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ALLEGATO 2 Indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia. PROPOSTA DEL DOCUMENTO CONCLUSIVO 1. Contenuti e finalità dell’indagine cono- scitiva La X Commissione Attività produttive, commercio e turismo ha deliberato nella seduta del 31 luglio 2013 l’avvio di un’in- dagine conoscitiva sulla strategia energe- tica nazionale relativa alle principali que- stioni in materia di energia. La decisione è maturata a seguito del continuo processo di evoluzione del settore energetico, anche in virtù del rapido sviluppo tecnologico del settore. La fase attuale è caratterizzata dalla presenza di alcune questioni di fondo comuni, pur nelle differenze fra Paese e Paese, a tutti gli Stati membri dell’Unione Europea: crescita dei prezzi finali dell’elet- tricità, diversificazione e sicurezza degli approvvigionamenti, generazione tradizio- nale e da fonti rinnovabili, adeguatezza delle reti di trasporto e distribuzione. Peraltro l’attuale situazione del settore energetico sconta le conseguenze della crisi di questi anni, inizialmente solo fi- nanziaria e poi riversatasi sull’economia reale, registrando una rilevante contra- zione dei consumi energetici. Tale congiuntura, unitamente all’intro- duzione di regolamentazioni nazionali e comunitarie in materia di efficienza e risparmio energetico, ha influito notevol- mente sulla domanda energetica che, oltre a ridursi, ha mutato il proprio ritmo di crescita. Pertanto, per i prossimi anni si prospetta un cambio di passo generale per l’offerta energetica sotto il profilo quali- tativo piuttosto che quantitativo, tenuto conto dei programmi di efficientamento energetico in atto e futuri, del migliora- mento necessario delle tecnologie di con- sumo e della crescente sensibilità dei cit- tadini a questi temi che incideranno ine- vitabilmente sulla domanda. Il settore energetico, inoltre, è caratte- rizzato da una governance policentrica non più nella mani esclusive del livello di governo centrale; infatti, nonostante l’ap- provazione del documento di Strategia Energetica Nazionale (SEN), è opportuno rilevare che diversi sono i soggetti titolari della decisione, a volte sovrapposta. Dif- ferente è il caso del passato quando si interveniva direttamente attraverso gli strumenti di controllo amministrativo e indirettamente attraverso il braccio ope- rativo degli ex-monopoli pubblici Eni ed Enel, con una adeguata programmazione attraverso i Piani Energetici Nazionali. A ciò va aggiunto l’imprescindibile rilevanza del quadro europeo ed extra-europeo: le priorità dell’agenda energetica nazionale sono sempre di più dettate dalle esigenze e dalle dinamiche del mercato internazio- nale. Si pensi ad esempio al tema dell’ap- provvigionamento delle fonti, ed all’impor- tanza che esso ha per un Paese come l’Italia ad oggi scarso di risorse energeti- che. L’azione del Governo in materia di politica energetica, risultando di primaria rilevanza strategica per l’Italia, necessita, come precisato nell’avvio della presente indagine, di linee di indirizzo coerenti con le dinamiche internazionali anche per so- stenere lo sviluppo e la competitività del- l’intero sistema di imprese italiane, siano esse grandi, medie o piccole. Partendo da tali considerazioni, l’inda- gine conoscitiva si propone di offrire al Mercoledì 24 settembre 2014 105 Commissione X

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ALLEGATO 2

Indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale e sulleprincipali problematiche in materia di energia.

PROPOSTA DEL DOCUMENTO CONCLUSIVO

1. Contenuti e finalità dell’indagine cono-scitiva

La X Commissione Attività produttive,commercio e turismo ha deliberato nellaseduta del 31 luglio 2013 l’avvio di un’in-dagine conoscitiva sulla strategia energe-tica nazionale relativa alle principali que-stioni in materia di energia. La decisioneè maturata a seguito del continuo processodi evoluzione del settore energetico, anchein virtù del rapido sviluppo tecnologico delsettore.

La fase attuale è caratterizzata dallapresenza di alcune questioni di fondocomuni, pur nelle differenze fra Paese ePaese, a tutti gli Stati membri dell’UnioneEuropea: crescita dei prezzi finali dell’elet-tricità, diversificazione e sicurezza degliapprovvigionamenti, generazione tradizio-nale e da fonti rinnovabili, adeguatezzadelle reti di trasporto e distribuzione.Peraltro l’attuale situazione del settoreenergetico sconta le conseguenze dellacrisi di questi anni, inizialmente solo fi-nanziaria e poi riversatasi sull’economiareale, registrando una rilevante contra-zione dei consumi energetici.

Tale congiuntura, unitamente all’intro-duzione di regolamentazioni nazionali ecomunitarie in materia di efficienza erisparmio energetico, ha influito notevol-mente sulla domanda energetica che, oltrea ridursi, ha mutato il proprio ritmo dicrescita. Pertanto, per i prossimi anni siprospetta un cambio di passo generale perl’offerta energetica sotto il profilo quali-tativo piuttosto che quantitativo, tenutoconto dei programmi di efficientamentoenergetico in atto e futuri, del migliora-

mento necessario delle tecnologie di con-sumo e della crescente sensibilità dei cit-tadini a questi temi che incideranno ine-vitabilmente sulla domanda.

Il settore energetico, inoltre, è caratte-rizzato da una governance policentrica nonpiù nella mani esclusive del livello digoverno centrale; infatti, nonostante l’ap-provazione del documento di StrategiaEnergetica Nazionale (SEN), è opportunorilevare che diversi sono i soggetti titolaridella decisione, a volte sovrapposta. Dif-ferente è il caso del passato quando siinterveniva direttamente attraverso glistrumenti di controllo amministrativo eindirettamente attraverso il braccio ope-rativo degli ex-monopoli pubblici Eni edEnel, con una adeguata programmazioneattraverso i Piani Energetici Nazionali. Aciò va aggiunto l’imprescindibile rilevanzadel quadro europeo ed extra-europeo: lepriorità dell’agenda energetica nazionalesono sempre di più dettate dalle esigenzee dalle dinamiche del mercato internazio-nale. Si pensi ad esempio al tema dell’ap-provvigionamento delle fonti, ed all’impor-tanza che esso ha per un Paese comel’Italia ad oggi scarso di risorse energeti-che.

L’azione del Governo in materia dipolitica energetica, risultando di primariarilevanza strategica per l’Italia, necessita,come precisato nell’avvio della presenteindagine, di linee di indirizzo coerenti conle dinamiche internazionali anche per so-stenere lo sviluppo e la competitività del-l’intero sistema di imprese italiane, sianoesse grandi, medie o piccole.

Partendo da tali considerazioni, l’inda-gine conoscitiva si propone di offrire al

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Parlamento le risultanze della propriaanalisi affinché possano essere valutatecon attenzione l’adeguatezza e le eventualinecessità di aggiornamento del quadronormativo nazionale anche in prospettivadell’effettiva realizzazione del mercatounico europeo, e dell’esportazione dell’ac-quis communautaire nei paesi limitrofi edimportanti per l’Italia dal punto di vistaenergetico.

Il lavoro di analisi ha preso in consi-derazione alcune tematiche di significativarilevanza.

In particolare, con riferimento al settoreelettrico, l’indagine ha rivolto principal-mente la propria attenzione ai seguentipunti: lo sviluppo importante delle fonti rin-novabili, la loro integrazione nella rete elet-trica e il graduale superamento del sistemadi incentivazione, l’apporto al sistema daparte delle fonti rinnovabili termiche (teleri-scaldamento, biomassa, cogenerazione, geo-termia) ad oggi forse non pienamente valo-rizzate sottovalutate dal legislatore, l’obiet-tivo di integrazione europea dei mercati elet-trici nazionali ed i benefici attesi da taleprogetto in termini di convergenza dei prezziall’ingrosso dell’energia.

L’attenzione verso il settore gas hariguardato, tra l’altro, lo sviluppo del mer-cato italiano e la creazione di un hub delsud-est Europa anche alla luce delle pre-visione della SEN, la riforma delle condi-zioni economiche del servizio di tutelaadottata dall’Autorità per l’energia elet-trica il gas e il sistema idrico e suoi effettisul costo delle bollette per le famiglieitaliane, l’esplorazione ed estrazione di gase petrolio anche con riferimento alla va-lutazione dei rischi e benefici di naturaeconomica e ambientale connessi.

Nel corso dell’indagine la Commissioneha proceduto alle seguenti audizioni:

Assomineraria – Settore Idrocarburie di Federutility (martedì 24 settembre2013);

Assoambiente, Cittadinanza attiva,Federconsumatori (giovedì 26 settembre2013);

Assorinnovabili e Anigas (giovedì 03ottobre 2013);

Codici e di Altroconsumo (giovedì 10ottobre 2013);

TAP (Trans Adriatic Pipeline) e As-soelettrica (martedì 15 ottobre 2013);

FINCO (Federazione industrie pro-dotti impianti servizi ed opere specialisti-che per le costruzioni) di FIPER (Federa-zione Italiana Produttori di Energia daFonti Rinnovabili) di ANFUS (Associa-zione Nazionale Fumisti e Spazzacamini),di Aiget e di Fire (Federazione italiana usorazionale dell’energia) (martedì 22 ottobre2013);

Coordinamento FREE (Coordina-mento Fonti Rinnovabili ed EfficienzaEnergetica), e di AIRU (Associazione Ita-liana Riscaldamento Urbano) (martedì 29ottobre 2013);

Anima (Federazione associazioni na-zionali industria meccanica e affine), diAnie (Federazione nazionale imprese elet-trotecniche ed elettroniche), di EnergoClubOnlus (martedì 05 novembre 2013);

Federchimica e Energia Concorrente(martedì 12 novembre 2013);

Edison e Assogas (mercoledì 13 no-vembre 2013);

CGIL, Flaei-CISL, UIL, UGL (martedì26 novembre 2013);

Enea (Agenzia nazionale per le nuovetecnologie, l’energia e lo sviluppo econo-mico sostenibile) (martedì 10 dicembre2013);

Anev e Snam (martedì 17 dicembre2013);

Enel (mercoledì 19 febbraio 2014);

GDF SUEZ Energia Italia e EnerGrid,(mercoledì 26 febbraio 2014);

Unione Petrolifera (mercoledì 05marzo 2014);

ASCOMAC (giovedì 13 marzo 2014)

Autorità per l’energia elettrica il gase il sistema elettrico, Gestore dei Servizi

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Energetici (GSE), Acquirente unico Spa,Movimento Consumatori (lunedì 17 marzo2014);

Autorità Garante della Concorrenza edel Mercato e di ENI (giovedì 20 marzo2014);

Viceministro dello Sviluppo Econo-mico, Claudio De Vincenti (lunedì 24marzo 2014)

Terna (lunedì 31 marzo 2014).

2. Quadro strategico e normativo

2.1 Verso una nuova strategia energeticaeuropea

A livello comunitario, la politica ener-getica comune si basa sull’articolo 194 delTrattato sul Funzionamento dell’Unioneeuropea.

Al fine di promuovere la competitività,la crescita e l’occupazione in seno al-l’Unione europea, il Consiglio europeo ne-gli ultimi due anni ha ribadito l’impor-tanza di completare il mercato interno esviluppare adeguate interconnessioni tragli Stati membri dell’Unione europea, e hasottolineato tra le priorità dell’Europa lanecessità di investire in moderne infra-strutture energetiche, di razionalizzare gliinterventi pubblici nei settori che ri-schiano di distorcere il mercato dell’ener-gia, di favorire misure pubbliche di con-tenimento dei prezzi dell’energia.

I tre obiettivi fondamentali su cui si èfocalizzata la politica energetica europeanegli ultimi anni consistono nel conteni-mento delle emissioni di gas serra, nel com-pletamento del mercato interno e nel raf-forzamento della sicurezza delle forniture.

Per quanto concerne l’obiettivo am-bientale, la Commissione europea ha pub-blicato la Comunicazione quadro dellepolitiche per l’energia e il clima al 2030,incentrate su misure per la decarbonizza-zione dell’economia europea, che consen-tano una riduzione delle emissioni di gasa effetto serra del 40 per cento rispetto allivello del 1990 e di aumentare al 27 percento la quota di consumo interno lordo

coperta da fonti rinnovabili sia dell’obiet-tivo, ritenuto vincolante per l’Unione eu-ropea.

Per quanto riguarda l’obiettivo delcompletamento del Mercato Interno del-l’Energia, il Consiglio europeo ha solleci-tato l’attuazione in tutti gli Stati membridell’UE delle norme europee di riferi-mento per i mercati dell’energia elettrica edel gas naturale, e per le reti energetichetransfrontaliere. Tali norme di riferimentosono contenute nel cosiddetto « Terzo Pac-chetto Energia », che comprende due di-rettive (la direttiva 2009/72/CE sul mer-cato interno dell’energia elettrica e la2009/73/CE, sul mercato interno del gas),e tre regolamenti (il regolamento n. 713/2009, che istituisce un’Agenzia per la coo-perazione fra i regolatori nazionali del-l’energia, e i regolamenti n. 714/2009 en. 715/2009 in materia di accesso alleinfrastrutture di trasmissione e trasportodell’energia elettrica e del gas). Con spe-cifico riferimento al settore dell’energiaelettrica, il disegno europeo di un mercatounico è in via di definizione attraverso lacooperazione tra Stati membri suddivisitra sette « regioni elettriche », che ha por-tato alla pubblicazione il 29 luglio 2011, daparte dell’Agenzia per la Cooperazione deiRegolatori dell’Energia, un organo dellaCommissione europea, delle Linee guidasull’allocazione della capacità e la gestionedelle congestioni. Con riferimento al set-tore del gas naturale, il Consiglio europeoha ribadito l’impegno collettivo affinchénessuno Stato membro rimanga isolatodalle reti europee di trasporto del gas edell’energia elettrica dopo il 2015.

Per quanto riguarda l’obiettivo del raf-forzamento della sicurezza degli approv-vigionamenti, è stato adottato il Regola-mento (UE) 1316/2013 del Parlamento eu-ropeo e del Consiglio dell’11 dicembre2013, che istituisce il meccanismo per ilfinanziamento delle nuove infrastrutturestrategiche transnazionali (tra cui i Pro-getti di interesse europeo per nuove in-frastrutture energetiche.

Una delle maggiori problematicheemerse a livello europeo riguarda le fortitensioni sui prezzi dell’energia in Europa.

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Il 22 gennaio 2014 la Commissione hapubblicato una comunicazione su Prezzi ecosti dell’energia in Europa (COM (2014)21 final) che esamina nel dettaglio i trenddei prezzi al dettaglio di energia elettricae gas e le loro possibili determinanti.

Inoltre, dal punto di vista energeticoappaiono fondamentali, in particolare perl’Italia, le relazioni e la collaborazionerafforzata con i Paesi limitrofi dell’areabalcanica e della sponda sud del mediter-raneo. Il tutto nell’ambito della politicaeuropea di vicinato in essere dal 2004 inambito europeo. Il concetto di Comunitàenergetica (già presente in area balcanicacon l’Energy Community Treaty firmato adAtene il 25 ottobre 2005 tra la Comunitàeuropea e nove paesi dell’area, e in corsod’opera in ambito mediterraneo) diventafondamentale per estendere le regole eu-ropee (Acquis Communautaire) ai Paesivicini ed importanti soprattutto per l’Italiadal punto di vista energetico. Il Mediter-raneo e i Balcani rappresentano, quindi,una priorità, non solo dal punto di vistaenergetico.

2.2 Quadro normativo nazionale

Al termine della XVI legislatura, con ildecreto interministeriale 8 marzo 2013 delMinistero dello Sviluppo Economico e delMinistero dell’Ambiente e della Tutela delterritorio e del mare, il Governo ha varatola Strategia energetica nazionale (SEN).

L’istituto della SEN era stato introdottonell’ordinamento nel 2008, quale stru-mento di indirizzo e programmazionedella politica energetica nazionale che ilGoverno era delegato a varare sulla basedi alcuni criteri e mediante un dettagliatoprocedimento di approvazione. Al centrodella Strategia era prevista l’attivazione diuna nuova politica per l’energia nucleare.

Nel 2010 era stata presentata una pro-posta di referendum sul programma elet-tronucleare italiano, che mirava ad abro-gare le nuove norme in materia di energianucleare. Pochi mesi prima delle datepreviste per lo svolgimento del referendum(12 giugno e 13 giugno 2011), nel marzo2011 avvenne l’incidente di Fukushima.

Nelle more della celebrazione del referen-dum fu varato il decreto-legge 34/2011, incui era mantenuto l’istituto della « Strate-gia energetica » espungendo, però, il rife-rimento al nucleare. Anche questa nuovaformulazione fu tuttavia abrogata dal re-ferendum. Di fatto, l’istituto normativodella SEN è stato cancellato dall’ordina-mento.

La norma che ha originariamente in-trodotto la SEN (articolo 7 del decreto-legge 112/2008) aveva attribuito al Go-verno il compito di porre in essere unaConferenza nazionale dell’energia e del-l’ambiente preliminarmente alla defini-zione della « Strategia energetica nazio-nale ».

Lo scopo era di indicare le priorità peril breve ed il lungo periodo per conseguire,anche attraverso meccanismi di mercato,gli obiettivi della diversificazione dellefonti di energia e delle aree di approvvi-gionamento, del potenziamento della do-tazione infrastrutturale, della promozionedelle fonti rinnovabili e dell’efficienzaenergetica, della realizzazione nel territo-rio nazionale di impianti di produzione dienergia nucleare, del potenziamento dellaricerca nel settore energetico e della so-stenibilità ambientale nella produzione enegli usi dell’energia.

La nuova formulazione della normasulla SEN, introdotta dal Governo con ildecreto-legge 34/2011 (articolo 5, comma8), contestualmente all’abrogazione dellenorme approvate nel biennio 2008-2010per reintrodurre l’energia nucleare, oltread essere depurata da riferimenti all’ener-gia nucleare, presentava anche altre dif-ferenze rispetto alla formulazione del2008, soprattutto riguardo ai soggetti coin-volti nel processo di emanazione, agliobiettivi e alle modalità di definizionedella SEN. Della Conferenza nazionaledell’energia e dell’ambiente, in particolare,non si faceva più menzione.

Ai sensi della norma del 2008, la Stra-tegia doveva essere definita dal Consigliodei ministri, su proposta del Ministro dellosviluppo economico, previa convocazione,d’intesa con il Ministro dell’ambiente e

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della tutela del territorio e del mare, diuna Conferenza nazionale dell’energia edell’ambiente.

Per converso, la nuova formulazionedel 2011 prevedeva che la proposta dellaSEN fosse effettuata dal Ministro dellosviluppo economico congiuntamente con ilMinistro dell’ambiente e della tutela delterritorio e del mare, che fosse inoltresentita la Conferenza permanente per irapporti tra lo Stato, le regioni e leprovince autonome di Trento e di Bolzanoe che fossero acquisiti i pareri delle com-petenti Commissioni parlamentari. Infine,rispetto alla formulazione del 2008, siprecisava che nella definizione della SENil Consiglio dei Ministri doveva tener contodelle valutazioni effettuate a livello diUnione europea e a livello internazionale.

Ancorché sia intervenuta l’accennataabrogazione referendaria e la conseguentescomparsa dell’istituto della SEN dal no-stro ordinamento, il Governo Monti hadeciso di emanare comunque la SEN uti-lizzando lo strumento del decreto inter-ministeriale, previa consultazione pub-blica.

Il documento elaborato a livello mini-steriale è infatti stato pubblicato sul sitointernet del Ministero e sottoposto ad unprocesso di consultazione pubblica, avviatoa metà ottobre 2012 e proseguito con ilconfronto con le istituzioni, le associazionidi categoria, le parti sociali e sindacali, leassociazioni ambientaliste e dei consuma-tori, enti di ricerca e centri studi. Attra-verso la consultazione, sono stati inoltreinviati oltre 800 suggerimenti e contributida cittadini e singole aziende. Rispetto aldocumento approvato in Consiglio dei Mi-nistri il 16 ottobre 2012, secondo il Go-verno sono stati recepiti nel documentodefinitivo numerosi contributi.

La SEN individua quattro obiettiviprincipali e sette priorità d’azione. Gliobiettivi principali sono:

1. significativa riduzione dei costienergetici per cittadini e imprese e pro-gressivo allineamento dei prezzi all’in-grosso ai livelli europei;

2. superamento di tutti gli obiettiviambientali europei al 2020;

3. maggiore sicurezza, minore dipen-denza di approvvigionamento e maggioreflessibilità del sistema;

4. impatto positivo sulla crescita eco-nomica grazie a investimenti previsti finoal 2020, sia nella green e white economy(rinnovabili e efficienza energetica), chenei settori tradizionali (reti elettriche egas, rigassificatori, stoccaggi, sviluppoidrocarburi).

Per il raggiungimento di questi risultatila strategia si articola in sette priorità,ovvero di tematiche su cui i soggetti auditisi sono espressi ampiamente come ripor-tato nel cap. 3 della presente relazione.Tuttavia ai fini di un’analisi efficace edinamica di tali priorità risulta opportunofornire, seppure in maniera essenziale enon esaustiva, una panoramica del relativoquadro normativo venutosi a consolidarenel corso della legislatura in corso.

In particolare le tematiche che rilevanosono le seguenti:

1. Promozione dell’efficienza energe-tica. Durante la legislatura in corso, l’at-tenzione si è concentrata prevalentementesull’efficienza energetica nel patrimonioedilizio, e in particolare sulle detrazioniper la riqualificazione energetica degli edi-fici e sulla certificazione energetica.

Il decreto-legge 63/2013 ha recepito ladirettiva 2010/31/UE in materia di certi-ficazione energetica degli edifici, sosti-tuendo l’attestato di certificazione energe-tica con il nuovo attestato di prestazioneenergetica (APE). Entro il 2020, poi, tuttii nuovi edifici dovranno essere ad « ener-gia quasi zero », con un anticipo al 31dicembre 2018 per quelli occupati o diproprietà delle amministrazioni pubbliche.

Tale decreto ha anche potenziato ilregime di detrazioni fiscali, passato dal55% per gli interventi di miglioramentodell’efficienza energetica degli edifici al65%: per le spese documentate sostenute apartire dal 1o luglio 2013 fino al 31

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dicembre 2013 o fino al 30 giugno 2014(per le ristrutturazioni importanti dell’in-tero edificio) spetta la detrazione dell’im-posta lorda per una quota pari al 65%degli importi rimasti a carico del contri-buente, ripartita in 10 quote annuali dipari importo. È stata inoltre prorogata,fino al 31 dicembre 2013, delle detrazioniIRPEF del 50 per cento, dall’ordinario 36per cento, per spese di ristrutturazioniedilizie fino ad un ammontare complessivonon superiore a 96.000 euro (48.000 euronel regime ordinario). Tale proroga è stataestesa anche all’acquisto di mobili finaliz-zati all’arredo dell’immobile oggetto diristrutturazione, per un massimo di 10mila euro (in pratica si concede un bonusdi 5.000 euro. Le detrazioni riguardanoanche gli interventi di ristrutturazione re-lativi all’adozione di misure antisismiche,nonché all’esecuzione di opere per lamessa in sicurezza statica delle parti strut-turali degli edifici.

Successivamente, la legge 147/2013 distabilità per il 2014 ha previsto all’articolo1, comma 139, una proroga delle detra-zioni per ristrutturazioni edilizie e riqua-lificazione energetica. Per quanto con-cerne la detrazione d’imposta per le speserelative ad interventi di riqualificazioneenergetica degli edifici, viene prorogata diun anno la misura della detrazione al 65per cento attualmente prevista sino al 31dicembre 2013, stabilendo altresì che ladetrazione si applichi nella misura del 50per cento per l’anno 2015. Con riferimentoagli interventi di riqualificazione energe-tica relativi a parti comuni degli edificicondominiali si proroga di un anno lamisura della detrazione al 65 per cento(attualmente prevista sino al 30 giugno2014), prevedendo altresì che la detrazionesi applichi nella misura del 50 per centonei 12 mesi successivi. Con riferimentoagli interventi di recupero del patrimonioedilizio, viene prorogata di un anno lamisura della detrazione al 50 per cento giàprevista sino al 31 dicembre 2013, stabi-lendo altresì che la detrazione si applichinella misura del 40 per cento per l’anno2015. Con riferimento agli interventi re-lativi all’adozione di misure antisismiche,

viene prorogata di un anno la misura delladetrazione al 65 per cento già prevista sinoal 31 dicembre 2013, stabilendo altresì chela detrazione si applichi nella misura del50 per cento per l’anno 2015. Con riferi-mento alle spese per l’acquisto di mobiliper l’arredo dell’immobile oggetto di ri-strutturazione viene specificato il terminefinale (31 dicembre 2014) entro cui devonoessere sostenute le spese ai fini delladetrazione prevista.

Sempre nell’ambito dell’efficienza ener-getica civile, nel 2013 sono stati emanatidue importanti regolamenti riguardantil’esercizio e il controllo degli impiantitermici per la climatizzazione invernale edestiva degli edifici (decreto del Presidentedella Repubblica 74/2013) e i criteri perassicurare la qualificazione degli esperti edegli organismi cui affidare la certifica-zione energetica (decreto del Presidentedella Repubblica 75/2013).

Di recente approvazione è, poi, il De-creto legislativo 4 luglio 2014, n. 102 re-cante « Attuazione della direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, che mo-difica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e2006/32/CE ». Tale decreto introduce nel-l’ordinamento nazionale misure finalizzatea promuovere l’efficienza energetica nellaPubblica Amministrazione, nelle imprese enelle famiglie, secondo gli obiettivi postidalla UE di una riduzione dei consumi dienergia primaria del 20 per cento entro il2020. Sotto il profilo regolatorio si registral’attribuzione di talune funzioni di rego-lazione all’Autorità, per l’energia elettrica,il gas ed il sistema idrico, che adotta entroventiquattro mesi dalla data di entrata invigore del decreto e sulla base di indirizziformulati dal Ministro dello sviluppo eco-nomico, uno o più provvedimenti al fine dipromuovere lo sviluppo del teleriscalda-mento e tele-raffrescamento e della con-correnza.

2. Promozione di un mercato del gascompetitivo, integrato con l’Europa e conprezzi ad essa allineati, e con l’opportu-nità di diventare il principale Hub sud-europeo. Durante la legislatura in corso,

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con la legge n. 153/2013, il Parlamento haautorizzato la ratifica dell’Accordo per ilgasdotto trans-adriatico (TAP), per la crea-zione di un’infrastruttura per il trasportodel gas naturale dai giacimenti dell’areadel Caspio (nella specie dal giacimentoazero di Shah Deniz) verso l’Europa. Ilgasdotto attraversa la Grecia, l’Albania eraggiunge l’Italia, dopo un percorso dicirca 870 chilometri, approdando in Pu-glia. L’Accordo, che attua un memoran-dum d’intesa siglato nel settembre 2012,riconosce l’importanza del Gasdotto tran-sadriatico (TAP) impegnando le Parti (Al-bania, Grecia ed Italia) a facilitare leprocedure di autorizzazione per l’imple-mentazione dello stesso; e stabilisce lanecessità di rispettare standard uniformicon riferimento alle normative tecniche,nonché in materia di sicurezza, ambiente,lavoro. L’Accordo inoltre impegna i Go-verni dei tre Paesi a siglare accordi con gliinvestitori del progetto, e definisce l’am-bito giuridico, nonché il regime fiscaleapplicabili.

Il decreto-legge 69/2013 (c.d. del Fare)contiene misure incidenti nel settore delgas, che mirano alla liberalizzazione, conl’obiettivo di tutelare ed incrementare laconcorrenza. In questo senso viene circo-scritto il perimetro del regime di tutelaattualmente previsto per i c.d. « clientivulnerabili », limitando il servizio di tutelagas ai soli clienti domestici. Il regime ditutela prevede che le tariffe di riferimentosiano stabilite dall’Autorità per l’energiaelettrica il gas e il sistema idrico. Il filoconduttore della tutela della concorrenza,con particolare riguardo alla tutela deiconsumatori – peraltro rafforzata dal-l’adozione del decreto legislativo 21 feb-braio 2014, n. 21 di attuazione della di-rettiva 2011/83/UE sui diritti dei consu-matori – è alla base, tra l’altro, degliinterventi del medesimo decreto che mi-rano a velocizzare e dare certezza all’avviodelle prime gare di distribuzione del gasper ambiti territoriali, rafforzando i ter-mini e le competenze delle Regioni, pre-vedendo il potere sostitutivo statale e unapenalizzazione economica per i comuniche ritardano ad individuare la stazione

appaltante. In tali casi, il 20 per centodegli oneri che il gestore corrisponde an-nualmente agli Enti locali come quotaparte della remunerazione del capitale èversato dal concessionario subentrante,con modalità stabilite dall’Autorità perl’energia elettrica, il gas ed il sistemaidrico, in uno specifico capitolo dellaCassa conguaglio settore elettrico per es-sere destinati alla riduzione delle tariffe didistribuzione dell’ambito corrispondente.

Con il decreto-legge 145/2013, c.d. De-stinazione Italia (convertito in legge9/2014), sono state inserite alcune dispo-sizioni (articolo 1, commi 16-bis e ter)riguardanti lo sviluppo di nuove capacitàdi stoccaggio e le importazioni di gasnaturale.

Per quanto riguarda la concorrenza nelmercato del gas, è noto che, rispetto alsettore elettrico (in cui la liberalizzazioneha viaggiato ad una velocità superiore) nelsettore del gas ci sono state resistenze edifficoltà maggiori a causa delle asimme-trie esistenti sia in termini di peso del-l’operatore dominante che di proprietà egestione delle reti di trasporto e delleattività necessarie allo sviluppo dei mer-cati. Nel settore elettrico il peso del mag-gior operatore (ENEL) si è progressiva-mente ridotto a meno di un terzo deltotale della produzione. L’AcquirenteUnico Spa, società interamente pubblicache acquista l’energia per soddisfare ladomanda dei clienti tutelati che ancoranon hanno scelto di passare al mercatolibero, costituisce il più grande grossista(30 per cento circa della domanda nazio-nale), ma agisce in piena concorrenza congli altri operatori, senza vantaggi di naturanormativa. A seguito del parere emessodalla Commissione europea ai sensi delTerzo pacchetto, l’Autorità per l’energiaelettrica, il gas ed il sistema idrico hadefinito il processo di certificazione diTerna in qualità di gestore del sistema ditrasmissione dell’energia elettrica in re-gime di separazione proprietaria, comeprevisto dal decreto legislativo 93/11 direcepimento della direttiva comunitaria2009/72/CE.

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La concorrenza nel mercato del gasnaturale risente molto di più del peso delmaggior operatore (l’ENI) e pertanto, ri-spetto al settore elettrico in cui Ternarisulta da anni separata dal principaleoperatore, nel settore del gas tale processosi è venuto a sviluppare solo recentemente.Infatti con l’articolo 15 del decreto-legge1/2012 è stata accelerata la separazioneproprietaria di Snam Rete gas, che gestiscela rete di trasporto, dall’ENI. Il DPCM 25maggio 2012 ha dato attuazione a talenorma, al fine di adottare il modello diseparazione proprietaria, di cui all’articolo19 del D.Lgs. 93/2011. Nell’ottobre 2012,Snam S.p.A. ha comunicato la cessione daparte di ENI S.p.A. del 30% menoun’azione del capitale votante di SnamS.p.A. e quindi del relativo controllo. Nelcorso del 2012 l’Autorità per l’energiaelettrica e il gas aveva già portato acompimento il processo di certificazione diSnam Rete Gas quale operatore indipen-dente del trasporto, aderendo così allaforma dell’Independent Transmission Ope-rator (ITO) prevista dalla direttiva 2009/73/CE. L’avvenuta separazione verticale diSnam dal gruppo Eni ha permesso l’ade-sione dell’Italia al modello di gestore disistema di trasporto del gas in regime diseparazione proprietaria.

3. Sviluppo sostenibile delle energierinnovabili. Durante la legislatura incorso, con il decreto-legge 145/2013, c.d.Destinazione Italia (convertito in legge9/2014) sono state previste disposizioneche vanno nella direzione di ridurre lebollette energetiche. In particolare, conl’articolo 1 (commi 3-6) si propone aiproduttori di energia elettrica da fontirinnovabili titolari di impianti che bene-ficiano di incentivi un’alternativa tra con-tinuare a godere del regime incentivantespettante per il periodo di diritto residuooppure optare per la fruizione di unincentivo ridotto a fronte di una prorogadel periodo di incentivazione. In tal modosi cerca di ridurre il peso della compo-nente A3 sulle bollette dei prossimi anni,senza effetti retroattivi sui contratti giàstipulati.

Sempre nell’ottica della riduzione deglioneri di sistema, il decreto-legge « delfare » aveva provveduto a rideterminare lemodalità di calcolo del « costo evitato dicombustibile » (CEC) applicato agli im-pianti che godono delle tariffe Cip6.

Anche l’introduzione dei tetti massimidi spesa annua d’incentivazione ha l’obiet-tivo di programmare una crescita equili-brata dell’energia rinnovabile. Il tetto dispesa per il fotovoltaico, pari a 6,7 mi-liardi, è stato raggiunto il 6 giugno 2013 e,in accordo con le previsioni del DM 5luglio 2012, il conto energia ha cessato diapplicarsi il 6 luglio 2013, fatta eccezioneper taluni impianti collocati in determi-nate zone terremotate. Per le altre fontirinnovabili elettriche, il tetto massimo dispesa annua d’incentivazione è stato postoa 5,8 miliardi (a fine 2013 il valore rag-giunto era di 4,6 miliardi). Dal mese diluglio 2013 è inoltre attivo il cosiddetto« Conto termico », volto a incentivare gliinterventi di efficientamento negli edificidella PA (al quale vengono dedicati circa200 milioni l’anno).

La legge di stabilità per il 2014 (articolo1, comma 154) prevede infine che, entro il30 giugno 2014, venga aggiornato il si-stema di incentivi per la produzione dienergia termica da fonti rinnovabili, de-terminati, ai sensi dell’articolo 28, comma2, lettera g), del decreto legislativo n. 28del 2011, con decreti del Ministro dellosviluppo economico. L’aggiornamento deveavvenire secondo criteri di diversificazionee innovazione tecnologica e di coerenzacon gli obiettivi di riqualificazione ener-getica degli edifici della Pubblica Ammi-nistrazione previsti dalla direttiva 2012/27/UE.

La stessa legge (articolo 1, comma 155)interviene, inoltre, sugli incentivi agli im-pianti di generazione di energia elettricaalimentati da bioliquidi sostenibili, intro-ducendo un’opzione per gli impianti en-trati in esercizio entro il 2012.

Di recente approvazione risulta esserela legge di conversione del decreto legge 24giugno 2014, n. 91, recante « Disposizioniurgenti per il settore agricolo, la tutelaambientale e l’efficientamento energetico

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dell’edilizia scolastica e universitaria, ilrilancio e lo sviluppo delle imprese, ilcontenimento dei costi gravanti sulle ta-riffe elettriche, nonché per la definizioneimmediata di adempimenti derivanti dallanormativa europea. »

Ai sensi dell’articolo 23 i risparmi con-seguenti alla riduzione di taluni oneri chegravano sulle bollette elettriche, derivantidall’applicazione di disposizioni del mede-simo provvedimento (fra cui quella rela-tiva alla rimodulazione delle modalità edelle tempistiche di erogazione delle ta-riffe incentivanti dell’elettricità prodottada impianti fotovoltaici) vengono destinatiai consumatori di energia elettrica dotatidi connessioni a media e bassa tensioneper utenze diverse dal residenziale e dal-l’illuminazione pubblica. Il medesimomeccanismo di destinazione dei risparmi èesteso anche a quelli conseguenti dall’at-tuazione delle disposizioni del citato de-creto-legge 23 dicembre 2013 n. 145. Siattribuisce, infine, all’Autorità per l’ener-gia elettrica, il gas e il sistema idrico ilcompito, mediante l’adozione di appositiprovvedimenti, di assicurare che, a regime,la riduzione della bolletta elettrica non siacumulata con le agevolazioni di cui godonole imprese ad alta intensità energetica eche i benefici siano ripartiti in modoproporzionale tra gli aventi diritto. In taledecreto sono individuati (artt. 24-30) al-cune misure volte a ridurre gli oneri stessi,al fine di consentire l’effettiva riduzionedella spesa energetica per i soggetti indi-viduati nell’articolo 23.

4. Sviluppo di un mercato elettricopienamente integrato con quello europeo.Durante la legislatura in corso si è rea-lizzata la riforma dei meccanismi di re-munerazione della capacità elettrica (ca-pacity payment), con il fine di ridurre irischi per la sicurezza energetica nazio-nale dovuti alla crisi del settore termoe-lettrico, causata dalla veloce espansionedelle fonti rinnovabili e dal calo delladomanda di energia elettrica (overcapa-city), cercando di introdurre un sistema« ponte » con lo scopo di evitare dismis-sioni di impianti necessari alla sicurezza e

alla fornitura di servizi di bilanciamento eriserva, fino all’avvio del mercato a lungotermine della capacità.

La Legge di Stabilità per il 2014 (arti-colo 1, comma 153) ha demandato alMinistro dello sviluppo economico la de-finizione, entro novanta giorni, su propo-sta dell’Autorità per l’energia elettrica e ilgas e sentito il Ministro dell’ambiente edella tutela del territorio e del mare,condizioni e modalità per la definizione diun sistema di remunerazione di capacitàproduttiva in grado di fornire gli adeguatiservizi di flessibilità, nella misura stretta-mente necessaria a garantire la sicurezzadel sistema elettrico e la copertura deifabbisogni effettuata dai gestori di rete esenza aumento dei prezzi e delle tariffedell’energia elettrica per i clienti finali.

L’Autorità, in seguito a tali disposizioni,ha posto in essere un documento per laconsultazione (n. 234/2014) finalizzatoalla formulazione di una proposta al Mi-nistero dello sviluppo economico in meritoai servizi di flessibilità.

All’esito della consultazione l’Autoritàha adottato la delibera 30 giugno 2014n. 320/2014/R/eel, con cui viene reso ilparere al Ministero dello Sviluppo Econo-mico per l’integrazione della disciplina delmeccanismo transitorio e definitivo di re-munerazione della capacità rispetto alleesigenze di flessibilità del sistema elettrico.

Nella stessa data il Ministero ha adot-tato il decreto di approvazione della pro-posta di Terna relativa al mercato dellacapacità a regime, che dovrà entrare invigore dal 2017 (ma le cui attività prope-deutiche dovranno ricevere attuazione daiprossimi mesi). Tale proposta, su cui l’Au-torità ha espresso parere favorevole, èstata elaborata secondo i criteri definitidalla stessa Autorità.

Riguardo alla riduzione dei prezzi del-l’energia, il decreto-legge « del fare » harideterminato le modalità di calcolo del« costo evitato di combustibile » (CEC) ap-plicato agli impianti che godono delletariffe Cip6. In particolare dal 2014, ilvalore del CEC è aggiornato trimestral-mente in base al costo di approvvigiona-mento del gas naturale nei mercati all’in-

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grosso, ed è prevista una deroga per age-volare gli impianti di termovalorizzazionedi rifiuti, per i quali il valore del CEC èdeterminato tenendo conto di un peso deiprodotti petroliferi paniere di riferimentopari al 60%. La deroga dunque non valesolo per i termovalorizzatori di più recentecostruzione, bensì per tutti i termovalo-rizzatori in esercizio ammessi al regimeCIP6. La deroga, inoltre, opera fino alcompletamento del quarto (o dell’ottavoanno nelle zone di emergenza rifiuti) apartire dalla data di entrata in vigore deldecreto, e non dall’inizio dell’esercizio deltermovalorizzatore.

Con riguardo alla riduzione dei prezzidell’energia elettrica può essere conside-rata altresì la disposizione che destina lerisorse derivanti dall’estensione della Ro-bin tax (di cui al comma 1 del medesimoarticolo 5), alla riduzione della compo-nente A2 della bolletta elettrica, una voltasottratta la quota da utilizzare per lacopertura finanziaria disposta dall’articolo61 del decreto.

Con il decreto-legge 145/2013 (cd. « De-stinazione Italia ») sono state riformulatele norme relative al progetto di realizza-zione di una centrale termoelettrica acarbone, dotata di apposita sezione diimpianto per la cattura e lo stoccaggiodell’anidride carbonica prodotta (CCS), darealizzare sul territorio del Sulcis Igle-siente, in prossimità del giacimento car-bonifero. La Regione Sardegna, entro il 30giugno 2016, potrà bandire una gara perrealizzare tale centrale. Al vincitore saràassicurato il prelievo dell’energia a prezziincentivati, con copertura degli oneri me-diante prelievo sulle tariffe elettriche.

5. Ristrutturazione del settore dellaraffinazione e della rete di distribuzionedei carburanti. Nella legislatura in corso,il decreto-legge 69/2013 (cd. « del fare »)ha previsto alcune disposizioni sulla retedi distribuzione dei carburanti, con lequali si estende la destinazione del fondoper la razionalizzazione della rete di di-stribuzione dei carburanti anche all’ero-gazione di contributi per la chiusura diimpianti di distribuzione di carburanti

liquidi e la loro contestuale trasforma-zione in impianti di distribuzione esclusivadi metano o GPL per autotrazione.

Si ricorda che durante la XVI legisla-tura sono stati varati alcuni interventinormativi mirati all’ammodernamento ealla liberalizzazione della rete di distribu-zione dei carburanti.

Nel corso della manovra estiva del2011, l’articolo 28 del decreto-legge 98/2011 aveva integrato la disciplina in ma-teria di razionalizzazione della rete distri-butiva dei carburanti (dettata dal D.Lgs.11 febbraio 1998, n. 32) al fine di stimo-lare il processo di chiusura di impianti didistribuzione marginali e porre le pre-messe per un nuovo e più articolato re-gime dei rapporti tra titolari e gestori degliimpianti di distribuzione carburanti.

La gestione degli impianti di distribu-zione di carburanti può essere infatti ef-fettuata sia direttamente dal proprietariodell’impianto e titolare della licenza (perlo più una Compagnia petrolifera, in altrie minori casi i cosiddetti distributori « in-dipendenti »), sia da soggetti diversi deno-minati « gestori ».

Successivamente, gli articoli 17-20 deldecreto-legge 1/2012 (decreto « liberalizza-zioni ») sono intervenuti con norme chepuntano a promuovere lo sviluppo di ope-ratori indipendenti ed impianti multi-marca, agendo anche sulla diversificazionedelle tipologie contrattuali che legano pro-duttori e distributori di carburanti.

In particolare, l’articolo 17 recepisce,fra l’altro, una richiesta di liberalizzazionecontenuta nella segnalazione 5 gennaio2012 dell’Autorità garante della concor-renza e del mercato, secondo la quale unelemento del sistema della distribuzionecarburanti in Italia che appare meritevoledi immediate modifiche proconcorrenzialiè « quello relativo ai rapporti tra soggettia diversi livelli della filiera, da un lato iproprietari degli impianti (assai spessoanche fornitori e raffinatori) e dall’altro igestori. Tali rapporti risultano allo statoeccessivamente vincolati da quella che alungo è stata l’unica forma contrattualeammessa dalla legge (D.Lgs. n. 32/98), valea dire la cessione dell’impianto dal pro-

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prietario al gestore in comodato gratuito eil corrispondente contratto di fornitura inesclusiva del prodotto. Ciò ha comportato,da una parte, che i gestori possono ap-provvigionarsi solo dalla società petroliferache ha la proprietà dell’impianto, o cheabbia concluso con il proprietario dellostesso un contratto di convenzionamento,e dall’altra, che ciascuna società petroli-fera rifornisce di carburanti solo i puntivendita che espongono i suoi marchi ecolori. Gli aspetti economici di tali rap-porti sono inoltre fissati da accordi azien-dali stipulati tra le società petrolifere e leassociazioni di categoria dei gestori (arti-colo 1, comma 6, D.Lgs. n. 32/1998 earticolo 19, comma 3, L. n. 57/2001). Suquesto specifico tema l’Autorità garantedella concorrenza e del mercato ha sot-tolineato che le due citate tipologie con-trattuali, comodato gratuito e fornitura inesclusiva, appaiono intimamente connessee che al mutare dell’una dovrebbe neces-sariamente mutare anche l’altra. L’articolo28 del decreto-legge n. 98/2011 ha previstoche in alternativa al contratto di forniturasi possano utilizzare anche altre tipologiecontrattuali per l’approvvigionamento de-gli impianti, purché tali tipologie di con-tratti siano state precedentemente tipiz-zate attraverso la stipula di accordi azien-dali tra le società petrolifere e le associa-zioni di categoria dei gestori. L’Autoritàgarante della concorrenza e del mercatoritiene che tale normativa vada modificatanel senso di estendere la liberalizzazionedelle forme contrattuali a tutte le relazionitra proprietari e gestori e dunque anche aquelle relative all’utilizzo delle infrastrut-ture (per cui è attualmente previsto solo ilcomodato gratuito), consentendo l’utilizzodi tutte le tipologie contrattuali previstedall’ordinamento (ad esempio: l’affitto del-l’impianto di distribuzione) e, soprattutto,eliminando il vincolo della tipizzazionetramite accordi aziendali, che, oltre arallentare il processo di apertura allenuove forme contrattuali, non consente disuperare elementi di natura collusiva nelprocesso di fissazione dei modelli di con-tratto. Questa piena liberalizzazione delleforme contrattuali consentirebbe, da un

lato, di aumentare l’autonomia del gestorerispetto al soggetto proprietario dell’im-pianto incentivando, ad esempio, forme diaggregazione di piccoli operatori nell’atti-vità di approvvigionamento, dall’altro, po-trebbe consentire alle società petrolifere dirifornire anche punti vendita non appar-tenenti alla propria rete rendendo possi-bile la nascita di impianti nella sostanzamultimarca. L’accrescimento dell’autono-mia degli attori del mercato ed in parti-colare dei gestori consentirebbe a questiultimi di caratterizzarsi come veri e proprisoggetti imprenditoriali, in grado di utiliz-zare tutti gli strumenti commerciali perricavarsi i propri spazi sul mercato, ri-spondendo alla pressione concorrenzialedegli altri soggetti non verticalmente inte-grati e contribuendo essi stessi ad unamaggiore concorrenzialità del mercatodella distribuzione di carburante ».

Più nel dettaglio, l’articolo 17 sancisceinnanzi tutto il principio per cui i gestoridi impianti di distribuzione carburanti chesiano anche titolari della relativa autoriz-zazione petrolifera possono liberamenterifornirsi da qualsiasi produttore o riven-ditore. Nei casi poi in cui siano attual-mente in vigore, tra tali gestori-titolari eun produttore-rivenditore, clausole diesclusiva, la norma prevede un regimetransitorio. In base ad esso, a decorreredal 30 giugno 2012 i contratti di esclusivaperdono efficacia per la parte eccedente il50 per cento della fornitura pattuita ecomunque per la parte eccedente il 50 percento di quanto erogato nel precedenteanno dal singolo punto vendita. In conse-guenza, le stesse parti possono rinegoziarele condizioni economiche e l’uso del mar-chio.

Inoltre, – attraverso la riformulazionedei commi 12, 13 e 14 dell’articolo 28 deldecreto-legge 98/2011 – mira a promuo-vere concretamente e ulteriormente la di-versificazione delle forme contrattuali traproprietari degli impianti e gestori ulte-riori e diverse rispetto a quelle, attual-mente previste, del comodato, fornitura esomministrazione.

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6. Sviluppo sostenibile della produ-zione nazionale di idrocarburi. Secondo ilRapporto 2014 della Direzione generaleper le risorse minerarie ed energetiche delMiSE, il settore esplorazione e produzionedi idrocarburi in Italia nel 2013 non haespresso il suo potenziale né raggiuntotutti i suoi obiettivi. La situazione inter-nazionale evidenzia tutta l’importanza del-l’indipendenza energetica per i Paesi UE: afronte di uno sviluppo delle fonti rinno-vabili fortemente accentuato ed incenti-vato, l’Italia rimane tra i grandi Paesieuropei il più vulnerabile. Escluso il set-tore nucleare e i nuovi sviluppi per ilcarbone (a meno di un effettivo avvio diprogetti CCS), con le importazioni via tubodi gas a fortissimo rischio sia da nord cheda sud ed una capacità di rigassificazionelimitata, il contributo delle risorse fossilidomestiche, in misura almeno pari aquello previsto dalla Strategia EnergeticaNazionale, risulta indispensabile.

Nel 2013 i livelli produttivi di olio e gassi sono mantenuti sulla linea di ripresaavviata nel 2009, ma la ridottissima atti-vità esplorativa e le crescenti difficoltàamministrative e territoriali nella esecu-zione di perforazioni di ricerca, di svi-luppo e di accertamento fanno supporreche già dal 2014 si vedranno gli effetti delblocco delle nuove attività con le primecontrazioni di produzione e di occupa-zione. Numerosi operatori internazionali,da tempo presenti per investire in Italiaper il suo potenziale produttivo e in attesada anni di ottenere permessi e autorizza-zioni, potranno lasciare il Paese, attrattidalle prospettive crescenti di altre areemediterranee, dove è in corso un forte erapido sviluppo di attività esplorativa, inparticolare in mare.

Al contrario, la Strategia EnergeticaNazionale prevede un progressivo au-mento delle produzioni nazionali, fino araggiungere nel 2020 i livelli degli anni ’90.Per ottenere questo risultato, tecnicamentealla portata del potenziale di riserve delPaese, occorre attivare al più presto unadiversa politica di concertazione con i

territori interessati e promuovere processiamministrativi molto più efficienti degliattuali.

I risultati infatti non sono molto inco-raggianti: anche se si è registrato un leggeroincremento della produzione totale di idro-carburi (il 2 per cento rispetto al 2012),confermando il trend di lento ma costanteaumento degli ultimi anni, si è riscontratoun forte decremento della produzione digas (-10 per cento) dovuto al naturale calodi produzione di campi in fase avanzata dicoltivazione e al blocco di molti progetti inattesa delle autorizzazioni.

Seppure il settore esplorazione e pro-duzione di idrocarburi sembrerebbe averavuto nel 2013 più ombre che luci, non sipossono ignorare numerosi importanti ele-menti positivi. Prosegue infatti, lenta-mente, l’aumento della capacità di stoc-caggio (aumentata rispetto all’anno prece-dente del 5,18%) e sono in corso pro-grammi per garantire una maggiorecapacità di punta per far fronte ad even-tuali emergenze. I dati relativi alla sicu-rezza e ambiente, infine, sono di assolutorilievo. Il settore infatti si caratterizza peruna crescente forte riduzione degli inci-denti e degli infortuni, in particolare nel-l’offshore. Permangono, tuttavia, resistenzerappresentate in sede locale sotto il profilodella sostenibilità ambientale e dell’uso delterritorio.

7. Modernizzazione del sistema di go-vernance del settore. Si trova attualmenteall’esame delle Camere un disegno di leggedi revisione costituzionale (A.S. 1429), cheincide sul Titolo V della Parte secondadella Costituzione. Il vigente elenco dellematerie e delle funzioni di competenzastatale « esclusiva » viene integrato inclu-dendovi, tra l’altro, la produzione, il tra-sporto e la distribuzione nazionali del-l’energia, nonché le infrastrutture strate-giche e le grandi reti di trasporto e dinavigazione d’interesse nazionale e le re-lative norme di sicurezza. L’attribuzionedell’insieme di queste materie, che presen-tano evidenti profili di connessione, allalegge statale, costituisce la premessa indi-spensabile per recuperare una effettiva e

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unitaria capacità decisionale in ambiti es-senziali per la competitività e il rilanciodella crescita industriale, economica e so-ciale del Paese.

3. I contributi dei soggetti auditi

Assomineraria

PIETRO CAVANNA, Presidente

Assominerariarappresenta più di 110società ad alto contenuto tecnologico, cheerogano beni e servizi alle società impe-gnate nella ricerca e produzione di idro-carburi.

Nel 2012 la produzione di idrocarburiin Italia è stata di 12,2 milioni di tonnel-late equivalenti di petrolio, che hannorappresentato un contributo pari al 7 percento dei fabbisogni energetici italiani, equindi più o meno il 10 del fabbisogno diidrocarburi degli italiani.

Quest’attività ha contribuito sul frontefiscale per oltre 1,6 miliardi di euro aStato, regioni e comuni, tra imposte, ro-yalties e canoni.

Il settore occupa 65 mila addetti, di cui13 mila direttamente coinvolti nell’attivitàin Italia e il rimanente all’estero, a cui siaggiungono altri 30 mila addetti in unindotto non specialistico, per un totale di95 mila occupati.

Il dott. Cavanna ha sottolineato ilgrande rispetto per l’ambiente e sicurezzasul lavoro sia a mare sia a terra. Inparticolare, ha precisato che nell’attivitàoff-shore a mare viene applicata la policydi zero discharge, ovvero nulla è rilasciatoa mare, tutto è recuperato, a cominciaredai detriti di perforazione, alle acquereflue, alle acque nere, quindi alle grigie ea quelle meteoriche. Le regole applicate daAssomineraria sono tra le più severe incampo internazionale, secondo lo stessorigore di quelle applicate nel Mare delNord.

Secondo il dott. Cavanna, le nuoveregole emanate dall’Unione europea perl’off-shore, non sembrano aggiungere nullaa quelle già in vigore.

Il controllo e la sorveglianza dell’atti-vità di produzione e ricerca di idrocarburiè eseguito in maniera continua e rigorosada parte dell’Ufficio UNMIG, Ufficio na-zionale minerario per gli idrocarburi e legeorisorse, che dipende dal Ministero dellosviluppo economico.

Il dott. Cavanna ha inoltre ricordatoche nella SEN non è permessa la ricercadi shale gas, come invece avviene in Ame-rica; allo stesso modo, non sono permesseattività di esplorazione e produzione inaree sensibili sia a terra sia a mare.

Il personale operativo delle aziendeassociate ad Assomineraria è addestratoad affrontare incidenti ed è dotato dimezzi e risorse idonee e adeguate. Perio-dicamente, sono eseguite esercitazioni disicurezza, con il coinvolgimento delle Ca-pitanerie di porto per quanto riguardal’attività a mare.

L’integrazione tra ambiente e turismo èanche testimoniata, secondo il Presidentedi Assomineraria, dalla qualità dellespiagge romagnole, dove l’attività di esplo-razione è presente con oltre 40 impianti.La Riviera ha ottenuto, nel 2012, ben 96bandiere blu, risultando la prima in Italia.

Riguardo alla sicurezza sul lavoro, se-condo dati dell’INAIL il settore presentaun numero medio di infortuni minore dimolti settori del terziario e ben al di sottodei settori equivalenti, quali metallurgico edelle costruzioni, e vanta performance incontinuo miglioramento.

L’Italia – ha rilevato il dott. Cavanna –ha un grande potenziale di riserve e puòraddoppiare la produzione nel giro diqualche anno; addirittura, a parità o ri-duzione degli esistenti impianti e infra-strutture, grazie anche alle tecnologie oggidisponibili. Si innescano, in questo modo,anche ricadute molto significative in ter-mini di occupazione e di fiscalità.

Gli operatori associati ad Assominera-ria hanno individuato 80 progetti di di-verse dimensioni, per un investimento chearriva a 17 miliardi di euro, da realizzarsiin 4-5 anni. Tali realizzazioni significhe-rebbero sicuramente un incremento del-l’occupazione per almeno 25 mila posti dilavoro, entrate fiscali di oltre 3 miliardi di

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euro, contro gli 1,6 del 2012, una bollettaenergetica con una riduzione di ulteriori 5miliardi, per un totale di 10 miliardi dieuro all’anno.

Un aumento di produzione migliore-rebbe, peraltro, la sicurezza energetica.L’Italia dipende infatti per l’84 per centodall’importazione di idrocarburi e che leprevisioni per il 2025 non sono moltodistanti da questa cifra, rispetto alla mediaeuropea, intorno al 53 per cento. Il si-stema di importazione è inoltre moltofragile ed esposto agli equilibri instabilidei Paesi che esportano gas verso l’Italia.Un aumento della nostra produzione mi-gliorerebbe, secondo il dott. Cavanna, que-sto sistema di approvvigionamento e ri-durrebbe il trasporto marittimo, che rap-presenta una delle cause di maggiore in-quinamento del Mediterraneo.

Assomineraria giudica la SEN uno stru-mento essenziale, utile e conveniente perla politica energetica italiana. Pur tuttavia,si augura che alcune misure siano messea punto in modo da permettere un piùfacile raggiungimento degli obiettivi diproduzione e anche al fine di non allon-tanare investimenti di investitori sia ita-liani sia stranieri, che potrebbero pren-dere altre strade.

Il dott. Cavanna conclude il suo inter-vento con alcune raccomandazioni:

che la SEN non resti un documento,ma si trasformi effettivamente in unarealtà;

di ottenere una stabilità fiscale econtrattuale, in quanto gli investimenti inricerca e produzione di idrocarburi sono arischio, ingenti e richiedono certezza per ilfuturo;

di una normativa che rispetti glistandard internazionali, e quindi di unTitolo unico;

di evitare la conflittualità tra Stato eregioni, che porta all’allungamento deitempi autorizzativi;

una ridistribuzione, non un aumento,delle royalties a maggior vantaggio delle

amministrazioni locali, delle province edelle regioni interessate a tale attività.

Federutility

FABIO SANTINI, Direttore dell’Area mer-cato dell’energia

Il dott. Santini ha esordito ricordandoche Federutility ha condiviso gli obiettividella SEN, che rappresentano un tentativodi ricondurre i prezzi dell’energia delnostro Paese a valori omogenei o conformirispetto a quelli degli altri Paesi europeiper incrementare la competitività delleimprese e ridurre l’onere sulle famiglie, ene ha condiviso anche gran parte deglistrumenti. Ha inoltre auspicato che questodocumento non resti di buone intenzioni,ma che venga attuato attraverso strumentiadeguati, in quanto nel settore dell’energiale scelte di investimento sono importanti erichiedono tempi di ritorno molto elevati.Per gli operatori, avere la certezza degliindirizzi energetici del Paese è fondamen-tale per orientare, appunto, le propriepolitiche di investimento. Federutility haapprezzato il fatto che il Paese sia tornatoa definire delle linee di politica energeticae vorrebbe che fossero il più possibilecogenti per consentire di effettuare inve-stimenti.

Anzitutto il dott. Santini si è soffermatosu uno dei core business dell’attività delleassociate a Federutility, ossia la distribu-zione di energia elettrica e di gas. Le retidistributive sono infatti in una fase cru-ciale della loro storia e della loro evolu-zione, sia per le reti di distribuzione delgas che quelle elettriche.

La distribuzione del gas sta affrontandoun periodo di ridefinizione dell’assettoindustriale. Sono in procinto di essereavviate le gare per la distribuzione gas suambiti territoriali di una certa dimensione,che dovrebbero portare a superare laframmentazione della gestione attuale,quindi a incrementare un’efficienza gestio-nale e la capacità di investimento deisoggetti operatori e, di conseguenza, ilivelli di qualità del servizio. Tutto ciò,ovviamente, è finalizzato a facilitare anche

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lo sviluppo del mercato concorrenzialedella vendita. Le gare vedranno un ele-mento prioritario al centro di questa com-petizione rappresentato dall’elemento fi-nanziario. Il passaggio di mano di questiimpianti di distribuzione gas muoverà in-genti somme di denaro. Federutility chiededunque che le regole alla base della com-petizione siano non discriminatorie. Inparticolare, il valore effettivo di questiimpianti deve essere riconosciuto a tutti glioperatori e non soltanto ad alcuni, inparticolare ai subentranti, come secondo ildott. Santini sta prospettando l’Autoritànella regolazione che si sta formando.

Un altro elemento che Federutility giu-dica discriminatorio per alcuni operatori èrappresentato da un provvedimento ingestazione da parte del Ministero dell’eco-nomia e delle finanze e che riguardal’assoggettamento al patto di stabilità in-terno degli operatori di natura pubblica.

Naturalmente, tali vincoli sulla capacitàdi indebitamento di queste imprese por-tano come conseguenza la loro esclusionedalle gare. Benché economicamente sane,infatti, con bilanci in attivo, si vedono lemani legate dalle limitazioni all’indebita-mento, quindi sostanzialmente da una di-scriminazione rispetto ad analoghi opera-tori privati.

Federutility chiede che non vi sianoquesti vincoli, che eventualmente dei vin-coli possano gravare solamente su societàche presentano deficit di bilancio, mentrequelle economicamente sane possano es-sere messe nelle condizioni di competereal pari degli altri.

Analogo discorso può essere condottoper le reti di distribuzione elettrica. Anchein questo caso, infatti, siamo di fronte aun cambiamento epocale di configurazionedelle reti. La crescita della generazionediffusa comporta, ovviamente, un ripensa-mento e una ridefinizione delle reti, fortiinvestimenti su di esse, che dovranno sem-pre più assumere la connotazione di smartgrid. La smart grid è in pratica un ade-guamento dell’attuale rete di distribuzioneal nuovo funzionamento imposto dallagenerazione distribuita e anche dai nuoviutilizzi, come ad esempio lo sviluppo della

mobilità elettrica. Anche in questo caso,bisognerà investire molto su queste retiaffinché si possano cogliere i benefìci e ifrutti di questa trasformazione di sistema.

È molto importante, sia per le retidistributive gas sia per quelle elettriche,che i sistemi tariffari sostengano le poli-tiche di investimento.

Federutility considera miope cercare dicomprimere i prezzi dell’energia attra-verso la riduzione delle tariffe di distri-buzione regolate, che impedirebbe lo svi-luppo di nuovi investimenti, funzionali perottenere quella riduzione dei prezzi attra-verso i sistemi di mercato.

Secondo i dati forniti da una ricerca diAlthesys, gli investimenti sui territori delleimprese che aderiscono a Federutility sonopari a circa 2 miliardi di euro, dei qualipiù della metà sono sviluppati dal settoreenergetico e in grado di avere ricadute intermini di indotto per circa 7 miliardi e 40mila occupati. Si tratta inoltre di investi-menti diffusi, che quindi hanno ricadutedirette sulle città e sui piccoli centri.

Federutility ambisce ad aumentarequesti numeri in futuro, attraverso ade-guate politiche tariffarie, che consentanodi investire con la doppia finalità di pro-muovere questi cambiamenti nel settoreenergetico e dare respiro alle economieterritoriali attraverso questo tipo di lavori.

Un altro tema sul quale il dott. Santinisi è soffermato è quello dell’efficienzaenergetica. Federutility ha condiviso che laSEN metta al primo posto la efficienzaenergetica tra le priorità del Paese, inquanto i TEP, tonnellate equivalenti dipetrolio, risparmiati sono sostanzialmentequelli che costano meno. Anche negli stru-menti di promozione dell’efficienza ener-getica si riscontra che la promozione hagarantito un’efficienza maggiore anche ri-spetto, ad esempio, all’incentivazione dellefonti rinnovabili.

Occorre però adottare strumenti anchesostenibili da parte delle imprese, conparticolare riferimento al sistema dei titolidi efficienza energetica, i certificati bian-chi, una delle tre gambe su cui si muovela promozione dell’efficienza energeticadel nostro Paese. Un altro aspetto è rap-

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presentato dai benefici fiscali; un altroancora sono le fonti termiche rinnovabili.

I titoli dell’efficienza energetica sonoun meccanismo che il nostro Paese haintrodotto primo tra tutti in Europa. Hadato dei frutti molto positivi nella primafase. Adesso, praticamente la quasi totalitàdelle imprese, soggetti obbligati in questosettore, che sono tenute ad acquistaretitoli lamentano perdite di bilancio.

Il dott. Santini ha sottolineato l’inso-stenibilità di questa situazione. L’effi-cienza energetica non può essere ottenutaa scapito dei soggetti operatori. Occorredunque che siano adottati strumenti cor-rettivi che consentano alle imprese dioperare con margini di rischio certo, noncon la certezza di perdite economiche.

Il Ministero dello sviluppo economico èimpegnato nella definizione delle lineeguida per lo sviluppo degli interventi diefficienza energetica. Federutility chiedeche contengano flessibilità e che attribui-scano al mercato dei titoli un riequilibriotra domanda e offerta, in quanto ad oggiil mercato è assolutamente sbilanciatosulla domanda.

Un ulteriore tema fondamentale è lacrisi del settore termoelettrico nel nostroPaese. Rappresentiamo, infatti, il Paese incui, a valle della liberalizzazione del set-tore elettrico, le imprese si sono impegnatenella realizzazione e nel rinnovo di im-pianti termoelettrici, in quanto con il fa-moso decreto « sbloccacentrali », è statafavorita la realizzazione di nuove centralitermoelettriche. Il Paese aveva, infatti, bi-sogno di potenza di energia dopo il notoblack-out. Queste imprese hanno investito20 miliardi di euro in 10 anni per ilrinnovo del parco di generazione. Ci tro-viamo in una situazione contingente chesperiamo sia, quanto meno, di breve du-rata – ma è sicuramente molto grave datala crisi economica – che ha portato a unaforte contrazione della domanda e, ovvia-mente, alla crescita del settore del rinno-vabile. Ciò ha portato questi impianti afunzionare in maniera assolutamente ina-deguata rispetto ai termini per i qualierano stati progettati.

Oggi, questo parco di generazione, ef-ficiente e ambientalmente compatibile ri-spetto a molte altre forme di generazione,presenta una sottoutilizzazione tale, percui molte imprese hanno annunciato lachiusura di impianti e hanno operato,purtroppo, la messa in cassa integrazionedi chi vi opera.

Si tratta oltretutto di impianti ancoraessenziali per il funzionamento del sistemaelettrico nazionale, che forniscono ilbackup necessario alla produzione da fontirinnovabili, molte delle quali, purtroppo,presentano caratteristiche di intermittenzarispetto alle quali, in futuro, sicuramentesi potranno porre rimedi. Nell’immediato,però, il servizio di backup è fornito daquesti impianti, che secondo il dott. San-tini devono essere remunerati per il ser-vizio che forniscono al sistema elettriconazionale.

Un ulteriore tema affrontato è rappre-sentato dall’evoluzione del mercato delgas. Tale mercato si differenzia molto dalmercato elettrico, dipendendo dalle impor-tazioni, da contratti take or pay a lungotermine, molti dei quali stipulati in tempianche abbastanza lontani, che si sonorivelati particolarmente onerosi.

Assoelettrica ha condiviso il piano direalizzazione delle infrastrutture proprioper incrementare la capacità di importa-zione anche da nuovi Paesi produttori, manon condivide alcune posizioni dell’Auto-rità per l’energia elettrica e il gas in virtùdella contrazione della domanda, in par-ticolare la negazione a riconoscere garan-zie finanziarie agli impianti. Ritenendoche ci sia già una overcapacity di impor-tazione di gas, non si vogliono infattiriconoscere alcuni sostegni di tipo econo-mico forniti a questi impianti di impor-tazione, in particolare ai terminali di ri-gassificazione, già programmati e in corsodi realizzazione, in qualche caso ultimati,che potrebbe portare a nuove capacità diapprovvigionamento a prezzi minori di gasnel nostro Paese. Desta preoccupazione,secondo il dott. Santini, l’opposizione del-l’Autorità a una sentenza del TAR chericonosce il diritto di chi realizza questiimpianti a godere di garanzie finanziarie.

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Da ultimo, il dott. Santini ha richia-mato la questione della governance delsettore, ricordando che il sistema che habisogno di scelte e decisioni rapide, e nonpuò permettersi pertanto sistemi di gover-nance che allungano i processi decisionali.Su questo, Federutility raccomanda il mas-simo efficientamento dell’allocazione delledecisioni.

Fise Assoambiente

MONICA CERRONI, Presidente

La dott.ssa Cerroni ha esordito presen-tando l’associazione da lei presieduta, cherappresenta a livello nazionale le impreseprivate di Confindustria che si occupanodell’igiene ambientale, di recupero di ma-teria e recupero energetico. Il settorevanta un fatturato complessivo di 10 mi-liardi di euro l’anno e occupa più di 65mila addetti. Il documento della SEN ri-conosce l’importanza del settore, ma, se-condo la Presidente di Assoambiente, tuttele attività che sono seguite alla stesuradella SEN non vanno in quella direzione.

La dott.ssa Cerroni ha esaminato leragioni del ritardo rispetto agli altri Paesieuropei nella valorizzazione del recuperoenergetico:

l’assenza di stabilità nel valore deicertificati verdi: il sistema bancario e as-sicurativo non riesce a fare dei projectfinance adeguati perché la fluttuazione deicertificati verdi in una struttura con im-pianti così complessi impedisce di garan-tire certezze in un momento di crisi fi-nanziaria;

le lungaggini autorizzative.

Secondo i dati dell’Ispra citati dallaPresidente di Assoambiente il 42 per centodei rifiuti è conferito in discarica. Persuperare la discarica occorre puntare su:

raccolta differenziata e recupero dimateria;

recupero energetico.

L’Italia come recupero di materia sicolloca secondo l’Ispra al 37 per cento,quasi in linea con il 40 per cento europeo,ma al di sotto dei sei Paesi più green conil 58 per cento. Il recupero energetico inimpianti di incenerimento dei rifiuti ur-bani risulta ancora al di sotto della mediaeuropea (al 17 per cento in Italia, al 23 percento negli altri Paesi europei), e molto aldi sotto della media di quei Paesi greenche hanno addirittura il 42 per cento ditermovalorizzazione. Da questi dati la pre-sidente di Assoambiente evince l’interessea promuovere azioni finalizzate al recu-pero di calore, di biogas, di termovaloriz-zazione, e a rinnovare alcuni impiantiobsoleti per favorire un minore impattoambientale.

LUCIANO PIACENTI, Presidente della se-zione Gestione Impianti Rifiuti Urbani

Il dott. Piacenti ha incentrato il suointervento sui dati tecnici della termova-lorizzazione dei rifiuti in rapporto al con-ferimento in discarica, nell’ottica che iltrattamento dei rifiuti può costituire unafonte di energia rinnovabile.

Utilizzare i rifiuti per produrre energiaoffre vantaggi rispetto al conferimento dirifiuti in discarica, in quanto per ognitonnellata di rifiuti che noi termovaloriz-ziamo o comunque valorizziamo energeti-camente riduciamo di 500 chilogrammi ilcontributo di CO2 che mandiamo in at-mosfera a parità di utilizzo rispetto alladiscarica. Soprattutto c’è una minor pro-duzione di metano, e questo tende adavere un impatto molto efficace sull’ab-battimento dei gas climalteranti.

A livello nazionale siamo molto indie-tro rispetto agli altri Paesi europei. An-nualmente produciamo (dati Ispra del2011) circa 4 mila gigawattora elettrici e 2mila gigawattora termici dal trattamentoenergetico dei rifiuti, che corrispondonoall’1 per cento circa della produzionetotale nazionale e solo al 5 per cento dellaproduzione di rinnovabili.

Secondo il dott. Piacenti, se riuscissimo,rispettando i parametri di legge, quindicon una raccolta differenziata che arri-

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vasse al 65 per cento e con un 35 percento di smaltimento di rifiuti non diffe-renziabili e non recuperabili, a valorizzarlienergeticamente, riusciremmo a raddop-piare questi valori e quindi a contribuirecon un 10 per cento alla produzione dienergia da fonti rinnovabili e ad arrivarequasi al 3 per cento della produzioneenergetica nazionale totale.

Dopo aver citato alcuni esempi di im-pianti virtuosi nei paesi europei più green,il dott. Piacenti ha concluso rilevandoun’ultima criticità del settore: gli interventifatti sul costo evitato di combustibile(CEC) succedutisi nell’ultimo anno, chehanno pesantemente penalizzato gli ope-ratori del settore. Questi avevano infattigià effettuato gli investimenti sulla base diincentivi e presupposti di ritorno econo-mico derivanti dalla normativa previgente,che invece con effetti retroattivi sono statiridotti, penalizzando pesantemente questosettore ma soprattutto i cittadini che vi-vono nelle regioni in cui sono necessariquesti impianti che hanno diritto al CEC,perché questi sono collocati nelle regioniin cui è stata dichiarata l’emergenza ri-fiuti.

Oltre alla valorizzazione energetica deirifiuti, la medesima valenza hanno la pro-duzione di biogas da rifiuti e da discarica.

Cittadinanzattiva

TIZIANA TOTO, Responsabile nazionaledel settore energia e ambiente

La dott.ssa Toto ha ricordato che Cit-tadinanzattiva e altre associazioni di con-sumatori hanno preso parte alla fase diconsultazione della SEN, documento chein termini generali appare soddisfacenteper gli obiettivi che si pone e per la visioned’insieme. Tuttavia Cittadinanzattiva rilevaalcune criticità che afferiscono all’oriz-zonte temporale del 2020 considerato(troppo ravvicinato) e all’incertezza dellefonti di finanziamento degli investimentinecessari ad attuarla.

Oltre a queste criticità di ordine gene-rale, le associazioni dei consumatorihanno esposto una serie di rilievi relativi

al costo dell’energia per i consumatori,allo sviluppo delle infrastrutture e delmercato elettrico, al tema dei carburanti edegli idrocarburi, alla governance del set-tore, all’efficienza energetica e allo svi-luppo sostenibile delle fonti rinnovabili.

In particolare, la dott.ssa Toto ha sot-tolineato la necessità di ridurre il costodelle bollette di energia elettrica e gas, chehanno invece fatto registrare importantiaumenti negli anni passati (solo dal se-condo trimestre 2013 si sono registratevariazioni in diminuzione per quanto ri-guarda il gas), portando il 12 per centodelle famiglie italiane in situazioni di mo-rosità nell’ultimo biennio.

La crisi economica ha infatti aggravatola condizione di moltissime famiglie, in-crementando notevolmente la morositàsulle utenze domestiche. Secondo datiUnirec, le pratiche di recupero creditiprovenienti dalle public utilities per fat-ture non pagate rappresentano il 55 percento del totale, superando anche quellelegate al mondo bancario, finanziario e delleasing.

Nel solo 2011 si è registrato un incre-mento del 17 per cento dell’importo mediodelle bollette insoluto, anche se, fatta 100la morosità, le famiglie pesano soltantoper il 10 per cento del totale. SecondoEurostat dal 2011 al 2012 in Europa iprezzi al dettaglio di gas ed elettricità pergli utenti domestici sono aumentati inmedia rispettivamente del 10,3 e del 6,6per cento, con una forte disparità tra idiversi Paesi.

Per quanto riguarda l’energia elettrica,l’Italia si è contraddistinta per i più elevatilivelli di prezzo (il 17 per cento in piùrispetto alla media europea), per l’au-mento 2011-2012 (più 11,2 per cento) eper i più elevati livelli di tassazione (33,6per cento).

Nel caso del gas, il nostro Paese mostraun prezzo finale per gli utenti domesticidel 35 per cento superiore alla mediaeuropea, inferiore solo a quello di Dani-marca, Grecia e Svezia. L’aumento del10,6 per cento verificatosi dal 2011 al 2012è praticamente in linea con quello medioeuropeo, mentre l’incidenza delle tasse

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(33,4 per cento) rispetto al prezzo finale èdi gran lunga superiore alla media euro-pea.

Un forte accento è stato posto sull’ec-cessivo livello di imposizione di onerigenerali che gravano sulle bollette, chepoco hanno a che fare con l’erogazione delservizio e che sono stati aggiunti negli anniper far fronte a situazioni specifiche, perpoi rimanere però parte strutturale deltutto anche al venir meno delle stesse.

Riguardo agli incentivi alle fonti rin-novabili, secondo Cittadinanzattiva questidovrebbero passare sulla fiscalità generalee ne andrebbe ridisegnato il sistema, ondeevitare di incentivare anche la produzioneeccedente che va sprecata, come avvieneoggi con il fotovoltaico, ed evitare disprecare energia perché la rete non è ingrado di distribuirla dove serve o di im-magazzinarla e reimmetterla al bisogno,deficienza che ha segnato peraltro il fal-limento della tariffa bioraria.

Sebbene poi la SEN riconosca l’effi-cienza energetica come obiettivo priorita-rio, Cittadinanzattiva rileva ancora unosquilibrio tra gli incentivi in favore delsettore elettrico e quelli previsti proprioper l’efficienza e le rinnovabili termiche.

Sul fronte dei carburanti e degli idro-carburi, il riconoscimento di un caratterestrategico alle attività di raffinazione e agliinvestimenti per la ristrutturazione nelsettore denota, secondo la dott.ssa Toto,un persistente interesse al mantenimentoin quota rilevante del mix di energia dafonti primarie da combustibili fossili. Ilprevisto supporto al settore industrialesembra destinato a drenare ingenti risorse,che potrebbero invece confluire su fontirinnovabili e tecnologie di efficienza ener-getica.

Nonostante la priorità assegnata al ri-sparmio energetico, la strategia è moltoincentrata sul rilancio delle fonti fossili,prevedendo la ricerca di petrolio sul ter-ritorio nazionale, che comunque è di en-tità irrisoria e si esaurirebbe nel giro di unanno o poco più. Cittadinanzattiva è in-vece favorevoli all’ipotesi di sfruttare ilnostro posizionamento geografico per faredell’Italia un hub del gas, per una mag-

giore indipendenza e sicurezza degli ap-provvigionamenti, consapevoli del fattoche, prima che le rinnovabili possanodiventare una concreta alternativa al gas,passerà almeno un altro ventennio.

Per quanto riguarda gli idrocarburi,l’obiettivo è il raddoppio della produzionenazionale, per il gas più 45 per centoestratto nel Paese. L’uso del carbone, ilcombustibile che emette maggiori quantitàdi anidride carbonica, non viene affattointaccato dalla SEN, sebbene gli obiettiviambientali impongano di ridurlo drastica-mente.

In tema di governance la SEN prevedeun accentramento dei poteri, quindi inmateria di energia risulterebbe un passoindietro sul decentramento. La propostadel Governo di una modifica costituzionaleriporterebbe allo Stato la competenza de-cisionale per tutte le infrastrutture dirilevanza nazionale.

La scelta presenta aspetti positivi, se-condo Cittadinanzattiva, soprattutto nel-l’ottica di stabilire competenze chiare esistemi di regole certe, ma pone unaquestione di democrazia, laddove potrebberappresentare una scorciatoia per « bypas-sare » il parere dei cittadini invece dinegoziare opportuni strumenti di tutela ecompensazioni delle popolazioni locali in-teressate dagli insediamenti. Il trasferi-mento di poteri allo Stato centrale sembradunque non potersi conciliare con lo svi-luppo delle fonti rinnovabili, che per loronatura sono diffuse, decentrate e vannogovernate e gestite sui territori.

Federconsumatori

MAURO ZANINI. Vicepresidente respon-sabile del Dipartimento energia

Il dott. Zanini ha incentrato il suointervento sulle proposte avanzate dalleassociazioni per ridurre le bollette a caricodelle famiglie e delle imprese:

eliminare l’agevolazione prevista ne-gli oneri generali per la componente A4,che prevede delle riduzioni per l’energia

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per la rete ferroviaria italiana. Eliminarequesta agevolazione può comportare unminor costo sulle bollette delle famiglieper il 2013 di 460 milioni di euro, ovverol’1 per cento in meno;

applicare già dal conguaglio 2012,nonché per tutto l’anno 2013, il nuovometodo di aggiornamento nel CIP6 delcosto evitato di combustibile (CEC), adifferenza di quanto previsto dal decreto« del fare ». Questo si tradurrebbe in unrisparmio per le bollette delle famiglieitaliane di altri 800 milioni di euro, ovveroun ulteriore 2 per cento di riduzione;

eliminare l’iniquità generata dal de-creto che ha ridotto con incentivi le bol-lette delle aziende energivore, scaricandosulle bollette delle utenze domestiche 600milioni di euro di minor costo delle ener-gie per le aziende energivore;

togliere la componente degli onerigenerali dalla base imponibile IVA dellabolletta elettrica;

togliere le imposte erariali e l’addi-zionale regionale dall’imponibile IVA dellabolletta del gas metano;

innalzare almeno fino a 1.500 metricubi la soglia dello scaglione di aumento dialiquota IVA della bolletta del gas metano(per i primi 480 metri cubi di metano sipaga l’IVA al 10 per cento, da 481 metricubi si paga il 21 per cento);

sterilizzare automaticamente l’incre-mento dell’IVA all’aumento del costo dellamateria prima. Nel 2010, la bolletta delgas si è attestata a 1.063 euro di medianazionale, l’anno successivo a 1.158 euro.Se quindi si applica l’IVA su un imponibiledi 1.158 o di 1.063 euro, quando aumentail costo della materia prima automatica-mente c’è un maggior prelievo IVA sullebollette delle famiglie italiane;

rivedere il bonus energia e gas, ri-considerando la soglia di 7.500 euro, esemplificandone l’iter.

Il dott. Zanini ha concluso sul tema delmercato retail. Nello scorso mese di agosto

l’Autorità ha concluso l’indagine conosci-tiva sull’andamento del mercato dell’ener-gia e del gas, che ha evidenziato la delu-sione delle aspettative di milioni di con-sumatori che hanno scelto il mercato li-bero, che rappresentano il 21 per centoper l’energia e il 14 per cento per il gas.La maggior parte di chi ha scelto ilmercato libero ha pagato di più rispetto almercato tutelato. Su questo versante Cit-tadinanzattiva chiede di favorire maggioreconcorrenza, informare meglio i consuma-tori e rendere obbligatoria la possibilità dicomparazione delle società che vendononel mercato libero con la stessa determi-nazione delle voci, perché altrimenti è unmercato selvaggio e il consumatore troppodebole non possiede gli strumenti perdifendersi.

Assorinnovabili

GIOVANNI SIMONI, vicepresidente

L’Ing. Simoni ha anzitutto ricordatoche Assorinnovabili è nata dalla fusione didue realtà preesistenti, APER (Associa-zione produttori energia rinnovabile) eAssosolare (Associazione nazionale dell’in-dustria solare fotovoltaica). L’associazioneconta oggi 500 soci che controllano 1300impianti, per circa 10 mila megawatt dipotenza elettrica da fonti rinnovabili, ov-vero più di un terzo di tutta la potenzaitaliana da rinnovabile.

Assorinnovabili condivide gli obiettivigenerali della SEN: competitività del si-stema Italia, ambiente, sicurezza, crescita.Dal punto di vista degli imprenditori, tut-tavia, occorre maggiore chiarezza sugliobiettivi a lungo e breve termine.

In Italia il mercato elettrico è oggistabile, da anni non aumenta e non pre-vede crescite neppure nei prossimi 7-8anni, per varie motivazioni: la situazioneeconomica generale, il risparmio, la delo-calizzazione produttiva di alcuni impiantida parte di aziende che, trasferendosiall’estero, riducono la domanda di energianel nostro Paese.

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Il consumo nazionale stimato per il2020 non prevede aumenti (arriva a 345terawattora rispetto ai 340 di ogg), maall’interno di esso la quota derivante darinnovabili dovrebbe crescere da 92 a 115terawattora, raggiungendo il 33 per centodi energia elettrica da fonti rinnovabili.

Il vicepresidente di Assorinnovabili hapoi illustrato i dati relativi al fotovoltaico,relativamente alla produzione e ai costi. Inquesti anni con il fotovoltaico abbiamoottenuto un risparmio annuale di gas dicirca 3 miliardi di euro l’anno. Ci sonoquasi 600 mila impianti, con una produ-zione di energia elettrica decentrata moltodiffusa. Questa struttura energetica nazio-nale, che oggi è di 18 mila megawatt disolo fotovoltaico, è stata realizzata con unfinanziamento vario: circa 50 miliardi ne-gli scorsi anni, con una prevalenza didebito bancario – le banche, cioè, hannofinanziato pesantemente questa struttura,per circa il 70 per cento, pari a circa 35miliardi nel complesso – e fondi prove-nienti dall’estero per circa il 25 per centodel totale dei 50 miliardi, quindi circa12-12,5 miliardi. Evidentemente, questoafflusso di denaro è stato attratto daun’interessante prospettiva di reddito do-vuta agli incentivi concessi dai diversiGoverni e attualmente esauriti per i nuoviimpianti. In aggiunta, è stata introdotta laRobin Tax, anche per gli impianti di piùridotta dimensione e imposte di oneri disbilanciamento.

Assorinnovabili è favorevole alla pro-spettiva di finanziare il GSE (Gestore deiservizi energetici) per mantenere il livellodi erogazione verso i proprietari di im-pianti, attraendo dal mercato una parte diqueste risorse finanziarie, invece che dallebollette. L’associazione è invece contrariaalle misure che tolgono certezza circa ilprezzo a cui poter vendere l’energia elet-trica prodotta dagli impianti rinnovabili.

Ancora sulla prospettiva dei bond; equando si toglie certezza, evidentemente,si insinuano dubbi e le banche, se possono– oggi sono molto coinvolte sul passato –si ritirano dal gioco.

Mentre l’idea di portare una parte diquesti oneri sul mercato, come abbiamo

già detto in vari comunicati, ci trovad’accordo, siamo fortemente contrari,come potete capire, a ogni misura retroat-tiva.

Infine, l’Ing. Simoni ha elencato alcunipunti-chiave per la politica nazionale:

promuovere la generazione distri-buita, cioè la generazione di impianti diproduzione elettrica decentrata, di diversedimensioni e in diversa forma, che signi-fica sostanzialmente riuscire a produrre làdove c’è il consumo;

favorire gli accumuli elettrici;

integrare meglio le reti rinnovabilinella rete elettrica;

razionalizzare tutti gli oneri di si-stema attraverso un confronto diretto an-che con gli operatori, per determinarequali sono i criteri con i quali si fanno iconti;

riformare il sistema dell’emission tra-ding, cioè lo schema che oggi associa allaquantità di CO2 risparmiata valori moltobassi, che certamente non contengono ilcosto di tutte le esternalità delle produ-zioni fossili;

risolvere il problema dell’overcapa-city, in quanto oggi in Italia abbiamo unacapacità complessiva di potenza elettricainstallata che è circa il doppio di quantopossa servire nei momenti di punta.

Anigas

BRUNO TANI, presidente

L’Ing. Tani ha presentato l’associazionedi cui è presidente, che rappresenta circail 65 per cento del mercato del gas ita-liano. Anigas comprende le aziende ita-liane più grandi (come ENI ed ENEL), leimprese straniere operanti in Italia (i te-deschi di E.ON, i francesi di Gaz deFrance, gli spagnoli di Gas Natural), e inpiù numerose piccole e medie aziendeitaliane. Il restante 35 per cento del mer-cato è rappresentato dalle aziende ex mu-nicipalizzate, molte delle quali oggi sono

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quotate in borsa, le famose multiutility,ma anche monoutility, di estrazione pub-blica, associate in Federutility.

Riguardo alla Strategia energetica,l’Ing. Tani affronta per primo il problemadella governance: investitori, aziende, ope-ratori hanno bisogno di stabilità e hannobisogno di certezze sulla continuità e sulcorretto impiego degli investimenti. A taleriguardo, Anigas è favorevole alla propostariforma del Titolo V della Costituzione perfare in modo che le scelte strategichenazionali siano di competenza statale, eanche per semplificare le procedure diautorizzazione.

Una delle critiche che Anigas rivolgealla Strategia energetica nazionale è che siè data degli obiettivi che vanno oltre gliimpegni di Kyoto, e questi obiettivi co-stano. Queste attività, infatti, come lariduzione dell’impatto di emissioni di CO2,come tutti gli obiettivi di risparmio ener-getico, compresi quelli di efficientamento,ovviamente hanno dei costi.

A tal proposito l’Ing. Tani ha richia-mato l’attenzione sul gas. L’Italia è il Paeseche più di altri usa il gas per la produ-zione di energia elettrica e per i fabbisognienergetici in generale. C’è, dietro a questo,una ragione storica: la rinuncia al nu-cleare ci ha portato a concentrarci sul gas.

Nell’incentivare le fonti rinnovabili, tut-tavia, non si è tenuto conto del tasso diinquinamento della fonte primaria che siandava a « spiazzare », in quanto se sosti-tuisco il carbone, porto un grande bene-ficio ambientale, mentre se « spiazzo » delmetano porto sempre un beneficio, mamolto inferiore.

Ad oggi abbiamo un abbondante parcodi produzione termoelettrica, con ciclicombinati, che vanno a gas, che sono i piùefficienti e sono di data relativamenterecente, ma adesso sono fermi, e questo èun peccato rispetto al discorso costi-be-nefici.

La Strategia energetica nazionale pre-vede anche uno sviluppo delle infrastrut-ture rispetto al quale Anigas è d’accordo,soprattutto per quanto riguarda il tra-sporto, specialmente con la liberalizza-zione del mercato, con l’obiettivo più che

condivisibile di arrivare a un mercatounico europeo, il che ci darebbe anchemolto più potere contrattuale come con-sumatori rispetto a oggi.

Il nostro è un mercato di 70 miliardi dimetri cubi all’anno. Per dare un’idea,prima della crisi era di 80 miliardi dimetri cubi all’anno; questa è la diminu-zione che abbiamo registrato, in parte perla crisi, in parte per le rinnovabili chehanno « spiazzato » una porzione di questariduzione dei consumi. Il mercato europeosarebbe un mercato da 450 miliardi dimetri cubi all’anno; un mercato, quindi,con molto più potere nei confronti deiPaesi produttori.

Il presidente di Anigas ha poi parlatodel mercato dell’approvvigionamento e deldiscorso take or pay o mercato spot. Negliultimi anni, si è creata una situazione diabbondanza di metano che ha portato allacreazione di un mercato spot, con prezzipiù bassi, del quale hanno usufruito molticonsumatori finali.

L’Italia è impegnata, dunque, ed è inbuona posizione attraverso la Snam (as-sociata Anigas), nella realizzazione dimaggiori connessioni fra i tubi di trasportoitaliani e il resto dell’Europa nel tentativodi ottenere quel famoso flusso bidirezio-nale che ci consentirebbe di usufruireappieno delle varie fonti di fornitura daiPaesi esteri. Parliamo del Nord Africa,della Libia, dell’Algeria, del liquido dalQatar, del gas che viene dalla Russia e delgas che viene dal Mare del Nord. Lacondizione di avere più punti di intercon-nessione crea mercato, perché possiamomettere in concorrenza fra loro un nu-mero maggiore di fornitori. Servono,quindi, investimenti su questo. Sul di-scorso dei prezzi, l’Ing. Tani ha anzituttosmentito che il costo del gas in Italia siapiù alto rispetto agli altri Paesi. Per ab-bassarli ulteriormente è necessario miglio-rare e potenziare le infrastrutture e libe-ralizzare completamente il mercato. Il de-creto del Fare ha allargato la fascia dimercato libero, restringendo la fascia ditutela; è possibile, a nostro avviso, proce-dere ulteriormente e togliere qualsiasi vin-colo ai prezzi regolati perché ormai il

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mercato è sviluppato sulle reti di distri-buzione cittadina. Va mantenuto, secondoAnigas, il bonus sociale per le famigliemeno abbienti e anzi, restringendo l’areadi tutela, si potrebbe addirittura aumen-tare e dare un bonus più consistente.

Riguardo al dell’efficienza energetica,l’Ing. Tani ha mosso una lamentela ri-guardo ai certificati bianchi. Le aziendedel gas, al pari delle aziende di distribu-zione elettrica, sono tenute a produrre,tutti gli anni, risparmio energetico in pro-porzione ai volumi di gas che fanno tran-sitare nei loro tubi. Tale meccanismo haprodotto nel 2012, solo nel settore del gas,un risparmio equivalente di oltre 6 mi-liardi di metri cubi all’anno, producendocertificati energetici, cioè investendo ininiziative di risparmio energetico o com-prando i certificati sul mercato. Negliultimi anni, purtroppo, il mercato di que-sti titoli si è alzato e c’è un riconoscimentotariffario che assolutamente non è piùsufficiente. Le aziende, quindi, oltre aessere compensate dalla tariffa che serveper la manutenzione e la gestione degliimpianti, devono destinare parte di questiintroiti all’acquisto dei certificati bianchiche non sono remunerati sufficientemente.

Codici

LUIGI GABRIELE, Responsabile delle re-lazioni istituzionali e affari regolatori

Il dott. Gabriele ha ricordato che Co-dici è una delle associazioni nazionali atutela del consumatore. Negli ultimi de-cenni, con l’inserimento di numerose com-ponenti all’interno degli « oneri generali disistema » della bolletta elettrica, le variescelte di politica energetica nel nostroPaese sono state pagate dai consumatorifinali, cittadini e aziende.

Tutto questo ha determinato, ovvia-mente, la crescita esponenziale del costodella bolletta energetica nel nostro Paese.

L’attuale SEN si basa innanzitutto sul-l’efficientamento, sulle politiche sugli idro-carburi, sull’obiettivo di far diventare ilnostro Paese un hub del gas e su nume-

rose altri aspetti che, ad avviso di Codici,sono in parte validi, ma rappresentanosoprattutto considerazioni di carattere ge-nerale. Non si può fare, infatti, una poli-tica energetica che non dice come farrisparmiare i consumatori italiani o gliutenti finali, così come non si può portareavanti una politica energetica che concen-tra il suo contenuto sull’efficientamento e,nello stesso periodo, emanare decreticome il cosiddetto decreto Passera-Grilliche sostanzialmente ha finanziato legrandi imprese energivore.

In questo modo, finanziando gli ener-givori, erogando gli incentivi incrociati,continuando a dare contributi ed elargen-doli, più o meno, a diffusione di massa,continuiamo a dire ai soggetti che consu-mano energia di non risparmiare, di nonfare efficientamento. Sugli incentivi, anchealle fonti rinnovabili, occorre fare unariflessione. Se è vero che abbiamo creatoun mercato delle fonti rinnovabili, è anchevero che non abbiamo una sola aziendanazionale che produca pannelli fotovol-taici o una rete diffusa di aziende cheproducono quadri elettrici; non abbiamo,insomma, strutturato un’industria. Inoltre,la maggior parte degli impianti a terra digrandissime dimensioni, sia parchi eoliciche fotovoltaici, non sono di proprietà deiconsumatori, che pagano le fonti rinnova-bili attraverso la componente A3 deglioneri generali sistema, ma sono in preva-lenza di organismi finanziari e bancari.

Secondo Codici, l’asset portante delnostro Paese rimane la rete; possiamorisolvere persino il problema della Tele-com se riusciamo ad accorpare la retetelefonica con la rete di distribuzione dienergia. Apriremmo immediatamente, inquesto modo, la strada alle smart cities;potremmo mettere insieme, in manieraintegrata e intelligente, le diverse tecnolo-gie che vanno dalla gestione dei rifiutiall’acqua, al gas, all’energia. Potremmoefficientare e risparmiare, ma dobbiamoliberalizzare la rete. La distribuzione (e,quindi, la rete) è gestita dagli stessi ope-ratori; i disservizi che stanno sul libero

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mercato sono gli stessi elementi di nega-tività che non permettono lo sviluppoenergetico di questo Paese.

È necessario, ovviamente, procederecon adeguati approfondimenti su ciò che èla rete di idrocarburi e la distribuzione,ma non continuiamo a pensare, comedicono alcuni big player, che in questoPaese è sufficiente ridurre il numero dellepompe di benzina per risolvere il pro-blema del prezzo. Anche in questo caso,infatti, siamo di fronte a una falsità; nonmi è mai capitato di sentire che se, nelmercato, riduciamo il numero degli ope-ratori, ne guadagna il consumatore finale.

Il problema non è solo che la nostrarete è obsoleta; in questo Paese, anche nelcaso della distribuzione degli idrocarburi,c’è una logica monopolistica e di concen-trazione che vede pochissimi operatori chesono i principali detentori della stragrandemaggioranza del numero delle reti e nonpermette ad altri operatori di entrare sulmercato. Non possiamo pensare, però, diandare avanti a petrolio chissà per quantoaltro tempo. Se vogliamo fare una ridi-stribuzione della rete degli idrocarburidobbiamo unirvi necessariamente una ri-definizione della rete delle nuove tecnolo-gie.

In merito all’idea di costruire un hubnazionale, il dott. Gabriele ha ricordatoche la stragrande maggioranza delle garenegli ambiti territoriali dei distributori digas sono scadute da tredici anni e ci sonoaziende di lungo corso che non sanno seda domani potranno continuare a distri-buire o meno il gas, e la soluzione diquesto problema è più urgente di realiz-zare l’hub europeo del gas.

L’elemento positivo è che oggi si èricominciato a parlare di Strategia ener-getica nazionale (SEN), argomento chepurtroppo era stato accantonato.

Altroconsumo

LUISA CRISIGIOVANNI, Direttore

Rispetto a un mercato sicuramentecomplesso come quello dell’energia, Altro-

consumo si è interrogato, ancora unavolta, guardando anche al di fuori deiconfini nazionali.

Alcuni Paesi sono stati in grado diorganizzare su piattaforme telematiche,dal 2011 in particolare in Olanda, deigruppi di acquisto di energia e gas, checon successo hanno fatto risparmiare allefamiglie, ovviamente su quella che è lacomponente del prezzo della commodity,quindi dell’energia, somme variabili dai 50ai 450 euro l’anno.

Altroconsumo il 27 maggio 2013 haquindi lanciato il primo gruppo di acqui-sto di energia e gas del nostro Paese. Il 19settembre scorso, dopo aver comunicato icriteri all’Autorità per l’energia elettrica eil gas e ai concorrenti, si è tenuta l’astaonline cui hanno partecipato 12 delle 500aziende che abbiamo contattato. Leaziende si sono sfidate a colpi di rilanci,ben 32, e il gruppo di acquisto ha avutouna risposta di pre-adesioni di oltre 171mila persone.

In questo modo Altroconsumo ha agitosul fronte della domanda, aggregandola. Sipuò anche intervenire sul lato della distri-buzione, che è per sua natura in manoall’ex monopolista, quindi qui non c’èmargine e il trasporto dell’energia è unaparte del costo che noi non possiamocontrollare. Questo deve essere quindi piùefficiente e soprattutto rispondere allenorme sulla concorrenza.

L’altro capitolo sicuramente impattante(per un terzo sulla bolletta del gas e peril 12 per cento su quella elettrica) è ancorauna volta quello delle tasse, degli oneri disistema che includono i famosi incentivi,che sono stati introdotti, in un certomomento storico, per sviluppare questosettore. Adesso che l’obiettivo è stato inparte raggiunto non servono più e vannotolti, anche se può essere impopolarefarlo.

La dott.ssa Crisigiovanni ha infine in-vitato le autorità di vigilanza essere piùincalzanti rispetto, per esempio, ai con-tratti, in quanto molte delle lamenteledella gente riguardano la sottoscrizione dicontratti di cui non si ha necessariamentecontezza, perché magari sono stati propo-

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sti con pratiche commerciali scorrette,oppure il fatto di non riuscire ancora,nonostante tutti gli interventi fatti, a com-prendere bene i propri consumi.

Anche laddove si parla di smart mete-ring, tecnologia già presente nelle nostrecase, non è detto che, ancora una volta, siasempre consumer friendly e debba rica-dere sulle spalle del consumatore il costodell’installazione; in ogni caso, poi, questainstallazione intelligente deve rispondereed essere funzionale all’utilizzo all’internodelle case.

TAP (Trans Adriatic Pipeline)

GIAMPAOLO RUSSO, Country Manager Ildottor Russo ha illustrato il progetto delTAP, che consentirà l’arrivo delle risorseazerbaigiane nel mercato italiano, e poinel mercato europeo. Tra gli azionisti delprogetto si trova un’importante presenzadei membri del consorzio Shah Deniz,oltre ad altri operatori europei, e, inparticolare, E.On ed Axpo, che non sonosoggetti del consorzio Shah Deniz, e Flu-xys, che è un operatore di rete nordeuro-peo. Ha inoltre sottolineato che, oltre allerisorse dell’Azerbaigian, un domani, conun’area pacificata, questo corridoio potràessere anche un importante canale diaccesso al mercato europeo per le risorsedell’intera area del Caspio (Turkmenistan,Iran e Iraq). È la prima volta che abbiamola possibilità di far accedere al mercatoeuropeo le risorse dell’Azerbaigian oggi, eforse di altri Paesi domani, attraversorotte che non siano controllate dalla Rus-sia, ovvero da Gazprom.

Il sostegno del Governo, è stato moltoimportante e continuativo. Nel febbraio2013, è stato firmato l’accordo intergover-nativo tra Italia, Grecia e Albania, seguitoil 24 maggio 2013 dal disegno di legge perla ratifica del medesimo approvato dalGoverno Letta.

Il TAP è citato esplicitamente dallastrategia energetica nazionale. L’Italia hauna fortissima dipendenza dal gas natu-rale per il suo fabbisogno energetico. IlTAP porta un gas diverso, che proviene

dall’Azerbaigian, e costa di meno del gasoggi mediamente presente sul nostro mer-cato. Si tratta di un’importante fonte dicontenimento del costo della nostra bol-letta energetica. Nella SEN il Governo hastimato in 4,1 miliardi la riduzione delcosto della materia prima. TAP è il pro-getto più importante che rappresenta l’ar-chitrave di questo percorso di riduzione.

C’è poi il concetto dell’hub del gas, esenza TAP non ci sarebbe hub, e quindiSnam Rete Gas non potrebbe svolgerequesto ruolo e potenziare le sue infra-strutture, anche nell’intesa di portare ilgas per la prima volta nella storia da Sudverso Nord.

Per quanto riguarda la realizzazionepratica, vi è una condotta sottomarina conun approdo nel Salento, nel comune diMelendugno, attraverso un microtunnel. Èun approdo studiato per evitare dirom-penti impatti ambientali che compromet-tano beni naturali protetti (posidonia ecaretta caretta). Passerà 10 metri sotto laspiaggia, non sarà mai visibile sul territo-rio, e andrà al punto di consegna conSnam Rete Gas collocato sempre nel co-mune di Melendugno. Il punto di consegnaviene chiamato « PRT », cioè terminale diricezione del gasdotto.

Il percorso non ha nessuna interfe-renza antropica (non comporta lo sposta-mento di abitazioni) e non interferisce sitiarcheologici o di rilievo ambientale. Ilterritorio salentino è caratterizzato da co-struzioni che si chiamo « pagghiare », chesono dei trulli non abitati, usati solo perrimessa agricola. Hanno un valore simbo-lico importante per quel territorio, purnon essendo fabbricati e non avendo nes-suna tutela. Il gasdotto non avrà nessunainterferenza neanche con le pagghiare, inquanto non passerà né sotto né a fiancodelle medesime. Vi è dunque stata, oltread una valutazione ambientale, anche unavalutazione di carattere sociale, in quantol’azienda ha aderito volontariamente aiprincipi della Banca europea di ricostru-zione e sviluppo (EBRD), che vanno al dilà di quanto previsto dal quadro norma-tivo italiano. Questo significa anche at-tuare una politica che viene chiamata di

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« local content », cioè di attenzione al coin-volgimento delle imprese locali sul terri-torio, affinché abbiano i requisiti per par-tecipare alle gare, con un percorso dimappatura e formazione delle aziendelocali, al fine di dare loro gli strumenti peracquisire i requisiti. Oltre al coinvolgi-mento delle imprese, poi, questo tipo dipolitica comporta anche offrire al territo-rio e a tutti i soggetti impattati dal pro-getto, in quanto aventi attività economiche(pescatori, olivicoltori o operatori del tu-rismo), una valorizzazione del proprioreddito anteprogetto e un indennizzo, qua-lora, in qualsiasi momento, il progettocomporti una diminuzione del reddito per-cepito.

Ciononostante, il TAP ha incontratol’opposizione dell’amministrazione comu-nale.

Assoelettrica

ENRICO TESTA, Presidente

Il Presidente Testa ha esordito ricor-dando i punti positivi, secondo Assoelet-trica, della SEN: la definizione di undocumento generale di obiettivi di strate-gia energetica, che sono anche ben modu-lati tra medio e più lungo periodo, lacentralità che viene assegnata al settoreenergetico, il criterio di selettività degliinvestimenti e l’individuazione delle setteazioni prioritarie.

Un punto critico è che, purtroppo, benpoche delle cose previste da quella stra-tegia energetica nazionale sono state at-tuate.

Il secondo problema chiave, dal puntodi vista dei produttori di energia elettrica(fondamentalmente termoelettrici), è rela-tivo a quello che va considerato uno deidue punti fondamentali della strategiaenergetica nazionale, vale a dire la ridu-zione dei costi dell’energia. Mentre infattistiamo assistendo ad un progressivo rial-lineamento dei prezzi all’ingrosso del-l’energia elettrica, anche grazie al rialli-neamento del prezzo del gas, purtroppoquesto non avviene per il prezzo finale

dell’energia elettrica, a causa di tutte lealtre voci che si aggiungono prima diarrivare al consumatore (in particolare gli« oneri di sistema », che sono la voce digran lunga più cresciuta in questi anni,soprattutto a causa degli incentivi concessialle fonti rinnovabili, e tra esse, in parti-colare, all’energia solare). Certamente c’èanche un mix energetico italiano moltoparticolare, che pesa. Vorrei ricordarvicosa avviene nei due Paesi nostri principalicompetitori, Francia e Germania. In Fran-cia l’80 per cento dell’energia elettricaviene prodotta con centrali nucleari. InGermania più del 60 per cento dell’energiaelettrica viene prodotta con carbone elignite, che è di gran lunga la fonte piùimportante, e una parte con l’energia nu-cleare. In Italia nel 2012 le fonti rinno-vabili contribuivano al mix energetico peril 28 per cento, contro il 22 per cento dellaGermania. L’unico Paese che ha un tassosuperiore al nostro è la Spagna, che arrivaal 30 per cento.

Oltre a questi, ci sono altri problemi,tra cui le strozzature della rete. Per esem-pio, la questione della Sicilia. Nei giorni incui il cavo tra la Sicilia e « il continente »è stato messo in manutenzione, i prezzidell’energia elettrica in Sicilia, sonoesplosi, ma, per il meccanismo del prezzounico nazionale, è tutto il resto del Paeseche paga i costi maggiori della Sicilia. Siritiene che, in condizioni normali, la stroz-zatura siciliana pesi per almeno 3 euro almegawattora sul costo totale dell’energiaelettrica.

C’è un altro punto nella SEN che nontrova d’accordo Assoelettrica. La SEN èsoprattutto un documento metodologico,che stabilisce le azioni da intraprendere,ma in alcuni punti indica anche obiettiviquantitativi. Per esempio, per le rinnova-bili si indica un obiettivo di 120-130terawattora al 2020. I casi sono due: o siprivilegia il criterio del costo minore, e chiè più bravo produce l’energia necessaria,oppure, se invece si pianifica, inevitabil-mente si è costretti a prevedere prezzispeciali per determinati settori. In Italiaormai più del 50 per cento dell’energiaelettrica che viene consumata non transita

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attraverso meccanismi di mercato, cioènon è portata ad alcun confronto con glialtri prezzi in quanto viene « dispacciataprioritariamente ». Sostanzialmente i ge-stori della rete e i Terna hanno l’obbligodi comprare quest’energia elettrica e ladevono comprare ad un prezzo prefissato.Oltre tutto, questo s’inserisce in una ri-duzione complessiva dei consumi elettriciitaliani: oggi consumiamo all’incirca quelloche consumavamo nel 2002-2003, salvoche da allora ad oggi, sulla base delleprevisioni di crescita, sono stati fatti in-vestimenti per circa 100 miliardi di euro.Trenta miliardi li ha investiti il settoretermoelettrico, e 70-80 miliardi sono gliinvestimenti fatti dalle fonti rinnovabili,ben remunerati dalle tariffe previste. Citroviamo pertanto nella situazione para-dossale di avere un eccesso di potenzainstallata rispetto alla domanda, il migliorparco termoelettrico d’Europa, la do-manda in discesa e, ciò nonostante, iprezzi non diminuiscono, ma aumentano.

Da ultimo, il Presidente Testa ha ri-cordato che ci sono situazioni veramenteparadossali che impediscono persino ilconsumo di energia elettrica. Un esempiomolto preciso: una famiglia italiana tito-lare di un contratto di energia elettricatipico da 3 chilowatt nell’abitazione diresidenza paga 19 centesimi a chilowat-tora. Con lo stesso contratto da 3 chi-lowatt, con lo stesso consumo, nella se-conda casa, il costo a chilowattora passa a30 centesimi, ossia quasi il doppio. Questeregole non hanno nulla a che fare con lastruttura dei costi e con l’effettiva reddi-tività da parte dell’azienda, ma piuttostocon regole che il Paese si è autoimpostonegli anni 1970, per fronteggiare le duecrisi petrolifere e scoraggiare i consumielettrici. Queste regole fanno sì che ilcittadino italiano, quando deve mettere unimpianto di condizionamento a casa sua,non pensa a quanto costa l’impianto dicondizionamento, ma a quanto costa cam-biare il contratto elettrico, passando da 3chilowatt a 4,5 o 6 chilowatt. Questocambiamento non gli porta un aumentoprogressivo e proporzionale del costo,come sarebbe giusto, ma lo porta comple-

tamente in un’altra classe di consumo, chenon ha nessun paragone con le tariffe chepagava precedentemente. Questo fa sì chefattori di benessere che sono essenzial-mente legati al consumo di energia elet-trica sono scoraggiati. Occorre quindi, se-condo il Presidente Testa, avere una strut-tura tariffaria che corrisponda effettiva-mente, in maniera proporzionale, ai costi,e non invece a politiche incentivanti edisincentivanti che producono danni moltoimportanti al sistema.

Finco (Federazione industrie prodotti im-pianti servizi e opere specialistiche per lecostruzioni)

ANGELO ARTALE, Direttore generale diFinco.

Finco, la Federazione industrie prodottiimpianti servizi e opere specialistiche perle costruzioni, raggruppa 32 associazioni, 8mila aziende e circa mezzo milione didipendenti.

Per quanto riguarda l’efficienza ener-getica, Finco plaude alla proroga dell’eco-bonus, ma rileva in merito alcune criticità.Per quanto riguarda soprattutto l’antisi-smica, il lasso di tempo biennale è troppopoco. Sotto questo profilo Finco proponeuna durata fino al 2020, seppure scalando,perché indubbiamente il 65 per cento èuna percentuale piuttosto impegnativa perl’Erario. Un altro punto è la durata delladetrazione, soprattutto per le persone an-ziane.

Fiper – Federazione italiana produttori dienergia da fonti rinnovabili

VANESSA GALLO, Segretario generale

riunisce i teleriscaldamenti alimentati abiomassa legnosa vergine, ossia tipica-mente i riscaldamenti che nascono suiniziativa locale. Stiamo parlando di zonerurali appenniniche e montane.

Fiper sottolinea che occorre fare inmodo che all’interno della Strategia ener-getica nazionale si ponga effettivamente in

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percentuale un peso maggiore al compartotermico. Già a suo tempo il Piano d’azionenazionale attribuiva al termico un’alloca-zione del 44,4 per cento. Po la SEN ha difatto abbassato questo target. Fiper chiededi rivedere la SEN nell’allocazione degliobiettivi nella ripartizione tra termico edelettrico. L’energia termica nella SEN èdefinita al 20 per cento, quella elettricadal 35 al 38 per cento. Come si è visto conil decreto ministeriale del 6 luglio, c’è statoun bello start up degli impianti a biomassaper piccoli impianti, che andrebbe a essereequiparato con impianti di energia ter-mica.

Il teleriscaldamento è una tecnologiamolto sviluppata nei Paesi del Nord Eu-ropa e negli ex Paesi comunisti. Ahimè, inmateria l’Italia è il fanalino di coda perquanto riguarda la penetrazione sul mer-cato, in quanto ricopre, purtroppo, solo il4 per cento del segmento del mercatocivile, nonostante il potenziale di penetra-zione sia stato calcolato intorno al 20 percento. La direttiva sull’efficienza energe-tica, poi, all’articolo 13, indica proprio difacilitare la realizzazione di reti di teleri-scaldamento e teleraffrescamento abbinatea fonti rinnovabili, biomasse, geotermia abassa entalpia o recupero di calore indu-striale.

Occorrerebbe anche rivedere la politicaforestale, in quanto il patrimonio forestaleè incredibile, ma non è utilizzato, perchéc’è una parcellizzazione. Occorre rivederela vecchia politica sulle foreste, la leggesulle potature e tutta la questione legata aisottoprodotti, perché attualmente la mag-gior parte delle biomasse residuali impie-gate a fini energetici viene annoverata trai rifiuti non pericolosi, nonostante il Mi-nistero dello sviluppo economico l’abbiaclassificata tra i sottoprodotti.

Bisogna anche fare in modo che vengaemanato in tempi brevissimi il decretorelativo al Fondo per il teleriscaldamento.Presso la Cassa depositi e prestiti sonoallocati 120 milioni di euro, che sonobloccati.

Anfus – Associazione nazionale fumisti espazzacamini

GIOVANNI PAOLETTI, Presidente

Le problematiche illustrate dalla Fiperriguardano gli impianti al di sopra dei 35chilowatt. L’Associazione nazionale fumistie spazzacamini, ossia installatori e manu-tentori di caminetti, stufe e impianti fu-mari, si occupa di tutto quello che è al disotto dei 35 chilowatt, e che riguarda 5milioni di famiglie che impiegano cami-netti e stufe per il riscaldamento e 10milioni di impianti funzionanti. Con lacrisi, tantissime famiglie italiane in pochis-simo tempo sono passate, quasi costrette,dal riscaldamento tradizionale, la caldaia,al caminetto e alla stufa, per un discorsoesclusivamente economico. Di conse-guenza, è in aumento vertiginoso, par-liamo di circa 10 mila interventi dei vigilidel fuoco, la quantità totale degli incendi,delle intossicazioni e dei danni a persone,cose ed edifici. È lasciata troppo allalibertà del committente la scelta dell’in-stallatore, che spesso non è abilitato.Viene, inoltre, totalmente disattesa la ma-nutenzione da parte di personale qualifi-cato, cioè del maestro spazzacamino. An-fus ha fondato una scuola per maestrispazzacamini vent’anni fa, ed ha avuto unpiù 18 per cento per l’occupazione delmaestro spazzacamino proprio in que-st’anno; l’utilizzo del legno combustibileper questo tipo di apparecchio, inoltre, haavuto un aumento di circa il 26 per centodi importazione.

Infine, non vanno sottovalutate tutte lepotenziali risorse locali per l’utilizzo, qualigli scarti della lavorazione e il ritorno alcombustibile.

AIGET (Associazione italiana grossisti dienergia e trader)

MICHELE GOVERNATORI, Presidente

AIGET è nata nel 2000 ed è l’Asso-ciazione italiana dei grossisti e dei traderdi energia elettrica e gas di cui fannoparte, tradizionalmente, operatori con po-sizioni precedenti non di monopolio.

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Un tema legato all’economicità è quellodel prezzo dell’energia. Oggi l’energia elet-trica e il gas, in termini di commodity,costano molto meno rispetto, per esempio,all’andamento del petrolio di quanto noncostassero all’inizio della liberalizzazione.Purtroppo però sono aumentate altre com-ponenti, come il dispacciamento, cioè l’at-tività che il gestore della rete svolge permantenere in sicurezza la rete. C’è anchela componente reti, che sale. Essa remu-nera gli investimenti in rete, che la Stra-tegia energetica nazionale promuove, giu-stamente, secondo AIGET, ma con qualcherischio. I rischi derivano dal fatto che ilmondo dell’energia ha modificato le sueabitudini di consumo, sia per la deindu-strializzazione e per la crisi, sia forse permotivi strutturali. In questo contesto farereti a tutti costi, come si diceva, immagi-nando che i numeri siano ancora quelli diprima, o fare tubi a tutti i costi, pagatinella tariffa finale, avendo in mente inumeri di prima, è pericoloso. Se consu-miamo meno, significa che gli oneri ven-gono spalmati in volumi sempre più bassidi energia, e quindi a far esplodere sullenostre bollette quella componente facendofar venir meno il vantaggio di economicità.

Inoltre occorre considerare che i ge-stori delle reti (Terna e Snam Rete Gas)sono remunerati tramite un ritorno sulcapitale investito, o meglio su una partedel capitale investito, la cosiddetta RAB(Regulated Asset Base). Grosso modo iltarget di remunerazione oggi per le attivitàregolate di rete è l’8 per cento. Vi è,quindi, l’8 per cento di remunerazione suun’attività che non è soggetta a rischio dimercato e nemmeno a rischio volume.Essendo le reti remunerate con questocriterio, l’interesse degli azionisti è che ilgestore investa molto, e dunque per comeè oggi la loro governance, tendono a di-ventare troppo grosse.

Un’ultima considerazione su come fararrivare al cliente finale dell’energia ivantaggi del mercat. Bisogna rendergli lascelta il più possibile facile, consapevole epriva di brutte sorprese. Una circostanzache rende più difficile per il cliente finaleavere le informazioni chiare è la scarsa

precisione, da parte del cliente finale, dellaseparazione tra le aziende che fanno di-stribuzione e quelle che fanno retail. Oggila normativa italiana permette ad esempioa Enel Distribuzione di essere indistingui-bile da Enel anche nei biglietti da visitanel simbolo. In Germania invece, i prin-cipali operatori non hanno fatto l’unbun-dling proprietario e, quindi, è sempre lastessa proprietà che fa l’una e l’altraattività, ma sono completamente distintinel brand con cui si presentano al clientefinale.

Ciò vale anche per quanto riguarda ilservizio di maggior tutela, che oggi nel-l’energia elettrica viene svolto, per motivistrani, da chi lo svolgeva storicamente,ossia da chi aveva storicamente l’eserciziodelle reti. Occorre inoltre distinguere lepolitiche di welfare dalle politiche sullebollette. Se c’è una famiglia disagiata,occorre aiutarla con la fiscalità ma, nellostesso tempo, chiedere a tutti i clienti diconfrontarsi responsabilmente con il mer-cato e, quindi, di comprarsi da soli l’ener-gia.

Fire (Federazione italiana uso razionaledell’energia)

DARIO DI SANTO, Direttore

Fire è un’associazione senza scopo dilucro fondata dall’Enea nel 1987. È unarealtà che ha una base associativa di circa500 soggetti che coprono tutta la filieradell’energia, da chi produce tecnologia, achi produce energia, alle Esco, fino adarrivare agli utenti finali di media egrande dimensione. Dal 1992 Fire ha unincarico a titolo non oneroso dal Ministerodello sviluppo economico, in base al qualegestisce le nomine degli energy manager inItalia, che rappresentano un obbligo aisensi della legge n. 10 del 1991.

Il dott. Di Santo parte dalla conside-razione che i prezzi sono aumentati ed èdifficile pensare che possano ridursi nelprossimo futuro; pertanto, se riusciamo afare efficienza, tanto di guadagnato. LaStrategia energetica nazionale sostiene che

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la prima priorità è l’efficienza energetica.Se andiamo a vedere, però, che cosasuccede nella realtà, notiamo che ungrosso dibattito è collegato al discorsodegli sconti. Per quanto, in una situazionedi crisi economica come quella attuale,essi facciano gola, non sono una soluzionestrutturale al problema del costo dell’ener-gia, ma più che altro un palliativo. Sefanno parte del dibattito, va bene, ma seci si concentra solo su questo problema,probabilmente perdiamo di vista le oppor-tunità vere.

Come secondo aspetto, noi siamo statiil primo Paese al mondo a fare una grandeinstallazione di contatori intelligenti, dismart meter, ma li abbiamo usati in modopoco intelligente. Ancora oggi è un mira-colo se vengono teleletti. Sono stati un’oc-casione sprecata.

Il sistema elettrico che abbiamo non èmolto efficiente, ma è un’altra occasioneda prendere e non da perdere. Abbiamoun sistema elettrico che al momento hauna fortissima penetrazione da fonti rin-novabili, una situazione a cui arriverannodiversi Paesi nei prossimi anni. Si puògiocare con un ruolo attivo, cercando disviluppare tecnologie che ci portino versole smart grid e che aiutino l’industrianazionale a svolgere un ruolo a livelloanche mondiale, oppure solo con unopassivo, per cui ci teniamo i costi.

L’ultimo aspetto riguarda la promo-zione delle elettrotecnologie efficienti(pompe di calore elettriche, veicoli elet-trici, cucine a induzione ed elettrotecno-logie industriali). Attualmente, installareuna pompa di calore elettrica significadover stipulare un contratto da 4,5-6 chi-lowatt, pagando molto di più, oppure adover attivare un nuovo punto di accessoper poter sfruttare questo tipo di tecno-logia.

Qualcuno ogni tanto sostiene che anchel’efficienza costa. Illustra due diagrammitratti da due presentazioni di aziende, unadel chimico e una del cartario. Parliamo disettori energy intensive. Essi ci mostranofondamentalmente che è pieno di inter-venti con un payback inferiore a tre anni

e che ce ne sono parecchi sotto l’anno.Occorre aiutare le imprese a fare questiinterventi.

Una base è rappresentata dall’energymanager, su cui c’è una carenza dell’am-ministrazione pubblica. Ci sono solo treamministrazioni centrali dello Stato chehanno nominato l’energy manager, il Mi-nistero dello sviluppo economico, il Mini-stero delle infrastrutture e dei trasporti el’Agenzia del territorio. Si aggiungono solo7 regioni su 20, solo 43 province su 110 esolo 36 comuni capoluogo di provincia.Questo è un segnale che indica che non c’ètanta attenzione da parte della pubblicaamministrazione al tema dell’energia. Dacinque anni manca un decreto attuativodel Ministero dello sviluppo economicodell’articolo 16 del decreto legislativon. 115 del 2008. C’è una tendenza ribas-sista da parte delle lobby coinvolte, Escoed esperti in gestione dell’energia, a cer-care di tenere bassi i requisiti di questanorma. Per quanto concerne l’industria,Fire propone, di subordinare gli sconti aglienergivori all’adozione di un sistema digestione dell’energia. Il costo è limitato eil vantaggio per l’impresa nel corso deglianni è notevole.

L’ultimo aspetto riguarda il tema delleEsco, che prima avete citato. L’idea èquella di avere un’azienda che offre con-tratti a prestazioni garantite, un finanzia-mento tramite terzi, che sarebbe la pana-cea di tutti i mali per la pubblica ammi-nistrazione che non ha soldi, per le fami-glie che non hanno soldi e per le impreseche non hanno soldi.

C’è solo un piccolo, anzi grande pro-blema: il business plan di un intervento diefficientamento è basato sulla differenzadei consumi prima e dopo l’intervento. Senon si conoscono i consumi prima, non sihanno il business plan e l’analisi dei rischi,ragion per cui salta il discorso della bancache eroga i soldi e quello della Esco chepuò andare avanti autonomamente. Nonc’è solo il problema che molte Esco, cometutte le industrie nazionali, sono piccole esottocapitalizzate e che, quindi, andreb-bero aiutate a crescere. C’è anche il pro-blema che, se non diffondiamo le diagnosi

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energetiche, i sistemi di gestione dell’ener-gia e i sistemi di monitoraggio, questiconcetti rimangono teoria, oppure si ap-plicano solo a soluzioni molto semplici. Seriusciamo a misurare, diventa possibileaccedere, per esempio, a tutti i finanzia-menti disponibili attraverso la Banca eu-ropea degli investimenti o l’Europa. LaBEI metterà a disposizione circa 20 mi-liardi di euro l’anno nei prossimi tre anniper l’Italia, su tre programmi che riguar-dano l’energia, l’efficienza e le rinnovabili.Si tratta di Elena, di Jessica e dell’EnergyEfficiency Fund, con una partecipazioneforte di Cassa depositi e prestiti in que-st’ultimo.

L’Italia fa molta fatica ad accedere aqueste opportunità, perché esse richiedonodi mettere insieme diversi enti e di rag-giungere soglie minime di intervento; laprovincia di Milano, ad esempio, che hafatto un intervento di riqualificazioneenergetica di tutte le scuole. È importante,quindi, sviluppare filiere integrate, chepossono avere due finalità: la prima èaiutare i piccoli a intervenire sui piccoli,perché l’efficienza è fatta di tanti inter-venti distribuiti e di piccola taglia, che nonsi prestano né al project financing, né alcorporate financing, né agli strumenti tra-dizionali. Sarebbe utile, per esempio, aiu-tare lo sviluppo delle cooperative o di altriattori innovativi operanti sul piccolo, op-pure aiutare le aziende o gli enti adaggregarsi per raggiungere dimensioni piùrilevanti. Queste sono proposte che ulti-mamente porta avanti anche l’Internatio-nal Energy Agency.

Ci sono poi alcune opportunità di farefiliera integrata o rivolte a singole filiere,come quelle della biomassa, degli edifici,oppure delle smart cities.

Apro un piccolo inciso sulle smartcities. Ormai ci sono alcuni grandi gruppiinternazionali che arrivano a bussare allaporta dei nostri comuni, offrendosi direndere intelligenti interi quartieri a speseloro. Se noi non facciamo sistema e non cicoalizziamo, saremo colonizzati dal-l’estero, e non perché non abbiamo letecnologie in casa.

FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabilied Efficienza Energetica).

GIOVANNI BATTISTA ZORZOLI, Porta-voce del Coordinamento FREE

FREE è un’associazione a cui afferi-scono venticinque associazioni, attive perla maggior parte nel settore delle rinno-vabili e dell’efficienza energetica.

Il dott. Zorzoli ha esaminato gli obiet-tivi di efficienza energetica della direttivacomunitaria 27/2012 in merito alla riqua-lificazione energetica degli edifici, nellaconsapevolezza del fatto che i consumitermici rappresentano quasi il 45 percento dei consumi energetici totali e il 78per cento dei consumi domestici. Gli ob-blighi imposti dalla direttiva daranno piùspazio alle rinnovabili termiche. Al mo-mento per tali fonti un passo in avantinotevole è stato fatto con il conto termico.Tuttavia, secondo il decreto legislativon. 28 del 2011, da due anni si sarebbedovuto attivare il Fondo di garanzia per lereti di teleriscaldamento a biomassa, chedovrebbe garantire le banche (si tratta diinvestimenti con ritorno a vent’anni), manon è ancora stato attivato. Inoltre, vannopromossi meglio i certificati bianchi, chesono un grande strumento, e va rivistal’incentivazione del solare termico, che èl’ideale per raggiungere il quasi zero diconsumo esterno per gli usi civili, ed èl’unica insufficiente tra tutte le incentiva-zioni che permangono. Vanno altresì sem-plificate le procedure per le piccole instal-lazioni. Per quanto concerne la mobilitàsostenibile, il dottor Zorzoli rileva unagrande opportunità per l’agricoltura ita-liana, che può produrre molto più biogasdi quello che produce oggi, recuperandomolti residui, con una ricaduta dal puntodi vista ambientale, e garantendo un red-dito aggiuntivo agli agricoltori. Il modoottimale di utilizzare il biogas è trasfor-marlo in biometano e immetterlo nelle retio nelle automobili a gas. Anche su questosi è in attesa del decreto da due anni,mentre è uscito il decreto per i biocarbu-ranti di seconda generazione che produ-

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cono bioetanolo, passando dai residui enon dal mais, e quindi senza danneggiarel’agricoltura.

L’obiettivo principale di FREE è ilsuperamento del meccanismo degli incen-tivi nei tempi più brevi possibili (cheovviamente variano da tecnologia a tecno-logia). Il meccanismo degli incentivi è giàfinito per il fotovoltaico, e FREE proponeil suo superamento anche per le altrerinnovabili nei tempi necessari.

FREE propone un meccanismo che,attraverso un mix di sgravi fiscali e didetassazioni, come per gli ecobonus, siautofinanzi, nel senso che IVA, IRPEF eIRES copriranno abbondantemente ilmancato gettito.

Per quanto riguarda le fonti non an-cora mature, ci vogliono tempi più lunghiper finire gli incentivi, in quanto le bio-masse e il biogas hanno una quota rile-vante in termini di costi di esercizio. Diquesto va tenuto conto, valorizzando ilfatto che puliscono i boschi e recuperanoi rifiuti agricoli. Inoltre, ci sono il solaretermico con un’insufficiente incentivazionee il solare termodinamico, il piccolo eolicoe la piccola geotermia, che vanno ancorasostenuti. Sono tutti settori (convenzio-nato, biomasse, solare termodinamico,geotermico, efficienza energetica) dove c’èuna grossa presenza di industrie nazionali.Penso alle caldaie per le biomasse, allepompe geotermiche e al solare termodi-namico, uno dei pochi casi in cui siamoall’avanguardia a livello mondiale.

Riguardo all’overcapacity, il dott. Zor-zoli ha segnalato che dovrebbe partire uncollegamento con il Montenegro, per im-portare in Italia 5 terawattora di energiaelettrica, su cui Terna deve investire quasiun miliardo di euro, quando siamo già insovracapacità.

La proposta di FREE è di incrementarequei consumi elettrici che sono più effi-cienti del consumo del gas, come le pompedi calore elettriche per produrre il caloree le piastre a induzione per la cottura delcibo (l’estensione dell’ecobonus alle pompedi calore va in questa direzione); modifi-care la tariffa bioraria, che oggi obbliga icittadini a consumare quando l’energia

costa di più. Occorre invece aumentare ladomanda nelle ore di massima richiestaper dare sbocchi ulteriori nei momenti piùinteressanti per la produzione elettrica;diversificare le società elettriche sui ser-vizi, come sta succedendo in Germania ein Inghilterra. I grandi produttori elettricipotrebbero svolgere ad esempio quellafunzione di bilanciamento, che è una dellegrosse questioni in campo.

Per concludere, il dott. Zorzoli ha os-servato che, se si realizzeranno gli obiettividella SEN, nel 2020 la domanda di gassarà fra 50 e 60 miliardi di metri cubiall’anno, meno della metà della capacitàoggi disponibile. Ci sono alcune infrastrut-ture ormai in corso di realizzazione, comeil TAP, e occorre fare attenzione a nonfare l’overcapacity del gas, dopo aver fattol’overcapacity dell’energia elettrica.

AIRU (Associazione Italiana Riscalda-mento Urbano)

FAUSTO FERRARESI, Presidente

Le potenzialità del risparmio energeticoattraverso il teleriscaldamento sono estre-mamente importanti. Il teleriscaldamentoin Italia si è sviluppato nelle regioni delNord, dove la quantità di calore necessariaè maggiore. Ci sono 216 reti, 142 operatorie circa un milione di appartamenti serviti.Vengono erogati 7,3 terawatt di energiatermica, evitando 1,3 milioni di tonnellatedi CO2 veicolando qualcosa di relativa-mente piccolo, cioè il 4 per cento delfabbisogno nazionale, piccolo soprattuttose confrontato con i valori dei Paesi vicini.Questo ci indica la potenzialità di sviluppodi questa tecnologia. La Polonia, ad esem-pio, aveva un grosso problema nell’indivi-duare un’alternativa all’utilizzo del car-bone, e oggi veicola il 50 per cento delcalore necessario attraverso impianti diteleriscaldamento.

La rete di teleriscaldamento può esseredefinita proprio uno strumento di efficien-tamento energetico e soprattutto consentelo sviluppo delle fonti rinnovabili e soste-

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nibili. Per questa ragione il TLR puòfornire un contributo rilevante per rag-giungere gli obiettivi da qui al 2020.

Riguardo al rapporto tra teleriscalda-mento e servizio pubblico locale, allo statoattuale il teleriscaldamento non è inclusoex lege tra i servizi pubblici locali. Infatti,è facoltà dei comuni che ne hanno even-tualmente necessità decretarne l’assun-zione a rango di servizio pubblico locale.Se un comune vuole avere il teleriscalda-mento come servizio pubblico locale lopuò benissimo fare, attraverso una trafilache è definita dalla legge. Ha quindi lapossibilità di realizzarlo in regime auto-rizzativo.

Per quanto riguarda il rapporto traTLR e mercato, oggi non esistono obblighidi connessione alla rete. Questo è moltoimportante. AIRU ritiene che questo ser-vizio debba rimanere un servizio di liberomercato, proprio perché non c’è nessunobbligo in Italia di allacciarsi alla rete. Ilcliente è assolutamente libero di sceglierealtri vettori, dal gas all’energia elettrica.Per queste ragioni il teleriscaldamento èun concorrente dell’operatore dominantegas nel settore del riscaldamento residen-ziale. In ogni caso, il gas è sempre stato esempre sarà il concorrente naturale, al-meno finché avrà un così importante ruolonel riscaldamento urbano.

Per quanto riguarda la dinamica didefinizione dei prezzi, essendo il teleri-scaldamento un servizio di libero mercato,i prezzi vengono definiti sulla base di uncosto complessivo del teleriscaldamentotradizionalmente e localmente dominante.

A livello di regolazione, il teleriscalda-mento è regolato a livello locale secondonecessità e peculiarità del territorio ser-vito. Un’eventuale regolazione nazionalepotrebbe creare ostacoli alle possibilità disviluppo del teleriscaldamento, che negliultimi dieci anni ha raddoppiato la suavolumetria, nonostante la congiuntura eco-nomica negativa.

Anche a livello europeo il teleriscalda-mento è esercito in condizione di liberomercato, ad eccezione della Danimarca,dove tuttavia esiste l’obbligo dell’allaccia-mento e quindi non c’è una libera scelta.

In Italia è in corso un’indagine dell’Anti-trust, la IC46, aperta nel dicembre del2011 a seguito di una serie di segnalazioni.L’AEEG ha chiesto di regolamentare ilservizio di teleriscaldamento, con cuiAIRU, come si è già detto, dissente.

Anima (Federazione delle associazioni na-zionali dell’industria meccanica varia edaffine)

ANDREA ORLANDO, Direttore Generale

La federazione Anima, all’interno diConfindustria, rappresenta il settore dellameccanica varia ed affine. Sono circa unmigliaio di imprese associate e circa 60settori merceologici suddivisi in 34 asso-ciazioni, per un totale di circa 195 milaaddetti e 40 miliardi di euro di fatturato,di cui il 57 per cento è dedicato all’export.

Tra i settori che rappresenta ci sono ilsettore della componentistica per la pro-duzione di energia (valvole, turbine, cal-dareria industriale), Assotermica, che rap-presenta gli impianti per il riscaldamento(caldaie a condensazione), il Co.Aer, cherappresenta tutti gli impianti di condizio-namento, in particolare pompe di calore etutte le tecnologie ad alta efficienza. Tuttele aziende realizzano i loro prodotti inItalia. Si tratta di tecnologie sviluppate conun know how italiano, che soddisfano inpieno gli obiettivi della SEN: da una parte,rispondono alla sostenibilità ambientale,in quanto sono tutti prodotti ad altaefficienza, che consentono il risparmioenergetico e la riduzione delle emissioni diCO2; dall’altra parte, essendo prodotti ti-picamente italiani, sono un punto di forzaper il rilancio della nostra economia.

Anima/Co.Aer.

GIAMPIERO COLLI, Responsabile associa-tivo

Il dott. Colli concorda con la SENriguardo alla necessità di promuovere ef-ficienza energetica e sviluppo delle rinno-

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vabili. Tuttavia, per far questo è necessariosuperare determinate barriere che rappre-sentano un ostacolo all’innovazione tecno-logica. Fondamentalmente queste barrieresi potranno superare se ci sarà un raffor-zamento degli standard per le nuove co-struzioni. Dobbiamo dunque cercare ditenere alti gli standard.

Per quanto riguarda gli strumenti disostegno, noi abbiamo sempre ribadito lanecessità che questi strumenti siano certi,duraturi e strutturali. Infatti, se sono sem-pre di natura periodica, difficilmente ilmercato potrà cambiare in senso struttu-rale.

Per quanto riguarda le tipologie, con-divide la proroga dell’incentivo del 65 percento, che però non è ancora strutturale.Per quanto riguarda l’altro strumento (ilconto termico), è molto importante, ma habisogno di essere adeguato perché è scar-samente remunerativo e un po’ complesso.È uno strumento strutturale che, oltre-tutto, avrebbe un’importanza enorme pergli edifici pubblici, che non possono usu-fruire delle detrazioni fiscali. In questomodo invece potrebbero essere incentivatidegli interventi di recupero. Purtroppo, almomento, per quanto riguarda le pompedi calore, questo decreto non è applicabile,perché è scarsamente remunerativo. Te-nuto conto che parallelamente lavora conil 65 per cento, il conto termico per lepompe di calore oggi dà una remunera-bilità intorno al 15-20 per cento, che ètroppo poco. Per quanto riguarda lepompe di calore, si tratta di una tecnologiain grado di lavorare per il miglioramentodell’efficienza, che impiega energie rinno-vabili termiche. Lo sviluppo di questomercato non solo avrebbe dei vantaggi perl’industria produttrice di macchine, maavrebbe anche vantaggi importanti pertutta la filiera produttiva. Ogni kilowatt dipompa di calore installata equivale a circa1.500 euro di fatturato per tutto l’indotto,compresa la manodopera. Infine, c’è ildiscorso della tariffa elettrica. Queste sonomacchine che funzionano elettricamente.Il decreto del cosiddetto « conto termico »prevedeva all’articolo 16, comma 4, l’ema-nazione da parte dell’Autorità per l’ener-

gia di una tariffa speciale. Erano previsti90 giorni di tempo che sarebbero scadutiad aprile di quest’anno. Non è stata an-cora applicata. Questo, con il sistematariffario attuale a scaglioni di consumoprogressivi, è un elemento estremamentepenalizzante per l’introduzione dellepompe di calore nel domestico.

Anima/Assotermica

FEDERICO MUSAZZI, Responsabile asso-ciativo

Assotermica rappresenta il compartodella climatizzazione invernale. Nono-stante abbiamo un settore produttivo cheè leader a livello europeo dopo la Germa-nia (il nostro è il secondo Paese produttoredi caldaie a condensazione), purtroppo,proprio sul mercato domestico, riscon-triamo le maggiori difficoltà a penetraresul mercato con questa tipologia di cal-daie. Ciò avviene sostanzialmente perchéc’è una legislazione relativa all’evacua-zione dei fumi di scarico per caldaie acondensazione estremamente rigida, che èstata pensata in un determinato contestostorico in cui le caldaie a condensazioneancora non esistevano, e quindi andrebberivista.

Il secondo punto che vorrei sollevare èrelativo agli obblighi di copertura dei fab-bisogni termici (climatizzazione invernale,climatizzazione estiva e produzione di ac-qua calda sanitaria nei nuovi edifici e nelleristrutturazioni importanti con fonti rin-novabili). Esiste un decreto legislativo (ildecreto 28 del marzo 2011) che prevedenell’Allegato 3 obblighi di copertura diquesti fabbisogni, via via crescenti, confonti rinnovabili. Il problema è che ci si èconcentrati su una fetta limitatissima diinterventi, cioè sostanzialmente solo sullanuova edilizia, che rappresenta una com-ponente di gran lunga minoritaria delmercato. Si stanno trascurando tutti ipotenziali interventi di ristrutturazionedegli impianti e di ristrutturazione edili-zia, e si stanno fissando per quella fettalimitatissima di interventi obblighi ecces-

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sivamente severi. Questo significa di fattotagliare fuori dal mercato quasi tutta laproduzione tipicamente nazionale. Si ta-glierebbero fuori dal mercato della nuovaedilizia non solo le caldaie a condensa-zione, ma anche tipologie quali il solaretermico. Se si considera la parte del raf-frescamento, anche le pompe di calorehanno delle difficoltà a raggiungere queivalori.

L’Allegato 3 prevede, in caso di man-cato raggiungimento di questi valori per-centuali sulle rinnovabili, la possibilità diandare in deroga, ma non è una eventua-lità da utilizzare se si vuole raggiungereuno sviluppo armonioso delle fonti rinno-vabili.

Anie – Federazione nazionale delle im-prese elettrotecniche ed elettroniche

ANDREA PORCHERA, Responsabile rela-zione istituzionali

Anie nell’ambito di Confindustria rap-presenta tutti i comparti dell’industria na-zionale elettrotecnica ed elettronica. Anieha sostenuto l’approvazione del docu-mento sulla Strategia energetica nazionale,ma ritiene che sia indispensabile, in tempirelativamente brevi, la redazione di unpiano energetico nazionale, che declini leazioni di medio lungo termine e che in-dividui le risorse necessarie a renderecredibili queste strategie.

Le questioni connesse a questa consi-derazione generale sono la necessità diuna coerenza nella normativa (con unarevisione del Titolo V per quanto riguardale competenze in materia energetica) e unintervento che renda più efficace la go-vernance e quindi la capacità del nostroParlamento e del nostro Governo di inci-dere in sede europea nella redazione dellenorme che impattano in maniera signifi-cativa sul settore.

L’industria nazionale è pronta al saltodi qualità; le nostre sono tecnologie leadera livello mondiale. Ciò che serve, nell’am-bito dell’efficienza energetica, è un quadroregolatorio capace di rafforzare gli stan-

dard minimi e le normative di settore, eun connesso sistema di controlli che rendatali normative efficaci.

Sarebbe importante introdurre mecca-nismi premianti per investimenti in ma-teria di risparmio energetico. Sarebbe in-dispensabile prevedere dei meccanismi chepossano facilitare l’accesso al credito daparte delle imprese per investimenti diefficienza energetica. In questo ambito, sipotrebbe anche ipotizzare il ricorso a unasorta di green bond.

Anie ipotizza una serie di interventicome i certificati bianchi per impianti cheabbiano una potenza superiore ai 20 chi-lowattora, l’estensione della detrazione fi-scale per le ristrutturazioni, all’internodelle quali rientra anche la realizzazionedi impianti fotovoltaici, non solo alle per-sone fisiche ma anche le persone giuridi-che, l’introduzione di incentivi per la ri-mozione dell’amianto abbinata all’installa-zione di impianti fotovoltaici, l’istituzionedi un fondo speciale sul modello di quellodel Fondo rotativo di Kyoto per l’accessoal credito per le imprese e prevedere deimeccanismi d’incentivo per i sistemi diaccumulo.

Sulle infrastrutture e le reti smart,l’ampia diffusione dei sistemi della gene-razione diffusa pone dei nuovi problemi diprotezione, gestione e regolazione dellereti, che da passive non possono chediventare attive. Questo permetterebbe daun lato la riduzione consapevole dei con-sumi, e dall’altro un ridimensionamentodei picchi di consumo.

In tale contesto, i sistemi di accumulosono, a nostro parere, una tecnologia nel-l’ambito della quale l’Italia è comunquemolto avanti, ma che richiederebbe unamaggior attenzione da parte del legisla-tore.

Anie

FILOMENA D’ARCANGELO, Responsabilearea ambiente

Nella Strategia energetica nazionalemancano le misure di implementazione

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sostanziale di quanto viene delineato comestudio. Come si diceva, da anni l’industriaelettrica ed elettronica investe sull’innova-zione, sulla ricerca e soprattutto sullosviluppo di prodotti energeticamente piùefficienti. Ci sono dei meccanismi chevanno al di là della semplice incentiva-zione; banalmente anche l’accesso al cre-dito per fare degli investimenti in effi-cienza energetica è fondamentale.

Le imprese rappresentate sono le im-prese manifatturiere a più alto tasso diinnovazione e ricerca, che investono unagrossa fetta del fatturato nello sviluppo deiprodotti. Tale sforzo deve essere tutelatoanche attraverso i controlli di mercato el’individuazione dei meccanismi che favo-riscono la penetrazione di questi prodottie di queste soluzioni.

Energoclub

GIANFRANCO PADOVAN, Presidente

Energoclub è un’associazione nata nel2005, che si occupa di consulenza e diprimo orientamento nei confronti dellefamiglie. La missione è la riconversionedel sistema energetico dalle fossili allerinnovabili nell’arco di trent’anni

Energoclub vede la SEN come qualcosadi temporaneo. Invece il Piano energeticonazionale, che dovrebbe spingersi da quial 2050, ha sicuramente una funzionediversa.

Il piano energetico nazionale propostoda Energoclub ha una particolarità: noncita le tecnologie da sviluppare, ma riportainvece le tecnologie da togliere, attraversodelle fasi transitorie di face out, in modotale da rimuovere dal nostro sistema lefonti fossili e le tecnologie che impieganole fonti fossili. Questi interventi possonoessere supportati parzialmente dallo Stato,attraverso incentivi o alcuni meccanismi diattrazione, ma soprattutto dall’imprendi-toria e dalle famiglie.

Un aspetto prevalente dell’attuale SENriguarda lo sviluppo del gas, quando in-vece la richiesta di gas sta sempre piùdiminuendo. Un aspetto molto importante

riguarda la decarbonizzazione, anche peri periodi oltre il 2020. Secondo Energoclubla decarbonizzazione va abbinata a unaltro problema che noi abbiamo, che ri-guarda l’agricoltura e la fertilità dei nostriterreni. Tutto il carbonio che c’è nell’ariaè dovuto all’uso di combustibili fossili.Quel carbonio va riportato nelle sedi diorigine e in particolare nel terreno, nonnei 2000 metri, ma nel primo metro diterreno, per un motivo semplice: il terrenonon è più fertile, e ha bisogno di fertiliz-zanti di sintesi e di sementi mutate gene-ticamente. Questo dipende da tutta unaserie di escalation negative che hannoportato a desertificare alcune zone d’Italia,in Friuli e in Sicilia. Tutte queste conse-guenze negative possono essere evitate senoi riportiamo il carbonio nel primo stratodel terreno. In questo caso il carbonio, cheha la particolarità di bonificare il terreno,permette di fissare l’azoto e i batteri utiliper rendere più fertile il terreno.

Per quanto riguarda il recupero di fontieconomiche per sostenere le fonti rinno-vabili, secondo Energoclub si tratta diquantificare i minori costi sanitari deri-vanti dalla riduzione dell’inquinamento ot-tenuta con l’introduzione delle fonti dienergia rinnovabili (FER) e delle tecnolo-gie per l’efficienza energetica sull’arco didieci anni.

L’altra soluzione è quella che Energo-club ha chiamato « Esco fai da te ».« Esco » è una compagnia che è predispo-sta a fare l’investimento per ridurre labolletta energetica. L’investimento è curatodalla Esco. La famiglia stessa che, aiutatadalla banca, può fare da Esco, facendosifinanziare un progetto d’intervento per uncerto numero di anni, in modo tale che larata del mutuo non sia superiore all’at-tuale bolletta di energia elettrica e ter-mica. Si può arrivare anche all’80 percento di risparmio energetico, e quindi labolletta passa dai 1.500-3.500 al 20 percento di questo importo. Quest’operazionealla famiglia non costa un euro di più diquanto spende attualmente; deve solo im-pegnarsi a mantenere questa spesa per ilperiodo di durata del mutuo.

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Federchimica

ERWIN RAUHE, Vicepresidente

Riguardo alla chimica da fonti rinno-vabili, esistono alcune materie prime chearrivano dall’agricoltura (scarti alimentari,rifiuti organici, alghe e biomasse) dallequali, attraverso impianti chimici di bio-raffinerie, ricaviamo sostanze e prodottichimici differenti, dalla chimica di basealla chimica di specialità, come agrofar-maci o tensioattivi detergenti, ma anchebiocarburanti. Queste bioraffinerie e que-sta chimica da fonti rinnovabili utilizzanodegli scarti o dei prodotti non in concor-renza con la filiera alimentare.

Per quanto riguarda l’industria chimicain Italia, le industrie chimiche italianegenerano un fatturato di circa 53 miliardidi euro ed impiegano oltre 115 mila per-sone addette direttamente nel settore. Perogni persona addetta direttamente, oc-corre considerare dalle quattro alle seipersone che lavorano nell’indotto. Pos-siamo dividere la produzione chimica inItalia in due grandi blocchi. Il primoblocco, costituito da chimica di base efibre, purtroppo, anche per un problemadi costi energetici e di approvvigionamentoenergetico, sta perdendo peso specificonell’industria chimica italiana, a vantaggiodella chimica fine, specialistica e per ilconsumo, che invece, anche essendo a piùalto valore aggiunto, tende a aumentare lapropria presenza.

Per quanto riguarda l’utilizzo dellefonti energetiche e della chimica in quantotale, ricordo che vi sono due principalifonti di approvvigionamento. La prima è ilvirgin-nafta, dal quale si ottengono propi-lene, etilene, butadiene e gli aromatici, e inconseguenza tutti i prodotti chimici deri-vati. Negli ultimi anni si è inserito comefonte anche il gas naturale, dal qualepossiamo ottenere propilene, etilene e,conseguentemente, tutta la filiera dei pro-dotti derivati da queste due materie primedi base.

Lo shale gas, così prepotentemente ap-parso sul mercato negli ultimi anni, so-

prattutto negli Stati Uniti, crea una mi-naccia, facendo una concorrenza moltoforte alla chimica europea.

Sugli oneri derivanti dall’incentivazionealle rinnovabili, le proposte di Federchi-mica sono:

trasformare il pagamento di unaparte significativa dell’incentivo in esen-zione d’imposta;

includere i produttori da fonte rin-novabile nei meccanismi di bilanciamentodella rete, con una chiara partecipazionenei costi;

rivedere il sistema incentivante per lefonti rinnovabili termiche, tenendo contodell’impatto ambientale degli inquinantitradizionali.

Energia Concorrente

GIUSEPPE GATTI, Presidente

Energia Concorrente raggruppa alcunitra i principali produttori italiani di ener-gia elettrica, caratterizzati dall’avere, daun lato, un parco di generazione partico-larmente moderno, realizzato negli ultimianni e ad alto livello di efficienza e,dall’altro, una significativa presenza anchenella produzione di energia da fonti rin-novabili, prevalentemente eolico.

Negli ultimi anni la mancanza di unchiaro quadro di riferimento ha generatouna proliferazione di norme scarsamentecoerenti tra loro, che hanno recato nonpochi danni al corretto funzionamento delmercato e del sistema elettrico italiano.

Con particolare riferimento al settoreelettrico, uno degli obiettivi fondamentali èil differenziale di prezzo fra l’Italia e ilresto d’Europa, e tra l’Europa e gli USA.Questa distanza discende innanzitutto daldiverso mix di combustibili, e quindi dallediverse tecnologie fra l’Italia e gli altrigrandi Paesi industriali europei. In Fran-cia, Germania, Inghilterra e Spagna oltre il60 per cento della produzione elettrica èassicurato da un mix, diverso da Paese aPaese, tra carbone e nucleare.

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L’Italia, rispetto alla media europea, haun peso molto più rilevante e assoluta-mente preponderante del gas naturale cheha molti vantaggi, ma ha anche uno svan-taggio fondamentale: è il combustibile piùcostoso. È certamente il combustibilemeno inquinante e quello che genera costid’investimento fissi, ma rispetto ai costivariabili è indubbiamente il combustibilepiù caro. Poi ci sono gli oneri di sistema,dal momento che oggi la bolletta è com-posta per metà dai costi dell’energia e perl’altra metà dai costi di sistema.

L’obiettivo di far scendere i costi del-l’energia, comune alle imprese e ai con-sumatori,

può essere raggiunto in due modi: inprimo luogo, cercando di ridurre l’inten-sità energetica per unità di prodotto e,quindi, spingendo fortemente sull’effi-cienza energetica; in secondo luogo, attra-verso una sorta di spending review dellabolletta elettrica, che va ripulita di tutti glioneri impropri (agevolazioni agli « energi-vori », come l’« interrompibilità » o « supe-rinterrompibilità » e i « servizi virtuali »,cioè gli elettrodotti virtuali).

Per via poi dello sviluppo di impianti afonti rinnovabili non programmabili, ab-biamo quindi bisogno di un parco digenerazione che sia pronto a entrare im-mediatamente in esercizio quando vienemeno l’apporto dell’eolico e del fotovol-taico. Sotto questo profilo, gli impianti acicli combinati a gas se, da un lato,scontano il fatto di essere alimentati da uncombustibile particolarmente caro, dall’al-tro, presentano il vantaggio di avereun’estrema flessibilità e di poter entrare inesercizio in tempi rapidi. C’è un costo diquesta funzione di backup o di riserva, cheoggi il sistema non riconosce, e ciò rendeparticolarmente pesante la situazione del-l’industria elettrica italiana. Fin quando ilmercato non riconosce i servizi di flessi-bilità e di riserva che vengono garantitidalla generazione termoelettrica, c’è unrischio reale che molti di questi impiantivengano chiusi, perché non sono in gradodi sostenere i costi. Questo compromette-rebbe la sicurezza del sistema elettrico,che è il secondo obiettivo base che deve

essere riconosciuto dalla Strategia energe-tica nazionale. Occorre garantire la sicu-rezza del sistema, attraverso il pieno fun-zionamento degli impianti, che garanti-scono la flessibilità, e attraverso un ade-guato sviluppo dell’infrastrutturazione dibase del Paese.

Oggi purtroppo scontiamo il fatto (equesto incide sugli oneri in bolletta) che larete italiana presenta ancora diverse si-tuazioni d’instabilità e soprattutto di con-gestione o di colli di bottiglia. Uno su tutti,per esempio, è la debole connessione tra laSicilia e il continente. Da anni è in pro-getto il raddoppio della connessione; ilavori sono cominciati, ma proseguono conestrema lentezza, anche per le difficoltà ele opposizioni che incontrano a livellolocale. Questa strozzatura fra Sicilia eItalia, per il meccanismo di formazione deiprezzi regionali, genera sulla bolletta degliitaliani un costo medio tra i 2 e i 3euro/megawattora su un prezzo medio di70 euro, quindi un valore non indifferente.

Riguardo alla sindrome NIMBY, è ne-cessaria una revisione profonda dei mec-canismi autorizzativi e della struttura au-torizzativa in generale, ma anche unarevisione di carattere costituzionale sullaripartizione delle competenze.

Edison

BRUNO LESCOEUR, Amministratore de-legato

Il dott. Lescoeur ha esaminato le sfidedel futuro in campo energetico.

La prima sfida è legata al mercato delgas, che per l’Italia resta la principalecomponente di un sistema energetico si-curo e sostenibile. Non è possibile imma-ginare alternative a relazioni stabili comei contratti di lungo termine. Tuttavia, ènecessario che essi siano sempre più inlinea con le esigenze e con le condizionieffettive del mercato. Edison è stata laprima azienda in Europa ad aprire, nel2010, la strada delle rinegoziazioni deicontratti di lungo termine.

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La seconda sfida, sempre nel settore delgas, è legata al futuro. Edison è promo-trice di importanti progetti infrastruttu-rali, come il rigassificatore di Rovigo, oggipienamente attivo. I progetti Edison Galsidall’Algeria, IGB per interconnettere Gre-cia e Bulgaria e ITGI tra Turchia, Greciae Italia sono tutti stati identificati dal-l’Unione europea come progetti di inte-resse comune, il massimo livello di prioritàcontinentale per queste infrastrutture.Dopo la decisione del Consorzio ShahDeniz di scegliere l’Italia come mercato didestinazione del gas dell’Azerbaijan attra-verso il TAP, gasdotto trans-adriatico, Edi-son è convinta che i propri progetti pos-sano offrire un’opzione importante per lenuove fonti di approvvigionamento italianoe anche contribuire all’apertura del cor-ridoio sud grazie alla loro maturità, allaloro competitività e all’approvazione ditutte le istituzioni coinvolte anche a livellolocale.

La competitività delle forniture gas èuna condizione necessaria ma non suffi-ciente per costruire in Italia un mercatoelettrico efficiente e competitivo. Oggi gliimpianti termoelettrici soffrono a causadell’energia sussidiata, non programmabilee rimessa prioritariamente sul mercato,ma sono sempre più necessari per offrireal sistema servizi di flessibilità resi essen-ziali proprio dalle fonti rinnovabili nonprogrammabili. Una migliore integrazionedelle fonti rinnovabili nel mercato e l’in-troduzione nel « mercato della capacità »potrebbero offrire rapidamente una solu-zione efficace.

L’insieme di questi interventi potrebbeoffrire all’Italia un mix equilibrato edefficiente, ma la concorrenza resterebbeincompleta se non potesse funzionare ade-guatamente sul mercato finale. I consu-matori, come gli operatori, hanno bisognodi competizione reale, di innovazione neiservizi e nei modelli di vendita e di unavera tutela economica per i consumatoriche ne hanno effettivamente bisogno.

L’ultima sfida che vediamo per il mer-cato energetico italiano è quella dellavalorizzazione delle proprie risorse dome-stiche, oltre al suo carbone bianco, le

centrali idroelettriche, che costituisconoun patrimonio del Paese e un orgogliostorico di Edison. Oggi, per contrastare ladipendenza energetica crescente, l’Italia hala possibilità di rilanciare importanti in-vestimenti nel settore della produzione edell’estrazione di idrocarburi.La Strategiaenergetica nazionale stima 15 miliardi dieuro di nuovi investimenti e 25 mila postidi lavori tra oggi e il 2020. La sfidaimprenditoriale di Edison in Italia ri-guarda un piano di investimenti da unmiliardo di euro in 3 anni, se gli iterautorizzativi avranno tempi compatibili.

Edison

ROBERTO POTÌ, Componente del Comi-tato esecutivo

Edison non concorda con l’obiettivoprevisto dalla Strategia energetica nazio-nale di aumentare l’obiettivo di energiaprodotta da fonti rinnovabili. Abbiamo giàraggiunto l’obiettivo prescritto dal cosid-detto pacchetto 20-20-20. Secondo Edison,tutto quello che si produrrà in più puòessere scambiato con i Paesi che invecenon raggiungeranno quell’obiettivo, inmodo da farci riconoscere in parte glioneri di sistema che i consumatori italianihanno pagato (il meccanismo noto cometrasferimento statistico tra gli Stati mem-bri dell’Europa potrebbe consentirlo).

È, inoltre, secondo Edison, necessariauna revisione dei contratti di importazionedi energia rinnovabile da Paesi terzi, cherisalgono al momento in cui si pensava chenon avremmo raggiunto l’obiettivo dellefonti rinnovabili.

Occorre poi privilegiare le nuove fontirinnovabili, come stiamo facendo. La tec-nologia, si è evoluta, gli impianti eolicihanno maggiore efficienza, quindi, anzichécostruire nuovi impianti e nuovi siti eoccupare altro spazio, sarebbe molto piùutile il repowering degli impianti esistenti.

Le fonti rinnovabili dovrebbero parte-cipare ai costi di sbilanciamento del si-stema, occorre quindi procedere alla re-visione delle tariffe minime garantite e,

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soprattutto, rivedere il sistema dello scam-bio sul posto. Esistono impianti solari orinnovabili che usano come stoccaggio larete nazionale: bisognerebbe incentivare,invece, l’autoproduzione e l’autoconsumosul posto. Attualmente, lo scambio sulposto favorisce la costruzione di impiantirinnovabili sussidiati, col sistema generaleche fa da ripartizione e stoccaggio per gliimpianti.

Quanto al sistema di tassazione, Edisonè contraria alla Robin tax, che ritienedebba essere eliminata, ma nel frattempoapplicata a tutte le fonti di produzionedell’energia elettrica.

L’ultimo punto è quello dell’aperturadel mercato retail. In Italia, c’è stataun’apertura del mercato, una privatizza-zione a monte, cioè nella produzione.Nell’uso finale dell’energia, invece, e inparticolare per il mercato retail sia do-mestico sia per le piccole imprese, siamoal di sotto della quota del 20 per cento peril mercato elettrico e molto al di sotto peril mercato gas. Soltanto il 20 per cento delmercato è aperto alla concorrenza. Ciòsignifica che i fornitori di energia e di gasnon dispongono di una massa critica suf-ficiente per essere efficienti e offrire lemigliori condizioni sul mercato, per cuideve essere ridotto il perimetro delle ta-riffe tutelate alle categorie di utenti chehanno effettivamente una situazione eco-nomica da tutelare e non soltanto i bassiconsumi. Si possono, infatti, avere bassiconsumi, ma non un basso reddito.

Va, inoltre, controllato meglio il rap-porto tra distributore e venditore, che almomento crea dei problemi. Se, infatti, sicambia il contratto in casa, la lettura delcontratto precedente è una specie di in-cubo per cui non si sa mai come fare peril conguaglio. Questo rappresenta unblocco allo switch. Vi è, inoltre, ormaimolto credito insoluto e questo è unproblema generale che al momento gravasoltanto sui venditori che ricevono i soldidai clienti, devono pagare distributori, ge-stori della rete e oneri di sistema. Se, però,non sono pagati dal cliente finale, prati-camente hanno il debito al 100 per centoin carico. Bisogna semplificare le bollette,

i servizi che possono essere resi post-contatore, aumentando la capacità delconsumatore a gestire la propria energia,e quindi procedere al cosiddetto empower-ment del cliente finale, creando una veraefficienza energetica.

Assogas

STEFANO BOLLA, Presidente

Assogas è un’associazione di categoriafondata nel 1979, che aderisce a Confin-dustria da circa 20 anni e rappresenta 81aziende che operano nel settore delladistribuzione e della vendita di gas.

Nella distribuzione operano circa 227aziende, ed Assogas ne rappresenta unacinquantina. Per la vendita, sono 308 edAssogas ne rappresenta 31. Si tratta dimercati fortemente concentrati: i primi treoperatori della distribuzione coprono circail 50-60 per cento del mercato e i primi trenella vendita quasi il 50 per cento.

Secondo Assogas, la SEN dovrebbe,prima di tutto, valorizzare le risorse giàpresenti nel Paese. Il gas è una risorsapresente, sono già stati effettuati moltiinvestimenti e la metanizzazione è giàmolto diffusa nel Paese. Sarebbe bene cheal gas fosse conferito il giusto ruolo primadi disperdersi su altri percorsi.

È poi necessario che ci sia un mercato,quindi anzitutto dei consumatori che scel-gano, e che ci sia una pluralità di imprese.Nella commercializzazione del gas unaparte del mercato è liberalizzato e unaparte è ancora sotto tutela.

Inoltre, è necessaria una pluralità diimprese. Se, infatti, si liberalizza e poi siresta con 6 operatori in un mercato, èmolto evidente il rischio un oligopolio.

La SEN pone l’altro tema importantedella creazione dell’hub sud-europeo. Bi-sogna diversificare le fonti di approvvigio-namento, quindi avere Paesi diversi cheriescono a portare il gas da noi. È dunquefondamentale mantenere il focus, peresempio, sul progetto TAP. Poi, perchél’hub del gas funzioni, è necessario che siacoordinato a livello europeo. Diversa-

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mente, pur entrando il gas in Italia, senzail contro flusso verso il nord, rischia diessere un esercizio non completo.

Altro elemento importante della SEN èla riforma della distribuzione del gas (degliambiti, quindi delle gare). Nel merito,Assogas ha avuto sempre una posizioneabbastanza critica sul risultato di questariforma. L’interruzione delle concessionioriginarie, e quindi la loro riassegnazioneper ambiti territoriali minimi di gara(ATEM), doveva o dovrebbe rappresentareil momento di un confronto competitivo.In teoria, quindi, più soggetti dovrebberopartecipare a queste gare. Tuttavia, ancheuno studio dalla Bocconi, ha evidenziatoche nella fase di assegnazione di questegare d’ambito non ci sarà competizioneperché le simulazioni fatte, forse per leverifiche degli aspetti tecnico-gestionaliunite alle necessità finanziarie per parte-ciparvi, essendo molto grandi, creano bar-riere importanti all’entrata, dimostrandoche non ci sarà una grande competizione.Addirittura, in moltissimi ambiti ci saràsolo un competitore possibile.

Riguardo al tema della misura e aglismart metering, sarebbe opportuno che lavalutazione arrivasse una volta che sisiano testati i contatori, si sia verificatoche sistema di trasmissione dei dati ècoerente.

Anche sul tema dello stoccaggi, Assogasè favorevole agli investimenti, elementoche aumenta la flessibilità del sistema.Eventualmente, bisognerà orientarli tecni-camente più verso un miglioramento dellacapacità di punto di erogazione che sullospazio. È, inoltre, positivo che si sia apertala discussione – e in parte la si affronti –sul fatto che avvengano attraverso asta, maserve coerenza per non dover, a valle,come venditore, imporre l’obbligo ai clientifinali di un servizio di modulazione a unprezzo predefinito. Se si è obbligati avendere a un prezzo predefinito, non può,a monte, muoversi il mercato pena ilrischio di un grosso squilibrio.

Riguardo all’equilibrio tra modello dimercato e governance pubblica, il dott.Bolla ha evidenziato il conflitto di interessitra lo Stato che fa le leggi e ha anche degli

interessi economici in quanto azionista diriferimento delle principali aziende cheoperano nel mercato presente in tutte leaziende che operano nel settore delle in-frastrutture, e interessato percettore diuna parte dalla bolletta per tutte le accisee le imposte.

Si potrebbe pensare a una agenzianazionale che, un po’ mutuando dall’agen-zia americana, possa raccogliere in ma-niera sistematica tutte le informazioni nel-l’ambito dell’energia, in modo che, par-tendo dalla SEN, possa esserci un unicosoggetto che riesca a misurare e a fornireindicazioni a tutto il sistema deglistakeholder, evidentemente le informa-zioni necessarie per manutenere questoprocesso. Non si può, infatti, pensare auna realizzazione della SEN oggi per poidimenticarcene per i prossimi 15 anni.

Un altro aspetto riguarda la privatiz-zazione: una volta che si sia deciso qualisono le infrastrutture veramente strategi-che, bisogna privatizzare il resto e far sìche il mercato cresca.

CGIL

ANTONIO FILIPPI, Responsabile Energia

La CGIL condivide l’impianto generaledella SEN, ma considera l’orizzonte del2020 troppo vicino, e si interroga quindisulla necessità invece di un vero Pianoenergetico nazionale, con un orizzonte al2030-2050, come indicato anche dal-l’Unione europea.

Secondo CGIL, inoltre la transizioneverso il raggiungimento dell’80 per centodell’economia e dell’energia fuori dal car-bonio, andrebbe gestita usando maggior-mente il gas. Nell’ambito del settore ter-moelettrico ci sono migliaia di persone incarne e ossa, tecnici, capacità e intelli-genze che vanno assolutamente salvaguar-date. Bisogna cercare un equilibrio svin-colandoci dalla stretta della fornitura delgas che avviene attraverso i metanodotti.Oggi, siamo collegati con due metanodotticentrali a nord e a sud del nostro Paese,che determina anche un blocco della di-

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namica dei prezzi, e quindi della concor-renza. D’altro canto, dobbiamo diversifi-care l’approvvigionamento, soprattutto neimercati spot, che ci permettono di abbas-sare il prezzo. Per questo, abbiamo biso-gno, secondo CGIL, di alcuni nuovi rigas-sificatori di GNL, gas naturale liquefatto,in modo che il sistema di stoccaggio siapiù competitivo e ci permetta di ammor-tizzare la difficoltà rispetto alla mediaeuropea.

I cicli combinati che abbiamo nel no-stro Paese, che negli ultimi anni hannovisto 25 miliardi di investimenti per l’am-modernamento, vanno salvaguardati per-ché sono la garanzia per il sistema Italia,soprattutto per le manifatture, con il ca-pacity payment, o il capacity market.

Per quanto riguarda le strutture sinda-cali confederali e Confindustria, la stradaprincipale da seguire per far partire edecollare anche il nuovo assetto produttivopassa dall’efficienza energetica. Le indica-zioni sono 1 milione 600 mila posti dilavoro in 10 anni, circa 100 mila posti dilavoro all’anno, secondo me anche sotto-dimensionati; 238 miliardi di investimenti;15 miliardi di benefici per il sistema Paese.Tutto il discorso passa da lì perché dietroc’è la manifattura, le nostre fabbriche, lenostre aziende, il nostro sistema produt-tivo. Se vogliamo mantenere quel sistemaproduttivo, come intendiamo fare, ab-biamo bisogno però di mantenere l’equi-librio di cui si parlava.

Flaei-CISL

CARLO DE MASI, Segretario Generale

Il dott. De Masi ha posto l’accento sulcalo occupazionale (oltre 100 mila addetti)portato dalla liberalizzazione e le connesseprivatizzazioni del sistema. Le tre GenCostanno ormai sparendo: la prima già èstata assorbita nella divisione tra A2A efrancesi; la seconda è sull’orlo di undramma dal punto di vista economico-finanziario; quanto alla terza, i tedeschi,dopo aver rilevato da Endesa gli asset,stanno per abbandonare il nostro Paese.

Per la prima volta sono stati sottoscrittiaccordi di ammortizzatori sociali con icinque principali player di generazione. Visono 30-35 impianti a rischio fermata, e suquesti impianti la CISL chiede un accordotrilaterale Governo, parti sociali, imprese esindacato.

CISL ritiene essenziale riaffermarel’universalità del servizio elettrico. Occorrepoi adeguare la struttura tariffaria dellabolletta rispetto alla strategia energeticache il Paese si darà, rivedendo sia i prezzidei consumi sia le diverse componenti e levarie accise, anche al fine di diminuire icosti in bolletta per famiglie e imprese.

È necessario istituire una cabina diregia, per attuare e monitorare la pro-grammazione strategica energetica am-bientale del Paese. CISL propone inoltre dicreare un’unica società delle reti, cheriguarda un po’ tutti i servizi universali,ma in particolare partendo da quella elet-trica, favorendo l’azionariato dei lavora-tori, l’ingresso di Cassa depositi e prestitie anche dei cittadini consumatori. Vaistituita una società dedicata al controllopubblico e neutra per la verifica e lamisura per tutti i servizi essenziali. Ènecessaria la definizione di processi auto-rizzativi certi nei tempi, nelle scelte e nellemodalità per favorire investimenti per leinfrastrutture energetiche. Va sostenuta laricerca applicata al sistema elettrico, de-vono essere monitorati gli obblighi di con-cessione, introdotti elementi di garanziarispetto alla salvaguardia del patrimonioaffidato in concessione, promossa la par-tecipazione diretta delle istituzioni a livelloterritoriale prevedendo compensazioni. Bi-sogna modulare nel tempo l’attuale soste-gno alle rinnovabili, fotovoltaico ed eolico,fino al raggiungimento della parity grid eprevedere incentivi adeguati per sostenereil solare termodinamico, il minieolico, lebiomasse, favorendo, come non è accadutocon la green economy, dove sono stati toltii soldi ai poveri per darli ai ricchi finan-ziando fondi di investimento estero e com-ponentistica cinese o del Nord Europa,accordi di programma sul territorio per

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l’indotto e protocolli con università ed entidella formazione per creare nuove profes-sionalità e green jobs.

È anche necessario bonificare i sitinucleari. Se si decidesse per una reted’impresa tra Sogin capofila, Ansaldo Nu-cleare, ENEA, Enel ingegneria e innova-zione, CESI e altre, si potrebbe non solomettere in sicurezza il Paese e bonificarequei siti, ovviamente dotandosi anche deldeposito Parco tecnologico, ma anche esoprattutto aggredire un mercato interna-zionale rilevante rispetto al decommissio-ning.

UIL

FRANCESCO FIORE, Coordinatore Ener-gia

Il dott. Fiore ha esordito sulla que-stione autorizzativa, che rappresenta unproblema all’interno della SEN, soprat-tutto per alcuni settori quali l’eolico e ilfotovoltaico, per i quali esiste ancora unaccavallarsi di autorizzazioni e sistemi chenon aiutano lo sviluppo di questi settori.

Per quanto riguarda l’efficienza ener-getica, c’è un patrimonio pubblico che puòessere ristrutturato, un indotto lavorativoche può essere sviluppato, edifici, chevanno dal 1913 al 1971, i più vecchi traquelli pubblici, che potrebbero portare unrisparmio di 90 milioni di euro in terminidi energia. In questo senso, l’aver proro-gato le agevolazioni fiscali è stato un puntodi partenza molto positivo, in quantosenza quell’incentivo il settore dell’ediliziaavrebbe pagato a maggior dazio.

Il dott. Fiore pone l’attenzione su unpunto trascurato dalla SEN: il NIMBY(NotIn My Back Yard). Su questo punto CISLrichiede una consultazione pubblica.

Nella SEN, infine, non si parla ditariffe, neanche di tariffa sociale, che deveinvece rientrare all’interno di una piani-ficazione energetica.

UGL

IVETTE CAGLIARI, Segretario Confede-rale

La dott.ssa Cagliari chiede di rendereconcreta la SEN, confinata ancora ogginella declinazione di intenti irrealizzabili,come del resto anche il PEN, Piano ener-getico nazionale del 1988. Occorre inne-scare un circolo virtuoso e rispondere concoerenza al fabbisogno energetico nazio-nale con creazione di posti di lavoro legatiall’implementazione al funzionamento dinuovi impianti, posti innovativi con altisaperi, ma anche riconversione attraversola formazione di competenze dedicate.

Per garantire la sicurezza degli approv-vigionamenti si potrebbero costruire rigas-sificatori o anche inceneritori.

Purtroppo a causa della sindromeNIMBY, non si realizzerà il rilancio deri-vante dal saper cogliere quest’opportunitàstrategica, se non si affronterà il temascottante della governance, una delle 7priorità della SEN. Prima azione indispen-sabile tra tutte, secondo l’UGL, è ricon-durre in capo allo Stato le competenzelegislative in materia energetica perquanto attiene le infrastrutture di livellonazionale.

È evidente che la Strategia energeticadeve essere accompagnata da un’azioneculturale di chiarezza scientifica e norma-tiva. Non possiamo gravare la già preoc-cupante e nota sindrome NIMBY conl’emergente, forse ancora poco conosciuto,NIMTOO (Non In My Term Of Office), nondurante il mio mandato elettorale. Undato di rilievo è che le opposizioni piùforti siano, appunto, dei sindaci o deifunzionari che non sottoscrivono le auto-rizzazioni, con il conseguente blocco diiniziative e il proliferare di autorizzazioniburocratiche che appaiono, a chi vuoleaccedervi, senza fine o di modifiche incorso d’opera di incentivi che, purtroppo,generano ulteriore confusione.

Serve anche un maggior coordinamentocon l’Europarlamento. La SEN non è diper sé sufficiente a rispettare i limiti fissati

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dalla roadmap per le emissioni di CO2. Citroviamo costantemente in ritardo perchéattuiamo politiche di breve periodo, senzavisione di lungo termine. È una scom-messa anche lo sviluppo tecnologico, cheva aiutato perché determinerebbe innova-zione di qualità tale da risollevare l’eco-nomia del Paese. Nel ritornello del debito,si finisce col non fornire supporto pub-blico all’industria. Contesto politico idealeper l’innovazione energetica sarebbero lecompartecipazioni pubblico-privato emolto si potrebbe fare in questo senso.

Di fatto, se si erogassero incentivi alsettore manifatturiero collegato in mododiretto e indiretto all’energia attraversol’interazione e la partnership tra soggettidiversi, si acquisirebbe maggiore competi-tività intellettuale, e quindi industriale.

Enea

GIOVANNI LELLI, Commissario

L’Enea è allo stesso tempo il soggettostrategico del sistema della ricerca ener-getica in Italia e l’organismo di supportotecnico al Ministero dello sviluppo econo-mico per l’elaborazione delle decisioni dipolitica energetica. In tale duplice fun-zione di ricerca e di servizio l’Enea hacollaborato con il Ministero dello sviluppoeconomico all’elaborazione degli scenarievolutivi di lungo termine 2020 e di lun-ghissimo periodo al 2050. Innanzitutto èinteressante il risultato atteso al 2020 dallepolitiche sviluppate nella SEN, che mostracome questa politica porti a un leggeroincremento dei combustibili solidi, a unadiminuzione dei prodotti petroliferi per gliinterventi relativi alla mobilità, che è at-tesa consumare meno, la diminuzione dipoco più di 1 punto percentuale del gas, ladrastica diminuzione dell’elettricità impor-tata e il raddoppio delle fonti rinnovabili.

Negli scenari in recepimento dell’indi-cazione dell’Unione europea al 2050, ladecarbonizzazione dei sistemi energeticidell’80 per cento determina una drasticadiminuzione dell’uso dell’olio combustibilee anche del gas, un aumento della produ-

zione nel mix energetico delle biomasse edelle fonti rinnovabili. Questo deve fare iconti con la situazione di mercato del gas,che è di gran lunga il fatto più rilevanteaccaduto a livello mondiale negli ultimiquarant’anni. Una scommessa verso ladecarbonizzazione oppure un’altra verso ilgas può dunque avere enormi conseguenzeche può avere per il futuro energetico delnostro Paese.

Riguardo alla ricerca, una politica diricerca nella prospettiva della decarboniz-zazione del sistema energetico dovrà mi-rare alla riduzione dei costi delle tecno-logie. L’effetto di una politica che haprivilegiato la domanda di tecnologiesenza produrre un impulso all’offerta haavuto conseguenze emblematiche, soprat-tutto nel settore italiano del fotovoltaico,dove il forte aumento delle installazioninegli ultimi anni ha portato a un incre-mento del deficit commerciale, arrivatonel 2010 a un picco di 11 miliardi didollari.

È forte il rischio che ora misure pen-sate come contributo per la riduzionedelle emissioni si trasformino in strumenti– sicuramente involontari ma prevedibili– di ulteriore squilibrio economico,quando invece un nuovo paradigma ener-getico che voglia trainare sviluppo indu-striale e posti di lavoro è realizzabile nelbreve e medio periodo, se accompagnatodall’implementazione di sviluppo tecnolo-gico.

Nel caso del fotovoltaico la forchettafra la capacità produttiva installata difotovoltaico e il saldo commerciale foto-voltaico negativo del nostro Paese è enor-memente più larga dell’analoga forchettafra capacità produttiva installata in Eu-ropa e saldo commerciale del continente.A partire dal 2007, nell’Unione europea siregistra complessivamente un incrementodei finanziamenti pubblici in ricerca, svi-luppo e dimostrazione nel settore del-l’energia, evidenziando un maggiore inte-resse verso rinnovabili ed efficienza. L’Ita-lia risulta ben posizionata nel panoramaeuropeo, rappresentando nel 2011 ilquarto Paese in termini di spesa pubblicain ricerca e sviluppo, qualcosa di cui

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essere orgogliosi considerando che è più omeno lo stesso livello della Gran Bretagna.In Italia, i maggiori finanziamenti allaricerca provengono dal settore pubblico,anche se la partecipazione di quello pri-vato è aumentata negli ultimi anni, inparticolare in specifiche aree di eccellenzaquali il solare a concentrazione.

L’Enea quale principale attore dellaricerca energetica in Italia riveste un ruolodi primaria importanza anche a livellointernazionale, posizionandosi al ventiseie-simo posto tra le prime cinquanta orga-nizzazioni europee di partecipazione alVII Programma Quadro dell’Unione euro-pea, e prima di noi si collocano Électricitéde France, Enel, E.ON. Sebbene l’Italiarisulti particolarmente attiva e dimostrianche una forte presenza a livello inter-nazionale nel campo della ricerca nelsettore dell’energia, vi è ancora una diffusama errata tendenza a considerare le atti-vità di ricerca come qualcosa di avulsodallo sviluppo industriale, lasciando alcaso la possibilità di trasferire alle impresei successi dell’innovazione. In altri termini,sarebbe opportuno definire e attivare unalungimirante politica di ricerca congiun-tamente a un’altrettanto lungimirante po-litica industriale, affinché entrambe risul-tino efficaci per una maggiore competiti-vità dell’industria nazionale soprattutto suimercati esteri.

È utile quindi rafforzare nella Strategiaenergetica il riferimento alla ricerca comeelemento strutturale per il raggiungimentodegli obiettivi, inserendola in manieraesplicita tra le priorità.

Anev

ARTURO COCCO, Segretario generale

Secondo Anev, lo sviluppo sostenibiledelle energie rinnovabili, al fine di supe-rare gli obiettivi europei, rende allo stessotempo necessaria una revisione del sistemaal fine di ridurre l’onere in bolletta. Oc-correrà provvedere dunque alla defini-zione di nuovi strumenti per finanziare inmodo efficace una serie di attività oggi a

carico del comparto elettrico. L’unico stru-mento efficace è quello di rimuovere dalcosto elettrico tutti gli oneri impropri,riducendoli sensibilmente con meccanismifiscali e di supporto alla realizzazionedelle infrastrutture.

La situazione di recessione che attual-mente attanaglia l’intero settore produttivonazionale, così come l’economia dei nucleifamiliari, pone alla ribalta la necessità divalutare misure che possano in qualchemodo contribuire ad arginare tale situa-zione. Lo scopo principale di questo do-cumento è quello di fornire alcune pro-poste per razionalizzare le risorse desti-nate al sostegno delle fonti rinnovabilicontabilizzate all’interno della compo-nente A3 della bolletta elettrica, fornendo,da una parte, la possibilità di abbatterenegli anni gli importi a carico degli utentifinali e, dall’altra, strumenti nuovi di in-centivazione per le rinnovabili elettrichediverse dal fotovoltaico che permettereb-bero di portare nuovo slancio per l’interosettore.

Dopo aver illustrato alcuni dati riguar-danti la suddivisione degli oneri dellacomponente A3 e l’incentivazione dellerinnovabili (in particolare lo squilibrio afavore del fotovoltaico), il dott. Cocco èritornato sulla proposta di passaggio a unsistema basato sull’incentivazione fiscale.Secondo Anev, che rappresenta il settoredell’eolico, sarebbe opportuno valutare lospostamento dell’incentivo della produ-zione elettrica al capitale per gli impiantidi produzione di energia da fonte rinno-vabile, ottenendo un sistema efficiente eun significativo risparmio per il sistemastesso. Infatti, individuando un mix disgravi fiscali e di incentivi in conto capi-tale aggiudicati sempre tramite aste com-petitive e prevedendo la cartolarizzazioneper la transizione dal vecchio al nuovomeccanismo, si potrebbe raggiungere ilmedesimo obiettivo attualmente indivi-duato con un’efficienza molto superiore erilanciare l’economia e la crescita in unsettore strategico quale quello delle fontirinnovabili elettriche, in particolare nel-l’eolico. Assodato il successo ottenuto nelsettore edile e dell’efficienza energetica del

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sistema di sgravi fiscali, occorrerebbe, perlo sviluppo delle rinnovabili e per il rag-giungimento degli obiettivi proposti, se-guire la medesima strada.

Nella sostanza, il passaggio a un si-stema di detrazioni fiscali da associareeventualmente a un fondo agevolato, coin-volgendo, per esempio, la Cassa depositi eprestiti, condizionato a un bilancio eco-nomico nullo o anche, volendo, positivo,permetterebbe di ottenere molteplici risul-tati positivi. In prima istanza, ci sarebbeun beneficio per tutto il sistema, con unadrastica riduzione del peso della compo-nente A3 sulla bolletta. In seconda, manon ultima, istanza, permetterebbe di farripartire un settore che dall’introduzionedel sistema delle aste si è visto piombarein una parabola decrescente, con evidentidanni per il sistema Paese il quale, peral-tro, non ha nemmeno portato a una di-minuzione dei costi energetici per le fa-miglie e per le imprese.

Snam

CARLO MALACARNE, Amministratoredelegato

Nella sua esposizione, il dott. Mala-carne ha illustrato come l’impianto infra-strutturale possa distribuire gas con unasicurezza di approvvigionamento e a uncosto competitivo, e come la Snam possacontribuire ad ottenere questi risultati.

In una visione globale, in termini dienergia ci troviamo di fronte oggi a trerealtà completamente diverse nel mondo:

la realtà statunitense, con lo shalegas, che ha prezzi basati semplicementesul mercato;

i Paesi asiatici, o comunque di tuttala parte di Asia e Giappone, che hannoesigenza di gas, che arriva, non essendocicollegamenti via pipe, allo stato liquido, ea un incremento del prezzo che è fino aquattro o cinque volte superiore a quellodegli Stati Uniti;

l’area europea, che è in una condi-zione mista fra un prezzo di mercato e uncontratto cosiddetto a lungo termine, ilcosiddetto take-or-pay, che porta a equi-librare un prezzo di tre volte superiore aquello degli Stati Uniti e di due o tre volteinferiore a quello dell’area asiatica.

L’Europa è collegata via pipe, cioèdirettamente, per circa il 65-70 per centodei suoi consumi (in Italia, tale percen-tuale sale all’85-90). I contratti a lungotermine coprono, quindi, circa il 65-70 percento. Questo significa che tale 65-70 percento è un prezzo collegato a questi con-tratti, non completamente libero dal mer-cato. L’altro 30-35 per cento è legato,invece, al cosiddetto gas spot, che ha unprezzo che giorno per giorno si delinea sulmercato. Ci troviamo, dunque, in unasituazione mista, che presenta la difficoltàdi avere un aumento di questa quantitàspot, che di solito arriva dal gas liquido,perché va verso i Paesi asiatici e che, nellostesso tempo, non ha le tecnologie nonconvenzionali, come quello che ha l’Ame-rica, e automaticamente porta a un prezzodi mercato molto basso. Questa è la si-tuazione generale.

La difficoltà di diminuire il prezzo alivello italiano è dovuta al fatto che lapercentuale di contratti collegati a lungotermine, che è il 90 per cento e che, comeaccennavo prima, porta a prezzi più alti,genera più difficoltà nel creare il prezzo dimercato, visto che la quantità spot siaggira intorno al 10-11 per cento. Diconseguenza, dobbiamo cercare di aumen-tare con qualsiasi mezzo.

Prima del 2012 lo scambio di gas eramolto difficile, in primo luogo perché nonc’era un’oversupply, un’overcapacity di gase c’era meno gas disponibile. In secondoluogo, perché non era possibile scambiarequesto gas con gli altri punti in Europa.Dal 2012 in Italia sono state introdottealcune regole, alcuni criteri, per scambiaregas e Snam si è attivata per creare lecondizioni di scambio a livello europeo:una situazione di borsa gas con tutte lepiattaforme europee e la possibilità diinterscambio attraverso le tubazioni di

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quantità di gas. Questo ha portato auto-maticamente, in sei mesi circa, ad alli-neare i prezzi. A gennaio e febbraio 2012il prezzo in Italia, pur seguendo l’anda-mento del prezzo europeo, era comunquedel 15-20 per cento più alto. A fine 2012i prezzi si sono allineati e oggi sonoequivalenti.

A questo punto dobbiamo avere lapossibilità di scambiare questo gas anchefisicamente, non solo con contratti com-merciali. Ciò significa che l’interconnes-sione dei Paesi europei è fondamentale peralimentare questa liquidità.

L’Italia è un Paese europeo e ha unvantaggio rispetto agli altri Paesi europei:ha tre fonti di importazioni diverse, laRussia, l’Algeria, la Libia, nonché il rigas-sificatore dal Qatar. Inoltre, ha in progettonuovi impianti, come il TAP dell’Azer-baijan. A differenza di altri Paesi l’Italiaha maggiori fonti di approvvigionamento.

L’elemento infrastrutturale comprendetrasporto e stoccaggio, due attività stret-tamente collegate fra loro. Con il trasportosi hanno le infrastrutture per scambiarequesto gas. Lo stoccaggio è un magazzinoche offre la possibilità di lasciare lì, nelmomento in cui non serve, questo gas e diutilizzarlo nei momenti in cui si ha piùnecessità di scambio.

Il fatto di utilizzare l’Italia non solocome un Paese di consumo, ma anchecome un Paese di transito, portando au-tomaticamente dallo stesso tubo gas versol’Italia, dimezza il costo della logistica. Ilconcetto di hub tradotto in infrastruttureconsiste semplicemente nell’avere la pos-sibilità di utilizzare nel modo più flessibilele infrastrutture esistenti.

In quest’ottica, Snam sta facendo unPiano investimenti per realizzare e com-pletare nei prossimi quattro anni le infra-strutture di interscambio con l’Europa.Questo significa supportare a livello ope-ratore la teoria dell’interscambio o del-l’hub. Ciò comporterebbe due elementifondamentali. Innanzitutto, ci sarebbe unamaggior sicurezza degli approvvigiona-menti. Si è detto, quasi il 90 per cento deicontratti è take-or-pay. Dire che c’èun’overcapacity di gas è vero, ma la si-

tuazione potrebbe cambiare in qualsiasimomento. Con il contratto take-or-pay, senon si può utilizzare il gas in Italia perchénon si hanno pari livelli di consumi,l’approccio dell’operatore sarà quello dicercare di rinegoziare e, peraltro, oggianche di spostare i tempi per non pagarele penali. Ci potremmo trovare, così, nellecondizioni per cui magari per un anno odue in realtà si ha meno gas di quello chesi potrebbe avere proprio per questo mo-tivo.

Oggi dall’Algeria, per esempio, arrivameno del 50 per cento del gas possibile.Questo vuol dire che tutta questa sicu-rezza di approvvigionamento non è auto-matica con consumi inferiori alla dispo-nibilità, perché le disponibilità variano infunzione di elementi economici e strate-gici, non semplicemente dei consumi del-l’Italia. L’aspetto infrastrutturale diventa,quindi, importante. Essere sicuri di poterportare il gas in eccesso in alcuni momential di fuori dell’Italia o di ricevere inmomenti più critici gas da altri Paesi è unpunto fondamentale.

Gli investimenti di Snam ammontano a6 miliardi nei prossimi quattro anni, intotale. Per finire questi progetti occorronoaltri 4 miliardi dal 2017 al 2020. Stiamoparlando, quindi, di circa 10 miliardi. Dalpunto di vista anche di impatto sul terri-torio, normalmente, per 1,3-1,5 miliardi diinvestimento lavorano dalle 1.300 alle1.500 imprese all’anno.

Enel

FULVIO CONTI, Amministratore delegato

Dopo aver esposto numerosi dati ri-guardanti il gruppo Enel in Italia e nelmondo, il dott. Conti ha rimarcato il fattoche oggi Enel compete in un mercato cheè tra i più liberalizzati in Europa. Enelproduce meno del 25 per cento dell’ener-gia che si consuma in questo Paese ed hauna quota sul mercato libero che nonarriva al 20 per cento. La Francia, adesempio, nel corso di questi ultimi anni èrimasta dipendente da un unico fornitore

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(EDF, una società dello Stato francese chelo Stato stesso non ha mai inteso spezzaree ridurre) che produce energia elettricaprevalentemente dal nucleare. Per questoil costo dell’energia in Francia, pur con unsolo produttore, è di molto inferiore alcosto dell’energia in Italia, e questo se-condo l’AD di Enel dimostra che nelsettore energetico non è importante tantoil numero di giocatori in campo, quanto letecnologie che si usano per essere compe-titivi.

In tema di tariffe per i nostri cittadini,il dott. Conti ha sostenuto che, rispetto auna famiglia tedesca, una famiglia italianaspende il 14 per cento in meno. Questo èdovuto alla scelta del Governo tedesco diallocare prevalentemente sulle famiglie ilcosto derivante dai grandi investimentieffettuati nel settore delle rinnovabili, chesono uno dei fattori di maggiore atten-zione per la crescita del costo dell’energia.Diversa è la storia per quanto riguarda lepiccole e medie imprese, che rispetto allaGermania presentano uno svantaggio del34 per cento.

In Italia, il costo dell’energia è dato percirca la metà dal costo del combustibileutilizzato, il 15 per cento circa equivale alcosto del trasporto e della distribuzione, etutto il resto è rappresentato da oneriaccessori, imposte, accise e tasse.

Il costo del trasporto è diminuito per-ché sono stati realizzati investimenti inefficienza. Sono stati ridotti i costi e allostesso tempo è aumentata la qualità. Lariduzione è significativa, ma il punto ri-mane che il costo del trasporto, inteso siacome alta tensione sia come bassa ten-sione, sia quello di Terna sia quello diEnel Distribuzione, incide relativamentepoco sul totale. Per quanto riguardal’energia, come conseguenza diretta del-l’aumento del costo delle materie prime siha un impatto significativo. Nonostantequesto, nel corso degli ultimi anni, grazieall’efficientamento si è riusciti a ridurreanche questa componente di costo. Quelloche invece inesorabilmente aumenta, ed èaumentato di quattro volte, è il cosiddettopacchetto degli oneri di sistema. Il 21 percento del pacchetto corrisponde all’onere

per incentivi alle energie rinnovabili, perregimi tariffari speciali oppure per il pa-gamento del decommissioning delle vec-chie centrali nucleari, mentre il 13 percento corrisponde alle imposte che ven-gono assoggettate. Una famiglia paga inmedia 180 euro per far fronte a questacomponente chiamata oneri accessori.

L’Italia è stata il primo Paese al mondoad aver completato l’installazione del con-tatore digitale presso tutti i clienti. Suquesta base Enel sta creando creandoun’infrastruttura di rete intelligente checonsente al sistema di ricevere il contri-buto di oltre 500 mila nuovi produttori,tutti coloro cioè che hanno installato pan-nelli fotovoltaici sul tetto o altri impianticon rinnovabili. Il punto più critico ditutta questa vicenda sta nell’espansione,secondo Conti eccessiva e non necessariaper uno sviluppo coerente e ordinato dellevarie tecnologie, delle energie rinnovabili.Questo oggi comporta un costo in più pertutti gli italiani, imprese incluse, che nel2013 è stato di 13,2 miliardi di euro.Quando si offrono sussidi, si « droga » ilmercato e si creano distorsioni. Qualcheinvestitore riesce a realizzare anche unbuon ritorno sull’investimento, ma certa-mente lo pagano i cittadini, e lo stiamopagando molto caro. Se non ci fosse statala corsa al mito delle rinnovabili con leleggi « salva Alcoa » che sono state appro-vate, il costo dell’energia sarebbe sceso del6 per cento perché Enel ha continuato alavorare per ridurre i costi per i cittadini.

Riguardo alla Strategia energetica na-zionale, essa porta sostenibilità ambien-tale, sicurezza delle forniture e possibil-mente crescita, ma va declinata medianteprovvedimenti corretti, non intempestiviné eccessivi. L’energia elettrica è il sistemapiù efficiente di trasportare e utilizzarel’energia in generale. Enel propone unmodello in cui l’energia elettrica vengaconsiderata un pivot, una piattaforma dacui far partire un’evoluzione delle tecno-logie che consenta una trasformazionepositiva del nostro Paese.

Per capire come far crescere il sistemaeconomico, il dott. Conti ha citato unostudio elaborato dal Politecnico di Milano

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secondo cui, se riuscissimo a dispiegarecon una soluzione di filiera integrata –non importando la tecnologia dai cinesi odai tedeschi, ma costruendola in casa –tutte le apparecchiature efficienti, dallepompe di calore alle cucine a induzione,alle macchine a batteria anziché a com-bustione, questo darebbe una svolta posi-tiva all’economia nazionale fino a 350miliardi di volume d’affari, con un incre-mento del PIL del 2 per cento.

GDF SUEZ Energia Italia

ALDO CHIARINI, Amministratore dele-gato

Il gruppo GDF SUEZ è la maggioreutility al mondo. L’Italia a oggi è il terzoPaese del gruppo dopo i mercati domesticidi Francia e Belgio. GDF SUEZ ha unalunga storia di presenza in Italia, cherisale al 1963 e si è intensificata nel corsodegli ultimi anni. In Italia le cifre chiavesono circa 3.200 dipendenti, un fatturatodi 7 miliardi, 1 milione e 300 mila clientiper luce e gas, 2 milioni e 400 mila utentiper l’acqua potabile e 55 mila clienti peril servizio energia. GDF SUEZ è il terzooperatore per volumi venduti di gas e ilsettimo produttore elettrico, nonché leaderitaliano ed europeo dei servizi di efficienzaenergetica.

In Europa, la crisi economica ha fattoscendere i consumi industriali di gas edelettricità, nonché il prezzo delle emissionidi CO2. Lo shale gas americano, che eraconsiderato poco più di un sogno, è di-ventato una realtà e questo ha creato unabolla del gas, ha consentito la ripresaamericana e, come effetto secondario, hafatto arrivare in Europa il carbone aprezzi bassissimi. Il boom delle energierinnovabili, che sono state fortemente in-centivate, ha fatto aumentare i costi dellebollette in alcuni Paesi europei, in parti-colare in Germania, Italia e Spagna, haspiazzato le centrali elettriche esistenti,anche se moderne, e ha creato alcuniproblemi di sicurezza e flessibilità nellereti elettriche. L’incidente nucleare di

Fukushima ha ovviamente fatto cambiarele prospettive dei programmi nucleari indiversi Paesi del mondo, in particolare inEuropa, e ha generato un aumento delprezzo del gas in Giappone con moltiflussi di gas naturale liquefatto deviativerso il Far East. Per questi motivi leutility in Europa perdono e i cittadinieuropei pagano l’energia più che nellealtre parti del mondo.

Le energie rinnovabili hanno spintofuori dal mercato le moderne centrali agas a ciclo combinato, che sono oggi leuniche in grado di fornire la riserva e laflessibilità necessarie alla rete. Eppure inItalia si è investito tantissimo nel settoredel gas metano, il gas combustibile fossilepiù pulito, e le riserve crescono oggi inmodo massiccio grazie anche allo shalegas, non solo americano.

Secondo il dott. Chiarini, il gas deverestare al centro della Strategia energeticanazionale, anche per valorizzare gli inve-stimenti che sono stati effettuati.

Il dott. Chiarini individua cinque prio-rità per la strategia energetica:

una revisione politica, anche in am-bito UE, delle modalità di riduzione diCO2 fissando un unico forte target;

un messaggio di centralità in Italia enella UE del gas, lo strumento più com-plementare con le energie rinnovabili;

una riforma e un riassetto del mer-cato elettrico che integrino le rinnovabili,facendo pagare lo sbilanciamento, che va-lorizzino i servizi di flessibilità e riserva eche favoriscano anche un riassetto razio-nale della generazione elettrica;

una necessità che il mercato continuia svilupparsi dando spazio e fiducia almercato libero, con una revisione e unarazionalizzazione degli oneri generali inbolletta;

l’opportunità di investire in innova-zione ed efficienza energetica.

Infine, il dott. Chiarini sottolinea l’im-portanza della disponibilità dei dati. Leimprese di distribuzione dovrebbero fare

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uno sforzo maggiore per garantire lettureefficaci ed efficienti dei loro contatori,sviluppando i cosiddetti smart meter e lastandardizzazione dei flussi dei dati ne-cessaria al funzionamento del mercato. Irischi finanziari di credito, che oggi stannosoltanto sui venditori di energia, devonopoi essere ridistribuiti lungo tutta la filierae comprendere in particolare i distribu-tori.

EnerGrid

PAOLO GOLZIO, Amministratore

EnerGrid nasce più di dieci anni facome operatore indipendente sul liberomercato della vendita di energia elettrica.EnerGrid è controllata fin dalla sua na-scita dal Gruppo Gavio, che opera nelsettore infrastrutturale italiano, in parti-colare nel settore autostradale, delle co-struzioni e della logistica. EnerGrid nasceproprio per un’esigenza che il gruppoaveva come consumatore di energia.L’esperienza che abbiamo portato nelmercato dell’energia è quella di chi devepagare una bolletta e ha l’esigenza diridurla.

L’ obiettivo di ridurre il costo vienerealizzato prevalentemente su due ver-santi: mettere a disposizione dei clientiuna capacità di acquisto all’ingresso dienergia per ridurre il costo contrattuale ecommerciale della materia prima stessa eaiutando i clienti a ridurre i consumi. Inparticolare, in questo secondo ambito diintervento Energrid ha introdotto in Italiaun sistema di misurazione dei consumiinnovativo, chiamato « conta corrente »,che permette ai clienti di avere la visua-lizzazione in tempo reale del costo in eurodel loro consumo puntuale.

Nello scenario attuale di crisi per ilsettore energetico, vi sono dei fattori criticiperché un operatore indipendente possamantenere una competitività. Uno di que-sti è dato dalle regole di un mercato, chepotrebbero limitare la possibilità di am-pliare l’elemento competitivo del mercatostesso.

EnerGrid

FABRIZIO IMPERADORE, Direttore com-merciale

Il Dott. Imperadore ha continuatol’esame delle tematiche che rischiano dibloccare le evoluzioni e l’apertura totaledel mercato libero.

Le letture rappresentano uno dei pro-blemi maggiori per quanto concernel’energia elettrica. La lettura rischia di nonessere mai certa. È sempre riverificabileda parte del distributore competente, cherappresenta il collo di bottiglia dell’evolu-zione del mercato.

Oggi il fornitore ha un doppio ruolo. Ilprimo è quello di fornire energia elettrica.Il secondo è quello di essere una sorta diesattore. Infatti, il fornitore paga deglioneri ai distributori, a chi gestisce tutte lecomponenti del mercato – GSE e viaelencando – e li ribalta sul cliente finale,con effetti molto negativi, che sono innan-zitutto derivanti dalla copertura del cre-dito. Il rischio del credito ricade total-mente sul fornitore. Questo servizio deveessere remunerato, o perlomeno il rischiodi insolvenza deve essere condiviso con chieffettivamente poi incassa gli oneri che iovado a recuperare per lui.

Un’altra inefficienza è quella delloswitching, in quanto spesso, per via deiritardi dovuti al distributore, il fornitorenon riesce ad acquisire il punto di forni-tura.

Un’altra stortura è l’attività di misura-zione del distributore. Il fornitore ha unmargine molto limitato da una serie difattori, quali, per esempio, la programma-zione dei consumi dei propri clienti. Ifornitori hanno un obbligo di comunica-zione quotidiana a Terna della program-mazione dei propri clienti, ora per ora. Ildistributore, dunque, che viene remune-rato per l’attività di misura dovrebbe for-nire i dati con le stesse tempistiche.

L’ultima stortura è l’acquisizione deiclienti dal mercato di salvaguardia, l’exmercato vincolato per clienti in media

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tensione. Le aziende si dividono in due: lemedio-piccole vanno nel mercato di tutela,che è ancora svolto dal distributore locale,e nel mercato di salvaguardia, che hatariffe particolari, ma è stato assegnatotramite gara.

Il venditore entrante nell’acquisire ungrande cliente da questo mercato di sal-vaguardia, non acquisisce anche l’even-tuale credito derivante dalla fornitura diquesto cliente, che negli ultimi due mesinon ha pagato l’esercente della salvaguar-dia.

UNIONE PETROLIFERA

ALESSANDRO GILOTTI, Presidente

Il presidente di Unione petrolifera,Alessandro Gilotti, nel suo intervento inCommissione ha affrontato due tematiche:la raffinazione e la distribuzione di car-buranti. In primo luogo, ha evidenziatoche le problematiche relative alla raffina-zione interessano tutti Paesi europei, tut-tavia presentano maggiori criticità in Ita-lia. Il petrolio continuerà a svolgere unruolo rilevante tra le fonti energetiche delfuturo, soprattutto nel settore dell’autotra-zione. La crisi del settore della raffina-zione diffusa in tutta Europa, ma conconseguenze particolarmente pesanti inItalia, ha molteplici cause: la riduzione delprezzo dell’energia a seguito dell’utilizzodello shale gas e dello shale oil ha note-volmente avvantaggiato l’industria dellaraffinazione statunitense rispetto a quellaeuropea. L’affermarsi di un sistema diraffinazione « sussidiato » in Asia e MedioOriente, unitamente all’incremento delpeso della regolamentazione ambientaleeuropea e al calo costante del consumo dipetrolio hanno contribuito alla perdita dicompetitività dell’industria europea cheregistra tassi di lavorazione scesi al 70-75per cento della capacità totale. In Italiatutte le raffinerie sono a rischio poiché iltasso di utilizzo degli impianti nazionali ègeneralmente sceso al di sotto della sogliaconsiderata critica del 70-80 per cento.L’impatto della crisi ha portato alla tra-

sformazione in polo logistico delle raffi-nerie di Cremona, Roma e Mantova e allaconversione in Green Refinery dell’im-pianto di Porto Marghera. In Italia ilsettore petrolifero negli ultimi cinque anniha complessivamente perduto circa 7 mi-liardi di euro.

Il secondo argomento approfondito dalpresidente Gilotti ha riguardato la distri-buzione dei carburanti. In Italia vi è unarete di distribuzione sovradimensionatacon un punto vendita ogni 8,3 Km, afronte dei 15 km della Spagna, dei 16 kmdella Germania, dei 20 km del RegnoUnito e dei 35 km della Francia. Dal 2008la situazione è stata complicata da un calodelle vendite del 16 per cento sulla « reteordinaria » e del 41 per cento su quellaautostradale. La crescita delle accise suicarburanti, aumentate ben sette volte negliultimi due anni, ha provocato una forteriduzione della domanda, nonostante ilprezzo industriale del carburante sia di-minuito del 4 per cento negli ultimi treanni. L’aumento eccessivo della tassazionenon è più uno strumento valido neancheper l’erario: il gettito è infatti diminuito aseguito della contrazione dei consumi. InItalia le accise, negli ultimi tre anni, sonoaumentate del 30 per cento in un mo-mento in cui nel resto d’Europa sonocresciute per la benzina dell’8 per cento.Analogamente per il gasolio le accise sonoaumentate del 43 per cento in Italia,contro il 12 per cento del resto d’Europa.

L’ingegnere Gilotti ha quindi sottoli-neato la strategicità dell’industria petroli-fera e ha sollecitato interventi a favore diquesto settore che rischia di scompariredal panorama industriale italiano. È ne-cessario riaffermare in Europa la strate-gicità dell’industria petrolifera in terminidi sicurezza e flessibilità di approvvigio-namento. Ha raccomandato che nel seme-stre di presidenza italiana dell’Unione eu-ropea la raffinazione sia inserita stabil-mente nell’agenda dei lavori della Com-missione.

Per quanto riguarda la rete di distri-buzione, ha sottolineato la necessità di unariduzione del numero di punti vendita, inprimo luogo degli impianti che non sono

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sicuri, con misure cogenti per restituireeconomicità al settore. Il presidente diUnione petrolifera ha infine sollecitatol’approvazione di un disegno di legge pre-sentato nel Consiglio dei ministri del 13dicembre 2013 al fine di rendere la rete didistribuzione italiana in linea con gli stan-dard europei.

ASCOMAC – (FEDERAZIONE NAZIO-NALE COMMERCIO MACCHINE)

Il presidente di Ascomac Cogena, Pier-luigi Corsini, ha preliminarmente chiaritoche Ascomac è una Federazione di Con-fcommercio che rappresenta il settoredelle costruzioni, del sollevamento, dellanautica e dell’energia, in un’ottica di filieraintegrata. Ascomac è organizzata su unioniper settori omogenei. Cogena è l’unioneche, in ambito Ascomac, si occupa speci-ficamente di cogenerazione. La cogenera-zione è una tecnologia che garantisceun’elevata efficienza energetica in unaprospettiva di generazione distribuita pro-grammabile e rappresenta un’utile integra-zione alla generazione distribuita da fontirinnovabili non programmabili. Il presi-dente Corsini, prima di passare la parolaal segretario generale di Ascomac, ha sot-tolineato l’esigenza di una revisione nor-mativa e fiscale che favorisca la cogene-razione e l’attuazione di una politica disupporto alle grandi aziende energivoreconnessa a obblighi di audit energetici e aobiettivi di risparmio.

Il dottor Carlo Belvedere, segretariogenerale di Ascomac, ha rilevato che obiet-tivi prioritari della Strategia energeticanazionale dovrebbero essere la decarbo-nizzazione e l’indipendenza energetica. Hasottolineato una mancanza di vision neldocumento sulla SEN dimostrata dal fattoche la modernizzazione del sistema digovernance è stata inserita solo al settimoposto delle priorità d’azione. Occorre pro-grammare il cambiamento e perseguirepolitiche di sviluppo del sistema Italia, inprimo luogo, attraverso una chiarezzanormativa e definizioni univoche: emble-matiche a al riguardo sono le diverse

definizioni di biomassa disciplinate da dueprovvedimenti vigenti (decreto legislativon. 387/2003 e decreto legislativo n. 28/2011). È inoltre necessario procedere aduna semplificazione normativa e ammini-strativa coordinando la disciplina applica-bile al medesimo caso ed emanare i de-creti ministeriali attuativi di provvedimentilegislativi che troppo spesso restano inat-tuati.

Il dottor Belvedere ha osservato che lagenerazione distribuita non è rappresen-tata unicamente dal fotovoltaico, ma è unatipologia di produzione di energia elettricae termica che necessita di una normativae di una regolazione specifica finalizzataalla generazione/produzione per l’immis-sione in rete e all’autoproduzione e all’au-toconsumo in sito da parte di una plura-lità di utilizzatori. L’efficientamento dellarete pubblica e quello della rete privataconsentono ai due sistemi di dialogare e,in termini di generazione, di « fare effi-cienza » dal fossile al rinnovabile. Il se-gretario generale ha inoltre rilevato che isistemi efficienti di utenza in cui l’energianon è prelevata, ma autoprodotta nondovrebbero essere soggetti a pagare corri-spettivi tariffari di trasmissione e distri-buzione, oneri che sono, allo stato attuale,inspiegabilmente dovuti. La cogenerazionedovrebbe essere favorita anche da misurefiscali che, in attuazione di quanto previ-sto dalla direttiva 2003/96/CE in meritoalle fonti rinnovabili e alla cogenerazionead alto rendimento, prevedano la ridu-zione delle accise e dell’IVA su prodottienergetici ed elettricità utilizzati da unità/impianti di cogenerazione ad alto rendi-mento e sul consumo efficiente di energiagenerata da unità/impianti alimentati dafonti rinnovabili di cogenerazione ad altorendimento.

Altro settore strategico per l’efficienta-mento evidenziato dal segretario generaledi Ascomac è l’intervento sull’edilizia cheparta dalle singole unità immobiliari percoinvolgere successivamente l’edificio e ilterritorio. È necessaria una riforma del-l’attuale sistema di incentivazione in am-bito edilizio energetico che, attraverso glistrumenti del project financing, i contratti

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di partenariato pubblico-privato, l’attiva-zione di un fondo rotativo accessibile dasoggetti certificati quali Esco (Energy Ser-vice Company), società di costruzioni emanutenzione, sollevi il cittadino dall’in-vestimento per l’efficientamento. Ulterioreproposta avanzata da Ascomac è la pro-gettazione innovativa ed efficiente attra-verso la elaborazione di modelli parame-trici in attuazione del sistema BIM (Bui-lding Information Modelling) di prodotti,edifici, quartieri, infrastrutture, territorio.L’utilizzo del BIM consente infatti di rac-cordare l’intera filiera dalla progettazione,alla fabbricazione, alla gestione al fineciclo di vita di un prodotto o di unainfrastruttura, basandosi su dati parame-trici condivisi tra operatori che a diversotitolo partecipano alla realizzazione di unedificio. La possibilità di tutti questi sog-getti di dialogare a voce unica con l’am-ministrazione pubblica, rappresentando difatto una banca dati condivisa tra tutti glioperatori, ridurrebbe drasticamente ed inmodo efficiente tempi e costi di realizza-zione di strutture ad elevata efficienzaenergetica.

MOVIMENTO CONSUMATORI

Ovidio Marzaioli, vicesegretario generale

Il rappresentante del Movimento deiconsumatori, Ovidio Marzaioli, vicesegre-tario generale, ha affrontato innanzituttoil tema della liberalizzazione del mercatoretail e dell’impatto di tale liberalizzazionenei confronti dei consumatori, sull’anda-mento dei consumi delle famiglie e delleimprese. Al riguardo si è osservata unadrastica riduzione dei consumi nel 2012già iniziata nel 2011.

I prezzi quindi del prodotto energiahanno seguito e seguono una dinamica diriduzione del consumo e di aumento delprezzo finale che non soddisfa né il biso-gno di un controllo dei prezzi tutelati néquello nel mercato libero di un’effettivaconcorrenza tra i players con benefici suiprezzi e sulla qualità dei servizi offerti.

In materia di pratiche commercialiscorrette sono state poi sottolineate lecriticità relative alla mancata attuazionedelle norme europee da parte dell’Italia edin particolare è stato sottolineato il limitederivante dall’aver attribuito competenzeesclusivamente all’Autorità Antitrust e nonall’autorità per l’energia ed il gas.

Il Movimento dei consumatori sulpunto ha evidenziato come sia stato quindiobbligato a presentare anche delle de-nunce penali su tale argomento. Ha rile-vato anche il ritardo nel recepimento dellalegislazione in materia di ADR (AlternativeDispute Resolution).

Con riferimento alla questione delnuovo Sistema informativo integrato, ilc.d. SII che dovrebbe rappresentare unaforma di garanzia per il consumatorecontro abusi soprattutto nel settore dellecosiddette stime relative ai consumi, haespresso notevoli perplessità circa i costi ecirca l’effettiva possibilità che tale sistemapossa funzionare.

Infine è stata sottolineata l’importanzadi garantire la presenza sul mercato dimaggior tutela di più players, contrastandoquello che è di fatto un monopolio di fattoesercitato da Enel che attualmente gestisceper il mercato tutelato circa 23 milioni dicontratti, cui vanno ad aggiungersi i 7milioni di contratti di Enel Energia. Oc-corre evitare che si arrivi ad avere unmercato unico, con un unico monopolistadi fatto, visto che molte aziende sonoormai uscite dal mercato.

AEEGSI

La definizione degli indirizzi e degliobiettivi di politica energetica competaesclusivamente al Governo e al Parla-mento, mentre al regolatore indipendentespetta l’individuazione dei migliori stru-menti tecnici per perseguire questi obiet-tivi.

Nei settori energetici vi è una gover-nance complessa e frammentata, multili-vello, tra Stato, regioni ed enti locali.All’interno delle competenze dello Statonell’energia vi è una compresenza di fun-

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zioni del Governo – prevalentemente deidue Ministeri dello sviluppo economico edell’ambiente – e dell’Autorità di regola-zione.

Tale complessità può costituire un ele-mento di criticità nell’attuazione di unastrategia energetica nazionale (SEN) dimedio-lungo periodo, in grado di costituireun piano-guida per tutti i soggetti coinvoltie di fornire loro nuovi obiettivi. Taliobiettivi se non efficacemente tradotti inregole e in strumenti sul piano attuativo,rischiano di non essere raggiunti.

L’Autorità ha il delicato compito diindividuare gli strumenti tecnici ed eco-nomici più adatti a perseguire efficace-mente e al minimo costo gli indirizzi dipolitica energetica che derivano dal Par-lamento e dal Governo. Anche l’Europa,con le direttive del cosiddetto Terzo pac-chetto energia, attribuisce al regolatore ilcompito di trasformare le politiche ener-getiche di ogni Paese in misure concrete.Peraltro, l’Autorità, tramite l’Agenzia perla cooperazione fra i regolatori nazionalidell’energia (ACER), costituisce un colle-gamento anche con gli organi di governoeuropei.

Il livello di governance descritto inItalia opera in un contesto, quello ener-getico, che sta attraversando da vari anniun periodo di eccezionale cambiamento.Vi sono due macromovimenti: da un lato,vi sono l’armonizzazione e l’integrazionedei diversi mercati europei in un unicomercato, dall’altro vi è la direttrice sicu-ramente intrapresa per la riforma deisistemi energetici europei verso assetti am-bientalmente più sostenibili

La difficile coniugazione del binomiorigore e crescita è necessaria nel contestocongiunturale di crisi attuale. Questo temarichiede grande attenzione in due dire-zioni: la prima consiste nell’eliminare leinefficienze esistenti anche nei settorienergetici, in modo da liberare risorse, laseconda nell’utilizzare le risorse liberate equelle poche ristrette disponibili in modoselettivo.

Se guardiamo a un recente studio dellaCommissione europea, Costi e prezzi del-l’energia in Europa, vediamo che il prezzo

finale dell’energia risulta sempre più de-terminato da scelte di politica industrialee ambientale che stanno progressivamenteriducendo lo spazio lasciato al gioco delmercato. Questo fenomeno è nel nostroPaese conclamato e particolarmente veronel settore elettrico. Nel gas fortunata-mente non lo è ancora, ma in futuropotrebbe verificarsi a sua volta.

Nel settore elettrico la riduzione deglispazi lasciati al mercato e, quindi, al liberogioco tra offerta e domanda e l’amplia-mento di quelli occupati da componenti dinatura parafiscale, i cosiddetti oneri ge-nerali di sistema, che sono stati introdotticon provvedimenti normativi per il finan-ziamento di politiche pubbliche di varianatura.

Nel settore elettrico la più grande no-vità di questi tre anni è stata la penetra-zione delle fonti rinnovabili, che è statacaratterizzata da grande rapidità e scarsapianificazione, le fonti rinnovabili hannoavuto ricadute positive sui prezzi orari delmercato all’ingrosso. Va sottolineato chehanno ridotto il prezzo dell’energia elet-trica all’ingrosso, ma hanno incrementatola necessità di provvedere costi di sistemaper bilanciare e, quindi, per tenere insicurezza la gestione del sistema.

L’integrazione nel sistema elettrico diuna quota crescente di generazione dafonti rinnovabili ha richiesto una revisioneprofonda, ancora in corso, dei meccanismidi funzionamento dei mercati, la riformadei mercati elettrici è ancorata anche alprocesso di integrazione dei mercati eu-ropei, che deve completarsi entro la finedel 2014 sotto la presidenza italiana.

L’integrazione delle fonti rinnovabili equella del nostro mercato con i mercatieuropei richiedono l’ampliamento dellapartecipazione alla fornitura dei servizi direte anche da parte delle unità di produ-zione alimentate da fonti diversamenteprogrammabili rispetto a quelle tradizio-nali.

In una parola vi è la necessità diresponsabilizzare tutti gli attori, inclusi iproduttori di energia da fonti diversa-mente programmabili, perché essi costi-tuiscono ormai un volume di energia, circa

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il 30 per cento nel mercato elettrico, chenon può più essere considerato come unaparte marginale, una fonte piccola, chenon pone i suoi problemi. La riformaselettiva e responsabilizzante della regola-zione nella direzione sopraindicata rispon-derà, pertanto, a una logica di correttaattribuzione di responsabilità e costi.

L’Autorità ha fissato criteri e condi-zioni anche per la disciplina del mercatodella capacità, il cosiddetto capacitymarket, che dovrebbe entrare in funzionedal 2017, e ha verificato poi positivamentele regole predisposte da Terna nell’ambitodi questo mercato. Il ministro dello svi-luppo economico deve approvare questoschema finale, tenuto conto delle modifi-che dell’Autorità. Nel frattempo, questomeccanismo di capacity market è statovalutato positivamente, come mercato trai meno distorsivi del funzionamento deimercati dell’energia da parte dell’ACER.

Quanto al settore del gas, sta subendoda due o tre anni al proprio interno duegrandi filoni di ristrutturazione. Il primo èla ristrutturazione profonda di tutti i mer-cati europei del gas. Il secondo è il cam-biamento della struttura mondiale dell’of-ferta di gas. Questi due movimenti inci-dono tantissimo anche sul nostro mercato.Siamo in presenza di una fase profonda dirinegoziazione dei contratti a lungo ter-mine per quanto riguarda volumi e prezzida parte degli operatori che li detengonoe ci si muove verso una maggiore concor-renza nel breve termine.

In particolare, la regolazione sta af-frontando queste trasformazioni senzaperdere di vista la sicurezza di approvvi-gionamento del mercato gas, sempre at-traverso l’utilizzo di strumenti di mercatoe nell’ambito del mercato stesso.

Sul tema della tutela dei consumatori imercati alla vendita del dettaglio nonhanno ancora raggiunto il grado di ma-turità atteso, con una percentuale ridottadi famiglie e di piccoli consumatori chesono passati al mercato libero, anche seun po’ di fermento e una maggiore dina-micità esistono negli ultimi anni.

Attraverso l’attività di monitoraggio delmercato retail che l’Autorità sta condu-

cendo da un paio d’anni, si rileva unaperdurante asimmetria informativa travenditori e clienti. Non sempre il piccoloconsumatore sembra avere una capacità discelta adeguata e in alcuni casi ha unatteggiamento poco orientato alla ricercadi opportunità sul mercato.

Per far fronte a queste criticità l’Au-torità si muove in due direzioni: da unlato, cerca di promuovere un quadro diregole che sviluppi la concorrenza reale,che costituisca la prima forma di tutelaprincipale degli interessi dei consumatori;dall’altro, si cerca di accrescere la capacitàe l’attitudine dei consumatori a confron-tarsi a tutto tondo con il mercato.

In particolare, nella definizione delnuovo quadro regolatorio vi è un temamolto sentito, che è il tema dell’efficienzaenergetica e della gestione della domanda.Per la prima volta l’Europa guarda congrande attenzione, con la direttiva n. 27del 2012, dal lato della domanda. Stiamorecependo, come Italia, questa direttivanell’ordinamento nazionale e questa occa-sione rappresenta un punto di svoltamolto importante. Ovviamente, per con-sentire una partecipazione piena della do-manda al mercato elettrico, occorre farepassi importanti sul lato della disponibilitàdei dati di misura, dell’accesso del consu-matore a informazioni tempestive sui pro-pri consumi, della confrontabilità e dellaqualità dei servizi offerti e della promo-zione della partecipazione attiva delleunità di consumo nei mercati energetici.

Da questo punto di vista l’Autorità staprocedendo ad una revisione delle tariffeelettriche domestiche, avviata l’annoscorso con un percorso di due anni chearriverà al termine il 1o gennaio 2016. Nelfrattempo è stato dato corso a una spe-rimentazione per le famiglie che utilizzanopompe di calore per il riscaldamento del-l’abitazione di residenza in maniera esclu-siva.

L’attivazione del Sistema informativointegrato come banca dati unica dei puntidi prelievo potrà essere un punto di svoltaanche per collegare in maniera più tra-sparente e diretta i diversi milioni diclienti elettrici e gas che devono interagire

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con il mercato. L’attivazione del sistema èpreceduta da risultati positivi sull’affida-bilità del sistema stesso di fronte ai grandinumeri, come dicono diverse decine dimilioni di clienti.

GSE

Il Presidente e amministratore delegatodi gestore dei servizi Energetici GSE, dopoaver brevemente illustrato le attività delGSE e delle altre società di cui GSE ècapogruppo, si sofferma innanzitutto adillustrare i dati relativi ai consumi ener-getici nazionali, quindi il fabbisogno com-plessivo nazionale di prodotti energeticiche è pari a 163 Mtep con particolareriferimento anche all’incidenza delle fontirinnovabili.

L’obiettivo della SEN, che era un altroimpegno del nostro Paese, ha subìto un’evoluzione, per cui il consumo finale lordoè sceso a 126 Mtep, mentre è aumentatoil peso dell’energia rinnovabile.

Un dato confortante è che nel consun-tivo 2012 noi siamo stati molto previdenti,o meglio sono stati già raggiunti obiettiviche avremmo dovuto raggiungere nel 2020.Si è registrato un consumo di energiaprimaria più basso, di 155 Mtep contro i158 Mtep previsti, un consumo finale lordodi 124 Mtep contro quello che avrebbedovuto essere di 126 Mtep e soprattutto èaumentato molto il peso delle energierinnovabili.

Passando in particolare ad esaminare idati relativi alla energia elettrica prodottada fonti rinnovabili in Italia ha affermatocome la parte del leone in Italia la fa lagloriosa energia idraulica, di cui è tra imaggiori produttori europei: a fronte di18.300 megawatt installati nel 2013 l’Italiaha prodotto ben 51 miliardi di chilowat-tora di energia, con un balzo di circa 10miliardi dal 2012 al 2013.

Dal punto di vista delle tematiche piùstrettamente connesse con la SEN, è statoevidenziato come al Gestore dei servizienergetici, oltre al compito di incentivaree ritirare l’energia da fonti rinnovabili, siastato assegnato anche il grande orizzontedell’efficienza energetica.

È stato in particolare ribadito comel’efficienza energetica possa essere unfronte da cui si possono ricavare grandibenefici per il Paese, perché si può sta-bilmente abbattere il fabbisogno, proprioperché abbiamo l’86 per cento di fontefossile che proviene dall’estero. Questosignifica un minore esborso di valuta perle importazioni, soprattutto perché in Ita-lia siamo tra i leader nel campo dellacomponentistica e degli impianti per l’ef-ficienza energetica. Si potrebbe, quindi,approfittare di questa occasione per svi-luppare questo fronte. Avremmo un van-taggio nel ringiovanimento degli immobili,degli impianti in sé, e potremmo farlavorare tantissime nostre imprese, cheporterebbero avanti, dallo studio, alla rea-lizzazione, alla conduzione, questi im-pianti.

In merito al riconoscimento dei Titolidi efficienza energetica (Certificati Bian-chi) un’attività che è stata affidata a par-tire dal 1o marzo 2013, per legge, alGestore dei servizi energetici, il GSE haverificato circa 21 mila progetti e abbiamoerogato 593 milioni di euro, a fronte di2,35 milioni di tonnellate equivalenti dipetrolio risparmiate.

Appartiene al grande settore dell’effi-cienza energetica anche la produzione dienergia elettrica e calore combinata con icosiddetti impianti di cogenerazione, im-pianti che da una fonte primaria produ-cono calore o energia elettrica. Se questiimpianti producono queste due forme dienergia in un determinato rapporto chestimola il maggior rendimento, si parla dicogenerazione ad alto rendimento. Anchein questo settore l’ Italia è all’avanguardia.C’è infatti una potenza considerevole pro-dotta da impianti di questo tipo. Ben il 22per cento dell’energia prodotta in Italiaderiva da impianti di cogenerazione.

Altro versante di attività è quello rela-tivo all’erogazione degli incentivi relativi alConto termico. Con il Conto termico ilGSE riconosce a chi fa piccoli interventi dirisparmio energetico l’iniziativa presa e glieroga incentivi, che vengono concessi an-che in questo caso per il 30-40 per cento.

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Questo settore ha preso poco piedefinora, perché si trova a confrontarsi conl’altro grande sistema che è quello delladetrazione fiscale. Oggi la detrazione fi-scale, che ha raggiunto il 65 per centodella spesa sostenuta per la parte energe-tica, è un concorrente forte del Contotermico. Di conseguenza, il Conto termiconon ha avuto finora un grande sviluppoperché è soverchiato dalla differenza diriconoscimento da parte della detrazionefiscale.

Occorre quindi tenere conto che sitratta di due settori diversi: mentre ladetrazione fiscale va a incidere sul gettitodella tassazione che riscuote lo Stato,quello che il GSE eroga per il Contotermico viene attinto dai consumi di gasche facciamo come consumatori.

Il decreto legislativo n. 28 del 2011assegna inoltre al GSE il compito di ef-fettuare il monitoraggio della riduzionedelle emissioni di gas a effetto serra con-nesse alla diffusione delle fonti rinnova-bili.

La significativa crescita delle FER negliultimi anni ha comportato una diminu-zione delle emissioni di CO2. Importantisono state anche le ricadute positive intermini economici ed occupazionali con-nesse alla dissuasione delle FER. Ci sonostati 137 mila occupati per le installazionie 53 mila stabilmente occupati per lamanutenzione e l’esercizio. La stessa stimaè stata indicata per quanto riguarda gliimpianti fotovoltaici.

Un’altra linea di attività affidata al GSEè rappresentata dal collocamento all’astadelle quote di emissione italiane del Si-stema europeo per lo scambio di quote diemissioni climalteranti (GHG) nei settorienergivori (EU ETS).

In particolare il GSE è stato indivi-duato come il soggetto che colloca tre voltea settimana su una piattaforma di borsatedesca – è stata scelta questa piattaformatedesca – le quote di emissione. I soldi chene derivano sono gestiti dal Gestore deiservizi energetici in attesa di trasferirli suun conto del Ministero dell’economia edelle finanze. Fino adesso sono stati in-cassati circa 600 milioni. La legge dice che

questo gettito deve essere versato alloStato. Un 50 per cento entra nella dispo-nibilità della finanza pubblica e l’altro 50per cento deve essere utilizzato dal Mini-stero dello sviluppo economico e dal Mi-nistero dell’ambiente per iniziative nel set-tore delle fonti rinnovabili e del risparmioenergetico. La previsione era di 20-25 euroa tonnellata, ma è crollata poi a 4-5 euroa tonnellata.

A febbraio 2014, la custodia del GSE haconsentito la maturazione di interessi at-tivi per un valore di circa 5 milioni dieuro.

Infine l’amministratore delegato di GSEha illustrato il progetto chiamato Corrente,un portale web, ad adesione volontaria egratuita, gestito dal GSE e dedicato a tuttigli operatori italiani della filiera cleantech.

A questo portale risultano iscritte at-tualmente circa 2 mila aziende – ma ilnumero sta aumentando – che in Italialavorano in questo settore e che sonoessenzialmente piccole e medie imprese.Di queste aziende ormai si conosce quinditutto, dove sono, il fatturato, le personeche ci lavorano, le prospettive e anche leaspirazioni di crescere in Italia e all’estero.Per loro si stanno immaginando e at-tuando iniziative sempre più di aiuto.Visto che non c’è la possibilità di erogaredei contributi, si è scelto di fornire loroinformazioni, corsi gratuiti di europroget-tazione, in quanto si tratta di piccoleaziende, che spesso non riescono a distri-carsi nelle norme e nelle procedure euro-pee per i bandi di gara, un servizio legaledi consulenza, perché queste imprese avolte vogliono affacciarsi sui mercatiesteri, dove ci sono leggi diverse dallenostre.

Il GSE, rappresenta inoltre l’Italia inquasi tutti i consessi internazionali in cuisi parla di economia e di energia e, quindi,su richiesta, accompagna il Ministero degliaffari esteri e il Ministero dello sviluppoeconomico, nelle missioni internazionali,ovvero anche a fiere, mostre e altri eventidi questo tipo, in modo da accompagnarequeste aziende e portare loro dei benefici.

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ACQUIRENTE UNICO SPA

L’Acquirente Unico è la società che, conla riforma del sistema elettrico, ha avutoil compito di rifornire i clienti domestici,piccole e medie imprese, che non avevanoancora deciso di passare al mercato libero.Questa funzione la svolge attraverso glistessi strumenti degli altri operatori dimercato, cioè con acquisti sul mercato delgiorno prima e sul mercato a termine,come gli altri operatori, trasferendo poi ilprezzo così ottenuto nell’acquisto diretta-mente agli esercenti la maggior tutela.

Questo ruolo di Acquirente Unico, chesi interpone nel mercato all’ingrosso esepara produttori e distributori da eser-centi e venditori, ha un ruolo di garanzianei confronti del sistema in quanto terzoe indipendente. Questo ha fatto sì che adAcquirente Unico nel tempo venissero af-fidati altri compiti, in particolare lo Spor-tello per il consumatore di energia, chegestisce circa 50 mila vertenze all’anno.

A questa attività si sono aggiunti direcente la conciliazione online per i clientifinali nei confronti degli operatori delsistema elettrico, il Sistema informativointegrato, che sta diventando uno dei pi-lastri del sistema elettrico italiano e, re-centemente, anche l’Organismo centrale distoccaggio italiano per le scorte petroli-fere.

Acquirente unico è già stato audito alSenato sulla SEN intorno alla fine del2012. Sostanzialmente in questa occasioneha riconfermato quanto già detto in quellasede in merito all’opportunità di poten-ziare le infrastrutture di adduzione del gasper ottenere riduzioni di prezzo e diconseguenza, essendo il gas la materiaprima più rilevante per la produzione dienergia elettrica, contenere anche ilprezzo dell’energia elettrica.

L’altro aspetto cui è stata prestata par-ticolare attenzione, in quanto rilevante peril prezzo finale per i clienti domestici, èl’introduzione di tutti gli elementi di snel-limento del mercato, quali gli « sbottiglia-menti » nelle congestioni di rete e il po-tenziamento di capacità transfrontaliera.

Acquirente unico guarda con favore al-l’evoluzione del mercato verso modelli chesiano capaci di associare offerta di energiee di capacità per una maggiore integra-zione delle energie rinnovabili nel mercatoe, quindi, delle forme di risparmio ener-getico.

Il dato che si è evidenziato in relazionealla crisi economica è che nel corso del2013, per la prima volta, il numero delladisattivazione di impianti è stato superiorea quello delle attivazioni per quanto ri-guarda le piccole e medie imprese. Ledisattivazioni sono state circa 400 mila nelcorso del 2013. Questo è un dato estre-mamente significativo, che però non haavuto grandi riscontri di notorietà pub-blica.

Un altro elemento rilevante è l’anda-mento della domanda elettrica in rela-zione al prodotto interno lordo. Nel 2013il prodotto interno lordo ha avuto unacontrazione dell’1,8 per cento. Si prevedeuna lieve ripresa dello 0,7 per cento sul2014 cui, però, corrisponde per il 2013una riduzione del 3,4 per cento delladomanda elettrica. Per il 2014, in cuiabbiamo, invece, una crescita del prodottointerno lordo, registriamo nel primo bi-mestre di gennaio e febbraio una ridu-zione della domanda elettrica del 4 percento. Sono cifre con cui dobbiamo fare iconti, perché ci troviamo di fronte a unacorrelazione tra andamento del PIL edomanda elettrica, che sembra non esserepiù lineare come in passato.

Il ruolo di Acquirente Unico è quello dibilanciare la difesa dell’interesse pubblicosancito dalle direttive con uno strumentodi mercato, che è quello dell’aggregazionedella domanda. Un aspetto che viene sot-tolineato è la necessità di accompagnareun mercato competitivo con un consuma-tore informato. Questa è forse l’area su cuieffettivamente opera maggiormente l’Ac-quirente Unico. A differenza degli altrimercati, come quello delle telecomunica-zioni, dove c’è un elevato valore aggiuntodel prodotto, c’è stata una forte innova-zione e c’è stato, quindi, un grande appealdelle offerte, con grandi movimenti nelcampo tra domanda e offerta, il mercato

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elettrico è fatto di un prodotto sostanzial-mente indifferenziato, che offre a chi loproduce margini estremamente limitati. Ladifficoltà per chi cerca di attivare unmercato è, dunque, quella di assicurareche il mercato sia effettivamente compe-titivo e di fornire al consumatore un’in-dicazione credibile circa un prezzo daconsiderare. Ovviamente il cliente finaledeve sostenere costi di informazione chepossono essere ritenuti molto alti perrisparmi di prezzo non superiori ai 50euro all’anno. È difficile che un consuma-tore da solo possa seguire le oscillazioni diprezzo. Pertanto, avere un soggetto pub-blico che garantisce la qualità dell’infor-mazione e del prezzo « spuntato » rappre-senta un elemento di sicurezza che dàmaggior fiducia al cliente finale nel muo-versi verso il mercato libero.

Nel corso dell’audizione sono stati il-lustrati i dati relativi ai prezzi forniti peri clienti finali fatte dai diversi operatoririspetto ad Acquirente unico nonché i datirelativi alla consistenza del mercato dimaggior tutela dei clienti domestici, chesono passati da circa 28 milioni di giugno2007 ai 21,6 milioni di gennaio 2014,nonché i dati relativi ai tempi di migra-zione dei clienti.

C’è un trend piuttosto stabile neglianni, per cui il passaggio al mercato liberoè dell’ordine del milione e mezzo di clientinel corso dell’anno, sommando gli utentidomestici e gli utenti piccole e medieimprese. Questo è un indice che ci allineacon gli altri Paesi europei.

Questo è un sistema che, da una parte,offre un benchmark di prezzo stabile e diriferimento per chi offre e per chi comprae, dall’altra, accompagna il passaggio almercato libero con una velocità assoluta-mente confrontabile con quella degli altriPaesi, ad eccezione della Gran Bretagnache ha una legislazione strutturalmentediversa e da più tempo.

Sono state poi illustrati i dati relativialla composizione del portafoglio di Ac-quirente Unico dal 2009 al 2012.

C’è chi in questa fase, ha ipotizzato unproblema di « competizione » tra Acqui-rente unico e il mercato, per cui Acqui-

rente unico batte gli operatori del mercatolibero nella maggior parte dei casi, deter-minando così un rischio di competizioneunfair nei confronti degli operatori delmercato libero. Una delle soluzioni chesono state proposte è stata quella di ipo-tizzare che Acquirente unico compri solosul mercato del giorno prima, in borsa,tutti i giorni. Si tratta di una propostaautorevole, ma assolutamente inadeguataalla tutela del cliente finale, che si ve-drebbe esposto ai rischi di volatilità delmercato.

La questione più importante, però, ècome sostenere mercato e clienti finali inuna fase di transizione come quella delpassaggio al mercato libero, in cui i flussidi informazione su cui si basano la fat-turazione, la richiesta del cliente finale ei tempi di installazione di una nuovautenza non sono più garantiti da un ope-ratore del tutto verticalmente integrato,che risponde a tutto, ma devono esseresvolti assicurando una corretta competi-zione tra diversi operatori.

Questo ha significato letteralmente unarivoluzione nei flussi di informazione tra idiversi operatori, in assenza della quale lapenalizzazione nei confronti del clientefinale e dei diversi operatori è estrema-mente grave.

Si tratta di una penalizzazione di cuinon si riesce ad avere adeguata contezza,se non attraverso le iniziative di giustaprotesta da parte dei consumatori, chehanno trovato o troveranno, però, final-mente e complessivamente risposta nellarealizzazione piena del Sistema informa-tivo integrato, un sistema che è statoistituito per legge in Acquirente Unico.

Il Sistema informativo integrato svolgeil ruolo di parte terza dagli operatori,certifica la coerenza con gli standard econsente poi il monitoraggio del lavorosvolto dagli operatori stessi. Ciascun ope-ratore viene tracciato e, quindi, quandoqualcosa non funziona nei confronti delcliente finale – mancate letture, contrattinon richiesti – è immediatamente identi-ficabile la provenienza dell’errore.

Questo è un passaggio estremamenteimportante, che peraltro sta incomin-

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ciando a generare delle fasi di scontri nelsistema. È comprensibile che gli operatoridominanti – non facciamo nomi – cheavevano o che hanno tuttora in mano isistemi informativi precedenti si adeguinocon difficoltà a questa sovranità sul si-stema.

Il Sistema informativo integrato, grazieall’eliminazione di una serie di errori,consente alla fine di ridurre i costi gene-rali del mercato, aumentando la qualitàdei dati, la salvaguardia dei quesiti e lastandardizzazione e riduzione dei tempi dilavoro.

Questo è il Sistema informativo inte-grato. Sono cinque i Paesi in Europa chehanno realizzato qualcosa di simile. L’Ita-lia è senz’altro quello che ha il sistema piùavanzato. Tra gli altri ci sono Gran Bre-tagna, Paesi Bassi e Spagna. Il SII è statorealizzato con particolare attenzione allagovernance di sistema. Si è riusciti, quindi,a coniugare le esigenze di privacy, diefficacia e di elevatissima competenza dicarattere tecnico.

ENI

PAOLO SCARONI, Amministratore dele-gato

Iniziando il suo intervento sulla politicaenergetica dell’Europa nel suo insiemel’amministratore delegato di ENI Scaroniha innanzitutto sottolineato come, in que-sta congiuntura economica l’Europa stapagando un’energia molto cara, circa iltriplo che negli Stati Uniti, molto di piùche in molte aree del mondo.

Al tempo stesso ha evidenziato come sivoglia un’energia il più rispettoso possibiledell’ambiente, in termini di emissioni diCO2 e si chiede all’Europa una strategiaenergetica che punti alla sicurezza dell’ap-provvigionamento delle fonti energetiche.

Al riguardo è stato evidenziato come visia in effetti un problema di come sigovernano i temi energetici in Europa, epossiamo anche dire che l’Europa è statasfortunata, nel senso che la rivoluzionedello shale gas negli Stati Uniti ha spiaz-

zato il sistema in modo veramente dram-matico da un punto di vista dei costi.

L’Europa sta quindi affrontando unserio problema di competitività, sostenibi-lità ambientale e, in prospettiva, di sicu-rezza del suo sistema energetico. Ovvia-mente le decisioni prese a livello europeocondizionano la politica energetica deisingoli Stati membri.

Dal punto di vista delle infrastrutturein Italia abbiamo infrastrutture per im-portare il gas, per circa il doppio dei nostriconsumi. Aggiunge che l’85 per cento diqueste infrastrutture di importazione sonostate realizzate da ENI nella sua storia,per cui ENI ha giocato un ruolo impor-tante su questo terreno.

Oltre ad avere molte infrastrutture,abbiamo il privilegio, forse unici in Eu-ropa, di 5 fonti di approvvigionamento:due pipeline dal sud, Algeria e Libia, unache ci collega alla Russia via Slovacchia/Ucraina, e una che va a nord e ci approv-vigiona sia dalla Norvegia che dall’Olanda.In aggiunta a queste 4 pipeline, abbiamotre rigassificatori in funzione più la pro-duzione nazionale, che rappresenta gros-somodo il 10 per cento dei nostri consumi.

La capacità di importazione è pari acirca due volte il fabbisogno del nostropaese.

Inoltre vi sono i c.d. contratti take-or-pay, con Gazprom, con GasTerra olandese,con Sonatrach algerina, con lo Stato nor-vegese e con la Libia. I rigassificatorihanno, a loro volta, contratti col Qatar econ altre fonti di approvvigionamento digas liquido. Questi contratti rappresentanol’ossatura delle fonti di approvvigiona-mento di gas, il cui prezzo si sta rinego-ziando in quanto legato all’andamento delprezzo del petrolio.

Il sistema italiano è il più diversificatod’Europa e grazie a questo non è maimancato il gas né per il riscaldamento, néper le fabbriche né per la produzioneelettrica.

Sempre sul tema della sicurezza degliapprovvigionamenti le evidenze degli ul-timi anni mostrano come, rispetto in par-ticolare alla dipendenza dal gas russo inEuropa una serie di Paesi, a cominciare da

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Polonia, Austria, Repubblica Ceca, Slovac-chia, Ungheria, Bulgaria e Grecia, senza ilgas russo non sopravviverebbero, tale di-pendenza non c’è per l’Italia, dove il gasrusso rappresenta, invece, grossomodo,solo il 30 per cento dei consumi.

Nell’ipotesi di un’interruzione della for-nitura del gas da parte dell’Ucraina siamoquindi comunque in grado di assicurare leforniture all’Italia da altri fonti, certo inassenza di criticità dal lato dell’Algeria edella Libia e con pieno riempimento deglistoccaggi.

Quanto al tema della produzione na-zionale, dopo aver stigmatizzato l’eccessivaseverità della normativa vigente in materiadi attività di esplorazione di idrocarburiche prevede il divieto di estrazione fino a12 miglia dalle coste in luogo delle 5miglia previste in molti paesi del resto delmondo, Scaroni ha evidenziato come losviluppo della produzione nazionale diidrocarburi è uno dei pilastri del futuromix energetico, in grado di garantire si-curezza energetica, competitività e soste-nibilità ambientale, rilevando come tutta-via negli ultimi dieci anni più della metàdelle compagnie petrolifere abbia abban-donato il nostro Paese e l’attività di ricercaabbia subito una drastica battuta d’arre-sto.

L’Italia è un paese ricco di risorsepetrolifere e di gas con una produzionenazionale che copre circa il 10 per centodel fabbisogno di idrocarburi. Se applicas-simo le stesse norme e con la stessacelerità con la quale si applicano in Nor-vegia o in Inghilterra si potrebbe raddop-piare l’estrazione di idrocarburi passandoa coprire il 20 per cento del nostrofabbisogno e generando circa 1,5 miliardidi euro di royalty in più per le casse delnostro Paese, creando inoltre alcune de-cine di migliaia di posti di lavoro.

Altra questione rilevante che è stataevidenziata è quella relativa alla riduzionedei consumi di gas, circa il 20 per centonel settore industriale per effetto dellacrisi economica ed in quello della gene-razione elettrica dove si è registrato una

diminuzione pari al 17 per cento princi-palmente a causa della competizione conle fonti rinnovabili ed il carbone.

In particolare è stato evidenziato ilruolo cruciale svolto dallo sviluppo del c.d.shale gas negli Stati Uniti che ha deter-minato una riduzione del prezzi del car-bone. Ma si tratta di un’attività estrattivamolto costosa che ENI sta conducendo inaltri paesi e non in Italia (peraltro conscarsi risultati).

AUTORITÀ ANTITRUST

Giovanni Pitruzzella, Presidente

Il Presidente dell’Autorità AntitrustGiovanni Pitruzzella ha sottolineato in-nanzitutto come un obiettivo della SENmolto importante sia quello di creare lecondizioni per una riduzione strutturaledel costo dell’energia con vantaggio per leimprese, e quindi per la competitività delPaese, ma anche per le famiglie, tutelandoil consumatore, specie il consumatore de-bole.

Secondo la posizione costantementeespressa dall’AGCM, esiste in questa ma-teria un problema di riordino della gover-nance multilivello del comparto energia,un tema di cui il Parlamento sarà chia-mato anche a discutere in sede di riformacostituzionale.

Il convincimento dell’Autorità, già pre-cedentemente espresso in vari momenti, èche si tratti di sviluppare un mercato nonsoltanto nazionale, ma un mercato unico.L’Italia può trarne dei vantaggi, soprat-tutto se riuscirà ad esportare energia e adiventare, secondo la strategia della SEN,un hub europeo. L’ interesse è che questoPaese, questo mercato si sviluppino nonsoltanto, come avviene oggi, nella dire-zione nord-sud con importazioni da partedell’Italia, ma in direzione di altri Paesi,come la Germania che, dopo la program-mata uscita dal nucleare, potrebbe diven-tare un Paese importatore di energia.

Un assetto istituzionale nato in un altromomento e che non ha tenuto conto ditutte queste evoluzioni, prevedendo l’ener-

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gia come materia concorrente tra Stato eregione, probabilmente crea una moltepli-cità di attori istituzionali coinvolti cheblocca le decisioni.

Oggi il mercato italiano del gas attra-versa cambiamenti strutturali, veramenteepocali, dovuti alla crisi economica, che haabbassato notevolmente il livello della do-manda, all’esplosione del cosiddetto shalegas negli Stati Uniti, all’abbandono delnucleare in Giappone e, secondo quantoprogrammato dal Governo tedesco, anchein Germania, allo sviluppo delle rinnova-bili in sede europea.

Il comun denominatore di tutte questetrasformazioni è il fatto, forse l’elementopiù importante con cui oggi ci confron-tiamo, che abbiamo una caduta della do-manda finale di gas naturale. Questo nonè più, probabilmente, un fenomeno con-giunturale legato alla crisi, ma sembradiventare un dato di carattere strutturale.Nella relazione scritta sono indicati i dati:per esempio, nel 2008 i consuntivi am-montavano a circa 86 miliardi di metricubi/anno, poi passati nel 2012 a 75 e, conil 2013, sembrerebbe dai primi dati che sisia arrivati a 70, quindi la caduta èimportante e imponente. Questo fenomenodà luogo all’eccesso di offerta di gas.

Naturalmente, e questo è un punto sucui non soltanto l’Autorità ma Parlamentoe Governo dovrebbero essere particolar-mente impegnati, per diventare un hub delMediterraneo è importantissimo che sisviluppi il mercato unico europeo, mentreallo stato esistono delle barriere. Proba-bilmente, il nostro Paese dovrebbe perse-guire quest’obiettivo a livello europeo.

Quello che avviene in questa situazioneper quanto riguarda il mercato è cheormai, come si dice con espressione digergo, i tubi sono vuoti, c’è meno gas neitubi, per cui le infrastrutture sono sottou-tilizzate. Questo ha determinato, a partiredalla seconda metà del 2012, una discesadei prezzi spot italiani al punto di scambiovirtuale.

Questa situazione, però, ha posto certisoggetti nazionali, come ENI, ma anchealtri, in una seria difficoltà. Sappiamocome siano stati negativi i risultati al-

l’emissione Gas & Power di ENI nel 2012e nel 2013. È un punto centrale cherichiede anche una strategia di Paese:queste imprese, come noto, operano sulmercato in virtù di contratti prevalente-mente stabiliti precedentemente con clau-sola take-or-pay, che li vincolano per moltianni a venire sia dal lato delle quantità,con la clausola di ritiro minimo dellaquantità di gas, sia da quello del prezzo,

Quello che sta avvenendo è un processodi rinegoziazione dei contratti take-or-payal fine di ridurre i costi che soggetti comel’ENI devono sopportare. Una complessafase negoziale.

Per quanto riguarda le tendenze delmercato elettrico, la crisi in questo settoreè ancora maggiore poiché più di quello delgas soffre su scala europea di una serie disquilibri e contraddizioni che ne minanola stabilità. Il problema è che si è postouna sorta di trade-off, di contraddizionetra le regolazioni che spingono a raggiun-gere un obiettivo di riduzione delle emis-sioni di gas serra in una prospettiva in cuil’Europa è all’avanguardia e di cui pos-siamo essere anche, per certi profili, fieri,con l’obiettivo comunitario del cosiddetto20-20-20, che ha portato però a far sì chele energie rinnovabili siano compensateout of the market, e quindi con sussidi,come in Italia. Inoltre, c’è il dato che, apartire dal 2000, dopo la liberalizzazione,c’è stato nel nostro Paese un grande svi-luppo di impianti e infrastrutture chedovevano realizzare la produzione di ener-gia da fonti convenzionali: questi due datihanno nell’insieme determinato un eccessodi capacità produttiva.

In relazione a questo quadro generale,la specificità del nostro Paese deriva inparticolare da due circostanze Una è ilmix energetico con cui si genera energiaelettrica, composto per quasi il 50 percento da gas naturale, laddove in altricontesti europei il ruolo del carbone e delnucleare è molto più forte, per cui, tratutti gli input convenzionali, noi usiamoquello più costoso; vi sono, inoltre, poli-tiche di ripartizione (e su questo profilorichiama l’attenzione sugli oneri da incen-tivazione delle agevolazioni tariffarie del

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Paese), che hanno privilegiato la grandeimpresa, da una parte, e l’utenza dome-stica, dall’altra, e danneggiato la piccola emedia impresa. Il costo dell’energia aseguito degli oneri di sistema è, infatti,molto più elevato rispetto alla media eu-ropea per la piccola e media impresarispetto a quello che avviene in altri Paesi.Esiste, quindi, un generalizzato aumentodel costo dell’energia per le classi di im-prese che rappresentano il nucleo dellastruttura produttiva italiana, con ricadutenegative sulla competitività del Paese neimercati internazionali.

Già nel 2012, come indicato dall’l’AGCM nel suo parere alla bozza di SEN,alla luce delle previsioni sul mix tecnolo-gico ipotizzato nel documento al 2020 conquasi tutta l’energia italiana prodotta dagas naturale e da energia rinnovabile, sisosteneva che non sembrava realistica unariduzione sostanziale del costo di genera-zione, a meno di performance straordina-rie, in senso concorrenziale, ma difficili daprevedere.

Al fine, quindi, di ipotizzare riduzionisostanziali del prezzo del gas, l’aspettoprincipale risiede nella definizione e man-tenimento di condizioni strutturali di ec-cesso di offerta. Le ricordate vicende cheriguardano la rinegoziazione dei contrattitake-or-pay sono rilevanti, ma è probabileche sia necessario ripensare il sistema diapprovvigionamento del gas naturale na-zionale, che ancora risente delle politichedegli anni Settanta dell’ENI ed era co-struito essenzialmente su una serie direlazioni commerciali con alcuni Statiproduttori, Russia, Algeria, Libia e Norve-gia, con progetti per le infrastrutture ditrasporto legati a tali relazioni commer-ciali. Se dobbiamo realizzare, nella pro-spettiva della SEN, che l’Autorità ha con-diviso e spesso stimolato, il progetto di unhub mediterraneo, deve essere operato unripensamento di questo meccanismotroppo dipendente da infrastrutture ditrasporto con questi Paesi. Andrebbe ap-profondita la possibilità che l’Italia, do-tandosi di infrastrutture adeguate, come irigassificatori, possa in futuro intercettare

il flusso da shale gas da scisto liquefatto,negli Stati Uniti e, probabilmente, aprirsiai mercati europei.

Per quanto riguarda il costo relativodell’energia elettrica, è noto come l’agendadi Governo abbia fissato l’obiettivo diridurre del 10 per cento il costo dell’ener-gia per le piccole e medie imprese laddovecoloro che pagano di più l’energia sonoproprio le piccole e le medie imprese.Secondo le prime stime, si tratterebbe diun intervento del valore di circa 1,4 mi-liardi di euro all’anno.

L’intervento sul costo relativo tra di-verse categorie di utenti riguarda la ripar-tizione del peso degli oneri di sistema, equindi è un problema di redistribuzionedel costo tra diverse categorie.

Di conseguenza, è anche un grossoproblema politico, perché si tratta di sta-bilire il tipo di equilibrio tra soggettieconomici diversi e interessi diversi,quindi di un intervento che attiene allasfera politica.

Più in generale si ritiene che l’attualesistema di incentivi sia molto farraginoso:in una prospettiva concorrenziale l’AGCMritiene che le modalità d’incentivazionedelle fonti rinnovabili dovrebbero essereproporzionali agli effettivi costi di investi-mento e al costo di generazione. In qual-che misura, si dovrebbe tenere conto delcosto che l’impresa ha sopportato permettere in piedi l’impianto rinnovabile, inmodo da garantirne la competitività sulmercato elettrico.

Al tempo stesso, i produttori da FERdovrebbero essere responsabilizzati – èquesto un punto importante – con unaloro partecipazione ai costi di sistemaconnessi al bilanciamento.

Forse i tempi sono maturi per metteremano al c.d. sistema del capacity payment,normativa risalente alla fine degli anniNovanta.

Un altro problema sollevato riguarda ilmantenimento della tariffa di maggior tu-tela per la gran parte dei consumatoriitaliani. Chiaramente, il fatto che quasitutti siano nel mercato tutelato impediscelo sviluppo di una dinamica concorren-

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ziale. È ristretto, piccolo il bacino diconsumatori su cui si esercita la concor-renza.

Fin dal 2012, l’AGCM ha previsto l’op-portunità di modalità di progressivo ab-bandono dei regimi di tutela attualmenteprevisti per la vendita finale di energiaelettrica e gas naturale e il fatto che ilregime di maggior tutela cofinanziato ri-guardi le utenze effettivamente vulnerabili.

Per il resto, dovrebbe essere la dina-mica di mercato ad affidare alla compe-tizione la determinazione del livello deiprezzi, che probabilmente potrebbe anchescendere o, comunque, potrebbero essercidei servizi di qualità offerti, per esempio,in tema di risparmio energetico o di con-sumo intelligente dell’energia. Occorre co-munque procedere con cautela, poiché ilpassaggio per milioni di consumatori do-mestici da una situazione tutelata/struttu-rata a una di mercato deve essere pro-gressiva, scadenzata, altrimenti, l’ovviaasimmetria informativa e la scarsa elasti-cità della domanda a piccole variazioni inaumento del prezzo potrebbero in ipotesirischiare di determinare situazioni disfruttamento del potere di mercato daparte degli ex fornitori in regime di tutela.

Sul tema connesso del settore petroli-fero e della distribuzione del carburante,di grande interesse per i consumatoriitaliani è stato evidenziato come si tratti diun settore in cui il prezzo risente in largamisura della tassazione e che, però, harealizzato negli ultimi anni profonde tra-sformazioni verso assetti più efficienti econcorrenziali. Attualmente, si è registratoche il prezzo della benzina e del gasoliopossono avere oscillazioni che superanoanche i 15 centesimi nella medesima zona,che quindi per un premio di carburante,soprattutto per chi per ragioni di lavorodeve utilizzare un’automobile, sono deirisparmi consistenti.

È opportuno che il consumatore possacontrollare nella propria zona quali sonole offerte dei diversi distributori di car-burante per dirigersi verso quello piùconveniente. Questo creerebbe una com-petizione virtuosa e, ancora una volta, unuso importante di Internet a sostegno e

tutela del consumatore e, soprattutto, dichi ha bisogno del gasolio e della benzinaper motivi di lavoro. Già la banca dati èistituita con circa il 60 per cento degliimpianti presenti sul territorio: è auspiciodell’Autorità che si allarghi questa plateadi riferimento e, soprattutto, che si utiliz-zino tutte le tecnologie per fare in modoche il consumatore possa facilmente ac-cedere a tali informazioni.

L’intervento dell’Autorità garante dellaconcorrenza e del mercato ha favorito unaliberalizzazione delle forme contrattualitra compagnie petrolifere e gestori-distri-butori e anche un avvio del funzionamentodelle cosiddette pompe bianche. A giudiziodell’Autorità occorre inoltre una pienaliberalizzazione delle forme contrattualiche regolano i rapporti tra gestori e tito-lari dell’autorizzazione, evitando chegrandi produttori possano, attraversoforme contrattuali standard, condizionarei distributori o, al contrario, che i distri-butori costituiscano una sorta di cartello,applicando pratiche contrattuali comuni ebloccando la concorrenza sul prezzo. Oc-corre, inoltre, intervenire sulla chiusuradegli impianti incompatibili ai sensi dellenormative ambientali, prevedendo severepenalità nei confronti di regioni e comuniche non procedono in quel senso e unadefinitiva eliminazione dei vincoli all’aper-tura di impianti completamente automa-tizzati.

Inoltre occorre porsi il problema dicome affrontare, in una prospettiva con-correnziale di riduzione dei prezzi, il pro-blema degli impianti inefficienti e di qualimisure di accompagnamento sia possibileadottare per prevedere la chiusura el’uscita di questi impianti dal sistema edalla rete che creano distorsioni sul mec-canismo di formazione del prezzo delcarburante.

In conclusione è stata ribadita l’impor-tanza di una politica energetica coerentefatta di scelte di lungo periodo che siafrutto di una negoziazione a livello euro-peo e quindi inserita in un processo in cui,sfruttando anche il prossimo semestre eu-

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ropeo, il tema dell’energia sia posto dalnostro Paese all’attenzione dell’Agendasulla crescita.

In relazione all’assetto del mercato èfondamentale il tema delle infrastrutturestrategiche europee e la creazione di unmercato unico europeo; non basta parlaresolo di regole ma occorre parlare di in-frastrutturazione. La politica della concor-renza deve necessariamente intersecarsicon la politica industriale che, a sua volta,deve compiere delle scelte.

L’altra questione è quella delle regolenegli altri Paesi, che riguarda non tanto lacreazione di un mercato unico, dove il gase l’elettricità si trasferiscono, ma il mo-mento retail, della distribuzione. Questo èun altro tema da agenda del Governo aifini del semestre.

Il Parlamento dovrebbe farsi interpretedi certe istanze, condizionando l’azione delGoverno. A sedersi ai tavoli a Bruxelles è,infatti, il Governo, ma il Parlamento do-vrebbe, come avviene nel Bundestag, in-tervenire nel processo decisionale nellafase ascendente, condizionando i compor-tamenti del Governo nelle sedi europee. Inquesto modo, probabilmente anche l’Eu-ropa potrebbe avvicinarsi ai cittadini. Que-sto è il grande tema che abbiamo davanti,il principio di reciprocità.

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONO-MICO

CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro

Il Viceministro dello sviluppo econo-mico Claudio de Vincenti ha subito pre-cisato che la SEN – che nel seguitodell’audizione ha accuratamente illustrato– si deve considerare un processo aperto;ha ricordato che essa è stata elaboratadurante il governo Monti dopo un’ampiaconsultazione, e quindi adottata con undecreto interministeriale.

Ha quindi dichiarato di considerare laStrategia tuttora valida, perlomeno neisuoi punti qualificanti.

Essa si articola su 4 obiettivi-chiave:

competitività (riduzione del costodell’energia);

tutela ambientale (superare gli obiet-tivi del c.d. « pacchetto 20-20-20 »);

sicurezza (indipendenza energetica);

crescita.

Nell’ambito di questi obiettivi di fondosono state delineate le seguenti 7 strategieprioritarie:

1) efficienza energetica, campo nelquale l’Italia si colloca tra i paesi piùavanzati, e nel quale ha sviluppato propriefiliere produttive;

2) mercato competitivo del gas natu-rale, con il tendenziale sviluppo del Paesenel senso di proporsi come l’hub europeodel gas. In tale ottica, si evidenzia comenecessario il lavoro e l’investimento sulleinfrastrutture strategiche necessarie, qualirigassificatori e stoccaggi;

3) sviluppo sostenibile delle energierinnovabili;

4) competitività del mercato elettrico,superando con adeguati investimenti at-tuali colli di bottiglia esistenti sul territo-rio nazionale;

5) raffinazione e distribuzione deicarburanti;

6) sviluppo della produzione di idro-carburi nazionali in condizioni di sicu-rezza, in particolare in relazione alla pro-spezione ed estrazione di idrocarburi;

7) modernizzazione del sistema dellagovernance.

Il Viceministro ha quindi illustrato gliaggiornamenti apportati alla Strategia eciò che il governo, dopo la sua adozione hafatto e/o iniziato a fare.

In relazione all’efficienza energetica,specifica che l’obiettivo è stato fissato nellariduzione del 24 per cento degli attualiconsumi, attraverso strumenti regolatoriquali l’introduzione di standard nell’edili-zia; il recepimento della direttiva sull’ef-ficienza energetica; i meccanismi incenti-

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vanti quali i certificati bianchi; gli stru-menti di tipo fiscale, quali le detrazioniche sono state innalzate al 65 per cento; ilcosiddetto conto termico.

Per quanto riguarda il mercato del gasnaturale, sottolinea che il gas è divenutauna componente essenziale del nostro mixenergetico, ed è quindi imprescindibileperseguire i due obiettivi della riduzionedel suo prezzo e dell’aumento della sicu-rezza negli approvvigionamenti, attraversola loro differenziazione. In relazione alprezzo, segnala che il divario rispetto aglialtri Paesi europei è sensibilmente miglio-rato (anche a causa della contrazione delladomanda seguita alla crisi perdurante del-l’economia), ma il governo sta attivamentelavorando sulla possibilità di rinegoziare icontratti c.d. take or pay. Per quantoconcerne la sicurezza degli approvvigiona-menti, ricorda anzitutto che l’Italia ri-spetta il requisito del cosiddetto N-1, ov-vero la sua autosufficienza è garantitaanche se uno dei Paesi fornitori dovessecessare l’invio del gas (la preoccupazionenell’attualità è verso la crisi ucraina); inogni caso, ritiene necessario integrare lereti di trasporto tra Italia e resto dell’Eu-ropa (ci sono investimenti SNAM in talsenso). Sottolinea ancora su tale prioritàla necessità di rafforzare le strutture distoccaggio e di realizzare infrastrutture dirigassificazione.

Il tema delle energie rinnovabili è stret-tamente connesso a quello della funziona-lità del mercato elettrico: l’obiettivo delgoverno al 2020 è la produzione del 19-20per cento di energia da fonti rinnovabili,con il superamento del target già fissato al17 per cento. Lo sviluppo della produzionedi energia da fonti rinnovabili ha d’altrocanto determinato una trasformazioneprofonda del mercato elettrico, in rela-zione alla non programmabilità di talifonti e al loro accesso prioritario al mer-cato: occorre migliorare il funzionamentodel mercato elettrico affinché diventi piùcapace di gestire una forte presenza dirinnovabili.

Per quanto concerne il prezzo e i costidell’elettricità, segnala che una discesa c’èstata, anche in questo caso « trainata »

dalla crisi, ma ci sono notevoli oneri disistema che gravano sulle bollette: in que-sto senso il governo ritiene necessario fareun intervento di razionalizzazione di que-ste componenti, così da alleggerirne ilcarico sul sistema produttivo e sulle fa-miglie.

Sulla raffinazione, occorre precisareche è un tema ed una crisi di livelloeuropeo, ed è in corso un lavoro a livellodi Commissione europea per individuarepossibili soluzioni.

Passando alla questione degli idrocar-buri nazionali, sottolinea come aumentarela quota di produzione nazionale possaessere considerata anzitutto una questionedi sicurezza nazionale, oltre che un in-gente risparmio economico; l’obiettivo delgoverno è coniugare l’aumento della pro-duzione con una energica azione di tuteladell’ambiente: con il decreto del 9 agosto2013 si sono dettate norme per aumentarei livelli di sicurezza potenziando al con-tempo le capacità di estrazione.

Infine, sulla governance del sistema,rileva alcune criticità che il governo èintenzionato ad affrontare: occorre anzi-tutto rafforzare la partecipazione italianaalla fase ascendente dei processi decisio-nali europei; migliorare il coordinamentoorizzontale tra i vari Ministeri e le Auto-rità di settore; superare, nell’ambito delrapporto tra lo Stato, le regioni e gli entilocali, la legislazione concorrente: la deli-berazione centrale sulle opere strategichedeve essere ricondotta allo Stato conte-stualmente creando sedi codificate di con-fronto con gli organi delle autonomie ter-ritoriali e prevedendo il massimo con-fronto sul territorio.

Rispondendo infine ad una serie didomande e sollecitazioni provenienti daideputati presenti, il Viceministro ha infinespecificato che nella definizione del pros-simo pacchetto clima-energia – che au-spica possa avvenire nel corso del semestredi presidenza italiano – il governo italianoproporrà la definizione di un obiettivounico vincolante per i singoli Paesi, con-sistente nella riduzione del 40 per centodelle emissioni di CO2, mentre attraversoi Piani nazionali – che saranno validati in

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sede europea – i singoli Paesi potrannodefinire il mix tecnologico più adatto perraggiungere l’obiettivo.

Sul meccanismo dell’interrompibilità,precisa che a suo parere esso mantieneuna validità ma può senz’altro essere ra-zionalizzato; sui sistemi di accumulo, se-gnala che sono stati finanziati dei progettidi ricerca, così come sulle smart grid.

TERNA SPA

FLAVIO CATTANEO, Amministratore de-legato

L’a.d. di Terna Spa ha iniziato il pro-prio intervento illustrando gli investimentifatti per lo sviluppo della rete elettrica daparte di Terna spa negli ultimi nove anni.Tali investimenti si sono resi necessari perrecuperare un gap infrastrutturale rispettoai Paesi più sviluppati e per superarealcune congestioni strutturali presentisulla rete, che determinavano nelle tremacroaree del Nord, del Centro e delSud-isole diversi prezzi zonali.

La situazione attuale è migliorata manmano che le opere si sono realizzate,abbassando notevolmente il PUN, e soprat-tutto omologandolo in tutto il Paese(l’unico prezzo diverso è quello della Si-cilia, ma anche questa congestione è in viadi risoluzione). Il miglioramento della reteha determinato ovviamente anche ri-sparmi nelle bollette degli italiani. Si at-tendono anche benefici futuri, sia in re-lazione ai risparmi connessi al dispaccia-mento, sia in relazione alla riduzione diCO2, sia al migliore utilizzo della capacitàrinnovabile.

Attualmente il costo della trasmissionenella bolletta ammonta al 3 per cento.

Per quanto concerne la copertura delfabbisogno di energia, l’a.d. sottolinea chel’importazione dall’estero ammonta al 13,3per cento, ed è dovuta al minor costo ditale energia rispetto a quella prodotta.Nell’ambito del complesso delle fonti diproduzione, ormai è piuttosto consistentela quota di rinnovabile, ed anche questodato ha provocato problemi sulla rete,

connessi alle c.d. rinnovabili intermittenti.Al fine di affrontare tali problemi, si stasviluppando un programma per la messa apunto di batterie e di accumuli che per-metterebbero di stabilizzare questa fontedi energia che, ricorda, è già incentivata.

Per quanto riguarda la localizzazionedel parco produttivo, segnala una carenzaal centro del Paese.

La domanda di energia, nel corso del2013, è diminuita del 3,4 per cento.

Infine, in relazione alla strategia elet-trica del Paese, delineata nella SEN, ilparere di Terna era positivo, ma ritieneopportuno segnalare che il ruolo centraleche essa assegnava al gas sembra ad oggimeno efficiente e strategico rispetto ancheal recente passato, con un costo spot chesi è avvicinata a quello dei contratti takeor pay.

L’amministratore delegato ha quindirisposto ad una serie di domande edosservazioni provenienti dai deputati pre-senti all’audizione; ha chiarito anzituttoche gli utili in crescita di Terna spa, anchein presenza di uno scenario in cui ladomanda di energia è calata, sono dovutiin sostanza alla notevole efficienza del-l’azienda che opera non solo nel mercatoregolamentato: tali attività « non tradizio-nali » hanno infatti rappresentato il 30 percento degli utili complessivi.

Per quanto concerne la questione deipompaggi, segnala che, ai sensi della con-cessione in vigore, è vietato a Terna l’usodel pompaggio improprio, e quindi essinon possono essere utilizzati a fini cal-mieratori del prezzo, così come non pos-sono essere utilizzate a tal fine anche lebatterie: questi strumenti sono usati intermini di difesa o in termini di sbilan-ciamento di rete.

In relazione ad una domanda sul TitoloV, ovvero sulle attuali competenze traStato e regioni in materia di energia,esprime la convinzione che la legislazioneconcorrente non abbia fatto del bene allarealizzazione delle infrastrutture elettri-che: in alcune regioni d’Italia non solo siè impedito di realizzare impianti, mamancavano anche le reti.

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Sul costo della bolletta e le strategieper riuscire ad abbassarlo, ritiene che sidebba incidere sulla componente fiscale,che è tra le più alte al mondo, e riconsi-derare anche gli incentivi.

Infine, svolge alcune considerazioni sul-l’evoluzione delle politiche europee in ma-teria di energia; in prospettiva ovunque èin aumento la componente di energierinnovabili sul mix energetico; tale au-mento incide anche sull’intermittenza,quindi ci sarà bisogno di un bilanciamentoo di una riserva europea. Sarà quindiavvantaggiato il Paese che è più intercon-nesso e sarà più facilmente raggiungibileper import e export di energia. Le inter-connessioni sono fondamentali in questaprospettiva e le infrastrutture devonoquindi guardare a questo domani.

4. Osservazioni finali

L’economia italiana, sulla spinta dellepolitiche dell’Unione Europea in tema diclima ed energia, sta attraversando unafase di transizione da un modello ad altaintensità di carbonio ad un modello abassa intensità di carbonio. Il settore ener-getico è inevitabilmente uno dei protago-nisti di tale transizione ed è pertantosottoposto a profonde trasformazioni. In-fatti, accanto al calo congiunturale delladomanda, innescato dalla crisi economicadel 2008, ha avuto avvio un processo dicambiamento strutturale del modo di pro-durre e consumare energia. In tutto questoil ruolo delle rinnovabili ha aumentatodrasticamente la propria rilevanza: laquota di energia rinnovabile sul consumointerno è quasi triplicata (da poco più del7% nel 2007 si è passati al circa 18% nel2013), mentre dal lato della produzione laquota di energia prodotta da fonte rinno-vabile è raddoppiata, giungendo a coprirecirca un terzo della produzione lordacomplessiva.

Non è chiaro invece il ruolo cheavranno in futuro le fonti tradizionali dienergia e, in special modo, le tecnologie adesse collegate. Inoltre, non è ancora pos-sibile stimare il costo complessivo per la

collettività, ed il suo impatto sulla crescitaeconomica, del passaggio da un modelloall’altro di economia né come sarà possi-bile garantire un adeguato livello di sicu-rezza del sistema.

Tali incertezze espongono gli operatoridel settore energetico a numerosi rischi,prevalentemente di natura economica, lacui gestione può essere facilitata da misuredi mitigazione poste in essere dal decisorepubblico. Al fine di adottare le misure piùefficaci e dal minor costo per la colletti-vità, è necessario di un quadro chiaro deiprincipali rischi o problematiche relativi aciascuna fase della filiera energetica eprocedere ad una valutazione delle prio-rità di intervento.

Per quanto riguarda il settore elettrico,nella fase della generazione sono rinveni-bili i seguenti rischi:

a) per i produttori da fonte tradizio-nale (termoelettrici), si paventa l’insuffi-cienza dei ricavi a coprire i costi diinvestimento a causa sia della riduzionedei prezzi di vendita che della contrazionedelle quantità;

b) per i produttori da fonte rinnova-bile, si temono gli effetti degli interventi direvisione retroattiva degli incentivi.

Rispetto alla trasmissione elettrica, sipresenta il rischio che i ricavi tariffarisiano insufficienti a coprire i costi, e ciò acausa della contrazione dei volumi tra-sportati.

In materia di dispacciamento viene inrilievo il rischio, a fronte di un processo diespansione della generazione da fonti in-termittenti, di un proporzionale aumentodei costi e di una diminuzione della sicu-rezza del servizio di bilanciamento, po-nendo la problematica di chi sostiene talioneri e del quantum dei medesimi. Nellafase della vendita, uno dei principali fat-tori di rischio per i venditori è rappre-sentato dalla morosità dei clienti finali,aggravata dal perdurare della crisi econo-mica.

Per ciò che riguarda il settore del gas,segnatamente la fase di approvvigiona-mento e trasporto, risulta necessario un

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migliore coordinamento a livello europeoche possa consentire all’Italia un ruoloforte di hub nel mediterraneo e allo stessotempo garantire la sicurezza e la diversi-ficazione degli approvvigionamenti. Ciò ri-sulta quanto mai attuali se guardiamo allecrisi politiche in corso in Libia e Ucraina.I rigassificatori possono svolgere un ruoloimportante di alternativa all’offerta delsistema, se a prezzi competitivi.

Con riferimento alla distribuzione delgas naturale occorre giungere ad un qua-dro di chiarezza circa il sistema delleconcessioni, materia particolarmente com-plessa ed interessata dalle problematicheconnesse all’avvio delle prime gare di di-stribuzione gas per ambiti territoriali,come definito dalla recente riforma.

Relativamente all’attività di misura essarisulta ancora da migliorare sensibilmenteattraverso un sistema tecnologico adegua-tamente testato anche in forza delle di-sposizioni approvate dal Decreto Legisla-tivo 4 luglio 2014, n. 102 in materia disistemi di misurazione intelligenti e dimessa a disposizione dei dati ai clientifinali.

Riguardo agli stoccaggi, occorre consi-derarli come una opportunità per renderepiù flessibile il sistema a patto che ciò siafatto attraverso adeguati e trasparentimeccanismi di competizione.

Per far fronte ai suddetti rischi eproblematiche, gli auditi hanno presentatospecifiche proposte di intervento, ciascunatendenzialmente mirata a risolvere le cri-ticità a cui il proponente è esposto.

Dall’analisi delle dichiarazioni dei sog-getti intervenuti in audizione emerge unquadro frammentato del settore energe-tico, nel quale, pur essendo chiaramenteidentificabili singoli problemi, non è tut-tavia immediato rinvenire una visioned’insieme. Nella maggior parte delle di-chiarazioni, anche se non in tutte, emer-gono valutazioni su rischi percepiti per ilproprio settore di riferimento e propostedi misure di mitigazione e riforma dellaStrategia Energetica Nazionale attual-mente esistente.

Uno degli obiettivi che si prefigge lapresente relazione è tentare di recuperare

un punto di vista generale sul settore,formulando, laddove possibile, anche spe-cifiche proposte di intervento.

Innanzitutto emerge con chiarezza lanecessità di una forte sinergia sul pianonazionale, europeo ed internazionale fra ilGoverno e l’Autorità per l’energia elettricail gas e il sistema idrico. Ciò a garanzia diun sistema energetico che funzioni, che siapiù efficiente e che faccia quadrato ri-spetto ai mille stimoli dei vari portatori diinteressi dell’intera filiera energetica e deidiversi ambiti decisionali che creano nu-merose sovrapposizioni ed inefficienze delsistema con importanti conseguenze intermini di efficienza e costi finali.

Il settore energetico deve essere com-petitivo ed adeguatamente regolato al finedi consentire una programmazione dilungo termine ed una politica industrialein grado di permettere un quadro dicontinuità e certezze per nuovi investi-menti e nuova occupazione. In tale pro-spettiva il ruolo del Regolatore risultafondamentale e proporzionalmente cre-scente all’aumento di complessità del si-stema.

Il tema di carattere generale, presentenella maggior parte delle dichiarazionidegli operatori, attiene alla questione deitrasferimenti. Come è noto, nel settoreenergetico, accanto ai meccanismi di mer-cato e ai meccanismi di regolazione (in cuiil Regolatore definisce le tariffe dei serviziinfrastrutturali) trovano applicazione an-che meccanismi di natura parafiscale, gra-zie ai quali il Governo opera trasferimentidi risorse finanziarie tra differenti cate-gorie di operatori presenti nella filieraenergetica. Si pensi, ad esempio, ai nume-rosi meccanismi di incentivazione dellefonti rinnovabili, che prevedono l’eroga-zione di sussidi ai produttori, finanziati daprelievi sui consumatori finali di energia.Alcuni di questi meccanismi hanno loscopo di promuovere attività ad elevatovalore per la collettività, ma che il mer-cato, in assenza di intervento pubblico,non riesce a sviluppare (es. attività chemigliorano la sicurezza complessiva delsistema energetico o la sua sostenibilità

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ambientale). Altri meccanismi sono ispi-rati, invece, a finalità di tipo redistributivo(es. bonus sociale).

Il tratto distintivo di quasi tutti questimeccanismi è la modalità con cui avvieneil prelievo, ovvero attraverso la tassazionedel consumo di energia a mezzo di com-ponenti. In ragione dell’elevata incidenzadi tali oneri parafiscali, che si sommanoalla fiscalità in senso proprio ed al costodei servizi di rete – forniti questi ultimi inregime di monopolio e quindi remuneratiin base a tariffe decise dal Regolatore – lacomponente del prezzo finale dell’energiadeterminata dal mercato è circa la metàdel totale, sia pure con lievi differenze trail settore del gas e quello dell’elettricità.

Nel settore energetico, dopo oltre undecennio dall’avvio dei processi di libera-lizzazione, si riscontra l’esistenza di unmodello in cui metà circa delle risorse èallocata dagli operatori secondo logiche dimercato e l’altra metà dal decisore pub-blico, pur nelle sue variegate modalità diintervento (in primis, Governo e Autoritàdi regolazione).

Il decisore pubblico continua, di fatto,a gestire l’allocazione di ingenti risorsefinanziarie, sia attraverso lo strumento deitrasferimenti che attraverso le tariffe. Nonc’è quindi da meravigliarsi che gli opera-tori si rivolgano pressantemente ai centridecisionali pubblici sia per chiedere lacopertura di costi effettivi o presunti op-pure per godere dei suddetti trasferimentio ancora, e questo è il caso dei consuma-tori finali, per porre un limite all’importocomplessivo dei prelievi che gravano sullabolletta.

Si innesca, di conseguenza, una com-petizione per influenzare tanto la regola-zione dei monopoli quanto le voci delbilancio complessivo dei meccanismi pa-rafiscali. Un primo terreno di scontro vedecontrapposti, da un lato, i consumatorifinali e, dall’altro, gli operatori presentinelle varie fasi della filiera energetica. Iprimi, in qualità di contribuenti indiretti,chiedono in generale il contenimento delcosto dell’energia e quindi, nello specifico,della pressione fiscale e parafiscale; i se-condi, invece, invocano misure di conte-

nimento dei rischi a cui il delicato mo-mento di transizione li espone e, con esse,incrementi di spesa. Un ulteriore fronte discontro è evidente invece fra gli operatori,in competizione fra loro per massimizzarela quota di trasferimenti a loro indiriz-zata.

In considerazione dell’importante am-montare di risorse trasferite (per le solefonti rinnovabili, si stima che nel 2014verranno riallocati 12,5 miliardi di euro) edell’impatto che sussidi e tasse hanno sulfunzionamento dei mercati, appare quantomai opportuno che il decisore pubblico, edin particolar modo il Governo, si doti diuno strumento di programmazione di me-dio periodo, specifico per il settore ener-getico, da adottare secondo procedure mu-tuate dal mondo anglosassone, quali adesempio il « libro bianco », avvalendosianche del ruolo propulsivo del Regolatore.Ciò consentirebbe di evitare, come è statonegli ultimi anni, decisioni prese sullascorta di situazioni contingenti e dettateda criteri di urgenza, e spesso non coerentil’una con l’altra.

In tale documento dovrebbe, innanzi-tutto, essere espressa una previsione circal’ammontare di risorse oggetto di trasfe-rimento (eventualmente secondo un ri-parto annuale), al fine di tutelare l’inte-resse dei consumatori al rispetto di unvincolo di bilancio sul complesso di misurepredisposte. Inoltre, onde evitare che siripeta per il futuro la stratificazione diinterventi non sempre tra loro debita-mente coordinati, il documento di pro-grammazione dovrebbe contenere una li-sta di priorità, determinata a seguito diuna precisa analisi costi-benefici. Con l’al-locazione contestuale dei trasferimentiverrebbe meno, infatti, la prassi di privi-legiare quegli interventi la cui causa si èmanifestata anticipatamente rispetto aquella di altri interventi parimenti priori-tari sotto il profilo del benessere collettivo.

Si pensi, in proposito, alla competi-zione per l’ottenimento di sussidi tra in-terventi mirati a sviluppare le fonti rin-novabili ed interventi finalizzati a miglio-rare l’efficienza energetica. Il rapido as-sorbimento di risorse finanziarie da parte

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dei meccanismi incentivanti le fonti rin-novabili ha, infatti, notevolmente ridottol’opportunità di promuovere misure diefficientamento negli usi finali dell’energia,altrettanto idonee a favorire la decarbo-nizzazione dell’economia. La predisposi-zione di uno strumento di programma-zione avrebbe consentito, anche per ilpassato, di allocare in maniera meglioproporzionata le risorse tra gli obiettivi,dando trasparenza alla ripartizione dellaspesa.

Riguardo, poi, alla definizione dellalista di priorità, sarebbe opportuno cheessa fosse sottoposta a consultazione pub-blica, in modo che la legittima competi-zione per le risorse possa trovare mani-festazione esplicita, piuttosto che esaurirsiesclusivamente nell’azione implicita, equindi meno trasparente, dei gruppi dipressione.

Passando ai temi specifici, quanto èemerso dalle audizioni induce a ritenere inparte già definita la lista di priorità a cuisi accennava sopra.

La trasformazione epocale che il si-stema energetico sta attraversando sembraportare al superamento di un modelloincentrato sulla produzione e lo scambiodi energia in quanto tale, ovvero sullamera disponibilità della materia prima, afavore di un modello in cui l’attenzione èfocalizzata sulle tecnologie di produzione esui servizi energetici. Dall’enfasi sullaquantità l’attenzione si sposta sulla qualitàdel contributo energetico. Non conta sol-tanto quanta energia si produce e si con-suma, ma soprattutto come la si producee la si consuma (ed ovviamente quantocosta).

Relativamente alla produzione, è utilericordare che l’Italia è tra i Paesi europeiche hanno maggiormente investito nellariqualificazione del parco di impianti digenerazione elettrica, prima dotandosi dimoderni e flessibili cicli combinati a gas,poi dando impulso alla penetrazione dellefonti rinnovabili. L’ingente sforzo finan-ziario, sebbene non esente da inefficienze,ha tuttavia prodotto nell’assetto del settoreelettrico italiano un cambiamento che soloalcuni anni fa sarebbe stato impensabile

prevedere. Lasciare incompiuta questa ri-voluzione rappresenterebbe la più gravecontraddizione in cui potrebbe incorrerela politica energetica del Paese. Al ri-guardo occorre anche considerare l’evolu-zione del parco di generazione a livelloeuropeo, che presenta – se esaminatocome un unicum – peculiarità differentiche possono offrire opportunità a impiantidi produzione che nelle specifiche realtànazionali si trovano invece in condizioni disofferenza. In tal senso deve continuare losforzo da parte dell’Italia verso l’integra-zione del mercato unico europeo nel ri-spetto dei tempi individuati dalla stessaEuropa. In vetta alla lista delle priorità va,senza esitazione, posto il completamentodella riqualificazione del sistema elettricoitaliano, procedendo alla sempre maggioreintegrazione delle rinnovabili, al necessa-rio adeguamento delle reti e al supporto ditutte le tecnologie che favoriscono il de-centramento della produzione elettrica(con reti private e pubbliche). Il decentra-mento produttivo e la gestione congiuntadi produzione e consumo devono peròrispondere a logiche di efficienza econo-mica e minimizzazione dell’impatto am-bientale, piuttosto che essere il merofrutto di decisioni tese ad eludere lacontribuzione ai meccanismi parafiscali. Atal proposito, potrebbe risultare conve-niente riformare i suddetti meccanismi,diversificando la base imponibile.

Le attuali aliquote sul consumo dovreb-bero essere parametrate per categoria diconsumatori-contribuenti, che assicurinoun gettito stabile, indipendente dalla con-giuntura, e che non inducano comporta-menti elusivi.

Riguardo, poi, al consumo, la portatadel cambiamento può addirittura ritenersimaggiore. L’utilità che il consumatore traedall’energia deriva dai servizi energetici acui essa da accesso. Tuttavia, oggi, taliservizi sono offerti direttamente al consu-matore, che in un crescente numero dicasi non necessita più di acquistare inproprio l’energia, essendo questa incorpo-rata nel servizio offerto (si pensi ai servizidi riscaldamento e raffrescamento, allamobilità etc.).

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Il principale fattore di competizione nelmercato dei servizi energetici è, evidente-mente, la capacità di migliorarne l’effi-cienza. Nella lista delle priorità, la rivo-luzione nelle modalità di consumo del-l’energia non può che collocarsi accanto alcompletamento della rivoluzione nellaproduzione. Mentre, però, quest’ultima èun fenomeno in gran parte intrinseco allafiliera energetica, la rivoluzione nel con-sumo investe anche gli altri settori pro-duttivi, si pensi ad esempio alla filieraelettromeccanica.

La promozione dell’efficienza negli usifinali dell’energia e lo sviluppo di mercatidei servizi energetici richiede, pertanto, ilcoordinamento della politica energeticacon altre componenti della politica indu-striale del Paese.

Non va, infine, tralasciata l’importanzache riveste la diffusione dell’informazione,presso il consumatore, riguardo l’intensitàenergetica dei vari prodotti e servizi di-sponibili nel mercato. A causa delle ele-vate asimmetrie informative, infatti, il con-sumatore non sempre è messo in condi-zione di prendere decisioni consapevoli,anche sotto il profilo energetico. La cono-scenza della composizione energetica deiprodotti, ad esempio attraverso forme dietichettatura trasparente, può favorirel’adozione di stili di consumo che privile-giano il risparmio energetico e la sosteni-bilità ambientale (ad esempio, acquistandoprodotti a bassa intensità energetica o dalbasso contenuto di carbonio). Attraversosimili strumenti, la regolazione tipica-mente settoriale in campo energetico po-trebbe acquisire connotazioni trasversali atutti i settori ed assurgere al ruolo diregolazione energetico-ambientale.

In conclusione, il periodo di forte cam-biamento ed incertezza che il settore ener-getico sta attraversando, oltre ad esserefonte di rischi per le singole categorie dioperatori, è anche foriero di opportunitàper la collettività nel suo complesso. In-terventi parcellizzati, ispirati a logicheemergenziali, aggiungono alla lista dei sin-goli rischi privati il rischio collettivo che lerisorse movimentate siano utilizzate conscarsa efficacia ed efficienza. Viceversa, unpiano d’azione mirato a sostenere i cam-biamenti positivi, già in atto nel settoreenergetico, riguardanti le modalità di pro-duzione e consumo dell’energia, può favo-rire l’uscita del settore dall’attuale situa-zione di crisi, a vantaggio anche dell’interaeconomia del Paese.

Dall’analisi delle dichiarazioni dei sog-getti intervenuti in audizione emerge unquadro frammentato del settore energe-tico, nel quale, pur essendo chiaramenteidentificabili singoli problemi, non è tut-tavia immediato rinvenire una visioned’insieme. Nella maggior parte delle di-chiarazioni, anche se non in tutte, emer-gono valutazioni su rischi percepiti per ilproprio settore di riferimento e propostedi misure di mitigazione e riforma dellaStrategia Energetica Nazionale attual-mente esistente. Le dichiarazioni per lequali è stato possibile rinvenire con chia-rezza tali valutazioni sono state aggregatee suddivise secondo la fase della filieraenergetica di appartenenza dei soggettiintervenuti. Per avere una lettura piùsistematica delle proposte emerse si èquindi proceduto a sintetizzare le suddettedichiarazioni nella seguente tabella.

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