sociali e educative, adottate negli ultimi anni in Italia, sembrano testimoniare la volontà di avvicinare le strutture pubbliche ai cittadini per favorirne l'accessibilità anche attraverso la creazione di spazi che consentano agli stessi di diventare attivi nel proporre bisogni e/o nel gestire le risorse rappresentate dai servizi, così come dal "territorio". Tale impostazione implica modalità d'intervento e di supporto psicosociale graduali e non standardizzabili che abbiano l'obiettivo di promuovere e sviluppare azioni di cambiamento all'interno del territorio attraverso la compartecipazione e collaborazione, sia a livello progettuale sia di realizzazione degli interventi, delle varie partnership cointeressate.

Come pre-requisito si individua l'analisi del contesto, inteso come un sistema la cui conoscenza non può prescindere anche da un'adeguata comprensione dei rapporti inter e intra istituzionali.

In materia di prevenzione, ciò significa superare la concezione secondo cui "prevenire" coincide con il "prevedere" e/o il "precategorizzare" fattori di rischio; assumendo invece un'idea di "mobilità", "esplorazione", di "andare verso", per conoscere, promuovere e infine organizzare interventi sintonici alla varie realtà.

La necessità di "agganciare" la popolazione giovanile, da parte dei Servizi Pubblici in un'ottica preventiva comporta dunque la conoscenza della realtà in cui le singole esperienze si collocano nell'hic et nunc relazionale. Si tratta di tenere conto, sia del contesto di relazioni cui il giovane appartiene e con il quale s'identifica, sia del modo in cui il gruppo o i gruppi di riferimento si rapportano con il “territorio”. Così facendo, si potrà tenere conto delle interconnessioni dei comportamenti giovanili, evitando di rappresentare la realtà come un mosaico di piccole entità separate l'una dall'altra e non interagenti.

Per procedere alla conoscenza di una "realtà" (sistema) condivisa e condivisibile, è necessario saper integrare una pluralità di punti di vista, definendo al contempo le relazioni interne ed esterne perché il sistema esista come unità. La lettura concentrica dei sistemi coinvolti propone intrinsecamente l'idea di non poter essere assunta da singoli “attori”, ma richiede l'integrazione di competenze e di punti di vista tra loro diversi. L'apporto del tecnico, del politico e dell’utente stesso, se tra loro intersecati e modulati in un contesto dialettico, porteranno a fare emergere una rete, nata dalla connessione tra diverse concezioni del mondo e dalla valorizzazione dei vari contributi

E' opportuno in questa direzione far precedere gli interventi di prevenzione da una mappatura che consenta di far emergere le differenti componenti del sovrasistema comunità. Tale atto risulta indispensabile come momento di conoscenza e di distinzione tra ciò che è considerato sistema, e ciò che è considerato contesto: è questa operazione che permetterà di continuare ad osservare nel tempo il sistema, evidenziandone il cambiamento.

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IL PROGETTO

R. Sorgato, M. Barazza, R. Bernardi Il territorio dell'ULSS 16, collocato al centro del cosiddetto fenomeno produttivo

del Nord-Est, è, a nostro avviso, particolarmente indicato per l'implementazione di programmi diretti alle realtà lavorative. In quest’area geografica si è sviluppata, infatti, in pochi anni, una situazione caratterizzata dalla presenza di una miriade di attività produttive. Questo ha comportato un benessere economico diffuso, dove solo alcuni decenni prima si assisteva a consistenti fenomeni di emigrazione verso regioni o paesi che offrivano più ampie possibilità di occupazione.

Gli interventi di prevenzione nel mondo del lavoro, nel territorio dell'ULSS 16, sono iniziati nel gennaio 1998 anche grazie ad un finanziamento del "Fondo Regionale Lotta alla Droga", riconfermato per il triennio 2000-2002. Il programma aveva l'obiettivo più generale di ridurre la domanda di sostanze stupefacenti e psicotrope e i rischi connessi al loro uso/abuso.

Tali interventi prevedevano una vasta campagna di sensibilizzazione diretta al mondo del lavoro, (inteso come "contesto territoriale e relazionale" dotato di risorse), connessa ad una conoscenza delle diverse realtà e all’individuazione degli stili comunicativi.

L'attività di sensibilizzazione aveva lo scopo di favorire la diffusione di una cultura attenta al fenomeno delle dipendenze, all'acquisizione di informazioni, strumenti e stili di vita sani per la crescita della persona e per una maggior sicurezza all'interno degli ambienti lavorativi. Si è puntato sulla creazione di una rete di relazioni nel mondo del lavoro, tra le Associazioni di Categoria che lo rappresentano, le Organizzazioni Sindacali ed i Servizi Pubblici, Ser.T e SPISAL (Servizio Sicurezza, Prevenzione, Infortuni ambienti di lavoro), all'insegna della sensibilizzazione, del confronto, dello scambio e dell'attivazione per procedere ad una concertazione sinergica della progettualità e degli interventi.

Per quanto riguarda il collegamento con le realtà produttive due associazioni di categoria, ASCOM e UNINDUSTRIA, hanno mediato la nostra proposta di intervento, raggiungendo gli imprenditori con una lettera che illustrava gli obiettivi, i contenuti, le modalità esecutive del progetto nonché il valore da esse attribuito all'iniziativa. Nella prassi, il primo contatto avviene con l’imprenditore e successivamente con il delegato alla sicurezza e/o il rappresentante sindacale (RSU) e, se disponibile, con il medico aziendale. Nel corso dell'incontro si presentano le motivazioni che suggeriscono di avviare il progetto, gli obiettivi e le finalità specifiche dell'intervento.

Questi momenti si rivelano sempre molto importanti per lo stabilirsi di una

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relazione collaborativa che crei le migliori condizioni possibili all'avvio del progetto in quella particolare realtà produttiva.

In queste occasioni abbiamo conferma della scelta di operare direttamente nell'impresa. Entriamo, infatti, in contatto con gli aspetti, talvolta meno evidenti, di un sistema produttivo che testimoniano l'esistenza di una cultura alla ricerca dell'integrazione tra sviluppo economico e rispetto per la risorsa umana. Ciò ci porta a riflettere sul come coinvolgere ancor di più la categoria imprenditoriale.

Nel corso degli interventi rivolti ai lavoratori la nostra attenzione è protesa ad offrire non tanto un'informazione da manifesto patinato, quanto piuttosto un'occasione relazionale, uno scambio, un confronto sui temi della dipendenza. Spesso anche lavoratori meno giovani, in quanto genitori, si identificano nell'iniziativa dimostrandosi interessati ad approfondire il tema.

Per quanto riguarda la collaborazione con lo SPISAL precisiamo che i giovani da noi incontrati afferiscono al servizio per la visita di idoneità al lavoro. L'aggancio ci viene fornito principalmente dagli operatori sanitari dello stesso servizio, che veicolano i ragazzi e li predispongono al nostro intervento.

Al giovane viene chiarita la nostra appartenenza al Ser.T e viene richiesta una collaborazione nel compilare un questionario anonimo. E' sempre chiarito che l'intervento proposto non ha alcuna connotazione di controllo, ma bensì lo scopo di informarli sui rischi connessi all'uso di sostanze favorendo al contempo la possibilità di rivolgersi, in caso di necessità, al servizio. Nella stanza messa a nostra disposizione si cerca di ricostruire un ambiente anche fisico che favorisca, il più possibile, la concentrazione e la privacy, e in cui la nostra presenza sia percepita come una possibilità di ascolto e confronto sui temi della dipendenza.

In molte occasioni i giovani si lasciano andare anche a confidenze riguardanti le loro abitudini al consumo, aggiornandoci, al contempo, sulle nuove abitudini e sul nuovo gergo in uso tra i ragazzi. Riportiamo a tal proposito la descrizione di un particolare momento di contatto avvenuto in una di queste situazioni.

Marco è il tipico ragazzino della porta accanto, alto, magro, due occhioni neri, capelli a spazzola; vestito secondo il trend. Vive in un paese della cintura urbana, ha conseguito la licenza media in ritardo perché è stato bocciato due volte. Spiega che è accaduto perché "dormivo sui banchi di scuola", "nel campetto vicino alla chiesa, ci si vede tra amici e lì incontriamo anche quelli che ci danno la roba". La chiama "roba" perché lui non sa che cosa sia, gli danno "semplicemente" qualcosa che lui è disposto a prendere. Racconta ancora "mi lascia stordito, inebetito, senza fame, con un gran mal di testa e ci vogliono due tre giorni per tornare normale, ma poi ritorno a prenderla così i prof. non mi rompono più e mi lasciano dormire sul banco". Aggiunge "prima ero spesso troppo agitato, secondo loro (i prof.), disturbavo e non mi lasciavano in pace. Anche i miei erano stanchi dei richiami della scuola e dei miei "rimbambimenti" e per questo hanno deciso di mandarmi a lavorare". E' in questo modo che B. giustifica la sua presenza alla visita di idoneità al lavoro nonostante la sua giovane età, 16 anni.

Fino al 2000 i nostri interventi sono stati diretti principalmente al singolo ragazzo. Dall'inizio del 2001 stiamo mettendo a punto una modalità interattiva di tipo gruppale

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e abbiamo predisposto una griglia di osservazione e di documentazione dell'intervento. Si è deciso di puntare sulla gruppalità riconoscendo il forte potenziale evocativo e di elaborazione che questa tipologia di incontro favorisce.

Le attività finora realizzate sono:

• mappatura del rischio d'abuso di sostanze nella popolazione dei giovani apprendisti e rilevazione delle abitudini di vita nel tempo libero, in collaborazione con il Servizio Prevenzione Infortuni e Sicurezza Ambienti di Lavoro (SPISAL) e Agenzia Territoriale Tossicodipendenze;

• counselling preventivo effettuato in collaborazione con lo SPISAL ad oltre 4.000 giovani apprendisti (15-25 anni) sui rischi connessi all'uso di sostanze e sull'utilizzo dei servizi sociosanitari;

• produzione di materiale informativo sui rischi connessi all'uso di sostanze. Gli sviluppi del progetto, nuovamente finanziato per il triennio 2000/2002,

prevedono ora di continuare ad operare su più livelli nei seguenti modi: ! persistere nella sensibilizzazione del mondo del lavoro affinché dal suo interno si

evidenzino risorse atte a veicolare i messaggi preventivi e quelli che in questo senso potremmo chiamare "gruppi intermedi", composti dagli stessi lavoratori, diventino terminali diffusi di difesa della salute;

! procedere nel contattare i giovani lavoratori con lo scopo di rinforzare i messaggi preventivi, organizzando assetti d’incontro a caratterizzazione gruppale;

! lavorare non solo in forma diffusa, sull'intero territorio dell'U.L.S.S. 16, tramite canali collaborativi più tradizionali come SPISAL, Organizzazioni Sindacali; Associazioni di Categoria, ma procedere anche all'individuazione di tre territori campione, differenziati per tipologia produttiva prevalente.

In tali specifici contesti comunali si desidera verificare: 1. l'opportunità di veicolare i rapporti collaborativi, tramite le Amministrazioni

Comunali, in qualità d'interfaccia tra Servizi Sociali e Mondo Produttivo 2. la presenza di caratterizzazioni d'uso non-uso di "sostanze" in relazione all'area

produttiva d'appartenenza del giovane lavoratore. I territori comunali individuati, oltre a Padova, a titolo sperimentale, sono Abano

Terme (Termalismo-Servizi); Cadoneghe (Piccola e Media Industria) e Saonara (Artigianato).

È prevista la somministrazione di un questionario ai vari referenti del Mondo del Lavoro sul gradimento dell'iniziativa e sulla valutazione del progetto, i cui risultati saranno presentati in una Giornata-Studio al termine del primo anno.

Nel secondo anno si procederà su un doppio binario:

• Si evidenzieranno i contesti lavorativi appropriati per la somministrazione del questionario in entrata alla popolazione target, al fine di valutare conoscenze, atteggiamenti e comportamenti in relazione alle sostanze stupefacenti e psicoattive.

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I risultati saranno presentati nella Giornata-Studio conclusiva del secondo anno. Alla somministrazione dei questionari seguirà l'intervento educativo. Si terranno in seguito incontri motivazionali per la promozione ed il coinvolgimento nel progetto di specifici referenti (Responsabili alla Sicurezza, Delegati Sindacali; Rappresentanti significativi del mondo del lavoro nei territori comunali individuati) al fine di costituire realtà collaborative che veicolino negli ambienti di lavoro messaggi preventivi. Nel terzo anno è previsto un ulteriore momento di contatto con i giovani,

veicolato dalla distribuzione di materiale informativo e gadget con messaggi di richiamo alla campagna preventiva. Seguirà la somministrazione del questionario in uscita sui giovani lavoratori, i cui risultati saranno presentati, assieme ai materiali relativi allo svolgimento di tutto il progetto, al Convegno conclusivo.

All'interno dei percorsi collaborativi con le varie partnership sono state individuate alcune priorità rispetto alle quali continuare ad impegnarsi anche in futuro. Per quanto riguarda le Organizzazioni Sindacali si tratta di organizzare momenti d'informazione e sensibilizzazione di segretari e direttivi di categoria e di attivare una rete di delegati quali figure di mediazione dell'intervento affinché supportino e accompagnino l'iniziativa in sede locale.

In relazione alla collaborazione con lo SPISAL si vuole creare un osservatorio permanente con la finalità di monitorare il rischio di abuso di sostanze nei giovani lavoratori, attivare momenti di counselling gruppale riguardante i rischi connessi all'uso/abuso di sostanze stupefacenti e psicotrope e attivare consulenze e prese in carico precoci, da parte degli operatori del Ser.T. per i lavoratori afferenti allo SPISAL con problemi inerenti all'uso/abuso di "sostanze".

In riferimento alle Associazioni di Categoria si vogliono individuare dei canali di collegamento tra associazioni, realtà aziendali e Ser.T per favorire, in condizioni d'anonimato e riservatezza, l'eventuale presa in carico di giovani lavoratori con problemi connessi all'uso di sostanze. Si vuole, inoltre, istituire un numero verde pubblicizzato nelle varie realtà aziendali, con compiti di diffusione di una corretta informazione sui rischi connessi all'uso di "sostanze" e sulle possibilità di usufruire dei servizi offerti dal Ser.T.

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R. Sorgato, B. Trotta, E. Scaglia, A. De Nicolo

ESPERIENZE DI PREVENZIONE NEL MONDO DEL LAVORO

Dall’analisi della letteratura in materia di prevenzione emerge l’urgenza di intervenire nel contesto lavorativo, risultando esso particolarmente carente di interventi specifici.. In questa sede verrà analizzato il modo d’intendere e di attuare la prevenzione nella realtà italiana, statunitense e francese.

ESPERIENZE ITALIANE

In Italia, non esiste ancora un unico modello consolidato d'intervento in ambito lavorativo, anche perché le esperienze avviate in questo campo sono piuttosto recenti.

In questo sede si parlerà del primo intervento consistente effettuato in questo campo, il progetto Euridice, dell’esperienza del Ser.T. di Asola e del progetto realizzato dall'Unità Funzionale di Prevenzione del Ser.T. dell'Ulss di Padova.

PROGETTO EURIDICE

Il progetto Euridice è stato ideato, progettato e sperimentato dal 1988 come un

modello-tipo di intervento nella prevenzione della tossicodipendenza nei luoghi di lavoro, generalmente poveri di iniziative di questo tipo. Si basa sulla cooperazione e sul dialogo tra le parti sociali ed intende aumentare i livelli di consapevolezza di tutti i lavoratori sul fenomeno della tossicodipendenza.

Il progetto Euridice risulta essere un programma integrato, la cui base teorica, filosofica e sperimentale risiede nella cooperazione tra le parti sociali, nel riequilibrio delle responsabilità e nella prevenzione dei conflitti interaziendali. Si basa, inoltre, sul presupposto che l’ambiente di lavoro è una risorsa che, se conosciuta, può essere utilizzata per sviluppare programmi di prevenzione e di riduzione del consumo di sostanze psicoattive.

Il progetto tende a dimostrare come, attraverso la prevenzione, si possa migliorare l’ambiente di lavoro, le relazioni industriali ed i modelli di formazione e d'aiuto.

Il modello-tipo d'intervento di tale progetto prevede i seguenti campi d’azione : a) RICERCA

È uno strumento di conoscenza dei bisogni dei lavoratori, un criterio di valutazione dell’efficacia degli interventi e funziona come guida generale nell’implementazione del progetto. Tale attività è effettuata attraverso questionari strutturati.

b) INFORMAZIONE

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È rivolta a tutti i lavoratori dell'impresa coinvolti nel progetto e ha come obiettivo quello di colmare le lacune conoscitive individuate attraverso la ricerca. Gli strumenti utilizzati sono schede informative ed opuscoli.

c) FORMAZIONE È rivolta ad un gruppo ristretto di lavoratori che liberamente e spontaneamente chiede di saperne di più. La formazione avviene all'interno dell’impresa, utilizzando tutte le opportunità previste dalle leggi, dai contratti di lavoro e dagli accordi aziendali (es. durante l'orario di lavoro). Questa strategia è in accordo con studi e ricerche che riscontrano, ormai da tempo, nella formazione permanente dei lavoratori, il modo migliore di fare prevenzione nell’azienda. Secondo l'impostazione del Progetto Euridice, i lavoratori che ricevono una formazione possiedono tutte le competenze di base per prevenire o ridurre i fattori di rischio che rendono l'ambiente di lavoro meno sicuro e sano.

d) GRUPPO EURIDICE Si configura come un gruppo di lavoro permanente che si struttura al termine della formazione. Tale gruppo interagisce con le organizzazioni sindacali e con le direzioni aziendali ed è in grado di realizzare, con l'aiuto degli esperti in qualità di consulenti del gruppo, micro-programmi di intervento preventivo. Il Gruppo Euridice rappresenta una risorsa inserita in una rete di scambio di esperienze, di programmi e di iniziative. per dare continuità al lavoro dei singoli gruppi, il cui operato è facilitato dall’esistenza di un organo di stampa proprio: l’Euridice News. Il gruppo viene ad assumere una forma di autoaiuto nella soluzione dei problemi e nel modo di prendere e valutare decisioni;

e) VALUTAZIONE È un aspetto importante del programma Euridice che si basa sull’analisi dell'efficacia degli interventi per valutare il suo impatto sulla cultura dell'impresa, sugli indicatori di produzione e sulle capacità individuali. Lo studio dell’efficacia e dell’individuazione d'eventuali problemi avviene attraverso la compilazione di un questionario da parte di tutti i lavoratori all’inizio e alla fine dell’esperienza;

f) SOCIALIZZAZIONE ci sono diversi modelli di socializzazione per la diffusione dei risultati: conferenze stampa, meeting di esperti ed amministratori, pubblicazione di rapporti e articoli. Ogni due anni, inoltre, viene realizzato un meeting europeo.

Si può quindi considerare Euridice un programma di prevenzione, assistenza e riduzione dei rischi connessi all’uso di sostanze, che tiene conto, per la sua implementazione, del rapporto costo-benefici.

Dopo i primi programmi sperimentali, oggi, i responsabili del progetto Euridice, sono, infatti, in grado di prospettare alle organizzazioni sindacali e agli imprenditori un modello tipo di intervento sulla tossicodipendenza nel mondo del lavoro compatibile con i costi generali dell’impresa.

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L'ESPERIENZA DI ASOLA

Il progetto di prevenzione di Asola (Mn) nel mondo del lavoro nasce con una duplice finalità: da un lato raccogliere dati da differenti e significativi osservatorii in relazione al manifestarsi di episodi correlati alla tossicodipendenza nel mondo del lavoro; dall’altra proporre un know how al fine di creare un programma di prevenzione.

La scelta metodologica, prevede la promozione di contatti con i rappresentanti delle organizzazioni e delle associazioni imprenditoriali perché interlocutori istituzionali dotati di rappresentatività e credibilità. Tale scelta s'inserisce in una finalità più ampia che prevede un confronto che, partendo da un'analisi della realtà locale, consenta di raccogliere ulteriori elementi di analisi, individuando l’eventuale disponibilità alla realizzazione di interventi di prevenzione nelle fabbriche.

Da questo lavoro è emersa la volontà delle forze sindacali di elaborare, con il Ser.T locale, un’ipotesi progettuale di prevenzione della tossicodipendenza e dei fenomeni ad essa correlati, mentre le associazioni imprenditoriali non hanno mostrato interesse per questo tipo di problematiche.

L’intervento si è orientato da subito nella direzione del contatto con i consigli di fabbrica delle maggiori realtà produttive del territorio, per favorire il coinvolgimento diretto di alcuni rappresentanti dei CDF, per avere un quadro più articolato e condiviso di bisogni e risorse.

Il progetto è stato realizzato in due fasi: La prima fase consisteva nella promozione di due iniziative:

! ATTIVITÀ INFORMATIVA distribuzione di un pieghevole da diffondere in tutte le aziende del territorio al fine di veicolare informazioni circa la tossicodipendenza e le possibilità di presa in carico offerte dal Ser.T;

! ATTIVITÀ FORMATIVA organizzazione di una serie di incontri rivolti a lavoratori interessati al progetto.

La seconda fase, detta di ricerca - intervento, prevede una lettura del fenomeno della tossicodipendenza, in particolare della percezione che ne hanno i lavoratori e del contesto relazionale entro cui si colloca. Inoltre si prefigura come momento di riflessione e consapevolezza su questo fenomeno e sulle problematiche ad esso correlate.

Il processo era articolato nel seguente modo: ! coinvolgimento dei consigli di fabbrica nella definizione dell’intervento, nella

rielaborazione dei dati emersi e nella strutturazione di possibili ipotesi di lavoro successive;

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! organizzazione di assemblee con tutti i lavoratori di ciascuna delle due aziende individuate per procedere al rilevamento delle informazioni e all’avvio della riflessione. Successivamente, si procedeva con la restituzione dei risultati e la promozione di un confronto.

L’ESPERIENZA DELL’ULSS 16 DI PADOVA

Gli interventi di prevenzione nel mondo del lavoro, nel territorio dell'ULSS 16, sono iniziati nel gennaio 1998, anche grazie ad un finanziamento regionale del "Fondo Lotta alla Droga", con l'obiettivo più generale di ridurre la domanda di sostanze psicoattive e i rischi connessi al loro uso/abuso in un ambito non tradizionalmente coinvolto in attività preventive. In particolare, con tali interventi si voleva realizzare una campagna di promozione della salute rispetto alle tematiche delle dipendenze nel mondo del lavoro con lo scopo di favorire la diffusione di una cultura che, oltre all'acquisizione di informazioni, strumenti e stili di vita sani per la crescita della persona e per una maggior sicurezza sul lavoro, promuovesse un'attenzione per i fenomeni legati alle dipendenze.

Si è partiti dal presupposto teorico che i contesti in cui si interviene possono essere considerati "spazi relazionali" dotati di risorse. Ogni ambiente, infatti, si può concepire come un sistema di relazioni costituenti una rete interattiva, all'interno della quale le varie componenti ricevono input dagli altri elementi intra ed extra sistemici e contemporaneamente controreagiscono.

In questa direzione è opportuno eseguire una mappatura dei diversi elementi del sovrasistema - mondo del lavoro, per distinguere i singoli sistemi: quello dei lavoratori, delle aziende, dei sindacati, delle associazioni di categoria, ecc., dal sovrasistema, ovvero l'insieme di tutti questi elementi. In questo modo è possibile osservare nel tempo i cambiamenti all'interno delle relazioni sistemiche.

La lettura concentrica dei sistemi coinvolti ha in sé l'idea di non poter essere assunta da singoli "attori", richiedendo l'integrazione di competenze e di punti di vista tra loro diversi. L'apporto del tecnico, dell'imprenditore, del lavoratore e del politico, soltanto se sono intersecati e modulati in un contesto dialettico, possono fare emergere una rete in cui il confronto fra le diverse concezioni del mondo permette la valorizzazione dei vari contributi. Le “alleanze”, all’interno delle quali innescare processi di cambiamento e di innovazione, si basano sulla collaborazione fra "attori" pubblici, imprenditoria, sindacati e no-profit e stimolano un interesse per la creazione di ambienti favorevoli, sia alla qualità produttiva sia alla difesa della sicurezza e della salute dei lavoratori.

All'interno di tale presupposto teorico, l'obiettivo finale consiste nello sviluppare azioni di cambiamento nel sovrasistema - mondo del lavoro, co-costruendo interventi sintonici attraverso la compartecipazione e collaborazione delle varie partnership sia a livello di progettazione sia a livello di realizzazione.

Concretamente, si è agito promuovendo una rete di relazioni tra le Associazioni di Categoria, le Organizzazioni Sindacali, i Servizi Pubblici, il Ser.T. e lo SPISAL (Servizio Sicurezza, Prevenzione, Infortuni ambienti di lavoro), all'insegna della

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sensibilizzazione, del confronto di progettualità e di interventi. All'interno dei percorsi collaborativi con queste partnership sono state individuate alcune priorità. Per quanto riguarda le Organizzazioni Sindacali si vuole informare e sensibilizzare i segretari e i direttivi di categoria e attivare la rete dei delegati quali figure di mediazione dell'intervento. In collaborazione con lo SPISAL si vuole creare un osservatorio permanente con la finalità di monitorare il rischio di abuso di sostanze nei giovani lavoratori, attivando, inoltre, nei loro confronti momenti di counselling preventivo. In riferimento alle Associazioni di Categoria, si vogliono individuare canali di collegamento con le realtà aziendali e istituire numeri verdi "aziendali" d'informazione ai lavoratori.

Gli interventi di prevenzione, nel territorio dell’Ulss 16, coinvolgono, dunque, più sistemi per evidenziare all'interno del mondo del lavoro risorse atte a veicolare una cultura di prevenzione. In tal senso, si è rivolta l’attenzione alla costituzione di "gruppi intermedi", composti dagli stessi lavoratori, non escludendo interventi diretti ai giovani lavoratori in contesti opportunamente organizzati allo scopo di diffondere e rinforzare i messaggi preventivi.

In futuro, si prevede l'individuazione di tre territori campione, differenziati per tipologia produttiva prevalente, al fine di verificare l'uso non-uso di "sostanze" in relazione all'area produttiva nella quale il giovane lavoratore è occupato. Per il raggiungimento di tale obiettivo si rende necessaria la collaborazione delle Amministrazioni Comunali, in qualità d'interfaccia tra Servizi Sociali e Mondo Produttivo.

Gli interventi attuati finora, nel territorio dell'Ulss 16, hanno permesso di acquisire conoscenze sulla realtà lavorativa, delineandone un quadro esteso ed eterogeneo, che necessita di interventi specifici al fine di raggiungere una prassi consolidata nella promozione della salute nel campo delle dipendenze.

LA PREVENZIONE NELLA REALTA’ STATUNITENSE

Sulla base delle indagini condotte dalla SAMHSA (Substance Abuse and Mental

Healt Services Administration - Amministrazione dei Servizi di Abuso di Sostanze e Sanità Mentale) si rileva che, negli Stati Uniti, il 70% dei consumatori di sostanze psicoattive è costituito da lavoratori a tempo pieno, il che vuol dire che 10.000.000 di consumatori di sostanze sono inseriti nel mondo del lavoro.

Un altro dato evidenziato dalla SAMHSA indica che i lavoratori, consumatori di sostanze, non sono ugualmente distribuiti tra piccole, medie e grandi aziende, ma esiste un evidente squilibrio a carico soprattutto delle piccole aziende. Ciò potrebbe essere correlato al fatto che nelle grandi aziende sono presenti più frequentemente programmi di verifica e di sostegno ai consumatori rispetto alle piccole e medie imprese.

Nell'ultimo ventennio, negli USA, si è assistito ad un cambiamento nell’approccio al lavoratore che consuma sostanze. Nei primi anni ’80 si adottava una modalità di tipo punitivo, i lavoratori venivano esaminati obbligatoriamente con test di laboratorio e, se identificati come consumatori, erano licenziati. All'interno del nuovo approccio, invece, l'uso di sostanze si considera una problematica da sostenere con un aiuto socio

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- sanitario, garantendo al lavoratore la permanenza sul lavoro o l'eventuale reintegro in caso di assenza prolungata.

Le linee guida dei programmi preventivi statunitensi sono elaborate a livello governativo, ma attuate dagli imprenditori con l’intento di diminuire l'assenteismo, di evitare gli incidenti e/o i bassi rendimenti sul lavoro dovuti all'assunzione di sostanze psicoattive. Per la realizzazione di tali programmi, le aziende mettono a disposizione del denaro alle Camere di Commercio locali, costituiscono delle cooperative di lavoro e, usufruendo del potere d’acquisto di gruppo, ottengono programmi di assistenza da agenzie private.

In generale, è possibile sintetizzare, nei seguenti punti, gli aspetti comuni alla maggior parte dei programmi preventivi attuati nella realtà lavorativa statunitense : 1. POLITICA SCRITTA

Il primo passo consiste in un’indagine sui principali tipi di problemi legati all'uso di sostanze tra i lavoratori al fine di comunicare in maniera chiara ed esaustiva il pensiero dell’azienda a tal riguardo.

La politica scritta in genere approfondisce i seguenti punti: ! le motivazioni che spingono l'azienda ad intraprendere il programma di

prevenzione; ! le caratteristiche dei programmi di prevenzione attuati; ! la descrizione chiara dei comportamenti correlati all’uso di sostanze che non sono

ammessi in ambito lavorativo (solitamente l’uso, il possesso, e la vendita di sostanze illegali);

! le conseguenze legate alla non adesione al programma da parte del lavoratore. 2. FORMAZIONE DEI SUPERVISORI

La formazione dei supervisori prevede l’organizzazione di training che forniscano competenze nell'identificare e documentare l'uso di sostanze, nel segnalare eventuali cali del rendimento e nell'indirizzare il lavoratore con problemi di dipendenza verso gli opportuni servizi di diagnosi e di assistenza. 3. CORSI PER I LAVORATORI

I corsi per i lavoratori si propongono di raggiungere i seguenti obiettivi: ! informazione sui pericoli connessi all'uso di sostanze e sugli effetti negativi che tale

uso ha sull'individuo e sulla sua famiglia; ! informazione sugli effetti che l’abuso di sostanze ha sulla salute, sulla sicurezza nel

lavoro, sulla produttività e sull’assenteismo; ! presentazione degli interventi di aiuto, di presa in carico e delle modalità di accesso

ai servizi disponibili nella comunità; ! descrizione delle componenti principali del programma, inclusi i Programmi di

Assistenza al Lavoratore (EAP). 4. PROGRAMMI DI ASSISTENZA

I programmi d’assistenza EAP forniscono al lavoratore e ai suoi familiari una vasta gamma di risorse: programmi di prevenzione e rieducazione, counselling, terapie di sostegno, interventi per le crisi e sostegno economico. Sono proposti come una risorsa strettamente privata e personale, in modo da tutelare la privacy del lavoratore che, in questo modo, non mette a rischio il proprio impiego e/o le future opportunità di lavoro.

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5. DRUG E ALCOOL TEST Il drug test è del tutto legale nella politica di prevenzione degli USA ed è applicato

dalla maggioranza delle aziende anche se con modalità diverse. Può essere applicato in maniera casuale, in seguito ad un incidente, a chi si propone per un impiego, come test periodico o dietro segnalazione dei supervisori. In molti programmi, poi, può essere uno strumento considerato utile per identificare i lavoratori che hanno bisogno d’aiuto. In generale, il drug test s'inserisce all'interno di una politica preventiva in cui non è escluso il coinvolgimento attivo dei lavoratori e la tutela della loro privacy.

Accanto ai cinque punti, sopracitati citati, è prevista la realizzazione di siti internet

rivolti ai lavoratori, in cui è possibile compilare test di autovalutazione, trovare indicazioni sui servizi di aiuto e informazioni sugli svantaggi che l’uso/abuso di sostanze stupefacenti e alcool possono comportare nella vita privata e lavorativa.

In conclusione, si può osservare come la politica di prevenzione statunitense si contraddistingua per un'articolata organizzazione e per un consistente pragmatismo.

UN ESEMPIO DI INDAGINE PREVENTIVA: L'ESPERIENZA DEL CSAP

Il Csap (Center for Substance Abuse Prevention - Centro per la Prevenzione dell’Abuso di Sostanze) presso l’Università della Virginia, ha effettuato un’indagine preventiva nel 1998 per scoraggiare l’uso di alcool e di sostanze nel posto di lavoro attraverso programmi di prevenzione e di intervento precoce nonché di assistenza.

Il campione della ricerca era costituito da 1128 lavoratori sui 13000 appartenenti all’Università Pubblica della Virginia.

L’indagine è stata effettuata tramite un questionario anonimo, a cui ha risposto circa il 60% degli intervistati.

Principalmente si voleva valutare: ! la prevalenza d'uso di sostanze nei lavoratori ! la conoscenza che i lavoratori hanno dei servizi di sociosanitari ! l'utilizzo e la soddisfazione riguardo ai servizi sociosanitari.

Dalla ricerca non è emerso un elevato uso e frequenza di sostanze illegali, ma è considerata probabile una sottostima perché la percentuale di coloro che ha risposto era troppo bassa per garantire errori di valutazione; inoltre anche se la ricerca garantiva l’anonimato, è possibile che la preoccupazione di mettere a repentaglio il proprio lavoro per un qualche uso di sostanze abbia condizionato le risposte.

È emerso, inoltre che solo il 15% del campione conosce i programmi di assistenza al lavoratore (EAP), tra questa popolazione il 71% si dichiara “soddisfatto” dell’aiuto ricevuto.

In generale, i risultati ottenuti da questa ricerca hanno suggerito la necessità di una migliore propaganda dei servizi di salute preventivi, messi a disposizione per i lavoratori dell’università. Ecco perchè il CSAP ha pensato di:

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! programmare un sito internet ! sviluppare una campagna di propaganda ! istituire un corso di formazione per manager e supervisori.

LA PREVENZIONE NELLA REALTA’ FRANCESE

Una ricerca condotta in Francia stima che il 15% - 20% degli incidenti mortali sul lavoro hanno un rapporto diretto con l’uso eccessivo di “modificatori di coscienza” (alcol compreso), questo dato suggerisce che anche in Francia il mondo del lavoro necessita di misure preventive nei confronti delle dipendenze.

In questa realtà, la politica degli interventi evidenzia soprattutto la complessità degli interessi in gioco: il mantenimento e la tutela dell’impresa, la produttività, la difesa della salute del lavoratore e del lavoratore che fa uso di sostanze psicoattive, non trascurando la possibilità per quest’ultimo di un reinserimento sociale.

Il BIT (Dipartimento Internazionale del Lavoro), nel 1996, ha pubblicato una raccolta di direttive in cui veniva espresso come obiettivo principale quello di “prevenire, ridurre e controllare” i problemi legati alle dipendenze, con la consapevolezza di affrontare tale problematica all’interno dell’impresa senza alcuna discriminazione, come avviene per tutte le altre questioni di salute. Inoltre, veniva messo in luce la necessità di “procedere alla valutazione degli effetti del consumo di sostanze sul luogo di lavoro” e di cooperare all’elaborazione di una normativa che regolamenti l’impresa a tal proposito.

In base all'articolo R 241-48 del Codice del Lavoro francese, è il medico del lavoro che deve determinare se il lavoratore è fisicamente idoneo al lavoro a cui è destinato. Questa figura svolge, quindi, un ruolo centrale in seno all’impresa perché, oltre ad adempiere un compito sanitario, ricopre anche un ruolo di consulente dei lavoratori e dei loro rappresentanti, chiamato ad instaurare un rapporto di ascolto e fiducia con il lavoratore con problemi connessi all’uso di sostanze. Il ruolo del medico del lavoro s’inserisce, così, all’interno di un lavoro di rete che garantisce coerenza e continuità, in un’ottica di cura “multipartenaires”.

Quando un lavoratore presenta un problema legato all’uso di sostanze psicoattive, è considerato indispensabile, nella prassi d'intervento francese, instaurare una collaborazione tra direzione aziendale, rappresentanza del personale, medicina del lavoro, servizi sociali e lavoratore, proprio in un’ottica globale di prevenzione del rischio.

La politica di un’impresa, di fronte al “rischio droga”, può essere elaborata solo su molteplici livelli d’azione, nell’ottica di informare, prevenire e organizzare delle reti di sostegno al lavoratore con problemi di dipendenza. In tal senso, non si pone l'interesse solo per il singolo lavoratore, potenzialmente esposto all’uso di sostanze, ma anche per l’intera impresa: “non si tratta di evincere sistematicamente dal mondo del lavoro i consumatori di sostanze illecite, ma sicuramente di evitare che questi

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consumatori si occupino di funzioni di sicurezza, poiché la prevenzione del consumo di sostanze deve portare al reinserimento professionale e sociale degli interessati”.

In tali presupposti trova la sua giustificazione il bisogno di “individuazione”, il cosiddetto dépistage, della tossicodipendenza all’interno dell’impresa, effettuata attraverso esami di laboratorio, ma non senza il consenso informato del lavoratore. Ciò è in linea con una direttiva esposta in una circolare ufficiale francese del 9 Luglio del 1990 in cui si precisa che “niente giustifica l’individuazione della tossicodipendenza in modo sistematico nell’impresa”, per questo tale pratica non può e non deve essere nascosta al personale e ai suoi rappresentanti (sindacati e comitati d’impresa in particolare).

“L’individuazione” viene condotta in termini prettamente medici, ma non può essere dissociata da un’azione di prevenzione dei rischi, proprio per favorire una presa di coscienza dei pericoli legati all’uso/abuso di sostanze.

In generale, la prevenzione nella realtà francese s’inserisce in un’ottica di sviluppo della salute e di riduzione dei comportamenti a rischio e dei pericoli ad essi connessi. Si basa, cioè, su una triplice prospettiva imperniata sull’aumento della produttività, della tutela del lavoratore con problematiche di dipendenza e della sicurezza dell’ambiente.

Data la complessità del problema, dovuta a questa triplice prospettiva, si reputa necessario l’intervento di un ente esterno all’impresa per lanciare delle iniziative di prevenzione rivolte alla tutela della persona che fa uso di sostanze. In questo modo, anche se l’impresa ricopre soprattutto un ruolo economico, recupera anche un ruolo sociale, sebbene di fatto venga svolto da un altro ente. L’utilizzazione di un ente specializzato esterno permette all’impresa di cautelarsi rispetto al rischio di snaturarsi in un luogo di cura o di abbandonarsi ad un lassismo e/o rifiuto del problema connesso all’uso di sostanze. Ciò s’inserisce in un’ottica, per così dire, di “ecologia” dell’impresa, dove la prevenzione delle sostanze psicoattive non può non considerare le condizioni di lavoro, lo stato di salute e la capacità professionale.

Tra le diverse campagne di prevenzione, attuate da una decina d’anni all’interno dell’impresa, si cita quella del centro DIDRO (pioniere dalla sua creazione nel 1973 delle azioni di prevenzione) e dell’AMPT di Marsiglia (Associazione Mediterranea della Prevenzione delle Tossicomanie). Sia l’AMPT sia il DIDRO hanno lavorato in collaborazione con gli imprenditori, garantendo in questo modo il mantenimento della cultura specifica di ogni singola impresa.

Altri interventi hanno mirato alla costituzione di “gruppi-risorsa” o “strutture-relais” all’interno dell’impresa, oppure all’installazione di servizi telefonici permanenti atti ad informare su tutti i problemi legati alle dipendenze, sempre nel rispetto dell’anonimato.

Più frequentemente, le campagne di prevenzione sono avvenute “intra-muros”, servendosi dei supporti di comunicazione dell’impresa: giornali, manifesti, dépliant, ecc. e sono state organizzate per stadi. Venivano, cioè, organizzati prima dei moduli di formazione, in generale per piccoli gruppi, in modo da sensibilizzare le singole équipes all’interno dell’impresa e, soltanto in un momento successivo, veniva elaborata una reale campagna di prevenzione e di formazione del personale. Ciò ha portato all’apertura di spazi - salute con la possibilità di proporre giochi educativi,

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questionari, concorsi, creare video, cd room, manifesti e altri mezzi di comunicazione preventiva.

L'aspetto costitutivo di tutti questi interventi è sempre stato il triplice bersaglio delle prospettive sociali, economiche e sanitarie.

È opportuno considerare che, se da una parte molti imprenditori sono favorevoli ad una strategia olistica in grado di sensibilizzare, informare ed educare ai rischi connessi all’uso di sostanze psicoattive per migliorare il benessere di ciascun lavoratore e la competività delle équipes lavorative, dall'altra parte, ci sono ancora coloro che considerano il problema dell’uso di sostanze solo in relazione alla diminuzione della produttività.

Per questo motivo, accanto al mantenimento degli interventi diretti ai lavoratori, nella realtà francese, si reputa necessario rafforzare la cultura della prevenzione alle dipendenze e della promozione alla salute.

OSSERVAZIONI

Dall'analisi dei vari programmi di prevenzione attuati nel mondo del lavoro

italiano e straniero è possibile riscontrare modalità d'intervento che si collocano su livelli diversi, sia dal punto di vista del riconoscimento da parte dell'impresa, sia dell'individuazione di modalità strategiche definite.

In generale, la linea più seguita prevede, come momento iniziale per l'attuazione dei programmi, la costruzione di una rete di collaborazioni tra mondo imprenditoriale, sindacati e servizi pubblici, sia per avere un accesso al mondo dell'impresa sia per promuovere una maggiore sensibilizzazione e una cultura riferita al problema delle dipendenze. Gran parte delle energie nei programmi d'intervento italiani, per esempio, sono indirizzate proprio alla costruzione di queste collaborazioni.

L'impresa italiana, generalmente, non esprime l'esigenza di simili programmi, a differenza degli Stati Uniti, dove l'azienda stessa stanzia fondi e acquisisce professionalità esterne, nell'ottica d'incremento della produttività e di difesa della sicurezza. In tale realtà, l'attuazione d'interventi di prevenzione e di presa in carico avviene all'interno di un continuum, gestito da privati esterni per conto dell'azienda.

Diversa è la situazione francese, in cui il medico del lavoro svolge un ruolo centrale nel coordinamento degli interventi, privilegiando l'aspetto relativo alla costruzione delle reti di collaborazioni relative all'accompagnamento della persona in percorsi che possono prevedere anche la presa in carico.

Per quanto riguarda le modalità d'intervento, negli Stati Uniti, c'è una metodologia ben consolidata così come sono ben definiti i ruoli degli Enti Federali e delle agenzie private: i primi hanno competenze in ambito prevalentemente epidemiologico, statistico e di linee d'indirizzo, i secondi nell'operatività concreta.

In Italia e in Francia, invece, si è ancora alla ricerca di strategie condivise e diffuse e, in particolare nel nostro paese, devono essere impiegate molte energie per creare una cultura idonea all'implementazione estesa degli interventi nel mondo del lavoro.

Il contesto italiano, però, anche se non appare così organizzato rispetto agli interventi statunitensi, probabilmente è quello che garantisce maggiormente la privacy del lavoratore perché non prevede l’attuazione di pratiche come il drug test o il dépistage.

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Dal confronto degli interventi delle tre realtà è possibile individuare anche delle differenze nell'impostazione di base. In Italia, s'inseriscono maggiormente in un'ottica di empowerment di comunità, dove per comunità, in questo caso si deve intendere il mondo del lavoro. Il lavoratore recupera, in questa dimensione, un ruolo di protagonista nel processo di difesa della salute, diventando progressivamente promotore di specifici interventi di prevenzione, assistenza e riduzione dei rischi, al pari delle altre figure coinvolte (imprenditore, sindacalista, medico competente, servizi pubblici).

In Francia, gli interventi s’inseriscono soprattutto in una triplice prospettiva imperniata sull’aumento della produttività, sulla tutela del lavoratore con problemi di dipendenza e sulla tutela della sicurezza nell’ambiente di lavoro.

Negli Stati Uniti, poi, gli obiettivi sono di carattere più economico, incentrati, cioè, sulla garanzia della produttività, sebbene inseriti all'interno di programmi più complessi che non trascurano la tutela del lavoratore.

Un aspetto operativo condiviso dai vari programmi analizzati è la formazione ai lavoratori, che in alcuni casi può essere diretta anche ai supervisori, come nella realtà statunitense, in altri casi può portare alla costituzione di gruppi di auto-aiuto, come nel Progetto Euridice.

Si può concludere che un programma d'intervento nei luoghi di lavoro dovrebbe essere il più possibile comprensivo e globale, prevedere la promozione della salute e l'aumento di consapevolezza nei lavoratori circa i rischi connessi all'uso/abuso di "sostanze", le forme d'aiuto e di accompagnamento ad una presa in carico precoce.

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APPENDICE

V. Rizzoli, R. Sorgato,M. Barazza, R. Bernardi, M. Sgrò, A. Vendramin

In collaborazione con

AGENZIA TERRITORIALE TOSSICODIPENDENZE

Giovani lavoratori e rapporto con le sostanze psicoattive

Indagine conoscitiva svolta su un campione di 500 soggetti

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L'indagine conoscitiva, condotta in collaborazione con l'Agenzia Territoriale Tossicodipendenze, è nata con l'obiettivo di verificare, nella popolazione dei giovani lavoratori residenti nel territorio dell'Ulss 16 di Padova, alcune abitudini relative al tempo libero, all'uso di sostanze psicoattive, alla conoscenza delle malattie sessualmente trasmissibili.

La ricerca è stata svolta attraverso la somministrazione di un questionario ai giovani che afferiscono allo SPISAL per la visita di idoneità al lavoro.

CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE L’indagine ha interessato un campione di 500 soggetti di cui il 52,8% è costituito

da maschi e il 47,2% da femmine con età media di circa 20 anni. Solo una piccola parte del campione è coniugato o convivente, mentre il 97% è celibe o nubile.

Il titolo di studio posseduto è sostanzialmente quello di media superiore (59,2%) e inferiore (28,4%), mentre solo il 13% dei soggetti è attualmente iscritto a qualche scuola. Le femmine risultano essere più scolarizzate rispetto ai maschi e, su tutto il campione, il 13% è attualmente iscritto ad una scuola.

Sesso

FM

Perc

ent

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

47,2

52,8

Età

26,0025,00

24,0023,00

22,0021,00

20,0019,00

18,0017,00

16,0015,00

Perc

ent

30,0

20,0

10,0

0,0

10,311,112,0

17,5

21,2

12,2

7,75,6

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Stato Civile

sep/divconviventeconiugatocel/nub

Perc

ent

120,0

100,0

80,0

60,0

40,0

20,0

0,0

97,0

Titolo di studio

corso professionalelaurea

media supmedia inf

elementarenessuno

Percent

70,0

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

10,6

59,2

28,4

La professione maggiormente rappresentata da entrambi i sessi è quella

d’apprendista (80,3%). Questo dato non stupisce se si pensa che il questionario viene somministrato allo Spisal, dove si recano per la prima visita di idoneità al lavoro.

Si tratta di giovani che vivono prevalentemente all’interno del nucleo familiare (90,2%), chi vive separatamente lo fa principalmente per motivi di studio o lavoro (40,9%) o per necessità di autonomia (25%) o perché è sposato (25%). Solo il 9,1% vive separatamente per dichiarati disaccordi familiari.

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Perchè non vivi coi genitori

per autonomiaper lavoro/studio

per disaccordisposato/convivente

Perc

ent

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

25,0

40,9

9,1

25,0

Questi giovani sono inseriti in un gruppo di amici stabile (82,4%) e hanno una

relazione di tipo affettivo (57,4%). Il tempo libero è dedicato rispettivamente agli amici, al partner e alla famiglia con

le seguenti percentuali: (33%) (29%) (25%).

Con chi passi prevalentemente il tempo libero

33%

25%

29%

7%4% 1% 1%

AmiciFamigliaPartnerColleghi lavoroSoloPers.hobbyAltro

I luoghi di ritrovo preferiti, in ordine di importanza, per tutto il campione, sono i

bar/birreria/pub, la strada, la casa propria e di amici.

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Ritrovo abituale del gruppo

1%

34%

3%

2%12%3%

0%

23%

20%

2%

BibliotecaBar/birreria/pubSala giochiDiscotecaPatronatoPalestre/imp.sportiviCentro socialeStradaA casa mia/amiciAltro

Il tempo trascorso a casa è tendenzialmente limitato a qualche ora (54,3%) e

l’attività preferita è rivolta all’ascolto della musica (41,4%) e alla televisione (14,9%), mentre una parte del campione (11,8%), composto per il 73,5% da femmine, dedica questo tempo ai lavori domestici.

La discoteca è frequentata complessivamente dall’85,4% del campione, di cui il 23% vi si reca almeno 3-4 volte al mese o più.

Vai in discoteca

più di 4 volte al me3-4 volte al mese

1-2 volte al meseraramente

mai

Perc

ent

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

6,2

16,8

25,8

36,6

14,6

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RAPPORTO CON LE SOSTANZE

Per quanto riguarda il rapporto con le sostanze, il 34,8% del campione complessivo ha provato una o più sostanze, come si può vedere nel grafico sottostante.

Hai mai provato qualche sostanza?

NoSì

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

65,2

34,8

Le percentuali rispettive alle sostanze provate sono le seguenti: ecstasy: 9,8% cocaina: 11% eroina: 1,4% LSD: 6,6% marijuana/hashish: 33,8% anfetamine: 4,6%

C’è una tendenza ad indicare, per ogni sostanza, un effetto di dipendenza, in particolare per eroina (86,6%) e cocaina (80,8%). Di seguito i grafici di conoscenza della dipendenza rispetto alla varie sostanze.

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dipendenza eroina

non sonosiMissing

Perc

ent

100,0

80,0

60,0

40,0

20,0

0,0 7,8

86,6

dipendenza mar/has

non sonosiMissing

Perc

ent

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

13,8

38,640,2

7,4

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dipendenza ecstasy

non sonosiMissing

Perc

ent

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

20,422,0

52,0

5,6

dipendenza coca

non sonosiMissing

Perc

ent

100,0

80,0

60,0

40,0

20,0

0,010,4

6,2

80,8

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dipendenza anfetamine

non sonosiMissing

Perc

ent

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

30,4

15,8

47,6

6,2

dipendenza lsd

non sonosiMissing

Perc

ent

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

28,6

19,2

45,8

6,4

Le maggiori incertezze (espresse con la risposta non so) emergono per quelle

sostanze che forse sono meno conosciute o di cui i media parlano meno: anfetamine (30,4%) e lsd (28,6%). Da considerare la possibilità che i valori mancanti siano in realtà una non conoscenza.

E’ interessante notare che coloro che hanno provato ecstasy, hashish/marijuana o cocaina rispondano significativamente (p<.04) in maniera diversa da coloro che non hanno fatto esperienza: in tutti e 3 i confronti i rispettivi gruppi che hanno provato la sostanza, gli attribuiscono meno pericolo di dipendenza rispetto agli altri.

Dall'analisi dei dati relativi al consumo di ecstasy, emerge che del 9,8% del campione che ha provato questa sostanza, 16 soggetti ne hanno fatto uso nell’ultimo mese, nelle percentuali sotto riportate.

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Esctasy mese

13-209-124-81-3nessuna

80%

60%

40%

20%

0% 3,65,5

18,2

70,9

Per quanto riguarda i consumatori di hashish o marijuana (33,8%), emerge che 86 soggetti ne hanno fatto uso nell’ultimo mese nelle percentuali sotto riportate.

Mar/has mese

più di 2013-209-124-81-3mai

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

10,7

3,95,1

10,1

18,5

51,7

Per quanto riguarda i consumatori di cocaina (11%), emerge che 23 soggetti ne hanno fatto uso nell’ultimo mese nelle percentuali sotto riportate.

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Coca mese

più di 86-7 volte2-3 volte1 voltamai

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0% 3,24,8

11,3

17,7

62,9

Nel campione dei consumatori è stato rilevato che il consumo avviene

principalmente in gruppo per tutte le sostanze anche se con percentuali diverse, che si riportano qui di seguito:

- per l'ecstasy l'81,5%, il luogo di consumo privilegiato è la discoteca 39,4%, a seguire le feste 16,5% e la strada 16,5%;

- per l'hashish e la marijuana 69,8%, il luogo di consumo privilegiato è la strada (22,5%), a seguire la casa di amici (19,9%) e le feste (16,6%);

- per la cocaina 67,1%, il luogo di consumo privilegiato è la casa di amici (32,4%), a seguire la strada (17,6%), le feste (16,7%) e la discoteca (13,7%).

Sebbene il campione complessivo abbia fatto uso di sostanze per il 34,8%, dall’analisi dei consumi dichiarati nell’ultimo mese emergono i seguenti risultati: - Consumatori di ecstasy: 3,2% - Consumatori hashish/marijuana 17,2% - Consumatori cocaina 4,6%.

Le percentuali di coloro che, invece, fanno un uso consistente di sostanze, e che quindi possono essere definiti “forti consumatori”, costituiscono complessivamente l’11,2%. In particolare le percentuali per le singole sostanze sono: - forti consumatori di ecstasy: 1,2% - forti consumatori hashish/marijuana 10,6% - forti consumatori cocaina 2,4%.

Tra coloro che fanno un “forte consumo” di sostanze, prevale tendenzialmente l’uso di una sola sostanza: infatti il 78,6% dichiara il consumo di una sola sostanza, il 16,1% di due e il 5,4% di tre.

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numero di sostanze assunte

3 sostanze2 sostanze1 sostanza

Perc

ent

100

80

60

40

20

0

I consumatori abituali di ecstasy, hashish/marijuana e cocaina sono stati

raggruppati in unico campione (consumatori abituali) al fine di evidenziare eventuali differenze significative con il campione dei non consumatori in relazione a tre variabili: “relazione affettiva stabile”, “gruppo di amici stabile”, “tempo trascorso a casa” e “giro d’amicizie”. Per quanto riguarda le prime due variabili non è emersa nessuna differenza significativa, in relazione alla variabile “tempo trascorso in casa”, invece, emerge che per i consumatori abituali è limitato al tempo necessario per “mangiare e dormire”. A seguire il grafico complessivo.

T e m p o tr a s c o r s o in c a s a

g ra n p a r te d e l te m p o

q u a lc he o ra

p e r m a ng i a re /d o rm ire

Pe

rce

nt

6 0

5 0

4 0

3 0

2 0

1 0

0

N o n c o n s u m a t o r i

C o n s u m a t o r i a b it u a li

Differenze significative si riscontrano anche in relazione al giro di amicizie. In

particolare, chi consuma abitualmente qualche sostanza, conosce, in maniera significativa, più amici che fanno a loro volta uso di sostanze. A seguire i grafici delle singole variabili.

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Conosci amici che fanno uso di ecstasy?

sìno

Perc

ent

100

80

60

40

20

0

non consumatori

Consumatori abituali

Conosci amici che fanno uso di cocaina?

sìno

Perc

ent

100

80

60

40

20

0

non consumatori

Consumatori abituali

Conosci amici che fanno uso di eroina?

sìno

Perc

ent

100

80

60

40

20

0

non consumatori

Consumatori abituali

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Conosci amici che fanno uso di hashish/marijuana?

sìno

Perc

ent

120

100

80

60

40

20

0

non consumatori

Consumatori abituali

Conosci amici che fanno uso di bevande alcoliche?

sìno

Perc

ent

120

100

80

60

40

20

0

non consumatori

Consumatori abituali

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Conosci amici che fanno uso di lsd?

sìno

Perc

ent

100

80

60

40

20

0

non consumatori

Consumatori abituali

Per quanto riguarda il consumo di bevande alcoliche emerge che solo una piccola

parte del campione dichiara di non farne uso, in particolare il 23% dichiara di non consumare vino, il 21% birra e il 30,4% di superalcolici. Coloro che si definiscono consumatori "abituali" sono, analizzando il dato per ogni singola bevanda: il 21,2% di vino, il 20% di birra e il 15,2% di superalcolici. Nei grafici sottostanti si riportano le percentuali di tali consumatori in base alla quantità che assumono in media al giorno.

Vino al giorno

5 o più bicchieri3-4 bicchierifino a 2 bicchieri

80%

60%

40%

20%

0%7,5

22,6

69,8

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Birra al giorno

5 o più boccali3-4 boccalifino a 2 boccali

80%

60%

40%

20%

0% 4,0

28,0

68,0

Superalcolici al giorno

5 o più bicchierini3-4 bicchierinifino a 2 bicchierini

100%

80%

60%

40%

20%

0% 6,69,2

84,2

Coloro che assumono grandi quantità di alcol, i “forti bevitori”, costituiscono complessivamente il 10,2% e coloro che consumano, seppure in maniera più moderata, due diverse bevande costituiscono un altro 10%. In particolare le percentuali delle singole bevande assunte sono: - forti bevitori di vino: 6,4% - forti bevitori di birra: 6,4% - forti bevitori di superalcolici: 2,4%.

In questo sottocampione prevale il consumo di un solo tipo di bevande: infatti il 62,7% dei soggetti dichiara di consumare una sola bevanda, il 25,5% due e l’11,8% tre, come si può osservare nel grafico sottostante.

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Numero di bevande assunte

tredueuna

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%%%

Solamente il “forte consumo” di superalcolici è in relazione con l’essere

frequentatori di discoteca (per 3-4 o più volte al mese); non emergono relazioni fra la frequentazione della discoteca ed il consumo di vino o birra.

Inoltre, non emerge una differenza significativa tra l’uso eccessivo di bevande

alcoliche e l’avere un gruppo di amici stabili, risulta, però, una relazione di dipendenza con l’avere una relazione affettiva. In particolare il campione dei “bevitori” tende ad avere meno relazioni di tipo stabile.

Hai una relazione affettiva stabile?

nosi

Perc

ent

70

60

50

40

30

20

10

0

non bevitore

forte bevitore

Tra i forti bevitori e i non bevitori non si riscontrano differenze significative per

quanto riguarda il tempo di permanenza in casa, mentre emerge una relazione di dipendenza tra il consumo di alcol e il conoscere amici che fanno a loro volta uso di

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alcol o sostanze stupefacenti, ad eccezione dei consumatori di ecstasy che non manifestano particolari relazioni.

Conosci amici che fanno uso di ecstasy?

sìno

Perc

ent

70

60

50

40

30

20

10

0

non bevitore

forte bevitore

Conosci amici che fanno uso di eroina?

sìno

Perc

ent

100

80

60

40

20

0

non bevitore

forte bevitore

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Conosci amici che fanno uso di hashish/marijuana?

sìno

Perc

ent

100

80

60

40

20

0

non bevitore

forte bevitore

Conosci amici che fanno uso di bevande alcoliche?

sìno

Perc

ent

100

80

60

40

20

0

non bevitore

forte bevitore

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Conosci amici che fanno uso di lsd?

sìno

Perc

ent

100

80

60

40

20

0

non bevitore

forte bevitore

ALTRE INFORMAZIONI

Solo il 17,6 % dichiara di non conoscere amici che fanno uso di droga. Di seguito i grafici delle risposte del campione totale rispetto alle conoscenze di consumatori suddivisi per sostanza.

Amici: ecstasy

parecchiqualcunonessunoMissing

Perc

ent

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,06,8

23,6

55,4

14,2

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Amici: alcool

parecchiqualcunonessunoMissing

Perc

ent

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

31,033,2

24,4

11,4

Amici: cocaina

parecchiqualcunonessunoMissing

Perc

ent

70,0

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0 5,0

21,6

60,4

13,0

Amici: eroina

parecchiqualcunonessunoMissing

Perc

ent

100,0

80,0

60,0

40,0

20,0

0,0 5,8

78,0

15,4

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Amici: lsd o acidi

parecchiqualcunonessunoMissing

Perc

ent

70,0

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0 4,0

17,6

63,0

15,4

Amici: mar/has

parecchiqualcunonessunoMissing

Perc

ent

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

30,829,829,6

9,8

Amici: anfetamine

parecchiqualcunonessunoMissing

Perc

ent

80,0

60,0

40,0

20,0

0,0

13,0

68,8

15,4

Come si può osservare, i consumi di marijuana/hashish (complessivamente

60,6%) e alcool (complessivamente 64,2%) sono in assoluto i più diffusi a livello di conoscenza di amici che ne fanno uso. Eroina (6,6%), anfetamina (15,8%) e lsd (21,6%) rispettivamente i meno diffusi.

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Tra i consumatori di sostanze, la conoscenza dei servizi presenta le seguenti percentuali: il 51,6% conosce la comunità, il 29,2% il SerT, il 38% il consultorio, il 23,2% la scuola e infine il 25,8% il Comune (Informagiovani).

Nel consigliare un eventuale amico con problemi legati all’uso di sostanze, emerge la mancanza di risposta (34%). E’ da notare che il 43,4% esprime parere favorevole a fronte di una necessità di informazioni da ricevere sulla tematica sostanze; si rileva inoltre alla stessa domanda un 30,2% di missing. La categoria “professionisti” (26,8%) viene identificata dal campione come principale referente nell’indirizzare un amico con problemi di droga. Se un tuo amico avesse problemi legati all’uso di droga, cosa gli consiglieresti?

Amico con prob droga

andare in comunità

paralre coi genitori

andare a un serv per

parlare a profession

parlare col prete

parlare a esperto

fatti suoi

Missing

Perc

ent

40,0

30,0

20,0

10,0

0,04,4

10,012,8

26,8

6,24,6

34,0

Per quanto riguarda i rapporti occasionali senza l’uso del preservativo, il 18,6% del campione dichiara di averli e il 9% non risponde alla domanda.

Raqpporti occasionali senza preservativo

nosiMissing

Perc

ent

80,0

60,0

40,0

20,0

0,0

72,4

18,6

9,0

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In relazione alla conoscenza delle malattie sessualmente trasmissibili, tendenzialmente emerge il dato di non conoscenza. Alla fetta del campione che si esprime con “non so”, possono presumibilmente essere aggiunti anche coloro che si astengono dal rispondere, in quanto è probabile che in questo caso la non risposta sia strettamente in relazione al non conoscere. Le percentuali di risposta sono visualizzate nei grafici sottostanti. Quali malattie, oltre all’AIDS si possono contrarre per via sessuale

Malattie sessuali: Epatite B

non sonosiMissing

Perc

ent

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

36,6

9,6

42,2

11,6

Malattie sessuali: Erpes ai genitali

non sonosiMissing

Perc

ent

70,0

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

28,2

4,0

57,4

10,4

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�PAGE �56�

Malattie sessuali: Epatite C

non sonosiMissing

Perc

ent

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

49,0

5,4

33,8

11,8

Anche nella conoscenza relativa ai vaccini emerge una discreta percentuale di non

conoscenza, però la maggior parte del campione è consapevole che non esistono vaccini per L’HIV.

Sai se esistono vaccini per:

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Esistono vacc per: Epatite A

non sonosiMissing

Perc

ent

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

46,2

7,2

36,6

10,0

Esistono vacc per: Epatite B

non sonosiMissing

Perc

ent

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

34,8

6,2

49,0

10,0

Esistono vacc per: Epatite C

non sonosiMissing

Perc

ent

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

40,4

11,0

38,8

9,8

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Esistono vacc per: HIV

non sonosiMissing

Perc

ent

70,0

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

24,0

60,4

4,4

11,2

CONFRONTO DEI DATI IN RELAZIONE AL SESSO

Emergono differenze in relazione al sesso rispetto a diverse variabili che andremo ad analizzare qui di seguito.

Attuando una ricodificazione della variabile “titolo di studio” in due macrocategorie “alta scolarizzazione” (media superiore, laurea) e “bassa scolarizzazione” (elementare, media inferiore, corso professionale) si evidenzia una differenza significativa in relazione al sesso: in particolare, le femmine risultano essere maggiormente scolarizzate rispetto ai maschi. Nello specifico, circa il 50% del campione maschile è in possesso di un titolo di studio di media superiore contro il 69% del campione femminile.

Scolarizzazione

altabassa

Perc

ent

80,0

60,0

40,0

20,0

0,0

Sesso

M

F

69,9

30,1

51,448,6

Anche la gestione del tempo libero si differenzia rispetto al sesso. Come prima

scelta la preferenza espressa dai maschi alla domanda “Con chi passi prevalentemente il tuo tempo libero?” si concentra sulla categoria di risposta “amici” (45,7%), mentre

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le femmine preferiscono passare il proprio tempo libero con il partner (42,3%). Di seguito le percentuali di risposta suddivise per sesso.

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50

Amici Famiglia Partner Colleghi Solo/a PersoneHobby/sport

Con chi passi prevalentemente il tempo libero

MaschiFemmine

Anche il luogo in cui si preferisce passare il tempo libero subisce delle modificazioni in relazione al sesso. Dall’analisi della prima preferenza espressa in ordine di importanza, i maschi segnalano il bar/birreria/pub per il 18,8% e la discoteca nel 13,4%; anche le femmine individuano il bar/birreria/pub come luogo ideale per passare il tempo libero (21,7%), mentre individuano successivamente la propria casa nel 18,9%.

Complessivamente comunque la casa (propria, del partner o di amici), è un punto di ritrovo ottimale, in particolar modo per le femmine: raggruppando infatti le tre categorie di risposta, emerge che la casa viene indicata dal 32,2% dei maschi e addirittura dal 48,2% delle femmine.

Il tempo trascorso in casa, sebbene entrambi i campioni si concentrino maggiormente nella categoria di risposta “qualche ora del tempo libero” è comunque maggiore per le femmine: nel grafico sottostante si può, infatti, osservare che, aldilà della tendenza centrale alla risposta precedentemente citata, le femmine rispondono in maniera percentualmente superiore alla “gran parte del tempo libero” (F:24,2%; M:14,6%) ed i maschi nel tempo necessario per “mangiare e dormire” (M:33,9%; F:18,2%).

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Tempo trascorso in casa

gran parte del tempoqualche oraper mangiare/dormire

Perc

ent

70

60

50

40

30

20

10

0

Sesso

M

F

Sempre in relazione al tempo libero trascorso in casa, emerge il rapporto con i media come abitudine presente sia nel campione maschile che in quello femminile, seppure in percentuali diversificate. In particolare entrambi esprimono come prima preferenza l’ascolto della musica (M:50%; F:34%), mentre la televisione viene vista dal 14% dei maschi e dal 16% delle femmine. Inoltre le femmine si dedicano anche ai lavori domestici (19%) contro un 5% di maschi.

Dall’analisi della variabile “discoteca” ricodificata in due macrocategorie: frequentatori/non frequentatori emerge una differenza significativa in relazione al sesso: complessivamente il 56% del campione maschile frequenta le discoteche, contro il 39% di quello femminile. Sono i maschi, quindi, i maggiori frequentatori di discoteca

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Frequenti le discoteche?

NoSì

Perc

ent

70

60

50

40

30

20

10

0

Sesso

M

F

La frequentazione della discoteca, sebbene solo il 23% del campione complessivo ne sia un assiduo frequentatore (3-4 volte o più al mese), è in relazione al livello di scolarizzazione. In particolare circa il 29% di coloro che hanno bassa scolarizzazione sono assidui frequentatori contro il 17% di quelli ad alta scolarizzazione. A seguire il grafico della frequentazione per la scolarizzazione.

Vai in discoteca

più di 4 volte al me3-4 volte al mese

1-2 volte al meseraramente

mai

Perc

ent

50

40

30

20

10

0

Scolarizzazione

bassa

alta

In relazione all’uso di sostanze, emerge che i maschi consumano di più delle

femmine (M:39%; F:29%) e in particolare, le sostanze su cui si situa la differenza sono: hashish/marijuana (M:40%; F:30%) e anfetamine (M: 8%; F:2%).

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Tra i “forti consumatori”, le percentuali relative ai soggetti maschi sono: - per ecstasy 100% - per hashish/marijuana 76,5% - per cocaina 83,3%. In questo sottocampione va considerato che i consumatori di ecstasy risultano

essere anche assidui frequentatori di discoteca: l’intero campione frequenta 3-4 o più volte la discoteca al mese.

Non sembra emergere una particolare relazione fra il livello di scolarizzazione e l’aver provato qualche tipo di sostanza psicoattiva, ma emerge una differenza significativa in relazione al sesso: i maschi sono quelli più coinvolti nell’esperienza del consumo, come si può desumere dalle seguenti percentuali: - consumo maschi:39%; - consumo femmine:29%.

Anche in relazione all’uso di alcolici, emerge che il campione di consumatori è costituito mediamente da maschi (80%), così come i forti consumatori di vino e birra sono costituiti per l’86% da maschi e quelli di superalcolici per l’82%.

USO COMBINATO DI SOSTANZE STUPEFACENTI E BEVANDE ALCOLICHE

Complessivamente, il 18,8% del campione è costituito da soggetti che fanno forte

uso di sostanze stupefacenti o che fanno un consumo elevato di bevande alcoliche. Inoltre, il 2,6% del campione totale è costituito da soggetti che fanno contemporaneamente un forte uso di bevande alcoliche e di sostanze stupefacenti.

Emerge una relazione significativa tra il fare uso di sostanze e assumere bevande alcoliche. Considerando il campione di “bevitori” (10,2% del campione totale), coloro che fanno anche un uso considerevole di sostanze stupefacenti sono il 25,5%, mentre considerando il campione di consumatori di sostanze (l’11,2% del campione complessivo) coloro che fanno un forte uso di bevande alcoliche sono il 23,2%.

RAPPORTI OCCASIONALI E SOTTOCAMPIONI DI BEVITORI E CONSUMATORI DI

SOSTANZE

Non emerge alcuna relazione fra l’uso del preservativo nei rapporti sessuali occasionali e la scolarizzazione, ma esiste una relazione significativa con l’essere “forti consumatori” di sostanze psicoattive. In particolare, all’interno del campione dei non consumatori, circa il 17% ha rapporti senza preservativo contro il 45% del campione dei “forti consumatori” di sostanze. Un dato analogo si riscontra anche nel sottocampione dei forti consumatori di bevande alcoliche, infatti, il 36% di quest’ultimi ha rapporti senza l’uso del preservativo, contro un 18% del campione dei non bevitori.

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Hai rapporti occasionali senza preservativo?

nosi

Perc

ent

100

80

60

40

20

0

non consumatori

Consumatori abituali

Hai rapporti occasionali senza preservativo?

nosi

Percent

100

80

60

40

20

0

non bevitore

forte bevitore

CONCLUSIONI Sulla base dei dati ottenuti dall'indagine conoscitiva effettuata nel territorio dell'Ulss

16, si può concludere che l'ipotesi iniziale, secondo cui anche i lavoratori rientrano nelle percentuali dei giovani che consumano sostanze, è confermata, perlomeno nel campione testato. In tal senso si giustifica l'interesse nel costruire ed attivare interventi di prevenzione e di riduzione del danno negli ambienti lavorativi.

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